Non da sola
Una rete per uscire dalla violenza
Conferenza dei Sindaci
Zona Pisana
Provincia di Pisa
Assessorato alle Politiche Sociali
Parte Prima
Inquadramento del problema
Riferimenti internazionali e quadro legislativo nazionale
e regionale
Premessa
La violenza intrafamiliare è un fenomeno esteso, ma ancora in gran parte
sommerso, raramente denunciato dalle donne e scarsamente percepito dall’opinione
pubblica. Le ricerche e gli studi condotti in vari paesi concordano sulle
caratteristiche del fenomeno e sulla sua diffusione. E’ a partire dagli anni ’70, con la
diffusione dei movimenti delle donne, che si sviluppa la consapevolezza
dell’inaccettabilità della violenza come una delle possibilità presenti tradizionalmente
nel rapporto uomo-donna. I primi centri antiviolenza nascono negli Stati Uniti e in
Gran Bretagna, ma si estendono rapidamente in Europa; in Italia negli ultimi venti
anni sono stati creati da associazioni di donne più di 100 centri, di cui 6 in Toscana,
che hanno costruito una Rete Nazionale. A partire da questi luoghi di accoglienza e
soste gno, ma anche di elaborazione teorica e politica, il fenomeno della violenza
alle donne ha acquistato nuovi connotati. I centri hanno sviluppato una specifica
metodologia d’intervento, hanno aperto case rifugio per le donne e i loro figli, hanno
elaborato ricerche e organizzato convegni per sensibilizzare l’opinione pubblica e le
istituzioni. Negli ultimi anni organismi internazionali e nazionali hanno preso
posizioni molto ferme, hanno apportato modifiche legislative e hanno promosso
progetti per contrastare la violenza maschile e sostenere le donne che ne sono state
vittime (Conferenze mondiali ONU sulle donne, Rapporti OMS, Direttive Comunità
Europea).
Per citare uno soltanto dei numerosi rapporti sul problema, a titolo indicativo
dell’estensione del fenomeno della violenza, il Rapporto presentato da Sheila
Henderson al Comitato per l’eguaglianza tra donne e uomini presso il Consiglio
d’Europa (1997), denunciava che almeno una donna su cinque subisce nel corso
della sua vita uno stupro o un tentativo di stupro; una su quattro fa l’esperienza di
essere maltrattata da un partner o da un ex partner; quasi tutte le donne hanno
subito una o più molestie di tipo sessuale.
I riferimenti internazionali
L’ultimo Rapporto dell’OMS sulla Violenza e la salute delle donne (2002) afferma
“La natura multiforme della violenza richiede l’impegno congiunto da parte dei
governi e di tutti coloro che amministrano il bene pubblico a livello locale, nazionale
ed internazionale.”
Ed elenca le seguenti raccomandazioni che esprimono questa necessità di politiche
di intervento e di collaborazione in più settori.
Raccomandazione 1
2
Creare, istituire e verificare un piano di interventi a livello nazionale per la
prevenzione contro la violenza
Raccomandazione 2
Incrementare la quantità di raccolta dei dati sulla violenza
Raccomandazione 3
Definire le priorità e sostenere la ricerca sulle cause, conseguenze, costi e
prevenzione della violenza
Raccomandazione 4
Promuovere risposte di prima prevenzione
Raccomandazione 5
Rafforzare le risposte per le vittime della violenza
Raccomandazione 6
Integrare le politiche sociali ed educativo-formative con programmi sulla
prevenzione della violenza e quindi promuovere l’uguaglianza sessuale e sociale
Raccomandazione 7
Incentivare la collaborazione e lo scambio d’informazione sulla prevenzione della
violenza
Raccomandazione 8
Promuovere e controllare il rispetto dei trattati internazionali, delle leggi e di ogni
altro provvedimento per la protezione dei diritti umani
Raccomandazione 9
Trovare delle risposte pratiche e concrete a livello internazionale contro il traffico
delle sostanze stupefacenti e il commercio delle armi su scala mondiale
E conclude
“La violenza non è un problema sociale su cui non si possa intervenire o una
condizione umana che non si possa evitare. Dobbiamo fare molto per contrastarla e
per prevenirla.
Il mondo non ha ancora capito pienamente l’importanza del compito e non dispone
ancora di tutti gli strumenti per compiere il proprio lavoro.
La conoscenza di base del problema, però, si sta diffondendo in tutto il mondo e si è
già fatta proficua e fattiva esperienza in tal senso.
Il Rapporto Mondiale sulla Violenza e la Salute cerca di contribuire ad ampliare tale
conoscenza di base.
E’ auspicabile che tale documento ispiri e agevoli maggiore cooperazione,
innovazione e impegno nella prevenzione della violenza in tutto il mondo.”
Il quadro legislativo nazionale e regionale
La legislazione nazionale
La legge n. 285 del 28 agosto 1997, “Disposizioni per la promozione di diritti e di
opportunità per l'infanzia e l'adolescenza” tra i servizi inquadra gli interventi di
prevenzione e di assistenza nei casi di abuso o di sfruttamento sessuale, di
abbandono, di maltrattamento e di violenza sui minori secondo tre obiettivi
fondamentali:
•
•
promozione di una sensibilità specifica rivolta soprattutto al potenziamento
della capacità di ascolto e di relazione degli operatori, dei servizi, delle
agenzie di comunità
sviluppo di competenze specifiche sulla rilevazione, la conoscenza della
cultura di riferimento, la protezione, la valutazione, il coordinamento
3
•
costruzione di metodologie di lavoro integrato volta al potenziamento,
delle capacità di cura della comunità attraverso l’integrazione delle risorse e
l’attivazione di un ruolo di regia interistituzionale.
La legge n 154 del 5 aprile 2001, Misure contro la violenza nelle relazioni familiari,
ribadendo quanto affermato nella 285 dà un particolare rilievo alla costruzione di
misure immediate di protezione e di attivazione di percorsi strutturati di cura che
partano dall’immediata interruzione della violenza e dall’allontanamento dal luogo
ove questa è avvenuta.
Le priorità della programmazione regionale
La Regione Toscana sulla scia di quanto stabilito nel contesto nazionale ha
riconosciuto l’esperienza dei centri antiviolenza e ha recepito le proposte della Rete
regionale, prevedendo azioni specifiche sia nel Piano Sanitario Regionale, sia nel
Piano integrato Sociale. Così come nella legislazione nazionale, la
multidisciplinarietà, le attività di mainstreaming, la rilevazione acquisiscono una
importanza rilevante.
La rilevanza strategica delle azioni di prevenzione e presa in carico è testimonitata
dalla inclusione di questi servizi nei progetti obiettivo ad alta integrazione sociosanitaria, dove le risposte ai bisogni complessi sono assicurate attraverso i principi
dell’unitarietà di intervento, del progetto personalizzato, della continuità
assistenziale, della valutazione multiprofessionale del bisogno, della progettazione
integrata delle risposte e della condivisione degli obiettivi, dellavalutazione
partecipata degli esisti ( PSR 2002-2004)
Questa l’azione di Piano individuata
e) Prevenzione della violenza sulle donne e sui bambini
Le azioni e gli interventi adeguati sono da ricercare in:
- interventi multidisciplinari integrati di tutela e cura, azioni di contrasto contro lo
sfruttamento, la violenza e il maltrattamento dei minori e delle donne, anche
attraverso interventi che ne impediscano la recidività e, qualora possibile,
reintegrino le funzioni genitoriali, il rafforzamento delle reti interistituzionali;
- il supporto al lavoro dei Centri Antiviolenza che offrono alle vittime sostegno
materiale, psicologico, legale ed abitativo di emergenza e sostegno alle funzioni
genitoriali;
- la promozione di attività fo rmative nella scuola e per chi opera nel settore
socio-sanitario, dell’ordine pubblico e giudiziario, per potenziarne le capacità di
rilevazione, accertamento, protezione e cura;
l’organizzazione di campagne di prevenzione ed informative sull’entità del
fenomeno e sul danno che ne deriva;
l’organizzazione, a livello comunale, provinciale e regionale, della rilevazione
dei dati relativi ai fenomeni di violenza domestica su donne e minori.
Così come peraltro riportato dallo stesso Piano Sanitario Regionale, gli indirizzi
strategici contenuti nei Progetti Obiettivo del PSR costituiscono lo sfondo di
riferimento delle azioni del Piano Integrato Sociale Regionale 2002-2004
strutturate in modo da assicurare un sistema di welfare integrato nelle
responsabilità e nelle risorse ( PSR 2002-2004)
Queste le priorità individuate dal PISR 2002-2004:
Nell’ambito delle azioni di contrasto contro la violenza alle donne ed ai minori, fatto
salvo quanto già previsto al paragrafo “5.3.1.5. L’assistenza materno infantile” del
Piano Sanitario Regionale 2002-2004, si
4
dovrà:
· sostenere le attività dei centri toscani antiviolenza che rispondono a determinati
criteri di offerta qualificata di servizi;
· supportare la costruzione di reti territoriali di servizi ed istituzioni per un efficace
lavoro di équipe nella presa in carico dei casi;
· attivare iniziative di censimento ed informazione circa le risorse di protezione,
aiuto e sostegno disponibili sul territorio per un percorso di uscita dalla violenza;
· dare supporto ed incentivare progetti di sostegno a donne con bassa qualificazione
professionale che trovano grosse difficoltà di accesso o di reinserimento nel mercato
del lavoro.
5
Parte Seconda
La programmazione Zonale, le risorse del territorio, i
punti di sviluppo, le rilevazioni
Le priorità della programmazione zonale
Nella definizione delle linee di indirizzo per la programmazione 2002-2004, elaborate
con un complesso processo di partecipazione della cittadinanza attiva e della rete
dei servizi è stato dato ampio spazio alla traduzione locale delle priorità espresse
dalla programmazione regionale.
In particolare, l’obiettivo generale del sistema dei servizi è la costruzione di
Percorsi integrati di tutela dei diritti delle donne. Questa la sua declinazione
in obiettivi specifici di sistema e di risultato:
Obiettivo specifico di sistema
Garantire la definizione di percorsi assistenziali rivolti al raggiungimento
dell'autonomia delle donne vittime di violenza
Obiettivi specif ici di risultato
Promuovere l'attivazione di un gruppo di confronto e di
coprogrammazione degli interventi di contrasto alla violenza coinvolgendo le
istituzioni e gli organismi del territorio
Garantire un piano di promozione della cultura della differenza di
genere partendo dalla rimodulazione dei servizi e dai progetti del territorio
Garantire interventi multidisciplinari integrati di tutela e cura, azioni di
contrasto contro lo sfruttamento, la violenza e il maltrattamento dei minori e
delle donne
Garantire il supporto al lavoro dei Centri Antiviolenza
Promuovere attività formative nella scuola e per chi opera nel settore sociosanitario,dell’ordine pubblico e giudiziario, per potenziarne le capacità di
rilevazione, accertamento, protezione e cura
Promuovere l’organizzazione di campagne di prevenzione ed informative
sull’entità del fenomeno e sul danno che ne deriva;
Garantire l’organizzazione, a livello zonale della rilevazione dei dati relativi ai
fenomeni di violenza domestica su donne e minori.
Queste le azioni previste dalla Conferenza dei Sindaci per la realizzazione degli
obiettivi elencati:
Individuazione dei percorsi assistenziali per il raggiungimento dell’autonomia
in collaborazione con il sistema pubblico e privato
Progettazione di strategie di promozione della cultura della differenza di
genere
Continuità dei progetti di accoglienza, sostegno, consulenza a donne vittime
di violenza e in difficoltà
Organizzazione di un gruppo integrato di co -programmazione degli interventi
a contrasto della violenza, dei maltrattamenti, dell'abuso
Attività formative nella scuola, nei servizi socio -sanitari, nell'ordine pubblico
e giudiziario per potenziare la capacità di rilevazione, accertamento, protezione e
cura delle situazioni di abuso, maltrattamento, violenza
6
I servizi e le risorse del territorio
I servizi territoriali dei presidi distrettuali
Il sistema dei servizi socio sanitari territoriali, pur non prevedendo una propria
peculiare specificità di intervento sulla violenza, è il luogo primario destinato alla
presa in carico delle donne e dell’infanzia vittima di violenza.
Le equipe dei presidi distrettuali sono quindi i testimoni privilegiati e i soggetti
principali nella costruzione dei percorsi di cittadinanza, in conne ssione con le
strutture del privato sociale che lavorano peculiarmente sulla violenza.
Il coordinamento delle attività è di competenza del servizio sociale territoriale,
che attiva e coinvolge le competenze necessarie alla definizione integrata del
progetto di intervento.
Gli interventi sulla violenza del piano di zona
Negli ultimi anni è cresciuta la sensibilità degli Enti Locali, e dal 2001 i progetti
del Telefono Donna e il Progetto Persefone sono presenti sul Piano Sociale
Integrato della Zona Pisana . Dal 2003 i vari servizi gestiti dall’Associazione fanno
parte del Progetto “Diventare cittadine”, che è articolato in 4 moduli:
MODULO 1 “Centro ascolto e accoglienza donna”.
Attività finalizzate alla emersione e al contrasto del maltrattamento, abuso e
violenza nei confronti di donne e minori.
MODULO 2 : Centro di seconda accoglienza (casa rifugio) per donne
maltrattate. Ospitalità temporanea per donne con figli , vittime di maltrattamenti e
costruzione con la donna di percorsi di autonomia.
MODULO 3 - Persefone Centro di ascolto, consulenza e sostegno rivolto alle
adolescenti e madri di adolescenti; interventi polivalenti mirati al supporto nei casi di
disagio, abuso e violenza
MODULO 4 – “Promozione della cultura della differenza di genere” Interventi
di diffusione di un’ottica di genere, soprattutto nel settore socioassistenziale ed
educativo
e
sensibilizzazione -informazione -formazione-intervento
sulle
problematiche del maltrattamento, violenza, abuso su donne e minori.
7
Il sistema dei servizi: la descrizione del processo e i punti di criticità
I servizi che sono coinvolti nell’intervento sulla violenza sono estremamente
diversificati: dalle verifiche svolte è emerso che, soprattutto nella fase di primo
contatto, vi è una forte differenziazione dei luoghi dove il problema viene
segnalato. Riteniamo fondamentale schematizzare la situazione attuale per poter
poi mettere in evidenza i nodi e i punti di sviluppo su cui basare gli obiettivi del
programma.
Questo quindi in sintesi, è il processo di aiuto allo stato attuale:
Donne in
Movimento
Telefono
Donna
Medicina
Ospedale
generale
Servizio
sociale
Consultori
Forze
dell’Ordine
UFSMIA
Invio
Centro Ascolto e
accoglienza Donna
Interventi del
Servizio sociale
professionale
Attività
Cliniche
UFSMIA
Ricovero
ospedaliero
Valutazione, Presa in carico e Progetto di intervento
segreteria tecnica zona di pisa -II
Commissione consiglio comunale
USCITA DAL PERCORSO
Pisa
Altri interventi del
privato sociale
Inserimento in
casa rifugio
Programma
territoriale
Inserimento in
altre strutture
C
O
N
T
A
T
T
O
P
R
E
S
A
I
N
C
A
R
I
C
O
Descrizione del processo e dei nodi
1. Il primo contatto
Come si può evincere dalla schematizzazione, i primi livelli di criticità sono
rappresentati dalla fase del primo contatto: i luoghi in cui viene rilevato il problema
della violenza sono estremamente diversificati e connotati da natura e ruolo
fortemente eterogeneo.
Dal monitoraggio effettuato nelle azioni preliminari è emerso che le criticità più
rilevanti sono
q L’assenza di metodologie professionali utili alla decodifica della domanda e
alla rilevazione del problema in molti luoghi di primo contatto
q L’assenza di spazi e processi di comunicazione tra servizi e istituzioni
fortemente eterogenee
q La rilevante differenza di linguaggi e di letture del problema
q La difficoltà a promuovere politiche attive di emersione del sommerso
q Assenza di processi di invio formalizzati
q Assenza di un processo standardizzato di intervento sull’emergenza
2. La fase della presa in carico
8
La fase della presa in carico risente fortemente della scarsità di azioni di sistema
volte a costruire percorsi unitari di aiuto e di sostegno all’uscita dalla violenza.
Appare urgente quindi una definizione di linee comuni e di processi condivisi volti a
dare effettiva concretezza all’unitarietà della presa in carico.
In particolare, è stata rilevata
q La difficoltà ad intervenire in modo formale in situazioni di emergenza
q La difficoltà a coordinare servizi eterogenei coinvolti nella presa in carico
q La difficoltà a trovare momenti strutturati di valutazione multiprofessionale
q La scarsità di momenti formativi comuni a tutte le professionalità coinvolte
nel processo di aiuto
3. La progettazione dei percorsi di uscita
La scarsità di politiche di sistema dirette ad integrare i servizi nella definizione di
percorsi di autonomia è estremamente rilevante nelle situazioni in cui è necessario
un totale distacco dal mondo di provenienza delle donne. E’ necessaria infatti,
l’elaborazione di progetti individualizzati estremamente complessi che prevedano
obiettivi molteplici e diretti al raggiungimento dell’autonomia lavorativa, abitativa,
sociale, economica.
Si rileva in particolare
q Una difficoltà ad attuare politiche integrate che integrino quelle del lavoro,
della casa, dei servizi socio-sanitari
q L’assenza di strumenti professionali di intervento condivisi
q La grossa diversificazione dei servizi coinvolti nei progetti di intervento
In base alla situazione brevemente descritta, si rende necessario individuare
strategie di ripensamento del ruolo dei servizi ma soprattutto delle fasi del processo
di aiuto, che devono essere tutte orientate alla integrazione delle professionalità e
alla individualizzazione degli interventi secondo questo schema:
Donne in
Movimento
Telefono
Donna
Ospedale
Servizio
sociale
Medicina
generale
Consultori
Equipe multiprofessionale integrata
Valutazione multiprofessionale
Progetto di intervento integrato dei percorsi di uscita
USCITA
segreteria tecnica zona di pisa -II
Commissione consiglio comunale
DAL PERCORSO
Pisa
Forze
dell’Ordine
UFSMIA
C
O
N
T
A
T
T
O
P
R
E
S
A
I
N
C
A
R
I
C
O
9
Le rilevazioni
Prime rilevazioni sul territorio pisano : l’esperienza del Telefono donna
Le attività
La “Casa della Donna” ha iniziato a contattare situazioni di maltrattamento e/
violenza, soprattutto intrafamiliare, attraverso i servizi di consulenza legale e
psicologica, che funzionano dal 1990. Nei primi anni le richieste in questo senso
erano limitate rispetto alle altre problematiche ma, man mano che le situazioni
venivano affrontate e trattate, sono cominciate a crescere con un andamento
costante.
Dopo l’attivazione del Telefono Donna (1993) le donne che portavano
problematiche di violenza a vari livelli sono aumentate notevolmente negli anni.
Nato come spazio di ascolto e come mezzo di informazione e di orientamento
alle donne, il Telefono Donna ha accolto in dieci anni più di 2000 donne di varie
fasce di età con problemi vari: disagi esistenziali, separazioni e divorzi, problemi
con i figli, difficoltà lavorative, maltrattamenti e violenze.
Alla donna che telefona, risponde un’operatrice che l’aiuta ad individuare il bisogno
e ad orientarsi verso i servizi interni o verso quelli del territorio.
I servizi offerti sono
§ colloqui di accoglienza
§ consulenze legali
§ consulenze psicologiche
§ terapie individuali
§ sostegno alla relazione madre -figlio/a
§ informazioni sulla rete dei servizi del territorio
§ consulenza di orientamento lavorativo
§ supporto al reinserimento socio-lavorativo
Tutti i servizi sono integralmente gratuiti per l’utenza, vengono gestiti da
operatrici e da professioniste qualificate e con esperienza consolidata, che
operano in equipe. Attua lmente l’equipe è composta da 11 operatrici, 8
avvocate, 2 psicologhe,1 psichiatra, 2 consulenti sul lavoro.
Circa la metà delle donne richiede una consulenza legale, il 20% una consulenza
psicologica, che per molte diventa un percorso terapeutico, un altro 20% un
colloquio.
Il servizio, negli ultimi anni, ha sempre di più assunto la connotazione di un
centro antiviolenza, l’ Associazione ha aderito alla Rete Nazionale e alla Rete
Regionale dei Centri Antiviolenza, partecipando attivamente alla preparazione di
convegni e ad incontri di confronto.
Nel ’98, nell’ambito di un progetto regionale, è stata aperta dal Comune di Pisa
una Casa di Accoglienza ad indirizzo segreto, che è gestita in convenzione dalla
nostra Associazione Le donne maltrattate vengono seguite da tutta l’equipe del
Telefono, in percorsi che durano molti mesi, se non addirittura anni. Quando
decidono di scappare dalla propria casa, perché la situazione sta diventando
pericolosa, e/o perché sono decise ad intraprendere un percorso di uscita dalla
violenza, le donne vengono ospitate anche con i/le loro figli/ie in una casa
rifugio, di norma per sei mesi. Le donne ospitate vengono accompagnate dalle
operatrici di ospitalità nella realizzazione di un progetto concordato con la
10
donna, che prevede un percorso di acquisizione di consapevolezza e di
autonomia e di reinserimento lavorativo e sociale, i minori ospitati sono seguiti
da educatrici, su uno specifico progetto socio-educativo.
Nella casa sono state ospitate dal ’98 ad oggi 25 donne e 18 minori, nessuna
delle donne ha abbandonato il progetto, ma la durata dei percorsi è aumentata
negli anni, anche a causa della difficoltà a trovare un lavoro e una casa.
Gli strumenti di rilevamento statistico.
Le schede
La raccolta dati consisteva inizialmente nella verbalizzazione scritta della telefonata.
Ciò permetteva alle operatrici di avere un quadro generale della situazione e del
percorso individuale di ciascuna donna che chiedeva aiuto; nello stesso tempo
l’Associazione poteva valutare il suo impatto sul territorio locale, monitorare i
progetti e il bacino di utenza, nonché modellare il servizio sulla richiesta delle
donne. Su questa base è stata adottata una prima tipologia di scheda che
comprendeva i dati anagrafici, la richiesta della donna e l’esito di un eventuale
colloquio di accoglienza.
Una seconda tipologia di schede è stata successivamente elaborata, anche
monitorare il progetto regionale concernente l’apertura di case rifugio e accoglienza.
Si differenziava dalla precedente sia per la sistematizzazione e l’incremento dei dati
relativi alla donna (titolo di studio, professione, ……) e al primo contatto, che per
l’aggiunta delle schede delle consulenze psicologiche e legali.
Rispetto alla precedenti, l’attuale scheda (adottata dal 2001) prevede il profilo del
maltrattante, il percorso della donna e i tempi d’intervento dei servizi interni alla
Casa. Questa scheda è stata pensata con l’intento di renderla il più possibile
uniforme a quella degli altri Centri Antiviolenza della Regione.
E’ in corso d’istallazione un programma di gestione dati, già utilizzato dai centri
antiviolenza di Firenze e di Prato, che consentirà un’elaborazione più completa dei
dati raccolti.
Nel 2003, si è formato un Gruppo Dati composto da alcune operatrici di entrambi i
telefoni (Telefono Donna e Progetto Persefone) volto a lavorare e riflettere su
questa tematica e supervisionato dalla Dott.ssa Francesca Molfino. Le riflessioni
sono state oggetto di discussione, all’interno del gruppo Dati della Rete nazionale
dei Centri Antiviolenza e presentate al 2° Convegno nazionale (Marina di Ravenna –
novembre 2003)
I dati
I dati raccolti dimostrano, che come è avvenuto in altre città, dove funzionano
centri antiviolenza, il numero delle donne maltrattate che trovano li coraggio di
rivolgersi al Telefono Donna è in aumento.
Nel periodo 1996-1999 le telefonate di donne che raccontavano situazioni di
violenza sono state complessivamente 151 su 929, nel triennio 2000-2002 sono
diventate 165 su 580, nel 2003 su 237 donne che hanno chiamato il Telefono
donna, 62 hanno dichiarato di aver subito violenza.
11
A questo dato, va aggiunto quello che emerge nelle consulenze legali e in tempi
più lunghi durante le psicoterapie, e che indicativamente riguarda altre 10/15
donne l’anno.
Senza voler definire una tipologia della donna maltrattata, ci sono alcuni dati
comuni, che emergono. La maggioranza ha un’età tra i 31 e i 40 anni, ma anche la
fascia dai 41 ai 50 anni è fortemente presente, sono donne sposate o conviventi
con figli, hanno un titolo di studio medio -alto, spesso hanno un lavoro dipendente,
quasi sempre sono italiane, anche se le donne straniere sono in aumento.
Anche il maltrattante ha quasi sempre un profilo “normale”: per l’80% è il marito o
il convivente o il fidanzato e per un altro 13% l’ex-partner, spesso ha un lavoro o
svolge una professione, solo in pochi casi ha problemi di dipendenze.
Le violenze in famiglia non sono episodiche, quasi sempre durano per anni, ma
sono pochissime (circa il 4%) le donne che sporgono denuncia, anche se molte, si
sono rivolte più di una volta al Pronto Soccorso o hanno chiesto l’intervento delle
forze dell’ordine.
Tra le tipologie di violenza rilevate quella più diffusa è il maltrattamento psicologico
(40%), seguito da quello fisico (30%), e da quello economico (17%). La violenza
sessuale viene dichiarata raramente e soprattutto quando l’autore è sconosciuto,
data l’esiguità delle segnalazioni, è difficile considerarlo un dato significativo, anche
se nel 2003 siamo passati da 1 caso a 4, in aumento è invece lo stalking, esercitato
soprattutto da ex-partner (1 segnalazione nel 2002, 7 nel 2003).
Nella maggioranza dei casi sono presenti più forme di violenza, quella psicologica è
comunque la più diffusa ed è la più difficile da denunciare, sia perchè di norma non
è attestata da referti medici, sia perchè la stessa donna stenta a riconoscerla.
Rispetto al canale di informazione, oltre il 40% delle donne telefonano su consiglio
di amiche o di altre donne, il 10% su indicazione dei servizi socio-sanitari, il 5% di
altre associazioni, mentre non sono stati rilevati invii da parte delle forze dell’ordine.
Anche i nostri dati confermano quelli delle ricerche di settore:
§
§
§
§
§
la violenza attraversa tutti gli strati sociali e non si caratterizza come
espressione di sottocultura, di patologie, di situazioni multiproblematiche;
una parte rilevantissima di questa violenza avviene in ambito familiare, in un
contesto perciò di intimità e di quotidianità nelle relazioni fra uomini e
donne, la quasi totalità dei soggetti maltrattanti sono infatti mariti o
conviventi;
le violenze non sono episodiche e in genere si ripetono per anni;
la fascia di età delle donne che telefonano è in prevalenza quella da 30 a 50
anni, e sono soprattutto donne con figli/e;
solo u na piccola parte delle donne presenta, e non ritira, la denuncia.
Significato, senso e finalità della raccolta dei dati
1. Dare visibilità e accrescere la comprensione del fenomeno del maltrattamento e
del disagio femminile, sia a livello locale che nazionale.
2. Confrontare e socializzare le metodologie di lavoro e gli interventi professionali.
3. Verificare la trasversalità del fenomeno del maltrattamento e del disagio, quindi
l’assenza di uno status sociale della donna maltrattata.
4. Verificare il percorso svolto dalla donna successivamente alla richiesta di aiuto.
5. Verificare la funzionalità e l’efficacia della rete dei servizi locali attivati dalla
donna (A.S.L, questura, tribunale, pronto soccorso ecc…).
12
La raccolta di dati è uno strumento di riflessione, di accrescimento e di formazione
per le operatrici interne della Casa e lo può diventare per le operatrici e gli
operatori del territorio.
13
Parte terza
Proposta per la prevenzione e l’intervento integrato su
violenza intrafamiliare su donne e minori
La proposta di programma di intervento sulla violenza nasce dall’esigenza di dare
risposte di sistema alle criticità cui sopra si è fatto cenno che da sempre sul
territorio della Zona Pisana sono state evidenziate nelle risposte e nella presa in
carico delle persone che hanno subito violenza od abuso intrafamiliare.
L’obiettivo complessivo che ci poniamo con questa proposta di percorso è quella già
definita dalle linee di indirizzo per la programmazione zonale: stabilire
connessioni stabili tra servizi, istituzioni, realtà della cittadinanza attiva
per arrivare alla costituzione di un sistema unitario di servizi rivolti alle
donne e ai bambini che hanno subito violenza.
Il Tavolo contro la violenza che noi proponiamo è quindi un primo spazio per
giungere alla condivisione di metodi, linguaggi, obiettivi e attraverso questo, creare
un sistema di servizi diversificati, ma in grado di connettersi in un progetto unitario
e integrato di intervento.
Le direttrici attraverso cui muoverci sono quelle già contenute nella legislazione
nazionale e regionale:
1. costruzione di processi integrati di presa in carico,
2. potenziamento delle competenze attraverso azioni mirate di formazione,
3. strutturazione di un sistema a rete per la rilevazione e la lettura dei fenomeni,
4. programmazione integrata di azioni di sensibilizzazione e di promozione
Questi quindi gli obiettivi del Tavolo:
1. Elaborare, attivare e verificare un piano di interventi integrati a livello zonale per
la prevenzione della violenza e per la tutela e la cura dei soggetti (donne e minori)
che hanno subito violenza.
2. Coordinare e incrementare la raccolta dei dati sulla violenza
3. Promuovere campagne di informazione e di sensibilizzazione
4. Promuovere la ricerca sulle cause, conseguenze, costi e prevenzione della
violenza
Le azioni individuate sono
Parte prima- Azioni preliminari
• Individuazione di un gruppo di coordinamento formato da
Staff Coordinatore Sociale
Responsabile Progetti Infanzia, Adolescenza, Famiglia del Distretto Integrato
Amministrazione Provinciale
Presidente Associazione Casa della Donna
Segreteria Tecnica Conferenza dei Sindaci
Unità Funzionale Assistenza Sociale Territoriale
• Stesura di una bozza di programma condivisa dai servizi
coinvolti nel gruppo di coordinamento
Nella stesura del presente documento, è stata messa a valore la provenienza da
servizi eterogenei e quindi le differenti angolature e letture del problema violenza ed
abuso.
14
Presentazione della proposta di programma e richiesta
partenariato ai soggetti della rete territoriale ed istituzionale.
Si è ritenuto opportuno procedere andando a presentare personalmente il
programma ai servizi ed alle istituzioni per poterne raccogliere le indicazioni sin dal
primo contatto e potenziare quindi l’ingaggio
Questo il Piano dei contatti tenuti
•
Presidente del Comitato territoriale per l’ordine e la sicurezza.
Incontro tenuto in data 03.12.03.
Punti di sviluppo emersi
• necessità di un maggiore raccordo tra servizi e forze dell’ordine nella
gestione degli interventi
• forte concordanza sulle priorità del programma
• disponibilità a convocare sul tema il Comitato Territoriale per l’ordine e la
sicurezza
Direttore Sanitario e Direttore Amministrativo dell’Azienda Ospedaliera
Pisana.
Incontro tenuto in data 03.12.03
Punti di sviluppo emersi
• totale condivisione sulla proposta di percorso e sulle azioni individuate
• individuazione di referenti per i settori di intervento ospedalieri coinvolti
nell’intervento sanitario sulle vittime di violenza e abuso.
UF Assistenza Sociale Territoriale.
Incontro tenuto in data 02.02.04
Punti di sviluppo emersi
• Necessità di capitalizzare le buone prassi di progettazione integrata dei
percorsi di uscita attraverso una formalizzazioni in linee guida professionali
sulla presa in carico e sul progetto individualizzato
• Necessità di riorganizzare le risorse disponibili per il sostegno alle donne
seguite dai centri antiviolenza
• Necessità di confrontare ed integrare i dati sul problema e i sistemi di
rilevazione dei servizi maggiormente impegnati nell’intervento sulla violenza
e sull’abuso.
Direttore del Distretto Integrato
Incontro tenutosi in data 12.02.04
Punti di sviluppo emersi
• Forte necessità di coinvolgimento dei servizi consultoriali e necessità di
inserimento degli obiettivi del programma nelle linee di indirizzo
• Strategie di ingaggio dei medici di medicina generale soprattutto
nell’emersione del problema sommerso e non conosciuto dai servizi
Commissione provinciale Pari Opportunità e Consiglio Cittadino
Incontro tenutosi in data 12.02.04
Punti di sviluppo emersi
• Commissione Provinciale e Consiglio Cittadino per le pari Opportunità luogo
privilegiato per le campagne di promozione e per le azioni di mainstreaming
• Ruolo di coordinamento da parte della Commissione Provinciale Pari
Opportunità delle esperienze nel territorio provinciale
Referenti dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali
Incontro tenutosi in data 18.03.04
Punti di sviluppo emersi
• Piena disponibilità a collaborare in tutte le fasi del programma
15
•
•
Necessità di una maggiore conoscenza dei servizi e delle opportunità
presenti sul territorio
Difficoltà a portare le vittime della violenza alla denuncia formale
Parte seconda- Avvio del Programma
Il calendario fitto di contatti tenuti oltre che a perseguire l’obiettivo della diffusione
e la condivisione dei contenuti del programma, è stato teso a ingaggiare i servizi e
le istituzioni. E’ necessario infatti che la strutturazione del tavolo sia permanente e
stabile: per questo è importante che siano individuati referenti chiari incaricati di
“rappresentare” i servizi durante lo svolgimento e l’attuazione del programma.
Le azioni del programma previste sono
Prima Riunione generale del Tavolo di coordinamento
Temi di discussione preliminari
• Confronto e conoscenza delle attività e delle rilevazioni di ogni servizio
• Condivisione della strutturazione dell’attività
secondo gli assi
Rilevazione, Formazione, Sensibilizzazione, Costruzione percorsi
Assistenziali
• Definizione di un protocollo di intesa che strutturi e formalizzi la rete
di partenariato e che definisca la cornice istituzionale dentro cui
inserire il piano di interventi integrati
Strutturazione
del
programmazione
Tavolo
come
luogo
permanente
di
La formalizzazione del Tavolo consente di avviare la programmazione delle
attività integrate in gruppi di lavoro. Questi ultimi devono agire su mandato
del Tavolo Interistituzionale e devono essere composti dai referenti dei servizi,
delle istituzioni e della cittadinanza attiva ingaggiati nel programma generale.
Tavolo Interistituzionale contro la violenza
Gruppo di Coordinamento
Gruppo di
lavoro sulla
rilevazione
Gruppo di
lavoro sulla
sensibilizzazione
Gruppo di
lavoro sulla
formazione
Gruppo di
lavoro sui
Percorsi ass.li
Tavolo Tecnico
segreteria tecnica zona di pisa -II
Commissione consiglio comunale
Pisa
16
Si propone infatti una struttura della programmazione che preveda momenti di
programmazione “settoriale” (articolata nei quattro campi di intervento)
affiancati a momenti di incontro a livello istituzionale (destinati alla ratifica e
all’approvazione delle azioni di sistema proposte dai gruppi di lavoro).
I quattro ambiti di intervento
Commissione
Pari
Opportunità
O p p o r t u n i t à ee
Consiglio
Cittadino
Amministrazione
Provinciale
Progetto
Diventare
Cittadine
Osservatorio
Provinciale
Sensibilizzazione
Rilev
azion
e
Formazione
P
assisetrcorso
enzia
le
segreteria tecnica zona di pisa -II
Commissione consiglio comunale
Pisa
Politiche
Sociali
A
zienda
Azienda
Sanitaria
Locale
Le aree di lavoro sono quindi le seguenti:
RILEVAZIONE
Conduzione: Osservatorio Provinciale Politiche Sociali in collaborazione con il
Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Pisa
Destinatari: Servizi socio sanitari territoriali, sanità ospedaliera, istituzioni,
cittadinanza attiva, forze dell’ordine
Azioni ipotizzate
1. ricognizione su contenuti e metodi di rilevazione delle agenzie
territoriali e dei luoghi istituzionali
2. percorso di condivisione di prassi e metodi di lettura e condivisione
comuni
FORMAZIONE
Conduzione : Provincia, Associazione Casa della Donna
Destinatari: responsabili ed operatori dei servizi socio -sanitari sia del sistema
pubblico che del terzo settore, personale ospedaliero, forze dell’ordine
Azioni ipotizzate :
1. ricognizione risorse e progetti già attivati
2. attivazione di un percorso rivolto a tutti i partner del Tavolo sia per
operatori che per i responsabili dei servizi e delle organizzazioni. Primo
focus suggerito: conoscenza del problema, strumenti di rilevazione,
intervento di pronta accoglienza.
17
PERCORSI ASSISTENZIALI
Conduzione : ASL, Comuni
Destinatari: servizi del sistema pubblico e del privato sociale e sistema
ospedaliero
Azioni ipotizzate: costruzione di linee guida comuni a servizi e progetti del
territorio sulle seguenti direttrici:
Interventi a sistema sull’emergenza
Programmi integrati di intervento e sostegno
Coprogettazione dei percorsi di uscita
Su ognuna delle tre direttrici individuate, dovranno essere realizzate azioni di
scambio e formazione per la condivisione e la realizzazione di percorsi di
cittadinanza realmente efficaci. L’obiettivo è quello di giungere ad una effettiva
integrazione professionale, istituzionale, gestionale
SENSIBILIZZAZIONE E MAINSTREAMING
Conduzione: Consiglio cittadino pari opportunità, Commissione provinciale pari
opportunità
Azioni ipotizzate: realizzazione di una campagna di sensibilizzazione cittadina e
di un opuscolo informativo sulle opportunità e i percorsi attivabili sul territorio
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SOGGETTI COINVOLTI NEL PROGRAMMA
Partner istituzionali
Prefettura
Questura
Amministrazione
Provinciale di Pisa
Conferenza dei Sindaci
della Zona Pisana
Commissione Provinciale
Pari Opportunità
Consiglio Cittadino Pari
Opportunità
CSA- Dirigenti Scolastici
Istituzione “ Nord Sud”
Servizi
Uf
Salute Mentale
Infanzia e Adolescenza
Uf Assistenza Sociale
Territoriale
Azienda
Ospedaliera
Pisana
Pediatri di Libera Scelta
Medici
di
Medicina
Generale
UO
Ginecologia
Territoriale
UF Salute Mentale Adulti
Consultorio
Donne
Immigrate
Consultorio
Giovanisede di Pisa
Consultorio
Giovanisede di Pontasserchio
Consultori
materno
infantile
Ser.T.
Cittadinanza
attiva
organizzazioni
sociali
e
Associazione “Casa
della Donna”
Associazione “Donne
in Movimento “
Associazione “dieci
lune”
Associazione Rosa di
Gerico – Fauglia
Organizzazioni
Sindacali
Associazione AIED
Cooperativa
“Il simbolo”
Cooperativa
“Il Progetto”
Cooperativa
“Il Cerchio”
Cooperativa
“ Il Ponte”
Ass.ne AOPI
Sociale
Sociale
Sociale
Sociale
Ass.ne Mami
Coordinamento delle
associazioni
di
donne
Ass.ne
Famiglia
Aperta
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