Il nichel nell’ Unione Europea Il Nickel Institute, fedele al suo motto: “knowledge for a brighter future”, ha preparato un breve rapporto, intitolato “Nickel in the European Union”, per attirare l’attenzione su un metallo essenziale nel sostenere la crescita economica del nostro continente e il suo benessere sociale. Va subito anticipato– e questo “subito” è evidentemente giustificato dalla congiuntura che stiamo attraversando – quale sia l’ aspetto “sociale”: nei nostri paesi dell’UE sono ben 688.000 i posti di lavoro, direttamente e indirettamente coinvolti dalla catena di lavorazioni del nichel. Dunque siamo in presenza di un metallo che, soprattutto attraverso le sue leghe e i molteplici altri prodotti a base nichel, vede il suo impiego in migliaia di applicazioni, favorendo l’ efficienza di una moderna economia. Nelle 23 pagine del rapporto, si sottolinea la funzione chiave del nichel nelle tecnologie attuali e future, mettendo nel contempo in luce un dato - probabilmente non così conosciuto - che attenua di molto l’allarme ambientale: il nichel risulta per sua natura altamente riciclabile dai prodotti che lo contengono. L'Unione europea utilizza infatti circa 700.000 tonnellate di nichel ogni anno, delle quali 387.200 provengono dalle attività estrattive mentre il resto (il 45%) deriva appunto da materiale riciclato. La maggior parte del metallo è utilizzato per realizzare circa 8 milioni di tonnellate di acciaio inossidabile, sono quindi i rottami di questo acciaio che costituiscono la fonte principale da cui attingere per il riciclaggio.. Venendo ad una rapida recensione della monografia, il primo capitoletto ricorda al lettore una realtà forse poco nota ai più: anche le fasi relative alla produzione primaria (estrazione, fusione, raffinazione) trovano sedi di applicazione in Europa. Ma la vera importanza della catena industriale che poggia sul nichel si situa a ridosso della realizzazione del prodotto finale. Così, nella seconda sezione del rapporto vengono individuati i volumi dei consumi di nichel nei vari paesi (l’Italia è al secondo posto con oltre il 18 % nella UE) e si riportano le applicazioni principali; i prodotti riferibili alle tematiche metallurgiche rappresentano circa il 95% delle applicazioni, lasciando solo il 5% a batterie, catalizzatori, composti chimici, sistemi di protezione dalle onde elettromagnetiche, ecc. Ovviamente la parte del leone tra tali applicazioni (61%) spetta alla produzione di acciai inossidabili, con le leghe a base nichel al secondo posto (12%). Nelle due sezioni seguenti si esaminano, prima, le potenzialità del nichel come creatore di valore aggiunto (con un dettaglio dello spettro degli occupati nei vari passaggi produttivi) e, poi, il contributo del nichel alla sostenibilità, grazie alla lunga vita utile di quasi tutti i prodotti che lo contengono e alla possibilità di riciclo. In fine nella quinta sezione - che precede un breve richiamo finale all’attività del Nikel Institute – vengono schematizzati flussi e scorte di nichel in Europa, con riferimento agli andamenti nel periodo 2005-2010. Naturalmente, date le dimensioni dell’opera, non ci si deve aspettare una panoramica completa e dettagliata, né la presenza di approfondimenti tecnici; tuttavia dalla monografia si possono trarre una serie di dati che inquadrano il mercato europeo di uno dei metalli più utili – forse addirittura indispensabile - nel nostro contesto industriale. Il testo in inglese dell’opuscolo è stampato su carta, ma nel sito sono disponibili le versioni in inglese, tedesco, francese, spagnolo, italiano, olandese, tutte scaricabili nel formato PDF. Il sito del Nickel Institute si trova al seguente indirizzo: http://www.nic, kelinstitute.org/MediaCentre/Publications/NickelIntheEuropeanUnion.aspx G. Camona