La protezione contro le piene nel corso del tempo Da questione per esperti a problema che riguarda tutti Inhalt La protezione contro le piene ci riguarda tutti 3 La protezione contro le piene nel corso dei secoli 4 Indicare all’acqua il suo corso Esempio di Heiden AR 6 Meglio prevenire che guarire Esempio di Preonzo TI 8 Il dialogo risolve i conflitti Esempio di Allschwil BL 10 La protezione contro le piene riporta la natura in primo piano Esempio di Versoix GE 12 La responsabilità del singolo Grande margine di manovra per l’adozione di valide misure individuali nella protezione contro le piene 14 Indirizzi importanti 15 Questo opuscolo è stato realizzato in occasione del 125o anniversario della legge federale sulla polizia delle acque. Impressum Editore: Ufficio federale delle acque e della geologia UFAEG Concetto, testo e redazione: Egger Kommunikation Berna, Lucienne Rey Realizzazione visuale: Scarton+Stingelin SGD, Liebefeld Stampa: Stämpfli SA, Berna Fotografie: Lucienne Rey, UFAEG, Uffici cantonali delle acque Traduzioni: Servizio linguistico DATEC, Giovanna Colombo Copie gratuite d/f/i: [email protected] Questa pubblicazione è disponibile in formato PDF sul sito internet dell‘ UFAEG: www.bwg.admin.ch © UFAEG, giugno 2002 2 La protezione contro le piene ci riguarda tutti La Svizzera è percorsa da una fitta rete di fiumi, ruscelli e riali. L’acqua ha modellato il suo paesaggio: i fiumi hanno intagliato gole e valli e i ghiacciai creato ampie conche. La ricchezza di acqua, indispensabile per lo sviluppo economico e culturale, può trasformarsi rapidamente in una maledizione: quando rompe gli argini, trascina con sé alberi, sommerge vie di comunicazione e inonda zone abitate; un corso d’acqua può causare ingenti danni e anche provocare la morte di esseri umani. Ingegneri, ecologi e altri specialisti dispongono oggi di una serie di strumenti per limitare o addirittura scongiurare i danni provocati dalle piene. La sicurezza assoluta, però, non esiste: in Svizzera le piene possono avvenire ovunque, nelle Alpi, nel Giura o sull’Altopiano, sia d’inverno, quando grandi quantità di pioggia cadono sul terreno gelato, sia d’estate, in occasione di forti temporali. Le loro cause sono molteplici, così come le forme in cui possono manifestarsi. Ogni anno vengono spesi milioni di franchi svizzeri per riparare i danni causati dalle intemperie. Dal 1972, anno in cui è iniziato il rilevamento ufficiale dei danni causati dal maltempo, i costi sono aumentati costantemente. A partire dalla metà degli anni Ottanta, la Svizzera è stata colpita in diverse occasioni da violente tempeste, le ultime delle quali si sono verificate nel 1999 e nel 2000. Solo il tempo potrà dirci se si è trattato di eventi straordinari o delle prime avvisaglie di un mutamento climatico caratterizzato da un riscaldamento globale. Non vi sono comunque dubbi sul fatto che le inondazioni causano spesso danni ingenti perché l’uomo ha colonizzato zone che prima erano lasciate allo stato naturale: in molti luoghi, in seguito alla forte richiesta di spazi abitativi e industriali, gli insediamenti si sono estesi in zone soggette al rischio di inondazione. La Confederazione, i cantoni e i comuni operano a favore della protezione contro le piene emanando disposizioni, curando i boschi di protezione, stabilendo particolari vincoli sull’impiego delle zone edificabili e realizzando opere di protezione. Permane comunque un rischio residuo e, come hanno dimostrato le esperienze degli ultimi decenni, quasi ogni città e ogni comune deve mettere in conto la possibilità che si verifichino situazioni di emergenza. Per questo è importante che all’opera di prevenzione svolta dalle autorità si affianchino l’iniziativa e il senso di responsabilità del singolo. Come ciò possa esprimersi concretamente, è illustrato dal presente opuscolo sulla base di diversi esempi. Danni provocati da inondazioni e frane negli ultimi 30 anni in Svizzera Danni causati dalle intemperie I dati relativi ai danni non considerano gli effetti dell’inflazione e si basano sull’interpretazione delle notizie fornite dai media svizzeri. I punti sono collocati nel baricentro della zona colpita e non ne rappresentano l’estensione. (carta: FNP) 3 Danni gravi >2,0 mio CHF Danni medi –2,0 mio CHF Danni deboli <0,5 mio CHF La protezione contro le piene nel corso dei secoli Anche i documenti storici più antichi di cui si conservi traccia in Svizzera riportano notizie di inondazioni e piene. Quando, all’inizio dell’estate, si verificavano forti precipitazioni in concomitanza con lo scioglimento delle nevi, le vallate alpine erano spesso colpite da spaventose inondazioni. «... La gente credeva che stesse per verificarsi un secondo diluvio universale...», scriveva un cronista a proposito degli avvenimenti del 1566, anno in cui le valli alpine furono colpite da epidemie e inondazioni che causarono innumerevoli vittime. Nel corso dei secoli, la violenza degli elementi atmosferici conserva tutta la propria pericolosità. Da una protezione locale contro le piene a una protezione su ampia scala Nel medioevo, quando la densità della popolazione era ancora bassa, raramente venivano realizzate opere di protezione contro le piene. Le prime costruzioni di questo genere consistevano in muri di deviazione o in canali di deflusso delle acque e dei detriti alluvionali. Si trattava nella maggior parte dei casi di misure locali con un effetto limitato; le masse d’acqua e le colate detritiche defluivano a destra e a sinistra dei muri di deviazione. Il diciannovesimo secolo aprì la strada alla moderna protezione contro le piene. Gli ingegneri idraulici si resero conto che i corsi d’acqua rettificati con un’elevata pendenza avevano minore tendenza a straripare rispetto a quelli ampi e con scarsa pendenza. Sulla base di queste conoscenze, nel periodo 1807–1827 la Linth fu deviata nel Walensee; nella seconda metà del secolo venne inoltre eseguita la prima correzione delle acque del Giura, nell’ambito della quale il fiume Aar fu fatto confluire nel lago di Bienne attraverso il nuovo canale dell’Hagneck. Diversamente dalle misure locali di protezione contro le piene, l’intervento sui corsi dei fiumi modificò il paesaggio e il regime idrico di intere regioni. Questi interventi crearono le premesse per proteggere durevolmente dalle inondazioni i fondovalle. Il 22 giugno 1877 fu emanata la legge federale sulla polizia delle acque. Essa si basava su analisi scientifiche delle condizioni di deflusso dei torrenti e sulle esperienze raccolte nell’autunno 1868 durante un grave episodio di maltempo che aveva colpito le Alpi centrali causando gravissimi danni. Osservazioni sistematiche, calcoli idraulici ed esperimenti su modelli contribuirono ad accrescere continuamente le conoscenze sui corsi d’acqua e sui laghi svizzeri. La crescente coscienza ambientale e le maggiori conoscenze in ambito ecologico rafforzarono l’idea che la protezione contro le piene è un compito con molte sfaccettature. Esso impone di tener conto, oltre che dei criteri strettamente idraulici, anche delle esigenze ecologiche, economiche e di pianificazione, e di considerare i corsi d’acqua nelle loro relazioni complessive con il territorio. Cause globali, effetti locali – la protezione sostenibile contro le piene Quando un fiume straripa e provoca danni, la causa non è da ricercare solo nelle condizioni esistenti in loco. La qualità del terreno e la vegetazione, ma anche i laghi artificiali e naturali esistenti nel bacino imbrifero influiscono sulla possibilità di trattenere l’acqua piovana ed evitare quindi che essa scorra a valle facendo aumentare di colpo la portata dei corsi d’acqua. Anche la conformazione di un corso d’acqua è molto importante. La sezione trasversale di deflusso deve essere sufficientemente ampia da consentire al letto del fiume di accogliere anche grandi quantità d’acqua. Per garantire la capacità di deflusso, è necessario curare in modo particolare le sponde nei tratti in cui vi è il rischio di straripamenti, per esempio estirpando le piante e gli arbusti che riducono la sezione di deflusso. Le esperienze degli ultimi decenni hanno tuttavia mostrato chiaramente che non è sufficiente correggere e sgomberare i corsi d’acqua per impedire che si verifichino inondazioni. Quando i fiumi e i torrenti vengono canalizzati si tende ad accelerare la velocità delle acque e di conseguenza a ridurre la sezione di scorrimento. In questo modo le acque precipitano più velocemente a valle e accentuano i pericoli di piena nel corso inferiore. Per queste ragioni, negli ultimi anni gli esperti hanno elaborato il concetto di protezione sostenibile contro le piene. Secondo questa nuova impostazione, non si cerca più, in primo luogo, di domare la natura attraverso opere di protezione, ma le si concede spazio. Un sistema di prote- Dalla goccia d’acqua alla piena Per evitare che i danni causati dalle piene crescano a dismisura, devono essere adottate soprattutto misure di carattere pianificatorio, per ridurre la vulnerabilità di un territorio. Con adeguati piani d’emergenza si fa fronte al rischio residuo. Meteorologia Piena Bacino imbrifero Pericolo Stato del corso d'acqua Potenziale di danno Vulnerabilità Svolgimento di una piena Possibilità di intervento 4 Gestione delle crisi Evento Danno Il letto canalizzato della Thur viene smantellato presso Pfyn, per concedere al fiume un po’ di spazio libero. Conoscere i pericoli significa evitare i rischi zione sostenibile contro le piene lascia al fiume aree inondabili e cerca un equilibrio fra i vantaggi ecologici – per esempio una maggiore varietà di specie animali e vegetali la cui esistenza è legata al periodico verificarsi di inondazioni – e gli svantaggi economici. Il concetto di protezione sostenibile contro le piene è concretizzato nella nuova legge federale sulla sistemazione dei corsi d’acqua, entrata in vigore il 1o gennaio 1993. La protezione sostenibile contro le piene attribuisce un ruolo centrale alla pianificazione del territorio. La realizzazione di opere di protezione dimensionate in funzione di eventi estremi rari risulta spesso talmente costosa da non essere economicamente giustificabile dalla relazione costi-benefici. Una gestione appropriata del territorio deve quindi contribuire a minimizzare il rischio residuo: non si può combattere a qualsiasi prezzo contro le piene; ove possibile, occorre imparare a convivervi. Solo dove gli strumenti di pianificazione del territorio non sono sufficienti si interviene con la realizzazione di opere idrauliche. Una protezione contro le piene economicamente sensata significa anche fissare priorità: laddove la minaccia riguarda impianti costosi come stabilimenti industriali, abitazioni o vie di comunicazione, le misure di protezione devono essere complete. Se il rischio di inondazione riguarda boschi o pascoli, invece, ci si assume il rischio di inondazioni occasionali. Un importante strumento di pianificazione del territorio è costituito dalle cosiddette carte dei pericoli. La nuova legge federale sulla sistemazione dei corsi d’acqua e la legge federale sulle foreste obbligano i cantoni ad allestire tali carte. Esse costituiscono la base per la pianificazione dell’utilizzo del territorio nei comuni, vincolante anche per i proprietari dei fondi. Le carte dei pericoli indicano quali particelle sono esposte al rischio di inondazione e in quale misura. Le aree sono evidenziate in colori corrispondenti al grado del pericolo: le zone rosse sono caratterizzate da un notevole rischio di inondazione; qui non è possibile realizzare o ampliare costruzioni destinate ad ospitare persone o animali. Le zone blu sono caratterizzate da un rischio medio; le costruzioni sono ammesse a determinate condizioni. Nelle zone gialle il rischio è relativamente basso: chi desidera costruire qui è invitato ad adottare misure di prevenzione dei danni. Attualmente non tutti i cantoni dispongono ancora di carte dei pericoli estese a tutto il territorio. A medio termine – per esempio nel quadro di una revisione della pianificazione locale – i comuni dovranno però elaborare proprie carte dei pericoli, per informare gli abitanti sul rischio di inondazione nelle varie zone. Si potrà quindi disporre di una solida base per consentire a ciascuno di adottare adeguate misure di prevenzione dei danni. Le carte dei pericoli mettono in evidenza le zone più soggette al rischio di inondazione, dove non è permesso costruire. Le inondazioni provocano danni ingenti, come per esempio nel Basso Vallese. 5 Indicare all’acqua il suo corso Esempio di Heiden AR La ristrutturazione dell’ospedale cantonale di Heiden è costata 27 milioni di franchi. La festa d’inaugurazione svoltasi venerdì sera 3 luglio 1998 doveva segnare il punto finale dei lavori durati cinque anni. Esponenti del mondo politico, dell’amministrazione e della sanità erano venuti a rendersi personalmente conto dell’elevato standard della clinica rinnovata. Ma l’atmosfera di festa si è subito trasformata in sgomento, quando attraverso i pozzi luce acqua e fango sono penetrati nel laboratorio e nella farmacia dell’ospedale. Il Werdbach era straripato e l’acqua del torrente scorreva in modo minaccioso lungo le strade. Lotta contro il fango Aveva piovigginato tutto il giorno, poi verso le ore 19 sopra la collina che si erge tra Goldach e la montagna di Rorschach si è abbattuto un violento temporale. Il torrente Werdbach, che normalmente scorre tranquillo nel suo letto e le cui rive sono meta apprezzata per rilassanti passeggiate, si è immediatamente ingrossato. Nell’arco di pochi minuti il legname trasportato aveva bloccato l’entrata del canale che ritiene l’acqua al margine dell’agglomerato, inondando la zona edificata. Il torrente è tracimato, facendo fuoriuscire 10 metri cubi di acqua al secondo. Si tratta di un volume che corrisponde all’intera capacità di ritenuta del torrente canalizzato. Inoltre, altra acqua scorreva in superficie, poiché il terreno impregnato non riusciva più ad assorbirla. Era come se una pellicola argentea ricoprisse i prati della collina. Persino i 220 pompieri della regione giunti tempestivamente sul luogo non sono riusciti a domare la situazione. Nell’archivio, nel laboratorio e nella farmacia dell’ospedale i vetri delle finestre hanno ceduto alla pressione; alla fine il fango raggiungeva il soffitto. Sono stati inoltre danneggiati il ristorante, la cucina e la casa di cura. Anche alcune aziende hanno subito notevoli perdite: la tipografia Weber ha dovuto trasferirsi a San Gallo, i letti di semina dell’azienda orticola Dietz sono stati distrutti e il rivenditore di biciclette e scooter ha visto ricoperta di fango gran parte della sua merce. Infine, sono state danneggiate numerose cantine di case private. Il Werdbach ha trasformato le strade e i pascoli in veri e propri torrenti . 6 Laboratorio dell’ospedale – immagine della devastazione. Un «temporale digitale» per testare le misure di protezione Un tale evento non deve ripetersi. Il genio civile del cantone di Appenzello Esterno ha incaricato uno studio d’ingegneria privato di valutare il pericolo e proporre delle soluzioni. Gli ingegneri hanno analizzato dapprima le misurazioni pluviometriche e i dati meteorologici. Da questi esami è risultato che, statisticamente parlando, un acquazzone come quello del 3 luglio 1998 può verificarsi ogni 20–50 anni. Poi, con l’ausilio di un modello hanno individuato le vie di deflusso delle piene e le superfici interessate. Da quest’analisi è emerso che l’acqua è sì defluita ad alta velocità lungo le strade principali, ma che non era molto alta. Piccoli terrapieni, marciapiedi o muretti dovrebbero dunque essere sufficienti per convogliare l’acqua in una zona dove non può recare danni. Inoltre, le tracce lasciate dalla piena hanno dimostrato che l’acqua fuoriuscita aveva seguito a grandi linee il corso fluviale sotterraneo. Se in punti strategici si creassero dei collegamenti con il torrente canalizzato sottoterra, l’acqua potrebbe dunque ritrovare il corso previsto. In una fase finale, gli ingegneri hanno simulato al computer inondazioni come si verificano ogni cento anni oppure nel caso di un evento straordinario. Mediante queste piene «virtuali» sono state esaminate diverse misure di protezione, in particolare quelle legate all’ospedale, rendendo così possibile un dimensionamento adeguato. Neutralizzazione di punti critici Per ragioni finanziarie non è stato possibile ampliare la canalizzazione. Nel corso dello stesso anno si è perciò deciso di adottare una misura immediata che prevedeva la strutturazione a forma di trombetta dell’entrata del canale prima del villaggio. Inoltre, grazie ad una griglia e un raccoglitore di detriti è stato possibile ridurre del 50 percento il pericolo che si blocchi l’entrata del canale. Sono stati costruiti collegamenti con il canale sotterraneo, di modo che l’acqua tracimata potrà ritrovare il suo corso verso il canale, senza raccogliersi in altri punti come accadde durante l’inondazione del 1998. Mentre i provvedimenti di sicurezza adottati presso il torrente sono visibili in quanto tali, le misure realizzate presso l’ospedale sono quasi invisibili. Un sentiero è stato abbassato per deviare, nel caso di una piena, l’acqua verso un terreno non edificato. Inoltre, sono stati rialzati i pozzi luce per proteggere i locali sotterranei. Muretti di protezione non permettono all’acqua di scorrere verso le pareti degli edifici. Infine, i collegamenti con il torrente canalizzato garantiscono il deflusso dell’acqua. Si tratta di misure semplici, che passano inosservate, Muretti bassi e canali d’accesso proteggono l’ospedale dalle piene. ma molto efficaci. Gli alberi e i grandi massi trascinati dal Werdbach vengono trattenuti da due griglie montate all’entrata del canale. Stando ai calcoli degli esperti, l’acqua dovrebbe poter defluire anche se i pali installati in modo orizzontale e verticale trattengono grandi detriti. 7 Robert Dietz monta le aste che, formando una barriera, impediscono all’acqua di entrare nella sua azienda orticola. Vasi da fiori nella cucina dell’ospedale «Stavo cenando da solo, la mia famiglia era già partita in vacanza. Guardando fuori dalla finestra, ho visto che pioveva a catinelle. Mi sono tuttavia reso conto che il Werdbach era straripato soltanto quando è scattato l’allarme dei pompieri. Io stesso faccio parte del corpo pompieri, e quando sono uscito fuori dalla porta ho realizzato che mi trovavo nel bel mezzo dell’emergenza.» L’azienda orticola di Robert Dietz è stata travolta dall’acqua in deflusso. L’acqua scorreva seguendo la pendenza della strada introducendosi attraverso l’entrata del garage in un laboratorio sotterraneo e nel locale del riscaldamento, riempiendo il garage e le serre, travolgendo i letti di semina. «Le serre non sono state danneggiate molto, visto che la merce era rialzata. I vetri dei letti di semina e le piantine sono stati tuttavia completamente distrutti. Per fortuna eravamo alla fine della stagione, altrimenti i danni sarebbero stati di gran lunga maggiori. I nostri vasi da fiori vuoti, che avevamo raccolto nel garage per lavarli prima di riutilizzarli, sono stati ritrovati persino nella cucina dell’ospedale e giù in basso nella piscina. La gestione dell’azienda non è stata compromessa, ma ci sono voluti dieci giorni per rimettere più o meno in sesto i locali inondati. Sono rimasto molto sorpreso della solidarietà della gente. 10–20 persone che non conoscevo bene ci hanno offerto il loro aiuto per ripulire i locali sott’acqua. Anche le assicurazioni si sono dimostrate molto comprensive aiutandoci tempestivamente. Le vacanze sono naturalmente andate in fumo, appresa la notizia mia moglie e i bambini sono tornati immediatamente a casa.» Robert Dietz ha tuttavia preso provvedimenti: alcune aste di legno sono adesso sempre a portata di mano sotto il soffitto del garage; facendole scorrere negli appositi sostegni montati sui lati dell’entrata si crea una specie di barriera che impedisce all’acqua di entrare e devastare i giardini e le serre. Meglio prevenire che guarire Esempio di Preonzo TI Chi viaggia in treno da Biasca a Bellinzona, guardando dal finestrino nota probabilmente il triangolo chiaro tra i boschi del versante destro della montagna, dove l’acqua e la forza di gravità hanno lasciato il loro segno. Questa ferita aperta della montagna è visibile dal giugno 2001. Già prima di allora abbondanti piogge avevano reso molle il sottosuolo. La sera del 10 giugno, una domenica, è poi accaduto: la frana si è messa in movimento, scivolando a valle lungo il canalone del Riale Valegiòn. La valanga di fango e massi ha trascinato enormi pezzi di roccia, che infine si sono accumulati sull’area industriale. I massi si staccavano lentamente dalla roccia madre sulla cresta, raccogliendosi poi nella parte più alta del canalone di Valegiòn. Pregno di acqua piovana, il materiale distaccato ha iniziato a franare. Per motivi di sicurezza, la strada è rimasta chiusa al traffico per ben 10 giorni. Sottovalutato il pericolo Non è una novità che dalla montagna che sovrasta il villaggio di Preonzo e i suoi 500 abitanti di tanto in tanto cadono delle frane. «Sgrussa», cumulo di sassi, viene chiamata dagli indigeni l’area ai piedi della montagna. Il terreno lì è arido e non coltivabile. Quando negli anni Cinquanta si è installata una raffineria in questa zona, gettando la base per lo sviluppo della futura zona industriale, si credeva di avere trovato la soluzione per sfruttare in modo ottimale quest’area poco fertile. Nel corso degli anni Settanta, parallelamente alla costruzione della rete di strade nazionali, è stato realizzato un primo bacino di ritenuta per il materiale franato con una capienza di circa 3 000 metri cubi. Nella stretta vallata, dove le strade cantonali e le autostrade, gli insediamenti e le superfici agricole, le linee ferroviarie e le zone industriali sono confinanti, vi sono infatti poche possibilità per schivare gli imminenti pericoli naturali. A metà degli anni Novanta, periodo in cui è stata ampliata la zona industriale, è stato costruito il secondo bacino di ritenuta. Alla base di questa decisione vi era una perizia geologica, che stimava a 15 000 metri cubi la massa rocciosa poco stabile che si trovava sulla cresta. La previsione si è rivelata troppo ottimistica visti gli eventi degli ultimi anni. Sorveglianza costante Alla fine degli anni Novanta la situazione ai piedi della montagna è diventata sempre più critica. Il comune e il cantone hanno installato sull’Alpe di Roscero un sistema di sorveglianza costante. Speciali sonde misurano la spaccatura tra la massa rocciosa staccatasi e la roccia madre. Esse registrano ogni variazione, trasmettendo i relativi dati direttamente al computer dell’amministrazione comunale e facendo scattare automaticamente, quando la situazione lo richiede, l’allarme presso la stazione di polizia. Grazie a questo sistema è stato infatti possibile evacuare per tempo la zona industriale all’inizio del mese di maggio 2002, quando si è staccato un blocco di roccia di 100 000 metri cubi. Fortunatamente i detriti non sono caduti direttamente sull’area industriale, ma si sono accumulati sotto il punto dilavato. È probabile che i massi cadano gradatamente a valle. I bacini di ritenuta esistenti saranno ampliati fino a raggiungere una capacità di più volte superiore a quella attuale. 8 Una diga dovrebbe proteggere la zona industriale contro singoli massi cadenti. Sgombero dei detriti sul piazzale della ditta Genazzi & Artioli. Un’ubicazione costosa all’interno della zona rossa Fintanto che le frane si raccoglieranno nel corso superiore del Valegiòn e la roccia cadrà a pezzi, la zona industriale di Preonzo è in pericolo. Gli ingegneri che hanno analizzato gli eventi in seguito al maltempo hanno proposto al comune diverse misure di prevenzione per riuscire a limitare in futuro i danni nella zona industriale. La soluzione più drastica consisterebbe nel trasferire l’attuale zona industriale in un luogo più sicuro. I costi di quest’operazione sono tuttavia stimati a 18 milioni di franchi, motivo per cui questa ipotesi è stata subito scartata. Un provvedimento più realistico consiste nella costruzione di un bacino di ritenuta per il materiale franato. I geologi sono giunti alla conclusione che nella zona in questione possono verificarsi spesso frane di entità fino a 30 000 metri cubi; essi raccomandano perciò la costruzione di un bacino di ritenuta con una capacità minima di 70 000 metri cubi. In questo modo la zona industriale sarebbe protetta anche se si verificassero due frane di grande entità a breve distanza, senza lasciare il tempo di svuotare il bacino di ritenuta. I costi di questa misura si aggirano attorno a un milione e mezzo di franchi. Per ritenere singoli massi gli ingegneri raccomandano la costruzione di un muro alto 10 metri e lungo 250 metri. Una pianificazione accurata permetterebbe di integrare bene il nuovo elemento nel paesaggio esistente. Grazie al bacino di ritenuta e al muro, il rischio nella zona industriale passa da molto elevato a basso (dalla zona rossa alla zona gialla nella carta dei pericoli). Il comune segue le raccomandazioni degli ingegneri. I piani per la diga hanno subito soltanto piccole modifiche: il muro previsto parallelamente al pendio sarà leggermente smussato per incanalare anche i singoli massi nelle camere di Massi rocciosi e detriti franati al di sotto dell’Alpe di Roscero entrano nel contenimento. canalone del Riale Valegiòn e ricoprono il piazzale della ditta Genazzi & Artioli. 9 Un muro lungo il canale impedisce al fango di penetrare sul piazzale dell’impresa. Massi rocciosi sul piazzale della ditta «Conosco la zona dal 1968, anno in cui ho fondato qui la mia ditta», ricorda Franco Artioli, fondatore dell’omonima impresa specializzata in lavorazione di metalli e produzione nonché locazione di tendoni per feste. «Credo che questa sia sempre stata una zona franosa. Quando abbiamo effettuato gli scavi per gettare le fondamenta, il sottosuolo presentava strati alterni di materiale fino e di terreno.» La ditta Genazzi & Artioli è stata colpita duramente dalla frana. «Già sabato si udivano primi boati provenienti dal Valegiòn. Quando poi domenica sera sono stato chiamato sul posto, massi rocciosi e detriti si erano accumulati formando montagne alte diversi metri sul piazzale della ditta. Nei capannoni e nei laboratori in basso il fango arrivava fino alle ginocchia. La settimana successiva è stata molto dura, tutto doveva essere ripulito e riparato, siamo anche stati costretti ad evacuare parte del nostro materiale. Per noi si è trattato di un vero e proprio disastro, visto che le assicurazioni non coprono danni esterni all’edificio. Ma nella sfortuna abbiamo anche avuto fortuna: alcuni tendoni che avevamo montato sul piazzale erano assicurati, visto che erano considerati alla stregua di edifici. In questo caso ci sono stati risarciti dei danni che altrimenti sarebbero stati completamente a nostro carico. «La nostra ditta è stata quella maggiormente colpita dalla frana, visto che il canalone di Valegiòn passa direttamente accanto allo stabile. E la diga, alla fine dell’esistente bacino di ritenuta, dirige il fango nel canalone di Valegiòn e dunque direttamente sul piazzale della ditta. Come prima misura sono stati costruiti muri tra il Valegiòn e il piazzale dell’impresa. In questo modo se nel canalone si accumula del materiale, il fango non può più penetrare senza problemi sulla nostra area.» Il dialogo risolve i conflitti Esempio di Allschwil BL Le piene non rappresentano una novità per il villaggio basilese di Allschwil. Le persone che abitavano lungo il torrente, che fino agli anni Cinquanta scorreva attraverso il paese, spesso dopo periodi di forti precipitazioni si ritrovavano con le cantine sott’acqua. I danni erano tuttavia limitati, visto che molte delle vecchie fattorie non avevano scantinati e le cose preziose venivano comunque custodite ai piani superiori. Negli ultimi decenni è tuttavia cambiato radicalmente il carattere del comune. Il villaggio è ora più densamente popolato e il torrente scorre sottoterra. Esso è stato canalizzato ai tempi della costruzione della linea del tram, che collega Allschwil a Basilea. Visto che per molto tempo non si erano più verificate forti e prolungate piogge, il pericolo delle piene era caduto nell’oblio. Ciò fino all’inizio degli anni Ottanta, quando vi sono state le prime piccole inondazioni. Nel 1994 e nel 1995, poi, tutto il centro del villaggio è stato inondato. Le due piene hanno causato danni nell’ordine di diversi milioni di franchi ed è sorta l’esigenza di adottare efficaci misure di protezione. Ritenere anziché canalizzare Gli ingegneri, che su mandato della direzione preposta alla costruzione e alla protezione dell’ambiente nel cantone di Basilea Campagna hanno analizzato l’evento, hanno individuato subito la causa del danno: il canale costruito sotto le case di Allschwil , alimentato dai fiumi Mühlebach e Lützelbach, è sottodimensionato quando accadono eventi eccezionali. Dal profilo tecnico sarebbe possibile costruire un secondo canale sotterraneo, ma si tratta di una soluzione che verrebbe a costare troppo, ovvero 12 milioni di franchi. I responsabili non ritengono comunque sostenibile un ampliamento della capacità di evacuazione delle acque torrentedi 5 o 6 volte superiore alla situazione attuale per far fronte all’«evento del secolo». Gli esperti hanno considerato soluzione molto più efficace ritenere le masse d’acqua prima del villaggio, permettendo poi all’acqua di defluire gradualmente. Un fotomontaggio illustra l’ubicazione del bacino di ritenuta delle piene nel Mühletäli. Le soluzioni più semplici non sempre sono realizzabili Prima che la linea del tram raggiungesse Allschwil e la strada venisse allargata il fiume scorreva liberamente attraverso il centro. 10 Il 22 maggio 1997 il consiglio comunale di Allschwil aveva approvato il progetto per la costruzione di due bacini di ritenuta. Si prevedeva, per il torrente Mühlebach, la costruzione di una diga lunga 200 metri con una capacità di 145 000 metri cubi a nord dello stand di tiro di Mühlerain. Un bacino di queste dimensioni sarebbe infatti stato in grado di ritenere l’acqua anche dopo precipitazioni che statisticamente si verificano ogni cento anni. Anche per il torrente Lützelbach era stata prevista la costruzione di un bacino analogo. I costi complessivi, stimati a oltre 5 milioni di franchi, erano stati considerati non troppo elevati dall’esecutivo che intendeva proteggere Allschwil in modo durevole dal pericolo delle piene. Il consiglio comunale aveva però fatto i conti senza gli abitanti del posto. Nel giugno 1999, in occasione delle votazioni comunali, il progetto veniva respinto. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la diga prevista nel Mühlitäli, considerata dagli oppositori compromettente per il vicino parco ricreativo. Tavola rotonda al posto dell’ostracismo Grazie soprattutto all’iniziativa dell’Assicurazione immobiliare di Basilea Campagna è stato possibile risolvere questo problema assai complesso. Essa è riuscita infatti ad organizzare una tavola rotonda che vedeva riuniti fautori e oppositori del progetto e a imporre l’elaborazione di una soluzione comune, soddisfacente per tutte le parti. Il gruppo di lavoro denominato Accordo, composto di 30 membri, si è riunito ben due volte per due intere giornate. Le regole del gioco erano chiare a tutti: i punti discussi durante il ritiro non dovevano essere resi pubblici e chi aveva acconsentito a partecipare doveva collaborare fino alla fine, accettando le decisioni del gruppo e impegnandosi a non metterle in forse in futuro. I partecipanti raccontano che all’inizio dei lavori l’atmosfera era molto tesa e piena di diffidenza. Ma nel corso delle riunioni l’obiettivo comune ha unito il gruppo. Dapprima si è trovata un’intesa in merito agli obiettivi di protezione. Tutti erano d’accordo su un punto: impedire il verificarsi di danni ingenti come in passato. Nel valutare le misure si è tenuto conto sia dei costi futuri e di manutenzione, sia degli interventi paesaggistici e dei tempi di costruzione. Infine, il gruppo di lavoro è riuscito a trovare un accordo sostenuto da entrambe le parti. La soluzione proposta prevede lo spostamento del bacino di ritenuta del torrente Mühlebach di circa un chilometro verso il Mühletäli. Il gruppo è infatti giunto alla conclusione che i principali obiettivi di protezione possono essere raggiunti soltanto costruendo un bacino di ritenuta. I dubbi degli oppositori si sono vanificati dopo il sopralluogo alla diga di Muri AG: «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che la diga si integrava perfettamente nel paesaggio; la si notava soltanto attraversandola», ha dichiarato Jacqueline Halder, deputata e biologa, inizialmente contro il progetto in questione. Prima di presentare i risultati dei lavori al pubblico, il gruppo Accordo ha comunicato la decisione al diretto interessato, il contadino Jürg Vogt, la cui fattoria si trova poco distante dalla prevista diga. Nonostante la realizzazione del progetto gli complichi l’accesso ai campi, egli è favorevole alla costruzione della diga. «Sarebbe sicuramente stato possibile istigare alcuni contadini all’opposizione, ma l’agricoltura avrebbe reso un pessimo servizio agli abitanti di Allschwil. Inizialmente speravo in soluzioni altrettanto efficaci, ma meno incisive. La decisione è stata tuttavia presa e sembra essere la soluzione migliore.» La casa della famiglia Perret colpita dall’inondazione. I coniugi Perret davanti al muro, ricostruito per deviare l’acqua del torrente. Un forte boato verso l’una del mattino Il medico Raymond Perret e la sua famiglia sono tra le vittime maggiormente colpite dall’inondazione verificatasi nel maggio 1994. «Già in serata, verso le ore 19, abbiamo iniziato a preoccuparci. L’acqua scorreva lungo la strada. Abbiamo visto una persona, che evidentemente aveva sottovalutato la forza del torrente non molto profondo, cadere e tirarsi a malapena in salvo senza l’aiuto di terzi. Naturalmente non abbiamo chiuso occhio. Verso l’una del mattino vi è poi stato un forte boato: la pressione del torrente sotterraneo aveva scoperchiato i pozzi d’accesso, l’acqua sgorgava incessantemente nella nostra cantina. Siamo rimasti svegli tutta la notte. Alle 7 del mattino i pompieri e i servizi d’intervento sono arrivati da Basilea e hanno pompato l’acqua dalla cantina. La mattina dopo le assistenti dello studio medico sono venute ad aiutarci a pulire. I danni erano ingenti: il costosissimo impianto radiografico e gli attrezzi per la fisioterapia erano distrutti, si trattava di danni pari a oltre mezzo milione di franchi. Inoltre, abbiamo subito anche una perdita affettiva: tutti i bei libri e i giocattoli delle nostre figlie che avevamo messo da parte per i nipotini.» La famiglia Perret si è rivolta a specialisti per risanare la fattoria che ha 125 anni, in modo da ridurre il rischio di danni in caso di piene. Sono infatti stati rialzati i pozzi luce e costruiti dei muretti per impedire all’acqua di penetrare di nuovo nello scantinato. Pozzi luce rialzati e muretti impediscono all’acqua di penetrare nello scantinato. 11 La protezione contro le piene riporta la natura in primo piano Esempio di Versoix GE Il Versoix scorre in un ambiente idilliaco, disegnando meandri all’ombra della vegetazione delle sponde. Sulle sue rive si sono insediati ululoni dal ventre giallo (una specie di anfibi), farfalle rare e piante protette. Anche il castoro europeo lo si può incontrare di tanto in tanto in questa zona. La bellezza del paesaggio e la ricchezza biologica hanno fatto sì che il corso superiore del Versoix fosse inserito nell’inventario federale dei paesaggi, siti e monumenti naturali d’importanza nazionale. Negli ultimi 500 metri del suo corso, tuttavia, il fiume cambia volto, perdendo il suo aspetto attraente. In questa parte, infatti, scorre stretto in un corsetto di alti muri di cemento. E gli stabilimenti situati sulle due sponde fanno capire che la funzionalità economica continua ad essere considerata più importante dell’amore verso la natura Una lunga serie fortunata non autorizza ad abbassare la guardia L’ultimo straripamento del Versoix si verificò nel 1910. Poco tempo dopo gli argini, danneggiati dall’inondazione, furono stabilizzati con la costruzione su entrambe le sponde di muri di cemento, a loro volta fissati al fondo dell’alveo mediante traverse, anch’esse di cemento. In media, una piena con una portata di 85 metri cubi al secondo si verifica ogni 300 anni circa. Negli ultimi decenni la statistica si è attenuta alle sue leggi: da 90 anni il comune non è toccato da inondazioni. La fortuna non è sempre stata così propizia: negli anni 1829, 1842, 1860 e 1910 si verificarono inondazioni che provocarono gravi danni alle infrastrutture. Un pezzo di storia industriale L’insediamento industriale lungo il corso inferiore del fiume ha una lunga tradizione; il Versoix ha infatti scritto un pezzo di storia dell’industrializzazione in Svizzera. Alla fine del diciannovesimo secolo, il quartiere che sorgeva sulle sponde di questo fiume del cantone di Ginevra fu il primo insediamento extraurbano a ricevere l’energia elettrica. Le imprese di questa zona avevano «ereditato» la libertà di sfruttamento dell’acqua dalla Francia. Quando nel 1816 fu annesso forzosamente alla Repubblica di Ginevra, il comune mantenne i diritti d’acqua, che gli erano stati attribuiti già nel quindicesimo secolo dai Savoia. I combattivi cittadini seppero difendere questo loro privilegio: anche la baronessa de Staël, che voleva prelevare acqua più a monte per le proprie attività, dovette piegarsi alla decisione del tribunale. Nel «Canal des Usiniers», che scorre parallelo al Versoix ad alcune centinaia di metri di distanza, l’acqua che un tempo azionava ruote idrauliche e oggi fa girare turbine, continua ad essere regolata dagli utilizzatori stessi per mezzo di un sistema di sbarramenti. La situazione giuridica è però mutata. Nel 1912, con l’entrata in vigore del Codice civile svizzero, anche i corsi d’acqua non navigabili entrarono a far parte del patrimonio pubblico. Di conseguenza, nemmeno i pionieri industriali del Versoix possono oggi pretendere di sfruttare liberamente le acque del fiume. L’ultimo straripamento del Versoix si verificò nel 1910. La gente osserva lo spettacolo dal ponte. Il corso inferiore del Versoix nell’aprile 2002. Il fiume scorre tra muri di calcestruzzo. Una condotta di scarico lo attraversa poco prima di una passerella. Un potenziale pericolo in caso di piena. 12 Il fatto che il rischio di inondazioni non sia da sottovalutare neanche oggi, è risultato evidente quando il cantone di Ginevra ha provveduto ad allestire le sue carte dei pericoli. Il quartiere della «segheria» è stato inserito fra le zone soggette a un pericolo di grado medio. L’Ufficio del lago e dei corsi d’acqua del cantone di Ginevra ha quindi cominciato a maturare l’idea che, in questo caso, la protezione contro le piene dovesse coniugarsi con la riqualificazione ecologica del fiume. André Estier è seduto sul molo dove il Versoix si getta nel Lemano. Sullo sfondo si vedono banchi di ghiaia. Spazio invece di costrizione Gli interventi previsti riguardano anche una fascia di terreno su ciascuna delle due sponde. I muri sulle sponde del Versoix saranno in gran parte demoliti e le traverse di cemento sul fondo dell’alveo eliminate. Blocchi di roccia lungo le rive eviteranno il verificarsi di fenomeni di erosione e scalzamento e moltiplicheranno la presenza di nicchie ecologiche. Il letto più largo continuerà ad indicare al fiume il suo percorso, ma gli lascerà spazio per un andamento più sinuoso. In questo habitat più vario potranno insediarsi piante che, per vivere, necessitano di un terreno che sia di tanto in tanto sommerso dall’acqua. La risistemazione del corso inferiore offrirà la possibilità di eliminare altri «inestetismi» figli dell’efficientismo tecnico dei periodi precedenti. La condotta di scarico che attraversa il Versoix alcuni metri sopra il pelo dell’acqua, poco prima di una passerella, e che in occasione delle piene viene sovente sommersa, sarà fatta correre lungo il ponte ferroviario. In tal modo si eliminerà un potenziale pericolo, perché nella situazione attuale, in caso di piena, tronchi d’albero possono rimanere incastrati fra la condotta e la passerella. Sono previsti interventi anche alla confluenza del Versoix nel lago Lemano. Il porticciolo situato nelle immediate vicinanze della foce sarà demolito: il suo molo, infatti, favorisce il deposito di materiale di fondo che, in situazioni di «bise», provoca il ristagno dell’acqua del Versoix e aumenta il pericolo di inondazioni. Quando la foce del fiume sarà stata sgomberata, il Versoix sarà in grado di trascinare da solo verso il lago la ghiaia accumulata. Il delta naturale che si formerà arricchirà la varietà degli habitat presenti in riva al lago. Grazie a questi provvedimenti, le zone soggette a un rischio medio di inondazione saranno gravate solamente da un rischio residuo. Gli abitanti di Versoix, inoltre, potranno fruire di un interessante ambiente naturale nel bel mezzo della zona abitata. E anche il castoro potrà riAttraverso il progettato allargamento trovare la sua strada, senza essere del letto del fiume il Versoix godrà di impedito da alti muri di cemento. una maggiore libertà di movimento, tutto a favore della natura e della sicurezza in caso di piena. 13 Qui il «Canal des Usiniers» si dirama dal Versoix. Il deflusso nel canale è regolato da chi utilizza l’acqua per le proprie attività attraverso un sistema di sbarramenti. Reinventare l’acqua calda dopo 200 anni «Mi viene proprio da ridere: per 200 anni siamo andati perfettamente d’accordo con il Versoix e ora, di punto in bianco, le autorità vogliono reinventare l’acqua calda!» Il mugnaio André Estier si occupa della regolazione del fiume e lo conosce a fondo come già suo nonno. «Le persone che vivevano lungo il corso inferiore del fiume non si sono mai lamentate del fatto che di tanto in tanto si trovavano con i pedi nell’acqua. Infatti sapevano che la loro vita dipendeva dalla forza idrica: il Versoix azionava ben 30 ruote idrauliche e assicurava il funzionamento, oltre che del nostro mulino, di numerose segherie, di una fabbrica di carta, di una di vetri per orologi e di varie altre imprese. «L’ultima grande inondazione a Versoix si verificò nel 1910; in seguito sono stati costruiti dei muri che l’acqua non è finora riuscita a superare. Per questo mi viene da ridere, quando penso che i nipoti vogliono ora riparare l’opera dei loro nonni. Ma è così che vanno le cose. Il maggiore pericolo di inondazione non è lungo il corso del fiume, ma al suo sbocco nel lago Lemano. Quando soffia la bise, l’acqua può ristagnare e uscire dagli argini. Per questo mi fa piacere sapere che il molo vicino alla foce sarà demolito, perché favorisce il ristagno.» La responsabilità del singolo Grande margine di manovra per l’adozione di valide misure individuali nella protezione contro le piene Misure precauzionali contro il fuoco, come ad esempio muri tagliafuoco o particolari accorgimenti per gli impianti elettrici, sono obbligatorie in ogni edificio. Contro le inondazioni, invece, non vi sono prescrizioni di questo genere. La seguente lista di controllo fornisce alcuni suggerimenti per l’adozione di misure di prevenzione. A – accertamenti preliminari In occasione della ristrutturazione di un vecchio edificio o della costruzione di una nuova casa, è consigliabile accertarsi che il sito non sia soggetto al rischio di inondazioni. A tale scopo si può consultare la carta dei pericoli elaborata dal comune o da un esperto. C – costruzione Nel caso estremo, una piena può distruggere la struttura di un edificio: i muri esterni possono infatti crollare sotto la pressione dell’acqua che scorre in superficie, oppure può verificarsi un fenomeno di «galleggiamento» della casa in seguito all’innalzamento del livello della falda idrica. Alcuni accorgimenti costruttivi permettono di fare fronte a tali sollecitazioni: i muri devono poter resistere alla maggiore pressione dell’acqua; per evitare il fenomeno del galleggiamento, l’edificio deve essere trattenuto per mezzo di un sistema di ancoraggio. I – impermeabilità Anche gli edifici già esistenti possono essere protetti, a costi ragionevoli, contro le conseguenze delle piene. Con muri di recinzione, le cui entrate, quando necessario, possono esser rese stagne mediante assi di legno, si può deviare il flusso delle acque; porte di cantine e portoni di garage a tenuta stagna consentono di proteggere i locali sotterranei dall’allagamento. M – misure di sicurezza per le cisterne di combustibile Quando le piene portano a galla le cisterne degli impianti di riscaldamento e le danneggiano, vi è il rischio che perdite di combustibile provochino un grave inquinamento ambientale. Le cisterne devono quindi essere adeguatamente fissate, e i raccordi dotati di valvole che impediscano l’ingresso dell’acqua. N – non pensare solo a se stessi Le misure che hanno lo scopo di deviare le masse d’acqua che la piena fa scorrere in superficie non devono limitarsi alla protezione di singoli edifici, ma tenere conto almeno di quelli circostanti. Altrimenti vi è il pericolo che, per avere la cantina asciutta, si faccia affluire ancora più acqua in quella del vicino. Anche in questo caso, i consigli degli esperti aiutano ad evitare errori. P – piani sotterranei e garage I locali sotterranei sono per loro natura particolarmente esposti al rischio di allagamento. Per questa ragione, gli impianti situati in questi luoghi devono essere protetti in maniera particolare. Tutto quello che si trova nei garage sotterranei può essere danneggiato, anche le automobili. In caso di allagamento, vengono spinte verso l’alto dall’acqua e possono andare a sbattere contro il soffitto. In caso di pericolo incombente, i garage soggetti al rischio di allagamento devono quindi essere sgomberati per tempo. 14 P – pozzi luce I pozzi luce ubicati a quote superiori rispetto alla sistemazione esterna contribuiscono a evitare il pericolo che l’acqua penetri negli scantinati. T – terrapieni Un rilevato di dimensioni ridotte o un terrapieno di 10 a 20 centimetri può già evitare, in determinate circostanze, che le acque che scorrono in superficie penetrino all’interno di un edificio. T – terreno in pendenza Quando l’edificio si trova sotto un pendio, si parla di terreno in contropendenza. In questi casi, occorre assolutamente evitare che l’ingresso dei garage si trovi sul pendio. U – uscite di sicurezza Nelle case in cui vi è il pericolo che i piani inferiori vengano allagati, gli abitanti devono avere la possibilità di mettersi in salvo attraverso uscite di sicurezza poste ad un livello più elevato (per esempio grandi finestre o balconi). V – valvole di ritegno Le valvole di ritegno servono a evitare che l’acqua di falda risalga lungo le fognature. Sono necessarie anche negli immobili con strutture stagne. Quando non viene danneggiato in modo irreparabile dall’acqua, l’arredamento viene spesso reso inutilizzabile dallo sgradevole odore di fogna di cui rimane impregnato. V – valvole di sicurezza e corrente elettrica Impianti centrali di distribuzione della corrente elettrica (valvole principali) devono essere ubicati a un piano superiore, dove non vi è il rischio che siano sommersi dall’acqua. In cantina, le prese elettriche devono essere installate alla maggiore altezza possibile dal pavimento. Nei garage, secondo le prescrizioni dell’Associazione svizzera degli elettrotecnici, i dispositivi elettrici devono essere montati ad almeno un metro dal pavimento. Nei locali a rischio di allagamento, occorre inoltre fare in modo che l’impianto elettrico e quello di riscaldamento possano essere disattivati separatamente. V – visione globale del problema Una protezione sostenibile contro le piene non può limitarsi a misure preventive per difendere singoli edifici ed impianti. Essa richiede un approccio globale che tenga conto anche di interventi edilizi che, a prima vista, non avrebbero nulla che fare con eventuali inondazioni. Quando, per esempio, si asfalta un piazzale, l’acqua piovana non può più penetrare nel terreno e si ha un maggiore deflusso a livello superficiale. Se invece il piazzale viene lastricato con un materiale che lascia filtrare l’acqua, si contribuisce a mantenere la capacità di assorbimento del suolo e, di conseguenza, a prevenire le piene. Anche chi smaltisce l’acqua piovana raccolta dalla grondaia attraverso un proprio sistema di drenaggio invece di immetterla nella rete fognaria, contribuisce a ridurre l’entità dei colmi di piena. Indirizzi importanti AG Baudepartement des Kantons Aargau Abt. Landschaft und Gewässer Entfelderstrasse 22 5001 Aarau 062 835 34 50 AI Bau- und Umweltdepartement Landesbauamt Gaiserstrasse 8 9050 Appenzell 071 788 93 41 AR Kantonales Tiefbauamt von Appenzell A.-Rh. Abt. Wasserbau Kasernenstrasse 17 A 9102 Herisau 071 353 61 11 BE Tiefbauamt des Kantons Bern Reiterstrasse 11 3011 Bern 031 633 35 11 BL Tiefbauamt des Kantons Basel-Landschaft Hauptabteilung Wasserbau Rheinstrasse 29 4410 Liestal 061 925 51 11 BS Tiefbauamt des Kantons Basel-Stadt Münsterplatz 11 4001 Basel 061 267 93 27 FR Service des eaux et endiguements 1, impasse de la Colline 1762 Givisiez 026 305 37 37 GE Direction de l’environnement Service du lac et des cours d’eau Case postale 206 1, rue David-Dufour 1211 Genève 8 022 327 46 41 GL Kant. Hoch-und Tiefbauamt Abteilung Tiefbau Kirchstrasse 2 8750 Glarus 055 646 64 00 15 GR Tiefbauamt des Kantons Graubünden Abt. Wasserbau Grabenstrasse 30 7001 Chur 081 257 21 21 SZ Baudepartement Kanton Schwyz Dienststelle Wasserbau Bahnhofstrasse 16 Postfach 1250 6431 Schwyz 041 819 11 24 Ufficio federale delle acque e della geologia UFAEG Casella postale 2501 Bienne 032 328 87 11 www.bwg.admin.ch JU Office cantonal des eaux et de la protection de la nature Les Champs Fallat 2882 St-Ursanne 032 461 48 00 TG Amt für Umwelt Kanton Thurgau Abt. Wasserwirtschaft Wasserbau Bahnhofstrasse 55 8510 Frauenfeld 052 724 24 75 PLANAT Piattaforma nazionale «Pericoli naturali» c/o Ufficio federale delle acque e della geologia Casella postale 2501 Bienne 032 328 87 40 www.planat.ch LU Verkehrs- und Tiefbauamt des Kantons Luzern Abt. Planung Arsenalstrasse 43 Postfach 6011 Kriens 041 318 12 12 TI Divisione delle costruzioni Ufficio dei Corsi d’Acqua (UCA) Palazzo Amministrativo II Viale Stefano Franschini 17 6501 Bellinzona 091 814 38 40 NE Service des ponts et chaussées Bureau de l’économie des eaux Rue Pourtalès 13 Case postale 2856 2001 Neuchâtel 032 889 67 10 UR Baudirektion Uri Amt für Tiefbau Abt. Wasserbau Klausenstrasse 2 6460 Altdorf 041 875 22 44 NW Tiefbauamt Kanton Nidwalden Breitenhaus 6370 Stans 041 618 72 03 VD Service des eaux, sols et assainissement Division économie hydraulique Rue du Valentin 10 1014 Lausanne 021 316 75 00 OW Bauamt Abt. Wasserbau Flüelistrasse 3 6061 Sarnen 041 666 62 88 SG Tiefbauamt des Kantons St.Gallen Sektion Wasserbau Lämmlisbrunnenstrasse 54 9001 St. Gallen 071 229 31 11 SH Tiefbauamt des Kantons Schaffhausen Rosengasse 8 8201 Schaffhausen 052 632 71 11 SO Amt für Umwelt des Kantons Solothurn Abt. Wasserbau Werkhofstrasse 5 4509 Solothurn 032 627 26 73 VS Service des routes et des cours d’eau Rue des Creusets 5 1950 Sion 027 606 35 00 ZG Kant. Tiefbauamt Abt. Wasserbau und baulicher Gewässerschutz 6301 Zug 041 728 53 43 ZH AWEL Amt für Abfall, Wasser, Energie und Luft Abt. Wasserbau Walchetor 8090 Zürich 01 259 11 11 Association des établissememts cantonaux d’assurance incendie AEAI Bundesgasse 20 Case postale 3001 Berne 031 320 22 22 www.irv.ch