V O L O N TA R I ATO TANTO TUONO’ … Legge Quadro Sul Volontariato: La riforma proposta dal governo snatura la Legge 266 La promulgazione della Legge quadro sul volontariato (266/91) ha avuto un lungo iter che ha coinvolto tutti gli attori sociali, in particolare il mondo dell’associazionismo, ed è stata preceduta da una lunga e faticosa discussione in Parlamento che ha impegnato tutte le forze politiche allora rappresentate. Diventata legge e recepita dalle singole Regioni, si è avviato un processo nuovo e inesplorato, certo non facile, che ha contribuito ad evidenziare le grandi potenzi ali tà che il mond o del vo lont ariato poteva mettere in campo per lo sviluppo sociale ed economico del Paese e delle Comunità locali e per il rafforzamento del tessuto democratico. Ancora oggi, a oltre tredici anni dalla sua emanazione, il giudizio largamente prevalente sulla Legge 266/91 rimane complessivamente positivo, ciò non tog lie che col passare degli anni è venuta mostrando qualche lacuna come l’assenza di un registro nazionale delle Organizzazioni di Volontariato; la mancanza di criteri più definiti e vincolanti per l’individuazione dei componenti del Volontariato nella composizione dell’Osservatorio Nazionale e una migliore definizione dei suoi compiti; la necessità di recepire la comun icazione Turco del 2000 sulla possibilità di sostenere la progettazione sociale da parte dei CSV, ecc. Il dibattit o all’intern o d el mondo del volontariato si era avviato e veniva maturando anche l’individuazione delle soluzioni da proporre al potere legislativo: tutte all’interno dell’attuale impianto e senso della L. 266/91, che veniva considerata del tutto attuale. Sembrava anche che i rappresentanti del Governo volessero farsi carico di queste istanze e avviare un processo di coinvolgimen to e d i confro nto amp iamente democratico che rispondesse alle esigenze rappresentate ma che rispettasse i prin- cipi e le peculiarità che la L. 266/91 aveva saputo cogliere. Si auspicava, insomma, un iter più coinvolgente delle Organizzazioni di Volontariato in un rapporto co llaborativo e aperto a tutte le forze sociali e politiche. A ridosso della conferenza nazionale del Volontariato, tenuta ad Arezzo il 13 ottobre 2002 il Governo aveva indicato un percorso che oggi risulta del tutto disatteso. Il testo di riforma della L. 266/91 avanzato dal G overno non fa p iù riferimento neppure ai suoi impegni proclamati ad Arezzo. Al fine di favorire l’approfondimento, pubblichiamo l’inserto che, accanto al testo della L. 266/91 tutt’ora vigente, Il CSVB compie 1 anno pag. 2 e pag. 6 riporta la propo sta d i modifica della commissione di studio dell’Osservatorio Nazionale del Volontariato, la prima e la seconda bozza della proposta di rifor ma presentata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e il disegno di legge presentato dall’ulivo, l’unico fino ad ora presentato dai gruppi parlamen tari. In fondo ad ogni articolo il com mento e le proposte del gruppo Volonta riato modifica 266/91 del Forum del Terzo Settore. Nella prima stesura, presentata nel luglio scorso ad alcune associazioni, le proposte di modifica alla L. 266/91 hanno suscita- to perplessità e incredulità per il metodo e per il merito. Non è senza significato che immediatamente e spontaneamente le Organizzazioni di Volontariato del Forum del Terzo Settore hanno preso posizione segnalando le preoccupazioni e i rischi di certe innovazioni riformative presenti nel testo del Governo e che violano drammaticamente l’autonomia formale e sostanziale delle organizzazioni di volontariato. Cinq ue d i ess e son o part ico larment e dirompenti ✔ L’eccessiva discrezionalità di deroga del rispetto dei criteri distintivi delle organizzazioni di volontariato ✔ Il non riconoscimento delle associazioni nazionali e l’istituzione di un loro registro ✔ L’apertura indiscriminata a qualsiasi associazione, anche la meno attiva e rappresentativa di far parte dell’Osservatorio Nazionale ✔ La possibilità da parte delle organizzazioni di volontariato di utilizzare i vouchers ✔ La co mpleta riformu lazi one d ell a normativa che riguarda i Centri di Servizio A seguito della sottolineatura della pericolosità di queste innovazioni il Governo è già pervenuto ad una nuova formulazione della Legge (17/09/03) che supera o riduce alcune paradossali incongruenze. In ogni caso neppure la nuova formulazione soddisfa e lascia pressocchè inalterata l’idea di stravolgimento di senso che era presente, ma più evidente, già nella prima stesura. Infatti continua a restare indefinita, per esempio, la caratterizzazione delle Organizzazioni di Volontariato anche rispetto ad altre forme associative (art.2); Continua a pagina 5 pagina 2 Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 A TUTTI I COMPAGNI DI VIAGGIO DIREI grazie … G razie perché il lavoro di tutti noi rende possibile la compo sizione del mosaico del CSV Basilicata. Io ho avuto la possibilità di fare un'esperienza, nello scorso anno, altamente stimolante e altamente formativa dal punto di vista culturale ed umano. Ho avuto la possibilità di conoscere, attraverso l'organizzazione di corsi di formazione sul territorio della provincia di Potenza, le esperienze diverse dei volontari e delle loro associazioni. Le loro difficoltà nel costruire le pro prie iniziative e l'orgoglio di fare qualcosa in più per gli altri o per la società. Le fortissime potenzialità ma anche i problemi che caratterizzano i gruppi associativi presenti sul territorio della nostra Provincia. La formazione dei volontari nell'azione del CSV è strategica perché fa sì che gl i interventi delle as sociaz ioni siano nel tempo sempre più efficaci e permette a quelle più piccole di intraprendere un percorso di crescita. Inoltre in questi momenti si instaura un filo diretto e continuo tra i volontari e la struttura. Questo contatto permette di accre scere in noi la consapevolezza dell'importanza del volontariato, della sua reale consistenza e della sua azione nella società di Basilicata ma anche di fare un'esperienza di crescita personale ed umana che deriva dal confronto con diversi modi di pensare ed agire. Anche per i volontari l'azione formativa assume diversi signifi cati, da quello didattico che permette l'acquisizione di nuove competenz e o di nuove capacità a quello, a parer mio più importante, di accrescere la consapevolezza di essere un grup po e di compiere un'azione importante per se stessi e per la comunità. Per ultimo, ma non meno importante, un corso rap presenta la possibilità di conoscersi e confrontarsi: embrione essenziale per la creazione di reti future. Devo questo a qualcuno che non c'è più e che pensò di metter mi alla prova per un'esperienza nuova e più impegnativa dopo aver già collaborato su altri progetti. Certo nulla è stato come sarebbe dovuto essere, anche la gioia e la soddisfazione di veder cresce re questa struttura non potrà mai ess er e pi ena c ome avre mmo voluto. La scomparsa di Ester che era il fulcro attorno al quale noi ruota vamo ci ha fatti sentire spiazzati, incapaci di reagire e di pensare il CSV senza di Lei. Con emozione ho dovuto poi leg gere le sue carte, decifrare i suoi appunti, ed è incredi bile come ess i mi siano ri sultati s empr e chiarissimi, semplici e fondamentali. Frammenti del suo lavoro col quale in modo semplice, chiaro e sereno coordinava la nostra attività in un clima di condivisione ma allo stesso tempo efficace e severo. Con riguardo e rispetto ancora oggi lavoro tra le Sue cose. Sicuramente a ciascuno di noi collaboratori ha trasmesso la voglia di affrontare questa attività con compl eta dediz ione regalandoci, non solo la possibilità di fare un'esperienza lavo rativa ma anche la sensazione che la nostra azione contribuisse al miglioramento della società. Sono grato della fiducia che mi è stata accordata, in seguito, mentre spendevo nell'attività che svolgevo quanto di meglio avevo da dare. Perché in questo lavoro consumiamo un pò noi stessi se lo svolgiamo bene, perché diamo anche l'anima se cre - diamo con forza nell'importanza del nostro contributo al cam biamento di una società che troppo spesso dimentica ed emar gina. Ai miei colleghi chiedo di non rinunciare alla competizione, naturale in ogni luogo di lavoro, ma di rivolgerla sempre al miglioramento dell'attività di tutto il CSVB e nell'ottica di fornire un migliore contributo al mondo del volonta riato. Penso inoltre che, con la nuova programmazione, avre mo la possibilità di andare a incontrare il volontariato tra la gente nei territori e nei paesi, avremo la possibi lità di confrontarci con esso e con tutte le sue problema ticità. Dovremo essere capaci di indicare le strade più giuste per far crescere le piccole realtà positive ed esal tare con più forza quanto di buono già viene fatto. La società è matura perché dal volontariato possa far nascere le esperienze migliori in campo sociale, civile ed anche economico. Noi dobbiamo saper accompagna re, con gli strumenti che abbiamo, tutto questo. Ringrazio tutti voi che con me condividete questo percor so e che in ogni caso siete i miei compagni di viaggio. Spero che l'anno nuovo di attività ci dia la possibilità di sentir ci stanchi ma felici ogni giorno, ogni mese che passiamo insie me, questo è l'augurio migliore che sento di fare a me e a voi. Pietro Fedeli Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 ignor Direttore, ci è perveuta la Sua cortese lettera con data 18 settembre 2003, in risposta alla nostr a sollecitazione circa il problema della collocazione attuale (e futura) del Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura pr ess o l 'Az ienda Os pedal ier a da Lei diretta e la ringraziamo per aver espres so il Suo personale impegno a cercare una dignitosa soluzione al problema che questa Associazione ha di nuovo solleva to ed ora portato alla Sua attenzione. Tut tavia, riepi logando, al momento è ancora in corso l'intervento di messa a norma e ristrutturazione sulla prima (e dimezzata) parte del S.P.D.C., concluso il quale, con il trasferimento dei pazienti nei locali già pronti, in seconda fase il cantiere si sposterà nei locali adiacenti. E' perciò ragionevole la previsione che si riproporranno le stesse condizioni intol lerabili già vissute dai pazienti a far data dal 25 agosto scorso e nei giorni succes sivi in coincidenza con il sovraffollamen to che si è verificato nelle sole due stanze disponibili. E' perfi no s uperf luo, ma impor tante, porre l'attenzione sul fatto che quel pic colo reparto non ospita pazienti di norma costretti a letto. Tutt'altro: c'è da consi derare la liber tà e l a capaci tà venute meno di potersi muovere, a prescindere dai metri quadrati complessivi delle 2 o 3 stanze disponibili fino a quando saranno ult imati i l av or i (i ngombro di l ett i, armadietti e suppellettili sono entrati nel computo?) e dalla presenza di tot metri cubi di aria per respirare. Questa emergenza impone che si adottino provvedimenti alternativi anche provvi sori e l imit at i nel tempo, tenendo i n debita considerazione che non è possibile ipotizz are i l numero dell e presenz e da oggi alla fine dei lavori e tantomeno la variabile data dalla eventualità dei rico veri (pochi, molti, tantissimi, nessuno?). Per quant o r iguarda, invece, l'alt ro aspetto della questione, il trasferimento del S.P.D.C . i n locali diversi , defini tivamente alternativi all'attuale Spazio Psichiatrico (che prescinde assolutamen - pagina 3 Lettera aperta al Signor Direttore Generale dell’Azienda Ospedaliera “S. Carlo” dott. Gino Tosolini dall’Associazione “Comitato ‘80 contro l'emarginazione” que ll a di Pe di atr ia), s i st emazi one ritenuta più consona e all'accoglienza dei pazi ent i e all 'oper at ivit à del le Uni tà stesse citate. te dall'opera di ristrutturazione in corso) pensiamo che finora sia stata completa mente ignorata la necessità di ricorrere ad uno "s t udi o t ecnico di fattibilità" affidato ad un team di esperti var iamente composi to che dovre bbe v ede re al s uo int erno speci fi che professionalità all'uopo deputate. Per alt r o que st o dovre bbe es se re i l metodo già sperimentato e adottato da codesta Az ienda per consentire, pochi mesi addietr o, il trasferi ment o di due i mpor tanti Unit à Operative Sani tar ie (quell a di Ost etrici a e Ginecologi a e Ci rendiamo conto. Signor Direttore, che Ell a ha sol tanto "er edit ato" una situazione di fatto preesistente, accettan dola come l a sol a possibile. Ed é per questo, peraltro, pur riconfermando le nos tre valutazioni già in precedenza e ancora oggi espresse, che sottolineiamo la s ua dis ponibili tà a ricercare al tre possibili soluzioni La preghiamo, perciò, di voler tenere in considerazione i nostri suggerimenti ed in ogni caso di pervenire ad una decisione che sia confermata da dati certi e soprattutto documentati. [...] Paola Angelini D'Elena pagina 4 Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 11 settembre 2001: una spina nel cervello e nel cuore Alle 9:03, quando il secondo aereo si è infilato nella seconda torre in molti si definivano come un pezzo di ghiaccio, anche il loro cervello era ghiaccio. Ciò che è accaduto lo sappiamo tutti. Rubrica Infatti non ho intenzione di parlare di ciò che è accaduto, è stato a cura di detto più volte, letto su tutti i giornali, ascoltato milioni di volte. iviana aruso Ho solo intenzione di mostrare un po' di cifre, che non vanno interpretate come semplici numeri ma come la rappresentazione grafica di un evento apocalittico. (studente universitaria) Sono le 8:45 di martedì 11 SETTEMBRE 2001 quando il volo 11 dell'American Air Line con 81 passeggeri, 2 piloti e 9 membri dell'equipaggio si schianta contro la Torre Nord all'80° piano; sono solo le 9:01 quando, un secondo volo, il volo 175 dell'Air Line con 56 passeggeri, 2 piloti e 7 membri a bordo colpisce la Torre Sud al 47° piano circa. Altri 2 voli, il volo 77 con 64 passeggeri entra nel 3°anello del Pentagono e il volo 93, grazie a un gesto eroico dei suoi 45 passeggeri, non colpisce Washington ma si schianta in un bosco della Pennsylvania. I morti e i dispersi di questo attacco sono 6400, con 3047 morti e 2801 recuperati, di cui 155 al Pentagono, con 81 dispersi e 74 morti. Già proprio il Pentagono, base dell'esercito più forte del mondo, è stato attaccato come fosse stato un palazzo di cartone, quando, ironia della sorte, rappresenta l'edificio più resistente al mondo. Realizzato in soli 16 mesi nel 1941, è una struttura in cemento armato, di 4400 metri quadrati di superficie, pareti spesse 30 cm, 19 scale mobili, 28 km di corridoi, 300 bagni, 691 fontane, metropolitana, 10.000 posti macchina, 25.000 persone che vi lavorano, 1000 addetti alla sorveglianza e alla manutenzione e per concludere, dotato di un sindaco, David Cooke, proprio come una vera cittadina. Alle 9:59 si ha il crollo della Torre Sud e alle 10:28 quello della Torre Nord. E così nel giro di 3 ore circa l'America è messa in ginocchio. Un nemico segreto, ancora sconosciuto, ha distrutto il cuore americano. In soli 180 minuti, la città più viva del mondo, centro culturale, finanziario e militare al mondo diventa l'inferno. Il sole si offusca e come ha detto uno dei tanti eroi di questa giornata, il pompiere John Latham: "TUTTO ERA BUIO,INTORNO SOLO MORTE". Dopo il crollo, lo spettacolo è orribile, solo cadaveri, macerie, membra di persone e dopo un rumore assordante…un silenzio irreale! Polvere, calore insopportabile, urla e invocazioni d'aiuto, ecco cosa si presenta agli occhi di chi è sopravvissuto. Ron DiFrancesco è 1 dei 3 sopravvissuti di una società finanziaria che aveva i suoi uffici nella Torre Sud, probabilmente l'ultima persona a uscire viva prima del crollo, che racconta di gente stesa, senza sensi, di fuoco, di aria irrespirabile, di impotenza e soprattutto di un senso di sconfitta. Ron, nonostante sia prima salito fino al 91° piano e poi sia risceso fino a trovare la via d'uscita, è vivo! Ha passato 5-6 giorni in rianimazione per essere stato colpito da una palla di fuoco, ma è vivo! Proprio come Ron, anche Brian è un sopravvissuto, rimasto in vita grazie ad una lattina di thè, che gli ha permesso di sciacquarsi la bocca e gli occhi e dato, quindi, la possibilità di non morire soffocato. Ma quanti non hanno avuto la stessa fortuna, quanti non hanno avuto neanche il tempo di rendersi conto di quello che stava succedendo, quanti hanno dovuto pagare con la propria vita la follia di un uomo che si nasconde dietro la religione, dietro un credo, che si fa scudo alle spalle di tanta povera gente, per attuare un disegno irrazionale. Molte volte, quando accade qualcosa, è tipica la frase "nulla accade mai per caso", e anche in questa occasione, è stata pronunciata, però a me non sembra molto adatta. Non credo che una catastrofe simile possa essere stata meritata, anzi doveva essere evitata o meglio poteva essere evitata. Avendo i più avanzati strumenti tecnologici, avendo il più attrezzato sistema di sicurezza, ostentando il più organizzato sistema d’investigazione, una super potenza della portata degli Usa poteva evitare il verificarsi di una situazione simile. Questo gigante economico e militare poteva affrontare una tale crisi con minore irruenza, con un pizzico di saggezza, sempre ostentata, in più. Forse per affrontare un gesto di guerra, non bisognava rispondere con un atto militare tanto violento, forse una tattica politica meno combattiva ma più risoluta, più vicina alle necessità della gente avrebbe alleviato il problema. Forse, invece di rispondere a tanto spargimento di sangue innocente con altro spargimento di sangue innocente, si poteva semplicemente attuare un comportamento più civile, meno far-west, intento solo a salvaguardare i diritti umani e le esigenze morali e sociali di un popolo intero. In questo modo, non sono stati distrutti solo edifici, ma tutta una visione del mondo. Si è tentato di cancellare valori, modi di vivere, di pensare, sono stati attaccati i principi di libertà, uguaglianza, democrazia , rispetto altrui. E questo non è giusto, anzi non è possibile. Gli edifici possono anche crollare ma l'amore per la libertà continuerà a vivere. E la testimonianza è data dalla consapevolezza che i veri eroi di questo martirio non sono i kamikaze, ma sono tutti i passeggeri dei 4 aerei dirottati, diventati inconsapevolmente delle bombe umane, donne, uomini e bambini disintegratisi nelle due torri e nel Pentagono. E lo sono anche i 419 pompieri e poliziotti, 343 pompieri e 76 poliziotti, morti per salvarli. Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 Segue da pagina 1 - “Tanto Tuonò …” si las ciano elementi di ambi guità su lle risorse economiche (art. 5 lettere c, e i); c’è l’assenza di principi regolativi sul Registro Nazionale delle O.d.V. e così via, come più dettagliatamente ev idenziato nei “commenti e proposte” avanzate dal Gruppo Volontariato del Forum del Terzo Settore riprodotte nell’inserto. Fortemente emblematico è il cambiamento di strategi a, rispetto alla legge vigente, come si deduce dalla riformulazione dell’art. 15 (Centri di Servizio al Volontariato). La prop osta infatti , come rilevato d al Coordin amen to Nazionale dei Centri di Servizio, “porterebbe ad un significativo cambiamento di ruoli e funzioni, mettendo in discussione l’attività stessa dei Centri, il loro rapporto di servizio al Volontariato e la loro esistenza”, affidando ai Comitati di Gestione il compito di scegliere quali attività e quali organizzazioni di volontariato finanziare. Nel 91 il legislatore, anticipando il principio di sussidiarietà, assegnava al volontariato il compito di gestire i Centri, che per legge e nei fatti sono gestiti da organizzazioni d i vo lontariato tra lo ro as sociate, mentre i Comitati di gestione sono organismi dove la maggioranza è composta da rappresentanti delle fondazioni. I CSV sono stati protagonisti, certamente non da soli, della profonda trasformazione ed evoluzione del sistema volontariato in ogni regione dove sono stati istituiti. Non hanno, infatti, contribuito solo alla nascita e al rafforzamento di singole associazioni, ma soprattutto di reti cha hanno elaborato, realizzato e sviluppato strategie e progetti significativi per contribuire a migliorare la qualità della vita delle comunità con le quali si interagisce. Il CSV Basilicata, come gli altri Centri in Italia si è avviato per un percorso non faci- le, senza altri modelli operativi di riferimento e quindi completamente nuovo, con l’intento di non creare “dipendenze” dai servizi ma di rafforzare soggetti sociali che già operano nelle comunità di riferimento per migliorare la qualità dei servizi e le condizioni di vita dei cittadini, con particolare attenzione ai bisogni dei soggetti associativi più piccoli, meno strutturati e più portati all’isolamento, fornendo un contributo importante, anche con loro, alla promozione dello sviluppo della cultura della solidarietà e della cittadinanza attiva da cui la comunità potrebbe trarre una spinta ulteriore per la promozione dello sviluppo economico locale. In questa attività il CSVB ha privilegiato sempre il risp etto dell’au tonomia delle O.d.V. quale condizione indispensabile, perchè nell’attuare iniziative, quasi sempre configurabili come di pubblica utilità, si p otesse affermare quel pluralismo che costituisce una caratteristica essenziale dei sistemi sociali basati sul principio della su ssidiarietà v erticale, (Stato , Reg ioni, Province, Comuni) e orizzontale (Soggetti privati, Soggetti del Privato sociale e Soggetti pubblici); ha sostenuto il principio che le O.d.V. devono avere una propria identità autonoma, ma non nell’isolamento, bensì in un corretto rapporto di rete, con altre O.d.V., con altri soggetti del terzo settore e con gli Enti locali. Il problema, a nostro avviso, non è quello d i in debolire le fun zi oni e il ru olo dei Centri di Servizio rischiando in qualche caso la completa paralisi operativa come può accadere in quasi tutte le regioni del Sud prive di Fondazioni o, quando presenti, prive di capacità erogative, nè quello di stravolgere il ruolo dei Comitati di Gestione affidando loro il controllo delle risorse dei CSV e la massima discrezionalità sulle risorse loro affidate sia nella scelta delle OdV da finanziare che nella scelta delle attività da sostenere, da una parte conser- pagina 5 vando il ruolo di controllore dei CSV e dall’altra as sumend o q uello di controllore controllato. Non si rende un buon servizio alla ch iarezza e trasparenza dei ruoli, si disconosce la positiva esperienza dei centri che hanno sperimentato il sostegno delle azioni di progettazione sociale, favorito percorsi innovativi e sperimentato percorsi di valutazione dei progetti di assoluta trasparenza per cui perseverare e valorizzare questo patrimonio di competenze è fondamentale non solo per il Volontariato, ma anche per le stesse Fondazioni e per le co mu nità di riferimen to. Il pro blema a nostro avviso è piuttosto quello di sostenere il CSV nell’operare affinché le O.d.V. possano diventare, ogni giorno di più, soggetti in grado di individuare, proporre e sviluppare iniziative sempre più incisive e mirate a risolvere in modo innovativ o i pro blemi sociali , ambi entali e cu lturali delle comunità locali. Siamo perciò convinti, nell’interesse generale, della difesa dell’identità della natura e del ruolo dei CSV, come siamo convinti che il controllo esercitato dai Comitati di Gestione deve fondarsi sulla necessità di garantire che le risorse destinate per legge dalle Fondazioni ai CSV siano gestiti nel modo migliore, in maniera corretta, trasparente e aderente alla programmazione delle attività. In un clima di serenità e trasparenza dei ruoli si possono concordare le iniziative più utili per favorire la comunicazione all’esterno degli ob iet tivi so ci ali raggiu nti soprattutto nella promozione delle iniziative delle O.d.V., nelle azioni finalizzate a favorire la loro qualificazione quali partners degli Enti pubblici nella riprogettazione e riorganizzazione del nuovo Welfare, nelle azioni rivolte ai giovani per la promozione della cultura della solidarietà, nella reciproca consapevolezza che i CSV offrono attività che complessivamente contribuiscono ad allargare la sfera dei diritti dei cittadini. --AVVISO-Si invitano le Associazioni e i lettori a collaborare alla redazione del nostro periodico inviando articoli anche corredati di foto o grafici, unitamente al nominativo dell'autore e dell'associazione o Ente di appartenenza. Tutto il materiale dovrà essere fatto pervenire, preferibilmente su floppy o via E-mail (formato Word per i testi, JPG per le foto) alla nostra Redazione entro il giorno 20 di ogni mese. Gli scritti, anche se non pubblicati, non verranno restituiti. La Redazione fa presente che nella scelta degli articoli da pubblicare sarà data precedenza a quelli di più stretta attualità o a quelli che possano rappresentare elemento di discussione e/o di dibattito all'interno del mondo del Volontariato. Onde evitare tagli tecnicamente necessari, si raccomanda comunque di contenere la dimensione degli scritti. pagina 6 Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 Il favoloso mondo ...del volontariato Il primo anno del CSV Basilicata passat o un anno da quando, parafr asando i l t i tol o di un f il m, il favoloso mondo del CSV BASILICATA ha iniziato la sua attività. In queste ricorrenze si è soliti proporre una sorta di bilancio del lavoro svolto, sottol ineando i risultati raggiunti e proponendo gli obiettivi per il futuro. Sarebbe facile, quindi, presentare, in questa occasione, un rendiconto dell'attività degli ultimi dodici mesi, attività che peraltro ha visto come protagonisti e destinatari molti volontari delle associazioni del territorio. Agendo in tal modo, però, si perderebbe una parte importante di questo mondo, che si muove quotidianamente per offrire al volontariato un supporto tecnico, logistico, organizzativo e progettuale. Si incorrerebbe in un errore, molto diffuso peraltro, nel dibattito sul ruolo e sulle funzioni dei CSV, quello, cioè, di assumere un atteggiamento rispetto al CSV troppo aziendalista. Non bisogna dimenticare che il CSV BASILICATA prima di essere l'ente gestore del Centro di Servizio al Volontariato per la Regione Basilicata è un'Associazione, non di volontariato, ma formata da Associazioni di volontariato, non una ONLUS, ma pur sempre un ente non commerciale (la deformazione professionale non ci abbandona mai!) e, come tutte le associazioni, è una struttura composta da persone e, per questo, in movimento, governata da forte passione e partecipazione, ricca di creatività, ed è per tale ragione che in occasione del primo compleanno del CSVB ho deciso di raccontarvi una storia. C'era una v olt a, non m olt o t em po fa c osì cominciano le storie, ma queste parole, tanto legate a ricordi dell' infanzia, evocano fatt i e vicende concluse. La nostra, invece, è una storia in itinere e quindi… Tut t o ha in iz io in un pome ri ggio di fi ne lugl i o, quando al cune pe rsone att ra verso percorsi di fferenti, si incontrano per condividere insieme un progetto ambizioso, coordinare l'attività del Centro di Servizi o al Volontariato per tutto il territorio regi onale e decidono di costi tuire l'Associazione CSV Basilicata. La vita di questa giovane Associazione è subito segnata da un forte dolore per la perdita di una sua componente, che, forse, prima di altri ha compreso la reale importanza e difficoltà di questo progetto. Agendo in piena accettazione di tutte le differenze, in poco tempo è diventata in modo silenzioso, discreto e gentile agente di aggregazione ed affiata mento. La tristezza è forte, anche per chi non avendola conosciuta bene, cerca furtivamente tra file, progetti ed appunti per trovare un'idea o semplicemente una grafia che E’ “ evochi nuovamente quel sentimento di accoglienza che ha provato nei pochi mesi di lavoro insieme. Passano i mesi, incombono le urgenze, nasce la mascotte del gruppo, si celebrano matrimoni e il nostro CSVB continua a proporsi al volontariato ed al territorio. Il tempo trascorre e tutto sembra immutato, si organizzano eventi e corsi, si distribuiscono pubblicazioni, si redigono pareri, si offrono consulenze. Ma se un osservatore, seguendo il suggerimento di Becket, si ponesse fuori dallo stage dove operano concitati tutti i collaboratori del CSV Basilicata e ponesse attenzione alla scena che ha davant i, si accorgerebbe che nel CS VB c' è sempre un protagonista invisibile: le Associazioni. Ecco allora il saggio presidente che mitiga il rigore, proprio del fine istit uzionale, con l e passioni e l'entusiasmo del le associazioni; la vulcanica direttrice che segue, come una madre paziente, lo sviluppo delle Associazioni; l'amico di Matera che cominciando a conoscere un mondo nuovo cerca di supportare le Associazioni; la timida collaboratrice che, dopo una ricerca paziente tra i fogli dei giornali cerca il modo per enfatizzare tutte le iniziative piccole o grandi delle Associazioni; il gruppo della formazione che, nella sua eterna ri c erc a del l a per fez i one, i ndossat i gl i occhi a li dell'Associazione trascorre le giornate a monitorare il bisogno formativo, a progettare e realizzare le possibili risposte e a valutare gli eventual i aggiustament i; i fiscalisti e gli avvocati che, nella loro attività libero-professionale si lasciano intimorire dalla comune esegesi della legge, si fanno carico a tal punto delle istanze delle Associazioni da ricercare sino a notte fonda una sentenza o circolare per supportare ardite interpretazioni della norma non certamente contemplate nell'art.14 delle preleggi al codice civile; il tecnico del gruppo che avendo intrapreso una personale battaglia per la ricognizione di tutto l'universo delle Associazioni, cerca di captare ogni segnale proveniente dal territorio, riempiendosi le tasche di opuscoli, brochure e biglietti raccolti ovunque, il braccio operativo dell'informazione che fa talmente propria l'esigenza di informare le Associazioni da porre in secondo piano anche i bisogni personali; le operatrici del Progetto Scuola che gioiscono per aver avvicinato gli al unni all e Associazioni; i ragazzi del Front Office che quasi come una coscienza comune richiamano tutti ad una puntuale risposta alle Associazioni e….. Vi chiederete impazienti, come il vecchio Yeats, E poi?…. Ma questa è un'altra storia che noi tutti stiamo scrivendo con il contributo delle Associazioni. ” Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 pagina 7 Un esempio di AUTOAIUTO: A.A. - "ALCOLISTI ANONIMI” Al colici Anonim i ( A.A.) è nata negli Stati Uniti nel 1935 dall'incontro di un agente di borsa di Wall Street e un medico chirurgo di Akron (Ohio), entrambi alcolizzati, i quali scoprirono che condividendo le loro dolorose esperienze e aiutandosi a vicenda riuscivano a stare lontano dall'alcol. In un mondo caratterizzato da forti pregiudizi nei c onfronti del l'alcoli smo e dall a pre ss oché t otal e im pot enza dell a sc ienza medica ad affrontare tale problema, i due fondatori di A.A., superando ogni approccio moralistico e con un pragmatismo tipico della cultura nord americana, ebbero l a grande i nt ui zione di applicare 1'autoaiuto alla dipendenza dall'alcol, vista non più come un vi zio da estirpare ma come una vera e propria malattia del corpo e dello spirito, i cui tragici effetti potevano essere sos pesi semplicemente non bevendo e cambiando stile di vita. In altri termini, i nostri fondatori, entrambi con durissime storie di alcolismo alle spalle, si resero conto che un alcolista che ha smesso di bere ha una grandissima capacità di raggiungere e aiutare un altro alcolista che ancora beve; così facendo indica all'altro la via per uscire dal problema e nel contempo mantiene e consolida la propria sobrietà. Su questa base misero a punto un metodo di recupero, denominato dei Dodici Passi, che ha ispirato le moderne terapie di gruppo e che oggi viene utilizzalo in tutto il mondo per contrastare molte altre dipendenze. Attualmente, Alcolisti Anonimi è presente in oltre 170 Paesi di tutti i continenti con circa 150.000 gruppi di autoaiuto e milioni di alcolisti recuperati. A.A. ha iniziato la sua attività in Italia nel 1972 quando un alcol is ta, dopo aver ritrovato la sobrietà in un gruppo di lingua inglese creato oltre 50 anni fa da soldat i del l' Es ercito Al leato di s tanza a Roma, aprì il primo gruppo di lingua italiana; oggi è diffus a in tulle le Regioni con circa 500 gruppi. Al coli s ti Anonim i non è una Il raduno è l'evento pi ù importante di Associazi one di volontari at o, bensì di A.A. italiana; si tiene ogni anno a fine autoaiuto: noi che abbiamo vissuto l'alco- settembre a Rimini presso l'Ente Fiera e lismo in prima persona cerchia- vede la partecipazione di circa duemila mo di aiutare le persone che alcolisti provenienti da tutte le regioni, e ancora ne soffrono per- anche dall'estero E' un festoso incontro di ché aiutando gli altri in amici e anche un momento di emozionanreal tà ai ut ia mo noi te condivisione dell'affrancam ento dal stess i rafforzando la problema alcolico. nostra sobrietà. Ed è Nel corso del Raduno si tengono seminari ques ta l a grande su argomenti di rilievo per il recupero ricompensa che rice- individuale e per la crescita dell'Assovi amo per la nost ra ciazione, si organizzano tavole rotonde e att ivi tà. Pert anto l a convegni con professionisti qualificati e nostra associazione, sin si prevedono interventi di personalità del dalle ori gini, non ha m ai mondo scientifico, culturale e politico, chiesto, né ricevuto, alcun con- particolarmente sensibili alle numerose e tributo economico né sostegno finanzia- complesse problematiche connesse all'alrio esterno di alcun genere; siamo auto- colismo. sufficienti. E per far parte di A.A. non sono richieste quote di iscrizione: è sufficiente il Dove sono in Basilicata desiderio di smettere di bere. Si amo "anoni mi" non solo per la tutela dei nostri membri, ma anche perché l'anoniPotenza 0971 420008 mato ha per noi un profondo s ignificato spirituale che ci Francavilla 0973 571106 induce a porre i principi al di sopra delle persone. Non siamo affiliali ad alcuna Villa d'Agri 339 7477923 s et ta, conf ess ione, i deal e politico o altra organizzazioMatera 339 1107796 ne. Infine, non siamo proibizionisti né antiproibizionisti: Melfi 339 69584630 ci limitiamo a non bere perché a noi l'alcol fa male, talvolta malissimo. Grassano 0835 721072 Dagli anni sett ant a, che ci videro pionieri in un Paes e San Fele 0976 995238 che considerava gli alcolisti dei viz iosi o, nei cas i più gravi, dei malati di mente da Bella 0976 3625 s egregare nei mani comi , molta acqua è passata sotto i ponti. Negl i st ess i gi orni del Raduno degli Oggi, anche in Italia, Alcolisti Anonimi Alcolisti Anonimi, e con analogo numero viene considerata una risorsa, ampiamen- di partecipanti, si svolge in locali attigui te collaudata, a disposizione non solo di la manifestazione annuale dei "familiari chi vuole uscire dal problema ma di tutti ed am i ci di alcol is ti " (Al -anon, coloro che, sempre più consapevolmente, Associazione a carattere nazionale paralsi occupano di alcolismo: medici, psico- lela ad A.A, seppur autonoma). logi, operatori del sociale, religiosi, educatori, giornalisti, politici. pagina 8 Volontariato 2000 Basilicata - Anno 3 num. 6 settembre 2003 VOLONTARIATO 2000 BASILICATA Reg. Trib. Potenza n.272 del 22.2.2000 Direttore: Mario Sarli Direttore Responsabile Angelomauro Calza Redazione: Tina Paggi, Antonio Di Stefano Mario Liuzzi, Pasqua Parrella, Clementina Rettino Segreteria: Carmela Vaccaro Tel. 0971 273152 - 0971 274477 - 0835 346167 fax 0971 275477 E-mail: [email protected] sito internet: www.csvbasilicata.it Stampa:Centro Grafico Rocco Castrignano c.da San Donato - ANZI (PZ) distribuzione abb. post. Art.2 comma 20/C L.662/96 DC/DCI/5/5/2000 Aut.N.0057/PZ numero chiuso il 01/10/2003