Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale [email protected] Linee guida metodologiche per gli interventi di promozione di corretti stili alimentari e dell’attività motoria: sintesi ragionata della letteratura sull’argomento. L’importanza di una corretta alimentazione e di una adeguata attività fisica Le abitudini alimentari scorrette e l’insufficiente attività fisica sono tra le cause più importanti di patologie oggi molto diffuse, come le malattie cardiovascolari (39% dei decessi in Italia), i tumori (31% dei decessi), le malattie dell’apparato digerente (5% dei decessi). L’obesità, che è la massima espressione delle cattive abitudini alimentari e della ridotta attività fisica, è una condizione che predispone fortemente a tali patologie, nonché a molte altre malattie e disturbi (diabete, calcolosi della colecisti, piede piatto, ginocchio varo, disturbi psicologici ecc.). I principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari sono riportati in tabella 1: Tab. 1 Principali fattori di rischio per le malattie cardiovascolari e corrispondenti rischi relativi fattore di rischio rischio relativo* 1,5 – 3 0,2 0,1 1,4 0,1 1,7 1,5 – 2 obesità per ogni mg colesterolo > 220 per ogni mg colesterolo HDL < 45 glicemia > 140 per ogni mm Hg di pressione sistolica in eccesso fumo familiarità (familiari maschi con un evento sotto i 55 anni, familiari femmine con un evento sotto i 65 anni) * Il rischio relativo indica quante volte si ha più probabilità di avere una determinata patologia se si è esposti ad un fattore rispetto a chi non è esposto a quel fattore. I primi 5 fattori di rischio elencati dipendono fortemente dalle abitudini alimentari e dalla sedentarietà. Per quanto riguarda il cancro, si stima che il 25-35% dei tumori sia attribuibile all'alimentazione, mentre la sedentarietà favorisce l’insorgenza soprattutto del cancro alla mammella e al colon (praticare un’adeguata attività fisica riduce del 30% il rischio di contrarre un tumore al seno e del 40% un cancro all’intestino). Una corretta alimentazione e un’adeguata attività fisica riducono anche l’incidenza del diabete (del 60%), dell’osteoporosi e di molte altre patologie. La sedentarietà e l’obesità sono in aumento Nel nostro Paese, e soprattutto nella nostra regione, l'obesità sta aumentando a livelli allarmanti. Negli ultimi trent’anni in Italia il numero dei soggetti obesi e in sovrappeso si è quadruplicato e la tendenza è ancora in corso: dall’anno 2000 all’anno 2005 si è passati dal 42,3% di soggetti adulti (dai 18 anni in su) obesi o in sovrappeso al 44,9. In Campania metà degli individui con più di 18 anni risulta ormai in una condizione di eccesso di peso (51,8%)1. La Campania è anche la regione con la percentuale più alta di bambini e adolescenti in sovrappeso: nell’anno 2000 ben il 36% della popolazione di età compresa tra i 6 e i 17 anni era in tale condizione2. Numerose ricerche indicano che la riduzione dell’attività fisica è, dopo l’alimentazione, il più importante fattore di incremento dell’obesità pediatrica: l’aumento nella prevalenza di obesità è avvenuto in parallelo alla 1 2 ISTAT, Indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari”, 2007 ISTAT, Indagine multiscopo "Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari" 2002. Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 diminuzione dei livelli di attività fisica nelle popolazione giovanile (in Inghilterra nel 1971 il 90% dei bambini andava a scuola a piedi, nel 1991 solo il 10%) e all’aumento del consumo di alimenti ad alta concentrazione calorica come snack dolci e salati. Attualmente in Italia il 41% della popolazione (infantile e adulta) ha uno stile di vita sedentario (non pratica alcuno sport e fa una ridottissima attività motoria quotidiana). Tale percentuale è aumentata negli ultimi 10 anni di 4 punti percentuali. Nel Sud Italia la situazione è particolarmente grave essendo di 10 punti percentuali sopra la media nazionale (quindi il 51% ha uno stile di vita sedentario)3. Preoccupa soprattutto la scarsa attività fisica di bambini e adolescenti, perché in questa età si va formando l’apparato muscolo-scheletrico e, quindi, l’attività fisica giornaliera è di enorme importanza per un corretto sviluppo di tale apparato e per conseguire una buona resistenza all’esercizio fisico. Inoltre poichè le abitudini di vita acquisite da bambini difficilmente si cambiano è importante acquisire fin da piccoli l’abitudine ad una costante attività fisica. Il Piano di Prevenzione attiva contro l’obesità e il Progetto Guadagnare Salute Per fare fronte a questa preoccupante situazione il Ministero della Salute ha varato il Piano di Prevenzione dell’obesità a cui la Regione Campania ha dato seguito con il Piano di Prevenzione contro l’obesità “Crescere felix” (delib. 850 del 23/7/06), che prevede le seguenti linee operative: - promozione dell’allattamento al seno - promozione del corretto svezzamento e dell’equilibrata alimentazione nella fascia d’età pre-scolare - promozione dell’attività fisica - educazione alimentare in ambito scolastico - interventi per migliorare la ristorazione scolastica (sia tramite mense che distributori automatici di alimenti) - percorso di cura per il bambino sovrappeso/obeso - sorveglianza nutrizionale. Inoltre il Ministero della Salute con il Ministero della Pubblica Istruzione e numerosi altri Enti e Dicasteri ha promosso il programma “Guadagnare salute: rendere facili le scelte salutari”, finalizzato ad interventi riguardanti anche i comportamenti alimentari e l’attività fisica. L’approccio intersettoriale promuove lo sviluppo di strategie integrate e l’affermazione della comunicazione per la salute. Il ruolo della Comunicazione Pubblica nelle politiche per la salute E’ ormai acquisito che è l'intreccio fra più “determinanti” a creare una rete di causalità che ha un impatto significativo sulla salute. In un sistema sociale complesso numerosi sono i fattori che intervengono per “determinare” la salute (fattori ambientali, fattori sociali ed economici, quelli relativi agli stili di vita) e numerosi sono i protagonisti coinvolti nella costruzione e nel mantenimento della salute. In questo processo l’Azienda Sanitaria, proprio per il suo ruolo di istituzione per la salvaguardia del bene comune, ha il compito non solo di garantire la salute ed il benessere dei cittadini attraverso i servizi erogati, ma anche di sviluppare una rete di relazioni tra i vari settori della società, individuati come interlocutori attivi del percorso di costruzione collettiva della salute. E’ evidente quanto questo processo sia necessariamente sostenuto da processi comunicativi e quanto la comunicazione pubblica sia una leva e una risorsa strategica per la promozione della salute. La comunicazione pubblica diviene elemento indispensabile alla costruzione e al mantenimento della rete di relazioni tra tutti gli attori coinvolti nel percorso per mettere in comune strategie, obiettivi ed attività. Comunicare non significa trasmettere informazioni e ciò è tanto più vero se pensiamo alla necessità di indurre un cambiamento comportamentale prolungato nel tempo: per modificare stili di vita nocivi non basta fornire informazioni sugli effetti negativi legati alla sua pratica. Molti sono i fattori all’origine dei comportamenti degli individui. I valori, la cultura le appartenenze ai vari gruppi sociali, le influenze dei mass media sono tutti elementi che entrano in gioco quando l’individuo fa l’analisi della realtà ed attribuisce significati agli eventi, li ordina e cerca di controllarli: in questo processo la comunicazione non può essere considerata come la trasmissione di un messaggio dal mittente al ricevente, ma è un processo in cui i partecipanti costruendo una relazione, mettono in comune un significato. Per costruire cioè un significato condiviso c’è bisogno di una relazione. In questa ottica la comunicazione è quindi uno scambio, un dialogo, in cui entrambi i soggetti, 3 ISTAT, Indagine multiscopo “Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari" 2002 Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 emittente (colui che emette il messaggio comunicativo) e ricevente (colui che lo riceve) condividono uno spazio comune in cui avviene una negoziazione dei significati: attraverso lo scambio abbiamo così uno spazio condiviso di interpretazione della realtà. L’efficacia della politica dell’istituzione pubblica dipende anche dalle convinzioni, dai comportamenti e dalla condivisione dei valori della comunità di riferimento e quindi la comunicazione pubblica assume un ruolo fondamentale. La comunicazione crea le condizioni della costruzione di un significato consapevole tra l’istituzione che opera delle scelte per risolvere un problema e la comunità sulla quale queste scelte vanno ad incidere e dalla quale dipende la risoluzione del problema. In questo processo si restituisce un ruolo attivo al cittadino e alla posizione da lui occupata nella rete delle relazioni sociali, superando il meccanismo della delega ma anche sollecitando il processo di crescita dei cittadini stessi attraverso percorsi educativi che abbiano l’obiettivo di attivare e di valorizzare potenzialità e risorse. Perché delle linee guida “metodologiche” Gli interventi di educazione/promozione della salute per essere efficaci necessitano di 3 differenti livelli di qualità: 1) la qualità di contenuto 2) la qualità metodologica 3) la qualità organizzativa. 1) La qualità di contenuto è quella più propriamente sanitaria. Se si deve promuovere la corretta alimentazione è necessario dare consigli e raccomandazioni su quanto mangiare, quali alimenti e con quale frequenza ecc.: tali consigli devono essere suffragati dalle ricerche scientifiche nell’ambito della nutrizione umana. Se si deve promuovere l’allattamento al seno è necessario informare su quali sono i vantaggi di tale allattamento, quali sono le modalità migliori per allattare ecc. Senza questa competenza sanitaria non è possibile attuare interventi efficaci di promozione/educazione alla salute. 2) La qualità metodologica attiene invece a come si attua l’intervento e presuppone diverse competenze disciplinari e una pianificazione delle azioni di comunicazione di supporto. Un determinato contenuto (ad esempio la raccomandazione “mangiare 5 volte al giorno frutta/verdura”) può essere proposto alla popolazione scolastica tramite un manifesto affisso nella scuola, una lezione frontale, un incontro-dibattito, un gruppo di discussione, un itinerario didattico. La qualità metodologica attiene alla scelta, alla costruzione ed alla realizzazione del percorso anche comunicativo più idoneo secondo criteri che ne garantiscano la qualità e quindi l’efficacia in relazione agli obiettivi da raggiungere. E’ necessario sottolineare il ruolo della comunicazione per la salute come parte integrate del processo di costruzione degli interventi che riguardano il corpo e la salute. Infatti non si tratta solo di informare un determinato gruppo di soggetti dei rischi ma, partendo dalla considerazione che i comportamenti e gli atteggiamenti non sono conseguenza solo di scelte razionali, ma nascono in relazione all’interazione di molteplici fattori, si tratta di costruire un percorso comunicativo che tenda a mettere in comune spazi simbolici e significati per consentire scelte consapevoli e l’assunzione di comportamenti stabili nel tempo. 3) La qualità organizzativa è quella che permette all’intervento di realizzarsi così come progettato, di rilevare gli scostamenti dal percorso tracciato, i problemi che insorgono per porvi rimedio, in una continua attività di feed-back. Senza definire e realizzare un disegno organizzativo, cioè una chiara definizione e distribuzione dei compiti, una puntuale e tempestiva comunicazione interna, una condivisione della missione e delle modalità di realizzazione, la definizione di modalità e procedure che garantiscano l’integrazione tra le diverse articolazioni dell’organizzazione e quelle relative al processo decisionale e attuativo, la realizzazione di forme di gratificazione per l’impegno profuso dai vari membri dell’organizzazione ecc., l’intervento riuscirà a raggiungere solo un’esigua quota dei destinatari previsti e non si avrà la sicurezza che i contenuti e la metodologia scelta siano effettivamente realizzati. Queste “linee guida” vogliono essere di indirizzo per gli operatori, in modo che possano progettare e attuare interventi efficaci per la promozione di corrette abitudini alimentari e di un’adeguata attività fisica e per la prevenzione dell’obesità, e sono centrate solo sugli aspetti metodologici. Per stendere le linee guida ci si è riferiti a linee guida elaborate da gruppi di esperti e centri di ricerca, ma anche a ricerche e rassegne sugli studi di efficacia degli interventi di educazione alla salute (in particolare quelli riguardanti l’alimentazione e l’attività fisica, ma non solo), ad acquisizioni scientifiche ormai consolidate sulla comunicazione convincente, sull’apprendimento e sul cambiamento di opinioni, valori, atteggiamenti, comportamenti (in particolare quelle di scuola cognitivista). Anche il lavoro svolto nell’ambito del Progetto Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 Guadagnare Salute del Ministero della Salute per l’identificazione delle buone pratiche nel campo della promozione/educazione ad una corretta alimentazione e ad un’adeguata attività fisica è stato un prezioso punto di riferimento. Linee guida metodologiche di carattere generale. 1. Eseguire prima della progettazione-attuazione dell’intervento un’analisi del contesto, volta in particolare a rilevare specifici bisogni, possibili criticità, vincoli e opportunità 2. Analizzare le esperienze analoghe già attuate e le buone pratiche sul tema di riferimento 3. Programmare e attuare iniziative di formazione degli operatori. La formazione dovrebbe vertere sugli aspetti che rendono rilevanti le attività di promozione della corretta alimentazione e dell’attività fisica, sulla loro efficacia, sulle caratteristiche delle buone pratiche, sulla comunicazione e sulle tecniche di counselling. La formazione deve prevedere discussioni di gruppo, esercitazioni, simulate favorendo la motivazione degli operatori. 4. Programmare e attuare interventi intersettoriali che attivino le risorse presenti sul territorio (enti locali, università, scuole, associazioni, cooperative, aziende ecc.), creino azioni coordinate, ottimizzino le risorse disponibili. Infatti numerosi sono i fattori “determinanti” che hanno un impatto significativo sulla salute e numerosi sono “gli attori” di una costruzione collettiva della salute con i quali stabilire una rete di relazione. 5. Programmare e attuare interventi di tipo multidisciplinare. Poiché, come abbiamo detto, oltre alla competenza medica (igienistica, pediatrica, nutrizionista ecc.) sono necessarie altre competenze (psicologiche, sociologiche ecc.), che garantiscano una metodologia e un’organizzazione di qualità, la presenza di professionisti di diverse discipline offre maggiori garanzie alla progettazione e attuazione di interventi efficaci. 6. Programmare e attuare interventi che abbiano come guida per le scelte strategiche e metodologiche modelli teorici frutto della ricerca scientifica (cognitivista, sistemica, psicodinamica ecc.). 7. Programmare e attuare interventi che utilizzino una metodologia partecipativa tesa a coinvolgere attivamente tutti gli attori del progetto (es. medici, psicologi, sociologi, presidi, insegnanti, dietisti, assistenti sanitari, operatori del volontariato ecc.). Il coinvolgimento attivo degli operatori è di grande utilità per garantirsi un buon livello di impegno nello svolgimento dei loro compiti. In particolare diventa indispensabile per garantirsi la collaborazione dei professionisti (dirigenti, docenti) abituati per formazione e prassi ad essere protagonisti e non esecutori. 8. Programmare e attuare interventi che prevedano la partecipazione attiva dei destinatari (studenti, utenti dei servizi, pazienti ecc.). La partecipazione attiva dei destinatari favorisce l’apprendimento e rende possibile il cambiamento di opinioni, atteggiamenti, valori, comportamenti. 9. Prevedere procedure, strumenti e indicatori per una valutazione di processo dell’intervento, così da poter effettuare un controllo di gestione dell’intervento e mettere in atto le opportune azioni in caso di scostamento dagli obiettivi di servizio programmati. 10. Prevedere procedure, strumenti e indicatori per controllare gli esiti dell’intervento. 11. Programmare e attuare interventi che abbiano adeguata intensità e durata. Numerose ricerche hanno dimostrato che la durata dell’intervento è tra i fattori che ne condizionano l’efficacia. Ciò vale tanto per le campagne informative di massa, che per interventi in ambito scolastico o con gruppi di pazienti. 12. Programmare e attuare interventi con più componenti, che riguardino quindi sia l’alimentazione che l’attività fisica. 13. Siano previste e svolte azioni per far prendere consapevolezza ai destinatari dei loro comportamenti, ad esempio tramite un diario alimentare e/o dell’attività fisica, un questionario sulle frequenze di assunzione dei diversi alimenti, un questionario tipo recall, la quantificazione delle porzioni assunte e il confronto con quelle consigliate ecc. La consapevolezza dei propri comportamenti è uno dei principali presupposti per intraprendere un processo di cambiamento. 14. Programmare e attuare interventi che tengano conto delle possibili controargomentazioni del target ai messaggi educativi inviati. Il messaggio viene filtrato da chi lo riceve attraverso i suoi valori, convinzioni, modelli culturali e le sue esperienze di vita. E’ necessario quindi che si progettino interventi che prevedano la rispettosa esplorazione del mondo dell’altro e che si attuino in una complessa negoziazione con le credenze e le rappresentazioni sociali senza giudizi di valore. Di fronte ai messaggi educativi volti alla promozione di corretti stili di vita il soggetto può mettere in campo una o più controargomentazioni che giustifichino l’impossibilità al cambiamento (di atteggiamento, Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 15. 16. 17. 18. 19. 20. 21. comportamento ecc.). Per esempio, di fronte al messaggio “Faccia più attività fisica perché fa bene alla salute”, il soggetto può controargomentare (quasi sempre non esplicitando la propria controargomentazione): “Io non posso perché non ho tempo per fare attività fisica” oppure “Io non posso perché non ho sufficienti soldi per questa ulteriore spesa”, “Io non posso, perché mi vergogno a mostrarmi grassa e impacciata” ecc. Se non si attuano delle strategie adeguate a tali controargomentazioni, esse sosterranno l’impossibilità al cambiamento vanificando l’efficacia dell’intervento. Programmare e attuare interventi che prevedano momenti, strumenti e tecniche per fare emergere le opinioni, i comportamenti, gli atteggiamenti dei destinatari. E’ importante che emergano opinioni, comportamenti, atteggiamenti, sia perchè i destinatari ne abbiano consapevolezza (vedi punto 12) sia perchè chi svolge l’intervento possa conoscere eventuali controargomentazioni, concetti ostacolanti, pregiudizi e quindi operare per neutralizzarli e destrutturarli o, al contrario, per utilizzarli nel sostenere la necessità e fattibilità del cambiamento, in una costruzione condivisa del percorso. Programmare e attuare interventi che facciano perno su più argomentazioni che possano motivare i destinatari (motivazioni di tipo sanitario, sociale, etico, estetico ecc.), in maniera tale che se l’interlocutore è indifferente ad un’argomentazione motivante (es. quella sanitaria) può invece essere convinto da un’altra (es. quella estetica o sociale). Programmare e attuare interventi che sviluppino l’autostima e l’autoefficacia dei soggetti. L’intervento educativo sia associato a modificazioni del contesto che favoriscano i comportamenti salutari (es. piste ciclabili, aree gioco, distributori di alimenti ecc.). Gli interventi possibilmente devono prevedere forme di supporto e premi per chi mette in atto comportamenti quotidiani salutari. Attuare interventi con azioni e programmi personalizzati. Le azioni volte a promuovere l’attività fisica che l’intervento propone devono integrarsi nella normale vita quotidiana dei destinatari (ad esempio, se si consiglia di andare in bici, ciò deve essere attuabile quotidianamente senza particolari difficoltà in quel particolare contesto e per quel particolare target). In base a tale raccomandazione è preferibile consigliare di spostarsi a piedi (andare a scuola, in ufficio, a fare la spesa, non usare l’ascensore ma le scale ecc.) piuttosto che consigliare di intraprendere uno sport. Linee guida metodologiche di carattere specifico Promozione dell’attività fisica Gli intereventi raccomandati, in quanto vi è evidenza di efficacia, per la promozione dell’attività fisica sono: 1) Campagne di comunicazione rivolte alla comunità, mediante interventi su larga scala, intensivi, non effimeri, altamente visibili, che utilizzano diversi canali e strumenti (radio, televisione, manifesti ecc.), capaci di raggiungere la maggioranza della popolazione. A questi interventi si associano spesso il coinvolgimento dei medici di base, delle scuole, nonché modificazioni ambientali (aree e percorsi pedonali, limitazione dell’uso di auto e moto, piste ciclabili ecc.). 2) Programmi di educazione sanitaria individualizzati, orientati allo sviluppo di capacità di automonitoraggio dei progressi raggiunti, alla capacità di superare le difficoltà che ostacolano la perseveranza nel cambiamento comportamentale. Il semplice consiglio del medico curante non sembra essere efficace, mentre vi sono evidenze che il counselling breve e i colloqui basati sul modello degli stadi di cambiamento (meglio se associati a distribuzione di materiale informativo, visite di controllo per verificare i risultati conseguiti e le difficoltà insorte, breve follow up telefonico) conseguano effetti positivi. 3) Creazione e sostegno di reti già esistenti che favoriscono l’incontro con coetanei per praticare attività fisica (es. gruppi di cammino, piedibus, ecc.). 4) Interventi per migliorare l’accesso agli spazi destinati all’attività motoria: realizzazione di percorsi pedonali o ciclabili, creazione di aree per il gioco e per lo sport, contenimento dei prezzi per l’accesso alle strutture (palestre, piscine, campi gioco ecc.). 5) Disponibilità di momenti per svolgere brevi esercizi di ginnastica durante l’orario scolastico o di lavoro. Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 6) Riorganizzazione dell’assetto urbano volto a favorire la pedonalità e la ciclabilità, a scoraggiare l’uso di auto e moto, ad aumentare la sicurezza stradale, a favorire la socialità, l’aggregazione e il senso comunitario, ad aumentare la sicurezza percepita. 7) Interventi per incoraggiare l’uso delle scale anziché degli ascensori tramite cartelli, posti in prossimità degli ascensori, che sottolineino i benefici di questa scelta. Promozione della corretta alimentazione Gli intereventi raccomandati, in quanto vi è evidenza di efficacia, per la promozione di una sana alimentazione sono: 1) Campagne di comunicazione rivolte alla comunità, mediante interventi su larga scala, intensivi, non effimeri, altamente visibili, che utilizzano diversi canali e strumenti (radio, televisione, manifesti ecc.), capaci di raggiungere la maggioranza della popolazione. A questi interventi si associano spesso il coinvolgimento dei medici di base, delle scuole, nonché interventi per modificare l’offerta di alimenti (mense, distributori, ecc.). 2) Programmi di educazione sanitaria individualizzati orientati allo sviluppo di capacità di automonitoraggio dei progressi raggiunti, alla capacità di superare le difficoltà che ostacolano la perseveranza nel cambiamento comportamentale. Il semplice consiglio del medico curante sembra essere efficace solo in soggetti a rischio (ipercolesterolemia, familiarità per malattie cardiovascolari o diabete), donne gravide e prima infanzia. Vi sono evidenze che il counselling breve e i colloqui basati sul modello degli stadi di cambiamento (meglio se associati a distribuzione di materiale informativo, visite di controllo per verificare i risultati conseguiti e le difficoltà insorte, breve follow up telefonico) conseguano effetti positivi anche su soggetti non appartenenti alle categorie prima indicate. 3) Interventi di educazione sanitaria in ambito scolastico. Gli interventi che hanno dimostrazione di efficacia sono quelli che hanno le seguenti caratteristiche: a) partecipazione attiva degli studenti; b) presenza di momenti, strumenti e tecniche per fare emergere le opinioni, i comportamenti, gli atteggiamenti dei destinatari e per far sì che gli studenti acquisiscano consapevolezza dei loro comportamenti; c) itinerario didattico che non verta solo sul livello cognitivo ma anche su quello “affettivo”, simbolico, relazionale ecc., che non sia basato solo sulla comunicazione ma anche sulle esperienze educative e che quindi utilizzi i metodi della didattica attiva; d) una durata sufficiente; e) esempio delle maestre nella scelta di alimenti sani; f) informazione e coinvolgimento dei genitori, possibilmente anche durante l’itinerario didattico. 4) Interventi per favorire la disponibilità di cibi salutari (cambiamento della composizione della refezione scolastica; distributori automatici di frutta, yogurt ecc.; distribuzione gratuita di frutta durante l’intervallo scolastico ecc.). Un modello per interventi in ambito scolastico Il mutamento degli stili di vita non è determinato semplicemente dalla conoscenza di quello che si dovrebbe fare per mantenersi in buona salute o dalla consapevolezza dei rischi. I comportamenti sono determinati da una pluralità di fattori cognitivi, valoriali, attitudinali, istintuali, simbolici, culturali, sociali che rendono necessari approcci complessi e sistemici. Gli insegnanti, con il supporto dell’istituzione sanitaria, possono svolgere un lavoro prezioso per fornire conoscenze, sviluppare competenze, favorire atteggiamenti critici, per attivare quelle capacità che consentano ai ragazzi di diventare cittadini consapevoli e responsabili. La natura di tale approccio rende perciò necessario basare l’intervento con l’istituzione scolastica su di una metodologia che scarti l’intervento episodico e circoscritto in un tempo definito (la lezione, la distribuzione di una locandina o di un opuscolo), preferendo costruire percorsi didattici attentamente programmati sulla base dei risultati della ricerca scientifica in tale campo (si vedano le linee guida precedentemente esposte), nonché dei vincoli e delle opportunità del contesto nel quale si svolge. A tal proposito si deve tenere conto che: a. E’ necessario stabilire una metodologia di intervento che riesca a motivare e a coinvolgere attivamente gli insegnanti, affinché svolgano un percorso strutturato che abbia le caratteristiche che Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 identificano gli interventi efficaci (durata, coinvolgimento attivo degli studenti, strategia esperienziale ecc.). b. La ASL deve sviluppare strategie comunicative per competere con le molteplici altre fonti di informazioni concorrenti oggi presenti, per ottenere la fiducia e la credibilità come fonte di comunicazione per la salute, condizione necessaria per ottenere un mutamento c. Con la legge sull’autonomia scolastica ciascuna scuola programma in autonomia le proprie attività sulla base dei bisogni dei ragazzi e delle risorse presenti sul territorio. Da ciò discende che: - la ASL deve interloquire con le singole scuole del territorio configurandosi come un`agenzia autorevole, competente e disponibile. Il coinvolgimento dell’Ufficio Scolastico Regionale e/o di quello Provinciale, pur auspicabile e importante, non può surrogare questa interlocuzione e la necessità di costruire un rapporto con le singole scuole del territorio; - per garantire la costruzione di tale rapporto il livello distrettuale dell’ASL deve avere un ruolo importante e gli operatori delle U.O. individuate (UOMI, UOPC ecc.) devono essere attivamente coinvolti, e diventare figure di riferimento per le scuole del territorio; - è necessario conoscere e integrare le risorse territoriali, che sono numerose, varie e diversificate, per ottimizzarle e garantire l’efficacia degli interventi. d. La scuola e gli insegnanti negli ultimi due decenni sono stati chiamati a innumerevoli compiti (l’educazione alla salute, alla pace, alla legalità, all’ambiente, alla sicurezza, alla multiculturalità ecc.). Inoltre la scuola ha subito vorticosi e contraddittori cambiamenti legislativi, un’opera di “svalutazione” da parte della televisione, di internet, nonché degli stessi studenti e genitori. Tutto ciò ha disorientato e demotivato molti docenti. Guadagnarsi la collaborazione convinta degli insegnanti è perciò oggi più difficile che in passato e non basta certo seguire un iter burocratico per garantirsi che la collaborazione sia fattiva (non basta quindi comunicare con il dirigente della scuola o con il docente referente per l’educazione alla salute come non basta convincerli della bontà della propria proposta o avere il sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale). La metodologia che, sulla base di tali considerazioni e delle linee guida esposte, proponiamo è quella basata sul coinvolgimento attivo e sulla costruzione di una relazione non burocratica. La metodologia proposta si compone dei seguenti passi: 1) Costituzione di un gruppo di lavoro interdisciplinare (medici, insegnanti, psicologi, dietisti ecc.) e intersettoriale (ASL, Scuola, altri Enti, associazioni, ecc.), che elabori il progetto da attuare nelle scuole sulla base di modelli teorici scientificamente fondati e di buone pratiche già sperimentate e validate sul piano dell’efficacia e segua la sua realizzazione, supporti i percorsi educativi, intervenendo per la risoluzione delle criticità. 2) Definizione dell’intervento. Devono essere definite: a. la programmazione generale, cioè come si articola l’intervento nelle sue linee generali e complessive: es. fase preparatoria (analisi del contesto, individuazione delle classi target, obiettivi ecc.), formazione degli operatori (con quali modalità, argomenti, ecc.) modalità di presentazione del progetto alle scuole, formazione degli insegnanti, definizione di massima dell’intervento e della sua scansione temporale ecc. b. le programmazioni educative da svolgere nelle classi (con indicazione degli obiettivi specifici, dell’itinerario didattico articolato in una o più unità didattiche ecc.). L’itinerario didattico dovrebbe prevedere discussioni di gruppo, esercitazioni in cucina/mensa, esercitazioni di acquisto, esercitazioni di attività fisica, conoscenza delle possibilità del contesto (aree gioco, percorsi pedonali ecc.) ecc. utilizzando strategie didattiche attive in cui gli studenti possano esplicitare le loro convinzioni i valori le esperienze i modelli culturali di riferimento; c. la definizione dei materiali didattici (letture, video, disegni, giochi, esercizi ecc.); d. la definizione di un evento conclusivo del progetto che valorizzi il protagonismo di docenti e studenti, gratificandoli, e che costituisca occasione per rinforzare i messaggi e veicolarli anche ad una popolazione più ampia; e. il piano di comunicazione, cioè la definizione delle azioni di comunicazione di cui si compone l’intervento, definendo target, tempi strumenti, attori ecc. in un insieme coerente con gli obiettivi definiti 3) Riproduzione - in quantità sufficiente - di copie del materiale comunicativo progettato (linee guida per una sana alimentazione e una adeguata attività fisica, programmazione educativa e materiali didattici). Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 4) Messa in atto di azioni di comunicazione per far conoscere il progetto alle scuole, specificando che il progetto deve essere inserito nel POF4 della scuola, che l’itinerario educativo viene svolto dagli insegnanti, ma che questi saranno adeguatamente supportati dagli organizzatori del progetto (corso di formazione, programmazioni educative, materiali didattici, consulenza, supporti organizzativi, eventuali incontri di esperti con gli studenti ecc.). 5) Raccolta delle adesioni e comunicazione ai dirigenti scolatici e agli insegnanti dell’avvenuta accettazione della domanda di partecipazione. 6) Svolgimento del Corso di formazione, distribuzione delle linee guida, delle programmazioni educative e dei materiali didattici. 7) Svolgimento degli itinerari didattici da parte degli insegnanti e degli eventuali incontri con gli studenti da parte degli operatori coinvolti (medici, dietisti, psicologi dell’ASL o di enti partner). 8) realizzazione dell’evento conclusivo con l’esposizione dei prodotti elaborati nei percorsi educativi. L’evento deve prevedere forme di gratificazione dei insegnanti, degli studenti e degli operatori coinvolti (tramite diploma, targa, gadget, articoli sui giornali ecc.) 10) Valutazione dell’attività svolta (ad es. tramite somministrazione di un questionario agli insegnanti per conoscere le modalità di svolgimento del progetto, le difficoltà, le critiche e i suggerimenti, e focus group per valutare gradimento, punti di forza e criticità). 11) Rimodulazione dell’intervento sulla base della valutazione dello stesso. Queste linee guida sono state stese da: Ilaria Cione Direttrice del Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria Pio Russo Krauss, responsabile del Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale e del Centro di Coordinamento del Sistema di Documentazione Regionale sull’Educazione alla Salute Bibliografia 1) NICE, Obesity: the prevention, identification, assessment and management of overweight and obesity in adults and children, 2006, www.guidance.nice.org.uk 2) U.O. Centro Sperimentale per l’Educazione Sanitaria Università di Perugia: Valutazione di efficacia e definizione di un modello integrato di promozione della salute: raccomandazioni per gli operatori, 2007 3) The guide to community preventive services www.thecommunityguide.org 4) Promozione della salute nei luoghi di lavoro. Alimentazione e attività motoria. Prove di efficacia e buone pratiche, www.dors.it 5) Lister-Sharp D: “Health promoting schools and health promotion in schools: two systematic review”, in Health Technology Assessment, 3, 22, 1999 6) Alimentazione e attività motoria nella scuola: progettare interventi efficaci. www.dors.it 7) Ammerman AS: The efficacy of behavioural interventions to modify dietary fat and fruit and vegetable intake: a review of the evidence, Preventive Medicine, 2002, 35, 25-41 8) Shilts MK: Goal setting as a strategy for dietary and physical activity behaviour change: a review of the literature, American Journal Health Promotion, 2004 19: 81-93 9) Glanz K. Nutrition education for risk factor reduction and patient education: a review. Prev Med 1985; 14:721-752. 4 Ricordiamo che il POF (Piano dell’Offerta Formativa) viene preparato e deliberato dalle scuole o tra aprile e giugno o nel mese di settembre. La proposta alle scuole va quindi presentata ad aprile e a inizio settembre (periodo nel quale sono anche elaborate le programmazioni di classe). Azienda Sanitaria Locale Napoli 1, Servizio Comunicazione Pubblica Sanitaria - Settore Educazione Sanitaria ed Ambientale Anno 2008 10) Knutsen SF, Knutsen R. The Tromso Survey: The Family Intervention Study the effect of intervention on some coronary risk factors and dietary habits, a 6-year follow-up. Prev Med 1991; 20:197-212. 11) Kafatos AG, Vlachonikolis IG, Codrington CA. Nutrition during pregnancy: the effects of an educational intervention program in Greece. Am J Clin Nutr 1989;50:970-979. 12) Klesges RC, Stein RJ, Eck LH, et al. Parental influence on food selection in young children and its relationships to childhood obesity. Am J Clin Nutr 1991; 53:859-864. 13) Campbell MK, De Vellis BM, Strecher VJ, et al. Improving dietary behaviour: the effectiveness of tailored messages in primary care settings. 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