sotto i riflettori Vivace, solidale e vigile È l’Azione cattolica che ha negli occhi e nel cuore il presidente nazionale, che incontra Segno alla vigilia della XIV assemblea. Un momento di verifica per pensare insieme e rilanciare l’impegno associativo nella Chiesa e nella costruzione della città. «In questi tre anni – racconta – ho visto un’Ac generosa e attiva. Pronta ad affrontare le sfide del futuro». Una chiacchierata a tutto campo su emergenza educativa, formazione sociale e politica, etica pubblica. «La famiglia? Dev’essere seguita, custodita e accompagnata». Una sottolineatura particolare alla dimensione internazionale dell’Ac 4 I 04/052011 sotto i riflettori intervista con Franco Miano di Gianni Borsa e Gianni Di Santo Sopra: il presidente nazionale di Ac, Franco Miano. A sinistra: l’Azione cattolica incontra il Papa a Roma in piazza San Pietro il 30 ottobre 2010 l centro nazionale dell’Azione cattolica a Roma ormai non c’è più nessuno. È una piovosa serata di marzo e anche la portineria ha chiuso bottega. Il presidente nazionale arriva in tutta fretta con la borsa piena di giornali e libri: «Tornerò a casa, a Pomigliano, tra qualche giorno – ci dice –. È così da un bel po’ di tempo: giro le diocesi, partecipo a convegni, ho le mie lezioni universitarie. Credo che fino all’assemblea sarà sempre così. Sono davvero stanco… ma proprio contento». Il professor Franco Miano prende posto dietro la scrivania, sfoglia attentamente la posta, poi chiede ai due giornalisti di Segno: «Come vanno le cose?». Quindi si comincia. L’Ac, la Chiesa, il paese, l’associazione, il mondo... A Vi v e re l a f e de , a m a re l a vi ta: è i l titolo dell ’assemblea del 6-8 maggio. L’Ac si confronta costantemente c on l a C h i es a e l a c o m u nità civile. Ma l’assemblea tri en nale r ap pr esen ta u na opportunità particolare per fare il punto. Quali sono le p a r o l e - c h i a ve p e r l ’ o r m a i prossimo appuntamento? Le parole “importanti” dell’assemblea sono almeno di due tipi. Le prime riguardano il percorso che dal Concilio vaticano II in poi l’associazione ha vissuto: sono tutti quei termini che hanno a che vedere con la responsabilità personale, la corresponsabilità gerarchia-laici, il senso vivo della democrazia. Sono le parole, e gli impegni concreti, di un’associazione che vorrebbe ogni socio impegnato direttamente, da protagonista; ciascuno portando il proprio originale contributo. In fondo è un modo per tradurre la responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo così come ci chiede il Concilio stesso. Mi chiedo: cos’è la vita democratica dell’associazione se non I 04/052011 un modo per rispondere all’insegnamento conciliare, alla spinta che esso ha dato al ruolo laicale nella Chiesa? Poi ci sono alcune parole che oggi hanno bisogno di un’accentuazione, sono elementi-cardine dell’Ac, parole di sempre ma da rilanciare: ad esempio il binomio fede-vita, perché qui si racchiude la ricerca più profonda del cristiano, il suo senso di coerenza, la sua capacità di vivere una fede che sappia amare la vita e amarla in tutte le sue dimensioni. Il tempo di oggi domanda a tutti noi una testimonianza più incisiva, coerente, più capace di andare all’essenziale, ai contenuti della fede. E ovviamente non posso dimenticare la parola “educazione”. A p roposito di ed ucazione: s o no s t a t i da po c o p ubb licati gli Orientamenti pastor a li de l l a Ch i e s a it al i a na dove al centro è proprio l’ed uc a z i o ne , c o n qu a l c he sottolineatura fondamentale dedicata all’Ac… La Chiesa italiana ha appena affidato alle comunità cristiane gli Orientamenti pastorali per il decennio fino al 2020. Un compito e una missione – quella dell’educazione – che l’associazione ha nel proprio dna. C’è un passaggio al numero 43 degli Orientamenti che interessa proprio l’Ac. La Chiesa italiana ci chiede, forti della nostra esperienza nel campo educativo, di continuare a sviluppare un legame con la Chiesa locale. Un legame importante non solo dal punto di vista ecclesiale ma, proprio perché fatto di storie e volti, ancora valido nella capacità di tessere relazioni tra società e persone in un dato territorio. Un secondo riferimento ribadisce che l’Ac è scuola di formazione cristiana. Vorrei sottolineare che l’Ac, nello spirito conciliare, è scuola di formazione di tutto l’uomo. Il terzo riferimento, infine, è alla santità laicale. Nel 5 sotto i riflettori triennio passato abbiamo approfondito nei nostri cammini formativi il concetto della chiamata a essere santi insieme; ed essere santi con lo stile e negli ambienti in cui vive e opera il laico: la famiglia, il lavoro, la società, la cultura. Il fatto che poi vengano richiamate figure di santità vicine all’Ac significa che la Chiesa riconosce un valore particolare al nostro stile e al nostro impegno. Ciò non può che farci piacere. Se penso a quanti educatori, animatori, soci di ogni età sono impegnati nelle pastorali parrocchiali e diocesane e in opere di carità posso dire a voce alta che siamo pieni di bei volti e belle storie in cui l’elemento teologico si è integrato con l’elemento del vissuto. Un patrimonio da far cogliere in tutto il suo valore. Edu c azi on e, f ed e e am or e: i t e rmi ni s o no s t at i accostati e intrecciati tra loro dall’Ac, sia nel camm i n o d i p r e p a r a z i on e c h e i n q u es t a f as e as s em bleare. Esatto. L’educazione in Ac significa, come dicevo, coniugare fede e vita. Ovvero impegno educativo a tutto campo. Vorrei rimarcare il compito e la vocazione dell’educare nella linea del bene comune. La scelta educativa non è una scelta di retroguardia, non è un confinarsi all’interno, bensì una scelta per servire la vita delle donne e degli uomini del nostro tempo, la vita della comunità locale e della città. E poi c’è l’amore. Voglio richiamare all’attenzione quanto il Santo Padre ci ha detto durante l’incontro a piazza San Pietro del 30 ottobre scorso quando, rispondendo alle domande dei ragazzi, ha invitato a pensare l’amore non come una dimensione edulcorata della vita ma una forte passione che ci coinvolge tutti, che impegna in una relazione positiva, generosa, serena verso l’altro, gli altri. E che ci permette, seguendo l’insegnamento di Gesù, di guardare il prossimo a viso aperto. L’amore ha un carattere rivoluzionario e c’è uno stretto collegamento tra responsabilità, educazione e amore. In questi tre anni di servizio come presidente nazionale, come ha trovato l’Ac? Le realtà territoriali, dalle parrocchie alle diocesi, danno segnali di vivacità? Sono stati tre anni molto belli. Ho trovato una famiglia associativa vivace, attiva, impegnata, certa- 6 I 04/052011 La scelta educativa non è una scelta di retroguardia, non è un confinarsi all’interno, bensì una scelta per servire la vita delle donne e degli uomini del nostro tempo, la vita della comunità locale e della città mente con caratteristiche differenti a seconda delle diversità territoriali: perché è chiaro che la configurazione culturale, tradizionale, economica e sociale ha la sua incidenza sulla realtà dell’Ac. Ad esempio l’Ac delle grandi città si trova ad affrontare realtà e sfide diverse rispetto a quelle dei piccoli centri. E lo stesso si può dire delle situazioni regionali, dal nord al sud del paese. Penso che sempre di più l’Ac si stia caratterizzando come famiglia che, in senso unitario e con caratteristiche nuove, si mette al servizio della propria Chiesa e del proprio territorio. L’Ac sa cambiare, tenendo ben salde le radici nella propria storia, sa adeguarsi alle necessità dei luoghi e dei tempi in cui è chiamata a portare il messaggio del vangelo. Talvolta con risultati positivi, incoraggianti, qualche altra volta con maggiori fatiche. Ma sempre con un grande e generoso slancio da parte dei soci e di un’area vasta di amici e simpatizzanti che scopriamo vicina e attenta all’associazione. Quali temi e impegni prioritari intravede per il prossimo cammino dell’Ac? Il prossimo cammino che abbiamo di fronte chiede un’Ac popolare, capace di incontrare la vita della gente nel territorio e di sostenere il cammino di ricerca di Dio e di vita buona. Una scelta semplice ed essenziale: è una strada che già percorriamo, va rafforzata e resa più significativa. Accanto a ciò, credo debba essere rafforzato il senso della cura dell’interiorità, che non è un guardare a se stessi ma il tentativo di vivere in profondità la propria vita per poi porsi al servizio del bene comune. La cura della spiritualità, dell’interiorità e del silenzio, acquista maggior rilievo e carattere di urgenza oggi, soprattutto se pensiamo al nostro tempo, troppo esteriore, basato sull’immagine, sull’avere e sull’apparire prima che sull’essere. L’altro grande impegno è la formazione sociale e politica per tutti, per tutte le età e per tutte le condizioni. sotto i riflettori G i à, l a f or m a z i o n e p ol i t i c a . S i r i l ev a d a t e m p o u n “vuoto etico” in Italia, sia nel campo delle relazioni tra le persone sia nel progettare un futuro possibile per il paese. Lei pen sa ch e dai l aici cristiani impeg nati n e l l a c u l t u r a, n e l s o c i al e , n el l a p o l i t i c a, p o s s an o emergere risposte nuove ed efficaci al problema? È la formazione del cittadino che sempre di più ci deve stare a cuore. Le provocazioni che la realtà ci propone sono sempre più chiare: noi dobbiamo rispondere con uno sforzo di formazione che sappia guardare lontano e che sia alla portata di tutti. E solo da una formazione diffusa potranno nascere nuove vocazioni all’impegno sociale e politico da accompagnare alle tante vocazioni culturali e civili già esistenti, che vanno valorizzate e sostenute. Questo mondo è splendido ma complesso allo stesso tempo; la vita moderna, la scienza e la tecnologia, le grandi trasformazioni demografiche (dalle migrazioni all’invecchiamento della popolazione nei paesi ricchi), gli avvenimenti internazionali, richiedono sensibilità, capacità di lettura e discernimento, apertura al dialogo, spinta alla responsabilità. Fare formazione vuol dire intercettare queste novità, mettere dei punti fermi sul piano dei valori e dell’etica, indicare la strada dell’assunzione diretta di impegni. I credenti non possono restare nelle retrovie. Il vangelo va portato per le strade del mondo. L’Azione cattolica ci ha sempre creduto e continua a farlo: i laici cristiani devono contribuire a costruire la città degli uomini. È questa la loro specifica chiamata. A chi chiede, anche tra i soci, che l’Ac levi la voce di fr o n te a l l e s ce l te p o l i t i c h e c h e i l Pa r l a m e n t o c i mette davanti, lei cosa risponde? Rispondo che dalla formazione si possono costruire Nella foto: gli ultimi sette presidenti nazionali di Ac. Da sinistra: Giuseppe Gervasio, Raffaele Cananzi, Mario Agnes, Franco Miano, Paola Bignardi, Alberto Monticone e Luigi Alici Un migliaio di delegati per discutere e votare UN’OCCASIONE DI DEMOCRAZIA DA SEMPRE NEL CUORE DELL’AC ppuntamento al 6 maggio, dunque. Un programma intenso per una tre giorni di lavoro che vedrà i delegati di Ac confrontarsi su idee e programmi per il futuro. Al saluto di Franco Miano, si alterneranno quelli del card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici e di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per poi passare direttamente alla relazione del presidente di Ac. Il giorno dopo, celebrazione eucaristica di mattina presto presieduta da mons. Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale di Ac, e poi tutta la giornata dedicata ai lavori di gruppo e al dibattito sulla relazione del presidente. La sera votazioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e... un po’ di pausa. Domenica 8 maggio celebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, presidente della Cei, e replica del presidente nazionale. Infine, votazione del Documento assembleare e proclamazione degli eletti. A I 04/052011 7 sotto i riflettori esperienze. Formazione non è tutto, però se vissuta bene è la strada maestra su cui poi una pluralità di esperienze acquista significato. L’Ac può disseminarle sull’intero territorio nazionale: seminari di formazione politica, laboratori della partecipazione, confronto con persone impegnate in politica, scuole di formazione sociale e politica. Qui dobbiamo essere protagonisti. Tanto più queste esperienze saranno vissute, quanto più il nostro paese crescerà. E poi vorrei aggiungere una parola. La ascoltiamo... Periodicamente l’Ac, attraverso la Presidenza nazionale, interviene pubblicamente, nel tentativo di contribuire a una lettura della realtà nazionale e prende posizione su alcuni fatti politici. Lo abbiamo fatto varie volte negli ultimi mesi, con un messaggio reso noto a settembre, al termine del convegno presidenti diocesani di Ancona, e poi ancora prima di Natale e infine a febbraio, con un documento intitolato Misura, decoro, rispetto. Modelli per le nuove generazioni (si veda il riquadro in queste pagine – ndr). Interventi di questo tipo provengono non di rado anche dalle Ac parrocchiali e diocesane su temi più direttamente locali, a riprova di un radicamento sul territorio che è tipico della nostra associazione. Certo, l’Azione cattolica non insegue le polemiche o la battaglia gridata, ma cerca, con uno stile costruttivo e propositivo, di rendersi presente nel dibattito su tutti i temi della vita italiana. Ricordo, in particolare, il bell’incontro del novembre scorso con gli amministratori nazionali e locali soci di Ac: è stata, a detta di molti, un’esperienza da consolidare e continuare. Del resto l’impegno verso il bene comune è stato a n co r a u n a v o l t a i n c o r a g g i a to d a l l a Se t t i m a n a soci ale di Reggio Cal abri a, che l’Ac ha preparato con estrema cura, coi nvolgendo il l ivel lo locale e regionale dell’associazione. Sì, è vero, Reggio Calabria ci ha lasciato tanta voglia di fare. La riforma elettorale, la moralità pubblica, la valorizzazione della scuola, dell’università e della ricerca, la cittadinanza agli immigrati, i giovani. Ci sono infiniti ambiti di impegno che vogliamo e dobbiamo percorrere. Ad esempio, si parla tanto di giovani: da noi, in Ac, i giovani sono al centro della cura formativa ma al contempo hanno responsabilità proprie. Sono abituati a prendere decisioni e ad assumersi responsabilità. Il contributo del cattolicesimo impegnato in politica è da guardare, prima che ai numeri e ai voti, alla qualità del suo essere propositivo e migliorativo rispetto ai profondi disagi del vivere d’oggi. Sp esso i n Itali a si parl a, e tal volta si str aparla, d i famiglia. Essa si può ancora considerare il nucleo fondamentale della società? Quali sono le maggiori Un documento della Presidenza Ac VITA PUBBLICA, ETICA, MODELLI PER LE NUOVE GENERAZIONI isura, decoro, rispetto. Modelli per le nuove generazioni, è il titolo del documento reso noto dalla Presidenza nazionale di Ac in occasione dell’ultimo Convegno Bachelet (11-12 febbraio 2011) sullo scadere della vita pubblica e dell’immagine delle istituzioni in relazione a comportamenti di alcuni politici, per niente consoni al grado di responsabilità e alla visibilità assunta. Il testo richiama anzitutto un recente intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, che ha evidenziato il disastro antropologico che si compie a danno dei giovani e di quanti sono nell’età in cui si fanno le scelte definitive per il futuro della propria esistenza. C’è una rappresentazione fasulla dell’esistenza – afferma la Presidenza Ac –, c’è un tentativo di mettere in primo piano il successo basato, come dice Bagnasco, sul «guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé. Il rischio, prosegue il testo di Ac, è che tali vicende, «che trovano ampio spazio nei media, facciano emergere la desiderabilità di stili di vita per i quali “il potere può tutto”». Secondo la Presidenza nazionale dell’associazione, «non è educativa l’immagine della donna emersa in numerosi racconti giudiziari e mediatici. Ne è stata ripetutamente e insistentemente violata l’intangibile dignità, libertà, uguaglianza. Non è educativa, allo stesso tempo e con la stessa intensità, l’immagine dell’uomo incapace di riconoscere nel corpo della donna, e nel proprio, un dono straordinario, certamente non finalizzato ad appagare un desiderio egoistico di possesso. È, invece, educativo, a nostro avviso, ridire con forza […] la bellezza vera di ogni età e di ogni soggettività, il senso profondo dell’essere uomo e dell’essere donna». Ancora: «Non è educativa l’idea che i giovani e gli adolescenti, per realizzarsi, debbano mettere da parte i propri talenti, seguendo tristi scorciatoie. […] È educativo e importante, valorizzare e dare sempre più spazio ai giovani talenti dello studio, della ricerca, dei mestieri e delle professioni, ai giovani del volontariato e del servizio gratuito agli altri» (il documento integrale è disponibile nel sito www.azionecattolica.it). M 8 I 04/052011 sotto i riflettori Nella foto: la VII Assemblea (1989); il terzo da destra è l’allora vicepresidente dei giovani Franco Miano difficoltà che incontra al giorno d’oggi? Come intraprendere azioni educative e politiche sociali ed economiche favorevoli alla famiglia? La famiglia, le famiglie, stanno da sempre a cuore all’Ac, perché in famiglia si incontrano le persone, si vivono e alimentano relazioni profonde, perché si sperimenta l’amore, perché ci si spende con generosità e vi si costruisce il futuro dei singoli e della collettività. Penso che la famiglia vada non solo seguita, ma anche custodita e accompagnata. Accompagnare i giovani sposi, i fidanzati, accompagnarli sia dal punto di vista affettivo e psicologico che dal punto di vista socio-economico. Penso al rapporto genitori-figli e quanto l’associazione sia di aiuto in questo con l’Acr e i nostri gruppi giovanissimi. E poi ho in mente la vita delle persone anziane e quanto l’incontro tra generazioni sia oggi la chiave di volta per immaginare un futuro diverso e migliore. Una famiglia piccola comunità che si apre alla famiglia dell’intera umanità. In questo senso penso a quanto sono importanti i sacerdoti assistenti, i nostri “accompagnatori”, che ci aiutano costantemente a indirizzare la nostra attenzione ai grandi temi dell’educazione, della vita e della famiglia. Infine vorrei anche ricordare che ci sono tante persone che non hanno famiglia, oppure che vivono una condizione di disagio familiare, che sono sole. Vale per gli adulti e anche per tantissimi bambini, adolescenti e giovani. L’Ac può essere la “loro” famiglia. È una vera urgenza e noi non possiamo rimanere con le mani in mano. L’impegno dell’Area famiglia e vita dell’Ac è notevole, ma ogni socio si deve sentire I 04/052011 chiamato a un’attenzione straordinaria, delicata e generosa verso queste situazioni. L’assemblea di maggio porrà al centro dell’attenzione anche la di mensione internazional e dell’Ac. Dalla parrocchia al mondo, potremmo dire? È vero. Insisto molto sulla dimensione internazionale dell’associazione. Sappiamo quanto il Fiac faccia in questa direzione. E non è un caso che a presiedere la nostra XIV assemblea sarà Emilio Inzaurraga, argentino, coordinatore del Forum internazionale di Azione cattolica. Dalla parrocchia al mondo: solo così la nostra storia di fede diventa esperienza planetaria a servizio di tutti, dell’Altro che è “oltre” noi, degli altri cui ci sentiamo legati fraternamente. Del resto gli avvenimenti mondiali bussano ogni giorno, grazie ai mass media, alle nostre porte, alla nostra coscienza. La fede e l’impegno a evangelizzare non possono che essere vissuti in una dimensione di massima apertura al mondo, di condivisione con i poveri del pianeta, con chi ha perso il lavoro per colpa della crisi oppure vive in situazioni di guerra, con chi lotta per la libertà e la democrazia, con chi testimonia il vangelo in paesi in cui non è rispettata la libertà religiosa. Vorremmo farle tante altre domande, ma le lasciamo qualcosa da dire anche in assemblea! Scherzi a parte: ci regal i tre agg etti vi p er l’Ac che si vuole costruire nel prossimo triennio... È una bella responsabilità. Diciamo che ci vorremmo impegnare per un’associazione vivace, solidale e g vigile. Che guarda al futuro con un sorriso in più. ■ 9 sotto i riflettori Benedetto, siamo con te! di Domenico Sigalini giusto ogni tanto fare qualche piccola fotografia che ti permette di leggere che cosa sta capitando in associazione. La vita si svolge sempre nella sua continuità, mai uguale perché la fantasia del Signore, la nostra decisione di impegno, e talvolta anche i guai sono sempre all’ordine del giorno. Così si è sviluppato questo grande triennio che vogliamo collocare tra due date belle che lo hanno caratterizzato: 4 maggio 2008 – 30 ottobre 2010. Sembrano due anni, ma in realtà sono tre, perché al 4 maggio non si è arrivati il giorno prima, ma con tutta una preparazione precedente che è datata almeno dall’autunno dell’anno 2007 quando si cominciarono a fare le assemblee elettive parrocchiali del triennio precedente e il 30 ottobre 2010 non è finito il giorno dopo alla basilica di San Paolo, ma è continuato almeno fino a Natale se non oltre. Sono due date che possono racchiudere il volto dell’Ac di questi anni: dalla proposta esplicita solenne della santità vissuta nella quotidianità degli anni successivi alla offerta gioiosa L’assistente e travolgente della forza educativa che ecclesiastico generale da sempre ravviva le associazioni con i di Ac fa il punto ragazzi e gli adolescenti. del cammino Un cammino di fedeltà alla Chiesa unidell’associazione in questi ultimi tre anni, versale e al Papa, e di corresponsabilità racchiudendolo in due con le Chiese diocesane, con i vescovi e con i presbiteri. L’incontro del 4 maggio date fondamentali: 2008 è stato il punto di arrivo di una 4 maggio 2008 e 30 ottobre 2010. Momenti celebrazione ricca e capillare dei 140 anni di vita dell’Azione cattolica e il indimenticabili per punto di partenza di un triennio dedicaun futuro che già to, come suggerito dal Papa, alla sanoggi è tra noi tità, fatta di formazione alla vita interiore e di risposta generosa alla missione evangelizzatrice. Entro questa tensione si è sviluppata una ricerca diocesi per diocesi di figure di laici e di assistenti santi, iniziata nel triennio precedente con l’approvazione della fondazione “Azione cattolica, scuola di santità - Pio XI ”. Abbiamo avuto la gioia di venerare 10 È I 04/052011 come beato un assistente, don Francesco Bonifacio di Trieste, e siamo pronti a celebrare la beatificazione già annunciata ufficialmente dal papa del Toniolo. Avremmo desiderato tanto poter annoverare tra i beati anche Armida Barelli e la Nennolina, ma forse non ce lo meritiamo ancora pur prevedendo oggi un cammino forse più spedito. Questo è quanto vorremmo avere davanti alla nostra vita di fede, che nel quotidiano è fatta di scavo nelle vite delle nostre associazioni e soprattutto di quotidiana formazione alla santità a tutti i livelli associativi. Il Santo Padre non ha mai mancato di farci avere la sua Parola di incoraggiamento e la sua cura in tutti gli incontri fatti personalmente con il presidente e l’assistente, con i ragazzi dell’Acr a ogni Natale, con gli assistenti nel convegno nazionale del 2008. Ci troviamo tutti gli anni in piazza all’Immacolata e il Papa non manca mai di dirci la sua gioia nell’accompagnarci. Siamo stati contenti di dimostrargli il nostro attaccamento, la nostra stima e la assoluta solidarietà assieme a tutte le associazioni della Consulta dell’apostolato dei laici nel maggio 2010 in momenti di bufera mediatica pretestuosa nei suoi confronti. Volevamo solo dire che noi eravamo e siamo con lui, che lo ringraziamo della sua forte e sicura guida e che l’Azione cattolica, con tutte le altre associazioni, lo segue senza tentennamenti. Questa gioia di stare col Papa si è tradotta in una cordiale corresponsabilità con tutti i pastori delle nostre Chiese diocesane. Il fulcro del lavoro straordinario, perché le nostre associazioni hanno contatti ordinari e quotidiani con i propri vescovi, è stata la Settimana sociale dei cattolici italiani tenuta lo scorso ottobre a Reggio Calabria. L’abbiamo preparata con 16 incontri pubblici, uno per ogni regione ecclesiastica, su temi di impatto sociale alla luce della dottrina sociale della Chiesa, seguendo l’agenda della settimana sociale. Ne è nata una risposta ancora più concreta alle sollecitazione sia del papa che dei vescovi per una generazione nuova di sotto i riflettori La pagina più interessante che ora l’Azione cattolica, nella sua diffusione capillare, sta scrivendo è quella della corresponsabilità con i vescovi nel diffondere e attuare gli Orientamenti pastorali per gli anni 2010-2020, Educare alla vita buona del vangelo Nella foto: mons. Sigalini, con il presidente nazionale, ricevuti da Benedetto XVI persone impegnate in politica a tutti i livelli. A detta di tutti gli amministratori di Azione cattolica, che sono impegnati nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, presenti all’incontro che li ha visti per la prima volta riuniti a Roma, è cambiato il vento dell’interesse per l’impegno politico. È uscito allo scoperto il sommerso e si è iniziata una attenzione nuova formativa nei confronti di chi per vocazione e per elezione ha assunto questi incarichi: scelta religiosa matura, non di nicchia, né di fuga, partecipazione alla vita associativa per sostenere il percorso personale di fede, collaborazione ecclesiale nella ricerca e nel discernimento, I 04/052011 decisione per il bene comune, ispirazione costante alla dottrina della Chiesa, senza collateralismi e senza preclusioni. La pagina più interessante che ora l’Azione cattolica nella sua diffusione capillare sta scrivendo è quella della corresponsabilità con i vescovi nel diffondere e attuare gli Orientamenti pastorali per gli anni 2010-2020 Educare alla vita buona del vangelo. La prima grande risposta è stata all’indomani della pubblicazione del testo la grande giornata dei ragazzi e degli adolescenti accompagnati da tanti educatori e genitori con il papa a Roma, in piazza San Pietro e nelle piazze della città. È un segno inequivocabile. L’Ac si impegna a educare da sempre e oggi lo fa ancora con più decisione e qualificazione, una educazione per la crescita integrale della persona, «secondo la grandezza della vocazione dell’uomo e la presenza in lui di un germe g divino». ■ 11 sotto i riflettori Dove siamo arrivati, dove vorremmo andare di Gianni Borsa possibile stilare un bilancio di un intenso triennio di lavoro associativo? In quali direzioni si sono mossi i settori e le articolazioni dell’Ac? Quale l’impegno della Presidenza nazionale? Quali le possibili strade per il triennio che inizierà con l’assemblea del 6-8 maggio? Segno lo ha chiesto ai responsabili di Acr, Giovani, Adulti, Movimento studenti e Movimento lavoratori. È Acr: lo slancio per potenziare la proposta formativa «L’Azione cattolica dei ragazzi, apprezzata per l’efficacia e l’organicità dei suoi itinerari formativi, in questo triennio ha investito le proprie energie e competenze per arricchire la propria proposta formativa». Il responsabile nazionale Acr, Mirko Campoli, ci guida in questo percorso: «Oltre agli strumenti già in uso (le tre “guide di arco” per l’itinerario di gruppo dei ragazzi; “l’agenda dell’educatore” per la formazione e il servizio di chi è chiamato ad accompagnarli; il “formato famiglia” rivolto ai genitori degli acierrini; i due itinerari spirituali di avvento-natale e quaresima-pasqua per il cammino personale dei bambini e dei ragazzi) sono nati nuovi strumenti che hanno ulteriormente qualificato la proposta dell’Acr: la guida di arco e gli itinerari di spiritualità per la fascia dei piccolissimi; la lectio Acr, Giovani, Adulti, Msac divina, il ritiro spirituale e gli esercizi quaresimali legati all’iniziativa e Mlac: a colloquio annuale; la proposta di campo con i vice presidenti estivo; le schede di approfondie i responsabili nazionali mento per i genitori e l’ultimissiper verificare il cammino ma definizione della “regola spiricompiuto nel triennio tuale” per i bambini ed i ragazzi, che si conclude e per in uscita proprio nei giorni della individuare le sfide che prossima assemblea nazionale». attendono l’associazione 12 I 04/052011 Inoltre, sempre in ordine alla proposta formativa, «si è riusciti a riordinare e rinnovare la stampa associativa dei più piccoli». Mirko prosegue: «Un altro filone di impegno ci ha portati a intensificare le occasioni di approfondimento tematico su alcuni aspetti del mondo dei ragazzi e dell’educazione umana e cristiana. Oltre al convegno nazionale degli educatori Acr, centrato sul tema della figura dell’educatore, si sono attivati sul territorio nazionale alcuni seminari di studio che hanno visto una notevole partecipazione di responsabili, assistenti ed educatori su tematiche quali la sfida educativa tra libertà e ricerca di autonomia, il rapporto tra la liturgia e i ragazzi, il mondo dei preadolescenti. Inoltre va rimarcata il lavoro di riflessione di alcune commissioni nazionali sul tema del protagonismo dei ragazzi e sulla cura dell’animazione in Ac». E per il triennio che si apre? «In Ac, lo sappiamo bene, le sfide che ogni triennio l’associazione decide di darsi vengono determinate e si definiscono sulla base della discussione del Documento finale approvato durante l’Assemblea nazionale – chiarisce Campoli –. E provando a leggere la bozza di documento, già predisposta dall’attuale consiglio, le sfide indicate sono molte e significative. Tuttavia quella che mi pare debba occupare un posto di rilievo credo sia quella che spinge l’associazione a impegnare tutte le proprie energie nella cura e nella qualificazione della formazione specifica dei nostri educatori. È necessario declinare l’intuizione associativa secondo cui il servizio dell’educatore è e resta anzitutto un atto di amore, superando il rischio di ridurre l’opera educativa solo all’attuazione di strategie pedagogiche o alle sole tecniche di animazione. Il cammino che si apre davanti a noi, anche alla luce degli Orientamenti pastorali della Cei, ci richiede dunque di affrontare alcuni nodi relativi alla sotto i riflettori In alto: alcuni componenti della Presidenza di Ac al lavoro. Da sinistra: Maria Graziano, Paolo Trionfini, mons. Ugo Ughi, mons. Domenico Sigalini, Franco Miano, Gigi Borgiani, Mirko Campoli e Chiara Finocchietti formazione degli educatori: come coniugare la formazione personale e quella specifica al servizio educativo? Quali contenuti e quali caratteristiche individuare perché la formazione degli educatori non sia lasciata “al caso”? Come approdare all’individuazione di scelte e buone prassi formative che, pur garantendo le giuste mediazioni locali, giungano alla definizione di una formazione degli educatori condivisa e spendibile su tutto il livello nazionale?». C’è poi una seconda direzione di impegno che è rivolta alla fascia dei preadolescenti. «Credo sia compito dell’Acr continuare a qualificare il proprio impegno verso questa età così particolare, in cui si “gioca” il momento decisivo della scelta di fede». “Compromettersi” nella storia Le valutazioni del settore Adulti «Il settore Adulti, nel corso del triennio, ha decisamente puntato l’attenzione sulla proposta formativa ordinaria, nella convinzione che l’educazione del mondo adulto rappresenti una delle questioni più serie, per dirla in una battuta, che investe il tessuto della Chiesa italiana». Maria Graziano e Paolo Trionfini sono i due vice presidenti nazionali per il settore. «In questa prospettiva, si è curato particolarmente il sussidio del cammino annuale, per renderlo pienamente disponibile agli adulti di ogni età e condizione di vita. L’ampiezza generazionale e la ricchezza diversificata dei percorsi personali hanno indotto a I 04/052011 riservare un supplemento di cura alle fasce più esposte del settore – gli adulti-giovani e gli adultissimi – attraverso la preparazione di due sussidi metodologici, che possano sostenere il cammino di formazione. In questa linea, si è incentrata anche la cura degli animatori dei gruppi, elemento irrinunciabile della “catena” virtuosa attraverso la quale si dipana la vita associativa». Si è, inoltre, cercato – attraverso specifici moduli per responsabili – di «far maturare ulteriormente la consapevolezza dell’esigenza di ritrovare un “ambiente caldo” come il gruppo, nel quale il percorso formativo restituisca l’intreccio fecondo tra fede e vita, integrando le diverse dimensioni (sociali, culturali, antropologiche) che toccano il vissuto del mondo adulto. Per renderlo sempre più aperto alla tensione evangelizzatrice, si sono spinti gli adulti di Azione cattolica a compromettersi nella storia, maturando un’ancora più dedita disponibilità al servizio ecclesiale e civile, come educatori delle nuove generazioni, collaboratori della pastorale ordinaria, animatori della carità, amministratori pubblici». Quali indicazioni o spunti avete in mente per il cammino del prossimo trionnio? «Per il futuro occorre adoperarsi ancora perché agli adulti si lascino gli spazi e i tempi per curare le proprie persone con un’intensa vita di fede, attraverso l’esperienza dell’autoformazione e dei gruppi di appartenenza, che poi si declina in un’amabile e significativa presenza nella vita quotidiana, in un apporto al territorio con spirito di servizio, di reale competenza e di sana indignazione; l’obiettivo è vivere da “laici nella Chiesa e cristiani nel mondo” invece che da “cristiani 13 sotto i riflettori nella Chiesa e laici nel mondo”». Maria e Paolo proseguono: «Per liberarci dall’essere “chierici” in parrocchia e dal giudicare i fatti del nostro tempo lasciandoci “rimorchiare”, la sfida è dedicare meno tempo alle grandi organizzazioni, più tempo a confrontarsi con la Parola e a fare discernimento nei consigli di Ac, negli organismi di partecipazione della comunità cristiana. Il nostro settore – aggiungono – oggi si sente chiamato a investire energie nel formare persone libere, sempre più capaci di capire l’oggi e di scegliere nell’oggi, senza rimpianti di mitiche età dell’oro. Davanti a noi ci sono adulti capaci di favorire un’appartenenza gioiosa alla Chiesa, nell’accompagnare altri adulti, ragazzi e giovani, che non sono sequestrati con l’attivismo, né sono fregiati di titoli per guardare il mondo dall’alto in basso. La sfida è che l’Ac li formi a non avere la testa tra le nuvole, ma a guardare le cose della terra con lo sguardo d’amore di lassù». Per i Giovani spiritualità, cura degli affetti e bene comune Vita spirituale e cura degli affetti sono invece i due punti caratterizzanti del triennio che si chiude secondo Chiara Finocchietti e Marco Iasevoli, vice presidente per il settore Giovani. Dicono a Segno: «Riproponendo la Regola di vita dei giovani e giovanissimi di Ac, si è voluto indicare con chiarezza che la vita spirituale non coincide, come spesso si ritiene, con una vita di preghiere. Vita spirituale, per un giovane e un giovanissimo di Ac, è lo sforzo di lasciar illuminare dallo Spirito ogni frammento della propria esistenza: vita interiore, vita sociale, dubbi, gioie, affetti, relazioni, servizio... Tutte queste dimensioni non sono separate l’una dall’altra: in ciascuna di esse, e nella loro unità, si testimonia la vita buona del Vangelo». E a proposito della cura degli affetti e del bene comune puntualizzano. «Tra le tante domande dei giovani e dei giovanissimi, si è scelto di approfondirne due in particolare, quelle relative alla vita affettiva e al bene 14 I 04/052011 comune. Quanto alla prima, l’Ac intende fare ai giovani e ai giovanissimi una proposta chiara, fondata sulla bellezza e centralità delle relazioni, sulla meraviglia del proprio corpo, sulla necessità di pensare a un proprio compiuto progetto di vita. Con un linguaggio nuovo e diverso, con uno stile meno bigotto e ipocrita rispetto alle difficoltà che i giovani incontrano nel vivere la propria corporeità e sessualità». Quanto alla seconda, l’Ac «intende caratterizzare ancora con più decisione la propria proposta formativa: la formazione sociale, culturale e politica non è un di più, ma è il cuore della formazione in un’associazione che si dice laica e aperta al mondo. Nello specifico, si tratta di favorire, insieme al nascere di vocazioni educative, anche la nascita di vocazioni al servizio del bene di tutti». Quali gli spunti per il futuro? «Recuperare – sostengono Chiara e Marco – nella vita dell’associazione, con tempi e modalità diverse, l’ampia fascia d’età tra i 25 e i 40 anni, in una forte collaborazione con il settore Adulti, per offrire loro un accompagnamento delicato in una fase complessa della vita, e per recuperare un grande bagaglio di esperienze associative ed educative. La qualità della formazione, e in particolare la qualità della formazione degli educatori di giovani e giovanissimi. Educatori testimoni di vita e di fede, ben inseriti nella vita associativa ed ecclesiale, con un intenso tratto umano coniugato a un’intensa vita interiore». Movimento studenti: imparare dalla storia e dai testimoni Questo triennio per il Msac «è stato innanzitutto un appuntamento con la storia: la sua e quella del paese, intrecciate nelle storie personali degli studenti che fra tante generazioni lo hanno attraversato, passandosi il testimone della partecipazione studentesca di mano in mano». Saretta Marotta sta concludendo la guida del Msac per il triennio 20082011. Chiarisce a Segno. «Questi tre anni sono stati l’occasione innanzitutto per riallacciare i legami con ciascuno di loro, specie gli ex responsabili nazionali, con i quali abbiamo condiviso idee e progetti e dell’analisi dei quali ci siamo giovati per ripensare sotto i riflettori le prospettive d’impegno del Msac del futuro». Dall’incontro con questi “testimoni”, dei quali sono raccolti i messaggi sul sito del movimento www.movi100.azionecattolica.it, «è nata l’idea della Scuola nazionale di giornalismo studentesco, uno dei frutti più belli di questo triennio, sicuramente l’idea più innovativa. Non si è trattato solo di tre giorni di approfondimento con esperti e professionisti del settore per imparare un mestiere, ma della scommessa di rilanciare la tradizione dei giornalini studenteschi, che è stata l’anima del movimento per molti anni in passato. Su questo campo il movimento nazionale dovrà ancora lavorare molto, per accompagnare ogni circolo in quest’avventura». La fotografia più viva di questo triennio è stata, per Saretta, la Scuola di formazione per studenti che ha riunito 1.600 ragazzi a Rimini. «Non è stato solo un evento, una festa, uno strumento pubblicitario di massa o una grande emozione. È stato un esperimento concreto e reale, curato in ogni dettaglio, di primo annuncio. Ragazzi che non hanno mai conosciuto l’Azione cattolica, che si sono allontanati dalla parrocchia o che magari semplicemente non avevano mai considerato la possibilità di vivere la scuola come un tempo attivo che interpella la loro responsabilità e il loro protagonismo, hanno potuto fare esperienza di una proposta diversa, che parla alla quotidianità della loro vita. Soprattutto, hanno ricevuto uno “stile”: dai relatori, come Giovanni Maria Flick, Beatrice Draghetti, Giorgia Meloni, e anche dai coetanei che hanno visto intorno a loro e con loro agitarsi, intervenire e testimoniare una passione. È questo stile, questa testimonianza di giovanissimi impegnati, appassionati, che lavorano con impegno e gioia per le loro scuole, il vero cuore della vita del nostro movimento». Guardare oltre l’Ac: l’impegno del Movimento lavoratori Per il Mlac risponde il segretario nazionale uscente, C r i s ti a n o N er v e g n a. «Mi sembra che il Movimento I 04/052011 lavoratori in questo triennio abbia colto la sfida di aprire ancora di più la propria attività a contributi esterni, provenienti da singoli o da gruppi e associazioni non necessariamente legati all’Azione cattolica, traendo da queste sinergie grande beneficio e arricchimento. Si pensi ai tavoli interassociativi per la festa di San Giuseppe o il progetto dei “pacchi per l’Abruzzo” per il terremoto che ha colpito l’Aquila, così come l’iniziativa “Svista”, sugli stili di vita, aperta alle piazze delle città e ai gruppi ecclesiali presenti nel territorio». Questa visione «ha fatto crescere molto gli iscritti e la simpatia verso il movimento, così come il numero delle diocesi che hanno costituito o stanno costruendo il Mlac». Altro passaggio rilevante è stato, secondo Cristiano, quello dei progetti attivati con la “progettazione sociale” del Movimento, «che ha visto più di 80 iniziative innovative, di pastorale del lavoro, pervenire alla segreteria nazionale, che le ha seguite e, ove possibile, finanziate e osservate con un entusiasmo indescrivibile e la convinzione che oggi più che mai si debba parlare di lavoro con e per i giovani. In questo senso la collaborazione con il progetto Policoro della Cei ha segnato nel triennio un punto di svolta non soltanto per il movimento, ma per tutta l’Ac». E se volessimo indicare gli orizzonti per il futuro? «Io credo che le sfide dell’Azione cattolica sono più che mai interne – risponde Nervegna –. Riguardano la capacità di dotarsi di strutture e di un’organizzazione veramente missionaria. Credo sia una questione di mentalità (capita ancora troppo spesso di sentir usare il termine “associativo” per distinguere più che per includere) e, appunto, d’organizzazione interna. Per essere vicini alle persone e offrire loro una formazione che raggiunga i gangli della vita è necessario crescere in queste due dimensioni. È, per altro, uno sforzo urgente per tutta la Chiesa; l’Ac ritengo sia l’associazione che, per caratteristiche e sensibilità, dovrebbe interpretare prima e meglio di altri questa sfida. Alla luce di quest’esigenza, il Mlac deve, a mio parere, spostare ancora di più l’attenzione sugli ambienti di vita, facendone g il centro di qualsiasi attività». ■ 15 sotto i riflettori L’esperienza/1 Quei lavoratori nella vigna l regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. È così che si comincia in Ac: siamo lì, nella piazza della vita e abbiamo desiderio di lavorare con i più piccoli, per la parrocchia; abbiamo desiderio di stare con gli altri e fare qualcosa di bello e buono insieme; qualcuno ci chiede una mano e noi diciamo sì». Ci sono infinite modalità per spiegare le motivazioni e la gioia che spingono a stare nell’Ac, a mettersi in gioco, a occuparsi, anche tramite essa, dei fratelli, della parrocchia e della Chiesa universale. Chi ar a Ben ci oli n i (ritratta nella foto), presidente diocesana per sei anni a Padova, ne ha scelto uno originale. In chiusura del suo mandato, durante l’assemblea della diocesi del 27 febbraio, si è spiegata così... «Tra noi c’è chi è arrivato all’alba, sono i nostri adultissimi, i più esperti, quelli che hanno faticato di più, che ne hanno viste di tutti i colori: la guerra, la fame, la ricostruzione del nostro paese. La loro fede è forte e radicata, la loro passione per la Chiesa e l’Ac dura da tanti anni e continuano a mostrarcelo. Poi, a metà mattina, sono arrivati gli adulti impegnati a costruire una famiglia, a manteNel suo intervento nere un lavoro in questi tempi difficili, a essere cristiani coerenti in ogni luogo della all’assemblea vita come ci ha insegnato il Concilio. Se sono diocesana di ancora qui è perché grazie alla formazione di Padova, la presidente uscente tanti anni sono radicati nell’impegno nonostante le occupazioni quotidiane, il tempo Chiara Benciolini che vola, le fatiche della vita familiare e di ha trovato una modalità originale coppia». «A mezzogiorno ecco arrivare i giovani, pieni per indicare il di desideri, di pensieri e preoccupazioni per il perché della futuro. Ci stanno a lavorare, ma non a perdere vocazione tempo e nella corsa della loro vita chiedono associativa «I 16 I 04/052011 proposte leggere e forti di formazione e spiritualità e chiedono di essere riconosciuti e valorizzati come giovani. Alle tre in piazza ci sono i giovanissimi: chi darebbe lavoro agli adolescenti? Sembrano sfaticati, incostanti, inaffidabili. Eppure in Ac c’è chi dà credito anche a loro, perché sono freschi e hanno energie da vendere, sanno appassionarsi per le cose belle, hanno sogni grandi. E finalmente alle cinque arrivano i ragazzi e, incredibile, anche per loro c’è spazio nella vigna: pochi sembrano credere che i bambini e i ragazzi possano essere protagonisti della loro vita e offrire un contributo alla vita comune, possano comprendere le questioni importanti, ma l’Acr c’è per questo, per dare loro la parola». Chiara Benciolini riflette a voce alta: «Eccoci tutti qui nella vigna del Signore: stando insieme abbiamo imparato a conoscerci, a valorizzare le ricchezze degli altri, a fare spazio a chi viene dopo, ad ascoltare chi è qui da tanto. Nessuno dice agli altri cosa fare, ma tutti insieme si riflette, si progetta e si lavora, occupandosi tutti di tutti. Noi la chiamiamo unitarietà ed è uno dei doni più belli che l’Ac ci fa e che io personalmente ho sperimentato nella quotidianità di questi sei anni. [...] Il bello è che, stando nella vigna, scopriamo che non siamo stati noi a decidere di andare a lavorare, ma c’è Qualcuno che ci ha cercati e chiamati, non per un piccolo servizio, ma per dare significato a tutta la nostra vita. Così, a un certo punto, smettiamo di fare l’Ac e diventiamo gente di Ac: quando comprendiamo, grazie ai percorsi di formazione, ai momenti di spiritualità, alle esperienze vicariali e diocesane, all’amicizia con qualche responsabile o assistente, che l’Ac è una vocazione, sì, proprio una chiamata». Chiara lancia un messaggio riassuntivo. «Conosciamo l’Ac, costruiamo l’Ac, amiamo l’Ac perché è il nostro modo di amare fedelmente il Signore, di stare con gioia e responsabilità nella Chiesa e di g abitare il mondo con passione». ■ sotto i riflettori L’esperienza/2 Sara: vi racconto la mia Ac n’esperienza forte, iniziata ai tempi dell’Acr, che prosegue oggi, da giovanissima, nell’associazione diocesana di Campobasso-Bojano. S a r a T u l l o racconta a Segno la “sua” Azione cattolica. «La mia esperienza in Ac è iniziata all’età di 6 anni e posso dire che per me significa innanzitutto fare una scelta, la scelta di mettersi in gioco, di essere protagonisti della propria vita, di assumersi responsabilità e impegni. Ma soprattutto vuol dire aver voglia di comprendere e amare Cristo, per comprendere e amare la vita, dialogando con lui». «Naturalmente tutto questo non lo pensavo già all’età di 6 anni, ma ricordo con quale gioia e vitalità non vedessi l’ora di partecipare all’incontro settimanale di Acr, del quale più di ogni altra cosa amavo il momento iniziale: quando ci disponevamo in cerchio e, prendendoci per mano, recitavamo il Padre nostro. Ricordo che mi sentivo Una giovanissima sempre molto emozionata, forse perché di Campobassoavvertivo la forte presenza dello Spirito. Era in Bojano, cresciuta quel momento che formavamo una famiglia, nell’Acr, ha grande e unita. È stato anche questo che mi partecipato ha spinta a continuare questa fantastica all’assemblea diocesana dedicata esperienza, nonostante le difficoltà, nonostante gli impegni... non potevo mancare alla al tema riunione di Ac. Ormai dal divertimento si era dell’educazione passati al confronto, all’affrontare temi tipici di un adolescente: grazie ai miei educatori ho scoperto Cristo, la sua vera essenza, il suo amore per me, la mia necessità di comunione con i fratelli, il bisogno di una guida di Ac, il bisogno di un padre spirituale». Il 30 gennaio Sara ha partecipato all’assemblea diocesana e spiega: «Tema dell’incontro era l’urgenza educativa; una sfida per le famiglie, gli educatori, i consacrati. Durante il dibattito è emerso come, oggi, questa urgenza non abbia forse come U I 04/052011 soggetto principale le nuove generazioni, quanto invece gli adulti, manchevoli di convinzioni, di valori etici e morali, di verità su cui basare la propria vita e ogni propria azione. Proprio a causa di questa mancanza, mancanza di senso di responsabilità, i giovani sono oggi fragili e poco interessati (o poco coinvolti) a coltivare esperienze forti e di senso di cui si sentano partecipi e delle quali avvertono sempre più forte la necessità, scoprendo giorno dopo giorno un vuoto nelle proprie vite. Ciò che poi ancor più li disorienta è lo scollamento che si verifica tra le diverse agenzie educative (famiglia, scuola, società, mass media, politica); tra esse non sempre si trova unità d’intenti, ma soprattutto non sempre si trova coerenza». Ciascuno deve dunque sentire la “responsabilità educativa”, aggiunge Sara Tullo, convinta che tutti si debbano sentire educatori responsabili di fronte ai più piccoli, alle persone che si hanno accanto. «A questo proposito – osserva – è bello osservare come gli adulti di Ac continuino il loro cammino, mettendosi in discussione e avendo come riferimento Cristo, il vangelo, il magistero della Chiesa. Quindi è nell’associazione che si cresce, ci si forma con amore, libertà e disciplina, motivando continuamente il sentirsi attivi e al servizio dell’educag [g.b.] zione e del bene comune». ■ 17 sotto i riflettori L’esperienza/3 Una fede che ama la terra di Mariangela Parisi uomo abita l’ambiente, lo amministra rendendolo territorio, ne determina la storia, visibile nel paesaggio. Tutela dell’ambiente, lavoro per il bene comune e tutela del patrimonio storico artistico ovvero del paesaggio sono dunque di vitale importanza, priorità il cui perseguimento il nostro paese non può non ribadire, soprattutto in occasione dei 150 anni dell’Unità. Il paesaggio, in particolare, è il fattore evidente dell’indivisibilità dell’Italia, innegabile al punto che la sua tutela – e quella del patrimonio storico-artistico – è inserita tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, precisamente nell’art. 9.: proposto dal democristiano Aldo Moro e del comunista Concetto Marchesi, l’articolo venne ritenuto importante baluardo contro ogni forma di “scellerata e scriteriata” ipotesi federalista. Oggi l’articolo 9 ancora resiste, ma nella martoriata Campania sembra dimenticato da tempo: l’uso della logica della discarica come soluzione per lo “smaltimento” dei rifiuti sta infatti incidendo sul paesaggio della regione, mettendo a risLa tutela del chio parte della storia d’Italia. territorio in Richiamando all’unità e alla responsabilità, Campania fra l’Azione cattolica della diocesi di Nola, ha disperazione e speranza. L’Azione organizzato, in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la salvaguardia del creato, alla cattolica di Nola Caritas diocesana, a Comunione e liberapre al confronto azione, alla Comunità missionaria di Villareper un modello gia, alla Fuci, al Meic, al Mieiac, al Movimento di sviluppo più etico e sostenibile dei focolari, all’Ordine francescano secolare italiano, all’Ordine secolare dei servi di Maria e a Rinnovamento nello Spirito Santo, il convegno Una fede che ama la Terra: la tutela del territorio fra disperazione e speranza, svoltosi a Scafati (Salerno) lo scorso 3 febbraio. Un momento per riflettere – attraverso la visione di filmati relativi ad alcune zone degradate del territo- 18 L’ I 04/052011 rio diocesano, ma la cui bellezza ancora sembra resistere al degrado, e il contributo del prof. Luigi Fusco Girard, ordinario di Economia ed estimo ambientale all’Università Federico II, relativo alla possibilità e la necessità di coniugare sviluppo economico e utilizzo sostenibile delle risorse naturali – ma anche per essere educati da “buone pratiche” già in atto sul territorio e portate avanti da quanti hanno scelto di restare in Campania e difenderla: la spesa a km 0 e i gruppi di acquisto solidale, per coniugare minor spesa e minor impatto ambientale; la “Rete fagotto”, per recuperare oggetti regalandoli; il compostaggio domestico, per trasformare in concime il rifiuto organico; il Banco alimentare, per distribuire cibo altrimenti destinato alla discarica; la diffusione di sacchetti per la spesa, riutilizzabili. Esperienze di pochi ma di grande speranza, importanti per contribuire a un cambiamento culturale forte che spinga all’assunzione di uno stile di vita fondato sull’essenziale: esperienze che nascono dall’amore per il proprio territorio, dall’amore per g l’Italia intera. ■ sotto i riflettori L’esperienza/4 Il cuore del mondo batte qui da noi a XIV assemblea nazionale dell’Ac avrà una forte connotazione internazionale. La stessa assemblea, infatti, sarà presieduta da Emilio Inzaurraga, presidente dell’Ac argentina e coordinatore del segretariato del Fiac. Non è un caso che ciò avvenga. Semmai è la constatazione di un intenso lavoro che l’Ac italiana, attraverso il Fiac, ha fatto negli ultimi anni nel promuovere l’Azione cattolica nel mondo. Lo stesso presidente nazionale, Franco Miano, è convinto che solo da un approccio globale all’impegno dei laici che tenga conto di geografie e terre, di provenienze e diversità, potremmo arrivare a una “buona notizia” davvero per tutti i popoli della terra. Il segretariato del Fiac sarà presente con delegati provenienti da Italia, Argentina, Burundi, Myanmar, Polonia e, all’interno dei lavori La XIV assemblea associativi, è previsto anche un momento per nazionale di Ac sarà presieduta da le attività del segretariato stesso. Ci saranno Emilio Inzaurraga, anche i rappresentanti della Romania, visto che nel 2012 il segretariato svolgerà la sua argentino e assemblea proprio in quel paese. Tanti amici coordinatore del dell’Ac sparsi nel mondo, dunque, sbarcheFiac. Si punta lo ranno in quei giorni a Roma per condividere sguardo anche un’idea di Ac che non ha paura delle distanverso un “altro” ze. Ci sarà sicuramente mons. Marcuzzo, mondo che vuole vescovo ausiliare di Nazareth, che rapprecondividere la senterà in maniera “ufficiale” la vicinanza “buona notizia” storica tra Terra Santa e Ac. A tal proposito si con noi esporrà di nuovo la mostra Sguardi sui cristiani in Medioriente, realizzata dalle edizioni Terra Santa e dall’Ac in occasione del recente Sinodo sul Medioriente dello scorso ottobre, ed esposta in una due settimane di incontri con un notevole successo. E oltre gli amici della Terra Santa i delegati italiani di Ac impareranno a conoscere i “colleghi” della Bosnia Erzegovina, Albania, Spagna, Malta, Svizzera e anche Slovacchia e Bulgaria. L I 04/052011 Una novità è rappresentata proprio da Bulgaria e Albania. Qui sta nascendo la nuova Ac e questo lavoro di formazione e attenzione al processo di crescita è seguito non solo dal Consiglio nazionale di Ac, ma anche e soprattutto da alcune diocesi. In Albania le diocesi di Trani, Adria- Rovigo e Mondovì seguono con corsi di formazione “in loco” presbiteri, religiose e laici, mentre la diocesi di Fermo da tempo cura i rapporti con la nascente Ac della Bulgaria. Insomma, non solo pubbliche relazioni e foto ufficiali a ricordo dell’evento. In questa XIV assemblea il ruolo internazionale dell’Ac farà da collante all’intero dibattito. Un’associazione che si arrocca troppo sulle proprie parrocchie e diocesi non fa tanta strada. Mentre oggi, dai sud del mondo, c’è un’energia nuova e una passione di radicalità evangelica che sta risvegliando le nostre coscienze occidentali un po’ troppe addormentate. Benvenuti allora, cari amici del Fiac. Fateci capire come annunciate la “lieta notizia” nell’altra parte g del mondo. ■ giadis 19 sotto i riflettori Sempre con le mani alzate di Simone Esposito na selva di mani alzate. Callose di lavoro, lisce di gioventù, rugose di esperienza, con le unghia dipinte oppure no, oppure mangiucchiate di stanchezza, qualche volta. A riguardarsele, le foto delle quattordici precedenti assemblee nazionali dell’Azione cattolica (tredici ordinarie e una straordinaria), c’è dentro un mondo intero. Ci sono generazioni ormai lontane fra loro. Qualche faccia di giovani ormai non più giovani. Anche quella di qualcuno che non c’è più. Ci sono camice e giacche improbabili. Barbe e tagli di capelli ancora più improbabili. Eppure, in quel bianco e nero che diventa colore sbiadito e poi ancora ad alta definizione, ci sono sempre quelle mani alzate. Sempre alzate: per discutere, proporre, e alla fine per votare, in nome di una responsabilità personale e comunitaria. Forse sono proprio quelle benedette mani il simbolo delle assemblee dell’Ac: una vicenda ormai lunga più di quarant’anni, cominciata con l’approvazione del nuovo Statuto post-conciliare e con la scelta religiosa, e di cui oggi ci apprestiamo a vivere un’altra tappa. È nello scorrere di questo incontrarsi a Roma ogni tre anni, un migliaio di persone a rappresentarne centinaia di migliaia, che si legge anche lo scorrere della storia della nostra associazione, le sue scelte fondamentali, il suo costante trasformarsi e crescere per servire meglio la Chiesa e il Quattordici scatti paese. per una storia «Se ricominciassi da capo, incomincerei che continua. con l’Azione cattolica. Sì, è così. Se ricoTredici assemblee minciassi, incomincerei come allora. L’eordinarie, più una sperienza che ne è venuta, che ognuno di straordinaria, noi sente dentro, mi ha fatto convinto di che raccontano questo». È il 25 settembre 1970: a parlare è la vivacità di Carlo Carretto, “tornato a casa” diciotto un’associazione che ha lasciato segni anni dopo le sue burrascose e forzate dimissioni dalla presidenza della Giac. Cardi speranza nella retto, nei primi anni Cinquanta, aveva pagaChiesa e nel paese 20 U I 04/052011 to le sue intuizioni arrivate troppo in anticipo sui tempi, ma che poi sarebbero state legittimate dal Concilio e nella nuova Ac: nel corso della I assemblea (dal titolo Forza e via di speranza nella società di oggi) fratel Carlo viene a benedire idealmente il rinnovamento guidato da Vittorio Bachelet. Quel Bachelet che, congedandosi dalla presidenza, alla II assemblea del 1973 (Un rinnovato impegno verso tutti i fratelli), citerà il poeta indiano Tagore: «Tutti dovremmo poter dire alla fine della nostra vita: “Io dormivo e sognavo che la vita non era che gioia; mi svegliai e ho visto che la vita non era che servizio. Io ho servito e ho visto che il servizio era la gioia”. Che tutti noi sappiamo davvero riscoprire che il servizio è la gioia. Questo è l’augurio del vostro fedele servitore, il “campanaro della Domus Pacis”». Il “campanaro” passa la mano a Mario Agnes, che condurrà l’associazione alle assemblee del 1977 e del 1980. Storiche entrambe, nel bene e nel male: durante la III (In missione in Italia per la civiltà dell’amore) Paolo VI fisserà in maniera straordinaria il ruolo dell’Ac nella vita della Chiesa («ha un posto non storicamente contingente, ma teologicamente motivato nella struttura ecclesiale»); nel corso della IV (Costruire la comunità ecclesiale da laici per animare da cristiani la società italiana) l’associazione si ritroverà insieme per la prima volta a sette mesi dal martirio laico di Bachelet, nell’anno più sanguinoso della storia repubblicana, quello della stazione di Bologna e di Ustica. Gli anni Ottanta saranno caratterizzati dalla presidenza di Alberto Monticone e da una forte dialettica tra l’Ac e l’episcopato italiano: sono gli anni della V assemblea (Laici chiamati a condividere con la Chiesa le ansie e le speranze degli uomini di oggi, 1983) e soprattutto della VI (Ac: Associazione di Laici per la missione della Chiesa in Italia, 1986). In mezzo c’è stato il Convegno ecclesiale di Loreto, con il fonda- sotto i riflettori mentale intervento di Giovanni Paolo II che segna l’indirizzo pastorale della Chiesa italiana per gli anni a venire: la VI assemblea, di conseguenza, è segnata da un dibattito intenso e franco che coinvolge tutti i responsabili e al quale prende parte anche il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Poletti, arrivato ai vertici della Cei proprio in seguito al Convegno di Loreto. Nell’asprezza del confronto qualcuno ci vuole leggere solo la polemica: in realtà è quella normale tensione radicata nella scelta democratica interna dell’Azione cattolica, dove nessun leader si può prendere il lusso di decidere per tutti. L’Ac si rafforza ancora di più nel proprio legame a filo doppio con la gerarchia ecclesiale e prosegue il proprio cammino: alla presidenza arrivano prima Raffaele Cananzi (VII assemblea, Per la vita del mondo. Nella Chiesa e nella società italiana, il servizio dell’Azione cattolica per gli anni ‘90, e VIII, Azione cattolica: laici in missione con il Vangelo della Carità), poi Giuseppe Gervasio (IX assemblea, Perché il mondo si salvi per mezzo di Lui, e X, Testimoni di speranza nella città dell’uomo). Nel frattempo sono trascorsi oltre dieci anni e l’Italia e il mondo sono cambiati: la caduta del Muro, il crollo cruento della Prima Repubblica e la nascita (zoppa) della Seconda. Anche l’associazione, costantemente, riflette e si ripensa per adeguarsi ai nuovi bisogni pastorali della società. La novità arriva con la prima presidenza nazionale dell’Ac guidata da una donna, Paola Bignardi. Si apre un’intensa stagione di rinnovamento che parte con l’XI assemblea del 2002 (Con lo sguardo fisso su Gesù. Volto da contemplare. Volti da incontrare), memorabile perché per la prima volta si prova a mandare in pensione l’alzata di mano e si I 04/052011 sperimenta per l’approvazione del documento assembleare un sistema di voto elettronico. Ma i telecomandi fanno cilecca, le mani si prendono la loro rivincita sulla tecnologia e si torna in fretta e furia al vecchio sistema: i delegati faranno le tre del mattino per approvare tutti gli emendamenti, stremati ma soddisfatti. È nel corso di quell’assemblea che l’associazione deciderà di aver bisogno di rinnovare radicalmente il proprio Statuto, fatti salvi i principi fondamentali: ci si dà appuntamento all’anno seguente. L’assemblea straordinaria del 2003 è caratterizzata ancora una volta da un dibattito serratissimo: un confronto intenso in aula, preceduto da una discussione altrettanto intensa nelle diocesi, che comunque non impedirà ai delegati di approvare lo Statuto rinnovato con oltre l’80% dei voti. L’Ac si ritroverà l’anno seguente all’incontro nazionale di Loreto, tappa che di fatto segna anche la conclusione del lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II. Sarà il suo successore, Benedetto XVI, a segnare le ultime due assemblee. Una coincidenza provvidenziale fa sì che la XII assise nazionale del 2005 (Dare ragioni di vita e di speranza. La missione dell’Azione cattolica, in parrocchia e oltre) si chiuda proprio nella domenica dell’inizio del ministero pastorale del Papa neoeletto: tutti i delegati saranno presenti a messa in piazza San Pietro. E sempre a San Pietro, il 4 maggio 2008, si concluderà l’ultima assemblea, la XIII (Cittadini degni del Vangelo. Ministri della sapienza cristiana per un mondo più umano), guidata dal presidente nazionale Luigi Alici. Una piazza stracolma di 150mila soci venuti a festeggiare i 140 anni dell’Ac. E anche la scelta democratica di un’associazione che continua a ritrovarsi e a discutere g senza risparmiarsi. Sempre con le mani alzate. ■ 21 sotto i riflettori intervista con Maria Voce e Franco Mosconi di Gianni Di Santo Visti dagli altri hiesa e Ac, impegno dei laici e costruzione del bene comune. Abbiamo chiesto a Maria Voce, presidente del movimento dei Focolari, e a Franco Mosconi, priore dell’Eremo camaldolese di San Giorgio a Bardolino sul Garda, alcune riflessioni sul prossimo dibattito assembleare. C L’Azione cattolica italiana si appresta a celebrare la sua XIV assemblea nazionale. Un momento di verifica democratica interna ma anche un momento di confronto con la Chiesa e la comunità civile. Voce. Sarà di certo un appuntamento importante non solo per l’Azione cattolica, ma anche per la Chiesa italiana e il nostro paese. L’Ac ha un patrimonio di vita e di cultura più che mai prezioso per il momento cruciale che stiamo vivendo. Assicuriamo perciò sin d’ora le nostre preghiere affinché lo Spirito Santo illumini il cammino da percorrere. In quel momento vorremmo dare un segno concreto di amicizia e condivisione Compassione, dialogo, attraverso la partecipazione all’asattenzione alla Parola, semblea della nostra delegata nella laici che collaborano Consulta nazionale delle aggregainsieme: sono alcune zioni laicali. delle parole che la M os c o n i . Essere portatori della presidente di un movimento ecclesiale Parola significa essere testimoni di e un monaco – da sempre un annuncio di liberazione per l’uoattenti all’Ac – offrono mo che vive oggi il suo travaglio epoalla riflessione dei lettori cale. La Parola è una luce per oriendi Segno in vista tare il nostro cammino e per illumidell’appuntamento nare le nostre domande sulla vita: assembleare. Maria Voce: essa spiega, dà senso, svela aspetti impensati della realtà; offre un altro «Intensificare la punto di vista sulla storia umana. La comunione e operare Parola è la persona stessa del insieme per il bene Signore che si fa compagna di viagcomune». Franco gio, ci parla, ci indica la strada. Il Mosconi: «Impegno trascinante e coraggioso Vaticano II ha fatto irruzione nella vita della Chiesa con una novità per l’attuazione incredibile, ma quelle intuizioni e del Consiglio» 22 I 04/052011 quella profezia sono ancora da suscitare. Il Vaticano II attende ancora una sua attuazione concreta. Come vedrei volentieri un’Ac che si fa promotrice, trascina e stimola con coraggio profetico il cammino della Chiesa verso l’attuazione del Concilio. C r i s i d e l l a po l i t i c a e b e n e c o m u ne : i m o v i m e n t i ec c l e s i a l i e l ’ a s s o c i a z i o n i s m o p o s s on o d a r e u n a s pi n t a di na m ic a a l pr o gr e s s o c i vi le d e l n o s t ro paese? Voce. Senza dubbio. È vero siamo in tempo di crisi, ma proprio per questo aperto a nuove opportunità. Penso che dovremo sempre più intensificare la nostra comunione e operare insieme, dove possibile, nei diversi ambienti, nelle città, a livello nazionale. Abbiamo la responsabilità di rendere visibili le esperienze innovatrici nate dalla linfa sempre nuova del vangelo in atto nei diversi ambiti della società. Per la consapevolezza che – come è stato sottolineato anche alle Settimane sociali – per incidere nella società e imprimere quella spinta in avanti tanto attesa, oggi occorre una testimonianza di popolo. Moscon i. Per quanto riguarda il rapporto Chiesamondo dovremmo tornare a leggere e a studiare il cap. 4 della Gaudium et Spes dove si danno indicazioni preziose e indispensabili per costruire e rinnovare il rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. «La Chiesa, procedendo dall’Amore dell’eterno Padre… radunata dallo Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed escatologica che non può essere raggiunta pienamente se non nel futuro. Ma essa è già presente qui sulla terra, ed è composta da uomini, i quali appunto sono membri della città terrena, chiamati a formare già nella storia dell’umanità la famiglia dei figli di Dio... E tale compenetrazione di città terrena e città celeste è il mistero della storia umana (cfr. G.S.40). Quanto ai movimenti credo sia giunta l’ora di intraprendere con tenacia e umiltà la strada del dialogo intra-ecclesiale e offrire a esso contenuti nuovi. Se di una cosa oggi i movimenti hanno bisogno, dopo la legittimazione ecclesiale del 1998, è avvicinarsi il più possibile al sotto i riflettori In alto: la XII Assemblea nazionale (Roma, 2005) vasto mondo del laicato, rinunciando a separatezze che non gioverebbero né a loro, né alla Chiesa. C’è u n legame da sempre tra Ac, Movimento dei F oc o l a r i e s p i r i t u a l i t à c a m a l d ol es e . C o n f e r m at e ? Voce. Non solo confermo. Siamo legati da qualcosa di più che l’amicizia: la gratitudine. Chiara Lubich stessa l’ha espressa pubblicamente nel 2003 all’assemblea straordinaria dell’Ac, per aver trascorso buona parte della sua giovinezza fra le sue fila e aver ricevuto «una solida formazione cristiana di base». È un grazie di cuore che esprimo anch’io, impegnata nell’Azione cattolica sin da bambina. Come tanti altri del movimento. Ancora, gratitudine perché – come è noto – è stato proprio in occasione di uno dei convegni di Azione cattolica, a Loreto nel ‘39, che Chiara – aveva allora 19 anni – avvertì «un primo accenno d’una chiamata tutta particolare da parte di Dio». Chiamata che segnerà la futura nascita del Focolare. Tutt’oggi, poi, sperimentiamo una particolare sintonia e un’intesa immediata quando ci troviamo a collaborare a diversi livelli sul territorio soprattutto nelle Consulte diocesane, regionali e in quella nazionale. Mosconi. I legami tra Ac e Camaldoli risalgono agli anni Quaranta del secolo scorso. La tradizione monastica millenaria di Camaldoli ha sempre creato un certo fascino per tutte le persone che venivano ospitate soprattutto nel cenobio camaldolese. La vita liturgica, il colloquio con alcuni monaci illuminati (padre Calati e padre Giabbani) e soprattutto i momenti di lectio divina, preghiera, silenzio, l’ospitalità e lo stesso fascino della foresta casentinese diventavano realtà ispiratrici per una proposta evangelica radicale e sempre rinnovata. Oltre all’Ac, usufruivano degli ambiti camaldolesi in I 04/052011 modo particolare la Fuci e il Meic, i laureati cattolici di un tempo. L’iniziazione di padre Benedetto Calati alla comprensione della Parola, della tradizione dei Padri e la sapiente lettura dei documenti del Vaticano II portavano necessariamente il mondo ecclesiale a leggersi nel suo aspetto più vivo e profetico. Una certa ascesi consigliata da padre Calati era tutta incentrata nella costante “ricerca di Dio”. Essere cristiani non è un privilegio, ma una missione ricevuta con la consapevolezza propria di chi è stato ammaestrato dallo Spirito santo, per essere costruttore di pace e di unità nella storia. Un cenobio in cui la comunione di vita, che non si riduceva soltanto alla condivisione della preghiera, ma anche dai pasti in comune tra fratelli e che si apriva alla convivialità tra amici, creava una specie di osmosi a livello spirituale e culturale impagabili. Inoltre il silenzio e la solitudine legati agli ambienti monastici aiutavano a interiorizzare i contenuti della varie lectio bibliche e i momenti liturgici. Come è possib ile p er il laicato cattoli co attuare i consigli sul tema dell’educare contenuti nei recenti Orientamenti pastorali Cei per il prossimo decennio pur nella diversità dei carismi e ministeri? Voce. Vorrei dire innanzitutto che avvertiamo una profonda consonanza con la parola dei vescovi, consapevoli di quanto grave sia l’emergenza educativa. In questi ultimi anni ci siamo impegnati in un confronto su finalità, metodi e risultati educativi che mai mancano quando, con sempre nuova fantasia, si aprono non solo nell’ambito del Movimento, ma anche nelle famiglie e nelle scuole, spazi di comunione dove si rende Dio presente e si sperimenta la forza trasformante del suo amore. Siamo perciò 23 sotto i riflettori Nelle foto: sopra, Maria Voce e, sotto, Franco Mosconi grati dell’opportunità di vivere questo impegno in comunione con tutta la Chiesa. In modo speciale con le varie espressioni del laicato dove vivo è l’impegno di lavorare insieme, di fare rete, di essere un coro a più voci. È il cammino in atto nella Consulta dei Laici. Mosconi. Viviamo in un’ora contrassegnata da molti ostacoli e da diverse contraddizioni riguardo alla fede. La fede, infatti, sembra non interessare gli uomini e le donne di oggi che vivono nell’indifferenza riguardo a essa. Non solo, ma anche in coloro che si dicono credenti, la fede appare debole e di corto respiro, incapace di manifestare quella forza che cambia la vita. La sua trasmissione è diventata difficile. La fede diceva Paolo, nasce dall’ascolto della Parola; occorre che la Parola di Dio giunga al cuore dell’uomo. Gesù ci ha mostrato innanzitutto una necessità: chi inizia alla fede, o a essa vuole generare, deve essere credibile, affidabile. Gesù usava un dialogo ravvicinato e una condiscendenza unica, legata alla sua kenosis, cioè al suo svuotamento che lo portava a un dialogo umanissimo (la Samaritana, Zaccheo, La Maddalena...). Gesù, dunque, percorre un cammino di abbassamento, si mette in dialogo, il che significa innanzitutto ascolto dell’altro in quanto altro. Gesù era accogliente con tutti e si prendeva cura di tutto l’uomo fino ad assumerne le debolezze e addossarsi le malattie. Era un uomo di compassione. Solo avvicinandoci all’altro nel modo insegnatoci da Gesù, anche noi possiamo vivere un incontro ospitale all’insegna della gratuità e teso alla comunione. Sono solo alcune suggestio- ni che spero la prossima assemblea Ac possa teneg re in conto. ■ Editrice Ave EDUCAZIONE, CHIESA, FUMETTI E ALTRE... SORPRESE (IL “BEATO KAROL” E “IL VITTORIOSO”) ducazione, cultura, vita ecclesiale, dibattito socio-politico. Ma anche fumetti, racconti e... altre sorprese. La casa editrice Ave, storico marchio dell’Azione cattolica, arriva all’assemblea del 6-8 maggio con un ricco carnet di titoli e proposte. Alle consuete e ricche pubblicazioni associative, alle riviste e ai cammini formativi, si aggiungono numerosi libri e opuscoli firmati dalla Presidenza nazionale. Un occhio di riguardo va, ovviamente, al tema dell’educazione, al centro dei lavori assembleari. Nella nuova collana Educare oggi figurano già quattro titoli (Chi ama educa del presidente nazionale Franco Miano, Educare, impegno di tutti curato da Pierpaolo Triani, Il senso dell’educazione di Paola Bignardi e L’arte dell’incontro di Luca Diliberto) e altri se ne aggiungeranno. Un volume speciale, pensato in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, è la pubblicazione, con introduzione critica, dei discorsi del Papa polacco all’Ac. Un’altra pubblicazione attesa è Dialogando, raccolta dei più importanti articoli apparsi sul trimestrale culturale dell’Azione cattolica Dialoghi. Il libro è curato da Luigi Alici. All’assemblea arriveranno anche tre sorprese speciali. La prima è Beato Karol! Dalla A alla Z, un viaggio divertente e commovente, firmato dal fumettista Roberto Battestini, tra le parole-chiave della vita di Giovanni Paolo II. La seconda è L’Italia del «Vittorioso», un omaggio alla storia della gloriosa testata per ragazzi pubblicata proprio dall’Ave: nel volume, dallo storico Giorgio Vecchio, ci sarà spazio per la riproduzione integrale di molte storie a fumetti, comprese alcune opere di Jacovitti. Terza sorpresa: Francesco, l’amico di Dio, storia a fumetti del patrono dell’Ac. Tutte le novità e il catalogo sono nel sito www.editriceave.it. E 24 I 04/052011 sotto i riflettori Al centro l’educazione di Fabiana Martini sempre l’educazione il tema dominante del prossimo numero di SegnoPer, la rivista che l’associazione dedica ai suoi formatori e responsabili, da quest’anno on line per raggiungere un numero sempre maggiore di persone. Con l’aiuto di autorevoli voci, tutte impegnate nella quotidianità della vita associativa, si continua ad approfondire Educare alla vita buona del Vangelo, gli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020, aiutando i lettori a tradurre concretamente le sollecitazioni e le urgenze proposte dai nostri vescovi all’attenzione di chi ha la responsabilità della crescita delle nuove generazioni. Don Alessandro Valentino, della diocesi di Nola, assistente diocesano unitario e regionale dell’Acr, e Paola Bignardi, già presidente nazionale e autrice di varie pubblicazioni su queste tematiche, ci invitano a un vero e proprio esame di coscienNelle pagine za con lo scopo di concentrarci non tanto e di SegnoPer, non solo sugli atteggiamenti dei ragazzi e dei la rivista online per i responsabili giovani che ci sono stati affidati, ma in primo luogo su quelli di noi educatori, a tutti gli effetti e i formatori, ancora una volta si figli del nostro tempo, per compiere una sorta presta attenzione di revisione di vita a partire da alcune domande che ci interrogano nel profondo in relazione agli Orientamenti alla separazione tra le dimensioni costitutive pastorali della della persona e agli stereotipi culturali domiChiesa italiana. nanti, ai quali spesso finiamo con conformarci Con un occhio senza neanche rendercene conto. Partendo particolare a ciò dalla consapevolezza che non si educa senza che essi dicono essere a propria volta impegnati in un cammiall’Ac. Spazio no serio ed esigente di formazione, don Valenanche alla tino ci esorta a guardare a quelle resistenze Assemblea che non ci permettono di entrare a pieno ritmo nazionale nella trasformazione, meglio nella “trasfigurazione” della nostra esistenza, mentre la Bignardi suggerisce di vivere il proprio tempo coltivando quella differenza evangelica che non rende estranei a ciò che accade ma ci fa interpreti in maniera creativa. E di atteggiamenti dell’educatore parla anche mons. Sigalini nella sua rubrica Filodiretto È I 04/052011 con l’assistente. Altri due assistenti che ci offrono spunti di riflessione sono don Antonio Mastantuono, che si sofferma sulla fatica di trasmettere valori e senso da una generazione all’altra, e don Ugo Ughi, che ci ricorda che non si può crescere spiritualmente da soli. Continua la presentazione degli istituti della nostra associazione e più approfondimenti sulla comunicazione digitale, e naturalmente non manca uno sguardo al cammino che stanno compiendo i settori e le articolazioni in preparazione all’assemblea, al centro della rubrica del presidente nazionale. Infine, ma in realtà è posto all’inizio, SegnoPer ha voluto ricordare Davide Fiammengo, morto lo scorso 28 gennaio, e lo ha fatto attraverso le sue stesse parole, parole che spesso ci ha donato e ci hanno aiutato a riflettere e a esprimere riconoscenza per quell’esperienza di grazia che è l’Azione cattolica. Caro Davide, al tuo ricordo «i g venti del cuore soffiano»: grazie! ■ 25