correctly: 'He was the prophet of free nationality. The
glittering imperial fabric reared by Bismarck is humbled in the
dust but the dreams of this young man have now become
startling realities.' He should be remembered as one of Italy's
many gifts to our modern world.
TRADUZIONE
Sunday, 17 April 1994
BOOK REVIEW / Mazzini by
Denis Mack Smith
MICHAEL SHERIDAN
GIUSEPPE MAZZINI was one of three great figures who
dominated the Risorgimento. He never achieved the military
renown of Garibaldi or the political effect of Cavour, but the
purity of his principles and the force of his ideas won him
international fame. He was worshipped by Nietzsche and
praised by John Stuart Mill. The Pope denounced him as an
agent of Satan, the royal courts of Europe thought he was a
terrorist and Karl Marx, whom he met in London, wrote him off
as a bourgeois reactionary. When he died, the Times accorded
him a grander obituary than Dickens, Manzoni or King Victor
Emanuel of Italy.
In the first book in English on Mazzini's life for almost 100
years, Denis Mack Smith has rescued his subject from unjust
oblivion, and provided a biography full of enlightenment for
anyone ready to study Italy's past in order to understand her
modern travails.
Mazzini was the opposite of Cavour, who believed in power
politics and who maintained, in a famous phrase, that the
worst of chambers was always to be preferred to the best of
antechambers. Mazzini rarely entered even the antechambers
of power. He spent much of his career in exile or, under
sentence of death, flitting between England, Switzerland and
the disunited states of the Italian peninsula. His pamphlets,
letters and conspiracies played a vital part in the revolutions of
1848, and he briefly served as a member of the ruling
triumvirate during the transient Roman republic of the
following year. He continued to struggle for a united Italy, but
he detested the intrigue and cynicism that was eventually used
to bring it about.
Setting Mazzini's life and works against the complex
background of 19th-century diplomacy, Mack Smith provides a
good deal of detail about his time as a penniless exile in
London, applauded by radical society though disdained by the
grandees. This is, however, strictly a political biography, in the
mould of Mack Smith's study of Mussolini. It is Mazzini the
historical figure and theorist, not Mazzini the man, who is
paramount.
Mazzini himself insisted on the unity of Italy as a prerequisite
for a Europe composed of free and equal nations. But even in
the heady days of 1848, many doubted whether Italy could
ever be governed as one country. Two of Mazzini's followers,
Giuseppe Ferrari and Carlo Cattaneo, argued that personal
liberties and a pluralist society might best be served by a
federation of Italian states, an idea not so far from the desire
of the Northern League today. One aristocratic Prime Minister
of Piedmont, Massimo d'Azeglio, thought that patriotism and
unity meant nothing to most of the population, while Cavour
himself notoriously preferred a divided Italy, and believed
Neapolitans to be so corrupt that they would have to be held
down by military rule.
Through Mazzini's ideas, Mack Smith illustrates the historical
tensions between the notion of a single Italian state under
central government and the conflicting tendencies towards
'excessive individualism and Caesarism', which still bedevil
present-day Italy. The lesson of Mazzini's disillusion is that
Italy emerged from the Risorgimento with many of her social
structures unchanged, just as in the present crisis it is the
power of the old, not the strength of the new, that is
predominant at the moment.
Mazzini knew that the Risorgimento was in truth a minority
movement, and Garibaldi acknowledged that not one
contadino, or peasant, had joined the ranks of his famous
volunteer armies. 'I had hoped to evoke the soul of Italy and
instead find merely her inanimate corpse,' Mazzini lamented.
It was left to Lloyd George, many years later, to eulogise him
Giuseppe Mazzini è stato una delle tre grandi figure che hanno
dominato il Risorgimento. Non ha mai raggiunto la fama militare
di Garibaldi o i risultati politici di Cavour, ma la purezza dei
suoi principi e la forza delle sue idee gli hanno conferito fama
internazionale. Egli era adorato da Nietzsche e lodato da John
Stuart Mill. Il Papa lo definì un agente di Satana, le corti reali
d'Europa lo ritenevano un terrorista e Karl Marx, che lo
incontrò a Londra, lo descrisse come reazionario
borghese. Quando morì, il Times gli accordò un necrologio più
grande di Dickens, Manzoni e di Vittorio Emanuele Re d'Italia.
Nel primo libro in inglese sulla vita di Mazzini da quasi 100 anni,
Denis Mack Smith lo ha salvato da un ingiusto oblio, e ha fornito
una illuminante biografia, per chi sia disposto a studiare il
passato dell’Italia, al fine di capirne i travagli attuali.
Mazzini era l'opposto di Cavour, che credette nel potere della
politica e che sostenne, in una famosa frase, che la peggiore delle
camere è sempre preferibile alla migliore delle anticamere.
Mazzini raramente entrò nelle anticamere del potere. Ha
trascorso gran parte della sua carriera in esilio, condannato alla
pena di morte, rifugiato in l'Inghilterra, Svizzera o nascosto in
qualcuno degli staterelli italiani. I suoi opuscoli, lettere e
cospirazioni hanno giocato un ruolo fondamentale nelle
rivoluzioni del 1848, e fu nominato membro del triumvirato
durante il breve periodo della Repubblica romana l’anno
seguente. Ha continuato a lottare per una Italia unita, ma
detestava gli intrighi e il cinismo che sarebbero stati utilizzati per
giungere all’unificazione nazionale.
Inquadrando la vita di Mazzini e la sua attività nella complessa
storia della diplomazia del 19 ° secolo, Mack Smith fornisce una
buona dose di dettagli circa il periodo dell’esilio a Londra senza
un soldo, apprezzato dalla società radicale anche se disprezzato
dai grandi. Si tratta di una biografia rigorosamente politica, alla
stregua dello studio di Mack Smith su Mussolini. E’ descritta
fondamentalmente la figura storica e gli ideali di Mazzini, non
l’uomo.
Lo stesso Mazzini ha insistito per l'unità d'Italia come
presupposto per un'Europa composta da nazioni libere e
uguali. Ma anche nei giorni inebrianti del 1848, molti dubitavano
che l'Italia avrebbe mai potuto diventare un’unica nazione.
Due dei seguaci di Mazzini, Giuseppe Ferrari e Carlo Cattaneo,
sostennero che le libertà personali e il pluralismo sociale
avrebbero potuto essere conseguiti meglio da una federazione di
stati italiani, un'idea non così lontano dal desiderio di oggi della
Lega Nord.
Un aristocratico primo ministro del Piemonte, Massimo
d'Azeglio, riteneva che il patriottismo e l'unità non significavano
nulla per la maggior parte della popolazione, mentre Cavour
preferiva notoriamente un’Italia divisa, e credeva che i
napoletani fossero così corrotti che avrebbero dovuto essere
governati da un regime militare.
Attraverso le idee di Mazzini, Mack Smith illustra le tensioni
storiche tra la nozione di un unico Stato italiano sotto il governo
centrale e le tendenze conflittuali verso l 'individualismo
eccessivo e il cesarismo, che ancora tormentano oggi l'Italia.
La disillusione che colse Mazzini è che l'Italia emersa dal
Risorgimento mantenne molte delle sue strutture sociali
invariate, così come nella crisi attuale è il potere del vecchio, non
la forza del nuovo, che è predominante in questo momento.
Mazzini sapeva che il Risorgimento è stato in verità un
movimento minoritario, e Garibaldi dovette riconoscere che non
un contadino era entrato nelle file dell’esercito dei suoi famosi
volontari.
'Speravo di evocare l'anima dell’ Italia e invece ho trovato soltanto
il suo corpo inanimato' si lamentò Mazzini.
E’ toccato a Lloyd George, molti anni dopo, elogiarlo
rendendogli giustizia:' E'stato il profeta della libertà nazionale. Lo
scintillante mantello imperiale creato da Bismarck è rotolato nella
polvere, ma i sogni di questo giovane sono diventati sorprendente
realtà. Egli deve essere ricordato come uno dei molti doni
dell’Italia al nostro mondo moderno!.
Scarica

BOOK REVIEW / Mazzini by Denis Mack Smith