i É£bùa h ém&éw ^;> .,jj>- . : ( k; vIWci »3 >A- Tir W|^ • ' vt ftSTEDIFER fì4/?/1 31 Sun (£mtnrn?n isiwi fóeucrmìitsstma iriMciii! mm ©a©aaa a®iaa ! DELLA CITTA E COMUNE ' >S > > f 0-Q-« C < Cg « DI FERRARA )m&mvmb\$$\m<i minerva A Voi, Eminentissimo Principe, che reggeste questa Provincia con tanto zelo, e che anche tuff ora, benché lontano, la degnate di Vostra protezione , intitoliamo il presente opuscolo ben certi che e pel soggetto augusto cui si riferisce V , e per la Città a Voi cara da cui partesi accoglierete con quella gentilezza di Ci avete manifestata, SANTITÀ e animo che sempre vi farete interprete presso di quei sentimenti che nutriamo, mente a parole costumanza si e SUA che diffìcil- possono manifestare. Imperochè noti fu soltanto, o dovere di sudditi, che Ci movesse ad incontrare ed accoglieva con ogni maniera di ovazioni /' amatissimo nostro Padre e Sovrano PIO IX in occasione che onorava Ferrara di sua Augusta presenza, fu in quella un sentimento profondo che parlava vece in ogni cuore, fu un idea che sorse spontanea in ogni mente, fu V espressione della reverenza pel della A Capo della nostra Religione, e sudditanza pel nostro Sovrano. perpetuare perciò la memoria di quelle manifesta- zioni che ne furono V effetto, abbiamo pregato un nostro Concittadino il Don Gaeta- chiarissimo Professore Dottore no Cirelli Levizzani a farne la descrizione , ed egli di buon grado ne ha assunto V onorevole incarico. Restino adunque vive fra noi Ferraresi, e le ricordanze delle Feste sia della vostra bontà gradire la offerta che inchinata al bacio della S. Porpora ha V onore di presentarvi. Dell' Eminenza Vostra Reverendissima Ferrara 25 Novembre 1837 I- % MAGISTRATI HA HlìllCIPlLi: ili iìWÌ IVI il SUA SANTITÀ PIO NONO D appoi che per Ducato fu devoluta la alla S. nose, il nelle diritto prove più dure, anche a costo de' Romani tomise, temperandosi al il al Corona la vita. Ma conosciuto vedesse cadere dall'alto una Provincia, niente di meno si sot- cuore il un Re. di Si diede infatti temporale di che Vili di quella fede che inviolata. E e i nepoti ne appello e singoli i gli Memoria, Chiara di nostri gli fecero i Papi, dei tutti Clemente , non fu omaggio, né impari avi giuravano alla manten- non degeneri in minore testimonio la storia. Legati Pontificii, quanti da quel- epoca furon messi a governarci, sorger potessero ad asseverare mio detto. mondo di si di corteggio con che entrò Ciò fu un'arra Anzi vorrei che il Principe festa nero poi ognora 1' tempo assai quella giusta suggezione la quale onora e in solenne e pomposo l'affetto. le Legato Cardinal Pietro Aldobrandino. E come qua novello l'apparato e tuttoché Pontefici, un popolo e contenta devotamente venne Sovrano. Per al del non ruppe giammai Sede, Ferrara stato di Capitale a quello d' felicita Signoria la I!. areale seibale agli Estensi anco nelle strette più pe- forte e Alfonso di obbedienza leggi di un' ossequiosa fida morte se la Ma cito i viventi che mei ratifichino, e nostra Città abbia contratta quella febbre dicano al maligna tracotanza e di sedizione che da oltre un mezzo secolo va in- fluendo per le contrade di Europa e infettando. Se non piuttosto sempre uguale a se comando, al stessa sia stata facile al reggimento, ossequente e altrettanto cordiale quanto convenevole. che, non mi riprenda si che non è mia questa degli eccelsi Governanti da lor fatta e replicata, mai doluti di noi Per modo non e' stigio : e del sono si e più presto è loro incresciuto dell'aver finita : sua legazione che dell' averla avuta e dovuto compiere. un potere tirannico giunse ma espressione forte di armi di , Soprag- frodolenze e come cento altri luoghi Continente, anche questo nostro. Nò bastandogli e in varii tempi occupò, pre- d'Italia averci 1' posti in servitù e usurpate molte sostanze, usurpò ancora, quel che è peggio, e manomise nostro nome. Il quale per alcuni tuttavia usurpasi e manomette: mentre vi ha di parecchi che o per appog- giare e accreditare speranza di lor parte turbolenta e sovvertitrice, dare effetto a qualche a bello studio opra di cittadini abbacinati è iniquo forza l' sentire e prepotenti misfatto Ma il opprime il e tenta tria ai al giogo, allora questa, che è sua, lode. ventura non dubito io E E di ciò dico ma : acconcio in fu Ospite ci quale fu cipe, ma Sommo ad onore del : rinfacciare a chi- non per piatir per contrapporre e dare alla si pel noi, che feste, qui Pontefice , il mia Pa- più poi perchè non paia le con strano del non ha guari che per nostra buona Angusto. Intendo l'amore ond'elle furono preparate ed eseguite, e tra pregiudizio. vuol conoscerne le propensioni si maggiore ornamento onde splendettero Il pochi alcuni lontani e quasi fuori del credibile quel che appresso dirò celebrate il perfino la libertà della co- vano ed inopportuno poiché mi cade falso, forse l'errore di incepparle sua menzogna vilissima. la costoro, che sana vero e nuovo e acceso lampo d'un al ed estimarne l'animo. Quindi chessia disegni, fingono giudicare d' una moltitudine quando una maggior il scienza. Scosso tristi questa Città ciò che fu solo di estrani, altri suoi o nella di cui ben videsi commossa tutta la Città. aperto e sensibile non pure all'entrata del Prin- rimanente del tempo ch'Egli degnossi ognun dovette conoscerlo. Forestieri d'ogni dimorare ordine, d'ogni condizione, specialmente dal Padovano, da Venezia, dalla Marca di Trevigi, dal Veronese, da quel di Mantova, e da altre —3— e città al lombarde terre Santo Vicario Ma derlo. qua erano accorsi G. Cristo per baciargli di riconobbero tutti più e più migliaia in pie, il o almen ve- vero affetto con che era ricevuto, il e la premura spontanea sentita semplice, niente artificiata nel fe- Compresi steggiarlo. della verace che delle non cambierei col vanto io apparecchi in infiniti seco stessi per se sono di l'amore , ed animate. Ma 11 sapessi ne occhi non vale terlo. lustro, anzi di sì Ma cari sensi, e l'osse- trovano si sua propria vita son elle vive come perfettamente ritrarre pone evidenza in penna, e la i bella varii le volontieri arie, gli modi dell" alti il opportunità e alta animo devozione che dimostrarono al Principe. farei. e le luci certo , mia men che meno; onde dispero Però qui dichiaro l'antica dini in farlo la cose tali che nella narrazione delle Feste che verrò facendo io ti di sensibilmente, allora elle traspiri quanto può una dipintura che per degli avere spesi tesori anco morte, e quindi né onorifiche nò pregevoli. maggior fornite del cosi dimostrazioni più sontuosi e magnifici; poiché dove sieno accompagnate dall'espressione quio nostre congratulando cen gloriavano. Di vero questa è gloria cordiali, e di godeano Cattolicità, comun Padre profonda venerazione pel di di i po- Citta- E giovami distintamente e innanzi tutto. Prima per nostro onore; che altrimenti, avendone sommo debito, il non averlo adempito ci fa- rebbe vitupero. Poi, perchè se mai qualche estraneo, o alcun de' posteri leggerà queste carte, supplisca immaginativa: e quelle guardo fredde e inanimi, egli al lor difetto di sua cose che narrando io sottoporrò suo egli è l'espressione di nobile e al più dolce de' Padri. se le figuri calde di figliai al quella vita che sentimento ad un ottimo Monarca —k— 1MVIO AL PONTEFICE a supplicarlo che onori Ferrara di sua presenza, ed apparecchio «li feste. Come seppesi che S. vivissimo resi indugio alcuni care Fu dunque di ebber risposta gnerebbero i nostri ed Città giuntovi, e avuta pago il assai lungi ma dalla in i allietare ma Duchi di al gli comune Sua Sede, , signori di sol la prouffi- quivi rasse- : : e Conte Vincenzo condussero a quella si al Il felice quale questa umile preghiera insino a Ferrara e ardente. Ferrara , e cosi essere confine più lontano dello : far posta Stato; suggezione stargli vicinissima. Piacessegli di presenza ancor questo che è que' fortunati dell'Umbria e della Marca. che attraggono filiale, fiducia, i cuori ed contentezza e profon- che dove s'inoltrasse all'Emilia non iscor- sua Ferrara. Quindi ci fu recata questa non certezza dolce speranza. Pertanto non altrimenti che essendo certi, si tosto tutta la sollecitudine a divisare e preparare festeggiamenti quali non tornassero al lutto indegni di secoli Magistrati nulla Conte Giovanni Guli- Camerino, porsero sua veneranda par rispetto, rispondea ebbe i nobili Egli con que' suoi modi ineffabili derebbe suppli- essere colà ricevuti per tale suo viaggio insinuano tutto ad una amor do a aspetto dell'Illustre Viaggiatore. udienza, 1' per fedeltà ed alta pur suo popolo, Ed nostri incliti presentassero in Loreto degli ex- nostro desiderio dunque Roma farebbero lor supplica. Giusta tale comando proseguir di comune che senza frapporre della Città ed eseguire la parte della Provincia invidiata degnasse i au- 1" Giuseppe Fioravanti per parte del Municipio; Conte Don Rodolfo Varano Ronchi per e che furono inviati e Dottor nelli omaggi gli di si , E brama la domanda pria, fecero tosto Ma volere grazia. tal tardandosi di secondare cio. Loreto, nacque nei ferra- di deputassero e fossero inviati a si Sovrano il primi nei desiderio di goderne almeno per qualche di il presenza. gusta Casa a visitare la Santa Maggio del PIO IX moverebbe Santità andati avemmo di parecchi un tanto Personaggio. Nei Pontefici che ci .onorarono di 5 venuta; taluni anche Jor un Alessandro, terzi non brieve dimora. di questo nome; di Urbano, l'ottavo terzo il Benedetto e iJn Gregorio, Innocenzo IV, Giovanni XXII, Martino III, Eugenio IV che venne presiedere a in persona Concilio ecumenico al Fiorentino, Paolo III, Clemente Vili, due Pii sesto, ed altri V arguire se con onori non secondo il non serbasi certa memoria; ma cui di altro passasser di qua. Tutti detto e il è diritto furono ricevuti vi proporzionali alla loro altissima dignità. Fu- e festeggi rono specialmente grandi que' per Giovanni per Martino per Eugenio e Pio e II. Grandissimi poi que' che magnanimo Farnese Ercole ; dezza propria della Casa Ma d' Esle. meno molti archi e colonne di simili altri la splendi- comechè ne fosser venute segni di é serenate e fuochi lavorati trionfo, pubblica esultanza che narran non pur sua venerazione al si memoria Ma nandone. lora volgeano egli i passò Capo Supremo viaggiava tempi ; di anzi da lutto che da letizia. Non di Di- come S. Chiesa, ma suo fu tanto lorchè Pio quinci andando tempi per ed storie. le doveano da chi volea professare vassallaggio al nuovo Signor del Ducato. gloriosa le sontuose. Le vie parate solennemente, mostrazioni singolari che ben di mai tutta intrepido ricchezze dei magnifici e munifici Estensi, non però le della Città furono feste all' all'ingresso dell'Aldobran- dino e pel lungo spazio che qui stette, meno con trattò il fecero si Vienna e a VI tor- privato: ollredichè tristissimi alla uomo Immortale PJO IX, Chiesa e per ogni savio Ora venendo ogni ragione volea che le pubbliche feste 1' si copiassero più delle grandi celebrate ad onor di Clemente, che delle umili fatte pel Braschi. somma è la gloria a cui il benignissimo Iddio ha Pontefice. Un dogma che in tutti tempi sentirono Di vero questo ed amarono, fu spiegato per stiani la i Fede fitte sia eran le tenebre, le quali ognor più immenso vantaggio politica negli orridi abissi umanità stolici ivi là si diradano; e non andrà della Beligione, operar di della morale e al tutto beneficio dell'oppressa ed egra furono stabilite, dove per lo addietro doveano cri- è raggiante dove più donde scaturirono saranno fugate. Gerarchie ecclesiastiche a i e definito, onde par che addivenuta più cara. Questa guari che con della lui levato nascoso tra le i incertezze Vicarii gì' Apo- inceppa- — menti e Una gran persecuzioni. le posto. poi altri popoli che ammirano frante magnanima ad occupare ora sorge E catene le si degli conducono errori nella più vii avito e nobile suo 1' E Principi che lor genti Pietro, e più di E quanto torno al Soglio Pontificale. benemerita sì vengono stenebrando, ed ossequiosi delle Sante Chiavi venerazione già fulgidissimo del Vaticano. Sole il nazione dopo essere giaciuta della Cristianità e del Papato, belletta, — 6 stringono in- si smascherati e convinti della più scellerata fellonìa, che stizia crati sono da se si conquisi; e oggi mordon stessi anche dai meno onesti; mentr'Egli per su quel trono che l'amore e la Re Franchi i cattolici, Quante cattolici, un contrassegno degli animi che com'era sentimento il d' imitare si dei fallo il comune il dell' affezione Però Cittadini. dei e pensiero dei Magistrati, avi per la venuta nostri rassicurano. D'altronde per quel sudditezza stanno devoti. Ciò fu gli gli passate vicissitudini, dargli le nostra di polve ese- la e gì' Imperatori con nobile gara che spetta a noi bisognava, attese distinto lor tri- di contrario risiede lo Re i è bisogno applaudire! glorie a cui ribelli gratitudine de' popoli eresse, e stabilirono, e che al presente ed anche non dovuta alla regno temporale, al convenne si Clemente. di Non badasse alle spese, che infine andrebbero per molta parte guadagno onorato di nostri. convenne Si altresì pregherebbesi Pontefice di voler entrare piuttosto che per la Porta Paola perciocché era porta stesso certo che venendo Romana o nome per questi, per di in- le Giovecca e San Giorgio, vicin di indi ( Ghiara, di maggior Tempio, (im- per la demolita dello del meno ampia si ) il che non andasse, come San Pietro, delle quali alcuna è al Bologna di quella, or Ma cui entrò Clemente. vie della San Francesco verrebbe da in ) Saraceno, e a passare dirigendosi al in pubblico passeggio dai rampari del Follo scendesse immediatamente a quest' ultima che è amplissima e famosa. In tale divisamento ordina- rono che fuori della Porta fosse ristaurato e ripulite di contro le ; e niente piazza palazzelto statue dentro ed dal tagliando dello anche rabbellita lato destro ramparo. il dei bagni, quello il la venisse Ponte sul Volano, prospettiva aperta una conve- Inoltre, poiché di dove Ercole 11 toscana dietro al imbandì una cena regale a Enrico III adiacenze, queste Francia, s'erano annesse certe strane di atterrassero e la fabbrica isolata si corazioni e nando de' premurosi Cittadini trionfi a tre di si rimettesse commessa ogni faccenda nel suo bel rustico. Del rimanente fu Accademie Governativa sulle cose membro di belle arti, di pittura, scultura de- N. U. Cav. Ferdi- il Marchesi Canonici nominatissimo Architetto, socio delle più famose di della molte di Commissione ed archeologiche; il N. U. Conte Cav. Francesco Maglioni Ingegner peritissimo del primo e secondo Circondario Consorziale; e pittore riputalo. I quali poi si signor Francesco il giovarono della solerzia dell'lllmo signor Luigi Trentini, e vollero coadiutori nio Tosi Foschini giovane gnatore e tre nella Ingegner Zalti verso la Chiesuola cui le Autorità e 1' suo, e, come Cittadini dove e •Sovrano, ma per Bologna di ad incontrare potesse Né sostare il tutti i Prelati e insieme con tavole, Estensi, se mai ufficiali piacer a il signor Cardinale stessi vie per cui passerebbe ricevere a il E per Corte. della Ecc. Rev. Monsignor De- gli Amministratori della cosa fino a privati, specialmente Papa entrando e gli ricchi real il Principe amasse dimorare il l'onore S. e tutto ben disponendo il Pon- qui finiva l'ordine non pur procurando tutto l'occorrente suo proprio. Gli strada suo ampio e grandioso Epi- il adoperava similmente le che inol- : con nobile padiglione, a decorosamente apprestato legato Pietro Gramiccia provinciale: Città Casoni nostro Arcivescovo, desiderando altresì sua parte servizi sulla apparecchi. Imperciocché S. Emiri. Rev. venisse Pietro Zeni signor Dottore Ignazio il usciti Egli un tanto Ospite, dava opera che scopio gli dei fior il della suole, vestir mozzetta e stola. Luigi Vannicelli la fosso, un arco del aspetterebbono; tefice di interno l' ad erigere Provinciale Univer- signor Felice Galuppi sperto dise- il Questi per ornatista. signor Ingegnere il Maestrato della Provincia deputò il degli Statica; belle speranze; e di signor Dottor Anto- il Professore di architettura nella nostra dottissimo e sità, Saraceni in e nobili palazzo de- questo che è abitanti di quelle andando a' precipui stabilimenti, attendevano a far rimettere l'esterno delle loro case, che per alquanto elemento salmastro grintonicati nel nostro clima presto fan bozza e scanicano. Ed era piacevolissimo il vedere a —8— un tempo innumerevoli artefici a cento svariati lavori lerzia namento ed operai beratosi di accontentare suoi sudditi i Intanto Sua Santità era a sera ador- Legazioni, procedea, delle Imola: ed in 1' Pontefice deli- il Bologna. visitando or questa or quella Città, alla volta di Giugno molta so- di chi per le feste e chi per : publici e di privati edificii. di tutti inlesi furono ivi sei Il nostro il Kminentissimo Cardinale Arcivescovo, l'Eccellentissimo Monsignore Delegalo col nostro Gonfaloniere Conte Commendatore Cav. nostro Ma come Silvestro Camerini ad ossequiarlo. giorno fu giunto in Bologna, allora a rappresentò il Gonfaloniere poi da quarto al li rassegnare l'omaggio Rinaldo Marchese Manfredini, Conte Giovanni Gulinelli si Comm. Cav. signori cogl' Illustrissimi gli Dottor , Giuseppe Fioravanti, Dottor Girolamo Scutellaria Dottor Filippo Dotti, Cav. della Ed Provincia. che sarebbe tra noi, di Egli allora degnossi glorioso di porre 10 Luglio a sera. Faustissimo di! il che noi non potremo scordare giammai, e tramanderemo posteri in Ronchi Conte Saracco Riminaldi, e Conte Vincenzo Luigi amministratori il Magistrato Municipale; e gl'Illustrissimi signori del lutti ai nostri monumento. FESTA PER L'ARRIVO RI SUA SANTITÀ II di posto era un andare uno strano d'ogni maniera, cittadini e per la la forestieri, a quanta Castello, che tira adornata di si gli più di due terzi qua e di là di gliette rotonde. Gli stendardi erano che di finiva di apparecchi il fatti veder miglio geografico., essere tutta grandi stendardi inalberati ed si usa nei trofei, e di altre certe gu- erano nei colori dell'insegna papale: una larga e lunga banda in persone distende dall' arco di prospettiva infino a bandiere insieme aggruppate come giallo mirar di venuta del Pontefice. Veramente tornava curioso Giovecca poiché affollarsi in due due fiamme guernite ciascuna teli di bianco e un nappon- —9— stesso dello cino brata e raccomandata che fatto nodo presso l' altra che in di sotto circa sempreverdi di metà dello la equili- era stilo e ancor più sotto ; con inscrizione cilestro traversa lancette giù cadea dall' una parte e dal- con una nappa. Al tinta tella asta vertice d' un' abetella per un cordone al le una gran corona fìtta Pendevano da un' colore. una car- oro: la quale anzi in più parea sospesa per un cordone simile del primo, e simil- fitta mente disposto che s'infilzava negli orecchi. motti inscritti I ceano "W. P. P. IX; oppure, oggi all'Elidano invidia ovvero, oggi d'un nuovo Sol bella Ferrara è di- Tebro il — quanto ; Ferrara ardenti — altri stili vedeansi poi combinate ed incrocicchiate a somiglianza come dissi oggi sei grande! godi ed de' altrettali giubilo e di sensi di portavano impresso lori son paghi Ferrara di voti i venerazione. Sopra ma due altre bandiere eh' eran pennoni tutto bianchi, trofei corona — Marchese di stemma comunale. Scudo semplice nostro il in sotto nero riciso per diritto traverso da bianco, co- che secondo alcuni blasonisti alludono a costanza e sincerità. Le aggruppava anch'esse un cordone fornito di lauro o quercia o bosso l'una in cima del palo, compieano l'ornamento. Infine le s' cordoni e stilo come impicciolivano secondo ragione. Gli aste eran coperte le di nappe le linee estreme un panno rosso, e lutti messi in oro. dei marciapiedi a l'altra mezzo guglie eran fatte di palchettini bianchi che andavano attorno ad uno mente due ghirlande di fiocchi; e le Avean mimmo tra stili, le abetelle e le lancette o fondati i i pomi, i calci lungo mimmo e gradata- asse, e e ben al- ternate queste decorazioni e poste in bella simmetria, sicché fa- cevano una svoltando vista piacevole. al È sorge quel colle che come i rampari e nel questo quasi un ippodromo nel cui mezzo il a quei gnificenza di Alfonso I ameni e rinomati. Che frutti più piacevole assai era quella che canton del Follo offerivasi lunghesso passeggio pubblico. liziosissimo Ma Tasso celebrò. Luogo non certamente dedì, e quando di pel Ercole allor vi li buon gusto fu avea serre d'ogni ragione:, con pergolati d'uve un di e per la ma- giardino dei più fiori elettissimi, rare e pellegrine. e E boschi e uccelliere e laghi e laberinti, e quant'altro d'incantevole saprebbe mai immaginare Kent o Chambers, tutto eravi in bel di- — — 10 sordine ordinato a farne una meraviglia. Egli è non pertanto gra- devole abbastanza. Imperciocché per per linee, naturale combinazione dei verdi, e per la bellezza la dei fondi esso trae monotono il la contro di una treccia di apparenza ove come pira. Ora su gran ed ora statue finteria bellissima; manipoli né spiche di ; famoso Policleto il soltanto un a vaghezza. Inoltre quinci e quindi corolle fiori in di su dadi somiglianti a quelle ritte differenza che nelle cestelle queste frutti grandi vasi in piedistalli Ma la le nelle corolitiche e che portavano al dir di Tullio (a) e colonne a cui avvol- canefore che con bagni, tranne dei Tommaso, miravansi da una parte di al per tutto dissi porcellana infiorata con graziose ciocche di che inglesi platani delle belle foglie a palma, tra frondi sommoscapo una là palazzelto al e le robinie sorgere ora tronchi acacie geasi ai de' giardini Or cominciando gola del baluardo di S. mezzo svariato allo dei francesi. dall'altra fra sul più destro che è di viale varietà dei piani e delle la gitlò in bronzo. non avean mica presente di tu vedevi fresche molti filari di palchi da nolo a più ordini, addobbati dicevolmente ed ornati di banderuole con 1' effigie del Sovrano. Né ciò era Perchè alquanto prima della Madonna ai tempi Duca Borso del usciva la eretto un bell'arco trionfale; fatto dioso che tino., i Romani quando per in dove porta di S. Andrea, erasi somiglianza che a Ponte Molle vittoria Massenzio^ ebbe salvo Roma e l' quel gran- di Magno ei Costan- riportò sopra Impero. Ottimo disegno fu que- fare al Pontefice un trionfo che sto di sotto circa di vollero costruito e intitolato al la tutto. rammentasse per qualche modo quel prò' capitano e le benefiche sue gesta. Perchè se egli giovò i cittadini liberandoli da quella Massimiano, troppo più giovò la peste che era figliuolo di il Cristianità liberandola ancora da Licinio, e cominciando gloriosamente quel che poscia il gran Teo- dosio compi: e traendo la Chiesa da' nascondigli delle catacombe in sull' alto dei fluenze. (a) Onde sette poi il colli a trasmettere per tutto le sue vitali in- mondo, oltreché ne Cicer. Or. HIT. in Venem. trasse i sommi beni, fiori — li- vera civiltà, che altrimenti sanasi perduto in barbarie. neila si perderebbe anche oggidì di Dio quelle che certo 1' in tutto: ma dico che angustia del i nostri volendo, anzi ornato delle colonne e che era nel famosissimo Foro pravo e col di l'altezza; e di che il principio al contrasto del del e dei laterali, proporzione. Era finto di in ond'è costrutto stessa capitelli e i bri 1' con ma in ragion di metà: pilastri i marmo grigio sesto e lo sfogo Il e tutto il come quello le belle foglie di rimanente di Tivoli quelle che sono di giallo antico. d'acanto tutto rilievo e le di di bronzo; e pur di posti al di sopra del cornicione, quattro in viticci giù deca- originale, e le scanalate colonne anch' esse della materia, a differenza 1 le originali, secondo lunghezza; undici e tre decimetri e mezzo la mezzano dell'arco die decorazioni tolte ad un altro grosso quattro e un decimetro. il le veramente nel suo tale sia Trajano, presenti dell' arte Le dimensioni non furono quattordici metri mercè che bel- ostante secolo trovavasi in alto grado, e nel secolo quarto era duta. vi dovendo, copiare, Non quell' arco. di molte parti, esso poi non buon gusto E tempo non dava spazio ad invenzioni copiarono bene a proposito lissimo da prima giuste franchigie di che Costantino Or dunque tributo. non avesse per se la Chiesa la parean bronzo otto gli volute candela- ciascuna fronte, invece di quegli schiavi scolpiti là in pavonazzetto, a cui Lorenzino de' Medici tolse le teste. tanti di vasi E sui pilastrini o dirò meglio pire ardenti. I al monumento di che nell'arco bassorilievi Costantino sono venti, parlo di quelli partenevano dell' attico -altret- di buon gusto che ap- Trajano, qui non son che diciotto, quattro per ciascuna facciata nei quadrilunghi dell'Attico; quattro medaglioni nei la dri degl' intercolunnii volta a rosoni di bronzo , uno a ritta (b) e nel fornice maggiore spiccati, altri due ed uno a manca. Sui cartelloni scrizioni seguenti: tecario di bene ; in sotto gran qua- leggonsi le in- (b) Dettate dal Revnio Mons. Canonico Don Giuseppe Antonelli Biblio- Ferrara, Cameriere Segreto di S. S. — — 12 AVSPICATISSIMI D1EI . QVO PRAESENTIA D. IX P1I N. NOBILITATA EST . RECORDATIONEM XT VIRI . PONT. MAX. . . CONSIGNANDAM CVRATORES . FERRARIA . PROVINCIAE . PP. SALVE VOTIS . ORDO OMNIBVS . POPVLVSQVE . . EXPETITE. FERIURlENSIVM . PLAVDENS NOVO Ma GAVDIO bassorilievi, ai . EXVLTAT accennano a questi glorie ben veraci e laminose che non furon quelle del vincitore dei Daci più e tornando . E degli Arabi. son le glorie del Sommo Sacerdote, quale, il sortita una vocazione divina^ presiede all'unico-vera Chiesa adu- natasi prima sulle stimonianza a e vegli gli il fornito in di superna virtù intende riguardo alle cose spirituali eziandio alle corporee e temporali che sieno utili: temendo nulla e : umani non pure gli ma ed eterne, Vangelisti dei benelicare promesse dei Profeti, quindi ancora sulla te- mondo, le il contraddizioni e la guerra che ognor quale è tristo, muo- reputa anzi che sana beato se avvenisse di dover esserne vittima, perchè sa che allora avreb- be trovata posa di massima delle mercedi; procurar l'onore del Dio Vivo e , intanto adoperasi senza e fare che sia di tutti insieme i concetti dei quadri tratti dalia dal Vangelo e dalla Storia Ecclesiastica, e composti Del che deesi Dumaine adorato per una Religione santa. Tale, se m' appongo^ è dai popoli gomento la la lode dei Minori Infatti al molto Rever. Padre Fra Conventuali Orientalista erudito. eccoli, partitamente e di corrispondenza. l'ar- Bibbia, in accordo. Bonaventura — Negli Aitici I. La vocazione Alla destra Mosè, qual alquanto I. le di questo quadrilungo è verso la tende la pendice del Sinai. d' Israello di Signore nell' Da manca Dio che addita. di una dal seno di ove parte; stessa mano imperante La vocazione sfon- adiacente pianura. Pietro. manto nell'usato suo Genesaret volto verso mone «ielle «lue fronti. pinse Raffaello, mirasi su quel giogo in profilo e lo la Gesù di Aronne. prostrato nube esce dano di — 13 riva del lago barca pescareccia dei due la e Andrea, la quale chino della persona era sta sulla in è li fratelli presso la proda. Andrea raccorre sul le quale il a cavalcioni reti Si- del bordo, appoggiata gravemente la palma della sinistra sulla sponda, si è fermato a guardare ed ascoltare la destra li chiama. ha abbandonati i Ma Simone, che ben distinguesi per un'aureola remi, ed a mani giunte genuflesso in palchetto di contro a Gesù, par che di seguir II. dica gli sotto del suo tetto a per mezzo nella capanna che è cordicine son tese di un Signore eccomi pronto e di il Tabernacolo dell'Alleanza pelli commesse, raccomandate le cui falde delle dodici Tribù collocati a destra; e gli sta pontificale. L' efod; le catenelle accanto il dall' altro razionale con lato. la Mosè al suolo. parte anteriore del quadro volge lo sguardo ad Aronne che alla d' fornito della verga mistica. Nello sfondo tu vedi ben campato cipi : poppa su tua vocazione, e voglio essere fatto pescatore di uomini. Aronne ritto Salvatore che parla e con il prin- ai manca accenna Aronne è vestito gemmato che s'appende per auree; la belle veste di color di giacinto sopra nica di lino che gli va al tallone; la zona preziosa che il la tu- cinge; e in capo la sua mitra a turbante ornata della lamina d'oro su cui è scritto il nome ineffabile di Dio. Dippiù esso tien nella di- — sua verga la ritta ma verga, nuda è — 1% Anche e fruttifera. fiorita che vuol dire che affatto. Il hanno principi i capo della solo il lor tribù di Levi fu donato della spirituale podestà. Pietro che battezza. 2. quadro rappresenta quel che avvenne 11 stesso dì numerosissima titudine corsi che discese sulla Chiesa udire a lingue diverse in tempo ad un dere Dio di persone da Principe, levato alta un miracolo per quali i grandezze le Rinnovatore. Una mol- lo Spirito ebrei timorati e di proseliti erano ac- di Apostoli, gli Gierosolima nel in facevansi ossia , lingue parlavano inten- nazioni di- voce, tenne un discorso in- di varie e sparate. Il struttivo ed esortativo che ne persuase assai molti, sino a tremila. Ed allora egli trovandoli ben la disposti , tantosto li rigenerò col Battesimo. Si vede dunque una turba innumerevole., chi in piedi, chi in ginocchio, chi prostrati stare intorno a Pietro, peggia bene nel mezzo, solita sua vesta. ed ha una verga ramosa che tinta nell'idria gli lavacro; e cosi induce III. Il in noto che gli sdegnato da una di Mosè, per a fa Mosè che bronzo serpente vista il giro del il li gente di paese con faticasse sì , flogosi, e intercedesse pietà. figura santo il di si di bronzo dell' Edom, Hor, ossia e molti di lunghi viaggi, essi Iddio dura cervice, mosse lor contro un dipso e V emorroo. gli in- risanano. essi serpentelli alati e brucianti (seraphim), del suo servo, di cui la il Ebrei partendo dalle falde gionava all'istante una gran gue come circostanti, quelle anime la prima grazia santificante. Mosè che bestemmiando i verde issopo, con cui, poiché l'ha Pontefice Eleazaro addila ai velenati da Cadesbarne per fare nugolo di braccio destro sopra il vedi appiè, amministra per aspersione fatto innalzare da È della persona, cinto d'areola e nella ritto Tien alto quale cam- il E corrompea Il la il cui morso ca- massa del san- popolo atterrito fé' ricorso Iddio, ascoltando la preghiera ordinò che innalzasse su d'un palo un serpente di Gesù Cristo fatto per noi peccato e male- — dizione, e confitto su la fede un legno. Per quella Redentore promesso, nel Or fatto. d' — 15 qui l'inventore ha intromesso per insiera Così fu Pontefice Eleazaro che quei di governava la Chiesa. Esso vedesi nel mezzo nella bella di veste delle campanelle, Mosè. Esso è che in alto ma di nella berretta di lino, con alla destra commiserazione guardando a due infelici son dinanzi, e l'uno già ferito giace supino e moribondo, gli preso da un serpentello che l'altro destro è il vien rovesciarsi tramortito. Addita sul quale è alla sinistra avviticchiato il il e risanerebbero. feriti i vista al fusto mordendo il di nel braccio serpente di bronzo un legno in forma thau ossia di croce, col capo penzoloni dalla sbarra^ e con le di Nel fondo ale spante. 3. vi ha una turba. Pontefice S. Pietro sana Il Qui si allude a quel che gli ci egri con la sola sua ombra. è narrato negli atti apostolici : che operando Pietro moltissime meraviglie in prò' dell'egra uma- Gerusalemme e nità, gli abitanti di i lor malati tico di Ei nelle piazze portavano delle città vicine e nelle vie, specialmente verso Salomone dove usavano gli il por- Apostoli, affinchè se non altro toccasse con la sua ombra., che ben sapeano a prova avere li una prodigiosa Mirano virtù. che Pietro a Molti infermi sono chi giacenti, chi seduti. sta venendo ad razione. Egli è nella solita essi e fa atto di commise- sua tunica e mantello; ha l'areola, e più tutta la persona raggiante. In prospettiva sfonda una gran parte del portico di Salomone che scorgesi frequentatissimo. IV. II Pontefice Zaccaria lapidato per ordine di Joas. Lorchè un animo è cattivo d'alcuna mala passione, invece di piacergli, Ocozìa, e Re perduto tra di gli genera odio. Così avvenne di la verità, Gioas figliuolo di Giuda. Egli incalappiato da' suoi cortigiani erasi le loro nefanditàj, né recavasi a vergogna d'incensare i lo- E però tornavangli troppo amari gli onesti rimproveri di ZacSommo Sacerdote tantoché fermò nel suo animo perverso di ro idoli. caria non voler più udirne ; le sante voci. Infatti Egli stesso gli mosse con- — tro tra il — 16 furore della compra plebaglia, e il fé' ammazzare a colpi di pie- bruttandosi per tal maniera del sangue di un Pontefice che' : era insieme e figliuolo de' suoi grandi benefattori Perchè cugino. canto da zia nato padre di Jojada di della principessa Jozabet sua quella Jozabet che quel Jojada e di : e di salvatolo infante dalle crudeltà dell'empia Atalia Tempio, ed nel nalmente è Gioas 1' sul trono de' suoi avi. Or dunque da Re, ed assiso sur un trono che vestito ebber fuggito educato con mille sollecitudini, e condotto ivi stessi essi suo fratello e destra a innalza so- s' pra più gradi semicircolari. Il sopraccielo del baldacchino una gran calata che gonfia in varii seni guernito ricasca cenno con manca lo pigliando commesso il Fa campo sassi. Re che Zaccaria-, parricidio: quale sta nella parte il il ri- Tempio dove portico del moltissima e spira furore dà Dinanzi a questo due atto minaccioso e intrepido. in baldi stan fu scettro contro a dopo su s'aggruppa e quindi e nappe. Il frangie di fi- gente qual più vicina qual più lontana serra bene la prospettiva. X. Pontefice S. Pietro che va ad essere crocifisso. Il Il Principe Apostoli degli Dottore delle genti; ambedue ambi legati ciascuno ad Pretoriani armati i tutto di polsi Ma S. Paolo dar P ultimo addio che i divisi sca due confessori sulla strada Romana per destra evvi punto con Pontefice. di Cristo circondano li mani l'una le Il tratti all'altra quadro allude dal carcere S. stretti. al in l'altro decapitato alle il Pietro sovrapalto momento a in France- primo crocefisso sul monte gianicolo acque di mamerlino furon ostiense vicin della vigna detta di S. essere il con lunga catena che giù pende. ha aperte e stende una mano le al mezzo; a tunica e manto e cinti d'areola; in loro tien le braccia chiuse al seno poste. è nel e salvie. JVei Mieti tig Iioni delle dite (votiti. Erano i nella prima i quattro profeti maggiori quattro Evangelisti. Ciascuno vestito alla : nella seconda sua foggia : ciascuno — avente uno o più fogli a sedere ed posto — 17 papiro quale spie- di gato qual no, qual teso sulle ginocchia, quale abbandonato e penzolante. Chi mostrava ognuno quella lingua in che scrisse. in ciala era un' iscrizione ebraica, chi aprono prono uno dei Ponea che una Vergine avrebbe concepito e partorito un primo Teneva sul il cioè Vergine ha partorito la due angioli papiro corrispondenza di figliuolo capo, due libratisigli sul che due altre : figliuolo (e). co- Ma avveratasi che profezia mirava estatico a e su que' che appena nato di glo- pentito pubblicano. il testimonio della gran il le fac- ebraici quel suo vaticinio in vista a caratteri nella seconda era il delle sei ali serafini volo, con due velan la faccia e con al piedi. i primo nella prima Il giovine Isaia sangue di Re. Mirava a destra il rioso trono dell'Altissimo e ne greca, chi latina, il Re- dentore giù vennero ad annunziarlo e fecero udire un bell'inno gloria a Dio (d). Appresso vedeasi una sua inscrizione fa morte, tima. ed sapere a chi Infatti quale agnel egli Giudei i lamentoso profeta il trattamenti ricevuti da' giudei e a di a che esso inveiva contra i conosce d'ebraico si come questi mansueto si male le cui sonavan Anathot che per di loro vizii, più volte 1' abbian lasciasse gli aspri condotto fare vit- parole zelanti con il fecero imprigio- nare, e s'adoperarono che venisse ucciso. Anzi nel tempo che re- gnava Sedecia alcuni de' cortigiani con l' presolo una fangosa cisterna che era nel vestibolo delle e trascinatolo ad carceri, giù tratto nobilissimo immersero in quella melma infìno al collo. Ove in brieve sarebbe morto certissimamente se un barbaro Etiope, e fu Abdemelecco, non impetrava dal Re to Geremia si rimase dall' ammonire errori, e minacciar loro chè avesse forte del gli premea mondo, (e) (d) vezzo il e la di i Non pertan- poternelo trarre. di i suoi connazionali dei loro Né ciò perpiagnoloso: ma perchè castighi del Signore sdegnato. fare il critico e gloria di Dio, e il volea a' suoi il miglior bene sempre avea negli occhi quella tremenda caldaia che Is. VI. S. Matt. 1. I. 2. - 25. VII. 14. — — 18 ancor giovinetto vide venir dal settentrione sopra Israello e boled lire l' ha anche fatto lo conosci guardar al Lione che fuori la testa Ebbe anch' appena. razza a cui quella fune novarono fil che soglia un agnello mansueto il Infatti narrasi non mane facea Ma che altro gli Alessandrini Vangelo, perchè erano il morte, a con una non città. Né sod- appresso gli rin- la di il ebber tronco ogni gli invece di lamentarsi sino all'ultimo spirito, egli che (/) per tutta sera a lo stesso martirio fintantoché vita. di spaven- a d'averlo cosi malconcio disfatti la verità fa puzzo, un. di legatolo la trascinarono da il figurista trattamenti asprissimi egli d'Egitto mal sofferendo ch'egli predicasse di ove destra il accosciato sotto al sedile e sporge gli sta chiomata. quale ferito bela verso Però (e) corrispondenza S. Marco che ben di rispose niente più di quel cui scempio, su fiso appare. Viene caldaia tosa minacciare uno e agitarsi pregare pe' suoi persecutori e carnefici In Gesù Cristo di cui era seguito dall' Luca. Ezechiello con una parte Ezechiello il capo stava (A), pensar non so quale delle sue ventidue non che essendo che ebbe contro di intorno veduti mostrando questo più che ditava precisamente una fu gambe incavalcate le perchè avea ancor raso Geremia No- dall' altra San al le a lui uno carro altre tutto di mistero di tal sembianza. il meditabondo a quattro gloria faccia forse Se enigmatiche. quei di (g) camuffato, e visioni della la li figura, e a di simiglianza del buon Geremia: o dirò meglio sull'esempio stro Signor , di animali Dio (('), me- iione, forse Ma il e buon me- dico d' Antiochia addottrinato da Paolo, e più da un angiolo che gli si vedea parlare pensoso. (e) (f) (g) le all' E veramente orecchio, non dimostrava no' di essere cosi egli ha saputo che quegli animali figuravano Gè re ni. Aug. Cairn. Dict. Hisl. N. B. lo non fo che porre in quella che in' è paruta miglior ragioni di corrispondenza avute dal sopranominato R. P. accennatemi. (li) Ezecli. (t) Id. I. I. e. e. I. V. Dumaine e da luce lui — i ministri del Signore: e la faccia bue mansuetudine, la vangelo che fé' si ? Ecco l' Emmanuele viene Finalmente erano Ambedue estatici destà eterna ha dato (k). 1' rabile dei 1' una Uom-Dio (/), della campo Vaticano, il primo mostra lo il mise- fatto di S. il dissij due grandi solenne Pietro fondata da rito della Costantino dal Pontefice S. Silvestro. Vedesi pianeta di foggia antica, in pallio e fregio circondato ungendo sta col crisma l'altare di pietra. Daniel. C. VII. Apoc. C. XII. (m) Nei primi tempi pianeta (phelonium) era la onde venia coperta poco men che parva casa. Era inconsutile e tutta tutta la persona ornata di croci. umerale dei sacerdoti ebraici^ che è : e Il come una gran cappa però diceasi casula cioè pallio sostituito al l'insegna dell'officio pontificale, era presente fatto a collana con un bendone che cadeva sul petto, di ve- niaggioi' fornice. rappresentava e dedicata da molto clero (m) che la l'Uom-Dio trova con Lei e per si mezzano eranvi, come Basilica lungo frutti protestanti e degli altri novatori. consacrazione al come rinviene, si Il (/) Quegli visione. quale ognor il quadri a rettangolo. (k) Fate dunque ! Questi la Vergine incoronata di dodici stelle che Inoltre sotto l'arco in noi antico de' giorni die onore, regno,, e po- Bassorilievi sotto questi tra Signore. vie al le miravano Lei, né senza di essa nel ruggiva quale la giovine Daniello e l'evangelista Giovanni. il gnente su nube a cui ci faccia di la vipere chi salveravvi dallo sdegno che vi di penitenza e preparate di una voce sentir nel deserto politicastri: razza sovrasta sapienza, la narra nel capo terzo del suo stesso ci egli faccia di giustizia, la la fortissimo leone e gridava a tutti: ai farisei, agli erodiamo come un ai d'uomo faccia d' aquila la Ed lione la fortezza. — 19 quel che sia oggidì. pecorella smarrita che il È d' ma sopra- come assai più una pelle candida di agnello, perchè figura buon pastore ha cerco con ogni sollecitudine , e che alfin trovata tutto viscere di carità se la porta in collo. Le Croci che ora sono in nero^ nei primi tempi erano in rosso. L' antica mitra pontificale oltre agli altri nomi avea pur quello di phrygium (fregio), perchè era lavoro di ri- — pur l'Imperatore a capo scoperto con molti pretoriani Evvi de' quali porta gli ceremonia se, — 20 diadema. son PIO IX quasi tre anni, piviale e mitra assistito da Stava secondo dipingeva Il regnante Pontefice fatta del quando or il solenne la nella Basilica Ostien- consacrò. Vedeasi egli la in moltissimi Cardinali, Vescovi e Prelati. atto di scrivere sulla cenere col calcio in un della Croce due i greco e latino, simbolo della pienezza e insieme della sin- alfabeti golare semplicità della dottrina di Gesù Cristo. ben condotti. Le Tutti questi bassorilievi furon movenze, arie, gli scorci, le panneggiamenti, tutto bene. Fu opera del professor Gae- i tano Domenichini. Ma altre decoravano pitture fregio; e queste il lavorarono Giuseppe Migliari e Celestino Tommasi a cui vuoisi eziandio la lode di tutta quanta fu dipinta. Nella zo («), ma con una sacrificii degli i lamine d'oro coi piedi a dolce salita ebrei. La punta di bella profumo forma in corna auree ai e tengono altre due i i calici due velano le ali i nichi e con corona Sacerdote. E per quali guardano V un si nella vavasi zona tra di era conica Chiesa di S. Martino ai P. monti ov" è sepolto erat caenea. tal Paralip. 2. Papa il modo. Pars suprema altro do- delle il nella sommo seconda allegorie ed (rolundae fonnae in vertice acuta). questo santo Pontefice formata in (o) Ma Dumaine, erano si Exod. 20. 26. nomi i che cigneasi preziosa di anche nel secolo decimosettimo, e forse (n) 1' le pettorale che ha le pietre 11 ultimo le tavole della Legge. La sua forma tra che pare un' anfora con due ma- fronte, per divisamente dello stesso camatori. aurea e L'arca del patto che parti inferiori. La tutto coperta di spante sul propiziatorio, mentre con L' urna della manna coperchio. di toro focacce azime. L'altare preziosissime incastonate in oro su cui leggonsi dici tribù. testa candelabro d'oro dei sette ca- gigli. i due bei cherubini ciascuno si e Il bron- in cono, come quelli degli anti- piedistallo dorato quattro angoli. lami coi globetti stanghe ha di Una (o). mensa chi sofà asiatici, su cui ponevansi le dodici del modanatura che la prima fronte era l'altare degli olocausti senza gradi dinotante artisti riputati, In Roma S. Silvestro conser- conserva anche oggidì, una mi- C. ( Macri Hierolexicon 4. ). — — 21 arnesi spettanti alla Chiesa Cristiana. che Giovanni. vide pesce mistico che 11 eravi Infatti dei primi tempi solevano scolpire o altramente pesce), e simboleggia di Dio per somiglia gliano e si pesci Tra (p). maggiori le fanno Verbo il divorare si Aggiugni che minori e vivere della E lor fiaccare i nostro Signore, per redi- lasciò divorare da quelle lamie degli il suo nome è proprio IX0TS, come Qsov Tlóq "Larrip Jesus Christus Dei Filius Salvator. Poi eravi una di quelle fessioni che capidogli ed altri cetacei i i principalmente,, dall' acrostide della sibilla l^ovi; Xpit;ró<; risulta Ictis, ( questa nostra vita che perversi cercano sempre di i merci, pesce innocentissimo scribi e farisei. delfini, i per viver su loro. e conquiderli giusti in altre per questa di carne, cosi degli uomini nome IX0TS il uomini per moltissime analogie somi- gli orche, le morse, le pesci uomo, ed entrò fece figurare cosi spesso. Salvatore del Mondo. Poiché il mare, come il i siccome noi specialmente cristiani i Egli è un pesce che porta scritto sul corpo l'agnello ucciso che facevansi nelle catacombe ; dossale con sotto un'urna di reliquie: , con- una semplice mensa senza il turibolo: le sette lam- Patmos vide intorno all'angelo rappresen- padi che Testatico di tante la persona di Cristo (7) : calice coli' ostia, calice di il forma antica a coppa larga e pianta larghissima senza né coppettino né vasetto pallio ; né e ornamento altro finalmente alcuni qualsiasi; la stola; spiegati rotoli Evang. Concil. Actus Apost. Per queste e le l'ostensorio; con le il abbreviature altre su riferite deco- razioni, e per l'esattezza della costruzione diretta dall'architetto Prof. Tosi, l'arco trionfale osservato da vicino e attentamente tor- nava piacevole. o il Né lo era meno da lungi miravi. il guardassi in isguancio stando a mo' d'esempio del baluardo di S. Montagnone tra Tommaso che dal ovunque (p) Habacuc. (q) Apoc. Gap. I. ei 12. I. ti sì sull'angolo alberi di il bene ornato e facea occhio e bella Che anzi sorgea a pie del ti di palazzo del bagno spetto a capo del lungo viale dissi, allora esso una bellissima confusion statue; ovveramente come se colonne e guardassi in di pro- tanta simmetria veduta. — a vedere Ora procediamo rimanente degli apparecchi. Andan- il S. Giorgio, trovavansi do dal palazzo dei bagni a porta sono a destra e a manca — 22 fregiati quello di festoncini in fiori e mortelle Lo sbocco che esce freschissime, questo di aranci e di oleandri. Corso Porta Romana di in era chiuso 'd'un palco a più ordini parato in bianco e a festoni verdi che rispondea bene ramparo due muri che i agli scaglioni fatti su pel contro. L' atrio della porta che è una di quelle di fortifi- cazione non potea essere che ripulito: altrimenti un qualunque addob- bo il di Ma l'avria reso più pesante. cortiletto di qua sulla avea la cappelletta mezzo era coperto d'un velario e di là cascava cartella della come messa a prospettiva vedeasi scritto : e bianco e rosso che in due cortine ornale in festa di lauree. Fuori (r) OB OPTATISSIMVM D. N. OMNIS . IDVS ORDO ANN. MDCCCLVII . 1VLII . POPVLVSQVE . DECVRIONES H. i marsi. preparato un E l' . EST MVNIC1PH . MM. FERRARIENSlVM . PP. come Magistrati della Provincia ordinarono, sulla strada di Bologna venisse MAXI MI . LAETATVS Ma IX PII PONTI FICIS V. ADVENTVM . a circa due miglia luogo dicevole ove ingegner Zatti un grande arco il e mezzo vi eresse, due tende, avea l'aria lcano in di Dio delle stagioni e tempo del (s). l'altro nome metteva Quiriti so- i del preteso Se non che erano quelli per Monsignor Can. D. Giuseppe Antonelli. (r) Dettato del Revnio (s) Parecchi di questi giani ne ricordan Censore Q. Fulvio Fiacco ne fer- quale avendo il quegli archi doppi che sulle strade e Giani intitolavano dal che dalla Città Sovrano potesse due vani incrocicchiati che l'un serviva all'ingresso a dissi, fé le Storie. Livio, ci narra che il costruir tre janos tres faciendos ìocavit 41, 26. : ££ - - - — comodo chiunque, dove questo solamente ed appositamente pel di Pontefice e sua Corte e per Lo tarlo. su d' una base rettangola di circa cento alzò sure e alto quinti, alto sei nove e fece bro pietra di , non era men bella lutto ciò A cornice della dir tutto onore dell' bene alla Imperatrice. la semplicità imitava vi cui era ritto corona sotto divisò e si 1' arco dalla Quanto da Napoleone di Conte tra un onore E — è poi prati di resto nelle Pompeo uno spazzo legno in amendue pe' ma sopra un Giano di marmo al : — e fronti un dado su e incimierato delle A PIO IX a gittò largo otto destra metri Pro- la e a si- lungo e suolo dell' arco e dirizzandoli che Augusto fece : due innalzare una statua che Domiziano ne ordinò alquanti in Cotali fabbriche a doppio arco (transitiones 2^''^>ae, aedificia fornicata) per comodo dei passeggieri fatte trofei, ove- Ingegnere l' Svetonio nelle sue vite dei Cesari dice di di sull' attico inscrissero al ad I blasone del Casato Mastai, ove scudo a parma quattordici, livellandoli Roma. Non stella. voleasi intitolare all' Imperatore lo vincia di Ferrara. sui con ; energica del suo dorico. Tranne che sopra V imbasamento insegne pontificali. nistra di mem- altro avea colonne prospetto e in quattro punti simmetrici aggettava di lastroni di armate francesi e compiuto poi da Luigi Filippo, primo che il Non ora in Parigi fondato quello che vedesi già simile. brieve dirò che in incrostato mensole ed ogni le ; due traverso largo tre e il Parea decimi. un tufaceo grigio giallastro di primo vano largo cinque mi- il due decimi; e e dieci ventitré grossezza, e alzollo a metri quin- di Ne quattro decimetri. e Autorità che dovean quivi aspet- le metri quadrati con otto metri dici — 23 suoi moti apparenti e per produce le varietà del dì e si l' chiamavano dal nome del Sole, che inclinazione delle in sia ci dell'anno, venia detto secondo che pensa Macrobio Janus o Eanus de eundo. Si vuole che delle molte eseguite per ordine miziano una quanto supposta sua traiettoria di Do- quella che ancor sussiste nel rione presso l'Aventino già pa- lude delta volgarmente velabro. Bellissimo arco quadrifronte tutto in pario con dodici statue in nicchia per ciascuna facciata e colonne superbe. no e vi Ma ha né colonne né statue, poiché nei bassi tempi un signorotto mutò in un torrione. al il presente guastò, — a squadra sopra fusti ben alti sopra centinature ad arco in una mezza abside. de' spicchi in vaghezza cielo era 11 partendo vestiti, misino galato di una sotto a ri- conveniente- fusti ai cascata di velluto tocca d'oro che girava di bianco coi ter- e drappelloni bianco e rosa giù ca- : lavano a combinarsi ed aggrupparsi intorno mente che sette metri, volse le tende minavano come salti E della strada. la linea scemo, posanti su — 24 cher- intorno alla cornice e riprendeasi di tratto in tratto in rosoni di rispetto. Si potea entrare tenda a sinistra nella prati dai comodo per posta per una gradinata che andava tutto attorno che dovendo accogliere strata di il Sovrano era ; tutto punto, quale chiudevasi il tutto ricinta d' quanto il una balau- una ricca cortina d' di di sei. simmetria quattro padiglioni. Ciascuno era so- in Eran giù colori, ii cupole le a pria si che mettean nei prati ; divergendo a rivo del Principe cittadini che gli : di e segnò una corona del diacortinaggio il sei dei punti del suolo cui carrozzabili trapassi una grand' area intorno all'arco fiati, che dovea far disponessero si le festa all'ar- molte carrozze dei di poco le ore sette pomeridiane, e Pontefice preceduto dal Principe D. Camillo Massimo dente generale delle Poste giugnea quivi. Ricevuti Revnia per- di facevano incontro. Eran valiche E. divisato comodamente ogni maniera ben cento e su cui Zatti il e alle tende ove star potessero sone e una musica cono; e a anche Fece raccomandavasi. distanza questa tenda. Oltracciò a certa stenuto da un feristo alto dieci metri, ed avea metro damasco in tappeto rosso ornato di rabeschi copria tutto pavimento furono innalzati S. nell'altra, che pareano vetrate a lastre bianche di finestroni Un gialle e cilestre. vai cosi e più avea sotto l'abside un gabinetto nobilissimo fornito ; con frangie d'oro, e in non delle Autorità Monsignor gli Sommo il sovrantenossequii da Delegato, da! Revnio Monsignore Don Giuseppe Felcini Vicario generale in nome di Emin. S. il Card. Arcivescovo, dagli Eccnii Amministratori della Provincia, Consultori di sosta^ tagli indi brieve una splendida muta a quattro bei morelli servi- Legazione e Magistrati del Tribunale, e montò dal in nostro Eminentissimo. fatta La guardia d'onore valcar d' antiguardo e circondavalo ; e oltre del suo si mise a ca- corteggio prò- D : :i — gran numero prio, di cocchi da gala e lungo codazzo. Passato in — 25 riserva gli venner dietro di ponte che fu intitolato a il lui (/) , il treno svoltò nella strada di circonvallazione, su cui era di molto popolo devolo e festante, e in quel dì guardavano S. E. nazzo a stola nei loro Comandante Padre roboni ed austriaci, Avuto piegavano procedea affilatisi vessilli i innumerabile su tutto in al Rhon Generale R. I. Santo il 1' due ale tra che passaggio, il lato; al papalini di sopragiu- al armi, coni' è uso, o presentavano, intanto : Montagna gli e in ogni di una che al- gli moltitudine scaglioni dei ram- dove, davangli segni voci e di mani; che tuonano da delle artiglierie tre punti. proprio, passò sotto l'arco di trionfo, mentre di Monta- al qual il soavi armonie delle bande, al suon festevole de' bron-r bombo arco Anziani omaggio delle chiavi, venerazione con plauso carrozze girarono a destra all' lllmi nei palchi, su per affollatasi su di alle com'era gli ponendosi a ginocchio. Le pire ardenti pel dosso della non dubbii zi, 1' passo grave di zavano intorno un fumo odoroso mesce oro, grande partita cavalcavagli in gnere del Principe abbattean si velluto pavo- suo trionfale ingresso entrando il Generale Tedesco e la real muta pari, su fin nobile suo seguito, a cui furonsi aggiunte le Autorità col Il Signor nobile il della Fortezza. municipali, cominciò gnone. e in aspetto in di gran giornea, che è in , dove stavano civici, e bianco raso lavorato di belli Pompieri i Gonfaloniere il per quindi a porta S. Giorgio, che fu : e quinci Ei solo, disceso in Giovecca trovò prospettiva, su palchi parali riccamente, tutti falonieri e Priori Comunità delle varie altre le Gon- i della Provincia, che rasse- gnarongli lor vassallaggio abbassando ciascuno sua comunale segna. Or chi la vide questa via ivi lunga ed amplissima s\ in- ben de- corata e con le case superbamente adornate di splendidi damaschi La (/) per un è strada postale che da Porta Paola conduce al Reno continuavasi ponte sul Poatello volto su tre archi che era in isbieco e curvo. guari possibile. ne fu costrutto un altro, Esso ha un'inscrizione in il quale marmo è ben dirizzato e che l'intitola a livellato PIO IX. i! Non pili — tappeti, tutta « oltre dell'esserne piena di persone ed orti, certo egli sinfonie, nobilissimi un che vide ella tirati di grande e solenne. che sventolavano, risplendere vista fu da tra affatto indegno suono due lunghe dei viva e del- di nell'oro dei carri, liste delle e pompose ben Legazioni, alcuni Vescovi, il il si cantava ove slava esposto il coro intonò versetto, Egli il a cappella procedette serici sciamiti, e s'illuminavano per gran copia in Collegio dei Com' Tu il all' Egli pose es aitar : di ceri e in lumiere di tersissimo cristallo qua altresì espressi i voti proprii e le navi drappi, con velluti e che ardevano su e là pendenti e bell'ordine disposte. Ciò fu per cura dei Revffii Canonici, vollero Petrus maggiore nelle tre navi. Tutte e tre erano addobbate decorosamente con altari il Santissimo, venendo inchinato e riverito dal numeroso popolo che pressavasi gli porta alla Rettore coi Professori ed alunni del Seminario, e molto Clero secolare e regolare. pie nel Tempio, un gran E fu allo Amici Commissario delle quattro Capitolo Metropolitano, Parrochi, quello dei Beneficiati, nella livree, al- Duomo, al nostro Arcivescovo. il fine mostrò un onore si tanto Principe. Pervenuto Ecc. Monsignor Camillo e mentre cocchi di superbi cavalli guarniti d' argento o di sportello a riceverlo S. Emin. il E quando quella gala di uno spettacolo veramente magnifico non era S. il giardini le corteggio tra il maestà dei copertoni, negli alamari e fu che, forestiere, sopra dai chiusi dei orature, che luceano e lampeggiavano lora e fin con tutto reale treno degli slentardi (ile le il cittadine gremito lo spazio, riboccavano da ogni finestra da ogni poggiuolo da ogni vano poi entrato — 26 comuni e la i comune quali esul- tanza nelle due seguenti inscrizioni che leggevansi una all'esterno, l'altra {u) nell'interno sulla porta maggiore, (u) Del Renilo Monsignor Canonico D. Pietro Merighi. — — 27 1NGREDERE VIATOR PVBLICE AVGVSTISS1ME . CATHOL1CI . ADCLAMANTIS HOC . TIRI . H1C VT1 QVOS HOD1E . METROPOL1TANVM . FERRARIENSIS . ET . SACRO . ECCLES1AE . ADPRECARE . PASTOREM . PARENS . NONE PIE TEMPLVM NOMINIS . GREGEM . PERFVSOS . GAVDIO . AMOR VNVS VNVSQ. LOCVS AD VOTA NYNCVPANDA COLLIGIT . . . . . . PRHCEPS PliTORYH SERV.tTOR €HRI§TVS . . POST . VITAE VSQVE RELIGIOISTS IN . . . ET HV1YS . SI . COEL1TVM AETERNVM . AVLA . D1EM . TANTI . VIRI . . VISO . D1ERVM MAXIMA . . SVI DEVS! . FLORENS . BEATOS CONSOCIET ORDO . IVL. ADVENTV . FAVSTISSIMVM INTER IDVS . . AEVVM MVNERIBVS . CANONICORVM VI . FAXIT . PACIS . . CLAR1VS . . . GESTIENS ANNI . . ANIMO CONSIGNABAT ILLVCENTEM MDCCCLVI1 . TEMPLI . DECORA — ADSIS HVMANI ADSIS VOTIS ET . TV! AD . AD . IN EXTENTO AEVO . SOLLIC1TE . TERRIS . TVI . CATHOL1CI . PRAESENTFSS1MVS . TE . S0SP1TAT0R . . AMBIT . GERENS PIVS NONVS M. VT . H1C . VICES . P. QVEM ADNV1TO QVAEIS . DEVS . . GENERIS . . — 28 . . NOMI NI S . POPVLI , DECVS GAVD1VM . 1NCOLVMEM SERVES . YNO ORE PRECAMVR OBTESTAMVR . Appresso die l' Eccnio . . l'adorazione del e Venerabile e Revmo Monsignore Gaetano Carletti a porla del Tempio fino rarlo e di essere da dopo un panno rosso che aveano steso dalla s'era fatta lui la spetto, la le benedetti. piazza bramosa in sulla Ed maestà di di quello sguardo, quel portamento, di Egli poco stante ne Non solite preci, benedisse. dolcezza In questo mezzo scale del palazzo. Perchè venuto sulla loggia coperta recitate è tanta d' alle un'immensa moltitudine disfece. Arcivescovado ch'ebbe prescelto a sua piedi al contiguo dimora, camminando su con- nostro accompagnamento cittadino Vescovo di Rieti, S. Santità col nobile andò benedizione che la la la di si misod- ricco baldacchino, fu paghi però piacevolezza di : che quell' a- soavità di quella voce so- lenne, che ognun che l'abbia veduto anche più volte e udito, ancor brama di udirlo e vederlo. — — 29 LUMINARIE Non dea vi era spento ancora crepuscolo e tutta la Città risplen- il bella illuminazione. Nei pubblici di avea torchi di con su stampato in alcuni palazzi edificii e cera; pel rimanente cartocci stemma Papale o lo di colore vario del Sovrano. l'effigie Bello era vedere l'antico e grandioso Castello fiammeggiare d' un gran numero per tutto, lungo faci, disposte di del giardino pensile, fino sui pinnacoli delle torri petti Ma della Cattedrale bene presti si bardo-acuto tutta co' illuminata a bocciuoli di cristallo. Quanto Ora gieri. i nostri pararono la guendo l'andamento del parte e ; di , lom- stile sue belle gallerie, le conosca può capirlo ognun di leg- lumi colorati variamente, secordoni, delle cornici, de- marcando ogni colonnetta ed ogni e modo che questo moslravasi in ogni sua chiunque uomo anche il più volgare e rozzo sapealo disegno : per distinguere meglio che tre uguali frontespizii de' quali dagli la delle costole, dei archi e degli archivolti linea con di traforo^ con le sue torricelle, a o altramente che l'abbia veduta il magnifica opera questa suoi grandi fornici, rosoni merlettati co' suoi famose che facciata più bello assai ciò a ella mirare para- i la ne pareano incoronate. gli ballatoj, lungo i allri di , pieno giorno. Perchè cominciando dai ben mezzano porta il due per vedeansi sul loro i vertice angoli croce ed è la saglienti , separato edicole delle torricciuole che terminano in le comignoli piramidali. Sotto scerneasi tutto quell'andare di scale ora montanti che zoppi tutto 1' si reggono su di colonne binate. Scerneasi ordine delle strombature. correan mica su per e sul con que' suoi archetti composti e ora discendenti gli È vero che archi interni, vivo delle colonne che li ma il sopra quegli archi acuti che van scemandosi i bocciuoli non solamente sui frontali Ma sostengono. entro a ciascun di que' nicchi, rivelavano qui appresso due torcie poste voltare dello strombo : mentre parea ch'elle ardessero ad onore della bella Croce a giglio che adorna il tim- — pano Apparivano quindi fondo. del archi acuminati che è sopra fermo che — 30 corre i La sotto. due gallerie quella le fornici, e l'altra degli archi a punto degli che sporta nel mezzo sorretta loggia dalle colonne a fascio le quali pesano sul dosso degli atlanti, splendea pur essa corniciano vaghissimi, colori di nelle fin Le bassorilievi del suo superbo fastigio. i fasce rose che in- coi loro merletti e trafori spiccavano su d' un lucido dove bianco e porporino: e dinanzi alla porta grande lucea lo scudo ri- dove gentilizio Casato Mastai, fregiato delle insegne pontificali. Esso co' suoi del quarti argenteo ed azzurro che hanno le doghe vermiglie e i ram- panti leoni fulvi, e col triregno che sembrava ingioiellato di car- bonchi e smeraldi, di pur bene sotto l'arcale risaltava rato a lumi di luce bianca: alla cui altezza lateralmente nei piani dei fornici al 1' il rispondere fatti archi di luce simile, portanti fu prima notte la arrivo di S. Santità. Ma poi eran un pendaglio a gocciole turchine. Ciò vertice dopo sei s' tutto pa- un' illuminazione più grande e brillante oltre maniera fu dodici: di in cui Sovrano Pontefice questo ne aggiunse il di favore e di onore, che condecorò di sua presenza augustissima la nostra solenne Festa della anni che noi e nel seconda Domenica la corrente è caduta appunto vescovo Ignazio Cadolini dir meglio nei Madonna di di Luglio celebriamo il dodici. Fu santa memoria che tal otto Festa; Cardinale Arci- il promosse o a la procurò. Perchè veggendo egli essersi la ben radicata Ferraresi ed universalizzata una piissima devozione ad un'Imma- gine della B. Vergine che ma che i Grazie per si veggendo dico essere ben cresciuta e umile instanza al Pontefice che ci florida celebrò il domanda primo questa tolta, che la ; e festa. 1' una tal venera al il ogni tempo: devozione, fece Madre desse questa tenerissima in precipua Patrona e col rito la si venerava nell'atrio; e che noi diciamo Madre delle la infinità dei prodigiosi beneficii ricevutine in Sua accordò perchè pri- nostri Padri diceano dell'atrio, dentro alla Cattedrale sul magnifico altare ove presente, vi egli Fan ora delle Grazie. carissima e più solenne. La Santità Eminentissimo Arcivescovo Cadolini Chi gli avesse detto in quella prima celebrò, e fu l'ultima per luij che lo stesso Pontefice l'avrebbe poi condecorata di sua presenza, oh ! di quanto giubilo — non avria inondato quella sua anima devotissima! gli prestamente tamente e debbe il sua profondissima pietà, la aver condotto Adunque Cattedrale disse la mattina celebrò Assistevano Chioggia, lati di torità come e militari di il Vescovo Rieti. di Metropolitano il d' Imola e : Relluno e Feltre. fu solennità E Pre- oltre dei ; maniera Esso fece più grande del che la nostra Chiesa quasi di ricambio di rinnovò tal , festeggiammo poi lumi, che la notte la bellissima pur quella degli gliene sente ognora gran vanto. il edificii Aualtri sacra funzione, Sua Beatitudine ritornato in palazzo venne alla loggia e benedisse possibile e sen farà immensa la al Aradia, quello di Padova, quel di con molti Ciambellani, Cavalieri ed anche estranei. Finita polo affollatissimo. Per si Vescovo corte eranvi S. E. Monsignor Commissario, e tutte le civili titolati Comacchio, di in processione, in falda, Monsignor Arcivescovo e trono parecchi Vescovi quello di massima Messa solenne a gran cappel- pontificalmente nostro il la buon'ora disceso nella soglio tre Eminentissimi Cardinali, al Ravenna, di ma con e mitria, ed assistette alla che (v) po- la santa Messa e degnossi comunicare a molle pie la persone. Più tardi discese ancora, piviale, sua Divino amore onde bruciava. il Santo Padre volle prender parte anzi il questa nostra festività. Infatti di d'inef- vivissima la sua celeste illibatezza, la vertà evangelica del suo spirito, la Ma giubilo avrà ben egli esultato in mirarlo di lassù, ove cer- fabile fede, — 31 si E la il la il po- nostra maggior grado noi per nostra parte., sera con una quantità parea mutata in giorno. Infatti illuminazione della Cattedrale. Si rinnovò pubblici, tranne il Castello, e dei privati. Alcuni anzi fecero una distinzione. I RR. PP. Gesù ornarono facciata del loro collegio: e di bocciuoli sullo spianato della gradinata posti tre cartelloni ne' (e) Non tutta la per cui si sale potea essere poiché abbiamo di gano da contrabassi e alla di Chiesa, avean quali trasparivano queste inscritte: potendosi fare orchestra, che lo vietava adunò una cappella Compagnia della rito, e di molli e assai valenti suonatori, il cinquantadue voci violoncelli. , il sì grandissima M.° Barbiroìli che vennero accompagnate dall' or- — a EN THI . — 32 IIATEP . ITATPIAI . nOATrHGEA . . THI OAON HM&N . TEMNQN . EniCXEC &C AN . T&N IAEIC . TlfìN . . . EIC CE . ETCEBEIAN noiKiAoxpoorc atxnotc . AnACTPAnTONTAC AGE . FERRARIA PIO IX. PONT. MAX. PRINCIPI TE . . PROV1DEIST1SSIMO MAIESTATE ADSPECTVOVE EISDEM QVIBVS IN . . . OLIM . AVSTRIACA GAVDIVM . SVA RECREANTI PLAVSIRVS . VIENNA . . EFFVSA . OCCVRRE PIVM VI REDVCEM . . EXCEPISTI Q) ' \ty& : — CINTA — 33 CRlN DI PACIFERA ULIVA IL AL TUO PRENCE ADORATO AL GRAN PIO UN INNO FERRARA GIULIVA SCIOGLI E TRIPUDIA ALBERGANDOLO IN SEN. DELLE GRAZIE LA MADRE LA DIVA CHE TU INVOCHI CON LABBRO SÌ PIO QUESTO DONO A TE MANDA E T'AVVIVA PIO DAL SUO La Marchesa A SPERARE OGNI BEN. Ginevra Canonici institutrice e direttrice del- l'educandato dell'Immacolata Concezione fece fare similmente sul prospetto del suo collegio. distinta la cersi della il Sovrano. da facciata lor di Comunità Avevano a soldati S. vollero assai pontificii Guglielmo. Né vuol ta- che pur essa gareggiò ad onorare ambedue in i caserma a Israelitica i lati fornita di torce, portate principale del ghetto: e alle due bracciuoli, la via alzarono Anche padiglione un arco di larghe strisce di lumi; entrate il primo de' quali, quello cioè che dava nella piazza di S. Crespino, facea Stemma Papale decorazione allo no architettata con varietà collocatovi in mezzo. Di più avea- luci di la fronte della loro scuola. oltracciò le due grandi vie di Giovecca e dei Piopponi, e il Ma primo tronco del canale Panfilio, presentavano un vero stupore. In Gio- vecca all' le orlo dei palchettini dei conserti luminosi, qual bianco^ quale cilestro, di guglie rotonde, di che sopra dicemmo, portavano attorno qual rosso; e in sulla vetro colorato. Sui vertici degli stendardi e degli a cui stavano intramesse simili. E coronate a capo di una luce di era sui vasi 1' arme sì cavano a meraviglia file di brillanti ; vaga, miravasi dall' de' trofei, , 1' arco imbasamento tranne il di piramidi in- prospettiva tutto fino al remenato anzi cartellone dell' attico dove quali nel passare per quei cristalli giuo- le di essi guglie alternatamente, erano lampioni le degli acroterii pontificia stili questi due lunghissimi ordini di coperto di luci bianche, fin cima lampioni ch'erano pur scintille commessi. e di frizzi, e sembravan da lungi — Al cavo Panfilio le gono fusti pendono che ponte sul con edificio ai e vive che naturali luci costole menti, dei archi tre cui in , a tutte ha vi cornici, alle ballaloj, de' viali le alle Al termine (x). il prospetto d' un splendore lo di delle colonne, su per frappe, le corona- ai decorazioni architet- altre le chioma simil bianco in tutti corrono su per intorno tetti, giri ai lampioni due torricciuole Iati Nei altro genere. sommità una lor alla volto sopra è ben di verdi e belle chiome delle robinie, sor- le spandono che da cui viticci scena era la sponde, tra lungo — 34 toniche^ fanno un piacente contrasto con le lustre porcellane rosse, azzurre, d'oro, con listate mettono piena vista in le del cupolino e delle palle, e ori gli umane figure e di animali, vasi e le i screziature che vi sono dipinte a colpi di colori accesissimi. Egli è ben quindici metri, a cinque facce, un prospetto alto miglianza que' che nei pagodi sogliono loro e di Quasi un proslilo a impero. nice, con mensole per oltre della porla tende istoriate. cellana, su una specie secondo il crescenti colore. rio cui in gira P. in là usano, un ingraticolalo chiusi d' suo coperto a padiglione , di i legno a verintermezzi, cui con imposta che è finto e giù con le falde , provincie si in e por- forma in corona a becchi lunghi e frappati. Vi sormonta un dimensioni minori, in tetto dopo marmo, di ma essersi incurvato torricciuole imitano anch'esse che sembrano colonne sei come capitelli, curva a tamburo si di son , 11 ordine tranne che Le Cinesi ai templi dei i o del Dio dell' immortalità custoditore delle idoli dell' fatto per so- s' i tutto simile va a : finire sotto la cupola. laa dei Cinesi. alzano del primo Sopra imbasamenti loro fusti a più facce, e de- i grossezza gradatamente, incrostati di porcellana a va- Appaiono mostrano di fuori le divisioni essere ripartiti di un conserto non già di : delle sette impalcature, e da pie a ciascun campanelle, come narraci Bartoli della celebre torre di Lincin, ma di picciole il ordine nostro lampane. Questa scena dilettevolissima del tempietto delle torricelle e degli (jc) N. B. Qui lumi erano tutti a e olio nella via dei e in vetri. Piopponi come in quella della Giovecca i n. -- - - • — alberi siffattamente acque rifletteasi — 35 per illuminati specchio lo sottoposte delle e raddoppiavasi. È una Alla via dei piopponi un genere ancora diverso. fuga lunghissima, circa un mezzo miglio, di grandi archi colorati Ha ghissimamente. bene sfogale; che mirato volte assai luce abbia spanti colori della sua ma fermo, Alhambra, della porta nata. Le loro linee son dell' larghe strisce in Gli archi sono di stile moresco; a iride. un segmento maggiore di continuo, su cui la cristallo per non so quale mistero, , a qualche distanza, sembra in un nel cielo, tutto ò" come nelle ale ambulacro un lungo e spazioso aria di l' va- i punto del semicircolo, siccome quello gran palazzo dei re arabi in Gra- il come anche que' fatte ondeggianti, ceni usavano, ossia van volgendosi l'adito è una fronte del medesimo lune: e in una specie in fondo campeggia su d'un trasparente lo con due genii l'uno a destra l'altro a sinistra Al- merletti. di ornala sulla cima stile, sara- di mezze Stemma Papale che lo incoronano del triregno. Chi stava ingresso del Castello all' illuminazioni che erano proprio un incanto. tutte e tre queste Santo Padre le venia fatto di vedere gli osservò dal balcone che sporta sull' entrata Il di questo ducale palazzo. Monsignor Delegato avea fatto addobbarlo con superbi drappi; e solto porgli, le insegne comunali della poco, nò usci tal provincia suggetta. Egli vista: per mirar contro. Perchè quella strada il di bel nuovo contegno in che che s'era quivi la ella piacere affollata, Ma riguardò. , assai si spontaneamente l'immensa e soffermasse è volse di fianco verso la la si delle significazioni di io penso piacesse del moltitudine devoto animo dava. Tutta Ferrara con migliaia e migliaia di forestieri, più parte Veneti, era quella sera pei luoghi dell'illuminazione: e specialmente di teneasi non piopponi che dei via la cocchiere sterzando ed Egii a suo ; ivi che anzi degnò lodarla. E come che S. Santità più che della festa dei lumi che stette per ritornare all'Arcivescovado, comandò che la carrozza di spiacque gli gruppi da trofeo, tutte varii in modo che intorno a Castello era una calca una pressa quasi tornava impossibile del Papa. Contutlociò il fare ala alla sì fuor carrozza non verun clamore incomposto, non la più — menoma cosa, e sudditi mente di gio luce quattordici elettrica ma si Montagnone è rinnovato al in piazza verso diti grandezza della alla sua il il tredici, si torre della la il Professore all'Italia fecero fuochi d'artifizio Ragione. Si fecero (z). nella ivi affine che signor Giacomo Longlii meccanico del Liceo di S. Catterina Venezia. (;) Ognun sa 1' effetto sorprendente che ha prodotto in Perugia V Elettro- lampa del Professore Dal-Pozzo. perato da lui per la prima Oltramontani, secondo gnere ancor questa naturali. e il continuità e regolarità, certo lo sperimento riuscì alla Lo le viva più ore; e quanto è non fu tenuta illuminamento, né dell' sera del Lunedi, (y) Sola- piazza della Pace fu dato un sag- nella Dal-Pozzo ha aggiunta, non è guari, nuliva gloria stessa ! ARTIFIZ1ALI IBI bene; e imitò quel grandioso e lodatissimo con che La ! andavano alternando con s' E ITO* che poi ; La lampa (y). all'intensione sfera, per noi meraviglia fu e fruscio della folla alzavansi dei batter ll,I,l/*EII%AK10:*l sera dell' undici di Non buoni musiche. allegrie delle La — s'addicesse a un popolo di viva al Pontefice che dei AliTBK men devoti. figliuoli mormoramento sul mani, di quale la 36 Livorno, or fa due anni. Contuttociò alcuni loro vezzo, vorrebbero toglierci questa il alle Regolatore è di sua invenzione e fu ado- Il volta in nella provincia delle mille usurpazioni fatteci Bisogna però che innanzi dai giorni del mese di Maggio tutto del scancellino 1857 il 55 dagli anni scancellino il dalla Baja nato in occidente prima che altrove, sorgendo Leone oppur dalle acque d' una qualche gazzetta, potranno di far risplendere de' suoi raggi, delle Hieres: e farla Scienze del secolo, nono. Fatta questa eliminazione, che sfido Eulero e La - Place, potranno dire elettrico è lode; e aggiu- il dando buon allora che "24 il Sole Maggio 185 7 fiato alla gorgozza trombare dappertutto, che esso ha degnato prima che altro, le lune del forte Malbosquet. — S. — 37 Santità, se volesse, potesse vederli dalle finestre dell'Arcivesco- vado. spettacolo fu soddisfacente. Tra le girandole e Lo che arcolaj trasfiguravano si in i consueti cento modi, cacciando dalle trombe bellissime e svariate guarniture, tornò graziosa una corona reale in mezzo cosi onore all' ben lavorato alcuni mazzi di di sali e di ossidi, di fiori. che nella corona sembravano proprio incastonate delle turchesi dei piropi ed ametisti; e sembravano rose e ebbe pirotecnico 11 maraviglie. Questo divertimento era finito una gazzarra che ne avea abbarbagliati ed assordati, lorchè scossi d' opposta , improvviso e dallo una gran da squillare acuto trombette dei nostri Pompieri le luce manifestatasi nella il condo Alfonso zoppo che che con il tanto si in fu parte alcune trombette. Erano di le chiamavano ad un incen- quali dio che ardeva a Castel S. Michele, la chese Niccolò fiori i memorabile opera del Mar- fondò, e dei due Ercoli e del se- amore crebbero ed il abbellirono facendolo decorare dai famosi pennelli del Garofalo, dei Dossi, e del Tiziano. dagli stessi Ma e legato un incendio Pompieri. di scalate di cizii fu salti voli di trasporti e di tutti di in non , contentarono namente acconsenti che di fingere che sono peritissimi. temendo mutasse collocati ed fuochi del Bengal procurato quali avriano anche voluto dar I maneggiamenli sgraziato di le l' non allegrezze altri gli Ma tristezza. loro eser- Monsignore De- intravenisse in pruova qualche caso Or dtìnque si incendio, e nulla più. I fuochi opportu- opportunamente accesi riverberavano quando da quella parte, quando da questa, quando da tutta la gran mole. Ed essa or tutta appariva investita di luce, or là, quasi oscillasse sotto quell' irrequieta ed ineffabile mistura di splendori e di ombre. '1 Non molto turrito Castello parve stante sommergersi il in giuoco qua spegneasi or di tratto cessò un mare di tenebre. ; e — 38 FESTA BALUARDO Al, La Consorteria S. TOMMASO proveditrice degli Scoli nel primo Circondario della Provincia, circondario estesissimo che ha per confini Volano, Panaro e canale di Cento, un piano di macchine idrofore per il ritorio il il gettarono sette cui liberare questo fertile ter- onde scolerebbero superiormente a Ferrara ogni altra che giace tra conchetta la Volano il Corlo e di Tamara. Di questa miglioramento della nostr' aria come si Comunale ne chiesero strato e Consiglio quale la altre l' (aa) v , la pigliò è nel voler tutto l' 1' ; anzi ne mostrò (aa) le L' aria di Ferrara né purissima, né cono alcuni domanda è insomma un grandi premure e scrittori di geografie, Non si é un fatto che qui si vive i Magi- Sovrano; al favorire ristette dall' accor- sottile, Delegato né leggiera, però è ella quella cosa malsana che di- copiando un non delle deduzioni igiene a all' Illnio coli' Eccffio dall'altro; e che taluni altri formati pensano e vituperano. Se trattandosi di cose fisiche via delle induzioni e l' primamente pensiero incontrastabile che non è né nettare. ubica- la de' suoi e nel ogni industria specialmente degli agricoli, non darla insino ai contadi approvazione utile fossetta la prima e per la qua dal di conca e La suddetta Consorterìa insieme e sollecitudine. Baura inferiormente e , dall' altra come zione dei terreni e perchè innanzi il le stagnanti delle fosse della Città Valdalbero da una parte, e di GÌ' ingegneri ne pro- quali una nella villa di in varii punti: delle canale Cittadino, quelle mare, ebbe ordinato il delle acque. dai covi e dagli stagni e si dee stare si ai male in- dee discorrere per fatti, io lunghi anni, quanto altrove, fino ai dico: con buona cera, purché non tnentalismo, e con si migliori stomachi. comprino a bella posta le la egli settanta, agli ottanta, ai novanta, e non rarissime volte anche qualche pocolin di più. si vive Po, il cere del E ci sentì"-- — che allora governava, Conte nome LUI di nella scorsa che venne dunque all'opera, che vien detta Bonificazione Piana. Essa fu iniziata primavera e già : un buon pezzo e fatto plire al Cittadino. sidenti Cosi questo agro di del si è disseccato quel tratto di fossa nuovo scavo Gramiccia che deve supabitatori gli vantaggi considerevoli. di questa Città e più di Reno E dove Po, al cinquant' anni fa, pos- auspicio del Pontefice si ha fiducia spe- per la temeva con gran ragione si perdita delle vecchie terre di questo circondario (bb) la i feracissimo allargano gli animi nella decretata confluenza del l' Si Filippo Folicaldi e poscia con estende dal baluardo del Montagnone a quello di S. Rocco; si ranza Comm. Monsignor Gramiccia. S. E. Rev. dal — 39 di fare v oggi per acquisto di nuove 1' e di poter ben presto dissotterrare, con lucro privato e pubblico, quei molti tesori che cipe facea motto l' vi stanno nascosti. Di inscrizione (ce) che gli favore del Prin- tal Amministratori della Provincia avean fatto collocare sotto la loggetta 'OD' nel campo (bb) di lor residenza un ricchissimo padiglione. di V illustre Teodoro Bonatti le cui cognizioni idrauliche non erano già Reno cam- solea dire che il Po bialo natura e fattala malvagia! E allora che sarebbe avvenuto dei terreni ci- piantate in aria , per spadani e traspadani che giacciono sotto (ce) de' confluenza del suo dominio ? avria ! Del molto Reverendo Padre Fra Ruggero da Solerò Francescano Minori Osservanti, Lettore giubilato dii il la suoi in Città di Castella. di Filosofia e dei Teologia, Prefetto degli stu~ — — 40 PIO IX REL1GIONTS ARTIVM VRB1S DE SCIENTIARVMQVE . ET . ORRIS . PATRIA . MAGISTRO . DELICIO . EORVM . ET . FAVTORI . AC . VINDICI . . ANTISTITI OPTIME . EXIMIO . CCLYIII . MERITO . ORDO KUlltV* FOPVLYSQVE FERRARIEMSIS . . EXIGVVM L1RENS . . TITVLVM . DEVOTVSQVE QVOD MYNERE . PRAEPOS1TIS V1RIS . PIETATE ADTR1BVTO FACTO . . DVCTIBVS . CORRI VATIS RESTITVTA ANTIQVAM . . . ET . 1NEVNTE . . SALVRR1TATE ATESTINORVM . REPLEVER1T . ET MOLETRINAE . . DEFOSSIS . . PALVDIVM AVCTAQVE . SEDEM QVINTILI . . IVRE . PRIVILEGIO . . COELI SPECTATISS1MIS . TELEGRAPHIQYE . EXTRA POMERI VM . MA1ESTATE DEXTER1TATE . HYDROPHORIS . PROVINCIAE . INSTITVENDAEQVE . HONORE ADSC1TIS ATQVE . EPHEMERIDIS CANNEBIFICII . ORFERT . PROVIDENT1SSIMO . ECCLESIAE TESTEM . NOMINI . E1VS . PRVDENT1A . LAETITIAE . . . RIVIS AOVIS VBERTATE . SOLEMN1TER . 1NGRESSVS MDCCCLV1I ADSPECTV . 1VCVNDISSIMO ini* accoeasqie recrea aerit . SVCCEDE . . PROPERA BONA . . PIE . GESTIENTIBVS ADPRECARE . PATER . FILIIS — Ora, essendo il — 41 Principe venuto egli slesso tra noi, fu desi- derio dei Magistrati, eh' Ei volesse recarsi ad osservare camento delle mano baluardo di domanda fecero umile Gliene lice. qui operato, e più benedire di sua propria fosse fin impresa bonificazione, che ne verna certa l' Tommaso S. ma reale, e rozze usatesi sull'esempio dell'Asia, e in che tanto sfoggiò Era ottagona settantasette metri (dd) fuori il a circa tredici e saliva : fornimento corimbi di a bande a avea un globo sul colmo vano la campane dei capitelli. gli architravi, e d'oro Intrecciature di d'un praccielo ch'era vestito damasco doni e nappe a chermisi fili d' di : e oratura delicatissimo intaglio scolpite a rilievo, con sui regoli. gono due e fiori sfoggiavano di oro tessute. Posero lucente di tutta e bianche, fiori di festa. che finti Nel vertice foglie oro; rideano nel so- finti di liste e frangie, cor- padiglione nell' an- il tavole coperto d'un superbo dal cimieri ai pie. col in orna- rilevate sulle locaron nel mezzo una gran vi : pur essa in velo candido: e le cortine interne golo del baluardo sopra un suolo arabescato le in altezza. Al di gialle che nell'interno era guarnita luceano tappeto Borgo- di anch'essa dorata. Simili globi posti agli angoli corona, di fecer dappoi color ceruleo stellato in oro con croce di e d'oro tutte Europa prima si in gran ciocche giravano sotto del cupolino, e giù pendeano a vi che ben ram- Duca il sul copriva un'area quadrata : cortinaggio era tutto divisato con un in quelle ricche e magnifiche che gna Carlo l'ardito. riuscita fe- la ed Egli annui. Pertanto , un padiglion alzossi mentava non quelle tende semplici delle Crociate, dissec- il È seggiola un lavoro questa triregno in cima e le sacre due trecce festanti di chiavi fogliami che ricascano Ne' bracciuoli, che terminano accartocciandosi, spor- maestose teste di leone a chioma ondeggiante e lunga »u 5 e frutti e cartocci e rabeschi di ogni maniera spiccano nelle lar- ghe traverse che dappiedi gnandola su di no ; di gì' intagli un modello la fasciano. Lavorarono del secolo di e vestirono l'appoggiatoio, Leone il X : i ma ne sedere, e i bianco raso con trine e frangette d'oro. Ciò dentro [dd) Avea il Iato di quattro metri. nostri dise- variaro- braccialetti la tenda: e — aveano preparata una predella fuori toio — 42 più gradini, su cui salire a coperto tutto di un drappo del baluardo, una balaustrata addobbarono nel con gala ricchissima. benedizione: la vermiglione incorniciato da a luogo era 11 listelli ornati gettata di ferro belli in tinto in che : grana rossa assetto pel tale il due facce delle cigli ai mezzo con un velluto piano oro d' Papa per il aveano alzato, Inoltre per riparo aurei. legno nobile con monta- di lu- nedì, giorno in che ci verrebbe S. Santità. gnato sua di Eminentissimo dall' mento Cardinale delle fosse ed Membri i altre treno accompa- nel solito suo Arcivescovo Monsignor Delegato, corte. Generale Austriaco, il venne sera Egli ci a Infatti Magistrati i della Municipio, del Commissione Prelati dai e dissecca- sul persone ragguardevoli che stavano lo aspettando, andarono a riceverlo alla gola del bastione. Li Egli smontò tra plausi del popolo e i tenda sur uno strato avviossi alla l' Come ingresso. vi strando la giuntOj, quei fu ragguaglio dell' opera : ed Esso tinaia l' letti stettero dal , di li cortesia la gli predella : benedizione. lavoro e a Lui si il lode e di d' i ; appena quali, volsero ed inchi- incoraggiamento. Lodò poi luogo padiglione e tutto l'assettamento del magnifica. e recitate le preci spruzzò In questo mezzo era un 1' Indi finalmente sali acqua santa e diede silenzio numerosissimi che stavano dentro spettatori ed a su cui erano assai cen- già asciutti e specialmente la sedia che disse sulla dieron gli Osservò ogni cosa ed approvò, degnando espri- riverenti. mersi in parole dolcissime anche al- udì molto benignamente e mo- operaj intenti a spianarli ed assestarli ebber veduto narono Commissione della punta del baluardo, mirò a destra quei due grandi di panno che ne conducea molta sollecitudine che ne prende. Poscia avanzatosi fuori per l'altra porta sulla sinistra di bande; e quindi delle festeggi i il altissimo : tutti bastione, e sui rampari de' fianchi e delle lunghe cortine laterali e nei contraspalti taciti teneano com' Esso ebbe litari occhi rivolti a allora le diedero nuovamente un rinnovare ste fatto, gli alla di -plausi; e in le Lui elevato su tutti. Ma bande musiche comunitalive e mi- allegri, e fu artiglierie Montagna,, bombavano. Il che un gridare i di viva ed Tedeschi avean po- Santo Padre tornatosi a piedi Sta -. e ^ - — alla gola dell' arginonc ilov'eran ferme le carrozze, tra mazioni dei Eminenza montò circostanti di marmo che e ha voluto scritto questa ceremonia in una epigrafe ramo vedesi a capo del primo palazzo, e dice le ai (ee) 0. P. . 31. QVl PEMGRATIS OBSEOYIO . DITIONIS VBIOVE . PALVDES IVL10 . SVO . SALVTARI . . TANTI . . . ANNO HISCE . IN EXCEPTVS MDCCCLVII . AVSPICIO . . PERVENTVS PRECATIONE PERENNE PR0VINC1IS . P1ENTISSIM0 . FERRÀRIAM MENSE SVAE . EXS1CCANDAS . . LVSTRAV1T MONVMENTVM AEDIBVS . . H0SP1TIS ALOYSIYS YANXICELLIYS rASO.IIVS S. R. E. . CARDINAL1S LAETVS (ee) . . ARCIIIEP1SC0PVS DICAV1T Del ReviTio Monsignor Canonico posteri scolpita della scala del suo : PIO IX accla- ricondusse all'Episcopio. Sua si Arcivescovo Cardinale il l'avvenimento in — 43 Don Giuseppe Antonelli. —u— FESTA 1LL ATENEO CIVICO «=SC&SG-- Anche hanno varii i festeggiato che si possibile, compone quanto d' ogni bello studio unione Accademie che varie Scuole ed di Ateneo Civico permetteva , e si d' ogni Somarte e occupano arti di idraulica specialmente a ciò relativa; ed an- agraria, e di ogni industria Perchè igienico. la Civico Ateneo il orticoltura, della meccanica e belle; d'agricoltura ed che del migliore il È scienza proleggitore munifico ed amplissimo. 1' 1' e le circostanze della stagione, questo promotore Pontefice di meglio il tempo strettezza del mo Instituti ivi sono le scuole pittura di ed ornato con un' insigne pinacoteca ricca massimamente dei penferraresi più distinti. nelli Ivi la scuola di scultura. Ivi quella di agraria con un instituto provinciale che non ostante ni 1' di sua vita s' riputatissimo. è fatto Ivi quella di Accademia Medico-Chirurgica. Ad ogni anno 1' sizione di belle arti, e premii per accrescere re 1' la Instituto Agrario fa bestiame o qui in vi J851 : e fu zooiatria nobile emulazione. E prima dello Stalo, anzi la il si d' Italia, di merito Commendatore memoria quale promosse difese e favori questo studio gricoltura territoriale; creò contrassegno di amore l'Ateneo e gratitudine al volissimo Legato che allora governava (/[) e di Gli die poi quella forma March. Cav. Ferdinando Canonici. in clic {ff) e ; per questo ottima di un in Gonfalo- al niere Conte il dà prima fece la Riminaldi Ippolito Saracco e ad ogni anno pu- un' esposizione agricolo-industriale genere. Di tutto che in gran parte è dovuto , vi Ferrara nel luogo dell'Ateneo, oweramente anche ; un' espo- fa Eccnio Magistrato del Municipio qualche altra Città o grossa terra della Provincia. Vi nel si pochi an- i dell' a- pubblico premurosissimo ed amoreS. trovasi E. al il Cardinale presente il Giu- Gonfaloniere — seppe procurò che fosse intitolato a Lui e collocato nel Ugolini;, magnifico palazzo del Marchese e del Cardinale Luigi , Ferrara ma : marmo di attesoché sarebbe ve- ci Pontefice, per onorarlo, Monsignore Delegato e nuto il strali Comunali e Provinciali di Arcivescovo che è Protettore E stabilirono di fare comecché sempre anche quella avanti belle arti, stagione autunnale. nella Ed Esso, annuendo graziosamente a circa tredici Eminentissimi lati i all'invito, Vescovi di e della Provincia, Tedesco, Disceso i Direttori vestibolo , entrò nelle scuole di ornato e pittura. per scolari: nelle prime due stanze I in il Generadella i i tratteggiati e le una tavola di varii è a ritta dei ap- lavori degli schizzi d'ac- figuristi ritrat- gli copie dei dalle stampe e da' gessi e le dipinture altresì su d' vi Professori (gg) le aveano querello neri e coloriti: in un' altra V erano Monsignor Membri i porta che la parate decorosamente e postivi in beli' ordine vero. Pre- i belle arti, ed altre persone rispettabili. sulle nel Agrario, dell' Instituto gli Comac- e di Comune Maestrati del Commissione te Rieti erano a riceverlo i mattina del la Falconieri, Yannicelli e Baluffì, Monsignori San- S. Lo accompagnavano Ateneo. all' di Alla porta dello stabilimento Delegato, le venne Porporati sua Corte, e di chio. dieci le qui te- di di Quindi fu disposta ogni cosa pei giorni della dimora tità. Mae- i Eminentissimo dell' pensarono dell' Instituto, più usi si consentimento insieme punta a In quest' anno la festa a- candellieri. graria non ricorrea già in nerla. Martino, Sigismondo d'Este, S. di palazzo delle bozze il diamante e dei famosi di — 45 nudi ricavate dal molti e bellissimi ricami seta e in oro presentati all' esposizione da alcune maestre e di- lettanti. Il Santo paterno sorriso si Padre, con quella sua aria dolce e mise ad osservare e lodava : quel suo specialmente si soffermò a guardare una stola in oro e minii sopra una tela d'ar- gento fini (hli). Egli è una grottesca la quale dappiè nasce da due del- coniugati curvantisi bene per raccettare nel mezzo una bella signori Gaetano e Girolamo (gg) 1 (/»/() Ricamo della signora Donienichini. Orsolina Punzetti Donienichini. — croce lavorata di riccio sciansi sui quarti e cosi tano. nascondono e gli stami ripiegano e si acanto; che quel su ed una banda della Ma ghe. rovequie- '1 foglie, cor- trasformano si code: le nasce un cespo di tre virgulti mezzo regge un ovato, di ed incrociandosi lo incimierano in chiusi di i due e quindi coronano altri va ritto quadro il due grappolini delle uve mistiche di nell'altra di due manipoletti delle spi- stola, e virgulto di mezzo, innanzi che finisca, mette due ra- il metti che s'aggruppano e s'attortigliano e fanno appoggio ad altro quadro, circondato anch'esso da due polloncelli che mogliano s'annodano; e poi gettando e sopra sotto, finiscono in due pannocchie. glioline quattro Vangelisti cilestro. fatti I quadri sono punto a cartolina di Beatissimo Padre Il in ove aggiunti dei serie alle ed inspiratisi rilievo, quali marmo in piti ed opere posto donò il al di in Roma, colà in mezzo o basso; ed anche intagliati cesellatori e il museo figura di vengono delle disci- belle arti: ed ornato quali in legno, ed incisi in metalli; ceroplasti. In una delle camere avean di Dante, opera del Canova, che il suo intimo amico, concittadino nostro, Conte Leopoldo Ci- ei medesimo. Esso al in cui esprime quella gentilezza che tanto buon grado a I' esposizione. avesser posto a spegnerne di molti, appena questi nostri artisti piacer loro ne decorassero nobile disinteresse distingue, il non però i ivi tal es- presente è di proprietà di E. l'egregio signor Marchese Nicolò Bentivoglio; di originali nostri di fila: in busto della Beatrice serne soddisfatto segnò di in copiati e d' invenzione; scol- cognara, accompagnandoglielo con una lettera S. e fo- simboli dei i modelli greci e romani e ed oltracciò molti saggi degli scolari tutto calici ger- un campo miniato anatomia da statuario vedevi alcuni bei lavori plinatisi gli un osservò bene e mostrò piacersene. 1' Appresso entrò nelle camere degli scultori, che di di girano in volute a sostenere un largo si terminato da un giglio; è come che in vase commesso di canutiglie, da cui di parte quel rosso e in e vestiti anche lungo due stami poi Ma creinosi merlettato. quattro foglie di brancorsina che corpi dei delfini son I ritrici uno scudo in merletti escono sotto ai — 46 Ma , il quale per richiesto;, il con- affine che giusta contuttoché essi il con lume vivissimo che vale loro lavori apparivano spregevoli, — — 47 mentre anzi a giudizio degl'intelligenti sono lodevolissimi. In ultimo trovasi studio del maestro lo (ti); dove in una specie era stala collocata un' immagine dell' Immacolata che facea prospettiva nuto il Sommo Pontefice, tra le altre lodò Cimitero al sione è viva, dioso e Io sen'è ben meritato con rano e Monti, e per due dei le altre altri lavori. Agraria e di i li nel cortile del palazzo. avean disposte ci altre dalla forza da quella dell'uomo. L'ampio cortile, che è teo- di molte lor animale, altre forma rettangola, di del vestibolo ; ma per mezzo conveniente altezza era come tutto di Iato Sott' esse, al logge. ricinto di parte dalla tende tirate su colonne la coadiutori datigli dall' Inslituto per l'ap- macchine alcune mosse dal vapore, non ha che un portico Va- La Santità Sua uscendo poi per parecchiamento dell'esposizione, di che già Francesco Botter, Professore della scuola Cavaliere rico-pratica all' artefice, nostri celebri concittadini porta che mette nell'orto agrario, venne di 11 panneggiato è gran- il accresce lode è purgato. Ella stile Comune per Di vero l'espres- Illustri. sono bene composti, atti gli Uomini la cella degli Da- statua del P. la dal Professore di commissione del niello Barloli, fatta adornarne scolpita da lui, quella fuga di stanze. Qui ve- fondo a in di grotta destro, erano diverse idrofore a turbine ed a schiaffo destinate per gli scoli o per la irrigazione ed maniere di pompe aspiranti ed aspi- insieme e prementi, arabe semplici e doppie, da incendii e ranti da Erano varie al imeni citrici. da frumento con pezzi inaffio. Trebbiato] pulitura del riso; alla tarli tamente che le i ricambio per adat- di quali battono il grano cosi perfet- spighe n' escono vuote del tutto, e non vigliuolo meglio che se le ci ha un avesser rimazzolate; e lo spulano e '1 il danno concio pel granaio a sacchi ed a moggia. Inoltre mulini a mano; madie -gramole che ad un vagliano e tempo fan bida brevissim' ora in 1' intriso e '1 coagulano e fanno soda e poi quattro macchine -vapore, che al : furon messe in azione, e pompe e i trebbiato]. pere e conciar ìì) Il Ch. la sig. muoveano la pasta e mor- venire di S. Santità le idrofore? le ruote a palette, le Dalla parte sinistra era una maciulla per dirom- canapa, mossa da cavalli Giuseppe Ferrari. ; varii sgranatoli da for- — mentane — 48 Germania costruiti su modelli di America e di ; diversi tagliafo- 7-aggi;mo\le zangole a bolle, a ventilatore, alla maniera inglese ed olan- dese; dei cric, degli argani da altre cose laterizii; Santo Padre Il una macchina per fabbricare mattoni ed ; ed un'altra che spiana, squadra, e polisce. gli andava considerando siffatti fermandosi or a questo or a quello notavane a turbine rammentò che le idrofore un sentato cioè che : cettino fuori, di desiderio che colali meccanismi non il ma si E nostre officine. la meno che non può essere tra nostra tale , s'in- sono ora d' un altro, e del lavoratori. di e discorrere certo soprammodo fecondissimo, sana più, quando difettassimo limitrofe e la artifizio a che per questa nostra Provincia. Di specialmente differenza che passa zioni un d' tant' altri benignamente cosi interteneasi nostro territorio, mentre è assai come lavorino qua, coi direttori dell' Instituto or loro utile Clayton di azione dell' altra per vederli spianati all' Esprimeva poi tirati. gliene aveano già pre- beli' invenzione la Veggendo effetto. mattoni, soprastelte un po' più, e volle fa assoggettassero li vedendo e macchina che la delle modello nostri i 1' ingegni, e sof- E il fertile troppo nota diligente agricultura delle popola- la anche ne' campi confinanti coi loro appunto per mancanza la di braccia. ; Or ecco che approfittandoci delle macchine, parlo ora non delle idrofore per togliere dai terreni qualunque altre al di cotali le opificii, provvedere difetto e riinpozzi e le paludi, onde più speditamente re rurali ed avvantaggiarne macchine e i penso che ciale. Ma artilìzii possiamo almeno al nostro sia meccanici posson compiere bisogno. la ci parte sopperire della forza è abbondanza di operaj, io cosa pregiudiziosa e del tutto contraria si al ben essere so- faccia con discrezio- ne ed equità, non può fare che anzi non torni sommamente il e utile. Sovrano ebbe a piacer suo osservata questa parte dell' esposizione, allora manente, ope- qualche altra più polente., in dove in Lo scambio qua da noi, quando senza fanatismo Poiché le di industrie, approfittandoci dico delle dell'uomo nella forza animale, od e l'uso degli si ma ben il pregarono che pur volesse vederne però entrasse nelle camere che trovansi dal lato manco al da fronte all'ingresso leggevasi: di il ri- residenza dell' Instituto primo piano. Nella prima stanza — 49 — QUESTA UMILE PIETRA RICORDA IL AI POSTERI SEGNALATO AVVENIMENTO DEL XIII LUGLIO MDCCCLVII QUANDO NONO PONTEFICE SOMMO PIO COLLA AUGUSTA PRESENZA IRRADIAVA DI VIVO SPLENDORE LA TERZA FESTA AGRARIA FERRARESE LA ESPOSIZIONE INAUGURAVA LA PREMIAZIONE COLLE SANTE SUE MANI COMPIVA LO SCOPO RENEDICEVA TESTIMONIANZA 1MPAREGGIARILE DI RENIGNITÀ ED AMORE ALLA ISTITUZIONE FU DI CUI li' IL IL PADRE E IL MECENATE ISTITUTO E LA SOCIETÀ' VANTO DELLA INSPERATA GLORIA SERRERANNO PERENNEMENTE SACRO Qui Egli componenti la fu ricevuto ed Commissione ossequiato dai aggiudicatrice dei socii dell' Instituto premii (kk) s ed insieme dagli inviali e rappresentanti di varie accademie collegate: la società Imperiale e centrale d' agricoltura di di Parigi, la Georgica Treja, T Agraria di Bologna, la scientifico-letteraria di Rovigo, (kk) Antonio GÌ' - Illiìii signori Casazza Cavalier Andrea Presidente - Angelini Dottor Rergando Raldassare - Gulinelli Conte Giovanni - Trentini Alberto - Rarbantini Ingegner Domenico Segretario. Luigi — quella Cento, l'Olimpica di Vicenza, l'Ateneo di sociazione agraria del Friuli — 50 di Treviso, l'as- (//). In questo luogo imprima vedeansi aratri di molte fatta, ed erpici forme più spedienti che di varie no e che rincalzano: ruspe, antichi che estirpano che sarchia- gli a cavallo; pettini da riso ed rastrelli strumenti rurali. Vedeansi poi le industrie della Provincia: menti di i di tele delle Bagnacavallo tappeti vetri meccaniche bei lavori delle nostre fonderie; corde ed assorti- fabbriche di coloriti; di Cento, della Pieve di Cento, nostra Casa di Ricovero; e della giunchi di conce; , di certe arti altri Comacchio; quadroni e pelli le i di Lugo-, stuoie e le cuoj delle i nostre garzuolo con altre cere perfet- di tamente bianchite; modanature architettoniche di cotto; intarsia- ture ed altre elegantissime opere di ebanisti, e simili altre mani- Quindi vedeansi anche dei saggi fatture. orticoltura con alcuni prodotti di palustri valli degli agricoltori: cioè cereali e graminacei quali la il di e dell' industria molte specie, tra i zea maijs turgida presa a coltivar di recente per ovviare danno della siccità; canapa, lino, dell' orto frutta nostra agricoltura ed di lente che dà seta agrario ed altre simili cose buon gas da illuminazione. bozzoli e in filo; e in ed una torba eccel- ; Sovrano degnava Il affi- sare su tutto, e dilettavasi del vedere non dubbii argomenti dell' ognor crescente operosità e studio Intanto al piano superiore, dove si adunata nell'usato suo luogo fu Chirurgica. Accademia veramente questi suoi sudditi. di ha ci le gallerie accademia l'illustre ma d' oltremonte chè annovera suoi membri dei successori degnissimi che infino di ai Aveano quella (//) essi in nostri , accrebbero addobbate le loro meno o sale che sogliono congregarsi. Tra Altre accademie e 1' I. R. Instituto più onore splendidamente le epigrafi le Lombardo esternarono : que' di ogni secolo, dal decimo terzo in che risorse la in Medico per l'associazione illustre, celebri scienziati non solamente d' Italia, dei quadri, - di e perfisici, Medicina a : Ferrara. massime quali sensi in di un di- spiacere per non aver potuto, stante la ristrettezza del tempo, inviare delegati e rappresentanti. ctfaaaapvx^- f— n . , .t: — adornano coi busti dei socii attivi defunti i) favore onde Magistrati del Municipio e della Provincia assi- i accordatigli dallo stesso circostanza a cotal rammentano pareti e le questo Corpo benemerito, e più stettero sta — 51 la protezione e PIO IX, erane una scritta monumento perenne. Essa in gli onori oro in que- legge : PIO IX PONTIFICI SCIENTI ARVM HANC . III CONLEG1VM . IDVS . MAXIMO PRAESIDIO . MEDICAM . ACADEMIAM . 1VLII VENERARVND1 . AC . DECORI FERRARIENSEM . MDCCCLVH . AMPLISSIMO . . GESTIENS . GRAT1QVE . ANIMI . . HONORE TITVLVM P. TANTAE LONGINQV1S . . NOBIS AC . . FAVST1TATIS POSTERIS MEMORIA . . 1NVIDENDAE DVLCISS1MA PERENNET La simo aggetto, simulacri tivi della pinto tra , un grande scrissero in gli alla quadro incorniciato cui cimasa era il e della non potendosi non guari tutto un bellis- busto del Pontefice: e due stavano posti uno a destra Fede di 1' altro a sinistra figura- Carità. Ciò che allora era in parte altrimenti per la brevità del scolpito di fin tempo, marmo per cura degli di- verrà Acca- demici. Essi poi vestiti in costume e fregiatisi di lor medaglia (mm) (mm) Questa dinale Arcivescovo è una medaglia d'oro, che procurò loro l'Eminentissimo CarIgnazio Cadolini possono fregiarsene nelle tornale dell' nel 1847. Per grazia del Principe Accademia e nelle pubbliche essi solennità a — come misersi, fu tempo, — 52 anticamera aspettando nel!' la desi- visita derata. Ora Sovrano dopo avere anche degnato il vedere di e- gli animali delle nostre mandrie e razze (nn), tra cui ammira- sposti vansi cavalli ben piantati di belle forme e con bei mantelli, prima salire di un'occhiata dando qui superiore, rientrato nell'orto agrario, piano al giardini. La quale, benché permesso ai fioristi esposizione de' all' e delle piante da fiori stagione cocentissima non la : quanto poi qua dell' Africa, dalla California e dall'America come vaghe esotiche non vivono ne' altrettanto cosi se non il ritratto la fama essendo le Ma presto divenne un altro ben Ed il così lo in giovanissima elesse a suo detto Padre egli tico e una in mirarle sotto una il PIO di effigie sempre e nel rovescio evvi e ; che egli alla scuola del nostro Maliardi ; nome che medico fu venne età primo medico; altri ca- poiché ben presto, se non vinse, agguagliò e poscia Sovrani e i medico celeberrimo, ma anche ebbe nome Giulio d' dotti , che onore appresso Erco- appresso Francesco III. e tutti Augusto. Tanto d' grande in Paolo delle Lettere, e curato da lui e Carlo V. ed fu meridionale: ed altre era bello 1' è vi fatto è il Musa quel celebre di cotal ancora che II. lois di montagne nostro Antonio Brasavola, che suo padre per non so quale del e guari, dalle , ben calde, serre in corpo. Nel ritto soprannome Musa. priccio non da coltura difficili; che mal vivono, anzi di tieni le sufficiente, e stranissime, e svariatissime nelle fiori terra convenientemente umorosa. cui intervengano in Europei dagli fiorame, al eravi una ricca col- tra l'altre regioni centrali dell' Asia dalle introdotte foglie, conosciute conifere lezione di non che alle piante ornamentali, Imperciocché anzi ricchissima. fu avesse quello sfoggio che avrien voluto, e in miglior parte dell'anno avrien potuto, fu nondimeno, quanto sufficiente stava III. I. di Va- che volle essere Europa. E non pure di letterato, Botanico, Dialet- Filosofo. (»?n) Il Bestiame esposto nelle stalle del era tutto di buoj palazzo ed in alcuni cortiletti e L' aveano collocato cavalli. attigui. Tra i distingue- cavalli vansi gli stalloni dei signori March. Giovanni Costabili e Conte Tancredi Mosti. Erano la altresì pregevoli e distinti più parte pugliesi. i tori, i buoi da tiro, i sopranni, i vitelli . . — con leggiadria, a cui dinanzi apriasi una piazzuola loggia parata che mezzo avea in uno olezzanti; e ed fioriti qua come dicono un dunque piante acquatiche intorno intorno disposte. Poiché osservate queste colture dei giardinieri, lodandone cietà agraria., luogo al spilli Egli ebbe diligenza e la gusto, e molte gentilezze aggiugnendo ad onore della so- buon tile più piacevolmente sprazzavano delle spugne e delle che scherzando il mobili parterre con tortuosi allo schizzo e di di vasi Ed ancor legno alla rustica. in mezzo una fontana in su di bei delle seggioline ed altri e là più davanti un lungo tapeto o ed piramide con scaffale a graziosi quali in ferro fuso quali viotlolini — 53 mosse per il ricevettero posti a ginocchi ed Egli per quella : sua benignità che è singolare die a ciascuno ciassero, dicendo Allora queste Esculapii e Ira gli intanto che il Galeni gente studiosa che onora la , venne narrando gli come pochi anni sia la ba- mise si allato; ed sale le medicina. della re- brieve la storia dell' Accademia in ella gli lentamente per Pontefice procedea sidenza, in i mano che la carissime parole: eccomi cortesissime e socio Presidente Eliodoro Guitti il e quindi pel cor- dell' Instituto Accademia. dell' Dottori I camere le : e a certa riputazione anche ap- salita presso interi corpi scientifici d'oltramonti che domandarono d'esserle associati. Sopratutto ricordava Sua Beatitudine ha accordato e che le protezione e grazia che l'alta le tuttavia tien ; e me- più vivi ringramorò l'onore della medaglia rinnovandogliene ziamenti in nome di tutti. Così, giunti nell' ultima camera che è la libreria (oo), il Pontefice vistovi il ritratto del Tommasini prese i a favellare di quel celebre del e suo E sistema. quindi su certi sforzi d' ingegni certamente grandi, tornarono a male sono tornati a vuoto, cogli accademici. E avendole giovato gli ancora (oo) tra le riuscì col dire aiuti delle della s' fatta corrispondenti od altri scienziati altre scienze delle opere e mandano in quali se non interteneva alquanto medicina, che poco finora incertezze e tra molte tenebre Questa libreria vien i discorrendo naturali, ella trovasi : il che non è, av- degli altri libri che dono all'Accademia. i socii — vertiva, della Chirurgia cose ed altre i legati che socii presentò gli pregò per parte il benedisse loro e loro studii i il annali dell' Accade- gli benedicesse. Egli accettò l'offerta li Sede della ginocchi, i un bel libro; ed insieme in alla prima che uscisse dalla sala delle adunanze, Presidente, piegati mia ragionando retrocedeva poi per passare simili Ma pinacoteca. quale anzi ognor progredisce. Cotali la , — 54 ed alzate : di tutti mani le invocando su d'essi da Dio e dalla : Sapienza quei lumi, ond' è bisogno, per conservare, quanto è possibile, più nobile Essere di questo uni- del vita la verso che veggiamo. Ora ordine alla pinacoteca, che in il PonteGce timo, ella è a bastanza conosciuta e rinomata fanno insigne, la perchè compongono o della quantità dei quadri che la pennelli che : in due camere qualità dei della una molte vedute In lavori dei nostri aveano ci moderni. artisti maniera del Canaletto con paesi della fatte Dirò certamente superfluo. sarìa i dirne o il solamente che quei della Commissione sulle belle Arti fatto esporre da ul- visitò e pitture di frutte e di fiori; nell'altra storie e ritratti; tutti qual meno qual una In ottenne terza di buon disegno, pennelleggiati bene e ben più di il far mostra si servi dell'opera segno non dubbio starne alcuna. quel a sua. di ; tele. di Santo Padre, come che quando stava Vescovo Lodò sue le approvazione e Poscia, nelle gallerie, quadro Il Dosso Dossi , , in Imola, dipinture: anzi, ciò che è di benevolenza, volle acqui- si affisò che era Egli principalmente maggiore all' aitar di Andrea. Quadro lodatissimo dove tutta spicca quella grandio- S. sità a alcune sue di riconobbe tosto vide, il Alessandro Candì", copiatore assai riputato Sig. il coloriti. di che stile considerare venuto riti tra questo autore è Re Magi le del carattere. Stette poi anche il Raffaello cui tavole ferrarese, intendo ve ne sono talune dagli stimate lavori del famoso Urbinate. Piaceasi tefice tipi, Tisi: i di mirando quella vigorosità nel il colorito:, quella stessi E certamente non mai pitture di questo Artista che è uno de' suoi si staccherebbe valorosissimo, capolavori. pe- Sommo Ponsquisitezza di quell'ordine e quell'aggiustatezza nel disegno, onde distinguesi. Ben- il I' il Tisi occhio dalle massime da questi Magi Se non che per un Gran Perso- — 55 — naggio, quanto più alto è locato, tanto è più poco buona era già cose pezza eh' Egli stava domandavano. Onde senz' il tempo: ed il Ateneo; e troppe altre all' indugio venne altr' salone nel dove è l'affresco maraviglioso dello stesso Benvenuto (pp), imperciocché qui aveano alzato il trono; ed Egli volea aggiugnere bea benignità e compiere la degnazione della visita con altra nignità degnazione maggiore; questa cioè di non pure star presente distribuzione de' premii per la Festa Agraria , ma alla distribuirli Egli stesso. dunque Postosi Cardinali l' e Instituto Prelati i e tutti del premio gli presentò a sedere, e Magistrati medaglie le d' Eminentissimi gli quelli assistevano, coi Delegato argento mandate da S. E. Monsignor Ministro del Commercio e dei lavori pubblici, e più altre conda classe Ed bronzo. in coniare appositamente dai nostri fatte Egli degni dalla Commissione, confortando dicati mente stato basso di il : che Finita Ma nell' agricoltura. abbia si cietà^ d' ogni in fine somma la , i Non Professori e essere copiosa ! Il il gloria di Lui Apostolico ; e' sei' a- i al , prezioso Sangue fonte di : mas- ricchezze. so- si parti : i membri dell' Institu- lasciando scolpita Agostiniani di S. Andrea. negli Tema Redentore che spicciando dal Costato del Cro- mentre come spirito di -Romana. cosiffatti stu- Datore munifico. Così il bacio del piede premiati da che dell'ingegno e delle forze e quasi strale acuto e mortale uccide degli Ebrei quelli special- progredimento morale della Dipinto eh' era nel Refettorio degli grandissimo giu- può immaginare che desista si qualsia virtù e di tutte le cose è [pp) cefisso Questa precipuo conchiuso, ed ammessi to i intenda anzi con diligenza e da siffatte industrie. Vi si sime si se- premiazione fece alcune parole suavissime e per- la suadevoli, proprie di sua sapienza: dii di lode di argento e quanto gran guiderdone in vessero e sei' abbiano tuttavia più presto dire. in come veniano nominati, ne donava ^ del- meritevoli ragguardevoli, Monsignor molte persone e che oltre dello Stabilimento Professori i stando, la Sinagoga vita vivifica la e finisce nuova Chiesa, tutta la la chiesa santa Chiesa — animi memoria la di Intanto quelli e Cittadini stieri — bel giorno e vivissima sì quella sua bontà che 56 caro a fa il dell' Ateneo apersero esposizione 1' Po, una a Porta Angelo Sonda macchinista del Gabinetto Sig. Università di Padova, il bosq e Soleil presentato quale Fisica di dell' un regolatore valse di si che da Porta Fu per opera elettrica. stella Fore- ai avvenimento fecer risplendere sulF orto del Palazzo e sull' ampia via Mare conduce del 1. R. Du- di Ra- Esposizione dal Ch. Professore all' di tutti. e la sera lietissimi di tanto : impressione I' gazzini di Bagnacavallo. 1LTRE VARIE SIGNIFICAZIONI DI VENERAZIONE E RI GIURILO. Tutta la come Città, dissi, e ben s'intende dal rato, die al Pontefice-Sovrano prove di sudditezza, ne e di esultanza per la sua dimora tra noi. Cittadini, non corpo veruno, non classe che suo dovere. Ma alcuni dimostrarono particolarità. Ed aggiugnendo insieme quant' altro venerazio- di vi fu ordine di venuta meno al sia qualche con loro affetto il è questo che adesso Non qui nar- fin verrò particolarizzando; io non mi cadde bene finora di narrare. Per omaggio a Lui sparmio francarono nel sente non del maggiore mese dall' undici di ciascuna settimana cantato sotto accompagnate (qq) fece Monte di Sono sig. le Pietà tutti pegni del val- Maggio per la ricuperazione stabilirono un intero Luglio all' undici di Agosto due giorni oltre i nella piazza ovazioni a S. Santità. La prima sera, dopo la il in musica, Pace della gli fu da molte voci ed elette Eccnio signor Dottor Giuseppe — Anche in soliti. Banda comunitativa. Eccone Antonio Giuseppe Finotti. disponendo : mettere un coro finestre dell'Arcivescovado dell' i Ri- il altri dalla della Cassa di paoli depositati fino a tutto sera della luce elettrica la l'Illnio S. Amministratori Reggitori del Municipio fecero I che E gli tre di corrente anno. , Betti , le parole (qq). musica e la Guarnigione suo arrivo, I. del- R. Austriaca gli fecero, come — Fia vero — 57 Quel Massimo ? Re Pastore e a noi Qui volge core ed 11 Oh Eridano all' pie? il dolce letizia ! Oual sorte ed onor ! Cantiam novo cantico Di grazie e d'amor. Cantiamo: e visibile al Santissimo Sir S' aderga quest' umile Ardente sospir. A Te innanzi, o Vicario di Cristo, E quaggiù immagin viva di Dio, Noi cadiam nelia polve, e gran Pio Te onoriam nostro Padre E baciando devoti e Signor ! tuo piede il Imploriam, che nel santo tuo zelo Tu ne invochi dal Padre del Cielo Di sue grazie divine Deh pieno tu ! favor. quella celeste di Carità , che il t'arde nel core, si Del poter che dal sommo valore Scese Pier, in Noi tuoi servi e Tu Benedici Tu ne figliuoli Nome nel ! ed Apostoli, negli di veraci Dio, colla voce Trono, alla Croce al accresci 1 amore e la Fé. dicono, una serenata colle bande militari e con molti lumi; e le lampioncini facelle gli la Mentre Cavalleria. disegnarono un W. qui dimorò, tornarono sulla piazza artiglierie leggiere a fargli 1' la musica P. P. IX. in Te, in armi a gli suonava torcili un L' ultimo giorno vessilli onore di varie evoluzioni spiegati la Fanteria, bell'inno, con poi coi e ricevere la che Egli treni delle Benedizione. La prece — — 58 del popolo Padre senti Il Col riso di : un Angelo Noi Pio benedì. Oh dolce letizia! ! Qual sorte ed onor ! Cantiamo a Lui Cantico Di grazie e d' amor. Gli slessi Reggitori del Municipio, nella circostanza che Sua Santità fu alla lora residenza, dove accordò a tutti gl'impiegati di quegli uftizj baciargli il ed anche scritta hanno gli offerta animo paterno e da que' suoi mo- da Lui. Esso per sua grazia e lodata 1' me da quella seggiola sopra de- ha accettata; e pe- renderla un po' simile alle magnifiche sedie dei Palazzi Pa- rò, a pali, le si è cambiato miglione guarnito a Reverendissima d' oro. andar a veder di Arcivescovo e da Monsignor Canonico memoria chiara e santa fuori all'AguscelIo casa la fondata da Sua Eminenza Cardinale Gabriele della Genga già nostro Sig. il raso bianco in un finissimo velluto ver- Seminario-Collegio del villeggiatura il listoni Acconsenti Egli di Maestri delle Scuole Normali V onore di pie, inanimiti dal suo dolcissimi, di ai allora Don Antonio Marescotti di Presidente del luogo: quale al la presente trovasi pressoché compiuta per la saggia economia del- e per le larghezze dell' come seppe che da sita e i procurò , li a Eminentissimo immantinente andò: ed fiori poetici. possibile il vestibolo della posto, con che la colà fosser portati casa. S. essi lo il Pontefice meglio : e venisse si Bottoni Rettore, Il gloria moltissimi Alunni dello Stabilimento^ volendo sollecitudine che '1 Arcivescovo. poco avrieno avuto mancasse veruno ad onorare e Don Giovanni Reverendo Signor l'attuai Rettore molto di i tal vi- Professori che non ve ne die tutta mai la apparato l'Oratorio Santità infatti nel tempo che aveva festeggiarono con bei conserti di canti e — All' Università, la 59 — nostra Università che nei secoli andati spe- cialmente nel decimoquinlo e sesto alzò tanto grido per tutta Eu- ropa ! il Don Giuseppe Taddei CaMonsignor Canonico Don Giuseppe Antonelli dottissimo Monsignor Rettore nonico Teologo e erudito Bibliotecario e Direttori dei varii i Musei e del giardino botanico apprestarono ogni luogo convenientemente per il Ma Sovrano. delle medaglie manoscritti dell' zioso Codice mo Egli non fu che nella Biblioteca e nei gabinetti e di mineralogia; dove principalmente Omero greco del secolo decimoquarto dono del nell' istipo Dopo nete della nostra zecca. e sostituti e discepoli ammise tutti la serie delle letteratissi- più rare un discorso breve filosofie sì mo- ma profondo oltramontane : quanti al bacio del piede. Un' inscrizione porta d' ingresso diceva {rr) i fece ai Dottori Collegiali, ai Pro- ed assai rilevante sulle così dette gli osservò Ferrarese, del Tasso e delGuarini: un pre- Cardinal Bessarione; e fessori ricevere : Di Monsignor Rettore Dottor Don Giuseppe Taddei. e quindi (rr) sulla — pio ix. christian! iii qva idvs . nvlla . hocce orbis . . et ad . gratior anno . ipsivs artes singvlae . . sva . qvaeqve principi cvivs . dom1cilivm adiicenti . prodevnt . plavdentes . . . vindici . svmmittit i\i>vi,«,;i:vb . maiestate . et . obviam . gestientes et artivm . vnqvam . cvmvlvm . tvtori . illvx1t . decora . delicio . mdccclvii . dies . recentis patrono magistro . bonarvm . vetera . parenti . ingredienti . p. o. ra. qvint. i — 60 . insignia i**iho adloqvio . avsp1cio foyentvr recreantvr fvlcivntvr . . fciVMIN ASI ARCA . < «IMI AVD1TORES ALACRES OBSEQVENTES . . . l.l \ . DOCTORES YNIVERSI BENEFICII . IN . AEVVM MEMORES VOTA . NVNCVPANT CVNCTA . . PRECES PERBENE . . INGEMINANT OMINANTVR — — 61 Al Collegio del Gesù, dove da ben tre secoli per le cure pa- magnanimo Duca Ercole terne del per e li Matrona Maria Frassoni Dal Gesso, piissima bile palestra letteratura di generosità la aperta una no- sta gioventù studiosa alla Come netti poli cantò Tu il entrò di Sommo il Petrus es recitarono un gli ziavano vi sala elegan- coro giova- di ed assiso sul trono, alcuni dei disce- : componimento poetico, con che alto favore e sì di Pontefice, un luogo della il Congregazione degli Scolari e metterlo a maniera tissima. RR. Padri i , Compagnia fecero addobbare splendidamente della della supplicavano il loro studii ed ai loro ingegni. Egli, benedire di ammessi bacio al il ringra- ai diversi del pie i Padri con alquanti alunni d'ogni classe, fece alcune parole santissime a tutta la scolaresca ed alle scienze, alla pietà. né gli esempli perversi del : sludiino bene, insieme alle lettere tristi insegnamenti Non ascoltino né mondo che cerca ognora di fuorviarli i e condurli a ruina. Facciano buon serbo delle sante massime che vengono sapienza figli le menti Ed insomma di tutto impegno si Indi benedisse tutti ed usci. lume della incerto adoperino a mante- obbedienti ed amorevoli alla Chiesa, loro revolissima. al cammino G. Cristo che solo potrà affrancarli nel di della vita. nersi imparando, ed aprano bene ora Madre amo- Allorché usciva il Padre professore di Fisica gl'illuminò con una elettro-lampa l'atrio delle Scuole. Sulla porta del Collegio leggevasi: PIO IX. PONT. MAX. AVCTORI IVVENTVS QVAM . AD . . . BONORVM STVDIORYM . COLLEGIATA FERRARIENSIS . HVMANITATEM SODALES DEVOTA . . IGNATIANI SANCTITATI . . . ET . PIETÀ TE M 1JNTORMANT MAIESTAT1QVE . EIVS — Anche le Convittrici — 62 MM. benemerite delle Orsoline mostra- modo rongli lor conoscenza per la grazia della visita, e pel bilissimo e paterno con che le trattò. Alcune accostatesi con pronunziarono rono un bel mazzo di qualche garbo finalmente loro proprie gli dono canta- un bel mani. Lui mancarono di animo dal benefico Altre offerirono in gli poveri artigianelli delle scuole i rime. trono al dono umile, ma lavoro apposito ed accura- finti: Né ad onore te E coro. fiori tissimo di no assai affa- del più che potero- far quel di notturne instituite e sostenu- nostro Arcivescovo, e dirette dal Re- verendissimo Canonico Don Mariano Wanstienkist suo segretario. Anch' poesie e canti. Sua Beatitudine essi per fanciulli sti spazio di una buona ora; e andava lo gando ora questo ed ora quello su cose d' alcun bene instruiti; traendo fu che lodava del si buoni frutti, questo nostro suolo tra nore sentati Direttore e ivi; perfezionando, molti altri ancor i nello Maestri. onore a' suoi di una sua gli muto ma sia di visita, brame di tutti al vedere Né fu mi- si perspicacia degnazion sua, Col loro tutti. di 1' alta colate. che, ripeto, fu cosa tenerissima e dolce. Il sforzarono Direttore e 1' i Maestri di la parlare devozione: arte va sciogliendo che si incomodo che agognavano la lingua, {ss) da ciò non poteva mai certamente, per a cui per la Provvidenza quelli, la comodi, anzi con suo grave significantissimo gli espressero sensi ebbe narrano E furono pre- molta cura e tempo, accontentare angustia del Il trovarli mettere e ma- questo. luogo stesso con diretto fosse presto di condiscendere alle e v' i commoveasi profondamente comechè grandissima che Egli, né badasse nulla molta prese dal Giovanni Maria Bozzoli. Essi per venerarlo furono con- dal Sig. all' che Sordo-muti dello Stabilimento provinciale che poveri i ora dotti diletto il il commozione, quando la viene poco interro- Religione e donavali di parlare della Carità Evangelica che suol a turare tanti e in Non premio. intertenne con que- s' esprimerglieli in qualche voci arti- di questo efebeo avvenuto nella seguente epigrafe degli artigianelli (ss) Del ReviTio Monsignor Canonico Dottor Don Giuseppe Taddei. — — 63 NOCTVRNVM QVOD PAVPERVM . VESPERI DIE! . XIV . . DIVINI . PAVPERIBVS IX. SERVATORIS PARVVLOS HEIC HORA . ALVMNOS PATERNO . INTERROGANS PRO SVO . PRAEM1IS . AMPLIVS NVNCIVM . PERQVAM . MANS1T . REFICIENS . QVEMQVE . REFERENS . MAGlSTROS . ERVDIENS . ORNANS . LMAGINEM FAVSTVM . LVDIQ . M. 0. . 1NVIS1T . COMPLECTENTIS . ET . EPHEBEVM . MDCCCLVJI . P. NVNCIANTIS . PATET . IVLII . PIVS ATQVE F1LIIS . HOCCE . . ADLOQVIO MERITO . MVNERIRVS . FOVENS AMANTISSIME . Anna, primo Sulla porta d" ingresso dell' Arcispedale di S. luogo a cui Egli andò, era P0N1TE VOS IAM . QVIBVS . MALA . MODVM . IN . HOCCE MORBORVM . LACRYMIS . NOSOCOMIO . COHORS . INCVMRIT EN EGENORVM PATER . . . VOS AD1T . MOERENTlVMQVE . SOLAMEN PONTIFEX.MAXIMVS NONVS PIVS QVI VOS . IN VESTRIS . . NOVAM ERIGET CYNCTIS . . . . DOLENS SPEM . VICIBVS . PATIENTIAMVE ORFIRMABIT COELESTE . LENIMEN ADSPERSVRVS V . IDVS . IVLII . MDCCCLVII — Su quella mento di della Casa di 64 — Ricovero, che fa il secondo stabili- beneficenza da Lui visitato, era IN QUESTO RICOVERO DELLA MENDICITÀ OPRA DELLE CONGIURATE PIETOSAMENTE GENEROSITÀ DE' FERRARESI E MUNIFICENZA DI DUE ANTISTITI PORPORATI INOLTRA IL PASSO O PADRE SAPIENTISSIMO DE' POVERI PRIMO ESEMPLO INSIEME E ORDINATORE QUI IN TERRA DELL' INESAURIBILE CATTOLICA CARITÀ PONTEFICE MASSIMO PIO IX QUIVI ALLIETANDO CONSOLANDO DEL PATERNO TUO ASPETTO ED ACCENTO IL TAPINO SATOLLO E COPERTO NE PORGERAI TE STESSO A CARA E SPLENDIDA IMMAGINE DI CÌESU' CRISTO QUANDO NEL PIÙ BEL SORRISO DELLA SUA BONTÀ DIVINAMENTE BENEFICO SPARGEVA IL CONFORTO E LA SALUTE PE' TR1VII E NE' DI TUGURI PALESTINA — Visitò nella Basilica di S. loso (tt). Maria Vado in Don Parroco molto Rev. Il — 65 il Sangue Miracoavea Dal-Passo Filippo Porta maggiore del Tempio questa inscrizione: fatto porre sulla ESULTA O PER DIVINO PRODIGIO AUSPICATISSIMO FRA TEMPLI BASILICA DI SANTA MARIA DEL VADO FERRARA PERCHÈ TUA GLORIA UN RELIGIOSA E CITTADINA IN È IN EMINENTISSIMO CARDINAL ARCIVESCOVO L' LUIGI VANNICELLl CASONI E IL MUNICIPIO GIULIVI E UMILMENTE ALTERI GUIDANO ALLA TUA VOLTA IL SOSPIRATO DAI CREDENTI DAI SUDDITI SOMMO PONTEFICE E MONARCA IL E PIO IX A VENERARE SULLA TUA PARETE IL PREZIOSISSIMO SANCÌUE CHE DALL' OSTIA CONSACRATA SPRUZZAVA A NUOVO IRREFRAGARILE ARGOMENTO DI QUELLA FEDE DI CUI EGLI A VECE DI CRISTO CUSTODE PROPUGNATORE È E VINDICE SULLA TERRA 13 Colai miracolo avvenne (//) un Sacerdote celebrava gue miracoloso invece dell'Altare che è un' Ercole Alfonso I. fece II. poi i GIUGNO il 1857. 28 marzo 1171, giorno di Pasqua, mentre Divini Misteri. AI rompere la Sacra Ostia, un di scorrere al basso immagine della B. spicciò in alto aspergendo V. e la vòlta che Io copria. la Il Santavola Duca trasportare questa vòlta nel luogo in che trovasi al presente; ed comandò fosse decorata del prospetto nobilissimo che si vede. — — 66 Per cura dello stesso Parroco risplendea nazione non pure ma gante, sontuosa Basilica che ben ricorda la gale munificenza del primo Ercole, anni la eresse e compì. quale nello il Santo Padre appresso Il trò nel Santuario: vi considerò attentamente 1' no un colore azione consumatrice di Orvieto. Mentre Conte Cav. Comm. Camillo 11 che ne è Priore offerta 1' un si si mirano partiva nel vene- piccolini i di del- festeggiavano il suddetto Rettore e S. E. il Ven. Arcicon- N. U. Conte Alfonso Muzzarelli e fecer sei preziose gocce che Trotti Protettore della fraternita del Preziosissimo, gli di adorazione en- 1' Asilo d' infanzia con le loro armonie patetiche e ne implorarono la benedizione. re- questo., essere egli a di dei segni sanguigni che rassimo Corporale l' le spazio la quasi sette secoli conserva- di sufficiente: e disse come quello presso illumi- Santuario col suo prospetto magnifico ed ele- il altresì tutta nonostante grande di il della storia Miracolo del e del Santuario raccolta a tal fine e scritta con eleganza dal Pro- fessore di Rettorica del Collegio del Gesù M. R. Padre il Eu- genio Cimatti, (un) (uu) Il Magistrato Municipale volendo aggiugnere novella prova di sua de- vozione a questo Santuario pagata lia la spesa di — stampa. tale mi Poiché viene in taglio, ben volentieri acconsento di dire qui alcune parole contra uno anonimo che va circolando da non guari per scritto di ed insieme a condanna di una loro neonati dal S. uimo premesso un è — Fonte conduce spesso La superstizione scrittore Maria dei cenni storici poi e : in ,, Vado. L' Autore dello fanatismo al po alcuni tratti, ora non che posso verificare, Romanum. Quindi Baruffaldij secondo riferto vatrici , il , Marco Antonio Guarini avrìa cercato di ferire : e nel reca 1' dapprima indi li si dato dello miserabile non avere cioè saputo a tem- Girolamo di riferisce e Baruflaldi non aggiugne altro. nei 11 sarebbe avventato contro alcune le- un colpo micidiale finalmente sfoderato un ferro lungo cuore moltissimi Ferraresi, complice, guardate che matta pretensione!, il che ,, asserzione senza lagrime agli occhi piange commenti ad Rituale povere donne!; avrebbe , ano- scritto come foriera saetta mortifera caso intravenuto a questa rispettabile Persona, di e Sangue or men- pia fede dei Ferraresi intorno al levare Signor (0) del testo S. di biasimo in città, fatto un' asserzione che leggesi nei cenni storici sul Preziosissimo tovati, i la il sulla di ed acutissimo chiamando Cardinale Toledo. testa a Ma compagno il Cardi- — Degnò anche S. — 67 Santità vedere la restaurazione che facendo nel grandioso Tempio dei Minori dallo stesso Ercole, e risarcito due Alfonso Conventuali volte e altre Righici Cittadino Ferrarese e Religioso naie allenissimo dalle stragi tante E a : curar di 1 spuntare 1' ). chiarmo mosso è si né di Signor Guarini che, se al le Convento a con- del nulla occupandomi mi limito acuto ferro diretto contro Agostino giuro, che non Io Ora piaga la pietoso medico lo guarirà, merita, un altro ve e io 16. N. C. 4. quelle levatrici né difendere so dir vi j, Toled. Instrnct. Sacerd. L. da rabbellito di quell'ordine. Il Padre Fra Giovanni Maria Caroli Guardiano ( edificato e dall' esimio Teologo ed Oratore Padre Fra I vien si a il che è più impor- ciò viscere de' miei concittadini. per quest' opera di misericordia ed insieme di giustizia chiamo in aiuto non solo il Cardinale Toledo, ma Tommaso S. e che han trattato de saperslitione: sicuro, quest'arma teranno ma iniqua, parlo al de sitperslilione nomi dei e studiateli e dal ma dall' una Chiesa ad neonati i alla farli battezzare a quel fiducia d' la perciocché qui non trattasi per dire alcune levatrici e comune che Ravenna e i tale Dottori ivi le di , deposero davanti a e la quali che ad seu contrari] initii senno et un altro vel , mal avendo una caduco. Im- fede e di nessun' altra. Fede an- giurarono Lancellotto de Villa de 23 Gennaio, memoria non publica vox nuniquain passus primieramente leggete rana obtervantia, in distinta che abbiano detto o dicano o sieno colai Tommaso et fama hoc notitiam habentes, quod nullus ex patitur citare condan- Perondulis Guido e Metropolitano Bartolommeo de Barbalungis, Nicolò de Montegarnario consta da un processo rogalo addi vulgaris a un'altra; e Alberto de Bonacossis deputati dal Signor Marchese d' Esle Niccolò infra cujus ) presentare per la pri- anzi piuttostochè ad chiacchiere di questa ( trattati B. Vergine e stata grazia che sieno preservati dal ma : la 1426 Bozzarolus l'anno che è fonte impetrare non sfido vi Teologi Onnipotente con un miracolo dei più stupendi certa tica dedicata spun- la Messere, o Signor del testo nino come vana osservanza un pio ed antico costume di volta non pure e' poi e questi di Dottori cattolici i andate a leggere questi bene; ponderateli e numeri ma delle sentenze dei quello , più non mi ode, Baruffaldi che tutti Andate, andate spezzerannola. anonimo parlo a voi autore dello scritto non Suarez, e il sicurissimo che est e studiate et illis — Ouod existit, sii et maxime i come citra et communis opinio est inter el III., tempore e apud personas de qui baptizantur ad dìctam Ecclesiam morbum caducum. bene a tanto di — Adunque , o Messere, teologi de superstilione e sopratulto particolare de observanlia sanitalum : e poi dite che de è — 68 — trassegno di gratitudine e di venerazione fece disporre nella cro- buon ciata che trovasi già a fine,, come Famose bei quadri di pertinenza della Chiesa. dell' Ortolano, del Siciliano, E Dipintori. tissimi di galleria, di riputa- altri bravo Professore il molti e i tavole del Garofalo, Girolamo Carpi e chiamato fu una in Signor An- tonio Boldini acciò che glieli dimostrasse. un' osservanza vana una tacita idolatria Santa Maria in Vado porre con gli e da Dio e da Maria la nome il e ; con mi io e sperare quindi con fermassi Teologi dottrina dei la Maria di vi lungo qui più a venissi ora facendo intorno alle molte maniere di superstizione per farvi toccar con pur una se ci ... ! mi pellegrinaggi i : sono zia, E essi Ma a' S. i Frati, gli Ecclesiastici ponete all' . . E . Ma se i genitori un catechismo mano che nep- farvi alcune e do- loro Chiesa recitarvi fu si dell' non raccomandano dall' Epilessia ? . . . . . dai i uomo ?.. in Mo- loro stalli e ad un qualche altare, sup- modo carità si parlando spuli una ricetta efficace?!?!.... . E altra sono vane osser- speciale loro infanti i raccomandino perchè li Agli Esculapii ed . già prosciolti,, Salve Regina o qualche la Som- i che sogliono quelle altre Stazioni nella stessa molti altri ereti- Stazioni che componenti un coro, movendosi qualche Mistriss o Miss perchè nella sua e quistionare con molte indulgenze ossia Dio, e alla B. Vergine ed ai Santi, a chi volete che do parli le peccati di cui valgono dunque nulla in pio' vengano preservali a . protestanti Magno ricambiano il altare della B. Vergine a antifona, non vanze ?.. ? i ad una certa Chiesa, città Gregorio andando processionalmente a non so rimanermi dal remissioni delle pene temporali dovute a anch' esse sono superstizioni naci, intanto a luoghi santi e celebri per ottenere una qualche gra- dentro una dopo im- pio costume con questa pia quale combini con questo una superstizione?... Lo dicono visite le Pontefici coji la non pochi Ferraresi. fede di mande ne truova e fargli molta fiducia grazia che sia preservato dal mal caduco. Sconverrebbe assai che con voi portare un figliuolino alla Chiesa di presentarlo e insieme farlo battezzare ivi nomi altri il ai Galeni ? . addormenti . . e Oppure dormen- — — 69 Sulla porta del Monastero di S. Vito era NE HOCCE . : QV1DEM . IVGV§TI1I1R11I iORORVH COENOBIV11 PONTIFICVM MAXIME . . . NONE PIE PASSVS ES . OPTATISSIMI . INANI MOERERE . . TVI . . ADSPECTVS DESIDERIO H1NC TANTO . TAMQVE SACRAE AD . TVI INSPERATO . . EX CRVCE . VOTO . SIGNATI . UETANTES . . VIRGINES PEDIS . DONO . . OSCVLVM PROCIDENTES TIBI . A DEO . FASTISSIMA . QVAEQVE . ADPRECANTVR Per non andare e i in soverchio, taccio ogni altro festeggiamento profondi omaggi eh' Egli ricevette qui e in nasteri (vv). (rr) più possibile il lì mentine, le il di le Clarisse del Domenicane, di Corpus Domini, e le Teresiane. S. Carlo annessa all' mo- altri le sacre Cristo sarannosi adoperate per suo Santo Vicario. signor Redattore della Gazzetta. Le Chiesa Gesù Beatissimo Padre consolò d'una sua Benedettine, gli Di leggieri può immaginare ognuno quanto Vergini amantissime spose onorare tutti Il le visita anche Cappuccine, altre le le RR. MM. Le Carraelitane-Sacra- che fu narrato dettagliatamente dal bravo RR. Suore Arcispedale. della Carità si Lì Egli le radunarono vide e benedisse. nella — Del rimanente venian condotte trofii che o Papa viva con cortili e , ovunque per vederlo, per rimirarlo e di di Nobiltà, a dare anche E F ultimo dì con ciò una testimonianza notte intorno al minato il Sommo della dimora del Montagnone V% % «i.vrri »EL Sua Santità innanzi che venisse tornare a Bologna in questo alquante ore ad appagare ambivano. Adunque dì il , Le Truppe Il RR. II. a Ferrara tezza faceano gistrati il rendevano avea disposto , ; il sole^ Egli alla Città il precedeva che Ei non dimora più lunga. Ne credo né dico spiacque pure stra alla Le Bontà di Lui brama. Nel tempo che qui si di il si partì. sulla piazza artiglierie di for- Gonfaloniere e il che ciò due ale dall'Arcivescovado e lo seguirono al confine Eccellenza Monsignor Delegato di ri- cavalcava allo sportello. onori. gli saluto. Seguianlo S. E. Fu spiacente gli e le Papali affilatesi in del Municipio illu- passando per Cento, e qui fermarsi Generale Austriaco a Porta S. Benedetto gli fecero la fanali. di Per tempissimo una gran moltitudine s'era già adunata a fargli ossequio. quattor- vivo desiderio di que' Cittadini il e 15 LUGLIO. mattina, poco dopo levato la il suono delle bande, essendo al - devozione di Pontefice pubblico passeggio con grande quantità i, pie il ricchi i e di giubilo, faceano ogni giorno corsi splendidissimi: e dici, del dell'Arcivescovado bra- da Lui ribenedetto. essere Mona- popolo a turme Il per baciargli udirlo, finestre le delle passaggio in sul consertate. bellissime Orfano- degli e cenobii questi di schieravano si spesso spesso affollavasi sotto moso la luoghi pii fargli a seguialo e altri di nei Conservatorii dei Zitelle le — 70 la a del gli altri Ma- Comune. Sua Cento. potesse degnare di una falso, se credo e dico che non poter contentare la no- rimase, Egli ben vide quale sia lo — 71 — spirito di questo popolo che veniasi ognora più manifestando; non va confuso, come vorriano alcuni, con si abbandonò un branco di la e che matta ebbrezza a cui egoisti fuorsennati. vide E»li e lo Il apprezzò, e per sua benignità cen gloriò. Quindi più a lungo, polendolo, ci avrebbe Egli allietati di sua presenza amabile e veneranda. Ecco tali furono grandi, furon ma le Feste che Ferrara fece al suo Principe. fatte di premura e sarìa tornato a Lui in disgrado. Né io di Nou amore. Un dispendio «rave le ho narrate, ne Magistrato del Municipio mi ha commesso di narrarle 1' Eccell. come cosa grande e degna che venga risaputa da chicchessia. Mainò. Solo a questo fine che Ferrara in questo abbia quella lode che è propria dell'eseguimento del dovere contro tristizia la di e : i nostri posteri sappiano, questa nostra età, non fummo che noi, degeneri dagli Avi. FINE Monsignor Pietro Gramiccia, Delegato amatissimo di Ferrara, commessa solo in die ogni si al cura perchè il S. Padre della Città e Provincia fosse ricevuto nella giurisdizione suo governo con ogni possibile decoro ed onoranza. E questo non per soddifazione di debito proprio, come Rappresentante della Santità Sua Ferrara, vedimenti ma ben fatti anco per partecipare al merito distinto de' nobilissimi prov- dalla Città e Provincia in quella circostanza faustissima. Volle dunque che il Castello., che così chiamasi il Palazzo Apostolico, fosse riccamente addobbato, e con ogni splendidezza arredato, onde se Pontefice fosse piaciuto di onorare di Se stesso, e della illustre all' immortale sua Corte la — Residenza Legatizia dell' fosse trovato bellamente e riccamente disposto. E Monsignore onore altissimo di averla almeno in suo palazzo una sera, e Domenica 12 Luglio, fu quella di si nella quale la Giovecca, la gran via degl'Angeli, Canale Panfilio ardeano di magnifiche luminarie, come dalle annesse tavole e il è indicato. il fiore della che venne ammesso tanto al encomi Padre un del Santo preordinò , trovava in Ferrara, fu Sua immensamente gradita atto della sua venerazione che dopo avere Città di la Santità ed omaggio, Sua goduto svariato e leggiadro fuoco artificiale, e , nobilitata all' insaputa di dell' intrattenimento ritornando a' al suo imperocché ponea il lodarsi la magnificenza elegante, o la bello nella vera condizione del sublime. di piedi tutti offertole apparta- mento, godesse dai balconi del medesimo di un altro spettacolo, di cui non sa se meglio abbia a la da' suoi suggerimenti ed medaglie. Finalmente volendo Monsig. Delegato metter pure di e si bacio del Piede nella grand' aula del Trono. Così dalla Santità e , Delegato convenne ne' suoi Nobiltà ferrarese e dell'estero, che celebrata Esposizione Agraria e d' Industria impulsi promossa dalla circostanza Monsig. In quella lietissima appartamenti e si Santità prese stanza dall' Eccino sig. Card. Arcivescovo, poiché Sua La pregò tutto , 72 si grandiosità severa, Comparve diffatti, ad un suono di tromba, accesa quasi direbbesi per incanto dai fuochi del bengala, la gran mole verde, e dell' da questo numento da (inali al color di fuoco, valse a color bianco passando al rendere così imponente quel mo- richiamare tutta l'antica idea delle glorie e maestà della Signoria ducale. Infatti non lo Estense Castello, con luce che dal mancarono compariscono oggi in artisti elette che colsero quel momento per dipinture. gallerie. L\ Magistratura Eoitkice IRSIQS I m io al Pontefice a supplicarlo clic onori Ferrara senza ed apparecchio di Feste Festa per 1* di sua pre[wj. arrivo di Sua Santità Luminarie •» • 2?> SB Altre illuminazioni e fuochi artifiziali Festa al Qtaluardo di S. Tommaso „ SS Festa all'Ateneo Civico 44. VItre varie significazioni di venerazione e di giuliilo S.ii mattina del 15 i i, ., 54; ~<> sigino -—^w-6"5^S< »\