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A cura di
Nicola Celiberti e Gabriele D’Amico
Si ringraziano per la gentile collaborazione:
l’Archivio Storico del Comune di Atessa, l’Archivio Prepositurale di Atessa,
l’Archivio Di Jorio di Atri, la Biblioteca Comunale di Atessa, la Biblioteca
Comunale di Lanciano, la Biblioteca Provinciale di Chieti, la Biblioteca Provinciale
di Teramo, la Curia Vescovile di Brindisi, il Foto Club “Il diaframma” di Atessa,
l’Amministrazione Comunale di Atessa, e i Signori Cancelmo Edward, Castronovo
Diego, Celiberti Irma, Ciccarelli Luigi, De Marco Mirella, Di Mattia Vincenzo,
Di Vincenzo Luciano, Fagiani Giuseppe, Falcucci Antonietta, Fazia Maria Luigia,
Ferrara Franco, Finoli Annunziato, Flocco Enrico, Flocco Giuseppe, Fornarola
Duilio, Giannico Bartolomeo, Giannico Giulio, La Penna Domenicangelo,
Marcolongo Tommaso, Marcucci Carolina, Massa Alfredo, Menna Antonio,
Menna Nino, Pellegrini Celestino, Pietropiccolo Gina, Rancitelli Evelina, Rucci
Gaetano, Sforza Luigi, Spaventa Anna, Staniscia Concezio, Tinaro Giuseppe.
2
PRESENTAZIONE
La pubblicazione di questo volume si colloca nell’ambito delle iniziative di cui
da tempo la Banca di Credito Cooperativo Sangro-Teatina si è fatta promotrice
per una sempre più ampia acquisizione di conoscenze sul passato della nostra
Città.
Oggetto di indagine sono state, questa volta, le feste dei Santi Patroni, le più
antiche e le più amate ricorrenze tradizionali cittadine. Il libro, avvalendosi di fonti
reperite in biblioteche e archivi pubblici o gentilmente messe a disposizione da
privati cittadini, ne ripercorre a grandi tratti, sin dalla loro prima origine (1718),
i quasi trecento anni di vita, contrassegnati da momenti di splendore alternati a
fasi di decadenza, gli uni e le altre spesso in conseguenza di avvenimenti lieti o
tristi della storia nazionale o locale del tempo.
È una storia, quella delle nostre feste patronali, fatta certamente di divertimenti popolari, fiere e mercati, spettacoli e manifestazioni di vario genere; ma
fatta anche di grandi sentimenti: l’amore per il paese natio; l’attaccamento alle
usanze, ai costumi e alle tradizioni della nostra terra; la devozione profonda e la
gratitudine per i Santi Protettori; il senso di appartanenza alla stessa comunità; la
gioia per tutti i cittadini presenti – quelli residenti e quelli tornati per l’occasione
– d’incontrarsi, di rivedersi magari a distanza di molto tempo, di stare insieme,
di “risentirsi – come è detto nel libro – e ritrovarsi Atessani”; il rimpianto e la
nostalgia, infine, dei concittadini lontani, esclusi dal privilegio di godersi questo
magico momento di vita sociale.
Agli autori del libro e a quanti hanno con loro collaborato i meritati ringraziamenti; alla nostra Banca la soddisfazione di aver forse evitato, con la presente
pubblicazione, che una parte non certo trascurabile del nostro passato potesse
cadere in dimenticanza.
Pier Giorgio Di Giacomo
Presidente della Banca di Credito Cooperativo Sangro-Teatina
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NOTA INTRODUTTIVA
Era nei tempi passati, la nostra festa di mezz’agosto, innanzi tutto un festa autenticamente religiosa: l’occasione offerta alla cittadinanza, a tutta la cittadinanza
ed anche agli atessani sparsi per il mondo, per riaffermare la devozione, rinnovare
la dichiarazione di fede – quella fervida, salda, sicura avuta in eredità dai progenitori – verso i Santi Patroni e per esprimere loro il sentimento di riconoscenza per i
benefici ottenuti. Quello religioso era il momento centrale della festa; le imponenti
processioni, le messe di straordinaria solennità, i panegirici magistralmente declamati da oratori di fama, gli altri atti di culto sempre contraddistinti dall’intensa
partecipazione emotiva dei fedeli, i sontuosi addobbi delle chiese ne costituivano
i principali segni distintivi.
Ed era anche, la nostra festa di mezz’agosto, come testualmente si legge in un
documento d’epoca, “la più necessaria” e “la più bella” tra le istituzioni cittadine.
La più necessaria, per l’impulso da essa annualmente dato, specie attraverso la
rinomatissima fiera di bestiame e i mercati sempre affollati di gente anche forestiera, allo sviluppo economico della Città. La più bella, oltre che per la ricchezza
e la varietà del programma delle manifestazioni di volta in volta proposto al
pubblico e per le ore felici, di svago e spensieratezza, che soltanto essa nel chiuso
mondo paesano di allora poteva offrire ad una popolazione solitamente stremata
dai duri impegni del vivere quotidiano, anche e soprattutto per la sua funzione
fortemente aggregante, grazie alla quale chi viveva lontano dal paese natio era
sollecitato, fisicamente o almeno idealmente, a farvi ritorno e la gente del posto
a riallacciare rapporti sociali, consolidarli o estenderli.
Ora, snaturata dai mutamenti insorti negli ultimi tempi nella nostra società
(le trasformazioni economiche dell’ultimo trentennio, la perdita sempre più accentuata della nostra identità sociale e culturale, l’affievolimento del sentimento
religioso, l’allentamento del legame affettivo col proprio luogo di origine, il venir
meno progressivo del rispetto per le tradizioni), quella festa non esiste più.
Al suo posto c’è oggi un’altra festa, priva di identità, artefatta, fredda, senz’anima,
verso la quale gran parte della cittadinanza mostra di anno in anno segni sempre
più evidenti di indifferenza e in qualche caso di insofferenza.
A questo libro il compito di “rivisitare”, sia pure in modo episodico e frammentario, e di consegnare alla memoria delle generazioni future le nostre amate “feste
di S. Rocco” di un tempo, quelle vere, autentiche, così intimamente legate alla
nostra realtà spirituale e operativa.
Nicola Celiberti
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Capitolo I
I SANTI PATRONI
S. ROCCO
di Tommaso Bartoletti
Nacque in Francia – a Montpellier – nel 1295 da ricca e nobile famiglia. Dopo essersi spogliato di tutti i suoi averi, consacrò la vita al bene del prossimo, dedicandosi
interamente all’assistenza e alla cura dei malati di peste in Italia, nelle località in cui
il morbo maggiormente infieriva (Acquapendente, Cesena, Roma, Piacenza). Morì
nella sua terra di origine il giorno 16 agosto del 1327, acclamato Santo dai suoi
concittadini.
Da Giovanni della Croce, Signore di Mompelieri , e da libera donna di già vecchia
età nel 1295 nacque S. Rocco, impetrato da Dio con ferventi orazioni da’ virtuosi
genitori.
Nella parte sinistra del petto ebbe impressa una crocetta color di sangue.
Nel mercoledì e venerdì la madre digiunava ed il bambino una sol volta al giorno
poppava. Da fanciullo proseguì l’esempio della madre nel digiuno, e con gli anni l’accrebbe, e con altre penitenze e mortificazioni.
D’anni dodici sprezzò per sé tutte le delizie che l’opulenza poteagli apprestare; ma
per gli altri caritativo, liberale.
Non giunto peranche agli anni venti perdé il genitore, ma esattamente ne adempì
gli ordinativi d’essere: 1) divoto della passione del Redentore; 2) caritativo con i poveri;
3) lontano dalle colpe; 4) sollecito a soccorrere gl’infermi.
In esatto adempimento di quest’ultimo ricordo del defunto, avendo udito che una
peste micidiale distruggeva l’Italia, distribuì il suo ricco patrimonio ai poveri, il Principato lo rinunciò al zio paterno, prese comiato e la benedizione dalla madre; vestitosi da
peregrino con abito corto rosso ed un manteletto di sopra, un cappello in testa, coturno
ai piedi, bastone in mano, s’incaminò per l’Italia, ove avrebbe trovato spaziosissimo
campo ad esercitare la sua carità a soccorrere gli appestati.
Superate le Alpi, si diresse per la capitale del mondo, e giunse ad Acquapendente,
la quale si desolava da una peste micidiale.
La fervente sua carità lo condusse all’ospitale ad assistervi gl’infermi. L’ospitaliero,
vedendolo di tenera età, d’aspetto nobile, e perciò inabile a comportare le fatiche ed il
fetore maligno, e perciò esposto a contrarre facilmente il male micidiale, dall’assistere
agl’infermi lo dissuase. «Col divino aiuto tutto potrò, rispose S. Rocho; ed ove è grande
la fatica, ivi il premio è maggiore». L’infermiero dunque lo ricevé in aiuto a sovvenire
gli appestati.
Tutta carità, perciò, toccando il polso agl’infermi e medicando i loro buboni contagiosi, che segnava col segno della Santa Croce, gl’infermi guarivano. Tali atti di carità
amorosa esercitando del pari con gl’infermi della Città, che visitava peranche, alla loro
primiera sanità tornavano tutti.
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Divulgatesi queste sue eroiche virtù che ogn’uno giustamente esaltava ma la profondissima di lui umiltà ciò non comportando, stimandosi il più indegno peccatore e
non già uomo di Dio come venne meritatamente lodato, nascostamente sen partì ed
andò a Cesena.
Oppressa era questa Città del pari dalla peste mortale; e perciò tutto zelo a servire
agl’infermi ed a sanarli si consacrò indefessamente.
Conosciutesi anche qui l’esimie doti di sua prodigiosa carità, che anche da tutti
giustamente si lodava, del pari con celerità sen fuggì per Roma, ove vi era una peste
desolatrice.
Qui giunto, volle confessarsi e comunicarsi dal Cardinal Brittanico, uomo di somma
bontà e di credito presso al Sommo Pontefice. Il Cardinale, mirandogli nel volto un’aria
di somma virtù, l’ebbe in venerazione e rispetto. Veduta la di lui virtù prodigiosa a prò
degli appestati, il Cardinale lo pregò di liberare la Città dalla mortale influenza, prestandosi al soccorso e guarigione degl’infermi, e S. Rocco, obbligato anche dal comando
del suo confessore, si consacrò intieramente al soccorso degli appestati.
Morto il Cardinale, col quale si era trattenuto circa tre anni, e per sì fatta conoscenza e rapporti, e viepiù per le tante sue doti incomparabili sommamente apprezzato
ed encomiato, per non esser tenuto in preggio si portò nella Gallia Cisalpina, ove
più che altrove infieriva con più di ferocia la peste micidialissima, e specialemente
in Piacenza.
Assistendo adunque, aiutando e sanando gl’infermi, fu sorpreso anch’egli dal malore
con tanti e sì atroci spasimi che non trovava riposo. Una febre potentissima congiunta
a dolori spasmodici nella coscia, quasi fosse trapassata da spada dilacerante. Rivolto
perciò al Cielo i lumi, ringraziò il Signore che riconosciuto per suo servo l’avesse ne’
tanti acerbissimi tormenti che lo cruciavano.
Non potendo rattenere i spasimi della dolente umanità e conoscendo esser ciò
agl’infermi di pena e di tedio, per la sua carità fervente, se ne uscì dall’ospitale. Con
pena si portò alle porte ed ivi sdraiato in terra giacevasi. Chi colà lo vedeva esortavalo
ad entrare dentro; il che ricusando, qual pazzo dalla Città fu espulso.
Alla meglio che poté, al bastone poggiato, con stenti al vicino bosco si trasse e ad
un tugurio rifugiossi. Quivi a suo bell’agio sfogò le delizie amorose del suo cuore con
Dio. «Mio Dio! quanto io dovevo alla tua maestà non ho adempito. Confesso perciò
giustamente essere oppresso dagli atrocissimi dolori per la poca carità usata al mio
prossimo. Condona tu la mia debolezza. Deh! fa’ però che io non perisca più scevro
d’ogni umano soccorso come una belva ». Dio ammirabile, che non abbandona i
servi suoi, con una piccola nuvoletta covrì la porta del tugurio, ed ai piedi del Santo
infermo scaturì un rivello d’acqua, ove lavatosi e refrigeratosi si sentì alleviato da quei
dolori atrocissimi.
Presso al tugurio di rifugio del Santo i poderi vi erano del ricco Sig. Gothardo, dedito
alla caccia. Un di lui cane mattina e sera prendevasi da la tavola del padrone un panello,
e correndo il portava al nostro infermo. Ciò suscitò dela curiosità e, tenutoglisi dietro,
si vide il quasi prodigio.
Il Gothardo, accostatosi al pellegrino e scortolo appestato, s’allontanò; ma rientrato
in sé al riflesso che un’anima irragionevole usato aveva atti di umanità, tornò al Santo
e gli protestò che abbandonato non l’avrebbe se veduto non l’avesse ristabilito.
Frattanto però, il cane non più recando il consueto pane, S. Rocco persuase al
Gothardo d’andarsi cercando per carità in elemosina nella Città, onde così all’umiltà
esercitarlo. Con ripugnanza, perché conosciuto opulento, ma ubbidiente trascorse la
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Città e, da tutti con beffe e rimbrotti qual dissipatore vizioso scacciato, due soli pani
ottenne in carità.
Il dì seguente il Santo riportossi a Piacenza, perché ristabilito alquanto, ed all’ospitale
si diresse a soccorrere gl’infermi, sanandoli con la Croce, del pari che eseguiva per la
Città, e la sera al suo tugurio si ricoverava.
Mossi quei cittadini ai prodigi lo seguivano, encomiando le di lui virtù prodigiose.
Tra questi applausi una voce udì, pretesa celeste, che alla sua patria lo richiamava. Il
Gothardo, che era stato sorpreso e sanato dalla peste, alle ammonizioni del Santo di
menare una vita solitaria e perché non gli riuscisse di tedio ne’ primi giorni, seco lui
si trattenne per altro poco di tempo. Pria d’accomiatarsi fra loro, il Santo gli diede de’
saggi spirituali avvertimenti; indi per la volta della Francia incamminossi.
Bollivano nella Provenza dilaceranti fazioni e guerre, allorché S. Rocco tornò a
Mompelieri, sua patria e dominio. Al consueto andatosene in Chiesa, ma come spia
arrestato, all’abito meschino e per lo squallore del volto da niuno ravvisato, condottolo
dal zio, lo richiese chi fosse. «Peregrino servo di Gesù Cristo», rispose, e lo pregò che lo
lasciasse proseguire ne’ suoi desideri di servire Dio. Il Principe, da sì generiche risposte
confermatosi nell’idea che fosse un esploratore, ordinò che fosse racchiuso in tetra
prigione. Il Santo implorò il celeste aiuto a tolerarne paziente i disagi di quel luogo
d’orrore. Per anni cinque vi menò una vita penosissima e mortificata.
Sentendosi presso a morte, chiese in carità di darglisi un Sacerdote a conciliarsi con
Dio e comunicarsi. Nell’entrare il Sacro Ministro vide nel di lui volto un lume celeste
che al Principe narrò, e che tenuto aveva in prigione un uomo colmo di virtù. Si sparse
di ciò la voce nella Città e corse ogn’uno al carcere per vederlo.
Frattanto il Santo, oppresso dall’infermità e da patimenti, preso come da un sopore,
udì una voce celeste che lo invitava alla gloria, e che chiesto avesse da Dio per sé e per
altri la grazia che desiderava. Tutta fiducia nel sangue preziosissimo del Redentore e sua
passione, implorò la sua eterna salvezza, e col patrocinio di Maria Santissima e degli
altri Santi a degnarsi il buon Dio di conservare, proteggere, difendere i suoi divoti dal
morbo pestilenziale.
Prostrato lungo al suolo, volti gli occhi al Cielo, composte modestamente le membra,
rese l’anima santa al suo Dio.
Celesti splendori si videro nelle carceri, ed una tavoletta vi si rinvenne (taluni dicono
scritta a caratteri d’oro, ma la fede resta appo loro) nella quale si leggeva: “Peste laborantes
ad Rochi patrocinuim confugientes contagionem illam truculentissimam evasuros”. Il
tutto di nuovo al Principe riferitosi, ordinò che con pompa solenne trasferito si fosse
il sacro cadavere nella Chiesa.
Era ancor vivente la madre del Santo, ed all’udire il nome di Rocco disse: «Questi è
mio figlio», e portatasi in Chiesa lo riconobbe e viepiù si certificò all’indelebile segno
della Croce nel petto. Amaramente si dolse dell’asprezza usatagli dall’istesso suo zio.
Questi però, a risarcirne gli oltraggi usatigli in vita, ordinò che si eregesse sontuoso
tempio al di lui nome, giacché i popoli concorsi qual Santo l’acclamarono, e si ordinò
celebrarsene la memoria della preziosa sua morte a XVI Agosto avvenuta nel 1327.
T. Bartoletti, Opuscoli sacri, Ms. ined., 1831, vol. II, pp. 91 sgg.
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S. LEUCIO
di Giovanni Sorge
Visse nella seconda metà del IV secolo al tempo dell’imperatore Teodosio I, quando
alla nascente Chiesa cristiana, cessate ormai quasi del tutto le persecuzioni, si rese
possibile svolgere molto più intensamente e proficuamente che in precedenza l’attività evangelizzatrice. Fu vescovo prima ad Alessandria d’Egitto, sua città natale,
poi a Brindisi. Fornito di profonda dottrina e animato da zelo apostolico, si dedicò
instancabilmente, oltre che al governo delle comunità ecclesiali da lui presiedute, soprattutto alla predicazione della nuova fede, guadagnando ad essa – in terra d’Africa
e ancor più in Italia – innumerevoli proseliti.
San Leucio visse la sua vita terrena tra il 350 e il 400 d.C. […] nel tempo in cui
l’Impero appartenne a Teodosio I il Grande e sulla cattedra di Pietro sedettero successivamente Papa Giulio, Papa Liberio, Papa Damaso, Papa Siricio.
La nascita di San Leucio avvenne – in un anno rimasto imprecisato – nella città di
Alessandria d’Egitto […], da genitori cristiani.
Suo padre Eudecio e sua madre Eufrodisia diedero al neonato il nome di Euprescio.
Il fanciullo Euprescio, più che dalla madre – che morì appena dieci anni dopo -, fu
educato dal padre che, ritiratosi nel cenobio del Beato Ermete, provvide, come meglio
gli fu consentito, alla formazione cristiana del figlio.
La bontà e la cultura di Euprescio cominciarono a contraddistinguersi fra giovani
amici e condiscepoli, che ben presto appresero a preferirlo e stimarlo anche perché
attratti dallo spirito della sua genuina umiltà, dall’esercizio di sua carità e dall’intelligente
approfondimento delle Sacre Scritture.
Morto Niceto, abate del monastero, Euprescio, ancora giovane di appena 18 anni,
fu designato a succedergli: egli respinse la unanime designazione, in ciò incoraggiato e
sollecitato specie da suo padre. Per sette anni ancora quei monaci preferirono di rimanere senza abate, ostinandosi – nel trascorrere del tempo – a richiedere Euprescio come
guida e invocandolo ripetutamente come loro capo e superiore. Euprescio insisteva nel
rifiuto dichiarando la sua incapacità personale e, non essendo ancora monaco, né annoverato tra gli ecclesiastici, prospettava anche la impossibilità giuridica a poter essere
validamente e lecitamente eletto abate e, quindi, superiore e padre spirituale dei tanti
cenobiti raccolti nell’eremo di Sant’Ermete.
Di certo il nome di Euprescio fu sostituito da quello di Leucio. […] Il cambiamento di nome ci fu, ma le circostanze restano oscure ed hanno assunto caratteristiche
leggendarie. Potrebbe azzardarsi l’ipotesi che il cambiamento di nome coincise con
l’ingresso solenne di Leucio, nella qualità di monaco, nel monastero, o addirittura con
la sua ordinazione sacerdotale.
[…] Euprescio, divenuto Leucio, “portatore e diffusore di luce spirituale”, fu sacerdote ed evangelizzatore zelante nella sua città di Alessandria, fu monaco ed abate
illuminato e sagace nel suo monastero, fu uomo di Dio raggiungendo anche il carisma dei miracoli e operando, in maniera particolare, contro lo spirito del male, le sue
manifestazioni diaboliche, le ossessioni e le passioni. Erano questi i “segni” prodigiosi
che accompagnavano e, ovviamente, valorizzavano e confermavano la predicazione e
l’opera di evangelizzazione, nel mondo ancora pagano di Alessandria, del giovane monaco e abate, esperto in dottrina, prudente ed esemplare in condotta, consacrato alla
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preghiera e al servizio divino, preparato e pronto per ulteriori e più onerosi impegni
cui la Provvidenza l’avrebbe destinato.
Dotato di tante preclare virtù, il monaco Leucio fu vescovo. Dapprima e temporaneamente soggiornò in Alessandria per presiedere la comunità cristiana di quella città
rimasta orfana del Padre e Pastore, il vescovo Beato Filippo, ucciso a seguito di una,
anche se momentanea, recrudescenza persecutoria. Fu il Beate Eleno, vescovo della
Chiesa di Eliopoli, che per la morte del vescovo Beato Filippo raggiunse Alessandria
[…] e, dopo aver ascoltato i pareri della comunità ecclesiale alessandrina, prese atto della
comune convinzione che il migliore successore del vescovo Beato Filippo non potesse
essere altri che il monaco Leucio, abate di Sant’Ermete, e lo ordinò vescovo.
[…] Secondo il pensiero umano – spesso non collimante con quello divino – San
Leucio poteva apparire, essere e riuscire il Pastore ideale della città di Alessandria,
eppure la Provvidenza guardava al vescovo Leucio preconizzandolo e preparandolo
ad una attività pastorale da compiersi altrove e a favore di altri popoli e di altra gente.
[…] Lo Spirito di Dio che “spirat ubi vult“ assegnava a Leucio la missione di essere
vescovo della Chiesa di Brindisi. Dall’Egitto Leucio era chiamato in Italia; dalla città
di Alessandria a quella di Brindisi.
Ultima premura di Leucio, prima di lasciare definitivamente la sua terra, fu quella di
assicurare alla comunità cristiana alessandrina la presenza paterna e l’attività pastorale
di un nuovo vescovo, conferendo la sacra ordinazione episcopale al diacono Severo,
fratello della Beata Eugenia.
[…] Una stragrande moltitudine, in inconsolabile pianto, accompagnò Leucio al
porto e tutti capirono e si resero conto che Leucio, uomo di spirito e di vita virtuosa,
non poteva opporsi al disegno, né trascurare il comando del Signore.
E Leucio partì. L’avventurosa vicenda della navigazione durò quindici giorni […].
Dopo una sosta a Otranto, con altra nave Leucio approdò a Brindisi […].
Dalle prime informazioni assunte “in loco”, il vescovo venne a sapere che gli abitanti
di Brindisi e delle località limitrofe erano ancora e in larghissima maggioranza pagani,
adoratori del sole e della luna.
[…] Nel ministero pastorale, e specificatamente nell’attività evangelizzatrice di Leucio, vescovo di Brindisi, vediamo confermate le parole di Gesù: “andate, fate diventare
miei discepoli tutti gli uomini del mondo” e “nella vostra missione sarete accompagnati
e confermati da segni e fatti prodigiosi”. Leucio dissodava il terreno, il Signore dava
incremento; il paganesimo, anche in terra brindisina, lentamente retrocedeva, mentre
il cristianesimo progressivamente avanzava.
[…] Si accostavano a lui coloro che desideravano essere evangelizzati, e Leucio vescovo
cercava di illuminarli e convincerli, con ogni zelo, ad avvicinarsi, ad affacciarsi almeno
alla porta della nuova Chiesa, poi …l’opera si sarebbe completata e perfezionata con
la richiesta libera ed esplicita di essere definitivamente introdotti nella nuova fede, di
essere battezzati e circonfusi della luce di grazia e di santità proveniente dallo Spirito
Santificatore, per il tramite del ministero episcopale esercitato da Leucio vescovo.
Con queste premesse, non reca meraviglia il fatto trasmesso dalle antiche memorie
per cui, a seguito dell’opera evangelizzatrice di San Leucio, ben diciassettemila furono
i Brindisini che, abiurando ogni forma di idolatria, aderirono alla nuova fede, chiesero
il battesimo e, a ricordo di tale solenne e collettiva conversione, innalzarono un tempio
dedicato alla Vergine Maria e a San Giovanni Battista proprio nella località dove fu loro
amministrato il sacramento del battesimo.
Così, come Cristo Signore si era comportato facendo seguire cenni prodigiosi e
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miracolosi alla parola che Egli predicava ed annunziava, parimenti anche il santo vescovo Leucio dava conferma e valore alla sua catechesi accompagnandola con prodigi
ed interventi straordinari.
Ancor oggi, nelle località dove la devozione verso San Leucio è viva e praticata, permane la consuetudine di far ricorso al Santo, invocandone la particolare intercessione
presso Dio per ottenere la pioggia o il sereno (“ad petendam pluviam … ad petendam
serenitatem”) nelle alterne vicende delle necessità naturali.
Questa consuetudine antica ha origine proprio nel “miracolo della pioggia” attribuito
all’intercessione di San Leucio. Il santo vescovo era da poco approdato al lido brindisino
e stava iniziando il suo pastorale ministero fra gli abitanti di quella terra, allorché fu
chiamato da Antioco, prefetto della città. Accolto con deferenza e dignitosamente nel
palazzo del prefetto romano, Leucio si sentì dare ampia promessa di libertà di lavoro ai
fini della eventuale conversione del popolo alla nuova religione, a patto che desse una
prova di potenza del Dio che egli era venuto a predicare. […] “Sono due anni – disse
il prefetto romano al vescovo – che non piove più e la terra nostra soffre terribile siccità. Se tu ci otterrai dal tuo Dio la pioggia ristoratrice, noi ci convertiremo”. […] Il
miracolo avvenne; l’acqua copiosa saziò non solo le regioni brindisine e limitrofe, ma
anche quelle più distanti e lontane. Leucio poté continuare a lavorare liberamente per
meglio curare la nascente comunità cristiana nella città di Brindisi ed estendere sempre
di più gli influssi benefici del suo zelo pastorale.
[…] Oltre il prodigio della pioggia, diversi sono stati gli interventi attribuiti a San
Leucio a favore degli ossessi e degli indemoniati. I documenti antichi fanno esplicito
riferimento alla liberazione di un etìope dallo spirito cattivo: fatto, questo, che contribuì
a garantire e qualificare la spirituale missione del vescovo Leucio.
[…] Oggi, la intercessione di San Leucio è invocata dal popolo cristiano devoto a
lui per ottenere il dono dell’abbondanza delle virtù teologali: -“Deh! c’impetra dal Signore fede, speme e carità” -, e la particolare assistenza e il suo conforto nelle malattie
polmonari e nelle pleuriti.
Dopo aver confermato nella fede (“in fide et doctrina perfectius”) gli abitanti di
Brindisi, il santo vescovo, ricco di tanti meriti e meritevole di altrettanta gloria, si addormentò in pace nel Signore allo scadere del IV secolo. Gli storici e i ricercatori sono
ancora all’opera per precisarci l’anno della morte. I Brindisini provvidero a seppellire le
sue spoglie erigendo una chiesa sul posto dove, alcuni anni prima, il santo vescovo era
approdato, mettendo piede per la prima volta nella terra di Brindisi. Il suo successore
dedicò al di lui santo nome quella chiesa.
La sua tomba si trasformò presto in altare e quella tomba–altare fu presto resa gloriosa
con lo splendore di nuovi miracoli, ancor più di nuove conversioni.
G. Sorge, San Leucio Protettore della città di Atessa, Tipolitografia Caporale, Atessa 1987, pp. 8 sgg.
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S. EMIDIO
di Guido Lucidi
Martire originario della Gallia Belgica, vissuto nella seconda metà del III secolo.
Appartenente a famiglia pagana, dopo essersi convertito al cristianesimo lasciò la
natia città di Treviri e si portò a Milano, dove fu ordinato sacerdote. Per sottrarsi alle
persecuzioni si trasferì poi a Roma, dove ricevette la consacrazione episcopale dal
papa, che lo inviò ad Ascoli Piceno a predicarvi il Vangelo. Qui riuscì, con la santità
della sua vita oltre che con l’efficacia della sua parola, a convincere quasi tutta la
popolazione ad abbandonare il paganesimo e ad abbracciare la nuova fede. Subì il
martirio a meno di trent’anni di età.
S. Emidio, Protettore contro il flagello del terremoto, nacque in Treveri della Gallia
verso l’anno 273 dell’era volgare da nobili e ricchi genitori idolatri.
Fin dai più teneri anni, alieno dai puerili trastulli, diede prove di grande inclinazione
alla virtù e al sapere. Affabile, modesto e studioso, si guadagnò ben presto la stima non
solo dei maestri, ma ancora dei compagni e conoscenti.
Compiuti con successo gli studi, nell’età di 23 anni fu dai genitori istigato a cingere
la spada, ascrivendosi alle milizie romane, e a congiungersi in matrimonio con nobile
e virtuosa donzella; ma ben diversamente aveva disposto di lui la Provvidenza. Infatti,
incontratosi un giorno con due cristiani e attaccata disputa sulla veracità della religione
di Gesù Cristo, rimase talmente convinto dalle loro argomentazioni, che si dichiarò
anche lui cristiano.
I genitori tentarono ogni via per richiamarlo dalla presa risoluzione e ricondurlo
all’idolatria; ma invano. E per evitare le loro moleste persecuzioni, Emidio fuggì dalla
casa paterna e con tre compagni – Euplo, Germano e Valentino – si diresse verso l’Italia,
ove appunto la voce del Signore lo chiamava.
Dopo vari giorni di faticoso viaggio giunse a Milano; […] S. Materno, Vescovo di
quella Metropoli, scorgendo in Emidio un Apostolo degno e capace di propagare e
difendere la religione cristiana, lo ordinò Sacerdote.
Elevato a così alta dignità, incominciò tosto nella stessa Milano ad esercitare il ministero della sacra predicazione; e, stante il suo zelo instancabile e la sua carità ardente
accompagnata da prodigi, in poco tempo aggiunse a quella cristianità nascente più
migliaia di fedeli.
Per questo fu perseguitato dai pagani; e allora, anche per consiglio di molti che lo
desideravano salvo per il bene della Chiesa, partì da Milano e si recò a Roma.
Roma nel secolo III, se era il centro della grandezza e del potere umano, era pure il
teatro della corruzione e della tirannia; ciò nonostante Egli si diede a combattere ogni
vizio e superstizione per concorrere dal canto suo alla dilatazione del regno di Cristo.
Infatti, con una vita esemplare, con una predicazione sovrumana, con miracoli strepitosi […] convertì migliaia d’idolatri, compresi i Sacerdoti del dio Esculapio.
Ma le persecuzioni più fiere non gli mancarono. Poi, avvisato da un Angelo, si
condusse ai piedi del Sommo Pontefice San Marcellino, che viveva nelle catacombe,
dal quale, consacrato Vescovo, fu inviato coi suoi compagni in Ascoli a predicarvi il
Vangelo. La consacrazione avvenne nel dicembre del 299 d.C.
[…] Durante il viaggio evangelizzò parecchi paesi e città dell’Abruzzo, ove abbatté
templi e statue degli dei, guarì molti infermi oppressi da malattie incurabili e guadagnò
13
una moltitudine di persone al gregge di Gesù Cristo.
Nel gennaio del 300 eccolo in Ascoli, città allora popolata, ricca e potente, Metropoli del Piceno e residenza del Prefetto, ma centro della superstizione e licenza
pagana.
Come fu presso le mura, un improvviso e straordinario terremoto ne annunziò
l’arrivo, spaventando i cittadini e abbattendo le statue degli idoli, come era avvenuto
in altri luoghi da lui evangelizzati.
Entrato in città, venne accolto da alcuni patrizi, a cui la fama dei miracoli e delle sue
virtù era giunta; ed Egli, ripieno di quello zelo che aveva infiammati i primi Apostoli,
si accinse coi suoi compagni ad eseguire il mandato del Pontefice. Quante conversioni
al cristianesimo fin dai primi momenti compì in questa parte del Piceno! Ascolani e
forestieri in gran numero, presi più dalla santità della sua vita che dall’efficacia del suo
dire, dall’idolatria passarono alla religione predicata da Emidio.
[…] Polimio, rappresentante dei Cesari, non tollerava che in Ascoli, sede e centro
del governo, prendesse radice il culto cristiano sulle rovine del paganesimo; perciò si
valse di ogni mezzo per arrestarne lo sviluppo. Tentò di far desistere il Santo Vescovo
dalla sua predicazione primieramente con minacce, poi con promesse, quali il favore
degli Imperatori, alti uffici civili e persino le nozze con la propria figlia Polisia; ma
tutto indarno! Poiché Emidio, dispregiando le stolte profferte, proseguì con ardore il
suo apostolato.
[…] Nel breve spazio di tempo – tre anni circa – che stette in queste contrade, il
Santo Vescovo distrusse quasi interamente il paganesimo e condusse la maggior parte
degli abitanti al culto del vero Dio.
Polisia, la nobile e colta figlia del Prefetto Polimio, anch’essa fu convertita e battezzata insieme a gran moltitudine di cittadini […]. Alla notizia inaspettata del battesimo
di sua figlia, Polimio si accese di fiero sdegno e, senza frapporre indugio, condannò
Emidio a morte.
Il Santo Pastore né si sgomentò né si nascose, pronto a dare la vita per il suo popolo.
Perciò dai soldati con facilità fu preso e condotto al luogo del supplizio […].
Prima di piegare il capo alla scure, levò i suoi occhi al cielo, raccomandò il suo spirito a Dio e, alzata la destra, benedisse alla sua Ascoli prediletta e in modo particolare
a quei figli che, lacrimosi e tremanti, assistevano al sacrificio del loro Padre. Poi sereno
e tranquillo attese il colpo che gli recise il capo!
[…] Il Diacono S. Valentino, che fu compagno indivisibile del Santo e ne scrisse gli
atti della vita e del martirio per incarico di S. Melchiade Papa, chiude la sacra narrazione con queste parole: «Il Santo Martire Emidio, Vescovo Metropolitano della città di
Ascoli, Gallo di nazione, nobilissimo per sangue, illustre per dottrina ed esemplarissimo
per i suoi casti e angelici costumi, morì nella città suddetta ai 5 di Agosto del 303, di
anni 30, mentre Polimio vi aveva la carica di Procuratore imperiale».
Il corpo di S. Emidio in tempi assai posteriori – nella metà del secolo XI – fu trasportato nella Cattedrale Basilica, ove è venerato non solo dagli Ascolani ma anche dai
forestieri, i quali vi accorrono da varie contrade per ottenere da Dio la liberazione dal
flagello del terremoto, mediante i meriti e la intercessione del Santo.
G. Lucidi, Il mese di S. Emidio V. e M., Protettore contro il flagello del terremoto, con biografia,
altre preghiere al Santo e varie pratiche di pietà, Tipografia E. Tassi, Ascoli Piceno 1930, pp. 9 sgg.
14
Capitolo II
LE ORIGINI DELLE FESTE PATRONALI
L’ISTITUZIONE DELLA FESTA DI S. ROCCO
I festeggiamenti esterni in onore di S. Rocco, istituiti dal Consiglio Comunale con
delibera del 7 agosto 1718, derivarono la loro origine dai sentimenti di devozione
e gratitudine già allora profondamente radicati nell’animo degli Atessani per questo Santo al cui patrocinio tante volte essi, nei secoli precedenti, si erano affidati in
occasione di eventi calamitosi, specialmente durante l’imperversare delle ricorrenti
epidemie di peste.
Con l’atto deliberativo predetto il Parlamento cittadino proclamava il Santo di Montpellier comprotettore di Atessa (accanto a S. Leucio, protettore da tempo immemorabile), implorandone l’intercessione presso Dio perché la popolazione atessana
fosse soccorsa in tutte le sue necessità e, in particolare, fosse liberata perennemente
dal flagello della peste. Disponeva, inoltre, che il 16 agosto, giorno di S. Rocco nel
calendario liturgico, venisse considerato festa di precetto, da celebrarsi con solennità,
impegnandosi – a tutela del buon esito dei festeggiamenti – a concorrere alle relative
spese con un contributo finanziario annuo.
La nuova festa si collocava, così, a ridosso di quella di Maria SS. Assunta, dalle origini
remotissime, celebrata annualmente il 15 agosto da tutta la Chiesa universale e da
questa annoverata fra le ricorrenze più significative.
1880
1899
15
La deliberazione consiliare del 7 agosto 1718, atto di nascita della festa di S. Rocco.
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Signori miei, ricordo alle Signorie Vostre di correre il tempo in cui si sperimentano giustamente li castighi di Dio, come di continue scosse di terremoti,
conforme sanno, e di gravissime infermità quasi epidemiche, ne’ luoghi
convicini del Regno e nostra Provincia, standone sin hora per special gratia
di Dio e del glorioso Santo Rocco lontana questa nostra terra da ogni malore,
onde siamo in obligo di ricorrere alla protettione del detto glorioso Santo
Rocco, con dichiararsi Protettore di questo Publico ed esporsi supplica ai
Superiori Ecclesiastici acciò il giorno della sua solennità si reputi festa di
precetto per maggior veneratione e devotione dovuta ad un tanto Santo; e
perché sanno che alcuni devoti con la cura delle carità ritratte hanno rinovata
la sua Cappella, a solennità della sua festa, il che attesta ancora la povertà
della medesima per le correnti cause de’ passati procuratori, sarebbe di gran
caritativa aggiunta, a maggior decoro della festa sudetta, un pio soccorso da
destinarsi annualmente dalle Signorie Vostre con le loro bontà.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
In quanto a detto capo, è stato da tutti risoluto unanimiter, a pari voto, che
debbia dichiararsi, conforme con la presente publica risolutione si dichiara,
per Protettore di questa nostra Università il glorioso Santo Rocco, la di cui
Cappella sta eretta dentro la chiesa del suo titulo connessa al Convento del
Carmine di questo luogo, implorandosi per tutti universalmente il celeste
aggiuto, e particolare protettione del medesimo nostro Santo avocato in
tutti li bisogni, e particolarmente la gratia di liberarci in perpetuo dal castigo della peste ed altri morbi perniciosi, tanto huomini quanto animali,
dandosi la facoltà alli magnifici officiali di governo di supplicare li Superiori
Ecclesiastici per la determinatione precettitia nel giorno della sua festa in
questo paese, e per la solennità da farsi anno anno l’Università contribuisca
docati 10 annualmente, con dispendersi in quel giorno festivo a maggior
veneratione del detto Santo publico protettore.
*
*
*
Non poche calamità afflissero la nostra Provincia nel 1718 per le continue scosse de’
terremoti, epidemie mortali, dalle quali Atessa era esente, e per tal motivo fu risoluto
in parlamento generale de’ 7 agosto dichiararsi S. Rocco come Protettore, e la festa
giorno di precetto, ed ottenersi da’ superiori Ecclesiastici con suppliche la sanzione,
che venne prescritta e determinata.
T. Bartoletti, Biografia degli uomini illustri atessani, P.Tizzano, Napoli 1836, p. 208.
16
LE ORIGINI DEI FESTEGGIAMENTI ESTERNI IN ONORE DI S.LEUCIO
Il giorno di S. Leucio, da sempre riconosciuto e venerato dagli Atessani come il loro
patrono per eccellenza, nel calendario liturgico cade, come si sa, l’11 gennaio, nel
cuore dell’inverno.
In questo giorno, anticamente, veniva tutti gli anni celebrata nella nostra Città, in
forma solenne, la festività in suo onore, ma per evidenti motivi di carattere climatico
(le condizioni del tempo proibitive in pieno gennaio) essa assumeva una connotazione esclusivamente religiosa, rimanendo quasi totalmente confinata all’interno delle
chiese e degli altri luoghi di culto, con scarsi riflessi all’esterno, per le vie e nelle
piazze cittadine.
Fu soltanto intorno al 1760, quando ormai da tempo si celebrava la festa di S. Rocco
e prima che si desse origine a quella di S. Emidio, che i nostri antenati si posero il
problema di dedicare anche al loro protettore principale festeggiamenti esterni, problema al quale diedero soluzione fissando la nuova festa in onore di S. Leucio al 17
agosto e quindi sovrapponendola e abbinandola a quella di S. Rocco.
E poiché la stessa data del 17 agosto venne poi scelta anche per un evento di particolare
importanza per la chiesa di S. Leucio, la “Consacrazione Solenne” celebrata in Atessa
nel 1857, noi oggi possiamo dire che, se ogni anno festeggiamo esternamente il nostro
protettore in questa data, ciò avviene non solo per la già detta ragione di convenienza
pratica (le condizioni climatiche favorevoli garantite dalla stagione estiva), ma anche
perché il 17 agosto è il giorno in cui ricorre l’anniversario di quell’avvenimento.
S. d.
1890
17
Preghiera a S. Leucio (da un opuscolo del 1964, “regalo spirituale” del prevosto
Giuseppe Pili ai fedeli di Atessa).
O inclito Vescovo della Cattolica Chiesa, o nostro glorioso S. Leucio, se tra le
vicende di questo mondo corrotto ed i bisogni di questa misera vita l’appoggio ed il
sostegno di un popolo altro non è che la valevole protezione di un personaggio del
Cielo, noi abbiamo il vanto, la gloria di riconoscere Voi tra i santi a nostro special
Protettore. Sì, noi fummo tutti alla Vostra tutela affidati. Siete Voi il custode ed il
difensore amorevole di questa nostra Patria, che per esserVi grata e riconoscente a
Voi innalzò Tempio, Simulacro, Altare, e non cessa né cesserà giammai di venerarVi
ed a Voi ricorrere in ogni tempo, in ogni necessità.
Voi dunque, che foste lo specchio di ogni virtù, la guida delle anime, propagatore
esimio del Vangelo, deh ! abbiate cura e pietà di noi che gemiamo tra i perigli di questa
valle di lagrime. Voi che ben vedeste quali siano le nostre sventure, le nostre urgenti
e continue necessità, abbiate sempre sopra di noi fisso e benigno lo sguardo, come a
Vostri devoti figli, mentre gli occhi di tutti a Voi sono rivolti, ed in Voi ciascun di
noi ripone dopo Dio sua speme e fiducia.
Benedite noi, benedite i nostri fratelli assenti e lontani dal focolare domestico. Scampateci dai pericoli, dai disastri, dai mali. Allontanateci i flagelli dell’ira del Signore.
Impetrateci le beneficenze, gli aiuti e le grazie necessarie a salvarci, acciò possiamo
raggiungerVi nella gloria celeste e Così Sia.
G. Pili, S. Leucio Vescovo e Confessore, Protettore della Città di Atessa, Atessa 1° gennaio 1964.
L’ISTITUZIONE DELLA FESTA DI S. EMIDIO
Nel 1783 la nostra Città fu investita da un violento sommovimento tellurico propagatosi in particolare dalla Calabria, dove il terremoto ebbe il suo epicentro. All’udire “il
rimbombo dell’ira di Dio”, scrive il Bartoletti, fu tale lo spavento della popolazione che
gli amministratori comunali nell’adunanza consiliare del 22 aprile, accogliendo anche
i suggerimenti di un predicatore venuto per la quaresima, deliberarono di eleggere S.
Emidio a secondo comprotettore di Atessa, confidando fermamente di ottenere per i
suoi abitanti la grazia di essere preservati per sempre dai danni del terremoto. Nello
stesso pubblico Consiglio fu anche deciso di onorare il nuovo compatrono con una
festa esterna, da solennizzarsi il 18 agosto di ciascun anno, con una posticipazione –
per un’ovvia esigenza di accorpamento con le feste di S. Rocco e S. Leucio - di pochi
giorni rispetto a quello (5 agosto) consacrato a S. Emidio nel calendario liturgico.
La deliberazione consiliare del 22 aprile 1783, atto di nascita della festa di S. Emidio.
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
[…] per causa dell’intesi terremoti si è proposto dal Predicatore Maccione di
doversi fare l’esposizione del Santissimo Sagramento in ogni sera, e farsi in
ogni anno la festa del glorioso S. Emidio, e prendersi da questa Università
per comprotettore; onde risolvino loro signori se devesi ciò eseguire.
18
Risoluzione approvata dall’Assemblea
E da tutti li signori Parlamentarii unanimiter et nemine discrepante è stato
risoluto che si facci detta esposizione del Santissimo Sagramento in ogni sera,
e farsi la spesa della cera ed incenzo a conto di questa Università ed anche la
festività di detto glorioso S. Emidio con prendersi per comprotettore, per
cui si è nominato ed eletto per Procuratori Giacomo Buccione e Vincenzo
Rancitelli, affine questi vadino questuando e col ritratto si facci detta festa
con pompa, e mancando si abbia a supplire da questa Università, acciò
venga questo nostro luogo da detto glorioso Santo protetto, e ci liberi dal
terremoto, e si faccia detta festività nel dì dieci otto agosto di ogni anno, che
viene a ricadere sussecutivamente alla festività dell’altri nostro protettore e
comprotettore S. Rocco e S. Luzio.
*
*
*
Sarà di perpetua ricordanza gli orribili terremuoti che (nel 1783) desolarono le Calabrie signatamente e risentite le scosse anche in questi luoghi nostri. Spaventato ognuno
all’udire il rimbombo dell’ira di Dio, per placare la sua giustizia a non scagliare sopra
la nostra Patria cotanto spaventoso flagello, nel Consiglio de’ 22 Aprile venne risoluto
introdursi e continuarsi la devozione della esposizione di Gesù Sacramentato la sera, e
somministrarsi dal Pubblico l’occorrente. Venne inoltre risoluto ed eletto in Comprotettore della Patria l’invitto glorioso Martire di Gesù Cristo S. Emidio, e stabilito il dì
18 di Agosto per sollennizarsene la festevole commemorazione.
T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, pp.1608-1609-1610.
1898
19
Capitolo III
CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL
SETTECENTO E DELL’OTTOCENTO
1768
Presente per la prima volta, nel 1768, una banda musicale alle nostre feste di mezz’agosto, quale espressione di gratitudine della cittadinanza per la grazia ottenuta da
S. Rocco e S. Leucio, avendo questi impedito il propagarsi in Atessa delle epidemie
manifestatesi nei paesi circonvicini. Successivamente la presenza delle formazioni
bandistiche nelle ricorrenze festive si sarebbe ripetuta con una tale continuità da
assurgere quasi a regola.
Erano corse in questo anno delle epidemie ne’ Paesi del contorno e mercé l’ajuto
del Comprotettore S. Rocco Atessa erane stata libera. A quest’oggetto, e per diverse
liti superate, fu risoluto sollennizzare le feste di S. Leucio e S. Rocco con molta pompa, anche con intervento di musica, essendo poco quello mai verrà fatto in onore de’
menzionati Santi.
T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, p. 1295.
1783
Una festa da celebrarsi nel migliore dei modi, quella del 1783, essendo stata Atessa,
più delle altre città, “esente dalli giusti castighi di Dio” grazie all’intercessione dei suoi
Santi Patroni. Tra le possibili fonti di reperimento del denaro occorrente, le offerte
dovute per opere di pietà e di beneficenza dagli affittuari dei beni comunali, il ricavato
delle questue e il contributo finanziario erogato annualmente dal Comune.
Delibera Consiglio Comunale 6 agosto 1783
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Si ricorderanno felicemente anche loro Signori che con altro Parlamento si
compiacquero loro Signori eliggere i Deputati per le Festività di S. Rocco,
S. Luzio e S. Emidio, e furono Ignazio Cinalli ed Angelo Spaventa, li quali
si offerirono di andare facendo anche la questua gratis a riserbo di quello
dover pagarsi per la vittura. È necessario ora che si divenghi all’elezione di
un altro Deputato Galant’Uomo, che facci le spese per detti Festi, giacché
crediamo non potere a detti Cinalli e Spaventa riuscire, come pure dire
se detto Deputato eliggendo debba fare le spese per sollennizzarsi con
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pompa e dove deve pigliare il denaro occorrente. Si degneranno adunque
di venire all’elezione di tal altro Deputato.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
Qual proposta letta, da tutti i Signori Parlamentarii intervenuti unanimiter
et nemine discrepante è stato nominato e rimasto eletto per Deputato di detti
Festi il Dottor delle Leggi D. Luzio Falcucci, il quale abbia a sollennizzare e far sollennizzare detti Festi con tutta la pompa possibile, servendosi
dell’aggiuto e opera delli sudetti Cinalli e Spaventa, dando a tal effetto a
detto Deputato eletto di potersi avvalere per sollennizzare detti Festi di
tutti li denari offerti e da offrirsi per elemosina in tutti gli affitti di questa
Università da divoti, delle questue ed anche delli ducati venticinque ammessi dallo Stato Discusso, e se mancasse anche sopra gli effetti avanzati
di questa Università, giacché la medesima più delle altre in questt’anno è
stata esente dalli giusti castighi di Dio per l’intercessione di li nostri Santi
Protettori.
1789
Festeggiamenti senza grandi pretese, nel 1789, preparati alla bell’e meglio, con mezzi
finanziari inadeguati, trovandosi il Comune “assai depauperato”.
Era venuto il Regio Primario per la revisione locale de’ territori di S. Amico, e
l’Università si trovava assai depauperata, e perciò fu risoluto non potersi in quest’anno
solennizzar tanto pomposamente le feste de’ Santi Protettori, come in passato, ma che
non mancassero i fuochi artificiali, le corse, musica bassa, ed una musichetta vocale
ristretta anche in Chiesa.
T. Bartoletti, Memorie per gli Annali di Atessa, 1815, Ms. ined., vol. II, parte III, pp. 1755-1756.
1790
Te Deum di ringraziamento, suono di tutte le campane e spari più fragorosi del solito, nelle feste patronali del 1790, in segno di giubilo per la nascita di un figlio dei
Reali di Napoli.
Delibera Consiglio Comunale 1° agosto 1790
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Si fa intendere a loro Signori che per il parto felicemente seguito con
prole maschile della nostra Sovrana, Dio guardi, vanno in giro gli ordini
acciò ogni Università vassalla coatesti l’intero giubilo per vedersi propa-
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gata la Famiglia Reale con delle feste, solenne Te Deum, sparo di mortali
e suono di campane; perciò risolvano loro Signori la maniera da tenersi
per adempire simile dovere.
Risoluzione approvata dell’Assemblea
Quale proposta intesa, da tutti senza menoma discrepanza si è risoluto che
gli attuali Signori Amministratori, dovendo far celebrare le feste de’ nostri
Santi Protettori, potranno prevalersi dello stesso incontro dei musici, banda
ed altro con accrescere lo sparo ed altre solennità a loro piacere, e così colla
maggiore possibile pompa rendere ai nostri Sovrani un tale dovere.
1793
Una festa sotto tono, nel 1793, a causa delle limitate disponibilità finanziarie del Comune. Esclusi dal programma delle manifestazioni, “non essendovi danaro bastante”,
i concerti bandistici.
Delibera Consiglio Comunale 4 agosto 1793
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Si propone a loro Signori, come è prossima la ricorrenza delle tre feste, cioè
S. Rocco, S. Luzio e S. Emidio, per la solennizzazione delle quali occorre
qualche spesa, ma siccome lo stato discusso per le due prime feste passa
solamente ducati venticinque, ed all’incontro ci troviamo colle spese delle
nuove strade e delle liti, specialmente col Barone di Policorno e Gran Contestabile Colonna, così sarebbe di bene di farsi con mediocre solennità. Si è
data la caparra per un solo arteficio, ora debbono risolvere loro Signori che
summa si debba erogare e dove si dovrà prendere, o pure se stimano mettersi sopra li nuovi affitti, ed all’effetto loro Signori devono pure risolvendo
eliggere uno o due deputati.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
Letta la proposta, si è risoluto e condiviso che si venda il poco orzo, farrone
ed avena dell’Università raccolto dai terraggi, il prezzo de’ quali uniti colli
ducati venticinque assegnati ed altra summa che si offrirà dagl’oblattori
degl’affitti de’ corpi di questa Università per carità, si faccino le feste, con
la solita pompa, eccettuata la musica per la quale occorrerebbe una spesa
grande, e non essendovi danaro bastante, s’impieghi li sudetti denari solamente, e non altro. A qual effetto si sono eletti per deputati D. Alessandro
Forchetti e D. Alessandro De Ritis.
22
1799
Nel programma dei festeggiamenti del 1799, oltre agli spari, ai fuochi d’artificio, alle
“illuminazioni di cera” e alle corse di cavalli, anche il canto quotidiano di un Te Deum
di ringraziamento per il ritorno dei Borboni sul trono di Napoli dopo l’invasione
francese e la breve vita della Repubblica Partenopea.
Delibera Consiglio Comunale 10 agosto 1799
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Si propone alle Signorie Vostre che si approssimano le feste de’ nostri Santi
Protettori, che sono solite celebrarsi nelli dì sedici, dicciasette e dieci otto del
corrente mese, e si debbono ancora fare li festini per la ripresa delle Piazze
di Capua e Gaeta. Sono pregate le Signorie Vostre a dire se si debbono fare
dette feste e dove prendersi il denaro.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
Ed intesasi questa proposta, da tutti l’infrascritti cittadini intervenuti si è
nemine discrepante risoluto di doversi fare le feste de’ suddetti Santi nostri
Protettori S. Rocco, S. Luzio e S. Emidio, colla solita pompa d’illuminazioni
di cera, messe a concorso, spari, artificii, corsa di cavalli e di ogn’altra bisognevola, con farsi nel medesimo atto li festini per tre giorni col canto del Te
Deum in ringraziamento all’Altissimo per la ripresa suddetta delle Fortezze
sunnomate; a’ qual effetto si è conceduto all’attual Signor Mastrogiurato
di poter fare da sé tutte le spese che occorrono per le descritte feste e festini
col prendere il denaro sopra li beni e rendite di questa Università con ricevere offerte si fanno a tal vuopo da affittatori de’ corpi di essa, dovendosi
tutte bonificare senza opposizione le dette spese in tempo che detto Signor
Mastrogiurato darà conto.
1806
Raccogliere le offerte, effettuare i pagamenti e render conto del proprio operato: queste
le incombenze assegnate ai Deputati delle feste. La probità, requisito indispensabile
per assolvere tale incarico.
Delibera Consiglio Comunale 27 luglio 1806
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Si propone a loro Signori che per la celebrazione delle feste de’ nostri Santi
Protettori e Comprotettori, solite a farsi in ogni mese di Agosto di ciascun
anno, si è sempre proceduto alla elezione de’ Deputati, li quali hanno avuta
la ingerenza d’introitare danaro, spenderlo per detta causa e quindi darne
conto ai Razionali nell’atto che gl’Amministratori danno anch’essi conto.
Or volendosi da noi adempiere a quella parte che si conviene ed essendo
prossima la ricorrenza delle suddette feste, vogliamo che si faccia una tale
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elezione in persone probbe.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
Intesa tale proposta unanimiter et nemine discrepante tutti i vocali intervenuti hanno eletto per Deputati li magnifici d. Ismaele Mastrocecco e
d. Francesco Saverio Cicaniglia, li quali abbiano ad introitare il denaro,
erogarlo per le dette feste e poi dar conto ai Razionali eliggendi, e non
altrimenti.
1823
L’elenco dettagliato delle spese preventivate per le feste del 1823. Le maggiori somme, oltre che per la banda e i fuochi d’artificio, anche per messe, addobbo di chiese
e processione.
Delibera Consiglio Comunale 3 agosto 1823
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Per le già prossime feste dei Santi Protettori sono disponibili ducati sessanta ammessi nello Stato di questo Comune. Desidero dalle Signorie
Loro il dettaglio dell’esito che dovrà farsene, onde riesca di soddisfazione
al pubblico.
Risoluzione approvata dall’Assemblea
A tale proposta il Decurionato desidererebbe che si facessero le seguenti spese
per sollennizzare le feste religiose de’ Santi Protettori a cura del Sindaco, cioè:
Per messe, paratura di Chiese e Processione ducati dieci, per cera otto ducati,
per Banda ducati venti, per tamburo e fischio tre ducati, per un migliaio
di botte ducati quattro e mezzo, ed i rimanenti ducati quattordici e mezzo
per un fuoco artificiale con altri due ducati e mezzo pagati spontaneamente
dal Sindaco e Decurioni.
1855
Per la nomina dei Deputati delle feste, necessari tre adempimenti burocratici:
1) la proposta dell’Amministrazione Comunale; 2) la superiore approvazione dell’Intendenza Provinciale; 3) l’accettazione degli interessati.
1) Proposta del Consiglio Comunale relativa alla nomina dei Deputati per l’organizzazione
delle feste (Delibera 15 ottobre 1855).
Proposta del Capo dell’Amministrazione Comunale
Signori. Facendosi più regolare che la deputazione per le feste de’ nostri
Santi Protettori sia anticipatamente nominata, onde provvedere a tutti i
24
bisogni inerenti a tale sollennizazione, prego le Signorie Loro di devenirne
alla correlativa proposta per rassegnarsi alla superiore approvazione.
Risoluzione approvata dell’Assemblea
Il Consiglio Municipale ha proposto a deputati delle feste religiose pel
venturo anno 1856 i seguenti individui:
D. Giacinto Iovacchini
D. Tito de Francesco
D. Nicola Ferri
D. Vincenzo de Ritis
D. Francesco Rancitelli
D. Girolamo Vaselli
2) Approvazione dell’Intendente della Provincia.
Atessa 23 Ottobre 1855
Al Signor Sottintendente del Distretto di Vasto
La deliberazione decurionale che ho l’onore trasmetterLe contiene la proposta dei deputati
per le feste religiose del venturo anno 1856.
La prego provocare la superiore approvazione.
Pel Sindaco impedito
Il 2° Eletto
Camillo Falcucci
*
*
*
Vasto il dì 29 Novembre 1855
Al Signor Sindaco di Atessa
Di risult’ al di Lei foglio de’ 23 Ottobre p.p., Le comunico l’approvazione del Signor Intendente della Provincia, della nomina de’ Signori D.Giacinto Iovacchini, D. Tito de Francesco, D.
Nicola Ferri, D. Vincenzo de Ritis, D. Francesco Rancitelli e D. Girolamo Vaselli a deputati delle
feste religiose che si andranno a celebrare in cotesto Comune nel vegnente anno 1856.
Il Sotto Intendente del Distretto di Vasto
3) Accettazione della nomina da parte dei Deputati prescelti.
Atessa 6 Dicembre 1855
Al Signor Sindaco del Comune di Atessa
Di rimando all’onorevole Sua del primo stante, ci onoriamo assicurarLa che ci adopereremo a tutt’uomo perché le feste de’ nostri Santi Protettori che ricorreranno in Agosto del venturo
anno riescano brillanti e di edificazione a questo pubblico.
PiacciaLe gradire gli attestati sinceri di nostra sentita stima.
I Deputati
Nicola Ferri
Vincenzo de Ritis
Tito De Francesco
Giacinto Iovacchini
25
1875
Festeggiamenti di insolita magnificenza annunciati dalla Deputazione per le ricorrenze di mezz’agosto del 1875, con luminarie, musiche, fuochi d’artificio, corse
di barberi (cavalli non montati), voli di palloni aerostatici, “generali allegrezze” e,
per i forestieri, “cortesi accoglienze”.
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Busto d’argento di S. Leucio,
custodito nel Tesoro della
Cattedrale. La statua, che
in origine constava solo del
capo e del petto, fu fatta
fondere a Roma, nel 1731,
dal prevosto Marcantonio
Leporini; in epoca successiva,
nel 1857, per interessamento
del prevosto Antonio Cozzi
essa fu portata a miglior
forma con l’aggiunta delle
braccia, del piviale, della
mitra e del pastorale.
1899
Una festa senza precedenti allestita nel 1899 in onore dei Santi Patroni – S.Rocco in
particolare - per bisogno di protezione contro il pericolo incombente di una probabile
recrudescenza della peste bubbonica. Ricco e vario, come mai in passato, il programma
predisposto dalla Deputazione: cinque bande, illuminazione a gas acetilene e addobbo
della Città, processioni e funzioni religiose di “maestosa solennità” con la presenza
di un panegirista di fama, mostra dei doni offerti ai Santi, spari e fuochi artificiali,
corse ciclistiche, tombole, cuccagne, voli di aerostati e fiaccolata finale.
27
28
Su un giornale dell’epoca – i 3 Abruzzi di Lanciano - , tre articoli dedicati alle feste
dei Santi Patroni di Atessa del 1899.
di intervenire, e finalmente al suono dei
sacri bronzi si chiuderà la festa la sera del 18
con grande fiaccolata e giro delle musiche
per le principali strade del paese.
Le lodi dei Santi in quattro panegirici saranno
recitate dal valente e forbito oratore Barone
Leopardi Canonico Teologo di Penne, che
in giovane età già profusi allori ha mietuti
in parecchie e rinomate Cattedrali.
Un grandioso locale per caffè fornito di
un’ampia terrazza, dove la genialità del nostro amico Signor A. Scalella saprà situare
quanto di più elegante e ricercato si possa
desiderare, sarà aperto al pubblico con servizio inappuntabile di liquori, bibite, granite e
gelati. A lui anticipati i nostri rallegramenti
e gli auguri di ottimi affari.
Ed ora il debito di modesto cronista non
m’impone altro dovere che quello di rendere un bravo di cuore alla scelta e solerte
Deputazione, composta in maggior parte
di giovani e volenterosi preti, che hanno
spiegato e spiegano tutt’ora tanta attività
e tanto zelo.
ATESSA (28 Luglio 1899) – Con inusitata
e solenne pompa quest’anno la nostra cittadinanza si accinge a celebrare le feste di
Agosto nei giorni 15, 16, 17 e 18.
Oltre la consueta e rinomatissima fiera,
che ha sempre richiamato da ogni dove
gran numero di forestieri, i quattro ricercati concerti musicali di Pianella, Foggia,
Torino di Sangro e Casalanguida, nonché
la nostra banda cittadina, dalle prime ore
del giorno fino a tarda sera rallegreranno
il paese, che in quei giorni assumerà un
aspetto del tutto nuovo.
Il corso, pari a galleria, sarà artisticamente
e splendidamente illuminato a gas-acetilene e ad olio sino a piazza Garibaldi, dove
l’intera facciata della Chiesa, ricoperta di
belli e svariati addobbi, sarà ornata di mille
lumi combinati con fina arte.
Quattro grandiose macchine pirotecniche verranno incendiate nelle quattro sere;
non mancheranno in ciascun giorno altri
svariati divertimenti, tra i quali notevoli
le corse ciclistiche, alle quali già provati
corridori della provincia hanno promesso
*
ATESSA – Ecco il programma delle feste
che avranno luogo nei giorni 14, 15, 16,
17 e 18.
GIORNO 14
Ore 5 pomeridiane. Inaugurazione della
festa col giro della banda cittadina. Vespro solenne e predica dell’Illustre Sacro
Oratore Rev. Don Concezio Barone Leopardi Canonico Teologo della Cattedrale
di Penne –
Ore 7. Funzioni sacre con musica alla
Cappella di Maria SS. dell’Assunta –
Ore 8. Suono di campane e spari.
GIORNO 15
Ore 6 antimeridiane. Giro delle bande
cittadina e di Casalanguida, diretta dal
i 3 Abruzzi, I° Agosto 1899.
*
*
Prof. Forchetti –
Ore 8. Trasporto della Statua di Maria
SS. dell’Assunta dalla sua Cappella alla
Cattedrale –
Ore 10. Messa in musica nella Chiesa di
S. Leucio –
Ore 4 pomeridiane. Giro delle musiche
per la città –
Ore 5. Vespro solenne e Panegirico dell’Illustre Sacro Oratore Barone Leopardi –
Ore 6. Tombole ed altri divertimenti popolari –
Ore 7 – 10. Concerti nelle piazze Centrale
e Garibaldi –
Ore 10,30. Incendio del fuoco pirotecnico
nella Piazza Garibaldi.
29
Ore 6 – 11. Concerti nelle piazze Centrale
e Garibaldi –
Ore 11,30. Incendio del secondo grandioso
fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi.
GIORNO 16
Ore 6,55 antimeridiane. Giro delle musiche
di Pianella, diretta dal Prof. Costantini, di
Torino di Sangro, diretta dal Prof. Avallone,
di Casalanguida e cittadina. Concerti nelle
pubbliche piazze –
Ore 10. Messa solenne nella Chiesa di S.
Rocco –
Ore 4 pomeridiane. Giro delle prenominate bande e dell’altra di Foggia, diretta
dal Prof. Cav. Amatruda –
Ore 5. Vespro solenne e Panegirico dell’Illustre Sacro Oratore Barone Leopardi –
Ore 6. Tombole, cuccagna ed altri variati
divertimenti –
Ore 6,30 – 11. Concerti nelle due principali
piazze della città –
Ore 11,30. Incendio del primo grandioso
fuoco pirotecnico nella Piazza Garibaldi.
GIORNO 18
Ore 6 – 9,30 antimeridiane. Giro delle
musiche per la città e concerti - Ore 9,30. Messa solenne con musica nella
Chiesa di S. Leucio –
Ore 10,30 – 12. Concerti nella Piazza
Centrale –
Ore 4 pomeridiane. Giro delle musiche
per la città –
Ore 5. Corse ciclistiche –
Ore 6. Grandiosa tombola –
Ore 6,30 – 11. Concerti nelle piazze Centrale e Garibaldi –
Ore 11,30. Incendio del fuoco pirotecnico
nella Piazza Garibaldi –
Ore 12. Chiusura delle feste con suoni di
campane, giro delle musiche per la città
con una brillante fiaccolata.
Già nello scorso numero fu pubblicato il
programma completo: non resta quindi
che a sperare nel numeroso concorso di
gente, che troverà certo quell’ospitalità
tradizionale che aggiungerà attrattiva nuova
alle moltissime che la commissione organizzatrice promette per le prossime feste.
E le promesse saranno tutte mantenute
– DOMENICO FERRI
GIORNO 17
Ore 6 – 10 antimeridane. Giro delle musiche per la città e concerti nelle pubbliche
piazze –
Ore 10. Messa solenne con musica nella
Cattedrale e Panegirico dell’Illustre Sacro
Oratore Barone Leopardi –
Ore 11,30. Solenne processione delle Statue
dei Santi protettori, seguite dai numerosi
doni offerti dai fedeli –
Ore 2 pomeridiane. Vendita dei doni nella
Piazza Centrale –
Ore 4. Giro delle musiche per la città -
i 3 Abruzzi, 10 Agosto 1899.
Ore 5. Cuccagna, volata di globi aerostatici
ecc. –
*
ATESSA (28 Agosto 1899) – Le scorse feste
di S. Rocco non hanno lasciato nulla a desiderare sia per il gran numero dei forestieri
accorsi da quasi tutti i paesi circonvicini,
notavasi di preferenza la classe civile, e sia
per il modo come è stata organizzata la
festa.
Puntualmente giunsero le quattro bande di Pianella, Foggia, Torino di Sangro
e Casalanguida, e fu bella, davvero gran-
30
*
*
diosa la sfilata delle quattro musiche per
il corso Garibaldi nelle ore pomeridiane
del giorno 16.
Qualunque nostra lode riuscirebbe sempre
meschina a favore della rinomata banda di
Pianella, gloria e vanto del nostro Abruzzo.
L’armonia, la precisione e l’espressione che
ha nel suonare, la pongono al disopra di
qualsiasi altro concerto musicale, ed i numerosi allori tessuti in tante notevoli capitali
attestano chiaramente che dovunque essa
si reca non può destare se non entusiasmo
e grato ricordo. E possiamo qui aggiungere
che da un paio di anni questo rinomato
concerto è giunto proprio all’apice della
perfezione, di ciò quindi meritata lode al
giovane e valente Prof. Costantini che in
breve tempo ha saputo di quella banda
formare una vera e perfetta orchestra.
Anche degne di lode la banda di Foggia,
diretta dal distinto Cav. Amatruda, e la
banda di Torino, diretta dall’egregio Avallone, e coscienziosamente possiamo dire
che tanto l’una che l’altra, sebbene nascenti,
sono state applauditissime.
In quanto ai fuochi pirotecnici si è distinto il
giovane artista Eugenio Bellafante di Francavilla a Mare, e giustamente dalla Deputazione
venne a lui conferito il premio consistente
in una medaglia d’oro ed in L. 50.
In conclusione ora quale è il parere del
pubblico? Vi è il pro, vi è il contro, ma,
Dio buono, siamo giusti poiché: “dal detto
al fatto vi è un gran tratto”.
Certo si è che la Deputazione con zelo instancabile e con attività sorprendente nulla
ha omesso per il felice esito della festa, e che,
se non tutto è riuscito secondo il programma, cause ne sono state soltanto la pioggia
dei giorni 17 e 18 e l’inevitabile confusione
in tanto concorso di gente.
Nel congratularci quindi con la solerte
Deputazione, l’esortiamo a non curare le
critiche, sibbene a ricordare che non chi
incomincia, ma chi persevera è degno di
lode – C.D.F.
i 3 Abruzzi, 4 Settembre 1899.
Una preghiera a S.Rocco e l’immagine del Santo a ricordo delle feste patronali del
1899.
31
Capitolo IV
CELEBRAZIONI DELLA PRIMA METÀ DEL
NOVECENTO
1900
Un Comitato “giovane” per le feste dell’anno 1900, un Comitato di forte volontà e
animato dal proposito di “bandire il vecchio ed inaugurare il nuovo”.
Comitato per le feste di S.Rocco 1900
PREAVVISO
Mentre tutto il mondo civile corre senza tregua alla conquista delle moderne
idee, confermate dalla più splendida e grandiosa prova de’ fatti, per cui il secolo
che muore rimarrà memorabile nella storia di tutti i tempi, non è concepibile che
Atessa, questa ridente e forte nostra cittadina che splende nel sorriso stupendo
del vasto panorama che la circonda, debba rimanere chiusa in sé stessa, estranea
a qualunque idea che rispecchi e che ci porti, a noi dimenticati, l’eco lontana
della vita che ferve altrove incessantemente.
Premesso ciò, annunziamo che quest’anno le feste di Agosto nei giorni 15, 16,
17 e 18 si festeggeranno in conformità alle idee più sopra esposte, cioè cercando
ogni mezzo per bandire il vecchio ed inaugurare il nuovo, e per iniziativa di un
comitato giovane che, se non altro, è animato da una grande forza di volontà e
dalla convinzione che, volendo, si può sempre far bene. I giovani ormai devono
comprendere scrupolosamente il compito che loro spetta: il paese, che li vide
nascere, deve e può pretendere la loro opera in tutto quello che serve a determinare il suo miglioramento materiale e morale. Oggi è una festa, domani sarà
un’opera umanitaria o una lotta per una nobil causa o il trionfo di una bella iniziativa, sempre e senza basse mire individuali che sono la fonte precipua di tutti
i nostri mali, essi debbono ringiovanire e scuotere nel popolo certe idee stantie
ed infondere alle generazioni nuove lo spirito nuovo.
Sarà nostra cura che questi quattro giorni passino in mezzo a divertimenti
pubblici di ogni genere. Ci impegniamo che i fondi della comunità saranno spesi
con coscienza ed in modo da attirare nella città il maggior concorso di forestieri.
Promesse eclatanti fin d’ora non ne facciamo, perché sarebbero premature; a suo
tempo uscirà il programma, che renderemo attraente ed interessante in tutto.
Per ora abbiamo voluto far noto al paese il comitato promotore e le idee che lo
animano. Noi, d’altra parte, ci auguriamo d’incontrare la vostra piena fiducia,
in modo che ogni cittadino presti la sua opera, contribuendo così adeguatamente
alla buona riuscita delle feste.
Atessa Maggio 1900
IL COMITATO
Attilio Falcucci
Raffaele Falcucci
Giulio Borrelli
Damiano De Ritis
Sacer. Vicenzo Antonio Marcolongo
Sacer. Guglielmo De Ritis
32
1905
Una celebrazione con “straordinario concorso di gente”, ma povera di contenuti. Sferzanti critiche rivolte da un giornale locale dell’epoca agli amministratori comunali,
accusati di essersi totalmente disinteressati dell’organizzazione dei festeggiamenti.
Malgrado il mal volere dei nostri beneamati
amministratori, i quali nulla trascurano
per distruggere anche le tradizionali feste
di agosto, queste sono riuscite affollate
per concorso veramente straordinario di
gente. Dalle 7 della mattina sino a dopo
mezzogiorno del giorno 16 nella Via della
Fontana, nella Piazza Centrale e nel Corso
V. E. era impossibile passare.
Buona l’illuminazione del Colonna, bello il
fuoco del giorno 16. La banda di Tornareccio, da poco formata, ha saputo far prodigi
in poco tempo. Ha ricco repertorio di marce
e di pezzi di concerto, e veramente merita
elogio il maestro Franco Sabatini.
Si dice ora che all’apertura del Consiglio taluno vorrà sollevare la quistione delle feste,
insistendo perché venga a tempo nominata
una deputazione che possa riportare i festeggiamenti all’usato splendore. Ci auguriamo che la nostra Amministrazione vorrà
assecondare l’iniziativa che aveva obbligo
di prendere essa stessa. Non è detto che la
Giunta debba solo pensare a far debiti o ad
accrescere le tasse ai poveri contribuenti.
Il Nuovo Sangro, Atessa 20 Agosto 1905.
CHIESA DI S. DOMENICO
Statua lignea di S. Leucio (sec. XIV)
CATTEDRALE DI S. LEUCIO
S. Leucio
Tela di Ludovico Teodoro (1779)
1911
Due Comitati (uno di città, l’altro - più ampio - di campagna) nominati dall’Amministrazione Comunale per l’organizzazione dei festeggiamenti e il reperimento
dei fondi necessari. Vasto il programma, anche se ancora in fase di definizione: tre
bande, spettacoli pirotecnici, illuminazione “quintuplicata”, tombola con ricchi
premi, oltre alle consuete solenni funzioni religiose e processioni.
33
34
In una lettera del 5 ottobre 1911, inviata dal sindaco Nicola Orfeo ai compaesani
“sparsi nelle lontane regioni”, la notizia della non avvenuta celebrazione delle feste
patronali programmate, a causa dell’epidemia di colera scoppiata nell’immediata
vigilia.
Atessa, 5 Ottobre 1911
Rendo vive azioni di grazie per le offerte spedite per solennizzare degnamente la festa in
onore di S. Rocco, Patrono di questa vostra Città; e sono dolente che in quest’anno, malauguratamente, la festa non ha potuto aver luogo pel divieto prefettizio giustificato da ragioni
sanitarie, avendo, il morbo coleroso, invaso non pochi Comuni d’Italia, fra cui il nostro.
Nel serbare le offerte per la festa del venturo anno, invio colla presente le immagini del
venerato Taumaturgo, esternandovi l’affettuosa riconoscenza di questa cittadinanza, la quale,
nelle preci quotidiane, non omette mai di far voti perché i fratelli sparsi nelle lontane regioni,
ma che serbano per sempre vivo il culto pel Santo Protettore ed il ricordo della patria diletta,
abbiano vita prospera e felice.
A tutti ed a ciascuno auguro buona fortuna.
Il Sindaco
1913
Appello del sindaco Nicola Orfeo agli Atessani residenti in località lontane, perché
concorrano con la raccolta e l’invio di offerte a far sì che le feste di S.Rocco siano
solennizzate “in modo degno e rispondente alle loro gloriose tradizioni”.
35
Dimissioni rassegnate da otto componenti della Deputazione in segno di protesta
per essersi la pubblica Amministrazione opposta all’applicazione di un aumento,
da destinarsi a favore delle feste, sul prezzo della carne, acquistata a quei tempi dai
soli ricchi.
Illustrissimo Signor Sindaco
I sottoscritti dispiaciutissimi pel fatto che l’Amministrazione si è dichiarata contraria al
risalimento, a beneficio della festa di S. Rocco, di dieci centesimi a chilogrammo al prezzo della
carne (che viene acquistata dai ricchi), mentre fu favorevole all’applicazione del suolo pubblico
sui fasci di legna (che vengono comperati esclusivamente dai poveri), e vedendo così squilibrato
il povero bilancio che avevamo preparato, presentiamo le dimissioni da Deputati delle feste di
S. Rocco pregando la V. S. Ill.ma di accettarle senz’altro.
Essi volentieri avrebbero assunto l’impegno di recarsi continuamente nei macelli a pesare le carni.
Atessa 20 Giugno 1913
Biagio Genovesi Umberto De Marco Luigi Ciancaglini
Tito Cibbotti
Pasquale Sorge
Carlo De Ritis
Nicola Di Blasio
Tinaro Giuseppe
In una lettera al Sindaco, permeata di sentimento religioso e di affetto per la terra
natia, il rincrescimento di un emigrato atessano per non aver potuto, per cause
indipendenti dalla sua volontà, far pervenire ad Atessa in tempo utile “un poco di
moneta” per le feste di S. Rocco.
Arias agosto 31 del 1913
Signor Sindaco di Atessa
Illustriss. mio Signor io con molto piacero risponto alla vostra gentilissima lettera la quale
portavo la data del 15 giugno cosi adentro ciera tre figurino del Santo Rocco cosi io conmolto
volunta lio ricivuto al mio mano cosi io mi allegro che siè fatto quatro giorno di festa al nostro
paese pero a me mi ringrescie molto che non mi afatto a tempo di mantarci un poco di moneta
per la festa perche io sono molto distanto di Arias cosi de livolte passa piu di quintici venti giorno
che non vado al paese cosi mio Signore Sindaco mi dovete discusare che non visono riscritti piu
presto per motivo di la lontanaza cosi si lanno che viene sifa granti feste in Atessa mi potresti
scrivire con tempo cosi io per parte di Santo Rocco voglio aiutare quello che posso siconto la forza
che abbia piacento addio nostro Signor del cielo senzaltro che dirve io con mia famiglia visaluto
atentamente a lei e famiglia e stare sempre a vostra ordine suo gentile servitore
Alessandro Menna di Giuseppe
addio e salute pronta risposto
1915
L’importanza, per l’economia cittadina, della tradizionale fiera di merci e bestiame
del 15 e 16 agosto messa in evidenza dal Prosindaco di Atessa in una sua lettera al
Prefetto di Chieti.
4 Agosto 1915
Al Signor Prefetto di Chieti
Nei giorni 15, 16, 17 e 18 correnti ricorrono in questa Città le consuete feste patronali
con fiera nei primi due giorni.
Prego Vostra Signoria impartire necessaria autorizzazione, non verificandosi ragioni in
contrario. Faccio presente che, trattandosi dell’unica fiera importante da cui la cittadinanza
ritrae notevoli vantaggi, ove venisse meno si aggraverebbero ancora di più le condizioni della
popolazione divenute abbastanza critiche a causa del pessimo ricolto.
Attendo assicurazione telegrafica.
Il Prosindaco
De Francesco
36
1916
Una festa diversa, quella celebrata dagli Atessani nel 1916; una festa fatta di raccoglimento e di commozione, di devozione e di preghiera, col pensiero rivolto verso le
zone di guerra, ai tanti giovani compaesani là impegnati – “per rendere la patria più
prospera e più grande” – in cruente operazioni militari. Una sola manifestazione in
programma: la processione della Beata Vergine della Pace.
37
1918
Rinviati a tempi migliori i festeggiamenti del 1918. La cittadinanza invitata dal
Comitato, subito dopo la conclusione del conflitto mondiale, a prender parte alle
cerimonie commemorative e celebrative da esso indette (messa in suffragio dei Caduti,
processione di ringraziamento per la Vittoria, scoprimento di una lapide, corteo per
le vie cittadine e manifestazione conclusiva al Teatro Comunale).
38
1924
Da un Comitato di “giovani volenterosi” un forte appello ai concittadini lontani,
perché con il loro contributo di offerte cooperino a riportare al “primitivo splendore”
le feste dei Santi Patroni, sospese o celebrate in tono minore negli anni del primo
conflitto mondiale e in quelli immediatamente successivi.
39
1925
“Offerte copiose” e “volenterosa collaborazione” chieste dal Comitato agli Atessani
per la piena riuscita dei festeggiamenti, tornati ad essere – l’anno precedente – “imponenti” e degni del loro passato.
40
Immagini delle feste patronali del 1925: il mercato in Piazza Garibaldi e la processione
dei Santi Patroni.
41
42
1926
In un volantino del 1926, la richiesta di aiuto non solo morale ma soprattutto finanziario rivolta alla cittadinanza dal Comitato per l’organizzazione delle feste di
mezz’agosto, definite – oltre che “antiche” e “belle” – anche “necessarie” in quanto
di fondamentale importanza per lo sviluppo economico della Città.
43
Le “declamazioni” del banditore e la folla “variopinta” della fiera in una vivace e
colorita descrizione tratta da un giornale dell’epoca.
finalo di cinquanta chicoccie tra mortale
e bomm’a risposte. Signori miei, si avverto
che il finalo è state composte dal grande
matto di Perano, vincitore de lu Casale e
re de l’artificio». E qui calca le parole: «Li
deputate della festa mandano il salute alle
cittadinanze».
E il banditore va seguitando la sua cantilena,
annunciando le processioni, i divertimenti
popolari, i pezzi di musica in piazza, le
solenni funzioni in chiesa, lo scoppio di
granate, gl’incendi di fuochi pirotecnici,
la musica sacra, il panegirico di un valente
oratore, i vespri solenni e le riffe e i bombardamenti colorati.
Il corno suona a più riprese, mentre il venticello serotino ne porta gli echi giù nelle
valli, su per i colli, sino alle borgate vicine. E
il buon popolo, fatti i commenti necessari,
se ne va beatamente a dormire, sognando
i godimenti che l’alba del novello giorno
porterà a ricchi e poveri, a mercanti ed
artigiani [...]
[...] Ed ecco sulla piazza che il nobile banditore fa sentire i gravi squilli del suo corno; tutte le orecchie sono tese e ansiose,
da quelle del pacifico speziale a quelle del
moccioso garzone. Si fa silenzio intorno.
E il banditore, tra il serio e il grottesco,
declama il magico programma della festa
in onore dei Santi Patroni del paese con le
Madonne Miracolosissime della Cintura
e della Piana, della Libera e del Carmelo.
Ed avverte tutta la cittadinanza che l’alba
del domani sarà salutata dal suono di tutte
le campane e spari di mortaretti, seguiti
dal grandioso bombardamento del re della
pirotecnica abruzzese; che si sentirà tosto la
reale marcia e il passo doppio della grande
banda di Pescasseroli; che il giro della città
sarà fedelmente eseguito dalla banda rinomata di Castelguidone.
E tra gli sgarri e gli sfondoni, egli scandisce
le frasi mirabolanti imparate a memoria: «Si
avverto tutta la cittadinanze ch’a dumane,
appena jouorne, s’abbalange tutte le campane e s’appiccie il grando sparatorio nghi
quaranta crolle di mattarielli aunite a un
*
[...] È la festa, è la fiera. È il risveglio di tutta
la vallata del Sangro, è il fremito di voluttà
che corre tra le corolle odorose dei fiori
campestri ergentisi superbi sullo stelo.
La folla più variopinta si aggira per la fiera,
ed è un gridìo assordante; là, il mercante
di maiali protesta per il prezzo, mentre il
garzone vestito a festa sfugge al torsolo di
ravizzone tiratogli dalla donna fruttivendola
per averle preso di sotterfugio una manciata
di lupini; qui, la sposa, agghindata come
una madonna, fa le lunghe con un rivendugliolo per avere a minor prezzo un anello
di oro grosso; là, una contadina, con la
toccata di seta striata a vivi colori, contratta
ad alta voce una coppia di pollastri, ed il
“bardascia” con la coppola nuova dà fiato
44
Dino Cicchitti
Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 18 luglio 1926.
*
*
al palloncino col fischietto, ed il cittadino
autorevole parla con enfasi di questioni
demaniali.
Padroni e garzoni hanno messo in buon
assetto le loro merci; il calderaio ha disposto
con ordine e simmetria le sue conche e i suoi
paiuoli luccicanti, il negoziante ha messo
in bella mostra le sue stoffe, il ferraio le sue
catene e i suoi arnesi agricoli.
Si vede una gran folla intorno ad un tavolo
sgangherato, su cui è seduta una donna
bendata: è la sonnambula che indovina il
futuro [...]
Dino Cicchitti
Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 18 luglio 1926.
Festeggiamenti, a Filadelfia, degli Atessani della Congrega di S. Rocco in onore del
loro Patrono.
Il giorno 16 agosto 1926, data della ricorrenza del Santo Patrono della Congrega
di San Rocco, formata dagli Atessani residenti in Philadelphia, è stato festeggiato
solennemente.
Alle ore 8 a.m., la rinomata Banda “Rossi” ha aperto la festa col giro della colonia
italiana.
Alle 9,30 è stata celebrata la Messa solenne con panegirico nella Chiesa di Santa
Maria Maddalena dei Pazzi, ove il nuovo
rettore, rev. padre A. Garritano, che ha già
incominciato dal giorno 13 il Triduo in
onore del Santo, ha invitato tutti i devoti
a recarsi a domandare grazie al taumaturgo
nel giorno della sua ricorrenza.
Dopo la Messa ha avuto luogo la processio-
ne con musica, alla quale han preso parte
il rettore della Chiesa con gli assistenti,
la statua del Santo, altre immagini, una
moltitudine di bambine bianco-vestite che
hanno seguito San Rocco con ceri e trofei
floreali, il comitato organizzatore e un gran
numero di fedeli.
Alle ore 6 p.m., la Banda “Rossi”, diretta
dal suo valente maestro, ha eseguito uno
svariato programma sulla piattaforma che
è stata eretta alla 11ª Strada.
Il programma, bene organizzato, non mancò di richiamare sul posto un gran numero
di Italiani.
Il Risorgimento d’Abruzzo e Molise, 24 ottobre 1926.
Un’immagine delle feste patronali del 1926: l’angolo dei venditori di cipolle in Piazza
Garibaldi.
45
1931
Una novità di rilievo nei festeggiamenti del 1931: accanto alle manifestazioni tradizionali, per la prima volta un “programma sportivo” con gara di tiro al piattello e
incontri calcistici nel “Campo del Littorio” realizzato sul Colle S. Cristoforo.
46
Immagini del Ferragosto Atessano 1931: Mons. Giuseppe Venturi, arcivescovo di
Chieti, in visita d’onore ad Atessa; la fiera di bestiame e le gare di tiro al piattello e
di calcio nel campo sportivo sul Colle di S. Cristoforo.
47
48
1932
Entusiasmo del pubblico, nelle feste del 1932, per le esecuzioni musicali della Banda
della Milizia di Pescara. Grande affluenza di cittadini e forestieri ai mercati, indice
di una ripresa dell’attività commerciale dopo la crisi economica degli anni immediatamente precedenti.
Le secolari feste di S. Rocco sono state
celebrate con la consueta solennità, tra
la profonda devozione dei fedeli ed il
concorso della cittadinanza, rallegrata dalla
musica classica e brillante del Concerto
della Milizia della 129ª Legione di Pescara,
diretto dal valoroso Maestro Cav. Scassa.
Il servizio musicale nella Piazza Centrale
e in Piazza Garibaldi si è svolto fra il più
vivo entusiasmo del pubblico, che non si è
mai stancato di applaudire freneticamente,
manifestando la più grande ammirazione
per la cornetta dell’insuperabile Sig. Ragni
Giuseppe, un artista dei suoni del quale
non conosciamo l’eguale.
È stata di grande soddisfazione la ricchezza
dei mercati, che ha segnato, tra il grande
concorso dei cittadini e dei forestieri,
la ripresa di un ritmo commerciale che
dimostra il superamento della tanto
lamentata e deprecata crisi economica.
Alla riuscita dei mercati e della solennità
della tradizionale festa hanno contribuito i
nostri emigrati, che dalla lontana America
hanno fatto pervenire le loro offerte,
dimostrando di conservare il culto dei Santi
Protettori e l’affetto fervido per la città
che ha dato ad essi i natali e per il Tempio
rifulgente di gloria del nostro patrono S.
Leucio.
Atessa – Rassegna civica di storia, arte, scienze,
demografia, statistica e opere pubbliche,
Atessa 25 novembre 1932 – XI.
49
1933
Largo spazio allo sport nel Ferragosto Atessano (questa la nuova denominazione
ormai assunta dalle feste di S. Rocco) dell’anno 1933: torneo di calcio, corsa ippica,
gara ciclistica, podistica e di tiro al piattello. Nella fiera di bestiame, una delle più
rinomate d’Abruzzo, prevista l’attribuzione di premi per i migliori animali.
50
Poesia di Giuseppe Antonio Di Nenno per le feste del 1933.
LA FESTE DI SANT’ROCCHE
I film in programma al Cinema Moderno (locale all’aperto) per le feste del 1933.
51
1934
Appello del Podestà per la costituzione di un “Comitato Femminile” che si assuma il
compito di dare maggiore solennità alla festa di S. Emidio per un “dovere di immensa
gratitudine”, avendo questo Santo preservato miracolosamente Atessa da “tremende
e inenarrabili sciagure”.
MUNICIPIO DI ATESSA
7 Agosto 1934 – Anno XII
Il Comitato delle Feste Patronali di mezz’agosto ha stabilito di dare una maggiore solennità
alla festa di S. Emidio in omaggio alla devozione profonda che tutti sentiamo verso di Lui per
averci salvato miracolosamente da tremende e inenarrabili sciagure.
Per attuare degnamente quanto sopra il Comitato ha deciso di affidare tale compito ad un
Comitato Femminile.
Perciò faccio appello al suo animo religioso affinché si compiaccia di far parte del detto
Comitato contribuendo con la sua gentile attività alla buona riuscita della festa, che costituisce
per tutti un dovere di immensa gratitudine.
Son sicuro quindi che non mancherà di intervenire alla prima riunione fissata nel giorno
9 corrente alle ore 18, nella Sala del Palazzo Municipale.
Con distinti ossequi.
Il Podestà
Attilio Falcucci
Il programma dettagliato dei festeggiamenti del 1934 in una lettera scritta, a scopo
informativo, dal Comitato organizzatore al Podestà di Atessa.
Ill.mo Signor Podestà di Atessa
Il Comitato delle Feste Patronali di mezz’agosto porta a conoscenza alla S.V.Ill.ma che i
festeggiamenti avranno luogo nei giorni 15/18 correnti.
Essi consisteranno coll’intervento delle Musiche: Città S. Angelo, Recanati e Casalincontrada.
Ci sarà l’illuminazione del Corso V. Emanuele massimamente nel tratto dall’arco fino alla
Chiesa di S. Rocco, mentre nel mezzo della Piazza Garibaldi sarà eretta la Cassarmonica.
Si avranno i soliti spari, con quello della Processione. Nelle sere 16, 17 e 18 s’incendieranno
tre fuochi pirotecnici della Ditta Domenico Cignelli e Luigi Pangella di Lanciano. Gli spari
saranno fatti dal Pirotecnico Tiziano Boiano di Casalanguida.
Nei giorni 15 e 16 avrà luogo la consueta Fiera nell’interno dell’abitato e lungo il Viale
della Rimembranza.
Non mancheranno le manifestazioni sportive, indette dal Dopolavoro locale. Esse saranno
due incontri calcistici nel giorno 15. Nel giorno 16 avrà luogo la gara finale tra le due squadre
vincitrici. Il 17 si avrà la gara ciclistica su strada come prova di Campionato Regionale Km.
108. Il 18 funzionerà il Tiro a Piattello.
Così le Feste saranno compiute.
Con tutta stima
Atessa 9 Agosto 1934 – XII
Pel Comitato
Nicola D’Amelj
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1935
Un “contributo tangibile” chiesto dal podestà Attilio Falcucci agli Atessani residenti
in America, per rendere le feste in onore dei Santi Protettori “sempre più solenni e
adeguate alla loro importanza nell’Abruzzo”.
Comune di Atessa
COMITATO PER LE FESTE DI MEZZ’AGOSTO
Agli Atessani residenti in America
Mi è grato rivolgere a voi, italiani e atessani di America, come cittadino e più ancora
come Podestà, il mio saluto, che vuol essere anche un elogio, perché con la vostra laboriosità
e la vostra onestà avete mantenuto sempre alto ed onorato il nome d’Italia oltre Oceano.
Ed è per me motivo d’orgoglio sapere che, dopo tanti anni di lontananza, il vostro
attaccamento al paese natio non è spento, anzi è aumentato e corroborato dal vostro alto
spirito patriottico.
Come cittadino e Podestà sono orgoglioso di voi e posso dire che tutti gli atessani hanno
per voi quell’attaccamento che si ha per i figli che hanno sempre bene meritato della patria
e della città natale.
Conoscendo il vostro profondo sentimento religioso, so di farvi cosa grata invitandovi
a inviare la vostra adesione per le feste che annualmente si celebrano in onore dei Santi
Protettori di Atessa, con la convinzione che, come negli anni scorsi, svolgerete tutto il
vostro zelo e tutta la vostra attività presso gli atessani costà residenti, per dare un tangibile
contributo alle tradizionali feste di mezz’agosto, che dovranno essere sempre più degne
della nostra amata città. La vostra desiderata adesione, frutto di una fattiva ed operosa
propaganda, oltre a dare a questo Comitato la possibilità di rendere le feste sempre più
solenni ed adeguate alla loro importanza nell’Abruzzo, rinsalderà sempre più i cordiali
vincoli che legano la vostra Terra ai suoi diletti figli che oltre Oceano, con la mente e col
braccio, rispecchiano la forte tempra della patria.
Nel ringraziare anticipatamente del vostro contributo, porgo i più sentiti saluti anche
da parte del Comitato e di tutta la cittadinanza.
Atessa 31 maggio 1935 – XIII
Il Podestà
Presidente del Comitato
Attilio Falcucci
I componenti del Comitato Feste 1935.
Cav. Uff. Dott. Attilio Falcucci
Cav. Dott. Gennaro Codagnone
Sig. Umberto De Marco
» Tito Cinalli
» Nicola Marcucci
Sig. Nicola D’Amelj
» Giovanni De Ritis
» Michele Faienza
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1937
Tra le manifestazioni programmate per le ricorrenze festive del 1937, i concerti della
banda di Atessa, tornata ad essere in quell’anno complesso musicale di prim’ordine
dopo una lunga fase di decadenza, e le gare – tra le migliori squadre provinciali –
di tiro alla fune, uno sport seguito allora con passione ed entusiasmo dal pubblico
atessano.
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Le manifestazioni sportive del Ferragosto Atessano 1937.
Giorno 16 agosto 1937
Grandi gare di atletica leggera tra i Giovani Fascisti della 1ª zona,
per la disputa della Coppa “Comando Federale di Chieti”.
Importante incontro di calcio tra squadre di Giovani Fascisti.
Interessanti gare di tiro alla fune con la partecipazione delle migliori
squadre dopolavoristiche della Provincia.
Giorno 18 agosto 1937
Gara ciclistica per corridori indipendenti, dilettanti e Giovani Fascisti
1ª Coppa
“Medaglia d’Argento Tano Sante”
Valevole per il campionato abruzzese dilettanti
Percorso:
Atessa - Tornareccio - Archi - Perano - Piazzano - S. Luca - Atessa - Tornareccio - B. Colledimezzo - B. Montazzoli - Castiglione M.M. - B. Guardiabruna - Torrebruna - Carunchio - B. Liscia
- B. S. Buono - Gissi - B. Carpineto Sinello - Casalanguida - Atessa (Km. 138,2).
Poesia di Giuseppe Antonio Di Nenno per le feste del 1937.
Li feste di Sant’Rocche
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In una lettera del Comitato Feste Patronali agli operatori economici della Città, l’invito
a reclamizzare – previo pagamento di una “modicissima” tariffa – i loro prodotti e le
loro attività su un opuscolo che è intendimento dello stesso Comitato pubblicare in
occasione delle celebrazioni del 1937.
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I film in programma al Cinema Impero per le feste del 1937.
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Le offerte degli Atessani d’America (Stati Uniti e Argentina) per i festeggiamenti del
1937.
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1938
Una festa all’altezza della migliore tradizione. Nel programma delle manifestazioni
fanno spicco i concerti musicali di due formazioni bandistiche di primaria importanza,
le gare pirotecniche e la corsa ciclistica valevole come unica prova per il campionato
abruzzese-molisano della categoria dilettanti.
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La cittadinanza invitata ad offrire doni – possibilmente polli, uova ed altri generi
alimentari – per l’allestimento di una grande pesca di beneficenza.
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Un vitello tra i premi della “pesca di beneficenza” in favore del Ferragosto Atessano 1938.
I film in programma al Cinema Impero per le feste del 1938.
Due articoli di giornale sui festeggiamenti del 1938: nel primo la presentazione
particolareggiata del programma; nel secondo un ampio resoconto sull’esito delle
svariate manifestazioni.
ATESSA (20 luglio 1938). Proseguono intensamente i preparativi per le feste patronali di mezz’agosto, che quest’anno saranno
celebrate con solennità senza precedenti
in Atessa.
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Nei quattro giorni dal 15 al 18 agosto presterà servizio il rinomato ed apprezzatissimo
concerto musicale cittadino, magistralmente diretto dal maestro Nicola Centofanti e
che tanti trionfi va raccogliendo nell’Italia
Centrale e Meridionale. Nei giorni 16, 17
e 18 agosto, poi, Atessa avrà il piacere di
ammirare il gran concerto musicale “Città
di Napoli” della 138ª Legione M. V. S.
N. “A. Padovani”, complesso bandistico
di prim’ordine composto di 70 esecutori
rigorosamente scelti e diretto dal maestro
cav. Ezio Aliperti, alla cui capacità impareggiabile sono affidati i grandiosi successi
conseguiti dal concerto. Senza diffonderci
in minuti particolari, ricordiamo che il gran
concerto “Città di Napoli” è stato prescelto
in occasione dei festeggiamenti al Duce a
Genova (11-18 maggio) ed è risultato primo
tra 24 concorrenti prescelti dal Ministero
della Cultura Popolare in occasione del
Raduno Bandistico Italo-Tedesco che ha
avuto luogo a Roma nei giorni 25 e 30
maggio.
Fra i conosciuti pirotecnici Basilico di
Villa Santa Maria e D’Angelo di Paglieta,
si svolgeranno interessanti gare di fuochi
per parecchie migliaia di lire, con premi
in denaro, e la città per l’occasione delle
feste, con ricchi addobbi ed illuminazione
sfarzosissima, assumerà il gaio aspetto delle
circostanze di eccezione. Saranno inoltre
installate due casse armoniche per i concerti musicali in piazza Centrale e in piazza
Garibaldi.
Svariatissime altre manifestazioni si vanno
ancora concretando, principalissime fra esse
quelle sportive già studiate in ogni dettaglio. Il giorno 18 si svolgerà la grande corsa
ciclistica per la disputa della Coppa “Medaglia d’Argento Tano Sante” (attualmente
detenuta dal Dopolavoro Sportivo Mater
di Roma), valevole per l’unica prova del I
campionato abruzzese-molisano della categoria dilettanti, sul seguente percorso dello
sviluppo complessivo di km. 174,4: Atessa,
Tornareccio, Archi, Perano, Piazzano, San
Luca, Atessa, Tornareccio, B. Colledimezzo, B. Montazzoli, Castiglione M. M., B.
*
ATESSA (24 agosto 1938). Grazie all’azione
fattiva e volenterosa di alcuni attivi giovani
della città, Atessa ha celebrato quest’anno
Guardiabruna, Torrebruna, B. Carunchio,
B. Liscia, B. San Buono, B. Gissi, B. Furci,
Cupello, Istonio, Casalbordino, B. Villalfonsina, Croce Pili, Atessa. Essa sarà dotata
di ricchi premi di classifica generale e di
traguardo. L’importanza assunta dalla corsa,
seguita con vivissimo interesse specialmente
da parte di corridori ed appassionati del
ciclismo, assicura a questa gara l’intervento
dei migliori dilettanti dell’Italia Centrale e
Meridionale. Altra manifestazione sportiva
è la grande partita di calcio che si effettuerà
nel pomeriggio del giorno 16 al Campo
Sportivo del Littorio.
Ricordiamo inoltre la importantissima fiera
di bestiame che si svolgerà nei giorni 15 e 16
agosto e che, come di consueto, richiamerà
un numeroso concorso di agricoltori e di
negozianti con una larghissima trattazione
di affari.
Per l’eccezionalità dei festeggiamenti siamo
informati che la benemerita direzione della
Ferrovia Elettrica Sangritana, a cui va la
riconoscenza della cittadinanza, accorderà il ribasso del 50 per cento sulla tariffa
ordinaria e disporrà per l’effettuazione di
treni speciali.
È in tutti viva l’attesa per questa solenne celebrazione delle feste di mezz’agosto, assunte
al primo piano fra quelle della Regione.
Prima di chiudere queste note, ci piace
tributare un doveroso elogio a tutta la Commissione organizzatrice ed in particolare agli
animatori delle diverse manifestazioni prof.
Errico Flocco, Commissario Prefettizio,
dott. Rodolfo Orsini, Segretario Politico,
ing. Guido D’Onofrio, sig. Mario Falcucci
e sig. Nicola D’Amelj, che hanno dato il
loro efficace e fattivo contributo di intenti
e di azione.
Da un ritaglio di giornale, privo del nome della testata.
*
*
le sue feste patronali in un’atmosfera di
eccezionale solennità.
Sotto un bel sole di agosto, sin dai giorni
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antecedenti alle feste, si è iniziata un’intensa animazione per le vie: operai che
provvedevano agli addobbi ed all’installazione delle casse armoniche, elettricisti
che disponevano per l’impianto dell’illuminazione straordinaria, mercanti ambulanti che si preparavano a fissare le loro
caratteristiche baracche ai lati del Corso
Vittorio Emanuele. L’animazione poi si
è enormemente intensificata nei quattro
giorni di festa, con un notevole concorso
di forestieri, che hanno voluto presenziare
o partecipare alle grandiose manifestazioni
del Ferragosto Atessano. I treni ordinari e
speciali diretti ad Atessa, grazie anche ai
ribassi accordati dalla benemerita direzione
della Ferrovia Sangritana, a cui va il grato
senso di riconoscenza della cittadinanza,
riversavano in città continuamente viaggiatori provenienti dai centri della provincia e
dalle campagne. Agricoltori e negozianti si
portavano al campo della fiera, ove si sono
svolte larghe trattazioni di affari; gente di
ogni condizione si accalcava attorno alle
baracche provviste di merci per tutti i gusti
e per tutte le borse; gli sportivi si interessavano delle interessanti gare (ciclistica e
di calcio) predisposte, facendo pronostici secondo le proprie simpatie o i singoli
desideri. Tutti guadagnavano la strada in
un tripudio di sole e di luci, specialmente
durante i concerti in Piazza Centrale ed in
Piazza Garibaldi nelle ore antimeridiane,
pomeridiane e serali.
Applauditissimi i concerti musicali che
hanno dovuto presentarsi davanti ad un
pubblico di esigenti intenditori: quello
cittadino, conosciuto ed apprezzato in tutta
Italia e magistralmente diretto dal maestro
Nicola Centofanti, ed il concerto musicale
“Città di Napoli” della 138ª Legione M. V.
S. N. che, sotto la valente direzione del cav.
Ezio Aliperti, ha avuto modo di rivelarsi
al nostro pubblico come un concerto di
primaria importanza.
Interessantissimi i fuochi e gli spari, con
gare a premi fra gli esecutori Gennaro Basilico di Villa Santa Maria e Luigi D’Angelo
di Paglieta. La Commissione ha ripartito il premio assegnato per gli spari della
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processione a pari merito fra le due ditte
concorrenti ed ha assegnato il premio stabilito per i fuochi alla ditta Basilico, la cui
esecuzione è stata ammirata per bellezza di
colori e per precisione.
L’illuminazione è stata sfarzosissima e l’addobbo, eseguito dalla ditta Francescopaolo
Tritapepe di Lanciano, è riuscito perfetto
sotto ogni rapporto.
Le funzioni religiose, comprendenti la processione nel giorno del Santo Patrono ed un
ciclo di prediche da parte dei Missionari
Oblati di M. I., sono state diligentemente
seguite da un’enorme folla di fedeli.
Le manifestazioni sportive hanno destato
in tutti il più vivo interesse, specialmente la
corsa ciclistica “Medaglia d’Argento Tano
Sante” dotata di L. 3.000 di premi in denaro
e valevole quale unica prova del I campionato abruzzese-molisano dilettanti. La corsa,
svoltasi in un suggestivo percorso da una
quota massima di m. 1.100 (Castiglione
M. M.) al mare di Istonio ed a cui hanno
partecipato corridori di cartello, è stata vinta
da Gilberto De Paolis, dell’O. N. D. Mater
di Roma, che ha coperto il percorso di km.
174,4 in ore 6.14’15”, alla media oraria
di km. 28,125. Di conseguenza la Coppa
“Medaglia d’Argento Tano Sante” è stata
definitivamente assegnata al Dopolavoro
Sportivo Mater di Roma.
Prima di chiudere queste note, ci piace
segnalare alla riconocenza della cittadinanza gli Atessani d’America, dell’Impero
e Colonie che, come per il passato, hanno
voluto essere presenti alle manifestazioni del
Ferragosto Atessano con cospicue offerte, e
ci piace tributare da queste colonne il più
vivo elogio all’attivo Comitato organizzatore dei festeggiamenti: Commissario
Prefettizio prof. Errico Flocco, Segretario
Politico dott. Rodolfo Orsini, ing. Guido
D’Onofrio, sig. Falcucci Mario, sig. Nicola
D’Amelj, sig. Fileno Totaro e sig. Vincenzo
Di Pasquale.
Da un ritaglio di giornale,
privo del nome della testata.
Il rendiconto finanziario della festa, resa possibile dal sostegno economico degli
Atessani residenti a Filadelfia e, in particolare, dal ricavato della vendita del grano
generosamente offerto dai contadini.
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Immagini del Ferragosto Atessano 1938: la processione dei Santi Patroni, la corsa
ciclistica e il mercato per le vie e nelle piazze cittadine.
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1947
In una lettera del sindaco Nicola Rucci, la preghiera rivolta a Michelangelo D’Onofrio, presidente della Società Operaia di Mutuo Soccorso degli Atessani di Filadelfia,
perché costituisca in quella città, con il concorso di compaesani lì residenti e già
distintisi in passato per “attaccamento alla madrepatria”, una Commissione per la
raccolta di fondi da destinare al ripristino delle feste patronali in Atessa dopo la
lunga interruzione dovuta alle vicende belliche e ai “danni rilevanti” da esse arrecati
a tutta la popolazione.
Sig. Michelangelo D’Onofrio
Presidente Benemerita Società Operaia di Mutuo Soccorso
6424 – Garman Street
PHILADELPHIA 42 PA
Volendo questa popolazione dopo i duri anni di guerra ripristinare la festa in onore di
S. Rocco del mezzo agosto, mi permetto rivolgermi a nome degli Atessani alla sua squisita e
ben nota cortesia perché voglia compiacersi di nominare una Commissione locale che possa
raccogliere fondi per detta festa.
Tale preghiera son costretto a farla, perché dopo i tristi anni della guerra imperversante
tanto in questa zona e che ha prodotti danni rilevanti ad ogni famiglia, non ostante la loro
buona volontà ben poco questi cittadini possono dare, mentre occorre una somma rilevante
perché, dopo anni di interruzione, la festa sia degna di questa nostra città.
Sarei grato se nel Comitato che cortesemente si nominerà includesse fra altri anche i
Sigg. Cicchitti Giuseppe, Pascucci Beniamino, Zaccagni Filippo, Iovacchini Nicola, Orsatti
Guglielmo, Vito Basile, Finoli Luigi e Gentile Antonio. Mi sono permesso di fare tali nomi
perché tutti i suddetti, come mi informa l’egregio mio assessore anziano Umberto De Marco,
hanno mostrato sempre ed in ogni occasione grande attaccamento alla loro madrepatria in
modo tangibile e non si sono mai rifiutati di agire nel suo interesse.
Sicuro dell’accoglimento della mia preghiera, ringrazio in aticipo.
Saluti dall’ingegner Guido e da tutti gli amici che la ricordano con affetto. Un particolare
saluto da parte mia con preghiera di estenderlo a tutti gli Atessani costì residenti.
3 maggio 1947
Il Sindaco
Rucci
1949
Tradizione e innovazione nelle feste del 1949, le più importanti dopo la bufera della
guerra per ricchezza di contenuti e partecipazione di popolo. A contraddistinguerle
furono soprattutto due novità introdotte nel calendario delle celebrazioni: una mostra retrospettiva della pittura dell’Ottocento e una rassegna delle più belle canzoni
abruzzesi del M° Antonio Di Jorio, eseguite da un coro folcloristico locale di oltre
cento elementi preparato e diretto dallo stesso Maestro.
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Feste di ferragosto: atto doveroso di rispetto per la tradizione, simbolo di allegra
serenità e di concordia, espressione di gratitudine per la terra natia.
Le feste patronali tornano dunque quest’anno allo splendore di un tempo.
È giusto ed è bello che così sia: perché riportare in vita, rinnovate e rinverdite, le vecchie manifestazioni significa compiere un atto di giustizia verso la perenne tradizione che,
come il sangue lega il figlio al padre, allaccia idealmente il passato al presente in un legame
indissolubile di affetti e di ricordi; perché non deludere l’aspettativa di quanti – e son tutti
– nelle feste patronali vedono il simbolo della gaiezza e della spensieratezza, dell’unione e
della concordia, significa rendere riverente omaggio alla Bellezza e all’Armonia, alla Giovinezza e alla Vita.
Feste di ferragosto: feste di luci e di colori, di canti e melodie, del folklore e dell’arte.
Feste di ferragosto: feste destinate quest’anno a lasciare una scia spumeggiante e sonora
come l’eco delle canzoni che soavi e squillanti si diffonderanno per i clivi e le valli.
Tornerà Antonio Di Iorio, torneranno Caruline e Dindò: e nel canto ci risentiremo fanciulli
nello spirito, puri nella coscienza, lieti nel sogno; nel musicista cittadino ritroveremo il sentimento e la poesia che è in ognuno di noi, ma che solo l’artista può mirabilmente esprimere
e raffigurare; nelle note, che or festanti e allegre or commosse e piangenti saliranno al cielo
azzurrino, coglieremo il senso recondito della gioia palpitante e del dolore lancinante.
Feste di ferragosto: simbolo dei nostri costumi e delle nostre abitudini, espressione del
nostro cuore e della nostra gentilezza, scioglimento del voto di gratitudine alla nostra terra
e al nostro paese.
GIUSEPPE FALCUCCI
Città di Atessa – Feste patronali di mezz’agosto – 15, 16, 17 e 18 Agosto 1949,
Tip. Mario De Francesco, Atessa 1949, p. 1.
I ringraziamenti del Comitato organizzatore della “Sagra della canzone abruzzese” a
quanti si sono adoperati per la buona riuscita della manifestazione.
Il Comitato organizzatore della “Sagra
della canzone abruzzese” e “Il Momento”
ringraziano vivamente tutti coloro che
in occasione della celebrazione del 30°
anniversario della nascita di “Caruline” hanno
inviato lettere di adesione e telegrammi da
ogni parte d’Abruzzo.
Un particolare ringraziamento a Guido
Albanese, che da tanti anni organizza e
dirige la Maggiolata di Ortona, e all’intero
Coro della bella cittadina adriatica che,
impossibilitati come tanti altri a raggiungere
Atessa a causa del maltempo, hanno
trasmesso al Maestro Di Iorio un caloroso
messaggio. Grazie, amici ortonesi, grazie di
cuore: la canzone abruzzese tanto deve alla
vostra magnifica tradizionale manifestazione;
le nostre due città, onorando insieme l’arte e
il folklore, i poeti e i compositori abruzzesi,
si sentono legate da un particolare vincolo
spirituale.
Grazie anche alle giovani e ai giovani del
Coro che non hanno smentito la passione
canora propria del popolo atessano e in
genere abruzzese; grazie a tutti coloro
che hanno collaborato alla preparazione
e all’organizzazione e particolarmente alla
sig.na Antonietta Di Iorio; grazie alla N. D.
Teresa Spaventa che un prezioso contributo
ha dato alla scelta e alla preparazione delle
voci.
Un saluto infine caloroso e di cuore, un
saluto che è omaggio e riconoscenza e
nello stesso tempo espressione di affetto e
di devozione, al Maestro Antonio Di Iorio,
artista di genio, uomo di cuore, che è tornato
in mezzo ai suoi concittadini per rallegrarli e
nello stesso tempo commuoverli con le note
sublimi della sua sublime musica.
GIUSEPPE FALCUCCI
Il Momento, 23 agosto 1949.
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Un singolare messaggio pubblicitario del gestore di un negozio di Atessa.
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I film in programma al Cinema Italia per le feste del 1949.
Il coro folcloristico costituito e preparato dal M° Antonio Di Jorio per la “Sagra
della canzone abruzzese” del Ferragosto Atessano 1949 e la banda musicale di Atessa,
diretta dal M° Liberato Vagnozzi.
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Capitolo V
CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ DEL
NOVECENTO
1950
Il Ferragosto Atessano 1950 “allietato” da due prestigiosi complessi musicali: l’orchestra
lirico-sinfonica “Città di Taranto” e la nostra banda cittadina, assurta allora – sotto
la direzione del M° Vagnozzi – ad un livello artistico mai raggiunto in precedenza.
Grande concorso di folla, il giorno 18, alla seconda edizione della rassegna dei canti
abruzzesi del M° Di Jorio.
ATESSA, 23 (E. F.). Come negli anni scorsi,
nei giorni 15, 16, 17 e 18 si sono svolte in
Atessa le solenni feste del Ferragosto.
Hanno allietato la cittadinanza e i numerosi
forestieri convenuti il concerto musicale
cittadino, diretto dal noto maestro Vagnozzi,
e l’orchestra lirica “Città di Taranto”, diretta
dal maestro Milella.
Avendo poi la cittadinanza voluto onorare
il concittadino maestro Antonio Di Jorio,
uno dei creatori della canzone abruzzese, in
occasione del suo 60° compleanno, si è tenuto,
da lui diretto, un “Festival della canzone” il
18 agosto, a cui hanno partecipato con molta
lode anche il tenore concittadino Riccardo
Tenaglia ed il soprano Lina Bonello.
Il Tempo, 24 agosto 1950.
Immagini della manifestazione canora del 18 agosto 1950, ideata e diretta dal
M° Antonio Di Jorio.
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1953
Dal sindaco Donato Santarone alla Società di Mutuo Soccorso Atessana di Filadelfia
la pressante richiesta di un “cospicuo” contributo a sostegno dei “precisi intendimenti” del Comitato Feste Patronali di ridare lustro alle tradizionali celebrazioni
di mezz’agosto.
3 luglio 1953
Gentil.mo Signor D’Onofrio Michael
Presidente della Società di Mutuo Soccorso Atessana
6424 – Garman Street
PHILADELPHIA 42 PA
È ben noto a quest’Amministrazione il Vostro attaccamento alla terra natale e l’interessamento che in ogni occasione avete posto per mantenere e incrementare le nobili tradizioni e
le antiche usanze della nostra Città.
È per tale ragione che mi permetto a nome di tutto il Comitato di chiedere il Vostro personale contributo e quello dei concittadini residenti costà allo scopo di essere in grado di riportare
(come è nei precisi intendimenti dell’attuale Comitato promotore) le Feste Patronali di San
Rocco ai suoi antichi splendori.
Oltre ai consueti festeggiamenti di carattere religioso e fuochi artificiali, la solennità quest’anno sarà allietata dall’intervento del Concerto della Guardia di Finanza o dei Carabinieri
e dalla rinomata Orchestra Lirico-Sinfonica della Città di Bari.
Sono certo quindi che da parte Vostra vorrete porre tutta la ben nota disinteressata attività
affinché il contributo sia cospicuo.
Mi è gradita l’occasione per porgerVi i ringraziamenti miei personali e del Comitato estensibili a tutti gli Atessani che ricorderanno il loro Paese nativo.
Accogliete frattanto i miei cordiali e distinti saluti
IL SINDACO
Presidente del Comitato Feste Patronali
Donato Santarone
In una lettera del Sindaco del 19 agosto 1953, il compiacimento e “l’espressione più
viva di gratitudine” dell’intera cittadinanza per i concerti di “alto livello artistico”
tenuti in Atessa dalla “valorosa” Banda della Guardia di Finanza durante le feste
patronali di quell’anno.
Atessa, 19 agosto 1953
Onorevole
Comando Generale del Corpo della Guardia di Finanza
R O M A
A nome dell’intera cittadinanza mi è gradito rivolgere a codesto Comando l’espressione
più viva di gratitudine per aver consentito che la valorosa Banda di codesto glorioso Corpo
allietasse con le sue perfette esecuzioni artistiche le tradizionali feste di mezz’agosto che si sono
svolte in questa Città.
I cittadini di Atessa e quelli dei numerosi paesi viciniori, qui convenuti per l’occasione,
hanno apprezzato moltissimo oltre che la impeccabile disciplina della Banda l’alto livello artistico da essa raggiunto sotto la valente direzione del Maestro D’Elia.
Voglia accogliere codesto Comando i miei ringraziamenti e i miei più deferenti ossequi.
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Il Sindaco
t. col. D. Santarone
Tra le principali attrattive delle feste di S. Rocco di un tempo, le “spase” dei venditori
ambulanti e l’ “arrìffa” dei doni offerti ai Santi Patroni.
[…] ai lati della strada principale una duplice fila di bancarelle invita i compratori con
allettanti mostre dei più disparati oggetti. Le “spase” (distese, mostre) dei fusari con i bianchi
“murtàli”, i diritti fusi e gli equilibrati “vertècchi” (fusaroli); i setacci tenuti insieme in
lunghe filze; i mucchi di “vazzìje”, “quartàne” e “tijèlle” di coccio attirano l’attenzione delle
massaie che appunto in questa occasione amano rifornire la loro cucina dei più begli utensili.
E le alte cataste di “scerte” (filze) rossicce di agli e cipolle si alternano ai mucchi scuri dei
succulenti cocomeri (“citrùne”), mentre le chiare mostre dei graziosi e lievi “stari” e delle
“cestarelle” fanno spiccare, per contrasto, le fulve brillanti opere del ramaio. Ogni genere
di vendita ha il suo posto che per tacito accordo dura, immutabile, da anni e anni.
[…] Il giorno 17, in solenne processione, sono portati attraverso tutto il paese i Santi
festeggiati; al seguito, numerose donne recano doni vari: torte finemente lavorate, conche
di terso rame piene di grano sul quale sono poste bottiglie d’olio e di vino ornate con fiori
e nastri, vassoi di dolci e di maccheroni rosseggianti di peperone con sopra carne e polli
cotti. Nelle prime ore del pomeriggio ha luogo l’“arrìffa” (la vendita all’asta) di questi doni,
che è un vero spettacolo divertente per il naturale spirito comico dell’imbonitore, degli
acquirenti e del pubblico curioso.
M. De Marco, Tradizioni popolari di Atessa,
Tesi di laurea, Università degli Studi di Roma, 1953.
1955
Immagini del Ferragosto Atessano 1955: il mercato in Piazza Oberdan e la processione
dei Santi Patroni.
97
98
99
100
1957
L’annuale contributo degli “affezionati” concittadini d’America.
Con la solita puntualità gli atessani di Filadelfia hanno fatto pervenire il loro generoso contributo annuale per le nostre
feste patronali di mezz’agosto. Il Comitato
promotore di Filadelfia, formato di attivi
componenti quali sono gli amici Falcucci
Nicola, D’Onofrio Michelangelo, Pompetti
Angiolina, Pascucci Beniamino e la vedova
del compianto Filippo Zaccagni, ha fatto
già pervenire per le feste di quest’anno il
contributo di dollari 434,25, pari a lire
italiane 269.235.
Questa generosa contribuzione annuale
degli affezionati concittadini di America
deve essere di sprone e di incitamento per il
Comitato locale, onde mantenere le feste di
S. Rocco all’altezza delle sue tradizioni.
San Rocco è festa classica per tutta la comunità atessana; in questa celebrazione,
materialmente od in spirito, tutti i figli di
Atessa si ritrovano nella loro Città.
L’Altoparlante, agosto 1957.
101
1959
Un’importante manifestazione sportiva nel Ferragosto Atessano 1959: la corsa ciclistica “Circuito dei quattro Comuni”.
Atessa (C.D.F.) - È stato in questi giorni
pubblicato il programma del tradizionale
Ferragosto Atessano che, come ogni anno,
si svolgerà nei giorni 15, 16, 17 e 18.
Tra i vari numeri, destinati a richiamare
l’affluenza del grande pubblico della vallata
del Sangro, è stata ripristinata la gara ciclistica “Circuito dei quattro Comuni”, che
sarà disputata su quattro giri del tracciato
Atessa-Tornareccio-Archi-Perano-Atessa per
complessivi Km 140. Molti e ricchi premi:
L. 60.000 di classifica generale, L. 45.000
per i traguardi volanti.
Il Tempo, 13 Agosto 1959.
L’immagine di S. Rocco inviata ai concittadini di Filadelfia a ricordo delle feste del
1959.
102
L’ammontare complessivo del contributo offerto dagli Atessani di Filadelfia per le
feste del 1959.
103
1966
Protagonista principale, nelle celebrazioni del 1966, un noto cantante di canzoni, già
allora personaggio di spicco della televisione. La musica leggera, accessibile alla comprensione di tutti e portata in piazza da interpreti resi popolari dalla partecipazione
a trasmissioni televisive, andava ormai soppiantando nel gradimento del pubblico
le forme musicali - quella bandistica in particolare - tradizionalmente riconosciute
come indispensabili animatrici di ogni festa.
104
Le feste di S. Rocco, un’occasione per riscoprire la nostra “atessanità”.
Non intendo entrare nel merito di quelli
che sono i programmi dei festeggiamenti
che ogni anno i diversi comitati riescono
a realizzare così come meglio possono.
Al di fuori e al di sopra dei programmi
ritengo che il carattere più significativo
delle nostre feste debba ricercarsi nel fatto
per cui a S. Rocco gli Atessani “si risentono
Atessani” e “si ritrovano Atessani”. È tutto
il fascino di una secolare tradizione che
esercita la sua influenza sul nostro animo.
Gli Atessani residenti o dislocati nelle più
svariate città della Penisola (e sono molti),
gli Atessani emigrati nelle diverse nazioni
europee e nelle Americhe (ed anche questi
sono tanti) immancabilmente, se possono,
tornano in Atessa proprio in occasione delle
feste di S. Rocco appunto perché – come
dicevo prima – è in questa circostanza
che tutti maggiormente “si risentono e si
ritrovano Atessani”: le loro vecchie case, i
loro vecchi amici di un tempo, i loro ricordi
d’infanzia hanno un’attrattiva particolare
se incorniciati nella celebrazione della festa
di S. Rocco.
Vorrei esprimere l’augurio che questo
sentimento di calda umanità generato
dalla Fede e dalla tradizione giammai si
spenga nell’animo dei nostri concittadini,
anzi è da sperare che essi, dovunque si
trovino e qualunque siano le loro attività
e le loro professioni, sappiano ritrovare olio
sufficiente per alimentare questa fiaccola
già radicata nella storia e ormai consacrata
nella tradizione.
Giovanni Sorge
Tribuna atessana, Numero unico, 8 ottobre 1966.
1972
Gli organizzatori dei festeggiamenti del 1972, con il M° Antonio Di Jorio, a ricordo
della rappresentazione della commedia musicale “Paese mè”.
105
Musica per tutti i gusti nel Ferragosto Atessano 1972. Ad eseguirla un gruppo folcloristico, una banda, una rinomata orchestra lirico-sinfonica, complessi di ritmi e
canzoni e una cantante di larga popolarità.
106
1974
Gruppi folcloristici di varia provenienza, la Fanfara dei Bersaglieri, un coro alpino, le
fontane luminose danzanti, un cantautore di successo e una cantante-soubrette della
TV: questi - ed altri - gli ingredienti di una grande festa nel 1974.
107
Immagini dell’esibizione del “Balletto acrobatico del Senegal” e del pubblico presente
in Piazza Garibaldi.
108
Il pappagallo “azzeccaventura”: sotto l’Arco ’Ndriano, durante le feste, distribuiva
col becco ai passanti – trascritta su un foglietto – la previsione del loro futuro (“la
pianeta”).
1967
1974
109
1975
Spettacoli di musica leggera, uno dei quali imperniato su una nota cantante, concerti bandistici, gare sportive e serate danzanti nel programma dei festeggiamenti del 1975.
110
1976
Folclore, sport e musica nel Ferragosto Atessano 1976. Tra le manifestazioni di maggior rilievo, un concorso ippico interregionale e l’esibizione di un balletto spagnolo
di notorietà internazionale. Il punto culminante nello spettacolo finale di musica
leggera con il più popolare rappresentante della canzone cosiddetta all’italiana.
111
Gli organizzatori dei festeggiamenti del 1976 e, in una foto-ricordo con il M° Antonio
Di Jorio, il coro folcloristico di Atessa.
112
1977
Una festa fuori dell’ordinario, nel 1977, per la molteplicità delle iniziative promosse:
competizioni sportive, tra le quali un’inedita riunione pugilistica; esecuzioni di complessi bandistici e di cori e balletti folcloristici, una mostra di pittura, una sfilata di
moda e gli ormai consueti spettacoli di musica leggera, questa volta – oltre che con
famosi interpreti della canzone italiana – anche con uno dei migliori esponenti della
tradizione canora napoletana.
113
Immagini della processione dei Santi Patroni del 17 agosto 1977 (presente Mons.
Vincenzo Fagiolo, arcivescovo di Chieti).
114
1979
Una serata dedicata al teatro musicale popolare, nei festeggiamenti del 1979. Nella
ormai tradizionale manifestazione conclusiva di musica leggera, la presenza di uno
dei più conosciuti e apprezzati gruppi italiani.
115
1981
Animatori delle feste del 1981 due cantanti fra i più rappresentativi della musica
leggera italiana, due bande musicali di prestigio e i gruppi folcloristici del “Festival
della Canzone Abruzzese”, divenuto ormai – a partire dai primi anni ’70 – un appuntamento fisso del Ferragosto Atessano.
FESTE PATRONALI 1981
in onore di Maria SS. Assunta e dei Santi Rocco, Leucio ed Emidio
14 agosto
Ore 21 – Piazza Benedetti
GARA DI FISARMONICA
15 agosto
Ore 21 – Piazza Garibaldi
FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE
16 agosto
Gran Concerto Bandistico
CITTÀ DI ACQUAVIVA DELLE FONTI
17 agosto
Gran Concerto Bandistico
CITTÀ DI LANCIANO
Ore 19 – Solenne Processione
18 agosto
Ore 21,30 – Piazza Garibaldi
Spettacolo di musica leggera con
TEDDY RENO E RITA PAVONE
Illuminazione di piazze e vie cittadine
1982
Un’immagine della mostra dell’artigianato abruzzese allestita in occasione dei
festeggiamenti del 1982.
116
Un’iniziativa di carattere culturale degna di nota nelle feste del 1982: l’allestimento di
tre mostre (fotografie d’epoca di Atessa e della sua gente, libri dell’editoria abruzzese,
prodotti dell’artigianato locale e regionale).
FERRAGOSTO ATESSANO 1982
A cura dell’Amministrazione Comunale
Dall’8 al 18 agosto MOSTRA FOTOGRAFICA “ATESSA IERI”
MOSTRA DEL LIBRO
MOSTRA-MERCATO DELL’ARTIGIANATO ABRUZZESE
9 agosto
Ore 21 – Piazza Garibaldi
GRUPPO FOLKLORISTICO DI FOSSACESIA
A cura dell’Associazione Pro-Loco
Dal 1° al 18 agosto TORNEO DI CALCETTO
13 agosto
GIRO DEL CAMPANILE “G. Vaselli”
Gara di corsa a piedi in notturna
13, 14, 15 agosto
TORNEO DI TENNIS TAVOLO
14 agosto
Ore 21 – Piazza Garibaldi
DANZA CLASSICA
Esibizione delle Scuole di Danza di Atessa
e Roccascalegna, dirette da Fiorinda D’Alfonso
15 agosto
Ore 21 – Piazza Garibaldi
FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE
16 agosto
Piazza Garibaldi
Ore 21 – LORENZO
Ore 23 –
17 agosto
Presteranno servizio per l’intera giornata
LE MAJORETTES DI FURCI
Ore 21 – Piazza Garibaldi
I PIERROTS con i successi di ieri e di oggi
18 agosto
Ore 21 – Piazza Garibaldi
in onore del M° Antonio Di Jorio,
con la partecipazione dei cori di Atessa e Casoli di Atri
CAPUANO e la sua orchestra
LE ORME in concerto
PIERGIORGIO FARINA
e la sua orchestra
117
1983
Per gli appassionati di musica leggera un evento da ricordare, nel Ferragosto Atessano
1983: il concerto di un personaggio di primo piano della canzone italiana all’apice
della popolarità dopo la vittoria al festival di Sanremo.
118
1984
Canzoni vecchie e nuove , nelle ricorrenze festive del 1984, interpretate da una delle
voci storiche della musica leggera italiana e da due complessi di vasta rinomanza.
119
1985
All’insegna della musica leggera anche il Ferragosto Atessano 1985. Tra gli spettacoli
in programma, le esibizioni di due tra le figure più amate della canzone italiana.
FERRAGOSTO ATESSANO 1985
in onore di Maria SS. Assunta e dei Santi Patroni Rocco, Leucio ed Emidio
15 agosto Ore 21 - Piazza Garibaldi
FESTIVAL DELLA CANZONE ABRUZZESE
16 agosto Ore 22 – Piazza Garibaldi
IVA ZANICCHI
17 agosto Complesso bandistico CITTÀ DI ATESSA
Ore 19 – Solenne Processione
Ore 22 – Piazza Garibaldi
ANNA
OXA
18 agosto Ore 22 – Piazza Garibaldi
I COLLAGE
in concerto
Illuminazione di piazze e vie cittadine
120
1986
Anche nel programma del Ferragosto Atessano 1986 nomi celebri nel campo della
canzone italiana. Oltre agli spettacoli musicali, previste gare di ballo per dilettanti e
professionisti e una grande festa danzante in piazza in onore di ospiti stranieri.
121
1992
Una novità assoluta - l’operetta - per i festeggiamenti del 1992. Altro spettacolo di
grande richiamo il concerto di un cantante nel suo momento di maggior successo.
122
1994
Spettacoli per grandi e piccini nelle feste del 1994. Di particolare interesse i concerti
di musica lirico-sinfonica e di canto popolare.
123
I principali interpreti di musica leggera esibitisi ad Atessa nelle feste patronali.
124
125
La facciata della Cattedrale di S. Leucio prima del restauro del 1935.
126
INDICE
Presentazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3
Nota introduttiva . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
5
Capitolo I
I SANTI PATRONI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . »
7
Capitolo II
LE ORIGINI DELLE FESTE PATRONALI . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15
Capitolo III
CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ
DEL SETTECENTO E DELL’OTTOCENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20
Capitolo IV
CELEBRAZIONI DELLA PRIMA METÀ
DEL NOVECENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 32
Capitolo V
CELEBRAZIONI DELLA SECONDA METÀ
DEL NOVECENTO . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 88
127
Finito di stampare
nel giorno di San Lorenzo Martire
il 10 agosto 2005
nella Tipografia Progetto Stampa s.n.c. - Atessa
4ª di copertina: Stampa calcografica fornita dalla Frentania Stamperia d’Arte
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CElEBRAZIONI DEllA SECONDA METÀ DEl SETTECENTO E DEll