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WIRPLUS settembre 2014
I FATTI NUDI E CRUDI
EDITORIALE
Complimenti a Werner Zimmermann: grazie a lui la moneta
complementare WIR esiste da ben ottant’anni. Quando nel 1934,
insieme ai suoi compagni di lotta, fondò il WIR Circolo economico
soc. cooperativa molte cose erano diverse da oggi. Ma qualcosa
non è cambiato: già allora WIR era un caso speciale e lo è rimasto
sino ad oggi.
WIR, però, è molto di più di un caso speciale da ottant’anni.
–WIR è uno strumento di marketing per PMI unico nel suo genere
(cfr. www.bancawir.ch > Clienti WIR > Il sistema WIR > video)
–WIR è la «più grande rete d’affari della Svizzera» (pag. 23).
– a tal proposito leggete anche il nostro articolo sull’importanza delle reti in generale a pag. 34.
–WIR è un sistema sostenibile – così come lo sono sempre più
anche i prodotti e i servizi dei partecipanti WIR (pag. 18).
–WIR affascina e la Banca WIR soc. cooperativa può guardare
fiduciosa al futuro. Leggete l’intervista a Hervé Dubois dedicata al suo libro «Faszination WIR» (Fascino WIR) a pag. 4.
–WIR e la Banca WIR soc. cooperativa sono sulla via della crescita: nel primo semestre 2014 il fatturato WIR è aumentato dello
0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il totale di
bilancio ha registrato un incremento del 6,4% a 4,44 miliardi di
franchi – leggete a tal proposito l’articolo sulla relazione semestrale di Germann Wiggli, presidente del direttorio, a pag. 13.
–WIR è innovativo. Sono previsti tra l’altro la possibilità di pagamento tramite smartphone e il perfezionamento del mercato elettronico su www.bancawir.ch
–WIR è sempre più spesso al centro dell’attenzione di cerchie di
interessati esteri di università, camere di commercio, regioni ecc.
–WIR ha già fatto da padrino ad altre monete complementari,
ad esempio Sardex in Sardegna (pag. 24).
A Thielle si incontrano «fatti nudi e crudi» (pag. 7). Il meraviglioso camp per naturisti sul Lago di Neuchâtel è stato fondato nel
1937 dai coniugi Edi ed Elsi Fankhauser. Il terzo membro fondatore e per così dire il padrino di questo progetto era Werner Zimmermann: il fondatore principale della Banca WIR soc. cooperativa era anche un pioniere del movimento naturista.
ROLAND SCHAUB
1
WIRPLUS settembre 2014
SOMMARIO
PAGINA 7
PAGINA 26
Dal 1937 niente vestiti, niente alcol, niente carne, niente tabacco:
il camp «die neue zeit» a Thielle sul Lago di Neuchâtel è un «angolino protetto» dal 1937 e risale anche a Werner Zimmermann,
il fondatore della Banca WIR.
All’incirca mille anni fa il bisonte europeo venne cacciato dal
territorio svizzero. Al giorno d’oggi vive nuovamente in alcuni
zoo, ma c’è anche chi aspira a lasciarlo libero nella natura.
2
WIRPLUS settembre 2014
4«FASZINATION WIR»
Intervista a Hervé Dubois sul suo libro
7 NUDI AL SOLE
13 NUOVI VALORI MASSIMI
Relazione semestrale 2014
16 PIÙ GIOVANE E PIÙ FEMMINILE Consiglio di amministrazione della Banca WIR
soc. cooperativa 2014
18 MARKUS AFFENTRANGER SCAVA
CON I RAGGI DEL SOLE
23 WIR – LA PIÙ GRANDE RETE D’AFFARI DELLA SVIZZERA
24 LA REGIONE LOMBARDIA PRONTA
AL «CAMBIO DI PASSO»
26 IL RITORNO DEL BISONTE
31 LA DISPOSIZIONE DEL PAZIENTE
Prof. Ursula Guggenbühl
34 NETWORKING: COME TESSERE
E CURARE RELAZIONI
36 LE FONDAMENTA DELLA CONGIUNTURA EDILIZIA STANNO CEDENDO?
Dott. Richard Schwertfeger
PAGINA 34
Esistono miriadi di network diversi. Le reti a scopo professionale
puntano sui vantaggi reciproci. Di che cosa occorre tenere conto
per costituire e curare una rete?
39 TRA I LUPI
Rubrica di Willi Näf
40 CARTOON
41 APPUNTAMENTI
3
WIRPLUS settembre 2014
RESISTENTE A CRISI, SPECULAZIONI
E AVIDITÀ DI PROFITTO
In occasione dell’80° anniversario della Banca WIR soc. cooperativa esce il libro «Faszination WIR – Resistent gegen
Krisen, Spekulation und Profitgier» (Fascino WIR – Resistente a crisi, speculazioni e avidità di profitto). L’autore è
Hervé Dubois, che dal 1995 al 2014 è stato responsabile della comunicazione della Banca WIR e che durante tale
periodo si è occupato spesso della storia dell’istituto. Il libro sarà presentato ai colloqui autunnali di Lucerna, sarà
disponibile nelle librerie dall’8 novembre 2014 e ottenibile anche tramite la Banca WIR (v. riquadro pag. 6).
Hervé Dubois, autore del libro «Faszination WIR», con Jean-Marc Ayrault, primo ministro francese dal maggio 2012 al marzo 2014. Sindaco di Nantes,
nella primavera 2012 Ayrault si è informato sul sistema WIR a Basilea.
Com’è nata l’idea di scrivere un libro sulla storia della
Banca WIR soc. cooperativa?
La moneta complementare WIR, con la sua lunga storia di
successo, rappresenta un’eccezione a livello mondiale. Quale
responsabile della comunicazione uno dei miei compiti era
quello di spiegare la banca e le sue funzioni alle cerchie inte4
ressate – soprattutto delegazioni di università estere, camere
di commercio, regioni e comuni nonché vari gruppi d’iniziativa. Poiché non è mai stata pubblicata una storia completa
dell’istituto, ho pensato di raccogliere i miei appunti, documenti e pensieri in un libro. Altrimenti sarebbero andati in
pensione con me e sarebbe stato un peccato per l’istituto. Il
WIRPLUS settembre 2014
fatto che il libro venga pubblicato in occasione di un anniversario così importante per la Banca WIR è più un caso fortuito
che una scelta.
Devo aggiungere che il libro è stato scritto da me personalmente
e che non vi è stata alcuna influenza da parte del direttorio o del
consiglio di amministrazione, benché il progetto sia stato promosso – non solo finanziariamente – dalla Banca WIR. Ho potuto
così scrivere senza restrizioni, scegliendo liberamente le parole
che volevo utilizzare, esprimendomi sinceramente sugli aspetti
negativi e illustrando quelli positivi senza voler adulare o elogiare
nessuno. È dunque un libro sul sistema WIR e sulla Banca WIR,
ma non della Banca WIR.
E qual è secondo lei il periodo più entusiasmante nella
storia dell’istituto?
Citerei due periodi, uno storico e uno economico. Dal punto di
vista storico, direi la creazione della Banca WIR, che è stata incredibilmente turbolenta e che si è protratta fino al dopoguerra.
Questa storia sembra a tratti un giallo che più di una volta si è
risolto nella sopravvivenza della Banca WIR!
Dal punto di vista economico, il periodo più entusiasmante è
stato quello di preparazione al passaggio da circolo economico
a istituto finanziario. Questa fase è stata caratterizzata da due
passi decisivi: l’istituzione di una nuova struttura finanziaria
nel 1992 e la suddetta estensione delle operazioni al comparto
CHF 14 anni fa.
Su quali fonti si è basato?
Mi sono semplicemente basato sulle pubblicazioni della Banca
WIR edite regolarmente e tutte disponibili dalla sua fondazione
nel 1934. Particolarmente preziosi sono stati anche i colloqui che
ho avuto dagli anni 90 con gli imprenditori, alcuni dei quali lavorano da decenni con la moneta complementare WIR. Ovviamente
anche Internet è stata utile per ricostruire il contesto economico
e sociopolitico degli anni 30 – il libro comincia infatti con la crisi
economica del 1929 che ha portato alla fondazione dell’ex WIR
Circolo economico soc. cooperativa – oggi Banca WIR soc. cooperativa.
Ha lavorato per la Banca WIR in qualità di responsabile della comunicazione per quasi vent’anni e ha
quindi vissuto in prima persona l’ultimo quarto della
sua storia. Qual è per lei l’evento più importante di
questo periodo?
Di fondamentale importanza è stata l’introduzione del settore
CHF, che ha portato al principio duale descritto nel libro – ossia
l’estensione delle operazioni al comparto CHF e la conseguente
apertura al pubblico. Non tanto un evento quanto un principio
decisivo è stato il fatto di aver perseguito incondizionatamente il
concetto di cooperativa. L’istituto è stato sin dall’inizio osteggiato, messo in dubbio, attivamente ostacolato, screditato o ridicolizzato dall’establishment economico. Nonostante ciò, l’istituto
ha saputo difendere e migliorare con sorprendente caparbietà il
sistema della moneta complementare. E questo non ha riscosso
solo consensi.
Si dice convinto che Werner Zimmermann – il fondatore
più importante per la Banca – sarebbe fiero anche
oggi della sua azienda. Il sistema WIR ha subito
continue trasformazioni ed è stato costantemente
perfezionato. Cos’è rimasto dell’idea originaria?
Tale convinzione è stata espressa da Konrad Zimmermann, figlio
di Werner Zimmermann, in occasione del nostro 75° anniversario
e ho voluto semplicemente condividerla. Molte cose sono rimaste immutate: la solidarietà tra i partecipanti al sistema WIR,
l’azione comune e il concetto di rete, la struttura cooperativa
dell’azienda, la nonremunerazione dell’avere nella valuta WIR,
l’assenza di speculazione e avidità di profitti.
Werner Zimmermann è stato un personaggio straordinario, affascinante, dalla brillante retorica e un
antesignano in molti ambiti. Cosa pensa di lui?
Werner Zimmermann era dotato di una straordinaria personalità. Che avesse anticipato i tempi lo dimostrava il fatto che era
da molti considerato un pazzo o un eccentrico. Ha lottato per
un mondo migliore e più giusto, era un umanista nel verso
senso della parola. Mi indigna il fatto che nella storia economica e sociale svizzera non abbia ricevuto il riconoscimento
che merita, che gli è invece stato attribuito dall’estero con i
titoli di dottore honoris causa e professore onorario. Inoltre,
non sarebbe una cattiva idea dare il suo nome a una bella
piazza di Zurigo, dove il 16 ottobre 1934 è stata fondata la
cooperativa…
5
WIRPLUS settembre 2014
Come si spiega il fatto che Zimmermann sia più
conosciuto all’estero che in Svizzera?
In tempi di crisi torna automaticamente alla ribalta il principio
delle monete alternative o complementari. E all’estero i periodi di
crisi sono più frequenti e le loro conseguenze più incisive che in
Svizzera. A ciò si aggiunge il conservatorismo imperante nel nostro paese: ciò che appare diverso e insolito è ritenuto sospetto.
Nella prefazione scrive che ancora oggi il sistema WIR
è spesso frainteso. Vuol dire che anche dopo 80 anni
di ottimizzazione il sistema WIR risulta ancora troppo
complicato?
No, è semplicemente diverso da tutti gli altri… Si contrappone in
parte alle comuni formule di successo delle aziende. È ad esempio opportuno pianificare le eventuali uscite in valuta WIR prima
di avere entrate in WIR. Questo perché si dovrebbe incassare
solo la quantità di denaro WIR che è possibile spendere. Ciò ci
porta a un altro principio che occorre prima interiorizzare: la
rinuncia alla massimizzazione dei guadagni. Non si tratta di generare il maggior fatturato possibile in WIR ma solo la quantità
che si è in grado di gestire. E occorre farlo in modo coerente.
Questa mentalità è spesso fonte di inevitabili malintesi o interpretazioni errate.
In che misura la forma giuridica della cooperativa ha
contribuito al successo della Banca WIR? O in altre
parole, come sarebbe la Banca WIR se fosse stata
costituita come società anonima?
Sono convinto che la Banca WIR non sarebbe sopravvissuta
come società anonima. Prima o poi sarebbe stata assorbita da
una maggioranza di azionisti – per alimentarne la sostanza o per
liberarsi di un fastidioso concorrente. La forma giuridica della
società cooperativa è anche un presupposto fondamentale per
l’esistenza futura della Banca WIR.
L’ultimo capitolo del suo libro parla delle «immutate
prospettive future» della Banca WIR soc. cooperativa.
Che cosa la rende fiducioso?
Anche in futuro – come in passato – ogni comune ordinamento
economico sarà orientato alla crescita e al profitto, una mentalità
che sarà difficile da sradicare e che sfocerà ripetutamente in
6
nuove crisi. Per questo motivo occorrono modelli alternativi,
come sistemi complementari che funzionano in determinate nicchie e in sinergia con le operazioni in franchi svizzeri o con il
segmento della clientela privata – anche in periodi di crisi.
Cosa deve fare oggi la Banca WIR per poter festeggiare tra vent’anni il suo 100° anniversario in piena
forma e con buone prospettive di vita?
La storia della Banca WIR dimostra che la costante attuazione
dei principi aziendali è la ricetta vincente. L’ordinamento economico sarà sempre soggetto a crisi e ciò significa che un sistema come quello WIR sarà sempre attuale. Ovviamente esso
può e deve essere ulteriormente perfezionato. Gli attuali strumenti di comunicazione interattivi offrono pertanto un enorme
potenziale per il sistema WIR, che dipende da un fitto network
di partecipanti.
INTERVISTA: DANIEL FLURY
Vernissage letterario in occasione dei colloqui autunnali
Il vernissage del libro «Faszination WIR» (Fascino WIR) avrà
luogo l’8 novembre in occasione dei colloqui autunnali
della Banca WIR al KKL di Lucerna. L’autore Hervé Dubois
introdurrà alla tematica e leggerà alcuni passaggi chiave.
Il libro, pubblicato dalla Casa Editrice Fona di Lenzburg,
sarà in vendita nelle librerie dall’8 novembre al prezzo di
34 CHF. Durante i colloqui autunnali potrà invece essere
acquistato al prezzo speciale di 20 CHF o CHW. Chi lo
desidera potrà naturalmente farsi autografare il libro da
Hervé Dubois.
I colloqui autunnali di quest’anno saranno dedicati al tema
della sostenibilità. Andres Klein, Raurica Wald AG, presidente
dell’associazione Waldwirtschaftsverband beider Basel, e
Stefan Vögtli, «Bauen mit Buche» (costruire con il faggio),
illustreranno come la gestione sostenibile e innovativa dei
boschi produce risultati economicamente interessanti che
rafforzano la creazione di valore regionale (cfr. WIRPLUS
aprile 2014).
Ai colloqui autunnali sono invitati tutti i finanziatori
(titolari di parti ordinarie) della Banca WIR.
WIRPLUS settembre 2014
NUDI AL SOLE
Il 16 ottobre la Banca WIR soc. cooperativa festeggia l’80° anniversario. Con la sua costituzione nel 1934 Werner
Zimmermann si mise contro l’establishment economico svizzero, che per anni assunse un atteggiamento ostile nei
suoi confronti e verso il WIR Circolo economico soc. cooperativa, come si è chiamata la Banca fino al 1998. Le
idee riformiste di Zimmermann andavano infatti ben oltre la prospettiva di una moneta alternativa e di un nuovo
ordine economico e abbracciavano, ad esempio, anche aspetti come la condotta di vita, l’educazione e l’alimentazione. Se la rinuncia a carne, alcol e tabacco vissuta da Zimmermann riusciva e riesce a suscitare ammirazione
o scherno, quella ai capi di abbigliamento era e resta decisamente più controversa. Non sorprende quindi che
la creazione nel 1937 dello spazio naturista «die neue zeit» (i tempi nuovi) da parte di Elsi ed Edi Fankhauser,
su ispirazione di Werner Zimmermann, abbia fatto scalpore. E ancora oggi gestori e ospiti di quest’area situata
in una località fantastica sulle sponde del lago di Neuchâtel si trovano a combattere contro i pregiudizi.
Werner Zimmermann, il fondatore della Banca WIR, descrive l’area per naturisti «die neue zeit» a Thielle, sul lago di Neuchâtel, come un «rifugio
soleggiato sicuro».
L’artista Milo Moiré attraversa in tram Basilea completamente
nuda per recarsi alla mostra «Art», ma una volta arrivata viene
respinta. Una ragazza passeggia al fianco del suo fidanzato
per Ginevra con indosso solo uno string; un tassista scatta
una foto, i giornali la pubblicano. Con il permesso delle auto-
rità l’artista Elias Kirsche fa girare persone nude a Bienne per
«l’integrazione del piacere o della sessualità nella vita pubblica». Il lavoro di diploma di maturità della 17enne Evelyn S.
sulla fattibilità di un sentiero per escursioni destinato ai nudisti nell’Oberland zurighese fa notizia e dà adito a discussioni.
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WIRPLUS settembre 2014
Alcuni nudisti girovagano per la regione di Alpstein seguendo
l’estro del momento e non un sentiero per escursioni dedicato e
il cantone di Appenzello Interno reagisce dichiarando passibile di
condanna chi fa escursioni senza vestiti. Il PPD Svizzera vuole
imporre l’obbligo del costume da bagno per i bimbi che frequentano le piscine per proteggerli dai pedofili. Femministe di Femen
protestano in topless contro il World Economic Forum a Davos e
contro la prostituzione a Zurigo. Con un sondaggio condotto in
24 paesi l’agenzia turistica online Expedia ha stabilito che il 28%
dei tedeschi si è già mostrato almeno una volta nudo in spiaggia,
il che pone la Germania al primo posto nella classifica del nudismo al mare. A Villeneuve ed Epesses nel cantone di Vaud fare il
bagno nudi è perseguibile dalla legge.
La metà di questi esempi risale agli ultimi mesi ed è la dimostrazione che la nudità, pur essendo un’esigenza, non è assolutamente tollerata e può essere strumentalizzata come mezzo di
provocazione e protesta.
Niente provocazioni
Provocazione e protesta: nulla era più lontano dagli intenti del
riformatore e pioniere del movimento naturista svizzero Werner
Zimmermann quando negli anni 20 e 30 dello scorso secolo trattava di vegetarianismo, astinenza da alcol e tabacco e nudità nei
propri libri e nelle proprie conferenze. Il suo obiettivo era in realtà
divulgare quelli che a suo avviso erano i presupposti indispensabili per una vita salutare, vissuta in sintonia con la natura. È chiaro che Zimmermann urtò la sensibilità del pubblico soprattutto
con la questione della nudità. Nel 1944 nel suo opuscolo «sonnenzauber – befreite menschen in natur und sonne» (il fascino del
sole – uomini liberati nella natura e al sole) constatava: «Non c’è
niente che possa spaventare una grande massa di persone, istruite
o meno, e far scattare in loro un meccanismo difensivo dettato
8
dalla paura di una persona di cui si dice: ‹Fa il bagno nudo! E
nemmeno si vergogna!›» Per Zimmermann quindi era evidente:
«Gli adulti possono godersi il sole e il proprio corpo privo di vincoli solo nel silenzio e nella solitudine di una stanza soleggiata a
casa propria o in un angolino protetto» – ma mai in luoghi in cui
si è esposti agli sguardi altrui e si possa dare scandalo.
Zimmermann ispira Fankhauser
Le idee di Zimmermann ispirarono, tra gli altri, il biennese Edi
Fankhauser. All’età di 17 anni Fankhauser aveva assistito a una
conferenza di Zimmermann ed era rimasto entusiasta delle sue
convinzioni, tanto che solo due anni dopo assunse la direzione
della casa editrice di Zimmermann. Nel 1924 fondò la propria
casa editrice e introdusse nel suo programma soprattutto testi
dedicati alla cultura del corpo nudo e alla riforma esistenziale.
Questo gli valse già nel 1926 il primo di una serie di processi.
Accusato di diffondere letteratura dozzinale venne condannato
al pagamento di un’ammenda di 30 franchi, ma poi fu prosciolto
in appello. Tutto ciò non lo distolse dal suo intento e nel 1927
fondò il Lichtbund, l’Organizzazione naturista svizzera, seguita,
nel 1928, dalla pubblicazione del suo organo ufficiale «die neue
zeit». Fino agli anni 40 Fankhauser si impegnò nelle sale di tribunale per il diritto alla nudità del corpo e per il movimento naturista. Ma la sua vera e propria impresa risale al 1937, anno in cui
in collaborazione con la sua prima moglie Elsi fondò a Thielle,
sulle sponde del lago di Neuchâtel, l’area per naturisti «die neue
zeit», mettendo così in pratica l’idea di Werner Zimmermann in
un «angolino protetto».
Zimmermann è stato regolarmente ospite a Thielle e ha intrattenuto gli altri ospiti con conferenze sul naturismo e sul proprio
giro del mondo, e anche con pratici esercizi di ginnastica e yoga.
Nel 1961 die neue zeit passò a una fondazione e i coniugi
WIRPLUS settembre 2014
Fankhauser scelsero Werner Zimmermann come terzo membro
del consiglio di fondazione.
«die neue zeit» oggi
Quanto affermato da Zimmermann su Thielle nel proprio scritto
«sonnenzauber» vale ancora oggi: «(…) possiamo goderci il sole
perché siamo tutelati da un movimento e al riparo in un’area
riconosciuta (…).» Lo spazio è infatti accessibile solo ai membri di
un’associazione naturista e delimitato da un alto recinto. Nei
giorni di sole i 100 000 m2 di superficie accolgono fino a 1800
ospiti, tre quarti provenienti dalla Svizzera e un quarto soprattutto da Germania e Olanda. I naturisti secondo l’idea dei fondatori
rappresentano tuttavia solo una minima parte. Barbara P., collaboratrice dal 2009 dell’azienda che gestisce l’area di Thielle, afferma: «In conformità allo scopo della fondazione, alcol, carne e
tabacco sono tabù all’interno dell’area, ma al suo esterno con
molta probabilità solo una piccola percentuale si attiene completamente a queste prescrizioni.» L’elemento che lega gli ospiti è
l’essere nudi, ma anche su questo si fanno concessioni, come prevedevano gli stessi fondatori: «La nudità è un diritto, non un dovere. Chi non vuole mostrarsi nudo può senz’altro indossare qualcosa, ma gli indumenti non sono ammessi quando si fa il bagno
nel lago.» Questa regola si dimostra particolarmente valida
quando si ha che fare con i giovani, soprattutto se mostrano
riserve nei confronti della nudità durante la pubertà. È stata
Barbara che cinque anni fa ha creato un gruppo giovanile. «Volevamo mostrare ai giovani che li consideriamo importanti e che
intendiamo rispettare le loro esigenze.» Per questo è stato acquistato un tipi, cioè una tenda indiana destinata proprio a loro, e nel
programma giornaliero sono state inserite attività, come il tiro
con l’arco, riservate in determinati orari solo ai ragazzi. La direzione considera però altrettanto fondamentale proporre manifesta-
zioni adatte a tutte le generazioni. «Tra le attività più amate c’è il
ballo folcloristico, che riusciva a entusiasmare tutte le fasce d’età
già ai tempi della costituzione», afferma Barbara. Thielle è una
zona particolare «ma puntiamo a soluzioni praticabili, che si dimostrino valide nella vita di tutti i giorni e impediscano la nascita
di conflitti, soprattutto tra le varie generazioni».
Rappresentanza di tutti i ceti
I «thiellesi», il popolo dell’area naturista dove peraltro tutti si
danno del tu, hanno alle spalle esperienze completamente diverse tra loro. Si trovano tutti i ceti sociali, dal dentista all’imprenditore e ai funzionari statali, passando per impiegati e operai,
dall’appassionato di gnomi da giardino allo spiritualista. Chi non
dorme in una stanza o ha montato una tenda per un paio di
giorni, passa la notte in una delle 400 roulotte e mette in mostra
le proprie preferenze anche verso l’esterno: un’aiuola di fiori ben
curata, un carro da zingari decorato con tutta una serie di simpatiche cianfrusaglie, un labirinto verde, uno gnomo qua e là. Nel
complesso un «mondo magico», come lo definisce Barbara, che si
sente a proprio agio anche come donna. «Il divieto di foto e video
valido in tutta la zona dà sicurezza, soprattutto alle donne. Sono
tedesca ed ero abituata a fare il bagno nuda in un lago di cava,
ma mi sentivo sempre osservata. Qui è completamente diverso!»
Dal momento però che non è possibile escludere violenze sessuali
e che la pedofilia è una questione che preoccupa la direzione, si è
reagito insediando una commissione per la prevenzione; inoltre il
gruppo teatrale «Vitamin A» presenta il programma «Il mio corpo
mi appartiene» ed è stata stabilita una procedura standard per
notificare i casi sospetti. «C’è stata una certa sensibilizzazione»,
dice Barbara, «i pedofili avrebbero vita difficile qui perché la rete
sociale è ben attrezzata e i membri non hanno nessuna paura di
segnalare comportamenti sospetti per proteggere le famiglie.»
9
WIRPLUS settembre 2014
Quattrocento roulotte e alcune carovane da circo fungono da alloggi oltre a camere e tende.
a mobilitarsi con articoli contro l’energia atomica.» Anche Roland
si occupa molto delle questioni connesse a nudità e sessualità e
arriva alla conclusione che «rispetto agli ideali di Zimmermann,
sul piano filosofico abbiamo fatto un passo indietro. Non c’è
stata alcuna riforma sociale e non vi si aspira neanche. Ci siamo
adeguati, siamo inibiti e noi uomini non abbiamo neanche il
coraggio di passeggiare in città a torso nudo. Credo che anche
a Thielle siamo più pudichi dei nostri fondatori e non riusciamo
a godere appieno della nostra voglia di vivere o a guardare da
capo a piedi una persona nuda; spesso la sessualità non viene
vista come la porta verso la verità totalizzante dell’amore». Secondo lui, comunque, Thielle è importante come luogo in cui la
nudità non è bandita, in cui non conta o non si esibisce cosa o
chi si è.
Preservare lo spirito originario
«die neue zeit» – «un angolino protetto», separato dall’esterno con porte e
steccati.
«Sul piano filosofico è un passo indietro»
Roland S. va inserito nel gruppo degli spiritualisti e filosofi più
che in quello degli appassionati di gnomi da giardino. Il tedesco
passa a Thielle tutta l’estate con sua moglie Christina F. e si è
occupato a fondo di Werner Zimmermann e delle sue idee riformiste (Werner Zimmermann – Pionier der neuen Zeit, Stämpfli
Publikationen, Berna, 2012). «Zimmermann era un filosofo, un
poeta e un visionario che voleva sbarazzarsi di abitudini antiquate. Un lavoratore estremo e ostinato e un asceta con un
forte senso del dovere. E questo ha sempre prevalso: pur predicando una vita serena e spensierata, si è sempre visto costretto
ad attivarsi e a combattere, a buttarsi in politica e, ad esempio,
10
Che cosa rimane oggi a Thielle delle convinzioni di Elsi ed Edi
Fankhauser e di Werner Zimmermann? «Lo spirito dei nostri fondatori è ancora vivo», concordano Barbara e Roland. Il consiglio
di fondazione, composto da cinque membri e coadiuvato da un
consiglio degli anziani con tre membri, tutela il patrimonio intellettuale dei fondatori e lo scopo della fondazione, tra cui vi è
anche un’impostazione salutista del tempo libero. Salute, armonia con la natura, alimentazione e sport, ecco i temi cardine del
programma sportivo e culturale che rientra nei compiti principali della fondazione e distingue in modo netto Thielle da tutti gli
altri campeggi. La maggior parte dei corsi e delle manifestazioni
(fino a un centinaio) offerti ogni stagione è gestita dagli ospiti
stessi, che attingono ai propri hobby e alle proprie esperienze
private e professionali per dar vita a corsi incentrati sui più
svariati argomenti. Quest’anno uno degli argomenti centrali del
programma è stata l’alimentazione, un aspetto che stava parti-
WIRPLUS settembre 2014
Tra gli edifici bisognosi di ristrutturazione c’è anche la «Lichthaus».
Nudo solo a Thielle o «lontano dal rumore delle strade»: il riformatore e
amante delle escursioni a corpo nudo Werner Zimmermann davanti al
Bietschhorn. (Foto tratta dal «sonnenzauber».)
colarmente a cuore ai fondatori. Barbara è inoltre convinta che
oggi sia necessario non solo rispettare le idee originarie, ma anche svilupparle e tenerle al passo con i tempi. Barbara, che ha
cominciato a lavorare a Thielle nel 1995 come responsabile del
ristorante e del negozio nonché come cuoca e che conosce alla
perfezione tutto il repertorio della cucina vegetariana, giudica
positivamente l’integrazione di piatti vegani nei menu, decisa
due anni fa. Per rendere il negozio biologico attrattivo per tutti i
thiellesi, oltre ai prodotti bio ed equosolidali vengono proposti
anche generi alimentari convenzionali di provenienza regionale.
«Un gruppo di lavoro sta preparando nuovi principi guida: chi
siamo, cosa facciamo e a cosa diamo importanza? Ecco le domande a cui bisognerà rispondere.»
Sfida finanziaria
Alle questioni ideologiche di fondo si aggiunge anche una sfida
di carattere finanziario. Gli edifici che si trovano nell’area, in particolare l’abitazione abbandonata dei fondatori, ma anche gli
impianti sanitari e la canalizzazione, sono ormai vetusti e vanno
interamente rinnovati. Stando a Kurt H., presidente della fondazione die neue zeit, sarà necessario affrontare spese dell’ordine
di un milione e più. E dal momento che la fondazione intende
preservare la propria indipendenza per quanto riguarda le questioni finanziarie, più che a un’ipoteca si dovrà fare ricorso al
volontariato oppure a prestiti e a donazioni da parte degli ospiti.
Si considera possibile anche un crowdfunding tra i naturisti.
Una commissione per l’infrastruttura ha inoltre elaborato proposte per la configurazione pratica dell’area, affrontando questioni
pratiche: sarebbe possibile ospitare un numero maggiore di roulotte? Dove si possono mettere le tende visto che a partire da
ottobre 2018 sarà vietato dalle autorità cantonali sistemarle sotto gli alberi, nel frattempo considerati bosco? Quale parte dovrà
Un’aiuola di rose ben curata.
essere riscaldata e quindi rimanere operativa anche in inverno?
È una fortuna per l’area e per i suoi ospiti che dopo un confronto
in tribunale tra due blocchi contrapposti – i fondamentalisti e i
realisti – sia ritornata una maggiore democrazia. Commissioni,
gruppi di lavoro, forum per giovani e adulti e l’organo di informazione bilingue «Thieller Info de Thielle» si occupano delle più
diverse richieste e tematiche e presentano proposte, su cui in
ultima istanza è il consiglio di fondazione a decidere.
Dalla teoria alla pratica
«A chi fra noi, nella maggior parte dell’Europa, fa il bagno nudo
all’aperto (...) non interessa tanto la condanna della società. (...)
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WIRPLUS settembre 2014
Il tipi è riservato esclusivamente ai giovani.
Il parco giochi per i bambini.
Una persona del genere mette tutto in discussione, gli aspetti
nuovi come quelli già acquisiti. Avrà difficoltà ad accontentarsi
delle abitudini consolidate non solo per quanto riguarda la cura
del corpo, ma anche in altri ambiti di vita e quindi andrà alla
ricerca della verità. Una volta che l’avrà trovata, ambirà a viverla,
a realizzarla, così come quando fa il bagno nudo. Appartiene alle
forze che vogliono il nuovo. Non sorprende, quindi, che il vecchio le tema e le combatta» (Werner Zimmermann in «sonnenzauber»).
Ciò che contraddistingue Werner Zimmermann è il fatto che non
ha solo messo per iscritto le proprie convinzioni, ma ha anche
provato a realizzarle. Già nel 1932 infatti nacque a Bassersdorf la
cooperativa di insediamento e orticultura Siga. Il cofondatore
Rudolf Müller (Reformhaus Müller) acquistò un appezzamento di
terra di 85 000 m2 per promuovere l’agricoltura naturale, consentire di vivere in modo salutare e dare ai bambini un’educazione armonica. La terra non doveva «ricadere nelle mani degli speculatori e della solita logica dei tassi d’interesse». Nel 2007 Isolde
Enz, figlia del terzo cofondatore Paul Enz, chiese e ottenne lo
scioglimento della Siga, che era riuscita ad avvicinarsi ai propri
obiettivi solo nei primi anni della sua esistenza.
che quindi generi fatturato per i partecipanti al sistema. La dottrina liberista di Silvio Gesell ha tenuto a battesimo questa idea.
Dal 2000 la Banca WIR soc. cooperativa opera con successo anche nel comparto in franchi svizzeri e presenta una somma di
bilancio di 4,44 miliardi CHF/CHW.
Werner Zimmermann è stato più di un semplice padre spirituale
per l’area naturista die neue zeit a Thielle. E i fondatori Elsi ed
Edi Fankhauser ne hanno sottolineato l’importanza all’atto della
trasformazione della loro proprietà in una fondazione nel 1961,
quando hanno nominato Zimmermann terzo membro del consiglio di fondazione.
80° anniversario della Banca WIR soc. cooperativa
Un’altra fondazione di Zimmermann, di Enz, della Siga e di altri
cofondatori ha avuto più successo. Il 16 ottobre il WIR Circolo
economico soc. cooperativa, dal 1998 conosciuto come Banca
WIR soc. cooperativa, festeggia il suo 80° anniversario. L’azienda
fu fondata nel 1934 nell’intento di ridare slancio all’economia
locale durante il periodo della crisi economica mondiale introducendo una nuova moneta: il WIR. Per questo motivo, il denaro
WIR non veniva – e non viene tuttora – remunerato, proprio per
fare in modo che venga rimesso rapidamente in circolazione e
12
A differenza di quanto è accaduto con la Siga, le altre due fondazioni continuano a godere ancora oggi di ottima salute. Il loro
comune denominatore non è solo avere Werner Zimmermann tra
gli iniziali promotori: entrambe, fondazione e società cooperativa, sono sempre andate incontro a incomprensioni e rifiuti.
Grazie alla capacità di reagire ai cambiamenti senza rinnegare
l’originario patrimonio intellettuale, sia la fondazione die neue
zeit che la Banca WIR soc. cooperativa riusciranno a uscire vincenti dalle sfide che porrà loro il futuro.
DANIEL FLURY
WWW.DIE-NEUE-ZEIT.CH
WIRPLUS settembre 2014
NUOVI VALORI MASSIMI
RELAZIONE SEMESTRALE 2014
La Banca WIR soc. cooperativa ha archiviato il 1° semestre con ottimi risultati sotto
tutti i punti di vista. Particolarmente soddisfacente il fatto che a fine giugno il
fatturato in franchi WIR è aumentato di 4,8 milioni CHW (+0,7%) rispetto a quello
dello stesso periodo dell’anno scorso. Nuovi valori massimi sono stati raggiunti dal
volume complessivo dei crediti, dai depositi della clientela e dal totale di bilancio.
La crescita robusta dell’economia svizzera è proseguita nella prima
metà del 2014. In particolare la congiuntura domestica, essenziale
per l’attività della Banca WIR che opera esclusivamente in Svizzera, ha registrato un andamento favorevole. In questo contesto, la
campagna pubblicitaria della Banca WIR mandata in onda sui
canali televisivi SRF1, RSI LA 1 e RTS UN ha avuto un impatto significativo, contribuendo a dare maggiore visibilità alla nostra
società cooperativa presso un pubblico più ampio in tutte le regioni del Paese – un punto saliente della nuova strategia aziendale
che prevede, tra l’altro, il rafforzamento dell’idea di rete, un elemento fondamentale del sistema WIR incentrato sulla solidarietà.
Attività creditizia
Germann Wiggli.
Con 3,818 miliardi CHF/CHW, il volume complessivo dei crediti ha
toccato un nuovo valore massimo (cfr. tabella: somma di tutte le
posizioni sotto gli attivi). L’incremento di 51,9 milioni CHF/CHW
(+1,4%) rispetto al 31 dicembre 2013 è inferiore a quello raggiunto nel 1° semestre 2013 (+162,2 milioni) o nello stesso periodo
del 2012 (+70,8 milioni). Tuttavia, la concessione di nuove ipoteche
nell’ambito WIR ha superato, sebbene in misura modesta, l’intensa
attività di ammortamento sistemica: il volume dei crediti ipotecari
WIR è salito di 910 000 CHW a 648,2 milioni CHW (+0,14%; cfr.
tabella: Crediti ipotecari CHW).
Per contro, il volume dei crediti ipotecari CHF ha registrato una
crescita più sostenuta pari a 77,4 milioni CHF (+3,4%) salendo a
2,378 miliardi CHF (cfr. tabella). Con quasi il 54%, la maggior
parte di questo volume, parimenti al mese di giugno 2013, è già
stata raggiunta sotto forma di ipoteche a tasso fisso. Solo il 12%
(anno precedente 14%) è costituito da ipoteche a tasso variabile
mentre, come previsto, le ipoteche LIBOR stanno avanzando
(34% rispetto al 32,5% nel 2013).
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WIRPLUS settembre 2014
Depositi della clientela
Nel 1° semestre, i depositi della clientela sono aumentati da 2,21
miliardi CHF a 2,44 miliardi CHF (cfr. tabella: somma delle prime
due posizioni dei passivi). L’incremento di 232 milioni CHF
(+10,5%) è dovuto in gran parte al conto di risparmio 60+ lanciato ad ottobre 2013 che, grazie alle sue condizioni eccellenti, ha
suscitato grande interesse in tutta la Svizzera. Mentre, sino alla
fine del 2013, il conto di risparmio 60+ ha registrato un afflusso
pari a 15,3 milioni CHF, negli ultimi sei mesi l’afflusso è salito a
106,4 milioni CHF. Ma pure il tradizionale conto di risparmio ha
incontrato il favore dei clienti crescendo del 3%, ovvero di 24,5
milioni CHF a 809,8 milioni CHF. Il conto di risparmio costituisce
pertanto la quota più sostanziale nell’ambito dei depositi della
clientela, ancor prima del conto TERZO pilastro 3a (724,3 milioni
CHF) e del conto di libero passaggio (370,4 milioni CHF).
Per quanto riguarda gli altri impegni verso clienti CHF, spiccano i
depositi a termine per complessivamente 425,9 milioni CHF (cfr.
tabella). L’afflusso consistente di 91,2 milioni CHF – un aumento
pari a ben il 84,9% a 98,8 milioni CHF – è da ascrivere soprattutto
alla scoperta da parte di numerosi investitori istituzionali della
Banca WIR come partner affidabile che offre condizioni allettanti.
Fatturato WIR
Probabilmente è troppo presto per parlare di un’inversione di
tendenza ma, dopo un lungo periodo di difficoltà, il fatturato
WIR è nuovamente aumentato dello 0,7% a 675,2 milioni CHW
rispetto al 1° semestre 2013. Questo aumento pari a 4,8 milioni
CHW pare modesto, ma è invece significativo. Dimostra infatti
che i partecipanti al sistema WIR spendono nuovamente più denaro WIR e quindi vivono maggiormente i principi WIR, ovvero
azione comune e solidarietà tra i partecipanti. Ciò si esprime in
una velocità di circolazione leggermente superiore del denaro
WIR (1,89 a fine giugno 2014, 1,75 a fine giugno 2013) che ha più
che compensato il calo del volume di denaro WIR
(cfr. tabella tra le posizioni passive: Altri impegni verso clienti
CHW) dell’1,2% a 763,7 milioni CHW. Per la Banca WIR si tratta
di un segno che, persino in un contesto di tassi d’interesse ai
minimi storici, i modelli di credito WIR addirittura ancora più
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convenienti hanno ragion d’essere. La quantità di denaro WIR e il
fatturato WIR sono correlati direttamente con il volume di crediti
WIR: in linea di massima, quanto più elevato è quest’ultimo, tanto
maggiori sono la quantità di denaro e il fatturato. Per questo
motivo, la Banca WIR continuerà a mettere a disposizione modelli di credito WIR molto allettanti, attualmente a partire dallo
0,012% per il credito LIBOR WIR su nuovi crediti. Peraltro, anche
gli strumenti di gestione del sistema WIR vengono perfezionati
senza sosta contribuendo indubbiamente alla progressione del
fatturato. Da nominare, ad esempio, l’app WIRGASTRO e l’app
WIRSHOPPING.
Parti ordinarie
Le parti ordinarie della Banca WIR continuano a progredire:
rispetto aI corso di 418 CHF a fine 2013, fino al 30 giugno 2014
la quotazione è avanzata del 2,9% a 430 CHF. Dall’andamento del
corso a lungo termine si evince che le parti ordinarie sono titoli
solidi, ideali per un portafoglio ben diversificato. Tra la fine del
2013 e il 30 giugno 2014, un numero considerevole di investitori
ha acquistato per la prima volta parti ordinarie della Banca WIR:
nella prima metà di quest’anno il loro numero è progredito di
800 unità a 9750 investitori (+9%). Coloro che avevano contabilizzato in deposito le proprie parti ordinarie al 28 maggio 2013,
hanno anche potuto beneficiare del dividendo deciso dall’assemblea generale pari a 9.40 CHF per parte ordinaria (+4,4%).
Prospettive
A fronte della persistente fase di tassi ai minimi storici, gli investimenti nel comparto edile hanno continuato a crescere negli
ultimi trimestri. Dato che, grazie alle condizioni meteorologiche,
è stato possibile ridurre gran parte delle riserve di lavoro, l’impulso dinamico proveniente dall’edilizia dovrebbe indebolirsi leggermente. A ciò si aggiunge che la nuova Legge federale sulla
pianificazione del territorio o l’approvazione dell’iniziativa popolare «contro l’immigrazione di massa» ha un effetto frenante
sull’edilizia abitativa. La cautela dei committenti si riflette ad
esempio nel calo significativo a giugno delle domande di costruzione e delle licenze di costruzione (–12,7% risp. –20,4% rispetto
WIRPLUS settembre 2014
a giugno 2013). A decorrere dal 1° settembre di quest’anno entra
in vigore un inasprimento delle norme ipotecarie. Queste ultime
prevedono tra l’altro che l’abbattimento della 2a ipoteca debba
essere lineare e aver luogo entro un periodo compreso tra i 15 e i
20 anni. Sulla base di queste premesse, riteniamo che i piani del
Consiglio federale di vietare il prelievo di averi della cassa pensione per finanziare un’abitazione di proprietà siano poco opportuni, perché vi è il pericolo che la promozione della proprietà
abitativa ancorata nella Costituzione si perda per strada. Offerte
ipotecarie sostenibili per il ceto medio sono quindi tanto più necessarie. La Banca WIR continua a essere in grado di offrire modelli di finanziamento vantaggiosi anche in questo ambito.
Nel raffronto internazionale, nel 1° semestre 2014 l’economia
svizzera ha continuato a registrare un buon andamento superiore alla media, beneficiando degli impulsi congiunturali generati
dagli investimenti nel comparto edile e dai consumi privati, cioè
dalla domanda interna. L’ulteriore sviluppo dipenderà dalle pres-
sioni a cui sono soggetti questi motori di crescita, ma perlomeno
i consumi privati dovrebbero sostenere l’economia a fronte di un
aumento dell’occupazione e dei redditi.
Il programma fiscale USA non interessa affatto la Banca WIR che
opera esclusivamente in Svizzera. I nostri principali gruppi target
sono da sempre le PMI svizzere e dal 2000 anche i clienti privati
svizzeri, cui offriamo prodotti previdenziali e di risparmio e quindi nessun Private Banking. Per questi motivi la Banca WIR non
parteciperà al programma fiscale USA.
La pipeline di prodotti è molto promettente: è prevista l’introduzione di una carta di credito, di una carta di debito per clienti
commerciali e privati nonché – in particolare per i clienti WIR –
della possibilità di pagamento mobile per importi WIR tramite
smartphone come pure di un perfezionamento del mercato elettronico su www.bancawir.ch
GERMANN WIGGLI, PRESIDENTE DEL DIRETTORIO
Dati fondamentali relativi al bilancio al 30 giugno 2014
30.6.2014
Totale di bilancio
31.12.2013
VARIAZIONE IN %
4 442 300 799
4 174 115 069
6,4
597 848 936
2 377 532 159
194 354 480
648 154 688
612 484 176
2 300 169 874
206 141 009
647 244 773
–2,4
3,4
–5,7
0,1
2 014 623 839
425 933 544
763 708 989
1 871 773 943
336 734 008
772 970 989
7,6
26,5
–1,2
Attivi
Crediti verso clienti CHF
Crediti ipotecari CHF
Crediti verso clienti CHW
Crediti ipotecari CHW
Passivi
Impegni verso clienti a titolo di risparmio e d’investimento CHF
Altri impegni verso clienti CHF
Altri impegni verso clienti CHW
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WIRPLUS settembre 2014
PIÙ GIOVANE E PIÙ FEMMINILE
CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DELLA BANCA WIR SOC. COOPERATIVA 2014
Dopo l’uscita dal consiglio di amministrazione di Karl Baumgartner e l’elezione al suo posto di Karin Zahnd
Cadoux, anche l’Audit & Risk Committee del consiglio di amministrazione si è dato un nuovo assetto. La
presidenza viene assunta da Jürgen Bletsch, membro del consiglio di amministrazione che subentra a Karl
Baumgartner nel comitato, mentre la vicepresidenza resta affidata a Georg Anthamatten. Karin Zahnd Cadoux
entra a far parte come membro. Le cariche di presidente e vicepresidente del consiglio di amministrazione
continuano a essere svolte rispettivamente da Oliver Willimann e Georg Anthamatten. La nuova compagine del
consiglio di amministrazione della Banca WIR vanta un’età dei suoi componenti inferiore e una presenza
femminile superiore alla media degli organi omologhi delle altre banche retail svizzere.
Il consiglio di amministrazione della Banca WIR: Karin Zahnd Cadoux (sinistra) e Petra Müller; sopra, da sinistra: Georg Anthamatten, Oliver Willimann,
Marc Reimann, Germann Wiggli (presidente del direttorio); sotto, da sinistra: Kornel Tinguely e Jürgen Bletsch.
Con l’elezione della quarantunenne Karin Zahnd Cadoux l’età
media dei membri del consiglio di amministrazione della Banca
WIR soc. cooperativa si è abbassata a 48 anni, dandogli così una
connotazione giovanile del tutto particolare. Da uno studio condotto nel 2013 dalla Scuola universitaria di Lucerna* emerge infatti che l’età media dei membri CdA delle banche è di 56 anni. Le
statistiche si basano su un totale di 481 membri dei consigli di
amministrazione di 63 banche retail svizzere (senza la Banca WIR
soc. cooperativa). Nel 2013 il 53% dei 467 membri di cui era nota
l’età superava i 55 anni – una soglia che nel 2014 alla Banca WIR
è oltrepassata solo dal cinquantaseienne Kornel Tinguely.
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Forte quota femminile
Secondo lo studio menzionato, molte banche mirano ad aumentare la presenza femminile all’interno dei loro organi direttivi. Un
intento tutt’altro che facile, in quanto ai posti di comando nel
settore finanziario le donne sono sottorappresentate. Dei 481
membri dei CdA analizzati, solo 75 erano donne: una quota pari a
un modesto 16%. Fino all’elezione di Karin Zahnd Cadoux all’assemblea generale del maggio scorso, la partecipazione femminile
ammontava in media al 14%; ora grazie a Petra Müller (eletta nel
2012) e all’ingresso di Karin Zahnd Cadoux la percentuale è salita al
29% del consiglio di amministrazione della Banca WIR.
WIRPLUS settembre 2014
Limiti più rigidi per il mandato
Con i suoi sette membri il consiglio di amministrazione della
Banca WIR rientra nella categoria degli organi formati da sette a
nove componenti che, dai dati dello studio di Lucerna, comprende due terzi di tutti i CdA delle banche considerate. Per contro la
Banca WIR soc. cooperativa si distingue per quanto riguarda la
durata del mandato e i suoi limiti: mentre i membri dei CdA
presi in esame ricevono un mandato per un periodo che va dai
tre ai quattro anni, quelli della Banca WIR restano in carica due
anni. Anche la durata massima della presenza nell’organo (dieci
anni per i membri e dodici per il presidente) è disciplinata in
modo più rigido rispetto agli altri istituti: la maggioranza delle
banche retail analizzate nello studio non pone restrizioni temporali alla rinnovabilità del mandato nel CdA e i rari casi di limitazione fissano in genere la durata massima tra i dodici e i sedici
anni. Ciò che non esiste presso la Banca WIR, al contrario delle
banche esaminate, è il limite di età che negli altri organi si aggira
normalmente attorno ai 70 anni.
Più apprendistato che università
Il 62% dei membri dei CdA analizzati possiede un dottorato o
una laurea (o un bachelor/master), il 33% ha fatto un apprendistato o ha seguito una formazione a un livello più specialistico.
Presso la Banca WIR i valori si invertono e sono più equilibrati:
coloro che hanno assolto un apprendistato sono molto più numerosi di coloro che hanno conseguito un titolo di scuola universitaria (quattro membri, cioè il 57%, a fronte di tre membri
laureati). Nel calcolo non si tiene conto che Karin Zahnd Cadoux
ha svolto sia l’apprendistato (paesaggista) e gli studi superiori
(lic. iur.) e che Oliver Willimann, presidente del consiglio di amministrazione, ha due lauree (lic. iur HSG e lic. oec. HSG).
La scarsità di titoli universitari alla Banca WIR è una caratteristica di lunga data, ancora più accentuata nel passato. I membri del
consiglio di amministrazione provengono dal bacino delle imprese commerciali, del terziario e dell’artigianato che partecipano al
sistema di compensazione WIR e hanno lo status di soci. Avvocati, economisti, revisori dei conti ed esperti di audit sono in minoranza, pur essendo intenzionalmente eletti da alcuni anni nel
consiglio di amministrazione della Banca WIR per ottemperare
alle direttive emesse dall’Autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari FINMA sulla composizione di un CdA o di un Audit &
Risk Committee di tre membri (vedi Circolare 2008/24): «I membri del comitato di audit devono disporre di una buona preparazione ed esperienza in materia finanziaria e contabile e devono
conoscere l’attività di auditor interno ed esterno.» Nel complesso
la Banca WIR segue le raccomandazioni della FINMA secondo
cui i membri del consiglio di amministrazione devono coprire un
ampio spettro di conoscenze e di esperienze imprenditoriali.
Continuità garantita
Per quanto riguarda gli anni di mandato, il consiglio di amministrazione della Banca WIR presenta una media di 2,5 anni, più
bassa rispetto agli altri istituti. Solo il 40% dei 481 membri analizzati nello studio menzionato siedono nel CdA da meno di cinque anni, la media si aggira attorno a 7,4 anni. Il membro che
vanta la militanza più lunga nel consiglio di amministrazione
della Banca WIR è Oliver Willimann (eletto nel 2007, presidente
dal 2011), seguito da Georg Anthamatten e Jürgen Bletsch (entrambi dal 2011), Petra Müller (2012), Marc Reimann e Kornel
Tinguely (entrambi dal 2013) e Karin Zahnd Cadoux (dal 2014). La
diversa «anzianità» di partecipazione nel consiglio di amministrazione assicura il trasferimento del know-how e il progressivo ricambio dell’organo in conformità alle disposizioni della FINMA.
Lo studio della Scuola universitaria di Lucerna giunge alla conclusione che «la composizione dei consigli di amministrazione
delle banche è estremamente varia» e che le banche «malgrado le
linee guida dell’autorità di regolamentazione, sfruttano una
certa libertà d’azione nella composizione e nell’organizzazione
interna del loro consiglio di amministrazione». Alcuni CdA denotano peraltro difficoltà «nel monitorare le proprie strutture di
governance e nel provvedere al ricambio personale tenendo conto dei nuovi requisiti posti ai membri CdA» – difficoltà che la
Banca WIR soc. cooperativa ha già superato con maestria.
DANIEL FLURY
*Prof. Dr. Andreas Dietrich e Prof. Dr. Christoph Lengwiler, Istituto per servizi
finanziari di Zugo IFZ della Scuola universitaria professionale di Lucerna: Studio
Retail Banking 2013 – Retail Banking: quo vadis?
Lo studio (in tedesco), di 170 pagine, costa 290 CHF; una parte dei risultati sono
consultabili qui: http://blog.hslu.ch/retailbanking > Kategorie: Regionalbanken
und Sparkassen > Analyse der Verwaltungsräte von 63 Schweizer Retail-Banken
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WIRPLUS settembre 2014
MARKUS AFFENTRANGER
SCAVA CON I RAGGI DEL SOLE
AFFENTRANGER BAU AG: SOSTENIBILITÀ COME PRINCIPIO
Al momento della consegna del Premio Solare 2012 da parte della consigliera federale Eveline Widmer-Schlumpf
per l’impiego di energia fotovoltaica nel suo nuovo stabilimento, Markus Affentranger stava già pensando al suo
prossimo progetto: un escavatore di 15 tonnellate dotato di un motore a energia solare anziché di un motore
diesel. L’escavatore è in azione da pochi giorni.
Grazie anche a Markus Affentranger e al suo nuovo stabilimento (sullo sfondo), Altbüron (LU) è un caso d’eccezione in tutta Europa per quanto
riguarda l’impiego di energia fotovoltaica.
18
WIRPLUS settembre 2014
Il grande impianto fotovoltaico di 3550 m2 installato sul tetto del
nuovo stabilimento dell’impresa Affentranger Bau AG a Altbüron
produce oltre 480 000 kilowattore (kWh) all’anno, pari a dieci volte
il fabbisogno totale di 47 000 kWh. Naturalmente, l’energia eccedente potrebbe essere immessa semplicemente in rete, ma il titolare dell’azienda Markus Affentranger ha in mente qualcosa di diverso: una ditta di costruzioni edili che opera possibilmente senza
diesel. Insieme al professor David Dyntar del Politecnico di Zurigo
(ETH) si è posto la domanda su come mettere in funzione una pesante macchina edile con l’energia ricavata dai pannelli solari anziché con diesel. A tale scopo, i due hanno scelto un vero peso massimo, un escavatore di 15 tonnellate della marca Takeuchi TB1140.
Per ben due anni Markus Affentranger, David Dyntar e venti ingegneri e studenti dell’ETH, della Scuola universitaria professionale di
Lucerna e della Scuola universitaria interstatale per la tecnica (NTB)
di Buchs si sono occupati dell’operatività a energia solare di un
escavatore da cui è stato tolto il motore diesel di 400 kg. Da poco
hanno trovato la soluzione: un motore elettrico a batteria di 40 kg,
conveniente in termini di costi, silenzioso e a emissioni zero.
Novità mondiale altamente efficiente
«In realtà non è compito di un costruttore edile incentivare e
portare avanti la tecnica solare per i macchinari ma, come
nell’industria automobilistica, i fabbricanti non sembrano molto
interessati ad abbandonare i carburanti fossili», commenta
Affentranger, ritenuto il pioniere dell’energia solare nel settore e
uno degli imprenditori edili più innovativi della Svizzera. Eppure
i vantaggi di un «escavatore a energia solare» sono evidenti.
–Il motore elettrico è a emissioni zero; il motore diesel invece,
oltre a particelle di polveri fini, produce formaldeide, anidride
carbonica (212 kg in 8 ore), idrocarburi e ossido di azoto. Il
motore elettrico non tutela solo l’ambiente, ma anche la salute
del conducente dell’escavatore, che oggi è costretto a lavorare
stando seduto in una nube di gas di scarico e che, attraverso
l’impianto di climatizzazione, si ritrova in una cabina «avvolta
nella nebbia».
–Se si tiene conto dei prezzi del carburante a 1.90 CHF per litro
di diesel e della kilowattora a 20 centesimi, in un giorno lavorativo le spese ammontano a 152 CHF per 80 litri di diesel e a
48 CHF per 240 kWh di corrente. All’anno (125 giorni d'impiego) è possibile risparmiare 13 000 CHF. Affentranger: «Se partiamo dal presupposto che a lungo termine il prezzo del diesel
salirà a 3 CHF e quello della corrente elettrica calerà a 10 centesimi, il risparmio annuo è di ben 27 000 CHF.»
–Il motore elettrico è silenzioso, un grande vantaggio quando si
lavora all’interno di un capannone, in un quartiere residenziale
o durante il fine settimana.
Premio Solare anche per Altbüron
Nel 2012 Markus Affentranger è stato insignito del Premio
Solare nella categoria Edifici con stardard Energia Plus. Ma
non è tutto: al suo comune di sede societaria e di domicilio
è stato conferito il Premio Solare 2013 nella categoria
Istituzioni poiché «promuove con determinazione gli
impianti solari, il riscaldamento a distanza e l’impiego di
energie rinnovabili». L’euforia fotovoltaica di Altbüron è
«contagiosa e funge da sprone per la svolta energetica a
livello comunale e cantonale». Non da ultimo grazie
all’impegno instancabile e al ruolo di pioniere di Affentranger,
Altbüron, che conta 950 abitanti, è il comune in tutta
l’Europa che vanta la più alta quantità di energia elettrica
pro capite generata da pannelli solari, ovvero 1616 watt
peak (Wp). A titolo di raffronto, la media svizzera si attesta
a 50 Wp e quella della regione di Brandeburgo a maggiore
energia solare in Germania, a 1010 Wp.
19
WIRPLUS settembre 2014
Il calcestruzzo viene colato e riutilizzato, ad esempio sotto forma di mattoni per la costruzione di muri.
Nell’impianto di lavaggio viene utilizzata l’acqua piovana raccolta dal tetto dello stabilimento.
20
WIRPLUS settembre 2014
Tuttavia è paragonando l’efficienza dei due tipi di motori che si
ottiene il risultato più significativo. Affentranger: «Un motore
diesel ha un’efficienza del 35% – un modesto 2% in più rispetto
a 50 anni fa – il resto è calore e attrito. Sarebbe più adatto come
calorifero per la casa... L’efficienza di un motore elettrico, invece,
è pari al 96%!»
Predisposizione mentale
La costante ricerca di una soluzione ancora più efficiente è per
Affentranger una vera e propria passione. Ma anche dai suoi 65
collaboratori si aspetta un approccio aperto alle innovazioni sostenibili. «Un dipendente alla guida di un escavatore che non fosse ben disposto ad allacciarlo alla corrente elettrica all’ora di
pranzo o alla sera per ricaricare le batterie non sarebbe al posto
giusto.» Per questo motivo, in occasione delle relazioni di membri
dei quadri o delle formazioni sulla sicurezza, i collaboratori vengono sensibilizzati in materia di sostenibilità. «Le reazioni sono
molto positive e, comunque, i miei collaboratori amano le novità», precisa Affentranger.
Sostenibilità come principio
Il comportamento sostenibile e rispettoso dell’ambiente attraversa come un filo conduttore tutti i processi aziendali dell’
Affentranger Bau AG. Nell’impianto di lavaggio, in cui Affentranger
ha investito 700 000 CHF, la sera i veicoli vengono puliti con acqua piovana, l’acqua viene depurata, il fango raccolto, essiccato
e riciclato. Tubature e lastre già tagliate, contenitori di mattoni
aperti, isolanti e materiali di ogni tipo non vengono smaltiti
come di consueto direttamente dal cantiere, bensì selezionati
nello stabilimento e immagazzinati per un utilizzo futuro. Il calcestruzzo residuo in pompe o autobetoniere viene colato quotidianamente; ne risultano blocchi di calcestruzzo che possono
essere utilizzati, ad esempio, per l’allestimento di giardini.
Affentranger: «Un migliore recupero dei materiali residui significa meno rifiuti e meno spese di smaltimento. In sinergia con la
tecnologia solare riusciamo a ottimizzare costantemente i costi.»
Patatine fritte e olio da cucina
A fronte dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili, in una
prossima fase Affentranger prevede di dotare un primo camion di
un motore a biodiesel ottenuto dall’olio di frittura delle patatine e
da grassi alimentari. Ma l’escavatore elettrico è solo uno dei progetti pilota. Infatti, se si può convertire un escavatore allora perché non un rullo compressore o un dumper? «La soluzione per lo
stoccaggio dell’energia sarà determinante», spiega Affentranger.
Per fortuna la tecnica degli accumulatori sta facendo grandi progressi. Secondo il Politecnico di Zurigo è prevedibile che l’efficien-
Il contenitore delle batterie dell’escavatore è montato.
za degli accumulatori aumenterà del 30% circa di anno in anno.
«L’obiettivo, e non solo della mia impresa, deve consistere nella
possibilità di servirsi di più accumulatori modulari anziché di diesel. Essi vengono messi sotto carica nello stabilimento e portati
al cantiere dove poi possono essere collegati agli apparecchi più
disparati, dalla mola per troncare all’escavatore.»
Giapponesi interessati
L’Affentranger Bau AG e il Politecnico di Zurigo hanno investito
svariate centinaia di migliaia di franchi nel progetto dell’escavatore elettrico. È possibile far brevettare o commercializzare il
prodotto? Affentranger dichiara che non è stato inventato nulla
di nuovo, considera però possibile una produzione in serie. «Takeuchi, il produttore giapponese di escavatori, ha seguito con
molto interesse il nostro progetto e probabilmente lo comprerà.
Sono convinto che il futuro sarà ‹elettrico› e che ogni produttore,
come ad esempio Tesla, che investe sistematicamente nella tecnologia solare, trionferà sul mercato.»
DANIEL FLURY
Sostenibilità: la carta vincente
Se è vero che «sostenibilità» è ormai un'espressione abusata
o persino sconsigliabile, è altrettanto vero che chi la
sperimenta nella pratica in qualità di azienda si assume le
proprie responsabilità nei confronti dell’ambiente, dei
collaboratori e dei partner commerciali. Con il sistema WIR,
la Banca WIR offre uno strumento sostenibile proprio,
fortemente ancorato al territorio svizzero, che genera
valore aggiunto per i suoi membri. Anche i clienti della
Banca WIR sono un esempio virtuoso di sostenibilità. Per
questo motivo, nel 2014 presenteremo sulle pagine di
WIRPLUS alcune aziende che incarnano tali principi. Sono
dedicati a questo tema anche i colloqui autunnali in
programma l’8 novembre 2014 presso il KKL di Lucerna. La
partecipazione ai colloqui autunnali è aperta ai clienti della
Banca WIR che detengono parti ordinarie.
21
WIRPLUS settembre 2014
Il prossimo progetto di Markus Affentranger: dotare una delle autobetoniere di un motore a biodiesel.
Affentranger Bau AG
Figlio di agricoltori, Markus Affentranger, nel 1978 a soli ventun
anni dopo il tirocinio di muratore, ha fondato una propria ditta
a Altbüron tirando avanti nei primi tempi con lavoretti per agricoltori della zona. È seguita la maturità professionale tecnica,
ottenuta frequentando corsi serali mentre la sua azienda
continuava ad espandersi. Oggi l’Affentranger Bau AG conta
65 dipendenti e 10 apprendisti e lavora al 60% nell’edilizia
fuori terra per l’agricoltura, l’industria e l’edilizia residenziale e
al 15% nell’ambito dell’edilizia delle sottostrutture. Rinnovi e
piccoli lavori rappresentano circa il 10% del volume d’affari, il
15% è generato da impianti per prati sintetici.
La connotazione rurale di Altbüron è considerata un vantaggio
da Affentranger poiché rende più facile reclutare apprendisti e
collaboratori. Inoltre Altbüron è situata praticamente al centro
tra Willisau, Sursee, Langenthal, Zofingen e Huttwil e dista solo
35-45 minuti da Zurigo, Basilea, Berna e Lucerna.
Settore edile dinamico
Il grande potenziale di ordinativi che ne deriva non è solo
teorico secondo Affentranger. «Il 2015 sarà un ottimo anno per
noi e le prospettive per i prossimi dieci anni appaiono altrettanto positive.» La crescita della popolazione genera una
maggiore domanda di spazi abitativi, ma deve essere costruita
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anche l’infrastruttura necessaria, comprese ad esempio le case
di riposo per anziani. «Peraltro è assolutamente indispensabile
trattare più consapevolmente le risorse.» Sono passati i tempi
dello spreco di energia fossile e dello sfruttamento del terreno.
Occorre costruire in modo più energetico, sostenibile, «intensivo». Questo prevederà tra l’altro «la riedificazione di vecchi
edifici, persino di interi quartieri, per fare posto a costruzioni
efficienti che sono in grado di produrre l’energia che consumano».
Ben presto tre figli in azienda
Lukas Affentranger, il figlio maggiore, disegnatore edile
diplomato e muratore, lavora già nell’impresa. Il suo prossimo
obiettivo è il diploma di capomastro. Marius e Gabriel Affentranger seguono ancora una formazione e, a partire dal 2015,
andranno a dare manforte al padre nel comparto delle
sovrastrutture l’uno e del marketing l’altro.
WIR come chance
Da 28 anni Affentranger partecipa a WIR: «Il sistema WIR è
eccezionale come strumento di marketing, offre buone
opportunità e ha sempre contribuito a procurarci nuove
commesse.» In qualità di membro del comitato direttivo del
gruppo WIR Svizzera centrale, Affentranger approfitta degli
eventi organizzati per allacciare nuovi contatti d’affari.
WIRPLUS settembre 2014
WIR – LA PIÙ GRANDE RETE
D’AFFARI DELLA SVIZZERA!
FIERA WIR DI ZURIGO CON UNA ZONA DI BUSINESS ED EVENTO
Il sistema WIR è un’enorme rete d’affari di circa 50 000 PMI. In occasione
della 71a fiera WIR di Zurigo che avrà luogo dal 21 al 24 novembre, oltre
a fondatori di imprese, successori ai vertici aziendali e start-up WIR, anche
i titolari di PMI interessati avranno la possibilità di collegarsi a questa rete
d’affari nella nuova zona di business. L’evento di sabato 22 novembre farà
conoscere più da vicino i vantaggi del sistema WIR a espositori e visitatori,
in particolare a giovani imprenditori e fondatori di aziende.
La mia chance – Banca WIR: questo slogan della Banca WIR sprona
i clienti all’azione. La Banca mette a disposizione prodotti e servizi,
ma le opportunità che ne derivano devono essere colte personalmente da ogni partecipante. Questo vale in particolare per le
chance offerte alle imprese che fanno parte del sistema di compensazione WIR. La moneta complementare WIR circola tra circa
50 000 PMI e crea un circuito chiuso – una rete – che nel frattempo esiste da 80 anni ma che, nell’era dei social media, non potrebbe essere di maggiore attualità. Date un’occhiata a come funziona: www.bancawir.ch > Clienti WIR > Il sistema WIR (video).
Zona di business con settore start-up WIR
Le fiere WIR di Berna, Lucerna e Zurigo sono fiere del commercio
e dell’industria, in occasione delle quali i partecipanti WIR presentano un’interessante gamma di prodotti e servizi. Come visitatori
sono benvenuti tutti. Quest’anno il programma quadro della fiera
WIR di Zurigo propone una novità: una zona di business che offre
a imprese e acquirenti una piattaforma soprattutto per l’ottimizzazione dei costi aziendali e il piazzamento del denaro WIR. Nella
zona di business è integrato un settore start-up WIR dove sono
situate le imprese presso le quali si possono acquistare innumerevoli servizi necessari alla gestione aziendale. Il settore start-up
WIR è in linea in particolare con le esigenze di giovani imprenditori e fondatori di aziende ed è il punto d’incontro ideale per informarsi e allacciare nuovi contatti. Sono rappresentati, tra gli
altri, anche i 13 gruppi WIR regionali con uno stand congiunto, la
IG Leasing AG e la Banca WIR soc. cooperativa.
Rete WIR
La fiera WIR di Zurigo offre quindi innumerevoli opportunità da
cogliere al volo. Ma non bisogna lasciarsi sfuggire nemmeno
l’evento «WIR – das grösste Business-Netzwerk der Schweiz»
(«WIR – la più grande rete d’affari della Svizzera») che si terrà
sabato 22 novembre (dalle ore 13.00 alle 15.30 circa). Un appassionante scambio di esperienze illustrerà come l’impiego di WIR
in un’impresa generi affari supplementari e contribuisca ad aumentare la fidelizzazione della clientela. Vi parteciperanno tra
l’altro Oliver Willimann, presidente del consiglio d’amministrazione della Banca WIR, Luzius Hartmann, responsabile della
succursale della Banca WIR a Zurigo, e nel quadro di una tavola
rotonda Walter Zahnd jr., direttore sostituto di Nerinvest AG
(impresa generale e fiduciaria immobiliare), Willy Langenegger,
titolare e CEO di Swiss Photovoltaik GmbH in Appenzello, Myrta
Zumstein, contitolare di Zumstein Insektengitter GmbH a Benken
(SG), e Olivier Andenmatten, CEO e proprietario dell’Hotel Hannigalp a Grächen. Un ricco aperitivo concluderà l’evento, invitando
ad allacciare nuovi contatti e a fare networking. La partecipazione a questo evento è gratuita; si prega di inviare la propria iscrizione alla segreteria dell’evento (e-mail a [email protected]).
ROGER MÜNGER
www.wmzag.ch
Cfr. l’articolo sul tema della rete d’affari a pag. 34
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WIRPLUS settembre 2014
LA REGIONE LOMBARDIA PRONTA
AL «CAMBIO DI PASSO»
L’ECONOMIA ITALIANA CERCA NEL SISTEMA WIR NUOVI ORIZZONTI
La moneta complementare WIR della Banca WIR ha tenuto a battesimo Sardex, la valida moneta complementare
in uso da alcuni anni in Sardegna. Gli esperti economici italiani ravvisano anche sulla terra ferma opportunità per
una crescita economica se l’introduzione della moneta complementare è accompagnata da una nuova etica.
Yves Wellauer e Doriana Botta hanno rappresentato la Banca WIR.
Nel momento epocale in cui il virus della disgregazione sia
sociale che economica sembra regnare in molti paesi d’Europa
(Italia compresa), dalla vicina Lombardia arrivano segnali di una
struttura che sembra essere sempre più propensa ad una incontenibile voglia di cambiamento.
Moneta complementare
A dire del presidente della Confindustria italiana Giorgio Squinzi,
la crescita del sistema produttivo, nei primi quattro mesi del
2014, è stata praticamente pari allo zero. Nel contempo però
l’Italia cerca di imporsi esprimendo una convulsa voglia di met-
A questo proposito si è tenuto, presso il Palazzo Lombardia di
Milano, il secondo appuntamento del progetto di sperimentazione della moneta elettronica complementare. Una legge regionale
del 2014, approvata dal Consiglio regionale, ha dunque consentito di dare il via ufficiale a questa rivoluzione economica che nel
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tere un importante freno alla burocrazia e alla corruzione, cercando tra le varie soluzioni possibili qualcosa che giochi a favore
di riforme certe, che permettano un minimo di coesione sociale.
WIRPLUS settembre 2014
giro di pochi anni (forse mesi) dovrebbe permettere a questa regione adiacente ai nostri confini di intraprendere un nuovo percorso
di impostazione del sistema produttivo lombardo.
In merito a questa iniziativa, l’ex vicepresidente, oggi segretario
generale, della Regione Lombardia Andrea Gibelli ha convocato
oltre cento dirigenti regionali per diffondere la conoscenza
sull’argomento, allo scopo di dare sviluppo e consapevolezza delle enormi potenzialità dello strumento e raccogliere suggerimenti per l’applicazione di questa nuova visione di mercato sia al
privato cittadino che alla pubblica amministrazione.
WIR e Sardex
Tra i vari ospiti e relatori c’erano due rappresentanti della succursale della Banca WIR a Lugano. Yves Wellauer (responsabile succursale) e Doriana Botta (sostituta), i quali hanno portato una
significativa testimonianza, dettata dall’esperienza della moneta
complementare WIR (dal 1934) e dalla sua progressiva trasformazione in un sistema economico interno il quale ha saputo donare un sostanziale contributo all’economia svizzera.
È da segnalare la presenza di interlocutori di rango come Massimo
Amato e Luca Fantacci, professori e ricercatori dell’Università
Bocconi di Milano. Grandissimi esperti di storia delle istituzioni e
crisi del sistema finanziario globale e storia economica e del pensiero economico, professionalmente e umanamente impegnati
nell’ambito del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico.
Entrambi si sono espressi a favore della moneta alternativa con
analisi di approfondimento della materia economica del paese,
entrando spesso a specificare il comportamento e l’analisi della
Banca centrale europea la quale, negli ultimi anni, nonostante
abbia messo in circolazione una ingente quantità di denaro liquido, non ha quasi mai potuto riscontrare risultati efficienti. Dunque molte risorse sono rimaste inutilizzate probabilmente a causa di un sistema forse troppo articolato.
Una struttura monetaria alternativa, a detta di questi due professori italiani, potrebbe evitare strane speculazioni finanziarie e
illegali operazioni economiche a sfavore della criminalità organizzata e di tutti i suoi derivati fuorilegge.
Francesco Baroni, direttore centrale della Programmazione integrata della Regione Lombardia, e Giorgio Papa, direttore genera-
le di Finlombarda (Finanziaria per lo sviluppo della Lombardia),
hanno anche portato uno sguardo informato sul soggetto. Gli
addetti ai lavori di questa giornata costruttiva e innovativa non
hanno potuto esimersi dal prendere posizioni di grande assenso
nei confronti del sistema WIR che da 80 anni costituisce l’equilibrato supporto per oltre 50 mila aziende svizzere e per il Sardex la
moneta virtuale di Cagliari in Sardegna che ad oggi vanta una
partecipazione che va ben oltre le mille unità produttive dell’isola italiana (sardex.net).
L’esempio dello STRO
Tra tutti gli interventi di questa giornata formativa, è risultato
essere molto significativo anche quello del rappresentante olandese Henk Van Arkel, il quale ha specificatamente parlato dello
STRO (Social Trade Organisation; socialtrade.org) e della grande
rete di questa moneta di compensazione. Un sistema che ha dato
vita ad un apparato economico preso in seria considerazione da
paesi e regioni più o meno povere, composte da aree dove quelle
che vengono considerate materie prime non sempre corrispondono alla reale esigenza di mercato tendente ad informazioni
piuttosto falsate.
Di certo c’è che il metodo STRO e il suo sistema di scambio
hanno permesso ai proprietari di piccole imprese di investire
senza dover subire alti tassi di interesse, e quindi rafforzare le
infrastrutture locali. Aumenta la capacità produttiva attraverso
la circolazione di una moneta locale e la domanda del consumatore, in paesi come Olanda, Spagna e altri meno ricchi come
alcuni del Sud America e dell’America centrale.
Questa volta sembra che la vicina Italia e soprattutto la vicinissima Lombardia siano propense a cambiamenti risolutamente
positivi e costruttivi. A quanto pare l’aumento delle tasse italiane
nutre un importante vantaggio sul PIL (prodotto interno lordo).
Questo fenomeno, a detta degli autorevoli uomini di economia
italiana, se dovesse persistere creerebbe seri problemi di stabilità
di tutti i mercati italiani ed europei.
Il sistema WIR, soprattutto in questa congiuntura di soluzioni
alternative alla crisi globale, resta oltre che una speranza e valente esempio, la certezza che le operazioni di scambio tra i popoli
possano restare uno dei più significativi mezzi di civiltà, cultura
e onesto vivere.
PIETRO VAGLI VIELLO
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WIRPLUS settembre 2014
IL RITORNO DEL BISONTE
Cugino del bufalo americano, il bisonte europeo era scomparso dal territorio elvetico mille anni fa. La specie,
minacciata d’estinzione, beneficia di programmi di reintroduzione in semilibertà nelle grandi foreste. Una
struttura di questo tipo dovrebbe nascere l’anno prossimo a Suchy (VD) e già alcuni esperti chiedono la messa in
libertà degli animali nel Giura.
Attualmente, in Svizzera si può osservare il bisonte europeo nei parchi naturali e faunistici di Berna (foto), Arth-Goldau e Winterthur.
Estinti e poi risorti
Secondo l’Ufficio federale dell’ambiente (UFAM), in Svizzera il 40% delle specie
animali sono a rischio. Il Piano per la promozione delle specie prevede il miglioramento degli spazi vitali globali e la delimitazione di zone protette. Data la disponibilità limitata di mezzi occorre però fissare delle priorità. Ciò significa purtroppo che specie «meno vistose» – ad esempio alcuni esemplari di insetti e
gasteropodi – scompariranno in sordina.
Questi animali saranno cancellati irrimediabilmente, al contrario di mammiferi
quali l’orso bruno o il castoro europeo, considerati estinti e poi ritornati da oltrefrontiera – come l’orso bruno – senza peraltro suscitare grandi emozioni o reintrodotti attivamente – come il castoro – con notevoli vantaggi per l’ambiente.
Anche il bisonte potrà tornare a essere presente in Svizzera, ma solo se sarà liberato dalle gabbie degli zoo e non sarà più considerato come un fossile di epoche
ormai remote, bensì un elemento dell’ecosistema malgrado la sua lunga assenza.
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La lince e l’avvoltoio, ad esempio, sono riusciti in questa impresa, mentre l’orso e
il lupo sono tollerati sempre e soltanto come animali di transito.
Orso bruno
Esattamente 110 fa, il 1° settembre 1904 Padruot Fried, cacciatore provetto, abbatté nella Val S-charl l’ultimo orso bruno in Svizzera. Nell’Altipiano il ricordo degli
orsi si era perso molto prima, addirittura nel 15o secolo. Nel Giura e nelle Prealpi
gli ultimi orsi futuro uccisi attorno al 1800. Sebbene verso il 1900 siano stati
avvistati rari esemplari concentrati nella Bassa Engadina, almeno fino al 1889 in
un ricettario di cucina, «Die Schweizerköchin» (La cuoca svizzera), faceva bella
mostra di sé una speciale preparazione di carne di orso. «La carne di orso viene
marinata e preparata come quella del cinghiale». Non è dato sapere se gli chef
della Kurhaus Tarasp abbiano seguito questi consigli quando hanno cucinato per
i loro ospiti l’orso di 118 chili abbattuto da Fried. La Svizzera non sembra deplorare
particolarmente l’estinzione degli orsi; nessun programma di reintroduzione è all’or-
WIRPLUS settembre 2014
Un secolo fa lo stambecco è stato reintegrato in Svizzera e circa
60 anni fa il castoro (cfr. articolo «Estinti e poi risorti»). Ora, con
il bisonte, si annuncia il ritorno di un altro mammifero – circa un
millennio dopo essere stato avvistato per l’ultima volta nella
Svizzera orientale – un periodo talmente lungo che non vi è più
alcuna traccia di esso nella memoria collettiva. In Svizzera, il
bisonte europeo viveva nella regione dell’Altipiano, ma il disboscamento e lo sviluppo delle colture lo hanno spinto a migrare
altrove. Già i contemporanei del Patto federale del Grütli avevano
sicuramente dimenticato la sua esistenza.
Cugino del bisonte americano, quello europeo (Bison bonasus) è
più slanciato e misura 1,80 metri di altezza al garrese. Un esemplare maschio pesa da 700 a 1000 chilogrammi. Grazie alle sue
membra più lunghe si procura con facilità i suoi 30 a 60 chilogrammi di rami, foglie, boccioli, ghiande e bacche che, oltre a
erbe e cortecce d’albero, fanno parte del suo menu quotidiano.
L’idea di parchi naturali dedicati specificamente alla salvaguardia
dei bisonti europei è nata qualche anno fa dietro raccomandazione dell’«Association Bison d’Europe Suchy», che fa parte
dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura
(UICN) con sede a Gland (VD). Il primo parco di questo genere è
in corso di realizzazione nei Grands Bois de Suchy, a qualche
chilometro a sud-est di Yverdon-les-Bains, dove la prima colonia
dine del giorno. Eppure le sorti di «Baloo» non hanno smesso di accendere gli animi
nel nostro paese, dato che in Italia dal 1999 è in corso un reinsediamento di orsi
bruni e che dal 2005 singoli animali nelle loro incursioni entrano nel territorio svizzero. Questo fenomeno ha indotto la Confederazione a mettere a punto una Strategia
Orso basata sul presupposto che, in linea di principio, l’uomo e l’orso possono convivere pacificamente – una tesi non condivisa da tutti – e in cui si propone una suddivisione di questi animali in tre tipologie: orso innocuo, orso problematico, orso pericoloso. Quest’ultimo è destinato a essere abbattuto. Il piano strategico prevede anche
dei risarcimenti per i danni causati dagli orsi.
Lupo
Nemmeno il lupo ha vita facile in Svizzera. Cacciato da tempo immemorabile, la
sua presenza è stata comunque tollerata fintantoché si è nutrito delle sue prede
naturali, il cervo e il capriolo. Ma quando, con l’avvento delle armi da fuoco nel
19o secolo, questa selvaggina fu pressoché sterminata obbligando il lupo ad at-
di 6 a 8 animali dovrebbe essere reintrodotta l’anno prossimo.
Tuttavia, non si tratta di una vera e propria reintroduzione poiché
gli animali vivranno solo in semilibertà ovvero in parchi adibiti a
foresta.
Bison d’Europe Suchy
All’origine dell’iniziativa, l’operatore forestale responsabile di
Suchy, Michel Mercier, intendeva promuovere maggiormente le
campagne di sensibilizzazione organizzate regolarmente su questo territorio di oltre 100 ettari. Insieme al biologo Alain Maibach
ha quindi fondato l’«Association Bison d’Europe Suchy». Con il
benestare delle autorità locali, cantonali e federali ora sono in
procinto di pianificare uno spazio forestale di oltre 100 ettari che
sarà popolato dai bisonti l’anno prossimo. Questa antica ed estesa foresta offre numerosi vantaggi: l’umidità, la varietà delle sue
essenze e la mancanza di pendenze molto ripide concorrono al
successo dell’impresa. Oltre all’estensione territoriale di questo
bosco, per adattarsi bene i bisonti europei hanno bisogno di
poter vivere indisturbati lontani da occhi indiscreti, un comportamento che suscita sicuramente comprensione in Svizzera…
Sponsor cercasi
Nell’autunno 2014, l’Associazione intende moltiplicare i contatti
con gli sponsor interessati a contribuire al budget annuale di circa 160 000 franchi e al budget iniziale di sistemazione e insedia-
taccare gli animali domestici, il suo destino era ormai segnato. L’ultimo esemplare autoctono censito ufficialmente fu abbattuto nel 1871 presso Iragna (TI).
Nell’Altipiano il lupo scomparve già nel 17o secolo ma nessuno, né qui né altrove,
sembra sentirne la mancanza. Nemmeno la Confederazione, come emerge nella
sua Strategia Lupo, intende sostenerne attivamente la reintroduzione. Dato che
dal 1995 non è raro che singoli lupi sconfinino dalla vicina Italia – in settembre
2012 è stato avvistato il primo branco familiare – ci si vuole comunque preparare al suo ritorno, soprattutto per ridurre al minimo i conflitti con gli allevatori di
bestiame minuto. Sul sito web www.kora.ch sono segnalati e costantemente aggiornati gli avvistamenti di lupi.
Lince
Contrariamente ai grossi carnivori come l’orso e il lupo, la lince non rappresenta un
pericolo per l’uomo. Tuttavia è stata oggetto di una caccia sistematica per la sua
bella pelliccia e perché veniva considerata dai cacciatori come una rivale. Dagli inizi
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WIRPLUS settembre 2014
mento di circa un milione di franchi. Per coprire quest’ultimo si
punta soprattutto sulle imprese regionali che potrebbero anche
aiutare con una partecipazione fattiva, ad esempio per il trasporto dei materiali e degli animali, la costruzione di recinti e così via.
«Ad ogni modo non diventerà certamente un parco dei divertimenti», insiste Alain Maibach. Gli escursionisti potranno sperare
di intravedere un animale ma senza garanzia, poiché il bisonte
ama la sua «privacy». «Nel corso di numerose ore d’ispezione in
una foresta in Polonia ho avuto la fortuna di scorgere una madre
con il suo piccolo. Ma sarebbe stato pericoloso avvicinarmi. Se la
madre avesse percepito un pericolo sarebbe venuta alla carica.»
A Suchy, un recinto nel quale la fauna selvatica può muoversi a
suo agio proteggerà i bisonti dall’uomo (e viceversa).
Bonus per la biodiversità
Lo spazio sarà suddiviso in tre settori di 40 ettari ciascuno. Due
di questi saranno aperti agli escursionisti e verranno lavorati
normalmente dai forestali, mentre il terzo sarà riservato agli animali. L’alternanza tra i settori sarà determinata dall’impatto dei
bisonti sull’ambiente, secondo le previsioni ogni tre-cinque anni.
Per Alain Maibach questo è uno degli aspetti più interessanti del
progetto, anche se poco visibile. L’apporto di foraggio dall’esterno sarà limitato poiché il bisonte europeo ha dimostrato notevoli
capacità di adattamento. «Tuttavia, il bisonte farà le sue scelte
del 20o secolo è stata dichiarata estinta. La sua reintroduzione è stata attuata in modo
attivo una volta acquisita la consapevolezza che un ecosistema intatto e un bosco
sano non hanno bisogno solo di ungulati, ma anche di predatori carnivori che hanno
caprioli e camosci sulla propria «lista della spesa». Per questo il 23 aprile 1971 a
Melchtal (OW) è stata liberata una coppia di linci originaria dei Carpazi slovacchi.
Circa l’80% delle oltre 100 linci svizzere vive nelle Alpi occidentali, il restante 20% nel
Giura (in particolare nel Cantone di Soletta). L’animale è largamente accettato dalla
popolazione, solo i cacciatori continuano a non vederlo di buon occhio temendone la
concorrenza. La Strategia Lince della Confederazione prevede la possibilità di abbattere gli animali più aggressivi in cerca di cibo, pur dando la priorità alla cattura e allo
spostamento in altre aree geografiche delle «linci problematiche».
Avvoltoio
Per quanto riguarda l’accettazione, i predatori che si librano nel cielo hanno gioco molto più facile rispetto ai colleghi quadrupedi che si possono incontrare in
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alimentari che a loro volta avranno un impatto sull’ambiente.
Nutrendosi di determinati vegetali darà la possibilità ad altri di
svilupparsi cosicché le sue preferenze imprimeranno una nuova
dinamica alla diversificazione dell’ecosistema.» Nelle nostre foreste
così ben regolamentate questo fenomeno benefico per la biodiversità si verifica soltanto quando una tempesta o un incendio
devastano grandi superfici!
Un miracolo del mondo animale
Il progetto di Suchy è tanto più notevole se si considera che il
bisonte europeo ne ha fatta di strada: l’ultimo bisonte allo stato
brado fu ucciso nel 1921 in Polonia, ma la specie è riuscita a sopravvivere grazie a 54 esemplari curati negli zoo. Questi erano
discendenti di bisonti che lo zar di Russia aveva dato in omaggio
a parchi e riserve di animali selvatici. Grazie a programmi di allevamento oggi si contano nuovamente circa 3500 animali, tuttavia ancora troppo pochi per evitare delle fragilità dovute alla
consanguineità. Alain Maibach ricorda che con una popolazione
di 20 000 esemplari, il cavallo Franches-Montagnes (Freiberger) è
considerato una razza fragile. Per risalire la china, l’UICN privilegia
la salvaguardia di piccoli insediamenti che accolgono esemplari
selezionati dal pedigree conosciuto. Tali insediamenti esistono
già in Francia e Germania. Ognuna di queste strutture è soggetta al controllo dell’UICN. «Funzioneremo come un ostello»,
commenta sorridente Alain Maibach, il futuro responsabile di
una passeggiata nel bosco (o in città: il 19 giugno 2014 un treno ha investito e
ucciso un lupo a Schlieren). Ma non è sempre stato così. Un tempo il gipeto veniva chiamato l’avvoltoio degli agnelli, perché si pensava che cacciasse e si cibasse
di cuccioli di pecora. Si narrava addirittura che ghermisse i bambini piccoli per
portarli via e divorarli. Non stupisce quindi che gli sia stata data una caccia spietata fino all’ultimo esemplare, abbattuto nel 1886 nei dintorni di Visp. In realtà il
gipeto si nutre quasi esclusivamente di ossa, diversamente dall’avvoltoio monaco
e dal grifone. Può ingoiare ossa lunghe fino a 18 centimetri, mentre fa cadere
dall’alto di una roccia quelle più lunghe per frantumarle. È la stessa sorte riservata alle tartarughe di terra, scoperte dai gipeti nel bacino del Mediterraneo come
cibo supplementare. Nel quadro degli sforzi europei finalizzati alla loro reintroduzione, nel 1991 sono stati liberati per la prima volta dopo oltre 100 anni degli
avvoltoi, all’interno del Parco nazionale. Nel 2007 due coppie di gipeti si sono riprodotte per la prima volta e l’anno dopo altre due coppie hanno messo al mondo un pulcino ciascuna, una nella zona dell’Albula e l’altra in quella del passo del
WIRPLUS settembre 2014
un’istituzione un po’ diversa
dalle altre, con vista panoramica
sulle Alpi, il Giura e il Lago di Neuchâtel.
Abbattere le barriere
Più a nord, Darius Weber di Hintermann & Weber AG a Reinach
(BL), un ufficio di consulenza, pianificazione e ricerca nell’ambito
della salvaguardia dell’ambiente, vuole andare oltre e rimettere in
libertà il bisonte. L’esperimento ha avuto esito positivo in Germania e allora perché non farlo nel Giura? La topografia del cantone
è idonea e la rete stradale non è così fitta come nell’Altipiano.
«Nei primi tempi è necessario un recinto», conferma l’esperto. Ma
dopo qualche anno, il tempo necessario affinché l’uomo e l’animale abbiano imparato a convivere, spera di far cadere le barriere.
Il cervo vive nei nostri boschi e allora perché non il bisonte?
L’animale non è né più né meno aggressivo di una mucca e comunque ogni escursionista che si avvicina troppo a un vitello
scopre ben presto i limiti della mansuetudine dei ruminanti.
non sa nemmeno
che era estinto ed è
tornato solo dopo il suo reinsediamento nel 1911 (cfr. articolo «Estinti e poi risorti). In conclusione, ascoltandolo ci si convince che il solo handicap del bisonte
è quello di non figurare nello stemma di alcuna bandiera cantonale. Il progetto molto innovativo ha già suscitato l’interesse di
privati, ma sarà necessario il sostegno degli enti pubblici, della
collettività e, in particolare, dei comuni ospiti. Tornano i tempi del
bisonte europeo. Utopia? Niente affatto.
VINCENT BORCARD
Resta la questione delle ripercussioni sul biotopo. Il bisonte si
sentirà a suo agio nell’Altipiano svizzero? Non disturberà le abitudini della fauna esistente? Darius Weber non porta ad esempio
la lince ma lo stambecco, che ha ritrovato con tale facilità il suo
habitat naturale sulle Alpi che la maggior parte della popolazione
Forno. Attualmente nell’intero arco alpino vivono circa 100 gipeti, la metà circa
dei quali visibili anche nella regione alpina svizzera. Per ampliare la varietà genetica, altri gipeti sono stati messi in libertà: in maggio 2012, ad esempio, due
esemplari hanno ritrovato il loro habitat naturale a Calfeisental (SG) grazie alla
Fondazione Pro Gipeto.
Un rapace che ha evitato per poco l’estinzione è l’aquila reale. Braccata e cacciata per secoli, è stata dichiarata specie protetta nel 1926. Delle circa 1200 coppie,
più o meno 300 vivono e si riproducono in Svizzera.
Castoro
Per il castoro, la condanna a morte in Svizzera è stata emessa attorno al 1800.
L’animale era molto apprezzato per la sua pelliccia, per le sue carni e per il castoreo, una secrezione ghiandolare suscettibile, secondo le credenze, di alleviare i
crampi e le crisi epilettiche. Verso il 1900, dei 100 milioni di esemplari ne erano
rimasti in Europa circa un migliaio, di cui 2030 in Francia, 300 al massimo in
Norvegia e il resto in Russia. Verso gli anni Cinquanta in Svizzera si capì che il
castoro aveva un ruolo importante nell’ecosistema idrico. I primi castori furono
introdotti nella regione del Lago Lemano nel 1956. Dal 1962 sono una specie
protetta. Con la Strategia Castoro adottata nel 2004 si mira tra l’altro a preservare o rivitalizzare gli spazi vitali necessari alla sua sopravvivenza duratura. I castori creano talvolta qualche fastidio, quando scortecciano gli alberi da frutto o
causano inondazioni.
Cervo, capriolo e camoscio
La contrazione degli spazi vitali e l’intensificazione della caccia hanno portato nel
1850 all’estinzione del cervo. E a proposito del capriolo, nel trattato «Brehms
Thierleben», edizione 1892, si legge: «Tranne alcuni branchi isolati, in Svizzera il
capriolo è scomparso.» La prima Legge federale sulla caccia del 1875, che prevedeva restrizioni della stagione venatoria e del numero di capi abbattuti, fu
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WIRPLUS settembre 2014
Il bisonte europeo è il mammifero terrestre più grande d’Europa. Nel
Parco degli animali Dählhölzli (Berna) una passerella di 250 metri di
lunghezza con tavole informative, panchine, una piattaforma
panoramica e cannocchiali lungo il suo percorso porta nella riserva dei
bisonti, che si estende per ben 5 ettari.
Intervista a Marc Rosset, curatore del parco zoologico
Dählhölzli di Berna
Quanti sono i bisonti nel parco zoologico Dählhölzli?
Attualmente sono quattro maschi e otto femmine. Si tratta all’incirca
del numero da noi previsto.
È molto impegnativo curarli?
Alci, renne ma anche caprioli sono molto più selettivi per quanto
riguarda la loro alimentazione e quindi più esigenti. Ad esempio, ad
un alce non si può semplicemente dare una balla di fieno perché non
mangia cibo da terra. I bisonti sono impegnativi perché sollecitano
notevolmente i recinti, calpestano tutto e scorticano gli alberi. Per
questo motivo è necessario proteggere i singoli alberi con mucchi di
rami avvolti con reti metalliche – ciò che a sua volta crea spazi vitali supplementari per piccoli animali – oppure recintare gruppi di alberi con inferriate. Affinché i bisonti possano comunque dedicarsi
alla loro occupazione preferita, mettiamo dei tronchi recisi nel recinto e forniamo loro fieno e foraggio speciale.
Quali sono le prospettive di riproduzione? Tutti gli animali possono
restare nel Dählhölzli?
No, i maschi adulti tormenterebbero quelli piccoli mentre monterebbero le femmine. Non dobbiamo arrivare a questo punto anche
perché tutti i bisonti viventi discendono da 12 animali e quindi presentano un notevole grado di consanguineità. Preferiamo quindi
cedere gli animali in soprannumero a zoo o a progetti di rinselvatichimento, ad esempio in Romania, Polonia o Russia.
Sarebbe quindi disposto a cedere animali anche per il progetto di rinselvatichimento in Svizzera e quali dimensioni dovrebbe avere una
mandria all’inizio?
Se tutte le autorità interessate danno il via libera al progetto non
vedo alcun ostacolo. Una mandria iniziale dovrebbe essere composta
da almeno un esemplare maschio e quattro femmine.
Sarebbe ancora sicuro per gli esseri umani passeggiare per un bosco
popolato da bisonti?
Ho qualche dubbio in merito: non vorrei avvicinarmi troppo a una
madre che vuole proteggere il suo piccolo. Consiglio un recinto con
un accesso controllato per le persone.
Lo sterminio dei bisonti era stato causato dalla caccia e dalla deforestazione. Lo stesso bisonte però non si prende affatto cura degli alberi. Le foreste del Giura sopravviverebbero a una grande mandria?
Si tratta di una questione che riguarda le dimensioni e la fertilità
della superficie forestale disponibile. I bisonti non si nutrono solo di
cortecce ma anche di fogliame, erbe, bacche e funghi. Ad ogni modo
bisogna prevedere accanimenti analoghi a quelli provocati dai cervi.
Quali sono secondo lei le chance per i progetti svizzeri?
Vedo buone probabilità di successo per Suchy, dove è previsto un
recinto per gli animali. Non conosco il progetto nel Giura; comunque
fatico ad immaginarmi che i bisonti vadano girovagando liberamente per le foreste del Cantone. Un progetto simile nella zona delle
montagne del Rothaar in Germania si è concluso con la recinzione
della mandria.
INTERVISTA: DANIEL FLURY
promulgata giusto in tempo per garantire la sopravvivenza degli animali che arrivavano dall’Austria (cervo) e dalla Germania meridionale (capriolo). Anche gli
ultimi contingenti di camosci autoctoni hanno tratto profitto dalla normativa e
hanno potuto vivere in pace. L’unico criterio per la protezione di singole specie
animali era a quei tempi la loro utilità o nocività. Per questo il destino del lupo,
dell’orso, della lince o del gipeto non è stato nemmeno considerato durante il
dibattimento parlamentare.
del Gran Paradiso in Italia, dove la specie è protetta dal 1820. Poiché il re Vittorio
Emanuele III ne vietò l’esportazione, i primi capi furono introdotti in Svizzera di
contrabbando nel 1906. Un programma di allevamento ha permesso di ottenere
una popolazione di stambecchi tale da procedere a un rinselvatichimento degli
animali. Dal 1977 il contingente viene regolato mediante la caccia.
DANIEL FLURY
Stambecco
Il fatto che le sue carni siamo particolarmente prelibate e che ogni parte del suo
corpo – corna, peli, pelle, sangue e persino gli escrementi – venga impiegato per
scopi pseudomedicinali ha condannato lo stambecco a sicura estinzione. L’animale che ornava lo stemma della Lega Caddea prima e del Cantone dei Grigioni
poi era scomparso nelle regioni svizzere orientali già nel 17o secolo. Due secoli
dopo, all’inizio del 19o secolo non esisteva più un solo stambecco in tutto l’arco
alpino. L’unica eccezione era rappresentata da un centinaio di esemplari nell’area
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WIRPLUS settembre 2014
LA DISPOSIZIONE DEL PAZIENTE
Fondamentalmente, l’allestimento di una disposizione del paziente è opportuno per
tutte le persone capaci di discernimento, ma occorre pensarci per tempo fintanto che
si è ancora in grado di farlo. A che cosa si deve prestare attenzione?
Per noi è più che naturale decidere e determinare ogni giorno ciò
che vogliamo o non vogliamo dalla vita.
La libertà personale
La libertà personale è ancorata nella nostra Costituzione e assume una grande rilevanza nella nostra cultura. Questo diritto di
autodeterminazione interessa ogni aspetto della nostra vita. La
capacità di discernimento non dipende né dall’età, né dallo stato
di salute. Le persone che hanno la facoltà di agire ragionevolmente, prevedere gli effetti delle proprie decisioni e comportarsi
di conseguenza sono capaci di discernimento.
Decisioni autonome
Ogni essere umano capace di giudicare prende decisioni, in ampia
misura autonome, in merito al suo patrimonio e alla sua persona. Può essere molto parsimonioso o indebitarsi. Spetta a lui
decidere se praticare uno sport, compromettere consapevolmente la propria salute con il fumo o pregiudicare la qualità
della sua vita mangiando troppo e male, così come quali principi
etici seguire.
Disposizioni di ultima volontà
Pensando alla morte, spesso nasce il desiderio di disporre un’ultima volta di ciò che deve succedere con i propri beni. Inoltre, con
un testamento o un contratto successorio si evitano preventivamente le discordie tra gli eredi. Se la volontà del testatore è
chiara non occorre più litigare.
Al giorno d’oggi la medicina può posticipare notevolmente il decesso. Per molti ciò significa una lunga terza età all’insegna di salute e
vitalità, ma per altri è una condanna a vegetare in uno stato tra la
vita e la morte. In età avanzata sono numerosi i malati di demenza.
Michael Schumacher è un tragico esempio di come un incidente
possa cambiare tutto da un momento all’altro. Ci auguriamo che,
tenendo conto della sua professione a rischio, abbia allestito una
disposizione del paziente e non solo le disposizioni di ultima, ma
anche di «penultima» volontà.
Colui che redige una disposizione del paziente specifica per
iscritto la sua volontà personale in merito alle eventuali misure
mediche, premunendosi contro l’evenienza di una perdita di conoscenza in seguito a incidente o malattia e quindi contro l’incapacità di comunicare. L’autore indica quindi – al di là della sua
eventuale incapacità di discernimento – le misure mediche che
intende accettare e quelle da rifiutare.
La mancanza di una disposizione del paziente può gravare pesantemente sulla coscienza dei parenti più stretti che, in una situazione di per sé difficile, devono prendere decisioni importanti
senza conoscere sempre esattamente la volontà del paziente.
Revisione del codice civile 2013
Incapacità di discernimento
La disposizione del paziente non è una novità ma, con il nuovo
diritto di protezione degli adulti entrato in vigore nel 2013, questo diritto di autodeterminazione è stato rafforzato ed è stata
creata una base giuridica trasparente e unitaria.
Il diritto di autodeterminazione non si estingue solo con il decesso, ma anche all’insorgere dell’incapacità di discernimento. Dopo
la perdita di conoscenza in seguito a un incidente o a una malattia non si è più in grado di esprimere la propria volontà e di
prendere decisioni.
L’équipe medica ha l’obbligo di rispettare la disposizione del paziente a condizione che non violi le norme di legge e che non
sussistano dubbi fondati in merito alla libera e presunta volontà
del paziente.
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È opportuno redigere una disposizione del paziente?
Requisiti formali e custodia
È opportuno redigere una disposizione del paziente a prescindere
dall’età o dallo stato di salute.
Analogamente alle disposizioni di ultima volontà, anche la disposizione del paziente è soggetta a requisiti formali. Deve essere
redatta per iscritto, datata e munita di firma autografa. In Internet sono disponibili numerosi moduli in merito.1
A seconda del decorso della malattia, i pazienti possono definire
con precisione gli obiettivi del trattamento. Le persone anziane
stabiliscono come devono essere curate prima del rischio di declino delle loro facoltà mentali. I giovani, anche i minorenni capaci di discernimento, definiscono in modo più generale i metodi
di trattamento in base ai loro valori etici.
Già solo il fatto di riflettere su una disposizione del paziente con
l’eventuale aiuto di un consulente contribuisce a mettere in chiaro i propri valori etici e morali e a decidere su ciò che si vuole
veramente. La disposizione del paziente è anche utile per la comunicazione tra gli interessati e promuove uno scambio di idee.
Ad ogni modo si tratta di uno strumento efficace che consente
all’équipe curante e alla persona avente diritto di rappresentanza
di prendere decisioni mediche concrete che rispettano la volontà
del paziente incapace di discernimento. Ciò rappresenta una
grande liberazione deontologica per iI medico ed etica per i congiunti. Tuttavia, fintanto che una persona è capace di discernimento deve essere rispettata la sua volontà comunicata esplicitamente e non la disposizione del paziente. Peraltro, il diritto di
autodeterminazione tutela anche la libertà di non redigere una
disposizione del paziente o di revocarla in qualsiasi momento.
Contenuto di una disposizione del paziente
La disposizione del paziente definisce in modo vincolante le misure mediche che si accettano e che si rifiutano in caso di incapacità di discernimento, in particolare per quanto riguarda la
terapia del dolore, le misure di prolungamento della vita, l’alimentazione artificiale, i tentativi di rianimazione e così via.
Inoltre, è opportuno che nella disposizione il paziente precisi i
suoi valori etici e morali in relazione alla sua idea di qualità della
vita. Tali precisazioni sono una linea direttiva e quindi un grande
aiuto per l’équipe curante al momento di prendere decisioni in
merito alla terapia, anche perché è impossibile prevedere ogni
eventualità nel corso di un trattamento.
Può anche essere designata una persona fisica che, in caso di
incapacità di discernimento del paziente, decida a suo nome e
concordi con l’équipe curante le misure mediche del caso. La persona avente diritto di rappresentanza può essere definita liberamente dal paziente nella sua disposizione.
La migliore disposizione del paziente non ha alcun valore se non
se ne prende atto rapidamente. Dovrebbe quindi essere depositata presso il medico di famiglia o una persona vicina. Esistono
anche istituzioni che offrono un servizio di custodia dietro pagamento. Dal 2013, sulla tessera dell’assicurazione malattia obbligatoria può essere memorizzato il luogo di deposito. Medici o
farmacisti sono a disposizione per rispondere a domande in merito al deposito e alla memorizzazione.
Importanza
Il medico deve consultare la tessera d’assicurazione malattia di
un paziente incapace di discernimento prima di sottoporlo a dei
trattamenti. Se è stata allestita una disposizione del paziente, le
decisioni vengono prese secondo le istruzioni ivi specificate. Se
non esiste una disposizione del paziente con istruzioni, possono
decidere le seguenti persone nell’ordine elencato di seguito:
1.la persona designata nella disposizione del paziente o nel
mandato precauzionale;
2.il tutore avente diritto di rappresentanza per questioni mediche;
3.il coniuge o partner registrato/a;
4.la persona che vive nella stessa economia domestica del paziente incapace di discernimento;
5.le persone che assistono regolarmente e personalmente il paziente incapace di discernimento:
- i discendenti;
- i genitori;
- i fratelli e/o le sorelle;
6.l’équipe medica secondo scienza e coscienza.
Se l’équipe medica non rispetta la disposizione del paziente o
l’ordine legale delle persone succitato, si può fare appello alle
Autorità di protezione dei minori e degli adulti (APMA).
PROF. URSULA GUGGENBÜHL
1All’indirizzo
www.fmh.ch/it, la Federazione dei medici svizzeri (FMH) e l’Accademia Svizzera delle Scienze Mediche (ASSM) propongono due varianti della
disposizione del paziente come anche una tessera informativa da custodire nel
portamonete.
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NETWORKING: COME TESSERE
E CURARE RELAZIONI
Chi è in grado di curare in modo mirato i contatti professionali o privati può riuscire a costruirsi una rete di
relazioni efficace. Quali sono gli aspetti di cui tener conto? Dove e come è possibile allacciare nuovi contatti?
Crearsi una rete (fare networking, come si dice oggi) significa
instaurare e mantenere un insieme di contatti professionali e
privati. Questi contatti possono servire a raggiungere un determinato scopo. Da interessi comuni possono nascere nuovi
contatti.
Da un lato ci sono le relazioni con amici, parenti e conoscenti;
dall’altro, invece, le reti di contatti professionali, il cui obiettivo
sono i vantaggi reciproci dei partecipanti.
Tipologie di reti
Una prima distinzione è tra reti aperte e chiuse. Quelle aperte
sono accessibili a tutti: pensiamo a fornitori di informazioni
come ad esempio le camere di commercio. Le reti chiuse, invece,
hanno spesso rigide regole di accesso. Chi vuole diventare membro deve prima presentare richiesta e/o essere raccomandato da
un altro membro. Le reti legate a una determinata area geografica
nascono da contatti a livello regionale: è il caso ad esempio dei
circoli o delle associazioni regionali. Oggi esistono anche le reti
virtuali: con Facebook o Myspace chiunque può, attraverso il suo
profilo Internet, navigare e farsi conoscere nel mondo virtuale,
anche se ognuno deve valutare attentamente i pro e i contro di
questa modalità.
Anche gli eventi sportivi sono un catalizzatore delle relazioni
professionali: pensiamo al golf, che permette alle persone di incontrarsi in un ambiente disteso e di curare i contatti sociali.
Ed è proprio in queste situazioni di relax che si fanno affari tra
business partner.
Il significato del networking nella vita quotidiana
Tessere e curare una rete di contatti nella vita di ogni giorno non
è dunque cosa da poco. I pericoli insiti nell’uso delle reti virtuali
vengono in parte sottovalutati.
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• Avere pazienza e fidarsi del proprio istinto
Paolo Quadri* è un imprenditore di successo che negli ultimi
20 anni ha costruito un’ampia rete di relazioni. Come ci è riuscito? Con molta pazienza, dedicando tempo e fidandosi spesso del
proprio istinto. Nel suo modo di fare riconosciamo, tra gli altri
valori, la lealtà, la sincerità e l’affidabilità. Nei suoi contatti Paolo
Quadri si è sempre dimostrato pronto a dare una mano. Sostenitore della necessità di aiutarsi reciprocamente, si è sempre battuto per relazioni equilibrate. Nel fare networking Paolo Quadri
non ha solo cercato di costruirsi la rete più ampia possibile, ma
anche di approfondire e di migliorare la qualità dei contatti. Infatti, affinché una rete funzioni tutti i pezzi del mosaico devono
incastrarsi perfettamente.
• Quelle imbarazzanti foto della festa...
Francesca Gorini* ha 23 anni ed è alla ricerca di un nuovo lavoro
come collaboratrice specializzata presso una ditta di servizi. Ha
portato a termine una formazione di impiegata di commercio e
ha al suo attivo un paio d’anni di esperienza professionale. Il dipartimento del personale di una ditta interessata al profilo di
Francesca Gorini si imbatte casualmente in alcune foto alquanto
imbarazzanti di Francesca Gorini su Internet. È evidente che
Francesca Gorini ha sottovalutato le lacune di sicurezza dei social network. Tutto ciò che viene postato su Internet può avere
ripercussioni negative sulla reputazione di una persona. Non sarebbe la prima volta che qualcuno perde una buona occasione
per colpa di informazioni compromettenti.
• Molte domande
Alberto Bracchi * vuole saperne di più sulla sua rete e imparare a
gestirla meglio.
Innanzitutto deve rispondere alle seguenti domande: qual è il mio
obiettivo? Che cosa posso fare per raggiungerlo? Quali sono i miei
punti di forza? Qual è la mia USP (unique selling proposition =
unicità)? Quanto tempo o denaro sono disposto a investire?
WIRPLUS settembre 2014
Che risultati dovrebbe dare il networking? Quali persone mi possono aiutare? Dove posso trovare contatti importanti? Come
devo presentare me stesso e le mie idee? Che cos’ho da offrire in
cambio? Approfondendo i vari interrogativi Alberto Bracchi si
rende conto che ci vuole un lavoro più intenso e meticoloso.
Alberto Bracchi ha un buon fiuto per le persone, è affabile e sa
valutare le capacità altrui. Si chiede chi, oltre a familiari e amici,
può entrare a far parte della sua rete. Innanzitutto ci sono i vicini, il medico di fiducia, il consulente fiscale, il consulente bancario, il panettiere e il meccanico. Tutte queste persone possono
anche dare delle referenze su di lui. Potrebbe allacciare altri contatti alla mensa del personale o in occasione di viaggi di lavoro
con i colleghi di altri dipartimenti. Ottime occasioni di networking sono anche le fiere specializzate, i seminari, gli spostamenti
in treno e le visite in zona.
• Come intavolare un dialogo disteso
L’ampliamento della propria rete inizia spesso con un colloquio
rilassato in occasione di un evento sociale. Che consigli dare a
Paola Bianchi* su come intavolare un dialogo disteso? Innanzitutto cominciare con una domanda innocua. Non è facile creare
un’atmosfera gradevole e rilassata che ci permetta di essere ricordati come persone interessanti, divertenti, simpatiche, piene
di tatto e, perché no, di humor da parte di un interlocutore.
Paola Bianchi può anche utilizzare il linguaggio del corpo e il
contatto visivo per far capire a chi le sta davanti di essere veramente interessata a quello che dice. Il cosiddetto «small talk» non
deve risultare artificiale ma sincero. Ponendo domande aperte
Paola Bianchi può offrire al suo interlocutore abbastanza margine di manovra per esprimersi, ad esempio «Che tipo di esperienze ha avuto finora con ...?» Le domande chiuse, invece (del
tipo «Le piace questo quadro?»), rischiano di portare il colloquio
in una determinata direzione con risposte spesso prevedibili.
Bisogna assolutamente evitare un’atmosfera da interrogatorio
con risposte ripetitive sì-no.
Inoltre Paola Bianchi non deve mettere sé stessa al centro perché
il suo interlocutore si sentirebbe relegato in secondo piano. Nella
maggior parte dei casi le osservazioni polemiche o critiche incidono negativamente sulla conversazione. Si consiglia di fare
qualche osservazione, possibilmente positiva, sull’evento in corso. Anche parlare del viaggio, del panorama che si gode dalla
terrazza o di sport può essere un modo per iniziare un dialogo
disteso. Meglio stare lontani da temi spinosi come religione, politica, malattie, soldi/patrimonio. Insomma, è consigliabile evitare
tutto quello che può influenzare negativamente il clima.
Può anche essere utile sondare il terreno per vedere se un eventuale interlocutore mostra una certa apertura prima di presentarsi brevemente e di intavolare la conversazione.
Conclusione
Per allacciare e mantenere contatti di qualità bisogna impegnarsi molto. L’obiettivo non deve essere creare il numero maggiore
possibile di relazioni, ma apprezzare e curare i singoli contatti.
Per una rete solida, uno degli ingredienti principali è infatti la
qualità dei contatti. Tutti i partecipanti dovrebbero considerarsi
«utenti», e questo per una maggiore sicurezza anche in futuro.
ENRICO LOMBARDI
INTRA DM AG, TRAINING & MARKETING,
ZURIGO
* Tutti i nomi citati sono fittizi
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WIRPLUS settembre 2014
LE FONDAMENTA DELLA CONGIUNTURA
EDILIZIA STANNO CEDENDO?
Il settore edile, insieme al consumo privato e alla spesa pubblica, non solo ha consentito all’economia svizzera di
evitare la recessione dopo il 2008, ma ha anche contribuito a realizzare una crescita economica soddisfacente
nonostante le gravi difficoltà, soprattutto sul versante valutario. Nell’anno in corso l’edilizia si è confermata una
delle principali forze trainanti della congiuntura nazionale, anche se altri settori – ad esempio, l’export – mostrano una ripresa.
superiore del 3,1% mentre quelle per l’edilizia sotterranea inferiore dello 0,9%. Ciò è riconducibile soprattutto alla conclusione
di grandi progetti infrastrutturali (tra questi, la galleria di base
del San Gottardo).
L’industria edilizia ha inaugurato l’anno con una scorta di commesse piuttosto consistente, per un totale di 42,7 miliardi di
franchi, pari allo 0,3% in più rispetto a inizio 2013. La crescita
modesta indica peraltro un’inversione di tendenza.
Anche nel 2015 la nostra situazione economica generale dipenderà in larga misura dalla congiuntura edilizia, che al momento
mostra solo sporadici segni di cedimento.
Non stupisce quindi che la maggior parte degli imprenditori edili
giudichi la propria situazione più positivamente rispetto a qualche anno fa. Grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli di
aprile, l’attività di costruzione 2014 è cominciata prima degli anni
passati. Questo però significherà anche un esaurimento altrettanto precoce delle riserve di lavoro. Il settore della progettazione segnala già ora una leggera flessione. Gli imprenditori edili
hanno peraltro adottato un atteggiamento di maggiore cautela
nell’assunzione di personale. L’idea che il tempo delle vacche
grasse perduri ancora comincia lentamente a vacillare.
Buone premesse
Quest’anno è iniziato in modo positivo. Nel 2013 gli investimenti
nel comparto edile hanno registrato un nuovo aumento del
2,3%. Il risultato complessivo ha però accusato una flessione del
3,6% risentendo del volume ridotto di lavori pubblici di manutenzione dovuto a misure di risparmio. Di conseguenza le spese per l’edilizia sono salite complessivamente solo dell’1,8% a
63 miliardi di franchi. Il 2013 è stato il quattordicesimo anno
consecutivo in cui l’attività edile ha avuto un andamento ascendente, dall’ultima contrazione nel 1999. Come spesso accade
verso la fine di un ciclo congiunturale, si è accentuata l’importanza della costruzione di edifici a scapito delle opere di genio
civile. Lo scorso anno, la spesa per l’edilizia fuori terra è stata
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Segni premonitori all’orizzonte
Come sempre, i primi segnali di un indebolimento della congiuntura si delineano nelle aree periferiche. Il Ticino ne è ancora
una volta un esempio lampante. Già adesso il suo mercato immobiliare è in preda a «pianto e stridore di denti». Gli acquisti di
immobili registrati nelle statistiche cantonali sono scesi del
20,7% rispetto all’anno scorso, il loro valore addirittura del
21,7%. La lunga fase di surriscaldamento del mercato si sta
smorzando. Dal 2003 al 2013 il valore delle vendite è quasi raddoppiato, passando da 2,3 a 4,1 miliardi di franchi. L’andamento
in Ticino è sempre stato caratterizzato da ampie fluttuazioni.
Qui il settore edile rappresenta oltre un decimo della perfor-
WIRPLUS settembre 2014
mance economica complessiva. Le prospettive per il 2015 gettano molte ombre nel «Cantone del sole».
Uno sviluppo simile si riscontra anche all’altro capo dell’arco di
costruzione, per quanto riguarda gli elettrodomestici. In questo
ambito il fatturato dipende non soltanto dalla volontà di rinnovare gli apparecchi da parte dei consumatori, ma anche dal numero di nuovi edifici in cui predisporre le installazioni. E in
quest’ultimo caso la situazione è da mesi assai difficile. I committenti fanno pressione sui prezzi come non mai, obbligando gli
offerenti a ridurre continuamente i prezzi e a ritoccare al ribasso
i propri margini. Questi segni premonitori fanno presagire per i
prossimi mesi ripercussioni del fenomeno anche sull’indotto.
Chi saranno le prime vittime?
Azzardiamo la previsione che l’anno prossimo le imprese di costruzioni cercheranno di ottenere prezzi ancora più convenienti
dai loro fornitori e subappaltatori. Ciò potrebbe causare grosse
complicazioni e intensificare le richieste di maggiori interventi
statali soprattutto nelle regioni di confine, dove uno stuolo di
professionisti autonomi reali o di facciata preme per entrare su
un mercato – come quello svizzero – ancora lucrativo.
E prevediamo anche che le inevitabili correzioni di prezzo colpiranno in modo molto più marcato i terreni e gli immobili che
le opere di costruzione. Riteniamo tuttavia che non ci si debba
abbandonare al catastrofismo. Per questo motivo consideriamo
non solo errata, ma addirittura pericolosa, la prognosi formulata dal Credit Suisse nell’indice costruzioni Svizzera, secondo
cui nel 2015 la domanda di appartamenti in affitto potrebbe
calare fino al 20% rispetto ad oggi. Crediamo comunque che il
mercato subirà un aggiustamento. La domanda di abitazioni a
prezzi bassi non accenna ad attenuarsi, mentre la vendita di
immobili di lusso in posizioni poco interessanti incontra grosse
difficoltà.
In questo contesto si colloca anche la constatazione che il rialzo
degli ultimi anni nel comparto immobiliare era in gran parte «fatto
in casa» e non dovuto in primo luogo all’immigrazione dall’Eurozona. Lo ha ribadito anche l’Ufficio federale delle abitazioni che
afferma esserci effettivamente un nesso tra l’aumento dei nuclei
familiari stranieri e l’andamento dei prezzi sul mercato delle abitazioni in affitto e di proprietà, ma solo attorno al Lemano e al
Lago di Costanza e nelle aree privilegiate nelle grandi agglomerazioni di Zurigo e Lucerna. È interessante notare che, quando l’immigrazione ha raggiunto il suo picco, non si è assistito a un incremento della crescita dei prezzi, bensì a un rallentamento. Già nel
2013 il corrispondente indice dei prezzi segnalava un rialzo di
appena l’1,1%, il più contenuto da dieci anni a questa parte.
Dallo stesso studio emerge inoltre che gli stranieri trasferitisi in
Svizzera non hanno stravolto il mercato degli appartamenti in
affitto e delle case unifamiliari. Dal 2004 la quota di proprietari
svizzeri di abitazioni è salita dal 46,9% al 49% a fronte di un calo
della quota di proprietari stranieri dal 18% al 17,6%. Più marcata
è per contro l’incidenza degli stranieri nel settore locativo. Anche
in questo caso però essi non sono responsabili dello squilibrio del
mercato degli appartamenti in affitto nella fascia di prezzo inferiore e medio. La nuova politica della Svizzera in materia di immigrazione basata sulla contingentazione non porterà cambiamenti
radicali sul mercato delle abitazioni.
Commento
Non servono nuovi deterrenti contro la proprietà abitativa
Da un punto di vista politico-sociale, la quota più elevata di proprietà
immobiliare dei cittadini svizzeri (attualmente 49%) non può che essere
considerata positivamente (la quota globale – i cittadini stranieri inclusi
– è inferiore al 40%). L’ampia diffusione della proprietà abitativa è stata
favorita dall’agguerrita concorrenza tra banche erogatrici di crediti,
dai tassi di interesse ai minimi storici e, non da ultimo, dal l’evoluzione
positiva dei salari degli ultimi anni grazie all’inflazione zero.
A una domanda in aumento corrispondono prezzi in ascesa, dato
che il terreno disponibile non si può moltiplicare. La questione
cruciale è determinare fino a quale reddito e in quale situazione
economica personale questi costi siano ancora sostenibili senza
che, in caso di rialzo dei tassi o di diminuzione del reddito, i proprietari si vedano costretti a vendere il proprio immobile con pesanti ripercussioni per se stessi e per i concedenti del credito.
I pareri sui limiti di tolleranza possono essere alquanto discordanti. È certo però che un forte aumento generalizzato dei tassi
non comporta un immediato aggravio degli oneri per interessi.
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WIRPLUS settembre 2014
Sulla durata di tale intervallo – tre anni o un periodo più lungo
– si possono fare solo delle congetture.
I calcoli di sostenibilità di banche, casse pensioni e assicurazioni
che erogano crediti sono sempre stati improntati alla massima
prudenza. Oggi quasi tutti si attengono alla regola del 30%:
i costi dell’immobile da acquistare, comprese le spese di manutenzione, non devono superare il 30% del reddito su cui, secondo
una stima umanamente ragionevole, si può contare. Inoltre, il
compratore deve essere in grado di coprire il 20% del prezzo con
fondi propri.
Una villetta unifamiliare che costa 800 000 franchi presuppone
pertanto – con un debito di 640 000 franchi, un tasso ipotecario
del 5% e spese di manutenzione del 3% – un reddito annuo di circa
150 000 franchi, un’entrata che praticamente solo una coppia in
cui entrambi lavorano può raggiungere. Risulta quindi chiaro che
una persona monoreddito può permettersi di comprare una casa
solo se dispone di fondi propri aggiuntivi.
Ciò si verifica, ad esempio, quando si sono accantonati dei risparmi o si percepiscono i proventi da somme ereditate oppure se si
possiede già un immobile e si desidera vivere in un’abitazione più
confortevole o cambiare domicilio. Le lacune nel finanziamento
possono eventualmente essere colmate, in tutto o in parte, con gli
averi della cassa pensione. Così anche coloro che appartenevano
alle fasce di reddito più modeste hanno potuto arrivare a una
proprietà abitativa sicura. Questo ha spinto in alto i prezzi dei terreni e degli immobili e la favoletta di una potenziale bolla ha iniziato a inquietare la Banca nazionale.
Eppure avrebbe dovuto essere evidente che i prezzi immobiliari
non possono stabilizzarsi semplicemente per l’impossibilità di accedere alla proprietà abitativa del ceto a reddito medio in seguito
a mancanza di finanziamenti. A nostro avviso, i danni sociali di
una simile politica antiproprietà producono effetti più negativi di
quelli che avrebbe una deroga temporanea, in casi giustificati,
delle regole di concessione dei crediti.
Sosteniamo pertanto che l’autodisciplina del mercato ipotecario
da parte delle banche funzioni e che per la tutela di queste ultime
dalle insolvenze dei clienti non vi sia alcuna necessità di interventi
statali. Le raccomandazioni dell’Associazione dei banchieri riguardanti l’obbligo di ammortamento per prestiti postergati sono
più che sufficienti.
Giudichiamo completamente sbagliato porre delle restrizioni al
prelievo degli averi della previdenza professionale solo a causa di
qualche malaugurato episodio. Il secondo pilastro è stato appositamente concepito come strumento di promozione della proprietà abitativa, ogni altra finalità tradirebbe la volontà popolare.
È innegabile che ci sono stati casi in cui i beneficiari LPP hanno
effettuato delle speculazioni con i capitali risparmiati o li hanno
impiegati per acquisti di immobili non adeguati alla propria situazione economica, ricorrendo poi alle prestazioni complementari
quando i fondi propri si sono prosciugati e il reddito non bastava
più al sostenimento familiare.
Se si vuole fare qualcosa per impedire che singoli individui cerchino di accollare alla collettività le loro decisioni arrischiate occorrono provvedimenti nell’ambito delle prestazioni complementari
e non al di fuori. È assolutamente improprio, oltre che irritante,
porre dei limiti o addirittura dei divieti al prelievo della previdenza
professionale apportando una modifica della Legge sulle prestazioni complementari. Questo parto della fantasia dell’Amministrazione non ha nessuna chance di riuscita in Parlamento o in
una consultazione popolare.
La cosa migliore, anche in questo caso, è affidarsi all’autoresponsabilità. In circostanze critiche il concedente del credito può esigere dal debitore un documento di comprova di sufficienti averi
della previdenza di vecchiaia e una dichiarazione formale di rinuncia, totale o parziale, al prelievo di capitale del secondo pilastro. Questa è la soluzione.
DOTT. RICHARD SCHWERTFEGER
«Se vogliamo preservare la congiuntura edilizia, non dobbiamo inasprire
la regolamentazione per l’acquisto di proprietà abitative.»
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TRA I LUPI
I montanari sono tipi strani. Soprattutto i grigionesi, i vallesani e
tutti gli altri. Non hanno cuore per i lupi. Solo per le pecore. E
quando una di loro si separa dal gregge e se ne va a zonzo su un
alpe, sono naturalmente stizziti, ma non se la prendono con i lupi
dell’altopiano, bensì con i loro sostenitori di pianura.
I partigiani di pianura del lupo sono tipi strani. Soprattutto gli
zurighesi, gli argoviesi e tutti gli altri. Anche loro cacciano, esattamente come i lupi. Non pecore però, bensì montanari. Quando
nei Grigioni un lupo venne abbattuto illegalmente, il «Gruppo
Lupo Svizzera» (GLS) mise una taglia di 10 000 franchi sulla testa
dell’incauto quanto scellerato assassino. I simpatizzanti del lupo
e cacciatori di taglie stanno quindi prendendo di mira i partigiani
delle pecore dell’altopiano. Salvo imprevisti e sperando bene.
I sostenitori delle pecore dell’altipiano sono di fatto legalmente
legittimati a spedire a miglior vita un lupo, come il vallesano
«M35» lo scorso autunno, che aveva sbranato illegalmente 17 pecore, 14 cervi e 3 caprioli e ignorato spudoratamente recinzioni
elettrificate, cani da pastore e abitazioni a distanza di vista. Con
le sue scorribande «M35» si è spinto troppo oltre, il che non stupisce trattandosi di un vallesano, ma comunque. Se nell’arco di
un mese un lupo preda 25 capi di bestiame, i montanari sono
legalmente autorizzati a farne un collo di pelliccia. E l’esperienza
insegna che i montanari non fanno concessioni.
traumatizza le altre pecore.» Anche i contadini ne risentono molto, tant’è vero che chiedono indennizzi più consistenti per pagare
le recinzioni elettrificate e i cani da guardia per le greggi.
I nostri lupi ci costano circa 80 000 franchi all’anno per capo,
dato che corrisponde a 200 redditi annui in Burundi. I fautori
della presenza del lupo in Svizzera ritengono che ci sia posto per
200 o 300 lupi, che peraltro sono già distribuiti nel paese. Il giugno scorso il macchinista di un treno ne ha avvistato uno, a
Schlieren, nel cantone Zurigo. La pioggia di messaggi di cordoglio dal Vallese è rimasta contenuta.
I difensori delle pecore commentano asciutti che l’entusiasmo
dei partigiani del lupo svaporerebbe da solo, se si ritrovassero il
lupo sull’uscio di casa. Ma per il momento il fervore permane. Lo
stesso vale per gli orsi. Per l’orso «M25» è stato indetto un sondaggio su Internet al fine di assegnarli un nome. La scelta è infine
caduta su «Rock’n’Roll». Nella Val Poschiavo ha ucciso cinque
asini e nove pecore. Un giorno gli orsi e i branchi di lupi svizzeri
potranno senz’altro papparsi anche deliziosi vitelli di bisonte. In
prospettiva dell’asilo nel bosco. È davvero elettrizzante, soprattutto per i montanari. Ma tanto è gente strana comunque. Non
hanno idea di cosa sia la natura.
Oggi la popolazione lupina è stimata a 25 esemplari che si
spostano in almeno 18 cantoni. «F07» ha dato alla luce i primi
lupacchiotti svizzeri da 150 anni a questa parte, «M30» è l’orgoglioso papà. I cuccioli di questo «branco del Calanda», costituito
da ormai dieci esemplari, si muovono di soppiatto nei boschi
come briganti solitari, e alle Università di Berna e Losanna si
accumulano le provette con le loro deiezioni per l’analisi del DNA
ai fini della ricerca genealogica. Anche gli intimiditi giornalisti
annunciano sulla carta stampata ogni caccola rinvenuta.
Ma come spesso accade con gli assassinii e gli omicidi, si parla
più degli autori che delle vittime. Per tacere poi dei congiunti
dallo sguardo triste: in quanto animali gregari, molti degli
agnelli superstiti hanno dovuto assistere e vedere con i propri
occhi le spaventose carneficine. In Germania sono sensibilizzati.
Il portavoce dell’Associazione degli agricoltori del Brandeburgo,
Holger Brantsch, ha dichiarato: «Spesse volte l’attacco di un lupo
WILLI NÄF
WILLI NÄF È AUTORE INDIPENDENTE, SCRITTORE E CABARETTISTA.
VIVE NELLE REGIONI DI BASILEA E DI APPENZELLO.
WWW.WILLINÄF.CH
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WIRPLUS settembre 2014
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