Health Protection and Safety on Board Ships (Healthy Ship) PERCEZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO A BORDO I RISULTATI DEL QUESTIONARIO Marzo/March 2011 a cura di/by I. Grappasonni, F. Mazzucchi, P. Paci, F. Amenta La Finaval S.p.A. riconosce che i dipendenti sono la risorsa più preziosa e che il loro benessere è indispensabile per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Società. L'ambiente sociale e lavorativo moderno richiede un approccio più mirato al benessere personale. In risposta a tale necessità, cosciente delle sue responsabilità, garantendo che le attività mirate a tutelare, promuovere e sostenere la salute e il benessere del personale rientrino negli obiettivi strategici. La presente pubblicazione è parte del progetto HEALTHY SHIP per il miglioramento dell'assistenza sanitaria e per promuovere la salute a bordo delle navi, creato per tutelare la salute dell'equipaggio con l’obiettivo di offrire sicurezza sul lavoro e welfare, in collaborazione con l’Università di Camerino ed il CIRM. Finaval consapevole che i concetti di benessere si sono evoluti ed è per questo che offre servizi di assistenza al suo personale, al fine di aiutarlo ad essere fisicamente e mentalmente pronti di offrire alte prestazioni e dedizione. Capt. Fabrizio Mazzucchi FINAVAL Crew Manager Indice Presentazione del Comandante Remo Di Fiore Responsabile ITF Italia 5 Prefazione 6 Percezione del rischio infettivo a bordo. I risultati del questionario 7 Il campione 7 Percezione dei rischi in ambito lavorativo 10 Percezione del rischio di malattie infettive 12 a. Percezione del rischio di trasmissione delle malattie infettive 14 b. Conoscenze sul virus HIV e l’AIDS 15 c. Percezione del rischio infettivo derivante dagli alimenti 22 d. Conoscenze sulla prevenzione con i vaccini 26 Conclusioni 26 Presentazione del Comandante Remo Di Fiore Responsabile ITF Italia Prefazione Alcuni mesi fa è stato proposto, sia ai membri degli equipaggi delle navi della flotta FINAVAL, che al personale degli uffici della sede della Società, un questionario anonimo su igiene personale e prevenzione delle malattie infettive. Al questionario è seguito un volumetto intitolato Da una migliore igiene personale una vita a bordo più sana. Questionario e pubblicazione sono parte del progetto Healthy Ship, nato dalla collaborazione tra il Centro di Telemedicina e Telefarmacia dell’Università di Camerino (UNICAM), il Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) e la FINAVAL. Healthy Ship è un importante progetto di prevenzione di malattie a bordo delle navi in navigazione che è realizzato attraverso campagne informative sui principali rischi per la salute dei naviganti e su come prevenirli. A conclusione di questa prima iniziativa, rendiamo noti i risultati dell’analisi delle risposte al nostro primo questionario. Risposte che mettono in evidenza alcune carenze di informazione su temi importanti della protezione della nostra salute e che saranno oggetto di specifiche iniziative che saranno intraprese nel prossimo futuro. Un ringraziamento sentito a tutti coloro che rispondendo al questionario hanno contribuito a realizzare questa indagine, i cui risultati sono di particolare interesse. I risultati del questionario saranno anche oggetto di una pubblicazione scientifica, così da metterli a disposizione di tutti coloro che fossero interessati all’argomento. Resta l’impegno, oltre che di migliorare le conoscenze sulle tematiche del questionario in cui siano state evidenziate lacune, di fornire ai partecipanti all’indagine i chiarimenti e gli approfondimenti che desidereranno. Sarà sufficiente inviare richieste in tal senso per e-mail a [email protected] . Grazie ancora della collaborazione e buon viaggio, non dimenticando che il rispetto delle principali norme dell’igiene ci aiuterà ad evitare malattie, rendendo così il nostro lavoro ed i nostri viaggi più proficui e sereni. Prof. Francesco Amenta Responsabile Centro Ricerche Cliniche, Telemedicina e Telefarmacia UNICAM Presidente e Direttore Scientifico CIRM PERCEZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO A BORDO I RISULTATI DEL QUESTIONARIO Questo report riassume i risultati del questionario anonimo “PERCEZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO A BORDO DI NAVI” proposto al personale navigante delle 9 unità FINAVAL attualmente in servizio e, come riferimento, al personale di ufficio della Società stessa. IL CAMPIONE La Figura 1 rappresenta la consistenza numerica di coloro che volontariamente hanno partecipato allo studio compilando il test proposto. 25 20 15 10 5 0 MT Isola Blu MT Isola Bianca MT Isola Celeste Isola Magenta MT Isola Verde MT Neverland MT Neverland Angel MT Neverland Sun Neverland Dream Dipendenti Ufficio Figura 1: Consistenza del campione che ha partecipato allo studio compilando il questionario proposto e suddiviso per struttura operativa L’89,69% degli intervistati è di sesso maschile. Le donne che hanno risposto al questionario indicando il sesso di appartenenza rappresentano il 3,59%. Si tratta di personale di ufficio di FINAVAL. Il 6,73% degli intervistati non ha risposto alla domanda. Dividendo il dato tra personale a bordo e personale degli uffici, gli uomini rappresentano rispettivamente il 93,94% e il 65,38% del campione mentre le donne, che sono impiegate esclusivamente negli uffici amministrativi, sono il 23,08%. Il lavoro in mare è anticamente conosciuto come tipicamente maschile. I dati raccolti non smentiscono questa tendenza; si può comunque notare la presenza femminile tra il personale che lavora negli uffici. Tra le persone che lavorano in mare il 74,75% ha una età compresa tra 21 e 40 anni, mentre le età maggiormente rappresentate tra le persone che lavorano negli uffici sono 31-59 anni (76,92%). L’8,08% del personale di bordo e l’11,54% del personale a terra non ha risposto alla domanda (Figura 2). 100 90 80 70 60 50 personale di bordo 40 personale uffici 30 20 10 0 maschi femmine nr Figura 2: Caratteristiche demografiche del campione intervistato (nr – senza risposta) Gli equipaggi delle navi che hanno partecipato all’indagine sono costituiti da personale di sei diverse nazionalità. La maggior percentuale a bordo delle navi è rappresentata da indiani (48,99%), seguiti da italiani (21,72%) e filippini (17,68%). Ucraini, rumeni e bulgari rappresentano una minoranza rispettivamente con il 3,03%, 2,02% e 0,51%. Il 6,06% del personale a bordo non ha indicato la nazionalità di appartenenza (Figura 3A). Il personale degli uffici è invece rappresentato dall’84,61% da italiani; il 15,39% non ha risposto alla domanda (Figura 3B). A B 0,51 6,06 2,02 15,39 21,72 17,68 48,99 84,61 3,03 Italiana Filippina Ucraina Rumena Bulgara nr Italiana Indiana nr Figura 3: Nazionalità degli intervistati (A - personale di bordo; B – personale uffici; nr – senza risposta) In termini di formazione scolastica, tra il personale di bordo il 3,54% possiede soltanto un titolo di istruzione primaria, l’11,11% un titolo di istruzione secondaria inferiore, il 22,22% un diploma di scuola secondaria superiore, il 22,73% un diploma di scuola secondaria superiore con indirizzo professionale ed il 20,20% è laureato. Il 20,20% degli intervistati non ha risposto alla domanda (Figura 4A). Tra il personale degli uffici il 7,69% ha un titolo di istruzione secondaria inferiore, il 3,85% ha un diploma con indirizzo professionale; la maggior parte degli impiegati ha il diploma (38,46%), seguito dalla laurea (26,92%); il 23,08% non ha risposto alla domanda (Figura 4B). A 3,54 20,2 20,2 B 7,69 11,11 23,08 22,22 26,92 38,46 22,73 Licenza elementare Diploma Laurea 3,85 Licenza media Corso professionale nr Licenza media Corso professionale nr Diploma Laurea Figura 4: Titolo di studio degli intervistati (A - personale di bordo; B – personale uffici; nr – senza risposta) Le mansioni lavorative del personale sono state raggruppate in classi di una certa omogeneità al fine di disporre di dati più facilmente confrontabili con altri studi. Nella nostra analisi la categoria Deck crew ha compreso Ordinary seaman, gli O/S, gli A/B, i Trainee G.P.. La categoria Deck officer ha compreso ufficiali di guardia, di navigazione, di coperta ecc. Raggruppamenti similari sono stati realizzati per le altre categorie professionali. Il 29,46% dei partecipanti all’indagine non ha fornito informazioni sulla propria mansione a bordo. Il 15,63% dei lavoratori che hanno indicato la mansione ricoperta appartiene alla categoria del personale di coperta (deck crew), il 14,73% al personale di cucina e dei servizi di ristorazione (galley and catering crew), l’11,16% al personale di macchina (engine crew), il 10,27% è costituito da ufficiali di coperta (deck officer), mentre il 7,14% dei partecipanti è rappresentato da ufficiali di macchina (engine officer). I capitani (captain) costituiscono l’1,79% degli intervistati. Il 9,82% è rappresentato da personale amministrativo (degli uffici della sede) (administration) (Figura 5). 30 25 20 15 10 5 0 Figura 5: Mansione degli intervistati (nr – senza risposta) PERCEZIONE DEI RISCHI IN AMBIENTE LAVORATIVO La percezione del rischio e del pericolo in un ambiente di lavoro complesso come quello marittimo è fortemente influenzata dall’esposizione a fattori di stress costanti e continuativi che interessano i lavoratori nell’arco delle 24 ore e che rendono le condizioni di lavoro e di vita a bordo differenti da quelle sulla terraferma. Per questa ragione sono state comparate le risposte del personale a terra con quelle del personale a bordo in merito a quali siano, secondo l’opinione degli intervistati, i rischi maggiori per la salute di coloro che lavorano in nave. Gli stress psicologici, primo fra tutti l’isolamento dal resto del mondo, e quelli dovuti a spazi ristretti in cui vivere, possono rendere un fattore maggiormente percepito come rischioso rispetto ad un altro. Ovviamente chi vive tale condizione è maggiormente sensibile al problema rispetto a chi può solo immaginarlo. Fatta questa premessa, si riscontra effettivamente una differenza nella percezione del rischio di non essere adeguatamente assistiti in caso di malattia. E’ comprensibile come, in un ambiente isolato e difficilmente raggiungibile come una nave in navigazione, l’equipaggio sia molto sensibile all’eventualità di non essere soccorsi, rispetto al personale a terra che, sapendo di poter contare su strutture sanitarie facilmente raggiungibili, percepisce molto meno il pericolo rispetto ai colleghi in mare. Ciò è dimostrato dalle percentuali di risposta del nostro campione intervistato: il 41,91% dei lavoratori a bordo considera quello del mancato soccorso uno dei rischi principali, mentre solo il 13,64% del personale a terra fa lo stesso (Figura 6). Un’altra differenza ragguardevole si riferisce alla percezione del rischio di soffrire di disturbi psicologici dovuti all’isolamento e/o alla deprivazione 10 affettiva e relazionale. Anche qui il personale a bordo, vivendolo sulla propria pelle, sente maggiormente questo problema (48,53%) rispetto ai colleghi di terraferma (18,18%) (Figura 6). Al contrario, il rischio di soffrire di disturbi alla vista viene avvertito maggiormente dal personale degli uffici: analizzando i dati sui due gruppi di lavoratori, secondo il personale di terra (36,36%) un navigante può rischiare di essere affetto da problemi visivi, mentre la pensa allo stesso modo solo l’8,82% degli imbarcati. Probabilmente il personale amministrativo, passando molte ore davanti al computer, è più sensibile al problema rispetto ai colleghi in nave. Le percentuali degli altri rischi percepiti non si discostano di tanto intorno ai 10 punti percentuali - all’interno dei due gruppi (personale di bordo e personale a terra). Nonostante ciò è, comunque, interessante notarle: il rischio di contrarre malattie a trasmissione sessuale non è percepito dai dipendenti di terra (0%), mentre è visto per il 12,50% dal bordo. I disturbi legati all’alimentazione e alla digestione, il danno legato al consumo di droghe e il rischio di contrarre malattie dovute a scarsa igiene, sono maggiormente percepiti dagli equipaggi rispetto al personale di terra. Il personale di terra da maggiore importanza alle malattie trasmissibili e alle violenze fisiche. Scarsa è, invece, la differenza di percezione tra i due gruppi sul rischio di contrarre malattie dovute al fumo passivo e sul rischio di subire violenze psicologiche (Figura 6). personale a bordo personale a terra 50 45 40 35 30 25 20 15 10 5 0 disturbi alimentari mancanza malattie mancanza spazio trasmissibili igiene fumo passivo malattie disturbi vista disturbi sessuali psicologici violenze fisiche violenze danno da psicologiche droghe mancata assistenza Figura 6: Risposte alla domanda “Quali le sembra siano i rischi maggiori per la salute delle persone che lavorano a bordo delle navi?”, suddivise per categoria personale navigante e degli uffici a terra. 11 PERCEZIONE DEL RISCHIO DI MALATTIE INFETTIVE La malattia è una qualsiasi condizione del corpo e della mente che riduce la probabilità di sopravvivenza di un individuo. L’insorgere di una malattia può essere determinato da molte cause diverse, alcune interne ed altre esterne: virus, microrganismi patogeni (microbi), traumi, sostanze chimiche, fenomeni fisici (rumore, vibrazioni, clima, ecc.), fattori ambientali e comportamentali (alimentazione scorretta, abuso di alcol e altre sostanze, ecc.), fattori genetici. Le malattie infettive sono quelle determinate da agenti patogeni (e/o dalle tossine da essi prodotte) che entrano in contatto con l’individuo. La via di trasmissione varia a seconda del tipo di microrganismo: attraverso l’aria, i cibi e l’acqua, le feci, il contatto con le mani o con parti del corpo infette, la saliva, il sangue, i fluidi corporei, le mucose, le punture di insetti ecc. Alcune malattie hanno un’unica via di trasmissione, altre possono essere trasmesse in più modi. Non tutte le malattie sono infettive (cioè trasmesse da un agente patogeno). Nella domanda del questionario “Indichi tra le seguenti patologie quali sono malattie infettive” sono state correttamente considerate tali la tubercolosi (dal 56,5% degli intervistati), l’epatite C (dal 50,22%), l’HIV/AIDS (dal 69,95%), la scabbia e la pediculosi (dal 34,08%) (Figura 7). Questo dato mostra come una parte degli intervistati abbia un’idea generale sulla natura di alcune malattie, ma non su tutte. Per esempio, la scabbia è una malattia altamente contagiosa dovuta ad un acaro (Sarcoptes scabiei), ma solo il 34% circa degli intervistati la ritiene tale, mentre l’HIV/AIDS viene riconosciuta come malattia infettiva da quasi il 70% dei dipendenti marittimi (il doppio rispetto alla scabbia). Una parte del campione intervistato invece, se pur con percentuali basse, ha difficoltà a riconoscere una malattia infettiva da una che non lo è: il 3,59% indica l’infarto come infettivo, stessa sorte tocca alla cataratta con il 4,48% del campione e l’enfisema polmonare con il 6,73%. Queste malattie non sono infettive e non è quindi possibile, ad esempio, ammalarsi di infarto o di cataratta entrando a contatto con un malato. L’enfisema polmonare può essere aggravato da un’infezione in corso, ma non è un agente patogeno a determinarlo. 3,59 Tubercolosi Infarto Epatite c Hiv/Aids Cataratta Scabbia e pediculosi (pidocchi) Enfisema polmonare 50,22 69,95 56,5 6,73 34,08 4,48 Figura 7: Risposte alla domanda “Indichi tra le seguenti patologie quali sono malattie infettive” 12 Alcune malattie infettive sono trasmissibili attraverso l’aria, ma non tutte. Di certo oltre all’aria esistono altri veicoli per trasmettere una malattia infettiva (abbiamo già accennato alle feci, ai cibi e all’acqua, al sangue, ecc.). L’85,2% degli intervistati ne è al corrente (avendo risposto no al quesito “secondo lei, tutte le malattie infettive sono trasmissibili attraverso l’aria?”), contrariamente al 10,76% che invece ha risposto si. Il 4,03% non ha risposto alla domanda (Figura 8). 4,03 10,76 85,2 si no nr Figura 8: Risposte alla domanda “Secondo lei, tutte le malattie infettive sono trasmissibili attraverso l’aria?” (nr: senza risposta) Ad ogni modo, l’aria è un importante veicolo di trasmissione delle malattie infettive, soprattutto di quelle respiratorie. Alcune malattie infettive come l’influenza si trasmettono tramite le goccioline di saliva che possono contaminare l’aria a seguito di uno starnuto. Altre patologie come l’epatite A si trasmettono per via oro-fecale, altre ancora come l’epatite B e l’HIV/AIDS si trasmettono per via parentale (ossia tramite il contatto con mucose o ferite di sangue infetto, lesioni dovute all’uso in comune di oggetti taglienti, utilizzo in comune di siringhe, ecc.) ma anche per via sessuale e transplacentare/perinatale (al neonato da parte di madre infetta). Nello specifico, l’epatite B risulta essere una malattia poco conosciuta dal campione intervistato. E’ stato chiesto come non si trasmettesse la malattia. Le risposte date sono alquanto controverse. Il 25,56% degli intervistati indica che non si trasmette da madre a figlio (invece si), il 30,49% che non si trasmette attraverso lo scambio di siringhe (invece si), il 21,52% che non si trasmette attraverso rapporti sessuali non protetti (invece si), il 20,18% che non si trasmette con l’uso in comune di forbicine e taglienti di ogni genere (invece si), il 47,98% che non si trasmette dandosi una stretta di mano (infatti è così). Infine il 3,59% indica altre possibilità di intrasmissibilità: abbraccio, bacio, scarsa igiene, saliva, secrezioni corporee, controlli di sangue (in quest’ultimo caso è invece possibile). Il dato, così come viene letto, mostrerebbe una troppo diffusa disinformazione sull’epatite B. In rapporto alle risposte fornite è possibile che parte degli intervistati non abbia ben compreso la domanda. E’ anche probabile che una poco attenta lettura del quesito o un background inadeguato abbiano indotto confusione tra metodi di trasmissione e di trasmissibilità (Figura 9). 13 3,59 47,98 Da madre a figlio 25,56 Attraverso lo scambio di siringhe Attraverso rapporti etero ed omosessuali non protetti Con l’ uso in comune di forbicine e taglienti di ogni genere Dandosi una stretta di mano 30,49 20,18 21,52 altro Figura 9: Risposte alla domanda “Secondo lei, come non si trasmette l’epatite b?” A - Percezione del rischio di trasmissione delle malattie infettive La percezione del rischio di trasmissione di una malattia può essere molto soggettiva e dovuta in parte al tipo di mansione che viene svolta. E’ stato chiesto ai dipendenti della flotta navale quali fossero secondo loro le malattie infettive a più alto rischio di trasmissione. L’HIV/AIDS è la maggiormente percepita come contagiosa (56,05% degli intervistati), seguono altre malattie a trasmissione sessuale (43,05%), le malattie della pelle (40,36%), la tubercolosi (33,18%), l’epatite B e C (30,94%). Meno percepite come patologie trasmissibili sono l’epatite A (23.32%), la scabbia (19,28) e la meningite (14,8%) (Figura 10). 60 50 40 30 20 10 0 Figura 10: Risposte alla domanda “Quali sono a suo avviso le malattie contagiose a più alto rischio di trasmissione?” Le risposte al questionario evidenziano come molti considerino l’HIV/AIDS e le altre malattie a trasmissione sessuale come ad alto rischio di trasmissione contrariamente alla meningite. A tal proposito è opportuno fare delle precisazioni sulla pericolosità, sulla contagiosità e sulla probabilità di essere contagiati: una malattia può essere più o meno pericolosa, ovvero capace di provocare un evento dannoso (il peggiore dei quali è la morte), più o meno 14 contagiosa, ovvero trasmettersi più o meno facilmente da un individuo ad un altro, e può essere più o meno rara, fattore che determina la probabilità di essere infettati. Nel caso specifico della meningite fulminante da meningococco, si tratta di una malattia molto pericolosa in quanto può provocare la morte, molto contagiosa in quanto si contrae per contatto diretto con persone infette attraverso goccioline di saliva, tosse, starnuti, ma allo stesso tempo è, in Italia, una malattia sporadica che dispone di un vaccino. Tale circostanza riduce significativamente il rischio di contrarla. Allo stesso modo l’AIDS è una malattia molto pericolosa, discretamente contagiosa (dipende dai livelli di virus presenti nel sangue dell’individuo infetto) e ad elevato rischio di trasmissione solo se non si usano le dovute precauzioni. Diviene una malattia molto difficile da contrarre se non si assumono comportamenti pericolosi (rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe e altro materiale tagliente, ecc.). È stato altresì chiesto a quali dei seguenti rischi si pensa di essere maggiormente esposti: scarsa igiene in caso di ferite (7,62%), uso di droghe per via iniettiva (28,69%), scarsa igiene delle cabine e delle docce (35,43%), cibi crudi non lavati (37,66%), rapporti sessuali non protetti (49,77%), scarsa aerazione delle cabine (25,11%), non corretta manutenzione di strumenti sanitari (29,14%), uso promiscuo di rasoi, forbici, ecc. (21,52%), tatuaggio (9,86%) (Figura 11). Il rischio maggiormente percepito a bordo è dato dai rapporti sessuali non protetti che, infatti, hanno un ruolo diretto nella trasmissione delle malattie della sfera sessuale (cioè quelle percepite dagli intervistati come maggiormente contagiose). 60 50 40 30 20 10 0 Fig. 11: Principali rischi di malattie infettive ai quali gli intervistati ritengono di essere maggiormente esposti. B - Conoscenze sul virus HIV e l’AIDS Di gran lunga maggiore, rispetto all’epatite B, è invece la conoscenza, almeno di base, dell’HIV/AIDS. L’84,75% del campione sa che la malattia si trasmette tramite rapporti sessuali etero ed omosessuali non protetti e l’81,61% sa che è possibile prendere la malattia tramite lo scambio di siringhe. Non manca 15 comunque la disinformazione: il 19,28% (ossia la restante parte degli intervistati) crede che il virus HIV possa essere trasmesso con il bacio, l’11,21% con la convivenza, il 5,83% bevendo dallo stesso bicchiere, il 3,59% respirando vicini, il 2,69% utilizzando in comune il telefonino, il 2,69% abbracciandosi. 3,59 19,28 2,69 81,61 84,75 2,69 Uso in comune del telefonino Convivenza Abbracciarsi Respirare vicini 11,21 5,83 Scambio di siringhe Bere nello stesso bicchiere Rapporti etero ed omosessuali non protetti Con il bacio Fig. 12: Risposte alla domanda “Pensa che l’HIV/AIDS possa essere trasmesso attraverso le seguenti modalità?” L’HIV/AIDS, come già detto, è una malattia che si trasmette principalmente per via parentale e sessuale. Pertanto, qualunque contatto che non preveda lo scambio di sangue o sperma o secreti vaginali non può determinare il contagio. La convivenza con un sieropositivo è possibile purché non si abbiano rapporti sessuali e ci si attenga alle comuni norme igieniche (che comprendono il non utilizzare in comune rasoi, spazzolini da denti, forbicine ecc.) (Figura 12). Le campagne di informazione su HIV/AIDS da parte di vari organi competenti hanno sicuramente sensibilizzato la popolazione mondiale sulla malattia e alzato il livello di guardia. L’88,79% del personale della flotta navale in studio dichiara di aver avuto modo di informarsi sull’HIV e sul modo di prevenirlo. Tra di loro l’85,71% ha ricevuto informazioni dai mass-media. Ciò indica come l’HIV/AIDS sia considerata una “malattia sociale”. Il 50,51% degli intervistati si è informato tramite opuscoli di prevenzione, il 41,84% tramite il medico, il 32,14% tramite operatori del servizio sanitario, il 38,26% tramite gli amici, il 22,45% parlando con il/la partner, il 7,14% da un operatore Ser.T, il 4,08% è stato informato durante i seminari P.D.O.S. e il 2,55% durante corsi di informazione. Il 6,28% dichiara di non aver mai avuto modo di informarsi sulla malattia. Il 4,93% non ha risposto alla domanda (Figura 13). 16 Il medico 4,08 2,55 Un operatore Ser.T 41,84 50,51 7,14 32,14 Operatori di servizio sanitario Amici Il/la partner 38,26 85,71 Mass media 22,45 Opuscoli di prevenzione Seminari Corsi d'informazione Fig. 13: Fonti di informazione per l’HIV/AIDS (nr: senza risposta) La qualità dell’informazione è molto importante ai fini della prevenzione. Le migliori fonti di informazione in merito all’HIV/AIDS sono il medico, gli operatori sanitari, gli operatori Ser.T e i corsi di informazione con relativi opuscoli. Non è dunque sufficiente la conoscenza del problema solo tramite gli amici, il/la partner e i mass-media. In tal caso sono necessari approfondimenti da parte di chi ne ha competenza. Nonostante l’alta percentuale di persone che dichiara di aver ricevuto informazioni sulla malattia, solo il 6,73% ritiene di avere un’ottima conoscenza dell’HIV/AIDS e delle altre malattie trasmissibili. Il 41,70% degli intervistati pensa di avere una buona conoscenza del problema mentre la maggior parte del campione (il 42,15%) reputa di conoscere questa tipologia di malattia in maniera discreta. Sono invece il 4,03% e lo 0,45% coloro che credono di avere rispettivamente una scarsa e una insufficiente conoscenza della tematica. Il 4,93% degli intervistati non ha risposto alla domanda (Fig. 14). 0,45 4,03 42,15 4,93 6,73 41,7 ottima buona discreta scarsa insufficiente nr Fig. 14: Grado di conoscenza su HIV e sulle altre malattie trasmissibili, dichiarato dagli intervistati (nr: senza risposta) Per verificare se il tipo di informazione generale ricevuta dalle campagne informative sia stato utile, sono state poste delle domande sui fattori di rischio 17 e di trasmissione dell’AIDS. In generale c’è una discreta (ma non per questo sufficiente) conoscenza dei meccanismi di trasmissione: rapporti sessuali etero (79,37%), trasfusione di sangue infetto (74,89%), scambio di siringhe, rasoi, ecc. (72,64%), rapporti omosessuali (63,68%). In poco più della metà degli intervistati si ha la consapevolezza che il virus può essere trasmesso da madre infetta a figlio durante la gravidanza (solo il 56,05%). La percentuale di coloro che credono (erroneamente) al contagio per uso di servizi igienici comuni (3,14%) e di stoviglie comuni (1,79%) continua ad essere presente se pur con percentuali molto basse (Figura 15). Desta invece perplessità l’eventuale trasmissione da puntura di insetto. Non sono pochi, il 15,25% del campione, a credere che un insetto che succhia sangue infetto possa poi trasmettere la malattia. Ci sono varie ragioni per le quali questo è impossibile e hanno a che fare con l’apparato digerente degli insetti ematofagi (per es. le zanzare) e con il loro comportamento alimentare. Non c’è ragione quindi di temere che l’HIV possa essere trasmessa secondo questa modalità. 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Rapporti Uso comune Trasfusione Punture di Scambio di Da madre Uso in Rapporti sessuali etero di servizi di sangue insetto siringhe, infetta a comune di omosessuali igienici infetto portatore di rasoi ecc. figlio durante stoviglie sangue la gravidanza infetto Figura 15: Vie di trasmissione dell’HIV/AIDS indicate dagli intervistati La modalità di trasmissione dell’HIV maggiormente percepita è quella sessuale. Secondo l’83,86% del campione intervistato avere rapporti sessuali non protetti rappresenta un fattore di rischio molto elevato. (Figura 16). 0,9 9,42 2,69 3,14 molto elevato probabile poco probabile 83,86 molto limitato nr Figura 16: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV attraverso rapporti sessuali non protetti (nr: senza risposta) 18 Minore consapevolezza si ha, invece, sulla trasmissione dovuta all’utilizzo di droghe per via iniettiva. Solo il 60,54% crede che il rischio di contrarre l’HIV iniettando droghe per via intravenosa sia molto elevato. Ciò è vero, ma solo se le siringhe e gli aghi vengono scambiati. Il 13,45% crede sia probabile e l’11,21% addirittura molto limitato (Figura 17). 11,21 9,42 molto elevato probabile 5,38 13,45 60,54 poco probabile molto limitato nr Figura 17: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV mediante l’uso di droghe per via iniettiva (nr: senza risposta) La stragrande maggioranza del campione ha chiaro che la malattia si trasmette attraverso il sangue (il 93,27%) ma la percentuale si riduce quando si parla di sperma (il 77,13%) e addirittura solo il 48,43% crede che possa essere trasmessa anche dalle secrezioni vaginali. Non sono invece veicoli di trasmissione la saliva, le lacrime e il sudore. Rispettivamente il 12,11% e lo 0,9% hanno dato risposte sbagliate (Figura 18). 0,9 12,11 0,9 Saliva 93,27 48,43 Lacrime Sangue Sperma 77,13 Secrezione vaginali Sudore Figura 18: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV attraverso i diversi liquidi organici L’83,41% sa che l’HIV/AIDS è una malattia infettiva contagiosa causata da un virus che distrugge le difese immunitarie dell’organismo. Infatti l’HIV attacca e sopprime principalmente le cellule che regolano il nostro sistema immunitario. Così facendo compromette le capacità dell’organismo di difendersi da altre malattie (Figura 19). 19 2,24 9,41 4,93 83,41 colpisce sistema respiratorio e nervoso distrugge le difese immunitarie coinvolge l'apparato sessuale nr Figura 19: Risposte alla domanda “Sulla base delle sue informazioni, quale tra queste definizioni di AIDS crede sia la più corretta?” (nr: senza risposta) Più bassa è la percentuale di coloro che sanno cosa sia il “periodo finestra”: solo il 47,53% sa che è un periodo di alcuni mesi subito dopo il contagio, in cui si è già infetti ma il test non rileva ancora la sieropositività. Dato che il 24,66% degli intervistati pensa che sia possibile tornare sieronegativi dopo che si è stati contagiati e l’8,07% crede che durante questo periodo non si possa trasmettere la malattia agli altri, sarebbe opportuno ricordare che molti contagi avvengono durante il periodo finestra (Figura 20). Infatti è in questo periodo che si è infetti ma non è possibile saperlo. Tale condizione fa si che molti, ritenendo di essere sani, non prendono le necessarie precauzioni. Non a caso, quando un individuo teme di essere stato contagiato, deve ripetere il test due volte: subito dopo il presunto contagio e dopo tre mesi dal primo controllo in quanto, gli anticorpi HIV che il test rivela non si formano subito. Va ricordato che il test non rivela il virus ma gli anticorpi che si formano in seguito all’infezione. 50 40 30 20 10 0 non si è infetti e non si trasmette si è sieropositivi e infetti si è contagiati ma si può tornare sieronegativi nr Figura 20: Risposte alla domanda “Secondo lei, parlando di HIV, a cosa ci si riferisce con "periodo finestra"?“ (nr: senza risposta) È importante sapere che il virus HIV è poco resistente e fuori dal corpo umano non è in grado di sopravvivere per più di un paio di ore. Non resiste all’essiccamento, all’esposizione all’aria, ai raggi ultravioletti del sole, all’alcol etilico e alla varechina. Sterilizzare un ambiente o un oggetto vuol dire 20 eliminare ogni forma microbica vivente (patogena e non) comprese le spore. Tra le possibili risposte del quesito “trovandosi nella situazione di dover sterilizzare un ago o una siringa usati, quale metodo le sembra più sicuro per evitare il contagio da HIV?” l’unico vero metodo di sterilizzazione, tra quelli proposti nel questionario, è la bollitura in acqua. La maggior parte del campione (73,99%) sa che l’acqua a 100 °C è un agente sterilizzante efficace. È bene precisare che, affinché si possa essere sicuri del procedimento, sono necessari almeno 30 minuti di bollitura. Essendo l’HIV un virus labile all’esterno del corpo umano, sono sufficienti, per la sua inattivazione, metodi di disinfezione, capaci di uccidere la maggior parte dei microorganismi (anche se non tutti). Il 6,72% degli intervistati dichiara che la varechina è in grado di disinfettare un ago o una siringa usati, mentre un po’ più alta (il 22,87%) è la percentuale di coloro che individuano l’alcol etilico come sostanza in grado di disinfettare strumenti e superfici contaminate (Figura 21). 80 70 60 50 40 30 20 10 0 Sciacquare ripetutamente con acqua molto calda Bollire la siringa in acqua molto calda per alcuni minuti Scaldare l’ ago per alcuni secondi con la fiamma dell’ accendino Sciacquare con varechina e poi risciacquare con acqua Sciacquare con alcool Sciacquare con iodio o altri disinfettanti Figura 21: Risposte alla domanda “Trovandosi nella situazione di dover sterilizzare un ago o una siringa usati, quale metodo le sembra più sicuro per evitare il contagio da HIV?” È importante sapere che i rapporti sessuali tra due soggetti sieropositivi devono comunque essere protetti, sia perché esistono varie specie di virus HIV con diversa capacità di trasmissione e virulenza che possono aggravare la condizione di sieropositività, sia perché c’è sempre il rischio di trasmettersi altre infezioni. Solo per il 40,36% degli intervistati è meglio continuare ad usare precauzioni onde evitare ulteriori contagi da HIV (ricordiamo che si può essere sieropositivi, cioè portatori del virus, senza essere malati di AIDS), mentre per il 52,02% si dovrebbe continuare ad avere rapporti protetti al solo scopo di evitare la trasmissione di altre infezioni a diffusione sessuale (Figura 22). 21 60 50 40 30 20 10 0 possono avere rapporti sessuali non protetti possono usare la stessa devono usare precauzioni devono usare precauzioni siringa per evitare altre infezioni perché esistono diversi tipi di HIV Figura 22: Percezione delle precauzioni/imprudenze che due persone sieropositive possono mettere in atto La prevenzione per ora risulta essere l’unica arma efficace contro l’HIV/AIDS, per cui è importante usare il profilattico durante i rapporti sessuali. Con partner occasionali il preservativo dovrebbe essere sempre utilizzato. La trasmissione tra partner abituali è possibile qualora almeno uno dei due attui comportamenti di infedeltà combinati alla mancanza di protezione. Tra il 51,57% degli intervistati, il preservativo è sempre usato durante rapporti con partner occasionali, ma il 42,6% degli intervistati non ha risposto alla domanda. Per contro, il 35,87% non utilizza mai protezioni con il partner abituale (Figura 23). 60 50 40 30 20 10 0 mai raramente spesso partner abituali sempre nr partner occasionali Figura 23: Frequenza dell’utilizzo del profilattico con partner abituali ed occasionali C - Percezione del rischio infettivo derivante dagli alimenti Le malattie infettive a trasmissione alimentare (o oro-fecale) vengono contratte attraverso l’ingestione di alimenti o di acqua contaminati da un agente patogeno liberato dalle feci di individui malati. In altre parole la trasmissione avviene tramite il passaggio del microorganismo patogeno da un apparato digerente ad un altro. Si può entrare a contatto con l’agente patogeno mediante le feci, le mani messe in bocca, il cibo e l’acqua, le mosche e altri insetti volanti, gli oggetti e le superfici sporche che sono entrate a contatto con le feci (per esempio quando si va al bagno e non ci si lava le 22 mani). Le scarse condizioni igieniche sono quindi tra le principali cause di contaminazione. Ovviamente non tutte le malattie del tratto gastrointestinale sono di origine microbica e quindi contagiose. Per esempio non lo sono: la colite (il 3,14% degli intervistati pensa erroneamente di si) e le emorroidi (2,24%). Discorso a parte va fatto per il tetano (1,79% degli intervistati lo pone tra le malattie alimentari), causato dalla tossina prodotta dal clostridium tetani . Si tratta di una malattia infettiva (perché provocata da un batterio), che non colpisce il sistema digerente e che non è contagiosa (non si trasmette da persona a persona). Sono, invece, malattie alimentari: la gastroenterite (che è stata collocata correttamente dal 68,16% degli intervistasti), l’epatite A (39,91%), il colera (38,12%), e alcune intossicazioni che derivano dall’ingestione di tossine prodotte da batteri e virus (3,14%) (Figura 24). E’ opportuno precisare che non tutte le intossicazioni alimentari sono di natura infettiva. Non lo sono, ad esempio, quelle determinate da veleni e sostanze chimiche e/o tossiche. Anche quella da alcool è una intossicazione alimentare non di natura infettiva. 3,14 3,14 2,24 Gastroenterite 38,12 68,16 Tetano Epatite virale A Colera 39,91 Colite Intossicazione 1,79 Emorroidi Figura 24: Malattie indicate dagli intervistati come trasmissibili attraverso gli alimenti I sintomi di un’infezione alimentare possono essere diversi e combinati. Lo sono sicuramente diarrea e vomito, combinati a volte con nausea e febbre. Quest’ultimo sintomo è di solito tipico di intossicazioni di natura virale piuttosto che batterica. Nel personale marittimo studiato l’83,41% associa correttamente il vomito ad un’infezione e/o intossicazione alimentare, il 67,71% riconosce la diarrea come sintomatica di una malattia alimentare e solo il 27,35% crede che la febbre sia indicativa di un’infezione provocata da cibo (anche se di solito causata da virus). 1,34 27,35 67,71 83,41 Diarrea Vomito Febbre Tosse Figura 25: Risposte alla domanda “Come si manifesta, in genere, una infezione o intossicazione alimentare?” 23 È da precisare che questi sintomi non sono esclusivi di malattie infettive a trasmissione alimentare. Essi potrebbero indicare anche altri tipi di disturbi. La tosse, invece, è una reazione dell’organismo a varie cause tra le quali si possono annoverare le infezioni alle vie respiratorie. Nessun agente patogeno a trasmissione alimentare provoca la tosse (solo l’1,34% degli intervistati l’ha erroneamente indicata tra le manifestazioni possibili) (Figura 25). Una infezione/intossicazione alimentare può svilupparsi a causa del cibo crudo o cotto conservato all’esterno del frigorifero o al suo interno qualora venga mantenuto per troppi giorni senza essere consumato. E’ buona norma controllare sempre l’aspetto e l’odore generale dei cibi (di qualunque natura) prima di consumarli. La presenza di muffe, colorazioni strane, odori pungenti o fastidiosi indica che un alimento potrebbe essere stato contaminato e che quindi è meglio non mangiarlo. Dal questionario proposto si evince che gli intervistati non sempre controllano gli alimenti prima di consumarli. Si può anche notare un diverso comportamento a seconda del tipo di alimento. Le carni crude sono le più controllate (il 62,78% dei consumatori intervistati controlla sempre il loro stato). In generale si presta poca attenzione all’aspetto delle uova, dei prodotti ittici e dei latticini, che invece vengono sempre controllati rispettivamente dal 27,35%, dal 25,11% e dal 26,90% (Figura 26). carni crude 100 50 0 Figura 26: Risposte alla domanda “Verifica le condizioni degli alimenti prima di consumarli?” (nr: senza risposta) Per evitare la contaminazione del cibo, soprattutto di quello già cotto e che non si riesce a consumare in giornata, gli avanzi di un pasto dovrebbero essere sempre conservati in frigorifero. Il 54,26% dei dipendenti della flotta navale ne è a conoscenza. Il 39,01%, invece, pensa che il tipo di conservazione dipenda dall’alimento, il 4,03% che debba essere sempre conservato fuori dal 24 frigorifero e lo 0,45% che debba essere buttato via. Il 4,93% degli intervistati non ha risposto alla domanda (Figura 27). 0,45 In frigorifero sempre 4,93 Sempre fuori dal frigorifero 39,01 Dipende dall’ alimento 54,26 Altro: nel cestino nr 4,03 Figura 27: Risposte alla domanda “Come pensa debbano essere conservati i cibi già cotti che non si riesce a consumare in giornata?” (nr: senza risposta) E’ importante conservare sempre i cibi cotti e non consumati in frigorifero, cioè in un luogo nel quale c’è una bassa temperatura che non permette ai batteri, nel breve periodo, di proliferare (azione batteriostatica). Non solo: anche se conservati in frigorifero, gli alimenti cotti vanno riscaldati adeguatamente prima di essere mangiati, e comunque vanno consumati nell’arco di pochi giorni, a meno che non vengano congelati. Una inadeguata conservazione (anche in frigorifero) può determinare la contaminazione dell’alimento e, di conseguenza, una intossicazione. I cibi conservati a temperatura ambiente possono provocare l’intossicazione da stafilococchi, mentre la tossina botulinica si sviluppa sia in cibi conservati a temperatura ambiente, che in cibi in scatola, sott’olio e insaccati. Pericolose possono essere le conserve di verdura e frutta preparate in casa. Un campanello di allarme importante è l’eventuale presenza di rigonfiamenti nelle scatole o di aria nei barattoli sottovuoto. In tal caso è opportuno gettare l’alimento. I frutti di mare raccolti in acqua non pulita spesso causano infezioni/intossicazioni. Il pesce e i frutti di mare dovrebbero dunque essere consumati cotti. Negli equipaggi della flotta oggetto dell’indagine solo il 16,14% degli intervistati consuma sempre o spesso prodotti ittici crudi, il 29,15% lo fa raramente. La maggior parte degli intervistati (48,43%) non ne consuma affatto. Il 6,28% non ha risposto alla domanda (Figura 28). 6,28 16,14 si, sempre 29,15 48,43 raramente mai nr Figura 28: Abitudini al consumo di pesce o frutti di mare crudi (nr: senza risposta) 25 Anche le uova devono essere ben cotte: consumate crude o poco cotte possono provocare l’insorgenza di salmonellosi. In generale, il campione intervistato conosce le malattie e i disturbi provocati dal cibo anche se sono spesso confusi i significati di malattia, disturbo, sintomo e agente patogeno. D – Conoscenze sulla prevenzione con i vaccini Non tutte le malattie infettive possono essere prevenute con la vaccinazione. Qui il dato derivante dai questionari mostra una marcata indecisione. Il 51,57% dei dipendenti della flotta ne è consapevole, ma il 42,15% crede che con la vaccinazione si possano debellare tutte le malattie infettive (Figura 29). In alcuni casi i vaccini hanno fortemente aiutato a prevenire l’insorgere di una malattia ma c’è da considerare che non esiste un vaccino universale e quindi per ogni malattia deve esserne scoperto almeno uno (e non sempre è facile), che molte malattie sono determinate da agenti patogeni altamente mutageni e quindi un vaccino scoperto oggi potrebbe non essere più utilizzabile nell’immediato futuro, che in alcuni casi possono crearsi delle complicazioni a seguito della somministrazione di un vaccino. Un esempio di malattia infettiva per la quale non si trova un vaccino è l’HIV/AIDS, proprio a causa dell’altissimo potere mutageno del virus HIV. 6,28 42,15 si no 51,57 nr Figura 29: Risposte alla domanda “Pensa che sia possibile prevenire tutte le malattie infettive con la vaccinazione?” (nr: senza risposta) CONCLUSIONI L’informazione è il primo passo verso la conoscenza. La conoscenza ci libera dalla paura dell’ignoto e ci permette di acquisire consapevolezza. La consapevolezza ci porta ad essere responsabili. Responsabilità vuol dire adottare uno stile di vita sano, che non ci metta in situazioni di rischio. Grazie a piccoli gesti e a piccole accortezze (come ad esempio lavarsi le mani prima di andare al bagno, bere solo acqua potabile, usare il preservativo durante un rapporto sessuale) si può evitare la trasmissione di malattie potenzialmente pericolose. Oggi la “gente di mare” ha sicuramente una maggiore conoscenza dei rischi derivanti da uno scorretto stile di vita rispetto a qualche decennio fa: alcune malattie, unitamente ai metodi di trasmissione, sono conosciute in maniera discreta dalla maggior parte dei dipendenti della flotta navale. Nonostante ciò, molto deve essere ancora fatto sia per migliorare le conoscenze fino a qui acquisite, sia per sopperire alle lacune che riguardano malattie meno conosciute o di cui si parla meno. L’igiene è prevenzione; prevenire è sempre meglio che curare ! 26