INFORMAZIONE PUBBLICITARIA UNA F INESTRA SU P ARMA Un lunario alla rovescia: effemeridi parmigiane n tempo – e si parla solo di pochi anni fa – erano diffusi in tutte le case e ogni ceto sociale ne faceva uso, chi per trarre auspici per l’anno che si stava aprendo, chi per ricordare le date della semina e dei lavori nei campi, chi per semplice curiosità. Oggi, lo sono sicuramente un po’ meno, ma in molte case ci sono, comunque, magari più nascosti di un tempo. Si sta parlando dei Lunari, di questi opuscoli, questi “manuali d’istruzioni” per illudersi di interpretare il futuro prossimo venturo, da domani al trecentosessantacinquesimo giorno dell’anno, che univano e uniscono alle date del calendario e alle fasi della Luna, previsioni, consigli, ef- U femeridi... Lunari per tutti i gusti e oggi, gli almanacchi sono di moda per le cose che sarebbero potute per tutte le tasche, per i semianale appaiono ad ogni fine d’anno sulla andare un po’ meglio di come sono maggior parte dei settimanali e quofabeti di un tempo e per i colti, che andate. Ma, in fondo, un anno nuooggi, con le loro stampe vo sta per cominciare, un colorate, fanno bella monuovo lunario è pronto e stra di sé nelle collezioni se anche non lo andiamo Ci sono avvenimenti che si ripetono, antiquarie. più a comprare, come faDall’altro capo dell’ana volte sempre uguali, a volte con poche varianti, cevano i nostri nonni, ce no stavano, e stanno, gli lo costruiamo comunque nel corso dei dodici mesi e che sembrano, almanacchi. Veri e propri nella nostra mente, con libri, stavolta, ancora per le sue stampe colorate, per così dire, stabilire la “cifra” di un anno tutte le culture e per tutte con i suoi proverbi, con i le tasche, che riassumono suoi consigli e le sue pretidiani, interpretando l’anno che sta gli eventi dell’anno appena trascorvisioni del tempo che farà, fuori e so. Ce n’è per ogni gusto, sopratper finire ciascuno secondo il prodentro di noi. tutto oggi, dall’anno meteorologico prio stile e il gusto dei propri lettori. È con questo spirito di costruire un a quello politico; dagli avvenimenti Lunario come almanacco alla ro“lunario alla rovescia” che ci si apvescia e almanacco come lunario di costume, al gossip; dall’econopresta ad affrontare le notizie di un alla rovescia, dipende dai punti di mia, allo sport. E, forse, mai come anno appena trascorso a Parma e vista. nella sua Provincia; così, senza aveDal capo dell’anno al re alcuna pretesa di essere esausuo termine, ci sta di rienti nel raccontare gli avvenimenti. mezzo un anno intero; Qualcun altro, forse, avrebbe scelto tra le ingenue previaltre notizie, avrebbe seguito altre sioni di un lunario e il sequenze logiche, avrebbe tratto, rigore quasi “storico” dall’insieme degli avvenimenti, sindell’almanacco; quello tesi e insegnamenti. Invece, l’uniche, di bello o di brutco filo conduttore è, come sempre, to, ci aspetta e quello come è sempre stato, il trascorrere che è stato. Chissà se del tempo, mese dopo mese, e l’ala qualcuno è mai venuternarsi delle stagioni, consci che to in mente di confrondopo ogni ciclo, comunque, si ricotare tra loro queste due mincia. pietre miliari del temNella cronaca di un anno in provinpo, per vedere se poi cia, si intrecciano notizie e avveniquello che si è creduto menti di tutti i tipi. Arriva l’eco, a volper un anno è davvero te lo sciabordio, altre volte, ancora, accaduto. si è investiti in pieno dagli eventi del Forse, questo è un Mondo (di quelli che appaiono negli confronto che non ha almanacchi di ogni nazione). Oggi mai interessato veraancora più di solo pochi anni fa; del mente nessuno. Perresto, se si parla tanto, a proposiché, quando l’anno to e a sproposito, di globalizzaziovolge alla fine è ormai ne, qualcosa, forse, vorrà dire. E in tempo di bilanci ed è un mondo globalizzato, ogni luogo inutile piangere sul latdella Terra, diventa un po’ come il te versato; si rimane un cortile di casa o, se si vuole proprio po’ delusi per le aspetesagerare, come quello del vicino. tative non realizzate, Alzi la mano chi non si è stupito, alla notizia del maremoto che ha colpito il Sud-Est asiatico e ha segnato così pesantemente l’inizio del 2005, del numero di connazionali presenti sui luoghi del disastro. La morte di papa Giovanni Paolo secondo ha investito Parma con la stessa intensità di ogni altro angolo del mondo. Globalizzazione significa, anche, che molti avvenimenti si assomiglino in ogni parte del mondo, anche se ancora declinati secondo un “marchio” locale. Basta cambiare nomi, situazioni di contorno, qualche nota di colore e, soprattutto, l’incidenza quantitativa di un evento, perché questo possa essere trasposto in innumerevoli altre realtà sociali, e non solo italiane. Eppure, ci sono anche le passioni, le emozioni, le culture, che costituiscono ancora dei capisaldi difficilmente esportabili, a connotare un’identità che vuole comunque rivendicare i propri caratteri peculiari, quasi una “denominazione di origine controllata” di un modo di vita. I novecento anni della Cattedrale di Parma, proiettano il territorio della Provincia in un’ottica precocemente europea, con un singolare parallelo tra il Medioevo e l’attualità, che vede la Città, perno della Food Valley, sede dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare oppure, “si parva licet” il passaggio di proprietà del glorioso Parma Calcio a una società spagnola. Poi, c’è ancora un altro aspetto che, quando si parla di cronaca e di avvenimenti in genere, è quasi d’obbligo considerare: le cosiddette “brutte notizie” che balzano subito in evidenza rispetto a quelle “belle”, sempre in sordina e relegate, quando vengono date, nelle pagine interne dei quotidiani o in coda ai telegiornali. Sia consentito un appunto. Forse, questo atteggiamento osservare i primi giorni dell’anno per trarre auspici per l’anno intero. Una forma di divinazione, o di superstizione, che anche l’uomo moderno fa fatica a togliersi di dosso e che si riecheggia anche nei festeggiamenti del Capodanno. Che dire? Ci sono avvenimenti che si ripetono, a vol- così diffuso (non solo in Italia, ma nel mondo) può essere messo in relazione non solo a una curiosità più o meno morbosa, che indubbiamente è presente, ma anche a qualcosa di positivo. Ci piace pensare che nel fondo dell’animo dell’umanità ci sia quella vena di ottimismo che individua il “bene” come la normalità e il “male” l’eccezione a quello che dovrebbe essere l’andamento reale del mondo; per questo le “brutte” notizie, anche quando (e i casi nel mondo sono davvero tanti) prevalgono in numero e in gravità su quelle positive, sono percepite, nel profondo di ognuno di noi, come l’eccezione da stigmatizzare. Diverse tradizioni prescrivevano di te sempre uguali, a volte con poche varianti, nel corso dei dodici mesi e che sembrano, per così dire, stabilire la “cifra” di un anno. Ma non c’è da farsi troppe illusioni. Non è la fatalità, né quella dei primi giorni di gennaio, né quella dei rituali che, consciamente o inconsciamente, mettiamo in atto per cercare migliore fortuna per noi e per in mondo. Il tempo continua a scorrere, come da sempre, il Pianeta e la Natura concatenano i loro cicli millenari, incuranti dei “paletti” e delle scansioni con cui l’Uomo cerca di classificare e ingabbiare il fluire degli eventi. E tra un anno, con la nostra memoria corta, ci si ritroverà ancora qui a discorrere delle stesse cose.