COMUNICARE UNA MALATTIA RARA Esperienze COMUNICARE UNA MALATTIA RARA Franco D’Alberton Maura Foresti AMBITI DEL COMUNICARE SU UNA MALATTIA RARA degli operatori ai genitori, ai bambini, agli adolescenti dei genitori ai figli, ai propri genitori, agli amici dei soggetti portatori agli amici, ad un partner, tra sé e sé COME COMUNICHIAMO? Comunicazione Conscia Digitale esplicita / implicita / inconscia (linguaggio verbale) /analogica (intonazione, mimica, postura) ASPETTI IMPLICITI NELLA COMUNICAZIONE DI UNA MALATTIA RARA Diversità rispetto ad un’aspettativa: dolore per la salute perduta, delusione, lutto Rarità: solitudine, isolamento che si riflette su un intero nucleo famigliare Cronicità: che comporta un’assistenza specialistica e multidisciplinare nel tempo Genetica: legata alla generatività, alla trasmissione della vita (minaccia alla genitorialità) e legata alla definizione della condizione umana (attribuzione implicita di senso al patrimonio genetico) attenzione a cosa stiamo dicendo! LA COMUNICAZIONE INCONSCIA Non si insegna, riguarda la dimensione personale di ciascuno di noi. È utile sapere che comunichiamo sempre anche a questo livello. I contenuti comunicati inconsciamente non sono controllabili possono essere individuati solo con un percorso di riflessione personale (meglio se condiviso con altri) sul nostro intimo pensiero. Hanno a che fare con le motivazioni, i bisogni, le paure. IL QUANDO DEL COMUNICARE: ASPETTI LEGATI AL MOMENTO Diagnosi prenatale La comunicazione ai minori? questioni etiche Diagnosi in età pediatrica Diagnosi tardiva in età adulta Peculiarità della diagnosi prenatale minacce implicite nella diagnostica prenatale il peso della scelta sul proseguimento della gravidanza rapporto affettivo materno-fetale, sue peculiarità emotive e psicologiche (parole potentissime perché cadono nell’area delle fantasie genitoriali sul nascituro… spesso indelebili anche qualora smentite alla nascita) INDICAZIONI ETICHE IN LETTERATRURA SULLA COMUNICAZIONE DELLA DIAGNOSI DI MINORI Nelle ultime tre decadi: posizione crescente che ritiene gli adolescenti (>14) capaci di prendere decisioni. (UK: “Gillick competence”) Criteri utilizzati per decidere se e quando comunicare ai minori: età e sviluppo cognitivo, riferimenti a teorie sullo sviluppo cognitivo ( J. Piaget, Wallon) I manuali di bioetica: coinvolgimento rispettoso del minore invito ai genitori di informare il minore sulle sue condizioni consulenza psicologica mirata a rendere consapevoli delle implicazioni della eventuale decisione di non informare LO SVILUPPO DEL PENSIERO E DELLE CAPACITÀ DI RAGIONAMENTO NEL BAMBINO Il neonato è competente e dipendente/impotente Il ruolo dell’interazione con il mondo nello sviluppo del pensiero: l’importanza delle aspettative e delle fantasie degli adulti (attribuzione di senso all’esperienza del neonato) Pensare e parlare sul mondo sono gli strumenti con cui il bambino esce dall’impotenza. DESCRIZIONE DELLO SVILUPPO DELLE CAPACITÀ DI PENSIERO E COMUNICAZIONE IN FASI: 0-24 mesi: intelligenza senso-motoria (Piaget) (intelligenza preverbale: schemi di azione-sensazione) comunicazione analogica 2-6 anni: periodo preoperatorio (Piaget) e del personalismo (Wallon) accesso alla comunicazione digitale, prevalgono gioco e disegno (funzione simbolica, rappresentazione, immagine mentale/ coscienza di sé: vergogna e opposizione) 7-11/12 anni: periodo delle operazioni concrete (decentramento dal proprio punto di vista, impulso alla socializzazione, permane concretezza del pensiero) dagli 11-12 anni: periodo delle operazioni formali (Piaget) e dell’identità (Wallon) dominanza del linguaggio verbale LA LETTERATURA SCIENTIFICA: IL PUNTO DI VISTA DEI DESTINATARI Principali e recenti studi sul punto di vista dei pazienti: M. Starke et al. Parent’s experiences of recieving the diagbnosis of Turner Syndrome: an explorative and retrospective study. 2002 E. Sutton et al. Truth telling and Turner syndrome: the importance of diagnostic disclosure. 2005 LM Liao et al. Service users’ experiences of obtaining and giving information about disorders of sex development. 2009 STARKE ET AL. PARENT’S EXPERIENCES OF RECIEVING THE DIAGNOSIS OF TURNER SYNDROME: AN EXPLORATIVE AND RETROSPECTIVE STUDY. 2002 44 genitori intervistati sulle loro percezioni e esperienze del processo diagnostico In 27 casi ad avviare il processo furono degli operatori (esperienza di sorpresa e shock), in 17 casi i genitori (esperienza d conferma che qualcosa non andava bene) La maggior parte dei genitori lamentava di aver ricevuto poche informazioni, ma alcuni ritenevano di averne ricevute troppe I genitori che ritenevano di aver ricevuto informazioni chiare e complete mostravano anche di aver accettato maggiormente la notizia Insoddisfazione per il nome “sindrome”: induceva l’idea di un ritardo mentale. Comunicazione percepita come soddisfacente era così descritta: compresenza di entrambi i genitori programmazione di ulteriore/i incontri per discutere le informazioni date offerta di possibilità di consulenza psicologica possibilità di contattare nuovamente l’operatore offerta di informazioni scritte (opuscoli) offerta di incontrare pazienti adulte o altri genitori di bambine con la stessa condizione offerta di contatto con Associazioni di famiglie SUTTON ET AL. TRUTH TELLING AND TURNER SYNDROME: THE IMPORTANCE OF DIAGNOSTIC DISCLOSURE. 2005 Interviste a 97 bambine e donne con TS (7-59 anni) e 21 genitori 30% ha menzionato spontaneamente che degli operatori o i genitori avevano nascosto completamente o degli aspetti della loro condizione. La pratica di nascondere parte delle informazioni risulta molto diffusa, soprattutto da parte dei genitori. Molte ragazze hanno dichiarato che aver scoperto da sole di avere la sindrome di Turner e che questa situazione era stata traumatica. Riportavano frequentemente una perdita di fiducia nella famiglia. Gli autori hanno individuato un legame tra la pratica di tener segreta la diagnosi e una percezione negativa degli operatori da parte delle intervistate. Le intervistate hanno espresso il desiderio di essere informate completamente e di poter comunicare liberamente con i famigliari sul tema. LIAO ET AL. SERVICE USERS’ EXPERIENCES OF OBTAINING AND GIVING INFORMATION ABOUT DISORDERS OF SEX DEVELOPMENT. 2009 • I partecipanti più giovani riferivano di essere stati informati in modo appropriato più spesso dei partecipanti più anziani • Venivano segnalate frequenti difficoltà ad ottenere le informazioni sui DSD dagli operatori, e un’elevata frequenza dell’esperienza di aver acquisito parte delle informazioni sui DSD in modo casuale • Molte delle persone intervistate avevano dei conflitti interiori relativi al comunicare alle persone più vicine aspetti della propia condizione. A PROPOSITO DELLA PRATICA DI TENERE NASCOSTO… Segreto Tenere Dolore = proibito = negativo = pericoloso segreto = vita da “latitante” risparmiato = inibizione del desiderio UNO STUDIO DEL NOSTRO GRUPPO DI RICERCA SUI DSD Lo studio ha coinvolto 31 donne con DSD (età media 34,8 ±8.6, range:20-51 anni) che hanno risposto ad un questionario I dati sono stati analizzati suddividendo il campione in due sottoguppi: Gruppo 1: delle minori di 30 anni (n=13) Gruppo 2: delle maggiori di 30 anni ( n = 18) ETÀ ALLA DIAGNOSI E ETÀ DI SCOPERTA FONTI DI INFORMAZIONI SUI DSD INTERROGATIVI UTILI, “BUONI COMPAGNI” NEL COMUNICARE Cosa sto comunicando in modo esplicito? E implicitamente? Sto incoraggiando la libertà dei destinatari di cercare il senso della diversità che gli comunico? Ho un giudizio su cosa dovrebbero pensare, su come dovrebbero reagire o sono disposto ad accogliere ogni reazione? Sono consapevole che tutto quello che sto dicendo potrebbe essere proprio quello che vogliono evitare di sentirsi dire? Che mi possono sentire crudele? Che può essere difficile per loro controllare questo sentimento anche se “ambasciator non porta pena”? Ho detto quello che pensavo o mi è scappato detto qualcosa che non avevo deciso di dire? C’è qualcosa che ho nascosto? perché? Ho paura a dire alcune cose più di altre? Perché? Mi spaventa il dolore che proverà chi mi ascolta? Penso che sia tollerabile, io lo tollererei? Riesco a sentirmi vicino ma non coinvolto e confuso col mio paziente/con mio figlio-a? Il contributo prezioso di ciò che è raro… Le associazioni di famiglie e di pazienti svolgono funzione di coscienza critica stimolando la società nel suo complesso a riflettere su: il senso delle professioni di aiuto il senso di avere una malattia rara … per un concetto di umanità più vasto