sotto i riflettori
Vivace,
solidale
e vigile
È l’Azione cattolica che ha negli
occhi e nel cuore il presidente
nazionale, che incontra Segno alla
vigilia della XIV assemblea. Un
momento di verifica per pensare
insieme e rilanciare l’impegno
associativo nella Chiesa e nella
costruzione della città. «In questi
tre anni – racconta – ho visto
un’Ac generosa e attiva. Pronta ad
affrontare le sfide del futuro».
Una chiacchierata a tutto campo
su emergenza educativa,
formazione sociale e politica,
etica pubblica. «La famiglia?
Dev’essere seguita, custodita e
accompagnata». Una
sottolineatura particolare alla
dimensione internazionale dell’Ac
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I 04/052011
sotto i riflettori
intervista con
Franco Miano
di Gianni Borsa
e Gianni Di Santo
Sopra: il presidente
nazionale di Ac,
Franco Miano.
A sinistra: l’Azione cattolica
incontra il Papa
a Roma in piazza San Pietro
il 30 ottobre 2010
l centro nazionale dell’Azione cattolica a
Roma ormai non c’è più nessuno. È una
piovosa serata di marzo e anche la portineria ha chiuso bottega. Il presidente
nazionale arriva in tutta fretta con la borsa piena di
giornali e libri: «Tornerò a casa, a Pomigliano, tra
qualche giorno – ci dice –. È così da un bel po’ di
tempo: giro le diocesi, partecipo a convegni, ho le
mie lezioni universitarie. Credo che fino all’assemblea sarà sempre così. Sono davvero stanco… ma
proprio contento».
Il professor Franco Miano prende posto dietro la
scrivania, sfoglia attentamente la posta, poi chiede
ai due giornalisti di Segno:
«Come vanno le cose?».
Quindi si comincia. L’Ac, la
Chiesa, il paese, l’associazione, il mondo...
A
Vi v e re l a f e de , a m a re l a
vi ta: è i l titolo dell ’assemblea del 6-8 maggio. L’Ac
si confronta costantemente
c on l a C h i es a e l a c o m u nità civile. Ma l’assemblea
tri en nale r ap pr esen ta u na
opportunità particolare per
fare il punto. Quali sono le
p a r o l e - c h i a ve p e r l ’ o r m a i
prossimo appuntamento?
Le parole “importanti” dell’assemblea sono almeno
di due tipi. Le prime riguardano il percorso che dal
Concilio vaticano II in poi l’associazione ha vissuto:
sono tutti quei termini che hanno a che vedere con
la responsabilità personale, la corresponsabilità
gerarchia-laici, il senso vivo della democrazia. Sono
le parole, e gli impegni concreti, di un’associazione
che vorrebbe ogni socio impegnato direttamente,
da protagonista; ciascuno portando il proprio originale contributo. In fondo è un modo per tradurre la
responsabilità dei laici nella Chiesa e nel mondo
così come ci chiede il Concilio stesso. Mi chiedo:
cos’è la vita democratica dell’associazione se non
I 04/052011
un modo per rispondere all’insegnamento conciliare, alla spinta che esso ha dato al ruolo laicale nella
Chiesa? Poi ci sono alcune parole che oggi hanno
bisogno di un’accentuazione, sono elementi-cardine dell’Ac, parole di sempre ma da rilanciare: ad
esempio il binomio fede-vita, perché qui si racchiude la ricerca più profonda del cristiano, il suo senso
di coerenza, la sua capacità di vivere una fede che
sappia amare la vita e amarla in tutte le sue dimensioni. Il tempo di oggi domanda a tutti noi una testimonianza più incisiva, coerente, più capace di
andare all’essenziale, ai contenuti della fede. E
ovviamente non posso dimenticare la parola “educazione”.
A p roposito di ed ucazione:
s o no s t a t i da po c o p ubb licati gli Orientamenti pastor a li de l l a Ch i e s a it al i a na
dove al centro è proprio l’ed uc a z i o ne , c o n qu a l c he
sottolineatura fondamentale dedicata all’Ac…
La Chiesa italiana ha appena affidato alle comunità
cristiane gli Orientamenti
pastorali per il decennio
fino al 2020. Un compito e
una missione – quella dell’educazione – che l’associazione ha nel proprio dna.
C’è un passaggio al numero 43 degli Orientamenti che interessa proprio l’Ac.
La Chiesa italiana ci chiede, forti della nostra esperienza nel campo educativo, di continuare a sviluppare un legame con la Chiesa locale. Un legame
importante non solo dal punto di vista ecclesiale
ma, proprio perché fatto di storie e volti, ancora
valido nella capacità di tessere relazioni tra società
e persone in un dato territorio. Un secondo riferimento ribadisce che l’Ac è scuola di formazione cristiana. Vorrei sottolineare che l’Ac, nello spirito
conciliare, è scuola di formazione di tutto l’uomo. Il
terzo riferimento, infine, è alla santità laicale. Nel
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sotto i riflettori
triennio passato abbiamo approfondito nei nostri
cammini formativi il concetto della chiamata a
essere santi insieme; ed essere santi con lo stile e
negli ambienti in cui vive e opera il laico: la famiglia,
il lavoro, la società, la cultura. Il fatto che poi vengano richiamate figure di santità vicine all’Ac significa
che la Chiesa riconosce un valore particolare al
nostro stile e al nostro impegno. Ciò non può che
farci piacere. Se penso a quanti educatori, animatori, soci di ogni età sono impegnati nelle pastorali
parrocchiali e diocesane e in opere di carità posso
dire a voce alta che siamo pieni di bei volti e belle
storie in cui l’elemento teologico si è integrato con
l’elemento del vissuto. Un patrimonio da far cogliere in tutto il suo valore.
Edu c azi on e, f ed e e am or e: i t e rmi ni s o no s t at i
accostati e intrecciati tra loro dall’Ac, sia nel camm i n o d i p r e p a r a z i on e c h e i n q u es t a f as e as s em bleare.
Esatto. L’educazione in Ac significa, come dicevo,
coniugare fede e vita. Ovvero impegno educativo a
tutto campo. Vorrei rimarcare il compito e la vocazione dell’educare nella linea del bene comune. La
scelta educativa non è una scelta di retroguardia,
non è un confinarsi all’interno, bensì una scelta per
servire la vita delle donne e degli uomini del nostro
tempo, la vita della comunità locale e della città. E
poi c’è l’amore. Voglio richiamare all’attenzione
quanto il Santo Padre ci ha detto durante l’incontro
a piazza San Pietro del 30 ottobre scorso quando,
rispondendo alle domande dei ragazzi, ha invitato a
pensare l’amore non come una dimensione edulcorata della vita ma una forte passione che ci coinvolge tutti, che impegna in una relazione positiva,
generosa, serena verso l’altro, gli altri. E che ci permette, seguendo l’insegnamento di Gesù, di guardare il prossimo a viso aperto. L’amore ha un carattere rivoluzionario e c’è uno stretto collegamento
tra responsabilità, educazione e amore.
In questi tre anni di servizio come presidente nazionale, come ha trovato l’Ac? Le realtà territoriali, dalle
parrocchie alle diocesi, danno segnali di vivacità?
Sono stati tre anni molto belli. Ho trovato una famiglia associativa vivace, attiva, impegnata, certa-
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I 04/052011
La scelta educativa
non è una scelta di
retroguardia, non è
un confinarsi
all’interno, bensì una
scelta per servire la
vita delle donne e
degli uomini del
nostro tempo, la vita
della comunità locale
e della città
mente con caratteristiche differenti a seconda
delle diversità
territoriali: perché è chiaro che
la configurazione
culturale, tradizionale, economica e sociale ha la sua incidenza sulla realtà dell’Ac. Ad esempio l’Ac delle grandi città si trova ad
affrontare realtà e sfide diverse rispetto a quelle dei
piccoli centri. E lo stesso si può dire delle situazioni
regionali, dal nord al sud del paese. Penso che
sempre di più l’Ac si stia caratterizzando come
famiglia che, in senso unitario e con caratteristiche
nuove, si mette al servizio della propria Chiesa e del
proprio territorio. L’Ac sa cambiare, tenendo ben
salde le radici nella propria storia, sa adeguarsi alle
necessità dei luoghi e dei tempi in cui è chiamata a
portare il messaggio del vangelo. Talvolta con risultati positivi, incoraggianti, qualche altra volta con
maggiori fatiche. Ma sempre con un grande e
generoso slancio da parte dei soci e di un’area
vasta di amici e simpatizzanti che scopriamo vicina
e attenta all’associazione.
Quali temi e impegni prioritari intravede per il prossimo cammino dell’Ac?
Il prossimo cammino che abbiamo di fronte chiede
un’Ac popolare, capace di incontrare la vita della
gente nel territorio e di sostenere il cammino di
ricerca di Dio e di vita buona. Una scelta semplice
ed essenziale: è una strada che già percorriamo, va
rafforzata e resa più significativa. Accanto a ciò,
credo debba essere rafforzato il senso della cura
dell’interiorità, che non è un guardare a se stessi
ma il tentativo di vivere in profondità la propria vita
per poi porsi al servizio del bene comune. La cura
della spiritualità, dell’interiorità e del silenzio, acquista maggior rilievo e carattere di urgenza oggi,
soprattutto se pensiamo al nostro tempo, troppo
esteriore, basato sull’immagine, sull’avere e sull’apparire prima che sull’essere. L’altro grande
impegno è la formazione sociale e politica per tutti,
per tutte le età e per tutte le condizioni.
sotto i riflettori
G i à, l a f or m a z i o n e p ol i t i c a . S i r i l ev a d a t e m p o u n
“vuoto etico” in Italia, sia nel campo delle relazioni tra
le persone sia nel progettare un futuro possibile per il
paese. Lei pen sa ch e dai l aici cristiani impeg nati
n e l l a c u l t u r a, n e l s o c i al e , n el l a p o l i t i c a, p o s s an o
emergere risposte nuove ed efficaci al problema?
È la formazione del cittadino che sempre di più ci
deve stare a cuore. Le provocazioni che la realtà ci
propone sono sempre più chiare: noi dobbiamo
rispondere con uno sforzo di formazione che sappia
guardare lontano e che sia alla portata di tutti. E
solo da una formazione diffusa potranno nascere
nuove vocazioni all’impegno sociale e politico da
accompagnare alle tante vocazioni culturali e civili
già esistenti, che vanno valorizzate e sostenute.
Questo mondo è splendido ma complesso allo stesso tempo; la vita moderna, la scienza e la tecnologia, le grandi trasformazioni demografiche (dalle
migrazioni all’invecchiamento della popolazione nei
paesi ricchi), gli avvenimenti internazionali, richiedono sensibilità, capacità di lettura e discernimento, apertura al dialogo, spinta alla responsabilità.
Fare formazione vuol dire intercettare queste
novità, mettere dei punti fermi sul piano dei valori e
dell’etica, indicare la strada dell’assunzione diretta
di impegni. I credenti non possono restare nelle
retrovie. Il vangelo va portato per le strade del
mondo. L’Azione cattolica ci ha sempre creduto e
continua a farlo: i laici cristiani devono contribuire a
costruire la città degli uomini. È questa la loro specifica chiamata.
A chi chiede, anche tra i soci, che l’Ac levi la voce di
fr o n te a l l e s ce l te p o l i t i c h e c h e i l Pa r l a m e n t o c i
mette davanti, lei cosa risponde?
Rispondo che dalla formazione si possono costruire
Nella foto: gli ultimi sette
presidenti nazionali di Ac. Da
sinistra: Giuseppe Gervasio,
Raffaele Cananzi,
Mario Agnes,
Franco Miano,
Paola Bignardi,
Alberto Monticone
e Luigi Alici
Un migliaio di delegati per discutere e votare
UN’OCCASIONE DI DEMOCRAZIA DA SEMPRE NEL CUORE DELL’AC
ppuntamento al 6 maggio, dunque. Un programma intenso per una tre giorni di lavoro che vedrà i delegati di Ac confrontarsi su idee e programmi per il futuro. Al saluto di Franco Miano, si alterneranno quelli del card. Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio consiglio per i laici e di mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, per poi passare direttamente alla relazione del presidente di Ac. Il giorno dopo, celebrazione eucaristica di mattina presto presieduta da mons.
Domenico Sigalini, assistente ecclesiastico generale di Ac, e poi tutta la giornata dedicata ai lavori di gruppo e al dibattito
sulla relazione del presidente. La sera votazioni per il rinnovo del Consiglio nazionale e... un po’ di pausa.
Domenica 8 maggio celebrazione eucaristica presieduta dal card. Bagnasco, presidente della Cei, e replica del presidente
nazionale. Infine, votazione del Documento assembleare e proclamazione degli eletti.
A
I 04/052011
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sotto i riflettori
esperienze. Formazione non è tutto, però se vissuta
bene è la strada maestra su cui poi una pluralità di
esperienze acquista significato. L’Ac può disseminarle sull’intero territorio nazionale: seminari di formazione politica, laboratori della partecipazione,
confronto con persone impegnate in politica, scuole
di formazione sociale e politica. Qui dobbiamo
essere protagonisti. Tanto più queste esperienze
saranno vissute, quanto più il nostro paese crescerà. E poi vorrei aggiungere una parola.
La ascoltiamo...
Periodicamente l’Ac, attraverso la Presidenza
nazionale, interviene pubblicamente, nel tentativo
di contribuire a una lettura della realtà nazionale e
prende posizione su alcuni fatti politici. Lo abbiamo
fatto varie volte negli ultimi mesi, con un messaggio
reso noto a settembre, al termine del convegno presidenti diocesani di Ancona, e poi ancora prima di
Natale e infine a febbraio, con un documento intitolato Misura, decoro, rispetto. Modelli per le nuove
generazioni (si veda il riquadro in queste pagine –
ndr). Interventi di questo tipo provengono non di
rado anche dalle Ac parrocchiali e diocesane su
temi più direttamente locali, a riprova di un radicamento sul territorio che è tipico della nostra associazione. Certo, l’Azione cattolica non insegue le
polemiche o la battaglia gridata, ma cerca, con uno
stile costruttivo e propositivo, di rendersi presente
nel dibattito su tutti i temi della vita italiana. Ricordo, in particolare, il bell’incontro del novembre
scorso con gli amministratori nazionali e locali soci
di Ac: è stata, a detta di molti, un’esperienza da
consolidare e continuare.
Del resto l’impegno verso il bene comune è stato
a n co r a u n a v o l t a i n c o r a g g i a to d a l l a Se t t i m a n a
soci ale di Reggio Cal abri a, che l’Ac ha preparato
con estrema cura, coi nvolgendo il l ivel lo locale e
regionale dell’associazione.
Sì, è vero, Reggio Calabria ci ha lasciato tanta voglia
di fare. La riforma elettorale, la moralità pubblica, la
valorizzazione della scuola, dell’università e della
ricerca, la cittadinanza agli immigrati, i giovani. Ci
sono infiniti ambiti di impegno che vogliamo e dobbiamo percorrere. Ad esempio, si parla tanto di giovani: da noi, in Ac, i giovani sono al centro della cura
formativa ma al contempo hanno responsabilità
proprie. Sono abituati a prendere decisioni e ad
assumersi responsabilità. Il contributo del cattolicesimo impegnato in politica è da guardare, prima
che ai numeri e ai voti, alla qualità del suo essere
propositivo e migliorativo rispetto ai profondi disagi
del vivere d’oggi.
Sp esso i n Itali a si parl a, e tal volta si str aparla, d i
famiglia. Essa si può ancora considerare il nucleo
fondamentale della società? Quali sono le maggiori
Un documento della Presidenza Ac
VITA PUBBLICA, ETICA, MODELLI PER LE NUOVE GENERAZIONI
isura, decoro, rispetto. Modelli per le nuove generazioni, è il titolo del documento reso noto dalla Presidenza nazionale
di Ac in occasione dell’ultimo Convegno Bachelet (11-12 febbraio 2011) sullo scadere della vita pubblica e dell’immagine delle istituzioni in relazione a comportamenti di alcuni politici, per niente consoni al grado di responsabilità e alla visibilità assunta. Il testo richiama anzitutto un recente intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, che ha evidenziato il disastro antropologico che si compie a danno dei giovani e di quanti sono nell’età in cui si fanno le scelte definitive per il futuro della propria esistenza. C’è una rappresentazione fasulla dell’esistenza – afferma la Presidenza Ac –, c’è un
tentativo di mettere in primo piano il successo basato, come dice Bagnasco, sul «guadagno facile, l’ostentazione e il mercimonio di sé. Il rischio, prosegue il testo di Ac, è che tali vicende, «che trovano ampio spazio nei media, facciano emergere la
desiderabilità di stili di vita per i quali “il potere può tutto”». Secondo la Presidenza nazionale dell’associazione, «non è
educativa l’immagine della donna emersa in numerosi racconti giudiziari e mediatici. Ne è stata ripetutamente e insistentemente violata l’intangibile dignità, libertà, uguaglianza. Non è educativa, allo stesso tempo e con la stessa intensità, l’immagine dell’uomo incapace di riconoscere nel corpo della donna, e nel proprio, un dono straordinario, certamente non finalizzato ad appagare un desiderio egoistico di possesso. È, invece, educativo, a nostro avviso, ridire con forza […] la bellezza
vera di ogni età e di ogni soggettività, il senso profondo dell’essere uomo e dell’essere donna». Ancora: «Non è educativa l’idea che i giovani e gli adolescenti, per realizzarsi, debbano mettere da parte i propri talenti, seguendo tristi scorciatoie. […]
È educativo e importante, valorizzare e dare sempre più spazio ai giovani talenti dello studio, della ricerca, dei mestieri e
delle professioni, ai giovani del volontariato e del servizio gratuito agli altri» (il documento integrale è disponibile nel sito
www.azionecattolica.it).
M
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I 04/052011
sotto i riflettori
Nella foto: la VII Assemblea
(1989); il terzo da destra è
l’allora vicepresidente dei
giovani Franco Miano
difficoltà che incontra al giorno d’oggi? Come intraprendere azioni educative e politiche sociali ed economiche favorevoli alla famiglia?
La famiglia, le famiglie, stanno da sempre a cuore
all’Ac, perché in famiglia si incontrano le persone,
si vivono e alimentano relazioni profonde, perché si
sperimenta l’amore, perché ci si spende con generosità e vi si costruisce il futuro dei singoli e della
collettività. Penso che la famiglia vada non solo
seguita, ma anche custodita e accompagnata.
Accompagnare i giovani sposi, i fidanzati, accompagnarli sia dal punto di vista affettivo e psicologico
che dal punto di vista socio-economico. Penso al
rapporto genitori-figli e quanto l’associazione sia di
aiuto in questo con l’Acr e i nostri gruppi giovanissimi. E poi ho in mente la vita delle persone anziane e
quanto l’incontro tra generazioni sia oggi la chiave
di volta per immaginare un futuro diverso e migliore. Una famiglia piccola comunità che si apre alla
famiglia dell’intera umanità. In questo senso penso
a quanto sono importanti i sacerdoti assistenti, i
nostri “accompagnatori”, che ci aiutano costantemente a indirizzare la nostra attenzione ai grandi
temi dell’educazione, della vita e della famiglia. Infine vorrei anche ricordare che ci sono tante persone
che non hanno famiglia, oppure che vivono una
condizione di disagio familiare, che sono sole. Vale
per gli adulti e anche per tantissimi bambini, adolescenti e giovani. L’Ac può essere la “loro” famiglia.
È una vera urgenza e noi non possiamo rimanere
con le mani in mano. L’impegno dell’Area famiglia e
vita dell’Ac è notevole, ma ogni socio si deve sentire
I 04/052011
chiamato a un’attenzione straordinaria, delicata e
generosa verso queste situazioni.
L’assemblea di maggio porrà al centro dell’attenzione anche la di mensione internazional e dell’Ac.
Dalla parrocchia al mondo, potremmo dire?
È vero. Insisto molto sulla dimensione internazionale
dell’associazione. Sappiamo quanto il Fiac faccia in
questa direzione. E non è un caso che a presiedere la
nostra XIV assemblea sarà Emilio Inzaurraga, argentino, coordinatore del Forum internazionale di Azione
cattolica. Dalla parrocchia al mondo: solo così la
nostra storia di fede diventa esperienza planetaria a
servizio di tutti, dell’Altro che è “oltre” noi, degli altri
cui ci sentiamo legati fraternamente. Del resto gli
avvenimenti mondiali bussano ogni giorno, grazie ai
mass media, alle nostre porte, alla nostra coscienza.
La fede e l’impegno a evangelizzare non possono
che essere vissuti in una dimensione di massima
apertura al mondo, di condivisione con i poveri del
pianeta, con chi ha perso il lavoro per colpa della crisi
oppure vive in situazioni di guerra, con chi lotta per la
libertà e la democrazia, con chi testimonia il vangelo
in paesi in cui non è rispettata la libertà religiosa.
Vorremmo farle tante altre domande, ma le lasciamo qualcosa da dire anche in assemblea! Scherzi a
parte: ci regal i tre agg etti vi p er l’Ac che si vuole
costruire nel prossimo triennio...
È una bella responsabilità. Diciamo che ci vorremmo
impegnare per un’associazione vivace, solidale e
g
vigile. Che guarda al futuro con un sorriso in più. ■
9
sotto i riflettori
Benedetto, siamo con te!
di Domenico Sigalini
giusto ogni tanto fare qualche piccola
fotografia che ti permette di leggere che
cosa sta capitando in associazione. La vita
si svolge sempre nella sua continuità, mai
uguale perché la fantasia del Signore, la nostra
decisione di impegno, e talvolta anche i guai sono
sempre all’ordine del giorno.
Così si è sviluppato questo grande triennio che
vogliamo collocare tra due date belle che lo hanno
caratterizzato: 4 maggio 2008 – 30 ottobre 2010.
Sembrano due anni, ma in realtà sono tre, perché al
4 maggio non si è arrivati il giorno prima, ma con
tutta una preparazione precedente che è datata
almeno dall’autunno dell’anno 2007 quando si
cominciarono a fare le assemblee elettive parrocchiali del triennio precedente e il 30 ottobre 2010
non è finito il giorno dopo alla basilica di San Paolo,
ma è continuato almeno fino a Natale se non oltre.
Sono due date che possono racchiudere il volto dell’Ac di questi anni: dalla proposta esplicita solenne
della santità vissuta nella quotidianità
degli anni successivi alla offerta gioiosa
L’assistente
e travolgente della forza educativa che
ecclesiastico generale
da sempre ravviva le associazioni con i
di Ac fa il punto
ragazzi e gli adolescenti.
del cammino
Un cammino di fedeltà alla Chiesa unidell’associazione in
questi ultimi tre anni, versale e al Papa, e di corresponsabilità
racchiudendolo in due con le Chiese diocesane, con i vescovi e
con i presbiteri. L’incontro del 4 maggio
date fondamentali:
2008 è stato il punto di arrivo di una
4 maggio 2008 e 30
ottobre 2010. Momenti celebrazione ricca e capillare dei 140
anni di vita dell’Azione cattolica e il
indimenticabili per
punto di partenza di un triennio dedicaun futuro che già
to, come suggerito dal Papa, alla sanoggi è tra noi
tità, fatta di formazione alla vita interiore
e di risposta generosa alla missione evangelizzatrice. Entro questa tensione si è sviluppata una ricerca diocesi per diocesi di figure di laici e di assistenti
santi, iniziata nel triennio precedente con l’approvazione della fondazione “Azione cattolica, scuola di
santità - Pio XI ”. Abbiamo avuto la gioia di venerare
10
È
I 04/052011
come beato un assistente, don Francesco Bonifacio
di Trieste, e siamo pronti a celebrare la beatificazione già annunciata ufficialmente dal papa del Toniolo. Avremmo desiderato tanto poter annoverare tra i
beati anche Armida Barelli e la Nennolina, ma forse
non ce lo meritiamo ancora pur prevedendo oggi un
cammino forse più spedito. Questo è quanto vorremmo avere davanti alla nostra vita di fede, che
nel quotidiano è fatta di scavo nelle vite delle nostre
associazioni e soprattutto di quotidiana formazione
alla santità a tutti i livelli associativi.
Il Santo Padre non ha mai mancato di farci avere
la sua Parola di incoraggiamento e la sua cura in
tutti gli incontri fatti personalmente con il presidente e l’assistente, con i ragazzi dell’Acr a ogni
Natale, con gli assistenti nel convegno nazionale
del 2008. Ci troviamo tutti gli anni in piazza all’Immacolata e il Papa non manca mai di dirci la sua
gioia nell’accompagnarci. Siamo stati contenti di
dimostrargli il nostro attaccamento, la nostra
stima e la assoluta solidarietà assieme a tutte le
associazioni della Consulta dell’apostolato dei
laici nel maggio 2010 in momenti di bufera
mediatica pretestuosa nei suoi confronti. Volevamo solo dire che noi eravamo e siamo con lui, che
lo ringraziamo della sua forte e sicura guida e che
l’Azione cattolica, con tutte le altre associazioni, lo
segue senza tentennamenti.
Questa gioia di stare col Papa si è tradotta in una
cordiale corresponsabilità con tutti i pastori delle
nostre Chiese diocesane. Il fulcro del lavoro straordinario, perché le nostre associazioni hanno contatti ordinari e quotidiani con i propri vescovi, è stata la
Settimana sociale dei cattolici italiani tenuta lo
scorso ottobre a Reggio Calabria. L’abbiamo preparata con 16 incontri pubblici, uno per ogni regione
ecclesiastica, su temi di impatto sociale alla luce
della dottrina sociale della Chiesa, seguendo l’agenda della settimana sociale. Ne è nata una risposta ancora più concreta alle sollecitazione sia del
papa che dei vescovi per una generazione nuova di
sotto i riflettori
La pagina più interessante
che ora l’Azione cattolica,
nella sua diffusione capillare,
sta scrivendo è quella della
corresponsabilità con i vescovi
nel diffondere e attuare
gli Orientamenti pastorali per gli
anni 2010-2020, Educare alla vita
buona del vangelo
Nella foto: mons. Sigalini,
con il presidente nazionale,
ricevuti da Benedetto XVI
persone impegnate
in politica a tutti i
livelli. A detta di tutti
gli amministratori di
Azione cattolica,
che sono impegnati
nelle amministrazioni comunali, provinciali e regionali, presenti all’incontro
che li ha visti per la prima volta riuniti a Roma, è
cambiato il vento dell’interesse per l’impegno politico. È uscito allo scoperto il sommerso e si è iniziata una attenzione nuova formativa nei confronti di
chi per vocazione e per elezione ha assunto questi
incarichi: scelta religiosa matura, non di nicchia, né
di fuga, partecipazione alla vita associativa per
sostenere il percorso personale di fede, collaborazione ecclesiale nella ricerca e nel discernimento,
I 04/052011
decisione per il bene comune, ispirazione costante
alla dottrina della Chiesa, senza collateralismi e
senza preclusioni.
La pagina più interessante che ora l’Azione cattolica nella sua diffusione capillare sta scrivendo è
quella della corresponsabilità con i vescovi nel
diffondere e attuare gli Orientamenti pastorali per
gli anni 2010-2020 Educare alla vita buona del
vangelo. La prima grande risposta è stata all’indomani della pubblicazione del testo la grande giornata dei ragazzi e degli adolescenti accompagnati da
tanti educatori e genitori con il papa a Roma, in
piazza San Pietro e nelle piazze della città. È un
segno inequivocabile. L’Ac si impegna a educare da
sempre e oggi lo fa ancora con più decisione e qualificazione, una educazione per la crescita integrale
della persona, «secondo la grandezza della vocazione dell’uomo e la presenza in lui di un germe
g
divino». ■
11
sotto i riflettori
Dove siamo arrivati,
dove vorremmo andare
di Gianni Borsa
possibile stilare un bilancio di un intenso
triennio di lavoro associativo? In quali direzioni si sono mossi i settori e le articolazioni dell’Ac? Quale l’impegno della Presidenza nazionale? Quali le possibili strade per il triennio che inizierà con l’assemblea del 6-8 maggio?
Segno lo ha chiesto ai responsabili di Acr, Giovani,
Adulti, Movimento studenti e Movimento lavoratori.
È
Acr: lo slancio per potenziare
la proposta formativa
«L’Azione cattolica dei ragazzi, apprezzata per l’efficacia e l’organicità dei
suoi itinerari formativi, in questo triennio ha investito le proprie energie e
competenze per arricchire la propria
proposta formativa». Il responsabile
nazionale Acr, Mirko Campoli, ci guida
in questo percorso: «Oltre agli strumenti già in uso (le tre “guide di arco” per l’itinerario di
gruppo dei ragazzi; “l’agenda dell’educatore” per la
formazione e il servizio di chi è chiamato ad accompagnarli; il “formato famiglia” rivolto ai genitori degli
acierrini; i due itinerari spirituali di avvento-natale e
quaresima-pasqua per il cammino personale dei
bambini e dei ragazzi) sono nati nuovi strumenti che
hanno ulteriormente qualificato la proposta dell’Acr: la guida di arco e gli itinerari di spiritualità per la
fascia dei piccolissimi; la lectio
Acr, Giovani, Adulti, Msac divina, il ritiro spirituale e gli esercizi quaresimali legati all’iniziativa
e Mlac: a colloquio
annuale; la proposta di campo
con i vice presidenti
estivo; le schede di approfondie i responsabili nazionali
mento per i genitori e l’ultimissiper verificare il cammino
ma definizione della “regola spiricompiuto nel triennio
tuale” per i bambini ed i ragazzi,
che si conclude e per
in uscita proprio nei giorni della
individuare le sfide che
prossima assemblea nazionale».
attendono l’associazione
12
I 04/052011
Inoltre, sempre in ordine alla proposta formativa, «si
è riusciti a riordinare e rinnovare la stampa associativa dei più piccoli».
Mirko prosegue: «Un altro filone di impegno ci ha
portati a intensificare le occasioni di approfondimento tematico su alcuni aspetti del mondo dei
ragazzi e dell’educazione umana e cristiana. Oltre
al convegno nazionale degli educatori Acr, centrato
sul tema della figura dell’educatore, si sono attivati
sul territorio nazionale alcuni seminari di studio che
hanno visto una notevole partecipazione di responsabili, assistenti ed educatori su tematiche quali la
sfida educativa tra libertà e ricerca di autonomia, il
rapporto tra la liturgia e i ragazzi, il mondo dei preadolescenti. Inoltre va rimarcata il lavoro di riflessione di alcune commissioni nazionali sul tema del
protagonismo dei ragazzi e sulla cura dell’animazione in Ac».
E per il triennio che si apre? «In Ac, lo sappiamo
bene, le sfide che ogni triennio l’associazione decide di darsi vengono determinate e si definiscono
sulla base della discussione del Documento finale
approvato durante l’Assemblea nazionale – chiarisce Campoli –. E provando a leggere la bozza di
documento, già predisposta dall’attuale consiglio, le
sfide indicate sono molte e significative. Tuttavia
quella che mi pare debba occupare un posto di rilievo credo sia quella che spinge l’associazione a
impegnare tutte le proprie energie nella cura e nella
qualificazione della formazione specifica dei nostri
educatori. È necessario declinare l’intuizione associativa secondo cui il servizio dell’educatore è e
resta anzitutto un atto di amore, superando il rischio
di ridurre l’opera educativa solo all’attuazione di
strategie pedagogiche o alle sole tecniche di animazione. Il cammino che si apre davanti a noi, anche
alla luce degli Orientamenti pastorali della Cei, ci
richiede dunque di affrontare alcuni nodi relativi alla
sotto i riflettori
In alto: alcuni componenti
della Presidenza
di Ac al lavoro.
Da sinistra: Maria Graziano,
Paolo Trionfini,
mons. Ugo Ughi,
mons. Domenico Sigalini,
Franco Miano,
Gigi Borgiani,
Mirko Campoli
e Chiara Finocchietti
formazione degli educatori: come coniugare la formazione personale e quella specifica al servizio
educativo? Quali contenuti e quali caratteristiche
individuare perché la formazione degli educatori non
sia lasciata “al caso”? Come approdare all’individuazione di scelte e buone prassi formative che, pur
garantendo le giuste mediazioni locali, giungano alla
definizione di una formazione degli educatori condivisa e spendibile su tutto il livello nazionale?». C’è
poi una seconda direzione di impegno che è rivolta
alla fascia dei preadolescenti. «Credo sia compito
dell’Acr continuare a qualificare il proprio impegno
verso questa età così particolare, in cui si “gioca” il
momento decisivo della scelta di fede».
“Compromettersi” nella storia
Le valutazioni del settore Adulti
«Il settore Adulti, nel corso del triennio,
ha decisamente puntato l’attenzione
sulla proposta formativa ordinaria, nella
convinzione che l’educazione del
mondo adulto rappresenti una delle
questioni più serie, per dirla in una battuta, che investe il tessuto della Chiesa
italiana». Maria Graziano e Paolo Trionfini sono i due vice presidenti nazionali
per il settore. «In questa prospettiva, si
è curato particolarmente il sussidio del
cammino annuale, per renderlo pienamente disponibile agli adulti di ogni età
e condizione di vita. L’ampiezza generazionale e la ricchezza diversificata dei
percorsi personali hanno indotto a
I 04/052011
riservare un supplemento di cura alle fasce più
esposte del settore – gli adulti-giovani e gli adultissimi – attraverso la preparazione di due sussidi
metodologici, che possano sostenere il cammino di
formazione. In questa linea, si è incentrata anche la
cura degli animatori dei gruppi, elemento irrinunciabile della “catena” virtuosa attraverso la quale si
dipana la vita associativa». Si è, inoltre, cercato –
attraverso specifici moduli per responsabili – di «far
maturare ulteriormente la consapevolezza dell’esigenza di ritrovare un “ambiente caldo” come il
gruppo, nel quale il percorso formativo restituisca
l’intreccio fecondo tra fede e vita, integrando le
diverse dimensioni (sociali, culturali, antropologiche) che toccano il vissuto del mondo adulto. Per
renderlo sempre più aperto alla tensione evangelizzatrice, si sono spinti gli adulti di Azione cattolica a
compromettersi nella storia, maturando un’ancora
più dedita disponibilità al servizio ecclesiale e civile,
come educatori delle nuove generazioni, collaboratori della pastorale ordinaria, animatori della carità,
amministratori pubblici».
Quali indicazioni o spunti avete in mente per il cammino del prossimo trionnio? «Per il futuro occorre
adoperarsi ancora perché agli adulti si lascino gli
spazi e i tempi per curare le proprie persone con
un’intensa vita di fede, attraverso l’esperienza dell’autoformazione e dei gruppi di appartenenza, che
poi si declina in un’amabile e significativa presenza
nella vita quotidiana, in un apporto al territorio con
spirito di servizio, di reale competenza e di sana
indignazione; l’obiettivo è vivere da “laici nella Chiesa e cristiani nel mondo” invece che da “cristiani
13
sotto i riflettori
nella Chiesa e laici nel mondo”». Maria e Paolo proseguono: «Per liberarci dall’essere “chierici” in parrocchia e dal giudicare i fatti del nostro tempo
lasciandoci “rimorchiare”, la sfida è dedicare meno
tempo alle grandi organizzazioni, più tempo a confrontarsi con la Parola e a fare discernimento nei
consigli di Ac, negli organismi di partecipazione
della comunità cristiana. Il nostro settore – aggiungono – oggi si sente chiamato a investire energie
nel formare persone libere, sempre più capaci di
capire l’oggi e di scegliere nell’oggi, senza rimpianti
di mitiche età dell’oro. Davanti a noi ci sono adulti
capaci di favorire un’appartenenza gioiosa alla
Chiesa, nell’accompagnare altri adulti, ragazzi e
giovani, che non sono sequestrati con l’attivismo,
né sono fregiati di titoli per guardare il mondo dall’alto in basso. La sfida è che l’Ac li formi a non
avere la testa tra le nuvole, ma a guardare le cose
della terra con lo sguardo d’amore di lassù».
Per i Giovani spiritualità,
cura degli affetti e bene comune
Vita spirituale e cura degli affetti sono
invece i due punti caratterizzanti del
triennio che si chiude secondo Chiara
Finocchietti e Marco Iasevoli, vice presidente per il settore Giovani. Dicono a
Segno: «Riproponendo la Regola di vita
dei giovani e giovanissimi di Ac, si è
voluto indicare con chiarezza che la vita
spirituale non coincide, come spesso si
ritiene, con una vita di preghiere. Vita
spirituale, per un giovane e un giovanissimo di Ac, è lo sforzo di lasciar illuminare dallo Spirito ogni frammento
della propria esistenza: vita interiore,
vita sociale, dubbi, gioie, affetti, relazioni, servizio... Tutte queste dimensioni
non sono separate l’una dall’altra: in
ciascuna di esse, e nella loro unità, si
testimonia la vita buona del Vangelo». E a proposito
della cura degli affetti e del bene comune puntualizzano. «Tra le tante domande dei giovani e dei giovanissimi, si è scelto di approfondirne due in particolare, quelle relative alla vita affettiva e al bene
14
I 04/052011
comune. Quanto alla prima, l’Ac intende fare ai giovani e ai giovanissimi una proposta chiara, fondata
sulla bellezza e centralità delle relazioni, sulla
meraviglia del proprio corpo, sulla necessità di pensare a un proprio compiuto progetto di vita. Con un
linguaggio nuovo e diverso, con uno stile meno
bigotto e ipocrita rispetto alle difficoltà che i giovani
incontrano nel vivere la propria corporeità e sessualità». Quanto alla seconda, l’Ac «intende caratterizzare ancora con più decisione la propria proposta formativa: la formazione sociale, culturale e
politica non è un di più, ma è il cuore della formazione in un’associazione che si dice laica e aperta al
mondo. Nello specifico, si tratta di favorire, insieme
al nascere di vocazioni educative, anche la nascita
di vocazioni al servizio del bene di tutti».
Quali gli spunti per il futuro? «Recuperare – sostengono Chiara e Marco – nella vita dell’associazione,
con tempi e modalità diverse, l’ampia fascia d’età
tra i 25 e i 40 anni, in una forte collaborazione con il
settore Adulti, per offrire loro un accompagnamento
delicato in una fase complessa della vita, e per
recuperare un grande bagaglio di esperienze associative ed educative.
La qualità della formazione, e in particolare la qualità della formazione degli educatori di giovani e giovanissimi. Educatori testimoni di vita e di fede, ben
inseriti nella vita associativa ed ecclesiale, con un
intenso tratto umano coniugato a un’intensa vita
interiore».
Movimento studenti: imparare
dalla storia e dai testimoni
Questo triennio per il Msac «è stato innanzitutto un
appuntamento con la storia: la sua e quella del
paese, intrecciate nelle storie personali degli studenti che fra tante generazioni lo hanno attraversato, passandosi il testimone della partecipazione
studentesca di mano in mano». Saretta Marotta sta
concludendo la guida del Msac per il triennio 20082011. Chiarisce a Segno. «Questi tre anni sono stati
l’occasione innanzitutto per riallacciare i legami con
ciascuno di loro, specie gli ex responsabili nazionali, con i quali abbiamo condiviso idee e progetti e
dell’analisi dei quali ci siamo giovati per ripensare
sotto i riflettori
le prospettive d’impegno del Msac del
futuro». Dall’incontro con questi “testimoni”, dei quali sono raccolti i messaggi sul sito
del movimento
www.movi100.azionecattolica.it, «è
nata l’idea della Scuola nazionale di
giornalismo studentesco, uno dei frutti
più belli di questo triennio, sicuramente
l’idea più innovativa. Non si è trattato solo di tre
giorni di approfondimento con esperti e professionisti del settore per imparare un mestiere, ma della
scommessa di rilanciare la tradizione dei giornalini
studenteschi, che è stata l’anima del movimento
per molti anni in passato. Su questo campo il movimento nazionale dovrà ancora lavorare molto, per
accompagnare ogni circolo in quest’avventura».
La fotografia più viva di questo triennio è stata, per
Saretta, la Scuola di formazione per studenti che ha
riunito 1.600 ragazzi a Rimini. «Non è stato solo un
evento, una festa, uno strumento pubblicitario di
massa o una grande emozione. È stato un esperimento concreto e reale, curato in ogni dettaglio, di
primo annuncio. Ragazzi che non hanno mai conosciuto l’Azione cattolica, che si sono allontanati
dalla parrocchia o che magari semplicemente non
avevano mai considerato la possibilità di vivere la
scuola come un tempo attivo che interpella la loro
responsabilità e il loro protagonismo, hanno potuto
fare esperienza di una proposta diversa, che parla
alla quotidianità della loro vita. Soprattutto, hanno
ricevuto uno “stile”: dai relatori, come Giovanni
Maria Flick, Beatrice Draghetti, Giorgia Meloni, e
anche dai coetanei che hanno visto intorno a loro e
con loro agitarsi, intervenire e testimoniare una
passione. È questo stile, questa testimonianza di
giovanissimi impegnati, appassionati,
che lavorano con impegno e gioia per le
loro scuole, il vero cuore della vita del
nostro movimento».
Guardare oltre l’Ac: l’impegno
del Movimento lavoratori
Per il Mlac risponde il segretario
nazionale uscente, C r i s ti a n o N er v e g n a. «Mi sembra che il Movimento
I 04/052011
lavoratori in questo triennio abbia colto la sfida di
aprire ancora di più la propria attività a contributi
esterni, provenienti da singoli o da gruppi e associazioni non necessariamente legati all’Azione
cattolica, traendo da queste sinergie grande
beneficio e arricchimento. Si pensi ai tavoli interassociativi per la festa di San Giuseppe o il progetto dei “pacchi per l’Abruzzo” per il terremoto
che ha colpito l’Aquila, così come l’iniziativa “Svista”, sugli stili di vita, aperta alle piazze delle città
e ai gruppi ecclesiali presenti nel territorio». Questa visione «ha fatto crescere molto gli iscritti e la
simpatia verso il movimento, così come il numero
delle diocesi che hanno costituito o stanno
costruendo il Mlac».
Altro passaggio rilevante è stato, secondo Cristiano, quello dei progetti attivati con la “progettazione
sociale” del Movimento, «che ha visto più di 80 iniziative innovative, di pastorale del lavoro, pervenire
alla segreteria nazionale, che le ha seguite e, ove
possibile, finanziate e osservate con un entusiasmo indescrivibile e la convinzione che oggi più
che mai si debba parlare di lavoro con e per i giovani. In questo senso la collaborazione con il progetto Policoro della Cei ha segnato nel triennio un
punto di svolta non soltanto per il movimento, ma
per tutta l’Ac».
E se volessimo indicare gli orizzonti per il futuro? «Io
credo che le sfide dell’Azione cattolica sono più che
mai interne – risponde Nervegna –. Riguardano la
capacità di dotarsi di strutture e di un’organizzazione veramente missionaria. Credo sia una questione
di mentalità (capita ancora troppo spesso di sentir
usare il termine “associativo” per distinguere più
che per includere) e, appunto, d’organizzazione
interna. Per essere vicini alle persone e offrire loro
una formazione che raggiunga i gangli della vita è
necessario crescere in queste due dimensioni. È,
per altro, uno sforzo urgente per tutta la Chiesa;
l’Ac ritengo sia l’associazione che, per caratteristiche e sensibilità, dovrebbe interpretare prima e
meglio di altri questa sfida. Alla luce di quest’esigenza, il Mlac deve, a mio parere, spostare ancora
di più l’attenzione sugli ambienti di vita, facendone
g
il centro di qualsiasi attività». ■
15
sotto i riflettori
L’esperienza/1
Quei lavoratori
nella vigna
l regno dei cieli è simile a un padrone di
casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. È così che
si comincia in Ac: siamo lì, nella piazza
della vita e abbiamo desiderio di lavorare con i più
piccoli, per la parrocchia; abbiamo desiderio di
stare con gli altri e fare qualcosa di bello e buono
insieme; qualcuno ci chiede una mano e noi diciamo sì». Ci sono infinite modalità per spiegare le
motivazioni e la gioia che spingono a stare nell’Ac,
a mettersi in gioco, a occuparsi, anche tramite
essa, dei fratelli, della parrocchia e della Chiesa
universale. Chi ar a Ben ci oli n i (ritratta nella foto),
presidente diocesana per sei anni a Padova, ne ha
scelto uno originale. In chiusura del suo mandato,
durante l’assemblea della diocesi del 27 febbraio, si è spiegata così...
«Tra noi c’è chi è arrivato all’alba, sono i
nostri adultissimi, i più esperti, quelli che
hanno faticato di più, che ne hanno viste di
tutti i colori: la guerra, la fame, la ricostruzione del nostro paese. La loro fede è forte e
radicata, la loro passione per la Chiesa e l’Ac
dura da tanti anni e continuano a mostrarcelo. Poi, a metà mattina, sono arrivati gli adulti
impegnati a costruire una famiglia, a manteNel suo intervento nere un lavoro in questi tempi difficili, a
essere cristiani coerenti in ogni luogo della
all’assemblea
vita come ci ha insegnato il Concilio. Se sono
diocesana di
ancora qui è perché grazie alla formazione di
Padova, la
presidente uscente tanti anni sono radicati nell’impegno nonostante le occupazioni quotidiane, il tempo
Chiara Benciolini
che vola, le fatiche della vita familiare e di
ha trovato una
modalità originale coppia».
«A mezzogiorno ecco arrivare i giovani, pieni
per indicare il
di desideri, di pensieri e preoccupazioni per il
perché della
futuro. Ci stanno a lavorare, ma non a perdere
vocazione
tempo e nella corsa della loro vita chiedono
associativa
«I
16
I 04/052011
proposte leggere e forti di formazione e spiritualità e
chiedono di essere riconosciuti e valorizzati come
giovani. Alle tre in piazza ci sono i giovanissimi: chi
darebbe lavoro agli adolescenti? Sembrano sfaticati,
incostanti, inaffidabili. Eppure in Ac c’è chi dà credito
anche a loro, perché sono freschi e hanno energie da
vendere, sanno appassionarsi per le cose belle,
hanno sogni grandi. E finalmente alle cinque arrivano
i ragazzi e, incredibile, anche per loro c’è spazio nella
vigna: pochi sembrano credere che i bambini e i
ragazzi possano essere protagonisti della loro vita e
offrire un contributo alla vita comune, possano comprendere le questioni importanti, ma l’Acr c’è per
questo, per dare loro la parola».
Chiara Benciolini riflette a voce alta: «Eccoci tutti qui
nella vigna del Signore: stando insieme abbiamo
imparato a conoscerci, a valorizzare le ricchezze degli
altri, a fare spazio a chi viene dopo, ad ascoltare chi è
qui da tanto. Nessuno dice agli altri cosa fare, ma tutti
insieme si riflette, si progetta e si lavora, occupandosi
tutti di tutti. Noi la chiamiamo unitarietà ed è uno dei
doni più belli che l’Ac ci fa e che io personalmente ho
sperimentato nella quotidianità di questi sei anni. [...]
Il bello è che, stando nella vigna, scopriamo che non
siamo stati noi a decidere di andare a lavorare, ma c’è
Qualcuno che ci ha cercati e chiamati, non per un piccolo servizio, ma per dare significato a tutta la nostra
vita. Così, a un certo punto, smettiamo di fare l’Ac e
diventiamo gente di Ac: quando comprendiamo, grazie ai percorsi di formazione, ai momenti di spiritualità, alle esperienze vicariali e diocesane, all’amicizia
con qualche responsabile o assistente, che l’Ac è una
vocazione, sì, proprio una chiamata».
Chiara lancia un messaggio riassuntivo. «Conosciamo l’Ac, costruiamo l’Ac, amiamo l’Ac perché è il
nostro modo di amare fedelmente il Signore, di
stare con gioia e responsabilità nella Chiesa e di
g
abitare il mondo con passione». ■
sotto i riflettori
L’esperienza/2
Sara: vi racconto
la mia Ac
n’esperienza forte, iniziata ai tempi dell’Acr, che prosegue oggi, da giovanissima,
nell’associazione diocesana di Campobasso-Bojano. S a r a T u l l o racconta a
Segno la “sua” Azione cattolica. «La mia esperienza
in Ac è iniziata all’età di 6 anni e posso dire che per
me significa innanzitutto fare una scelta, la scelta di
mettersi in gioco, di essere protagonisti della propria vita, di assumersi responsabilità e impegni. Ma
soprattutto vuol dire aver voglia di comprendere e
amare Cristo, per comprendere e amare la vita, dialogando con lui».
«Naturalmente tutto questo non lo pensavo già
all’età di 6 anni, ma ricordo con quale gioia e vitalità
non vedessi l’ora di partecipare all’incontro settimanale di Acr, del quale più di ogni altra cosa
amavo il momento iniziale: quando ci disponevamo
in cerchio e, prendendoci per mano, recitavamo il Padre nostro. Ricordo che mi sentivo
Una giovanissima
sempre molto emozionata, forse perché
di Campobassoavvertivo la forte presenza dello Spirito. Era in
Bojano, cresciuta
quel momento che formavamo una famiglia,
nell’Acr, ha
grande e unita. È stato anche questo che mi
partecipato
ha spinta a continuare questa fantastica
all’assemblea
diocesana dedicata esperienza, nonostante le difficoltà, nonostante gli impegni... non potevo mancare alla
al tema
riunione di Ac. Ormai dal divertimento si era
dell’educazione
passati al confronto, all’affrontare temi tipici
di un adolescente: grazie ai miei educatori ho
scoperto Cristo, la sua vera essenza, il suo amore
per me, la mia necessità di comunione con i fratelli,
il bisogno di una guida di Ac, il bisogno di un padre
spirituale».
Il 30 gennaio Sara ha partecipato all’assemblea
diocesana e spiega: «Tema dell’incontro era l’urgenza educativa; una sfida per le famiglie, gli educatori, i consacrati. Durante il dibattito è emerso
come, oggi, questa urgenza non abbia forse come
U
I 04/052011
soggetto principale le nuove generazioni, quanto
invece gli adulti, manchevoli di convinzioni, di valori
etici e morali, di verità su cui basare la propria vita e
ogni propria azione. Proprio a causa di questa mancanza, mancanza di senso di responsabilità, i giovani sono oggi fragili e poco interessati (o poco
coinvolti) a coltivare esperienze forti e di senso di
cui si sentano partecipi e delle quali avvertono sempre più forte la necessità, scoprendo giorno dopo
giorno un vuoto nelle proprie vite. Ciò che poi ancor
più li disorienta è lo scollamento che si verifica tra le
diverse agenzie educative (famiglia, scuola,
società, mass media, politica); tra esse non sempre
si trova unità d’intenti, ma soprattutto non sempre
si trova coerenza».
Ciascuno deve dunque sentire la “responsabilità
educativa”, aggiunge Sara Tullo, convinta che tutti
si debbano sentire educatori responsabili di fronte
ai più piccoli, alle persone che si hanno accanto. «A
questo proposito – osserva – è bello osservare
come gli adulti di Ac continuino il loro cammino,
mettendosi in discussione e avendo come riferimento Cristo, il vangelo, il magistero della Chiesa.
Quindi è nell’associazione che si cresce, ci si forma
con amore, libertà e disciplina, motivando continuamente il sentirsi attivi e al servizio dell’educag
[g.b.]
zione e del bene comune». ■
17
sotto i riflettori
L’esperienza/3
Una fede
che ama la terra
di Mariangela Parisi
uomo abita l’ambiente, lo amministra
rendendolo territorio, ne determina la
storia, visibile nel paesaggio. Tutela dell’ambiente, lavoro per il bene comune e
tutela del patrimonio storico artistico ovvero del
paesaggio sono dunque di vitale importanza, priorità il cui perseguimento il nostro paese non può non
ribadire, soprattutto in occasione dei 150 anni dell’Unità. Il paesaggio, in particolare, è il fattore evidente dell’indivisibilità dell’Italia, innegabile al
punto che la sua tutela – e quella del patrimonio
storico-artistico – è inserita tra i principi fondamentali della nostra Costituzione, precisamente nell’art.
9.: proposto dal democristiano Aldo Moro e del
comunista Concetto Marchesi, l’articolo venne
ritenuto importante baluardo contro ogni forma di
“scellerata e scriteriata” ipotesi federalista. Oggi
l’articolo 9 ancora resiste, ma nella martoriata
Campania sembra dimenticato da tempo: l’uso
della logica della discarica come soluzione per lo
“smaltimento” dei rifiuti sta infatti incidendo
sul paesaggio della regione, mettendo a risLa tutela del
chio parte della storia d’Italia.
territorio in
Richiamando all’unità e alla responsabilità,
Campania fra
l’Azione cattolica della diocesi di Nola, ha
disperazione e
speranza. L’Azione organizzato, in collaborazione con l’Ufficio
diocesano per la salvaguardia del creato, alla
cattolica di Nola
Caritas diocesana, a Comunione e liberapre al confronto
azione, alla Comunità missionaria di Villareper un modello
gia, alla Fuci, al Meic, al Mieiac, al Movimento
di sviluppo più
etico e sostenibile dei focolari, all’Ordine francescano secolare
italiano, all’Ordine secolare dei servi di Maria
e a Rinnovamento nello Spirito Santo, il convegno Una fede che ama la Terra: la tutela del territorio fra disperazione e speranza, svoltosi a Scafati
(Salerno) lo scorso 3 febbraio.
Un momento per riflettere – attraverso la visione di
filmati relativi ad alcune zone degradate del territo-
18
L’
I 04/052011
rio diocesano, ma la cui bellezza ancora sembra
resistere al degrado, e il contributo del prof. Luigi
Fusco Girard, ordinario di Economia ed estimo
ambientale all’Università Federico II, relativo alla
possibilità e la necessità di coniugare sviluppo economico e utilizzo sostenibile delle risorse naturali –
ma anche per essere educati da “buone pratiche”
già in atto sul territorio e portate avanti da quanti
hanno scelto di restare in Campania e difenderla: la
spesa a km 0 e i gruppi di acquisto solidale, per
coniugare minor spesa e minor impatto ambientale;
la “Rete fagotto”, per recuperare oggetti regalandoli; il compostaggio domestico, per trasformare in
concime il rifiuto organico; il Banco alimentare, per
distribuire cibo altrimenti destinato alla discarica; la
diffusione di sacchetti per la spesa, riutilizzabili.
Esperienze di pochi ma di grande speranza, importanti per contribuire a un cambiamento culturale
forte che spinga all’assunzione di uno stile di vita
fondato sull’essenziale: esperienze che nascono
dall’amore per il proprio territorio, dall’amore per
g
l’Italia intera. ■
sotto i riflettori
L’esperienza/4
Il cuore del mondo
batte qui da noi
a XIV assemblea nazionale dell’Ac avrà
una forte connotazione internazionale. La
stessa assemblea, infatti, sarà presieduta
da Emilio Inzaurraga, presidente dell’Ac
argentina e coordinatore del segretariato del Fiac.
Non è un caso che ciò avvenga. Semmai è la constatazione di un intenso lavoro che l’Ac italiana,
attraverso il Fiac, ha fatto negli ultimi anni nel promuovere l’Azione cattolica nel mondo. Lo stesso
presidente nazionale, Franco Miano, è convinto che
solo da un approccio globale all’impegno dei laici
che tenga conto di geografie e terre, di provenienze
e diversità, potremmo arrivare a una “buona notizia” davvero per tutti i popoli della terra.
Il segretariato del Fiac sarà presente con delegati
provenienti da Italia, Argentina, Burundi,
Myanmar, Polonia e, all’interno dei lavori
La XIV assemblea
associativi, è previsto anche un momento per
nazionale di Ac
sarà presieduta da le attività del segretariato stesso. Ci saranno
Emilio Inzaurraga, anche i rappresentanti della Romania, visto
che nel 2012 il segretariato svolgerà la sua
argentino e
assemblea proprio in quel paese. Tanti amici
coordinatore del
dell’Ac sparsi nel mondo, dunque, sbarcheFiac. Si punta lo
ranno in quei giorni a Roma per condividere
sguardo anche
un’idea di Ac che non ha paura delle distanverso un “altro”
ze. Ci sarà sicuramente mons. Marcuzzo,
mondo che vuole
vescovo ausiliare di Nazareth, che rapprecondividere la
senterà in maniera “ufficiale” la vicinanza
“buona notizia”
storica tra Terra Santa e Ac. A tal proposito si
con noi
esporrà di nuovo la mostra Sguardi sui cristiani in Medioriente, realizzata dalle edizioni
Terra Santa e dall’Ac in occasione del recente Sinodo sul Medioriente dello scorso ottobre, ed esposta
in una due settimane di incontri con un notevole
successo. E oltre gli amici della Terra Santa i delegati italiani di Ac impareranno a conoscere i “colleghi” della Bosnia Erzegovina, Albania, Spagna,
Malta, Svizzera e anche Slovacchia e Bulgaria.
L
I 04/052011
Una novità è rappresentata proprio da Bulgaria e
Albania. Qui sta nascendo la nuova Ac e questo
lavoro di formazione e attenzione al processo di
crescita è seguito non solo dal Consiglio nazionale
di Ac, ma anche e soprattutto da alcune diocesi. In
Albania le diocesi di Trani, Adria- Rovigo e Mondovì
seguono con corsi di formazione “in loco” presbiteri, religiose e laici, mentre la diocesi di Fermo da
tempo cura i rapporti con la nascente Ac della Bulgaria.
Insomma, non solo pubbliche relazioni e foto ufficiali a ricordo dell’evento. In questa XIV assemblea
il ruolo internazionale dell’Ac farà da collante all’intero dibattito. Un’associazione che si arrocca troppo sulle proprie parrocchie e diocesi non fa tanta
strada. Mentre oggi, dai sud del mondo, c’è un’energia nuova e una passione di radicalità evangelica che sta risvegliando le nostre coscienze occidentali un po’ troppe addormentate.
Benvenuti allora, cari amici del Fiac. Fateci capire
come annunciate la “lieta notizia” nell’altra parte
g
del mondo. ■
giadis
19
sotto i riflettori
Sempre con
le mani alzate
di Simone Esposito
na selva di mani alzate. Callose di lavoro,
lisce di gioventù, rugose di esperienza, con
le unghia dipinte oppure no, oppure mangiucchiate di stanchezza, qualche volta. A
riguardarsele, le foto delle quattordici precedenti
assemblee nazionali dell’Azione cattolica (tredici ordinarie e una straordinaria), c’è dentro un mondo intero.
Ci sono generazioni ormai lontane fra loro. Qualche
faccia di giovani ormai non più giovani. Anche quella
di qualcuno che non c’è più. Ci sono camice e giacche
improbabili. Barbe e tagli di capelli ancora più improbabili. Eppure, in quel bianco e nero che diventa colore sbiadito e poi ancora ad alta definizione, ci sono
sempre quelle mani alzate. Sempre alzate: per discutere, proporre, e alla fine per votare, in nome di una
responsabilità personale e comunitaria.
Forse sono proprio quelle benedette mani il simbolo
delle assemblee dell’Ac: una vicenda ormai lunga più
di quarant’anni, cominciata con l’approvazione del
nuovo Statuto post-conciliare e con la scelta religiosa, e di cui oggi ci apprestiamo a vivere un’altra
tappa. È nello scorrere di questo incontrarsi a Roma
ogni tre anni, un migliaio di persone a rappresentarne centinaia di migliaia, che si legge anche lo scorrere della storia della nostra associazione, le sue scelte
fondamentali, il suo costante trasformarsi e
crescere per servire meglio la Chiesa e il
Quattordici scatti
paese.
per una storia
«Se ricominciassi da capo, incomincerei
che continua.
con l’Azione cattolica. Sì, è così. Se ricoTredici assemblee
minciassi, incomincerei come allora. L’eordinarie, più una
sperienza che ne è venuta, che ognuno di
straordinaria,
noi sente dentro, mi ha fatto convinto di
che raccontano
questo». È il 25 settembre 1970: a parlare è
la vivacità di
Carlo Carretto, “tornato a casa” diciotto
un’associazione
che ha lasciato segni anni dopo le sue burrascose e forzate
dimissioni dalla presidenza della Giac. Cardi speranza nella
retto, nei primi anni Cinquanta, aveva pagaChiesa e nel paese
20
U
I 04/052011
to le sue intuizioni arrivate troppo in anticipo sui
tempi, ma che poi sarebbero state legittimate dal
Concilio e nella nuova Ac: nel corso della I assemblea (dal titolo Forza e via di speranza nella società
di oggi) fratel Carlo viene a benedire idealmente il
rinnovamento guidato da Vittorio Bachelet. Quel
Bachelet che, congedandosi dalla presidenza, alla II
assemblea del 1973 (Un rinnovato impegno verso
tutti i fratelli), citerà il poeta indiano Tagore: «Tutti
dovremmo poter dire alla fine della nostra vita: “Io
dormivo e sognavo che la vita non era che gioia; mi
svegliai e ho visto che la vita non era che servizio. Io
ho servito e ho visto che il servizio era la gioia”. Che
tutti noi sappiamo davvero riscoprire che il servizio
è la gioia. Questo è l’augurio del vostro fedele servitore, il “campanaro della Domus Pacis”».
Il “campanaro” passa la mano a Mario Agnes, che
condurrà l’associazione alle assemblee del 1977 e
del 1980. Storiche entrambe, nel bene e nel male:
durante la III (In missione in Italia per la civiltà dell’amore) Paolo VI fisserà in maniera straordinaria il
ruolo dell’Ac nella vita della Chiesa («ha un posto
non storicamente contingente, ma teologicamente
motivato nella struttura ecclesiale»); nel corso della
IV (Costruire la comunità ecclesiale da laici per animare da cristiani la società italiana) l’associazione
si ritroverà insieme per la prima volta a sette mesi
dal martirio laico di Bachelet, nell’anno più sanguinoso della storia repubblicana, quello della stazione
di Bologna e di Ustica.
Gli anni Ottanta saranno caratterizzati dalla presidenza di Alberto Monticone e da una forte dialettica tra
l’Ac e l’episcopato italiano: sono gli anni della V
assemblea (Laici chiamati a condividere con la Chiesa le ansie e le speranze degli uomini di oggi, 1983) e
soprattutto della VI (Ac: Associazione di Laici per la
missione della Chiesa in Italia, 1986). In mezzo c’è
stato il Convegno ecclesiale di Loreto, con il fonda-
sotto i riflettori
mentale intervento di Giovanni Paolo II che segna
l’indirizzo pastorale della Chiesa italiana per gli anni a
venire: la VI assemblea, di conseguenza, è segnata
da un dibattito intenso e franco che coinvolge tutti i
responsabili e al quale prende parte anche il presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Poletti, arrivato ai vertici della Cei proprio in seguito al
Convegno di Loreto. Nell’asprezza del confronto
qualcuno ci vuole leggere solo la polemica: in realtà è
quella normale tensione radicata nella scelta democratica interna dell’Azione cattolica, dove nessun
leader si può prendere il lusso di decidere per tutti.
L’Ac si rafforza ancora di più nel proprio legame a
filo doppio con la gerarchia ecclesiale e prosegue il
proprio cammino: alla presidenza arrivano prima
Raffaele Cananzi (VII assemblea, Per la vita del
mondo. Nella Chiesa e nella società italiana, il servizio dell’Azione cattolica per gli anni ‘90, e VIII, Azione cattolica: laici in missione con il Vangelo della
Carità), poi Giuseppe Gervasio (IX assemblea, Perché il mondo si salvi per mezzo di Lui, e X, Testimoni
di speranza nella città dell’uomo). Nel frattempo
sono trascorsi oltre dieci anni e l’Italia e il mondo
sono cambiati: la caduta del Muro, il crollo cruento
della Prima Repubblica e la nascita (zoppa) della
Seconda.
Anche l’associazione, costantemente, riflette e si
ripensa per adeguarsi ai nuovi bisogni pastorali della
società. La novità arriva con la prima presidenza
nazionale dell’Ac guidata da una donna, Paola
Bignardi. Si apre un’intensa stagione di rinnovamento che parte con l’XI assemblea del 2002 (Con
lo sguardo fisso su Gesù. Volto da contemplare. Volti
da incontrare), memorabile perché per la prima volta
si prova a mandare in pensione l’alzata di mano e si
I 04/052011
sperimenta per l’approvazione del documento
assembleare un sistema di voto elettronico. Ma i
telecomandi fanno cilecca, le mani si prendono la
loro rivincita sulla tecnologia e si torna in fretta e
furia al vecchio sistema: i delegati faranno le tre del
mattino per approvare tutti gli emendamenti, stremati ma soddisfatti. È nel corso di quell’assemblea
che l’associazione deciderà di aver bisogno di rinnovare radicalmente il proprio Statuto, fatti salvi i principi fondamentali: ci si dà appuntamento all’anno
seguente. L’assemblea straordinaria del 2003 è
caratterizzata ancora una volta da un dibattito serratissimo: un confronto intenso in aula, preceduto da
una discussione altrettanto intensa nelle diocesi,
che comunque non impedirà ai delegati di approvare lo Statuto rinnovato con oltre l’80% dei voti. L’Ac
si ritroverà l’anno seguente all’incontro nazionale di
Loreto, tappa che di fatto segna anche la conclusione del lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II.
Sarà il suo successore, Benedetto XVI, a segnare le
ultime due assemblee. Una coincidenza provvidenziale fa sì che la XII assise nazionale del 2005 (Dare
ragioni di vita e di speranza. La missione dell’Azione
cattolica, in parrocchia e oltre) si chiuda proprio
nella domenica dell’inizio del ministero pastorale del
Papa neoeletto: tutti i delegati saranno presenti a
messa in piazza San Pietro. E sempre a San Pietro, il
4 maggio 2008, si concluderà l’ultima assemblea, la
XIII (Cittadini degni del Vangelo. Ministri della
sapienza cristiana per un mondo più umano), guidata dal presidente nazionale Luigi Alici. Una piazza
stracolma di 150mila soci venuti a festeggiare i 140
anni dell’Ac. E anche la scelta democratica di un’associazione che continua a ritrovarsi e a discutere
g
senza risparmiarsi. Sempre con le mani alzate. ■
21
sotto i riflettori
intervista con
Maria Voce
e Franco Mosconi
di Gianni Di Santo
Visti dagli altri
hiesa e Ac, impegno dei laici e costruzione del bene comune. Abbiamo chiesto a
Maria Voce, presidente del movimento
dei Focolari, e a Franco Mosconi, priore
dell’Eremo camaldolese di San Giorgio a Bardolino
sul Garda, alcune riflessioni sul prossimo dibattito
assembleare.
C
L’Azione cattolica italiana si appresta a celebrare la
sua XIV assemblea nazionale. Un momento di verifica democratica interna ma anche un momento di
confronto con la Chiesa e la comunità civile.
Voce. Sarà di certo un appuntamento importante
non solo per l’Azione cattolica, ma anche per la
Chiesa italiana e il nostro paese. L’Ac ha un patrimonio di vita e di cultura più che mai prezioso per il
momento cruciale che stiamo vivendo. Assicuriamo
perciò sin d’ora le nostre preghiere affinché lo Spirito Santo illumini il cammino da percorrere. In quel
momento vorremmo dare un segno
concreto di amicizia e condivisione
Compassione, dialogo,
attraverso la partecipazione all’asattenzione alla Parola,
semblea della nostra delegata nella
laici che collaborano
Consulta nazionale delle aggregainsieme: sono alcune
zioni laicali.
delle parole che la
M os c o n i . Essere portatori della
presidente di un
movimento ecclesiale
Parola significa essere testimoni di
e un monaco – da sempre un annuncio di liberazione per l’uoattenti all’Ac – offrono
mo che vive oggi il suo travaglio epoalla riflessione dei lettori cale. La Parola è una luce per oriendi Segno in vista
tare il nostro cammino e per illumidell’appuntamento
nare le nostre domande sulla vita:
assembleare. Maria Voce: essa spiega, dà senso, svela aspetti
impensati della realtà; offre un altro
«Intensificare la
punto di vista sulla storia umana. La
comunione e operare
Parola è la persona stessa del
insieme per il bene
Signore che si fa compagna di viagcomune». Franco
gio, ci parla, ci indica la strada. Il
Mosconi: «Impegno
trascinante e coraggioso Vaticano II ha fatto irruzione nella
vita della Chiesa con una novità
per l’attuazione
incredibile, ma quelle intuizioni e
del Consiglio»
22
I 04/052011
quella profezia sono ancora da suscitare. Il Vaticano
II attende ancora una sua attuazione concreta.
Come vedrei volentieri un’Ac che si fa promotrice,
trascina e stimola con coraggio profetico il cammino della Chiesa verso l’attuazione del Concilio.
C r i s i d e l l a po l i t i c a e b e n e c o m u ne : i m o v i m e n t i
ec c l e s i a l i e l ’ a s s o c i a z i o n i s m o p o s s on o d a r e u n a
s pi n t a di na m ic a a l pr o gr e s s o c i vi le d e l n o s t ro
paese?
Voce. Senza dubbio. È vero siamo in tempo di crisi,
ma proprio per questo aperto a nuove opportunità.
Penso che dovremo sempre più intensificare la
nostra comunione e operare insieme, dove possibile,
nei diversi ambienti, nelle città, a livello nazionale.
Abbiamo la responsabilità di rendere visibili le esperienze innovatrici nate dalla linfa sempre nuova del
vangelo in atto nei diversi ambiti della società. Per la
consapevolezza che – come è stato sottolineato
anche alle Settimane sociali – per incidere nella
società e imprimere quella spinta in avanti tanto attesa, oggi occorre una testimonianza di popolo.
Moscon i. Per quanto riguarda il rapporto Chiesamondo dovremmo tornare a leggere e a studiare il
cap. 4 della Gaudium et Spes dove si danno indicazioni
preziose e indispensabili per costruire e rinnovare il
rapporto tra la Chiesa e il mondo contemporaneo. «La
Chiesa, procedendo dall’Amore dell’eterno Padre…
radunata dallo Spirito Santo, ha una finalità salvifica ed
escatologica che non può essere raggiunta pienamente se non nel futuro. Ma essa è già presente qui
sulla terra, ed è composta da uomini, i quali appunto
sono membri della città terrena, chiamati a formare
già nella storia dell’umanità la famiglia dei figli di Dio...
E tale compenetrazione di città terrena e città celeste è
il mistero della storia umana (cfr. G.S.40). Quanto ai
movimenti credo sia giunta l’ora di intraprendere con
tenacia e umiltà la strada del dialogo intra-ecclesiale e
offrire a esso contenuti nuovi. Se di una cosa oggi i
movimenti hanno bisogno, dopo la legittimazione
ecclesiale del 1998, è avvicinarsi il più possibile al
sotto i riflettori
In alto: la XII Assemblea
nazionale (Roma, 2005)
vasto mondo del laicato, rinunciando a separatezze
che non gioverebbero né a loro, né alla Chiesa.
C’è u n legame da sempre tra Ac, Movimento dei
F oc o l a r i e s p i r i t u a l i t à c a m a l d ol es e . C o n f e r m at e ?
Voce. Non solo confermo. Siamo legati da qualcosa
di più che l’amicizia: la gratitudine. Chiara Lubich
stessa l’ha espressa pubblicamente nel 2003
all’assemblea straordinaria dell’Ac, per aver trascorso buona parte della sua giovinezza fra le sue
fila e aver ricevuto «una solida formazione cristiana
di base». È un grazie di cuore che esprimo anch’io,
impegnata nell’Azione cattolica sin da bambina.
Come tanti altri del movimento. Ancora, gratitudine
perché – come è noto – è stato proprio in occasione
di uno dei convegni di Azione cattolica, a Loreto nel
‘39, che Chiara – aveva allora 19 anni – avvertì «un
primo accenno d’una chiamata tutta particolare da
parte di Dio». Chiamata che segnerà la futura
nascita del Focolare. Tutt’oggi, poi, sperimentiamo
una particolare sintonia e un’intesa immediata
quando ci troviamo a collaborare a diversi livelli sul
territorio soprattutto nelle Consulte diocesane,
regionali e in quella nazionale.
Mosconi. I legami tra Ac e Camaldoli risalgono agli
anni Quaranta del secolo scorso. La tradizione
monastica millenaria di Camaldoli ha sempre creato un certo fascino per tutte le persone che venivano ospitate soprattutto nel cenobio camaldolese. La
vita liturgica, il colloquio con alcuni monaci illuminati (padre Calati e padre Giabbani) e soprattutto i
momenti di lectio divina, preghiera, silenzio, l’ospitalità e lo stesso fascino della foresta casentinese
diventavano realtà ispiratrici per una proposta
evangelica radicale e sempre rinnovata. Oltre
all’Ac, usufruivano degli ambiti camaldolesi in
I 04/052011
modo particolare la Fuci e il Meic, i laureati cattolici
di un tempo. L’iniziazione di padre Benedetto Calati
alla comprensione della Parola, della tradizione dei
Padri e la sapiente lettura dei documenti del Vaticano II portavano necessariamente il mondo ecclesiale a leggersi nel suo aspetto più vivo e profetico.
Una certa ascesi consigliata da padre Calati era
tutta incentrata nella costante “ricerca di Dio”.
Essere cristiani non è un privilegio, ma una missione ricevuta con la consapevolezza propria di chi è
stato ammaestrato dallo Spirito santo, per essere
costruttore di pace e di unità nella storia. Un cenobio in cui la comunione di vita, che non si riduceva
soltanto alla condivisione della preghiera, ma anche
dai pasti in comune tra fratelli e che si apriva alla
convivialità tra amici, creava una specie di osmosi a
livello spirituale e culturale impagabili. Inoltre il
silenzio e la solitudine legati agli ambienti monastici
aiutavano a interiorizzare i contenuti della varie lectio bibliche e i momenti liturgici.
Come è possib ile p er il laicato cattoli co attuare i
consigli sul tema dell’educare contenuti nei recenti
Orientamenti pastorali Cei per il prossimo decennio
pur nella diversità dei carismi e ministeri?
Voce. Vorrei dire innanzitutto che avvertiamo una
profonda consonanza con la parola dei vescovi,
consapevoli di quanto grave sia l’emergenza educativa. In questi ultimi anni ci siamo impegnati in un
confronto su finalità, metodi e risultati educativi che
mai mancano quando, con sempre nuova fantasia,
si aprono non solo nell’ambito del Movimento, ma
anche nelle famiglie e nelle scuole, spazi di comunione dove si rende Dio presente e si sperimenta la
forza trasformante del suo amore. Siamo perciò
23
sotto i riflettori
Nelle foto: sopra, Maria Voce
e, sotto, Franco Mosconi
grati dell’opportunità di vivere questo impegno in
comunione con tutta la Chiesa. In modo speciale
con le varie espressioni del laicato dove vivo è l’impegno di lavorare insieme, di fare rete, di essere un
coro a più voci. È il cammino in atto nella Consulta
dei Laici.
Mosconi. Viviamo in un’ora contrassegnata da molti
ostacoli e da diverse contraddizioni riguardo alla
fede. La fede, infatti, sembra non interessare gli
uomini e le donne di oggi che vivono nell’indifferenza riguardo a essa. Non solo, ma anche in coloro
che si dicono credenti, la fede appare debole e di
corto respiro, incapace di manifestare quella forza
che cambia la vita. La sua trasmissione è diventata
difficile. La fede diceva Paolo, nasce dall’ascolto
della Parola; occorre che la Parola di Dio giunga al
cuore dell’uomo. Gesù ci ha mostrato innanzitutto
una necessità: chi inizia alla fede, o a essa vuole
generare, deve essere credibile, affidabile. Gesù
usava un dialogo ravvicinato e una condiscendenza
unica, legata alla sua kenosis, cioè al suo svuotamento che lo portava a un dialogo umanissimo (la
Samaritana, Zaccheo, La Maddalena...). Gesù,
dunque, percorre un cammino di abbassamento, si
mette in dialogo, il che significa innanzitutto ascolto
dell’altro in quanto altro. Gesù era accogliente con
tutti e si prendeva cura di tutto l’uomo fino ad assumerne le debolezze e addossarsi le malattie. Era un
uomo di compassione. Solo avvicinandoci all’altro
nel modo insegnatoci da Gesù, anche noi possiamo
vivere un incontro ospitale all’insegna della gratuità
e teso alla comunione. Sono solo alcune suggestio-
ni che spero la prossima assemblea Ac possa teneg
re in conto. ■
Editrice Ave
EDUCAZIONE, CHIESA, FUMETTI E ALTRE... SORPRESE (IL “BEATO KAROL” E “IL VITTORIOSO”)
ducazione, cultura, vita ecclesiale, dibattito socio-politico. Ma anche fumetti, racconti e... altre sorprese. La casa editrice
Ave, storico marchio dell’Azione cattolica, arriva all’assemblea del 6-8 maggio con un ricco carnet di titoli e proposte. Alle
consuete e ricche pubblicazioni associative, alle riviste e ai cammini formativi, si aggiungono numerosi libri e opuscoli firmati dalla Presidenza nazionale.
Un occhio di riguardo va, ovviamente, al tema dell’educazione, al centro dei lavori assembleari. Nella nuova collana Educare
oggi figurano già quattro titoli (Chi ama educa del presidente nazionale Franco Miano, Educare, impegno di tutti curato da
Pierpaolo Triani, Il senso dell’educazione di Paola Bignardi e L’arte dell’incontro di Luca Diliberto) e altri se ne aggiungeranno. Un volume speciale, pensato in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II, è la pubblicazione, con introduzione
critica, dei discorsi del Papa polacco all’Ac. Un’altra pubblicazione attesa è Dialogando, raccolta dei più importanti articoli
apparsi sul trimestrale culturale dell’Azione cattolica Dialoghi. Il libro è curato da Luigi Alici.
All’assemblea arriveranno anche tre sorprese speciali. La prima è Beato Karol! Dalla A alla Z, un viaggio divertente e commovente, firmato dal fumettista Roberto Battestini, tra le parole-chiave della vita di Giovanni Paolo II. La seconda è L’Italia del
«Vittorioso», un omaggio alla storia della gloriosa testata per ragazzi pubblicata proprio dall’Ave: nel volume, dallo storico
Giorgio Vecchio, ci sarà spazio per la riproduzione integrale di molte storie a fumetti, comprese alcune opere di Jacovitti.
Terza sorpresa: Francesco, l’amico di Dio, storia a fumetti del patrono dell’Ac.
Tutte le novità e il catalogo sono nel sito www.editriceave.it.
E
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sotto i riflettori
Al centro l’educazione
di Fabiana Martini
sempre l’educazione il tema dominante
del prossimo numero di SegnoPer, la rivista che l’associazione dedica ai suoi formatori e responsabili, da quest’anno on
line per raggiungere un numero sempre maggiore
di persone. Con l’aiuto di autorevoli voci, tutte
impegnate nella quotidianità della vita associativa,
si continua ad approfondire Educare alla vita buona
del Vangelo, gli Orientamenti pastorali dell’episcopato italiano per il decennio 2010-2020, aiutando i
lettori a tradurre concretamente le sollecitazioni e le
urgenze proposte dai nostri vescovi all’attenzione di
chi ha la responsabilità della crescita delle nuove
generazioni.
Don Alessandro Valentino, della diocesi di Nola,
assistente diocesano unitario e regionale dell’Acr, e
Paola Bignardi, già presidente nazionale e autrice di
varie pubblicazioni su queste tematiche, ci
invitano a un vero e proprio esame di coscienNelle pagine
za con lo scopo di concentrarci non tanto e
di SegnoPer,
non solo sugli atteggiamenti dei ragazzi e dei
la rivista online
per i responsabili giovani che ci sono stati affidati, ma in primo
luogo su quelli di noi educatori, a tutti gli effetti
e i formatori,
ancora una volta si figli del nostro tempo, per compiere una sorta
presta attenzione di revisione di vita a partire da alcune domande che ci interrogano nel profondo in relazione
agli Orientamenti
alla separazione tra le dimensioni costitutive
pastorali della
della persona e agli stereotipi culturali domiChiesa italiana.
nanti, ai quali spesso finiamo con conformarci
Con un occhio
senza neanche rendercene conto. Partendo
particolare a ciò
dalla consapevolezza che non si educa senza
che essi dicono
essere a propria volta impegnati in un cammiall’Ac. Spazio
no serio ed esigente di formazione, don Valenanche alla
tino ci esorta a guardare a quelle resistenze
Assemblea
che non ci permettono di entrare a pieno ritmo
nazionale
nella trasformazione, meglio nella “trasfigurazione” della nostra esistenza, mentre la Bignardi
suggerisce di vivere il proprio tempo coltivando
quella differenza evangelica che non rende estranei
a ciò che accade ma ci fa interpreti in maniera
creativa. E di atteggiamenti dell’educatore parla
anche mons. Sigalini nella sua rubrica Filodiretto
È
I 04/052011
con l’assistente. Altri due assistenti che ci offrono
spunti di riflessione sono don Antonio Mastantuono, che si sofferma sulla fatica di trasmettere valori
e senso da una generazione all’altra, e don Ugo
Ughi, che ci ricorda che non si può crescere spiritualmente da soli. Continua la presentazione degli
istituti della nostra associazione e più approfondimenti sulla comunicazione digitale, e naturalmente
non manca uno sguardo al cammino che stanno
compiendo i settori e le articolazioni in preparazione all’assemblea, al centro della rubrica del presidente nazionale. Infine, ma in realtà è posto all’inizio, SegnoPer ha voluto ricordare Davide Fiammengo, morto lo scorso 28 gennaio, e lo ha fatto attraverso le sue stesse parole, parole che spesso ci ha
donato e ci hanno aiutato a riflettere e a esprimere
riconoscenza per quell’esperienza di grazia che è
l’Azione cattolica. Caro Davide, al tuo ricordo «i
g
venti del cuore soffiano»: grazie! ■
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Vivace, solidale e vigile - XV Assemblea Nazionale