Confraternita di San Pietro Apostolo fondata il 5 settembre 1599 a Porto Maurizio Il Santissimo Crocifisso nell’Oratorio di san Pietro a Porto Maurizio Brevi note in occasione della restituzione ufficiale dopo il restauro 1 Il Messaggio del Priore Agli illustri ospiti del convegno Sono passati ormai due anni da quando il Prof. Franco Boggero mi chiese se la Confraternita aveva piacere di uno studio accurato sul Crocifisso posto sull’altare maggiore del nostro Oratorio da lungo tempo definito Cristo Nero. L’entusiasmo in Confraternita fu grande, e lo fu ancor di più quando andammo a vedere, nel giugno del 2004 ad Aramengo la statua parzialmente “scoperta” Decidemmo allora, di comune accordo con i restauratori e la Soprintendenza di riconsegnare il Crocifisso alla Comunità portorina cosi come lo videro quei confratelli che, stando alla leggenda, lo andarono a prelevare, nel 1612, sulla spiaggia della Baite’, oggi piazza della Vittoria, tra Porto ed Oneglia, a fianco dell’attuale Palazzo Civico Questo opuscolo non ha alcuna velleità culturale. Vuole solo introdurre il visitatore, il fedele, l’appassionato ad una realtà oggi completamente diversa da come ce l’hanno tramandata i nostri padri ed i nostri nonni. Un testo più approfondito è in fase di avanzata elaborazione e, assieme alle conclusioni del Convegno, sarà pubblicato probabilmente in concomitanza con la festa della nostra Confraternita, nel prossimo mese di settembre. Sit nomen domini Benedictum Claudio Risso, Magnifico Priore di san Pietro Dal nostro Oratorio, 11 marzo 2005 Nella ricorrenza della traslazione del SS.mo Crocifisso 2 Una leggenda o la realtà? Narra una leggenda locale che abbiamo appreso dai nostri vecchi confratelli, i quali, a loro volta, l’hanno ricevuta, generazione dopo generazione, in tradizione orale che ..... Nell’anno 1612, sulla battigia della spiaggia, oltre la foce del torrente Baité, presso l’antico oratorio di san Sebastiano, dopo una violenta mareggiata fu rinvenuto un crocifisso di legno che galleggiando sull’acqua s’era incagliato nella sabbia. Sull’oggetto sacro accamparono diritti sia i portorini sia gli onegliesi creando una vivace controversia data dal fatto che se la zona del ritrovamento era sottoposta a sovranità genovese, i terreni circostanti appartenevano a proprietari onegliesi. Per prelevare il Crocifisso si presentarono dunque la confraternita di san Pietro da Porto Maurizio e quella dell’Annuziata da Oneglia. I priori, per evitare scontri, emisero di comune accordo un verdetto salomonico: la statua stessa avrebbe mostrato dove preferiva andare muovendosi al momento di risalita della marea: “Dunde u gira i pèi, u vò andà”. Il caso volle che la corrente portasse il Cristo verso occidente e così venne preso in consegna dai confratelli di san Pietro che lo sistemarono in parrocchia ove quattro anni più tardi gli dedicarono 3 un nuovo altare. 1 Ed è nella Vecchia Parrocchiale, vergognosamente demolita attorno al 1840, che il SS.mo Crocifisso, come viene comunemente citato in tutti i documenti che abbiamo consultato, quello che per noi è sempre stato il Cristo Nero, vive la sua stagione migliore, circondato dall’affetto e dalla venerazione dei Confratelli e dei fedeli, soprattutto in alcuni periodi dell’anno, ed in particolare nei venerdì di Quaresima, sicuramente per 221 anni. Anche la sua Cappella, con tre ricostruzioni, e Lui stesso, attraverso alcune ridipinture, percorreranno i periodi artistici ed architettonici che hanno segnato l’evoluzione della Chiesa Parrocchiale e della società cittadina. Le notizie di prima mano che ci vengono dal Crocifisso sono principalmente riferibili al Notaio Giuseppe Bartolomeo Gazo. Egli è un personaggio certamente singolare nella Porto Maurizio di fine settecento. Vive l’Ancien Regime, la rivoluzione, il periodo Napoleonico; ed è in tale epoca che scrive, a mano, in omaggio ai nuovi padroni, una serie di testi in cui racconta, alle volte in modo romanzato, la storia della sua città. Ma è anche uno spettatore del tempo, un cronista, e, quindi, ci trasmette la sua città, vista attraverso i suoi occhi. E nel volume segnato col n° 4, denominato Compendio Delle Storie della Città di Porto Maurizio, Dipartimento di Monte Notte, conservato nell’archivio storico della Parrocchia di san Maurizio e Compagni Martiri, troviamo molti dati importanti sul nostro Crocifisso. 1 Dal libro : Storia e tradizione nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni De Moro, edito dalal Confraternita - pag. 133, nota 192. 4 E’ interessante, per capire a fondo il personaggio, leggere almeno il prologo di quel documento. Prefazione, al benigno Lettore. Legere Sovente, le memorie, della propria Patria, è cosa assai utile, Giovevole, e vantaggiosa, per coloro, che chiamati essendo all'amministrazione di una città; dovendo conoscere l'jndole de' cittadini, e prender guida dagl'avenimenti passati; avegnache ogni Cittadino, come jnsegnano i morali Filosofi deve cooperare al bene della Patria. Liv: nella prefazione della sua Storia ei ritrova ne' suoi annali, ciò, che jmitar le conviene, e ciò, che e' riprovabile; essendo al dire di Polibio Lib: 1: le cose già trascorse, ottimi ammaestramenti, per le future; hò creduto espediente sino dalla mia Gioventù di compilare le azioni de' Nostri Concittadini; e in che consisteva la nostra Città, affine riuscir possa profittevole la Lettura; mà siccome nessuno se n'e' curato per l'adietro; onde mi e' riuscito assai faticoso, rinvenire, quelle poche, che ritroverai jn picolo volume descritte, se piu' ne' desideri, ò fossero à te note, non mancherai di aggiungerle, vivi felice. A pagina 183 egli descrive la Parrocchiale di San Maurizio, Eretta, e fatta la presente sulla vechia, che le serve di fondamenti del 1462. E cita, nei dettagli, la nostra Cappella del SS.mo Crocifisso. 1715: 31: Genaro jn atti Gio: Battista Aquarone Notaro Testamento del Signor Guglielmo Gastaldi quondam Guglielmo – Si ordina, che seguita la morte di esso Testatore l'jnfrascritti suoi Eredi sijno obligati, à far fare una Lampada d'Argento alla Capella del Santissimo Crocifisso di questo Luogo, e che nella compra della Medesima spendino Lire 400: Genova, e che restino pure obligati à contribuire detti suoi Eredi per l'illuminazione di mezzo Barile oglio per la suddetta Lampada, quale Lampada, et oglio dà contribuirsi in perpetuo à titulo di Legato hà Lasciato, alla suddetta Capella.. Vi è anche un sommario elenco delle tele esistenti. 5 Nella Capella del Crocifisso al Muro Tavola del andata di Nostro Signore Gesu Christo al Calvario, è di Lorenzo de' Ferrari 2 nato 1680: dipinta a' fresco da' Maorizio Carrega 3 li 4: Marzo 1803: La Tavola di Gesu deposto dalla croce, è dello stesso Carrega. Inoltre riporta anche l’arrivo del Cristo a Porto, probabilmente citando una tradizione orale dell’epoca: Evvi Antica Tradizione che la statua del Crocifisso, che resta nell'Jnsigne Collegiata di San Maurizio, quale è nella capella, che è di spettanza dei fratelli dell'unione del oratorio di San Pietro, fosse da Nave, il di cui capitano era Protestante gettata jn mare, e trasportata dalle onde al Lido vicino l'oratorio di San Lazaro, congregata processionalmente suddetta Confraternita vi andò a prenderselo, quale divotamente lo trasporto' in essa Jnsigne Collegiata, jl tempo, ed epoca precise non si sà, si ritrova jn atti Pietro Francesco Bracco Notaro li 18 giugno 1615: Accordo per la Capella del Crocifisso; per fabricarla, e compirla, col Signor Ventura Ferrari quondam Battista, per la sua [casa], con la Compagnia dell'Unione, e Magnifici Signori Anziani, vi è Lapide jn essa Collegiata del 1616, quale né parla, fu ornata di Marmi Neri, e benedetta dal Molto Reverendo Canonico Gio: Domenico Bosio li 2: maggio 1722: jn atti Bartolomeo Gazo Notaro e Cancelliere Foraneo. Suddetta Lapide del MDCXVI: è à carte 85 La lapide, che possediamo ancor oggi murata nella sacrestia del nostro Oratorio, venne da lui copiata ed inserita nella sue memorie. Sopra la Porta della Capella delle Reliquie Ad Perpetuam Rei Memoriam. 2 Lorenzo Ferrari era figlio del grande pittore ed architetto portorino Gregorio Ferrari (1647-1726) allievo di Domenico Fiasella ed autore tra i più significativi dell’ambiente genovese tra Sei e Settecento. Vivendo a Genova, aggiunse al suo cognome il prefisso “De”. 3 Maurizio Carrega era figlio di Francesco, grande pittore della prima metà del ‘700 che affrescò le più nobili case di Porto Maurizio, e fratello di Tomaso, l’autore, nel 1791, della completa dipintura del nostro Oratorio. 6 Capellae SS. Crucifixi et Gloriosiss. Virginis Anuciate, Collaterales. Altaris Maioris, huius Ecclesiae, ac Beate Cattherinae, huic prossime, que sunt Juris Patronatus Fratrum Societatis Unionis, à Fundamentis construct. ut ex antiqua demu jn pntem formam restitute fuerunt aelemosinis jpsorum Fratrum. anno Domini MDCXVI La storia delle confraternite medioevali e l’acquisto delle Cappelle nella vecchia parrocchiale. 4 Attorno al 1420 esistevano in Porto Maurizio tre confraternite: La casaccia di Santa Caterina , la domus disciplinatorum Sancti Jo. Baptae ed infine la confraternita della Beata Vergine Annunziata La più antica, Santa Caterina, era anche la meglio organizzata e la più consistente dal punto di vista patrimoniale. Dotata di un rituale suo proprio e di un antico laudario, essa costituiva il punto di riferimento dei tradizionalistì locali, arroccata nella conservazione degli antichi misteri della Settimana Santa più che mai popolari e graditi tra i fedeli portorini. La compagnia di San Giovanni Battista era nata essenzialmente in opposizione al clima delle terribili lotte fra guelfi e ghibellini che avevano diviso ed insanguinato anche Porto Maurizio: il suo patrimonio spirituale consisteva principalmente nei riti e nelle usanze di pacificazione, culminanti nella rievocazione annuale della grande processione dei bianchi di Provenza. Carattere ben distinto aveva infine la confraternita 4 Questa parte è tratta, per sunto, dal volume Storia e Tradizione nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni de Moro edito dalla Confraternita nel 1982. 7 dell’Annunziata, da poco costituitasi sulla linfa del messaggio rigeneratore francescano. Essa possedeva una saldezza dottrinale maggiore delle precedenti, derivatale dalle sue origini non popolaresche. Spesso perciò dovette trovarsi in contrasto con le altre due compagnie, legate a schemi meno intellettuali e ad usi più corposamente folclorici. Oggi, a quasi sei secoli di distanza e con ripetute fusioni intervenute a mescolare e confondere i dati in nostro possesso, è ben difficile individuare nel monolite della tradizione pervenutaci i caratteri originari di ciascuna confraternita. Certamente il laudario cantato e tutte le cerimonie connesse col culto della passione appartengono alla confraternita di Santa Caterina, così come la processione extra moenia appartiene alla confraternita di San Giovanni. Il tragitto della processione ripeteva il percorso, da ponente a levante, tenuto dai penitenti bianchi giunti dalla Provenza, nel 1399. Anche la tecnica della visita alle chiese, flagellandosi al canto dello Stabat Mater, rimase intatta nei secoli. Forse la leggenda del Cristo Nero adombra a tal proposito qualche più antica pacificazione fra disciplinanti portorini ed onegliesi. Un fenomeno osmotico ha fatto sì che i due contributi, il laudario e la processione, originariamente separati, si fondessero poi inestricabilmente, presentandosi come un blocco compatto. Alla confraternita cateriniana compete pure l’introduzione dell’uso della flagellazione, poi ripreso e mantenuto dai disciplinanti di San Gio Batta. Inoltre, al Capitolo ottavo degli Statuti dell’Unione di san Pietro del 1603 è previsto che chi percuote i genitori sia tenuto a fare doppia disciplina a mezzo il nostro oratorio per quel tempo che starà la Compagnia in esso congregata per li soliti spirituali esercitii. All’ispirazione bernardiniana della compagnia dell’Annunziata si deve invece l’introduzione nell’arte portorina del motivo 8 trigrammatico, ovvero la sigla JHS derivata dalle iniziali greche di IHSOUS che talvolta venivano interpretate alla latina come: Iesus Hominum Salvator, divenuto una costante dell’ornamentazione architettonica locale per tutto il ‘400. Il consolidamento delle tre confraternite si accompagna con un avvenimento di grande importanza nella vita cittadina: la costruzione della nuova chiesa parrocchiale, iniziata nel 1462 e conclusa nel 1470, che attirò a Porto Maurizio alcuni fra i maggiori artisti liguri del tempo. Nell’ornamentazione della parrocchiale furono impegnati i fratelli Biasacci da Busca, pittori piemontesi assai conosciuti nella Liguria di ponente, Giovanni Gaggini, Carlo Braccesco ed altri insigni artisti. A tale grande impresa d’edilizia religiosa parteciparono direttamente le confraternite. Nella parrocchiale assunsero il giuspatronato di tre altari, uno per ciascuna: la compagnia di San Gio Batta ebbe il primo in Cornu Evangelii , mentre l’Annunziata e Santa Caterina ebbero rispettivamente il primo e il secondo in Cornu Epistulae. 5 La concessione alle confraternite delle migliori cappelle in parrocchia indica chiaramente che esse costituivano, fin d’allora, concentrazioni politico patrimoniali più potenti delle singole famiglie nobili locali. 5 Le dizioni Cornu Epistulae e Cornu Evangelii, identificano, per l’osservatore, rispettivamente il lato destro e quello sinistro di ogni altare. Infatti, col rito tridentino, abolito poi nel 1965 a seguito della riforma Conciliare, il messale, all’inizio della Santa Messa era posizionato sulla parte destra della Mensa Eucaristica, e veniva spostato a sinistra dopo la lettura, da parte del sacerdote, della epistola. In questa successiva posizione veniva letto il vangelo della messa del giorno, ed al termine del sacro rito, sempre da quella parte, veniva sempre letto il Prologo del vangelo di Giovanni. [nota del coordinatore] 9 La fusione delle antiche casacce nell’attuale Confraternita di san Pietro 6 Una delle conseguenze del Concilio Tridentino in ambito locale, fu l’abbattimento dei motivi di gara fra le vecchie confraternite. Nacque allora un progetto: quello d’indurre le confraternite maschili a fondersi in un nuovo grande sodalizio detto dell’Unione. La prima concreta proposta di fusione, fu enunciata verso la fine del 1591 dal frate portorino Arcangelo Garibbo ma probabilmente la paternità del progetto va ascritta in realtà a Francesco Garibbo, cugino del frate, che anche negli anni seguenti ne sarà costante e tenace assertore. 7 Nel 1595 parve che i tentativi avessero avuto successo. Il 6 settembre 1595, per personale intervento di Pietro Lomellino Commissario delle Armi in Porto Maurizio, i priori delle compagnie sottoscrissero di fronte al notaio Curotti una dichiarazione d’intenti in cui proclamavano l’unione spirituale delle confraternite, il che equivaleva a dire che, a parte una generica prova di buona volontà, tutto rimaneva come prima. La situazione restò invariata per oltre tre anni fino a quando messer Pietro Lomellino ritornò a Porto Maurizio con le mansioni di Commissario di Sanità. Sotto il costante pungolo del magistrato genovese, le trattative 6 Questa parte è tratta, per sunto, dal volume Storia e Tradizione nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni de Moro edito dalla Confraternita nel 1982. 7 Francesco Garibbo era riuscito ad ottenere importanti sgravi fiscali ai concittadini, che ricordarono il fatto dedicandogli una lapide originariamente situata nel monastero della Nunziata recitante: VIVA DEL BUON GARIBO IL CHIARO NOME - CHE AL SUO PAESE LE FRANCHIGGIE OTTENNE - E DI GABELLE GLI SGRAVÒ LE SOME - 1589. Oggi essa è murata nella parete esterna dell’oratorio di San Pietro. 10 per l’unione ripresero lente, ma sicure. Ottenuto l’appoggio del vescovo d’Albenga, il Senato genovese incaricò nell’agosto successivo il Commissario Lomellino di far concludere al più presto la sospirata unione con qualsiasi mezzo, non esclusi provvedimenti coattivi. La sua opera ebbe successo: doppo molte repliche da qualche huomini poco amorevoli del bene comune et che si prevagliono non poco, per la gratia d’Iddio e di N.ra Signora sua benedetta madre, si sono lasciati ridurre ad una tanto santa et laudabile opera, et si sono uniti ad un sola compagnia, sotto il titulo dell’Unione, havendo lasciato li altri nomi delle vecchie compagnie. 8 Il 5 settembre 1599, fatti congregare li fratelli separatamente ......... li è statto esposto et esortato da detto Signor Pietro se si contentano far tutti insieme una sola compagnia si per radrizzare e ampliare la chiesa di San Pietro distrutta, come anche pacificarsi e unirsi gli animi di l’uno e l’altro oratorio insieme sotto il titolo dell’Unione, e così, dopo vani argomenti intorno a ciò fatti, hanno concluso e deliberato per atto pubblico l’uno e l’altro unirsi insieme e farne una sola. Per suggellare l’accordo tanto faticosamente raggiunto, 1’8 settembre tutti insieme hanno fatto una solenne processione et abracciatisi insieme con segni di tanta amorevolezza che si può sperar in Dio che per l’avvenire vi debba esser pace et buona intelligenza fra loro, e di nuovo hanno rissoluto dar i loro oratori a queste povere monache le quali tanto bisogno d’essi si hanno, et di ritirarsi in una chiesa rovinata di questo loco et fabricar ivi il loro oratorio. 9 8 9 ASG — f. 577 cit., lettera di Lomellino dell’8 settembre. ASG — f. 577 cit., lettera di Lomellino dell’8 settembre cit 11 La Cappella del SS.mo Crocifisso diventa proprietà della Confraternita di san Pietro. Dal 5 settembre 1599, quindi, cessano di esistere le vecchie confraternite medioevali e nasce un nuovo sodalizio, in piena era moderna. Tale sodalizio, originariamente chiamato Unione de’ disciplinanti del Porto Maorizio sotto gli auspici di san Pietro Apostolo, dizione poi ridotta in epoca successiva imprecisata in Confraternita di san Pietro, acquisisce tutto il patrimonio sia economico - giuridico che cultuale delle vecchie Casacce. Eredita anche, e questo fatto ci preme quì sottolineare, la Cappella originariamente intitolata a Teramo ed Erasmo che fu acquistata dalla compagnia di San Gio Batta nel 1470 all’atto della costruzione dell’antica parrocchiale 10 Ed è per questo che i Confratelli di san Pietro, nel 1615 poterono stipulare un atto notarile di modifica della cappella nella Parrocchia, per potervi immettere, in forma stabile, il SS.mo Crocifisso. Resta un mistero il perchè fu scelto, tra i tre immobili di proprietà della Confraternita nella Parrocchiale, quello della ex Casaccia di san Gio Batta. Nel corso degli anni, questa Cappella ed il suo illustre Ospite furono sempre più oggetto di cure ed attenzioni, da parte dei Confratelli. La parte muraria, gli oggetti di culto, e le cerimonie di venerazione al SS.mo Crocifisso assunsero un’importanza veramente grande nel panorama religioso e sociale di Porto Maurizio. 10 vedi pag. 11 12 La cerimonia dell’Adorazione delle Cinque Piaghe 11 Nel primo decennio del XVII secolo, si sviluppò un’importante cerimonia paraliturgica: l’adorazione delle cinque piaghe di N.ro Signor Giesù Christo. Essa consisteva essenzialmente nella recita di cinque preghiere che portavano i fedeli a meditare via via sulle cinque vulnera inferte a Gesù sulla croce. Testimoniata già nel 1549, la funzione faceva parte del cerimoniale dell’antica compagnia di San Gio Batta e veniva celebrata nella cappella che tale confraternita possedeva in parrocchia. Quando nel 1616 la cappella fu dedicata al Cristo Nero, la cerimonia delle cinque piaghe fu canonizzata fissandone il testo delle preghiere e stabilendone l’effettuazione nei venerdì di quaresima, ad opera del capitolo. Adoremo la plagha del piede sinistro: Santa plagha del piede sinistro di Giesù nostro Amor crucifisso, renderemo gratie al Signore N.ro Giesù Christo del sangue essalato et sgorhato da essa plagha cum tanto dollore et amore per li peccata nostri et recomandiamo le anime nostre. Amen. Sancta Maria mater Dei dollorosa, sotto la cruce... per il sanguinare pretioso spantegato dal Filio vostro satifiando il Padre Etterno per li peccata nostri la liberattione et manumettione da essi et amuste essa plagha nelle carne nostre. Miserere nostri domino, Miserere nostri. Ador[iamo] la feritta del piede destero 11 Questa parte è tratta, per sunto, dal libro : Storia e tradizione nei canti della Settimana Santa a Porto Maurizio, di Gianni De Moro, edito dalla Confraternita. 13 Santa plagha del piede destero di Giesù amore nostro crucifisso ringratiamo el Segnor N.ro Giesù Christo con sanguine colatto e sparto da essa piaga dolorosa et amorosa che ha reborato le anime nostre. Amen Domine. Sanctissima Maria dolorosa sotto la cruce dona fortificattione in la nostra vita et in la nostra morte che meritiamo in l’offendere il dolorosissimo Figlio Giesù nostro. Miserere nostri domino, Miserere nostri. Adoremo la plagha de la mano sinistra. Santa plagha de la mano sinistra del Sig.r nostro Giesù Christo lo adoriamo ringratiandolo del sangue circum sparto cum tanto dollore da questa vulnerata attroce in liberattione de’ nostri peccata. [Amen]. Santissima Madre al pie’ de la croce addolorata libera le anime nostre dall’eterna galera de’ blasfematori, meritati al focho demoniascho. Miserere nostri domino, Miserere nostri. [Adoria]mo la plagha de la mano destera. Santa plagha de la mano destera ringratiamo il patiente Sig.r Nostro Giesù Christo pendente de la cruxe che in S.to Gio [...] nostre. Amen Sanctissima Madre Maria sanctissima et dolorosa maestà del Figlio Giesù nostro Signore [Miserere nostri Domino, Miserere nostri] Adoremo la plagha del Costao. Santa plagha del Costao di Giesù Nostro et Dio piangendo consideramo che, ancor morto, stratiato et strupiato foste della lancia per [...]. Il sangue del nostro Sig.r Sanctissimo Giesù Christe lava li peccari nostri […] quale pegora timorata tirata per le orege in lo macello et dalli carnefici strasinato soto li beatti ogi adolorati de[...] in la nostra morte segura como niente altro del mondo. Miserere nostri Domino, Miserere nostri. Pater noster... 14 Adoremo Te Christe benedicamus tibbis In santa Cruxe tua redemiste mundu I molti arcaismi e dialettismi riscontrabili nel testo sembrano poter riferire il reperto almeno alla prima metà del XVI secolo, ma tale formula doveva già essere in disuso nel 1616, sostituita da varianti assai più vicine al testo definitivo, rielaborato nel 1838 dal notaio Gazo. Anche la funzione dell’adorazione delle piaghe risentì del gusto drammatico imperante nell’ambiente delle confraternite. Nel 1666, il priore di San Pietro Gaspare Bonavia propose infatti di arricchire la cerimonia dotandola d’un corredo iconografico: poco dopo il pittore Maurizio Niggi esegui varie pitture fatte al SS.mo Crocifisso che si pongono li venerdì di marzo, rappresentanti verosimilmente particolari delle scene della crocifissione e della morte di Cristo. Si trattava, in altre parole di tavole dipinte simili ai misteri portati durante la processione del Giovedì Santo ed atte ad essere esposte alla venerazione dei fedeli scoprendole via via nel corso dell’adorattione al principio d’ogni preghiera 15 La Cappella del SS.mo Crocifisso nella storia. L’evoluzione architettonica della Cappella, nel corso dei secoli, ha sicuramente avuto tre fasi. La prima, risalente al 1615, è stata forse un semplice accomodamento dell’altare alla statua: lo spazio originale fu ampliato, a spese di una sacrestia e si dovette appoggiare la costruzione su una casa privata. Una seconda ricostruzione si è certamente verificata nel 1704, e si è concretizzata attraverso un Apalto per li marmi con il Mestro Gio. Pietro Ripa, genovese. L’ultimo rifacimento possiamo farlo risalire al 1721 - 1723. Di tutti i marmi, tele, arredi liturgici ed accessori della Cappella, accumulatisi in 220 anni, amaramente constatiamo che attualmente conserviamo, in oratorio, oltre al Cristo, i due quadri laterali, rappresentanti stazioni della via crucis, e la lapide del 1616. Tutto il resto, purtroppo, è andato perduto. Per quanto riguarda il trasporto del Crocifisso e l’adattamento dell’altare per la sua venerazione, abbiamo pochi elementi a nostra disposizione. Vi è una nota in un Libro dei Conti redatta in chiusura del mandato del priore in carica, posteriore di alcuni mesi ai lavori effettuati che recita: 1837 – 10 set. - Spese nell’amministrazione della Capella SS.mo Crocefisso. Spesa straordinaria per la nichia ove collocato detta Sacra Imagine lire 151.09 Pensiamo che pochissime furono le manutenzioni alla statua dal 1837 fino al secondo dopoguerra. 16 Per far coesistere il Cristo con l’antica Pala di Francesco Bruno, che ricopriva la parete sopra l’altare, quest’ultima fu montata con oppurtune staffe di metallo su due binari verticali di ferro, alla cui base, nella parte inferiore e posteriore dell’altare, fu installato un argano in legno tuttora esistente che, con un sistema di funi, permetteva l’elevazione o la scomparsa del lavoro del Bruno. Con questo sistema era possibile vedere, in alternativa, le due opere d’arte. Purtroppo l’altezza dell’altare non permetteva una completa sparizione all’interno della tela, che restava visibile nella parte superiore della lunetta. Per limitare la vista fu quindi ricavato, alla base dei binari di scorrimento, un ulteriore gradino di circa 20 centimetri in cui andava ad incastrarsi il bordo inferiore della Pala. Poichè per lungo tempo, ogni anno, il quadro restava in questa posizione, una striscia della tela dipinta, per tutta la sua lunghezza e per un’altezza di circa 30 centimetri, a causa dell’umidità è andata definitivamente perduta. Nella quaresima del 1985, in concomitanza con la partenza della Pala d’altare per Genova, 12 si pensò di effettuare una manutenzione straordinaria del Crocifisso e della nicchia in cui era stato posto da ormai 150 anni. Si provvide alla sua rimozione dall’ancona, e, adagiato in orizzontale al fondo dell’oratorio, venne offerto, alla venerazione dei fedeli. Per la prima volta potemmo apprezzare la bellezza stilistica della statua ma ancor più la sua potenza espressiva e la sua umanità, pur 12 La Pala fu restaurata con finanziamento dello Stato, dal Laboratorio di Restauro san Donato sotto la direzione del Prof. Franco Boggero, nel contesto di una serie di lavori, finanziati anche da privati, ad opere a carattere sacro della Liguria occidentale. 17 nella pesantezza della colorazione nera che appiattiva certi tratti oggi rivelatisi semplicemente splendidi. Nell’anno giubilare 2000, il Priore Claudio Risso volle che il Cristo fosse portato in Basilica, per offrirlo all’intera comunità parrocchiale. Il 14 maggio 2004 è partito per il restauro ad Aramengo, e dal 17 dicembre al 13 marzo è stato esposto alla mostra Genovese La Sacra Selva, nella Chiesa di sant’Agostino in Piazza Sarzano, nell’ambito delle manifestazioni per Genova 2004 capitale della cultura europea. Ritornato a Porto Maurizio, è stato definitivamente installato in “cornu evangelii” all’interno del Presbiterio del nostro Oratorio la sera di Venerdì 22 aprile 2005. 18 Foto 1: Raffigurazione parziale del Cristo Nero nella nicchia sull’altare maggiore del nostro oratorio, ove rimase dal marzo 1837 al giugno 2004 La foto è del 1982 19 Foto 2: la spiaggia dove, secondo la leggenda, si è arenato, nel 1612, il Crocifisso Oggi la zona è completamente coperta da terra di risulta 20 Foto 3: lo spazio occupato dalla vecchia parrocchiale e, indicata dalla freccia, la zona ove era posizionata la Cappella del SS.mo Crocifisso 21 Foto 4: Un’immagine, seppur parziale, della vecchia parrocchiale, vista da oriente. E’ una stampa del conte Chabrol, prefetto napoleonico. Si noti la cupola di sinistra, corrispondente alla Cappella del SS.mo Crocifisso 22 Foto 5 : il disegno del progetto dell’altare del Ss.mo Crocifisso, poi realizzato tra il 1721 ed il 1724 23 Foto 6: un particolare del SS.mo Crocifisso dopo il restauro 24 Foto 7: i confratelli, guidati dal Priore Claudio Risso al lavoro per collocare il SS.mo Crocifisso in oratorio 25 Indice Il Messaggio del Priore .................................................. 2 Una leggenda o la realtà? ............................................. 3 La storia delle confraternite medioevali e l’acquisto delle Cappelle nella vecchia parrocchiale. ............................. 7 La fusione delle antiche casacce nell’attuale Confraternita di san Pietro .........................................10 La Cappella del SS.mo Crocifisso diventa proprietà della Confraternita di san Pietro. .........................................12 La cerimonia dell’Adorazione delle Cinque Piaghe ........13 La Cappella del SS.mo Crocifisso .................................16 26 Materiale di proprietà della Confraternita di san Pietro Via santa Chiara, 29 18100 - Porto Maurizio TEL. 0183 - 64935 tutti i diritti sono riservati Dal nostro Oratorio, addì, 11 marzo 2005 Nel 168° anniversario Della traslazione in Oratorio del SS.mo Crocifisso 27