B a m b a g l i o l i , Graziolo, Commento all'»Inferno« di Dante. Edizione
a cura di Luca Carlo Rossi. Pisa, Scuola Normale Superiore, 1998,
CCI + 247 S. [ISBN 88-7642-074-6]
La realizzazione di un'edizione critica del venerando commento ÛYInferno del notaio bolognese Graziolo Bambaglioli era un'esigenza fortemente sentita nell'ambito degli studi danteschi. Fortunatamente il curatore dell'edizione recentemente pubblicata, Luca Carlo Rossi,1 non si è lasciato
troppo scoraggiare dai dubbi sull'utilità del minuzioso lavoro di ricerca e di
collazione di cui parla nella prefazione a questo ponderoso volume, che oltre al commento del Bambaglioli contiene un'ampia Introduzione in cui il
Rossi ricostruisce l'avventurosa storia editoriale delle redazioni latine e volgari dell'opera, fornisce un profilo biografico dell'autore, 2 descrive e classifica i manoscritti giunti fino a noi ed esemplifica le difficoltà di recupero
dei lemmi danteschi originalmente utilizzati dal dotto notaio.
Il grande interesse che ha sempre suscitato il commento all'Inferno di Graziolo Bambaglioli è dovuto in primo luogo alla sua vetustà. Infatti, grazie ad
una chiara indicazione temporale contenuta nella chiosa a Inf XXI, 112-14,
la sua redazione può essere fissata nel 1324. Comunemente lo si ritiene quindi il secondo commento d'autore in ordine di tempo, dopo il primo tentativo
esegetico in volgare ad opera del figlio di Dante, Jacopo Alighieri, nel 1322.3
Finora per consultare la redazione latina, considerata quella originale fin dal
Witte, che per primo individuò la versione integrale del commento nel codice di Siviglia, venivano utilizzate le edizioni semidiplomatiche fornite da Antonio Fiammazzo, che nel 1892 pubblicò una prima trascrizione del codice
incompleto di San Daniele del Friuli (F nella classificazione del Rossi) aggiungendovi la versione del testimone contenuto nel codice della Biblioteca
Comunale di Siena (S).4 Lo stesso Fiammazzo vi fece seguire nel 1915 una
1
Allo stesso Rossi dobbiamo la pregevole edizione delle Chiose Ambrosiane {Le Chiose Ambrosiane alla »Commedia«, Pisa 1990) così favorevolmente recensita dalla compianta Marcella Roddewig in Deutsches Dante-Jahrbuch 66 (1991), pp. 166-183.
2
Questa sezione del libro integra ed aggiorna la pur sempre utile voce dedicata al chiosatore da A. Vallone nel vol. V del Dizionario biografico degli
italiani, Roma 1963.
3
Per quest'opera si può utilmente ricorrere all'accurata edizione di Saverio Bellomo (Jacopo Alighieri, Chiose all'»Inferno«, Padova 1990).
4
II commento più antico e la più antica versione latina dell'Inferno di
Dante dal codice dì Sandaniele del Friuli, Udine 1892.
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trascrizione del codice della Biblioteca Capitular y Colombina di Siviglia (C)
che riportava separatamente in apparato le varianti precedentemente edite di
S ed F.5 Sebbene il codice di Siviglia sia l'unico testimone completo della
redazione latina ed il Fiammazzo ricorresse in questa seconda pubblicazione
anche agli altri codici basilari per la versione fornitaci dall'attuale edizione
critica del corpo del commento 6 (altro discorso vale per il Proemio, che ha
avuto una sua fortuna indipendente dal commento, testimoniata dai sei codici elencati dal Rossi che riportano il testo adespoto di questo encomio dantesco), il libro del Fiammazzo risultava di difficile lettura a causa dell'eccessiva compattezza della veste tipografica e della difficoltà di consultazione dell'apparato. A questi difetti di forma si aggiungeva la mancanza di una
esposizione sistematica e di una interpretazione convincente del materiale
esaminato. L'edizione critica del Rossi, avendo la giustificata ambizione di
presentarci per la prima volta la ricostruzione del testo del Bambaglioli in
quanto tale, e non la semplice trascrizione di un codice, 7 non solo arricchisce di nuovi elementi la definizione filologica del testo, ma viene a colmare
una vera e propria lacuna negli studi danteschi.
Per quanto riguarda i volgarizzamenti, che il Rossi suddivide nelle redazioni A, di cui elenca dieci testimoni (tre completi e sette parziali), e Β (un
solo testimone parziale), si ricorre tuttora all'edizione di George John Warren Vernon, che nel 1848 diede alle stampe il testo del codice oggi conservato nella biblioteca dantesca di San Francesco di Ravenna (che contiene sia
la versione completa di A che quella parziale di B) senza attribuirlo ancora
a Graziolo Bambaglioli. 8 Che a lungo ci si sia chiesti se il commento del bolognese fosse stato redatto in latino o in volgare, si deve certamente alla fortuna di A, ed in particolare al fatto che ne fa sicuramente uso V Ottimo nel
suo proposito di fornire un commento integrale alla Commedia in volgare,
5
II commento dantesco di Graziolo de ' Bambaglioli dal »Colombino« di
Siviglia con altri codici raffrontato. Contributi di A. F. all'edizione critica, Savona 1915.
6
Oltre ai citati S ed F anche O, proveniente dalla Bodleyan Library di
Oxford, in cui nella traduzione latina del commento di Iacopo della Lana vengono interpolate glosse provenienti dal commento del Bambaglioli.
7
A dire il vero una prima versione collazionata è stata tentata in La Divina Commedia nella figurazione artistica e nel secolare commento a cura di
G. Biagi, G.L. Passerini, E. Rostagno ed U. Cosmo (Torino 1924), ma per la
natura stessa della silloge non era ovviamente possibile scendere nel dettaglio
filologico dell'edizione del singolo commento.
8
Commento alla cantica dell'Inferno di Dante Allighieri di autore anonimo ora per la prima volta dato in luce, Firenze 1848.
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facendovi confluire le più autorevoli chiose a disposizione dell'autore intorno alla quarta decade del Trecento. Specialmente in quella che si ritiene la
seconda redazione della compilazione ragionata attribuita ad Andrea Lancia,
di poco posteriore alla prima versione che si fa risalire al 1334, appare massiccio l'utilizzo della versione contenuta nei codici del gruppo A. Lo stesso
Rossi cerca di fornire attraverso un'accurata analisi del materiale in suo possesso un'ipotesi stemmatica che vede il volgarizzamento A molto vicino all'archetipo del commento del Bambaglioli, mentre le lacune e le imprecisioni spesso condivise dai testimoni C, S e F fanno supporre almeno un
interposto comune tra l'archetipo ed i codici pervenutici.
Ora che il testo del Bambaglioli è disponibile in una lucida edizione critica, risulta ancor più chiara la maniera in cui il notaio bolognese imposta il
discorso sulla Commedia, proponendo una suddivisione della materia certamente asimmetrica, ma non per questo incoerente. Anzi, è proprio la sistematicità del Bambaglioli a risaltare dal suo Commento, l'esistenza di una linea interpretativa fondamentale, lo sforzo critico d'autore, soprattutto se si
confronta questo testo a chiose coeve, come quelle del cosiddetto Anonimo
lombardo identificate da Bruno Sandkühler. 9 Nel Proemio il Bambaglioli
suddivide la materia del racconto dantesco in due parti: nella prima il poeta
descrive quanto si sia allontanato dal cammino della virtù, nella seconda, che
viene fatta iniziare al lemma Inf. I, 61, come il cammino sapienzale della ragione riesca a salvarlo dal vizio. La seconda parte viene a sua volta suddivisa in due fasi: nella prima viene descritto l'intervento di Virgilio, inviato a liberare Dante dal carcere del vizio e ad incamminarlo sulla strada della virtù,
nella seconda, che inizia con il Canto III, il poeta attraversa gli inferi e si confronta con le pene inflitte ai peccatori secondo un percorso di purgazione
esplicitamente paragonato del Bambaglioli a quello che ogni buon cristiano
deve affrontare per raggiungere la salvezza. Il Proemio si chiude quindi con
una chiara dichiarazione d'intenti per le pagine che seguiranno: »Huius igitur operis divisione premissa, restât ad expositionem litere pervenire.« 10
Una volta esposto, nella divisione della materia, quello che ritiene il piano allegorico fondamentale dell'opera, fedele alla sua promessa il Bambaglioli si dedicherà all'esposizione della lettera del testo, e solo in qualche
passo che presenta difficoltà di interpretazione letterale recupererà il piano
9
Nella Premessa alla sua edizione del commento il Rossi parla della sostanziale difficoltà, allo stato attuale delle ricerche, di stabilire priorità cronologiche tra il Bambaglioli e il cosiddetto Anonimo lombardo. Bambaglioli,
Graziolo: Commento all'»Inferno« di Dante, edizione a cura di L.C. Rossi,
Pisa 1998, pp. XVI-XX.
Ό Ibidem, p. 8.
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esegetico allegorico, come nel caso del veltro, dove vengono giustapposte (e
giustamente separate dal Rossi) l'interpretazione divina e quella umana della profezia di Inf. I, 101-105. 11 Ma ciò non avviene casualmente, cioè quando il chiosatore si abbandona alla sua fantasia o quando si sovviene improvvisamente dell'esistenza di altri livelli di lettura del testo, bensì nei pochissimi casi in cui gli sembra che la lettera di Dante non possa bastare a sé
stessa, benché in generale il principio di autonomia del senso letterale del
testo (nel rispetto dei concetti espressi ne\V Epistola a Cangrande) non venga mai messo in discussione.
Sorprende quindi che la letteratura critica sul Commento del Bambaglioli gli abbia spesso rinfacciato di non aver seguito la traccia di un'esposizione sistematica. Infatti, pur ravvenendo nell'approccio al testo della Commedia uno sforzo di interpretazione complessiva dell'opera, pareva un limite
che questa linea venisse presto abbandonata, che non si cercassero più i legami tra il particolare descritto ed il senso generale da attribuire al percorso del poeta. Ora, alla luce anche della nuova edizione critica che rende il
testo più fruibile nella sua autonomia, certe polemiche sembrano perdere di
valore, visto che il Commento pare redatto con una grande consapevolezza
dei propri intenti, e non si può certo pretendere che il testo realizzi un progetto di interpretazione globale che non si è mai neanche proposto. 12 Tanto
più che la concentrazione sulla lettera del testo permette al Bambaglioli una
lettura secolarizzata della Commedia particolarmente consona alla sua cultura laica e cancelleresca, quindi ricca di dettagli e di precisazioni che sconfinano nell'esperienza biografica del chiosatore stesso, sicché si colorano di
afflato esistenziale anche le rare note di carattere più propriamente scolastico ed aristotelico, come nella distinzione di incontinenza, malizia e bestialità posta a delucidazione di Inf. XI, 67-70. 1 3 E quello dell'adesione agli
ideali politici danteschi e della strenua difesa della sua ortodossia è un motivo di fondo che non può sfuggire al lettore attento al contesto storico in cui
nasce il Commento del Bambaglioli. Le spiegazioni del notaio sono infatti
necessarie proprio per sorreggere l'alto encomio di Dante recitato nel Proemio, soprattutto in un ambiente, come quello bolognese, in cui negli anni in
cui il Commento viene redatto è molto forte la componente guelfa antiimperiale ed in cui un trattato come la Monarchia sarebbe stato presto pubbli-
11 Ibidem, pp. 21-28.
12
Su questa linea la voce riassuntiva riservata al chiosatore bolognese da
Francesco Mazzoni in Enciclopedia dantesca, dir. U. Bosco, I, Roma 1970,
pp. 506-7.
13 Bambaglioli, Graziolo: Commento all '»Inferno« di Dante, cit., pp. 89-92.
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camente condannato al rogo (1329). 14 Sono quindi i passi che meglio si prestano a chiarire le ragioni degli ideali politici di Dante ed a difendere la sua
ortodossia dottrinale a propiziare le più ampie digressioni apologetiche.
Esemplare in questo senso la lunga e fortunata chiosa sulla Fortuna a Inf
VII, 85-90, 1 5 in cui il Bambaglioli affronta il delicato argomento delle libertà individuali in un mondo aprioristicamente determinato dalla volontà
divina e quindi l'affermazione di una sfera d'azione mondana, in cui per volontà divina l'uomo va lasciato libero di guadagnarsi la via della salvezza:
»Nam omnipotentis creatoris nostri inaccessibilis sapientia bonorum omnium est summa perfectio ei in creaturis et operationibus suis perfectissime
operatur, et cum perfecte creaverit hominem, tria dedit et inspiravit in eo: rationem videlicet, appetitum et arbitrium liberum, ut ex arbitrii liberiate ad
dilectionem et operationem boni per rationem, ad dilectionem et operationem mali per appetitum possit sua electione moveri.« 16 Conoscendo il contesto in cui nascono, è facile leggere tra le righe di passi come questo i riferimenti alla temperie politica del primo Trecento, scoprirvi delle insinuazioni sul contrasto tra ambiti di competenza diversi per Chiesa ed Impero,
nel nome di una linea apologetica profondamente diversa dalle interpretazioni tutte allegoriche e spirituali della maggior parte dei primi chiosatori
della Commedia contemporanei del Bambaglioli che, se si ponevano il problema dell'eterodossia dantesca, preferivano difendere l'eccellenza del poema ignorandone le tematiche più concretamente polemiche e risolvendone i
conflitti sul piano dell'allegoria spirituale. In particolare è stato spesso proposto un confronto tra le chiose di Jacopo Alighieri e quelle di Graziolo
Bambaglioli, sia per motivi cronologici che per una certa qual polarizzazione tra un'interpretazione sempre volutamente allegorica ed una esposizione
dichiaratamente letterale della Commedia}1 Ed in effetti grazie alla nuova
14
Proprio al Bambaglioli tra il 1327 e il 1329 verrà polemicamente dedicato da Guido Vernani da Rimini l'opuscolo De reprobatione Monarchie composita da Dante del 1329 (per questi dati si veda la Premessa di Luca Carlo
Rossi alla sua edizione del Commento, p. XXVI).
15
Bambaglioli, Graziolo: Commento ali '»Inferno« di Dante, cit., pp. 58-67.
16
Ibidem, pp. 60-61.
17
Particolarmente favorevole al taglio delle chiose del bolognese è Francesco Mazzoni in »Per la storia della critica dantesca I: Iacopo Alighieri e Graziolo Bambaglioli«, in Studi danteschi 30 (1951), pp. 157-202, ma si vedano
anche le pagine dedicate all'argomento nella Storia della critica dantesca dal
XIV al XXsecolo di Aldo Vallone (vol. I, Padova 1981, pp. 72-77), il capitolo
»Commento anonimo sopra l'Inferno contenuto« in Di alcuni commenti della
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edizione è possibile apprezzare con quale chiarezza Graziolo limiti l'interpretazione allegorica alla sola cornice del percorso dantesco, che poi preferisce generalmente chiarire nella lettera della sua esemplare unicità.
Resta da dire che l'edizione del Rossi non solo si distingue per l'accuratezza della lettura dei materiali utili alla definizione del testo del Bambaglioli, ma permette di interpretare meglio tutta una serie di testimoni frammentari e di codici che operano interpolazioni e giustapposizioni di commenti diversi. Così Alessandra Stefanin 18 ha recentemente dedicato le sue
cure al quattrocentesco manoscritto Magliabecchiano VII 812, che va ora ad
integrare l'elenco dato dal Rossi per i testimoni della versione A del volgarizzamento, visto che il commento anonimo in volgare a Inferno XXI-XXX
ad una lettura attenta risulta essere nient'altro che un frammento del volgarizzamento del Commento all'Inferno di Graziolo Bambaglioli nella redazione che si suppone adoperata dall'Ottimo, con l'intrusione delle chiose
selmiane, che dal XXIX Canto sostituiscono interamente il testo del notaio
bolognese. 19 La Stefanin dà quindi utili indizi per identificare la derivazione del manoscritto da lei analizzato, che presenta forti analogie con i volgarizzamenti contenuti in Ρ (Parigi, Bibliothèque Nationale, Fonds it. 534 - già
7765) e S 160 (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Strozziano 160),
contenenti anch'essi la versione A del volgarizzamento con l'aggiunta delle
chiose selmiane. Diverso invece il contributo ecdotico dato da Massimo Seriacopi, 20 che ha recentemente fornito una trascrizione delle chiose anonime
ad Inferno II-V contenute nel ms. Pluteo 40.7 della Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, codice già indicato dal Rossi come testimone del volgarizzamento A fino al Canto XXVI compreso. Il Seriacopi attribuisce alla
Divina Commedia composti nei primi vent 'anni dopo la morte di Dante di Luigi Rocca (Firenze 1891, pp. 43-78), che per la prima volta inquadra in maniera
corretta e sistematica la traduzione volgare dell'originale latino pubblicata dal
Vernon nel 1848, e la pagine di Bruno Sandkühler in Die frühen Dantekommentare und ihr Verhältnis zur mittelalterlichen Kommentartradition (Monaco
1967, pp. 145-155), in cui non solo viene sottolineata l'affidabilità di Graziolo
in confronto a Jacopo, ma i due commenti vengono inseriti nel panorama più
ampio dell'esegesi poetica in ambito italiano nei primi decenni del Trecento.
18
Stefanin, Α.: »Un testimone frammentario del volgarizzamento del commento all'Inferno di Graziolo Bambaglioli e delle Chiose Selmiane«, in Scritti offerti a Francesco Mazzoni dagli allievi fiorentini, Fienze 1998, pp. 81-119.
19
Chiose anonime alla prima cantica della »Divina Commedia« di un contemporaneo del poeta, a cura di F. Selmi, Torino 1865.
20
Seriacopi, M.: »Un commento inedito di fine Trecento ai canti 2-5 dell'Inferno«, in Dante Studies 117 (1999), pp. 199-244.
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penna di un ecclesiastico di fine Trecento questo commento anonimo, che,
sottolineando non solo i significati allegorici del testo dantesco, ma più propriamente quelli anagogici, si situa su una linea ben distante dal commento
del Bambaglioli, comunque riportato da identica mano sul codice preso in
esame, benché con inchiostri di colore diverso. 21 Gli approfondimenti e le
puntualizzazioni di questi studiosi non possono prescindere dall'edizione del
commento ali 'Inferno di Graziolo Bambaglioli curata da Luca Carlo Rossi,
che fornisce il confortante ausilio di un testo definito e leggibile come imprescindibile pietra di paragone per le ulteriori ricerche sui frammenti di interesse dantesco contenuti in codici trecenteschi. Nella sua doppia funzione
di opera resa fruibile nella completezza di una veste certamente vicina a
quella originaria e di stimolo ad ulteriori approfondimenti, l'edizione critica del Rossi rappresenta una pietra miliare nella più recente filologia della
critica dantesca medievale.
Tübingen
Michele Gialdroni
21
Su questo punto la descrizione del manoscritto del Seriacopi contrasta
con quella fornita nel fondamentale regesto di Marcella Roddewig (Dante Alighieri. Die göttliche Komödie. Vergleichende Bestandsaufnahme der Commedia-Handschriften, Stoccarda 1984, p. 45), in cui si parla di due mani per le
glosse, senza che del resto venga specificata la presenza nel codice del frammento di commento anonimo ora edito.
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