Health Protection and Safety on Board Ships
(Healthy Ship)
PERCEZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO A BORDO
I RISULTATI DEL QUESTIONARIO
Marzo/March 2011
a cura di/by I. Grappasonni, F. Mazzucchi, P. Paci, F. Amenta
La Finaval S.p.A. riconosce che i dipendenti sono la risorsa più preziosa e che il loro benessere è indispensabile per raggiungere gli obiettivi prefissati dalla Società. L'ambiente sociale e lavorativo moderno richiede un approccio più mirato al benessere personale. In risposta a tale necessità, cosciente delle sue responsabilità, garantendo che le attività mirate a tutelare, promuovere e sostenere la salute e il benessere del personale rientrino negli obiettivi strategici. La presente pubblicazione è parte del progetto HEALTHY SHIP per il miglioramento dell'assistenza sanitaria e per promuovere la salute a bordo delle navi, creato per tutelare la salute dell'equipaggio con l’obiettivo di offrire sicurezza sul lavoro e
welfare, in collaborazione con l’Università di Camerino ed il CIRM. Finaval consapevole che i concetti di benessere si sono evoluti ed è per questo che offre servizi di assistenza al suo personale, al fine di aiutarlo ad essere fisicamente e mentalmente pronti di offrire alte prestazioni e dedizione. Capt. Fabrizio Mazzucchi FINAVAL Crew Manager Indice
Presentazione del Comandante Remo Di Fiore Responsabile ITF Italia
5
Prefazione
6
Percezione del rischio infettivo a bordo. I risultati del questionario
7
Il campione
7
Percezione dei rischi in ambito lavorativo
10
Percezione del rischio di malattie infettive
12
a. Percezione del rischio di trasmissione delle malattie infettive
14
b. Conoscenze sul virus HIV e l’AIDS
15
c. Percezione del rischio infettivo derivante dagli alimenti
22
d. Conoscenze sulla prevenzione con i vaccini
26
Conclusioni
26
Presentazione del Comandante Remo Di Fiore Responsabile ITF Italia
Prefazione
Alcuni mesi fa è stato proposto, sia ai membri degli equipaggi delle navi
della flotta FINAVAL, che al personale degli uffici della sede della Società,
un questionario anonimo su igiene personale e prevenzione delle
malattie infettive. Al questionario è seguito un volumetto intitolato Da
una migliore igiene personale una vita a bordo più sana. Questionario e
pubblicazione sono parte del progetto Healthy Ship, nato dalla
collaborazione tra il Centro di Telemedicina e Telefarmacia dell’Università
di Camerino (UNICAM), il Centro Internazionale Radio Medico (CIRM) e la
FINAVAL. Healthy Ship è un importante progetto di prevenzione di
malattie a bordo delle navi in navigazione che è realizzato attraverso
campagne informative sui principali rischi per la salute dei naviganti e su
come prevenirli.
A conclusione di questa prima iniziativa, rendiamo noti i risultati
dell’analisi delle risposte al nostro primo questionario. Risposte che
mettono in evidenza alcune carenze di informazione su temi importanti
della protezione della nostra salute e che saranno oggetto di specifiche
iniziative che saranno intraprese nel prossimo futuro.
Un ringraziamento sentito a tutti coloro che rispondendo al questionario
hanno contribuito a realizzare questa indagine, i cui risultati sono di
particolare interesse. I risultati del questionario saranno anche oggetto
di una pubblicazione scientifica, così da metterli a disposizione di tutti
coloro che fossero interessati all’argomento.
Resta l’impegno, oltre che di migliorare le conoscenze sulle tematiche del
questionario in cui siano state evidenziate lacune, di fornire ai
partecipanti all’indagine i chiarimenti e gli approfondimenti che
desidereranno. Sarà sufficiente inviare richieste in tal senso per e-mail a
[email protected] .
Grazie ancora della collaborazione e buon viaggio, non dimenticando che
il rispetto delle principali norme dell’igiene ci aiuterà ad evitare malattie,
rendendo così il nostro lavoro ed i nostri viaggi più proficui e sereni.
Prof. Francesco Amenta
Responsabile Centro Ricerche Cliniche, Telemedicina e Telefarmacia UNICAM
Presidente e Direttore Scientifico CIRM
PERCEZIONE DEL RISCHIO INFETTIVO A BORDO
I RISULTATI DEL QUESTIONARIO
Questo report riassume i risultati del questionario anonimo “PERCEZIONE DEL
RISCHIO INFETTIVO A BORDO DI NAVI” proposto al personale navigante delle
9 unità FINAVAL attualmente in servizio e, come riferimento, al personale di
ufficio della Società stessa.
IL CAMPIONE
La Figura 1 rappresenta la consistenza numerica di coloro che volontariamente
hanno partecipato allo studio compilando il test proposto.
25
20
15
10
5
0
MT Isola Blu
MT Isola
Bianca
MT Isola
Celeste
Isola
Magenta
MT Isola
Verde
MT
Neverland
MT
Neverland
Angel
MT
Neverland
Sun
Neverland
Dream
Dipendenti
Ufficio
Figura 1: Consistenza del campione che ha partecipato allo studio compilando il
questionario proposto e suddiviso per struttura operativa
L’89,69% degli intervistati è di sesso maschile. Le donne che hanno risposto al
questionario indicando il sesso di appartenenza rappresentano il 3,59%. Si
tratta di personale di ufficio di FINAVAL. Il 6,73% degli intervistati non ha
risposto alla domanda.
Dividendo il dato tra personale a bordo e personale degli uffici, gli uomini
rappresentano rispettivamente il 93,94% e il 65,38% del campione mentre le
donne, che sono impiegate esclusivamente negli uffici amministrativi, sono il
23,08%. Il lavoro in mare è anticamente conosciuto come tipicamente
maschile. I dati raccolti non smentiscono questa tendenza; si può comunque
notare la presenza femminile tra il personale che lavora negli uffici. Tra le
persone che lavorano in mare il 74,75% ha una età compresa tra 21 e 40 anni,
mentre le età maggiormente rappresentate tra le persone che lavorano negli
uffici sono 31-59 anni (76,92%). L’8,08% del personale di bordo e l’11,54%
del personale a terra non ha risposto alla domanda (Figura 2).
100
90
80
70
60
50
personale di bordo
40
personale uffici
30
20
10
0
maschi
femmine
nr
Figura 2: Caratteristiche demografiche del campione intervistato
(nr – senza risposta)
Gli equipaggi delle navi che hanno partecipato all’indagine sono costituiti da
personale di sei diverse nazionalità. La maggior percentuale a bordo delle navi
è rappresentata da indiani (48,99%), seguiti da italiani (21,72%) e filippini
(17,68%). Ucraini, rumeni e bulgari rappresentano una minoranza
rispettivamente con il 3,03%, 2,02% e 0,51%. Il 6,06% del personale a bordo
non ha indicato la nazionalità di appartenenza (Figura 3A).
Il personale degli uffici è invece rappresentato dall’84,61% da italiani; il
15,39% non ha risposto alla domanda (Figura 3B).
A
B
0,51
6,06
2,02
15,39
21,72
17,68
48,99
84,61
3,03
Italiana
Filippina
Ucraina
Rumena
Bulgara
nr
Italiana
Indiana
nr
Figura 3: Nazionalità degli intervistati
(A - personale di bordo; B – personale uffici; nr – senza risposta)
In termini di formazione scolastica, tra il personale di bordo il 3,54% possiede
soltanto un titolo di istruzione primaria, l’11,11% un titolo di istruzione
secondaria inferiore, il 22,22% un diploma di scuola secondaria superiore, il
22,73% un diploma di scuola secondaria superiore con indirizzo professionale
ed il 20,20% è laureato. Il 20,20% degli intervistati non ha risposto alla
domanda (Figura 4A).
Tra il personale degli uffici il 7,69% ha un titolo di istruzione secondaria
inferiore, il 3,85% ha un diploma con indirizzo professionale; la maggior parte
degli impiegati ha il diploma (38,46%), seguito dalla laurea (26,92%); il
23,08% non ha risposto alla domanda (Figura 4B).
A
3,54
20,2
20,2
B
7,69
11,11
23,08
22,22
26,92
38,46
22,73
Licenza elementare
Diploma
Laurea
3,85
Licenza media
Corso professionale
nr
Licenza media
Corso professionale
nr
Diploma
Laurea
Figura 4: Titolo di studio degli intervistati
(A - personale di bordo; B – personale uffici; nr – senza risposta)
Le mansioni lavorative del personale sono state raggruppate in classi di una
certa omogeneità al fine di disporre di dati più facilmente confrontabili con altri
studi. Nella nostra analisi la categoria Deck crew ha compreso Ordinary
seaman, gli O/S, gli A/B, i Trainee G.P.. La categoria Deck officer ha compreso
ufficiali di guardia, di navigazione, di coperta ecc. Raggruppamenti similari
sono stati realizzati per le altre categorie professionali. Il 29,46% dei
partecipanti all’indagine non ha fornito informazioni sulla propria mansione a
bordo. Il 15,63% dei lavoratori che hanno indicato la mansione ricoperta
appartiene alla categoria del personale di coperta (deck crew), il 14,73% al
personale di cucina e dei servizi di ristorazione (galley and catering crew),
l’11,16% al personale di macchina (engine crew), il 10,27% è costituito da
ufficiali di coperta (deck officer), mentre
il 7,14% dei partecipanti è
rappresentato da ufficiali di macchina (engine officer). I capitani (captain)
costituiscono l’1,79% degli intervistati. Il 9,82% è rappresentato da personale
amministrativo (degli uffici della sede) (administration) (Figura 5).
30
25
20
15
10
5
0
Figura 5: Mansione degli intervistati
(nr – senza risposta)
PERCEZIONE DEI RISCHI IN AMBIENTE LAVORATIVO
La percezione del rischio e del pericolo in un ambiente di lavoro complesso
come quello marittimo è fortemente influenzata dall’esposizione a fattori di
stress costanti e continuativi che interessano i lavoratori nell’arco delle 24 ore
e che rendono le condizioni di lavoro e di vita a bordo differenti da quelle sulla
terraferma. Per questa ragione sono state comparate le risposte del personale
a terra con quelle del personale a bordo in merito a quali siano, secondo
l’opinione degli intervistati, i rischi maggiori per la salute di coloro che lavorano
in nave. Gli stress psicologici, primo fra tutti l’isolamento dal resto del mondo,
e quelli dovuti a spazi ristretti in cui vivere, possono rendere un fattore
maggiormente percepito come rischioso rispetto ad un altro. Ovviamente chi
vive tale condizione è maggiormente sensibile al problema rispetto a chi può
solo immaginarlo.
Fatta questa premessa, si riscontra effettivamente una differenza nella
percezione del rischio di non essere adeguatamente assistiti in caso di
malattia. E’ comprensibile come, in un ambiente isolato e difficilmente
raggiungibile come una nave in navigazione, l’equipaggio sia molto sensibile
all’eventualità di non essere soccorsi, rispetto al personale a terra che,
sapendo di poter contare su strutture sanitarie facilmente raggiungibili,
percepisce molto meno il pericolo rispetto ai colleghi in mare. Ciò è dimostrato
dalle percentuali di risposta del nostro campione intervistato: il 41,91% dei
lavoratori a bordo considera quello del mancato soccorso uno dei rischi
principali, mentre solo il 13,64% del personale a terra fa lo stesso (Figura 6).
Un’altra differenza ragguardevole si riferisce alla percezione del rischio di
soffrire di disturbi psicologici dovuti all’isolamento e/o alla deprivazione
10
affettiva e relazionale. Anche qui il personale a bordo, vivendolo sulla propria
pelle, sente maggiormente questo problema (48,53%) rispetto ai colleghi di
terraferma (18,18%) (Figura 6).
Al contrario, il rischio di soffrire di disturbi alla vista viene avvertito
maggiormente dal personale degli uffici: analizzando i dati sui due gruppi di
lavoratori, secondo il personale di terra (36,36%) un navigante può rischiare di
essere affetto da problemi visivi, mentre la pensa allo stesso modo solo
l’8,82% degli imbarcati. Probabilmente il personale amministrativo, passando
molte ore davanti al computer, è più sensibile al problema rispetto ai colleghi
in nave. Le percentuali degli altri rischi percepiti non si discostano di tanto intorno ai 10 punti percentuali - all’interno dei due gruppi (personale di bordo e
personale a terra). Nonostante ciò è, comunque, interessante notarle: il rischio
di contrarre malattie a trasmissione sessuale non è percepito dai dipendenti di
terra (0%), mentre è visto per il 12,50% dal bordo. I disturbi legati
all’alimentazione e alla digestione, il danno legato al consumo di droghe e il
rischio di contrarre malattie dovute a scarsa igiene, sono maggiormente
percepiti dagli equipaggi rispetto al personale di terra. Il personale di terra da
maggiore importanza alle malattie trasmissibili e alle violenze fisiche. Scarsa è,
invece, la differenza di percezione tra i due gruppi sul rischio di contrarre
malattie dovute al fumo passivo e sul rischio di subire violenze psicologiche
(Figura 6).
personale a bordo
personale a terra
50
45
40
35
30
25
20
15
10
5
0
disturbi
alimentari
mancanza malattie mancanza
spazio
trasmissibili
igiene
fumo
passivo
malattie disturbi vista disturbi
sessuali
psicologici
violenze
fisiche
violenze
danno da
psicologiche droghe
mancata
assistenza
Figura 6: Risposte alla domanda “Quali le sembra siano i rischi maggiori per la salute
delle persone che lavorano a bordo delle navi?”, suddivise per categoria personale
navigante e degli uffici a terra.
11
PERCEZIONE DEL RISCHIO DI MALATTIE INFETTIVE
La malattia è una qualsiasi condizione del corpo e della mente che riduce la
probabilità di sopravvivenza di un individuo. L’insorgere di una malattia può
essere determinato da molte cause diverse, alcune interne ed altre esterne:
virus, microrganismi patogeni (microbi), traumi, sostanze chimiche, fenomeni
fisici (rumore, vibrazioni, clima, ecc.), fattori ambientali e comportamentali
(alimentazione scorretta, abuso di alcol e altre sostanze, ecc.), fattori genetici.
Le malattie infettive sono quelle determinate da agenti patogeni (e/o dalle
tossine da essi prodotte) che entrano in contatto con l’individuo. La via di
trasmissione varia a seconda del tipo di microrganismo: attraverso l’aria, i cibi
e l’acqua, le feci, il contatto con le mani o con parti del corpo infette, la saliva,
il sangue, i fluidi corporei, le mucose, le punture di insetti ecc. Alcune malattie
hanno un’unica via di trasmissione, altre possono essere trasmesse in più
modi. Non tutte le malattie sono infettive (cioè trasmesse da un agente
patogeno).
Nella domanda del questionario “Indichi tra le seguenti patologie quali sono
malattie infettive” sono state correttamente considerate tali la tubercolosi (dal
56,5% degli intervistati), l’epatite C (dal 50,22%), l’HIV/AIDS (dal 69,95%), la
scabbia e la pediculosi (dal 34,08%) (Figura 7). Questo dato mostra come una
parte degli intervistati abbia un’idea generale sulla natura di alcune malattie,
ma non su tutte. Per esempio, la scabbia è una malattia altamente contagiosa
dovuta ad un acaro (Sarcoptes scabiei), ma solo il 34% circa degli intervistati
la ritiene tale, mentre l’HIV/AIDS viene riconosciuta come malattia infettiva da
quasi il 70% dei dipendenti marittimi (il doppio rispetto alla scabbia). Una
parte del campione intervistato invece, se pur con percentuali basse, ha
difficoltà a riconoscere una malattia infettiva da una che non lo è: il 3,59%
indica l’infarto come infettivo, stessa sorte tocca alla cataratta con il 4,48% del
campione e l’enfisema polmonare con il 6,73%. Queste malattie non sono
infettive e non è quindi possibile, ad esempio, ammalarsi di infarto o di
cataratta entrando a contatto con un malato. L’enfisema polmonare può essere
aggravato da un’infezione in corso, ma non è un agente patogeno a
determinarlo.
3,59
Tubercolosi
Infarto
Epatite c
Hiv/Aids
Cataratta
Scabbia e pediculosi (pidocchi)
Enfisema polmonare
50,22
69,95
56,5
6,73
34,08
4,48
Figura 7: Risposte alla domanda “Indichi tra le seguenti patologie quali sono malattie
infettive”
12
Alcune malattie infettive sono trasmissibili attraverso l’aria, ma non tutte. Di
certo oltre all’aria esistono altri veicoli per trasmettere una malattia infettiva
(abbiamo già accennato alle feci, ai cibi e all’acqua, al sangue, ecc.). L’85,2%
degli intervistati ne è al corrente (avendo risposto no al quesito “secondo lei,
tutte le malattie infettive sono trasmissibili attraverso l’aria?”), contrariamente
al 10,76% che invece ha risposto si. Il 4,03% non ha risposto alla domanda
(Figura 8).
4,03
10,76
85,2
si
no
nr
Figura 8: Risposte alla domanda “Secondo lei, tutte le malattie infettive sono
trasmissibili attraverso l’aria?” (nr: senza risposta)
Ad ogni modo, l’aria è un importante veicolo di trasmissione delle malattie
infettive, soprattutto di quelle respiratorie. Alcune malattie infettive come
l’influenza si trasmettono tramite le goccioline di saliva che possono
contaminare l’aria a seguito di uno starnuto. Altre patologie come l’epatite A si
trasmettono per via oro-fecale, altre ancora come l’epatite B e l’HIV/AIDS si
trasmettono per via parentale (ossia tramite il contatto con mucose o ferite di
sangue infetto, lesioni dovute all’uso in comune di oggetti taglienti, utilizzo in
comune
di
siringhe,
ecc.)
ma
anche
per
via
sessuale
e
transplacentare/perinatale (al neonato da parte di madre infetta).
Nello specifico, l’epatite B risulta essere una malattia poco conosciuta dal
campione intervistato. E’ stato chiesto come non si trasmettesse la malattia. Le
risposte date sono alquanto controverse. Il 25,56% degli intervistati indica che
non si trasmette da madre a figlio (invece si), il 30,49% che non si trasmette
attraverso lo scambio di siringhe (invece si), il 21,52% che non si trasmette
attraverso rapporti sessuali non protetti (invece si), il 20,18% che non si
trasmette con l’uso in comune di forbicine e taglienti di ogni genere (invece si),
il 47,98% che non si trasmette dandosi una stretta di mano (infatti è così).
Infine il 3,59% indica altre possibilità di intrasmissibilità: abbraccio, bacio,
scarsa igiene, saliva, secrezioni corporee, controlli di sangue (in quest’ultimo
caso è invece possibile). Il dato, così come viene letto, mostrerebbe una troppo
diffusa disinformazione sull’epatite B. In rapporto alle risposte fornite è
possibile che parte degli intervistati non abbia ben compreso la domanda. E’
anche probabile che una poco attenta lettura del quesito o un background
inadeguato abbiano indotto confusione tra metodi di trasmissione e di
trasmissibilità (Figura 9).
13
3,59
47,98
Da madre a figlio
25,56
Attraverso lo scambio di siringhe
Attraverso rapporti etero ed omosessuali
non protetti
Con l’ uso in comune di forbicine e
taglienti di ogni genere
Dandosi una stretta di mano
30,49
20,18
21,52
altro
Figura 9: Risposte alla domanda “Secondo lei, come non si trasmette l’epatite b?”
A - Percezione del rischio di trasmissione delle malattie infettive
La percezione del rischio di trasmissione di una malattia può essere molto
soggettiva e dovuta in parte al tipo di mansione che viene svolta. E’ stato
chiesto ai dipendenti della flotta navale quali fossero secondo loro le malattie
infettive a più alto rischio di trasmissione. L’HIV/AIDS è la maggiormente
percepita come contagiosa (56,05% degli intervistati), seguono altre malattie a
trasmissione sessuale (43,05%), le malattie della pelle (40,36%), la
tubercolosi (33,18%), l’epatite B e C (30,94%). Meno percepite come patologie
trasmissibili sono l’epatite A (23.32%), la scabbia (19,28) e la meningite
(14,8%) (Figura 10).
60
50
40
30
20
10
0
Figura 10: Risposte alla domanda “Quali sono a suo avviso le malattie contagiose a
più alto rischio di trasmissione?”
Le risposte al questionario evidenziano come molti considerino l’HIV/AIDS e le
altre malattie a trasmissione sessuale come ad alto rischio di trasmissione
contrariamente alla meningite. A tal proposito è opportuno fare delle
precisazioni sulla pericolosità, sulla contagiosità e sulla probabilità di essere
contagiati: una malattia può essere più o meno pericolosa, ovvero capace di
provocare un evento dannoso (il peggiore dei quali è la morte), più o meno
14
contagiosa, ovvero trasmettersi più o meno facilmente da un individuo ad un
altro, e può essere più o meno rara, fattore che determina la probabilità di
essere infettati. Nel caso specifico della meningite fulminante da
meningococco, si tratta di una malattia molto pericolosa in quanto può
provocare la morte, molto contagiosa in quanto si contrae per contatto diretto
con persone infette attraverso goccioline di saliva, tosse, starnuti, ma allo
stesso tempo è, in Italia, una malattia sporadica che dispone di un vaccino.
Tale circostanza riduce significativamente il rischio di contrarla. Allo stesso
modo l’AIDS è una malattia molto pericolosa, discretamente contagiosa
(dipende dai livelli di virus presenti nel sangue dell’individuo infetto) e ad
elevato rischio di trasmissione solo se non si usano le dovute precauzioni.
Diviene una malattia molto difficile da contrarre se non si assumono
comportamenti pericolosi (rapporti sessuali non protetti, scambio di siringhe e
altro materiale tagliente, ecc.).
È stato altresì chiesto a quali dei seguenti rischi si pensa di essere
maggiormente esposti: scarsa igiene in caso di ferite (7,62%), uso di droghe
per via iniettiva (28,69%), scarsa igiene delle cabine e delle docce (35,43%),
cibi crudi non lavati (37,66%), rapporti sessuali non protetti (49,77%), scarsa
aerazione delle cabine (25,11%), non corretta manutenzione di strumenti
sanitari (29,14%), uso promiscuo di rasoi, forbici, ecc. (21,52%), tatuaggio
(9,86%) (Figura 11). Il rischio maggiormente percepito a bordo è dato dai
rapporti sessuali non protetti che, infatti, hanno un ruolo diretto nella
trasmissione delle malattie della sfera sessuale (cioè quelle percepite dagli
intervistati come maggiormente contagiose).
60
50
40
30
20
10
0
Fig. 11: Principali rischi di malattie infettive ai quali gli intervistati ritengono di essere
maggiormente esposti.
B - Conoscenze sul virus HIV e l’AIDS
Di gran lunga maggiore, rispetto all’epatite B, è invece la conoscenza, almeno
di base, dell’HIV/AIDS. L’84,75% del campione sa che la malattia si trasmette
tramite rapporti sessuali etero ed omosessuali non protetti e l’81,61% sa che è
possibile prendere la malattia tramite lo scambio di siringhe. Non manca
15
comunque la disinformazione: il 19,28% (ossia la restante parte degli
intervistati) crede che il virus HIV possa essere trasmesso con il bacio,
l’11,21% con la convivenza, il 5,83% bevendo dallo stesso bicchiere, il 3,59%
respirando vicini, il 2,69% utilizzando in comune il telefonino, il 2,69%
abbracciandosi.
3,59
19,28
2,69
81,61
84,75
2,69
Uso in comune del telefonino
Convivenza
Abbracciarsi
Respirare vicini
11,21
5,83
Scambio di siringhe
Bere nello stesso bicchiere
Rapporti etero ed omosessuali non protetti
Con il bacio
Fig. 12: Risposte alla domanda “Pensa che l’HIV/AIDS possa essere trasmesso
attraverso le seguenti modalità?”
L’HIV/AIDS, come già detto, è una malattia che si trasmette principalmente
per via parentale e sessuale. Pertanto, qualunque contatto che non preveda lo
scambio di sangue o sperma o secreti vaginali non può determinare il contagio.
La convivenza con un sieropositivo è possibile purché non si abbiano rapporti
sessuali e ci si attenga alle comuni norme igieniche (che comprendono il non
utilizzare in comune rasoi, spazzolini da denti, forbicine ecc.) (Figura 12).
Le campagne di informazione su HIV/AIDS da parte di vari organi competenti
hanno sicuramente sensibilizzato la popolazione mondiale sulla malattia e
alzato il livello di guardia. L’88,79% del personale della flotta navale in studio
dichiara di aver avuto modo di informarsi sull’HIV e sul modo di prevenirlo. Tra
di loro l’85,71% ha ricevuto informazioni dai mass-media. Ciò indica come
l’HIV/AIDS sia considerata una “malattia sociale”. Il 50,51% degli intervistati si
è informato tramite opuscoli di prevenzione, il 41,84% tramite il medico, il
32,14% tramite operatori del servizio sanitario, il 38,26% tramite gli amici, il
22,45% parlando con il/la partner, il 7,14% da un operatore Ser.T, il 4,08% è
stato informato durante i seminari P.D.O.S. e il 2,55% durante corsi di
informazione. Il 6,28% dichiara di non aver mai avuto modo di informarsi sulla
malattia. Il 4,93% non ha risposto alla domanda (Figura 13).
16
Il medico
4,08
2,55
Un operatore Ser.T
41,84
50,51
7,14
32,14
Operatori di servizio sanitario
Amici
Il/la partner
38,26
85,71
Mass media
22,45
Opuscoli di prevenzione
Seminari
Corsi d'informazione
Fig. 13: Fonti di informazione per l’HIV/AIDS (nr: senza risposta)
La qualità dell’informazione è molto importante ai fini della prevenzione. Le
migliori fonti di informazione in merito all’HIV/AIDS sono il medico, gli
operatori sanitari, gli operatori Ser.T e i corsi di informazione con relativi
opuscoli. Non è dunque sufficiente la conoscenza del problema solo tramite gli
amici, il/la partner e i mass-media. In tal caso sono necessari approfondimenti
da parte di chi ne ha competenza.
Nonostante l’alta percentuale di persone che dichiara di aver ricevuto
informazioni sulla malattia, solo il 6,73% ritiene di avere un’ottima conoscenza
dell’HIV/AIDS e delle altre malattie trasmissibili. Il 41,70% degli intervistati
pensa di avere una buona conoscenza del problema mentre la maggior parte
del campione (il 42,15%) reputa di conoscere questa tipologia di malattia in
maniera discreta. Sono invece il 4,03% e lo 0,45% coloro che credono di avere
rispettivamente una scarsa e una insufficiente conoscenza della tematica. Il
4,93% degli intervistati non ha risposto alla domanda (Fig. 14).
0,45
4,03
42,15
4,93
6,73
41,7
ottima
buona
discreta
scarsa
insufficiente
nr
Fig. 14: Grado di conoscenza su HIV e sulle altre malattie trasmissibili, dichiarato
dagli intervistati (nr: senza risposta)
Per verificare se il tipo di informazione generale ricevuta dalle campagne
informative sia stato utile, sono state poste delle domande sui fattori di rischio
17
e di trasmissione dell’AIDS. In generale c’è una discreta (ma non per questo
sufficiente) conoscenza dei meccanismi di trasmissione: rapporti sessuali etero
(79,37%), trasfusione di sangue infetto (74,89%), scambio di siringhe, rasoi,
ecc. (72,64%), rapporti omosessuali (63,68%). In poco più della metà degli
intervistati si ha la consapevolezza che il virus può essere trasmesso da madre
infetta a figlio durante la gravidanza (solo il 56,05%). La percentuale di coloro
che credono (erroneamente) al contagio per uso di servizi igienici comuni
(3,14%) e di stoviglie comuni (1,79%) continua ad essere presente se pur con
percentuali molto basse (Figura 15). Desta invece perplessità l’eventuale
trasmissione da puntura di insetto. Non sono pochi, il 15,25% del campione, a
credere che un insetto che succhia sangue infetto possa poi trasmettere la
malattia. Ci sono varie ragioni per le quali questo è impossibile e hanno a che
fare con l’apparato digerente degli insetti ematofagi (per es. le zanzare) e con
il loro comportamento alimentare. Non c’è ragione quindi di temere che l’HIV
possa essere trasmessa secondo questa modalità.
90
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Rapporti Uso comune Trasfusione Punture di Scambio di Da madre
Uso in
Rapporti
sessuali etero di servizi
di sangue
insetto
siringhe,
infetta a
comune di omosessuali
igienici
infetto
portatore di rasoi ecc. figlio durante stoviglie
sangue
la gravidanza
infetto
Figura 15: Vie di trasmissione dell’HIV/AIDS indicate dagli intervistati
La modalità di trasmissione dell’HIV maggiormente percepita è quella sessuale.
Secondo l’83,86% del campione intervistato avere rapporti sessuali non
protetti rappresenta un fattore di rischio molto elevato. (Figura 16).
0,9
9,42
2,69
3,14
molto elevato
probabile
poco probabile
83,86
molto limitato
nr
Figura 16: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV attraverso rapporti
sessuali non protetti (nr: senza risposta)
18
Minore consapevolezza si ha, invece, sulla trasmissione dovuta all’utilizzo di
droghe per via iniettiva. Solo il 60,54% crede che il rischio di contrarre l’HIV
iniettando droghe per via intravenosa sia molto elevato. Ciò è vero, ma solo se
le siringhe e gli aghi vengono scambiati. Il 13,45% crede sia probabile e
l’11,21% addirittura molto limitato (Figura 17).
11,21
9,42
molto elevato
probabile
5,38
13,45
60,54
poco probabile
molto limitato
nr
Figura 17: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV mediante l’uso di droghe per
via iniettiva (nr: senza risposta)
La stragrande maggioranza del campione ha chiaro che la malattia si trasmette
attraverso il sangue (il 93,27%) ma la percentuale si riduce quando si parla di
sperma (il 77,13%) e addirittura solo il 48,43% crede che possa essere
trasmessa anche dalle secrezioni vaginali. Non sono invece veicoli di
trasmissione la saliva, le lacrime e il sudore. Rispettivamente il 12,11% e lo
0,9% hanno dato risposte sbagliate (Figura 18).
0,9
12,11
0,9
Saliva
93,27
48,43
Lacrime
Sangue
Sperma
77,13
Secrezione vaginali
Sudore
Figura 18: Percezione del rischio di trasmissione dell’HIV attraverso i diversi liquidi organici
L’83,41% sa che l’HIV/AIDS è una malattia infettiva contagiosa causata da un
virus che distrugge le difese immunitarie dell’organismo. Infatti l’HIV attacca e
sopprime principalmente le cellule che regolano il nostro sistema immunitario.
Così facendo compromette le capacità dell’organismo di difendersi da altre
malattie (Figura 19).
19
2,24
9,41
4,93
83,41
colpisce sistema respiratorio e nervoso
distrugge le difese immunitarie
coinvolge l'apparato sessuale
nr
Figura 19: Risposte alla domanda “Sulla base delle sue informazioni, quale tra queste
definizioni di AIDS crede sia la più corretta?” (nr: senza risposta)
Più bassa è la percentuale di coloro che sanno cosa sia il “periodo finestra”:
solo il 47,53% sa che è un periodo di alcuni mesi subito dopo il contagio, in cui
si è già infetti ma il test non rileva ancora la sieropositività. Dato che il 24,66%
degli intervistati pensa che sia possibile tornare sieronegativi dopo che si è
stati contagiati e l’8,07% crede che durante questo periodo non si possa
trasmettere la malattia agli altri, sarebbe opportuno ricordare che molti contagi
avvengono durante il periodo finestra (Figura 20). Infatti è in questo periodo
che si è infetti ma non è possibile saperlo. Tale condizione fa si che molti,
ritenendo di essere sani, non prendono le necessarie precauzioni. Non a caso,
quando un individuo teme di essere stato contagiato, deve ripetere il test due
volte: subito dopo il presunto contagio e dopo tre mesi dal primo controllo in
quanto, gli anticorpi HIV che il test rivela non si formano subito. Va ricordato
che il test non rivela il virus ma gli anticorpi che si formano in seguito
all’infezione.
50
40
30
20
10
0
non si è infetti e non si trasmette
si è sieropositivi e infetti
si è contagiati ma si può tornare
sieronegativi
nr
Figura 20: Risposte alla domanda “Secondo lei, parlando di HIV, a cosa ci si
riferisce con "periodo finestra"?“ (nr: senza risposta)
È importante sapere che il virus HIV è poco resistente e fuori dal corpo umano
non è in grado di sopravvivere per più di un paio di ore. Non resiste
all’essiccamento, all’esposizione all’aria, ai raggi ultravioletti del sole, all’alcol
etilico e alla varechina. Sterilizzare un ambiente o un oggetto vuol dire
20
eliminare ogni forma microbica vivente (patogena e non) comprese le spore.
Tra le possibili risposte del quesito “trovandosi nella situazione di dover
sterilizzare un ago o una siringa usati, quale metodo le sembra più sicuro per
evitare il contagio da HIV?” l’unico vero metodo di sterilizzazione, tra quelli
proposti nel questionario, è la bollitura in acqua. La maggior parte del
campione (73,99%) sa che l’acqua a 100 °C è un agente sterilizzante efficace.
È bene precisare che, affinché si possa essere sicuri del procedimento, sono
necessari almeno 30 minuti di bollitura.
Essendo l’HIV un virus labile all’esterno del corpo umano, sono sufficienti, per
la sua inattivazione, metodi di disinfezione, capaci di uccidere la maggior parte
dei microorganismi (anche se non tutti). Il 6,72% degli intervistati dichiara che
la varechina è in grado di disinfettare un ago o una siringa usati, mentre un po’
più alta (il 22,87%) è la percentuale di coloro che individuano l’alcol etilico
come sostanza in grado di disinfettare strumenti e superfici contaminate
(Figura 21).
80
70
60
50
40
30
20
10
0
Sciacquare
ripetutamente con
acqua molto calda
Bollire la siringa in
acqua molto calda
per alcuni minuti
Scaldare l’ ago per
alcuni secondi con la
fiamma dell’
accendino
Sciacquare con
varechina e poi
risciacquare con
acqua
Sciacquare con alcool Sciacquare con iodio
o altri disinfettanti
Figura 21: Risposte alla domanda “Trovandosi nella situazione di dover sterilizzare un ago
o una siringa usati, quale metodo le sembra più sicuro per evitare il contagio da HIV?”
È importante sapere che i rapporti sessuali tra due soggetti sieropositivi devono
comunque essere protetti, sia perché esistono varie specie di virus HIV con
diversa capacità di trasmissione e virulenza che possono aggravare la condizione
di sieropositività, sia perché c’è sempre il rischio di trasmettersi altre infezioni.
Solo per il 40,36% degli intervistati è meglio continuare ad usare precauzioni
onde evitare ulteriori contagi da HIV (ricordiamo che si può essere sieropositivi,
cioè portatori del virus, senza essere malati di AIDS), mentre per il 52,02% si
dovrebbe continuare ad avere rapporti protetti al solo scopo di evitare la
trasmissione di altre infezioni a diffusione sessuale (Figura 22).
21
60
50
40
30
20
10
0
possono avere rapporti
sessuali non protetti
possono usare la stessa devono usare precauzioni devono usare precauzioni
siringa
per evitare altre infezioni perché esistono diversi
tipi di HIV
Figura 22: Percezione delle precauzioni/imprudenze che due persone sieropositive
possono mettere in atto
La prevenzione per ora risulta essere l’unica arma efficace contro l’HIV/AIDS,
per cui è importante usare il profilattico durante i rapporti sessuali. Con
partner occasionali il preservativo dovrebbe essere sempre utilizzato. La
trasmissione tra partner abituali è possibile qualora almeno uno dei due attui
comportamenti di infedeltà combinati alla mancanza di protezione. Tra il
51,57% degli intervistati, il preservativo è sempre usato durante rapporti con
partner occasionali, ma il 42,6% degli intervistati non ha risposto alla
domanda. Per contro, il 35,87% non utilizza mai protezioni con il partner
abituale (Figura 23).
60
50
40
30
20
10
0
mai
raramente
spesso
partner abituali
sempre
nr
partner occasionali
Figura 23: Frequenza dell’utilizzo del profilattico con partner abituali ed occasionali
C - Percezione del rischio infettivo derivante dagli alimenti
Le malattie infettive a trasmissione alimentare (o oro-fecale) vengono
contratte attraverso l’ingestione di alimenti o di acqua contaminati da un
agente patogeno liberato dalle feci di individui malati. In altre parole la
trasmissione avviene tramite il passaggio del microorganismo patogeno da un
apparato digerente ad un altro. Si può entrare a contatto con l’agente
patogeno mediante le feci, le mani messe in bocca, il cibo e l’acqua, le mosche
e altri insetti volanti, gli oggetti e le superfici sporche che sono entrate a
contatto con le feci (per esempio quando si va al bagno e non ci si lava le
22
mani). Le scarse condizioni igieniche sono quindi tra le principali cause di
contaminazione.
Ovviamente non tutte le malattie del tratto gastrointestinale sono di origine
microbica e quindi contagiose. Per esempio non lo sono: la colite (il 3,14%
degli intervistati pensa erroneamente di si) e le emorroidi (2,24%). Discorso a
parte va fatto per il tetano (1,79% degli intervistati lo pone tra le malattie
alimentari), causato dalla tossina prodotta dal clostridium tetani . Si tratta di
una malattia infettiva (perché provocata da un batterio), che non colpisce il
sistema digerente e che non è contagiosa (non si trasmette da persona a
persona). Sono, invece, malattie alimentari: la gastroenterite (che è stata
collocata correttamente dal 68,16% degli intervistasti), l’epatite A (39,91%), il
colera (38,12%), e alcune intossicazioni che derivano dall’ingestione di tossine
prodotte da batteri e virus (3,14%) (Figura 24). E’ opportuno precisare che
non tutte le intossicazioni alimentari sono di natura infettiva. Non lo sono, ad
esempio, quelle determinate da veleni e sostanze chimiche e/o tossiche. Anche
quella da alcool è una intossicazione alimentare non di natura infettiva.
3,14
3,14
2,24
Gastroenterite
38,12
68,16
Tetano
Epatite virale A
Colera
39,91
Colite
Intossicazione
1,79
Emorroidi
Figura 24: Malattie indicate dagli intervistati come trasmissibili attraverso gli alimenti
I sintomi di un’infezione alimentare possono essere diversi e combinati. Lo
sono sicuramente diarrea e vomito, combinati a volte con nausea e febbre.
Quest’ultimo sintomo è di solito tipico di intossicazioni di natura virale piuttosto
che batterica. Nel personale marittimo studiato l’83,41% associa correttamente
il vomito ad un’infezione e/o intossicazione alimentare, il 67,71% riconosce la
diarrea come sintomatica di una malattia alimentare e solo il 27,35% crede che
la febbre sia indicativa di un’infezione provocata da cibo (anche se di solito
causata da virus).
1,34
27,35
67,71
83,41
Diarrea
Vomito
Febbre
Tosse
Figura 25: Risposte alla domanda “Come si manifesta, in genere, una
infezione o intossicazione alimentare?”
23
È da precisare che questi sintomi non sono esclusivi di malattie infettive a
trasmissione alimentare. Essi potrebbero indicare anche altri tipi di disturbi. La
tosse, invece, è una reazione dell’organismo a varie cause tra le quali si
possono annoverare le infezioni alle vie respiratorie. Nessun agente patogeno a
trasmissione alimentare provoca la tosse (solo l’1,34% degli intervistati l’ha
erroneamente indicata tra le manifestazioni possibili) (Figura 25).
Una infezione/intossicazione alimentare può svilupparsi a causa del cibo crudo
o cotto conservato all’esterno del frigorifero o al suo interno qualora venga
mantenuto per troppi giorni senza essere consumato. E’ buona norma
controllare sempre l’aspetto e l’odore generale dei cibi (di qualunque natura)
prima di consumarli. La presenza di muffe, colorazioni strane, odori pungenti o
fastidiosi indica che un alimento potrebbe essere stato contaminato e che
quindi è meglio non mangiarlo. Dal questionario proposto si evince che gli
intervistati non sempre controllano gli alimenti prima di consumarli. Si può
anche notare un diverso comportamento a seconda del tipo di alimento. Le
carni crude sono le più controllate (il 62,78% dei consumatori intervistati
controlla sempre il loro stato). In generale si presta poca attenzione all’aspetto
delle uova, dei prodotti ittici e dei latticini, che invece vengono sempre
controllati rispettivamente dal 27,35%, dal 25,11% e dal 26,90% (Figura 26).
carni crude
100
50
0
Figura 26: Risposte alla domanda “Verifica le condizioni degli alimenti prima di
consumarli?” (nr: senza risposta)
Per evitare la contaminazione del cibo, soprattutto di quello già cotto e che non
si riesce a consumare in giornata, gli avanzi di un pasto dovrebbero essere
sempre conservati in frigorifero. Il 54,26% dei dipendenti della flotta navale ne
è a conoscenza. Il 39,01%, invece, pensa che il tipo di conservazione dipenda
dall’alimento, il 4,03% che debba essere sempre conservato fuori dal
24
frigorifero e lo 0,45% che debba essere buttato via. Il 4,93% degli intervistati
non ha risposto alla domanda (Figura 27).
0,45
In frigorifero sempre
4,93
Sempre fuori dal
frigorifero
39,01
Dipende dall’ alimento
54,26
Altro: nel cestino
nr
4,03
Figura 27: Risposte alla domanda “Come pensa debbano essere conservati i cibi già
cotti che non si riesce a consumare in giornata?” (nr: senza risposta)
E’ importante conservare sempre i cibi cotti e non consumati in frigorifero, cioè
in un luogo nel quale c’è una bassa temperatura che non permette ai batteri,
nel breve periodo, di proliferare (azione batteriostatica). Non solo: anche se
conservati in frigorifero, gli alimenti cotti vanno riscaldati adeguatamente
prima di essere mangiati, e comunque vanno consumati nell’arco di pochi
giorni, a meno che non vengano congelati. Una inadeguata conservazione
(anche in frigorifero) può determinare la contaminazione dell’alimento e, di
conseguenza, una intossicazione. I cibi conservati a temperatura ambiente
possono provocare l’intossicazione da stafilococchi, mentre la tossina botulinica
si sviluppa sia in cibi conservati a temperatura ambiente, che in cibi in scatola,
sott’olio e insaccati. Pericolose possono essere le conserve di verdura e frutta
preparate in casa. Un campanello di allarme importante è l’eventuale presenza
di rigonfiamenti nelle scatole o di aria nei barattoli sottovuoto. In tal caso è
opportuno gettare l’alimento. I frutti di mare raccolti in acqua non pulita
spesso causano infezioni/intossicazioni. Il pesce e i frutti di mare dovrebbero
dunque essere consumati cotti. Negli equipaggi della flotta oggetto
dell’indagine solo il 16,14% degli intervistati consuma sempre o spesso
prodotti ittici crudi, il 29,15% lo fa raramente. La maggior parte degli
intervistati (48,43%) non ne consuma affatto. Il 6,28% non ha risposto alla
domanda (Figura 28).
6,28
16,14
si, sempre
29,15
48,43
raramente
mai
nr
Figura 28: Abitudini al consumo di pesce o frutti di mare crudi
(nr: senza risposta)
25
Anche le uova devono essere ben cotte: consumate crude o poco cotte
possono provocare l’insorgenza di salmonellosi. In generale, il campione
intervistato conosce le malattie e i disturbi provocati dal cibo anche se sono
spesso confusi i significati di malattia, disturbo, sintomo e agente patogeno.
D – Conoscenze sulla prevenzione con i vaccini
Non tutte le malattie infettive possono essere prevenute con la vaccinazione.
Qui il dato derivante dai questionari mostra una marcata indecisione. Il
51,57% dei dipendenti della flotta ne è consapevole, ma il 42,15% crede che
con la vaccinazione si possano debellare tutte le malattie infettive (Figura 29).
In alcuni casi i vaccini hanno fortemente aiutato a prevenire l’insorgere di una
malattia ma c’è da considerare che non esiste un vaccino universale e quindi
per ogni malattia deve esserne scoperto almeno uno (e non sempre è facile),
che molte malattie sono determinate da agenti patogeni altamente mutageni e
quindi un vaccino scoperto oggi potrebbe non essere più utilizzabile
nell’immediato futuro, che in alcuni casi possono crearsi delle complicazioni a
seguito della somministrazione di un vaccino. Un esempio di malattia infettiva
per la quale non si trova un vaccino è l’HIV/AIDS, proprio a causa dell’altissimo
potere mutageno del virus HIV.
6,28
42,15
si
no
51,57
nr
Figura 29: Risposte alla domanda “Pensa che sia possibile prevenire tutte le malattie
infettive con la vaccinazione?” (nr: senza risposta)
CONCLUSIONI
L’informazione è il primo passo verso la conoscenza. La conoscenza ci libera
dalla paura dell’ignoto e ci permette di acquisire consapevolezza. La
consapevolezza ci porta ad essere responsabili. Responsabilità vuol dire
adottare uno stile di vita sano, che non ci metta in situazioni di rischio. Grazie
a piccoli gesti e a piccole accortezze (come ad esempio lavarsi le mani prima di
andare al bagno, bere solo acqua potabile, usare il preservativo durante un
rapporto sessuale) si può evitare la trasmissione di malattie potenzialmente
pericolose. Oggi la “gente di mare” ha sicuramente una maggiore conoscenza
dei rischi derivanti da uno scorretto stile di vita rispetto a qualche decennio fa:
alcune malattie, unitamente ai metodi di trasmissione, sono conosciute in
maniera discreta dalla maggior parte dei dipendenti della flotta navale.
Nonostante ciò, molto deve essere ancora fatto sia per migliorare le
conoscenze fino a qui acquisite, sia per sopperire alle lacune che riguardano
malattie meno conosciute o di cui si parla meno.
L’igiene è prevenzione; prevenire è sempre meglio che curare !
26
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Health Ship Volume 01 - Supplemento