UNA PICCOLA GUIDA
PER GIOVANI VISITATORI
“Questo piccola pubblicazione è dedicata a te, si proprio a te
che stai leggendo!”
Noi l’abbiamo pensata perché tu possa immergerti nella natura
attraverso la conoscenza degli animali che sono presenti alla
Mostra Permanente della Fauna Selvatica della Provincia di
Arezzo.
Poiché sarebbe stato impossibile inserire in queste poche
pagine tutte le informazioni relative agli esemplari ospitati
da questa ricca esposizione abbiamo deciso di selezionare
alcune specie (quelle che ci sono sembrate più significative e
che durante le visite guidate hanno maggiormente interessato
i ragazzi della tua età) e proporle attraverso semplici schede
da leggere e colorare.
Ma ora non perdiamo altro tempo, due amiche ti aspettano
per accompagnarti nel magico mondo del bosco e dei suoi
abitanti!
Ciao, siamo Flora e Fauna
Vuoi venire con noi alla scoperta della Mostra
Permanente della Fauna Selvatica della Provincia di
Arezzo?
Scopriremo insieme tanti animali ed impareremo a
conoscere i luoghi dove vivono, di cosa si nutrono e quali
sono le loro abitudini.
Ogni animale ha una scheda dettagliata e un’immagine
che lo raffigura che potrai colorare tu stesso. Ti terremo
compagnia durante questo viaggio ed a volte ti sveleremo
anche dei piccoli segreti!
Sei pronto? ..................inizia l’avventura!
La Mostra Permanente della Fauna
Selvatica, inaugurata il 28 Aprile 2007, nasce da un attento lavoro compiuto dal personale
della Provincia di Arezzo in collaborazione
con esperti della sistemazione scientifica
dei musei.
La raccolta, collocata e ospitata in un’ala
del Palazzo della Provincia, è composta da circa 600 soggetti
fra Uccelli e Mammiferi, buona parte dei quali recuperati
nel nostro territorio.
Il fine principale di questa esposizione è quello di
trasmettere a tutti, ed in particolare alle nuove generazioni,
la conoscenza del nostro patrimonio faunistico.
Gli esemplari, conservati all’interno della mostra, sono stati
collocati in appositi espositori secondo raggruppamenti per
ordine e famiglie.
In due diorami, inoltre, sono inseriti gruppi di animali
che fanno parte delle catene alimentari di due ambienti
caratteristici della Provincia di Arezzo: l’area umida ed il
bosco.
Oltre alla fauna “autoctona”, caratteristica del nostro
territorio, si possono anche osservare numerosi esemplari
di uccelli esotici, provenienti dalla collezione privata del
tassidermista Vinicio Grandini, tra i quali spicca la ricca
raccolta di “pappagalli”, collocata all’inizio del percorso,
che si contraddistingue per gli spettacolari ed affascinanti
colori del piumaggio.
Attraverso il confronto diretto tra fauna autoctona
e fauna esotica si possono riscoprire e far conoscere tutte
quelle differenze adattative che esistono fra queste due
grandi categorie. Proprio partendo dall’osservazione
diretta degli esemplari esposti, è nata l’idea di costruire
un apposito “percorso didattico” che possa dare a tutti i
visitatori uno strumento in grado di aumentare le proprie
capacità di cogliere tutte quelle differenze e peculiarità che
contraddistinguono una specie da un’altra.
Una migliore percezione di tutti gli adattamenti
morfologici e comportamentali che nel corso dell’evoluzione
hanno dato origine ad ogni singola specie, fa comprendere
al visitatore la molteplice complessità del mondo animale,
parte essenziale della biodiversità del pianeta.
Tutte le specie esposte all’interno della struttura
sono state catalogate e descritte con pannelli esplicativi
numerati e contraddistinti da differenti colori. Lo schema di
posizionamento delle vetrine e le rispettive indicazioni sono
riportati in un ulteriore pannello descrittivo del percorso da
seguire.
L’intento della Provincia di Arezzo è quello di
iniziare, con questa mostra, un percorso che possa far
rinascere e stimolare la curiosità e l’interesse per la natura
e sensibilizzare l’osservatore alle problematiche ambientali
e gestionali della fauna selvatica.
Prima di tutto è importante che tu sappia che gli
animali presenti in questa mostra sono stati collezionati dalla
Provincia di Arezzo in numerosi anni e che nessuno degli
esemplari presenti nella Mostra Permanente della Fauna
Selvatica della Provincia di Arezzo è stato appositamente
ucciso! Gli esemplari presenti sono stati rinvenuti già
deceduti in seguito ad incidenti stradali, morti accidentali,
per vecchiaia oppure sequestrati in seguito a caccia di
frodo.
La tecnica di conservazione degli animali presenti
presso la Mostra Permanente della Fauna Selvatica è la
Tassidermia.
COS’E’ LA TASSIDERMIA?
La tassidermia è una tecnica per la conservazione di animali ormai
deceduti, adottata per preservare
nel tempo l’integrità dell’aspetto di
un animale, bloccando i processi di
decadimento e di decomposizione
a scopo dimostrativo o di studio,
prevalentemente per gli interessi degli
studiosi della fauna, dei cacciatori o
degli amanti degli animali. La tecnica
consiste nel trattamento dei tessuti
che rivestono l’animale (pelle, piume,
peli) con sostanze di tipo conservativo e nella successiva
imbottitura ed armatura dell’animale, in modo da mantenere
l’aspetto che esso aveva da vivo.
Nel campo delle scienze naturali la tecnica della
tassidermia e imbalsamazione è largamente utilizzata al
fine di permettere l’esposizione di animali in musei, scuole
ed istituti di studio e ricerca, proprio come nel caso della
Mostra Permanente della Fauna Selvatica.
La cura della nostra esposizione è stata affidata alle
sapienti mani del tassidermista VINICIO GRANDINI
che ha composto larga parte degli esemplari presenti,
contribuendo altresì ad implementarla con la donazione
della bellissima raccolta di uccelli esotici posti all’ingresso
del percorso museale.
Come potrai notare ci sono delle foto
bellissime che ti accompagneranno
all’interno della mostra, sono state
scattate dal fotografo ANDREA
BARGHI, residente da lunga data in
Casentino, una delle Vallate aretine
che lo stesso fotografo ha spesso
ritratto e che compare anche tra le
fotografie esposte.
I primi animali che incontrerai
entrando alla Mostra Permanente
della Fauna Selvatica sono le SPECIE
ESOTICHE.
Di certo ti starai domandano: “ma se è la
Mostra Permanente della Fauna Selvatica
cosa ci fanno degli uccelli esotici?” Hai
ragione, in effetti non sono fauna selvatica
autoctona ma ci sono stati donati dal tassidermista ed
abbiamo pensato di esporli nel corridoio così avrebbero
certamente dato bella mostra di sé accogliendo in modo
gioioso e colorato il visitatore.
A queste specie appartengono numerosi animali tra cui
spiccano dei bellissimi esemplari di PAPPAGALLO.
PAPPAGALLI
I PAPPAGALLI sono uccelli dai colori sgargianti ed al solo
vederli trasmettono allegria!
Appartengono all’ordine Psittaciformi (Psittaciformes), a
sua volta suddiviso in due famiglie: Cacatua (Cacatuidae) e
Psittacidi (Psittacidae).
I pappagalli sono un gruppo molto vario, con dimensioni
che vanno dai 10 cm fino al metro abbondante e dalle
colorazioni uniformi oppure variopinte.
Si differenziano in circa 353 specie distribuite in America
centrale e meridionale, Asia, Africa, Australia e Oceania.
Sono diffusi principalmente nelle zone tropicali e subtropicali
del mondo, come l’India, l’Asia sudorientale, l’Africa,
l’America e l’Oceania.
Alcune specie ospitate nella Mostra: Ara, Amazzone,
Cacatua, Cenerino, Caicco, Forpus, Parrocchetto, Ecletto,
Lori, Lorichetto, Calopsitte, Inseparabile, Cocorito, Pionus.
Le loro caratteristiche principali sono:
• il becco ricurvo, simile a quello dei rapaci, specializzato però nell’aprire frutti o semi legnosi;
• la mascella superiore non è fusa con il cranio, ciò permette
maggiori movimenti sciolti con il becco e la testa;
• la posizione del corpo è solitamente eretta;
• il numero delle dita delle zampe, quattro, opposte a coppie
tra loro (sono zigodattili);
• moltissime specie riescono poi ad imitare suoni o
addirittura la voce umana.
Alcuni di loro come ad esempio l’Ara utilizzano le zampe
per portare il cibo al becco.
Tutti i pappagalli sono in prevalenza granivori (che hanno
cioè una dieta costituita essenzialmente di semi) salvo i Lori
che si alimentano di nettare, polline e fiori.
I pappagalli tendono ad essere molto diffidenti verso i cibi
nuovi, e se non accettano subito un alimento, insistete, e
magari lo mangeranno.
Tra le sementi più gradite ci sono: scagliola, avena, canapa,
miglio bianco, ravizzone, lino, frumento, panico sciolto ed
in spighe. Varie specie gradiscono molto il grano, il mais, il
riso.
Simbolo dell’esotismo, assieme alle palme, i pappagalli, fin
dalla scoperta del lontano Oriente hanno affascinato gli
Europei per la bellezza del piumaggio e per la capacità di
parola.
Solo dopo la scoperta dell’America ed in seguito
all’intensificarsi dei rapporti mercantili tra Europa, nuovo
mondo e oriente, fu possibile vedere da vicino questi
stupendi animali che in breve tempo divennero animali da
compagnia, fonte d’ispirazione artistica e letteraria.
10
I pappagalli sono anche interpreti di fumetti,
con il disneyano Josè Carioca, simpatico
pappagallo verde brasiliano amico di
giovinezza di Paperino o addirittura star del
cinema come nel caso del film “Paulie - il
pappagallino che parlava troppo” di John
Roberts, del 1998
Durante la visita alla mostra fai attenzione ad alcuni
particolari comuni a tutti gli uccelli presenti:
IL BECCO
GLI OCCHI
LE ZAMPE
Osservando attentamente questi particolari
capirai da solo quali sono le caratteristiche
dell’animale che hai di fronte, di cosa si nutre,
dove vive e che abitudini ha.
Prova, sarà divertente!
Proseguendo nella visita avrai modo di entrare
nella sala che ospita la Mostra ed i primi animali
con i quali farai la conoscenza saranno I RAPACI, esposti
nelle vetrine contraddistinte dal colore rosso dal n. 1 al n.
4.
Hai mai sentito parlare degli UCCELLI RAPACI ?
I rapaci si dividono in Diurni e Notturni. Secondo te quale
sarà la caratteristica principale che li contraddistingue?
Esatto, hai proprio ragione! I RAPACI DIURNI sono attivi
di GIORNO mentre i RAPACI NOTTURNI sono attivi
prevalentemente di NOTTE.
La caratteristica dei rapaci è il consumo di prede vive,
generalmente mammiferi di piccole e medie dimensioni (topi,
conigli) e altri uccelli. Il tipo di preda dipende naturalmente
dalle dimensioni e dalle caratteristiche del rapace. Essi sono
uccelli che cacciano utilizzando il becco e gli artigli. Ad
esempio l’aquila reale, avendo grande forza negli artigli ed
essendo un animale di notevoli dimensioni, può addirittura 11
predare i camosci. I falconidi invece, avendo dimensioni
più ridotte, si cibano di animali più piccoli, ma hanno la
particolarità di riuscire a catturare le prede anche in volo
uccidendole sopratutto grazie all’impatto.
Molti rapaci, oltre alle prede vive, si nutrono, all’occorrenza,
anche di carcasse di animali morti, insetti e larve. Il loro
apparato visivo è molto sviluppato, hanno una grande
abilità nel volo ed ottime capacità uditive (particolarmente
sviluppate negli uccelli notturni).
RAPACI DIURNI
AQUILA REALE
E’ il rapace diurno per eccellenza.
Maestosa ed imponente con
un’estensione alare di circa 2
metri è uno degli animali più
suggestivi che si trovino in
natura.
L’aquila reale è un uccello appartenete alla famiglia degli
accipitridi. Essendo una delle specie più affascinanti è
diventato il rapace per antonomasia, venendo molto spesso
chiamata semplicemente “Aquila”. Nidifica ad alta quota e
comunque in zone inaccessibili, difende il proprio territorio
con tenacia da qualsiasi altro animale vi si avvicini. L’aquila
è in diminuzione in molte aree a causa di persecuzione;
dov’è protetta è in aumento.
È presente in maggior parte, nelle Alpi, negli Appennini, in
Sicilia e in Sardegna.
I principali fattori che colpiscono questa specie sono:
i bocconi avvelenati, la caccia illegale e la cattura dei
nidiacei.
Le sue parti superiori sono di color bruno castano, con
penne e piume copritrici più pallide, le parti inferiori sono
di color castano scuro, la testa invece è di color castano
dorato.
12 In volo ha ali sollevate e spinte leggermente in avanti.
L’Aquila reale è uno dei più potenti uccelli rapaci del
mondo; la robusta struttura le consente di attaccare con
successo prede spesso più pesanti di lei e nonostante la
mole imponente possiede un volo assai agile.
Il piede ha le caratteristiche tipiche dei rapaci che si nutrono
in prevalenza di mammiferi, con dita relativamente corte e
grandi artigli in grado di ferire efficacemente le prede dopo
aver penetrato la pelliccia.
Il forte becco adunco le consente non solo di uccidere animali
di taglia medio-piccola, ma anche di dilaniare carcasse di
grandi animali rinvenuti.
L’aquila si alimenta di mammiferi ed uccelli, a seconda delle
zone. A volte si nutre anche
di rettili.
Lo sapevi che l’aquila
porta le calze proprio come
te?
L’aquila reale è “calzata”,
cioè caratterizzata, come le
altre specie di aquila, dalla
presenza di penne sui tarsi,
che assicurano la protezione delle estremità dalle basse
temperature dei luoghi in cui vive.
Fedeli per la vita, il maschio e la femmina di Aquila reale,
una volta formata la coppia e conquistato un territorio,
rimangono stanziali per molti anni costruendo nei dintorni,
sulle pareti a picco dei dirupi o, più raramente, fra i rami
degli alberi più alti, anche una decina di nidi scegliendo, di
anno in anno, quello che sembra il più adatto. I nidi però
sono sempre costruiti più in basso rispetto all’altitudine
di caccia, per evitare faticose risalite con la preda tra gli
artigli. L’Aquila è una predatrice molto abile solitamente
cerca di sorprendere le prede cacciando in coppia, un’aquila
vola bassa per mettere paura alla preda e l’altra dall’alto
cerca di catturarla. L’accoppiamento ha luogo sempre a
terra, successivamente avviene la deposizione delle uova 13
(gennaio nelle zone più calde e maggio in quelle più fredde)
solitamente due a distanza di 2-5 giorni l’una dall’altra. In
questo periodo il maschio è poco presente, per ricomparire
immediatamente alla schiusa (dopo 43-45 giorni di cova)
per portare cibo sia alla madre che ai due piccoli dei quali,
solitamente, solo uno sopravvive. Dopo due mesi i pulcini
diventano aquilotti ed iniziano ad esercitarsi nel volo sul
bordo del nido. Spiccano il primo volo a 75 giorni e dopo 160170 giorni dalla nascita diventano indipendenti: in questo
periodo vengono portati dai genitori fuori dai confini del
territorio natale e diventano nomadi fino a quando, verso
i 3 - 6 anni, ormai in grado di procreare, costituiranno un
nuovo nucleo familiare.
FALCO PELLEGRINO
Questa specie ha vissuto gravi rischi
di estinzione in passato causati
principalmente dall’utilizzo di pesticidi,
ma dovuti anche al furto di uova. Solo
tramite il divieto d’utilizzo di alcuni
tipi di pesticidi e di un programma di
protezione e salvaguardia il numero di falchi pellegrini è
stato recuperato.
Il falco pellegrino può contare 21 sottospecie che popolano
l’intero globo con esclusione dei poli, ciò determina un
adattamento
alle più svariate condizioni ambientali,
dalla tundra artica ai deserti australiani. In Italia caccia
prevalentemente in spazi aperti ed è perciò osservabile
in quasi tutti i bio-sistemi, coprmresi bacini lacustri con
abbondanza di uccelli. In alcune città si è addirittura
urbanizzato. Cova anche in strutture architettoniche
prominenti, in alti palazzi come campanili delle chiese,
vecchie fabbriche, dove caccia prevalentemente piccioni.
Altrimenti il falco pellegrino predilige ripide rupi come
14 luogo di cova, molto più raramente nidi abbandonati di altri
rapaci.
Il metodo di caccia del falco pellegrino è davvero
spettacolare: caccia quasi esclusivamente uccelli in volo
su uno spazio aereo libero, o da una postazione d’agguato
o volando alto in circolo. La gamma di prede comprende
numerose specie di uccelli minori come il colombaccio o il
gabbianello e varia da zona a zona. La sua preda preferita è
tuttavia il piccione comune. I partner di una coppia cacciano
in inverno abitualmente in cosiddette cacce di compagnia.
Una coppia di falchi pellegrini rimane insieme per lo più
per tutta la vita ed un soggetto si riaccoppia solo in caso
di morte del partner. La cova dura dai 32 ai 37 giorni
dipendentemente della latitudine e dalla percentuale
d’umidità della zona prescelta per la cova. La covata può
prevedere da 2 a 6 uova (casi eccezionali). Il falco pellegrino
raggiunge un’età massima di 17 anni allo stato libero e sono
stati osservati casi in cui dei soggetti superavano l’età di 20
anni in cattività.
Sai quale velocità può raggiungere il falco pellegrino?
E’ un uccello velocissimo, può raggiungere i 300 Km/h
..................... più veloce di un campione di Formula 1!
15
POIANA
La poiana è un uccello da preda tipico dell’Europa. Vive in
tutte le zone tranne che in quelle più fredde.
Preferisce i boschi, ma di solito caccia in territori aperti.
Mangia soprattutto piccoli mammiferi e, talvolta, carogne
di animali.
Generalmente non si sposta in gruppo, ma può essere vista
insieme ad altre poiane durante una migrazione o in un
buon habitat.
E’ in genere poco esigente, frequenta ambienti semi-boscati
con alternanza di zone a vegetazione prevalentemente
erbacea in cui caccia e zone a vegetazione arborea dominante
in cui colloca i nidi. Nelle regioni montuose si riproduce
frequentemente anche su pareti rocciose, spingendosi di
norma non oltre il limite superiore delle foreste.
Le campagne alberate sono particolarmente favorevoli alla
specie, che si adatta meglio di altri rapaci alle trasformazioni
ambientali operate dall’uomo.
Le limitate esigenze ecologiche ne fanno il rapace diurno più
frequente e diffuso sia sulle Alpi che negli Appennini a quote
medio-basse, con territori riproduttivi ampi anche soltanto
pochi chilometri quadrati. È agevolmente osservabile
posata su pali e alberi isolati, dai quali pratica la caccia da
appostamento. Sfrutta abilmente le correnti ascensionali,
roteando a lungo senza battere le ali; i voli territoriali sono
caratterizzati da un’alternanza di brevi picchiate ad ali
semichiuse e brusche risalite.
È un predatore di medie dimensioni, di forme compatte
con ali ampie e arrotondate e una coda piuttosto corta. Il
colorito è bruno scuro superiormente e molto variabile
inferiormente. In volo la testa appare incassata fra le spalle
e le ali sono tenute leggermente rialzate (profilo frontale
a forma di “V” aperta). Posata appare tozza con il capo
incassato fra le spalle.
La poiana costituisce un solo nido dove la femmina depone
solitamente 2 o 3 uova tra marzo e maggio. Le uova sono
16 bianche con macchiettature grigie o brune. La cova dura
solitamente 34 giorni, e si alternano sia i maschi che le
femmine. I piccoli restano nel nido per i successivi 40-50
giorni.
RAPACI NOTTURNI
Fanno parte dei rapaci notturni il gufo, l’allocco, il barbagianni
e la civetta, tutti ospitati dalla Mostra Permanente della
Fauna Selvatica.
Hanno un’ottima vista anche con il buio, il loro volo silenzioso
gli permette di attaccare di sorpresa la preda, che spesso
sta riposando, il senso più sviluppato è però l’udito.
Vivono nelle cavità di grossi tronchi. Sono cacciatori notturni
e si cibano di piccoli animali; l’allocco attacca sopratutto
topi, arvicole e piccoli uccelli.
La specie più grande è il gufo reale.
CIVETTA
La CIVETTA è un piccolo rapace
notturno dalla testa grossa e dal
piumaggio bruno macchiato di
bianco. Gli occhi sono scarsamente
movibili ma le civette compensano
questa imperfezione con l’estrema
mobilità del capo che può ruotare
quasi completamente.
Uccello notturno per antonomasia,
la civetta in realtà può essere attiva
anche nel tardo pomeriggio e di prima
mattina, ma è molto vigile anche nel resto della giornata.
Sono cacciatrici notturne e si cibano prevalentemente di
insetti e piccoli roditori. E’ presente in Europa, Africa e
Asia.
Nidifica nelle fessure dei muri, in casali diroccati, nelle cavità
degli alberi.
Non temono l’uomo ed anzi spesso si insediano in prossimità
di fattorie e case di campagna dove svolgono una attività
17
particolarmente utile, si cibano cioè di animali nocivi.
Ingiustamente le Civette sono ritenute portatrici di
sventura, non è affatto così! Molto più semplicemente un
tempo, quando le persone erano più impressionabili, il loro
lugubre verso, unito all’oscurità della notte, creava una forte
suggestione negativa
Con il termine “civetta” si intende
anche una donna vanitosa, leggera,
che ama farsi corteggiare attraendo
ammiratori con atti e vezzi per lo più
leziosi e poco naturali. Questa usanza
è data dal fatto che questo rapace,
quando veniva usato dai cacciatori
come richiamo per ingannare i piccoli
passeriformi, li attraeva con un
particolare modo di battere le ali, con inchini, ammiccamenti
e altri atteggiamenti simili che costituisce un irresistibile
spettacolo per le potenziali prede.
GUFO
Il gufo comune o selvatico, è un
rapace notturno, lungo 35 cm, con
un’apertura alare tra gli 87 e i 94 cm,
è caratterizzato da occhi di colore
giallo arancio e da due vistosi ciuffi.
Vive di preferenza nelle foreste di
conifere e nei boschi misti alternati
a zone aperte, dove occupa cavità
d’alberi, nidi di corvi, gazze e
scoiattoli. In questi nidi la femmina
depone 4-5 uova bianche e rotonde
(periodo marzo-aprile) che dopo un
tempo d’incubazione di 25-30 giorni
si schiudono. Il maschio nutre la
femmina: i piccoli non abbandonano il nido fino ad un mese
18 e mezzo d’età; dovrà passare ancora un mese prima che
siano in grado di volare.
Le prede catturate dai gufi sono: piccoli mammiferi, uccelli,
invertebrati e piccoli abitanti del bosco come insetti, ghiri,
topi. Gli animali vengono inghiottiti interi; i peli ed altri parti
indigeste sono rigettate più tardi sotto forma di pallottole,
dette “borre”.
Il gufo ha abitudini strettamente notturne (vede anche di
notte, i suoi occhi approfittano del minimo bagliore) e se
ne sta ben nascosto e immobile nelle ore di luce fino al
crepuscolo; da quel momento inizia il suo volo silenzioso a
non molta altezza dal suolo in cerca di preda. E’ un eccezionale
distruttore di animali nocivi. Quando è stato disturbato può
volare anche in pieno giorno e riesce a catturare degli uccelli
anche con il sole che brilla sulla neve.
Sebbene gli occhi siano immobili nelle orbite, la visione
notturna è buona e l’angolo visivo ridotto è compensato
dalla grande mobilità del collo: il gufo comune per esempio
può ruotare il capo di 270°.
GUFO REALE
Il gufo reale, simile a quello precedente, è il più grande
rapace notturno italiano ed europeo che vive nei boschi con
scarpate rocciose.
Oggi è piuttosto raro anche perché, essendo un predatore
al vertice della catena alimentare, risente prima degli altri di
ogni alterazione dell’ecosistema in cui vive.
Il gufo reale è un uccello solitario; non migra e resta sempre
all’interno del suo territorio personale. Trascorre le sue
giornate nel nido, ricavato in genere dentro un grande albero
cavo o in un anfratto roccioso, più raramente sul terreno,
ed esce a caccia all’alba e poi di nuovo al crepuscolo.
Ha grandi dimensioni: fino a 180 centimetri di apertura alare
per quasi tre chilogrammi di peso e misura anche settanta
centimetri di lunghezza
Le sue vittime, che ingoia intere, sono piccoli mammiferi
(lepri, ricci, topi, scoiattoli) e uccelli (colombi, cornacchie) e 19
grossi insetti, ma può uccidere anche un piccolo di capriolo.
Non facile da vedere, il gufo reale si può però sentire in
febbraio, nel periodo degli amori.
Non ha nemici e quindi uniforma la sua popolazione
adeguando il numero delle uova deposte alla disponibilità di
cibo. I nuovi nati che riescono a sopravvivere dopo i primi
mesi possono aspettarsi una vita anche molto lunga.
BARBAGIANNI Rapace notturno di aspetto
particolare: testa grossa con
ampi dischi facciali intorno agli
occhi che sono piccoli e obliqui;
becco allungato e giallastro,
zampe robuste con dita piumate
munite di unghie molto robuste.
Piumaggio della testa e del
dorso giallo-grigiastro con
punteggiature bianche e nere.
Si nutre principalmente di micromammiferi, in genere
roditori, ma anche di uccelli, anfibi e insetti.
E’ presente sia in pianura che in collina. Trascorre la giornata
in soffitte o case abbandonate. La sua presenza può essere
facilmente individuata perché nel terreno circostante si
possono notare i rigetti di cibo non assimilato che l’animale
espelle dopo la digestione. Inizia a cacciare la sera.
ALLOCCO
Fa parte dei rapaci notturni e dunque vive durante la notte
riposando durante il giorno.
Durante il giorno questo uccello ha un aspetto rassicurante
ma nelle ore notturne è un abile predatore.
Medio rapace notturno, ha una lunghezza che si aggira
sui 38 cm e un’apertura alare che può superare il metro
di lunghezza (94-104 cm). Ha un piumaggio grigio intenso
20 con macchie chiare sulle ali; la testa, voluminosa e rotonda
è grigio-bruna; il becco è scuro e gli occhi sono grandi e
scuri. La vista è acutissima e binoculare, come nell’uomo,
l’udito è formidabile.
La caratteristica principale è la mimeticità del suo piumaggio
per cui è molto difficile individuare la presenza di un allocco
all’interno della fitta vegetazione. La femmina può essere
fino al 10% più grande del maschio.
L’alimentazione è piuttosto varia, a seconda dei luoghi e
dei periodi. Si nutre prevalentemente di piccoli roditori,
uccelli, insetti, ma può cacciare anche altri rapaci, rettili
e pesci (le sue prede variano dal grosso insetto al piccolo
coniglio). Caccia tendendo agguati da posti perlopiù fissi
detti “posatoi”, ma lo può fare anche in volo, zigzagando
sopra le prede a breve distanza (anche sull’acqua).
Di solito può essere rilevato solo dal richiamo, un profondo
hu-hu-hu, emesso di notte, sopratutto in primavera. Vive
in tutti i boschi, sia di pianura che di montagna, nei terreni
coltivati, parchi e giardini.
Curiosità. Secondo te perché se dici ad una persona
“Allocco” si offende? Perché l’aspetto assonnato che
questo animale ha durante il giorno è diventato sinonimo
di persona poco sveglia e intelligente
Curiosità: Lo sapevi che i rapaci notturni
possono girare la testa fino a farle fare
quasi un giro completo? Ciò significa
che sono in grado di guardare in tutte le
direzioni restando fermi con il corpo!
21
Harry Potter........e le civette
Edvige è la civetta delle nevi che appartiene ad Harry
Potter.
Non si conosce molto della storia di Edvige se non che fu
acquistata da Rubeus Hagrid presso una delle botteghe di
Diagon Alley, per l’undicesimo compleanno di Harry. Egli
tiene molto a lei ed è assai affezionato a questo volatile,
compagno di mille avventure.
Harry utilizza la sua fidata civetta per comunicare con il
mondo esterno: lettere, pacchi o corrispondenza di altro
genere possono essere legati alle zampe di questi rapaci
notturni, o trasportati nel becco.
Presso la Mostra della Fauna puoi vederne un magnifico
esemplare!
La civetta delle nevi è lunga in media 60 cm e pesa oltre 2,5
kg. Questo imponente uccello, che ha una apertura alare
di 160 cm, presenta un piumaggio screziato di bruno. Gli
occhi sono di intenso colore giallo e spiccano fortemente
sulle candide penne del disco facciale. Le civette delle nevi
hanno le dita armate di lunghi artigli acuminati. Il colore
bianco e i tarsi piumati sembrano essere il risultato di un
preciso adattamento al candido e gelido clima polare, e
poiché la civetta passa la maggior parte del tempo posata
a terra (vista anche la completa mancanza di alberi nel suo
habitat), il mimetizzandosi con la neve per non farsi scorgere
dalle prede e il non congelarsi le zampe, sono due regole
fondamentali per sopravvivere.
22 Proseguiamo con la conoscenza degli animali presenti
in questa ricca esposizione, questa volta andiamo ad
incontrare i PALMIPEDI esposti nelle vetrine 8–9-10
contraddistinte dal colore blu.
Ricordati che spesso gli animali
prendono il loro nome comune da
alcune caratteristiche più spiccate di
altre, come del resto accade anche
con noi uomini basti pensare ai
soprannomi. PALMIPEDI
Le famiglie dell’ordine degli Anseriformi, che comprendono
le anatre, le oche ed i cigni, hanno in comune tra di loro
il becco a forma appiattita con margini dentellati e i piedi
con tre dita anteriori congiunte da una membrana ed uno
posteriore posto più in alto. Proprio per la caratteristica
dei piedi palmati, questi uccelli venivano in passato
chiamati palmipedi (termine ancora in uso ad esempio tra
i cacciatori). Sono uccelli che frequentano paludi, lagune,
laghi, risaie, fiumi e zone umide in genere, per questo le
trasformazioni avvenute con la bonifica di molti ambienti
umidi hanno notevolmente ridotto il loro habitat. Si cibano
principalmente di sostanze vegetali (erbe, alghe, residui
vegetali) e di piccoli animali (molluschi, crostacei, ecc.).
Le Anatre di superficie, ad esempio, raccolgono il cibo
galleggiando sull’acqua e si nutrono immergendo soltanto
la testa ed il collo; invece le Anatre tuffatrici, ricercano il
cibo sul fondo delle acque anche a notevole profondità e
dimostrano una spiccata abilità nel tuffarsi. Per levarsi
in volo compiono una sorta di corsa orizzontale sulla
superficie dell’acqua. Sono specie per lo più migratrici, ma 23
alcune hanno mostrato comportamenti diversi legati alla
migrazione. Le varie popolazioni geografiche del Germano
reale, ad esempio, sono composte da individui che compiono
migrazioni a lungo e breve raggio, altri effettuano semplici
erratismi ed altri sono stanziali.
FISCHIONE
Il fischione preferisce le acqua basse,
dolci ed estese, in zone umide con
molta vegetazione sui bordi.
Spesso sverna in acque calme salmastre
o saline, lungo i litorali marini o nei
grandi laghi.
I fischioni depongono da 6 a 12 uova che vengono covate
dalla femmina per 24-25 giorni.
Il maschio a volte si riunisce alla femmina e alla covata
subito dopo la schiusa delle uova.
Il nido è a terra all’asciutto posto nella vegetazione molto
fitta con erbe alte che tendono a celarlo completamente.
Generalmente vicino all’acqua e spesso anche molto vicini
ad altri nidi della stessa specie.
Sverna nell’area mediterranea spostandosi fino alla zona
equatoriale.
In Italia è piuttosto diffuso in ogni zona umida marittima e
costiera nel periodo autunnale e invernale, prediligendo gli
ampi spazi aperti.
Si concentra soprattutto nella zona nord-est presso le grandi
valli venete e lungo la foce del Po.
Il fischione si alimenta quasi esclusivamente di sostanze
vegetali. A terra, pascolando tra la vegetazione, o sulla
superficie dell’acqua, mentre è raro vederli immergersi per
mangiare sul fondo.
Spesso si associa ad altre specie che si nutrono delle sostanze
24 vegetali che crescono sui fondali.
E’ per questo motivo che capita spesso di vedere i fischioni
aggirarsi nei pressi dei branchi di folaghe ed attendere che
queste ultime portino a galla o facciano emergere le varie
erbe che crescono sul fondale dei laghi.
Riconoscere un maschio da una femmina di fischione è
piuttosto semplice visto lo spiccato dimorfismo sessuale. Il
maschio presenta la classica testa castana con la chiazza
giallastra che spicca in maniera evidente.
In volo la differenza fondamentale tra maschio e femmina
è la grande macchia alare bianca del maschio che lo rende
facile da distinguere anche verso le altre specie di anatre.
Nei giovani del primo anno invece è molto più tenue e spesso
non si riescono a distinguere dalle femmine. In volo un
branchetto di fischioni si riconosce oltre che dalla evidente
striscia bianca delle ali dei maschi, dal petto chiaro e ben
delimitato rispetto allo scuro del collo e dei lati del ventre.
GERMANO REALE
Il germano è sicuramente l’anatra
più diffusa e comune. Le paludi,
anche le più piccole, i litorali,
gli stagni, le rive calme dei corsi
d’acqua possono ospitare questa
specie che si adatta facilmente. Caratterizzato da una testa
verde metallico piuttosto scuro nel maschio, nelle femmine è
marrone chiaro macchiettato mentre nei giovani è poco più
scura. Ha un becco robusto e piatto. Le zampe sono di colore
arancio vivo nel maschio e giallo grigio nella femmina.
MARZAIOLA
Preferisce i piccoli specchi d’acqua dolce, poco profondi,
separati l’un l’altro da fitta vegetazione in cui si possa
sentire riparata. Predilige zone in cui siano presenti piante
emergenti o galleggianti coincidenti o in prossimità delle
zone di alimentazione.
In Italia, il transito della marzaiola è di doppio passo cioè
molto numeroso durante la migrazione nel periodo di
marzo-aprile e meno in quello estivo-autunnale con punte
durante il mese di agosto e metà settembre.
Mediamente le marzaiole depongono 8-9 uova di colore
giallo paglierino chiaro o marrone molto chiaro che vengono
covate dalla sola femmina per 21-23 giorni.
Il nido è a terra all’asciutto, ma nelle vicinanze dell’acqua,
all’interno di fitta vegetazione arbustiva o erbacea ed è
costruito interamente dalla femmina che lo modella con il
corpo.
Maschio e femmina di marzaiola si possono riconoscere
tra loro poiché il maschio presenta le copritrici dell’ala di
un colore blu-grigio pallido rispetto al colore tendente al
bruno dell’ala della femmina.
Preferisce alimentarsi di giorno, a coppie o in piccoli
gruppi.
Si nutre principalmente di insetti, larve di ditteri, coleotteri,
anellidi, girini e di sostanze vegetali quali semi di lingua
d’acqua, quadrello, falasco, giunchi, alghe, riso e lenticchie
d’acqua.
25
26
ALZAVOLA
Preferisce le piccole zone d’acqua dolce anche se la sua
diffusione capillare in ogni zona umida del nostro paese
permette d’incontrarla in qualsiasi ambiente. Torbiere,
stagni, risaie, paludi o coste marine, ma spesso anche i
canali ed i prati allagati, sono zone frequentate da questo
anatide.
L’alzavola è diffusa nell’area paleartica
e nell’America settentrionale. I
Nidificanti dell’Europa settentrionale
e orientale svernano in Europa
occidentale e meridionale e in Africa
fino alla Nigeria, al Sudan e al Kenya.
Nell’Europa centrale come nell’area
mediterranea sono di passo o svernanti.
La cova avviene nel periodo aprile-maggio, nel quale
depongono circa 8-10 uova lisce e di colore grigiastro o
fulvo, che verranno covate per 21-23 giorni.
Il nido è costruito generalmente a terra all’asciutto, ma
nelle vicinanze dell’acqua, nelle paludi e torbiere a fitta
vegetazione. L’alzavola si alimenta nell’acqua bassa, sulle
rive fangose o nei prati allagati. I semi sono la principale
fonte di alimentazione dell’alzavola: ruppia (fieno marino),
quadrello, giunco, sorgo, riso.
Le fonti proteiche vengono immagazzinate attraverso
l’ingestione di larve d’insetti acquatici o di molluschi
gasteropodi. L’alzavola presenta un forte dimorfismo
sessuale, con il maschio colorato vivacemente e la femmina
con tonalità uniforme del castano bruno. Durante il periodo
estivo-autunnale, fino a metà ottobre circa, il maschio
presenta l’abito eclissale che lo rende molto simile alla
femmina.
Per dimorfismo sessuale (dal greco “due forme”) s’intende
la differenza di dimensioni e di colore fra individui 27
appartenenti alla medesima specie ma di sesso differente.
Queste differenze possono consistere:
• nelle maggiori dimensioni del maschio
rispetto alla femmina: questo vale per
molti mammiferi ed uccelli. Tuttavia, vi sono
animali nei quali avviene l’esatto opposto,
ossia le dimensioni della femmina sono
maggiori rispetto a quelle del maschio:
questo succede in molti insetti, aracnidi, pesci
ed anche in alcuni uccelli (falconiformi, dove
le differenti dimensioni dei due componenti
della coppia ne riducono la competizione per
il cibo, poiché cambia la taglia delle prede di
ciascuno) e mammiferi (iena maculata).
•nella diversa colorazione dei due sessi
(dicromatismo sessuale), dove è solitamente
il maschio ad essere più colorato della femmina
(molti galliformi, uccelli del paradiso), ma
vi sono anche casi dove avviene l’esatto
contrario (dimorfismo inverso, presente ad
esempio in beccacce striate, falaropi etc.).
•nella presenza od assenza in uno dei due
sessi di determinate strutture come i palchi
(cervi), zanne (suini), piume allungate e/o
colorate, pungiglioni etc.
Spesso, il dimorfismo sessuale conta più
di una delle sopracitate caratteristiche: ad
esempio, i pavoni maschi hanno dimensioni
maggiori delle femmine, sono inoltre più
colorati e possiedono lunghe penne ocellate
sul codone.
A cosa serve il dimorfismo sessuale? Il
dimorfismo ha principalmente la funzione
di attrarre l’altro sesso o di aumentare la
possibilità di riprodursi (dimensioni, palchi)
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CIGNO REALE
Questo famoso uccello dal piumaggio candido si distingue
dagli altri Cigni che si incontrano in Europa (selvatico
e minore) per una indubbia eleganza del portamento
conferitagli soprattutto dalla tipica postura: collo ricurvo e
becco rivolto verso il basso, coda lunga e appuntita. Gli adulti
sono bianchi con zampe scure e becco arancio (non giallo
come negli altri cigni) con un rigonfiamento nero alla base
che in primavera nei maschi diventa estremamente evidente.
I piccoli hanno il becco scuro bordato di nero e il piumaggio
grigio-marrone con sfumature rosate che si schiarisce con
il tempo fino ad assumere la colorazione candida intorno
al secondo anno di vita. Vive in paludi e laghi freddi e
tranquilli, soprattutto durante il periodo riproduttivo, dove
i maschi in particolare diventano estremamente aggressivi.
Durante la stagione fredda la maggior parte degli individui
diventano gregari e si spostano lungo coste riparate o presso
ampi specchi d’acqua dolce. Viene spesso utilizzato come
animale da cortile o “ornamentale” e non è raro imbattersi
in individui introdotti un po’ ovunque dai parchi cittadini
agli stagni privati. Si procurano il cibo (resti vegetali, alghe,
larve, piccoli anfibi ecc.) immergendo capo, collo e petto
in acqua lasciando tutta la parte posteriore del corpo in
verticale sul pelo dell’acqua; questa classica posizione, tipica
anche delle anatre che non si immergono, viene indicata
con il termine inglese di upending.
Curiosità:
Quando i piccoli sono stanchi la madre li
trasporta sulla schiena.
ALTRI UCCELLI ACQUATICI
La mostra ospita anche uccelli che vivono in zone di mare
quali gabbiani, cormorani ed anche specie provenienti dal
nord Europa come la pulcinella di mare caratterizzata dal
becco variopinto.
GABBIANO
Il gabbiano è un uccello imponente che vive sui litorali spesso
sorvolando i pescherecci per cibarsi degli scarti della pesca.
In realtà non di rado si possono vedere gabbiani anche in
zone d’entroterra poiché questo animale si è adattato a
ricercare il cibo anche in discariche lontane dal mare.
Proseguendo nell’itinerario troviamo le vetrine dei
“Trampolieri” esposti nelle teche contraddistinte dal colore
verde dal n. 5 al n. 7.
TRAMPOLIERI
Il termine trampolieri era quello con cui una volta venivano
designati gli uccelli con lunghe zampe, per lo più acquatici,
che nelle recenti classificazioni zoologiche vengono invece
classificati negli ordini dei caradriformi, ciconiformi,
gruiformi. Hanno zampe lunghe, quattro dita, tibie spesso
prive di piume, becco lungo e di varie forme. Anche il collo
è generalmente lungo. Sono uccelli che vivono nei pressi
dei corsi d’acqua, negli stagni, nei laghi, nei fiumi e nelle
paludi ma anche nelle praterie: si cibano d’insetti acquatici
e di pesci. Vivono solitamente in gruppi numerosi e sono
diffusi in Europa.
Di sicuro ti sarà capitato in qualche festa di paese, o al circo,
di vedere i trampolieri, persone che appunto camminano
sui trampoli diventando altissimi.
Lo stesso accade nel mondo animale; i Trampolieri sono così
denominati grazie alle loro lunghe gambe che gli permettono
di addentrarsi in ambienti lacustri e palustri ed anche in
zone poco accessibili procacciandosi così del cibo.
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30
AVOCETTA
E’ un uccello lungo circa 40 cm caratterizzato dal suo
piumaggio bianco e nero, col becco lunghissimo (8-9 cm)
e sottile rivolto all’insù. E’ sostenuto da due lunghissime
zampe munite di quattro dita, queste zampe assicurano
all’uccello la capacità di camminare in modo efficace in
caso di necessità. Le zampe hanno una colorazione grigiobluastra. Il piumaggio è quasi totalmente bianco nella parte
superiore e laterale del corpo e del collo; la parte del dorso,
delle ali e del capo è di colore nero. Si ciba prevalentemente
di invertebrati e insetti d’acqua; il nido viene costruito sul
suolo, in prossimità dell’acqua.
E’ un tipico uccello delle zone paludose; diffuso nelle rive
melmose degli specchi d’acqua salati e stagni salmastri;
vive nell’Europa centrale e meridionale, nonché nell’Asia
centrale. In Italia arriva in primavera, per poi effettuare
migrazioni verso paesi più caldi all’arrivo della stagione
invernale.
CAVALIERE D’ITALIA
Ha lunghe gambe rosa, un lungo becco nero e sottile ed è
essenzialmente bianco con ciuffo e schiena nera.
Vive nelle paludi, nei laghi a fondale basso e negli
acquitrini. I cavalieri d’Italia si possono trovare in Europa
occidentale, meridionale e sudorientale, Asia centrale e
coste settentrionali, occidentali e meridionali dell’Africa.
Possono espandersi anche oltre questi confini.
Mangia principalmente insetti e crostacei che raccoglie tra
la sabbia e l’acqua.
Il luogo di nidificazione è solitamente un luogo spoglio sul
terreno vicino alle acque. Questi uccelli nidificano spesso in
piccoli gruppi, a volte insieme alle avocette.
Sono uccelli migratori e si spostano verso le coste oceaniche
durante l’inverno.
COMBATTENTE
Vive in terreni erbosi e umidi, marcite, paludi, sui bordi
paludosi e fangosi di laghi, nelle risaie allagate ecc. La
parte superiore è a scaglie bruno scuro e sabbia. Il petto è
fulvo-dorato nel maschio e il ventre bianco, coda scura con
macchie ovali bianche sui lati. Zampe lunghe di color bruno
e becco non molto lungo.
CICOGNA
E’ un uccello inconfondibile per il suo
piumaggio bianco con ali nere, ha un
becco lungo e rosso e lunghe zampe.
E’ circa 1 metro di altezza e 1,50-1,70
di apertura alare. Si nutre di anfibi,
rettili, piccoli mammiferi, pesci, insetti,
e talvolta anche di carogne.
Amano nidificare in punti elevati quali
cime di alberi ma anche campanili di
chiese e pali della luce. Sono uccelli
migratori per cui durante il periodo
invernale volano verso paesi caldi per poi tornare nei mesi
primaverili ed estivi. Da marzo a maggio vengono deposte
nei nidi da 3 a 5 uova che sono covate da entrambi i sessi per
circa 30 giorni. I pulcini sono accuditi dai genitori per 50-55
giorni nel nido, e dopo aver lasciato il nido vengono nutriti
e protetti per altre due settimane. Vive in zone umide e altri
habitat aperti quali pascoli, steppe, coltivi, etc. Una volta,
nella tradizione popolare, si diceva che fossero le cicogne
a portare i bambini! Sappiamo che non è così, ma legato a
questo animale è rimasto il ricordo di un buon presagio.
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AIRONE CINERINO
L’airone cinerino è un grande uccello di palude appartenente
alla famiglia degli Ardeidi (o Aironi).
Gli adulti (che raggiungono il metro
di altezza) hanno il dorso color
cenere e il collo biancastro striato
di nero; un lungo pennacchio nero
parte da dietro l’occhio e scende
fino sulla nuca in un ciuffo di penne
filiformi. Sul petto ha ciuffi di penne
bianche strette e allungate; gli occhi
sono gialli, il becco paglierino e le
zampe marroncine.
Ha volo maestoso, con battiti d’ala
lenti e profondi, a zampe distese dietro il corpo, testa e collo
incassati tra le spalle. Il becco è giallo, robustissimo, adatto
a trafiggere in un colpo solo i pesci, gli anfibi, i rettili e i
piccoli mammiferi di cui si nutre.
Nidifica in colonie su salici o pioppi: la femmina depone 3-5
uova in febbraio-marzo in grandi nidi (che con l’ambiente
attorno vengono chiamate garzaie e ospitano più specie di
aironi) che vengono usati per più anni.
L’airone cinerino è il più comune tra gli aironi europei e il
suo numero pare in costante aumento.
GARZETTA
E’ un piccolo airone bianco candido (50-60 centimetri) che
vive in ambiente umido. Molto snella, presenta piumaggio
bianco, zampe nere e piedi gialli, collo sottile, becco nero e
affusolato. La garzetta è distribuita prevalentemente nelle
zone del Mediterraneo, assidua frequentatrice di laghi,
lagune, risaie, fiumi e aree costiere. In volo la garzetta
presenta la sagoma tipica degli Aironi con la testa retratta
tra le spalle, il collo piegato a Z e le ali battute lentamente. La
garzetta ha l’abitudine di pescare pesciolini nell’acqua molto
bassa inseguendoli a lunghe falcate o insidiandoli da un 33
posatoio emerso. Si ciba anche di larve e crostacei che trova
nelle acque basse e aperte; a volte capita che la preda venga
trafitta dal becco potente e appuntito con un improvviso
movimento del capo. Nidifica in colonie miste insieme ad
altre specie, costruendo grandi nidi tra i cespugli più alti o
fra i rami dei salici e dei pioppi. Il nido è costruito con rami
secchi e canne. Tra marzo e giugno la femmina depone dalle
3 alle 5 uova blu-verdastre, che vengono covate per circa 20
giorni. I piccoli sono completamente indipendenti dopo 23 settimane; sanno correre con grande agilità tra gli alberi
della colonia e se cadono, al suolo o in acqua, cercano di
salire rapidamente sui tronchi più vicini.
TARABUSO
Grande e bruno uccello di palude, “cugino” degli aironi
dai quali si distingue per l’aspetto meno slanciato, il collo
più corto e pesante e le zampe tozze e verdastre; è solito
nascondersi nei fitti canneti dove assume, soprattutto se
allarmato, una tipica posizione con il collo e il becco tesi verso
l’alto, confondendosi con la vegetazione. Sul capo presenta,
anche se difficili da notare a distanza, una macchia nera
sulla fronte e una sotto ognuno degli occhi che nei giovani
sono marroni. Il becco è giallastro e non molto sviluppato.
Il Tarabuso è animale crepuscolare per cui è raro vederlo in
volo quando mostra grandi “piedi”, ali grandi e scure, collo
ripiegato su se stesso e battiti d’ala abbastanza profondi e
veloci. Il tipico verso (simile al suono prodotto soffiando
in una bottiglia di vetro) udibile soprattutto al crepuscolo
rimane, tutto sommato, il miglior metodo per individuare
questo schivo animale. Strettamente legato alla presenza
del canneto, nel fitto del quale nidifica, il Tarabuso frequenta
paludi, rive fluviali, acque stagnanti e rive lacustri. In genere
evita le zone soggette a gelo invernale per cui le popolazioni
più settentrionali migrano in Europa meridionale durante
34 la stagione fredda.
Il Tarabuso si nutre principalmente di rane, pesci e insetti
che cattura mimetizzandosi tra le canne.
BECCACCIA
Ha un lungo becco, la sagoma
tozza e il piumaggio mimetico
di color foglia morta. Il
suo mimetismo fa sì che
sia impossibile riuscire ad
osservarla a terra se non in
fortunose circostanze. Misura
fino a circa 40 cm di lunghezza,
gli occhi sono di grandi
dimensioni e collocati molto
indietro sulla testa rotonda, tali da assicurargli un campo
visivo di quasi 360 gradi.
L’udito è molto sviluppato e le cavità auricolari sono situate
anziché dietro gli occhi, come in tutti gli uccelli, sotto e un
po’ davanti ad essi, e sono protette dal piumaggio.
Di giorno non esce mai all’aperto, solo al crepuscolo esce
per cominciare a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo. La
sua dieta comprende vermi, insetti e loro larve, molluschi,
crostacei, ragni, semi e germogli.
Di carattere poco socievole, conduce vita solitaria. I suoi
temibili nemici sono oltre ai rapaci, i cacciatori che la
cacciano con i cani da ferma durante il periodo del passo
migratorio.
Vive in boschi misti umidi; frequenta per l’alimentazione
pascoli adiacenti a boschi. E’ adattata alla presenza del
bestiame domestico che, col brucare, crea una situazione
ideale per il nutrimento della beccaccia.
BECCACCINO
Frequenta acquitrini erbosi, praterie bagnate, marcite,
risaie, torbiere, rive paludose di laghi,
stagni, corsi d’acqua, bacini artificiali.
E’ caratterizzato dal lungo becco dritto e
dal piumaggio bruno scuro macchiettato
sulla parte superiore di nero, fulvo,
rossiccio con strisce longitudinali color
fulvo. Le zampe sono verdastre. Si
solleva dal terreno emettendo un suono rauco zigzagando
velocissimo prima di librarsi in volo raggiungendo altezze
anche considerevole. Le sue abitudini sono prevalentemente
crepuscolari.
Cos’è il bird watching? E’ un termine mutuato dall’inglese
che letteralmente significa “guardare
gli uccelli”. Fatevi portare dai vostri
genitori o dagli insegnati in Oasi o
Riserve Naturalistiche dove potrete
osservare
numerose
specie
di
uccelli avvalendovi di un binocolo
e restando a debita distanza ed
in silenzio per non disturbare gli
animali. Sarà un’esperienza davvero
indimenticabile!
Curiosità: Hai mai visto il volo degli uccelli? Spesso si
dispongono in forme geometriche creando veri e propri
stormi in cui alcuni guidano il gruppo permettendo a chi li
precede di sfruttare la loro scia. L’alternanza tra i soggetti
permette che chi fa più fatica, poiché a capo della formazione,
venga di tanto in tanto sostituito dagli altri per offrirgli la
possibilità di riposare.
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SPECIE APPARTENENTI AD ALTRI ORDINI
Proseguendo ancora nel percorso troviamo le vetrine n. 11 e
12, contraddistinte dal colore arancio, dove sono sistemate
altre specie. Te ne proponiamo alcune!
PICCHI
Sono specie caratterizzate da un becco lungo e robusto sono
noti per il loro picchiettare (da cui prende il nome) sul tronco
degli alberi emettendo un suono alquanto singolare.
Infatti becchettando nella corteccia degli alberi riescono
a scovare larve ed insetti che vi abitano di cui sono
particolarmente golosi.
I picchi sono dotati di una specie di cuscinetto posto nella
parte occipitale (L’osso occipitale è un osso impari e piatto.
È situato nella parte inferiore e posteriore della scatola
cranica) della testa che attutisce il colpo ogni volta che
l’uccello si accinge al suo solito becchettio.
PICCHIO VERDE
Picchio di medie dimensioni, lungo
circa 30 cm. apertura alare di 50 cm e di
peso 150/250 grammi, dal piumaggio
verdastro con banda rossa sul capo, vive
prevalentemente nei boschi di latifoglie,
si ciba soprattutto di formiche e larve
che cattura sotto la corteccia degli alberi,
grazie anche alla sua lunga lingua; si nutre
occasionalmente anche di bacche, semi e
lombrichi che cattura a terra. Nidifica nelle
cavità degli alberi, dove la femmina depone
5/7 uova che vengono covate da entrambi
i genitori per una ventina di giorni.
CUCULO
Si alimenta prevalentemente d’insetti e preferisce i bruchi
pelosi e tossici che non sono predati da alcun altro uccello
svolgendo pertanto una funzione preziosa per l’ambiente.
Curiosità: La femmina di questa specie depone un solo uovo
alla volta lasciandolo nel nido di altri uccelli che a loro volta
lo coveranno come fosse loro ma al momento in cui l’uovo
si schiuderà l’istinto di sopravvivenza porterà l’uccellino a
far cadere dal nido le uova in cui sono racchiusi gli altri
abitanti legittimi del nido rimanendo così solo e potendosi
nutrire abbondantemente garantendosi una sopravvivenza
certa.
Curiosità: Lo sai
che il Picchio è
caratterizzato anche
da una lunga lingua
che misura ben
due volte il becco
(all’incirca 15 cm
ovvero la lunghezza
del suo corpo)!
ANIMALI VICINI ALL’UOMO
Numerose specie hanno imparato ad adattarsi all’ambiente
costruito dall’uomo trovando nelle città o nelle case tutto
ciò che necessita alla loro sopravvivenza. Piccioni, passeri,
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rondini e più recentemente storni sono tra le specie più
38 comuni e facilmente rintracciabili nelle nostre città.
I piccioni ad esempio ormai hanno uno stile di vita simbiotico
all’uomo basti pensare a piazza San Marco a Venezia dove
ormai sono loro i padroni di casa.
Gli storni però, a differenza delle rondini che si nutrono
di insetti dannosi, sono detti “nocivi” poiché creano danni
ingenti sia alle colture che agli edifici.
CANARINO
Originario delle isole Canarie, con il suo
vivace manto colorato e l’armonioso
canto è ormai divenuto un animale
da compagnia. Facile da mantenere
di grande adattabilità non richiede
particolari accortezze.
Sai come si classificano animali
selvatici?
a) Mammiferi: allattano i figli che
si formano e si sviluppano nel corpo
materno;
b)
Uccelli:
hanno
temperatura
costante, fanno le uova e si dividono
in gallinacei, passeracei, colombi,
rampicanti, palmipedi, trampolieri, rapaci, corridori.
Cosa si intende per selvaggina stanziale?
Quella che vive, si riproduce e muore nella stessa zona.
Sono selvaggina stanziale: la lepre, il cinghiale, il cervo, il
daino, il capriolo, l’istrice, il camoscio è l’orso d’Abruzzo;
il muflone, la foca monaca e la pernice sarda ( in Sardegna
); la capra selvatica ( nell’isola di Montecristo ); il coniglio 39
selvatico ( in Sicilia ); il lupo appenninico; la coturnice,
la starna, la pernice rossa, il fagiano, la gallina prataiola.
Sulle Alpi vivono l’orso, lo stambecco, il camoscio, il cervo,
la marmotta, la lepre bianca, il gallo cedrone; il fagiano di
monte, il francolino di monte, la pernice bianca e la coturnice
delle Alpi. Inoltre sono stanziali tutti quegli animali selvatici
che sono stazionari o sedentari, cioè “stabilmente residenti”
nel territorio italiano e non se ne allontanano per compiere
lunghi viaggi col cambiare delle stagioni.
Cosa si intende per selvaggina migratoria?
Quella
che
non
vive
esclusivamente nelle nostre zone
ma anche in altre
territorio
temporaneamente. Sono uccelli
migratori: la beccaccia, il
beccaccino, le anatre ( germano,
alzavola, marzaiola, codone,
fischione, moretta, etc.), il tordo,
la quaglia, la tortora, etc.
Nelle vetrine evidenziate dal colore giallo identificate dai
numeri 11 e 12 troviamo i galliformi ed i columbiformi.
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GALLIFORMI E COLUMBIFORMI
GALLIFORMI: E’ un ordine di uccelli che conta circa 250
specie; comprende le più importanti specie domestiche e
alcune appartenenti alla fauna selvatica (fagiano, starna,
pernice, coturnice). Il corpo dei Galliformi è generalmente
tozzo, le ali sono piccole, adatte al volo di breve durata,
zampe robuste essendo il più importante organo di
locomozione. Tra i vari uccelli il piumaggio dei galliformi
spicca per lo sviluppo e le colorazioni: le livree sono spesso
più appariscenti nei maschi che nelle femmine dimostrando
uno spiccato dimorfismo sessuale. I piccoli dei Galliformi
sono attivi sin dalla loro uscita dall’uovo e sanno subito
procurasi il cibo da soli. La maggior parte delle specie di
Galliformi vive a terra, in ambienti boschivi come i tetraonidi
e in aree aperte agricole (come la famiglia dei fasianidi).
COLUMBIFORMI: L’ordine dei Columbiformi comprende
uccelli di media grandezza, caratterizzati da forme pesanti
con becco non molto lungo. Le ali sono ampie ed appuntite
con coda piuttosto lunga, zampe corte e robuste con dita
ben sviluppate che permettono un ottimo appoggio sui
rami degli alberi. Il piumaggio è compatto e resistente
quasi identico in entrambi i sessi. Il loro ambiente è
costituito da boschi, campagne alberate e parchi cittadini.
Il loro organismo necessita di molta acqua che sono in
grado di succhiare senza dover ogni volta alzare il capo
per deglutire. Conducono vita gregaria, a volte anche nel
periodo riproduttivo. I nidi, costruiti su alberi o su incavi di
edifici, contengono sempre due uova incubate da maschi e
femmine. I piccoli alla nascita sono nudi e ciechi e vengono
alimentati dagli adulti, con una secrezione prodotta nel
gozzo che assomiglia al latte.
PERNICE ROSSA
La pernice rossa appartiene alla famiglia dei fasianidi come
la coturnice, la quaglia, il fagiano, la starna e la pernice
sarda; è una specie stanziale diffusa nel sud dell’Inghilterra
in Francia, Spagna e Italia. In particolare nella penisola
italica è presente in alcune aree dell’Appennino Toscoemiliano. Nella pernice rossa il peso sia della femmina che
nel maschio si aggira sui 450-500 gr. La corporatura è tozza
le ali corte e arrotondate, il piumaggio rossiccio. Ha becco
rosso, piedi rossi ed attorno al collo presenta un collare nero
con striature che scendono verso il basso e la colorazione è
rossiccia. Predilige ambienti asciutti di aree alto collinari o
sub montane con alternanze di cespugli e pascoli.
PERNICE BIANCA
La pernice bianca appartiene alla famiglia dei tetraonidi
ed è una specie caratteristica dell’ambiente alpino e si
riconosce per il suo piumaggio estivo superiormente bruno
con macchie grigie, singole piume bianche e le ali e il ventre
bianco. In inverno invece il colore del piumaggio è bianco
ad eccezione della coda nera, che quando l’uccello è posato
rimane comunque coperta dalle bianche piume copritrici
caudali. Altra caratteristica della pernice è quella di avere
le zampe ricoperte da piume bianche, più fitte durante
l’inverno.
Sai cosa si intende per “Mimetismo stagionale”?
Molti animali, per adattarsi all’ambiente circostante
cambiano il colore del proprio manto a seconda della
stagione.
Perché alcuni animali cambiano la pelliccia o
le piume a seconda della stagione?
Per non essere una facile preda!
Se mantenessero il colore scuro vivendo in
mezzo alla neve verrebbero subito individuati
e predati.
41
42
GALLO CEDRONE
Il maschio è caratterizzato da una splendida livrea mentre
la femmina è meno vistosa e di dimensioni più ridotte. Nel
periodo invernale il gallo cedrone sosta spesso sui rami delle
conifere, di cui mangia gli aghi più teneri; nel periodo estivo
razzola nel terreno alla ricerca di semi, frutti e germogli.
Durante il periodo del corteggiamento, in marzo, il gallo
cedrone inizia una serie di lunghe esibizioni canore in cui
chiama incessantemente la femmina, mostrando la bella
livrea in tutto il suo splendore.
Curiosità: Lo sai che durante il suo canto d’amore il Gallo
Cedrone canta così forte da rimanere assordato dal suono
del suo stesso richiamo per alcuni secondi!
Quale altro animale conosci che per attrarre
la femmina mostra la sua grandissima coda
colorata di azzurro, viola e verde muovendola
come un ventaglio variopinto?
Esatto, il Pavone.
La Mostra ospita anche due diorami (cioè ambienti in
scala): il primo ricrea l’ambiente delle zone umide, mentre
l’altro riproduce il bosco popolato da alcuni esemplari di
predatori, tra cui spicca Il LUPO.
LUPO
Il lupo è caratterizzato da fronte ampia,
mandibole particolarmente robuste,
gli occhi sono chiari, generalmente di
colore giallastro e dal taglio leggermente
obliquo. La mascherina facciale di
un lupo adulto si estende intorno alle
labbra e sulla gola ed è di colore bianco-crema, mentre
negli individui giovani può essere incompleta oppure scura 43
in prossimità del muso. Le orecchie hanno generalmente
un’attaccatura più laterale e sono più corte e larghe rispetto
al cane. Solitamente non le porta mai flosce e calate lungo
i lati della testa, bensì le tiene in posizione eretta lungo il
profilo della testa. Il pelo ha sempre una colorazione varia
che comprende colori dal marrone antracite al marrone
chiaro; nel mondo esistono lupi di colore nero, beige,
bianco. Sul dorso la colorazione è beige con punte nere,
sulla parte superiore delle zampe anteriori vi è spesso una
vistosa striscia nera e infine il torace è quasi sempre marrone
chiaro. Molto vorace, appartiene all’ordine dei carnivori ed
è classificato tra i super - predatori.
Appartiene alla famiglia dei Canidi, carnivori simili ai
cani. Tra i canidi il lupo è il più grande come dimensioni:
lunghezza tra i 110 e i 140 cm., altezza tra i 60 e gli 80 cm. Il
lupo presenta una dentatura caratterizzata da canini affilati,
lunghi e ricurvi verso l’interno. Questo animale raggiunge
al massimo i 14 anni di vita in libertà e i 17 in cattività.
La funzione di ogni lupo è organizzata all’interno di un
branco, con una struttura sociale fortemente gerarchica.
Il branco è guidato da due individui che stanno alla punta
della piramide sociale, il maschio alfa e la femmina alfa. La
coppia alfa (costituita dagli individui che possono riprodursi)
possiede più libertà rispetto al resto del branco, Decidono
cosa fare, dove cacciare, quando spostarsi e guidano gli altri
individui. Il resto del branco, che possiede un forte senso
sociale, solitamente li segue.
Anche se la maggior parte delle coppie è monogama, ci
possono essere alcune eccezioni: un individuo alfa può
accoppiarsi con un lupo di importanza minore nella scala
sociale, in particolare se possiede legami di parentela molto
vicini con l’altro alfa (fratello o sorella, ad esempio).
Solo la coppia alfa è in grado di crescere una cucciolata,
gli altri lupi del branco collaborano alla crescita dei
cuccioli. I piccoli, quando diventano adulti, possono
44 rimanere all’interno del branco e aiutare ad allevare i
nuovi nati (opzione di solito scelta dalle femmine) oppure
disperdersi per cercare un proprio territorio, scelta presa
in considerazione più che altro dai maschi.
La grandezza del branco può variare con il passare del tempo
secondo alcuni fattori, come l’habitat, la dimensione delle
prede, o la quantità di cibo disponibile. I branchi possono
essere costituiti da 2 a 20 lupi, sebbene un branco medio sia
6 o 7 lupi. Un nuovo branco si forma quando un esemplare
abbandona il suo branco di nascita e rivendica un suo
territorio. I lupi solitari possono viaggiare in cerca di altri
individui anche per distanze molto lunghe. Gli individui che
si disperdono devono evitare i territori di altri lupi perché gli
intrusi su territori già occupati vengono cacciati via o uccisi.
I branchi di lupi cacciano in maniera cooperativa qualunque
grande erbivoro si trovi nel loro territorio, mentre gli
esemplari solitari si limitano alla caccia di prede più piccole
perché incapaci d’attaccare animali di grandi dimensioni. Le
tecniche di caccia del branco vanno dall’attacco a sorpresa
a lunghi inseguimenti. Attraverso un’attenta cooperazione,
un branco di lupi è capace di inseguire una grande preda per
alcune ore prima di arrendersi, sebbene il tasso di successo
di questo tipo di caccia sia molto basso. Le prede dei lupi
sono cervi, caprioli, cinghiali ed altri grandi ungulati. I lupi
cacciano anche roditori e piccoli animali, seppure in maniera
limitata, poiché un lupo medio necessita per sopravvivere,
dai 1,3 ai 4,5 kg di carne al giorno.
L’habitat preferito dal lupo è caratterizzato dal bosco ma può
vivere anche nelle pianure erbose del nord e nella tundra.
IL DIORAMA è un modo di rappresentare scene di
vita reale ai fini d’ istruzione o di divertimento.
In questo caso sono rappresentate una scena che riproduce
alcuni animali che popolano le zone umide ed una che
rappresenta il bosco.
GATTO SELVATICO
Il gatto selvatico appartiene alla famiglia dei Felidi; è un
animale di medie dimensioni, particolarmente potente
e agile, abile arrampicatore, con testa larga e massiccia,
grandi occhi ellittici verde-oro, dentatura tipicamente da
carnivoro e lunghe orecchie. La coda cilindrica è lunga
quanto metà del corpo, gli arti sono robusti e gli artigli
acuminati retrattili. Il pelo folto da fulvo giallastro a grigioargenteo. I suoi caratteri più distintivi sono: i vistosi anelli
e la punta nera della coda, le quattro striature scure nella
regione cervicale, la fascia nera sul dorso che si interrompe
alla base della coda. Questo felino teme ben pochi predatori
ed è perennemente all’erta per cacciare, con vista e udito
pronti a far scattare attacchi fulminei. II gatto selvatico è
un animale solitario, schivo, attivo nella caccia soprattutto
dal tramonto all’alba, grazie alla sua vista acutissima;
mentre trascorre gran parte delle ore del giorno rifugiato
nella cavità di un vecchio tronco o in un buco tra le rocce,
purché asciutto. Vive in foreste ma anche nelle aree aperte e
rocciose dell’Appennino centro – meridionale e sulle Alpi.
LINCE
Un animale molto ammirato è la Lince
che assomiglia ad un grande gatto ma
a differenza degli altri felini ha una
coda molto corta.
Caccia appostandosi in punti rialzati
(come ad esempio una roccia o un
albero caduto) controllando l’ambiente circostante ed
individuando la preda che attaccherà con un balzo non
appena gli capiti a tiro.
E’ un animale solitario con un territorio di caccia esclusivo.
Vive in aree boscate e nella foresta.
Può attaccare anche animali molto più grandi di lei come ad
45
esempio le renne, ma le sue prede preferite sono il capriolo
46 ed il cervo. Non disdegna però neppure animali domestici
quali capre e pecore. Il suo corpo sinuoso le permette, grazie
alle muscolose zampe posteriori, di compiere movimenti
agili e rapidi per catturare le prede.
La lince può mettere al mondo dai due ai quattro piccoli. I
cuccioli nascono in zone riparate come ad esempio grotte o
tane che permettono alla madre di vigilare sulla prole.
Curiosità: In Italia la Lince è presente con ben pochi
esemplari nelle zone delle Apli e di confine con la Svizzera,
l’Austria e la Slovenia.
UNGULATI
Con il termine di ungulati si indica un gruppo di Mammiferi
caratterizzati dall’avere la parte terminale delle dita
(falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli).
Ne fanno parte il Cervo, il Capriolo, il Daino, il Muflone ed
il Cinghiale (tutti visibili presso la mostra).
CERVO
La femmina ha dimensioni più piccole di
quelle del maschio e non possiede le “corna”.
Normalmente partorisce un solo cerbiatto
per cucciolata. Il cerbiatto è il cucciolo del
cervo ed è caratterizzato da piccole macchie
chiare sulla schiena.
La sua pelliccia vira dal colore marrone in inverno al
rossastro nel periodo estivo mentre sulla parte posteriore
presenta una colorazione chiara.
Come si chiamano le enormi corna che possiedono i maschi
di questa specie? Si chiamano PALCHI.
47
I PALCHI:
Cosa sono i Palchi? Sono delle appendici che
alcuni animali presentano sulla fronte. Sono
formazioni ossee che crescono rapidamente
semi rivestite da una lieve peluria detta
“velluto”.
Il “velluto”, è una sorta di peluria che
riveste i palchi in ricrescita, è in pratica la
prosecuzione della cute della testa con alcune
caratteristiche peculiari. Innanzi tutto è in
grado di crescere ed espandersi notevolmente in modo
da lasciare spazio alla crescita dei tessuti che rivestiranno
e che formeranno i palchi, è ricchissimo di vasi sanguigni
che portano nutrimento al tessuto osseo in formazione ed in
misura minore di terminazioni nervose. I peli che ricoprono
il velluto si formano in continuazione nelle porzioni apicali
dei palchi in crescita e vengono lasciati indietro lungo le
punte e le stanghe mano a mano che la crescita avanza.
Chi ha i palchi.........i maschi o le femmine? Li hanno solo i
maschi!
I maschi infatti li usano per combattere durante la stagione
detta degli amori che va da luglio ad ottobre, a seconda
delle specie.
Le corna molto sviluppate e imponenti sono possedute
solo dai maschi e sono costituite da una sostanza ossea
compatta. Fino a una certa età i palchi crescono ogni anno,
poi a sviluppo completo, a
maturità raggiunta,
non
crescono più.
48
CAPRIOLO
Diffuso in larga parte d’Europa, in
Italia è presente soprattutto nelle Alpi e
nell’Appenino settentrionale e centrale.
Il peso varia nei maschi da 18 a 30 chili
mentre le femmine sono circa 1/10 più
leggere. Il treno posteriore sollevato,
il corpo raccolto gli conferiscono
una struttura da saltatore; il salto che
precede la fuga è una delle caratteristiche del Capriolo.
La femmina ha le orecchie lunghe, il collo lungo e sottile la
testa più allungata.
I caprioli di 1 anno oltre ad avere il muso dall’espressione
“infantile”, hanno il collo lungo e magro; poi invecchiando
il collo si inclina sempre di più e la testa sembra più corta
per l’allargamento del cranio; la schiena diventa più dritta
mentre nei soggetti giovani la curva del dorso è notevole.
Nella femmina, con il passare degli, anni il ventre si
appesantisce, il collo e la testa smagriscono (la testa sembra
più lunga), le orecchie sono portate indietro.
Il mantello presenta in estate una colorazione rossa,
diventando grigio-bruno durante l’inverno con la regione
anale bianca; il piccolo è macchiettato sino a circa 3 mesi.
I palchi sono normalmente bruno-gialli; la colorazione non
sembra dipendere dai pigmenti contenuti nelle cellule ma
dallo sfregamento contro i rami ed all’azione dell’aria, del
sole e dell’umidità. Il Capriolo necessita di diverse razioni
alimentari nel corso della giornata, sino a 8-12.
L’alimentazione consiste in erbe di vario genere, e anche
parti legnose, fogliame, gettiti di latifoglie e anche di conifere
(abete bianco in particolare).
E’ un animale piuttosto prudente, dal carattere inquieto.
Durante l’inverno si ha la formazione di gruppi composti
da femmina con i piccoli, o femmina eventualmente con
un maschio. In aprile i maschi adulti tendono ad imporsi
sul giovane maschio che lascia il gruppo che si smembra
totalmente prima dei parti quando la femmina si isola nei 49
luoghi più sicuri del suo territorio.
MUFLONE
Il muflone è una pecora inselvatichita originaria delle isole
della Sardegna e Corsica. Il suo corpo è lungo circa un metro
e trenta centimetri. Il pelo è molto corto in estate ma tende
a infoltirsi durante l’inverno. Sul petto invece i peli sono
più lunghi dove si forma una specie di criniera nei maschi.
Il muflone è di colore bruno o rossastro, mentre il ventre,
il muso e la parte inferiore delle zampe sono biancastre.
Le sue corna possono raggiungere circa sessantacinque
centimetri di lunghezza e quasi si toccano alla base, ma poi
si allontanano e si incurvano obliquamente indietro e verso
il basso; sono presenti quasi esclusivamente nei maschi. Nei
mesi da novembre a gennaio tra le montagne risuona l’eco
dei colpi di corna che si scambiano i maschi, lanciandosi
l’uno contro l’altro con molta violenza. I mufloni si radunano
in branchi sotto la guida di una vecchia femmina, che segnala
all’intero branco l’avvicinarsi di un pericolo, lanciando un
caratteristico grido d’allarme. Ad aprile o maggio, cioè
venti settimane dopo l’accoppiamento, la femmina dà alla
luce uno o due piccoli, che presto la seguiranno ovunque.
L’alimentazione è molto varia: nelle zone boscose bruca
fogliame, ghiande e frutti, mentre in altre zone l’80% della
sua alimentazione è costituita dalle graminacee e dalle
leguminose prative. Il muflone è stato introdotto anche in
numerosi paesi dell’Europa.
Il maschio ha forte senso di dominio sulle femmine durante
gli amori. La femmina segue i cuccioli fino al termine
dell’allattamento che corrisponde circa a tre mesi dalla
nascita nascondendoli tra la fitta vegetazione.
I maschi di muflone sono caratterizzati da una macchia bianca
sui fianchi, a delineare quasi una sella; inoltre, presentano
delle corna spiralate che riflettono l’età dell’animale e il suo
50 stato di salute. Le femmine possiedono talvolta delle piccole
corna diritte e corte.
Le corna sviluppate, sono utilizzate dai maschi in
combattimenti frontali non limitati alla sola stagione
degli amori, ma anche ad altri periodi dell’anno, quando
possono assumere un prevalente significato di definizione
del rango.
CAMOSCIO
Vive a quote superiori al limite della
vegetazione arborea. Nel periodo
invernale, si spinge in zone più
basse e frequenta il fitto dei boschi.
La femmina mette al mondo 1 solo
piccolo, che in poche ore è già in grado
di seguirla. Vive in piccoli branchi.
Quando il camoscio appoggia il piede,
le unghie si divaricano offrendo una
presa ideale sul terreno roccioso e
sulla neve. Le corna permettono loro
di difendersi contro i predatori ma sono anche un mezzo di
predominio tra i membri del branco. Gli zoccoli sono invece
uno strumento indispensabile alla vita in luoghi innevati ed
impervi.
CINGHIALE
Chi di voi non ha mai sentito parlare
del cinghiale o non lo ha addirittura
visto? Non è infatti difficile fare un
incontro con questo animale nelle
nostre zone.
E’ un animale che frequenta boschi
fitti e macchie impervie dove trova
il nutrimento composto da ghiande, castagne, radici, ecc.
E’ caratterizzato da un mantello formato da setole, più scuro
51
e folto nel periodo invernale e più chiaro e corto d’estate.
Ha un corpo molto tozzo e robusto, la testa è conica, con il
muso allungato che termina con un disco calloso sul quale si
aprono le narici. I canini inferiori escono leggermente dalla
bocca. Peli e setole brune formano una specie di criniera, le
gambe sono corte e forti, gli occhi sono piccoli e circondati
da peli, le orecchie ovali ed anch’esse pelose.
Grazie al suo corpo forte, corre velocemente anche
nei cespugli più fitti e riesce a travolgere tutto ciò che
incontra.
Si nutre di tuberi, radici e piccoli animali che ricerca
scavando nel terreno.
Tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre i maschi si
battono per le femmine e dopo un rozzo corteggiamento
procedono all’accoppiamento. Vive in branchi sia nei boschi
lungo le coste che in montagna.
Le femmine partoriscono tra i tre ed i dieci cinghialini.
La madre non lascia mai i piccoli da soli e li protegge
costantemente, dopo qualche mese dalla nascita le femmine
con piccoli si riuniscono formando un branco. Solo al
momento in cui la madre deve far nascere altri cuccioli cerca
di far sì che i piccoli (ormai cresciuti) si allontanino da lei.
Avviandoci verso la conclusione del percorso espositivo
troviamo degli animali molto interessanti ed alquanto
amati dai bambini, ne abbiamo selezionati alcuni tra i più
significativi tra mustelidi e roditori.
GHIRO
Il ghiro, è un piccolo mammifero
lungo circa 30 cm. di cui 13 di coda.
Possiede una pelliccia folta e morbida
di colore grigio scuro o castano sul
dorso e bianco-gialla sul ventre. La
mascella superiore è dotata di un solo paio di incisivi ed
52 in totale è dotato di venti denti. Possiede lunghe vibrisse
(baffi), nere come la mascherina oculare; la gola, le guance
e le zampe sono bianche. La coda, cespugliosa, è grigiomarroncina sulla parte superiore mentre inferiormente è
percorsa da una striatura bianca.
E’ un animale di attività crepuscolare e notturna, mentre
durante il giorno dorme rimanendo nascosto nelle cavità
degli alberi, nei nidi degli uccelli, nelle fessure dei muri e
delle rocce. Durante il periodo invernale può stare in letargo
anche per sei mesi, per cui durante i mesi caldi passa gran
parte del tempo a procurarsi il cibo, soprattutto semi e
bacche.
La durata massima della vita in natura è intorno ai sei anni,
i nemici del ghiro sono soprattutto i rapaci notturni, le faine
e le martore.
In virtù delle abitudini strettamente arboricole, il ghiro vive
nelle aree boscate. E’ diffuso in tutte le formazioni forestali
del nostro Paese, isole comprese, dal piano mediterraneo
fino al limite superiore del bosco.
Predilige tuttavia i boschi luminosi di latifoglie ma lo si può
trovare anche nei boschi di conifere umidi e ombrosi. A causa
della diminuzione dei suoi spazi vitali, si è diffuso anche
nei frutteti e nei vigneti e a volte frequenta anche soffitte e
granai. Anche lui appartiene alla famiglia dei roditori e si
trova diffusamente nei boschi. Vivendo prevalentemente di
notte, passa la maggior parte del giorno ..... dormendo! Da
qui il detto “Dormire come un ghiro”.
Lo sapevate che durante il letargo il ghiro
perde circa la metà del proprio peso.
Molti animali durante il periodo invernale
vanno in letargo.
Cos’è il letargo? Alcuni animali dormono
un lungo sonno all’interno delle loro tane,
calde e ben protette, che durerà tutta la
stagione invernale. Il loro sonno sarà interrotto solo da
piccoli risvegli per mangiare quanto accumulato nei mesi 53
estivi. Si sveglieranno solo a primavera quando il clima sarà
più mite.
SCOIATTOLO
Fanno parte della famiglia dei roditori
poiché, come dice la parola stessa,
per nutrirsi rodono il cibo che è
costituito in prevalenza da gusci duri
di noci, nocciole e pinoli ma anche
frutta e funghi (di cui fanno cospicue
scorte durante la stagione estiva,
immagazzinandole in dispense ben nascoste, per poi
attingerne nei periodi di scarsità). Di taglia medio-piccola
(40 cm) è un animale arboricolo, abile saltatore, e per questo
legato agli ambienti silvani (la coda funziona come un timone
nei rapidi balzi da un ramo all’altro). I principali predatori
dello scoiattolo sono la martora (Martes martes), il gatto
selvatico (Felis silvestris) e diverse specie di rapaci.
MARTORA
La martora assomiglia molto alla faina, ma a differenza di
quest’ultima la caratteristica macchia presente sulla gola e
sul petto è più piccola e non è mai bianca, bensì gialla. E’
lunga circa 45 cm. a cui vanno aggiunti i circa 25 cm. della
coda. La pelliccia, folta e splendente, è bruna con il muso
ed il mento scuri e la testa e le parti dorsali più chiare; le
orecchie corte e rotondeggianti hanno il bordo bianco; la
coda lunga e pelosa è molto utile sia nella corsa che nel salto
perché funziona da stabilizzatore, mentre le zampe, avendo
il quinto dito opponibile, le garantiscono una presa perfetta
54 sugli alberi. E’ un animale molto agile, si arrampica sugli
alberi con estrema facilità, inseguendo velocemente ghiri
e scoiattoli fino alle cime più alte. E’ diffusa in gran parte
dell’Europa, eccetto all’estremità sud-est e sud-ovest, e
nell’Asia centro-settentrionale. In Italia è meno diffusa della
faina e presenta una distribuzione più discontinua. Le tane
vengono generalmente ricavate dai nidi degli uccelli o degli
scoiattoli, o costruite nell’interno di alberi cavi o di altre
cavità naturali. Il periodo degli accoppiamenti ha luogo da
giugno ad agosto, ma il parto avviene solo nella primavera
successiva. Di solito nascono 3 o 5 cuccioli rivestiti di un
corto mantello grigio con la macchia sulla gola poco evidente
e la coda più corta. Si dedica alla caccia non solo di notte
ed al crepuscolo, ma anche durante il giorno predando sia
roditori, che conigli ed uccelli; spesso saccheggia i nidi,
utilizzando gli incisivi per aprire il guscio delle uova. Nelle
sua dieta rientrano anche frutta e bacche.
FAINA
Appartiene alla famiglia dei
mustelidi e come la martora è
carnivora ma, a sua differenza,
predilige vivere a terra piuttosto
che esibirsi in acrobazie tra gli
alberi. La faina è un animale
principalmente
solitario
con
abitudini squisitamente notturne:
utilizza come rifugi diurni cavità od anfratti riparati in antichi
ruderi, nei fienili, nelle stalle, nelle pietraie, tra le cataste di
legna o nelle cavità naturali delle rocce, dalle quali esce al
tramonto od a notte fonda.
E’ specie tendenzialmente onnivora, che si nutre di miele
(risulta immune alle punture di api e vespe), bacche, uova
(delle quali incide il guscio coi canini per poi succhiarne
fuori il contenuto), e piccoli animali: la carne, tuttavia è la
55
componente preponderante della sua dieta.
Cerca il cibo principalmente al suolo, pur dimostrandosi
una provetta arrampicatrice, dove si nutre di bacche,
frutti, uova e nidiacei d’uccello. Per agguantare le prede di
maggiori dimensioni, come fagiani e ratti. La faina dimostra
una grande pazienza, appostandosi per ore nei luoghi in
cui questi animali sogliono passare. Al passare della preda,
l’animale le balza fulmineamente addosso, atterrandola e
finendola con un morso alla gola.
Curiosità: Avete dei nonni che abitano in campagna?
Chiedete loro se conoscono la faina! Vedrete che vi diranno
cose terribili sul conto di questo piccolo ma famelico animale
poiché spesso attacca i pollai, protetta dal buio della notte.
Spesso questo animale procura danni alle attività umane:
durante la ricerca di nidi, nidiacei e pipistrelli tende a
danneggiare i tetti delle case spostando le tegole, inoltre ha
la tendenza a mettere fuori uso le automobili masticandone
i tubi in gomma.
VOLPE
La volpe è un carnivoro di
dimensioni medie.
La volpe ha un aspetto
gradevole, il corpo è lungo 5877 cm e il suo peso varia dai
6-10 kg. Ha una pelliccia folta
e lunga, con una coda di circa
32-48 cm, il colore del pelo
può essere di diverse tonalità e muta con le stagioni. E’ un
animale straordinariamente intelligente e scaltro.
Essa è solitaria ma è un’abile cacciatrice e la sua alimentazione
comprende una vasta gamma di cibi che vanno dai piccoli
rettili, ai polli, agli insetti ed infine non disdegna di ingerire
frutti e bacche.
Si accoppia in gennaio ed i piccoli nascono in genere in
56 marzo-aprile dopo circa 50 giorni di gestazione; scava
profonde tane dove può accudire alla sua prole.
La vita della volpe si svolge da due ore prima del tramonto
fino all’alba alla ricerca continua cibo, e si ferma soltanto
per riposare nelle profonde tane scavate nel terreno, o per
giocare. I giovani maschi compiono invece vita vagabonda.
Oltre all’uomo la volpe teme i grossi rapaci come l’aquila
reale, il gufo reale ed il lupo, che la predano.
Questo mammifero è presente dal livello del mare sino
all’alta montagna, addirittura lo si può incontrare in periferia
e nelle aree verdi delle grandi città: preferisce comunque
boschi, radure con vicinanza di coltivi.
LEPRE
Caratterizzata da lunghe orecchie e
zampe che gli permettono agili balzi
è un animale con grande senso della
territorialità. Ha un corpo slanciato,
pesa circa 2,5-6 kg, in entrambi i
sessi la colorazione del mantello è
fulvo-grigio con tonalità nerastre
sul dorso.
La coda è corta e bianca, ha gli
occhi rotondi e grandi leggermente sporgenti, con pupilla
rotonda ed iride color giallo-bruniccio. Le orecchie sono più
lunghe della testa (8-14 cm) e gli arti posteriori più robusti e
notevolmente più lunghi di quelli anteriori.
Ha abitudini notturne ed è sempre in allerta, pronta a fuggire
precipitosamente in caso di pericolo.
L‘habitat originario della lepre è la steppa, ma preferisce
boschetti fino 2000 metri s.l.m., frequenta coltivi, orti e
radure dei boschi.
Durante la stagione degli amori, i maschi, lottano tra di loro
utilizzando le zampe anteriori. (A quale altro animale ti fa
pensare? Ma sì! al canguro)
I piccoli della lepre nascono già coperti di pelo ed in grado 57
di camminare e vedere.
Che differenza c’è tra la Lepre ed il
Coniglio Selvatico?
Sono simili solo apparentemente;
innanzi tutto la lepre è più grande
ed ha zampe ed orecchie più
sviluppate. La lepre crea la sua
tana approssimando una buca nel
terreno mentre il coniglio selvatico
realizza vere e proprie tane
sotterranee. I piccoli del coniglio, a differenza di quelli della
lepre, nascono senza pelo e non sono in grado né di vedere
né di camminare ed escono dalla tana solo dopo circa tre
settimane dalla nascita. ISTRICE
Al primo sguardo potrebbe
sembrare un grosso riccio ma
non è proprio così. Innanzi
tutto è molto più grosso del
riccio in secondo luogo è un
roditore vegetariano.
E’ un mammifero roditore
molto caratteristico lungo
60-70 cm con un peso di circa 10-15 kg. Ha una criniera
a forma di cresta con setole lunghe e robuste. La parte
posteriore del corpo è coperta da aculei bianchi e neri alcuni
del quali raggiungono i 30-40 cm di lunghezza, e la testa
appuntita. Le orecchie sono piccole e nascoste dalle setole,
gli occhi sono grandi, anche se questa specie non è dotata
di vista particolarmente acuta e fa affidamento soprattutto
sull’olfatto.
Gli aculei svolgono prevalentemente una funzione difensiva
e, in base alla regione del corpo che occupano, hanno
58 forma e dimensioni diverse; sono debolmente inseriti sulla
pelle e vengono perduti con molta facilità, vengono eretti
all’occorrenza grazie a muscoli pellicciai e soprattutto
quando attaccato usa quelli della coda per emettere un
caratteristico crepitio.
L’istrice, per il suo carico di aculei, non è molto agile, ma ha
un’andatura impacciata anche perché le zampe sono corte,
ma forti e adatte a scavare nel terreno. E’ un animale notturno
e possiede quindi udito e olfatto molto sviluppati; ha anche
un ottimo senso tattile dovuto alla presenza di vibrisse su
tutto il tronco, con le quali si orienta perfettamente nel buio
della tana; la vista è scarsa. La vita minima è di 15 anni
circa.
Si nutre di erba, radici, germogli, frutta e tuberi; conduce
vita solitaria, esce di notte per andare alla ricerca di cibo.
L’Istrice vive solo in Italia e trova particolare diffusione negli
ecosistemi agro-forestali della regione mediterranea, è
presente nei boschi di leccio, di roverella, di pino e nelle zone
aperte a macchia. Predilige zone asciutte, fino ad una quota
di circa 800 m. La si può occasionalmente ritrovare anche
nelle grandi aree verdi situate all’interno delle città, purché
contigue a zone provviste di abbondante vegetazione.
Curiosità: forse avrete sentito
dire che l’istrice scaglia i suoi
aculei contro l’aggressore ma
non è vero!
In realtà alza gli aculei quando
viene attaccato o quando si
sente in pericolo per intimorire
l’avversario ma non tira gli aculei.
Se vi è capitato di trovare qualche aculeo nel bosco è perché
periodicamente li sostituisce facendo cadere quello vecchi
per permettere ai nuovi di formarsi.
TASSO
Il tasso è un mammifero carnivoro
con una caratteristica maschera
facciale a strisce longitudinali
bianche e nere. II corpo, di solito
agile ed allungato, lo facilita
negli spostamenti, misura circa 1
metro e può raggiungere i 10 -15
chilogrammi di peso. E’ prevalentemente notturno, passa il
giorno all’interno della sua tana, costruita scavando gallerie
in zone ben riparate del bosco, dove vive in gruppi familiari
fino a 10 esemplari. La stessa tana può essere occupata da
più individui ed usata per più generazioni, contrariamente
a quanto si pensa essa non è luogo per il letargo.
Si ciba preferibilmente di lombrichi ma anche di radici,
lumache e larve, che porta in superficie con i robusti unghioni
delle zampe. II tasso come tutti i mustelidi ha particolari
ghiandole poste in prossimità dell’ano secernenti un liquido
dal pessimo odore, che serve a marcare i confini del suo
territorio.
Il tasso vive preferibilmente nelle zone boschive, fino a 2000
metri, che sono interrotte da aree aperte e pascoli.
Conosci delle favole, dei racconti fantastici, dei cartoni
animati o dei film di animazione che abbiano
al loro interno gli animali della Mostra
Permanente della Fauna Selvatica della
Provincia di Arezzo?
Gioca con i tuoi amici e vedi chi ne conosce di
più! Noi ti diamo qualche suggerimento ….
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Babe maialino coraggioso Walt Disney
Balto Walt Disney Bambi Walt Disney (Felix Salten) Papera
Lupo e Gabbiano
Cervo della Virginia
Biancaneve e i sette nani Walt Disney (Fratelli Grimm)
Cervo e uccellini
Cappuccetto Rosso Perrault Cip e Ciop Walt Disney Scoiattoli
Daffy Duck Warner Bros Papera
Era Glaciale Michael Wilson Gli Aristogatti I tre Porcellini
Walt Disney Fratelli Grimm Oche
Lupo
Il Brutto Anatroccolo Hans Christian Andersen Cigno
Il lupo e i sette capretti Jean de la Fontaine
Lupo
L’usignolo Hans Christian Andersen La Gabbianella e il gatto Luis Sepùlveda La Sirenetta Walt Disney - H. Christian Andersen Lupo
Scoiattolo
Usignolo
Gabbianella
Gabbiano
La Spada nella Roccia Walt Disney - T.H. White Gufo
La volpe e il Corvo Jean de la Fontaine La volpe e l’uva Jean de la Fontaine Volpe
Lupo Ezechiele Walt Disney Lupo
Paperino Walt Disney Papero
Peter Rabbit Beatrix Potter Coniglio
Pinocchio Collod Volpe
Qui Quo Qua Walt Disney Paperi
Titti e gatto Silvestro Warner Bros Canarino
Winnie the Pooh Alan Alexander Milne Volpe – Corvo
Gufo - Coniglio
Come puoi sapere se ci sono animali nella zona o nel bosco in
cui ti trovi? Per scoprirlo hai un modo semplice ed efficace, 61
controllare con attenzione intorno a te se ci sono segni e/o
tracce di presenza animale.
Potresti ad esempio notare delle impronte sul terreno ed a
seconda della loro grandezza e forma capire di che animale
si tratta.
Un altro importante elemento della presenza di animali in
una determinata area è dato dagli escrementi. Essi sono
ovviamente indicatori preziosi che ci permettono attraverso
la forma, le dimensioni e la tipologia di determinare
importanti informazioni quali ad esempio la specie a cui
appartengono, di cosa si nutrono, ecc.
Infine hai un ulteriore indizio della presenza animale da
valutare, ovvero le tracce da lui lasciate come ad esempio
gli scarti di cibo, su cui restano segni dei denti o dei becchi,
le buche nel terreno, gli scavi intorno alle radici, la corteccia
degli alberi.
Se fai una gita nel bosco con i tuoi genitori o con la tua classe
porta con te questa piccola guida, utilizzando la legenda
che trovi di seguito potrai, se sei fortunato, individuare
delle impronte, delle tracce o degli escrementi che ti
permetteranno di risalire all’animale che le ha lasciate!
Se andrai a fare una passeggiata nei boschi ti suggeriamo
62 alcune piccole, ma fondamentali regole:
• Utilizza un abbigliamento comodo che ti permetta di muoverti bene e proteggerti dalle eventuali insidie della boscaglia;
• Porta con te sempre dell’acqua e, se ti trattieni a lungo, del cibo;
• Vai nel bosco sempre in compagnia;
• Non disturbare la quiete del bosco e cerca di essere il più possibile rispettoso degli animali che lo popolano;
• Cerca di non avvicinarti mai troppo agli animali;
• Se vuoi vedere più da vicino gli animali o vuoi
fotografarli usa un binocolo oppure lo zoom della macchina fotografica;
• Non dare mai da mangiare agli animali, il nostro cibo potrebbe essere non adatto a loro e a volte anche nocivo;
• Evita di lasciare carte, buste, bottiglie ed ogni tipo di oggetto nel bosco.
Ti è piaciuto questo viaggio alla scoperta del bosco e dei
suoi abitanti?
Se ti è piaciuto dillo ai tuoi amici e torna a trovarci insieme
a loro, la MOSTRA PERMANENTE DELLA FAUNA
SELVATICA ti aspetta!
Scrivi qui i tuoi appunti e ciò che ti ha colpito di più nella
Mostra della Fauna
Selvatica della Provincia di Arezzo
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La Mostra sarà visitabile su prenotazione contattando i
64 seguenti numeri telefonici: 0575.392269/239/423 oppure
inviando un fax allo 0575/392425.
E’ inoltre possibile prenotare o chiedere informazioni ad
uno dei seguenti indirizzi e-mail
[email protected].
[email protected].
[email protected].
Per informazioni è possibile contattare anche l’Ufficio
Relazioni con il Pubblico della Provincia di Arezzo al numero
verde 800296613 oppure [email protected]
La mostra sarà aperta al pubblico ogni primo sabato e
domenica del mese con i seguenti orari:
9.30 – 13.00
15.30 – 18.30
Attualmente l’ingresso al museo è GRATUITO.
Per gruppi e scolaresche vi è la possibilità di effettuare visite
guidate, previa prenotazione.
Le visite guidate saranno effettuate da personale qualificato
pronto a rispondere alle domande che gli verranno poste in
merito agli esemplari contenuti nel museo ed al loro habitat.
Il Museo è stato infatti pensato proprio come percorso didattico
utile a far conoscere la fauna locale, e non solo, presente nel
museo.
Il museo è accessibile anche a persone diversamente abili
potendo contare su di un accesso facilitato.
Come arrivare:
IN AUTO
Autostrada A1 (Milano – Napoli): uscita Arezzo, località
Battifolle.
IN TRENO
Linea ferroviaria: Roma-Milano con fermata ad Arezzo
DALLA STAZIONE FERROVIARIA
A piedi Piazza della Libertà (ove ha sede il Museo) è facilmente
raggiungibile in meno di 10 minuti. Dalla stazione proseguire
diritto lungo via Guido Monaco, attraversare Piazza Guido
Monaco e proseguire fino a Piazza San Francesco. Svoltare
a sinistra imboccando Via Cesalpino alla fine della quale ci
si trova direttamente in Piazza della Libertà.
INDICE DEGLI ANIMALI TRATTATI IN QUESTO
OPUSCOLO INFORMATIVO:
•PAPPAGALLI
•RAPACI DIURNI:
•AQUILA REALE, FALCO PELLEGRINO,POIANA
•RAPACI NOTTURNI:
•CIVETTA, GUFO, GUFO REALE, BARBAGIANNI, ALLOCCO
•PALMIPEDI:
•FISCHIONE, GERMANO REALE, MARZAIOLA, ALZAVOLA, CIGNO REALE
•TRAMPOLIERI:
•AVOCETTA, CAVALIERE D’ITALIA, COMBATTENTE, CICOGNA, AIRONE CINERINO, GARZETTA, TARABUSO
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•BECCACCIA, BECCACCINO
66 •PICCHI, PICCHIO VERDE, CUCULO, CANARINO
•GALLIFORMI – COLUMBIFORMI:
•PERNICE ROSSA, PERNICE BIANCA, GALLO CEDRONE
•LUPO
•GATTO SELVATICO, LINCE
•UNGULATI:
•CERVO, CAPRIOLO, MUFLONE, CAMOSCIO, CINGHIALE
•GHIRO, SCOIATTOLO, MARTORA, FAINA, VOLPE, LEPRE, ISTRICE, TASSO
L’ordine con cui vengono proposti gli animali segue la loro
sistemazione nel percorso museale.
•I disegni degli animali sono estratti dal sito internet www.
midisegni.it che li ha gentilmente concessi a scopo didattico
ed informativo.
•La copertina è realizzata da Sebastiano Baroni
•Flora e Fauna nascono dalla matita di Maria Grazia Frappi
•Il logo della Mostra Permanente della Fauna Selvatica è
realizzato da Barbara Occhini e Maria Grazia Frappi
•Alla realizzazione della guida hanno partecipato i dipendenti
dei servizi Caccia, Pesca e Polizia Venatoria della Provincia di
Arezzo
•Supervisione scientifica: Dott. Luca Mattioli
• Si ringrazia per la gentile collaborazione e supervisione
didattica la Maestra Paola e con lei tutti i docenti che nel
tempo hanno visitato la Mostra della Fauna con i loro alunni
e continueranno a farlo.
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Finito di Stampare nel mese di Dicembre 2010
presso L.P. Grafiche - Arezzo
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una piccola guida per giovani visitatori