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Venerdì 10 dicembre 2010
CULTURA
CORRIERE DEL GIORNO
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Il monumento Ristrutturato dal Comune
La Torre dell'Orologio diventa
un “minimuseo” della pesca
Sarà inaugurata domani con dodici tocchi di campane
di SILVANO TREVISANI
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LA TORRE
dell'Orologio a
piazza Fontana.
A destra: una
foto storica
della collezione
Cerruti: Si
lavora alla
costruzione
della sede
dell'Istituto
Talassografico
che
comporterà
l'abbattimento
del villino dei
conti De
Notaristefano
T
orna a vivere la Torre
dell’Orologio, monumento simbolo della
Città vecchia posto all’ingresso
orientale della città in quella
piazza Fontana che è tuttora in
cerca di una sua identità. Ma la
nuova vita della Torre dell’Orologio, unico monumento rimasto dopo le demolizioni di fine
800 della Torre di Raimondello
Orsini, della Cittadella e della
Fontana della piazza, voluta dal
sindaco Stefano e affidata al
Centro Ittico tarantino, è un segno importante per la rinascita
della città e nella salvaguardia
della memoria storica, segue, in
ordine di tempo, la ristrutturazione di un tratto dell’Acquedotto del Triglio. Anche perché
il monumento tarantino, che
ospitò fino a pochi anni da un
ufficio dei vigili urbani, nella
sua nuova vita, sarà ribattezzato: "Il Tempo del Mare Esposizione Permanente della Mitilicoltura Tarantina", sarà, cioè,
un minimuseo, riqualificato come luogo simbolo di una delle
attività che ha da sempre contraddistinto e segnato l’economia tarantina: la mitilicoltura.
Ecco il senso del “compito”
affidato dal Centro ittico, e che
ha visto impegnato il presidente, Massimo Giusto, promosso
e sostenuto questo progetto
che mediante l’allestimento di
una esposizione permanente
dal titolo “Il Tempo del Mare”
propone alla città di Taranto, e
non solo, un ulteriore strumento di studio e di approfondimento dell’attività economica più caratteristica del nostro
territorio.
La rinata Torre dell’Orologio sarà inaugurata domani, sabato 11 dicembre alle ore 11,30.
Seguiranno, alle 12 in punto, i
dodici rintocchi di campane.
“Si è inteso, con questo progetto – ci spiega Massimo Giusto - coniugare adeguatamente
sia quanto storicamente è riconducibile alla Torre sia
quanto economicamente e socialmente la mitilicoltura ha
condizionato la nostra comunità. Infatti se da un parte
l’edificio nella sua descrizione
consente una disamina storica
degli avvenimenti che si sono
susseguiti nel tempo, dalla metà del ‘700 (data delle sua realizzazione) all’intervento conservativo degli anni ’90, dall’altra la coltivazione dei mitili ha
da sempre rappresentato una
delle maggiori risorse economiche tarantine”.
Nel merito ricorda Margherita Ramunno in “Dove ti porta
il mare: la pesca trazionale a
Taranto” :
La coltivazione dei mitili ha
sempre rappresentato non solo una delle maggiori risorse
della gente di mare tarantina,
ma anche il vanto della nostra
gastronomia, tanto da costituire una vera e propria prelibatezza, come si evince da alcune
lettere di Mons. Capecelatro e
da numerosi opuscoli pubblicati in occasione di esposizioni
dei prodotti della pesca a Torino e a Milano.
In particolare nell’opuscolo
Ostricoltura e mitilicoltura del
Mar Piccolo di Taranto, pub-
blicato nel 1898 in occasione
dell’esposizione di Torino si
legge: “la ostricoltura è industria importantissima, che merita tutte le cure dello Stato, e
delle private iniziative; è industria che, mentre fornisce un
alimento sano e gradito, dà lavoro ad una classe numerosissima di operai” .
All’interno della Torre è stata allestita a cura dell’Istituto
sperimentale Talassografico
del Cnr “A. Cerruti” una esposizione che illustra, oltre alla
prestigiosa storia dell’Istituto
fondato del 1914, lo sviluppo
degli studi sulla ostricultura
nei mari di Taranto; le tecniche
d'allevamento; gli studi di parassitologia; le particolari caratteristiche delle nostre acquee, tutto con l’ausilio di pannelli esplicativi e di due acquari, offerti dalla Società Aquarium di Dell’Anna Francesco,
che riproducono gli orti marini.
Inoltre saranno disponibili
vetrine espositive concesse al
Centro ittico tarantino spa per
“Il Tempo del Mare” c on t e-
nenti diversi esemplari di molluschi, conchiglie e animali
raccolti dall' illustre studioso
del Mar Piccolo di Taranto Pietro Parenzan e facenti parte
della originaria collezione del
museo talassografico di Taranto.
Infine viene proposta una
significativa esposizione di foto d’epoca dei luoghi storici legati alle attività della mitilicoltura gentilmente sia dei cosiddetti “cozzaruli” sia degli antichi strumenti, concesse da collezionisti privati.
Ma è intenzione degli allestitori di ampliare l’offerta affiancando al
materiale espositivo
anche audiovisivi che
illustrino, in diverse
lingue, il percorso di-
dattico e offrano la possibilità
di allargare la ricerca attraverso supporti tematici. Un’occasione importante sia per le scolaresche, sia per i turisti che,
affacciandosi alla Città vecchia, cercano riferimenti di natura turistico culturale. Il
“Tempo del mare” potrà essere
una tappa stimolante di un
percorso che comprenderà, secondo i programmi dell’Amministrazione comunale, anche il
Laboratorio per la cura delle
tartarughe marine e il Museo
della città, che è in corso di realizzazione a Palazzo Pantaleo.
Ricaviamo alcune notizie dal «Percorso didattico
dell'esposizione permanente de “Il Tempo del mare”»
Ricaviamo alcune notizie dal Percorso
didattico de “Il tempo del mare” realizzato
dal Centro ittico tarantino Spa.
La Torre dell’Orologio
Edificata sul lato orientale della Piazza
Maggiore (oggi Piazza Fontana), fra la
Strada della Marina e Largo S.Nicola, la
Torre dell’orologio resta oggi il monumento più significativo della piazza dopo
le demolizioni di fine 1800 della Torre di
Raimondello Orsini, della Cittadella e
della Fontana della Piazza. E’ elemento di
enorme importanza storica, capace di richiamare immediatamente la vita delle
generazioni passate, regolata dai medesimi rintocchi delle sue campane.
Nella sua forma originale, cioè senza il
corpo avanzato poligonale (del 1799) e la
cuspide campanaria, è databile intorno
alla metà del Settecento. Un elemento di
datazione dell’edificio potrebbe essere
costituito dalla data di fusione della campana più piccola, cioè l’anno 1756. La
campana più grande, invece, fu fusa nel
1818. L’attuale orologio fu costruito a Napoli, presumibilmente alla fine del secolo
scorso.
Abbandonata da tempo a se stessa e interessata da molteplici dissesti, la Torre
dell’Orologio fu oggetto, negli anni ’80, di
un totale intervento di restauro e consolidamento. Questo intervento è tra i più
interessanti già operati nel centro storico
per l’attenzione e cura riservata alla conservazione delle componenti edilizie, anche minori, dai solai alle scale in legno,
dalle grate agli elementi di spoglio rinvenuti. Sono state ricercate, cioè, le soluzioni tecniche più ingegnose pur di mantenere in situ e senza gravi alterazioni anche gli elementi strutturali più compromessi (ad es. volta
del piano terra,
strutture tutorie in
ferro del primo piano del corpo avanzato, copertura lignea,
le scale in legno).
Storia della mitilicoltura
“Lo sviluppo dei
mitili varia molto nei
diversi mari, e le
conchiglie possono
raggiungere anche i
10 cm., con larghezza
di 5 cm. Generalmente, da noi, la lunghezza media si aggira intorno ai 6-8 cm.,
ma possono raggiungere anche dimensioni maggiori, nel secondo anno di vita o
più. Per solito i mitili sono pronti per la
vendita intorno ai 15-18 mesi di età.” Per
la coltivazione tradizionale dei mitili, si
procedeva innanzitutto ad immergere in
mare fascine di libani, zòke d’agnòne, a
cui si attaccavano i piccoli mitili, il seme.
Dopo venti o trenta giorni dal primo innesto, questi libani venivano ritirati ed il
seme passato, con un’operazione detta
spìle e ’nzìte, su altri fasci di libani, zòke
cammaròne. In ossequio di leggi non
scritte rispettose dell’ambiente e della
natura le funi vecchie venivano usate
o per accendere i
fuoco o per costruire i pagliai. I vivai,
veri e propri orti
marini, erano progettati con grande
competenza e costruiti con uguale
perizia. Il vivaio era
di forma quadrata,
costituito da quattro o cinque file di
pali di castagno infissi nel fondale che
formavano ‘u kuàdre de le kòzze. I pali venivano infissi nel
fondo marino prima che le uova madri liberassero le piccole uova per evitare di
danneggiarle. Ogni quadro era formato da
kàmmere, questa a sua volta era attraversata da due cordicelle che legavano i pali
sui lati intersecandosi a formare ‘a krucére, a cui si appendevano i pergolari di
mitili, pruveläre de le kòzze. Il quadro
delle cozze era formato dall’alternarsi di
tre tipi di sostegni: tre pali intersecatisi a
tripode, ‘u triàngule, due pali intersecatisi
a croce di S. Andrea, ‘a fuèrce, palo ortostatico, ‘u kiùmmo'. I due lati del quadrato
, vendìe, erano uno più lungo, ariendèrre,
ed uno più corto, starèie. I pali erano legati fra loro esternamente da corde dette
filembìnde. Oggi il sistema di coltivazione
dei mitili è cambiato, invece dei libani si
usano sacchetti di reticella di plastica per
infilare i mitili ancora giovani che crescendo la rompono restando saldati fra di
loro. L’impianto con pali di castagno è
stato sostituito da quello con fusti galleggianti. Come per il pescatore anche per il
mitilicoltore è fondamentale un’imbarcazione adatta a muoversi agevolmente
nel vivaio...
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