30 Venerdì 10 dicembre 2010 CULTURA CORRIERE DEL GIORNO Redazione Cultura: tel. 099 4553221 Email: [email protected] Il monumento Ristrutturato dal Comune La Torre dell'Orologio diventa un “minimuseo” della pesca Sarà inaugurata domani con dodici tocchi di campane di SILVANO TREVISANI [email protected] LA TORRE dell'Orologio a piazza Fontana. A destra: una foto storica della collezione Cerruti: Si lavora alla costruzione della sede dell'Istituto Talassografico che comporterà l'abbattimento del villino dei conti De Notaristefano T orna a vivere la Torre dell’Orologio, monumento simbolo della Città vecchia posto all’ingresso orientale della città in quella piazza Fontana che è tuttora in cerca di una sua identità. Ma la nuova vita della Torre dell’Orologio, unico monumento rimasto dopo le demolizioni di fine 800 della Torre di Raimondello Orsini, della Cittadella e della Fontana della piazza, voluta dal sindaco Stefano e affidata al Centro Ittico tarantino, è un segno importante per la rinascita della città e nella salvaguardia della memoria storica, segue, in ordine di tempo, la ristrutturazione di un tratto dell’Acquedotto del Triglio. Anche perché il monumento tarantino, che ospitò fino a pochi anni da un ufficio dei vigili urbani, nella sua nuova vita, sarà ribattezzato: "Il Tempo del Mare Esposizione Permanente della Mitilicoltura Tarantina", sarà, cioè, un minimuseo, riqualificato come luogo simbolo di una delle attività che ha da sempre contraddistinto e segnato l’economia tarantina: la mitilicoltura. Ecco il senso del “compito” affidato dal Centro ittico, e che ha visto impegnato il presidente, Massimo Giusto, promosso e sostenuto questo progetto che mediante l’allestimento di una esposizione permanente dal titolo “Il Tempo del Mare” propone alla città di Taranto, e non solo, un ulteriore strumento di studio e di approfondimento dell’attività economica più caratteristica del nostro territorio. La rinata Torre dell’Orologio sarà inaugurata domani, sabato 11 dicembre alle ore 11,30. Seguiranno, alle 12 in punto, i dodici rintocchi di campane. “Si è inteso, con questo progetto – ci spiega Massimo Giusto - coniugare adeguatamente sia quanto storicamente è riconducibile alla Torre sia quanto economicamente e socialmente la mitilicoltura ha condizionato la nostra comunità. Infatti se da un parte l’edificio nella sua descrizione consente una disamina storica degli avvenimenti che si sono susseguiti nel tempo, dalla metà del ‘700 (data delle sua realizzazione) all’intervento conservativo degli anni ’90, dall’altra la coltivazione dei mitili ha da sempre rappresentato una delle maggiori risorse economiche tarantine”. Nel merito ricorda Margherita Ramunno in “Dove ti porta il mare: la pesca trazionale a Taranto” : La coltivazione dei mitili ha sempre rappresentato non solo una delle maggiori risorse della gente di mare tarantina, ma anche il vanto della nostra gastronomia, tanto da costituire una vera e propria prelibatezza, come si evince da alcune lettere di Mons. Capecelatro e da numerosi opuscoli pubblicati in occasione di esposizioni dei prodotti della pesca a Torino e a Milano. In particolare nell’opuscolo Ostricoltura e mitilicoltura del Mar Piccolo di Taranto, pub- blicato nel 1898 in occasione dell’esposizione di Torino si legge: “la ostricoltura è industria importantissima, che merita tutte le cure dello Stato, e delle private iniziative; è industria che, mentre fornisce un alimento sano e gradito, dà lavoro ad una classe numerosissima di operai” . All’interno della Torre è stata allestita a cura dell’Istituto sperimentale Talassografico del Cnr “A. Cerruti” una esposizione che illustra, oltre alla prestigiosa storia dell’Istituto fondato del 1914, lo sviluppo degli studi sulla ostricultura nei mari di Taranto; le tecniche d'allevamento; gli studi di parassitologia; le particolari caratteristiche delle nostre acquee, tutto con l’ausilio di pannelli esplicativi e di due acquari, offerti dalla Società Aquarium di Dell’Anna Francesco, che riproducono gli orti marini. Inoltre saranno disponibili vetrine espositive concesse al Centro ittico tarantino spa per “Il Tempo del Mare” c on t e- nenti diversi esemplari di molluschi, conchiglie e animali raccolti dall' illustre studioso del Mar Piccolo di Taranto Pietro Parenzan e facenti parte della originaria collezione del museo talassografico di Taranto. Infine viene proposta una significativa esposizione di foto d’epoca dei luoghi storici legati alle attività della mitilicoltura gentilmente sia dei cosiddetti “cozzaruli” sia degli antichi strumenti, concesse da collezionisti privati. Ma è intenzione degli allestitori di ampliare l’offerta affiancando al materiale espositivo anche audiovisivi che illustrino, in diverse lingue, il percorso di- dattico e offrano la possibilità di allargare la ricerca attraverso supporti tematici. Un’occasione importante sia per le scolaresche, sia per i turisti che, affacciandosi alla Città vecchia, cercano riferimenti di natura turistico culturale. Il “Tempo del mare” potrà essere una tappa stimolante di un percorso che comprenderà, secondo i programmi dell’Amministrazione comunale, anche il Laboratorio per la cura delle tartarughe marine e il Museo della città, che è in corso di realizzazione a Palazzo Pantaleo. Ricaviamo alcune notizie dal «Percorso didattico dell'esposizione permanente de “Il Tempo del mare”» Ricaviamo alcune notizie dal Percorso didattico de “Il tempo del mare” realizzato dal Centro ittico tarantino Spa. La Torre dell’Orologio Edificata sul lato orientale della Piazza Maggiore (oggi Piazza Fontana), fra la Strada della Marina e Largo S.Nicola, la Torre dell’orologio resta oggi il monumento più significativo della piazza dopo le demolizioni di fine 1800 della Torre di Raimondello Orsini, della Cittadella e della Fontana della Piazza. E’ elemento di enorme importanza storica, capace di richiamare immediatamente la vita delle generazioni passate, regolata dai medesimi rintocchi delle sue campane. Nella sua forma originale, cioè senza il corpo avanzato poligonale (del 1799) e la cuspide campanaria, è databile intorno alla metà del Settecento. Un elemento di datazione dell’edificio potrebbe essere costituito dalla data di fusione della campana più piccola, cioè l’anno 1756. La campana più grande, invece, fu fusa nel 1818. L’attuale orologio fu costruito a Napoli, presumibilmente alla fine del secolo scorso. Abbandonata da tempo a se stessa e interessata da molteplici dissesti, la Torre dell’Orologio fu oggetto, negli anni ’80, di un totale intervento di restauro e consolidamento. Questo intervento è tra i più interessanti già operati nel centro storico per l’attenzione e cura riservata alla conservazione delle componenti edilizie, anche minori, dai solai alle scale in legno, dalle grate agli elementi di spoglio rinvenuti. Sono state ricercate, cioè, le soluzioni tecniche più ingegnose pur di mantenere in situ e senza gravi alterazioni anche gli elementi strutturali più compromessi (ad es. volta del piano terra, strutture tutorie in ferro del primo piano del corpo avanzato, copertura lignea, le scale in legno). Storia della mitilicoltura “Lo sviluppo dei mitili varia molto nei diversi mari, e le conchiglie possono raggiungere anche i 10 cm., con larghezza di 5 cm. Generalmente, da noi, la lunghezza media si aggira intorno ai 6-8 cm., ma possono raggiungere anche dimensioni maggiori, nel secondo anno di vita o più. Per solito i mitili sono pronti per la vendita intorno ai 15-18 mesi di età.” Per la coltivazione tradizionale dei mitili, si procedeva innanzitutto ad immergere in mare fascine di libani, zòke d’agnòne, a cui si attaccavano i piccoli mitili, il seme. Dopo venti o trenta giorni dal primo innesto, questi libani venivano ritirati ed il seme passato, con un’operazione detta spìle e ’nzìte, su altri fasci di libani, zòke cammaròne. In ossequio di leggi non scritte rispettose dell’ambiente e della natura le funi vecchie venivano usate o per accendere i fuoco o per costruire i pagliai. I vivai, veri e propri orti marini, erano progettati con grande competenza e costruiti con uguale perizia. Il vivaio era di forma quadrata, costituito da quattro o cinque file di pali di castagno infissi nel fondale che formavano ‘u kuàdre de le kòzze. I pali venivano infissi nel fondo marino prima che le uova madri liberassero le piccole uova per evitare di danneggiarle. Ogni quadro era formato da kàmmere, questa a sua volta era attraversata da due cordicelle che legavano i pali sui lati intersecandosi a formare ‘a krucére, a cui si appendevano i pergolari di mitili, pruveläre de le kòzze. Il quadro delle cozze era formato dall’alternarsi di tre tipi di sostegni: tre pali intersecatisi a tripode, ‘u triàngule, due pali intersecatisi a croce di S. Andrea, ‘a fuèrce, palo ortostatico, ‘u kiùmmo'. I due lati del quadrato , vendìe, erano uno più lungo, ariendèrre, ed uno più corto, starèie. I pali erano legati fra loro esternamente da corde dette filembìnde. Oggi il sistema di coltivazione dei mitili è cambiato, invece dei libani si usano sacchetti di reticella di plastica per infilare i mitili ancora giovani che crescendo la rompono restando saldati fra di loro. L’impianto con pali di castagno è stato sostituito da quello con fusti galleggianti. Come per il pescatore anche per il mitilicoltore è fondamentale un’imbarcazione adatta a muoversi agevolmente nel vivaio...