I seguenti documenti storici, conosciuti e condannati nell’800 dalla
Chiesa Cattolica, sono stati reperiti da un sito massonico
(apocripha). Sono da leggere con attenzione… con linguaggio
ottocentesco descrivono le intenzioni poi espresse nel Piano di
distruzione della Chiesa Cattolica.
II. Istruzione segreta permanente data ai membri dell'Alta
Vendita.
"Dopo che ci siamo costituiti in corpo di azione e che l'ordine ricomincia a
regnare così nella Vendita più remota corre in quella più prossima al centro, vi
ha un pensiero che ha sempre preoccupato gli uomini che aspirano alla
rigenerazione universale. Il pensiero è quello della liberazione dell'Italia, da cui
deve uscire, in un dato giorno, la liberazione del mondo intero, la Repubblica
fraterna e l'armonia dell'umanità. Questo pensiero non è stato ancora
abbastanza compreso dai nostri fratelli di Francia. Essi credono che l'Italia
rivoluzionaria non può che cospirare all'ombra, distribuire qualche pugnalata a
sbirri o a traditori; e intanto sopportare tranquillamente il giogo degli avvenimenti
che si compiono al di là dei monti per l'Italia, ma senza l'Italia.
"Questo errore ci fu già più volte fatale. Non bisogna combatterlo con parole;
sarebbe un propagarlo: bisogna: ucciderlo coi fatti. E così, in mezzo alle cure
che hanno il privilegio di agitare gli spiriti più vigorosi delle nostre Vendite,(1) ve
n'è una che non dobbiamo mai dimenticare.
"Il Papato esercitò sempre un'azione decisiva sovra le sorti d'Italia. Col braccio,
colla voce, colla penna, col cuore dei suoi innumerevoli vescovi, frati, monache
e fedeli di tutte le latitudini, il Papato trova dappertutto gente pronta al sacrifizio,
al martirio, all'entusiasmo. Dovunque vuole evocarlo, esso ha degli amici che
muoiono ed altri che si spogliano per amor suo. È un'immensa leva di cui
soltanto alcuni Papi hanno capita tutta la potenza. (Ed ancor essi non se ne
sono serviti che con una certa misura). Oggi non si tratta di ricostituire a nostro
servizio questo potere momentaneamente indebolito: il nostro scopo finale è
quello di Voltaire e della rivoluzione francese: cioè l'annichilamento completo del
cattolicismo e perfino dell'idea cristiana, la quale, se rimanesse in piedi sopra le
ruine di Roma, ne sarebbe più tardi la perpetuazione. Ma per giungere più
certamente a questo scopo e non prepararci da noi stessi dei disinganni che
prolunghino indefinitamente o compromettano il buon successo della causa, non
bisogna dar retta a questi vantatori di Francesi, a questi nebulosi Tedeschi, a
questi Inglesi malinconici che credono di poter uccidere il cattolicismo ora con
una canzone oscena, ora con un sofisma, ora con un triviale sarcasmo arrivato
di contrabbando come i cotoni inglesi. Il cattolicismo ha una vita che resiste a
ben altro. Egli ha visti avversari più implacabili e più terribili; e si è preso soventi
volte il gusto maligno di benedire colla sua acqua santa la tomba dei più
arrabbiati tra loro. Lasciamo dunque che i nostri fratelli di quei paesi si sfoghino
colle loro intemperanze di zelo anticattolico: permettiamo loro di burlarsi delle
nostre Madonne e della nostra divozione apparente. Con questo passaporto
(dell'ipocrisia), noi possiamo cospirare con tutto il nostro comodo e giungere, a
poco a poco, al nostro scopo.
"Dunque il Papato è, da millesettecento anni, inerente alla nostra Italia. L'Italia
non può respirare, né muoversi senza il permesso del Pastore supremo. Con lui,
essa ha le cento braccia di Briareo; senza di lui, essa è condannata ad una
impotenza compassionevole, a divisioni, ad odii, ad ostilità dalla prima catena
delle Alpi all'ultimo anello degli Appennini. Noi non possiamo volere un tale stato
di cose: bisogna cercare un rimedio a questa situazione. Orbene, il rimedio è
trovato. Il Papa, chiunque sia, non verrà mai alle Società segrete; tocca alle
Società segrete di fare il primo passo verso la Chiesa e verso il Papa, collo
scopo di vincerli tutti e due.
"Il lavoro al quale noi ci accingiamo non è l'opera d'un giorno, né di un mese, né
di un anno. Può durare molti anni, forse un secolo: ma nelle nostre file il soldato
muore e la guerra continua.
"Noi non intendiamo già di guadagnare il Papa alla nostra causa, né di farne un
neofita dei nostri principii, od un propagatore delle nostre idee. Sarebbe questo
un sogno ridicolo; ed in qualunque modo siano per volgere gli avvenimenti, se
anche accadesse che qualche Cardinale o qualche Prelato, di piena sua buona
voglia o per insidia, entrasse a parte dei nostri segreti, non sarebbe questa una
ragione per desiderare la sua elevazione alla Sede di Pietro. Questa elevazione
sarebbe anzi la nostra ruina. Giacché, siccome egli sarebbe stato condotto
all'apostasia per sola ambizione, così il bisogno del potere lo condurrebbe
necessariamente a sacrificarci. Quello che noi dobbiamo cercare ed aspettare,
come gli ebrei aspettano il Messia, si è un Papa secondo i nostri bisogni.
Alessandro VI con tutti i suoi vizi privati non ci converrebbe, giacché egli non ha
mai errato in materia religiosa. Un Clemente XIV, invece, sarebbe il nostro caso
da capo a piedi. Borgia era un libertino, un vero sensuale del secolo XVIII
fuorviato nel secolo XV. Egli è stato scomunicato, nonostante i suoi vizi, dalla
filosofia e dalla incredulità in causa del vigore con cui difese la Chiesa.
Ganganelli, invece, si pose colle mani e coi piedi legati nelle braccia dei ministri
dei Borboni che gli mettevano paura, e degl'increduli che lodavano la sua
tolleranza, e per questo Ganganelli diventò un gran Papa. Nelle presenti nostre
condizioni noi avremmo bisogno d'un tal Papa, se la cosa fosse possibile. Con
questo solo noi andremo più sicuramente all'assalto della Chiesa, che non cogli
opuscoletti dei nostri fratelli di Francia e coll'oro stesso dell'Inghilterra. E volete
sapere il perché? Perché, con questo solo, per istritolare lo scoglio sopra cui Dio
ha fabbricato la sua Chiesa, noi non abbiamo più bisogno dell'aceto di Annibale,
né della polvere da cannone e nemmeno delle nostre braccia. Noi abbiamo il
dito mignolo del successore di Pietro ingaggiato nel complotto, e questo dito
mignolo val per questa crociata tutti gli Urbani II e tutti i S. Bernardi della
Cristianità.
"Noi non dubitiamo punto di arrivare a questo termine supremo dei nostri sforzi.
Ma quando? e come? L'incognita non si vede ancora. Ciò nonostante, siccome
nulla ci dee smuovere dal piano tracciato, che anzi al contrario tutto vi deve
concorrere, come se il successo dovesse coronare domani l'opera appena
abbozzata, noi vogliamo, in questa istruzione, che dovrà tenersi celata ai
semplici iniziati, dare ai preposti della Vendita suprema alcuni consigli ch'essi
dovranno inculcare a tutti i fratelli sotto forma d'insegnamento o di
memorandum. È cosa soprattutto importante, non che richiesta dalla più
elementare discrezione, che non si lasci mai presentire a nessuno che questi
consigli sono ordini emanati dalla Vendita. Il clero vi è troppo direttamente in
causa; né ci è lecito, a questi lumi di luna, scherzare con esso lui come facciamo
con questi regoli o principotti che si cacciano via con un soffio.
"Vi è poco da fare coi vecchi Cardinali e coi Prelati di carattere deciso. Bisogna
lasciare questi incorreggibili della scuola di Consalvi, e cercare, invece, nei
nostri magazzini di popolarità o d'impopolarità, le armi che renderanno inutile o
ridicolo il potere nelle loro mani. Una parola ben inventata, e che si sparge con
arte in certe buone famiglie cristiane, passa subito dal caffè alla piazza; una
parola può, qualche volta, uccidere un uomo. Se un prelato arriva da Roma in
provincia per esercitare qualche pubblico impiego, bisogna subito informarsi del
suo carattere, dei suoi precedenti, delle sue qualità, de' suoi difetti: specie de'
suoi difetti. È egli un nostro nemico? Un Albani, un Pallotta, un Bernetti, un Della
Genga, un Rivarola? Subito avviluppatelo in tutte le reti che potrete. Fategli una
riputazione che spaventi i ragazzi e le donne: dipingetelo crudele e sanguinario:
raccontate qualche fattarello atroce che facilmente s'imprima nella mente del
popolo. Quando i giornali forestieri impareranno poi da noi questi fatti ch'essi
sapranno bene abbellire e colorire a loro volta, pel rispetto che si dee alla verità,
mostrate, o fate mostrare, piuttosto da qualche rispettabile imbecille, il numero
del giornale dove sono riferiti i nomi e i fatti di detti personaggi. Come la Francia
e l'Inghilterra, così l'Italia non mancherà mai di penne che sappiano dire bugie
utili per la buona causa. Con un giornale di cui non comprende la lingua, ma in
cui vedrà il nome del suo delegato o del suo giudice, il popolo non avrà bisogno
di altre prove. Il popolo, qui fra noi, è nella infanzia del Liberalismo. Egli crede
ora ai Liberali, come più tardi crederà a non sappiamo quale altra cosa.
"Schiacciate il nemico qualunque sia, quando è potente, a forza di maldicenze e
di calunnie; ma, soprattutto, schiacciatelo quando è ancora nell'uovo. Alla
gioventù bisogna mirare: bisogna sedurre i giovani: è necessario che noi
attiriamo la gioventù senza che se ne accorga, sotto la bandiera delle società
segrete. Per avanzarci, a passi contati, ma sicuri, in questa via pericolosa, due
cose vi sono assolutamente necessarie. Voi dovete avere l'aria di essere
semplici come colombe, ma insieme voi dovete essere prudenti come i serpenti.
I vostri genitori, i vostri figli, le vostre stesse mogli dovranno sempre ignorare il
segreto che portate in seno. E se vi piacesse, per meglio ingannare gli occhi
scrutatori, di andarvi a confessare sovente, voi siete autorizzati a serbare, anche
col confessore, il più assoluto silenzio sopra queste materie. Voi ben sapete che
la menoma rivelazione, che il più piccolo indizio sfuggitovi nel Tribunale di
penitenza o altrove può condurci a grandi calamità; e che il rivelatore volontario
od involontario sottoscrive, con ciò stesso, la sua sentenza di morte.
"Or dunque, per assicurarci un Papa secondo il nostro cuore, si tratta prima di
tutto, di formare, a questo Papa, una generazione degna del regno che noi
desideriamo. Lasciate in disparte i vecchi e gli uomini maturi; andate, invece,
diritto alla gioventù, e, se è possibile, anche all'infanzia. Non parlate mai coi
giovani di cose oscene ed empie. Maxima debetur puero reverentia. Non
dimenticate mai queste parole del poeta, giacché esse vi serviranno di
salvaguardia contro ogni licenza, da cui è assolutamente mestieri astenersi
nell'interesse della causa. Per far fiorire e fruttificare la nostra causa nelle
famiglie, per avere il diritto d'asilo e di ospitalità al focolare domestico, voi
dovete presentarvi con tutte le apparenze dell'uomo grave e morale. Una volta
che la vostra riputazione sarà stabilita nei collegi, nei ginnasi, nelle università e
nei seminari: una volta che voi vi sarete cattivata la fiducia dei professori e dei
giovani, procurate che specialmente coloro che entrano nella milizia clericale
ricerchino la vostra conversazione. Nudrite il loro spirito dell'antico splendore di
Roma papale. Vi ha sempre nel cuore di ogni italiano un desiderio della forma
repubblicana. Confondete con destrezza queste due memorie: eccitate, scaldate
queste nature sì infiammabili all'idea dell'orgoglio patriottico. Cominciate
coll'offrir loro, ma sempre in segreto, libri innocenti, poesie calde di enfasi
nazionale: a poco a poco voi condurrete i vostri discepoli al grado voluto di
fermentazione. Quando su tutti i punti dello Stato ecclesiastico questo lavoro di
tutti i giorni avrà sparse le nostre idee come la luce, allora voi vi potrete
accorgere quanto sia savio il consiglio, di cui noi pigliamo ora l'iniziativa.
"Gli avvenimenti, che, secondo noi, si precipitano troppo,(2) chiameranno
necessariamente, tra qualche mese, un intervento armato dell'Austria. Vi sono
dei pazzi che si divertono a gettare allegramente gli altri nel mezzo dei pericoli:
ma intanto questi pazzi, in un momento dato, trascinano seco anche i savii. La
rivoluzione che si prepara in Italia non produrrà che disgrazie e proscrizioni.
Nulla è maturo: né uomini, né cose: e nulla sarà maturo per lungo tempo ancora.
Ma con queste future disgrazie voi potrete facilmente far vibrare una nuova
corda nel cuore del giovane clero. Questa corda sarà l'odio allo straniero. Fate
che il Tedesco diventi ridicolo ed odioso anche prima del suo preveduto
intervento. Coll'idea della supremazia papale mescolate sempre la memoria
delle guerre del Sacerdozio e dell'Impero. Risuscitate le passioni mal sopite dei
Guelfi e dei Ghibellini: e così, a poco a poco, voi vi farete, con poca spesa, una
riputazione di buon cattolico e di buon patriota.
"Questa riputazione di buon cattolico e di buon patriota, aprirà alle nostre
dottrine il cuore del giovine clero e degli stessi conventi. Tra qualche anno
questo giovane clero avrà, per la forza delle cose, invasi tutti gli uffici. Egli
governerà, amministrerà, giudicherà, formerà il consiglio del sovrano, e sarà
chiamato ad eleggere il Papa futuro. Questo Papa, come la più parte dei suoi
contemporanei, sarà necessariamente più o meno imbevuto, anche lui, dei
principii italiani ed umanitarii che noi cominciamo ora a mettere in circolazione. È
un piccolo grano di senapa che noi confidiamo alla terra, ma il sole di giustizia lo
svilupperà fino alla più alta potenza; e voi vedrete un giorno qual ricca messe
produrrà questo piccolo seme.
"Nella via che noi tracciamo ai nostri fratelli, vi sono grandi ostacoli da vincere e
difficoltà di più sorta da sormontare. Se ne trionferà coll'esperienza e colla
sagacia. La mèta è sì bella che merita la pena di spiegar tutte le vele al vento
per arrivarvi. Volete voi rivoluzionare l'Italia? Cercate il Papa di cui noi vi
abbiamo fatto il ritratto. Volete stabilire il regno degli eletti sul trono della
prostituta di Babilonia? Fate che il Clero cammini sotto la vostra bandiera,
credendo di camminare sotto la bandiera delle Chiavi apostoliche. Volete far
sparire l'ultimo vestigio dei tiranni e degli oppressori? Tendete le vostre reti
come Simone Barjona: tendetele al fondo delle sacrestie, dei seminari e dei
conventi, anziché al fondo del mare; e se voi non precipiterete nulla, noi vi
promettiamo una pesca più miracolosa della sua. Il pescatore di pesci diventò
pescatore d'uomini: voi pescherete degli amici e li condurrete ai piedi della
Cattedra Apostolica. Voi avrete così pescato una rivoluzione in tiara e cappa,
preceduta dalla croce e dal gonfalone; una rivoluzione che non avrà bisogno che
di ben piccolo aiuto per appiccare il fuoco ai quattro angoli del mondo.
"Ogni atto della nostra vita tenda dunque alla scoperta di questa pietra filosofale.
Gli alchimisti del Medio Evo perdettero tempo e denari nella ricerca di questo
sogno. Il sogno delle società segrete si compirà per questa semplicissima
ragione che esso è fondato sulle passioni dell'uomo. Non iscoraggiamoci
dunque né per un insuccesso, né per un rovescio, né per una disfatta:
prepariamo le nostre armi nel silenzio delle Vendite: puntiamo tutte le nostre
batterie, soffiamo in tutte le passioni, nelle peggiori come nelle più generose: e
tutto ci porta a credere che questo piano riuscirà un giorno, anche di là dei nostri
calcoli i più improbabili".
III. Frammento d'una lettera che porta per firma solo una
squadra, ma che, confrontata con altri scritti della
medesima mano, sembra emanare dal Comitato direttivo
e avere un'autorità speciale. Essa è del 20 ottobre 1821.
"Nella lotta ora impegnata fra il dispotismo sacerdotale o monarchico e il
principio di libertà, vi sono conseguenze che bisogna subire e principii che
innanzi tutto preme far trionfare. Gli avvenimenti previsti subirono uno scacco:
però non dobbiamo rattristarcene più che tanto: ma se questo scacco non
iscoraggia alcuno, dovrà, a un dato tempo, facilitarci i mezzi per attaccare con
più frutto il fanatismo. Si tratta di esaltare sempre più gli spiriti e di mettere a
profitto tutte le circostanze. L'intervento straniero, nelle questioni per così dire di
polizia interna, è un'arma efficace e potente che bisogna saper maneggiare con
destrezza. In Francia, si avrà ragione del ramo primogenito rimproverandogli di
esser tornato nei carrettoni dei Cosacchi: in Italia, bisogna rendere così
impopolare il nome dello straniero che, quando Roma sarà seriamente
assediata dalla Rivoluzione, un soccorso straniero sia fin da principio un
affronto, anche pei fedeli del paese. Noi non possiamo più andar contro il
nemico coll'audacia dei nostri padri del 1793. Siamo impediti dalle leggi e più
ancora dai costumi: ma, col tempo, potremo forse raggiungere lo scopo che ad
essi andò fallito. I nostri padri furono in tutto troppo precipitosi e perdettero la
partita. Noi la guadagneremo se, frenando la temerità, giungiamo a fortificare le
debolezze.
""D'insuccesso in insuccesso si giunge alla vittoria. Abbiate dunque l'occhio
sempre aperto su ciò che avviene a Roma. Rendete impopolare la pretaglia in
tutti i modi; fate nel centro della cattolicità ciò che noi tutti, individualmente o in
corpo, facciamo nelle ali. Agitate, buttate sulla strada, con o senza motivi, poco
importa, ma agitate. In queste parole sono rinchiusi tutti gli elementi del
successo. La cospirazione meglio ordita è quella che si agita di più e che
compromette un maggior numero di persone. Ci siano pur de' martiri, ci siano
delle vittime, noi troveremo sempre dì quelli che sapranno dare a ciò i colori
necessari".
IV. Lettera dell'ebreo conosciuto col nome di Piccolo Tigre.
Essa dà istruzioni ai membri della Vendita piemontese
che Piccolo Tigre aveva formata a Torino, sui mezzi da
prendere per reclutare dei framassoni. Porta la data del
18 gennaio 1822.
"Nell'impossibilità in cui i nostri fratelli ed amici si trovano di dire ancora la loro
ultima parola, fu giudicato utile e conveniente di spargere dappertutto la luce e di
mettere in moto tutto ciò che aspira a muoversi. Per questo scopo noi non
cessiamo di raccomandarvi di affiliar tutti quelli che potete, ogni sorta di gente, a
qualsiasi congregazione, di qualunque specie, purché vi regni il mistero. L'Italia
è coperta di Confraternite religiose e di penitenti di diverso colore. Procurate di
ficcare qualcuno dei nostri in mezzo a queste mandrie di gente divota e stupida;
che studino con attenzione il personale di queste Confraternite e vedranno che a
poco a poco vi troveranno molta messe da raccogliere. Sotto il più futile
pretesto, ma non mai politico o religioso, fondate voi stessi, o, meglio ancora,
fate fondare da altri, delle associazioni o società di commercio, di industria, di
musica, di belle arti. Riunite queste vostre tribù ancora ignoranti in questo o quel
luogo, anche nelle sacristie o nelle cappelle; mettetele sotto la direzione d'un
prete virtuoso, stimato, ma credulo e facile ad essere ingannato; infiltrate il
veleno nei cuori eletti, infiltratelo a piccole dosi e come per caso: poi
riflettendovi, sarete voi stessi stupiti del vostro successo.
"L'essenziale è di isolare l'uomo dalla sua famiglia, di fargliene perdere le
abitudini. Egli è già disposto, per l'inclinazione del suo carattere, a fuggire le
noie di casa, a correr dietro ai facili piaceri e alle gioie vietate. Egli ama le
lunghe conversazioni al caffè e l'ozio degli spettacoli. Eccitatelo, seducetelo,
dategli una importanza qualunque; insegnategli prudentemente ad annoiarsi dei
suoi lavori giornalieri, e, per questo modo, dopo averlo separato dalla sua
moglie e dai suoi figli, ed avergli dimostrato quanto sieno penosi tutti questi
doveri, ispirategli il desiderio di un'altra esistenza. L'uomo è nato ribelle;
attizzate questo desiderio di ribellione fino all'incendio, ma fa d'uopo che per ora
l'incendio non divampi. Questa non è che una preparazione alla grand'opera che
voi dovete incominciare. Quando sarete riusciti ad insinuare a qualcuno il
disgusto della famiglia e della religione (due cose che vanno sempre d'accordo),
lasciatevi sfuggire certe parole che eccitino il desiderio di essere affiliato alla
loggia più vicina. Questa vanità del cittadino o del borghese d'infeudarsi alla
framassoneria è una cosa sì triviale e universale, che io sono sempre compreso
d'ammirazione dinanzi alla stupidità umana. Io mi stupisco di non vedere il
genere umano tutto intero battere alla porta dei Venerabili, e chiedere a questi
signori l'onore di essere uno degli operai eletti a rifabbricare il Tempio di
Salomone. Il prestigio dell'ignoto esercita sugli uomini un tal potere, che la gente
si prepara, tremando, alle fantasmagorie dell'iniziazione e dell'agape fraterna.
"Trovarsi membro d'una loggia, sentirsi chiamato, senza che la moglie o i figli ne
sappiano niente, a conservare un segreto che non si confida mai, è per certe
nature una voluttà ed un'ambizione. Le loggie adesso sono capaci di educare
dei ghiottoni: ma non mai dei cittadini. Si pranza troppo presso i T. .. C... e T... R...
F... (carissimi e rispettabilissimi Fratelli) di tutti gli Orienti; ma è una specie di
deposito, una mandria, un centro pel quale bisogna passare prima di arrivare
sino a noi. Le loggie non fanno che un male relativo, un male temperato da una
falsa filantropia e da canzoni ancora più false come avviene in Francia. Ciò è
troppo arcaico e gastronomico, ma ha insieme uno scopo che bisogna sempre
incoraggiare. Insegnando ad un fratello a portar l'arma col suo bicchiere noi
c'impadroniamo così della sua volontà, della sua intelligenza e della sua libertà.
Se ne dispone, lo si gira e rigira, lo si studia. Se ne scoprono le inclinazioni, le
affezioni e le tendenze; quando egli è maturo per noi, lo si dirige alla Società
segreta di cui la framassoneria non può più essere altro che un'anticamera
oscura.
"L'Alta Vendita desidera che, sotto uno o sotto un altro pretesto, s'introduca
nelle loggie massoniche il più che si può di principi e di ricchi. I principi di casa
regnante, i quali sono senza legittime speranze d'essere re per la grazia di Dio,
hanno tutti una gran voglia di esserlo per grazia d'una rivoluzione. Il duca
d'Orléans è framassone, il principe di Carignano lo è stato. Non ne mancano in
Italia ed altrove che aspirino agli onori, molto modesti, del grembiale e della
cazzuola simbolica. Ve ne sono altri diseredati o proscritti. Accarezzate tutti
questi ambiziosi di popolarità; arruolateli nella framassoneria: l'Alta Vendita
vedrà poi quello che se ne potrà fare per la causa dei progresso. Un principe
che non ha alcun regno in prospettiva è per noi una buona fortuna. Ve ne sono
molti in questo caso. Fatene dei framassoni. La loggia ne farà dei carbonari.
Forse un giorno l'Alta Vendita si degnerà di affiliarli. Intanto essi serviranno di
vischio per gl'imbecilli, gl'intriganti, i borghesi e gli spiantati. Questi poveri
principi faranno gli affari nostri, credendo di fare i propri. Serviranno d'insegna
alla bottega; non mancano mai dei pazzi disposti a compromettersi in una
cospirazione, di cui un principe qualunque è creduto essere l'arco di sostegno.
"Una volta che un uomo, anche un principe, anzi specialmente se principe,
incomincia a corrompersi, persuadetevi che non si arresterà sul pendio. Poco
buon costume trovasi anche nella gente più morale e si cammina molto in fretta
in questa via di progresso. Non abbiate dunque paura se vedete le loggie
fiorenti, mentre il Carbonarismo si recluta a stento.
"È sulle loggie che noi facciamo assegnamento per raddoppiare le nostre file;
esse sono, senza che lo sappiano, il nostro noviziato preparatorio. Esse
discorrono sempre dei pericoli del fanatismo, della felicità dell'uguaglianza
sociale e dei grandi principii della libertà religiosa. Esse hanno, tra due
banchetti, delle scomuniche fulminanti contro l'intolleranza e la persecuzione. Vi
è qui tutto il necessario per formare degli adepti. Un uomo imbevuto di queste
belle cose non è lontano dalle nostre idee; altro non occorre che irreggimentarlo.
La legge di progresso sociale è là, e tutta là; non datevi pena di cercarla altrove.
Nelle circostanze presenti non bisogna ancora levarsi la maschera. Contentatevi
di girare attorno all'ovile cattolico; ma, da buoni lupi, afferrate al passaggio il
primo agnello che vi si offrirà nelle condizioni volute. Il borghese ha del buono, il
principe ancora di più. Ma però che nessuno di questi agnelli si cangi in volpe,
come l'infame Carignano. Il tradimento del segreto giurato è una sentenza di
morte, e tutti questi principi, deboli o vili, ambiziosi o pentiti, ci tradiscono e ci
denunziano. Per buona sorte, sapevano poco o nulla, ed essi non possono porsi
sulla traccia dei nostri veri misteri.
"Nel mio ultimo viaggio in Francia ho visto con grande soddisfazione che i nostri
giovani iniziati sono pieni d'ardore nel diffondere la Carboneria; ma trovo pure
che precipitano un po' troppo il movimento. Secondo me, essi cambiano troppo
in odio politico il loro odio religioso. La cospirazione contro la Sede Romana non
dovrebbe mai confondersi con altri progetti. Noi siamo esposti a veder sorgere
nel seno delle Società segrete ardenti ambizioni; queste ambizioni, una volta
impadronitesi del potere possono abbandonarci. La via per la quale ci siamo
messi non è ancora abbastanza ben tracciata per metterci in mano di intriganti o
di tribuni. Bisogna scattolicizzare il mondo, ed un ambizioso, arrivato al suo
scopo, non si curerà più di secondarci. La rivoluzione nella Chiesa, è la
rivoluzione in permanenza; è il rovesciamento obbligato dei troni e delle dinastie.
Ora un ambizioso non può volere coteste cose. Noi miriamo più alto e più
lontano: procuriamo dunque di guardarci e di consolidarci. Non cospiriamo che
contro Roma; perciò, serviamoci di tutti gli incidenti, profittiamo di tutte le
eventualità; diffidiamo principalmente di uno zelo esagerato. Un buon odio
freddo, calcolato, profondo, val meglio che tutti questi fuochi d'artificio e tutte
queste declamazioni da tribuna. A Parigi non vogliono capire queste cose; ma a
Londra, ho conosciuto degli uomini che afferravano meglio il nostro piano e vi si
associavano con più frutto. Mi si fecero offerte considerevoli. Ben presto avremo
a Malta una stamperia a nostra disposizione. Potremo adunque, impunemente,
a colpo sicuro, e sotto la bandiera inglese spargere, per tutta l'Italia, i libri, gli
opuscoli ecc., che la Vendita giudicherà, a proposito di mettere in circolazione".
V. Lettera di Nubius, capo dell'Alta Vendita, a Volpe in data 3
aprile 1824.
Caro Volpe,
"Mi hanno caricate le spalle d'un pesante fardello. Devo fare l'educazione
immorale della Chiesa, e giungere con piccoli mezzi ben graduati, benché mal
definiti, al trionfo dell'idea rivoluzionaria per mezzo del Papa. In questo progetto
che mi è sempre sembrato stupendamente calcolato, noi camminiamo ancora
barcollando; ma sono ancora due mesi che mi trovo a Roma e già comincio ad
avvezzarmi alla nuova esistenza che mi fu destinata. Prima di tutto, devo farti
una riflessione mentre che tu sei a Forlì per rialzare il coraggio dei nostri fratelli;
la riflessione è, sia detto fra noi, che io trovo nelle nostre file troppi ufficiali e
pochi soldati. Vi sono alcuni che vanno misteriosamente o sotto voce facendo
delle mezze confidenze al primo venuto; essi non tradiscono niente, ma
orecchie intelligenti potrebbero benissimo indovinar tutto. È il bisogno di ispirar
timore o gelosia a qualche vicino o ad un amico quello che porta taluno dei
nostri fratelli a tali colpevoli indiscrezioni. Il buon successo dell'opera nostra
dipende dal più profondo mistero, e nelle Vendite dobbiamo trovar l'iniziato,
come il cristiano dell'Imitazione, pronto sempre all'ama nesciri et pro nihilo
computari. Non parlo per te, caro Volpe; sono certo che non hai bisogno di
questo consiglio. Tu devi, al pari di me, conoscere il valore della discrezione e
dell'oblio di se medesimo in presenza dei grandi interessi dell'umanità; ma pure
se, facendo l'esame di coscienza, ti trovi in contravvenzione, ti prego di pensarci
bene; giacché l'indiscrezione è la madre del tradimento.
"Havvi una certa parte del clero che morde all'amo delle nostre dottrine con una
vivacità meravigliosa: è il prete che non avrà mai altro impiego che quello di dire
la Messa, altro sollievo che quello di aspettare nel caffè che suonino due ore
dopo l'Ave Maria per andar a letto. Questo prete, il più grande ozioso di tutti gli
oziosi che ingombrano la Città eterna, mi sembra creato per essere lo strumento
delle Società segrete. Egli è povero, ardente, disoccupato, ambizioso; egli si
conosce diseredato dei beni di questo mondo; egli si crede troppo lontano dal
sole delle protezioni per potersi riscaldare le membra, ed è perciò sempre
borbottante contro l'ingiusta ripartizione degli onori e dei beni della Chiesa Noi
cominciamo ad utilizzare questi sordi malumori che la nativa incuria appena
osava confessare a se stessa. A questo ingrediente dei preti statisti, senza
impiego e senz'altro carattere che un mantello stracciato come il loro cappello
che ha perduto ogni traccia della sua forma primitiva, noi andiamo aggiungendo,
per quanto è possibile, un miscuglio di preti corsi e genovesi che arrivano a
Roma con la tiara nella valigia. Dopo che Napoleone è nato nella loro isola, non
vi è pur uno di questi Corsi che non si creda un Bonaparte papale. Questa
ambizione, che ora è volgare, ci è stata favorevole. Essa ci ha aperto delle vie
che probabilmente ci sarebbero state per lungo tempo sconosciute. Essa ci
serve a consolidare, ad illuminare la via che battiamo, e i loro lamenti, arricchiti
di tutti i commenti e di tutte le maledizioni, ci offrono dei punti d'appoggio ai quali
non avremmo mai pensato.
"La terra fermenta, il germe si sviluppa, ma la messe è ancora ben lontana".
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