Non da sola Una rete per uscire dalla violenza Conferenza dei Sindaci Zona Pisana Provincia di Pisa Assessorato alle Politiche Sociali Parte Prima Inquadramento del problema Riferimenti internazionali e quadro legislativo nazionale e regionale Premessa La violenza intrafamiliare è un fenomeno esteso, ma ancora in gran parte sommerso, raramente denunciato dalle donne e scarsamente percepito dall’opinione pubblica. Le ricerche e gli studi condotti in vari paesi concordano sulle caratteristiche del fenomeno e sulla sua diffusione. E’ a partire dagli anni ’70, con la diffusione dei movimenti delle donne, che si sviluppa la consapevolezza dell’inaccettabilità della violenza come una delle possibilità presenti tradizionalmente nel rapporto uomo-donna. I primi centri antiviolenza nascono negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ma si estendono rapidamente in Europa; in Italia negli ultimi venti anni sono stati creati da associazioni di donne più di 100 centri, di cui 6 in Toscana, che hanno costruito una Rete Nazionale. A partire da questi luoghi di accoglienza e soste gno, ma anche di elaborazione teorica e politica, il fenomeno della violenza alle donne ha acquistato nuovi connotati. I centri hanno sviluppato una specifica metodologia d’intervento, hanno aperto case rifugio per le donne e i loro figli, hanno elaborato ricerche e organizzato convegni per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni. Negli ultimi anni organismi internazionali e nazionali hanno preso posizioni molto ferme, hanno apportato modifiche legislative e hanno promosso progetti per contrastare la violenza maschile e sostenere le donne che ne sono state vittime (Conferenze mondiali ONU sulle donne, Rapporti OMS, Direttive Comunità Europea). Per citare uno soltanto dei numerosi rapporti sul problema, a titolo indicativo dell’estensione del fenomeno della violenza, il Rapporto presentato da Sheila Henderson al Comitato per l’eguaglianza tra donne e uomini presso il Consiglio d’Europa (1997), denunciava che almeno una donna su cinque subisce nel corso della sua vita uno stupro o un tentativo di stupro; una su quattro fa l’esperienza di essere maltrattata da un partner o da un ex partner; quasi tutte le donne hanno subito una o più molestie di tipo sessuale. I riferimenti internazionali L’ultimo Rapporto dell’OMS sulla Violenza e la salute delle donne (2002) afferma “La natura multiforme della violenza richiede l’impegno congiunto da parte dei governi e di tutti coloro che amministrano il bene pubblico a livello locale, nazionale ed internazionale.” Ed elenca le seguenti raccomandazioni che esprimono questa necessità di politiche di intervento e di collaborazione in più settori. Raccomandazione 1 2 Creare, istituire e verificare un piano di interventi a livello nazionale per la prevenzione contro la violenza Raccomandazione 2 Incrementare la quantità di raccolta dei dati sulla violenza Raccomandazione 3 Definire le priorità e sostenere la ricerca sulle cause, conseguenze, costi e prevenzione della violenza Raccomandazione 4 Promuovere risposte di prima prevenzione Raccomandazione 5 Rafforzare le risposte per le vittime della violenza Raccomandazione 6 Integrare le politiche sociali ed educativo-formative con programmi sulla prevenzione della violenza e quindi promuovere l’uguaglianza sessuale e sociale Raccomandazione 7 Incentivare la collaborazione e lo scambio d’informazione sulla prevenzione della violenza Raccomandazione 8 Promuovere e controllare il rispetto dei trattati internazionali, delle leggi e di ogni altro provvedimento per la protezione dei diritti umani Raccomandazione 9 Trovare delle risposte pratiche e concrete a livello internazionale contro il traffico delle sostanze stupefacenti e il commercio delle armi su scala mondiale E conclude “La violenza non è un problema sociale su cui non si possa intervenire o una condizione umana che non si possa evitare. Dobbiamo fare molto per contrastarla e per prevenirla. Il mondo non ha ancora capito pienamente l’importanza del compito e non dispone ancora di tutti gli strumenti per compiere il proprio lavoro. La conoscenza di base del problema, però, si sta diffondendo in tutto il mondo e si è già fatta proficua e fattiva esperienza in tal senso. Il Rapporto Mondiale sulla Violenza e la Salute cerca di contribuire ad ampliare tale conoscenza di base. E’ auspicabile che tale documento ispiri e agevoli maggiore cooperazione, innovazione e impegno nella prevenzione della violenza in tutto il mondo.” Il quadro legislativo nazionale e regionale La legislazione nazionale La legge n. 285 del 28 agosto 1997, “Disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza” tra i servizi inquadra gli interventi di prevenzione e di assistenza nei casi di abuso o di sfruttamento sessuale, di abbandono, di maltrattamento e di violenza sui minori secondo tre obiettivi fondamentali: • • promozione di una sensibilità specifica rivolta soprattutto al potenziamento della capacità di ascolto e di relazione degli operatori, dei servizi, delle agenzie di comunità sviluppo di competenze specifiche sulla rilevazione, la conoscenza della cultura di riferimento, la protezione, la valutazione, il coordinamento 3 • costruzione di metodologie di lavoro integrato volta al potenziamento, delle capacità di cura della comunità attraverso l’integrazione delle risorse e l’attivazione di un ruolo di regia interistituzionale. La legge n 154 del 5 aprile 2001, Misure contro la violenza nelle relazioni familiari, ribadendo quanto affermato nella 285 dà un particolare rilievo alla costruzione di misure immediate di protezione e di attivazione di percorsi strutturati di cura che partano dall’immediata interruzione della violenza e dall’allontanamento dal luogo ove questa è avvenuta. Le priorità della programmazione regionale La Regione Toscana sulla scia di quanto stabilito nel contesto nazionale ha riconosciuto l’esperienza dei centri antiviolenza e ha recepito le proposte della Rete regionale, prevedendo azioni specifiche sia nel Piano Sanitario Regionale, sia nel Piano integrato Sociale. Così come nella legislazione nazionale, la multidisciplinarietà, le attività di mainstreaming, la rilevazione acquisiscono una importanza rilevante. La rilevanza strategica delle azioni di prevenzione e presa in carico è testimonitata dalla inclusione di questi servizi nei progetti obiettivo ad alta integrazione sociosanitaria, dove le risposte ai bisogni complessi sono assicurate attraverso i principi dell’unitarietà di intervento, del progetto personalizzato, della continuità assistenziale, della valutazione multiprofessionale del bisogno, della progettazione integrata delle risposte e della condivisione degli obiettivi, dellavalutazione partecipata degli esisti ( PSR 2002-2004) Questa l’azione di Piano individuata e) Prevenzione della violenza sulle donne e sui bambini Le azioni e gli interventi adeguati sono da ricercare in: - interventi multidisciplinari integrati di tutela e cura, azioni di contrasto contro lo sfruttamento, la violenza e il maltrattamento dei minori e delle donne, anche attraverso interventi che ne impediscano la recidività e, qualora possibile, reintegrino le funzioni genitoriali, il rafforzamento delle reti interistituzionali; - il supporto al lavoro dei Centri Antiviolenza che offrono alle vittime sostegno materiale, psicologico, legale ed abitativo di emergenza e sostegno alle funzioni genitoriali; - la promozione di attività fo rmative nella scuola e per chi opera nel settore socio-sanitario, dell’ordine pubblico e giudiziario, per potenziarne le capacità di rilevazione, accertamento, protezione e cura; l’organizzazione di campagne di prevenzione ed informative sull’entità del fenomeno e sul danno che ne deriva; l’organizzazione, a livello comunale, provinciale e regionale, della rilevazione dei dati relativi ai fenomeni di violenza domestica su donne e minori. Così come peraltro riportato dallo stesso Piano Sanitario Regionale, gli indirizzi strategici contenuti nei Progetti Obiettivo del PSR costituiscono lo sfondo di riferimento delle azioni del Piano Integrato Sociale Regionale 2002-2004 strutturate in modo da assicurare un sistema di welfare integrato nelle responsabilità e nelle risorse ( PSR 2002-2004) Queste le priorità individuate dal PISR 2002-2004: Nell’ambito delle azioni di contrasto contro la violenza alle donne ed ai minori, fatto salvo quanto già previsto al paragrafo “5.3.1.5. L’assistenza materno infantile” del Piano Sanitario Regionale 2002-2004, si 4 dovrà: · sostenere le attività dei centri toscani antiviolenza che rispondono a determinati criteri di offerta qualificata di servizi; · supportare la costruzione di reti territoriali di servizi ed istituzioni per un efficace lavoro di équipe nella presa in carico dei casi; · attivare iniziative di censimento ed informazione circa le risorse di protezione, aiuto e sostegno disponibili sul territorio per un percorso di uscita dalla violenza; · dare supporto ed incentivare progetti di sostegno a donne con bassa qualificazione professionale che trovano grosse difficoltà di accesso o di reinserimento nel mercato del lavoro. 5 Parte Seconda La programmazione Zonale, le risorse del territorio, i punti di sviluppo, le rilevazioni Le priorità della programmazione zonale Nella definizione delle linee di indirizzo per la programmazione 2002-2004, elaborate con un complesso processo di partecipazione della cittadinanza attiva e della rete dei servizi è stato dato ampio spazio alla traduzione locale delle priorità espresse dalla programmazione regionale. In particolare, l’obiettivo generale del sistema dei servizi è la costruzione di Percorsi integrati di tutela dei diritti delle donne. Questa la sua declinazione in obiettivi specifici di sistema e di risultato: Obiettivo specifico di sistema Garantire la definizione di percorsi assistenziali rivolti al raggiungimento dell'autonomia delle donne vittime di violenza Obiettivi specif ici di risultato Promuovere l'attivazione di un gruppo di confronto e di coprogrammazione degli interventi di contrasto alla violenza coinvolgendo le istituzioni e gli organismi del territorio Garantire un piano di promozione della cultura della differenza di genere partendo dalla rimodulazione dei servizi e dai progetti del territorio Garantire interventi multidisciplinari integrati di tutela e cura, azioni di contrasto contro lo sfruttamento, la violenza e il maltrattamento dei minori e delle donne Garantire il supporto al lavoro dei Centri Antiviolenza Promuovere attività formative nella scuola e per chi opera nel settore sociosanitario,dell’ordine pubblico e giudiziario, per potenziarne le capacità di rilevazione, accertamento, protezione e cura Promuovere l’organizzazione di campagne di prevenzione ed informative sull’entità del fenomeno e sul danno che ne deriva; Garantire l’organizzazione, a livello zonale della rilevazione dei dati relativi ai fenomeni di violenza domestica su donne e minori. Queste le azioni previste dalla Conferenza dei Sindaci per la realizzazione degli obiettivi elencati: Individuazione dei percorsi assistenziali per il raggiungimento dell’autonomia in collaborazione con il sistema pubblico e privato Progettazione di strategie di promozione della cultura della differenza di genere Continuità dei progetti di accoglienza, sostegno, consulenza a donne vittime di violenza e in difficoltà Organizzazione di un gruppo integrato di co -programmazione degli interventi a contrasto della violenza, dei maltrattamenti, dell'abuso Attività formative nella scuola, nei servizi socio -sanitari, nell'ordine pubblico e giudiziario per potenziare la capacità di rilevazione, accertamento, protezione e cura delle situazioni di abuso, maltrattamento, violenza 6 I servizi e le risorse del territorio I servizi territoriali dei presidi distrettuali Il sistema dei servizi socio sanitari territoriali, pur non prevedendo una propria peculiare specificità di intervento sulla violenza, è il luogo primario destinato alla presa in carico delle donne e dell’infanzia vittima di violenza. Le equipe dei presidi distrettuali sono quindi i testimoni privilegiati e i soggetti principali nella costruzione dei percorsi di cittadinanza, in conne ssione con le strutture del privato sociale che lavorano peculiarmente sulla violenza. Il coordinamento delle attività è di competenza del servizio sociale territoriale, che attiva e coinvolge le competenze necessarie alla definizione integrata del progetto di intervento. Gli interventi sulla violenza del piano di zona Negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità degli Enti Locali, e dal 2001 i progetti del Telefono Donna e il Progetto Persefone sono presenti sul Piano Sociale Integrato della Zona Pisana . Dal 2003 i vari servizi gestiti dall’Associazione fanno parte del Progetto “Diventare cittadine”, che è articolato in 4 moduli: MODULO 1 “Centro ascolto e accoglienza donna”. Attività finalizzate alla emersione e al contrasto del maltrattamento, abuso e violenza nei confronti di donne e minori. MODULO 2 : Centro di seconda accoglienza (casa rifugio) per donne maltrattate. Ospitalità temporanea per donne con figli , vittime di maltrattamenti e costruzione con la donna di percorsi di autonomia. MODULO 3 - Persefone Centro di ascolto, consulenza e sostegno rivolto alle adolescenti e madri di adolescenti; interventi polivalenti mirati al supporto nei casi di disagio, abuso e violenza MODULO 4 – “Promozione della cultura della differenza di genere” Interventi di diffusione di un’ottica di genere, soprattutto nel settore socioassistenziale ed educativo e sensibilizzazione -informazione -formazione-intervento sulle problematiche del maltrattamento, violenza, abuso su donne e minori. 7 Il sistema dei servizi: la descrizione del processo e i punti di criticità I servizi che sono coinvolti nell’intervento sulla violenza sono estremamente diversificati: dalle verifiche svolte è emerso che, soprattutto nella fase di primo contatto, vi è una forte differenziazione dei luoghi dove il problema viene segnalato. Riteniamo fondamentale schematizzare la situazione attuale per poter poi mettere in evidenza i nodi e i punti di sviluppo su cui basare gli obiettivi del programma. Questo quindi in sintesi, è il processo di aiuto allo stato attuale: Donne in Movimento Telefono Donna Medicina Ospedale generale Servizio sociale Consultori Forze dell’Ordine UFSMIA Invio Centro Ascolto e accoglienza Donna Interventi del Servizio sociale professionale Attività Cliniche UFSMIA Ricovero ospedaliero Valutazione, Presa in carico e Progetto di intervento segreteria tecnica zona di pisa -II Commissione consiglio comunale USCITA DAL PERCORSO Pisa Altri interventi del privato sociale Inserimento in casa rifugio Programma territoriale Inserimento in altre strutture C O N T A T T O P R E S A I N C A R I C O Descrizione del processo e dei nodi 1. Il primo contatto Come si può evincere dalla schematizzazione, i primi livelli di criticità sono rappresentati dalla fase del primo contatto: i luoghi in cui viene rilevato il problema della violenza sono estremamente diversificati e connotati da natura e ruolo fortemente eterogeneo. Dal monitoraggio effettuato nelle azioni preliminari è emerso che le criticità più rilevanti sono q L’assenza di metodologie professionali utili alla decodifica della domanda e alla rilevazione del problema in molti luoghi di primo contatto q L’assenza di spazi e processi di comunicazione tra servizi e istituzioni fortemente eterogenee q La rilevante differenza di linguaggi e di letture del problema q La difficoltà a promuovere politiche attive di emersione del sommerso q Assenza di processi di invio formalizzati q Assenza di un processo standardizzato di intervento sull’emergenza 2. La fase della presa in carico 8 La fase della presa in carico risente fortemente della scarsità di azioni di sistema volte a costruire percorsi unitari di aiuto e di sostegno all’uscita dalla violenza. Appare urgente quindi una definizione di linee comuni e di processi condivisi volti a dare effettiva concretezza all’unitarietà della presa in carico. In particolare, è stata rilevata q La difficoltà ad intervenire in modo formale in situazioni di emergenza q La difficoltà a coordinare servizi eterogenei coinvolti nella presa in carico q La difficoltà a trovare momenti strutturati di valutazione multiprofessionale q La scarsità di momenti formativi comuni a tutte le professionalità coinvolte nel processo di aiuto 3. La progettazione dei percorsi di uscita La scarsità di politiche di sistema dirette ad integrare i servizi nella definizione di percorsi di autonomia è estremamente rilevante nelle situazioni in cui è necessario un totale distacco dal mondo di provenienza delle donne. E’ necessaria infatti, l’elaborazione di progetti individualizzati estremamente complessi che prevedano obiettivi molteplici e diretti al raggiungimento dell’autonomia lavorativa, abitativa, sociale, economica. Si rileva in particolare q Una difficoltà ad attuare politiche integrate che integrino quelle del lavoro, della casa, dei servizi socio-sanitari q L’assenza di strumenti professionali di intervento condivisi q La grossa diversificazione dei servizi coinvolti nei progetti di intervento In base alla situazione brevemente descritta, si rende necessario individuare strategie di ripensamento del ruolo dei servizi ma soprattutto delle fasi del processo di aiuto, che devono essere tutte orientate alla integrazione delle professionalità e alla individualizzazione degli interventi secondo questo schema: Donne in Movimento Telefono Donna Ospedale Servizio sociale Medicina generale Consultori Equipe multiprofessionale integrata Valutazione multiprofessionale Progetto di intervento integrato dei percorsi di uscita USCITA segreteria tecnica zona di pisa -II Commissione consiglio comunale DAL PERCORSO Pisa Forze dell’Ordine UFSMIA C O N T A T T O P R E S A I N C A R I C O 9 Le rilevazioni Prime rilevazioni sul territorio pisano : l’esperienza del Telefono donna Le attività La “Casa della Donna” ha iniziato a contattare situazioni di maltrattamento e/ violenza, soprattutto intrafamiliare, attraverso i servizi di consulenza legale e psicologica, che funzionano dal 1990. Nei primi anni le richieste in questo senso erano limitate rispetto alle altre problematiche ma, man mano che le situazioni venivano affrontate e trattate, sono cominciate a crescere con un andamento costante. Dopo l’attivazione del Telefono Donna (1993) le donne che portavano problematiche di violenza a vari livelli sono aumentate notevolmente negli anni. Nato come spazio di ascolto e come mezzo di informazione e di orientamento alle donne, il Telefono Donna ha accolto in dieci anni più di 2000 donne di varie fasce di età con problemi vari: disagi esistenziali, separazioni e divorzi, problemi con i figli, difficoltà lavorative, maltrattamenti e violenze. Alla donna che telefona, risponde un’operatrice che l’aiuta ad individuare il bisogno e ad orientarsi verso i servizi interni o verso quelli del territorio. I servizi offerti sono § colloqui di accoglienza § consulenze legali § consulenze psicologiche § terapie individuali § sostegno alla relazione madre -figlio/a § informazioni sulla rete dei servizi del territorio § consulenza di orientamento lavorativo § supporto al reinserimento socio-lavorativo Tutti i servizi sono integralmente gratuiti per l’utenza, vengono gestiti da operatrici e da professioniste qualificate e con esperienza consolidata, che operano in equipe. Attua lmente l’equipe è composta da 11 operatrici, 8 avvocate, 2 psicologhe,1 psichiatra, 2 consulenti sul lavoro. Circa la metà delle donne richiede una consulenza legale, il 20% una consulenza psicologica, che per molte diventa un percorso terapeutico, un altro 20% un colloquio. Il servizio, negli ultimi anni, ha sempre di più assunto la connotazione di un centro antiviolenza, l’ Associazione ha aderito alla Rete Nazionale e alla Rete Regionale dei Centri Antiviolenza, partecipando attivamente alla preparazione di convegni e ad incontri di confronto. Nel ’98, nell’ambito di un progetto regionale, è stata aperta dal Comune di Pisa una Casa di Accoglienza ad indirizzo segreto, che è gestita in convenzione dalla nostra Associazione Le donne maltrattate vengono seguite da tutta l’equipe del Telefono, in percorsi che durano molti mesi, se non addirittura anni. Quando decidono di scappare dalla propria casa, perché la situazione sta diventando pericolosa, e/o perché sono decise ad intraprendere un percorso di uscita dalla violenza, le donne vengono ospitate anche con i/le loro figli/ie in una casa rifugio, di norma per sei mesi. Le donne ospitate vengono accompagnate dalle operatrici di ospitalità nella realizzazione di un progetto concordato con la 10 donna, che prevede un percorso di acquisizione di consapevolezza e di autonomia e di reinserimento lavorativo e sociale, i minori ospitati sono seguiti da educatrici, su uno specifico progetto socio-educativo. Nella casa sono state ospitate dal ’98 ad oggi 25 donne e 18 minori, nessuna delle donne ha abbandonato il progetto, ma la durata dei percorsi è aumentata negli anni, anche a causa della difficoltà a trovare un lavoro e una casa. Gli strumenti di rilevamento statistico. Le schede La raccolta dati consisteva inizialmente nella verbalizzazione scritta della telefonata. Ciò permetteva alle operatrici di avere un quadro generale della situazione e del percorso individuale di ciascuna donna che chiedeva aiuto; nello stesso tempo l’Associazione poteva valutare il suo impatto sul territorio locale, monitorare i progetti e il bacino di utenza, nonché modellare il servizio sulla richiesta delle donne. Su questa base è stata adottata una prima tipologia di scheda che comprendeva i dati anagrafici, la richiesta della donna e l’esito di un eventuale colloquio di accoglienza. Una seconda tipologia di schede è stata successivamente elaborata, anche monitorare il progetto regionale concernente l’apertura di case rifugio e accoglienza. Si differenziava dalla precedente sia per la sistematizzazione e l’incremento dei dati relativi alla donna (titolo di studio, professione, ……) e al primo contatto, che per l’aggiunta delle schede delle consulenze psicologiche e legali. Rispetto alla precedenti, l’attuale scheda (adottata dal 2001) prevede il profilo del maltrattante, il percorso della donna e i tempi d’intervento dei servizi interni alla Casa. Questa scheda è stata pensata con l’intento di renderla il più possibile uniforme a quella degli altri Centri Antiviolenza della Regione. E’ in corso d’istallazione un programma di gestione dati, già utilizzato dai centri antiviolenza di Firenze e di Prato, che consentirà un’elaborazione più completa dei dati raccolti. Nel 2003, si è formato un Gruppo Dati composto da alcune operatrici di entrambi i telefoni (Telefono Donna e Progetto Persefone) volto a lavorare e riflettere su questa tematica e supervisionato dalla Dott.ssa Francesca Molfino. Le riflessioni sono state oggetto di discussione, all’interno del gruppo Dati della Rete nazionale dei Centri Antiviolenza e presentate al 2° Convegno nazionale (Marina di Ravenna – novembre 2003) I dati I dati raccolti dimostrano, che come è avvenuto in altre città, dove funzionano centri antiviolenza, il numero delle donne maltrattate che trovano li coraggio di rivolgersi al Telefono Donna è in aumento. Nel periodo 1996-1999 le telefonate di donne che raccontavano situazioni di violenza sono state complessivamente 151 su 929, nel triennio 2000-2002 sono diventate 165 su 580, nel 2003 su 237 donne che hanno chiamato il Telefono donna, 62 hanno dichiarato di aver subito violenza. 11 A questo dato, va aggiunto quello che emerge nelle consulenze legali e in tempi più lunghi durante le psicoterapie, e che indicativamente riguarda altre 10/15 donne l’anno. Senza voler definire una tipologia della donna maltrattata, ci sono alcuni dati comuni, che emergono. La maggioranza ha un’età tra i 31 e i 40 anni, ma anche la fascia dai 41 ai 50 anni è fortemente presente, sono donne sposate o conviventi con figli, hanno un titolo di studio medio -alto, spesso hanno un lavoro dipendente, quasi sempre sono italiane, anche se le donne straniere sono in aumento. Anche il maltrattante ha quasi sempre un profilo “normale”: per l’80% è il marito o il convivente o il fidanzato e per un altro 13% l’ex-partner, spesso ha un lavoro o svolge una professione, solo in pochi casi ha problemi di dipendenze. Le violenze in famiglia non sono episodiche, quasi sempre durano per anni, ma sono pochissime (circa il 4%) le donne che sporgono denuncia, anche se molte, si sono rivolte più di una volta al Pronto Soccorso o hanno chiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Tra le tipologie di violenza rilevate quella più diffusa è il maltrattamento psicologico (40%), seguito da quello fisico (30%), e da quello economico (17%). La violenza sessuale viene dichiarata raramente e soprattutto quando l’autore è sconosciuto, data l’esiguità delle segnalazioni, è difficile considerarlo un dato significativo, anche se nel 2003 siamo passati da 1 caso a 4, in aumento è invece lo stalking, esercitato soprattutto da ex-partner (1 segnalazione nel 2002, 7 nel 2003). Nella maggioranza dei casi sono presenti più forme di violenza, quella psicologica è comunque la più diffusa ed è la più difficile da denunciare, sia perchè di norma non è attestata da referti medici, sia perchè la stessa donna stenta a riconoscerla. Rispetto al canale di informazione, oltre il 40% delle donne telefonano su consiglio di amiche o di altre donne, il 10% su indicazione dei servizi socio-sanitari, il 5% di altre associazioni, mentre non sono stati rilevati invii da parte delle forze dell’ordine. Anche i nostri dati confermano quelli delle ricerche di settore: § § § § § la violenza attraversa tutti gli strati sociali e non si caratterizza come espressione di sottocultura, di patologie, di situazioni multiproblematiche; una parte rilevantissima di questa violenza avviene in ambito familiare, in un contesto perciò di intimità e di quotidianità nelle relazioni fra uomini e donne, la quasi totalità dei soggetti maltrattanti sono infatti mariti o conviventi; le violenze non sono episodiche e in genere si ripetono per anni; la fascia di età delle donne che telefonano è in prevalenza quella da 30 a 50 anni, e sono soprattutto donne con figli/e; solo u na piccola parte delle donne presenta, e non ritira, la denuncia. Significato, senso e finalità della raccolta dei dati 1. Dare visibilità e accrescere la comprensione del fenomeno del maltrattamento e del disagio femminile, sia a livello locale che nazionale. 2. Confrontare e socializzare le metodologie di lavoro e gli interventi professionali. 3. Verificare la trasversalità del fenomeno del maltrattamento e del disagio, quindi l’assenza di uno status sociale della donna maltrattata. 4. Verificare il percorso svolto dalla donna successivamente alla richiesta di aiuto. 5. Verificare la funzionalità e l’efficacia della rete dei servizi locali attivati dalla donna (A.S.L, questura, tribunale, pronto soccorso ecc…). 12 La raccolta di dati è uno strumento di riflessione, di accrescimento e di formazione per le operatrici interne della Casa e lo può diventare per le operatrici e gli operatori del territorio. 13 Parte terza Proposta per la prevenzione e l’intervento integrato su violenza intrafamiliare su donne e minori La proposta di programma di intervento sulla violenza nasce dall’esigenza di dare risposte di sistema alle criticità cui sopra si è fatto cenno che da sempre sul territorio della Zona Pisana sono state evidenziate nelle risposte e nella presa in carico delle persone che hanno subito violenza od abuso intrafamiliare. L’obiettivo complessivo che ci poniamo con questa proposta di percorso è quella già definita dalle linee di indirizzo per la programmazione zonale: stabilire connessioni stabili tra servizi, istituzioni, realtà della cittadinanza attiva per arrivare alla costituzione di un sistema unitario di servizi rivolti alle donne e ai bambini che hanno subito violenza. Il Tavolo contro la violenza che noi proponiamo è quindi un primo spazio per giungere alla condivisione di metodi, linguaggi, obiettivi e attraverso questo, creare un sistema di servizi diversificati, ma in grado di connettersi in un progetto unitario e integrato di intervento. Le direttrici attraverso cui muoverci sono quelle già contenute nella legislazione nazionale e regionale: 1. costruzione di processi integrati di presa in carico, 2. potenziamento delle competenze attraverso azioni mirate di formazione, 3. strutturazione di un sistema a rete per la rilevazione e la lettura dei fenomeni, 4. programmazione integrata di azioni di sensibilizzazione e di promozione Questi quindi gli obiettivi del Tavolo: 1. Elaborare, attivare e verificare un piano di interventi integrati a livello zonale per la prevenzione della violenza e per la tutela e la cura dei soggetti (donne e minori) che hanno subito violenza. 2. Coordinare e incrementare la raccolta dei dati sulla violenza 3. Promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione 4. Promuovere la ricerca sulle cause, conseguenze, costi e prevenzione della violenza Le azioni individuate sono Parte prima- Azioni preliminari • Individuazione di un gruppo di coordinamento formato da Staff Coordinatore Sociale Responsabile Progetti Infanzia, Adolescenza, Famiglia del Distretto Integrato Amministrazione Provinciale Presidente Associazione Casa della Donna Segreteria Tecnica Conferenza dei Sindaci Unità Funzionale Assistenza Sociale Territoriale • Stesura di una bozza di programma condivisa dai servizi coinvolti nel gruppo di coordinamento Nella stesura del presente documento, è stata messa a valore la provenienza da servizi eterogenei e quindi le differenti angolature e letture del problema violenza ed abuso. 14 Presentazione della proposta di programma e richiesta partenariato ai soggetti della rete territoriale ed istituzionale. Si è ritenuto opportuno procedere andando a presentare personalmente il programma ai servizi ed alle istituzioni per poterne raccogliere le indicazioni sin dal primo contatto e potenziare quindi l’ingaggio Questo il Piano dei contatti tenuti • Presidente del Comitato territoriale per l’ordine e la sicurezza. Incontro tenuto in data 03.12.03. Punti di sviluppo emersi • necessità di un maggiore raccordo tra servizi e forze dell’ordine nella gestione degli interventi • forte concordanza sulle priorità del programma • disponibilità a convocare sul tema il Comitato Territoriale per l’ordine e la sicurezza Direttore Sanitario e Direttore Amministrativo dell’Azienda Ospedaliera Pisana. Incontro tenuto in data 03.12.03 Punti di sviluppo emersi • totale condivisione sulla proposta di percorso e sulle azioni individuate • individuazione di referenti per i settori di intervento ospedalieri coinvolti nell’intervento sanitario sulle vittime di violenza e abuso. UF Assistenza Sociale Territoriale. Incontro tenuto in data 02.02.04 Punti di sviluppo emersi • Necessità di capitalizzare le buone prassi di progettazione integrata dei percorsi di uscita attraverso una formalizzazioni in linee guida professionali sulla presa in carico e sul progetto individualizzato • Necessità di riorganizzare le risorse disponibili per il sostegno alle donne seguite dai centri antiviolenza • Necessità di confrontare ed integrare i dati sul problema e i sistemi di rilevazione dei servizi maggiormente impegnati nell’intervento sulla violenza e sull’abuso. Direttore del Distretto Integrato Incontro tenutosi in data 12.02.04 Punti di sviluppo emersi • Forte necessità di coinvolgimento dei servizi consultoriali e necessità di inserimento degli obiettivi del programma nelle linee di indirizzo • Strategie di ingaggio dei medici di medicina generale soprattutto nell’emersione del problema sommerso e non conosciuto dai servizi Commissione provinciale Pari Opportunità e Consiglio Cittadino Incontro tenutosi in data 12.02.04 Punti di sviluppo emersi • Commissione Provinciale e Consiglio Cittadino per le pari Opportunità luogo privilegiato per le campagne di promozione e per le azioni di mainstreaming • Ruolo di coordinamento da parte della Commissione Provinciale Pari Opportunità delle esperienze nel territorio provinciale Referenti dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali Incontro tenutosi in data 18.03.04 Punti di sviluppo emersi • Piena disponibilità a collaborare in tutte le fasi del programma 15 • • Necessità di una maggiore conoscenza dei servizi e delle opportunità presenti sul territorio Difficoltà a portare le vittime della violenza alla denuncia formale Parte seconda- Avvio del Programma Il calendario fitto di contatti tenuti oltre che a perseguire l’obiettivo della diffusione e la condivisione dei contenuti del programma, è stato teso a ingaggiare i servizi e le istituzioni. E’ necessario infatti che la strutturazione del tavolo sia permanente e stabile: per questo è importante che siano individuati referenti chiari incaricati di “rappresentare” i servizi durante lo svolgimento e l’attuazione del programma. Le azioni del programma previste sono Prima Riunione generale del Tavolo di coordinamento Temi di discussione preliminari • Confronto e conoscenza delle attività e delle rilevazioni di ogni servizio • Condivisione della strutturazione dell’attività secondo gli assi Rilevazione, Formazione, Sensibilizzazione, Costruzione percorsi Assistenziali • Definizione di un protocollo di intesa che strutturi e formalizzi la rete di partenariato e che definisca la cornice istituzionale dentro cui inserire il piano di interventi integrati Strutturazione del programmazione Tavolo come luogo permanente di La formalizzazione del Tavolo consente di avviare la programmazione delle attività integrate in gruppi di lavoro. Questi ultimi devono agire su mandato del Tavolo Interistituzionale e devono essere composti dai referenti dei servizi, delle istituzioni e della cittadinanza attiva ingaggiati nel programma generale. Tavolo Interistituzionale contro la violenza Gruppo di Coordinamento Gruppo di lavoro sulla rilevazione Gruppo di lavoro sulla sensibilizzazione Gruppo di lavoro sulla formazione Gruppo di lavoro sui Percorsi ass.li Tavolo Tecnico segreteria tecnica zona di pisa -II Commissione consiglio comunale Pisa 16 Si propone infatti una struttura della programmazione che preveda momenti di programmazione “settoriale” (articolata nei quattro campi di intervento) affiancati a momenti di incontro a livello istituzionale (destinati alla ratifica e all’approvazione delle azioni di sistema proposte dai gruppi di lavoro). I quattro ambiti di intervento Commissione Pari Opportunità O p p o r t u n i t à ee Consiglio Cittadino Amministrazione Provinciale Progetto Diventare Cittadine Osservatorio Provinciale Sensibilizzazione Rilev azion e Formazione P assisetrcorso enzia le segreteria tecnica zona di pisa -II Commissione consiglio comunale Pisa Politiche Sociali A zienda Azienda Sanitaria Locale Le aree di lavoro sono quindi le seguenti: RILEVAZIONE Conduzione: Osservatorio Provinciale Politiche Sociali in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa Destinatari: Servizi socio sanitari territoriali, sanità ospedaliera, istituzioni, cittadinanza attiva, forze dell’ordine Azioni ipotizzate 1. ricognizione su contenuti e metodi di rilevazione delle agenzie territoriali e dei luoghi istituzionali 2. percorso di condivisione di prassi e metodi di lettura e condivisione comuni FORMAZIONE Conduzione : Provincia, Associazione Casa della Donna Destinatari: responsabili ed operatori dei servizi socio -sanitari sia del sistema pubblico che del terzo settore, personale ospedaliero, forze dell’ordine Azioni ipotizzate : 1. ricognizione risorse e progetti già attivati 2. attivazione di un percorso rivolto a tutti i partner del Tavolo sia per operatori che per i responsabili dei servizi e delle organizzazioni. Primo focus suggerito: conoscenza del problema, strumenti di rilevazione, intervento di pronta accoglienza. 17 PERCORSI ASSISTENZIALI Conduzione : ASL, Comuni Destinatari: servizi del sistema pubblico e del privato sociale e sistema ospedaliero Azioni ipotizzate: costruzione di linee guida comuni a servizi e progetti del territorio sulle seguenti direttrici: Interventi a sistema sull’emergenza Programmi integrati di intervento e sostegno Coprogettazione dei percorsi di uscita Su ognuna delle tre direttrici individuate, dovranno essere realizzate azioni di scambio e formazione per la condivisione e la realizzazione di percorsi di cittadinanza realmente efficaci. L’obiettivo è quello di giungere ad una effettiva integrazione professionale, istituzionale, gestionale SENSIBILIZZAZIONE E MAINSTREAMING Conduzione: Consiglio cittadino pari opportunità, Commissione provinciale pari opportunità Azioni ipotizzate: realizzazione di una campagna di sensibilizzazione cittadina e di un opuscolo informativo sulle opportunità e i percorsi attivabili sul territorio 18 SOGGETTI COINVOLTI NEL PROGRAMMA Partner istituzionali Prefettura Questura Amministrazione Provinciale di Pisa Conferenza dei Sindaci della Zona Pisana Commissione Provinciale Pari Opportunità Consiglio Cittadino Pari Opportunità CSA- Dirigenti Scolastici Istituzione “ Nord Sud” Servizi Uf Salute Mentale Infanzia e Adolescenza Uf Assistenza Sociale Territoriale Azienda Ospedaliera Pisana Pediatri di Libera Scelta Medici di Medicina Generale UO Ginecologia Territoriale UF Salute Mentale Adulti Consultorio Donne Immigrate Consultorio Giovanisede di Pisa Consultorio Giovanisede di Pontasserchio Consultori materno infantile Ser.T. Cittadinanza attiva organizzazioni sociali e Associazione “Casa della Donna” Associazione “Donne in Movimento “ Associazione “dieci lune” Associazione Rosa di Gerico – Fauglia Organizzazioni Sindacali Associazione AIED Cooperativa “Il simbolo” Cooperativa “Il Progetto” Cooperativa “Il Cerchio” Cooperativa “ Il Ponte” Ass.ne AOPI Sociale Sociale Sociale Sociale Ass.ne Mami Coordinamento delle associazioni di donne Ass.ne Famiglia Aperta 19