Laf e s t ad e i Sa n t i Pa t r o n i i nAt e s s a Las t or i as e c ol a r ede l l er i noma t ec e l e br a z i onidime z z ’ a gos t or i v i s s ut a a t t r a v e r s odoc ume nt i ,a r t i c ol idis t a mpaei mma gi nif ot ogr a f i c he A cura di Nicola Celiberti e Gabriele D’Amico Si ringraziano per la gentile collaborazione: l’Archivio Storico del Comune di Atessa, l’Archivio Prepositurale di Atessa, l’Archivio Di Jorio di Atri, la Biblioteca Comunale di Atessa, la Biblioteca Comunale di Lanciano, la Biblioteca Provinciale di Chieti, la Biblioteca Provinciale di Teramo, la Curia Vescovile di Brindisi, il Foto Club “Il diaframma” di Atessa, l’Amministrazione Comunale di Atessa, e i Signori Cancelmo Edward, Castronovo Diego, Celiberti Irma, Ciccarelli Luigi, De Marco Mirella, Di Mattia Vincenzo, Di Vincenzo Luciano, Fagiani Giuseppe, Falcucci Antonietta, Fazia Maria Luigia, Ferrara Franco, Finoli Annunziato, Flocco Enrico, Flocco Giuseppe, Fornarola Duilio, Giannico Bartolomeo, Giannico Giulio, La Penna Domenicangelo, Marcolongo Tommaso, Marcucci Carolina, Massa Alfredo, Menna Antonio, Menna Nino, Pellegrini Celestino, Pietropiccolo Gina, Rancitelli Evelina, Rucci Gaetano, Sforza Luigi, Spaventa Anna, Staniscia Concezio, Tinaro Giuseppe. 2 PRESENTAZIONE La pubblicazione di questo volume si colloca nell’ambito delle iniziative di cui da tempo la Banca di Credito Cooperativo Sangro-Teatina si è fatta promotrice per una sempre più ampia acquisizione di conoscenze sul passato della nostra Città. Oggetto di indagine sono state, questa volta, le feste dei Santi Patroni, le più antiche e le più amate ricorrenze tradizionali cittadine. Il libro, avvalendosi di fonti reperite in biblioteche e archivi pubblici o gentilmente messe a disposizione da privati cittadini, ne ripercorre a grandi tratti, sin dalla loro prima origine (1718), i quasi trecento anni di vita, contrassegnati da momenti di splendore alternati a fasi di decadenza, gli uni e le altre spesso in conseguenza di avvenimenti lieti o tristi della storia nazionale o locale del tempo. È una storia, quella delle nostre feste patronali, fatta certamente di divertimenti popolari, fiere e mercati, spettacoli e manifestazioni di vario genere; ma fatta anche di grandi sentimenti: l’amore per il paese natio; l’attaccamento alle usanze, ai costumi e alle tradizioni della nostra terra; la devozione profonda e la gratitudine per i Santi Protettori; il senso di appartanenza alla stessa comunità; la gioia per tutti i cittadini presenti – quelli residenti e quelli tornati per l’occasione – d’incontrarsi, di rivedersi magari a distanza di molto tempo, di stare insieme, di “risentirsi – come è detto nel libro – e ritrovarsi Atessani”; il rimpianto e la nostalgia, infine, dei concittadini lontani, esclusi dal privilegio di godersi questo magico momento di vita sociale. Agli autori del libro e a quanti hanno con loro collaborato i meritati ringraziamenti; alla nostra Banca la soddisfazione di aver forse evitato, con la presente pubblicazione, che una parte non certo trascurabile del nostro passato potesse cadere in dimenticanza. Pier Giorgio Di Giacomo Presidente della Banca di Credito Cooperativo Sangro-Teatina 3 4 NOTA INTRODUTTIVA Era nei tempi passati, la nostra festa di mezz’agosto, innanzi tutto un festa autenticamente religiosa: l’occasione offerta alla cittadinanza, a tutta la cittadinanza ed anche agli atessani sparsi per il mondo, per riaffermare la devozione, rinnovare la dichiarazione di fede – quella fervida, salda, sicura avuta in eredità dai progenitori – verso i Santi Patroni e per esprimere loro il sentimento di riconoscenza per i benefici ottenuti. Quello religioso era il momento centrale della festa; le imponenti processioni, le messe di straordinaria solennità, i panegirici magistralmente declamati da oratori di fama, gli altri atti di culto sempre contraddistinti dall’intensa partecipazione emotiva dei fedeli, i sontuosi addobbi delle chiese ne costituivano i principali segni distintivi. Ed era anche, la nostra festa di mezz’agosto, come testualmente si legge in un documento d’epoca, “la più necessaria” e “la più bella” tra le istituzioni cittadine. La più necessaria, per l’impulso da essa annualmente dato, specie attraverso la rinomatissima fiera di bestiame e i mercati sempre affollati di gente anche forestiera, allo sviluppo economico della Città. La più bella, oltre che per la ricchezza e la varietà del programma delle manifestazioni di volta in volta proposto al pubblico e per le ore felici, di svago e spensieratezza, che soltanto essa nel chiuso mondo paesano di allora poteva offrire ad una popolazione solitamente stremata dai duri impegni del vivere quotidiano, anche e soprattutto per la sua funzione fortemente aggregante, grazie alla quale chi viveva lontano dal paese natio era sollecitato, fisicamente o almeno idealmente, a farvi ritorno e la gente del posto a riallacciare rapporti sociali, consolidarli o estenderli. Ora, snaturata dai mutamenti insorti negli ultimi tempi nella nostra società (le trasformazioni economiche dell’ultimo trentennio, la perdita sempre più accentuata della nostra identità sociale e culturale, l’affievolimento del sentimento religioso, l’allentamento del legame affettivo col proprio luogo di origine, il venir meno progressivo del rispetto per le tradizioni), quella festa non esiste più. Al suo posto c’è oggi un’altra festa, priva di identità, artefatta, fredda, senz’anima, verso la quale gran parte della cittadinanza mostra di anno in anno segni sempre più evidenti di indifferenza e in qualche caso di insofferenza. A questo libro il compito di “rivisitare”, sia pure in modo episodico e frammentario, e di consegnare alla memoria delle generazioni future le nostre amate “feste di S. Rocco” di un tempo, quelle vere, autentiche, così intimamente legate alla nostra realtà spirituale e operativa. Nicola Celiberti 5 6 Capitolo I I SANTI PATRONI S. ROCCO di Tommaso Bartoletti Nacque in Francia – a Montpellier – nel 1295 da ricca e nobile famiglia. Dopo essersi spogliato di tutti i suoi averi, consacrò la vita al bene del prossimo, dedicandosi interamente all’assistenza e alla cura dei malati di peste in Italia, nelle località in cui il morbo maggiormente infieriva (Acquapendente, Cesena, Roma, Piacenza). Morì nella sua terra di origine il giorno 16 agosto del 1327, acclamato Santo dai suoi concittadini. Da Giovanni della Croce, Signore di Mompelieri , e da libera donna di già vecchia età nel 1295 nacque S. Rocco, impetrato da Dio con ferventi orazioni da’ virtuosi genitori. Nella parte sinistra del petto ebbe impressa una crocetta color di sangue. Nel mercoledì e venerdì la madre digiunava ed il bambino una sol volta al giorno poppava. Da fanciullo proseguì l’esempio della madre nel digiuno, e con gli anni l’accrebbe, e con altre penitenze e mortificazioni. D’anni dodici sprezzò per sé tutte le delizie che l’opulenza poteagli apprestare; ma per gli altri caritativo, liberale. Non giunto peranche agli anni venti perdé il genitore, ma esattamente ne adempì gli ordinativi d’essere: 1) divoto della passione del Redentore; 2) caritativo con i poveri; 3) lontano dalle colpe; 4) sollecito a soccorrere gl’infermi. In esatto adempimento di quest’ultimo ricordo del defunto, avendo udito che una peste micidiale distruggeva l’Italia, distribuì il suo ricco patrimonio ai poveri, il Principato lo rinunciò al zio paterno, prese comiato e la benedizione dalla madre; vestitosi da peregrino con abito corto rosso ed un manteletto di sopra, un cappello in testa, coturno ai piedi, bastone in mano, s’incaminò per l’Italia, ove avrebbe trovato spaziosissimo campo ad esercitare la sua carità a soccorrere gli appestati. Superate le Alpi, si diresse per la capitale del mondo, e giunse ad Acquapendente, la quale si desolava da una peste micidiale. La fervente sua carità lo condusse all’ospitale ad assistervi gl’infermi. L’ospitaliero, vedendolo di tenera età, d’aspetto nobile, e perciò inabile a comportare le fatiche ed il fetore maligno, e perciò esposto a contrarre facilmente il male micidiale, dall’assistere agl’infermi lo dissuase. «Col divino aiuto tutto potrò, rispose S. Rocho; ed ove è grande la fatica, ivi il premio è maggiore». L’infermiero dunque lo ricevé in aiuto a sovvenire gli appestati. Tutta carità, perciò, toccando il polso agl’infermi e medicando i loro buboni contagiosi, che segnava col segno della Santa Croce, gl’infermi guarivano. Tali atti di carità amorosa esercitando del pari con gl’infermi della Città, che visitava peranche, alla loro primiera sanità tornavano tutti. 7 Divulgatesi queste sue eroiche virtù che ogn’uno giustamente esaltava ma la profondissima di lui umiltà ciò non comportando, stimandosi il più indegno peccatore e non già uomo di Dio come venne meritatamente lodato, nascostamente sen partì ed andò a Cesena. Oppressa era questa Città del pari dalla peste mortale; e perciò tutto zelo a servire agl’infermi ed a sanarli si consacrò indefessamente. Conosciutesi anche qui l’esimie doti di sua prodigiosa carità, che anche da tutti giustamente si lodava, del pari con celerità sen fuggì per Roma, ove vi era una peste desolatrice. Qui giunto, volle confessarsi e comunicarsi dal Cardinal Brittanico, uomo di somma bontà e di credito presso al Sommo Pontefice. Il Cardinale, mirandogli nel volto un’aria di somma virtù, l’ebbe in venerazione e rispetto. Veduta la di lui virtù prodigiosa a prò degli appestati, il Cardinale lo pregò di liberare la Città dalla mortale influenza, prestandosi al soccorso e guarigione degl’infermi, e S. Rocco, obbligato anche dal comando del suo confessore, si consacrò intieramente al soccorso degli appestati. Morto il Cardinale, col quale si era trattenuto circa tre anni, e per sì fatta conoscenza e rapporti, e viepiù per le tante sue doti incomparabili sommamente apprezzato ed encomiato, per non esser tenuto in preggio si portò nella Gallia Cisalpina, ove più che altrove infieriva con più di ferocia la peste micidialissima, e specialemente in Piacenza. Assistendo adunque, aiutando e sanando gl’infermi, fu sorpreso anch’egli dal malore con tanti e sì atroci spasimi che non trovava riposo. Una febre potentissima congiunta a dolori spasmodici nella coscia, quasi fosse trapassata da spada dilacerante. Rivolto perciò al Cielo i lumi, ringraziò il Signore che riconosciuto per suo servo l’avesse ne’ tanti acerbissimi tormenti che lo cruciavano. Non potendo rattenere i spasimi della dolente umanità e conoscendo esser ciò agl’infermi di pena e di tedio, per la sua carità fervente, se ne uscì dall’ospitale. Con pena si portò alle porte ed ivi sdraiato in terra giacevasi. Chi colà lo vedeva esortavalo ad entrare dentro; il che ricusando, qual pazzo dalla Città fu espulso. Alla meglio che poté, al bastone poggiato, con stenti al vicino bosco si trasse e ad un tugurio rifugiossi. Quivi a suo bell’agio sfogò le delizie amorose del suo cuore con Dio. «Mio Dio! quanto io dovevo alla tua maestà non ho adempito. Confesso perciò giustamente essere oppresso dagli atrocissimi dolori per la poca carità usata al mio prossimo. Condona tu la mia debolezza. Deh! fa’ però che io non perisca più scevro d’ogni umano soccorso come una belva ». Dio ammirabile, che non abbandona i servi suoi, con una piccola nuvoletta covrì la porta del tugurio, ed ai piedi del Santo infermo scaturì un rivello d’acqua, ove lavatosi e refrigeratosi si sentì alleviato da quei dolori atrocissimi. Presso al tugurio di rifugio del Santo i poderi vi erano del ricco Sig. Gothardo, dedito alla caccia. Un di lui cane mattina e sera prendevasi da la tavola del padrone un panello, e correndo il portava al nostro infermo. Ciò suscitò dela curiosità e, tenutoglisi dietro, si vide il quasi prodigio. Il Gothardo, accostatosi al pellegrino e scortolo appestato, s’allontanò; ma rientrato in sé al riflesso che un’anima irragionevole usato aveva atti di umanità, tornò al Santo e gli protestò che abbandonato non l’avrebbe se veduto non l’avesse ristabilito. Frattanto però, il cane non più recando il consueto pane, S. Rocco persuase al Gothardo d’andarsi cercando per carità in elemosina nella Città, onde così all’umiltà esercitarlo. Con ripugnanza, perché conosciuto opulento, ma ubbidiente trascorse la 8 Città e, da tutti con beffe e rimbrotti qual dissipatore vizioso scacciato, due soli pani ottenne in carità. Il dì seguente il Santo riportossi a Piacenza, perché ristabilito alquanto, ed all’ospitale si diresse a soccorrere gl’infermi, sanandoli con la Croce, del pari che eseguiva per la Città, e la sera al suo tugurio si ricoverava. Mossi quei cittadini ai prodigi lo seguivano, encomiando le di lui virtù prodigiose. Tra questi applausi una voce udì, pretesa celeste, che alla sua patria lo richiamava. Il Gothardo, che era stato sorpreso e sanato dalla peste, alle ammonizioni del Santo di menare una vita solitaria e perché non gli riuscisse di tedio ne’ primi giorni, seco lui si trattenne per altro poco di tempo. Pria d’accomiatarsi fra loro, il Santo gli diede de’ saggi spirituali avvertimenti; indi per la volta della Francia incamminossi. Bollivano nella Provenza dilaceranti fazioni e guerre, allorché S. Rocco tornò a Mompelieri, sua patria e dominio. Al consueto andatosene in Chiesa, ma come spia arrestato, all’abito meschino e per lo squallore del volto da niuno ravvisato, condottolo dal zio, lo richiese chi fosse. «Peregrino servo di Gesù Cristo», rispose, e lo pregò che lo lasciasse proseguire ne’ suoi desideri di servire Dio. Il Principe, da sì generiche risposte confermatosi nell’idea che fosse un esploratore, ordinò che fosse racchiuso in tetra prigione. Il Santo implorò il celeste aiuto a tolerarne paziente i disagi di quel luogo d’orrore. Per anni cinque vi menò una vita penosissima e mortificata. Sentendosi presso a morte, chiese in carità di darglisi un Sacerdote a conciliarsi con Dio e comunicarsi. Nell’entrare il Sacro Ministro vide nel di lui volto un lume celeste che al Principe narrò, e che tenuto aveva in prigione un uomo colmo di virtù. Si sparse di ciò la voce nella Città e corse ogn’uno al carcere per vederlo. Frattanto il Santo, oppresso dall’infermità e da patimenti, preso come da un sopore, udì una voce celeste che lo invitava alla gloria, e che chiesto avesse da Dio per sé e per altri la grazia che desiderava. Tutta fiducia nel sangue preziosissimo del Redentore e sua passione, implorò la sua eterna salvezza, e col patrocinio di Maria Santissima e degli altri Santi a degnarsi il buon Dio di conservare, proteggere, difendere i suoi divoti dal morbo pestilenziale. Prostrato lungo al suolo, volti gli occhi al Cielo, composte modestamente le membra, rese l’anima santa al suo Dio. Celesti splendori si videro nelle carceri, ed una tavoletta vi si rinvenne (taluni dicono scritta a caratteri d’oro, ma la fede resta appo loro) nella quale si leggeva: “Peste laborantes ad Rochi patrocinuim confugientes contagionem illam truculentissimam evasuros”. Il tutto di nuovo al Principe riferitosi, ordinò che con pompa solenne trasferito si fosse il sacro cadavere nella Chiesa. Era ancor vivente la madre del Santo, ed all’udire il nome di Rocco disse: «Questi è mio figlio», e portatasi in Chiesa lo riconobbe e viepiù si certificò all’indelebile segno della Croce nel petto. Amaramente si dolse dell’asprezza usatagli dall’istesso suo zio. Questi però, a risarcirne gli oltraggi usatigli in vita, ordinò che si eregesse sontuoso tempio al di lui nome, giacché i popoli concorsi qual Santo l’acclamarono, e si ordinò celebrarsene la memoria della preziosa sua morte a XVI Agosto avvenuta nel 1327. T. Bartoletti, Opuscoli sacri, Ms. ined., 1831, vol. II, pp. 91 sgg. 9 S. LEUCIO di Giovanni Sorge Visse nella seconda metà del IV secolo al tempo dell’imperatore Teodosio I, quando alla nascente Chiesa cristiana, cessate ormai quasi del tutto le persecuzioni, si rese possibile svolgere molto più intensamente e proficuamente che in precedenza l’attività evangelizzatrice. Fu vescovo prima ad Alessandria d’Egitto, sua città natale, poi a Brindisi. Fornito di profonda dottrina e animato da zelo apostolico, si dedicò instancabilmente, oltre che al governo delle comunità ecclesiali da lui presiedute, soprattutto alla predicazione della nuova fede, guadagnando ad essa – in terra d’Africa e ancor più in Italia – innumerevoli proseliti. San Leucio visse la sua vita terrena tra il 350 e il 400 d.C. […] nel tempo in cui l’Impero appartenne a Teodosio I il Grande e sulla cattedra di Pietro sedettero successivamente Papa Giulio, Papa Liberio, Papa Damaso, Papa Siricio. La nascita di San Leucio avvenne – in un anno rimasto imprecisato – nella città di Alessandria d’Egitto […], da genitori cristiani. Suo padre Eudecio e sua madre Eufrodisia diedero al neonato il nome di Euprescio. Il fanciullo Euprescio, più che dalla madre – che morì appena dieci anni dopo -, fu educato dal padre che, ritiratosi nel cenobio del Beato Ermete, provvide, come meglio gli fu consentito, alla formazione cristiana del figlio. La bontà e la cultura di Euprescio cominciarono a contraddistinguersi fra giovani amici e condiscepoli, che ben presto appresero a preferirlo e stimarlo anche perché attratti dallo spirito della sua genuina umiltà, dall’esercizio di sua carità e dall’intelligente approfondimento delle Sacre Scritture. Morto Niceto, abate del monastero, Euprescio, ancora giovane di appena 18 anni, fu designato a succedergli: egli respinse la unanime designazione, in ciò incoraggiato e sollecitato specie da suo padre. Per sette anni ancora quei monaci preferirono di rimanere senza abate, ostinandosi – nel trascorrere del tempo – a richiedere Euprescio come guida e invocandolo ripetutamente come loro capo e superiore. Euprescio insisteva nel rifiuto dichiarando la sua incapacità personale e, non essendo ancora monaco, né annoverato tra gli ecclesiastici, prospettava anche la impossibilità giuridica a poter essere validamente e lecitamente eletto abate e, quindi, superiore e padre spirituale dei tanti cenobiti raccolti nell’eremo di Sant’Ermete. Di certo il nome di Euprescio fu sostituito da quello di Leucio. […] Il cambiamento di nome ci fu, ma le circostanze restano oscure ed hanno assunto caratteristiche leggendarie. Potrebbe azzardarsi l’ipotesi che il cambiamento di nome coincise con l’ingresso solenne di Leucio, nella qualità di monaco, nel monastero, o addirittura con la sua ordinazione sacerdotale. […] Euprescio, divenuto Leucio, “portatore e diffusore di luce spirituale”, fu sacerdote ed evangelizzatore zelante nella sua città di Alessandria, fu monaco ed abate illuminato e sagace nel suo monastero, fu uomo di Dio raggiungendo anche il carisma dei miracoli e operando, in maniera particolare, contro lo spirito del male, le sue manifestazioni diaboliche, le ossessioni e le passioni. Erano questi i “segni” prodigiosi che accompagnavano e, ovviamente, valorizzavano e confermavano la predicazione e l’opera di evangelizzazione, nel mondo ancora pagano di Alessandria, del giovane monaco e abate, esperto in dottrina, prudente ed esemplare in condotta, consacrato alla 10 preghiera e al servizio divino, preparato e pronto per ulteriori e più onerosi impegni cui la Provvidenza l’avrebbe destinato. Dotato di tante preclare virtù, il monaco Leucio fu vescovo. Dapprima e temporaneamente soggiornò in Alessandria per presiedere la comunità cristiana di quella città rimasta orfana del Padre e Pastore, il vescovo Beato Filippo, ucciso a seguito di una, anche se momentanea, recrudescenza persecutoria. Fu il Beate Eleno, vescovo della Chiesa di Eliopoli, che per la morte del vescovo Beato Filippo raggiunse Alessandria […] e, dopo aver ascoltato i pareri della comunità ecclesiale alessandrina, prese atto della comune convinzione che il migliore successore del vescovo Beato Filippo non potesse essere altri che il monaco Leucio, abate di Sant’Ermete, e lo ordinò vescovo. […] Secondo il pensiero umano – spesso non collimante con quello divino – San Leucio poteva apparire, essere e riuscire il Pastore ideale della città di Alessandria, eppure la Provvidenza guardava al vescovo Leucio preconizzandolo e preparandolo ad una attività pastorale da compiersi altrove e a favore di altri popoli e di altra gente. […] Lo Spirito di Dio che “spirat ubi vult“ assegnava a Leucio la missione di essere vescovo della Chiesa di Brindisi. Dall’Egitto Leucio era chiamato in Italia; dalla città di Alessandria a quella di Brindisi. Ultima premura di Leucio, prima di lasciare definitivamente la sua terra, fu quella di assicurare alla comunità cristiana alessandrina la presenza paterna e l’attività pastorale di un nuovo vescovo, conferendo la sacra ordinazione episcopale al diacono Severo, fratello della Beata Eugenia. […] Una stragrande moltitudine, in inconsolabile pianto, accompagnò Leucio al porto e tutti capirono e si resero conto che Leucio, uomo di spirito e di vita virtuosa, non poteva opporsi al disegno, né trascurare il comando del Signore. E Leucio partì. L’avventurosa vicenda della navigazione durò quindici giorni […]. Dopo una sosta a Otranto, con altra nave Leucio approdò a Brindisi […]. Dalle prime informazioni assunte “in loco”, il vescovo venne a sapere che gli abitanti di Brindisi e delle località limitrofe erano ancora e in larghissima maggioranza pagani, adoratori del sole e della luna. […] Nel ministero pastorale, e specificatamente nell’attività evangelizzatrice di Leucio, vescovo di Brindisi, vediamo confermate le parole di Gesù: “andate, fate diventare miei discepoli tutti gli uomini del mondo” e “nella vostra missione sarete accompagnati e confermati da segni e fatti prodigiosi”. Leucio dissodava il terreno, il Signore dava incremento; il paganesimo, anche in terra brindisina, lentamente retrocedeva, mentre il cristianesimo progressivamente avanzava. […] Si accostavano a lui coloro che desideravano essere evangelizzati, e Leucio vescovo cercava di illuminarli e convincerli, con ogni zelo, ad avvicinarsi, ad affacciarsi almeno alla porta della nuova Chiesa, poi …l’opera si sarebbe completata e perfezionata con la richiesta libera ed esplicita di essere definitivamente introdotti nella nuova fede, di essere battezzati e circonfusi della luce di grazia e di santità proveniente dallo Spirito Santificatore, per il tramite del ministero episcopale esercitato da Leucio vescovo. Con queste premesse, non reca meraviglia il fatto trasmesso dalle antiche memorie per cui, a seguito dell’opera evangelizzatrice di San Leucio, ben diciassettemila furono i Brindisini che, abiurando ogni forma di idolatria, aderirono alla nuova fede, chiesero il battesimo e, a ricordo di tale solenne e collettiva conversione, innalzarono un tempio dedicato alla Vergine Maria e a San Giovanni Battista proprio nella località dove fu loro amministrato il sacramento del battesimo. Così, come Cristo Signore si era comportato facendo seguire cenni prodigiosi e 11 miracolosi alla parola che Egli predicava ed annunziava, parimenti anche il santo vescovo Leucio dava conferma e valore alla sua catechesi accompagnandola con prodigi ed interventi straordinari. Ancor oggi, nelle località dove la devozione verso San Leucio è viva e praticata, permane la consuetudine di far ricorso al Santo, invocandone la particolare intercessione presso Dio per ottenere la pioggia o il sereno (“ad petendam pluviam … ad petendam serenitatem”) nelle alterne vicende delle necessità naturali. Questa consuetudine antica ha origine proprio nel “miracolo della pioggia” attribuito all’intercessione di San Leucio. Il santo vescovo era da poco approdato al lido brindisino e stava iniziando il suo pastorale ministero fra gli abitanti di quella terra, allorché fu chiamato da Antioco, prefetto della città. Accolto con deferenza e dignitosamente nel palazzo del prefetto romano, Leucio si sentì dare ampia promessa di libertà di lavoro ai fini della eventuale conversione del popolo alla nuova religione, a patto che desse una prova di potenza del Dio che egli era venuto a predicare. […] “Sono due anni – disse il prefetto romano al vescovo – che non piove più e la terra nostra soffre terribile siccità. Se tu ci otterrai dal tuo Dio la pioggia ristoratrice, noi ci convertiremo”. […] Il miracolo avvenne; l’acqua copiosa saziò non solo le regioni brindisine e limitrofe, ma anche quelle più distanti e lontane. Leucio poté continuare a lavorare liberamente per meglio curare la nascente comunità cristiana nella città di Brindisi ed estendere sempre di più gli influssi benefici del suo zelo pastorale. […] Oltre il prodigio della pioggia, diversi sono stati gli interventi attribuiti a San Leucio a favore degli ossessi e degli indemoniati. I documenti antichi fanno esplicito riferimento alla liberazione di un etìope dallo spirito cattivo: fatto, questo, che contribuì a garantire e qualificare la spirituale missione del vescovo Leucio. […] Oggi, la intercessione di San Leucio è invocata dal popolo cristiano devoto a lui per ottenere il dono dell’abbondanza delle virtù teologali: -“Deh! c’impetra dal Signore fede, speme e carità” -, e la particolare assistenza e il suo conforto nelle malattie polmonari e nelle pleuriti. Dopo aver confermato nella fede (“in fide et doctrina perfectius”) gli abitanti di Brindisi, il santo vescovo, ricco di tanti meriti e meritevole di altrettanta gloria, si addormentò in pace nel Signore allo scadere del IV secolo. Gli storici e i ricercatori sono ancora all’opera per precisarci l’anno della morte. I Brindisini provvidero a seppellire le sue spoglie erigendo una chiesa sul posto dove, alcuni anni prima, il santo vescovo era approdato, mettendo piede per la prima volta nella terra di Brindisi. Il suo successore dedicò al di lui santo nome quella chiesa. La sua tomba si trasformò presto in altare e quella tomba–altare fu presto resa gloriosa con lo splendore di nuovi miracoli, ancor più di nuove conversioni. G. Sorge, San Leucio Protettore della città di Atessa, Tipolitografia Caporale, Atessa 1987, pp. 8 sgg. 12 S. EMIDIO di Guido Lucidi Martire originario della Gallia Belgica, vissuto nella seconda metà del III secolo. Appartenente a famiglia pagana, dopo essersi convertito al cristianesimo lasciò la natia città di Treviri e si portò a Milano, dove fu ordinato sacerdote. Per sottrarsi alle persecuzioni si trasferì poi a Roma, dove ricevette la consacrazione episcopale dal papa, che lo inviò ad Ascoli Piceno a predicarvi il Vangelo. Qui riuscì, con la santità della sua vita oltre che con l’efficacia della sua parola, a convincere quasi tutta la popolazione ad abbandonare il paganesimo e ad abbracciare la nuova fede. Subì il martirio a meno di trent’anni di età. S. Emidio, Protettore contro il flagello del terremoto, nacque in Treveri della Gallia verso l’anno 273 dell’era volgare da nobili e ricchi genitori idolatri. Fin dai più teneri anni, alieno dai puerili trastulli, diede prove di grande inclinazione alla virtù e al sapere. Affabile, modesto e studioso, si guadagnò ben presto la stima non solo dei maestri, ma ancora dei compagni e conoscenti. Compiuti con successo gli studi, nell’età di 23 anni fu dai genitori istigato a cingere la spada, ascrivendosi alle milizie romane, e a congiungersi in matrimonio con nobile e virtuosa donzella; ma ben diversamente aveva disposto di lui la Provvidenza. Infatti, incontratosi un giorno con due cristiani e attaccata disputa sulla veracità della religione di Gesù Cristo, rimase talmente convinto dalle loro argomentazioni, che si dichiarò anche lui cristiano. I genitori tentarono ogni via per richiamarlo dalla presa risoluzione e ricondurlo all’idolatria; ma invano. E per evitare le loro moleste persecuzioni, Emidio fuggì dalla casa paterna e con tre compagni – Euplo, Germano e Valentino – si diresse verso l’Italia, ove appunto la voce del Signore lo chiamava. Dopo vari giorni di faticoso viaggio giunse a Milano; […] S. Materno, Vescovo di quella Metropoli, scorgendo in Emidio un Apostolo degno e capace di propagare e difendere la religione cristiana, lo ordinò Sacerdote. Elevato a così alta dignità, incominciò tosto nella stessa Milano ad esercitare il ministero della sacra predicazione; e, stante il suo zelo instancabile e la sua carità ardente accompagnata da prodigi, in poco tempo aggiunse a quella cristianità nascente più migliaia di fedeli. Per questo fu perseguitato dai pagani; e allora, anche per consiglio di molti che lo desideravano salvo per il bene della Chiesa, partì da Milano e si recò a Roma. Roma nel secolo III, se era il centro della grandezza e del potere umano, era pure il teatro della corruzione e della tirannia; ciò nonostante Egli si diede a combattere ogni vizio e superstizione per concorrere dal canto suo alla dilatazione del regno di Cristo. Infatti, con una vita esemplare, con una predicazione sovrumana, con miracoli strepitosi […] convertì migliaia d’idolatri, compresi i Sacerdoti del dio Esculapio. Ma le persecuzioni più fiere non gli mancarono. Poi, avvisato da un Angelo, si condusse ai piedi del Sommo Pontefice San Marcellino, che viveva nelle catacombe, dal quale, consacrato Vescovo, fu inviato coi suoi compagni in Ascoli a predicarvi il Vangelo. La consacrazione avvenne nel dicembre del 299 d.C. […] Durante il viaggio evangelizzò parecchi paesi e città dell’Abruzzo, ove abbatté templi e statue degli dei, guarì molti infermi oppressi da malattie incurabili e guadagnò 13 una moltitudine di persone al gregge di Gesù Cristo. Nel gennaio del 300 eccolo in Ascoli, città allora popolata, ricca e potente, Metropoli del Piceno e residenza del Prefetto, ma centro della superstizione e licenza pagana. Come fu presso le mura, un improvviso e straordinario terremoto ne annunziò l’arrivo, spaventando i cittadini e abbattendo le statue degli idoli, come era avvenuto in altri luoghi da lui evangelizzati. Entrato in città, venne accolto da alcuni patrizi, a cui la fama dei miracoli e delle sue virtù era giunta; ed Egli, ripieno di quello zelo che aveva infiammati i primi Apostoli, si accinse coi suoi compagni ad eseguire il mandato del Pontefice. Quante conversioni al cristianesimo fin dai primi momenti compì in questa parte del Piceno! Ascolani e forestieri in gran numero, presi più dalla santità della sua vita che dall’efficacia del suo dire, dall’idolatria passarono alla religione predicata da Emidio. […] Polimio, rappresentante dei Cesari, non tollerava che in Ascoli, sede e centro del governo, prendesse radice il culto cristiano sulle rovine del paganesimo; perciò si valse di ogni mezzo per arrestarne lo sviluppo. Tentò di far desistere il Santo Vescovo dalla sua predicazione primieramente con minacce, poi con promesse, quali il favore degli Imperatori, alti uffici civili e persino le nozze con la propria figlia Polisia; ma tutto indarno! Poiché Emidio, dispregiando le stolte profferte, proseguì con ardore il suo apostolato. […] Nel breve spazio di tempo – tre anni circa – che stette in queste contrade, il Santo Vescovo distrusse quasi interamente il paganesimo e condusse la maggior parte degli abitanti al culto del vero Dio. Polisia, la nobile e colta figlia del Prefetto Polimio, anch’essa fu convertita e battezzata insieme a gran moltitudine di cittadini […]. Alla notizia inaspettata del battesimo di sua figlia, Polimio si accese di fiero sdegno e, senza frapporre indugio, condannò Emidio a morte. Il Santo Pastore né si sgomentò né si nascose, pronto a dare la vita per il suo popolo. Perciò dai soldati con facilità fu preso e condotto al luogo del supplizio […]. Prima di piegare il capo alla scure, levò i suoi occhi al cielo, raccomandò il suo spirito a Dio e, alzata la destra, benedisse alla sua Ascoli prediletta e in modo particolare a quei figli che, lacrimosi e tremanti, assistevano al sacrificio del loro Padre. Poi sereno e tranquillo attese il colpo che gli recise il capo! […] Il Diacono S. Valentino, che fu compagno indivisibile del Santo e ne scrisse gli atti della vita e del martirio per incarico di S. Melchiade Papa, chiude la sacra narrazione con queste parole: «Il Santo Martire Emidio, Vescovo Metropolitano della città di Ascoli, Gallo di nazione, nobilissimo per sangue, illustre per dottrina ed esemplarissimo per i suoi casti e angelici costumi, morì nella città suddetta ai 5 di Agosto del 303, di anni 30, mentre Polimio vi aveva la carica di Procuratore imperiale». Il corpo di S. Emidio in tempi assai posteriori – nella metà del secolo XI – fu trasportato nella Cattedrale Basilica, ove è venerato non solo dagli Ascolani ma anche dai forestieri, i quali vi accorrono da varie contrade per ottenere da Dio la liberazione dal flagello del terremoto, mediante i meriti e la intercessione del Santo. G. Lucidi, Il mese di S. Emidio V. e M., Protettore contro il flagello del terremoto, con biografia, altre preghiere al Santo e varie pratiche di pietà, Tipografia E. Tassi, Ascoli Piceno 1930, pp. 9 sgg. 14 Capitolo II LE ORIGINI DELLE FESTE PATRONALI L’ISTITUZIONE DELLA FESTA DI S. ROCCO I festeggiamenti esterni in onore di S. Rocco, istituiti dal Consiglio Comunale con delibera del 7 agosto 1718, derivarono la loro origine dai sentimenti di devozione e gratitudine già allora profondamente radicati nell’animo degli Atessani per questo Santo al cui patrocinio tante volte essi, nei secoli precedenti, si erano affidati in occasione di eventi calamitosi, specialmente durante l’imperversare delle ricorrenti epidemie di peste. Con l’atto deliberativo predetto il Parlamento cittadino proclamava il Santo di Montpellier comprotettore di Atessa (accanto a S. Leucio, protettore da tempo immemorabile), implorandone l’intercessione presso Dio perché la popolazione atessana fosse soccorsa in tutte le sue necessità e, in particolare, fosse liberata perennemente dal flagello della peste. Disponeva, inoltre, che il 16 agosto, giorno di S. Rocco nel calendario liturgico, venisse considerato festa di precetto, da celebrarsi con solennità, impegnandosi – a tutela del buon esito dei festeggiamenti – a concorrere alle relative spese con un contributo finanziario annuo. La nuova festa si collocava, così, a ridosso di quella di Maria SS. Assunta, dalle origini remotissime, celebrata annualmente il 15 agosto da tutta la Chiesa universale e da questa annoverata fra le ricorrenze più significative. 1880 1899 15 La deliberazione consiliare del 7 agosto 1718, atto di nascita della festa di S. Rocco. Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Signori miei, ricordo alle Signorie Vostre di correre il tempo in cui si sperimentano giustamente li castighi di Dio, come di continue scosse di terremoti, conforme sanno, e di gravissime infermità quasi epidemiche, ne’ luoghi convicini del Regno e nostra Provincia, standone sin hora per special gratia di Dio e del glorioso Santo Rocco lontana questa nostra terra da ogni malore, onde siamo in obligo di ricorrere alla protettione del detto glorioso Santo Rocco, con dichiararsi Protettore di questo Publico ed esporsi supplica ai Superiori Ecclesiastici acciò il giorno della sua solennità si reputi festa di precetto per maggior veneratione e devotione dovuta ad un tanto Santo; e perché sanno che alcuni devoti con la cura delle carità ritratte hanno rinovata la sua Cappella, a solennità della sua festa, il che attesta ancora la povertà della medesima per le correnti cause de’ passati procuratori, sarebbe di gran caritativa aggiunta, a maggior decoro della festa sudetta, un pio soccorso da destinarsi annualmente dalle Signorie Vostre con le loro bontà. Risoluzione approvata dall’Assemblea In quanto a detto capo, è stato da tutti risoluto unanimiter, a pari voto, che debbia dichiararsi, conforme con la presente publica risolutione si dichiara, per Protettore di questa nostra Università il glorioso Santo Rocco, la di cui Cappella sta eretta dentro la chiesa del suo titulo connessa al Convento del Carmine di questo luogo, implorandosi per tutti universalmente il celeste aggiuto, e particolare protettione del medesimo nostro Santo avocato in tutti li bisogni, e particolarmente la gratia di liberarci in perpetuo dal castigo della peste ed altri morbi perniciosi, tanto huomini quanto animali, dandosi la facoltà alli magnifici officiali di governo di supplicare li Superiori Ecclesiastici per la determinatione precettitia nel giorno della sua festa in questo paese, e per la solennità da farsi anno anno l’Università contribuisca docati 10 annualmente, con dispendersi in quel giorno festivo a maggior veneratione del detto Santo publico protettore. * * * Non poche calamità afflissero la nostra Provincia nel 1718 per le continue scosse de’ terremoti, epidemie mortali, dalle quali Atessa era esente, e per tal motivo fu risoluto in parlamento generale de’ 7 agosto dichiararsi S. Rocco come Protettore, e la festa giorno di precetto, ed ottenersi da’ superiori Ecclesiastici con suppliche la sanzione, che venne prescritta e determinata. T. Bartoletti, Biografia degli uomini illustri atessani, P.Tizzano, Napoli 1836, p. 208. 16 LE ORIGINI DEI FESTEGGIAMENTI ESTERNI IN ONORE DI S.LEUCIO Il giorno di S. Leucio, da sempre riconosciuto e venerato dagli Atessani come il loro patrono per eccellenza, nel calendario liturgico cade, come si sa, l’11 gennaio, nel cuore dell’inverno. In questo giorno, anticamente, veniva tutti gli anni celebrata nella nostra Città, in forma solenne, la festività in suo onore, ma per evidenti motivi di carattere climatico (le condizioni del tempo proibitive in pieno gennaio) essa assumeva una connotazione esclusivamente religiosa, rimanendo quasi totalmente confinata all’interno delle chiese e degli altri luoghi di culto, con scarsi riflessi all’esterno, per le vie e nelle piazze cittadine. Fu soltanto intorno al 1760, quando ormai da tempo si celebrava la festa di S. Rocco e prima che si desse origine a quella di S. Emidio, che i nostri antenati si posero il problema di dedicare anche al loro protettore principale festeggiamenti esterni, problema al quale diedero soluzione fissando la nuova festa in onore di S. Leucio al 17 agosto e quindi sovrapponendola e abbinandola a quella di S. Rocco. E poiché la stessa data del 17 agosto venne poi scelta anche per un evento di particolare importanza per la chiesa di S. Leucio, la “Consacrazione Solenne” celebrata in Atessa nel 1857, noi oggi possiamo dire che, se ogni anno festeggiamo esternamente il nostro protettore in questa data, ciò avviene non solo per la già detta ragione di convenienza pratica (le condizioni climatiche favorevoli garantite dalla stagione estiva), ma anche perché il 17 agosto è il giorno in cui ricorre l’anniversario di quell’avvenimento. S. d. 1890 17 Preghiera a S. Leucio (da un opuscolo del 1964, “regalo spirituale” del prevosto Giuseppe Pili ai fedeli di Atessa). O inclito Vescovo della Cattolica Chiesa, o nostro glorioso S. Leucio, se tra le vicende di questo mondo corrotto ed i bisogni di questa misera vita l’appoggio ed il sostegno di un popolo altro non è che la valevole protezione di un personaggio del Cielo, noi abbiamo il vanto, la gloria di riconoscere Voi tra i santi a nostro special Protettore. Sì, noi fummo tutti alla Vostra tutela affidati. Siete Voi il custode ed il difensore amorevole di questa nostra Patria, che per esserVi grata e riconoscente a Voi innalzò Tempio, Simulacro, Altare, e non cessa né cesserà giammai di venerarVi ed a Voi ricorrere in ogni tempo, in ogni necessità. Voi dunque, che foste lo specchio di ogni virtù, la guida delle anime, propagatore esimio del Vangelo, deh ! abbiate cura e pietà di noi che gemiamo tra i perigli di questa valle di lagrime. Voi che ben vedeste quali siano le nostre sventure, le nostre urgenti e continue necessità, abbiate sempre sopra di noi fisso e benigno lo sguardo, come a Vostri devoti figli, mentre gli occhi di tutti a Voi sono rivolti, ed in Voi ciascun di noi ripone dopo Dio sua speme e fiducia. Benedite noi, benedite i nostri fratelli assenti e lontani dal focolare domestico. Scampateci dai pericoli, dai disastri, dai mali. Allontanateci i flagelli dell’ira del Signore. Impetrateci le beneficenze, gli aiuti e le grazie necessarie a salvarci, acciò possiamo raggiungerVi nella gloria celeste e Così Sia. G. Pili, S. Leucio Vescovo e Confessore, Protettore della Città di Atessa, Atessa 1° gennaio 1964. L’ISTITUZIONE DELLA FESTA DI S. EMIDIO Nel 1783 la nostra Città fu investita da un violento sommovimento tellurico propagatosi in particolare dalla Calabria, dove il terremoto ebbe il suo epicentro. All’udire “il rimbombo dell’ira di Dio”, scrive il Bartoletti, fu tale lo spavento della popolazione che gli amministratori comunali nell’adunanza consiliare del 22 aprile, accogliendo anche i suggerimenti di un predicatore venuto per la quaresima, deliberarono di eleggere S. Emidio a secondo comprotettore di Atessa, confidando fermamente di ottenere per i suoi abitanti la grazia di essere preservati per sempre dai danni del terremoto. Nello stesso pubblico Consiglio fu anche deciso di onorare il nuovo compatrono con una festa esterna, da solennizzarsi il 18 agosto di ciascun anno, con una posticipazione – per un’ovvia esigenza di accorpamento con le feste di S. Rocco e S. Leucio - di pochi giorni rispetto a quello (5 agosto) consacrato a S. Emidio nel calendario liturgico. La deliberazione consiliare del 22 aprile 1783, atto di nascita della festa di S. Emidio. Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale […] per causa dell’intesi terremoti si è proposto dal Predicatore Maccione di doversi fare l’esposizione del Santissimo Sagramento in ogni sera, e farsi in ogni anno la festa del glorioso S. Emidio, e prendersi da questa Università per comprotettore; onde risolvino loro signori se devesi ciò eseguire. 18 Risoluzione approvata dall’Assemblea E da tutti li signori Parlamentarii unanimiter et nemine discrepante è stato risoluto che si facci detta esposizione del Santissimo Sagramento in ogni sera, e farsi la spesa della cera ed incenzo a conto di questa Università ed anche la festività di detto glorioso S. Emidio con prendersi per comprotettore, per cui si è nominato ed eletto per Procuratori Giacomo Buccione e Vincenzo Rancitelli, affine questi vadino questuando e col ritratto si facci detta festa con pompa, e mancando si abbia a supplire da questa Università, acciò venga questo nostro luogo da detto glorioso Santo protetto, e ci liberi dal terremoto, e si faccia detta festività nel dì dieci otto agosto di ogni anno, che viene a ricadere sussecutivamente alla festività dell’altri nostro protettore e comprotettore S. Rocco e S. Luzio. * * * Sarà di perpetua ricordanza gli orribili terremuoti che (nel 1783) desolarono le Calabrie signatamente e risentite le scosse anche in questi luoghi nostri. Spaventato ognuno all’udire il rimbombo dell’ira di Dio, per placare la sua giustizia a non scagliare sopra la nostra Patria cotanto spaventoso flagello, nel Consiglio de’ 22 Aprile venne risoluto introdursi e continuarsi la devozione della esposizione di Gesù Sacramentato la sera, e somministrarsi dal Pubblico l’occorrente. Venne inoltre risoluto ed eletto in Comprotettore della Patria l’invitto glorioso Martire di Gesù Cristo S. Emidio, e stabilito il dì 18 di Agosto per sollennizarsene la festevole commemorazione. T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, pp.1608-1609-1610. 1898 19 Capitolo III CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO E DELL’OTTOCENTO 1768 Presente per la prima volta, nel 1768, una banda musicale alle nostre feste di mezz’agosto, quale espressione di gratitudine della cittadinanza per la grazia ottenuta da S. Rocco e S. Leucio, avendo questi impedito il propagarsi in Atessa delle epidemie manifestatesi nei paesi circonvicini. Successivamente la presenza delle formazioni bandistiche nelle ricorrenze festive si sarebbe ripetuta con una tale continuità da assurgere quasi a regola. Erano corse in questo anno delle epidemie ne’ Paesi del contorno e mercé l’ajuto del Comprotettore S. Rocco Atessa erane stata libera. A quest’oggetto, e per diverse liti superate, fu risoluto sollennizzare le feste di S. Leucio e S. Rocco con molta pompa, anche con intervento di musica, essendo poco quello mai verrà fatto in onore de’ menzionati Santi. T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, p. 1295. 1783 Una festa da celebrarsi nel migliore dei modi, quella del 1783, essendo stata Atessa, più delle altre città, “esente dalli giusti castighi di Dio” grazie all’intercessione dei suoi Santi Patroni. Tra le possibili fonti di reperimento del denaro occorrente, le offerte dovute per opere di pietà e di beneficenza dagli affittuari dei beni comunali, il ricavato delle questue e il contributo finanziario erogato annualmente dal Comune. Delibera Consiglio Comunale 6 agosto 1783 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Si ricorderanno felicemente anche loro Signori che con altro Parlamento si compiacquero loro Signori eliggere i Deputati per le Festività di S. Rocco, S. Luzio e S. Emidio, e furono Ignazio Cinalli ed Angelo Spaventa, li quali si offerirono di andare facendo anche la questua gratis a riserbo di quello dover pagarsi per la vittura. È necessario ora che si divenghi all’elezione di un altro Deputato Galant’Uomo, che facci le spese per detti Festi, giacché crediamo non potere a detti Cinalli e Spaventa riuscire, come pure dire se detto Deputato eliggendo debba fare le spese per sollennizzarsi con 20 pompa e dove deve pigliare il denaro occorrente. Si degneranno adunque di venire all’elezione di tal altro Deputato. Risoluzione approvata dall’Assemblea Qual proposta letta, da tutti i Signori Parlamentarii intervenuti unanimiter et nemine discrepante è stato nominato e rimasto eletto per Deputato di detti Festi il Dottor delle Leggi D. Luzio Falcucci, il quale abbia a sollennizzare e far sollennizzare detti Festi con tutta la pompa possibile, servendosi dell’aggiuto e opera delli sudetti Cinalli e Spaventa, dando a tal effetto a detto Deputato eletto di potersi avvalere per sollennizzare detti Festi di tutti li denari offerti e da offrirsi per elemosina in tutti gli affitti di questa Università da divoti, delle questue ed anche delli ducati venticinque ammessi dallo Stato Discusso, e se mancasse anche sopra gli effetti avanzati di questa Università, giacché la medesima più delle altre in questt’anno è stata esente dalli giusti castighi di Dio per l’intercessione di li nostri Santi Protettori. 1789 Festeggiamenti senza grandi pretese, nel 1789, preparati alla bell’e meglio, con mezzi finanziari inadeguati, trovandosi il Comune “assai depauperato”. Era venuto il Regio Primario per la revisione locale de’ territori di S. Amico, e l’Università si trovava assai depauperata, e perciò fu risoluto non potersi in quest’anno solennizzar tanto pomposamente le feste de’ Santi Protettori, come in passato, ma che non mancassero i fuochi artificiali, le corse, musica bassa, ed una musichetta vocale ristretta anche in Chiesa. T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, pp. 1755-1756. 1790 Te Deum di ringraziamento, suono di tutte le campane e spari più fragorosi del solito, nelle feste patronali del 1790, in segno di giubilo per la nascita di un figlio dei Reali di Napoli. Delibera Consiglio Comunale 1° agosto 1790 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Si fa intendere a loro Signori che per il parto felicemente seguito con prole maschile della nostra Sovrana, Dio guardi, vanno in giro gli ordini acciò ogni Università vassalla coatesti l’intero giubilo per vedersi propa- 21 gata la Famiglia Reale con delle feste, solenne Te Deum, sparo di mortali e suono di campane; perciò risolvano loro Signori la maniera da tenersi per adempire simile dovere. Risoluzione approvata dell’Assemblea Quale proposta intesa, da tutti senza menoma discrepanza si è risoluto che gli attuali Signori Amministratori, dovendo far celebrare le feste de’ nostri Santi Protettori, potranno prevalersi dello stesso incontro dei musici, banda ed altro con accrescere lo sparo ed altre solennità a loro piacere, e così colla maggiore possibile pompa rendere ai nostri Sovrani un tale dovere. 1793 Una festa sotto tono, nel 1793, a causa delle limitate disponibilità finanziarie del Comune. Esclusi dal programma delle manifestazioni, “non essendovi danaro bastante”, i concerti bandistici. Delibera Consiglio Comunale 4 agosto 1793 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Si propone a loro Signori, come è prossima la ricorrenza delle tre feste, cioè S. Rocco, S. Luzio e S. Emidio, per la solennizzazione delle quali occorre qualche spesa, ma siccome lo stato discusso per le due prime feste passa solamente ducati venticinque, ed all’incontro ci troviamo colle spese delle nuove strade e delle liti, specialmente col Barone di Policorno e Gran Contestabile Colonna, così sarebbe di bene di farsi con mediocre solennità. Si è data la caparra per un solo arteficio, ora debbono risolvere loro Signori che summa si debba erogare e dove si dovrà prendere, o pure se stimano mettersi sopra li nuovi affitti, ed all’effetto loro Signori devono pure risolvendo eliggere uno o due deputati. Risoluzione approvata dall’Assemblea Letta la proposta, si è risoluto e condiviso che si venda il poco orzo, farrone ed avena dell’Università raccolto dai terraggi, il prezzo de’ quali uniti colli ducati venticinque assegnati ed altra summa che si offrirà dagl’oblattori degl’affitti de’ corpi di questa Università per carità, si faccino le feste, con la solita pompa, eccettuata la musica per la quale occorrerebbe una spesa grande, e non essendovi danaro bastante, s’impieghi li sudetti denari solamente, e non altro. A qual effetto si sono eletti per deputati D. Alessandro Forchetti e D. Alessandro De Ritis. 22 1799 Nel programma dei festeggiamenti del 1799, oltre agli spari, ai fuochi d’artificio, alle “illuminazioni di cera” e alle corse di cavalli, anche il canto quotidiano di un Te Deum di ringraziamento per il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli dopo l’invasione francese e la breve vita della Repubblica Partenopea. Delibera Consiglio Comunale 10 agosto 1799 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Si propone alle Signorie Vostre che si approssimano le feste de’ nostri Santi Protettori, che sono solite celebrarsi nelli dì sedici, dicciasette e dieci otto del corrente mese, e si debbono ancora fare li festini per la ripresa delle Piazze di Capua e Gaeta. Sono pregate le Signorie Vostre a dire se si debbono fare dette feste e dove prendersi il denaro. Risoluzione approvata dall’Assemblea Ed intesasi questa proposta, da tutti l’infrascritti cittadini intervenuti si è nemine discrepante risoluto di doversi fare le feste de’ suddetti Santi nostri Protettori S. Rocco, S. Luzio e S. Emidio, colla solita pompa d’illuminazioni di cera, messe a concorso, spari, artificii, corsa di cavalli e di ogn’altra bisognevola, con farsi nel medesimo atto li festini per tre giorni col canto del Te Deum in ringraziamento all’Altissimo per la ripresa suddetta delle Fortezze sunnomate; a’ qual effetto si è conceduto all’attual Signor Mastrogiurato di poter fare da sé tutte le spese che occorrono per le descritte feste e festini col prendere il denaro sopra li beni e rendite di questa Università con ricevere offerte si fanno a tal vuopo da affittatori de’ corpi di essa, dovendosi tutte bonificare senza opposizione le dette spese in tempo che detto Signor Mastrogiurato darà conto. 1806 Raccogliere le offerte, effettuare i pagamenti e render conto del proprio operato: queste le incombenze assegnate ai Deputati delle feste. La probità, requisito indispensabile per assolvere tale incarico. Delibera Consiglio Comunale 27 luglio 1806 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Si propone a loro Signori che per la celebrazione delle feste de’ nostri Santi Protettori e Comprotettori, solite a farsi in ogni mese di Agosto di ciascun anno, si è sempre proceduto alla elezione de’ Deputati, li quali hanno avuta la ingerenza d’introitare danaro, spenderlo per detta causa e quindi darne conto ai Razionali nell’atto che gl’Amministratori danno anch’essi conto. Or volendosi da noi adempiere a quella parte che si conviene ed essendo prossima la ricorrenza delle suddette feste, vogliamo che si faccia una tale 23 elezione in persone probbe. Risoluzione approvata dall’Assemblea Intesa tale proposta unanimiter et nemine discrepante tutti i vocali intervenuti hanno eletto per Deputati li magnifici d. Ismaele Mastrocecco e d. Francesco Saverio Cicaniglia, li quali abbiano ad introitare il denaro, erogarlo per le dette feste e poi dar conto ai Razionali eliggendi, e non altrimenti. 1823 L’elenco dettagliato delle spese preventivate per le feste del 1823. Le maggiori somme, oltre che per la banda e i fuochi d’artificio, anche per messe, addobbo di chiese e processione. Delibera Consiglio Comunale 3 agosto 1823 Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Per le già prossime feste dei Santi Protettori sono disponibili ducati sessanta ammessi nello Stato di questo Comune. Desidero dalle Signorie Loro il dettaglio dell’esito che dovrà farsene, onde riesca di soddisfazione al pubblico. Risoluzione approvata dall’Assemblea A tale proposta il Decurionato desidererebbe che si facessero le seguenti spese per sollennizzare le feste religiose de’ Santi Protettori a cura del Sindaco, cioè: Per messe, paratura di Chiese e Processione ducati dieci, per cera otto ducati, per Banda ducati venti, per tamburo e fischio tre ducati, per un migliaio di botte ducati quattro e mezzo, ed i rimanenti ducati quattordici e mezzo per un fuoco artificiale con altri due ducati e mezzo pagati spontaneamente dal Sindaco e Decurioni. 1855 Per la nomina dei Deputati delle feste, necessari tre adempimenti burocratici: 1) la proposta dell’Amministrazione Comunale; 2) la superiore approvazione dell’Intendenza Provinciale; 3) l’accettazione degli interessati. 1) Proposta del Consiglio Comunale relativa alla nomina dei Deputati per l’organizzazione delle feste (Delibera 15 ottobre 1855). Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale Signori. Facendosi più regolare che la deputazione per le feste de’ nostri Santi Protettori sia anticipatamente nominata, onde provvedere a tutti i 24 bisogni inerenti a tale sollennizazione, prego le Signorie Loro di devenirne alla correlativa proposta per rassegnarsi alla superiore approvazione. Risoluzione approvata dell’Assemblea Il Consiglio Municipale ha proposto a deputati delle feste religiose pel venturo anno 1856 i seguenti individui: D. Giacinto Iovacchini D. Tito de Francesco D. Nicola Ferri D. Vincenzo de Ritis D. Francesco Rancitelli D. Girolamo Vaselli 2) Approvazione dell’Intendente della Provincia. Atessa 23 Ottobre 1855 Al Signor Sottintendente del Distretto di Vasto La deliberazione decurionale che ho l’onore trasmetterLe contiene la proposta dei deputati per le feste religiose del venturo anno 1856. La prego provocare la superiore approvazione. Pel Sindaco impedito Il 2° Eletto Camillo Falcucci * * * Vasto il dì 29 Novembre 1855 Al Signor Sindaco di Atessa Di risult’ al di Lei foglio de’ 23 Ottobre p.p., Le comunico l’approvazione del Signor Intendente della Provincia, della nomina de’ Signori D.Giacinto Iovacchini, D. Tito de Francesco, D. Nicola Ferri, D. Vincenzo de Ritis, D. Francesco Rancitelli e D. Girolamo Vaselli a deputati delle feste religiose che si andranno a celebrare in cotesto Comune nel vegnente anno 1856. Il Sotto Intendente del Distretto di Vasto 3) Accettazione della nomina da parte dei Deputati prescelti. Atessa 6 Dicembre 1855 Al Signor Sindaco del Comune di Atessa Di rimando all’onorevole Sua del primo stante, ci onoriamo assicurarLa che ci adopereremo a tutt’uomo perché le feste de’ nostri Santi Protettori che ricorreranno in Agosto del venturo anno riescano brillanti e di edificazione a questo pubblico. PiacciaLe gradire gli attestati sinceri di nostra sentita stima. I Deputati Nicola Ferri Vincenzo de Ritis Tito De Francesco Giacinto Iovacchini 25 1875 Festeggiamenti di insolita magnificenza annunciati dalla Deputazione per le ricorrenze di mezz’agosto del 1875, con luminarie, musiche, fuochi d’artificio, corse di barberi (cavalli non montati), voli di palloni aerostatici, “generali allegrezze” e, per i forestieri, “cortesi accoglienze”. 26 Busto d’argento di S. Leucio, custodito nel Tesoro della Cattedrale. La statua, che in origine constava solo del capo e del petto, fu fatta fondere a Roma, nel 1731, dal prevosto Marcantonio Leporini; in epoca successiva, nel 1857, per interessamento del prevosto Antonio Cozzi essa fu portata a miglior forma con l’aggiunta delle braccia, del piviale, della mitra e del pastorale. 1899 Una festa senza precedenti allestita nel 1899 in onore dei Santi Patroni – S.Rocco in particolare - per bisogno di protezione contro il pericolo incombente di una probabile recrudescenza della peste bubbonica. Ricco e vario, come mai in passato, il programma predisposto dalla Deputazione: cinque bande, illuminazione a gas acetilene e addobbo della Città, processioni e funzioni religiose di “maestosa solennità” con la presenza di un panegirista di fama, mostra dei doni offerti ai Santi, spari e fuochi artificiali, corse ciclistiche, tombole, cuccagne, voli di aerostati e fiaccolata finale. 27 28 Su un giornale dell’epoca – i 3 Abruzzi di Lanciano - , tre articoli dedicati alle feste dei Santi Patroni di Atessa del 1899. di intervenire, e finalmente al suono dei sacri bronzi si chiuderà la festa la sera del 18 con grande fiaccolata e giro delle musiche per le principali strade del paese. Le lodi dei Santi in quattro panegirici saranno recitate dal valente e forbito oratore Barone Leopardi Canonico Teologo di Penne, che in giovane età già profusi allori ha mietuti in parecchie e rinomate Cattedrali. Un grandioso locale per caffè fornito di un’ampia terrazza, dove la genialità del nostro amico Signor A. Scalella saprà situare quanto di più elegante e ricercato si possa desiderare, sarà aperto al pubblico con servizio inappuntabile di liquori, bibite, granite e gelati. A lui anticipati i nostri rallegramenti e gli auguri di ottimi affari. Ed ora il debito di modesto cronista non m’impone altro dovere che quello di rendere un bravo di cuore alla scelta e solerte Deputazione, composta in maggior parte di giovani e volenterosi preti, che hanno spiegato e spiegano tutt’ora tanta attività e tanto zelo. ATESSA (28 Luglio 1899) – Con inusitata e solenne pompa quest’anno la nostra cittadinanza si accinge a celebrare le feste di Agosto nei giorni 15, 16, 17 e 18. Oltre la consueta e rinomatissima fiera, che ha sempre richiamato da ogni dove gran numero di forestieri, i quattro ricercati concerti musicali di Pianella, Foggia, Torino di Sangro e Casalanguida, nonché la nostra banda cittadina, dalle prime ore del giorno fino a tarda sera rallegreranno il paese, che in quei giorni assumerà un aspetto del tutto nuovo. Il corso, pari a galleria, sarà artisticamente e splendidamente illuminato a gas-acetilene e ad olio sino a piazza Garibaldi, dove l’intera facciata della Chiesa, ricoperta di belli e svariati addobbi, sarà ornata di mille lumi combinati con fina arte. Quattro grandiose macchine pirotecniche verranno incendiate nelle quattro sere; non mancheranno in ciascun giorno altri svariati divertimenti, tra i quali notevoli le corse ciclistiche, alle quali già provati corridori della provincia hanno promesso * ATESSA – Ecco il programma delle feste che avranno luogo nei giorni 14, 15, 16, 17 e 18. GIORNO 14 Ore 5 pomeridiane. Inaugurazione della festa col giro della banda cittadina. Vespro solenne e predica dell’Illustre Sacro Oratore Rev. Don Concezio Barone Leopardi Canonico Teologo della Cattedrale di Penne – Ore 7. Funzioni sacre con musica alla Cappella di Maria SS. dell’Assunta – Ore 8. Suono di campane e spari. GIORNO 15 Ore 6 antimeridiane. Giro delle bande cittadina e di Casalanguida, diretta dal i 3 Abruzzi, I° Agosto 1899. * * Prof. Forchetti – Ore 8. Trasporto della Statua di Maria SS. dell’Assunta dalla sua Cappella alla Cattedrale – Ore 10. Messa in musica nella Chiesa di S. Leucio – Ore 4 pomeridiane. Giro delle musiche per la città – Ore 5. Vespro solenne e Panegirico dell’Illustre Sacro Oratore Barone Leopardi – Ore 6. Tombole ed altri divertimenti popolari – Ore 7 – 10. Concerti nelle piazze Centrale e Garibaldi – Ore 10,30. Incendio del fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi. 29 Ore 6 – 11. Concerti nelle piazze Centrale e Garibaldi – Ore 11,30. Incendio del secondo grandioso fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi. GIORNO 16 Ore 6,55 antimeridiane. Giro delle musiche di Pianella, diretta dal Prof. Costantini, di Torino di Sangro, diretta dal Prof. Avallone, di Casalanguida e cittadina. Concerti nelle pubbliche piazze – Ore 10. Messa solenne nella Chiesa di S. Rocco – Ore 4 pomeridiane. Giro delle prenominate bande e dell’altra di Foggia, diretta dal Prof. Cav. Amatruda – Ore 5. Vespro solenne e Panegirico dell’Illustre Sacro Oratore Barone Leopardi – Ore 6. Tombole, cuccagna ed altri variati divertimenti – Ore 6,30 – 11. Concerti nelle due principali piazze della città – Ore 11,30. Incendio del primo grandioso fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi. GIORNO 18 Ore 6 – 9,30 antimeridiane. Giro delle musiche per la città e concerti - Ore 9,30. Messa solenne con musica nella Chiesa di S. Leucio – Ore 10,30 – 12. Concerti nella Piazza Centrale – Ore 4 pomeridiane. Giro delle musiche per la città – Ore 5. Corse ciclistiche – Ore 6. Grandiosa tombola – Ore 6,30 – 11. Concerti nelle piazze Centrale e Garibaldi – Ore 11,30. Incendio del fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi – Ore 12. Chiusura delle feste con suoni di campane, giro delle musiche per la città con una brillante fiaccolata. Già nello scorso numero fu pubblicato il programma completo: non resta quindi che a sperare nel numeroso concorso di gente, che troverà certo quell’ospitalità tradizionale che aggiungerà attrattiva nuova alle moltissime che la commissione organizzatrice promette per le prossime feste. E le promesse saranno tutte mantenute – DOMENICO FERRI GIORNO 17 Ore 6 – 10 antimeridane. Giro delle musiche per la città e concerti nelle pubbliche piazze – Ore 10. Messa solenne con musica nella Cattedrale e Panegirico dell’Illustre Sacro Oratore Barone Leopardi – Ore 11,30. Solenne processione delle Statue dei Santi protettori, seguite dai numerosi doni offerti dai fedeli – Ore 2 pomeridiane. Vendita dei doni nella Piazza Centrale – Ore 4. Giro delle musiche per la città - i 3 Abruzzi, 10 Agosto 1899. Ore 5. Cuccagna, volata di globi aerostatici ecc. – * ATESSA (28 Agosto 1899) – Le scorse feste di S. Rocco non hanno lasciato nulla a desiderare sia per il gran numero dei forestieri accorsi da quasi tutti i paesi circonvicini, notavasi di preferenza la classe civile, e sia per il modo come è stata organizzata la festa. Puntualmente giunsero le quattro bande di Pianella, Foggia, Torino di Sangro e Casalanguida, e fu bella, davvero gran- 30 * * diosa la sfilata delle quattro musiche per il corso Garibaldi nelle ore pomeridiane del giorno 16. Qualunque nostra lode riuscirebbe sempre meschina a favore della rinomata banda di Pianella, gloria e vanto del nostro Abruzzo. L’armonia, la precisione e l’espressione che ha nel suonare, la pongono al disopra di qualsiasi altro concerto musicale, ed i numerosi allori tessuti in tante notevoli capitali attestano chiaramente che dovunque essa si reca non può destare se non entusiasmo e grato ricordo. E possiamo qui aggiungere che da un paio di anni questo rinomato concerto è giunto proprio all’apice della perfezione, di ciò quindi meritata lode al giovane e valente Prof. Costantini che in breve tempo ha saputo di quella banda formare una vera e perfetta orchestra. Anche degne di lode la banda di Foggia, diretta dal distinto Cav. Amatruda, e la banda di Torino, diretta dall’egregio Avallone, e coscienziosamente possiamo dire che tanto l’una che l’altra, sebbene nascenti, sono state applauditissime. In quanto ai fuochi pirotecnici si è distinto il giovane artista Eugenio Bellafante di Francavilla a Mare, e giustamente dalla Deputazione venne a lui conferito il premio consistente in una medaglia d’oro ed in L. 50. In conclusione ora quale è il parere del pubblico? Vi è il pro, vi è il contro, ma, Dio buono, siamo giusti poiché: “dal detto al fatto vi è un gran tratto”. Certo si è che la Deputazione con zelo instancabile e con attività sorprendente nulla ha omesso per il felice esito della festa, e che, se non tutto è riuscito secondo il programma, cause ne sono state soltanto la pioggia dei giorni 17 e 18 e l’inevitabile confusione in tanto concorso di gente. Nel congratularci quindi con la solerte Deputazione, l’esortiamo a non curare le critiche, sibbene a ricordare che non chi incomincia, ma chi persevera è degno di lode – C.D.F. i 3 Abruzzi, 4 Settembre 1899. Una preghiera a S.Rocco e l’immagine del Santo a ricordo delle feste patronali del 1899. 31 Capitolo IV CELEBRAZIONI DELLA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO 1900 Un Comitato “giovane” per le feste dell’anno 1900, un Comitato di forte volontà e animato dal proposito di “bandire il vecchio ed inaugurare il nuovo”. Comitato per le feste di S.Rocco 1900 PREAVVISO Mentre tutto il mondo civile corre senza tregua alla conquista delle moderne idee, confermate dalla più splendida e grandiosa prova de’ fatti, per cui il secolo che muore rimarrà memorabile nella storia di tutti i tempi, non è concepibile che Atessa, questa ridente e forte nostra cittadina che splende nel sorriso stupendo del vasto panorama che la circonda, debba rimanere chiusa in sé stessa, estranea a qualunque idea che rispecchi e che ci porti, a noi dimenticati, l’eco lontana della vita che ferve altrove incessantemente. Premesso ciò, annunziamo che quest’anno le feste di Agosto nei giorni 15, 16, 17 e 18 si festeggeranno in conformità alle idee più sopra esposte, cioè cercando ogni mezzo per bandire il vecchio ed inaugurare il nuovo, e per iniziativa di un comitato giovane che, se non altro, è animato da una grande forza di volontà e dalla convinzione che, volendo, si può sempre far bene. I giovani ormai devono comprendere scrupolosamente il compito che loro spetta: il paese, che li vide nascere, deve e può pretendere la loro opera in tutto quello che serve a determinare il suo miglioramento materiale e morale. Oggi è una festa, domani sarà un’opera umanitaria o una lotta per una nobil causa o il trionfo di una bella iniziativa, sempre e senza basse mire individuali che sono la fonte precipua di tutti i nostri mali, essi debbono ringiovanire e scuotere nel popolo certe idee stantie ed infondere alle generazioni nuove lo spirito nuovo. Sarà nostra cura che questi quattro giorni passino in mezzo a divertimenti pubblici di ogni genere. Ci impegniamo che i fondi della comunità saranno spesi con coscienza ed in modo da attirare nella città il maggior concorso di forestieri. Promesse eclatanti fin d’ora non ne facciamo, perché sarebbero premature; a suo tempo uscirà il programma, che renderemo attraente ed interessante in tutto. Per ora abbiamo voluto far noto al paese il comitato promotore e le idee che lo animano. Noi, d’altra parte, ci auguriamo d’incontrare la vostra piena fiducia, in modo che ogni cittadino presti la sua opera, contribuendo così adeguatamente alla buona riuscita delle feste. Atessa Maggio 1900 IL COMITATO Attilio Falcucci Raffaele Falcucci Giulio Borrelli Damiano De Ritis Sacer. Vicenzo Antonio Marcolongo Sacer. Guglielmo De Ritis 32 1905 Una celebrazione con “straordinario concorso di gente”, ma povera di contenuti. Sferzanti critiche rivolte da un giornale locale dell’epoca agli amministratori comunali, accusati di essersi totalmente disinteressati dell’organizzazione dei festeggiamenti. Malgrado il mal volere dei nostri beneamati amministratori, i quali nulla trascurano per distruggere anche le tradizionali feste di agosto, queste sono riuscite affollate per concorso veramente straordinario di gente. Dalle 7 della mattina sino a dopo mezzogiorno del giorno 16 nella Via della Fontana, nella Piazza Centrale e nel Corso V. E. era impossibile passare. Buona l’illuminazione del Colonna, bello il fuoco del giorno 16. La banda di Tornareccio, da poco formata, ha saputo far prodigi in poco tempo. Ha ricco repertorio di marce e di pezzi di concerto, e veramente merita elogio il maestro Franco Sabatini. Si dice ora che all’apertura del Consiglio taluno vorrà sollevare la quistione delle feste, insistendo perché venga a tempo nominata una deputazione che possa riportare i festeggiamenti all’usato splendore. Ci auguriamo che la nostra Amministrazione vorrà assecondare l’iniziativa che aveva obbligo di prendere essa stessa. Non è detto che la Giunta debba solo pensare a far debiti o ad accrescere le tasse ai poveri contribuenti. Il Nuovo Sangro, Atessa 20 Agosto 1905. CHIESA DI S. DOMENICO Statua lignea di S. Leucio (sec. XIV) CATTEDRALE DI S. LEUCIO S. Leucio Tela di Ludovico Teodoro (1779) 1911 Due Comitati (uno di città, l’altro - più ampio - di campagna) nominati dall’Amministrazione Comunale per l’organizzazione dei festeggiamenti e il reperimento dei fondi necessari. Vasto il programma, anche se ancora in fase di definizione: tre bande, spettacoli pirotecnici, illuminazione “quintuplicata”, tombola con ricchi premi, oltre alle consuete solenni funzioni religiose e processioni. 33 34 In una lettera del 5 ottobre 1911, inviata dal sindaco Nicola Orfeo ai compaesani “sparsi nelle lontane regioni”, la notizia della non avvenuta celebrazione delle feste patronali programmate, a causa dell’epidemia di colera scoppiata nell’immediata vigilia. Atessa, 5 Ottobre 1911 Rendo vive azioni di grazie per le offerte spedite per solennizzare degnamente la festa in onore di S. Rocco, Patrono di questa vostra Città; e sono dolente che in quest’anno, malauguratamente, la festa non ha potuto aver luogo pel divieto prefettizio giustificato da ragioni sanitarie, avendo, il morbo coleroso, invaso non pochi Comuni d’Italia, fra cui il nostro. Nel serbare le offerte per la festa del venturo anno, invio colla presente le immagini del venerato Taumaturgo, esternandovi l’affettuosa riconoscenza di questa cittadinanza, la quale, nelle preci quotidiane, non omette mai di far voti perché i fratelli sparsi nelle lontane regioni, ma che serbano per sempre vivo il culto pel Santo Protettore ed il ricordo della patria diletta, abbiano vita prospera e felice. A tutti ed a ciascuno auguro buona fortuna. Il Sindaco 1913 Appello del sindaco Nicola Orfeo agli Atessani residenti in località lontane, perché concorrano con la raccolta e l’invio di offerte a far sì che le feste di S.Rocco siano solennizzate “in modo degno e rispondente alle loro gloriose tradizioni”. 35 Dimissioni rassegnate da otto componenti della Deputazione in segno di protesta per essersi la pubblica Amministrazione opposta all’applicazione di un aumento, da destinarsi a favore delle feste, sul prezzo della carne, acquistata a quei tempi dai soli ricchi. Illustrissimo Signor Sindaco I sottoscritti dispiaciutissimi pel fatto che l’Amministrazione si è dichiarata contraria al risalimento, a beneficio della festa di S. Rocco, di dieci centesimi a chilogrammo al prezzo della carne (che viene acquistata dai ricchi), mentre fu favorevole all’applicazione del suolo pubblico sui fasci di legna (che vengono comperati esclusivamente dai poveri), e vedendo così squilibrato il povero bilancio che avevamo preparato, presentiamo le dimissioni da Deputati delle feste di S. Rocco pregando la V. S. Ill.ma di accettarle senz’altro. Essi volentieri avrebbero assunto l’impegno di recarsi continuamente nei macelli a pesare le carni. Atessa 20 Giugno 1913 Biagio Genovesi Umberto De Marco Luigi Ciancaglini Tito Cibbotti Pasquale Sorge Carlo De Ritis Nicola Di Blasio Tinaro Giuseppe In una lettera al Sindaco, permeata di sentimento religioso e di affetto per la terra natia, il rincrescimento di un emigrato atessano per non aver potuto, per cause indipendenti dalla sua volontà, far pervenire ad Atessa in tempo utile “un poco di moneta” per le feste di S. Rocco. Arias agosto 31 del 1913 Signor Sindaco di Atessa Illustriss. mio Signor io con molto piacero risponto alla vostra gentilissima lettera la quale portavo la data del 15 giugno cosi adentro ciera tre figurino del Santo Rocco cosi io conmolto volunta lio ricivuto al mio mano cosi io mi allegro che siè fatto quatro giorno di festa al nostro paese pero a me mi ringrescie molto che non mi afatto a tempo di mantarci un poco di moneta per la festa perche io sono molto distanto di Arias cosi de livolte passa piu di quintici venti giorno che non vado al paese cosi mio Signore Sindaco mi dovete discusare che non visono riscritti piu presto per motivo di la lontanaza cosi si lanno che viene sifa granti feste in Atessa mi potresti scrivire con tempo cosi io per parte di Santo Rocco voglio aiutare quello che posso siconto la forza che abbia piacento addio nostro Signor del cielo senzaltro che dirve io con mia famiglia visaluto atentamente a lei e famiglia e stare sempre a vostra ordine suo gentile servitore Alessandro Menna di Giuseppe addio e salute pronta risposto 1915 L’importanza, per l’economia cittadina, della tradizionale fiera di merci e bestiame del 15 e 16 agosto messa in evidenza dal Prosindaco di Atessa in una sua lettera al Prefetto di Chieti. 4 Agosto 1915 Al Signor Prefetto di Chieti Nei giorni 15, 16, 17 e 18 correnti ricorrono in questa Città le consuete feste patronali con fiera nei primi due giorni. Prego Vostra Signoria impartire necessaria autorizzazione, non verificandosi ragioni in contrario. Faccio presente che, trattandosi dell’unica fiera importante da cui la cittadinanza ritrae notevoli vantaggi, ove venisse meno si aggraverebbero ancora di più le condizioni della popolazione divenute abbastanza critiche a causa del pessimo ricolto. Attendo assicurazione telegrafica. Il Prosindaco De Francesco 36 1916 Una festa diversa, quella celebrata dagli Atessani nel 1916; una festa fatta di raccoglimento e di commozione, di devozione e di preghiera, col pensiero rivolto verso le zone di guerra, ai tanti giovani compaesani là impegnati – “per rendere la patria più prospera e più grande” – in cruente operazioni militari. Una sola manifestazione in programma: la processione della Beata Vergine della Pace. 37 1918 Rinviati a tempi migliori i festeggiamenti del 1918. La cittadinanza invitata dal Comitato, subito dopo la conclusione del conflitto mondiale, a prender parte alle cerimonie commemorative e celebrative da esso indette (messa in suffragio dei Caduti, processione di ringraziamento per la Vittoria, scoprimento di una lapide, corteo per le vie cittadine e manifestazione conclusiva al Teatro Comunale). 38 1924 Da un Comitato di “giovani volenterosi” un forte appello ai concittadini lontani, perché con il loro contributo di offerte cooperino a riportare al “primitivo splendore” le feste dei Santi Patroni, sospese o celebrate in tono minore negli anni del primo conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi. 39 1925 “Offerte copiose” e “volenterosa collaborazione” chieste dal Comitato agli Atessani per la piena riuscita dei festeggiamenti, tornati ad essere – l’anno precedente – “imponenti” e degni del loro passato. 40 Immagini delle feste patronali del 1925: il mercato in Piazza Garibaldi e la processione dei Santi Patroni. 41 42 1926 In un volantino del 1926, la richiesta di aiuto non solo morale ma soprattutto finanziario rivolta alla cittadinanza dal Comitato per l’organizzazione delle feste di mezz’agosto, definite – oltre che “antiche” e “belle” – anche “necessarie” in quanto di fondamentale importanza per lo sviluppo economico della Città. 43 Le “declamazioni” del banditore e la folla “variopinta” della fiera in una vivace e colorita descrizione tratta da un giornale dell’epoca. finalo di cinquanta chicoccie tra mortale e bomm’a risposte. Signori miei, si avverto che il finalo è state composte dal grande matto di Perano, vincitore de lu Casale e re de l’artificio». E qui calca le parole: «Li deputate della festa mandano il salute alle cittadinanze». E il banditore va seguitando la sua cantilena, annunciando le processioni, i divertimenti popolari, i pezzi di musica in piazza, le solenni funzioni in chiesa, lo scoppio di granate, gl’incendi di fuochi pirotecnici, la musica sacra, il panegirico di un valente oratore, i vespri solenni e le riffe e i bombardamenti colorati. Il corno suona a più riprese, mentre il venticello serotino ne porta gli echi giù nelle valli, su per i colli, sino alle borgate vicine. E il buon popolo, fatti i commenti necessari, se ne va beatamente a dormire, sognando i godimenti che l’alba del novello giorno porterà a ricchi e poveri, a mercanti ed artigiani [...] [...] Ed ecco sulla piazza che il nobile banditore fa sentire i gravi squilli del suo corno; tutte le orecchie sono tese e ansiose, da quelle del pacifico speziale a quelle del moccioso garzone. Si fa silenzio intorno. E il banditore, tra il serio e il grottesco, declama il magico programma della festa in onore dei Santi Patroni del paese con le Madonne Miracolosissime della Cintura e della Piana, della Libera e del Carmelo. Ed avverte tutta la cittadinanza che l’alba del domani sarà salutata dal suono di tutte le campane e spari di mortaretti, seguiti dal grandioso bombardamento del re della pirotecnica abruzzese; che si sentirà tosto la reale marcia e il passo doppio della grande banda di Pescasseroli; che il giro della città sarà fedelmente eseguito dalla banda rinomata di Castelguidone. E tra gli sgarri e gli sfondoni, egli scandisce le frasi mirabolanti imparate a memoria: «Si avverto tutta la cittadinanze ch’a dumane, appena jouorne, s’abbalange tutte le campane e s’appiccie il grando sparatorio nghi quaranta crolle di mattarielli aunite a un * [...] È la festa, è la fiera. È il risveglio di tutta la vallata del Sangro, è il fremito di voluttà che corre tra le corolle odorose dei fiori campestri ergentisi superbi sullo stelo. La folla più variopinta si aggira per la fiera, ed è un gridìo assordante; là, il mercante di maiali protesta per il prezzo, mentre il garzone vestito a festa sfugge al torsolo di ravizzone tiratogli dalla donna fruttivendola per averle preso di sotterfugio una manciata di lupini; qui, la sposa, agghindata come una madonna, fa le lunghe con un rivendugliolo per avere a minor prezzo un anello di oro grosso; là, una contadina, con la toccata di seta striata a vivi colori, contratta ad alta voce una coppia di pollastri, ed il “bardascia” con la coppola nuova dà fiato 44 Dino Cicchitti Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 18 luglio 1926. * * al palloncino col fischietto, ed il cittadino autorevole parla con enfasi di questioni demaniali. Padroni e garzoni hanno messo in buon assetto le loro merci; il calderaio ha disposto con ordine e simmetria le sue conche e i suoi paiuoli luccicanti, il negoziante ha messo in bella mostra le sue stoffe, il ferraio le sue catene e i suoi arnesi agricoli. Si vede una gran folla intorno ad un tavolo sgangherato, su cui è seduta una donna bendata: è la sonnambula che indovina il futuro [...] Dino Cicchitti Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 18 luglio 1926. Festeggiamenti, a Filadelfia, degli Atessani della Congrega di S. Rocco in onore del loro Patrono. Il giorno 16 agosto 1926, data della ricorrenza del Santo Patrono della Congrega di San Rocco, formata dagli Atessani residenti in Philadelphia, è stato festeggiato solennemente. Alle ore 8 a.m., la rinomata Banda “Rossi” ha aperto la festa col giro della colonia italiana. Alle 9,30 è stata celebrata la Messa solenne con panegirico nella Chiesa di Santa Maria Maddalena dei Pazzi, ove il nuovo rettore, rev. padre A. Garritano, che ha già incominciato dal giorno 13 il Triduo in onore del Santo, ha invitato tutti i devoti a recarsi a domandare grazie al taumaturgo nel giorno della sua ricorrenza. Dopo la Messa ha avuto luogo la processio- ne con musica, alla quale han preso parte il rettore della Chiesa con gli assistenti, la statua del Santo, altre immagini, una moltitudine di bambine bianco-vestite che hanno seguito San Rocco con ceri e trofei floreali, il comitato organizzatore e un gran numero di fedeli. Alle ore 6 p.m., la Banda “Rossi”, diretta dal suo valente maestro, ha eseguito uno svariato programma sulla piattaforma che è stata eretta alla 11ª Strada. Il programma, bene organizzato, non mancò di richiamare sul posto un gran numero di Italiani. Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 24 ottobre 1926. Un’immagine delle feste patronali del 1926: l’angolo dei venditori di cipolle in Piazza Garibaldi. 45 1931 Una novità di rilievo nei festeggiamenti del 1931: accanto alle manifestazioni tradizionali, per la prima volta un “programma sportivo” con gara di tiro al piattello e incontri calcistici nel “Campo del Littorio” realizzato sul Colle S. Cristoforo. 46 Immagini del Ferragosto Atessano 1931: Mons. Giuseppe Venturi, arcivescovo di Chieti, in visita d’onore ad Atessa; la fiera di bestiame e le gare di tiro al piattello e di calcio nel campo sportivo sul Colle di S. Cristoforo. 47 48 1932 Entusiasmo del pubblico, nelle feste del 1932, per le esecuzioni musicali della Banda della Milizia di Pescara. Grande affluenza di cittadini e forestieri ai mercati, indice di una ripresa dell’attività commerciale dopo la crisi economica degli anni immediatamente precedenti. Le secolari feste di S. Rocco sono state celebrate con la consueta solennità, tra la profonda devozione dei fedeli ed il concorso della cittadinanza, rallegrata dalla musica classica e brillante del Concerto della Milizia della 129ª Legione di Pescara, diretto dal valoroso Maestro Cav. Scassa. Il servizio musicale nella Piazza Centrale e in Piazza Garibaldi si è svolto fra il più vivo entusiasmo del pubblico, che non si è mai stancato di applaudire freneticamente, manifestando la più grande ammirazione per la cornetta dell’insuperabile Sig. Ragni Giuseppe, un artista dei suoni del quale non conosciamo l’eguale. È stata di grande soddisfazione la ricchezza dei mercati, che ha segnato, tra il grande concorso dei cittadini e dei forestieri, la ripresa di un ritmo commerciale che dimostra il superamento della tanto lamentata e deprecata crisi economica. Alla riuscita dei mercati e della solennità della tradizionale festa hanno contribuito i nostri emigrati, che dalla lontana America hanno fatto pervenire le loro offerte, dimostrando di conservare il culto dei Santi Protettori e l’affetto fervido per la città che ha dato ad essi i natali e per il Tempio rifulgente di gloria del nostro patrono S. Leucio. Atessa – Rassegna civica di storia, arte, scienze, demografia, statistica e opere pubbliche, Atessa 25 novembre 1932 – XI. 49 1933 Largo spazio allo sport nel Ferragosto Atessano (questa la nuova denominazione ormai assunta dalle feste di S. Rocco) dell’anno 1933: torneo di calcio, corsa ippica, gara ciclistica, podistica e di tiro al piattello. Nella fiera di bestiame, una delle più rinomate d’Abruzzo, prevista l’attribuzione di premi per i migliori animali. 50 Poesia di Giuseppe Antonio Di Nenno per le feste del 1933. LA FESTE DI SANT’ROCCHE I film in programma al Cinema Moderno (locale all’aperto) per le feste del 1933. 51 1934 Appello del Podestà per la costituzione di un “Comitato Femminile” che si assuma il compito di dare maggiore solennità alla festa di S. Emidio per un “dovere di immensa gratitudine”, avendo questo Santo preservato miracolosamente Atessa da “tremende e inenarrabili sciagure”. MUNICIPIO DI ATESSA 7 Agosto 1934 – Anno XII Il Comitato delle Feste Patronali di mezz’agosto ha stabilito di dare una maggiore solennità alla festa di S. Emidio in omaggio alla devozione profonda che tutti sentiamo verso di Lui per averci salvato miracolosamente da tremende e inenarrabili sciagure. Per attuare degnamente quanto sopra il Comitato ha deciso di affidare tale compito ad un Comitato Femminile. Perciò faccio appello al suo animo religioso affinché si compiaccia di far parte del detto Comitato contribuendo con la sua gentile attività alla buona riuscita della festa, che costituisce per tutti un dovere di immensa gratitudine. Son sicuro quindi che non mancherà di intervenire alla prima riunione fissata nel giorno 9 corrente alle ore 18, nella Sala del Palazzo Municipale. Con distinti ossequi. Il Podestà Attilio Falcucci Il programma dettagliato dei festeggiamenti del 1934 in una lettera scritta, a scopo informativo, dal Comitato organizzatore al Podestà di Atessa. Ill.mo Signor Podestà di Atessa Il Comitato delle Feste Patronali di mezz’agosto porta a conoscenza alla S.V.Ill.ma che i festeggiamenti avranno luogo nei giorni 15/18 correnti. Essi consisteranno coll’intervento delle Musiche: Città S. Angelo, Recanati e Casalincontrada. Ci sarà l’illuminazione del Corso V. Emanuele massimamente nel tratto dall’arco fino alla Chiesa di S. Rocco, mentre nel mezzo della Piazza Garibaldi sarà eretta la Cassarmonica. Si avranno i soliti spari, con quello della Processione. Nelle sere 16, 17 e 18 s’incendieranno tre fuochi pirotecnici della Ditta Domenico Cignelli e Luigi Pangella di Lanciano. Gli spari saranno fatti dal Pirotecnico Tiziano Boiano di Casalanguida. Nei giorni 15 e 16 avrà luogo la consueta Fiera nell’interno dell’abitato e lungo il Viale della Rimembranza. Non mancheranno le manifestazioni sportive, indette dal Dopolavoro locale. Esse saranno due incontri calcistici nel giorno 15. Nel giorno 16 avrà luogo la gara finale tra le due squadre vincitrici. Il 17 si avrà la gara ciclistica su strada come prova di Campionato Regionale Km. 108. Il 18 funzionerà il Tiro a Piattello. Così le Feste saranno compiute. Con tutta stima Atessa 9 Agosto 1934 – XII Pel Comitato Nicola D’Amelj 52 1935 Un “contributo tangibile” chiesto dal podestà Attilio Falcucci agli Atessani residenti in America, per rendere le feste in onore dei Santi Protettori “sempre più solenni e adeguate alla loro importanza nell’Abruzzo”. Comune di Atessa COMITATO PER LE FESTE DI MEZZ’AGOSTO Agli Atessani residenti in America Mi è grato rivolgere a voi, italiani e atessani di America, come cittadino e più ancora come Podestà, il mio saluto, che vuol essere anche un elogio, perché con la vostra laboriosità e la vostra onestà avete mantenuto sempre alto ed onorato il nome d’Italia oltre Oceano. Ed è per me motivo d’orgoglio sapere che, dopo tanti anni di lontananza, il vostro attaccamento al paese natio non è spento, anzi è aumentato e corroborato dal vostro alto spirito patriottico. Come cittadino e Podestà sono orgoglioso di voi e posso dire che tutti gli atessani hanno per voi quell’attaccamento che si ha per i figli che hanno sempre bene meritato della patria e della città natale. Conoscendo il vostro profondo sentimento religioso, so di farvi cosa grata invitandovi a inviare la vostra adesione per le feste che annualmente si celebrano in onore dei Santi Protettori di Atessa, con la convinzione che, come negli anni scorsi, svolgerete tutto il vostro zelo e tutta la vostra attività presso gli atessani costà residenti, per dare un tangibile contributo alle tradizionali feste di mezz’agosto, che dovranno essere sempre più degne della nostra amata città. La vostra desiderata adesione, frutto di una fattiva ed operosa propaganda, oltre a dare a questo Comitato la possibilità di rendere le feste sempre più solenni ed adeguate alla loro importanza nell’Abruzzo, rinsalderà sempre più i cordiali vincoli che legano la vostra Terra ai suoi diletti figli che oltre Oceano, con la mente e col braccio, rispecchiano la forte tempra della patria. Nel ringraziare anticipatamente del vostro contributo, porgo i più sentiti saluti anche da parte del Comitato e di tutta la cittadinanza. Atessa 31 maggio 1935 – XIII Il Podestà Presidente del Comitato Attilio Falcucci I componenti del Comitato Feste 1935. Cav. Uff. Dott. Attilio Falcucci Cav. Dott. Gennaro Codagnone Sig. Umberto De Marco » Tito Cinalli » Nicola Marcucci Sig. Nicola D’Amelj » Giovanni De Ritis » Michele Faienza 53 1937 Tra le manifestazioni programmate per le ricorrenze festive del 1937, i concerti della banda di Atessa, tornata ad essere in quell’anno complesso musicale di prim’ordine dopo una lunga fase di decadenza, e le gare – tra le migliori squadre provinciali – di tiro alla fune, uno sport seguito allora con passione ed entusiasmo dal pubblico atessano. 54 Le manifestazioni sportive del Ferragosto Atessano 1937. Giorno 16 agosto 1937 Grandi gare di atletica leggera tra i Giovani Fascisti della 1ª zona, per la disputa della Coppa “Comando Federale di Chieti”. Importante incontro di calcio tra squadre di Giovani Fascisti. Interessanti gare di tiro alla fune con la partecipazione delle migliori squadre dopolavoristiche della Provincia. Giorno 18 agosto 1937 Gara ciclistica per corridori indipendenti, dilettanti e Giovani Fascisti 1ª Coppa “Medaglia d’Argento Tano Sante” Valevole per il campionato abruzzese dilettanti Percorso: Atessa - Tornareccio - Archi - Perano - Piazzano - S. Luca - Atessa - Tornareccio - B. Colledimezzo - B. Montazzoli - Castiglione M.M. - B. Guardiabruna - Torrebruna - Carunchio - B. Liscia - B. S. Buono - Gissi - B. Carpineto Sinello - Casalanguida - Atessa (Km. 138,2). Poesia di Giuseppe Antonio Di Nenno per le feste del 1937. Li feste di Sant’Rocche 55 In una lettera del Comitato Feste Patronali agli operatori economici della Città, l’invito a reclamizzare – previo pagamento di una “modicissima” tariffa – i loro prodotti e le loro attività su un opuscolo che è intendimento dello stesso Comitato pubblicare in occasione delle celebrazioni del 1937. 56 I film in programma al Cinema Impero per le feste del 1937. 57 Le offerte degli Atessani d’America (Stati Uniti e Argentina) per i festeggiamenti del 1937. 58 59 60 61 1938 Una festa all’altezza della migliore tradizione. Nel programma delle manifestazioni fanno spicco i concerti musicali di due formazioni bandistiche di primaria importanza, le gare pirotecniche e la corsa ciclistica valevole come unica prova per il campionato abruzzese-molisano della categoria dilettanti. 62 La cittadinanza invitata ad offrire doni – possibilmente polli, uova ed altri generi alimentari – per l’allestimento di una grande pesca di beneficenza. 63 Un vitello tra i premi della “pesca di beneficenza” in favore del Ferragosto Atessano 1938. I film in programma al Cinema Impero per le feste del 1938. Due articoli di giornale sui festeggiamenti del 1938: nel primo la presentazione particolareggiata del programma; nel secondo un ampio resoconto sull’esito delle svariate manifestazioni. ATESSA (20 luglio 1938). Proseguono intensamente i preparativi per le feste patronali di mezz’agosto, che quest’anno saranno celebrate con solennità senza precedenti in Atessa. 64 Nei quattro giorni dal 15 al 18 agosto presterà servizio il rinomato ed apprezzatissimo concerto musicale cittadino, magistralmente diretto dal maestro Nicola Centofanti e che tanti trionfi va raccogliendo nell’Italia Centrale e Meridionale. Nei giorni 16, 17 e 18 agosto, poi, Atessa avrà il piacere di ammirare il gran concerto musicale “Città di Napoli” della 138ª Legione M. V. S. N. “A. Padovani”, complesso bandistico di prim’ordine composto di 70 esecutori rigorosamente scelti e diretto dal maestro cav. Ezio Aliperti, alla cui capacità impareggiabile sono affidati i grandiosi successi conseguiti dal concerto. Senza diffonderci in minuti particolari, ricordiamo che il gran concerto “Città di Napoli” è stato prescelto in occasione dei festeggiamenti al Duce a Genova (11-18 maggio) ed è risultato primo tra 24 concorrenti prescelti dal Ministero della Cultura Popolare in occasione del Raduno Bandistico Italo-Tedesco che ha avuto luogo a Roma nei giorni 25 e 30 maggio. Fra i conosciuti pirotecnici Basilico di Villa Santa Maria e D’Angelo di Paglieta, si svolgeranno interessanti gare di fuochi per parecchie migliaia di lire, con premi in denaro, e la città per l’occasione delle feste, con ricchi addobbi ed illuminazione sfarzosissima, assumerà il gaio aspetto delle circostanze di eccezione. Saranno inoltre installate due casse armoniche per i concerti musicali in piazza Centrale e in piazza Garibaldi. Svariatissime altre manifestazioni si vanno ancora concretando, principalissime fra esse quelle sportive già studiate in ogni dettaglio. Il giorno 18 si svolgerà la grande corsa ciclistica per la disputa della Coppa “Medaglia d’Argento Tano Sante” (attualmente detenuta dal Dopolavoro Sportivo Mater di Roma), valevole per l’unica prova del I campionato abruzzese-molisano della categoria dilettanti, sul seguente percorso dello sviluppo complessivo di km. 174,4: Atessa, Tornareccio, Archi, Perano, Piazzano, San Luca, Atessa, Tornareccio, B. Colledimezzo, B. Montazzoli, Castiglione M. M., B. * ATESSA (24 agosto 1938). Grazie all’azione fattiva e volenterosa di alcuni attivi giovani della città, Atessa ha celebrato quest’anno Guardiabruna, Torrebruna, B. Carunchio, B. Liscia, B. San Buono, B. Gissi, B. Furci, Cupello, Istonio, Casalbordino, B. Villalfonsina, Croce Pili, Atessa. Essa sarà dotata di ricchi premi di classifica generale e di traguardo. L’importanza assunta dalla corsa, seguita con vivissimo interesse specialmente da parte di corridori ed appassionati del ciclismo, assicura a questa gara l’intervento dei migliori dilettanti dell’Italia Centrale e Meridionale. Altra manifestazione sportiva è la grande partita di calcio che si effettuerà nel pomeriggio del giorno 16 al Campo Sportivo del Littorio. Ricordiamo inoltre la importantissima fiera di bestiame che si svolgerà nei giorni 15 e 16 agosto e che, come di consueto, richiamerà un numeroso concorso di agricoltori e di negozianti con una larghissima trattazione di affari. Per l’eccezionalità dei festeggiamenti siamo informati che la benemerita direzione della Ferrovia Elettrica Sangritana, a cui va la riconoscenza della cittadinanza, accorderà il ribasso del 50 per cento sulla tariffa ordinaria e disporrà per l’effettuazione di treni speciali. È in tutti viva l’attesa per questa solenne celebrazione delle feste di mezz’agosto, assunte al primo piano fra quelle della Regione. Prima di chiudere queste note, ci piace tributare un doveroso elogio a tutta la Commissione organizzatrice ed in particolare agli animatori delle diverse manifestazioni prof. Errico Flocco, Commissario Prefettizio, dott. Rodolfo Orsini, Segretario Politico, ing. Guido D’Onofrio, sig. Mario Falcucci e sig. Nicola D’Amelj, che hanno dato il loro efficace e fattivo contributo di intenti e di azione. Da un ritaglio di giornale, privo del nome della testata. * * le sue feste patronali in un’atmosfera di eccezionale solennità. Sotto un bel sole di agosto, sin dai giorni 65 antecedenti alle feste, si è iniziata un’intensa animazione per le vie: operai che provvedevano agli addobbi ed all’installazione delle casse armoniche, elettricisti che disponevano per l’impianto dell’illuminazione straordinaria, mercanti ambulanti che si preparavano a fissare le loro caratteristiche baracche ai lati del Corso Vittorio Emanuele. L’animazione poi si è enormemente intensificata nei quattro giorni di festa, con un notevole concorso di forestieri, che hanno voluto presenziare o partecipare alle grandiose manifestazioni del Ferragosto Atessano. I treni ordinari e speciali diretti ad Atessa, grazie anche ai ribassi accordati dalla benemerita direzione della Ferrovia Sangritana, a cui va il grato senso di riconoscenza della cittadinanza, riversavano in città continuamente viaggiatori provenienti dai centri della provincia e dalle campagne. Agricoltori e negozianti si portavano al campo della fiera, ove si sono svolte larghe trattazioni di affari; gente di ogni condizione si accalcava attorno alle baracche provviste di merci per tutti i gusti e per tutte le borse; gli sportivi si interessavano delle interessanti gare (ciclistica e di calcio) predisposte, facendo pronostici secondo le proprie simpatie o i singoli desideri. Tutti guadagnavano la strada in un tripudio di sole e di luci, specialmente durante i concerti in Piazza Centrale ed in Piazza Garibaldi nelle ore antimeridiane, pomeridiane e serali. Applauditissimi i concerti musicali che hanno dovuto presentarsi davanti ad un pubblico di esigenti intenditori: quello cittadino, conosciuto ed apprezzato in tutta Italia e magistralmente diretto dal maestro Nicola Centofanti, ed il concerto musicale “Città di Napoli” della 138ª Legione M. V. S. N. che, sotto la valente direzione del cav. Ezio Aliperti, ha avuto modo di rivelarsi al nostro pubblico come un concerto di primaria importanza. Interessantissimi i fuochi e gli spari, con gare a premi fra gli esecutori Gennaro Basilico di Villa Santa Maria e Luigi D’Angelo di Paglieta. La Commissione ha ripartito il premio assegnato per gli spari della 66 processione a pari merito fra le due ditte concorrenti ed ha assegnato il premio stabilito per i fuochi alla ditta Basilico, la cui esecuzione è stata ammirata per bellezza di colori e per precisione. L’illuminazione è stata sfarzosissima e l’addobbo, eseguito dalla ditta Francescopaolo Tritapepe di Lanciano, è riuscito perfetto sotto ogni rapporto. Le funzioni religiose, comprendenti la processione nel giorno del Santo Patrono ed un ciclo di prediche da parte dei Missionari Oblati di M. I., sono state diligentemente seguite da un’enorme folla di fedeli. Le manifestazioni sportive hanno destato in tutti il più vivo interesse, specialmente la corsa ciclistica “Medaglia d’Argento Tano Sante” dotata di L. 3.000 di premi in denaro e valevole quale unica prova del I campionato abruzzese-molisano dilettanti. La corsa, svoltasi in un suggestivo percorso da una quota massima di m. 1.100 (Castiglione M. M.) al mare di Istonio ed a cui hanno partecipato corridori di cartello, è stata vinta da Gilberto De Paolis, dell’O. N. D. Mater di Roma, che ha coperto il percorso di km. 174,4 in ore 6.14’15”, alla media oraria di km. 28,125. Di conseguenza la Coppa “Medaglia d’Argento Tano Sante” è stata definitivamente assegnata al Dopolavoro Sportivo Mater di Roma. Prima di chiudere queste note, ci piace segnalare alla riconocenza della cittadinanza gli Atessani d’America, dell’Impero e Colonie che, come per il passato, hanno voluto essere presenti alle manifestazioni del Ferragosto Atessano con cospicue offerte, e ci piace tributare da queste colonne il più vivo elogio all’attivo Comitato organizzatore dei festeggiamenti: Commissario Prefettizio prof. Errico Flocco, Segretario Politico dott. Rodolfo Orsini, ing. Guido D’Onofrio, sig. Falcucci Mario, sig. Nicola D’Amelj, sig. Fileno Totaro e sig. Vincenzo Di Pasquale. Da un ritaglio di giornale, privo del nome della testata. Il rendiconto finanziario della festa, resa possibile dal sostegno economico degli Atessani residenti a Filadelfia e, in particolare, dal ricavato della vendita del grano generosamente offerto dai contadini. 67 68 69 70 Immagini del Ferragosto Atessano 1938: la processione dei Santi Patroni, la corsa ciclistica e il mercato per le vie e nelle piazze cittadine. 71 72 73 74 75 76 77 78 79 80 1947 In una lettera del sindaco Nicola Rucci, la preghiera rivolta a Michelangelo D’Onofrio, presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso degli Atessani di Filadelfia, perché costituisca in quella città, con il concorso di compaesani lì residenti e già distintisi in passato per “attaccamento alla madrepatria”, una Commissione per la raccolta di fondi da destinare al ripristino delle feste patronali in Atessa dopo la lunga interruzione dovuta alle vicende belliche e ai “danni rilevanti” da esse arrecati a tutta la popolazione. Sig. Michelangelo D’Onofrio Presidente Benemerita Società Operaia di Mutuo Soccorso 6424 – Garman Street PHILADELPHIA 42 PA Volendo questa popolazione dopo i duri anni di guerra ripristinare la festa in onore di S. Rocco del mezzo agosto, mi permetto rivolgermi a nome degli Atessani alla sua squisita e ben nota cortesia perché voglia compiacersi di nominare una Commissione locale che possa raccogliere fondi per detta festa. Tale preghiera son costretto a farla, perché dopo i tristi anni della guerra imperversante tanto in questa zona e che ha prodotti danni rilevanti ad ogni famiglia, non ostante la loro buona volontà ben poco questi cittadini possono dare, mentre occorre una somma rilevante perché, dopo anni di interruzione, la festa sia degna di questa nostra città. Sarei grato se nel Comitato che cortesemente si nominerà includesse fra altri anche i Sigg. Cicchitti Giuseppe, Pascucci Beniamino, Zaccagni Filippo, Iovacchini Nicola, Orsatti Guglielmo, Vito Basile, Finoli Luigi e Gentile Antonio. Mi sono permesso di fare tali nomi perché tutti i suddetti, come mi informa l’egregio mio assessore anziano Umberto De Marco, hanno mostrato sempre ed in ogni occasione grande attaccamento alla loro madrepatria in modo tangibile e non si sono mai rifiutati di agire nel suo interesse. Sicuro dell’accoglimento della mia preghiera, ringrazio in aticipo. Saluti dall’ingegner Guido e da tutti gli amici che la ricordano con affetto. Un particolare saluto da parte mia con preghiera di estenderlo a tutti gli Atessani costì residenti. 3 maggio 1947 Il Sindaco Rucci 1949 Tradizione e innovazione nelle feste del 1949, le più importanti dopo la bufera della guerra per ricchezza di contenuti e partecipazione di popolo. A contraddistinguerle furono soprattutto due novità introdotte nel calendario delle celebrazioni: una mostra retrospettiva della pittura dell’Ottocento e una rassegna delle più belle canzoni abruzzesi del M° Antonio Di Jorio, eseguite da un coro folcloristico locale di oltre cento elementi preparato e diretto dallo stesso Maestro. 81 82 Feste di ferragosto: atto doveroso di rispetto per la tradizione, simbolo di allegra serenità e di concordia, espressione di gratitudine per la terra natia. Le feste patronali tornano dunque quest’anno allo splendore di un tempo. È giusto ed è bello che così sia: perché riportare in vita, rinnovate e rinverdite, le vecchie manifestazioni significa compiere un atto di giustizia verso la perenne tradizione che, come il sangue lega il figlio al padre, allaccia idealmente il passato al presente in un legame indissolubile di affetti e di ricordi; perché non deludere l’aspettativa di quanti – e son tutti – nelle feste patronali vedono il simbolo della gaiezza e della spensieratezza, dell’unione e della concordia, significa rendere riverente omaggio alla Bellezza e all’Armonia, alla Giovinezza e alla Vita. Feste di ferragosto: feste di luci e di colori, di canti e melodie, del folklore e dell’arte. Feste di ferragosto: feste destinate quest’anno a lasciare una scia spumeggiante e sonora come l’eco delle canzoni che soavi e squillanti si diffonderanno per i clivi e le valli. Tornerà Antonio Di Iorio, torneranno Caruline e Dindò: e nel canto ci risentiremo fanciulli nello spirito, puri nella coscienza, lieti nel sogno; nel musicista cittadino ritroveremo il sentimento e la poesia che è in ognuno di noi, ma che solo l’artista può mirabilmente esprimere e raffigurare; nelle note, che or festanti e allegre or commosse e piangenti saliranno al cielo azzurrino, coglieremo il senso recondito della gioia palpitante e del dolore lancinante. Feste di ferragosto: simbolo dei nostri costumi e delle nostre abitudini, espressione del nostro cuore e della nostra gentilezza, scioglimento del voto di gratitudine alla nostra terra e al nostro paese. GIUSEPPE FALCUCCI Città di Atessa – Feste patronali di mezz’agosto – 15, 16, 17 e 18 Agosto 1949, Tip. Mario De Francesco, Atessa 1949, p. 1. I ringraziamenti del Comitato organizzatore della “Sagra della canzone abruzzese” a quanti si sono adoperati per la buona riuscita della manifestazione. Il Comitato organizzatore della “Sagra della canzone abruzzese” e “Il Momento” ringraziano vivamente tutti coloro che in occasione della celebrazione del 30° anniversario della nascita di “Caruline” hanno inviato lettere di adesione e telegrammi da ogni parte d’Abruzzo. Un particolare ringraziamento a Guido Albanese, che da tanti anni organizza e dirige la Maggiolata di Ortona, e all’intero Coro della bella cittadina adriatica che, impossibilitati come tanti altri a raggiungere Atessa a causa del maltempo, hanno trasmesso al Maestro Di Iorio un caloroso messaggio. Grazie, amici ortonesi, grazie di cuore: la canzone abruzzese tanto deve alla vostra magnifica tradizionale manifestazione; le nostre due città, onorando insieme l’arte e il folklore, i poeti e i compositori abruzzesi, si sentono legate da un particolare vincolo spirituale. Grazie anche alle giovani e ai giovani del Coro che non hanno smentito la passione canora propria del popolo atessano e in genere abruzzese; grazie a tutti coloro che hanno collaborato alla preparazione e all’organizzazione e particolarmente alla sig.na Antonietta Di Iorio; grazie alla N. D. Teresa Spaventa che un prezioso contributo ha dato alla scelta e alla preparazione delle voci. Un saluto infine caloroso e di cuore, un saluto che è omaggio e riconoscenza e nello stesso tempo espressione di affetto e di devozione, al Maestro Antonio Di Iorio, artista di genio, uomo di cuore, che è tornato in mezzo ai suoi concittadini per rallegrarli e nello stesso tempo commuoverli con le note sublimi della sua sublime musica. GIUSEPPE FALCUCCI Il Momento, 23 agosto 1949. 83 Un singolare messaggio pubblicitario del gestore di un negozio di Atessa. 84 I film in programma al Cinema Italia per le feste del 1949. Il coro folcloristico costituito e preparato dal M° Antonio Di Jorio per la “Sagra della canzone abruzzese” del Ferragosto Atessano 1949 e la banda musicale di Atessa, diretta dal M° Liberato Vagnozzi. 85 86 87 Capitolo V CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL NOVECENTO 1950 Il Ferragosto Atessano 1950 “allietato” da due prestigiosi complessi musicali: l’orchestra lirico-sinfonica “Città di Taranto” e la nostra banda cittadina, assurta allora – sotto la direzione del M° Vagnozzi – ad un livello artistico mai raggiunto in precedenza. Grande concorso di folla, il giorno 18, alla seconda edizione della rassegna dei canti abruzzesi del M° Di Jorio. ATESSA, 23 (E. F.). Come negli anni scorsi, nei giorni 15, 16, 17 e 18 si sono svolte in Atessa le solenni feste del Ferragosto. Hanno allietato la cittadinanza e i numerosi forestieri convenuti il concerto musicale cittadino, diretto dal noto maestro Vagnozzi, e l’orchestra lirica “Città di Taranto”, diretta dal maestro Milella. Avendo poi la cittadinanza voluto onorare il concittadino maestro Antonio Di Jorio, uno dei creatori della canzone abruzzese, in occasione del suo 60° compleanno, si è tenuto, da lui diretto, un “Festival della canzone” il 18 agosto, a cui hanno partecipato con molta lode anche il tenore concittadino Riccardo Tenaglia ed il soprano Lina Bonello. Il Tempo, 24 agosto 1950. Immagini della manifestazione canora del 18 agosto 1950, ideata e diretta dal M° Antonio Di Jorio. 88 89 90 91 92 93 94 95 1953 Dal sindaco Donato Santarone alla Società di Mutuo Soccorso Atessana di Filadelfia la pressante richiesta di un “cospicuo” contributo a sostegno dei “precisi intendimenti” del Comitato Feste Patronali di ridare lustro alle tradizionali celebrazioni di mezz’agosto. 3 luglio 1953 Gentil.mo Signor D’Onofrio Michael Presidente della Società di Mutuo Soccorso Atessana 6424 – Garman Street PHILADELPHIA 42 PA È ben noto a quest’Amministrazione il Vostro attaccamento alla terra natale e l’interessamento che in ogni occasione avete posto per mantenere e incrementare le nobili tradizioni e le antiche usanze della nostra Città. È per tale ragione che mi permetto a nome di tutto il Comitato di chiedere il Vostro personale contributo e quello dei concittadini residenti costà allo scopo di essere in grado di riportare (come è nei precisi intendimenti dell’attuale Comitato promotore) le Feste Patronali di San Rocco ai suoi antichi splendori. Oltre ai consueti festeggiamenti di carattere religioso e fuochi artificiali, la solennità quest’anno sarà allietata dall’intervento del Concerto della Guardia di Finanza o dei Carabinieri e dalla rinomata Orchestra Lirico-Sinfonica della Città di Bari. Sono certo quindi che da parte Vostra vorrete porre tutta la ben nota disinteressata attività affinché il contributo sia cospicuo. Mi è gradita l’occasione per porgerVi i ringraziamenti miei personali e del Comitato estensibili a tutti gli Atessani che ricorderanno il loro Paese nativo. Accogliete frattanto i miei cordiali e distinti saluti IL SINDACO Presidente del Comitato Feste Patronali Donato Santarone In una lettera del Sindaco del 19 agosto 1953, il compiacimento e “l’espressione più viva di gratitudine” dell’intera cittadinanza per i concerti di “alto livello artistico” tenuti in Atessa dalla “valorosa” Banda della Guardia di Finanza durante le feste patronali di quell’anno. Atessa, 19 agosto 1953 Onorevole Comando Generale del Corpo della Guardia di Finanza R O M A A nome dell’intera cittadinanza mi è gradito rivolgere a codesto Comando l’espressione più viva di gratitudine per aver consentito che la valorosa Banda di codesto glorioso Corpo allietasse con le sue perfette esecuzioni artistiche le tradizionali feste di mezz’agosto che si sono svolte in questa Città. I cittadini di Atessa e quelli dei numerosi paesi viciniori, qui convenuti per l’occasione, hanno apprezzato moltissimo oltre che la impeccabile disciplina della Banda l’alto livello artistico da essa raggiunto sotto la valente direzione del Maestro D’Elia. Voglia accogliere codesto Comando i miei ringraziamenti e i miei più deferenti ossequi. 96 Il Sindaco t. col. D. Santarone Tra le principali attrattive delle feste di S. Rocco di un tempo, le “spase” dei venditori ambulanti e l’ “arrìffa” dei doni offerti ai Santi Patroni. […] ai lati della strada principale una duplice fila di bancarelle invita i compratori con allettanti mostre dei più disparati oggetti. Le “spase” (distese, mostre) dei fusari con i bianchi “murtàli”, i diritti fusi e gli equilibrati “vertècchi” (fusaroli); i setacci tenuti insieme in lunghe filze; i mucchi di “vazzìje”, “quartàne” e “tijèlle” di coccio attirano l’attenzione delle massaie che appunto in questa occasione amano rifornire la loro cucina dei più begli utensili. E le alte cataste di “scerte” (filze) rossicce di agli e cipolle si alternano ai mucchi scuri dei succulenti cocomeri (“citrùne”), mentre le chiare mostre dei graziosi e lievi “stari” e delle “cestarelle” fanno spiccare, per contrasto, le fulve brillanti opere del ramaio. Ogni genere di vendita ha il suo posto che per tacito accordo dura, immutabile, da anni e anni. […] Il giorno 17, in solenne processione, sono portati attraverso tutto il paese i Santi festeggiati; al seguito, numerose donne recano doni vari: torte finemente lavorate, conche di terso rame piene di grano sul quale sono poste bottiglie d’olio e di vino ornate con fiori e nastri, vassoi di dolci e di maccheroni rosseggianti di peperone con sopra carne e polli cotti. Nelle prime ore del pomeriggio ha luogo l’“arrìffa” (la vendita all’asta) di questi doni, che è un vero spettacolo divertente per il naturale spirito comico dell’imbonitore, degli acquirenti e del pubblico curioso. M. De Marco, Tradizioni popolari di Atessa, Tesi di laurea, Università degli Studi di Roma, 1953. 1955 Immagini del Ferragosto Atessano 1955: il mercato in Piazza Oberdan e la processione dei Santi Patroni. 97 98 99 100 1957 L’annuale contributo degli “affezionati” concittadini d’America. Con la solita puntualità gli atessani di Filadelfia hanno fatto pervenire il loro generoso contributo annuale per le nostre feste patronali di mezz’agosto. Il Comitato promotore di Filadelfia, formato di attivi componenti quali sono gli amici Falcucci Nicola, D’Onofrio Michelangelo, Pompetti Angiolina, Pascucci Beniamino e la vedova del compianto Filippo Zaccagni, ha fatto già pervenire per le feste di quest’anno il contributo di dollari 434,25, pari a lire italiane 269.235. Questa generosa contribuzione annuale degli affezionati concittadini di America deve essere di sprone e di incitamento per il Comitato locale, onde mantenere le feste di S. Rocco all’altezza delle sue tradizioni. San Rocco è festa classica per tutta la comunità atessana; in questa celebrazione, materialmente od in spirito, tutti i figli di Atessa si ritrovano nella loro Città. L’Altoparlante, agosto 1957. 101 1959 Un’importante manifestazione sportiva nel Ferragosto Atessano 1959: la corsa ciclistica “Circuito dei quattro Comuni”. Atessa (C.D.F.) - È stato in questi giorni pubblicato il programma del tradizionale Ferragosto Atessano che, come ogni anno, si svolgerà nei giorni 15, 16, 17 e 18. Tra i vari numeri, destinati a richiamare l’affluenza del grande pubblico della vallata del Sangro, è stata ripristinata la gara ciclistica “Circuito dei quattro Comuni”, che sarà disputata su quattro giri del tracciato Atessa-Tornareccio-Archi-Perano-Atessa per complessivi Km 140. Molti e ricchi premi: L. 60.000 di classifica generale, L. 45.000 per i traguardi volanti. Il Tempo, 13 Agosto 1959. L’immagine di S. Rocco inviata ai concittadini di Filadelfia a ricordo delle feste del 1959. 102 L’ammontare complessivo del contributo offerto dagli Atessani di Filadelfia per le feste del 1959. 103 1966 Protagonista principale, nelle celebrazioni del 1966, un noto cantante di canzoni, già allora personaggio di spicco della televisione. La musica leggera, accessibile alla comprensione di tutti e portata in piazza da interpreti resi popolari dalla partecipazione a trasmissioni televisive, andava ormai soppiantando nel gradimento del pubblico le forme musicali - quella bandistica in particolare - tradizionalmente riconosciute come indispensabili animatrici di ogni festa. 104 Le feste di S. Rocco, un’occasione per riscoprire la nostra “atessanità”. Non intendo entrare nel merito di quelli che sono i programmi dei festeggiamenti che ogni anno i diversi comitati riescono a realizzare così come meglio possono. Al di fuori e al di sopra dei programmi ritengo che il carattere più significativo delle nostre feste debba ricercarsi nel fatto per cui a S. Rocco gli Atessani “si risentono Atessani” e “si ritrovano Atessani”. È tutto il fascino di una secolare tradizione che esercita la sua influenza sul nostro animo. Gli Atessani residenti o dislocati nelle più svariate città della Penisola (e sono molti), gli Atessani emigrati nelle diverse nazioni europee e nelle Americhe (ed anche questi sono tanti) immancabilmente, se possono, tornano in Atessa proprio in occasione delle feste di S. Rocco appunto perché – come dicevo prima – è in questa circostanza che tutti maggiormente “si risentono e si ritrovano Atessani”: le loro vecchie case, i loro vecchi amici di un tempo, i loro ricordi d’infanzia hanno un’attrattiva particolare se incorniciati nella celebrazione della festa di S. Rocco. Vorrei esprimere l’augurio che questo sentimento di calda umanità generato dalla Fede e dalla tradizione giammai si spenga nell’animo dei nostri concittadini, anzi è da sperare che essi, dovunque si trovino e qualunque siano le loro attività e le loro professioni, sappiano ritrovare olio sufficiente per alimentare questa fiaccola già radicata nella storia e ormai consacrata nella tradizione. Giovanni Sorge Tribuna atessana, Numero unico, 8 ottobre 1966. 1972 Gli organizzatori dei festeggiamenti del 1972, con il M° Antonio Di Jorio, a ricordo della rappresentazione della commedia musicale “Paese mè”. 105 Musica per tutti i gusti nel Ferragosto Atessano 1972. Ad eseguirla un gruppo folcloristico, una banda, una rinomata orchestra lirico-sinfonica, complessi di ritmi e canzoni e una cantante di larga popolarità. 106 1974 Gruppi folcloristici di varia provenienza, la Fanfara dei Bersaglieri, un coro alpino, le fontane luminose danzanti, un cantautore di successo e una cantante-soubrette della TV: questi - ed altri - gli ingredienti di una grande festa nel 1974. 107 Immagini dell’esibizione del “Balletto acrobatico del Senegal” e del pubblico presente in Piazza Garibaldi. 108 Il pappagallo “azzeccaventura”: sotto l’Arco ’Ndriano, durante le feste, distribuiva col becco ai passanti – trascritta su un foglietto – la previsione del loro futuro (“la pianeta”). 1967 1974 109 1975 Spettacoli di musica leggera, uno dei quali imperniato su una nota cantante, concerti bandistici, gare sportive e serate danzanti nel programma dei festeggiamenti del 1975. 110 1976 Folclore, sport e musica nel Ferragosto Atessano 1976. Tra le manifestazioni di maggior rilievo, un concorso ippico interregionale e l’esibizione di un balletto spagnolo di notorietà internazionale. Il punto culminante nello spettacolo finale di musica leggera con il più popolare rappresentante della canzone cosiddetta all’italiana. 111 Gli organizzatori dei festeggiamenti del 1976 e, in una foto-ricordo con il M° Antonio Di Jorio, il coro folcloristico di Atessa. 112 1977 Una festa fuori dell’ordinario, nel 1977, per la molteplicità delle iniziative promosse: competizioni sportive, tra le quali un’inedita riunione pugilistica; esecuzioni di complessi bandistici e di cori e balletti folcloristici, una mostra di pittura, una sfilata di moda e gli ormai consueti spettacoli di musica leggera, questa volta – oltre che con famosi interpreti della canzone italiana – anche con uno dei migliori esponenti della tradizione canora napoletana. 113 Immagini della processione dei Santi Patroni del 17 agosto 1977 (presente Mons. Vincenzo Fagiolo, arcivescovo di Chieti). 114 1979 Una serata dedicata al teatro musicale popolare, nei festeggiamenti del 1979. Nella ormai tradizionale manifestazione conclusiva di musica leggera, la presenza di uno dei più conosciuti e apprezzati gruppi italiani. 115 1981 Animatori delle feste del 1981 due cantanti fra i più rappresentativi della musica leggera italiana, due bande musicali di prestigio e i gruppi folcloristici del “Festival della Canzone Abruzzese”, divenuto ormai – a partire dai primi anni ’70 – un appuntamento fisso del Ferragosto Atessano. FESTE PATRONALI 1981 in onore di Maria SS. Assunta e dei Santi Rocco, Leucio ed Emidio 14 agosto Ore 21 – Piazza Benedetti GARA DI FISARMONICA 15 agosto Ore 21 – Piazza Garibaldi FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE 16 agosto Gran Concerto Bandistico CITTÀ DI ACQUAVIVA DELLE FONTI 17 agosto Gran Concerto Bandistico CITTÀ DI LANCIANO Ore 19 – Solenne Processione 18 agosto Ore 21,30 – Piazza Garibaldi Spettacolo di musica leggera con TEDDY RENO E RITA PAVONE Illuminazione di piazze e vie cittadine 1982 Un’immagine della mostra dell’artigianato abruzzese allestita in occasione dei festeggiamenti del 1982. 116 Un’iniziativa di carattere culturale degna di nota nelle feste del 1982: l’allestimento di tre mostre (fotografie d’epoca di Atessa e della sua gente, libri dell’editoria abruzzese, prodotti dell’artigianato locale e regionale). FERRAGOSTO ATESSANO 1982 A cura dell’Amministrazione Comunale Dall’8 al 18 agosto MOSTRA FOTOGRAFICA “ATESSA IERI” MOSTRA DEL LIBRO MOSTRA-MERCATO DELL’ARTIGIANATO ABRUZZESE 9 agosto Ore 21 – Piazza Garibaldi GRUPPO FOLKLORISTICO DI FOSSACESIA A cura dell’Associazione Pro-Loco Dal 1° al 18 agosto TORNEO DI CALCETTO 13 agosto GIRO DEL CAMPANILE “G. Vaselli” Gara di corsa a piedi in notturna 13, 14, 15 agosto TORNEO DI TENNIS TAVOLO 14 agosto Ore 21 – Piazza Garibaldi DANZA CLASSICA Esibizione delle Scuole di Danza di Atessa e Roccascalegna, dirette da Fiorinda D’Alfonso 15 agosto Ore 21 – Piazza Garibaldi FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE 16 agosto Piazza Garibaldi Ore 21 – LORENZO Ore 23 – 17 agosto Presteranno servizio per l’intera giornata LE MAJORETTES DI FURCI Ore 21 – Piazza Garibaldi I PIERROTS con i successi di ieri e di oggi 18 agosto Ore 21 – Piazza Garibaldi in onore del M° Antonio Di Jorio, con la partecipazione dei cori di Atessa e Casoli di Atri CAPUANO e la sua orchestra LE ORME in concerto PIERGIORGIO FARINA e la sua orchestra 117 1983 Per gli appassionati di musica leggera un evento da ricordare, nel Ferragosto Atessano 1983: il concerto di un personaggio di primo piano della canzone italiana all’apice della popolarità dopo la vittoria al festival di Sanremo. 118 1984 Canzoni vecchie e nuove , nelle ricorrenze festive del 1984, interpretate da una delle voci storiche della musica leggera italiana e da due complessi di vasta rinomanza. 119 1985 All’insegna della musica leggera anche il Ferragosto Atessano 1985. Tra gli spettacoli in programma, le esibizioni di due tra le figure più amate della canzone italiana. FERRAGOSTO ATESSANO 1985 in onore di Maria SS. Assunta e dei Santi Patroni Rocco, Leucio ed Emidio 15 agosto Ore 21 - Piazza Garibaldi FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE 16 agosto Ore 22 – Piazza Garibaldi IVA ZANICCHI 17 agosto Complesso bandistico CITTÀ DI ATESSA Ore 19 – Solenne Processione Ore 22 – Piazza Garibaldi ANNA OXA 18 agosto Ore 22 – Piazza Garibaldi I COLLAGE in concerto Illuminazione di piazze e vie cittadine 120 1986 Anche nel programma del Ferragosto Atessano 1986 nomi celebri nel campo della canzone italiana. Oltre agli spettacoli musicali, previste gare di ballo per dilettanti e professionisti e una grande festa danzante in piazza in onore di ospiti stranieri. 121 1992 Una novità assoluta - l’operetta - per i festeggiamenti del 1992. Altro spettacolo di grande richiamo il concerto di un cantante nel suo momento di maggior successo. 122 1994 Spettacoli per grandi e piccini nelle feste del 1994. Di particolare interesse i concerti di musica lirico-sinfonica e di canto popolare. 123 I principali interpreti di musica leggera esibitisi ad Atessa nelle feste patronali. 124 125 La facciata della Cattedrale di S. Leucio prima del restauro del 1935. 126 INDICE Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3 Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5 Capitolo I I SANTI PATRONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 7 Capitolo II LE ORIGINI DELLE FESTE PATRONALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15 Capitolo III CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL SETTECENTO E DELL’OTTOCENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20 Capitolo IV CELEBRAZIONI DELLA PRIMA METÀ DEL NOVECENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32 Capitolo V CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL NOVECENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 88 127 Finito di stampare nel giorno di San Lorenzo Martire il 10 agosto 2005 nella Tipografia Progetto Stampa s.n.c. - Atessa 4ª di copertina: Stampa calcografica fornita dalla Frentania Stamperia d’Arte