GIULIANI nel
Anno 4 - Gennaio 2009 - Numero 1
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M NDO
IL PROGRAMMA DELL’ASSOCIAZIONE PER IL 2009
Dario Locchi
Anche per il 2009, sulla base delle indicazioni e delle
proposte formulate dalle Associazioni, dai Circoli e dai
Sodalizi, è in fase di programmazione da parte dell’Associazione Giuliani nel Mondo una serie di manifestazioni
e di iniziative presso le comunità giuliano-dalmate presenti nei vari continenti, compatibilmente con i finanziamenti regionali e le risorse a disposizione.
Naturalmente i progetti, che vanno presentati all’amministrazione regionale entro la fine di febbraio, devono poi
essere approvati dalla Giunta regionale.
Tre i filoni che dovrebbero caratterizzare l’attività dell’Associazione per il 2009:
Il primo riguarda le iniziative di carattere culturale, in collaborazione con le Federazioni ed i Circoli
aderenti.
L’ipotesi di programma comprenderebbe:
- l’allestimento della Mostra storico-documentaria “Con
le nostre radici nel nuovo Millennio”, in programma in
Brasile, Cile, Venezuela ed Uruguay nel primo semestre
del 2009;
- l’allestimento, a marzo del 2009, della Mostra storicodocumentaria “Con le nostre radici nel nuovo Millennio”
a Roma, manifestazione che chiuderà il ciclo espositivo
nel mondo;
- il Convegno continentale dei giovani corregionali del
Sud America, coordinato dall’EFASCE di Pordenone ed in
programma nel secondo semestre del 2009, che punterà
al massimo coinvolgimento delle giovani generazioni
dei discendenti, ai fini di una riscoperta delle rispettive
radici culturali originarie e di una maggiore conoscenza
dell’odierna realtà del Friuli Venezia Giulia;
- il 40° di fondazione del Trieste Social Club ed il 40° di fondazione della Famiglia Istriana Social Club, entrambi di
Melbourne;
- il Raduno ad Halifax dei nostri corregionali in Canada
(settembre);
- il 20° di fondazione del Circolo di New York;
- la presentazione dell’ultimo libro del triestino Pietro Spirito a Bruxelles, in collaborazione con la nostra locale Associazione e con l’Ufficio di collegamento della Regione
nella capitale belga;
- l’organizzazione di un soggiorno per anziani emigrati in
Argentina.
Il secondo concerne le iniziative per giovani di origine giuliana ed istriana per le quali l’Associazione
prevede di realizzare in autunno il XII stage formativoculturale destinato ai giovani di origine giuliana ed
istriana e finalizzato alla maggiore conoscenza ed all’approfondimento delle “radici” della propria famiglia
e delle vicende storiche, della cultura ed delle realtà
economiche e sociali del Friuli Venezia Giulia, dell’Istria,
di Fiume e della Dalmazia ed in genere dell’Italia.
Il terzo filone è dedicato all’informazione e alla
documentazione con l’intento di qualificare ulteriormente le iniziative di informazione e di documentazione per contribuire al rafforzamento dei rapporti con
le Comunità giuliano-dalmate all’estero e con i Circoli
ed i Sodalizi aderenti, alla conservazione dell’identità
culturale italiana e giuliana, nonché alla maggiore conoscenza dell’attuale realtà della Regione Friuli Venezia
Giulia e dell’Italia.
Nell’ambito di tale settore si prevedono le seguenti
iniziative:
- pubblicazione del periodico - a carattere quadrimestrale
- dell’Associazione “Giuliani nel Mondo”, con l’invio ai
dirigenti ed ai soci dei Circoli e dei Club aderenti;
- collaborazione e sostegno finanziario ai periodici ed ai
notiziari regolarmente pubblicati nell’ambito delle Comunità giuliano-dalmate, e precisamente: “Bollettino
Giuliano” a Sydney per l’Australia; “El Boletin” a Toronto,
“Da Trieste fino a Zara...” a Hamilton ed “El Campanil” a
Chatham in Canada; “Il Faro” dell’Associazione Giuliani-dalmati U.S.A. a New York per gli Stati Uniti; “ Informazioni Giuliane” del Gruppo esuli ed emigrati giuliano
dalmati di Buenos Aires in Argentina, nonché a numeri
unici pubblicati dai Circoli giuliani in determinate occasioni o ricorrenze;
- potenziamento del sito web dell’Associazione Giuliani
nel Mondo su Internet, con il costante aggiornamento,
mediante la pubblicazione di una newsletter delle informazioni riguardanti la presenza degli emigrati giulianodalmati nei vari Paesi del mondo, nonché le attività e le
iniziative dell’Associazione e delle Federazioni, dei Circoli,
dei Club e dei Sodalizi aderenti;
- invio in abbonamento on-line del quotidiano “Il Piccolo”
di Trieste;
- la pubblicazione di alcuni volumi su proposta dei Circoli,
Club e Sodalizi aderenti;
- invio di volumi, di opuscoli e di pubblicazioni, di videocassette e DVD, concernenti la storia, l’ambiente, la cultura, i monumenti, le tradizioni popolari, la vita sociale
ed economica della Venezia Giulia, dell’Istria, di Fiume e
della Dalmazia, per la costituzione o per il potenziamento delle biblioteche sociali presso i Circoli ed i Club degli
emigrati giuliano-dalmati all’estero.
Si tratta di un programma molto impegnativo, sia dal
punto di vista organizzativo che da quello finanziario
e, a questo riguardo, contiamo sul rinnovato sostegno
della Regione, degli Enti locali, della Fondazione della
Cassa di Risparmio di Trieste, delle Assicurazioni Generali e di altre Istituzioni. Ce la metteremo tutta, come
sempre, per portarlo a termine nel migliore dei modi.
Colgo l’occasione per augurare a tutti i nostri lettori un
felice proseguimento per il 2009.
Dario Locchi
Fondamentale funzione delle libere associazioni degli italiani all’estero
È un dato di fatto, assolutamente incontrovertibile,
che i milioni di italiani che sono stati protagonisti dei
consistenti flussi migratori verificatisi dalla Madrepatria
verso altre aree del mondo, segnatamente dagli ultimi
decenni dell’Ottocento e fino alla metà del Novecento,
hanno saputo e voluto costituire fra loro e mantenere
vitale nel tempo, sino ad oggi, una importante e diffusa rete di libere associazioni che ne hanno segnato la
presenza, la riconoscibilità ed anche il prestigio sociale.
nei Paesi di nuova ed attuale residenza.
Questa fitta rete di associazioni, di circoli e di sodalizi
rappresenta tuttora una realtà assai significativa ed un
patrimonio quanto mai prezioso, che merita di essere
costantemente valorizzato perchè svolge da sempre
l’essenziale funzione di mantenere vivi la memoria ed
i valori propri dell’identità negli italiani all’estero e nei
loro discendenti.
Fitta rete di Circoli e Club
Va sottolineato, a questo riguardo, che fin dagli anni
dei primi insediamenti dopo il distacco dalla terra natale, e quindi da oltre un secolo, gli italiani emigrati all’estero si sono riuniti ed hanno dato vita alle loro libere
associazioni eminentemente sulla base della provenienza geografica, aggregandosi, quasi naturalmente,
in relazione al territorio di provenienza, per regione,
per provincia, addirittura - in alcuni casi - per zona o
città d’origine.
Il fondamento ed il legame più profondi di questi sodalizi sono stati la comune identità, i valori culturali e
civili condivisi, il comune modo di sentire, la spontanea
solidarietà, la volontà di rimanere e di fare comunità anche nel nuovo Paese che li aveva accolti. L’identità culturale, in generale italiana e specificatamente regionale
o territoriale, ha costituito e costituisce tuttora il motivo
essenziale dell’aggregazione e della coesione fra i componenti di queste migliaia di organismi associativi.
I circoli e le associazioni dei giuliano-dalmati, i fogolars
dei friulani, i sodalizi dei veneti ed anche dei bellunesi e
dei trevigiani, dei trentini e così via, ed ancora dei napoletani e dei campani, dei calabresi, dei siciliani e dei sardi,
per non citare che alcuni, sono stati nel tempo e continuano ad essere il fondamentale punto di riferimento e
Appuntamenti internazionali
L’attività associativa apre il 2009 con due significative manifestazioni a Bruxelles in collaborazione con la nostra Associazione belga e l’Ufficio di collegamento della Regione
FVG. Altre due iniziative riguardano la mostra a Roma ed
una in America Latina con inizio dall’Uruguay.
Il 10 febbraio è prevista la presentazione del romanzo del
giornalista scrittore triestino Piero Spirito, intitolato “Un
corpo sul fondo”; in concomitanza la proiezione del filmdocumentario del regista Fredo Valla, tratto dal suddetto
romanzo, intitolato “Storie di uomini sul fondo”.
Il 19 marzo sarà la volta del famoso e ricercatissimo
documentario - già proiettato a New York, a Trieste e
Grado - “Le ragazze di Trieste-Triestine Girls negli USA”,
realizzato da Chiara Barbo.
La presentazione sarà curata dal nostro consigliere
Pierluigi Sabatti come già avvenuto a Trieste.
Ancora due appuntamenti di rilievo.
L’11 marzo a Roma (Palazzo Marini ed a Piazza Colonna, nella sede di rappresentanza della Regione FVG.)
rispettivamente la presentazione e l’inaugurazione
della Mostra storico-documentaria “Con le radici nel
nuovo Millennio”
Inoltre a fine marzo da Montevideo inizia il tour espositivo della Mostra - realizzata ad hoc - per proseguire
in Brasile, Cile e Venezuela.
l’insostituibile forma di aggregazione degli italiani presenti nei vari Paesi, quantomeno di coloro che hanno
vissuto la dolorosa esperienza dell’emigrazione forzata.
Pertanto il buon senso suggerisce che il perseguimento di un pieno, duraturo successo dei programmi, degli
interventi od anche di singole iniziative rivolti specificatamente agli italiani all’estero, non può e non deve
prescindere dal contributo e dall’effettivo coinvolgimento dell’importante realtà rappresentata dalla rete
delle libere associazioni presenti ed operanti nei singoli Paesi, organizzatesi spontaneamente e fondante su
un genuino attaccamento alla terra d’origine e su un
benemerito volontariato.
Di fronte a questo dato di fatto non può che suscitare
perplessità e stupore il mancato sostanziale coinvolgimento di tutte queste associazioni, circoli e sodalizi
verificatosi in quasi tutti i Paesi interessati nella fase
preparatoria della Conferenza dei giovani italiani nel
mondo, organizzata dalla competente Direzione generale del Ministero degli Esteri e tenutasi a Roma nei
giorni 8-12 dicembre 2008.
Infatti, in base ad una discutibile impostazione, sono
state scelte e sono state praticate modalità che hanno determinato una incomprensibile sottovalutazione
e quindi una ingiustificabile estraneità delle libere
associazioni degli italiani nei vari Paesi nei riguardi
dell’evento, in quanto è stato affidato ai Comites, ai
Consolati ed alle Ambasciate italiane il delicato e rilevante compito dell’individuazione dei rappresentanti
giovanili fa invitare alla Conferenza di Roma.
In occasione dell’evento, dunque, è stata trascurata
l’utile funzione che poteva essere svolta dalla rete delle libere associazioni attivando positivamente le loro
tipiche capacità relazionali nei riguardi delle nuove generazioni dei discendenti, molti dei quali nati nei paesi
di attuale residenza ed ai quali gli italiani all’estero si
Dario Rinaldi
propongono di trasmettere la memoria ed il patrimonio morale di cui sono portatori.
Comites e C.G.I.E.
Quanto avvenuto ci porta a dire apertamente che la
peregrina ipotesi di considerare superata la variegata,
ricca e vitale realtà dell’associazionismo degli italiani
all’estero e di privilegiare invece essenzialmente gli
organismi rappresentativi dei Comites funzionanti
nei vari Paesi e del C.G.I.E - il Consiglio generale
degli Italiani all’estero - in Italia, può essere formulata
soltanto da chi ha una scarsa o superficiale conoscenza
della realtà, della vera realtà, dei milioni di italiani o di
discendenti da famiglie originarie dell’Italia, che vivono
ed operano in tanti Paesi del mondo, e dei rapporti e
dei legami associativi che li riguardano.
Funzioni diverse e complementari
Perché diverse e distinte sono le funzioni proprie dei
vari organismi, funzioni tutte ugualmente necessarie, non alternative e sicuramente complementari. Le
libere associazioni danno tuttora vita alla diffusa e
(continua a pag. 4)
Dario Rinaldi
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Giuliani nel Mondo
Franco Miniussi racconta i contatti con i corregionali all’estero partendo dalle tradizioni di casa
Dalla Bisiacaria nel mondo spinto dall’amore per i Giuliani
Dirigenti e familiari dei nostri Club
C’è una terra di mezzo, tra le acque o meglio tra i due
fiumi Isonzo e Timavo, che per la sua posizione geografica è detta “Bisiacaria”. Ne fanno parte otto Comuni, con Monfalcone quale centro principale assieme
a Fogliano-Redipuglia, Ronchi, Sagrado, San Canzian
d’Isonzo, San Pier d’Isonzo, Staranzano e Turriaco.
Alle spalle il vasto Friuli, di fronte la città di Trieste. In
che cosa si riconoscono i “bisiachi”? A rispondere è
Franco Miniussi, componente dell’Associazione Culturale Bisiaca nonché Vicepresidente dell’Associazione
Giuliani nel Mondo.
“Dovrei dire che ci distingue innanzitutto il dialetto. Il
lessico del “bisiaco” è in maggior parte di matrice veneta. Tuttavia presenta numerosi prestiti da altre lingue, che testimoniano la sua condizione di parlata di
contatto. In particolare i prestiti vengono dal friulano,
dallo sloveno e dal tedesco. Se ne sono occupati intellettuali come Silvio Domini, Aldo Fulizio, Aldo Miniussi,
Giordano Vittori, che hanno dato vita al Vocabolario
fraseologico del dialetto «bisiàc» edito a Bologna dalla
Cappelli nel 1985”.
Usare il dialetto assume anche altri significati?
“Appunto, oltre alla parlata, a renderci riconoscibili e
particolari è il nostro atteggiamento, le nostre tradizio-
ni, il nostro modo di essere: aperti, cordiali, con un’indole veramente speciale. Ne è conferma anche il nostro almanacco nel quale vengono raccolte ogni anno
importanti testimonianze. S’intitola “Bisiacaria”, ed è un
numero unico dell’Associazione Culturale Bisiaca che
dal 1983 raccoglie testi di autori locali che si cimentano
nei diversi campi della storia, arte, cultura, della tradizione popolare, narrativa e poesia dialettale, nelle ricerche ambientali e sociologiche relative al territorio della
provincia di Gorizia delimitato dalle acque del mare, dei
fiumi Isonzo e Timavo e dalle propaggini del Carso”.
Da che cosa nasce la necessità di salvaguardare
un ambiente come il vostro?
“Per la presenza dei cantieri, la nostra zona vive un continuo ricambio di popolazione, negli ultimi anni oltre
all’immigrazione di genti di diversa cultura, si sovrappongono anche religioni e lingue e si rischia di disperdere un’eredità culturale autoctona che è importante.
Ecco che nasce l’impegno per mantenere e trasmettere usi e costumi ma anche coinvolgere gli altri e far
capire loro la nostra dimensione”.
Come?
“Valorizzando tipici esempi di civiltà le cui radici affondano nella storia, come nel caso delle Seime del 5 gennaio quando si accende il grande fuoco per leggere il
futuro, o in occasione di Santo Stefano il 26 dicembre
con la “Cantada”.
E che cosa rappresenta il contatto con i corregionali, Lei recentemente è stato in Argentina con
grande naturalezza, quasi fosse a casa.
“L’occasione è stata la celebrazione dell’80.esimo anniversario dalla fondazione del primo Club giuliano a
Buenos Aires, alla quale ho partecipato quale rappresentante dell’Associazione Giuliani nel Mondo. Ma c’ero
già stato, alla ricerca dei parenti della mia famiglia e di
quella di mia moglie e per incontrare la nostra gente”.
Perché è così importante?
“Perché chi ha fatto una volta questa esperienza sente
come una febbre addosso e vuole rifarla. C’è un grande
bisogno di contatti diretti da parte della nostra gente,
che riesce a comunicare affetto e gioia nello stare insieme, voglia di esplorare altri campi sui quali misurarsi
per iniziative comuni. Ogni volta è un’esperienza che
arricchisce”.
Che cosa l’ha colpita della cerimonia per l’80.esimo del primo Circolo giuliano nel mondo?
“C’era molto calore e tanta voglia di stare insieme, anche se spesso i problemi non mancano. Per l’occasione
il tempo è riuscito a stemperarli oppure no?
“Nessuno può cambiare l’indole di un giuliano. Siamo
caparbi, talvolta anche un po’ litigiosi, ma comunque
sempre alla ricerca di quell’armonia che ci permette di
crescere e spesso succede. Certo non senza fatica e una
regia conquistata sul campo con il contributo di tutti”.
Com’è la vita dell’Argentina oggi?
“È molto dura e questo certo non contribuisce a rendere facili le cose. Le tasse alle stelle, l’inclemenza del
tempo che ha ridotto il volume del raccolto influiscono
sull’economia che va a pescare nelle tasche della popolazione. La nostra gente ha saputo, per fortuna, sceglie-
Il Coro dei corregionali di Buenos Aires
hanno distribuito una pubblicazione con la storia delle
terre dell’Adriatico orientale affinché i giovani possano
conoscere il percorso dei loro padri e dei nonni. Tra gli
ospiti della serata di gala c’era anche la moglie di uno
dei fondatori del Club, la quale ha compiuto 104 anni ed
è ancora in gamba. Vi rendete conto di ciò che è riuscita
a vedere in più di un secolo? Ho portato il saluto dell’Associazione Giuliani nel Mondo a 370 persone giunte
da varie parti dell’Argentina per condividere questo
incredibile momento. Quanta commozione nel vedere
famiglie intere riunite per ricordare e festeggiare”.
La nostra gente è nota per avere dei caratteri tosti,
re strade di specializzazione per cui riesce a distinguersi
ma non è facile ad emergere”.
E i giovani, sono presenti nei Club e nei Circoli,
sono attivi?
“Sono in gamba e si avverte la loro volontà di proporre
delle iniziative in proprio anche con la creazione di Circoli giovanili specifici. Sentono il legame con il nostro
territorio, con la terra d’origine della propria famiglia. Per
quei giovani che hanno la fortuna di partecipare agli stages il Friuli Venezia Giulia diventa un’estensione naturale
del loro spazio vitale. Questa è una cosa molto bella”.
Rosanna Turcinovich Giuricin Festeggiati a Toronto i 40 anni del Club Giuliano-dalmato
La storia che resiste
Il Console Veronica Ferretti, il Presidente Guido
Braini e Edouard Ballaman
In piena linea col gusto anglosassone dell’Ontario, è
stata scelta un’elegante cena di gala quale iniziativa per
celebrare a fine ottobre 2008 i 40 anni di fondazione del
Club Giuliano-dalmato di Toronto con la partecipazione
di alcune centinaia di istriani, fiumani, dalmati con rispettive famiglie al seguito per condividere un momento di
festa e di bilancio di una significativa esperienza.
Tra gli ospiti d’onore intervenuti alla manifestazione tenutasi nel salone delle feste del Centro Veneto che da
qualche anno è anche sede ospitante del Club Giulianodalmato, il Presidente del Consiglio Regionale del Friuli
Venezia Giulia, Edouard Ballaman, il Console italiano
a Toronto, Veronica Ferretti, ed inoltre Fabio Ziberna e
Rosanna Giuricin giunti da Trieste in rappresentanza dell’Associazione Giuliani nel Mondo. A porgere il saluto a
tutti i partecipanti, dopo gli inni interpretati dalla Corale
Veneta, il Presidente del Club, Guido Braini, di “Sermin
de Capodistria” come ama specificare. Egli ha ricordato
gli inizi dell’attività determinati dalla volontà delle genti
giuliane a Toronto, in quel 1968, di dare ufficialità al loro
bisogno di stare insieme creando una rete di sostegno,
di solidarietà, di amicizia duratura e concreta.
Nel 1972 nasce anche il foglio d’informazione “El Boletin”– divenuto poi un periodico vero e proprio con
una sua dignità anche grafica – che raccoglie nelle sue
pagine testimonianze di vita associativa che oggi si rivelano un prezioso riferimento per chi desidera conoscere
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l’evoluzione storica del Club ma è, nello stesso tempo,
un’importante fonte di carattere storico per tracciare un
profilo dei giuliano-dalmati in Canada.
Bisogno di ribadire la propria storia, quindi, quale conferma di una specifica identità culturale: è il traguardo
raggiunto in questi quattro decenni smentendo le previsioni che davano un tempo di cinque anni per la completa assimilazione degli immigrati in Canada.
In fondo alla sala scorrevano le immagini dei tanti incontri organizzati dal Club ai quali partecipano le famiglie
al completo e in sala tanti ragazzi che “masticano” un
italiano stentato ma che conoscono perfettamente le
tradizioni e la cultura dei nonni emigrati dalle città dell’Adriatico orientale.
Dall’altra parte della sala la mostra “Con le nostre radici nel nuovo Millennio” che l’Associazione Giuliani nel
Mondo in collaborazione con la Regione Autonoma
Friuli Venezia Giulia sta portando in tutte le maggiori
città dei Paesi in cui sono presenti consistenti comunità
di giuliano-dalmati ed i Sodalizi da loro formati, con le
immagini delle partenze dall’Italia e dell’arrivo in Canada
fornite per larga parte dalle stesse persone presenti in
sala quali testimonianze preziose e struggenti delle loro
vicende individuali e collettive.
Ed è stato un richiamo alla storia anche l’intervento del
Presidente del Consiglio Regionale Ballaman che, portando il saluto ed esprimendo la solidarietà della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, ha condiviso la serata
con i giuliano-dalmati, facendo tra l’altro la conoscenza di alcuni dei primi presidenti del Club, fra cui Carlo
Milessa e Renato Valencich, che è stato anche uno dei
fondatori, poi emigrato in Brasile, e in questa importante
ricorrenza che ha voluto essere con la sua gente.
“Oggi siamo qui – ha ribadito il Presidente Ballaman nel
suo intervento – per ricordare le partenze, spesso dolorose, dalla terra natia, il lungo viaggio in nave, l’arrivo
ad Halifax, l’interminabile viaggio in treno, l’emozione
una volta giunti a destinazione, il graduale inserimento
nella società canadese”, ripercorrendo così la vicenda
delle nostre genti in Canada dove hanno portato testi-
monianza della propria voglia di costruire nello spirito
di quella civiltà istriana, fiumana e dalmata fondata sulla
laboriosità e su alti valori morali.
“Molto importante – ha sottolineato il Presidente del
Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia - “è rafforzare il proposito di trasmettere l’identità culturale
italiana, giuliana ed istriana anche ai figli ed ai nipoti,
quale garanzia di continuità di presenza per l’avvenire.
Fondamentale inoltre fare memoria del passato, senza
la quale non c’è futuro”.
ed un positivo riscontro nella vita di ogni giorno”.
Sul fatto che il Club di Toronto costituisca senza dubbio un’esperienza esemplare per la continuità d’azione
ed i successi ottenuti, si è soffermato Fabio Ziberna, a
nome dell’Associazione Giuliani nel Mondo in cui si
raccolgono le comunità e sodalizi presenti in tanti Paesi.
“Questa festosa ricorrenza – ha sottolineato Ziberna - è
un successo per tutti, a conferma che è stata compiuta
un’opera capillare e convinta “. Per suggellare questo
momento sono state consegnate targhe e medaglie.
Foto ricordo della serata
Per quanto concerne il rapporto con la Regione, il Presidente Ballaman ha riconfermato l’impegno della stessa
a “mantenere ed evolvere le relazioni e gli interscambi
culturali e commerciali tra il Friuli Venezia Giulia e Canada, coinvolgendo i giuliano-dalmati, ed in particolare le
giovani generazioni”.
Commosso l’intervento del Console italiano Veronica Ferretti, che a Trieste ha parte della sua famiglia
ed è quindi legata anche da vincoli affettivi a questa realtà e pertanto ancora più vicina ai giulianodalmati con le loro problematiche e necessità in
loco. “Trieste è meravigliosa – ha affermato – come
non sentire il richiamo di quella terra, come non
portare testimonianza in Canada di quella vitalità
A condurre la serata il Presidente della Federazione
Giuliano-dalmata Canadese, prof. Konrad Eisenbichler
che, nel ringraziare gli ospiti per i loro interventi, ha
voluto ribadire “l’importanza di una stretta collaborazione tra le varie realtà al fine di ottenere anche nel
futuro migliori risultati sia nella vita associativa che
nell’evoluzione ed nel mantenimento delle tradizioni
giuliano-dalmate in Canada”.
Quindi il via alla festa con la cena e le danze e quel
piacevole stare insieme per ribadire caparbiamente,
ma con grande serenità, la forza di una componente
che ha dato tanto alla società canadese e intende continuare a farlo attraverso più ampi contatti con la terra
natale. (rtg)
Giuliani nel Mondo
Nella Federazione giuliano-dalmata canadese:
In attesa dell’incontro a Halifax, largo ai giovani
Quasi non s’erano ancora spente le note della cerimonia per il 40.esimo di fondazione del Club giuliano-dalmato di Toronto, che nella mattinata di domenica 26
ottobre si è svolta la riunione plenaria annuale della
Federazione Giuliano-dalmata Canadese, cogliendo
l’occasione della presenza nella capitale dell’Ontario
dei vari presidenti e rappresentanti dei Clubs aderenti.
Presso la sede del Club di Toronto al Centro Veneto si
sono dati convegno i rappresentanti delle comunità
giuliano-dalmate in Canada: il Presidente della Federazione canadese prof. Konrad Eisenbichler, ed i Presidenti dei vari Clubs aderenti: Guido Braini di Toronto;
Antonio Perini di Chatham; Dario Zanini di Ottawa; Jenny Gallovich di Vancouver, assieme a Roberto Cimoroni in qualità di revisore dei conti ed a Cristina Perini in
rappresentanza dei giovani; presenti Fabio Ziberna e
Rosanna Turcinovich Giuricin dell’Associazione Giuliani
nel Mondo di Trieste.
Diversi i punti importanti all’ordine del giorno riguardanti il prossimo Raduno programmato nel 2009 a
Halifax, città dove sorgono il Museo dell’immigrazione in Canada, il Pier 21 simbolo e memoria di anni di
sbarchi di genti provenienti da varie parti del mondo
per portare in terra canadese la propria forza lavoro,
“La Real Historia
de Venezia Giulia e Istria”
Foto Festa
Gianfranco Tuzzi Presidente della Federazione apre la Giornata Celebrativa
In occasione delle celebrazioni per gli 80 anni di
fondazione del Circolo Venezia Giulia in Argentina è stato pubblicato un opuscolo in lingua
spagnola dedicato soprattutto ai giovani. E’ stato realizzato da Lucio Bollana, Luciano Civitico,
Jacinto Giobbe, Dina Gratin e Ondina Resani per
i testi; Francisco Visentin ha curato le traduzioni.
Scopo dell’iniziativa è stato quello di far conoscere le terre di provenienza attraverso date e avvenimenti che ne hanno caratterizzato la storia e lo
sviluppo. L’opuscolo, pubblicato anche grazie al
contributo dell’Associazione Giuliani nel Mondo
di Trieste, è stato presentato e diffuso durante la
manifestazione svoltasi a Buenos Aires.
“La Real Historia de Venezia Giulia e Istria” (questo il titolo) comprende nelle sue pagine la storia dell’Istria e del Friuli Venezia Giulia, partendo
da epoche remote antecedenti l’era cristiana.
La realizzazione dell’utile compendio storico si
deve ad un gruppo di persone che - come spiegato nella prefazione - hanno “lasciato il cuore in
queste terre e il cui desiderio è quello di diffon-
derne la storia tra i discendenti”, affinché possano conoscere e apprezzare il retaggio culturale
dei loro avi e rendersi conto del perché esiste
questo sentimento così forte di amore verso la
terra natale della propria famiglia.
La realizzazione del progetto si deve soprattutto all’iniziativa e alla costanza del signor Josè
Garbìn, che ha visto così il suo sogno diventare
realtà.
Ondina Resani, già nell’introduzione di “La Real
Historia de Venezia Giulia e Istria,” avverte che
le vicende narrate guideranno il lettore in un
mondo con un ricco passato raccontato attraverso una sequenza cronologica, con l’utilizzo di
cartine geografiche per chiarire le numerose trasformazioni, con lo spostamento dei confini che
questi luoghi hanno subito varie volte nel corso
dei secoli. La speranza degli autori è che leggendo il libro i figli di queste terre ma soprattutto i
loro discendenti possano conoscere la vera storia della regione dalla quale sono originari ed alla
quale continuano ad appartenere col cuore.
la propria speranza di nuova vita ma anche le conoscenze acquisite, fonte di altra ricchezza per il Paese.
L’iniziativa vedrà il coinvolgimento di tutti i Club del
Canada. Nella circostanza è stato rinnovato l’auspicio
di una fattiva partecipazione anche dell’Associazione
Famiglie Istriane-Giuliano-Dalmate di Montreal e dintorni, presieduta da Lorenzo Leban.
E’ stato altresì rilevato che l’attività della Federazione
è spesso limitata da questioni di carattere finanziario,
per cui è stato deciso di dividere equamente la spesa
di base tra i vari Club aderenti, derivante dal contributo
dei soci, per fornire all’organismo la possibilità di esple-
Assemblea della
Dorfles a
Federazione dei Bruxelles illustra
Circoli giuliani la grandezza di
dell’Argentina
Trieste
Il 25 ottobre scorso, in occasione della celebrazione dell’80° anniversario della fondazione del primo Sodalizio, si è tenuta a Buenos Aires l’Assemblea generale della Federazione dei Circoli giuliani
dell’Argentina che fra vari punti all’ordine del giorno ha provveduto anche al rinnovo delle cariche
dirigenziali. Gianfranco Tuzzi è stato riconfermato
Presidente della Federazione; sarà affiancato da
due Vicepresidenti, rispettivamente Duilio Ferlat
di Buenos Aires e Marisa Bianchettin di Cordoba.
Nominati anche i due Consiglieri, nelle persone di
Sergio Francetich di Buenos Aires e di Flavio Kubik
di La Plata, ed inoltre i Revisori dei conti: Fernando
Michelli di Olavarria e Maria Gabriella Piemonti di
Rosario.
Si è cercato di coinvolgere negli organi decisionali della Federazione, ai fini di un utile coordinamento, anche i rappresentanti dei Circoli giuliani
presenti nelle altre città oltre che della capitale
argentina. Ribadito inoltre l’intendimento di
coinvolgere in ogni modo giovani leve in grado
di proporre iniziative di ampio respiro, come per
esempio la partecipazione agli stages nel Friuli
Venezia Giulia.
Sottolineata in questa occasione anche la stretta
collaborazione della Federazione con l’Associazione Giuliani nel Mondo, che fornisce supporto
nella realizzazione delle varie iniziative atte a mantenere la lingua e le tradizioni della terra d’origine.
Nel corso dell’Assemblea è stata comunicata la
creazione di un nuovo Circolo formato da giovani
discendenti di emigrati giuliani che intendono, oltre al nuovo assetto organizzativo, portare avanti
iniziative di loro specifico interesse. Si tratta del
“Circolo Unione Discendenti d’Emigrati Giuliani”
presieduto da Natalia V. Tuzzi.
E’ stata infine espressa l’esigenza di una rivisitazione dello Statuto della Federazione, apportandovi
le modifiche ritenute utili che saranno discusse
nelle prossime riunioni del Direttivo.
La tragedia delle Foibe vista da Giacinto Giobbe
Franco Miniussi Vicepresidente dell’A.G.M.
riceve da Giacinto Giobbe la scultura
E’ una scultura di forte impatto emotivo, intitolata “Foibe”, quella realizzata dall’artista
Giacinto Giobbe e presentata in occasione
della cerimonia per l’80 di fondazione del
primo Circolo giuliano in Argentina.
L’opera, che l’artista di origine istriana, attualmente residente a Buenos Aires, ha voluto donare alla Città di Trieste, verrà consegnata, con una cerimonia particolare al
Sindaco Roberto Dipiazza.
tare quantomeno la funzione istituzionale di necessario coordinamento.
Accolta con favore anche la proposta del Presidente
Eisenbichler di aumentare il numero dei rappresentanti nella Federazione, portandoli da due a tre per
ogni Club aderente con la condizione che il terzo
rappresentante venga espresso da parte dei giovani.
In tal mondo sarà più semplice e più facile realizzare
l’idea di Cristina Perini di un incontro dei giovani giuliano-dalmati canadesi che intendono avviare a breve
fra loro un dibattito sul proprio ruolo e prospettive
future. (rtg)
Un primo piano dell’elaborato ligneo
Marianna Accerboni, Gillo Dorfles
e Francesco Leprino
Si è tenuto nel novembre scorso presso il CIVA, uno
dei più prestigiosi centri culturali di Bruxelles, l’incontro
con Gillo Dorfles per presentare al pubblico “Horror
pleni”, il suo libro edito da Castelvecchi nella primavera
del 2008 e il documentario “Attraverso il tempo attraversato dal tempo” del regista Francesco Leprino. L’evento, ultimo di una serie di tre appuntamenti realizzati a questo scopo, si è svolto alla presenza di un
selezionato pubblico di docenti e studiosi internazionali, è stato aperto dal Direttore dell’Ufficio di Collegamento della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia a
Bruxelles, dott. Giorgio Perini e dal Presidente dell’Associazione Giuliani del Belgio, dott. Ruggero Melan. Alla prolusione è seguita la proiezione del documentario di Leprino, che ha proposto le testimonianze di
alcuni dei più grandi artisti e intellettuali italiani dell’ultimo secolo, tra cui Arnaldo Pomodoro, Lea Vergine e
lo stesso Dorfles.
Il momento centrale dell’incontro con Dorfles si è poi
svolto attraverso la presentazione del suo ultimo libro
e l’intervista condotta dal critico d’arte Marianna Accerboni.
Attore brillante e personalità straordinaria, Dorfles ha
intrattenuto il pubblico per quasi due ore, ricordando
le precedenti visite a Bruxelles, come quella in occasione dell’Expo internazionale del 1958 e dell’inaugurazione dell’Atomium, e parlando diffusamente del suo
libro “Horror pleni”, in cui afferma una verità evidente
ma estremamente sottovalutata dalla società odierna,
vale a dire la necessità di ritrovare ciò che egli chiama
“l’intervallo perduto”. In un mondo nel quale noi tutti
siamo sottoposti ad un eccesso di stimoli sonori, visivi
ed emozionali, la capacità di sostare, di fermarsi, di fare
una pausa emerge come un bisogno vitale.
Infine Dorfles non ha mancato di parlare approfonditamente anche di Trieste, sua città natale, ricordando
tra l’altro anche gli illustri personaggi di cui fu amico e
assiduo frequentatore e che resero Trieste un crocevia
di culture e creatività straordinaria. Ne è emerso il quadro di una città indimenticabile e indimenticata, la Trieste di Svevo e di Saba, di James Joyce, di
Eleonor Fini e dell’amico e collega Arturo Natan, del grande collezionista Leo Castelli e dello stesso Dorfles, che in
questa occasione ha così voluto rendere omaggio ad uno
dei maggiori centri culturali e artistici dell’Italia.
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Giuliani nel Mondo
Intervista con Terry e Clely Yumbulul
Da Trieste all’Australia e…
ritorno, una vita diversa
I “Triestini” Terry e Clely
“Caffè del bar o della machineta? Ma anche sbicia va
ben!”. Sono le prime frasi che cogliamo entrando nella
sede dell’Associazione dei Giuliani nel Mondo in via
Santa Caterina. Non c’è dubbio siamo di fronte ad una
chiara testimonianza di triestinità nonostante lo spazio
ed il tempo. Stringiamo la mano al momento delle presentazioni: Lei Clely Quaiat, Lui Terry Yumbulul direttamente dall’Australia. La storia che ci raccontano merita
tutta la nostra attenzione.
Clely è nata a Trieste in via Montecucco. “I miei genitori
erano sportivi, amanti della montagna, delle passeggiate,
dell’avventura: mi portavano a scoprire sempre luoghi
nuovi, vivere con loro non era mai noioso. Partimmo da
Trieste con la nave “Toscana” nel 1954 e per me, ragazzina, non era che la continuazione di uno stile di vita
che i miei avevano impostato nel tempo e che mi aiutò
a superare con leggerezza le difficoltà di quei momenti.
Il campo per stranieri una volta giunti a destinazione e i
primi contatti con un mondo nuovo. Ma fu questione di
poche settimane perché papà fu bravo a procurarsi un
lavoro e ci trasferimmo in una casa in affitto ad Adelaide”.
Che cosa avevate lasciato a Trieste?
“Mio padre lavorava in cava, mia madre era casalinga,
la voglia di misurarsi con la vita era grande. Lasciammo gli affetti. I nostri parenti, le zie e la nonna, che si
trasferirono nel nostro appartamento in Campi Elisi.
Lasciavo la mia scuola e le amiche, un mondo che ci
era familiare”.
In Australia aveva trovato un’isola felice?
“Non proprio, non all’inizio, come in tutte le cose c’è
sempre il rovescio della medaglia. Non è che la gente
del posto ci vedesse di buon occhio. A scuola imparai
subito le parolacce e gli insulti, anche per potermi difendere. Mi mandarono per qualche mese in una classe
con bambini molto più piccoli di me ma siccome appresi velocemente la lingua inglese, vista la mia preparazione comunque superiore, mi trasferirono in altra classe
adeguata alla mia età; fu una conquista. Poi nacque mio
fratello Franco e la nostra vita cambiò ancora”.
Che cosa gli avete detto della vita che vi eravate
lasciati alle spalle?
“Tutto, il semplice fatto di parlare triestino in famiglia
confermava la nostra provenienza. Certo lui si è sempre
sentito a casa, è cresciuto nel suo ambiente, ha sposato
un’inglese e non ha mai visto Trieste; del nostro mondo
conosce ciò che gli abbiamo narrato e ciò che ha avuto
modo di conoscere leggendo e guardando la TV. E così
anche i suoi figli, curiosi delle proprie radici ma senza
averle mai incontrate sul territorio”.
I suoi genitori sono tornati qualche volta a Trieste,
e Lei?
“Loro ci sono stati tre volte, io ho fatto il mio primo viaggio quindici anni fa ed è stato incredibile. Erano ancora
vive la nonna e le zie ed è comprensibile la mia sorpresa
ma anche il mio stupore quando, come avevano pro(segue dalla prima pagina)
capillare rete dei circoli, dei clubs e dei sodalizi degli
italiani all’estero, che ne costituiscono gli insostituibili
punti di riferimento e di aggregazione, generalmente
su base regionale o comunque territoriale. I Comites
ed il C.G.I.E. costituiscono invece gli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero, designati democraticamente per l’espressione delle loro istanze e per la
tutela dei loro specifici interessi nei Paesi di residenza e
nei riguardi della Madrepatria.
Inoltre in molti Paesi, accanto a questi organismi, va ricordata l’esistenza e la vitalità di numerose importanti
istituzioni e di opere benefiche legate alle comunità
degli italiani, quali scuole, centri culturali, opere as-
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messo tanti anni prima alla nostra partenza, ritrovai intatta la mia casa, tutte le cose nell’appartamento erano
nel medesimo posto. Mi fecero dormire nella mia vecchia camera da letto con la lampada che tanti anni prima avevo scelto con i miei genitori. E’ stata un’emozione
incredibile, come il loro affetto e l’accoglienza. Ora che
non ci sono più loro sono ospite di una cugina con la
quale cerchiamo di ricostruire un contatto nuovo”.
Ad un certo punto comunque la sua isola l’ha trovata davvero?
“Sì, è vero ed è stato quello spirito tutto triestino della
ricerca, dell’amore per l’avventura, a spingermi a delle
scelte di vita. Volevo conoscere l’Australia e con la famiglia, marito e due figli, Erica ed Alessandro, accettai di
andare a lavorare al Nord in una Missione dove vivono
gli aborigeni. Ho incontrato lo spirito vero di quella
terra, fatta di spazi sterminati ma vuoti che ti fanno
impressione e di genti dimenticate. A scuola, ai ragazzi
s’insegna che la storia d’Australia inizia duecento anni
fa con l’arrivo degli Inglesi ma così non è, c’è una cultura profonda che si perde nel tempo, che racconta la
vera vicenda del Continente ma è sommersa. Gli aborigeni vivono nel territorio a loro destinato, hanno anche
alcune scuole dove s’insegnava la lingua inglese che
favoriva l’integrazione. Ora il Governo vuole che tutto
si svolga nella lingua aborigena il che significa ulteriore
emarginazione per dei ragazzi che non svilupperanno
i mezzi necessari a comunicare con gli altri. Sono le
grandi contraddizioni della società di oggi che costruisce e demolisce con la medesima velocità”.
Ed è in questa realtà che ha conosciuto il suo secondo marito Terry Yumbulul?
“Sì e siamo insieme da quasi trent’anni, da lui ho appreso tanta parte della realtà di questa terra e ormai posso
dire di far parte della sua tribù. Conosco i riti e le tradizioni, le credenze e la mentalità ma anche i problemi
e le necessità del territorio abitato da 26 tribù che mio
marito segue anche grazie ad un incarico governativo
che spazia dalla dimensione sociale a quella più specifica sanitaria. Terry è a capo dei Warramiri, trecento in
tutto, sparsi su 36 isole”.
Terry è anche un artista affermato… quanta parte
ha Lei nel suo lavoro?
“L’ho soltanto spinto a dedicarsi quasi a tempo pieno
ad una passione che gli appartiene e che trae origine
dalla sua cultura: dipinge e scolpisce testimoniando
la profondità del messaggio d’appartenenza ad un
popolo particolare. Le sue opere – ha allestito mostre
a Londra, Sydney, in Texas, Virginia e Canada - sono
apprezzate e richieste, e questo fa di lui una persona
nota, pubblica, che gli permette di farsi sentire anche
dalla sua gente ed aiutarla a risolvere i problemi”.
Vent’anni fa vi siete stabiliti a Wigram, che cos’è?
“È un’isola lunga e stretta sulla quale ci sono due case che
distano un chilometro una dall’altra: la prima è la nostra,
la seconda è abitata da mio figlio e sua moglie. Siamo le
quattro persone che la popolano. Ci muoviamo con un
piccolo aereo per raggiungere in mezz’ora di volo il primo
posto abitato sul continente dove ci rechiamo per fare
provviste o per le altre necessità. Certo è una situazione
insolita ma noi amiamo questo tipo di vita”.
Clely e Terry hanno terminato di sorseggiare il caffè, in
tazza grande allungato con il latte come da tradizione
anglosassone, come fanno abitualmente nella loro casa
a cinquanta metri dalla spiaggia dove si può fare il bagno
stando attenti ai pesci, agli insetti e anche a qualche
pianta potenzialmente velenosi ma, se li conosci non
fanno paura e il quotidiano può essere delizioso.
Rosanna Turcinovich Giuricin
sistenziali, ospedali ecc. , realizzate anche con il contributo della Madrepatria e senza dubbio meritevoli,
nell’attuale situazione, di un più ampio sostegno finanziario da parte dell’Italia per continuare a svolgere la
loro rilevante attività.
In conclusione è appena il caso di ripetere e di ribadire
che il libero associazionismo degli italiani all’estero, i
loro organismi di rappresentanza, le istituzioni culturali, educative e sociali da essi promossi sono tutti
ugualmente indispensabili per l’attuazione di ogni
serio progetto che si proponga di corrispondere concretamente alle esigenze ed alle aspirazioni più sentite
dei nostri connazionali nel mondo.
Dario Rinaldi
Ricevuti dal Presidente Ballaman nella sede del
Consiglio Regionale del Friuli Venezia Giulia a Trieste
Clely Quaiat e Terry Yumbulul sono stati ricevuti a
Trieste dal Presidente del Consiglio Regionale del Friuli
Venezia Giulia, Edouard Ballaman, che ha ricordato: “A
fine anni Settanta, anche la mia famiglia aveva pensato
di trasferirsi in Australia. Poi, i casi della vita hanno
voluto altro. Ho viaggiato molto, in varie occasioni,
ma l’Oceania la conosco poco, salvo un mese in cui
ho girato, zaino in spalle, per alcune isole. Non vedo
l’ora di poter conoscere la vostra terra”. L’occasione,
infatti, potrebbe essere quanto mai vicina visto che il
Presidente dell’Associazione Giuliani nel Mondo, Dario
Locchi, ha invitato il Presidente Ballaman a presenziare
ai festeggiamenti per il 40esimo anniversario di
fondazione di due Circoli giuliani a Melbourne,
programmati nel corso del 2009.
Assieme ai coniugi Yumbulul, all’incontro con il Presidente
Ballaman erano presenti anche due altri giuliani emigrati,
precisamente in Sud Africa e cioè Nicolò Giuricich,
Presidente dell’Associazione Giuliani di Johannesburg,
accompagnato dalla moglie. “Siamo una sessantina
di famiglie, molto attive, - ha ricordato Giuricich - ed il
legame con l’Italia è tuttora assai forte”.
Le famiglie dei nostri corregionali assieme a Ballaman
Rivive Cecchelin con la Compagnia dei Giovani per i
triestini attivi a Milano
Il gruppo degli attori
Una serata all’insegna dell’allegria e del buon umore “alla triestina”, anzi alla Angelo Cecchelin, in un
alternarsi di scroscianti e prolungati applausi, risate,
battute, musiche e macchiette: questa in sintesi la
serata offerta dalla “Compagnia dei Giovani”, aderente
all’Associazione “Armonia” che raccoglie una decina di
Compagnie dialettali triestine e che ha presentato a
Milano uno spettacolo di successo. Per l’occasione, la
Sala Montanelli di Palazzo Serbelloni, sede del Circolo
della Stampa, era gremita di soci e di familiari del Club
“Amici Triestini a Milano”, aderente alla Associazione
Giuliani nel Mondo.
Lo spettacolo di Alessio Colautti, frutto di una ricerca storico-bibliografica che dura ormai da cinque anni, riporta
sulle scene dialoghi, scenette, canzoni d’epoca facendo
rivivere una Trieste di ieri ma sempre di grande attualità.
Sul palcoscenico hanno recitato e cantato Sebastiano
Clicek, Rossella Vono, Silvia Petrinco, Agostino Tommasi,
Matteo Pecorella e Allegra Tracanelli per la regia di Giuliano Zannier. Al pianoforte il Maestro Carlo Tommasi.
In apertura della conviviale brevi interventi di saluto da
parte di Marco Fornasir, Presidente degli “Amici Triestini”
a Milano, di Fabio Ziberna, Direttore dell’Associazione
Giuliani nel Mondo e di Bruno Cappelletti Presidente dell’”Armonia”. Presente alla manifestazione anche la giovane
Giorgia, nipote di Cecchelin. In particolare da parte di Ziberna è stata sottolineata la validità della manifestazione
che rientra nel quadro delle iniziative di collaborazione
che l’Associazione Giuliani nel Mondo - grazie all’Amministrazione regionale e alla Fondazione CRTrieste - continua
a promuovere nel capoluogo lombardo con il Sodalizio
dei Triestini e dei Giuliani a Milano.
Paste alimentari da Fiume all’Uruguay
Il pastificio “Adria” , impresa nota il tutto il Paese sudamericano, di cui abbiamo dato notizia nel numero 2 di
ottobre 2008 conteneva delle imprecisioni vista la complessità e le ramificazioni della dinastia Maganja.
Lo stabilimento è gestito da Antonio Maganja figlio del fondatore Giovanni Maganja. Ma non è finita qui;
Mariana, figlia di Anna Gianasso Maganja, assieme ad Antonio Maganja ed ai suoi figli, lavorano - ovviamente
nei vari settori - nella ditta; una grande famiglia che fa onore alla fiumanità e tanti altri componenti questa
operosa comunità sono attivi in varie parti del mondo. Auguri.
Giuliani nel Mondo
Periodico - anno 4 - gennaio 2009 - n. 1
E dito :
Associazione Giuliani nel Mondo - Trieste
Con i contributi di
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Direzione Regionale Istruzione, Formazione, Cultura,
Servizio Identità Culturali, Linguistiche e Corregionali all’Estero
Fondazione CRTrieste
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Fabio Ziberna
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Anno 4 - Associazione Giuliani nel Mondo