Introduzione al catalogo del fondo librario Ferruccio Parri di Giovanni Mari “Studiare scrupolosamente i problemi economici e sociali”, e ancora “lavorare sui dettagli, più che sui principi generali”: questi erano i piani di Ferruccio Parri “per dopo la liberazione”, secondo quanto riferiva l’amico Leo Valiani[1]; oggi queste parole possono essere riprese per definire in maniera assai calzante sia il metodo di lavoro seguito da Parri, sia l’insieme dei libri da lui raccolti. La biblioteca che viene qui presentata non corrisponde se non in parte a quella che ci si aspetterebbe di trovare in casa di un intellettuale, se si intende questo termine nell’accezione più restrittiva. Ma d’altra parte in questo catalogo non sono rintracciabili – ed è bene chiarirlo fin da subito – tutti i libri che appartennero a questa personalità, che pure, nella sua distintiva poliedricità, svolse anche attività di carattere intellettuale. In particolare mancano quasi completamente le opere acquisite da Parri proprio in quelle stagioni della sua vita in cui egli si dedicò prevalentemente allo studio: mi riferisco agli anni del confino e a tutto il lungo periodo successivo, durante il quale per la sua opposizione al regime fascista gli furono impediti impegni e responsabilità di tipo più militante. In queste fasi di grandissima importanza per il delinearsi della sua personalità[2], non casualmente una parte molto consistente del suo tempo fu dedicata alla lettura e al lavoro di recensore, come ci viene testimoniato tra l’altro da alcune delle lettere conservate nel suo archivio privato[3]. Purtroppo, moltissimi dei libri del Parri giovane studente, dell’impegnato giornalista dei primi anni ‘20, dell’antifascista confinato e poi dello studioso al servizio della Edison, sono andati perduti: il figlio, Giorgio, ritiene che la biblioteca di suo padre sia stata in gran parte distrutta durante uno dei bombardamenti aerei su Milano dell’agosto del 1943, mentre i tre membri della famiglia – Ferruccio, la moglie Ester Verrua e il giovane Giorgio stesso – erano sfollati a Voghera. Secondo questa ricostruzione, prima di lasciare Milano e la casa di via Buonarroti dove abitavano, Ester Parri aveva quasi interamente riposto in scatole la biblioteca sua e del marito, sistemando poi questi pacchi in una cantina; una bomba incendiaria colpì e distrusse proprio il lato dell’edificio dove si trovava quella cantina, mentre i pochi volumi che erano rimasti sui loro scaffali, in un’altra ala del palazzo, sarebbero dunque gli unici superstiti di questo bombardamento[4]. Ciò che appare con evidenza è che i libri giunti in possesso all’INSMLI, oggi consultabili presso la sala di lettura dell’istituto, sono in larghissima parte posteriori alla fine della seconda guerra, e quindi testimoniano soprattutto degli interessi e delle curiosità del Parri post-resistenziale. In parte si tratta di volumi che egli acquistò personalmente. Dalla testimonianza del figlio sappiamo anche che amava frequentare i mercatini dei librai: l’acquisto di opere di seconda mano può tra l’altro spiegare le note di possesso relative a terzi che sono presenti su alcuni esemplari. Giorgio Parri ricorda anche che il padre, per soddisfare le sue curiosità di bibliofilo, si riforniva in una libreria specializzata di Milano, gestita da un suo compagno di confino a Lipari, un certo Francesco Porcelli. Un’altra parte molto consistente del fondo è costituita da doni, ricevuti dagli editori, dagli autori, ma qualche volta anche da cittadini sconosciuti che desideravano così rendere omaggio a un grande punto di riferimento dell’Italia della Resistenza e della Repubblica. Il fondo Parri all’INSMLI di Milano Per terminare la descrizione della storia di questa biblioteca è necessario spendere qualche riga per ricostruire le modalità e i tempi con cui essa giunse alla sua attuale collocazione. Va detto innanzitutto che – come accennato in nota – il patrimonio di Parri venne concesso dagli eredi in parte all’INSMLI e in parte all’Archivio centrale dello Stato. Interrogato direttamente sulle ragioni di tale scelta e sui criteri seguiti per la suddivisione, Giorgio Parri ha risposto che i responsabili del ente romano furono semplicemente più veloci nel formulare una richiesta e che – data la sua esigenza di riordinare la casa paterna – questa maggiore rapidità fu determinante: egli afferma di avere pertanto concesso ai funzionari dell’ACS la possibilità di selezionare tutto ciò che potesse essere di loro interesse. Ha aggiunto che a suo parere all’INSMLI, che Parri aveva fatto nascere trent’anni prima, si aspettavano che libri e documenti del fondatore sarebbero lì giunti quasi naturalmente, e che forse per questa ragione dovettero passare alcuni mesi prima che da Milano qualcuno si rivolgesse alla famiglia per proporre di effettuare una donazione. Sempre secondo quanto ricordato dal figlio Giorgio, ciò avvenne nonostante il fatto che già mentre Parri era ricoverato all’ospedale militare del Celio, dall’Istituto fosse giunta una lettera in cui si auspicava il versamento dell’archivio[5]. In realtà dai verbali del consiglio direttivo dell’INSMLI risulta che la proposta di avanzare “una richiesta formale alla famiglia Parri per l’archivio e la biblioteca” venne formulata già nel febbraio 1982, cioè subito dopo la morte di Ferruccio, avvenuta nel dicembre 1981, anche se ignoriamo quando esattamente tale richiesta fu inoltrata[6]. In effetti, tra le carte dell’istituto vi è un accenno a un carteggio intercorso nei mesi successivi con Giorgio Parri[7]. Tuttavia, che fosse esclusivamente per una questione di tempi come affermato dall’erede diretto, oppure per altre ragioni, gli auspici dell’INSMLI non furono realizzati che in parte: e così le sezioni più interessanti del materiale archivistico vennero assegnate all’Archivio centrale dello Stato[8]. All’INSMLI furono invece ceduti i libri, oltre a numerose scatole di documenti. L’acquisizione avvenne nell’inverno 1982-1983: entro il febbraio 1983 infatti tutto il materiale risultava trasferito nel magazzino dell’istituto[9]. Gli eredi scelsero da tenere con sé, per proprio interesse o per affetto nei confronti del congiunto defunto, soltanto alcuni volumi, che sono ancora oggi in loro possesso: si tratta in particolare di una Bibbia, che porta l’annotazione a mano “Ustica 1928” e di alcune opere dello storiografo tedesco Ferdinand Gregorovius. Va poi riportata un’affermazione di Guido Quazza, secondo il quale il fondo donato all’Istituto nazionale corrisponderebbe soltanto a una parte della biblioteca[10]. Ciò peraltro contrasta con una relazione dell’INSMLI su La Biblioteca-Emeroteca di Ferruccio Parri, stilata ad uso interno nel settembre 1986, in cui si afferma che essa, “a differenza dell’Archivio, ci è giunta integra”[11]. Negli anni successivi il lascito fu riordinato e inventariato; man mano che procedeva questo lavoro i libri venivano tolti dagli scatoloni del trasloco e trovavano la loro collocazione sugli scaffali della biblioteca dell’istituto la quale, è opportuno ricordarlo, proprio a Parri è intitolata. Purtroppo, prima che questa sistemazione venisse ultimata, alcuni libri furono danneggiati da infiltrazioni d’acqua nel magazzino[12], e questo spiega le tracce di umidità ancora riscontrabili su alcuni di essi. Sul periodo successivo alla donazione si può ricordare ancora un dettaglio: i poco numerosi riferimenti al lascito rintracciati nell’archivio dell’INSMLI non concordano completamente riguardo alla quantità del materiale acquisito: nella lettera con cui Guido Quazza ringraziava Giorgio Parri, si parla di 210 scatole[13], mentre la già più volte citata relazione a cura di Gilberto Bolliger riferisce di “280 cartoni depositati presso il magazzino dell’Istituto”. Fin da subito, le persone a cui fu affidato il compito del riordino misero in evidenza quella che ancora oggi costituisce una delle caratteristiche salienti del materiale donato (e una delle maggiori difficoltà per chi debba farne una presentazione), cioè “la compenetrazione esistente tra Archivio e Biblioteca/Emeroteca”: sia come comunanza di tematiche, come sarà possibile riscontrare anche da un confronto rapido tra il catalogo dei libri e l’inventario del fondo archivistico consultabile presso l’istituto; sia a causa dell’abbondante quantità di documenti (opuscoli, pieghevoli, ciclostilati…) per i quali la divisione tra parte archivistica e libraria è stata decisamente ardua. “Il prezzo delle patate” Nel 1963, in un articolo in cui, esprimendo il suo punto di vista sul centro-sinistra, Parri si rivolgeva soprattutto ai socialisti, egli ricordava loro che “il prezzo delle patate è importante come le riforme di struttura, e più importante dei grandi principi”[14]. Questo richiamo alla concretezza non costituisce un semplice espediente retorico; al contrario, la volontà di conoscere a fondo le questioni di cui si occupava, anche negli aspetti più particolari, è una delle caratteristiche peculiari e più importanti dello stile di Parri, e ciò emerge con evidenza dalla sua biblioteca. Non che in essa manchino le opere di ampio respiro teorico o i grandi classici del pensiero politico, ma ciò che la distingue maggiormente è la presenza di numerosissime monografie di carattere tecnico, di taglio fortemente specialistico. In questo, il fondo stesso è molto rappresentativo del Parri postresistenziale: esso contiene i testi su cui si documentava un uomo impegnato in battaglie concrete, e con interessi altrettanto legati alla dimensione più ‘feriale’ della politica. Si spiega così la presenza dei bilanci di molte società. Così come si spiegano i testi relativi all’integrazione europea, alla riforma della scuola, al movimento della municipalizzazione, alla medicina del lavoro: tutte questioni su cui Parri si impegnò direttamente, come parlamentare e come uomo di cultura. Prendendo ad esempio il tema della cooperazione nel Vecchio continente, si potrà constatare che accanto ai libri veri e propri, scritti dai padri del movimento federalista o dai politici impegnati nelle prime fasi dell’esperimento comunitario, l’attenzione di Parri – testimoniata dalle sottolineature e dalle glosse – si soffermava anche sulla già vasta produzione di fascicoli ciclostilati (relazioni, progetti…) curati dalla nascente burocrazia europea. Giustamente la sua visione pragmatica della lotta politica è stata ricordata da diversi dei peraltro non numerosissimi autori che di lui e della sua opera hanno scritto. Tra gli altri, Luigi Anderlini ha messo in evidenza le competenze effettive di Parri, polemizzando energicamente con tutte le ricostruzioni volte a collegare la caduta del primo governo post-Liberazione all’impreparazione del suo presidente: riguardo a Parri, che conosceva benissimo, avendolo accompagnato nelle avventure dell’Astrolabio e della Sinistra indipendente, Anderlini ha invece sostenuto che fosse “uno dei pochi uomini politici italiani […] contemporaneamente capace di leggere correttamente un bilancio, di proporre una precisa politica industriale, di tracciare una linea politica unitaria e di indignarsi moralmente e politicamente”[15]. Ebbene, proprio in questa biblioteca si possono trovare le basi di questa sua preparazione e delle sue molteplici capacità. Come conseguenza di ciò, chi volesse approfondire lo studio dell’attività pubblica di Parri troverebbe un contributo valido in un’analisi dei temi ricorrenti nei volumi conservati nel fondo librario. Tra tale temi, oltre a quelli già menzionati, e oltre naturalmente alla storia del fascismo, dell’antifascismo e della Resistenza, spicca la politica internazionale: nel suo inesauribile interesse per tutto ciò che succedeva nel mondo, Parri prestava un’attenzione particolare per l’Europa orientale, e questo fin dagli anni tra le due guerre[16]. A questo proposito va senz’altro citato il caso della Jugoslavia, perché costituisce un ottimo esempio del modo in cui spesso in Parri l’interesse culturale e politico si intrecciasse strettamente con le sue esperienze personali: fin dalla prima guerra mondiale, e poi ancora nel periodo della Resistenza le sue responsabilità lo avevano portato a uno studio vigile di ciò che avveniva al di là della nostra frontiera orientale[17]. Riguardo ai paesi dell’Europa dell’est va ancora ricordata la continuità del suo impegno: uno dei dirigenti del movimento partigiano che meglio avvertirono la necessità di inquadrare in una dimensione europea la lotta antifascista e antinazista dei singoli paesi, dopo il 1945 dedicò molte delle sue energie al tentativo di dare vita a un organismo di coordinamento tra gli istituti di storia della seconda guerra mondiale. Proprio questa prospettiva, di perdurante sforzo per non lasciare che le nuove logiche della guerra fredda soffocassero del tutto le ragioni della comune esperienza resistenziale, contribuisce a spiegare i rapporti di Parri con le autorità politiche dei paesi del blocco sovietico, anche negli anni della sua militanza atlantista. Di tutto questo, ancora una volta il fondo librario conserva le tracce, grazie alla presenza di numerosi volumi pubblicati dalle edizioni in lingua straniera dei rispettivi partiti comunisti[18]. Un discorso analogo può essere fatto anche per la Cina: Parri era molto incuriosito da ciò che si muoveva nell’Oriente asiatico, e questa benevola curiosità, che lo portò a intessere numerose relazioni personali, lo spinse anche visitare questo grande paese e a impegnarsi per il suo riconoscimento diplomatico da parte dell’Italia e delle Nazioni Unite[19]. “All’indimenticabile Maurizio della Resistenza di ieri e di oggi” L’interesse di questo fondo ai fini della conoscenza di Parri nasce, oltre che dal contenuto dei libri, dal fatto che in moltissimi casi essi gli furono regalati, e grazie alle dediche ancora oggi riusciamo a intravedere la fitta maglia di rapporti personali che avvolgeva quest’uomo, pur tendenzialmente schivo di carattere. I volumi recanti una dedica sono oltre 680, donati da centinaia di persone diverse. Un esame del complesso dei dedicatori potrebbe essere molto utile ai fini della ricostruzione della vicenda biografica di Parri. In attesa di un’analisi più compiuta, si possono comunque formulare alcune considerazioni. In primo luogo colpisce la grande eterogeneità dell’insieme: tra gli autori delle dediche vi sono molte figure note, ma anche altrettante persone comuni, italiane e straniere, di numerose estrazioni politiche. Ci viene tra l’altro confermata la capacità di Parri di stringere rapporti di stima e in alcuni casi di vera amicizia con esponenti di schieramenti politici diversi e antagonisti: in questo senso sembrano particolarmente significative le relazioni instaurate e mantenute negli anni con diversi democristiani, come per esempio Amintore Fanfani e Giorgio Bo[20]. Altro elemento di non poco conto, soprattutto per una personalità di cui anche presentazioni biografiche tutt’altro che ostili hanno evidenziato il carattere distaccato e piuttosto freddo nelle relazioni personali[21], è la longevità di alcuni legami, che le dediche dimostrano essere durati per decenni. Ci sono poi alcuni casi – ad esempio quello di Bianca Ceva oppure di Ernesto Rossi – in cui i messaggi dedicatori lasciano intravedere rapporti di grande cordialità e quasi di complicità. Una seconda pista di indagine sulle dediche potrebbe essere quella che verte sul loro contenuto e sugli aspetti stilistici. Oltre a moltissime formule generiche di saluto e augurio, che costituiscono la parte largamente prevalente di questo corpus, troviamo in esso un vero campionario della retorica post-resistenziale, oltre a numerosi riferimenti ai diversi campi dell’impegno di Parri. Il dato forse più evidente è il persistente richiamo, come dedicatario, allo pseudonimo ‘Maurizio’, utilizzato nel periodo della clandestinità. Il frequentissimo ricordo della Resistenza assume anche altre forme, più o meno cariche di nostalgia. Del resto, se pure sarebbe sbagliato circoscrivere l’importanza di Parri per la storia italiana al periodo 1943-1945, è pur vero che per moltissime persone proprio quelli furono gli anni che segnarono le loro relazioni, anche successive, con lui: per cui, anche in dediche inviate molti anni dopo, continuano ad abbondare appellativi come “vessillifero”, “anima”, “eroe”, “coscienza morale” della Resistenza. In altri casi, inoltre, il ricordo del “Secondo Risorgimento” – anche questa un’espressione utilizzata in alcune dediche – è segnato da venature polemiche: è il tema della Resistenza tradita, che torna in qualche messaggio di saluto, fin dall’immediato dopoguerra[22], così come quello della stessa Resistenza come processo che deve continuare[23]. Vi sono inoltre non pochi libri donati a Parri come ringraziamento e riconoscimento per la sua costante azione di difesa della memoria della guerra partigiana[24]. Oltre al comandante del Corpo Volontari della Libertà, vengono omaggiati anche il presidente del Consiglio dell’Italia liberata, l’oppositore della legge-truffa, l’uomo – ormai settantenne – capace di guidare le manifestazioni popolari contro il governo Tambroni: sono questi gli altri momenti di maggiore visibilità sulla scena politica nazionale. Tuttavia, un numero probabilmente ancora superiore di dediche non è focalizzato sulle brevi fasi in cui Parri fu protagonista in primo piano, ma enfatizza invece il suo ruolo non episodico di maestro, di punto di riferimento morale, di coscienza critica[25]. Un’altra sua caratteristica che viene spesso ricordata, e che alcune dediche confermano, è la capacità di superare le barriere generazionali ed entrare in rapporto con persone molto più giovani di lui. Da questo punto di vista, la dedica più bella mi pare quella di Ugo Berti Arnoaldi, che nel 1970, quando Parri aveva già 80 anni, scrive: “Penso che 14 anni non vogliano dire, vorrei essere giovane come lei”. Ricordando i libri che Parri ricevette da altre persone, oltre ai doni veri e propri meritano infine un accenno anche le numerose opere per le quali egli accettò di scrivere la prefazione, e di cui anche per tale ragione conservò una copia: un impegno per cui – lo ha ricordato Enzo Collotti[26] – egli si attirò qualche critica dai suoi giovani collaboratori dell’INSMLI. Si può segnalare ancora che, nel fondo intestato a Parri presso l’Archivio Centrale dello Stato, tre buste (numeri 202-204) contengono manoscritti da lui ricevuti, diversi dei quali in forma di bozze, con correzioni per le quali si può ipotizzare un suo intervento. Il fondo presenta ancora un elemento interessante su cui soffermarsi: le note di possesso autografe di Parri. Mentre, come già segnalato, la maggior parte dei volumi raccolti è successiva al 1945, esse sono apposte quasi esclusivamente su quelli risalenti a prima della guerra. Per spiegare il cambio di abitudini che questo fatto presuppone possono essere formulate due ipotesi: almeno in parte si può ritenere che i volumi acquisiti prima del periodo della Resistenza siano stati contrassegnati proprio perché da lui stesso scelti e comprati, piuttosto che ricevuti in dono, e che pertanto egli li considerasse – più degli altri: cioè di quelli che costituiscono il grosso del fondo – un suo patrimonio personale. Ma soprattutto, accogliendo un’osservazione del figlio, si potrebbe ritenere quella di marcare i suoi libri un’abitudine “da militare e da vecchio scapolo”[27], abbandonata quando, trasferitosi a Roma in una situazione abitativa più regolare e stabile, Parri non ebbe più bisogno di quelle precauzioni che invece avevano potuto essergli utili in occasione dei numerosi traslochi della prima parte della sua vita. NOTA METODOLOGICA • Tra i documenti ceduti all’INSMLI vi era un numero rilevante di periodici. Man mano che procedeva la catalogazione, essi sono stati spostati nella sezione Seriali della biblioteca dell’Istituto. Alla loro provenienza originaria gli operatori di SBN possono tuttora risalire facendo ricorso alle note di inventario del sistema. Gli utenti dell’INSMLI hanno invece a loro disposizione un elenco a stampa delle testate periodiche che facevano parte del fondo. Per descrivere in modo sintetico – e per grandi nuclei – questi documenti, si può cominciare rilevando che Parri possedeva una collezione quasi completa di alcune delle riviste a cui prestò la sua collaborazione nel dopoguerra, come l’Astrolabio, Il Ponte e Lettera ai compagni, organo della FIAP; manca invece Nuova Repubblica, l’organo di Unità Popolare. Vi sono poi molti numeri di altri importanti periodici di politica e cultura, come la Nuova antologia, Comunità, Nuovi argomenti. Facevano parte della biblioteca di Parri molte altre pubblicazioni che ancora una volta testimoniano dell’ampiezza e della varietà dei suoi interessi: riviste storiche, in particolare quelle curate dai diversi istituti che in Italia e in Europa si occupavano dei movimenti di resistenza; giornali di politica internazionale, di economia e di statistica; bollettini dei diversi gruppi parlamentari; pubblicazioni delle istituzioni europee; infine un buon numero di periodici riguardanti il mondo della scuola. Anche moltissime delle pubblicazioni aziendali – come i resoconti delle assemblee dei soci o i bilanci – per il loro carattere seriale sono state inserite nella sezione periodici della biblioteca INSMLI. • Solo delle dediche che presentino qualche interesse o qualche peculiarità è dato in nota un breve sunto, oppure una trascrizione, parziale o integrale. Per tutte viene invece riportata la formula con cui è indicato il destinatario. • La copertina di alcuni testi – quasi esclusivamente trascrizioni di discorsi parlamentari – porta la scritta “senatore Parri”, a mano o dattiloscritta: con ogni evidenza si tratta di opere che gli autori destinavano a tutti i loro colleghi, i cui nomi venivano copiati per la consegna; pertanto questo specifico tipo di indicazione non è stato trattato come una dedica. • Non vengono considerate dediche, e dunque non vengono trattate in tal senso nell’indice degli autori di dedica posto in fondo a questo volume, neanche i biglietti da visita stampati allegati ai volumi che non presentino scritte a mano o firme. • Nel catalogo per autori e titoli sono riportati soltanto i nomi di coloro a cui può essere attribuita una responsabilità intellettuale principale; nel caso di opere con più di tre autori, soltanto il primo nome. Tutte le persone citate sul frontespizio – compresi dunque i curatori, ma in via generale non i traduttori – possono invece essere ritrovate nell’indice generale dei nomi. • Nelle note sono stati evidenziati i contributi di Parri (relazioni, prefazioni, discorsi...) presenti in un volume, anche quando il suo nome non figura sul frontespizio; a partire da queste note è stato poi compilato un indice dei suoi scritti contenuti nel fondo librario a lui intestato. Esso non costituisce una bibliografia completa, dato che un autore non necessariamente possiede tutte le opere a cui ha contribuito; tuttavia, vista soprattutto la grande generosità di Parri nel concedere prefazioni e introduzioni, tale indice potrebbe essere utile per chi fosse interessato a ricostruire tutta la sua produzione intellettuale, compresa quella “minore”. Una bibliografia degli scritti di Parri è già stata realizzata dai curatori della raccolta di Scritti 1915/1975[28]: essa non è però mai stata pubblicata, e rimangono pertanto solo gli schedoni su cui essi lavorarono, conservati presso l’archivio dell’INSMLI. • I numeri sono riportati nel catalogo così come compaiono sul frontespizio dei volumi. Per maggiore fedeltà all’originale, non è stata dunque qui seguita la norma delle Regole italiane di catalogazione per autore che prevede che tutti i numeri ordinali vengano trascritti secondo un unico formato, cioè con un numero arabo seguito da un punto. • In questo catalogo non vengono presentati alcuni documenti che, pur appartenendo al fondo e pur essendo ancora fisicamente collocati insieme a tutti gli altri, non offrono nessun interesse, almeno ai fini di questa pubblicazione: si tratta in tutto di qualche decina di opere, come cartine di città, opuscoli prodotti da uffici del turismo… Allo stesso modo il catalogo non riporta alcune pubblicazioni (bilanci e resoconti di assemblee aziendali), che non sono state spostate tra i seriali per ragioni puramente tecniche. • Per l’intestazione dei discorsi di capi dello stato o membri di governo è stata seguita la prassi attuale – che differisce da quanto prescrivono le RICA – per cui essi figurano sotto il nome della personalità responsabile. Diversa è la fattispecie delle relazioni presentate al parlamento da ministri, in cui effettivamente questi ultimi intervengono come portatori di una carica istituzionale: in questo caso i documenti sono stati intestati all’organo amministrativo (secondo il modello Italia, Ministero …). • Nel caso di congressi il cui titolo non sia distintivo, l’intestazione non è stata fatta all’ente promotore, come prevederebbero le RICA, ma al titolo stesso: all’ente si può comunque essere ricondotti tramite l’indice dei nomi, altrimenti il titolo si perderebbe Aggiungere che in generale le Rica sono per molti versi aggirabili, soprattutto per i rimandi, grazie allo strumento informatico che permette una maggiore facilità di ricerche. “Studiare scrupolosamente i problemi economici e sociali”, e ancora “lavorare sui dettagli, più che sui principi generali”: questi erano i piani di Ferruccio Parri “per dopo la liberazione”, secondo quanto riferiva l’amico Leo Valiani[29]; oggi queste parole possono essere riprese per definire in maniera assai calzante sia il metodo di lavoro seguito da Parri, sia l’insieme dei libri da lui raccolti. La biblioteca che viene qui presentata non corrisponde se non in parte a quella che ci si aspetterebbe di trovare in casa di un intellettuale, se si intende questo termine nell’accezione più restrittiva. Ma d’altra parte in questo catalogo non sono rintracciabili – ed è bene chiarirlo fin da subito – tutti i libri che appartennero a questa personalità, che pure, nella sua distintiva poliedricità, svolse anche attività di carattere intellettuale. In particolare mancano quasi completamente le opere acquisite da Parri proprio in quelle stagioni della sua vita in cui egli si dedicò prevalentemente allo studio: mi riferisco agli anni del confino e a tutto il lungo periodo successivo, durante il quale per la sua opposizione al regime fascista gli furono impediti impegni e responsabilità di tipo più militante. In queste fasi di grandissima importanza per il delinearsi della sua personalità[30], non casualmente una parte molto consistente del suo tempo fu dedicata alla lettura e al lavoro di recensore, come ci viene testimoniato tra l’altro da alcune delle lettere conservate nel suo archivio privato[31]. Purtroppo, moltissimi dei libri del Parri giovane studente, dell’impegnato giornalista dei primi anni ‘20, dell’antifascista confinato e poi dello studioso al servizio della Edison, sono andati perduti: il figlio, Giorgio, ritiene che la biblioteca di suo padre sia stata in gran parte distrutta durante uno dei bombardamenti aerei su Milano dell’agosto del 1943, mentre i tre membri della famiglia – Ferruccio, la moglie Ester Verrua e il giovane Giorgio stesso – erano sfollati a Voghera. Secondo questa ricostruzione, prima di lasciare Milano e la casa di via Buonarroti dove abitavano, Ester Parri aveva quasi interamente riposto in scatole la biblioteca sua e del marito, sistemando poi questi pacchi in una cantina; una bomba incendiaria colpì e distrusse proprio il lato dell’edificio dove si trovava quella cantina, mentre i pochi volumi che erano rimasti sui loro scaffali, in un’altra ala del palazzo, sarebbero dunque gli unici superstiti di questo bombardamento[32]. Ciò che appare con evidenza è che i libri giunti in possesso all’INSMLI, oggi consultabili presso la sala di lettura dell’istituto, sono in larghissima parte posteriori alla fine della seconda guerra, e quindi testimoniano soprattutto degli interessi e delle curiosità del Parri post-resistenziale. In parte si tratta di volumi che egli acquistò personalmente. Dalla testimonianza del figlio sappiamo anche che amava frequentare i mercatini dei librai: l’acquisto di opere di seconda mano può tra l’altro spiegare le note di possesso relative a terzi che sono presenti su alcuni esemplari. Giorgio Parri ricorda anche che il padre, per soddisfare le sue curiosità di bibliofilo, si riforniva in una libreria specializzata di Milano, gestita da un suo compagno di confino a Lipari, un certo Francesco Porcelli. Un’altra parte molto consistente del fondo è costituita da doni, ricevuti dagli editori, dagli autori, ma qualche volta anche da cittadini sconosciuti che desideravano così rendere omaggio a un grande punto di riferimento dell’Italia della Resistenza e della Repubblica. Il fondo Parri all’INSMLI di Milano Per terminare la descrizione della storia di questa biblioteca è necessario spendere qualche riga per ricostruire le modalità e i tempi con cui essa giunse alla sua attuale collocazione. Va detto innanzitutto che – come accennato in nota – il patrimonio di Parri venne concesso dagli eredi in parte all’INSMLI e in parte all’Archivio centrale dello Stato. Interrogato direttamente sulle ragioni di tale scelta e sui criteri seguiti per la suddivisione, Giorgio Parri ha risposto che i responsabili del ente romano furono semplicemente più veloci nel formulare una richiesta e che – data la sua esigenza di riordinare la casa paterna – questa maggiore rapidità fu determinante: egli afferma di avere pertanto concesso ai funzionari dell’ACS la possibilità di selezionare tutto ciò che potesse essere di loro interesse. Ha aggiunto che a suo parere all’INSMLI, che Parri aveva fatto nascere trent’anni prima, si aspettavano che libri e documenti del fondatore sarebbero lì giunti quasi naturalmente, e che forse per questa ragione dovettero passare alcuni mesi prima che da Milano qualcuno si rivolgesse alla famiglia per proporre di effettuare una donazione. Sempre secondo quanto ricordato dal figlio Giorgio, ciò avvenne nonostante il fatto che già mentre Parri era ricoverato all’ospedale militare del Celio, dall’Istituto fosse giunta una lettera in cui si auspicava il versamento dell’archivio[33]. In realtà dai verbali del consiglio direttivo dell’INSMLI risulta che la proposta di avanzare “una richiesta formale alla famiglia Parri per l’archivio e la biblioteca” venne formulata già nel febbraio 1982, cioè subito dopo la morte di Ferruccio, avvenuta nel dicembre 1981, anche se ignoriamo quando esattamente tale richiesta fu inoltrata[34]. In effetti, tra le carte dell’istituto vi è un accenno a un carteggio intercorso nei mesi successivi con Giorgio Parri[35]. Tuttavia, che fosse esclusivamente per una questione di tempi come affermato dall’erede diretto, oppure per altre ragioni, gli auspici dell’INSMLI non furono realizzati che in parte: e così le sezioni più interessanti del materiale archivistico vennero assegnate all’Archivio centrale dello Stato[36]. All’INSMLI furono invece ceduti i libri, oltre a numerose scatole di documenti. L’acquisizione avvenne nell’inverno 1982-1983: entro il febbraio 1983 infatti tutto il materiale risultava trasferito nel magazzino dell’istituto[37]. Gli eredi scelsero da tenere con sé, per proprio interesse o per affetto nei confronti del congiunto defunto, soltanto alcuni volumi, che sono ancora oggi in loro possesso: si tratta in particolare di una Bibbia, che porta l’annotazione a mano “Ustica 1928” e di alcune opere dello storiografo tedesco Ferdinand Gregorovius. Va poi riportata un’affermazione di Guido Quazza, secondo il quale il fondo donato all’Istituto nazionale corrisponderebbe soltanto a una parte della biblioteca[38]. Ciò peraltro contrasta con una relazione dell’INSMLI su La Biblioteca-Emeroteca di Ferruccio Parri, stilata ad uso interno nel settembre 1986, in cui si afferma che essa, “a differenza dell’Archivio, ci è giunta integra”[39]. Negli anni successivi il lascito fu riordinato e inventariato; man mano che procedeva questo lavoro i libri venivano tolti dagli scatoloni del trasloco e trovavano la loro collocazione sugli scaffali della biblioteca dell’istituto la quale, è opportuno ricordarlo, proprio a Parri è intitolata. Purtroppo, prima che questa sistemazione venisse ultimata, alcuni libri furono danneggiati da infiltrazioni d’acqua nel magazzino[40], e questo spiega le tracce di umidità ancora riscontrabili su alcuni di essi. Sul periodo successivo alla donazione si può ricordare ancora un dettaglio: i poco numerosi riferimenti al lascito rintracciati nell’archivio dell’INSMLI non concordano completamente riguardo alla quantità del materiale acquisito: nella lettera con cui Guido Quazza ringraziava Giorgio Parri, si parla di 210 scatole[41], mentre la già più volte citata relazione a cura di Gilberto Bolliger riferisce di “280 cartoni depositati presso il magazzino dell’Istituto”. Fin da subito, le persone a cui fu affidato il compito del riordino misero in evidenza quella che ancora oggi costituisce una delle caratteristiche salienti del materiale donato (e una delle maggiori difficoltà per chi debba farne una presentazione), cioè “la compenetrazione esistente tra Archivio e Biblioteca/Emeroteca”: sia come comunanza di tematiche, come sarà possibile riscontrare anche da un confronto rapido tra il catalogo dei libri e l’inventario del fondo archivistico consultabile presso l’istituto; sia a causa dell’abbondante quantità di documenti (opuscoli, pieghevoli, ciclostilati…) per i quali la divisione tra parte archivistica e libraria è stata decisamente ardua. “Il prezzo delle patate” Nel 1963, in un articolo in cui, esprimendo il suo punto di vista sul centro-sinistra, Parri si rivolgeva soprattutto ai socialisti, egli ricordava loro che “il prezzo delle patate è importante come le riforme di struttura, e più importante dei grandi principi”[42]. Questo richiamo alla concretezza non costituisce un semplice espediente retorico; al contrario, la volontà di conoscere a fondo le questioni di cui si occupava, anche negli aspetti più particolari, è una delle caratteristiche peculiari e più importanti dello stile di Parri, e ciò emerge con evidenza dalla sua biblioteca. Non che in essa manchino le opere di ampio respiro teorico o i grandi classici del pensiero politico, ma ciò che la distingue maggiormente è la presenza di numerosissime monografie di carattere tecnico, di taglio fortemente specialistico. In questo, il fondo stesso è molto rappresentativo del Parri postresistenziale: esso contiene i testi su cui si documentava un uomo impegnato in battaglie concrete, e con interessi altrettanto legati alla dimensione più ‘feriale’ della politica. Si spiega così la presenza dei bilanci di molte società. Così come si spiegano i testi relativi all’integrazione europea, alla riforma della scuola, al movimento della municipalizzazione, alla medicina del lavoro: tutte questioni su cui Parri si impegnò direttamente, come parlamentare e come uomo di cultura. Prendendo ad esempio il tema della cooperazione nel Vecchio continente, si potrà constatare che accanto ai libri veri e propri, scritti dai padri del movimento federalista o dai politici impegnati nelle prime fasi dell’esperimento comunitario, l’attenzione di Parri – testimoniata dalle sottolineature e dalle glosse – si soffermava anche sulla già vasta produzione di fascicoli ciclostilati (relazioni, progetti…) curati dalla nascente burocrazia europea. Giustamente la sua visione pragmatica della lotta politica è stata ricordata da diversi dei peraltro non numerosissimi autori che di lui e della sua opera hanno scritto. Tra gli altri, Luigi Anderlini ha messo in evidenza le competenze effettive di Parri, polemizzando energicamente con tutte le ricostruzioni volte a collegare la caduta del primo governo post-Liberazione all’impreparazione del suo presidente: riguardo a Parri, che conosceva benissimo, avendolo accompagnato nelle avventure dell’Astrolabio e della Sinistra indipendente, Anderlini ha invece sostenuto che fosse “uno dei pochi uomini politici italiani […] contemporaneamente capace di leggere correttamente un bilancio, di proporre una precisa politica industriale, di tracciare una linea politica unitaria e di indignarsi moralmente e politicamente”[43]. Ebbene, proprio in questa biblioteca si possono trovare le basi di questa sua preparazione e delle sue molteplici capacità. Come conseguenza di ciò, chi volesse approfondire lo studio dell’attività pubblica di Parri troverebbe un contributo valido in un’analisi dei temi ricorrenti nei volumi conservati nel fondo librario. Tra tale temi, oltre a quelli già menzionati, e oltre naturalmente alla storia del fascismo, dell’antifascismo e della Resistenza, spicca la politica internazionale: nel suo inesauribile interesse per tutto ciò che succedeva nel mondo, Parri prestava un’attenzione particolare per l’Europa orientale, e questo fin dagli anni tra le due guerre[44]. A questo proposito va senz’altro citato il caso della Jugoslavia, perché costituisce un ottimo esempio del modo in cui spesso in Parri l’interesse culturale e politico si intrecciasse strettamente con le sue esperienze personali: fin dalla prima guerra mondiale, e poi ancora nel periodo della Resistenza le sue responsabilità lo avevano portato a uno studio vigile di ciò che avveniva al di là della nostra frontiera orientale[45]. Riguardo ai paesi dell’Europa dell’est va ancora ricordata la continuità del suo impegno: uno dei dirigenti del movimento partigiano che meglio avvertirono la necessità di inquadrare in una dimensione europea la lotta antifascista e antinazista dei singoli paesi, dopo il 1945 dedicò molte delle sue energie al tentativo di dare vita a un organismo di coordinamento tra gli istituti di storia della seconda guerra mondiale. Proprio questa prospettiva, di perdurante sforzo per non lasciare che le nuove logiche della guerra fredda soffocassero del tutto le ragioni della comune esperienza resistenziale, contribuisce a spiegare i rapporti di Parri con le autorità politiche dei paesi del blocco sovietico, anche negli anni della sua militanza atlantista. Di tutto questo, ancora una volta il fondo librario conserva le tracce, grazie alla presenza di numerosi volumi pubblicati dalle edizioni in lingua straniera dei rispettivi partiti comunisti[46]. Un discorso analogo può essere fatto anche per la Cina: Parri era molto incuriosito da ciò che si muoveva nell’Oriente asiatico, e questa benevola curiosità, che lo portò a intessere numerose relazioni personali, lo spinse anche visitare questo grande paese e a impegnarsi per il suo riconoscimento diplomatico da parte dell’Italia e delle Nazioni Unite[47]. “All’indimenticabile Maurizio della Resistenza di ieri e di oggi” L’interesse di questo fondo ai fini della conoscenza di Parri nasce, oltre che dal contenuto dei libri, dal fatto che in moltissimi casi essi gli furono regalati, e grazie alle dediche ancora oggi riusciamo a intravedere la fitta maglia di rapporti personali che avvolgeva quest’uomo, pur tendenzialmente schivo di carattere. I volumi recanti una dedica sono oltre 680, donati da centinaia di persone diverse. Un esame del complesso dei dedicatori potrebbe essere molto utile ai fini della ricostruzione della vicenda biografica di Parri. In attesa di un’analisi più compiuta, si possono comunque formulare alcune considerazioni. In primo luogo colpisce la grande eterogeneità dell’insieme: tra gli autori delle dediche vi sono molte figure note, ma anche altrettante persone comuni, italiane e straniere, di numerose estrazioni politiche. Ci viene tra l’altro confermata la capacità di Parri di stringere rapporti di stima e in alcuni casi di vera amicizia con esponenti di schieramenti politici diversi e antagonisti: in questo senso sembrano particolarmente significative le relazioni instaurate e mantenute negli anni con diversi democristiani, come per esempio Amintore Fanfani e Giorgio Bo[48]. Altro elemento di non poco conto, soprattutto per una personalità di cui anche presentazioni biografiche tutt’altro che ostili hanno evidenziato il carattere distaccato e piuttosto freddo nelle relazioni personali[49], è la longevità di alcuni legami, che le dediche dimostrano essere durati per decenni. Ci sono poi alcuni casi – ad esempio quello di Bianca Ceva oppure di Ernesto Rossi – in cui i messaggi dedicatori lasciano intravedere rapporti di grande cordialità e quasi di complicità. Una seconda pista di indagine sulle dediche potrebbe essere quella che verte sul loro contenuto e sugli aspetti stilistici. Oltre a moltissime formule generiche di saluto e augurio, che costituiscono la parte largamente prevalente di questo corpus, troviamo in esso un vero campionario della retorica post-resistenziale, oltre a numerosi riferimenti ai diversi campi dell’impegno di Parri. Il dato forse più evidente è il persistente richiamo, come dedicatario, allo pseudonimo ‘Maurizio’, utilizzato nel periodo della clandestinità. Il frequentissimo ricordo della Resistenza assume anche altre forme, più o meno cariche di nostalgia. Del resto, se pure sarebbe sbagliato circoscrivere l’importanza di Parri per la storia italiana al periodo 1943-1945, è pur vero che per moltissime persone proprio quelli furono gli anni che segnarono le loro relazioni, anche successive, con lui: per cui, anche in dediche inviate molti anni dopo, continuano ad abbondare appellativi come “vessillifero”, “anima”, “eroe”, “coscienza morale” della Resistenza. In altri casi, inoltre, il ricordo del “Secondo Risorgimento” – anche questa un’espressione utilizzata in alcune dediche – è segnato da venature polemiche: è il tema della Resistenza tradita, che torna in qualche messaggio di saluto, fin dall’immediato dopoguerra[50], così come quello della stessa Resistenza come processo che deve continuare[51]. Vi sono inoltre non pochi libri donati a Parri come ringraziamento e riconoscimento per la sua costante azione di difesa della memoria della guerra partigiana[52]. Oltre al comandante del Corpo Volontari della Libertà, vengono omaggiati anche il presidente del Consiglio dell’Italia liberata, l’oppositore della legge-truffa, l’uomo – ormai settantenne – capace di guidare le manifestazioni popolari contro il governo Tambroni: sono questi gli altri momenti di maggiore visibilità sulla scena politica nazionale. Tuttavia, un numero probabilmente ancora superiore di dediche non è focalizzato sulle brevi fasi in cui Parri fu protagonista in primo piano, ma enfatizza invece il suo ruolo non episodico di maestro, di punto di riferimento morale, di coscienza critica[53]. Un’altra sua caratteristica che viene spesso ricordata, e che alcune dediche confermano, è la capacità di superare le barriere generazionali ed entrare in rapporto con persone molto più giovani di lui. Da questo punto di vista, la dedica più bella mi pare quella di Ugo Berti Arnoaldi, che nel 1970, quando Parri aveva già 80 anni, scrive: “Penso che 14 anni non vogliano dire, vorrei essere giovane come lei”. Ricordando i libri che Parri ricevette da altre persone, oltre ai doni veri e propri meritano infine un accenno anche le numerose opere per le quali egli accettò di scrivere la prefazione, e di cui anche per tale ragione conservò una copia: un impegno per cui – lo ha ricordato Enzo Collotti[54] – egli si attirò qualche critica dai suoi giovani collaboratori dell’INSMLI. Si può segnalare ancora che, nel fondo intestato a Parri presso l’Archivio Centrale dello Stato, tre buste (numeri 202-204) contengono manoscritti da lui ricevuti, diversi dei quali in forma di bozze, con correzioni per le quali si può ipotizzare un suo intervento. Il fondo presenta ancora un elemento interessante su cui soffermarsi: le note di possesso autografe di Parri. Mentre, come già segnalato, la maggior parte dei volumi raccolti è successiva al 1945, esse sono apposte quasi esclusivamente su quelli risalenti a prima della guerra. Per spiegare il cambio di abitudini che questo fatto presuppone possono essere formulate due ipotesi: almeno in parte si può ritenere che i volumi acquisiti prima del periodo della Resistenza siano stati contrassegnati proprio perché da lui stesso scelti e comprati, piuttosto che ricevuti in dono, e che pertanto egli li considerasse – più degli altri: cioè di quelli che costituiscono il grosso del fondo – un suo patrimonio personale. Ma soprattutto, accogliendo un’osservazione del figlio, si potrebbe ritenere quella di marcare i suoi libri un’abitudine “da militare e da vecchio scapolo”[55], abbandonata quando, trasferitosi a Roma in una situazione abitativa più regolare e stabile, Parri non ebbe più bisogno di quelle precauzioni che invece avevano potuto essergli utili in occasione dei numerosi traslochi della prima parte della sua vita. NOTA METODOLOGICA • Tra i documenti ceduti all’INSMLI vi era un numero rilevante di periodici. Man mano che procedeva la catalogazione, essi sono stati spostati nella sezione Seriali della biblioteca dell’Istituto. Alla loro provenienza originaria gli operatori di SBN possono tuttora risalire facendo ricorso alle note di inventario del sistema. Gli utenti dell’INSMLI hanno invece a loro disposizione un elenco a stampa delle testate periodiche che facevano parte del fondo. Per descrivere in modo sintetico – e per grandi nuclei – questi documenti, si può cominciare rilevando che Parri possedeva una collezione quasi completa di alcune delle riviste a cui prestò la sua collaborazione nel dopoguerra, come l’Astrolabio, Il Ponte e Lettera ai compagni, organo della FIAP; manca invece Nuova Repubblica, l’organo di Unità Popolare. Vi sono poi molti numeri di altri importanti periodici di politica e cultura, come la Nuova antologia, Comunità, Nuovi argomenti. Facevano parte della biblioteca di Parri molte altre pubblicazioni che ancora una volta testimoniano dell’ampiezza e della varietà dei suoi interessi: riviste storiche, in particolare quelle curate dai diversi istituti che in Italia e in Europa si occupavano dei movimenti di resistenza; giornali di politica internazionale, di economia e di statistica; bollettini dei diversi gruppi parlamentari; pubblicazioni delle istituzioni europee; infine un buon numero di periodici riguardanti il mondo della scuola. Anche moltissime delle pubblicazioni aziendali – come i resoconti delle assemblee dei soci o i bilanci – per il loro carattere seriale sono state inserite nella sezione periodici della biblioteca INSMLI. • Solo delle dediche che presentino qualche interesse o qualche peculiarità è dato in nota un breve sunto, oppure una trascrizione, parziale o integrale. Per tutte viene invece riportata la formula con cui è indicato il destinatario. • La copertina di alcuni testi – quasi esclusivamente trascrizioni di discorsi parlamentari – porta la scritta “senatore Parri”, a mano o dattiloscritta: con ogni evidenza si tratta di opere che gli autori destinavano a tutti i loro colleghi, i cui nomi venivano copiati per la consegna; pertanto questo specifico tipo di indicazione non è stato trattato come una dedica. • Non vengono considerate dediche, e dunque non vengono trattate in tal senso nell’indice degli autori di dedica posto in fondo a questo volume, neanche i biglietti da visita stampati allegati ai volumi che non presentino scritte a mano o firme. • Nel catalogo per autori e titoli sono riportati soltanto i nomi di coloro a cui può essere attribuita una responsabilità intellettuale principale; nel caso di opere con più di tre autori, soltanto il primo nome. Tutte le persone citate sul frontespizio – compresi dunque i curatori, ma in via generale non i traduttori – possono invece essere ritrovate nell’indice generale dei nomi. • Nelle note sono stati evidenziati i contributi di Parri (relazioni, prefazioni, discorsi...) presenti in un volume, anche quando il suo nome non figura sul frontespizio; a partire da queste note è stato poi compilato un indice dei suoi scritti contenuti nel fondo librario a lui intestato. Esso non costituisce una bibliografia completa, dato che un autore non necessariamente possiede tutte le opere a cui ha contribuito; tuttavia, vista soprattutto la grande generosità di Parri nel concedere prefazioni e introduzioni, tale indice potrebbe essere utile per chi fosse interessato a ricostruire tutta la sua produzione intellettuale, compresa quella “minore”. Una bibliografia degli scritti di Parri è già stata realizzata dai curatori della raccolta di Scritti 1915/1975[56]: essa non è però mai stata pubblicata, e rimangono pertanto solo gli schedoni su cui essi lavorarono, conservati presso l’archivio dell’INSMLI. • I numeri sono riportati nel catalogo così come compaiono sul frontespizio dei volumi. Per maggiore fedeltà all’originale, non è stata dunque qui seguita la norma delle Regole italiane di catalogazione per autore che prevede che tutti i numeri ordinali vengano trascritti secondo un unico formato, cioè con un numero arabo seguito da un punto. • In questo catalogo non vengono presentati alcuni documenti che, pur appartenendo al fondo e pur essendo ancora fisicamente collocati insieme a tutti gli altri, non offrono nessun interesse, almeno ai fini di questa pubblicazione: si tratta in tutto di qualche decina di opere, come cartine di città, opuscoli prodotti da uffici del turismo… Allo stesso modo il catalogo non riporta alcune pubblicazioni (bilanci e resoconti di assemblee aziendali), che non sono state spostate tra i seriali per ragioni puramente tecniche. • Per l’intestazione dei discorsi di capi dello stato o membri di governo è stata seguita la prassi attuale – che differisce da quanto prescrivono le RICA – per cui essi figurano sotto il nome della personalità responsabile. Diversa è la fattispecie delle relazioni presentate al parlamento da ministri, in cui effettivamente questi ultimi intervengono come portatori di una carica istituzionale: in questo caso i documenti sono stati intestati all’organo amministrativo (secondo il modello Italia, Ministero …). • Nel caso di congressi il cui titolo non sia distintivo, l’intestazione non è stata fatta all’ente promotore, come prevederebbero le RICA, ma al titolo stesso: all’ente si può comunque essere ricondotti tramite l’indice dei nomi, altrimenti il titolo si perderebbe Aggiungere che in generale le Rica sono per molti versi aggirabili, soprattutto per i rimandi, grazie allo strumento informatico che permette una maggiore facilità di ricerche. [1] Cfr. Leo Valiani, Tutte le strade conducono a Roma: diario di un uomo nella guerra di un popolo, Firenze, La Nuova Italia, 1947, p. 119. L’autore parla anche di “lento empirico riformismo”: un’altra espressione pertinente rispetto alle linee di fondo della biblioteca di Parri, come si vedrà meglio più avanti. [2] Tra gli altri, hanno sottolineato il rilievo del periodo antecedente la seconda guerra Guido Quazza (Profilo di Ferruccio Parri, in “Studi piacentini”, n. 3, 1988) e Giovanni De Luna (Tra antifascismo e Resistenza, in “Storia e memoria”, n. 1, 1992): quest’ultimo in particolare ha parlato di “anni cruciali, che ne definirono una compiuta maturità esistenziale e intellettuale, fissando le coordinate al cui interno si inscriveranno tutte le successive tappe della sua lunga vicenda biografica” (p. 27). Per una ricostruzione della vita di Parri, è finalmente disponibile una prima biografia: Luca Polese Remaggi, La nazione perduta. Ferruccio Parri nel Novecento italiano, Bologna, Il Mulino, 2004. [3] Nelle lettere mandate ai familiari nel periodo del confino, Parri faceva spesso riferimento ai libri e alle riviste che leggeva, e agli scambi di volumi e consigli letterari con Nello Rosselli (cfr. in particolare le lettere per il padre, Fedele Parri, in Archivio centrale dello Stato, Fondo Parri Ferruccio, b. 232, fasc. 2102). L’epistolario di Parri, insieme a una parte significativa del suo archivio privato, è oggi conservato presso l’Archivio centrale dello Stato. Si veda più avanti come e perché le carte a lui appartenute vennero spartite, dopo la sua morte, tra Roma e Milano. [4] Conversazione di chi scrive con Giorgio Parri, Roma, 5 novembre 2001. In mancanza di altre fonti documentarie, i ricordi di Giorgio Parri sono fondamentali per ricostruire la formazione della biblioteca paterna e le vicende successive, fino al trasferimento a Milano. [5] Giorgio Parri ritiene anche che il padre potesse avere fatto all’INSMLI “una mezza promessa” in questo senso. [6] INSMLI, [7] Ivi, Archivio corrente, Verbali dei Consigli direttivi, seduta del 6 febbraio 1982. seduta del 9 ottobre 1982. [8] Questo lascito fu perfezionato formalmente solo nel 1985. Cfr. Introduzione di Paola Puzzuoli alla guida-inventario dell’archivio Parri, dattiloscritto conservato presso l’ACS, datato Novembre 1993; l’introduzione non fa menzione della donazione a favore dell’INSMLI. [9] Cfr. lettera di Guido Quazza a Giorgio Parri, 22 febbraio 1983, in INSMLI, Archivio corrente, A4, b. 1982-1996, fasc. Dal 1982 al 1987. [10] “Strade varie e diverse hanno percorso i libri di Parri, sebbene un cospicuo numero si trovi oggi presso la biblioteca a lui intitolata” (G. Quazza, Profilo di Ferruccio Parri, cit.). Lo stesso autore parla della “dispersione di carte e di libri che seguì alla scomparsa”. [11] La Biblioteca-Emeroteca di Ferruccio Parri, relazione firmata da Gilberto Bolliger e datata Milano, 12 settembre 1986, INSMLI, Archivio corrente, Biblioteca. [12] Cfr. ancora la relazione di G. Bolliger. [13] Cfr. lettera di Guido Quazza a Giorgio Parri, 22 febbraio 1983, in INSMLI, Archivio corrente, A4, b. 1982-1996, fasc. Dal 1982 al 1987. [14] Proseguire sulla via del centro-sinistra, in “L’Astrolabio”, 25 maggio 1963, ora in Ferruccio Parri, Scritti 1915/1975, a cura di Enzo Collotti, Giorgio Rochat, Gabriela Solaro Pelazza, Paolo Speziale, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 259. [15] Luigi Anderlini, Introduzione, in Ferruccio Parri: 60 anni di storia italiana, Bari, De Donato, 1993, p. 16. L’autore ricollega questo pragmatismo da un lato all’eredità risorgimentale di Cattaneo e Pisacane, dall’altro all’”anti-ideologismo” del positivismo milanese di fine Ottocento. In una testimonianza raccolta nello stesso volume, Bruno Pagani ha parlato di “estremo rigore nel documentarsi su tutti gli aspetti economici e sociali per tutti i problemi di cui veniva via via ad occuparsi” (p. 169). Su questi temi si veda anche Mario Boneschi, Parri, un uomo solo, in “Nuova antologia”, n. 2173, 1990. [16] Tra i volumi che recano il timbro della Pubblica sicurezza di Lipari, una delle località dove Parri fu inviato al confino, ve ne sono due sulla Lettonia. [17] Aldo Aniasi (Parri: L’avventura umana militare e politica di Maurizio, Torino, ERI, 1991, p. 155) riferisce della proposta fatta a Parri dal ministro Sforza di assumere la responsabilità dell’ambasciata a Belgrado, proposta che sarebbe stata determinata proprio dal suo costante interessamento per quel paese, “fatto di amor di patria, di senso della giustizia, ma anche di comprensione per l’atteggiamento jugoslavo”. Lo stesso Aniasi ricorda anche un applauditissimo intervento parlamentare dell’ormai ultraottantenne Parri in merito alle iniziative diplomatiche che sarebbero poi sfociate nel trattato di Osimo. [18] Sulle scelte di politica estera di Parri, sul suo atlantismo critico ed anche sui suoi rapporti con i comunisti, si veda il breve ma suggestivo intervento di Alessandro Natta, Alla Costituente e in Parlamento, in “Storia e memoria”, n. 1, 1992. Il tema del rapporto dinamico tra antifascismo e anticomunismo è poi trattato approfonditamente in Polese Remaggi, La nazione perduta, cit. (in particolare pp. 319 e ss.) [19] Cfr. Aniasi, Parri, cit., pp. 253-254. Il primo libro dedicato alla Cina tra quelli conservati nel fondo è addirittura del 1932: si tratta di La Cina oggi, di Marc Chadourne. L’interesse spiccato di Parri per la Cina e per la Jugoslavia è sottolineato più volte anche da Polese Remaggi (La nazione perduta, cit.), che lo ricollega alla capacità di questi due paesi di risolvere in modo innovativo il nesso tra nazione e trasformazione della società. [20] A questo proposito Tullia Carettoni ha ricordato che queste relazioni non si limitavano all’aspetto strettamente personale: dall'opposizione Parri fu capace di instaurare collaborazioni significative con persone dell’area governativa, come nel caso dell’appoggio garantito da Guido Carli e da Emilio Colombo al comitato di sostegno alla Grecia democratica di cui Parri stesso fu uno dei principali animatori (T. Carettoni, in Ferruccio Parri, 60 anni di storia italiana, cit., p. 195). [21] Si veda tra gli altri Aldo Aniasi, Parri, cit., p. 25. In un altro suo scritto (Premessa, in Ferruccio Parri, 60 anni di storia italiana, cit., p. 8), lo stesso Aniasi ha peraltro messo in guardia contro la tentazione, a cui diversi autori non si sono sottratti, di schiacciare l’analisi del comportamento pubblico di Parri sul suo carattere. [22] La prima dedica riconducibile a questa tipologia è della primavera del 1946, di Fiorino Soldi , sul volume La rivolta (Cremona, ANPI, 1946). [23] Tra gli altri troviamo Carlo L. Ragghianti che pone l’accento sulla “continuità della nostra ispirazione” (cfr. n. xy); più enfaticamente Paolo Cristiano parla della Resistenza che continua e “non concede tregua” (cfr. n. ). [24] La dedica di Enea Fergnani del 2 novembre 1948 (cfr. n. xy) per esempio si riferisce chiaramente alla deposizione di Parri al processo contro Rodolfo Graziani. [25] Ricordando che “alla porta di Parri bussavano” individui e organizzazioni di ogni tipo, Polese Remaggi ha scritto che egli intese “la sua presenza in Parlamento come una sorta di mandato della sofferenza. Acconsentì che a Maurizio ci si rivolgesse soprattutto per sanare un torto o denunciare un abuso…” (La nazione perduta, cit., p. 331). [26] Per le generazioni future, in Ferruccio Parri, la coscienza della democrazia, Milano, Mazzotta, 1985, p. 93. [27] Colloquio con Giorgio Parri, 5 febbraio 2001. [28] Ferruccio Parri, Scritti 1915/1975, cit. [29] Cfr. Leo Valiani, Tutte le strade conducono a Roma: diario di un uomo nella guerra di un popolo, Firenze, La Nuova Italia, 1947, p. 119. L’autore parla anche di “lento empirico riformismo”: un’altra espressione pertinente rispetto alle linee di fondo della biblioteca di Parri, come si vedrà meglio più avanti. [30] Tra gli altri, hanno sottolineato il rilievo del periodo antecedente la seconda guerra Guido Quazza (Profilo di Ferruccio Parri, in “Studi piacentini”, n. 3, 1988) e Giovanni De Luna (Tra antifascismo e Resistenza, in “Storia e memoria”, n. 1, 1992): quest’ultimo in particolare ha parlato di “anni cruciali, che ne definirono una compiuta maturità esistenziale e intellettuale, fissando le coordinate al cui interno si inscriveranno tutte le successive tappe della sua lunga vicenda biografica” (p. 27). Per una ricostruzione della vita di Parri, è finalmente disponibile una prima biografia: Luca Polese Remaggi, La nazione perduta. Ferruccio Parri nel Novecento italiano, Bologna, Il Mulino, 2004. [31] Nelle lettere mandate ai familiari nel periodo del confino, Parri faceva spesso riferimento ai libri e alle riviste che leggeva, e agli scambi di volumi e consigli letterari con Nello Rosselli (cfr. in particolare le lettere per il padre, Fedele Parri, in Archivio centrale dello Stato, Fondo Parri Ferruccio, b. 232, fasc. 2102). L’epistolario di Parri, insieme a una parte significativa del suo archivio privato, è oggi conservato presso l’Archivio centrale dello Stato. Si veda più avanti come e perché le carte a lui appartenute vennero spartite, dopo la sua morte, tra Roma e Milano. [32] Conversazione di chi scrive con Giorgio Parri, Roma, 5 novembre 2001. In mancanza di altre fonti documentarie, i ricordi di Giorgio Parri sono fondamentali per ricostruire la formazione della biblioteca paterna e le vicende successive, fino al trasferimento a Milano. [33] Giorgio Parri ritiene anche che il padre potesse avere fatto all’INSMLI “una mezza promessa” in questo senso. [34] INSMLI, [35] Ivi, Archivio corrente, Verbali dei Consigli direttivi, seduta del 6 febbraio 1982. seduta del 9 ottobre 1982. [36] Questo lascito fu perfezionato formalmente solo nel 1985. Cfr. Introduzione di Paola Puzzuoli alla guida-inventario dell’archivio Parri, dattiloscritto conservato presso l’ACS, datato Novembre 1993; l’introduzione non fa menzione della donazione a favore dell’INSMLI. [37] Cfr. lettera di Guido Quazza a Giorgio Parri, 22 febbraio 1983, in INSMLI, Archivio corrente, A4, b. 1982-1996, fasc. Dal 1982 al 1987. [38] “Strade varie e diverse hanno percorso i libri di Parri, sebbene un cospicuo numero si trovi oggi presso la biblioteca a lui intitolata” (G. Quazza, Profilo di Ferruccio Parri, cit.). Lo stesso autore parla della “dispersione di carte e di libri che seguì alla scomparsa”. [39] La Biblioteca-Emeroteca di Ferruccio Parri, relazione firmata da Gilberto Bolliger e datata Milano, 12 settembre 1986, INSMLI, Archivio corrente, Biblioteca. [40] Cfr. ancora la relazione di G. Bolliger. [41] Cfr. lettera di Guido Quazza a Giorgio Parri, 22 febbraio 1983, in INSMLI, Archivio corrente, A4, b. 1982-1996, fasc. Dal 1982 al 1987. [42] Proseguire sulla via del centro-sinistra, in “L’Astrolabio”, 25 maggio 1963, ora in Ferruccio Parri, Scritti 1915/1975, a cura di Enzo Collotti, Giorgio Rochat, Gabriela Solaro Pelazza, Paolo Speziale, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 259. [43] Luigi Anderlini, Introduzione, in Ferruccio Parri: 60 anni di storia italiana, Bari, De Donato, 1993, p. 16. L’autore ricollega questo pragmatismo da un lato all’eredità risorgimentale di Cattaneo e Pisacane, dall’altro all’”anti-ideologismo” del positivismo milanese di fine Ottocento. In una testimonianza raccolta nello stesso volume, Bruno Pagani ha parlato di “estremo rigore nel documentarsi su tutti gli aspetti economici e sociali per tutti i problemi di cui veniva via via ad occuparsi” (p. 169). Su questi temi si veda anche Mario Boneschi, Parri, un uomo solo, in “Nuova antologia”, n. 2173, 1990. [44] Tra i volumi che recano il timbro della Pubblica sicurezza di Lipari, una delle località dove Parri fu inviato al confino, ve ne sono due sulla Lettonia. [45] Aldo Aniasi (Parri: L’avventura umana militare e politica di Maurizio, Torino, ERI, 1991, p. 155) riferisce della proposta fatta a Parri dal ministro Sforza di assumere la responsabilità dell’ambasciata a Belgrado, proposta che sarebbe stata determinata proprio dal suo costante interessamento per quel paese, “fatto di amor di patria, di senso della giustizia, ma anche di comprensione per l’atteggiamento jugoslavo”. Lo stesso Aniasi ricorda anche un applauditissimo intervento parlamentare dell’ormai ultraottantenne Parri in merito alle iniziative diplomatiche che sarebbero poi sfociate nel trattato di Osimo. [46] Sulle scelte di politica estera di Parri, sul suo atlantismo critico ed anche sui suoi rapporti con i comunisti, si veda il breve ma suggestivo intervento di Alessandro Natta, Alla Costituente e in Parlamento, in “Storia e memoria”, n. 1, 1992. Il tema del rapporto dinamico tra antifascismo e anticomunismo è poi trattato approfonditamente in Polese Remaggi, La nazione perduta, cit. (in particolare pp. 319 e ss.) [47] Cfr. Aniasi, Parri, cit., pp. 253-254. Il primo libro dedicato alla Cina tra quelli conservati nel fondo è addirittura del 1932: si tratta di La Cina oggi, di Marc Chadourne. L’interesse spiccato di Parri per la Cina e per la Jugoslavia è sottolineato più volte anche da Polese Remaggi (La nazione perduta, cit.), che lo ricollega alla capacità di questi due paesi di risolvere in modo innovativo il nesso tra nazione e trasformazione della società. [48] A questo proposito Tullia Carettoni ha ricordato che queste relazioni non si limitavano all’aspetto strettamente personale: dall'opposizione Parri fu capace di instaurare collaborazioni significative con persone dell’area governativa, come nel caso dell’appoggio garantito da Guido Carli e da Emilio Colombo al comitato di sostegno alla Grecia democratica di cui Parri stesso fu uno dei principali animatori (T. Carettoni, in Ferruccio Parri, 60 anni di storia italiana, cit., p. 195). [49] Si veda tra gli altri Aldo Aniasi, Parri, cit., p. 25. In un altro suo scritto (Premessa, in Ferruccio Parri, 60 anni di storia italiana, cit., p. 8), lo stesso Aniasi ha peraltro messo in guardia contro la tentazione, a cui diversi autori non si sono sottratti, di schiacciare l’analisi del comportamento pubblico di Parri sul suo carattere. [50] La prima dedica riconducibile a questa tipologia è della primavera del 1946, di Fiorino Soldi , sul volume La rivolta (Cremona, ANPI, 1946). [51] Tra gli altri troviamo Carlo L. Ragghianti che pone l’accento sulla “continuità della nostra ispirazione” (cfr. n. xy); più enfaticamente Paolo Cristiano parla della Resistenza che continua e “non concede tregua” (cfr. n. ). [52] La dedica di Enea Fergnani del 2 novembre 1948 (cfr. n. xy) per esempio si riferisce chiaramente alla deposizione di Parri al processo contro Rodolfo Graziani. [53] Ricordando che “alla porta di Parri bussavano” individui e organizzazioni di ogni tipo, Polese Remaggi ha scritto che egli intese “la sua presenza in Parlamento come una sorta di mandato della sofferenza. Acconsentì che a Maurizio ci si rivolgesse soprattutto per sanare un torto o denunciare un abuso…” (La nazione perduta, cit., p. 331). [54] Per le generazioni future, in Ferruccio Parri, la coscienza della democrazia, Milano, Mazzotta, 1985, p. 93. [55] Colloquio con Giorgio Parri, 5 febbraio 2001. [56] Ferruccio Parri, Scritti 1915/1975, cit.