C TS S Conferenza territoriale sociale e sanitaria di Bologna “CONCORSO DI IDEE e-Care 2014” TANGO O CIOCCOLATO? LA RIFLESSIONE DEI PROTAGONISTI DEI PROGETTI E-CARE A TRE ANNI DALL’INIZIO DELL’ESPERIENZA WORKSHOP ATTI DELLA GIORNATA Giovedì 6 novembre 2014, ore 09.00-17.30 Coordinamento Provinciale ANCeSCAO via Fioravanti 22, Bologna 1 TANGO O CIOCCOLATO? La riflessione dei protagonisti dei progetti e-Care a tre anni dall’inizio dell’esperienza. INDICE Ricominciamo da tre… pag. 3 I numeri di 3 anni di Concorso di idee pag. 8 Presentazione di alcune esperienze progettuali Siamo CRA per te Serena Prati, Casa Residenza S. Maria Ausiliatrice e S. Paolo, Bologna Laboratorio Anch’io Lucia Cammelli Centro Sociale Stella, Bologna Chi va al mulino s’infarina Mirella Ghelfi, Centro Sociale Il Mulino, Bentivoglio Conoscere i bisogni Mara Monti, AUSER, S. Giovanni in Persiceto Fragil-mente curiosi Stefania Arcidiacono, Ass. Amici di Tamara e Davide, Pianoro L’attenzione alle persone, all’organizzazione, alla conduzione Laura Lanzi, Croce Rossa Italiana, Bologna Punto d’incontro “Argento vivo” Claudia Monteventi, Comune di Calderara di Reno pag. 18 pag. 20 pag. 22 pag. 24 pag. 27 pag. 29 pag. 30 Gli strumenti di lavoro E-Care, Il call center, il numero verde, il dossier sociosanitario, www.bolognasolidale.it L’indice di fragilità pag. 32 pag. 37 Laboratorio di progettazione partecipata sui temi della fragilità Il mandato dei gruppi di lavoro Gruppo di lavoro “Intercultura e Intergenerazionalità” pag. 43 pag. 45 Gruppo di lavoro “Sostegno alla fragilità” pag. 46 Gruppo di lavoro “Socializzazione e affiancamento” pag. 48 Gruppo di lavoro “Promozione dell’invecchiamento attivo” pag. 50 Conclusioni Gabriele Cavazza, Coordinatore Progetto Fragilità dell’Azienda USL di Bologna Luca Rizzo Nervo, Presidente Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Bologna pag. 52 pag. 53 I partecipanti pag. 55 2 Ricominciamo da tre… Questo momento di riflessione in forma di workshop era stato ideato allo scopo di favorire il confronto fra le associazioni che, tra il 2012 e il 2014, hanno aderito al Concorso di idee bandito nell’ambito del servizio e-Care e agli amministratori che l’hanno finanziato e sostenuto. In questi anni tre domande hanno infatti costantemente animato gli incontri fra associazioni, Istituzioni, enti locali, Uffici di Piano, Distretti Sanitari: “Quali collaborazioni dovremmo avere per funzionare meglio?” “Come valutiamo l’efficacia dei progetti?” “Come facciamo a fare partecipare le persone?” Nel momento in cui stiamo redigendo questo documento è in atto la pianificazione delle attività e dei finanziamenti per il 2015. La nostra società vive un periodo di grave crisi economica e occorre rivisitare tutte le forme tradizionali di welfare. In questo contesto la sussidiarietà, quindi una presenza e una collaborazione forti da parte del terzo settore, può essere determinante nel suggerire nuove forme di assistenza, nell’affiancare i servizi sociali nel riconoscimento delle persone fragili nel costruire e garantire modalità innovative, articolate, efficaci, per una presa in carico “comunitaria” dei soggetti più deboli. La giornata era stata organizzata con l’obiettivo di mettere tutti i soggetti coinvolti nel Progetto Fragilità dell’Azienda USL di Bologna in un confronto alla pari e costruttivo sulla base degli esiti del lavoro condotto, con l’idea di progettare e co-costruire le possibili innovazioni del welfare, con l’assoluta necessità di valutare l’efficacia delle relazioni e le forme di socializzazione messe in atto, con la priorità di promuovere la collaborazione di altre associazioni e di altri cittadini. Avevamo scelto questo titolo provocatorio, “Tango o cioccolato”, perché l’attività fisica e il cibo rappresentano i due capisaldi per un corretto stile di vita degli anziani, difficile da mantenere una volta adottati. In più, entrambi i sostantivi, evocano gratificazione, relazione umana, aggregazione, divertimento, energia, benessere e cultura… insomma, tutto ciò che serve per stare bene e sentirsi bene con se stessi e con gli altri. La giornata è risultata molto ricca di spunti, domande, approfondimenti. Se l’obiettivo era portare a casa idee progettuali da sperimentare, pratiche da adottare e scambiare, istruzioni operative per il migliore approccio possibile verso gli anziani e le istituzioni, processi di riflessione e valutazione sulla buona riuscita dei progetti, possiamo dire di esserci riusciti. Non è poco, non era scontato. Molti attori, con grande entusiasmo, si sono fin qui “dati da fare” dimostrando che è possibile inventare forme di prevenzione dall’isolamento sociale degli anziani. Tutto il lavoro svolto ha messo in luce che tutti i progetti, da quelli più tradizionali a quelli più ambiziosi, originali e innovativi, assumono un grande valore perché sono stati capaci di rivolgersi a target culturali diversi. Inoltre la presenza di un’offerta variegata permette alle persone di scegliere il luogo migliore in cui collocarsi, cercare amicizie, decidere di allacciare relazioni e spendere solidarietà. È emerso chiaramente dalle presentazioni che il “bisogno” di attenzione delle persone anziane sole e in difficoltà è talmente ampio da portare il “tutto esaurito” in qualsiasi iniziativa si organizzi, purché lo si faccia nel rispetto delle persone, nell’idea di fornire loro gratificazione e dialogo, nella valorizzazione di ciò che hanno svolto e svolgono nel quotidiano. Si tratta di un lavoro di cura che si esplicita attraverso la comunicazione, l’accoglienza, l’empatia, l’attenzione alle assenze, la sollecitazione a partecipare. In più è emersa la forza che acquisiscono gli anziani quando sono chiamati a raccontare la loro storia, un vissuto composto da valori, giochi di un tempo, cucina, mestieri ormai inusuali, sacrificio, fatica. È arrivata anche la testimonianza dell’altra parte, quella dei giovani, degli adulti e dei bambini, che in questo scambio 3 imparano a valorizzare e rispettare un mondo anagraficamente lontano, apparentemente obsoleto e polveroso, ma che sappiamo bene rappresenta il fondamento del benessere odierno. Le parole chiave più utilizzate nei lavori di gruppo sono state coinvolgimento, condivisione, scambio, relazione. I progetti hanno toccato temi critici per gli anziani nel mondo d’oggi: la sicurezza e il contrasto al bullismo, la salute, il cibo e le malattie croniche, l’immigrazione e l’integrazione, la cultura e il gioco. La progettazione 2015 dovrà quindi tenere conto di questi temi, ben sapendo che i grandi anziani di oggi hanno vissuto la guerra e la ricostruzione del Paese; hanno grandi risorse personali e possono essere in grado di partecipare attivamente al sostegno dei loro coetanei; hanno diversi gradi di cultura e diverso adattamento all’innovazione tecnologica; hanno necessità di mantenersi al passo con i tempi ma allo stesso tempo di essere liberi di dedicarsi ai propri hobbies e alla cura dei bisogni delle famiglie. Vanno essenzialmente aiutati a trovare quel ruolo che spesso inconsapevolmente hanno perso o stanno perdendo. A Bologna e in provincia i progetti possono essere molto diversi perché molto diverso è il contesto sociale ma la collaborazione con i servizi sociali pare oggi essere imprescindibile. Il lavoro e il carico lavorativo dei servizi di assistenza sociale sia avvia a essere interpretato in modo ampio e strettamente legato alla prevenzione di comunità, pertanto i progetti, pur indipendenti nella loro progettazione e nella scelta dei partecipanti dovranno tenere conto di un “bacino di utenza” che potrà essere indicato anche dall’Assistente Sociale o dal Medico di Medicina Generale. In definitiva se nel 2012 si è partiti da un lavoro artigianale di confezionamento sartoriale dei progetti, con l’evoluzione del servizio sociale e dell’organizzazione della sanità territoriale si passerà nei prossimi 2-3 anni ad un sistema di azioni condiviso e con un unico obiettivo di prevenzione e presa in carico complessiva della fragilità. Quella presa in carico “comunitaria” che in tanti progetti, e con sorprendenti risultati, è stata sperimentata e realizzata. Un ringraziamento per questa giornata va, oltre a quanti hanno partecipato ai lavori, al Coordinamento Provinciale ANCeSCAO, per l’ospitalità, la disponibilità e la collaborazione. Gli organizzatori Cristina Malvi, Davide Medici, Azienda USL di Bologna Donatella Nardelli, Sabrina Raspanti, Annalisa Reggiani, CUP2000 e-Care Lola Valgimigli, volontaria (attivissima) SPI-CGIL Bologna, Lega Quartiere Savena Di seguito le diapositive di presentazione dell’apertura dei lavori 4 5 6 7 I numeri di 3 anni di Concorso di idee Dall’analisi dei dati sin qui raccolti, i principali risultati dei progetti si possono così riassumere: Nel triennio prevalgono i progetti più articolati (50 progetti su 84, ovvero il 60%), che prevedono almeno tre tipologie di intervento tra loro combinate, mentre tre progetti su quattro vedono almeno un ente locale o istituzionale coinvolto; Tra il 2012 e il 2013, a fronte di un incremento del 37% nel numero dei progetti, sono quasi raddoppiati (+80%) gli anziani coinvolti e praticamente quadruplicati (+292%) gli anziani cosiddetti “attivi”, ovvero che hanno prestato attività di volontariato all’interno dei progetti. Complessivamente le attività del biennio hanno interessato 1600 anziani in tutti e sei i Distretti; Nel 2014 il numero dei progetti è passato da 26 a 39 (+50%), il numero delle associazioni attivamente coinvolte da 80 a 110 (+37,5%), mentre il numero degli enti locali coinvolti è salito da 20 a 30 (+50%). Al di là dei numeri, che ci restituiscono comunque un quadro estremamente positivo e di crescita sia quantitativa sia qualitativa, la cosa che preme sottolineare è la nascita di un grande fronte comune, trasversale nei diversi territori, composto da soggetti, istituzionali e non, che hanno fatto o stanno facendo propri i presupposti alla base del Progetto Fragilità. tanti operatori sociali e sanitari, tanti volontari, insieme, con il comune obiettivo di lavorare per sostenere i più fragili, agire per prevenire l’evolversi di situazioni e condizioni che potrebbero portare alla perdita di autonomia e alla non autosufficienza, per garantire (e garantirsi) un invecchiamento sano e attivo. Sarà molto importante raccogliere i dati e i risultati dei progetti che si concluderanno da qui alla fine dell’anno, per avere altri numeri su cui riflettere e su cui costruire le attività future. Ma più importante ancora è ringraziare tutti coloro che hanno aderito a questo grande fronte comune, che auspichiamo diventi ancora più forte nei prossimi anni. 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 Presentazione di alcune esperienze progettuali SIAMO CRA PER TE SERENA PRATI, RESIDENZA PER ANZIANI S. MARIA AUSILIATRICE E S. PAOLO, BOLOGNA Sono responsabile dell’area sanitaria della struttura (CRA sta per Casa Residenza per Anziani) sita nel quartiere Saragozza. la struttura è sorta circa 35 anni fa per volontà del parroco soprattutto per ospitare anziani fragili e soli residenti nei territori della parrocchia. All’interno della struttura già dallo scorso anno è nato un gruppo di auto mutuo aiuto (AMA) per i famigliari degli anziani che sono ospiti in struttura, o famigliari che hanno anziani a casa. Da quest’anno dopo avere partecipato come facilitatrice agli incontri del gruppo AMA è nata l’idea di sostenere anche gli anziani fragili che si trovano a casa loro per prevenire la non autosufficienza. Vogliamo dare una risposta a persone sole ma anche alle famiglie in difficoltà nella gestione degli anziani che hanno con sé. La struttura agisce in modo integrato sia con i servizi sociali del quartiere sia con una struttura molto simile come orientamento e stile di assistenza che è Beata Vergine delle Grazie nel quartiere S. Stefano. La direzione della CRA ha deciso di mettere a disposizione gratuitamente il personale e le risorse della struttura per il sostegno degli anziani che vivono fuori dalla struttura ma residenti nel territorio della parrocchia. Come avviene il sostegno: abbiamo ritenuto efficaci gli interventi di supporto educativo, metodologico, formativo ma anche operativo da parte di tutta l’equipe della struttura verso i famigliari di riferimento per l’anziano, ma abbiamo anche attivato un numero di ascolto telefonico al quale possono rivolgersi le famiglie per consigli, informazioni o per avviare tutto il percorso di assistenza alla domiciliarità. Offriamo poi ai famigliari la partecipazione al gruppo AMA che per noi è fondamentale per favorire il confronto, lo scambio di buone prassi, suggerimenti, consigli fra operatori e famigliari. Altra attività messa a disposizione è la partecipazione alla socializzazione; è molto gradita perchè favorisce le relazioni dei nostri ospiti e degli anziani esterni con il territorio, mentre per la famiglia rappresenta un sollievo poter affidare l’anziano per qualche ora, pochi momenti di svago anche per loro rispetto al quotidiano. Organizziamo poi incontri formativi e informativi a tutti coloro che sono interessati alla gestione dell’anziano, parenti ed assistenti. Gli incontri sono a tema svolti dai nostri consulenti, per promuovere la cultura nei confronti della popolazione anziana e sono rivolti anche a tutti i cittadini, sono online, vogliono promuovere l’idea che la domiciliarità e il benessere degli anziani è un valore di tutta la comunità. Cristina Malvi Le istituzioni non considerano i movimenti spontanei di incontro dei cittadini che invece si informano da soli, rispondono a chiamate non governate dalle istituzioni e vanno dove sono interessati. Queste iniziative di piccole dimensioni colgono questo tipo di interesse spontaneo nel territorio in cui il cittadino lavora e vive e hanno grande riscontro di pubblico. S. Paolo in Ravone ha un buon credito nel territorio nel quale lavora (farmacie, edicole) e con la gente che frequenta la Chiesa. Sabrina Martena La Beata Vergine delle Grazie è una Residenza accreditata per l’assistenza agli anziani come S. Maria Ausiliatrice ma siamo anche casa di riposo privata. Abbiamo aderito al progetto già da 2 anni e siamo partner di S. Maria Ausiliatrice. Lo scorso anno abbiamo aperto la struttura ad eventi ricreativi rivolti anche agli anziani fragili esterni ma ci siamo rivolti anche al contesto sociale. Dallo scorso anno infatti siamo partner di progetto con il centro sociale per anziani della Lunetta Gamberini, questo ci arricchisce molto. Abbiamo con loro una relazione costante, iniziative comuni e con ottimi risultati di gradimento. Rispetto allo scorso anno abbiamo introdotto un aspetto molto innovativo: il sostegno sociale agli anziani svolto a domicilio per farli rimanere a casa in tranquillità, il più possibile. Il progetto ha avuto molto sostegno da partner molto diversi: l’Azienda Usl, il Progetto e-Care di CUP, la Parrocchia, i volontari come singoli 18 cittadini, il servizio sociale del quartiere S. Stefano, i professionisti della nostra struttura, un ente che opera nel campo dell’animazione e del sostegno psicologico ma anche un altro gruppo che si occupa di benessere in senso olistico. Abbiamo iniziato in settembre a fare formazione ai volontari e informazione ai parrocchiani e abbiamo già 6 anziani in carico, in tutto abbiamo fatto una decina di interventi. Abbiamo fatto molti incontri interni in modo da programmare e definire il progetto bene con tutti i partner. Per noi è un modo molto nuovo di lavorare perché andiamo a domicilio oltre a svolgere l’attività dentro la struttura, questo ci sta arricchendo moltissimo come una sorta di AMA fra operatori e cittadini esterni. E’ un successo per il territorio e per noi. Come CRA è stato un modo per restituire ai cittadini il contributo alla costruzione della struttura che come S.Maria Ausilitrice è sorta dalla volontà del parroco di allora (anni ’60). Stiamo cercando di restituire ciò che abbiamo ricevuto perché ora il bisogno c’è anche nelle case dei parrocchiani, c’è necessità in questo senso e speriamo di continuare. DOMANDA: quale tipo di intervento fate a domicilio? Abbiamo gestito tutto il percorso in collaborazione con il Servizio Sociale del quartiere, questo è stato determinante. Il primo incontro che facciamo avviene a domicilio delle persone segnalate dagli assistenti sociali o da volontari. Se la persona è stata segnalata dall’assistente sociale andiamo con lei che ha ben presente il progetto e decidiamo sul posto cosa possiamo fare. In alcuni casi abbiamo attivato solo un volontario per azioni di compagnia, per il bisogno di andare in farmacia, per fare passeggiate, anche solo per disponibilità telefonica di compagnia, abbiamo massaggi olistici, stimolazione neuro cognitiva per la memoria. sempre alla presenza del famigliare. Io, che sono la coordinatrice della struttura, vado alla presenza o dopo avere informato i famigliari. COSA HA COLPITO I PARTECIPANTI? La disponibilità della struttura a fornire non solo consigli di gestione ma anche attività concrete COSA HA FUNZIONATO? La collaborazione con il parroco che raggiunge anche cittadini che non escono e che non chiedono aiuto facilmente. In pratica ha giocato la fiducia reciproca fra le figure del territorio. Le amicizie di vicinato perché le persone si confidano più liberamente rispetto a paure e fatiche. 19 LABORATORIO ANCH’IO LUCIA CAMMELLI, CENTRO SOCIO-CULTURALE STELLA, BOLOGNA Molti di voi fanno cose per altri, la nostra caratteristica è fare cose per noi, non siamo volontari, siamo tutti nella stessa barca con situazioni diverse. Anche i soci del nostro centro sanno che facciamo delle cose per noi. Le assistenti sociali hanno verifiche diverse a seconda dei soci che ci sono. Il nostro CS ha un nucleo di soci attivi molto alto con un buon livello culturale. Non tutti ma molti e questa è una fortuna perché possono aiutare nel lavoro. Abbiamo partecipato al progetto per tutti e 3 gli anni. I soldi del concorso ci sono serviti per sostenere questo nucleo attivo. Il centro non riceve finanziamenti dal quartiere o da altri e per i progetti abbiamo la nostra fantasia e quelli di ANCeSCAO. L’idea che ci sia qualcuno che ci dà soldi per sostenerci è una grande gratificazione, alle volte le gratificazioni sono al primo posto, è un riconoscimento rispetto agli interessi che abbiamo, l’interesse per le cose che facciamo ci fa bene. Con i soldi ci siamo dati due apporti esterni una psicologa e una esperta di benessere figlia di una nostra socia, giovani che ci supportano su tutto. Le persone giovani ci fanno bene, alcuni pomeriggi sono un sostegno perché hanno un linguaggio diverso, sono veloci ed elastiche nel fare e capire, sono disponibili a tutto, ad es. se all’ultimo momento la merenda non è stata preparata o la persona che la doveva fare ha avuto un contrattempo, loro se l’inventano. Ci sono cose che noi non sappiamo fare ad esempio i volantini loro sono brave, sono allegre di buon umore, sorridenti questo non è per niente da buttare via. Sono un supporto importante per di creare un’idea di famigliarità es. in cucina la psicologa ha portato un amico barman che ci ha insegnato a fare i cocktail, che non faremo mai a casa, ma è stato molto divertente. Con quel po’ di soldi possiamo chiamare persone a fare interventi, dopo un’ora di intervento rimangono a disposizione tutta la mezza giornata per domande e consigli che ci avvicinano alla nostra vita quotidiana. Abbiamo avuto come partner due associazioni EUGEA e TING Spazzavento, una sull’ambiente e l’altra sulle medicine alternative. L’idea di poter pagare dei giovani è importante, ci sono professioni che sono basate solo sull’intervento diretto, non hanno supporto e spesso non sono riconosciute. Diversamente dagli esperti che invitiamo, non si tratta di persone che ritagliano tempo dal loro lavoro e ci regalano pomeriggi, ma persone che vivono di questi interventi, avere giovani è un modo concreto per allargare la testa c’è uno scambio fra le generazioni, una reciproca opportunità, in più loro vengono volentieri, non solo per i soldi. Il laboratorio Anch’io vuol dire che anch’io conto, anch’io posso imparare, anch’io racconto quello che ho fatto anche mestieri che non ci sono più che non interessano più a nessuno. Come metodo di lavoro c’è da dire che occorre non occupare tutto lo spazio disponibile, ma stare di lato, lasciare fare gli altri stando di lato. Pian piano la gente viene fuori e dice ma anche io potrei fare qualcosa, non serve sempre essere presenti sui contenuti, in più ci permette di fare altro, come stare attenti alle persone: ne abbiamo di cose da fare per stare attenti alle persone quelle che non vengono, quelle che stanno in disparte, quelle che fanno fatica a stare lì. Vedere le persone che per un anno sono state ferme e poi vengono fuori quasi all’improvviso e si mettono in giuoco è una gran soddisfazione. Sottolineo quindi che occorre tenere presenti questi due atteggiamenti: la delega e la responsabilizzazione. Ci sono persone che han paura di mostrarsi per paura di sbagliare, o persone che dicono “ho lavorato tutta la vita adesso non voglio fare più nulla.” Queste vanno rispettate, così per quello che possono fare nonostante tutto . Il denaro dà maggiore autonomia: si può pensare e agire in modo più libero al di là del comitato di gestione. Si possono fare cose nuove che piacciono e vanno fuori dagli schemi consolidati. Se si sperimenta si può anche non riuscire a fare cose che piacciono a tutti, non si deve per forza avere successo. Le presenze sono sostenute dal passaparola, noi non abbiamo dietro il quartiere, il passaparola funziona benissimo usiamo il telefono sempre,poi volantini e le mail. Un’altra cosa nuova importante sono le gite, per la prima volta abbiamo fatto una gita solo a 19 km da Bologna. Siamo anziani oltre i 70 anni, molti non guidano più, molti aspettano che i figli li portino fuori. Gli anziani per partire alle 8 devono alzarsi alle 4,30 perchè devono prendere le medicine, andare in bagno fare molte cose per essere poi tranquilli durante il 20 giorno. Quando insegnavo sapevo che i ragazzi in gita scolastica sono felici anche solo del pulmann non gli interessa dove si va, così sono anche gli anziani. Basta dare un’alternativa alla casa, ma se la si dà va portata fino in fondo, non bisogna però deludere, quindi il posto deve avere una alternativa in caso di pioggia, ci deve essere qualcosa da imparare, un bel posto con una bella vista, dove si mangi bene per poi raccontare in giro di una bella giornata. DOMANDA: Ci racconta un tipo di attività che fate? Abbiamo preparato i costumi per il gruppo teatrale del centro ad esempio. La cucina è un momento importante c’è una specie di gara a fare vedere cosa si sa fare, es. canditi di scorza arancia. Si cercano ricette semplificate es. la mozzarella in carrozza veloce. Occorre dare più alternative nel momento del laboratorio: non proporre solo una cosa perché se a qualcuno quella attività non piace è fuori gioco. Con la cucina c’è sempre ad es. anche un’attività manuale come gli origami che aiutano la concentrazione ma intanto usi le mani. Poi stiamo facendo le pigotte per l’unicef. su youtube cercate 1000 cranes for 1000 strangers, l’origami della gru che è il simbolo della longevità e della fedeltà. Le gru hanno un solo compagno e vivono moltissimo, si regalano per le feste. Bisogna farne 1000 e noi non riusciremo a farne tante. Quando sono state sganciate bombe nucleari su Nagasaki e Hiroschima una bimba di 5 anni con leucemia che voleva vivere ha cominciato a fare le gru per riuscire a vivere nonostante la malattia. Ora quella bimba è diventata il simbolo della pace a Hiroshima, in un parco dedicato ai morti per le bombe, c’è un monumento dedicato a lei in piedi su una bomba e dalle sue mani spicca il volo una gru. La gru in origami non è facilissima ma abbiamo cominciato a farle e le distribuiremo alla persone anziani del quartiere in occasione del Natale. Non è legata alla religione ed è una cosa che fai tu senza valore ma ti permette di fare un dono mentre fai una attività nuova su cui concentrarti. DOMANDA: E gli uomini? Di uomini ne abbiamo pochi, forse 5, d’altra parte le donne sono di più anche come iscritte. 21 CHI VA AL MULINO S’INFARINA MIRELLA GHELFI, CENTRO SOCIALE RICREATIVO “IL MULINO”, BENTIVOGLIO Esordisco accennandovi un paio di cose perché servono a far meglio comprendere il senso del progetto di cui vi parlerò. Abito a Bentivoglio, un piccolo paese a 15 Km da Bologna dove ho insegnato per 40 anni nella scuola elementare. 20 anni fa ho iniziato a frequentare il Centro Sociale “IL MULINO” da cui il titolo del progetto “CHI VA AL MULINO SI INFARINA” e da allora mi sono occupata di iniziative e progetti in ambito sociale e solidaristico. Quando l’assessore ci ha segnalato il bando abbiamo immediatamente deciso di partecipare. Premetto che noi della periferia restiamo sempre un po’ ai margini e qualche opportunità non ci arriva. Oggi Internet aiuta in questo senso. Le nostre iniziative hanno spesso trovato la buona collaborazione delle Istituzioni, in particolare del Comune. Recentemente vi sono stati dei cambiamenti organizzativi nell’istituzione del territorio. Infatti, si è creata la fusione di alcune funzioni tra i diversi comuni presenti nel distretto di Pianura est, Unione RenoGalliera, una realtà molto più vasta che ci costringe a pensare ad un riferimento più ampio al quale ancora non siamo abituati. In provincia gli strumenti moderni della comunicazione rappresentano, a volte, uno scoglio non indifferente per la nostra età anche se sono uno stimolo per crescere. Oltre alle difficoltà che vi possono essere in un territorio di periferia vorrei sottolineare ora qualche aspetto positivo della periferia. Nei piccoli paesi ci si conosce e il passaparola spesso funziona ancora. Per chi ha operato tanti anni in quella comunità è relativamente facile muoversi, trovare partner e fare rete. La realizzazione dei progetti agevolata da quest’ultima peculiarità è comunque rallentata dalla burocrazia e il rigore di certi ambienti che pongono non pochi ostacoli. L’obiettivo del nostro progetto che è quella di far incontrare gli anziani del paese nei luoghi più significativi per la storia recente di Bentivoglio; invitarli a ricordare, narrare, descrivere per cercare di ricostruire e consegnarne la memoria ai ragazzi attraverso la realizzazione di un opuscolo. Il lavoro di esercitazione della memoria storica è stato di grande interesse per gli anziani che si sono a volte emozionati nel ricordare: la scuola, il lavoro, il divertimento e i giochi. Si sono cimentati in una vera gara di ricordi. La partecipazione agli incontri settimanali è stata attiva e costante. Il gruppo si è formato senza nessuna difficoltà anche perché è abitudine per gli anziani frequentare e vivere il Centro sociale come luogo d’incontro per le attività più svariate. L’esercizio della memoria non fine a se stesso è solo uno degli aspetti del progetto perché la parte più interessante è rappresentata dal rapporto intergenerazionale. Insegnanti e ragazzi hanno accolto con interesse l’offerta. Durante gli incontri si sono dimostrati partecipi e curiosi e ciò ha riempito di gioia i nonni e le mondine che con il loro canto hanno sottolineato momenti e concetti importanti. Questo progetto, che si è svolto nella stagione estiva, è stato solo l’inizio di un percorso di una serie di appuntamenti che continueranno per tutto l’anno scolastico. I primi sono già in calendario per la preparazione delle festività Natalizie: tradizioni, sermoni, dolci… Per le nonne è un momento di grande fermento: vengono i bambini della scuola, bisogna essere all’altezza della situazione e fare bella figura… si organizzano, si telefonano. Questo contribuisce a prevenire l’isolamento e la depressione e a favorire il BENESSERE della popolazione anziana. Per i bambini è un momento dove si vive la scuola in maniera diversa: la storia viene appresa direttamente da fonti orali, la merenda si condivide con compagni novantenni, i giochi si chiamano: frullo, sassolini, 22 carriolini, seiga buteiga, etc e la memoria viene esercitata per imparare conte e filastrocche antiche e lo sforzo mnemonico assume un sapore diverso. Non sono mancati e non mancheranno negli incontri futuri i pranzi e le merende preparate dai volontari che si sono occupati anche del trasporto di parecchi novantenni. Una difficoltà che ho riscontrato è quella di organizzare e coordinare il tutto. Ad esempio: la difficoltà di trovare i volontari nel periodo estivo, nell’organizzazione delle gite l’aspetto delle barriere architettoniche, i tempi burocratici dell’istituzione scolastica… In un contesto così “volatile”, precario e complesso abbiamo ritenuto indispensabile individuare una persona qualificata che si occupasse specificatamente della conduzione dell’attività con gli anziani. Per questo ci siamo avvalsi della collaborazione della Cooperativa Sociale IDA POLI. Il volontariato ha poi fornito il proprio prezioso contributo e il valore aggiunto che ha permesso la realizzazione del progetto. E’ per questo che il contributo economico del Concorso d’idee è indispensabile, condizione SINE QUA NON. Due sono state le verifiche positive casuali: Le parrucchiere del paese mi hanno detto che alcune nonne vanno a sistemarsi i capelli per venire al Centro… a volte si fanno foto anche con i bimbi o riprese Le insegnanti hanno riferito che i bimbi giocano con il frullo magari nei momenti meno opportuni. Il nostro obiettivo comunque è stato raggiunto. DOMANDA: Come sbloccare il meccanismo di difesa dell’anziano che inizia avere difficoltà e che non accetta di ricevere aiuti? Difficilissima domanda. Sicuramente è importantissimo avere molto rispetto, considerazione verso gli anziani. Dal mio punto di vista io gli anziani del mio paese li conosco da vent’anni, c’è già un rapporto di fiducia e di confidenza. La conoscenza personale agevola già la possibilità di chiedere e di ricevere aiuto da parte di queste persone. Un aspetto che agevola è la possibilità di creare dei rapporti di mutuo aiuto tra pari: per loro è più semplice e accettabile supportarsi a vicenda. DOMANDA: Nei nostri anziani ho visto spesso l’orgoglio che non ammette di essere in difficoltà, la presunzione di poter far da soli e la vergogna dei figli che li hanno abbandonati. Gli unici che hanno modo di vedere questi aspetti sono i medici di famiglia. Ma non sempre collaborano… Nel nostro paese il medico consiglia alle nonne il nostro gruppo. Da noi c’è conoscenza diretta e collaborazione. DOMANDA: COSA HA FUNZIONATO La partecipazione dei nonni e dei bambini è stata ottima DOMANDA: COSA è MANCATO Difficoltà con l’istituzione scolastica nella sua parte burocratica: rallenta i progetti e diventa difficile realizzare le collaborazioni. 23 CONOSCERE I BISOGNI MARA MONTI, AUSER, S. GIOVANNI IN PERSICETO Introduzione di Cristina Malvi L’unione dei comuni di San Giovanni in Persiceto quest’anno ha attivato un progetto dove hanno usato delle risorse proprie, delle energie di volontariato molto legato ad Auser alla lega e al sindacato dei pensionati e alle risorse locali di San Giovanni . Così come aveva fatto Bologna nel 2012 hanno pensato di fare un sondaggio rivolto ai loro anziani per capire quali erano i bisogni e come era la qualità della vita percepita dagli anziani stessi. Sono emersi risultati molto diversi da quelli di Bologna ma a loro è servito molto per aprirsi la mente anche su eventuali progetti futuri. Mara Monti Tutto è cominciato con il terremoto, a San Giovanni il terremoto per fortuna non ha prodotto molti danni materiali, però c’è stata molta paura, come associazione di volontariato ci siamo chiesti cosa fare per essere di aiuto alla popolazione in questa situazione oltre che collaborare con il Comune rispetto alle richieste che venivano fatte al volontariato. In quel periodo, era già in corso, promosso dal Centro Servizi di Volontariato di Bologna, un Progetto Provinciale che si chiama “Well Share, scambi solidali per un welfare comunitario”, questo progetto dopo il terremoto è stato riorientato in un’azione più specifica denominata “Oltre il sisma” finalizzata al sostegno delle comunità colpite dal terremoto. Sono state sviluppate diverse azioni e attività a seconda delle esigenze della popolazione, a Crevalcore si è lavorato sull’area giovanile, mentre a San Giovanni si è deciso di attivare dei momenti di confronto e di auto aiuto in collaborazione con gli Psicologi per i Popoli, per sostenere la popolazione anziana nella gestione del disagio psicologico e della paura conseguente a questo evento, il tutto è stato svolto presso il Centro Sociale la Stalla, primo tassello di una rete che poi si è andata a costruire. Da questi incontri con la popolazione e dalla sollecitazione di volontari di alcune associazioni è maturata l’idea di approfondire la conoscenza dei bisogni e delle condizioni di vita della popolazione anziana del nostro territorio. Grazie ad Auser Provinciale siamo stati messi in contatto con Cristina Malvi, perché era già a conoscenza di un’esperienza di lavoro di un questionario fatto a Bologna sulla fragilità degli anziani, insieme a lei si è deciso di usare questo questionario, che era già stato predisposto dall’Ausl, in una versione più semplificata rispetto alla prima. E’ stato costruito un Protocollo di intesa con il Centro Servizi di Volontariato di Bologna, che ha continuato a collaborare con noi con il Progetto “Oltre il sisma”, con numerose associazioni di volontariato, l’Unione dei sei Comuni di Terre d’Acqua e l’ Università di Bologna, Dipartimento di Psicologia, che ha proposto un altro questionario sulla capacità di resilienza degli anziani. (Nota: Significato di resilienza: come resisto al cambiamento, resisto, non resisto, mi faccio riempire di ansie, mi adeguo, è il contrario di fragilità, se sono fragile non resisto se mantengo le mie capacità di autonomia sono resiliente) Quali sono state le tappe. Si è provato ad allargare il gruppo delle associazioni, Auser ha contattato altre associazioni del territorio ottenendo un buon risultato, infatti le interviste sono state svolte da 14 volontarie appartenenti a sei associazioni oltre ad Auser, di cui due di San Matteo della Decima. È stato fatto un corso di formazione ai volontari per somministrare correttamente le interviste, tenuto sia dall’Ausl e sia dall’Università. L’ufficio epidemiologico ha definito il campione di persone da intervistare suddiviso proporzionalmente fra il capoluogo e due grosse frazioni - San Matteo della Decima e le Budrie - dal quale sono stati esclusi i 24 nominativi degli anziani già in carico ai Servizi Sociali Territoriali, perché l’obiettivo era quello di conoscere le persone anziane sconosciute ai servizi. L’unione dei Comuni di Terre d’Acqua ha inviato una lettera a 200 cittadini. Il target erano anziani oltre 75 anni o che abitavano soli o che vivevano con qualcuno di pari età. Nella lettera si presentava il servizio, si preannunciava la telefonata del volontario che chiedeva se l’anziano era disponibile ad essere intervistato e in caso di conferma si concordava l’orario di visita. Dopo l’intervista, il volontario doveva compilare una parte in cui gli si chiedeva di esprimere il suo punto di vista, soprattutto sulla condizione di autosufficienza dell’anziano. Le interviste sono iniziate a metà novembre del 2013 e concluse in un mese e mezzo di lavoro. I dati emersi. Sono stati intervistati 98 anziani anche se i questionari utilizzabili sono stati 97. Il 60% degli intervistati erano uomini (a Bologna erano il 40%). Età dai 75 ai 97anni. Sull’auto percezione della salute - l’ 81% ha dichiarato uno stato di salute buono/discreto, il 14% bene/molto bene e il 19% male/molto male. Sull’autosufficienza - il 46% sono autosufficienti, il 17% non sono autosufficienti, poi vi è una situazione intermedia in cui il 18% è autosufficiente con un aiuto periodico e un altro 18% con un aiuto più frequente. Presenza e sostegno familiare - il 56% vive con il coniuge, il 18% vive da solo, il 92% ha figli, Il 94% di chi ha figli vede i figli molto spesso, il 56% tutti i giorni, il 27% più volte a settimana e l’ 11% una volta a settimana. Solitudine e rete sociale - il 53% degli intervistati non si sente mai solo, il 37% qualche volta, poi vi è un 10% di cui un 5% spesso e un altro 5% sempre, il 44% frequenta amici, il 33% frequenta luoghi di socializzazione tutti i giorni o più volte a settimana. Sul tema solitudine e rete sociale, voglio evidenziare uno dei risultati del questionario sulla resilienza; a Decima, una frazione di San Giovanni, dove non vi è una piazza e molte minori occasioni di socializzazione, si è visto come la solitudine e le scarse occasioni di socializzazione riducano la capacità di resilienza degli anziani. Il punto di vista del gruppo delle volontarie ha segnalato situazioni eterogenee ma complessivamente positive, i rifiuti sono stati il 50% su 200, una percentuale più bassa rispetto a Bologna, secondo noi dovuta anche ad un fattore facilitante che è stato quello che le volontarie al telefono avevano la possibilità di farsi riconoscere, dicendo ad esempio: “io sono quella che le veniva a leggere il gas..”, in questo modo gli anziani avevano più fiducia e aprivano. Ci sono stati rifiuti dovuti ad aggravamenti di situazioni di salute oppure perché non si è potuto parlare direttamente con l’anziano ma solo con la badante e questo ha comportato difficoltà di comprensione linguistica. Si è rilevato un grande bisogno da parte degli anziani di interagire con qualcuno e di parlare, molte situazioni in cui l’invalidità era vissuta come isolamento e senso di solitudine. Si è rilevata anche la presenza di barriere architettoniche in più della metà degli intervistati residenti nelle abitazioni del centro storico, elemento significativo quando esiste una situazione di non autosufficienza. Le impressione delle volontarie. Il campione degli anziani a San Giovanni sta mediamente bene ma vi è una fortissima presenza degli aiuti dei familiari, si è visto ad esempio che nessuno richiede l’aiuto per la spesa a domicilio, questo è dovuto alla presenza della famiglia che li protegge e sostiene la fragilità, a differenza della realtà bolognese. E’ stata un’esperienza e una collaborazione molto positiva fra le associazioni di volontariato stesse e fra le associazioni di volontariato e le istituzioni, che ha consentito di conoscere di più i bisogni dei cittadini anziani. Il 17 maggio scorso si è tenuto un incontro di restituzione dei risultati di elaborazione dei questionari agli intervistati, ai familiari e alla cittadinanza, dove abbiamo provato a fare alcune proposte per proseguire questo lavoro, come ad esempio, costruire dei tavoli permanenti di confronto sul welfare con le associazioni impegnate nel sociale, per iniziare a lavorare in una logica di prevenzione sociale e di promozione e miglioramento della qualità della vita. Partendo dalla lettura dei dati abbiamo proposto iniziative differenziate a seconda del livello di autosufficienza dell’anziano, per chi è ancora autosufficiente abbiamo proposto iniziative per mantenere il benessere e migliorarlo, ridurre la solitudine e favorire la 25 socialità, per chi non è autosufficiente o poco autosufficiente, abbiamo pensato a delle risposte di sostegno alla domiciliarità, anche per essere di sollievo ai familiari. A seguito di una riflessione che abbiamo fatto, ci rendiamo conto che abbiamo una situazione di crisi, abbiamo davanti uno scenario nel quale si vanno riducendo sempre di più le risorse degli enti locali, aumenta l’età della popolazione anziana e progressivamente sta cambiando la composizione delle famiglie. Come si è già visto nel questionario somministrato a Bologna il 32% delle persone vive solo e il 21% non ha figli, anche noi riteniamo che se il nostro campione fosse partito dai 65enni la rete familiare della nostra realtà non sarebbe stata così presente, per questo, ci siamo interrogati su che cosa succederebbe se venisse a mancare la rete familiare in uno scenario in cui i servizi sono sempre più in difficoltà. Occorre quindi iniziare a pensare a come fare a sopperire la progressiva riduzione della rete familiare e attivare delle risorse, mettere in campo delle azioni per potenziare la coesione sociale, attivare una rete di buon vicinato, favorire processi come condividere l’assistente familiare, coabitare in caso di difficoltà economiche, di gestione della casa, di solitudine. In Italia si stanno moltiplicando questo tipo di realtà, anche se hanno denominazioni differenti, vanno tutte verso un welfare comunitario per favorire la coesione sociale e promuovere la solidarietà. Noi vorremmo proseguire in questa direzione promuovendo iniziative di tipo culturale, attraverso focus di approfondimenti per capire meglio cosa pensano gli anziani e come muoversi. DOMANDA: Come incide la presenza delle differenze culturali? La realtà di San Matteo della Decima è a sé, è diversa da San Giovanni, pochissime famiglie si rivolgono ai servizi, è una realtà in cui è difficile entrare, ad esempio, durante il corso di formazione è emerso che nei momenti di socializzazione le volontarie si recano al bar una volta a settimana, ma non a quello di Decima, perché le donne che vanno al bar in gruppo da sole non sono viste bene, questo rispecchia una realtà contadina, tradizionalista. La frazione di Decima, durante il terremoto è stata colpita maggiormente, quasi il 70 % in più rispetto alla comunità di San Giovanni, tanto è vero che è stato presente un campo di aiuto, in questa occasione abbiamo proposto di essere presenti con gli Psicologi per i Popoli ma le persone hanno rifiutato, dicendo che non avevano bisogno e che non era una realtà tanto complessa, questo è un dato particolarmente significativo sulla solitudine, sull’ uso dei servizi e sulla capacità di mettersi in relazione, loro si considerano una comunità a sé. Può incidere il fatto culturale storico delle terre comuni? Storicamente San Matteo della Decima è stata l’ultima terra ad emergere, lì vi è la zona che congiunge due comuni, San Matteo della Decima e Crevalcore, quella zona si chiama il Mille ed è fatta da decime, la famosa separazione in decime delle terre all’epoca dei romani, questa comunità è tutta su una strada non ha centro storico ne la piazza. Quando abbiamo visto i dati così diversi rispetto a Bologna ci siamo interrogati sul perché, è sorto il dubbio che si volesse fare apparire una realtà più patinata, una rete familiare più presente, ma i dati ci dicono che è vera, a Bologna il 20% non ha figli e il 40% non ha nipoti, in queste zone disseminate il supermercato è lontano da casa e per andarci occorre avere qualcuno che ti porti, la rete deve tenere meglio. DOMANDA: Cosa ha colpito i partecipanti La possibilità di utilizzare uno strumento, come il questionario, per poter conoscere le necessità della popolazione anziana e riuscire a progettare interventi mirati sui bisogni reali e concreti. (Hanno richiesto di potere avere la ricerca e il questionario per fare un confronto con la propria realtà). DOMANDA: Cosa ha funzionato? La collaborazione tra le associazioni e tra le associazioni e le istituzioni. 26 FRAGIL-MENTE CURIOSI STEFANIA ARCIDIACONO, ASS. AMICI DI TAMARA E DAVIDE, PIANORO L’Associazione nasce per continuare la testimonianza e l’esempio delle vite di Tamara Ciurlo e Davide Martelli, due grandi amici della comunità di Rastignano (Bologna), che durante la loro giovane esistenza, segnata da malattie incurabili, hanno trasmesso valori di solidarietà, di aiuto e dono. Da questo legame affettivo altruistico per aiutare un determinato gruppo di persone si sviluppa una serie di iniziative e progetti in collaborazione con il Comune di Pianoro, che ha subito fornito una sede, e il Centro Sociale Ricreativo “Giusti” di Pianoro. L’Associazione Amici di Tamara e Davide opera soprattutto nel territorio di Rastignano che rappresenta una realtà paesana; da piccola frazione, a metà strada tra Pianoro e Bologna, si è molto ingrandita senza una vera propria identità. (ndr: l’insediamento è schiacciato tra la strada nazionale della Futa, il fiume Savena ed è strangolato dal traffico del cosiddetto “nodo di Rastignano” che da vent’anni non viene risolto) Nella sede svolgiamo tantissimi progetti seguendo i primi bisogni delle persone, facciamo la domiciliarità, aiutiamo non solo gli anziani fragili che sono i primi della lista, ma facciamo sostegno alle famiglie di Rastignano che non arrivano più a fine mese, facciamo supporto alle persone ammalate con le medicine, con visite a casa, con le ricette che andiamo a prendere dal medico, tutta una serie di supporto morale e materiale. Con l’anziano fragile vengono coinvolte anche le famiglie, i giovani. Noi collaboriamo anche con la scuola, con i Servizi Sociali, abbiamo segnalazioni anche di bambini con disagio che non si inseriscono nella comunità, abbiamo anche per loro ideato dei progetti in collaborazione con le maestre di disegno, scultura, pittura, scrittura. Sono tanti i progetti messi in campo dall’associazione che, in sintesi, mostrano la solidarietà intergenerazionale delle proposte e il tentativo di coprire il più possibile i bisogni delle persone: - supporto materiale e morale per i bisogni delle persone anziane ammalate e fragili senza dimenticare che con l’anziano, più o meno fragile, è coinvolta la famiglia compreso i giovani - sostegno alle famiglie di Rastignano con difficoltà economiche - in collaborazioni con la scuola e i Servizi Sociali, si prendono in considerazione le segnalazioni di bambini con disagio, che non si inseriscono nella comunità, ideando per loro progetti adeguati in appoggio alle maestre - l’ascolto dei piccoli bisogni che prevedono l’intervento di un artigiano è stato brillantemente soddisfatto con “La banda dei ciappinari” http://www.amiciditamaraedavide.it/wordpress/labanda-dei-ciappinari/. C’è un’equipe di persone che vanno a casa e fanno manutenzione, si chiama “la banda dei ciappinari”, fanno supporto materiale alle persone che non chiamano l’elettricista, che non possono andare su per le scale per cambiare le lampadine, non hanno i familiari vicini quindi sono tutte persone fragili. - la parte culturale è rivolta a conferenze su temi dell’alimentazione, salute e volontariato con relatori professionisti o amici di professionisti, collaboratori che abitano nel territorio che si affiancano a esperti. Facciamo anche delle conferenze all’interno, chiamiamo dei collaboratori che ci supportano con gioia, abbiamo avuto molta risposta. Abbiamo avuto l’anno scorso il Prof. Zamagni. Facciamo conferenze sull’alimentazione con la dietista. - non manca il turismo solidale e culturale. Facciamo anche le famose gite. Il progressivo avvicinamento dell’associazione - all’Amministrazione del Comune di Pianoro - al Centro Socio-creativo-culturale “Enrico Giusti” (ndr: oggi è diventato un raro esempio di efficienza di un organismo pubblico) - il supporto strutturato del Cup 2000 - il bando di concorso-idee di AUSL 27 ha portato a creare sinergie molto importanti e a pensare di allargarle (v. MMG), ad aumentare la consapevolezza dei volontari dell’utilità delle loro progettazioni e idee. Quindi inseguiamo la totalità del bisogno di tutte le persone della zona. Naturalmente collaboriamo con Pianoro, con i Servizi Sociali, con il centro sociale ricreativo “Giusti” con il quale abbiamo iniziato il progetto e-Care, inizialmente solo come supporto, accompagnavamo degli anziani, andavamo a prenderli. Quest’anno (2014) siamo capofila del progetto ne abbiamo uno anche a breve termine. Ne abbiamo organizzato uno proprio a Rastignano a Km zero, la maggior parte delle persone ci raggiunge a piedi, le persone stanno aumentando in maniera incredibile, la settimana scorsa non entravano più anche se abbiamo una sala molto grande. Oltre al passa parola con gli anziani, la farmacia, la scuola, i nonni….il medico di famiglia adesso ci arrivano anche da uno di loro…non ci avevamo pensato più di tanto… in zona ce ne sono 5 e potrebbe essere un’idea per ampliare. Il nostro progetto a breve termine è su Rastignano però in collaborazione con il centro “Giusti”. Una/due volte al mese facciamo venire gli anziani del centro “Giusti” da noi in modo da coinvolgerli nelle attività, hanno fatto i bigliettini di Natale, hanno creato un coro di canti antichi che andiamo a portare in giro per Natale. Si è creata una sinergia molto importante, c’è gente che ci chiama e c ferma per strada per dire <noi vogliamo essere con voi perché ci avete dato energia>; la gente che era a casa adesso ha uno stimolo in più per uscire da casa e venire da noi. A parte il ciclo d’incontri sul cibo, sulla salute, abbiamo una persona che si dedica alla conoscenze delle erbe, spiega, fa tante piccole conferenze ma nel nostro ambito, volontari professionisti, diamo tutto per dare supporto, per rispondere ai bisogni, poi naturalmente le cose principali che sono quelle dell’assistenza alle persone; noi li accompagniamo dai medici, li chiamiamo al telefono… come stai… come mai non sei venuta… tutto quel discorso di collegato, tutto quello che è incluso alle nostre attività. Collaboriamo con il Conad, supermercato molto importante a Rastignano, perché abbiamo ideato la raccolta alimentare per le famiglie di Rastignano, abbiamo segnalazioni di persone in cassa integrazione, tutti e due i coniugi o uno dei due, casi con problemi di lavoro e difficoltà. Quindi il nostro punto di forza è anche l’intergenerazionalità tanto che gli anziani stessi sono venuti al supermercato a fare la colletta. Questa unione, questa solidarietà è eccezionale, si è creato un’associazione utile e sicuramente andrà crescendo. Infine, collaboriamo nell’assoluta totalità con l’educatrice che il Comune di Pianoro ha inserito al Centro sociale Giusti per qualsiasi scambio di pareri, supporto, guidare le persone che sono volontariamente disponibili nell’orientare l’assistenza lei è da parecchi anni che gestisce il centro. DOMANDA: quando parlate di gruppo, di noi, di quante persone è composto il gruppo? Perché io mi sento molto sola… quanti sono i volontari “attivi”? Noi come volontari siamo diversi, ci alterniamo tra i 40 e i 50 … volontari e soci altri 40. Attivi sono un po’ meno, negli incontri saremo una decina parlo di incontri tipo cucina, sfoglina, pittura, circa una decina. Nel progetto e-Care ci piace essere presenti, dare un senso, non li lasciamo soli, noi lavoriamo con loro, se ci sono 20 anziani noi siamo dieci perché è un nostro impegno, lavoriamo tutti, attivi da 10 a 20 con turni. DOMANDA: è molto interessante la banda dei “ciappinari”. Come è nata? È gratis? È stata ideata perché abbiamo sentito tanti che ci chiedevano come fare se sono da soli per il rubinetto che gocciola ecc. C’è un responsabile, al servizio di piccoli bisogni degli anziani, che ha dato un cellulare, Lui lavora e ha almeno 7/8 collaboratori abbastanza giovani – questa estate hanno fatto anche un trasloco dal 2° piano al piano terra. Un successo incredibile! Il servizio è gratuito, se c’è del materiale da comprare si paga il materiale dietro scontrino, questo fa parte dei nostri progetti. 28 L’ATTENZIONE ALLE PERSONE, ALL’ORGANIZZAZIONE, ALLA CONDUZIONE LAURA LANZI – CROCE ROSSA ITALIANA DI BOLOGNA Nell’ambito dell’utenza anziana Croce Rossa si è specializzata nell’erogazione di servizi di accompagnamento a visite mediche, senza dimenticare che tale accompagnamento presuppone una cura per la persona e per le sue difficoltà. La movimentazione degli anziani presuppone un’attenzione da parte del volontario che deve rispettare la persona stessa, le sue difficoltà, la consapevolezza che l’uscita da casa è un momento particolare per l’utenza fragile, a volte un po’ ansiogeno. Compito del volontario è anche quello di contribuire a creare una situazione che renda questo momento più piacevole e rassicurante possibile per l’anziano. Il trasporto è diventato un motore che, come Croce Rossa, ci ha fatto avvicinare all’idea di realizzare dei veri e propri progetti che considerassero la complessità dei bisogni degli anziani in primis l’isolamento e la sensazione di solitudine. Infatti, quest’anno all’interno del Concorso d’idee abbiamo fatto partire i progetti già nel periodo estivo, momento di grande solitudine per gli anziani. I progetti in cui Croce Rossa si è vista impegnata sono stati quattro. Il primo progetto è “Verde Estate” che si è realizzato in un centro ricreativo degli orti (Viale Felsinea in zona Fossolo). Ha avuto una soglia di gradimento alta da parte degli anziani. Vi è stata una forte motivazione a partecipare anche da parte di persone con importanti disabilità e difficoltà di salute. Proporre in un contesto cittadino un progetto dove le persone possono entrare in contatto con la terra, con i suoi prodotti è un’esperienza vissuta come importante. Per alcuni aspetti è stato un progetto sperimentale. Ad esempio, il posto dove si sono svolti gli incontri non era esattamente a norma per quanto riguarda l’accoglienza di persone con disabilità. L’esplicitare da parte degli organizzatori i disagi logistici ma anche gli aspetti positivi di ritrovarsi in un contesto verde “ortifero” ha permesso di creare una relazione di fiducia con i nonni. Quest’ultimi si sono sentiti nella condizione di poter dichiarare le loro difficoltà superate poi insieme ai volontari che si sono dimostrati disponibili e solidali. Il meteo non ci ha aiutato in quanto è stata un’estate piovosa. In questo il supporto del centro sociale ci ha permesso di far fronte alle variazioni meteorologiche attraverso la messa a disposizione di infrastrutture mobili che ci hanno permesso di continuare l’attività. Al termine del progetto abbiamo lasciato ad ogni anziano un librettino dove sono state raccolte delle ricette che sono state condivise durante gli incontri. Un altro progetto che è partito nel periodo estivo è “ Insieme per San Lazzaro”: prima esperienza realizzata in questo comune. Collaborazione eccezionale da parte dei Servizi sociali del Comune attraverso la messa a disposizioni di spazi adeguati per gli incontri e l’ individuazione di utenti fragili. Ogni 15 giorni sono stati organizzati degli interventi abbastanza strutturati: sui farmaci, primo soccorso, ginnastica per la mente, per il corpo, etc. Forse troppo strutturati, potrebbe essere un buono spunto per il prossimo progetto lasciare più spazio agli anziani. I vissuti degli anziani sono importanti ma gestire il gruppo di anziani richiede una serie di attenzioni molto delicate ed importati: riconoscere e condividere i propri limiti permette anche all’anziano di insegnare al giovane volontario come può aiutarli. In una sorta di scambio reciproco. Importante è il momento della merenda perché permette di favorire liberi scambi tra i partecipati: opinioni, numeri telefonici, informazioni Un riscontro della buona riuscita del progetto è stato il passaparola che ha portato a nuovi partecipanti. Abbiamo poi partecipato alla realizzazione di due progetti in zona montana: “Pranzo in cortile”, progetto dove si predilige la socialità intorno alla tavola e “Pronto nonno” progetto ambizioso che vuole sostenere attraverso i “ciappini” gli anziani che abitano in località isolate (taglio della legna e attività di riparazioni varie). È importantissimo creare e mantenere un rapporto di fiducia con la persona anziana. Questo avviene principalmente attraverso piccoli gesti, piccole attenzioni. Particolare attenzione va data a come ci si rivolge alla persona e anche all’uso di parole adeguate. Questo è un lavoro costante che se viene a mancare si rischia che il nonno si possa sentire tradito e il venir meno del rapporto fiduciario. 29 PUNTO D’INCONTRO ARGENTO VIVO CLAUDIA MONTEVENTI, COMUNE CALDERARA DI RENO Rappresento il comune di Calderara di Reno in qualità di bibliotecaria. Una bibliotecaria particolare che ha lavorato nel sociale dal 1975 al 2006. Il nome del progetto “Argento vivo” è rappresentativo delle persone che formano il gruppo: Argento è il colore che caratterizza gli anziani che frequentano il nostro progetto. Vivo in quanto negli anziani vi è una vivacità, una capacità di mettersi in gioco superiore rispetto a quanto si pensi comunemente. Il progetto è partito nel 2006 con un gruppo formato da quattro anziani. Oggi, attraverso il passaparola, vi sono più di 20 partecipanti. La cadenza degli incontri è settimanale, il martedì mattina, tra settembre e giugno. Il Centro Sociale Bacchi ospita i nostri incontri e insieme a Caritas, Auser collabora attivamente alla realizzazione del progetto. e alla rete dei servizi sociali del Comune di orientare gli anziani che abbisognano di socializzazione/sostegno al nostro progetto. Auser fornisce un importante supporto attraverso il trasporto che eroga degli anziani. Tale servizio è importantissimo in un territorio vasto come quello di Calderara, dove vi sono frazioni che non sono collegate da mezzi di trasporto pubblici. La scelta della giornata, il martedì, non è casuale. Infatti, è la giornata di mercato, momento di ritrovo della comunità locale. Gli anziani inseriti nel progetto vengono accompagnati a vivere questo momento collettivo e a vivere il territorio. Inoltre, li si supporta ad espletare alcune attività burocratiche (posta, banca, sindacato, etc) e ad effettuare la spesa settimanale. I primi incontri del gruppo si sono basati principalmente nel creare un ambiente accogliente che permettesse agli anziani di parlare di loro stessi. Per fare ciò mi sono messa al loro livello e anch’io ho parlato del mio vissuto e ho condiviso con loro le esperienze di vita. questo clima di confidenza e condivisione ha creato un senso comune del gruppo come una di famiglia allargata. Solo successivamente abbiamo condiviso e definito assieme quali potessero essere le attività di interesse da effettuare nei successivi incontri. Nel tempo gli incontri sono scanditi dai seguenti momenti: - Un momento iniziale di “chiacchiere”: come è andata la settimana, condivisione dei problemi riscontrati. Infatti, si è sempre fatta più forte la consapevolezza che ognuno può condividere con gli altri i propri problemi perché il gruppo se ne fa carico. - Successivamente si procede con l’attività che è variabile in base al programma concordato e alle esigenze in divenire dei partecipanti. - Di seguito vi riporto alcuni esempi di attività che sono state svolte: o Ginnastica dolce per il corpo e la ginnastica per la mente. o Da gennaio sino a marzo il gruppo partecipa alla stagione teatrale “Piccoli Pianeti” unitamente alle scuole di primo e secondo livello. Questo permette di avere una attività più stimolante in un periodo dell’anno dove il tempo meteorologico non invoglia ad uscire. Inoltre, l’integrazione tra anziani e bambini risulta essere molto gradita. All’uscita del teatro si va insieme a fare la colazione al bar: un momento per le anziane molto speciale. Infatti, il gruppo è prettamente femminile, di estrazione contadina e ’esperienza di far la colazione al bar è stato per loro insolito ed emozionante. o In collegamento con le attività teatrali con le scuole abbiamo proposto delle attività per stimolare sia le abilità manuali che quelle mentali: Ad esempio: la costruzione di teatrini che, successivamente, sono stati esposti nei negozi del paese. Il lavoro della “Figura Matta” attraverso l’utilizzo e l’elaborazione di materiale fotografico si crea la rappresentazione di ciò che non piace della propria persona, di ciò di cui ci si vergogna o di quello che si 30 o o o o o o vorrebbe essere. L’attività parte da una foto che viene fatta agli anziani con il mandato di fare un’espressione da “matto”. Questa foto poi viene arricchita da particolari grafici che per l’anziano sono significativi nel rappresentare proprie parti. Nella presentazione dei propri lavori ogni anziano spiega il proprio lavoro, i propri sentimenti e ciò che vuole rappresentare. Queste rappresentazioni sono state successivamente esposte nei negozi con la spiegazione del progetto. Mostra itinerante intercomunale “Sfogliami”. Con il supporto dell’Associazione Re Mida sono state costruite delle margherite con materiali da riciclo. Su ogni petalo della margherita ogni anziano scrive un loro desiderio e/o pensiero. Una volta all’anno Auser organizza la festa degli Ultra ottantenni: festa molto amata dalla cittadinanza. Pranzo di Natale. Festeggiamento di tutti i compleanni. Gite in luoghi di interesse (Bocca di Rio, Ferrara, a San Luca per ricevere tutti la benedizione, etc.) Laboratori di lettura. Questa attività è stata scelta in seguito all’inserimento di persone con problemi di cecità. Da quest’anno il progetto si è esteso nella frazione di Lippo di Calderara. Il gruppo è partito il 25 settembre. I servizi sociali del comune hanno inviato una lettera informativa a tutti gli anziani del territorio. Il gruppo è partito con 6 persone che hanno gradito le attività e rinnovano di volta in volta la voglia di partecipare.. Ad esempio, una signora ha cambiato i giorni per andare a trovare il figlio fuori provincia per poter partecipare al gruppo “Perché qui io sto bene!”. Il lavoro nel suo complesso è bello e stimolante. Voglio ringraziare tutte le figure che hanno lavorato al progetto: CUP2000 per questa è un’esperienza bellissima che mi ha permesso di rientrare nel sociale, Auser per la costanza e tutte le collaboratrici (Caritas, Centro Sociale…) che sono sempre disponibili. 31 Gli strumenti di lavoro e-Care Il progetto e-Care viene finanziato all’interno del Fondo Regionale per la Non Autosufficienza ed ha lo scopo di: • Sostenere gli anziani a rischio di non autosufficienza • Favorire e allungare la domiciliarità • Affiancare gli operatori sociali e socio-sanitari nella gestione dei “casi leggeri” • Supportare il Terzo settore nell’organizzazione di progetti mirati al supporto delle persone fragili • Favorire la partecipazione e il coinvolgimento di anziani e parenti alle iniziative di socializzazione Il progetto è partito nel 2005 e da allora si è evoluto da servizio rivolto al singolo cittadino alla creazione di reti integrate sul territorio a sostegno dell’anzianità fragile per far emergere, stimolare le risorse dell’utente ed il suo ruolo attivo, attraverso: • la valorizzazione e la promozione dell’apporto del volontariato e dell’Associazionismo; • la stretta collaborazione ed interazione con gli Uffici di Piano, i Distretti, i Comuni/Quartieri; • la realizzazione di progetti di gruppo e di rete di carattere innovativo; • la realizzazione di strumenti a supporto della rete. Il call center, il numero verde, il dossier sociosanitario Il call center e-Care fornisce un servizio gratuito per l’utente ed è rivolto ad una popolazione anziana fragile. Gli anziani monitorati dal call center presentano almeno una fragilità di tipo clinico, funzionale o sociale, sono autosufficienti o parzialmente autosufficienti, cognitivamente in grado di gestire un colloquio telefonico, con condizioni che li espongono al rischio di solitudine individuale o di coppia e della perdita dell’autosufficienza, compromettendone gravemente la capacità di recupero dopo un eventuale episodio acuto. Il servizio risponde al numero verde 800 56 21 10 - attivo dal lunedì al venerdì 8.30 -18.00 e il sabato dalle 8.30 alle 13.00. Lo scopo del servizio è quello di riuscire a mantenere il più possibile l’anziano al proprio domicilio, prevenendo casi di isolamento sociale e di non autosufficienza tramite l’offerta di una rete comunicativa, relazionale e di supporto tesa a migliorare la qualità di vita. Tramite un sostegno telefonico periodico (settimanale o ogni 10 giorni a seconda del grado di fragilità presentata dall’anziano) il call center monitora le condizioni socio sanitarie dei propri assistiti, promuove comportamenti tesi al miglioramento della propria condizione di salute e l’aderenza alle indicazioni terapeutiche, li orienta alle risorse sociali e sanitarie territoriali, promuove e favorisce la partecipazione alle iniziative di socializzazione organizzate sul territorio. All’interno dei progetti del Concorso d’idee, in collaborazione con le associazioni di volontariato, aiuta a raccogliere le adesioni dei partecipanti orientandoli anche in base ai loro interessi personali. Inoltre tramite la segnalazione tempestiva di situazioni di bisogno ai servizi socio-sanitari permette di gestire allerte di tipo sanitario mediante la figura dell’infermiere e-Care e di tipo sociale mediante le figure del Referente Sociale della Rete e del Referente Distrettuale. 32 L’inserimento nel servizio avviene tramite una segnalazione da parte dei servizi sociali territoriali o dei medici di medicina generale e durante i periodi di emergenze climatiche (ondate di calore) anche da parte dell’Ausl e dei Comuni. Al numero verde possono comunque anche pervenire segnalazioni di casi da parte del terzo settore oppure autocandidature da parte dell’anziano stesso; questo tipo di segnalazioni sono valutate e gestite in collaborazione con i servizi sociali territoriali. Il monitoraggio avviene grazie ad un “Dossier Socio Sanitario”, una scheda informatizzata in cui si registrano e aggiornano periodicamente le condizioni cliniche e sociali dell’anziano. In questa scheda si rilevano le fragilità (cliniche, sociali, funzionali) presentate dall’anziano in entrata al servizio e quelle riscontrate successivamente, la presenza o meno di una rete di supporto e le abitudine di vita dello stesso, riuscendo così a verificare in modo tempestivo il livello di fragilità presentato dall’anziano e all’occorrenza attivare una rete di supporto in collaborazione con i servizi sociali e/o con i medici di medicina generale e/o con le associazioni di volontariato. Il portale Bologna solidale - BOS E’ un punto informativo web sviluppato nell’ambito del progetto e-Care per l’individuazione di iniziative a supporto dell'anziano che necessita di socializzazione, ma anche del familiare che si accosta a servizi di «bassa soglia». Il nuovo portale è stato progettato per fornire uno strumento di facile consultazione per orientarsi nel terzo settore e per reperire informazioni sulle organizzazioni e sugli eventi nei singoli territori di Bologna e provincia. Il sito è accessibile all’indirizzo www.bolognasolidale.it. La banca delle risorse territoriali e degli eventi è organizzata con maschere di ricerca per rispondere alle esigenze di varie figure che sono interessate ad accedere a tali informazioni: • cittadini anziani e loro famiglie • terzo settore (associazioni di volontariato che lavorano con un’utenza anziana) • professionisti (assistenti sociali e professionisti che lavorano con persone fragili) Utilizzando le maschere di ricerca è possibile visualizzare l’elenco di eventi filtrati secondo: zona geografica, tipologia utenza, tematica di interesse. Le associazioni di volontariato vincitrici del Concorso d’Idee e/o che ne fanno richiesta possono inserire autonomamente informazioni ed eventi sul portale. Ciò permette sia di dare maggiore visibilità alla propria attività (anche a favore dell’utente finale) sia di favorire uno scambio con altre associazioni. 33 34 35 36 L’indice di fragilità Partiamo dal presupposto che la fragilità non è una malattia e quindi ad essa non possono essere dedicate risorse sanitarie e non è una condizione sociale che si possa prendere in carico con risorse provenienti dal fondo sociale, ma è una condizione complessa che si viene a creare per un insieme di condizioni di salute, sociali, sociosanitarie e anagrafiche che rendono la persona esposta al rischio di non autosufficienza. Occorre quindi fare leva sulla sensibilità della comunità in cui viviamo per una presa in carico del problema che è nuovo e tipico della società del nostro tempo, più che della singola persona. La fragilità non corrisponde alla disabilità, ma ne è un precursore diretto perché connette le dimensioni biologica e soggettiva di perdita di resistenza e di capacità di adattamento agli eventi negativi e ai fattori di cambiamento. Fornire un supporto alla fragilità significa allora prevenire e allontanare il momento della non autosufficienza in cui il bisogno di assistenza diventa elevato. Per favorire la prevenzione della non autosufficienza si è deciso di realizzare una Banca Dati della fragilità, capace di rappresentare, con un semplice indice sintetico, l’identikit delle condizioni di fragilità di ciascuno e quindi di identificare le persone per classi di rischio e di monitorarle nel tempo. Statisticamente è fragile il soggetto che rischia un evento negativo di salute (un ricovero ospedaliero o la morte) nell’anno successivo, secondo una scala percentuale di probabilità in cui il 100% rappresenta il massimo della probabilità di morire o essere ricoverato l’anno dopo. Per costruire una banca dati strutturata e completa che raccolga tutte le persone fragili e il loro livello di fragilità è stato necessario selezionare le informazioni da diversi flussi informativi che riguardano l’uso dei servizi, la richiesta di aiuto agli enti locali, il contesto abitativo, sociale e famigliare di riferimento, e altri fattori determinanti per la condizione di fragilità. La presenza e la consultazione di questa banca dati, a disposizione dei servizi sociali e sanitari, rappresenta la base informativa per il welfare di comunità e per intercettare le persone che necessitano di interventi di sostegno. L’obiettivo di tale Banca Dati è il monitoraggio di soggetti fragili di età superiore a 65 anni, anche per orientare le azioni di prevenzione e socializzazione già in essere nonché attivarne di nuove orientando il bisogno. Lo strumento più immediato per capire la distribuzione della popolazione anziana secondo questo indice è una piramide dove: 1. nella punta della piramide con indice di fragilità compreso fra 80 e 100 stanno gli anziani non autosufficienti, sono pochi e sono di regola in carico ai servizi sociosanitari strutturati o domiciliari; 2. alla base della piramide con indice compreso fra 0 e 15 si trovano i molti anziani attivi al di sopra dei 65 anni che oggi rappresentano ancora una grande forza lavoro per le famiglie e la comunità; 3. nella fascia di fragilità fra il 15 e il 30% si trovano probabilmente molti anziani attivi e attivabili, coloro cioè che dobbiamo stimolare perché si mantengano autonomamente in salute grazie ai corretti stili di vita (contrastando il fumo, l’alcool, promuovendo l’attività fisica, la corretta alimentazione, il mantenimento delle relazioni sociali perché anche quest’ultimo atteggiamento è ormai ritenuto importantissimo per l’individuo al fine di conservare buone capacità cognitive e fisiche); 4. nella fascia 30-50 in relazione all’età, alla condizione economica e culturale e allo stato di salute troviamo persone molto diverse fra loro per livello di autonomia e resilienza ed è la fascia in cui ogni singolo individuo rappresenta un caso a sé; 5. nella fascia 50-80 di sicuro abbiamo le persone fragili al confine, a ridosso della non autosufficienza. Resta il fatto che i confini non sono così definiti come avviene in una rappresentazione grafica ma l’indice si distribuisce in un continuum crescente, non come una distribuzione per classi. Per questo è importante formare tutto il terzo settore e anche il mondo istituzionale sociale e sanitario per fare crescere la cultura del riconoscimento precoce e del sostegno alla fragilità. 37 Abbiamo infine provato a incrociare gli indici derivanti dalla Banca Dati della fragilità con i dati delle persone che hanno partecipato ad alcuni progetti di e-Care. Non si tratta di un campione statistico ma l’analisi effettuata ci fornisce alcune suggestioni. Per esempio le associazioni - anche quelle più piccole, ma che evidentemente sono ben radicate nel loro tessuto locale, rispondono adeguatamente al tipo di mandato dichiarato nel progetto. Infatti le attività definite “di supporto” coinvolgono gli anziani più fragili, mentre le attività più articolate interessano le fasce meno fragili, svolgendo di fatto un’azione di promozione dell’invecchiamento attivo. Quando invece nel progetto è coinvolto l’ente istituzionale partecipano maggiormente gli anziani di fascia medio-bassa di fragilità. Ciò lascia trapelare un’idea per cui sono le persone ancora autonome ma un po’ più a rischio di altre che vengono indirizzate verso attività socializzanti, in un’ottica di prevenzione, per contrastare il possibile peggioramento delle loro condizioni. Quando avremo i dati delle attività progettuali del 2014 sarà possibile ottenere una analisi più precisa e dettagliata del funzionamento e delle potenzialità dei progetti stessi. 38 39 40 41 42 Laboratorio di progettazione partecipata sui temi della fragilità GRUPPI DI LAVORO – IL MANDATO Gruppo 1 Formulare un progetto del tipo INTERCULTURA/INTERGENERAZIONALITÀ in un territorio in cui sono presenti: una scuola d’italiano per stranieri un parco in cui si ritrovano anziani accompagnati da assistenti famigliari una scuola elementare o media inferiore una casa della salute o un poliambulatorio specialistico con anche il consultorio materno infantile Gruppo 2 Formulare un progetto del tipo SOSTEGNO ALLA FRAGILITÀ in un territorio in cui sono presenti: un punto di aggregazione importante e riconosciuto (es. centro sociale, parrocchia, centro sportivo, ecc.) una associazione culturale che si occupi di salute e ambiente un patronato/sindacato/associazione in grado di essere un punto di riferimento per le nuove tecnologie ma anche solo Internet Gruppo 3 Formulare un progetto del tipo SOCIALIZZAZIONE/ AFFIANCAMENTO in un territorio in cui sono presenti: Un punto di aggregazione con volontari attivi e disposti ad appuntamenti fissi periodici La disponibilità di competenze/associazioni gruppi diversi fra loro ma reclutabili per interventi a chiamata un problema territoriale legato alla vivibilità/degrado/sicurezza Gruppo 4 Formulare un progetto del tipo PROMOZIONE DELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO in un territorio in cui sono presenti: Struttura assistenziale “forte” in contatto con cittadini non autosufficienti e cittadini adulti caregiver come Casa della Salute/poliambulatorio o Casa residenza per anziani o centro diurno Strutture ricreativo-culturali con finalità diverse Residenti con fama riconosciuta in ambito culturale/professionale 43 NOTE ALLA COMPILAZIONE DEL PROGETTO Nominare un capogruppo Nella definizione del progetto il gruppo deve decidere se coinvolgere: l’Ente Locale (Comune, Quartiere, Ufficio di Piano) e perché. Se esiste o meno un valore aggiunto della presenza dell’istituzione e motivare la scelta La disponibilità del numero verde di CUP2000 Le conoscenze del call center e-Care Il portale www.bolognasolidale.it La disponibilità dei servizi sanitari Fra le collaborazioni da mettere in campo il gruppo deve interrogarsi sull’utilità di coinvolgere gli anziani già assistiti da e-Care IL PROGETTO DEVE RISPONDERE SU: come avviene il reclutamento dei partecipanti fragili all’iniziativa come si costruisce la rete su cosa si basa l’organizzazione come si identificano coloro che promuovono a mandano avanti l’iniziativa attivamente LA TRACCIA DELLA PRESENTAZIONE deve formulare: obiettivo: risorse impiegate (strumenti utilizzati, soggetti coinvolti es. volontari, anziani attivi, figure di riferimento e istituzionali, ecc.) descrizione del progetto risultati attesi 3 parole chiave-guida per il buon funzionamento del progetto (elementi da presidiare durante lo svolgimento dell’attività) 44 PRESENTAZIONE LAVORO DI GRUPPO n. 1 Tema: INTERCULTURA E INTERGENERAZIONALITA' TITOLO: CIBARE PER CONOSCERE Obiettivo: Accorciare il divario culturale e generazionale tra gli anziani over 65 e i giovani italiani e stranieri DESTINATARI Anziani e giovani italiani e stranieri CONTESTO Una comunità della montagna con una forte immigrazione da paesi extracomunitari e la presenza nella popolazione di un numero consistente di anziani autoctoni Risorse impiegate: umane e finanziarie 1 ) Risorse umane: volontari della associazione Capofila e delle altre associazioni in rete, enti locali, istituzioni private, scuola, parrocchia, AUSL, servizio sociale, centro sociale, centri medici privati, ecc. 2) Risorse finanziari: donazione di privati , partecipazione a bandi nazionali e a bandi europei Azioni 1. Insegnamento della lingua italiana e straniera: l'importanza di conoscere la nuova lingua e il mantenimento della propria. 2. Incontri ludici con nonni, ragazzi e bambini 3. Incontri con le donne per la conoscenza delle materie prime utilizzati in ricette culinarie straniere ed italiane 4. Mercatini dei lavori artigianali italiani e stranieri all'interno delle sagre paesane Soggetti coinvolti 1. Laboratorio di lingue straniere possono essere coinvolti i ragazzi e i bambini (in collaborazione all’istituzione scolastica, associazioni di volontariato, servizi sociali,…) 2. Incontri ludici tra nonni e ragazzi/bambini realizzati (in collaborazione all’istituzione scolastica, associazioni di volontariato, servizi sociali,…) 3. Laboratori di cucina per scambio ricette e ingredienti tipici tra persone (giovani e anziani) di diverse culture (in collaborazione all’Istituzione scolastica, Associazioni di volontariato, Servizi sociali,…) 4. Incontro tra signore di diverse culture straniere e italiane per la realizzazione di manufatti tipici della loro cultura e conseguente esposizione e vendita alla comunità (in collaborazione all’istituzione scolastica, associazioni di volontariato, servizi sociali,…) Risultati attesi: Facilitare la trasmissione della cultura, tradizioni e mentalità tra i ragazzi, giovani stranieri e gli anziani. Ridurre il divario generazionale e interculturale. Ridurre le possibilità che si verifichino delle forme di bullismo di giovani nei confronti degli anziani attraverso spazi e attività che permettano da far conoscere le diverse generazioni. 3 parole chiave: SCAMBIO LINGUA E CUCINA 45 PRESENTAZIONE GRUPPO n. 2 Tema: SOSTEGNO ALLA FRAGILITÀ TITOLO: ANZIANI, FAMIGLIE E COMUNITA', UN RAPPORTO DA COSTRUIRE Obiettivo: SOSTEGNO AI CARE GIVERS CHE ASSISTONO ANZIANI FRAGILI Risorse impiegate: a) Enti Locali (possono individuare chi ha necessità di supporto) b) Centri Sociali, Associazioni di volontariato, Patronati, risorse del territorio c) Medici di base e specialisti (Centri Esperti) d) Call center e-Care e) Portale Bologna Solidale (promozione delle attività) descrizione del progetto: Il progetto si sviluppa attraverso diverse fasi: 1. Definizione del target. Nella discussione di gruppo è emerso che a volte la partecipazione da parte di anziani fragili alle iniziative di socializzazione rivolte al loro sostegno è ostacolata dal familiare che si prende cura dello stesso. Si è pensato quindi di sviluppare un progetto per il sostegno alla fragilità partendo dai care givers. I Fragili sono anche coloro che si occupano di persone anziane, che allo stato attuale sono a volte anche loro stessi anziani e che anche se non lo sono, hanno bisogno comunque di un supporto per affrontare il “lavoro” di cura. 2. Organizzazione di un incontro tra i partner coinvolti nel progetto per individuare chi fa che cosa, di seguito si riportano alcuni esempi: • L’Ente locale individua chi ha necessità di supporto e lo mette in contatto con chi coordina le iniziative, l’assistente sociale tiene incontri conoscitivi sulle risorse territoriali. • Il Centro Sociale e la Parrocchia promuovono le iniziative, mettono a disposizione e organizzano le sale. • I Patronati promuovono le iniziative. • Le Associazioni di volontariato, organizzano, coordinano le attività di socializzazione, i laboratori, i gruppi, mettono a disposizione la possibilità di trasportare gli anziani, tengono incontri conoscitivi sulle risorse di volontariato presenti sul territorio. • I Medici di base facilitano la promozione e la conoscenza delle iniziative mettendo alcune locandine nell’ambulatorio. • I Medici specialisti conducono laboratori di approfondimento rispetto alla malattia e i Centri esperti individuano chi ha necessità di supporto e lo orientano alle attività. • Il Call center e-Care promuove le iniziative e individua le persone che hanno bisogno di supporto invitandoli a partecipare alle iniziative. 3. Organizzazione di incontri conoscitivi e di sensibilizzazione sul problema del lavoro di cura aperti alla cittadinanza, coinvolgendo sedi diverse come ad esempio: servizi sociali, centro sociale di riferimento, patronati, parrocchia, scuole ecc. Tali incontri possono diventare anche occasioni per rilevare i bisogni ai quali i cittadini non trovano risposta da parte dei servizi già esistenti. 4. Costruzione degli strumenti di sostegno per i care givers: • costituzione di un gruppo di auto muto aiuto, spazio in cui condividere, raccontarsi e sentirsi accolti. • laboratori di approfondimento sulla malattia condotti da esperti (per spiegare il decorso della malattia). • costituzione di una piattaforma “social”, intesa come una banca delle risorse in cui i componenti del gruppo possono condividere conoscenze, scambiarsi consigli, chiedere aiuto per affrontare situazioni contingenti (modello banca del tempo). • attività di socializzazione rivolte alla persona anziana. Sintesi del Percorso 1. Presentazione alla cittadinanza delle risorse già esistenti sul territorio, attraverso incontri realizzati 46 presso i servizi sociali del comune, il centro sociale di riferimento, la parrocchia, i patronati, il call center e-Care, il Portale di Bologna Solidale etc. 2. Verifica delle esigenze non coperte dai servizi esistenti. 3. Approfondimento sulla malattia, laboratori e focus su particolari patologie coinvolgendo degli specialisti che possano spiegare il decorso della malattia. 4. Creazione di un gruppo di auto-mutuo aiuto spazio in cui potersi raccontare per scambio di esperienze e risoluzione problemi dei care givers che assistono anziani fragili. 5. , con esperti del settore. 6. Partecipazione a fiere del settore ed eventi locali per divulgare il più possibile l'esistenza del gruppo A.M.A. 5. Creazione di una piattaforma “social” per costruire una sorta di banca delle risorse. Tipo banca del tempo. risultati attesi: 1. Formare ed informare i care givers per rendere più consapevoli le famiglie con anziani affetti da patologie cognitive e/o anziani fragili. 2. Creazione di un gruppo di Auto Mutuo Aiuto per il supporto e la creazione di una piattaforma di scambio risorse, es. Banca del Tempo. 3. Realizzazione di attività di socializzazione per anziani allo scopo anche di “sollevare” i care givers dai loro compiti, oltre che di migliorare la condizione dell'anziano. 3 parole chiave: CONOSCERE, SCAMBIARE, CONDIVIDERE 47 PRESENTAZIONE GRUPPO N. 3 Tema: SOCIALIZZAZIONE E AFFIANCAMENTO TITOLO: (NON) PRESTIAMO IL FIANCO obiettivo: Socializzazione e affiancamento del territorio. Abbiamo preso a riferimento i punti da seguire per un progetto di socializzazione in una zona con problemi di vivibilità e sicurezza dovuti alla presenza di palazzoni e a fatti di microcriminalità che sappiamo essere motivo di ansia e preoccupazione per gli anziani. L’obiettivo del progetto è cercare di coinvolgere gli anziani del quartiere X al fine di aggregarli presso il Centro Sociale Giovani e garantire loro che si sentano più sicuri e protetti, dare loro la possibilità di avviare relazioni sane e in grado di creare le buone reti di auto mutuo aiuto. risorse impiegate: Nel quartiere X abbiamo individuato un “centro sociale giovanile” che di giorno poteva garantire uno spazio. - Auser per trasporti e socializzazione - Centro Sociale Giovani che garantisce gli spazi a titolo gratuito - Presidente del Quartiere - Cup 2000 per la banca dati degli anziani aspettandoci che ci sia uno scambio di nominativi per cominciare - Servizi Sociali che possono dare dei nominativi. Si può partire con qualche nominativo dato al Centro Sociale con l’obiettivo di ampliare il numero delle persone nuove. descrizione del progetto: fornire agli anziani un luogo, già dedicato ai giovani, dove riunirsi almeno una volta la settimana per socializzare e fare attività ricreative(p.e. il mercoledì mattina dalle 9 alle 12,30) al fine di agevolare la socializzazione e dare loro delle opportunità d’incontro). fare delle robuste iniziative, almeno uno volta al mese, sulla sicurezza per prevenire i raggiri, i furti e gli scippi Si ipotizzano incontri con persone della Polizia, cioè con Corpi pubblici dedicati alla sicurezza. creare delle occasioni con cadenza regolare per stendere una rete di “buone relazioni” fra le persone in un luogo vicino a casa instaurare dei collegamenti con associazioni e/o gruppi di volontari anziani e anche giovani per la parte operativa degli incontri Il progetto prevede un coinvolgimento dei medici di base attraverso un interessamento del Distretto risultati attesi: La comunicazione e diffusione del progetto Un problema che ci siamo posti è stato: come avvicinare le persone che potrebbero così conoscere e frequentare un luogo amichevole e sicuro. Per reperire gli anziani ci sono i Servizi Sociali, però ti danno i nominativi di persone che abbiamo definito meno fragili di quelli che non conosciamo perché hanno già un contatto con un servizio pubblico. Un’idea potrebbe essere di adottare il metodo delle ondate di calore, cioè fare informazione 48 dell’iniziativa da parte dell’Ente pubblico. Per esempio si potrebbe inviare a casa una lettera firmata dall’Assessore, dal Sindaco o altro per informare che nel quartiere X c’è questa iniziativa rivolta agli anziani fragili; viene aperta una sala a loro dedicata con la presenza di volontari conosciuti dal Comune Q.re X. Quindi occorre il coinvolgimento in primis dell’Ente pubblico e anche dei medici di base. Siamo orientati a fare una grande azione rivolta ai MMG, che riteniamo fondamentale, portandoli a conoscenza tramite il Distretto chiedendo al Distretto stesso di farsi portavoce per informare i medici. Quindi abbiamo immaginato un’informazione che arrivi alle Istituzioni, ambulatori, farmacie, edicole ecc. tramite volantinaggio e passaparola. Risultati attesi: maggiore sicurezza, conoscenza e presidio del territorio. “più crei delle buone relazioni, più crei la possibilità di prevenire che qualcuno raggiri le persone anziane” 3 parole chiave: TERRITORIO, SICUREZZA, COINVOLGIMENTO. 49 PRESENTAZIONE GRUPPO N. 4 Tema: PROMOZIONE DELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO TITOLO: HANNO ABBATTUTO UN (DI)ABETE obiettivo: Promuovere l’invecchiamento attivo delle persone over 65 mettendo in collegamento i bisogni che vengono riscontrati nella Casa della Salute coinvolgendo tutte le risorse del territorio. risorse impiegate: Abbiamo immaginato una Casa della Salute già funzionante. Di fianco c’è un Centro sociale ricreativo un po’ vecchio stampo che si basa sul ballo e una partita a carte. E’ presente una Casa della Conoscenza che rappresenta un polo di attrazione, aperto a tutte le generazioni; il luogo attira le persone anziane per leggere i giornali, per cercare istruzioni sull’uncinetto, modelli di vestiti, anziani attivi e organizzati. In questa realtà territoriale abitano due persone famose, Piera Degli Esposti e Claudia Cardinale, e una persona dalla quale parte l’impulso del progetto; immaginiamo una sociologa in pensione con tanta esperienza e voglia di dare una ravvivata al centro sociale ricreativo perché lo vede non abbastanza propositivo rispetto alle capacità e risorse che il centro potrebbe esprimere. Questa persona decide d’invitare un gruppo di persone di sua conoscenza: volontari, assistenti sociali, medici, persone che nella sua esperienza lei sa essere integrate nel territorio e con capacità, voglia di spendersi mettere in campo iniziative per invecchiare in maniera “plastica” L’obiettivo di questo progetto è promuovere l’invecchiamento attivo delle persone ultra 65enni mettendo in collegamento i bisogni che vengono riscontrati nella Casa della Salute coinvolgendo tutte le risorse del territorio. Abbiamo pensato di orientarci sulle persone affette da diabete individuate dalla Casa della Salute e da chi ci lavora senza trascurare le persone over 65 che vogliono fare prevenzione e mettere in atto comportamenti per contrastare questo problema molto serio. Pensiamo inoltre anche alle persone anziane che si sentono bene e desiderano partecipare a iniziative piacevoli e rilassanti per allontanare il pensiero dai propri malesseri e a volte si fanno carico dei problemi degli altri nelle loro conversazioni. Sarebbe auspicabile richiedere al personaggio famoso, Piera Degli Esposti, di presentare uno spettacolino, una recitazione (a titolo gratuito), per proporre il progetto. Le risorse impiegate sono: • specialisti, infermieri della Casa della Salute • personaggio famoso • la componente interculturale della Casa della Conoscenza. descrizione del progetto: Il progetto è stimolare le persone con interessi e curiosità, attraverso le loro esperienze, le opportunità offerte dalla Casa della Conoscenza, dal CUP2000 con il portale e tutta la loro parte informativa, a programmare iniziative di tipo culturale, di conoscenza del territorio, di prevenzione della salute. convogliare le azioni verso la Casa della Salute dove afferiscono tutte le persone che potenzialmente possono essere interessate alle informazioni e agli orientamenti del progetto risvegliare l’attività del centro sociale ricreativo proponendo iniziative allegre e proattive per 50 diverse patologie, suggerendo di collegarsi a un gruppo di auto mutuo aiuto collegamento con il polo culturale della Casa della Conoscenza risultati attesi: il coinvolgimento delle persone affette dal diabete che adottando uno stile di vita quotidiano più attento sulla base della loro patologia ne porta a un superamento costruzione di una rete di relazione perché la finalità di tutto questo è di creare una rete di socialità e solidarietà nelle persone (chi ha seguito questi gruppi e progetti in questi anni sa che si crea) 3 parole chiave: coinvolgimento relazionale un sano stile di vita insieme è più facile. 51 CONCLUSIONI Gabriele Cavazza, Coordinatore Progetto Fragilità dell’Azienda USL di Bologna Rete e comunità. È significativo che siano due parole ricorrenti nei lavori che avete illustrato, perché rappresentano anche le parole chiave per poter costruire un welfare nuovo, fatto di relazioni vere e sentite. Un welfare che non delega la salute alle sole istituzioni, ma che rende tutti protagonisti, anche quella fetta di popolazione entrata nella cosiddetta terza età, delle strategie e delle attività che contribuiscono al benessere della comunità stessa. Un welfare che è tanto più efficace e sostenibile quanto più coeso è il tessuto della comunità. Un welfare che non vuole dire solo assistenza, bensì vuole configurarsi come un sistema armonico di processi di conoscenza, dialogo, apprendimento reciproco, crescita, sicurezza – intesa come aiuto, solidarietà e supporto vicendevole tra le persone – e capace di maturare un approccio complessivo ai problemi che si presentano in un‘ottica di prevenzione prima ancora che di intervento. Per gettare le basi di questo welfare abbiamo messo a punto alcuni strumenti, come l’indice di fragilità per comprendere meglio le condizioni delle persone anziane; il portale Bologna Solidale, un “contenitore intelligente” e versatile delle risorse del nostro capitale sociale; il concorso di idee, per valorizzare e rendere più forte la rete del volontariato e, di riflesso, per rendere più coeso il tessuto sociale della comunità. Circa quest’ultimo, i cui attori siedono in questa platea, sappiamo tutti bene che si tratta di un passaggio dentro un percorso più vasto che si è sviluppato da qualche anno a questa parte, che si è arricchito del contributo di tutti voi e di quanti hanno partecipato. Questo percorso vive e cresce grazie alle vostre competenze e capacità. La giornata di oggi rappresenta un momento importante per condividere un’idea e una visione in cui trovano spazio tante piccole ma preziose progettualità. che insieme costituiscono un fronte comune, compatto nell’obiettivo di contrastare le problematiche che incontra la popolazione fragile. Questa comunanza di intenti la si percepisce non solo dai progetti, dai risultati, dai numeri, ma dalle modalità con cui li avete raccontati, con cui vi confrontate vicendevolmente, e anche dalla bella e serena atmosfera di collaborazione che si respira qui. Grazie, quindi, a tutti voi per questa atmosfera accogliente e per il vivace impegno che avete speso in questi anni nelle progettualità e nelle attività del concorso di idee. Concludo dicendovi che le proposte progettuali che avete elaborato nel pomeriggio e successivamente illustrato sono sì frutto di una simulazione, e quindi ipotesi di fantasia, ma non per questo da sottovalutare e disperdere. Al contrario, conservatele. Perché anche nel 2015 sarà bandito il concorso di idee e non è detto che alcune idee, alcune suggestioni, alcuni spunti, non possano tradursi in qualcosa di reale e concreto. 52 Luca Rizzo Nervo, Presidente Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria di Bologna Per prima cosa credo sia doveroso esprimervi un sincero ringraziamento per il lavoro svolto, che oggi avete saputo efficacemente illustrare. L’evoluzione progettuale e le attività realizzate hanno avuto la capacità di tradurre in azioni concrete proprio quelle idee di rete e comunità che troppo spesso sono sbandierate a mo’ di slogan in convegni e conferenze, con il conseguente rischio di banalizzarle e di farle rimanere solo parole. Il fatto che qui si respiri un buon clima non è solo una premessa metodologica per uno sviluppo efficace del lavoro ma anche un obiettivo, un risultato da perseguire. Il benessere della comunità e delle persone, soprattutto quelle anziane fragili, ma anche un sistema di servizi di qualità volti a sostenere queste persone, hanno bisogno di vivere e crescere all’interno di un ambiente accogliente, sia dal punto di vista fisico sia da quello emotivo e psicologico, che sia in grado già di per sé di favorire lo stare bene. Per questo auspico una corrispondenza tra il clima che scaturisce da questa giornata progettuale e quello in cui le future attività si svilupperanno fuori da qui, dentro il tessuto comunitario. In seconda battuta vorrei sottolineare l’importanza di questa occasione come momento di restituzione e rendicontazione ragionata di quanto svolto. Si tratta di una cosa per nulla banale, un evento raro in un Paese in cui la cultura della valutazione è latitante. In aggiunta a ciò, quella di oggi è una restituzione che si pone come premessa di una progettualità capace di rimettersi in gioco e ripartire subito, raccogliendo i dividendi dell’esperienza e reinvestendoli all’interno di una visione condivisa, di apertura e scambio. Ma anche all’interno di una strategia complessiva, seppur composta di tanti e diversi progetti. È necessario che questa strategia non resti nell’ombra, piuttosto sappia essere percepibile, nitida, visibile, sia all’interno della rete delle progettualità ma soprattutto all’esterno, per valorizzare il lavoro e per trasmettere un senso di unitarietà, affidabilità, credibilità, sicurezza, un’idea di benessere di comunità costruito insieme alla comunità, un patrimonio di capacità, idee, competenze e progettualità disponibile per dare insieme risposte puntuali e appropriate. Sappiamo che il nostro è un territorio vivace, vitale e ricco di risorse aggregative e di esperienze di associazionismo. Questa consapevolezza non deve però farcelo dare per scontato, per non farci correre il rischio di disperderlo. Occorre piuttosto un salto di qualità. L’attività del volontariato non deve rappresentare un qualcosa “di più” e di eventuale che vive subito fuori dal sistema dei servizi, non è un qualcosa che possiamo tenere dentro un cassetto da aprire al momento del bisogno. Viceversa, volontariato e associazionismo devono poter fare sinapsi con il sistema dei servizi, perché sono due elementi costitutivi della comunità, che vivono al suo interno e che devono poter ragionare unitamente. Questa unione può rappresentare la vera forza con cui affrontare il futuro, può rendere migliori i servizi stessi, perché consente di mettere in campo una capacità di dare risposte adeguate alle situazioni nel loro complesso, e non in un’ottica domanda-risposta rigida, “uno a uno” al singolo utente, monoprestazionale. Non è solo la limitatezza delle risorse a mostrarci che fatichiamo a mantenere sostenibile un’offerta di servizi così concepita, ma è la consapevolezza che le risposte ai bisogni devono essere inquadrate in una dimensione più complessiva. In tal senso, il ruolo del volontariato non rappresenta qualcosa di altro ed eventuale, ma è tanto importante quanto lo è quello dei servizi. È importante quindi andare oltre la singola progettualità, e poter condividere le prassi, trovare quelle efficaci e metterle a disposizione della comunità, attraverso un sistema congiunto di azioni ben percepibile. E le prime a dover capire che il mondo è cambiato sono proprio le istituzioni. Nella città di Bologna si sta sviluppando un lavoro di comunità non solo come modello teorico metodologico di riferimento, quanto come modello istituzionale, che incide sull’istituzione stessa, facendone una vera e propria professionalità per gli operatori, soggetti il cui compito è quello di creare ambienti relazionali facilitanti dentro la comunità. I sei quartieri cittadini, in questo senso, si propongono di diventare luoghi di promozione della comunità, in cui si sviluppano e valorizzano le competenze e le esperienze degli attori del territorio. 53 Parallelamente l’indice di fragilità può rivelarsi uno strumento potentissimo in termini di intervento e di programmazione. Da una parte può aiutarci a capire chi ha bisogno ma sfugge al raggio di azione dei nostri servizi, la cosiddetta “black list”. A tal proposito vorrei sottolineare che i dati odierni ci dicono che a Bologna questa lista sia ridotta a poche decine di persone, cosa incoraggiante che mette in luce le capacità di chi opera nei servizi. Ciò non toglie che non si possa ampliare il piano degli interventi, non aspettando che si crei la fila dietro uno sportello, ma aprendolo, uscendo e verificando concretamente le condizioni di fragilità che vengono individuate. Dall’altra ci aiuta a osservare la situazione complessiva, a prevedere il trend dei bisogni per gli anni a venire, a strutturare azioni di prevenzione per contrastare l’evoluzione delle situazioni più a rischio. Perché la fragilità è una condizione dello stato umano. Ciascuno di noi, un po’, è fragile. E poiché tutti ne siamo toccati nessuno, per citare Fabrizio De Andrè, può sentirsi assolto dall’agire concretamente per sostenere e prevenire. Concludo rimarcando il fatto che, con l’appoggio delle istituzioni orientato a valorizzare queste progettualità, insieme possiamo mettere in campo un buon lavoro. E questa mi pare l’occasione giusta per rilanciare con determinazione, per i mesi a venire, quell’energia e quella voglia di fare che avete dimostrato in questi anni e che emerge limpida quest’oggi. 54 I PARTECIPANTI Roberto Alvisi Stefania Arcidiacono Manuela Armaroli Loris Baraldi Cristina Bertusi Gloria Bianchetti Roberta Bondioli Chiara Bono Lucia Cammelli Chiara Campazzi Maria Luisa D’Amato Lucia Dall’Olio Flavia Gamberini Marinella Ghelfi Vanna Grassi Angelo Gualandi Maria Rosa Ianuario Laura Lanzi Maria Leggieri Paola Lombardi Sabrina Martena Romano Mignoli Valentino Minarelli Claudia Monteventi Mara Monti Claudia Morselli Graziella Paganelli Graziana Pastorelli Chiara Pazzaglia Serena Pontoni Serena Prati Roberta Quattrini Valeria Ribani Chiara Storari Alessandra Valetti Lola Valgimigli Antonio Varano Elisa Vecchi Floriana Verone Angela Zecchi Centro Sociale Rosa Marchi Associazione Amici di Tamara e Davide Centro Sociale Airone Anteas G. Fanin Bologna AUSER Bologna, San Giovanni in Persiceto Quartiere Navile, Comune di Bologna Associazione A Piedi Scalzi Comune di Bologna Centro Sociale Stella Polisportiva Masi Centro Sociale La Terrazza Pubblica Assistenza Vado AUSER Bologna, Pieve di Cento Centro Sociale Il Mulino AUSER Bologna, Zola Predosa Centro Sociale della Pace Comune di San Lazzaro di Savena Croce Rossa Italiana, Bologna A.M.A. Amarcord A.M.A. Amarcord Casa di Accoglienza Beata Vergine delle Grazie Centro Sociale Lunetta Gamberini SPI-CGIL Bologna Comune di Calderara di Reno AUSER Bologna, San Giovanni in Persiceto Centro Sociale della Pace Centro Sociale Vado e Marzabotto Comune di S. Pietro in Casale A.C.L.I Bologna AUSER Bologna, Calderara di Reno Casa di Riposo per Anziani Maria Ausiliatrice e San Paolo AUSER Bologna A.R.A.D. Onlus Fondazione S. Clelia Barbieri A.C.L.I Bologna SPI-CGIL Bologna Associazione Zona Ortiva Erbosa Ufficio di Piano Distretto di Porretta Terme Quartiere Porto, Comune di Bologna Quartiere Saragozza, Comune di Bologna 55