Confraternita di San Pietro Apostolo
fondata il 5 settembre 1599 a Porto Maurizio
Il Santissimo Crocifisso
nell’Oratorio di san Pietro
a Porto Maurizio
Brevi note in occasione della restituzione
ufficiale dopo il restauro
1
Il Messaggio del Priore
Agli illustri ospiti del convegno
Sono passati ormai due anni da quando il Prof. Franco Boggero mi
chiese se la Confraternita aveva piacere di uno studio accurato sul
Crocifisso posto sull’altare maggiore del nostro Oratorio da lungo
tempo definito Cristo Nero.
L’entusiasmo in Confraternita fu grande, e lo fu ancor di più quando
andammo a vedere, nel giugno del 2004 ad Aramengo la statua
parzialmente “scoperta”
Decidemmo allora, di comune accordo con i restauratori e la
Soprintendenza di riconsegnare il Crocifisso alla Comunità portorina
cosi come lo videro quei confratelli che, stando alla leggenda, lo
andarono a prelevare, nel 1612, sulla spiaggia della Baite’, oggi
piazza della Vittoria, tra Porto ed Oneglia, a fianco dell’attuale
Palazzo Civico
Questo opuscolo non ha alcuna velleità culturale.
Vuole solo introdurre il visitatore, il fedele, l’appassionato ad una
realtà oggi completamente diversa da come ce l’hanno tramandata i
nostri padri ed i nostri nonni.
Un testo più approfondito è in fase di avanzata elaborazione e,
assieme alle conclusioni del Convegno, sarà pubblicato
probabilmente in concomitanza con la festa della nostra
Confraternita, nel prossimo mese di settembre.
Sit nomen domini Benedictum
Claudio Risso, Magnifico Priore di san Pietro
Dal nostro Oratorio, 11 marzo 2005
Nella ricorrenza della traslazione del SS.mo Crocifisso
2
Una leggenda o la realtà?
Narra una leggenda locale che abbiamo appreso dai nostri vecchi
confratelli, i quali, a loro volta, l’hanno ricevuta, generazione dopo
generazione, in tradizione orale che .....
Nell’anno 1612, sulla battigia della spiaggia, oltre la foce del
torrente Baité, presso l’antico oratorio di san Sebastiano, dopo una
violenta mareggiata fu rinvenuto un crocifisso di legno che
galleggiando sull’acqua s’era incagliato nella sabbia.
Sull’oggetto sacro accamparono diritti sia i portorini sia gli
onegliesi creando una vivace controversia data dal fatto che se la
zona del ritrovamento era sottoposta a sovranità genovese, i terreni
circostanti appartenevano a proprietari onegliesi.
Per prelevare il Crocifisso si presentarono dunque la confraternita
di san Pietro da Porto Maurizio e quella dell’Annuziata da Oneglia.
I priori, per evitare scontri, emisero di comune accordo un verdetto
salomonico: la statua stessa avrebbe mostrato dove preferiva andare
muovendosi al momento di risalita della marea: “Dunde u gira i pèi,
u vò andà”.
Il caso volle che la corrente portasse il Cristo verso occidente e così
venne preso in consegna dai confratelli di san Pietro che lo
sistemarono in parrocchia ove quattro anni più tardi gli dedicarono
3
un nuovo altare. 1
Ed è nella Vecchia Parrocchiale, vergognosamente demolita attorno
al 1840, che il SS.mo Crocifisso, come viene comunemente citato in
tutti i documenti che abbiamo consultato, quello che per noi è sempre
stato il Cristo Nero, vive la sua stagione migliore, circondato
dall’affetto e dalla venerazione dei Confratelli e dei fedeli,
soprattutto in alcuni periodi dell’anno, ed in particolare nei venerdì
di Quaresima, sicuramente per 221 anni.
Anche la sua Cappella, con tre ricostruzioni, e Lui stesso, attraverso
alcune ridipinture, percorreranno i periodi artistici ed architettonici
che hanno segnato l’evoluzione della Chiesa Parrocchiale e della
società cittadina.
Le notizie di prima mano che ci vengono dal Crocifisso sono
principalmente riferibili al Notaio Giuseppe Bartolomeo Gazo.
Egli è un personaggio certamente singolare nella Porto Maurizio di
fine settecento.
Vive l’Ancien Regime, la rivoluzione, il periodo Napoleonico; ed è in
tale epoca che scrive, a mano, in omaggio ai nuovi padroni, una serie
di testi in cui racconta, alle volte in modo romanzato, la storia della
sua città.
Ma è anche uno spettatore del tempo, un cronista, e, quindi, ci
trasmette la sua città, vista attraverso i suoi occhi.
E nel volume segnato col n° 4, denominato Compendio Delle Storie
della Città di Porto Maurizio, Dipartimento di Monte Notte,
conservato nell’archivio storico della Parrocchia di san Maurizio e
Compagni Martiri, troviamo molti dati importanti sul nostro
Crocifisso.
1
Dal libro : Storia e tradizione nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio,
di Gianni De Moro, edito dalal Confraternita - pag. 133, nota 192.
4
E’ interessante, per capire a fondo il personaggio, leggere almeno il
prologo di quel documento.
Prefazione, al benigno Lettore.
Legere Sovente, le memorie, della propria Patria, è cosa assai
utile, Giovevole, e vantaggiosa, per coloro, che chiamati essendo
all'amministrazione di una città; dovendo conoscere l'jndole de'
cittadini, e prender guida dagl'avenimenti passati; avegnache
ogni Cittadino, come jnsegnano i morali Filosofi deve cooperare al
bene della Patria. Liv: nella prefazione della sua Storia ei ritrova
ne' suoi annali, ciò, che jmitar le conviene, e ciò, che e' riprovabile;
essendo al dire di Polibio Lib: 1: le cose già trascorse, ottimi
ammaestramenti, per le future; hò creduto espediente sino dalla
mia Gioventù di compilare le azioni de' Nostri Concittadini; e in
che consisteva la nostra Città, affine riuscir possa profittevole la
Lettura; mà siccome nessuno se n'e' curato per l'adietro; onde mi
e' riuscito assai faticoso, rinvenire, quelle poche, che ritroverai
jn picolo volume descritte, se piu' ne' desideri, ò fossero à te
note, non mancherai di aggiungerle, vivi felice.
A pagina 183 egli descrive la Parrocchiale di San Maurizio, Eretta, e
fatta la presente sulla vechia, che le serve di fondamenti del 1462.
E cita, nei dettagli, la nostra Cappella del SS.mo Crocifisso.
1715: 31: Genaro jn atti Gio: Battista Aquarone Notaro Testamento
del Signor Guglielmo Gastaldi quondam Guglielmo – Si ordina, che
seguita la morte di esso Testatore l'jnfrascritti suoi Eredi sijno
obligati, à far fare una Lampada d'Argento alla Capella del
Santissimo Crocifisso di questo Luogo, e che nella compra della
Medesima spendino Lire 400: Genova, e che restino pure obligati à
contribuire detti suoi Eredi per l'illuminazione di mezzo Barile oglio
per la suddetta Lampada, quale Lampada, et oglio dà contribuirsi in
perpetuo à titulo di Legato hà Lasciato, alla suddetta Capella..
Vi è anche un sommario elenco delle tele esistenti.
5
Nella Capella del Crocifisso al Muro Tavola del andata di Nostro
Signore Gesu Christo al Calvario, è di Lorenzo de' Ferrari 2 nato
1680: dipinta a' fresco da' Maorizio Carrega 3 li 4: Marzo 1803:
La Tavola di Gesu deposto dalla croce, è dello stesso Carrega.
Inoltre riporta anche l’arrivo del Cristo a Porto, probabilmente
citando una tradizione orale dell’epoca:
Evvi Antica Tradizione che la statua del Crocifisso, che resta
nell'Jnsigne Collegiata di San Maurizio, quale è nella capella, che è
di spettanza dei fratelli dell'unione del oratorio di San Pietro, fosse
da Nave, il di cui capitano era Protestante gettata jn mare, e
trasportata dalle onde al Lido vicino l'oratorio di San Lazaro,
congregata processionalmente suddetta Confraternita vi andò a
prenderselo, quale divotamente lo trasporto' in essa Jnsigne
Collegiata, jl tempo, ed epoca precise non si sà, si ritrova jn atti
Pietro Francesco Bracco Notaro li 18 giugno 1615: Accordo per
la Capella del Crocifisso; per fabricarla, e compirla, col Signor
Ventura Ferrari quondam Battista, per la sua [casa], con la
Compagnia dell'Unione, e Magnifici Signori Anziani, vi è Lapide jn
essa Collegiata del 1616, quale né parla, fu ornata di Marmi Neri, e
benedetta dal Molto Reverendo Canonico Gio: Domenico Bosio li 2:
maggio 1722: jn atti Bartolomeo Gazo Notaro e Cancelliere
Foraneo.
Suddetta Lapide del MDCXVI: è à carte 85
La lapide, che possediamo ancor oggi murata nella sacrestia del
nostro Oratorio, venne da lui copiata ed inserita nella sue memorie.
Sopra la Porta della Capella delle Reliquie
Ad Perpetuam Rei Memoriam.
2
Lorenzo Ferrari era figlio del grande pittore ed architetto portorino Gregorio
Ferrari (1647-1726) allievo di Domenico Fiasella ed autore tra i più significativi
dell’ambiente genovese tra Sei e Settecento. Vivendo a Genova, aggiunse al suo
cognome il prefisso “De”.
3
Maurizio Carrega era figlio di Francesco, grande pittore della prima metà del
‘700 che affrescò le più nobili case di Porto Maurizio, e fratello di Tomaso, l’autore,
nel 1791, della completa dipintura del nostro Oratorio.
6
Capellae SS. Crucifixi et Gloriosiss. Virginis
Anuciate, Collaterales. Altaris Maioris,
huius Ecclesiae, ac Beate Cattherinae, huic
prossime, que sunt Juris Patronatus Fratrum
Societatis Unionis, à Fundamentis construct.
ut ex antiqua demu jn pntem formam
restitute fuerunt aelemosinis jpsorum Fratrum.
anno Domini MDCXVI
La storia delle confraternite medioevali e l’acquisto
delle Cappelle nella vecchia parrocchiale. 4
Attorno al 1420 esistevano in Porto Maurizio tre confraternite:
La casaccia di Santa Caterina , la domus disciplinatorum Sancti
Jo. Baptae ed infine la confraternita della Beata Vergine
Annunziata
La più antica, Santa Caterina, era anche la meglio organizzata
e la più consistente dal punto di vista patrimoniale. Dotata di
un rituale suo proprio e di un antico laudario, essa costituiva il
punto di riferimento dei tradizionalistì locali, arroccata nella
conservazione degli antichi misteri della Settimana Santa più
che mai popolari e graditi tra i fedeli portorini.
La compagnia di San Giovanni Battista era nata
essenzialmente in opposizione al clima delle terribili lotte fra
guelfi e ghibellini che avevano diviso ed insanguinato anche
Porto Maurizio: il suo patrimonio spirituale consisteva
principalmente nei riti e nelle usanze di pacificazione,
culminanti nella rievocazione annuale della grande
processione dei bianchi di Provenza.
Carattere ben distinto aveva infine la confraternita
4
Questa parte è tratta, per sunto, dal volume Storia e Tradizione
nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni de Moro
edito dalla Confraternita nel 1982.
7
dell’Annunziata, da poco costituitasi sulla linfa del messaggio
rigeneratore francescano. Essa possedeva una saldezza
dottrinale maggiore delle precedenti, derivatale dalle sue
origini non popolaresche. Spesso perciò dovette trovarsi in
contrasto con le altre due compagnie, legate a schemi meno
intellettuali e ad usi più corposamente folclorici.
Oggi, a quasi sei secoli di distanza e con ripetute fusioni
intervenute a mescolare e confondere i dati in nostro possesso,
è ben difficile individuare nel monolite della tradizione
pervenutaci i caratteri originari di ciascuna confraternita.
Certamente il laudario cantato e tutte le cerimonie connesse
col culto della passione appartengono alla confraternita di
Santa Caterina, così come la processione extra moenia
appartiene alla confraternita di San Giovanni.
Il tragitto della processione ripeteva il percorso, da ponente a
levante, tenuto dai penitenti bianchi giunti dalla Provenza, nel
1399.
Anche la tecnica della visita alle chiese, flagellandosi al canto
dello Stabat Mater, rimase intatta nei secoli.
Forse la leggenda del Cristo Nero adombra a tal proposito
qualche più antica pacificazione fra disciplinanti portorini ed
onegliesi.
Un fenomeno osmotico ha fatto sì che i due contributi, il
laudario e la processione,
originariamente separati, si
fondessero poi inestricabilmente, presentandosi come un
blocco compatto.
Alla confraternita cateriniana compete pure l’introduzione
dell’uso della flagellazione, poi ripreso e mantenuto dai
disciplinanti di San Gio Batta.
Inoltre, al Capitolo ottavo degli Statuti dell’Unione di san
Pietro del 1603 è previsto che chi percuote i genitori sia tenuto a
fare doppia disciplina a mezzo il nostro oratorio per quel tempo che
starà la Compagnia in esso congregata per li soliti spirituali esercitii.
All’ispirazione bernardiniana della compagnia dell’Annunziata
si deve invece l’introduzione nell’arte portorina del motivo
8
trigrammatico, ovvero la sigla JHS derivata dalle iniziali
greche di IHSOUS che talvolta venivano interpretate alla latina
come: Iesus Hominum Salvator, divenuto una costante
dell’ornamentazione architettonica locale per tutto il ‘400.
Il consolidamento delle tre confraternite si accompagna con un
avvenimento di grande importanza nella vita cittadina: la
costruzione della nuova chiesa parrocchiale, iniziata nel 1462 e
conclusa nel 1470, che attirò a Porto Maurizio alcuni fra i
maggiori artisti liguri del tempo.
Nell’ornamentazione della parrocchiale furono impegnati i
fratelli Biasacci da Busca, pittori piemontesi assai conosciuti
nella Liguria di ponente, Giovanni Gaggini, Carlo Braccesco
ed altri insigni artisti.
A tale grande impresa d’edilizia religiosa parteciparono
direttamente le confraternite.
Nella parrocchiale assunsero il giuspatronato di tre altari, uno
per ciascuna: la compagnia di San Gio Batta ebbe il primo in
Cornu Evangelii , mentre l’Annunziata e Santa Caterina ebbero
rispettivamente il primo e il secondo in Cornu Epistulae. 5
La concessione alle confraternite delle migliori cappelle in
parrocchia indica chiaramente che esse costituivano, fin
d’allora, concentrazioni politico patrimoniali più potenti delle
singole famiglie nobili locali.
5
Le dizioni Cornu Epistulae e Cornu Evangelii, identificano, per
l’osservatore, rispettivamente il lato destro e quello sinistro di ogni altare.
Infatti, col rito tridentino, abolito poi nel 1965 a seguito della riforma
Conciliare, il messale, all’inizio della Santa Messa era posizionato sulla
parte destra della Mensa Eucaristica, e veniva spostato a sinistra dopo la
lettura, da parte del sacerdote, della epistola. In questa successiva posizione
veniva letto il vangelo della messa del giorno, ed al termine del sacro rito,
sempre da quella parte, veniva sempre letto il Prologo del vangelo di
Giovanni. [nota del coordinatore]
9
La fusione delle antiche casacce nell’attuale
Confraternita di san Pietro 6
Una delle conseguenze del Concilio Tridentino in ambito
locale, fu l’abbattimento dei motivi di gara fra le vecchie
confraternite.
Nacque allora un progetto: quello d’indurre le confraternite
maschili a fondersi in un nuovo grande sodalizio detto
dell’Unione.
La prima concreta proposta di fusione, fu enunciata verso la
fine del 1591 dal frate portorino Arcangelo Garibbo ma
probabilmente la paternità del progetto va ascritta in realtà a
Francesco Garibbo, cugino del frate, che anche negli anni
seguenti ne sarà costante e tenace assertore. 7
Nel 1595 parve che i tentativi avessero avuto successo.
Il 6 settembre 1595, per personale intervento di Pietro
Lomellino Commissario delle Armi in Porto Maurizio, i priori
delle compagnie sottoscrissero di fronte al notaio Curotti una
dichiarazione d’intenti in cui proclamavano l’unione spirituale
delle confraternite, il che equivaleva a dire che, a parte una
generica prova di buona volontà, tutto rimaneva come prima.
La situazione restò invariata per oltre tre anni fino a quando
messer Pietro Lomellino ritornò a Porto Maurizio con le
mansioni di Commissario di Sanità.
Sotto il costante pungolo del magistrato genovese, le trattative
6
Questa parte è tratta, per sunto, dal volume Storia e Tradizione nei canti della Settimana
Santa a Porto Maurizio, di Gianni de Moro edito dalla Confraternita nel 1982.
7
Francesco Garibbo era riuscito ad ottenere importanti sgravi fiscali ai concittadini, che
ricordarono il fatto dedicandogli una lapide originariamente situata nel monastero della
Nunziata recitante:
VIVA DEL BUON GARIBO IL CHIARO NOME - CHE AL SUO PAESE LE
FRANCHIGGIE OTTENNE - E DI GABELLE GLI SGRAVÒ LE SOME - 1589.
Oggi essa è murata nella parete esterna dell’oratorio di San Pietro.
10
per l’unione ripresero lente, ma sicure.
Ottenuto l’appoggio del vescovo d’Albenga, il Senato
genovese incaricò nell’agosto successivo il Commissario
Lomellino di far concludere al più presto la sospirata unione
con qualsiasi mezzo, non esclusi provvedimenti coattivi.
La sua opera ebbe successo: doppo molte repliche da qualche
huomini poco amorevoli del bene comune et che si prevagliono non
poco, per la gratia d’Iddio e di N.ra Signora sua benedetta madre, si
sono lasciati ridurre ad una tanto santa et laudabile opera, et si sono
uniti ad un sola compagnia, sotto il titulo dell’Unione, havendo
lasciato li altri nomi delle vecchie compagnie. 8
Il 5 settembre 1599, fatti congregare li fratelli separatamente .........
li è statto esposto et esortato da detto Signor Pietro se si contentano
far tutti insieme una sola compagnia si per radrizzare e ampliare la
chiesa di San Pietro distrutta, come anche pacificarsi e unirsi gli
animi di l’uno e l’altro oratorio insieme sotto il titolo dell’Unione, e
così, dopo vani argomenti intorno a ciò fatti, hanno concluso e
deliberato per atto pubblico l’uno e l’altro unirsi insieme e farne una
sola.
Per suggellare l’accordo tanto faticosamente raggiunto, 1’8
settembre tutti insieme hanno fatto una solenne processione et
abracciatisi insieme con segni di tanta amorevolezza che si può
sperar in Dio che per l’avvenire vi debba esser pace et buona
intelligenza fra loro, e di nuovo hanno rissoluto dar i loro oratori a
queste povere monache le quali tanto bisogno d’essi si hanno, et di
ritirarsi in una chiesa rovinata di questo loco et fabricar ivi il loro
oratorio. 9
8
9
ASG — f. 577 cit., lettera di Lomellino dell’8 settembre.
ASG — f. 577 cit., lettera di Lomellino dell’8 settembre cit
11
La Cappella del SS.mo Crocifisso diventa proprietà
della Confraternita di san Pietro.
Dal 5 settembre 1599, quindi, cessano di esistere le vecchie
confraternite medioevali e nasce un nuovo sodalizio, in piena era
moderna.
Tale sodalizio, originariamente chiamato Unione de’ disciplinanti del
Porto Maorizio sotto gli auspici di san Pietro Apostolo, dizione poi
ridotta in epoca successiva imprecisata in Confraternita di san
Pietro, acquisisce tutto il patrimonio sia economico - giuridico che
cultuale delle vecchie Casacce.
Eredita anche, e questo fatto ci preme quì sottolineare, la Cappella
originariamente intitolata a Teramo ed Erasmo che fu acquistata
dalla compagnia di San Gio Batta nel 1470 all’atto della costruzione
dell’antica parrocchiale 10
Ed è per questo che i Confratelli di san Pietro, nel 1615 poterono
stipulare un atto notarile di modifica della cappella nella Parrocchia,
per potervi immettere, in forma stabile, il SS.mo Crocifisso.
Resta un mistero il perchè fu scelto, tra i tre immobili di proprietà
della Confraternita nella Parrocchiale, quello della ex Casaccia di san
Gio Batta.
Nel corso degli anni, questa Cappella ed il suo illustre Ospite furono
sempre più oggetto di cure ed attenzioni, da parte dei Confratelli.
La parte muraria, gli oggetti di culto, e le cerimonie di venerazione al
SS.mo Crocifisso assunsero un’importanza veramente grande nel
panorama religioso e sociale di Porto Maurizio.
10
vedi pag. 11
12
La cerimonia dell’Adorazione delle Cinque Piaghe
11
Nel primo decennio del XVII secolo, si sviluppò
un’importante cerimonia paraliturgica: l’adorazione delle cinque
piaghe di N.ro Signor Giesù Christo.
Essa consisteva essenzialmente nella recita di cinque preghiere
che portavano i fedeli a meditare via via sulle cinque vulnera
inferte a Gesù sulla croce.
Testimoniata già nel 1549, la funzione faceva parte del
cerimoniale dell’antica compagnia di San Gio Batta e veniva
celebrata nella cappella che tale confraternita possedeva in
parrocchia.
Quando nel 1616 la cappella fu dedicata al Cristo Nero, la
cerimonia delle cinque piaghe fu canonizzata fissandone il
testo delle preghiere e stabilendone l’effettuazione nei venerdì
di quaresima, ad opera del capitolo.
Adoremo la plagha del piede sinistro:
Santa plagha del piede sinistro di Giesù nostro Amor crucifisso,
renderemo gratie al Signore N.ro Giesù Christo del sangue essalato
et sgorhato da essa plagha cum tanto dollore et amore per li peccata
nostri et recomandiamo le anime nostre. Amen.
Sancta Maria mater Dei dollorosa, sotto la cruce... per il sanguinare
pretioso spantegato dal Filio vostro satifiando il Padre Etterno per li
peccata nostri la liberattione et manumettione da essi et amuste essa
plagha nelle carne nostre.
Miserere nostri domino, Miserere nostri.
Ador[iamo] la feritta del piede destero
11
Questa parte è tratta, per sunto, dal libro : Storia e tradizione nei canti della
Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni De Moro, edito dalla Confraternita.
13
Santa plagha del piede destero di Giesù amore nostro crucifisso
ringratiamo el Segnor N.ro Giesù Christo con sanguine colatto e
sparto da essa piaga dolorosa et amorosa che ha reborato le anime
nostre. Amen Domine.
Sanctissima Maria dolorosa sotto la cruce dona fortificattione in la
nostra vita et in la nostra morte che meritiamo in l’offendere il
dolorosissimo Figlio Giesù nostro.
Miserere nostri domino, Miserere nostri.
Adoremo la plagha de la mano sinistra.
Santa plagha de la mano sinistra del Sig.r nostro Giesù Christo lo
adoriamo ringratiandolo del sangue circum sparto cum tanto dollore
da questa vulnerata attroce in liberattione de’ nostri peccata.
[Amen].
Santissima Madre al pie’ de la croce addolorata libera le anime nostre
dall’eterna galera de’ blasfematori, meritati al focho demoniascho.
Miserere nostri domino, Miserere nostri.
[Adoria]mo la plagha de la mano destera.
Santa plagha de la mano destera ringratiamo il patiente Sig.r Nostro
Giesù Christo pendente de la cruxe che in S.to Gio [...] nostre. Amen
Sanctissima Madre Maria sanctissima et dolorosa maestà del Figlio
Giesù nostro Signore
[Miserere nostri Domino, Miserere nostri]
Adoremo la plagha del Costao.
Santa plagha del Costao di Giesù Nostro et Dio piangendo
consideramo che, ancor morto, stratiato et strupiato foste della lancia
per [...].
Il sangue del nostro Sig.r Sanctissimo Giesù Christe lava li peccari
nostri […] quale pegora timorata tirata per le orege in lo macello et
dalli carnefici strasinato soto li beatti ogi adolorati de[...] in la nostra
morte segura como niente altro del mondo.
Miserere nostri Domino, Miserere nostri.
Pater noster...
14
Adoremo Te Christe benedicamus tibbis
In santa Cruxe tua redemiste mundu
I molti arcaismi e dialettismi riscontrabili nel testo sembrano
poter riferire il reperto almeno alla prima metà del XVI secolo,
ma tale formula doveva già essere in disuso nel 1616, sostituita
da varianti assai più vicine al testo definitivo, rielaborato nel
1838 dal notaio Gazo.
Anche la funzione dell’adorazione delle piaghe risentì del
gusto drammatico imperante nell’ambiente delle confraternite.
Nel 1666, il priore di San Pietro Gaspare Bonavia propose
infatti di arricchire la cerimonia dotandola d’un corredo
iconografico: poco dopo il pittore Maurizio Niggi esegui varie
pitture fatte al SS.mo Crocifisso che si pongono li venerdì di marzo,
rappresentanti verosimilmente particolari delle scene della
crocifissione e della morte di Cristo. Si trattava, in altre parole
di tavole dipinte simili ai misteri portati durante la processione
del Giovedì Santo ed atte ad essere esposte alla venerazione
dei fedeli scoprendole via via nel corso dell’adorattione al
principio d’ogni preghiera
15
La Cappella del SS.mo Crocifisso nella storia.
L’evoluzione architettonica della Cappella, nel corso dei secoli, ha
sicuramente avuto tre fasi.
La prima, risalente al 1615, è stata forse un semplice
accomodamento dell’altare alla statua: lo spazio originale fu
ampliato, a spese di una sacrestia e si dovette appoggiare la
costruzione su una casa privata.
Una seconda ricostruzione si è certamente verificata nel 1704, e si è
concretizzata attraverso un Apalto per li marmi con il Mestro Gio.
Pietro Ripa, genovese.
L’ultimo rifacimento possiamo farlo risalire al 1721 - 1723.
Di tutti i marmi, tele, arredi liturgici ed accessori della Cappella,
accumulatisi in 220 anni, amaramente constatiamo che attualmente
conserviamo, in oratorio, oltre al Cristo, i due quadri laterali,
rappresentanti stazioni della via crucis, e la lapide del 1616.
Tutto il resto, purtroppo, è andato perduto.
Per quanto riguarda il trasporto del Crocifisso e l’adattamento
dell’altare per la sua venerazione, abbiamo pochi elementi a nostra
disposizione. Vi è una nota in un Libro dei Conti redatta in chiusura
del mandato del priore in carica, posteriore di alcuni mesi ai lavori
effettuati che recita:
1837 – 10 set. - Spese nell’amministrazione della Capella SS.mo
Crocefisso. Spesa straordinaria per la nichia ove collocato detta
Sacra Imagine
lire 151.09
Pensiamo che pochissime furono le manutenzioni alla statua dal
1837 fino al secondo dopoguerra.
16
Per far coesistere il Cristo con l’antica Pala di Francesco Bruno, che
ricopriva la parete sopra l’altare, quest’ultima fu montata con
oppurtune staffe di metallo su due binari verticali di ferro, alla cui
base, nella parte inferiore e posteriore dell’altare, fu installato un
argano in legno tuttora esistente che, con un sistema di funi,
permetteva l’elevazione o la scomparsa del lavoro del Bruno.
Con questo sistema era possibile vedere, in alternativa, le due opere
d’arte.
Purtroppo l’altezza dell’altare non permetteva una completa
sparizione all’interno della tela, che restava visibile nella parte
superiore della lunetta.
Per limitare la vista fu quindi ricavato, alla base dei binari di
scorrimento, un ulteriore gradino di circa 20 centimetri in cui andava
ad incastrarsi il bordo inferiore della Pala.
Poichè per lungo tempo, ogni anno, il quadro restava in questa
posizione, una striscia della tela dipinta, per tutta la sua lunghezza e
per un’altezza di circa 30 centimetri, a causa dell’umidità è andata
definitivamente perduta.
Nella quaresima del 1985, in concomitanza con la partenza della Pala
d’altare per Genova, 12 si pensò di effettuare una manutenzione
straordinaria del Crocifisso e della nicchia in cui era stato posto da
ormai 150 anni.
Si provvide alla sua rimozione dall’ancona, e, adagiato in orizzontale
al fondo dell’oratorio, venne offerto, alla venerazione dei fedeli.
Per la prima volta potemmo apprezzare la bellezza stilistica della
statua ma ancor più la sua potenza espressiva e la sua umanità, pur
12
La Pala fu restaurata con finanziamento dello Stato, dal Laboratorio di
Restauro san Donato sotto la direzione del Prof. Franco Boggero, nel contesto di
una serie di lavori, finanziati anche da privati, ad opere a carattere sacro della
Liguria occidentale.
17
nella pesantezza della colorazione nera che appiattiva certi tratti oggi
rivelatisi semplicemente splendidi.
Nell’anno giubilare 2000, il Priore Claudio Risso volle che il Cristo
fosse portato in Basilica, per offrirlo all’intera comunità parrocchiale.
Il 14 maggio 2004 è partito per il restauro ad Aramengo, e dal 17
dicembre al 13 marzo è stato esposto alla mostra Genovese La Sacra
Selva, nella Chiesa di sant’Agostino in Piazza Sarzano, nell’ambito
delle manifestazioni per Genova 2004 capitale della cultura
europea.
Ritornato a Porto Maurizio, è stato definitivamente installato in
“cornu evangelii” all’interno del Presbiterio del nostro Oratorio la
sera di Venerdì 22 aprile 2005.
18
Foto 1: Raffigurazione parziale del Cristo Nero nella nicchia
sull’altare maggiore del nostro oratorio,
ove rimase dal marzo 1837 al giugno 2004
La foto è del 1982
19
Foto 2: la spiaggia dove, secondo la leggenda,
si è arenato, nel 1612, il Crocifisso
Oggi la zona è completamente coperta da terra di risulta
20
Foto 3: lo spazio occupato dalla vecchia parrocchiale
e, indicata dalla freccia, la zona ove era posizionata
la Cappella del SS.mo Crocifisso
21
Foto 4: Un’immagine, seppur parziale, della vecchia parrocchiale,
vista da oriente. E’ una stampa del conte Chabrol, prefetto napoleonico.
Si noti la cupola di sinistra, corrispondente alla
Cappella del SS.mo Crocifisso
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Foto 5 : il disegno del progetto dell’altare del Ss.mo Crocifisso,
poi realizzato tra il 1721 ed il 1724
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Foto 6: un particolare del SS.mo Crocifisso dopo il restauro
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Foto 7: i confratelli, guidati dal Priore Claudio Risso al lavoro
per collocare il SS.mo Crocifisso in oratorio
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Indice
Il Messaggio del Priore .................................................. 2
Una leggenda o la realtà? ............................................. 3
La storia delle confraternite medioevali e l’acquisto delle
Cappelle nella vecchia parrocchiale. ............................. 7
La fusione delle antiche casacce nell’attuale
Confraternita di san Pietro .........................................10
La Cappella del SS.mo Crocifisso diventa proprietà della
Confraternita di san Pietro. .........................................12
La cerimonia dell’Adorazione delle Cinque Piaghe ........13
La Cappella del SS.mo Crocifisso .................................16
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Materiale di proprietà della
Confraternita di san Pietro
Via santa Chiara, 29
18100 - Porto Maurizio
TEL. 0183 - 64935
tutti i diritti sono riservati
Dal nostro Oratorio, addì, 11 marzo 2005
Nel 168° anniversario
Della traslazione in Oratorio
del SS.mo Crocifisso
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il ss crocifisso tra storia e leggenda