I PERCORSI DI
GE NI US LO CI
A.
CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO
CITTÀ:
GIOI
Prov.: SA
OPUSCOLO REALIZZATO
DAGLI ALUNNI DELLA
SCUOLA MEDIA DI GIOI
INQUADRAMENTO GENERALE
I TOPONIMI
I vari nomi di Gioi con i quali se
ne ha notizia nei
documenti:Ioe,Johae,Ioa,Yoy,
Yoye,Yoya,Yoyo,Joio,Ioio,li Joi
denotano il passaggio nel
territorio di popolazioni diverse.
Gioi visibile da Elea,fortezza
imprendibile per i Lucani,ebbe
la gloria nel nome del sommo
Giove.Ad Elea nei recenti scavi
è stata rivenuta solo una
semplice ara dedicata a Zeus.
Probabilmente,quindi,sorgeva a Gioi un vero e proprio tempio dedicato al
dio.Zeus,dal sommo collina gioiese,manda la pioggia,protegge le fortificazioni,è
difesa e sicurezza di Elea.Altra particolarità della collina gioiese è la presenza quasi
costante,in tutti i periodi dell’anno,di una fitta nebbia che nasconde
ai mortali il
dio del fulmine.
Il nome Cardile deriverebbe da un antico arnese impiegato nel processo della
lavorazione del lino:il cardo.Cardile era rinomato anche per la produzione della
polvere da sparo,detta pure polvere nera o pirica.Questo prodotto si otteneva
triturando,in appositi mortai in pietra arenaria,rinvenuti in zone remote e impervie,
una mistura formata da
carbone,zolfo e salnitro,nella cui
lavorazione i Cardilesi avevano
acquisito speciali tecniche.
Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999
I PERCORSI DI
GE NI US LO CI
CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO
CITTÀ:
GIOI
A.
2
Prov.:SA I N Q U A D R A M
VICENDE STORICHE
Gioi, le cui origini risalgono al VII secolo,
è un paese antichissimo del Cilento, che ha
avuto nel corso dei secoli un’importanza di
primo ordine sia per le vicende storiche che
l’hanno attraversato, sia per la posizione
geografica in cui si trova, a cavallo tra la
montagna, indice di sicurezza nei secoli scorsi e la pianura, segno di fertilità. Gioi
siede sul vertice di una amena e deliziosa collina isolata, alta 684m. sul livello del
mare, in luogo bellissimo ma freddo, esposta all’impeto dei venti. Libeccio e Greco.
Levante. Gioi, comune del
Cilento, è situato sulla sponda
sinistra dell’Alento, (da cui
Cilento) ad un’altitudine di 684m.
è posto al vertice di una collina
che si affaccia sulla fertile piana di
Casalvelino, nelle limpide giornate
si gode la veduta di Capri e
l’arcipelago delle Eolie. Nelle
diverse epoche storiche fu
denominata:johae, ioa, ioio, li jioi
e per ultimo Gioi.Il nome Gioi,
giunge con trasformazione fino
all’attuale toponimo Gioi, in onore
del dio Giove che protegge la
collina avvolgendola in tutti i
periodi dell’anno di una fitta nebbia per nasconderla da eventuali assalti.Da accertate
ricerche, risulta che la costruzione più antica fosse il castello edificato dagli Enotri, le
cui rovine ancor oggi sono visibili. Da esso era possibile tenere sott’occhio la pianura
sottostante e parte della collina difronte, in modo da poter scorgere chi si avvicinasse
all’abitato per potersi eventualmente difendere. In età greca questo presidio venne
rafforzato da Velia a salvaguardia della via fluviale dell’Alento, e nell’età normanna
addirittura divenne il terzo baluardo difensivo della rocca di Novi. Mentre le origini
antiche non sono supportate se non da reperti archeologici ritrovati nella piccola
pianura antistante l’abitato di Gioi
oggi denominata “sterza”, più certe
sono le notizie storiche a partire
dall’anno1034, che ci permettono di
ricostruire le vicende della città e dei
passaggi di proprietà di quello che fu
un feudo nel Regno di Napoli.Solo il
2 agosto 1806, con l’occupazione
francese del Regno di Napoli ad
opera di G. Bonaparte finisce l’era
del feudalesimo e con esso
l’egemonia dei baroni lasciando
spazio alla crescita della classe borghese. La popolazione di Gioi in quanto a numero
di residenti ha avuto un andamento altalenante.Dai 1446 abitanti del 1532, a causa di
un’epidemia maligna di difterite e ancora ,poi, della peste(1656) si determinò un forte
calo della popolazione che solo nella prima decade dell’800 crebbe fino a raggiungere
i 1789 abitanti. Diverse erano le piccole industrie a livello familiare nate durante il
Regno di Federico 2° per la lavorazione dei pannilani, dei cuoi, della coltura del baco da
seta, che vedevano scambi commerciali dalle fiere che si tenevano d’estate.(Fiera di
San Giacomo, fiera di Santa Maria della Croce).
Per quanto riguarda l’aspetto artistico Gioi ha avuto importanti esponenti nella
scultura del legno (Ennio Salati, Vincenzo De Marco),nella pittura (Fr. Salati, E.
Infante, M. Romano).
Gioi insieme ad altri paesi del
Cilento,oltre ai moti del 1828 e
ai moti che portarono alle
guerre d’indipendenza diedero
alla società uomini che
alimentarono quel famoso
fenomeno
denominato
“BRIGANTAGGIO”.
Gioi
rimase illesa durante le 2 guerre
mondiali,soprattutto durante la
2 guerra mondiale quando,dal
racconto di alcuni anziani,i
tedeschi,ormai in ritirata,dopo
lo sbarco degli americani nel
golfo di Salerno;cercarono una
via di scampo e quindi arrivarono in una piazza oggi chiamata Piazza S.
Maria,cercarono,di trovare un’altra via che non fosse quella per Omignano,ma Gioi
non è un paese di passaggio,ma una cittadina arroccata su una collina,per cui i tedeschi
furono costretti a tornare indietro. Dopo la 2 guerra mondiale,come tutta l’Italia,Gioi
risorge a poco a poco fino a risentire dei benefici degli anni 60. Oggi Gioi conta
all’incirca 2000 abitanti,ancora quasi tutti artigiani,commercianti e agricoltori.
CARDILE
Su una montagna tra Gioi e Cardile,
tra l’VIII e il X sec., venne
probabilmente costruita una laura
basiliana ad opera dei monaci italogreci, chiamata, ancora oggi, “la
Laura”, in riferimento proprio
all’antico villaggio. “La Laura” (dal
greco laur a, quartiere) era solitamente
un luogo ameno su cui i monaci
costruivano delle capanne di legno,
dove si appartavano dal mondo, rifugiandosi nella preghiera e nella meditazione.
Verso la metà del sec. XVI scomparvero alcuni casali, tra cui quello di Teano e
Casalicchio a causa delle scorribande compiute da Barbarossa, capo dei Saraceni, che
dai lidi tirreni si spostava con rapace violenza verso le zone interne del Cilento. Si
suppone che proprio gli abitanti di questi casali, costretti a riparare altrove, costruirono
un nuovo nucleo abitativo: Cardile.Nel 1552 la Baronia si frantumò in tanti piccoli
feudi governati dai baroni, i quali vantavano sugli stessi diritti illimitati. Anche a
Cardile i baroni Siniscalchi fecero valere sulla popolazione i cosiddetti “iura
francorum”, tra i quali il diritto di prima notte abolito, di poi, per mano di un antenato
della famiglia D’Elia con l’uccisione del locale barone. Il Seicento fu caratterizzato da
maggiori oneri a carico dei contadini, costretti a lavorare in condizioni disumane a
servizio dei signori locali e a pagare tasse di ogni genere.In aggiunta, gravava su di
loro anche il tempo inclemente: numerose furono infatti le carestie determinate da
inverni rigidi ed estati piovose. Alle carestie
si aggiunse poi
la peste del 1656. La popolazione venne
ulteriormente decimata: Cardile, a differenza
di altri centri, ebbe un numero di vittime
inferiori alla media; infatti. la popolazione,
che nel 1648 era composta da 51 fuochi
(circa 357 abitanti), dopo il 1656 passò a 30
fuochi (circa 210 abitanti), mentre nella
vicina Gioi, gli abitanti si ridussero di oltre
2/3. Di.qui la forte devozione dei Cardilesi a
5. Rocco, protettore degli appestati.
Si racconta che in passato,
in località “Visciglina”, vennero alla luce delle strutture tombali costruite dagli
appestati stessi, i quali, al fine di non restare insepolti, ai primi sintomi del male, si
adagiavano in tali strutture in attesa della morte. La carestia, la peste, i soprusi dei
signorotti gettarono nello sconforto il popolo cilentano che avendo smarrito i valori
della fede cristiana, finì per accettare ogni forma di superstizione e di riti magici come
toccasana ai propri mali. Nacquero così nella tradizione popolare cardilese le figure di
fattucchiera e “ianara” (strega) che svolgevano i loro rituali in un luogo, nei pressi di
Cardile, che tutt’oggi conserva il nome di ianara.La pressione fiscale e feudale, agli
inizi del 700, divenne intollerabile a tal punto che tra feudatari e università si aprirono
controversie e liti al fine di garantire al popolo i pochi diritti di cui era titolare. Nel
1720, dinanzi alla corte baronale del casale di Cardile, numerosi cittadini
rivendicarono il diritto agli usi civici sulle foreste dette la “Visciglina” e “Li Spagari”
nei confronti dei Baroni di Cardile, possidenti usurpatori.Solo nel 1754, a causa delle
pessime condizioni economiche in cui versava il Regno, venne redatto a Cardile, come
in altri paesi del Cilento, il catasto onciario in modo da ripartire con equità il peso di
tasse, gabelle ed altri dazi imposti.Finalmente il Cilento sembrò rinascere sotto il
governo francese (1808-1815) che abolì la feudalità operando una serie di riforme, tra
cui l’accorpamento delle università per ragioni economiche e geografiche. Cardile
perse la sua autonomia e venne unita a Gioi. Con il ritorno dei Borboni nel 1815 si aprì
un periodo di rivolte nel Cilento: nel 1820 la Carboneria, nelle cui file erano iscritti
anche Davide, Alessandro e Licurgo Riccio di Cardile, riuscì ad ottenere il
riconoscimento della costituzione. Nel 1828 un’altra
rivolta organizzata dall’associazione dei filadelfi fu
repressa nel sangue dalla dinastia borbonica. Così le teste
di Alessandro e Davide Riccio, recise dai corpi, vennero
rinchiuse in gabbie di ferro ed esposte nella piazza di
Cardile come pubblico monito. Il nome di Cardile doveva
ancora una volta entrare nella storia con la rivolta del
1848, capeggiata da Costabile Carducci, che vide come
cospiratore del governo borbonico Catone Riccio, figlio di
Davide, che, rinchiuso in carcere, venne liberato pochi anni
prima dell’Unità d’Italia...
Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999
I PERCORSI DI
GE NI US LO CI
A.3
CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL
TERRITORIO
CITTÀ: GIOI-CARDILE
Prov.: SA
INQUADRAMENTO GENERALE
MITI E LEGGENDE
La baronessa di Gioi
Fin da piccola fu tenuta, per l’enorme gelosia del fratello, barone di Gioi, in
segregazione.
Il barone, uomo crudele, mal sopportava la sorella, Maria Teresa, perché sospettava
ch’ella avesse rapporti d’amore col giovane e bello servo Fernando. Accecato
dall’odio il conte architettò di uccidere la sorella e far ricadere la colpa sul servo.
Quando Fernando, un giorno era in dispensa a prendere il prosciutto, egli di nascosto
andò in camera di M. Teresa e con grande crudeltà l’accolte llò estraendo dal petto
della giovane il cuore. Distrattamente, però, appoggio la mano, sporca di san gue ad
una parete. Tornò, come se niente fosse accaduto, nel proprio studio e prese a
leggere. Fernando, intanto, dopo aver preparato la tavola si apprestò prima a chiamare il
padrone e poi la contessina. Costei giaceva morta ed il povero servo cercò di
soccorrerla e s’ imbrattò tutto di sangue. Il barone accorso alle grida non esitò
d’incolparlo e farlo tradurre nelle carceri, dove fu condannato con una del le peggiori
pene: morte per scottatura di lardo. Tutti gli abitanti di Gioi dovettero fornire una
razione di lardo. Di buon mattino il giovane fu condannato in piazza e subito
iniziarono le torture stabilite; il lardo fatto sciogliere in un calderone gli veniva
versato, bollente,addosso e tra stazionati grida, egli veniva spellato tutto. Divenne un
mostro irriconoscibile, ma fino alla fine non esitò di urlare la propria innocenza. Ancor
oggi l’ impronta della mano rossa di sangue, del barone, è impressa sulla parete ed
ancor oggi l’ultima frase gridata dal giovane “Sono innocente” è impressa nella
memoria dei Gioesi.
Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999
IN QU A DR AM EN TO GE NE RA LE
MI TI E LE GG EN DE
A
Frate Ludovico
.
Nel convento francescano di Gioi molto tempo fa viveva un giovane frate,
4
Ludovico, da tutti considerato un Santo. Un giorno fu chiamato dal frate
addetto alla cucina, che era disperato perché la chiave della dispensa gli era
caduta nel pozzo e non poteva preparare il pranzo per il giorno. Frate
Ludovico prelevò,nella cappella del convento, il bambinello che Santo
Antonio teneva tra le braccia e disse al cuoco di calarlo nel pozzo. Grande
fu la meraviglia quando tirato su il bambinello si vide che tra le dita teneva la
chiave. Tutti gridarono al miracolo e da allora chiunque aveva problemi da
risolvere si rivolgeva al fraticello.
Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 1999
INQUADRAMENTO GENERALE
TRA DI ZIO NI POP OLA RI E FES TE RE LIG IOS E
Tradizioni e costumi
Il nome Cardile deriverebbe da un antico arnese impiegato nel processo della
lavorazione del lino: il cardo. Tale strumento è costituito da una tavoletta di
legno nella quale sono infissi, secondo circonferenze concentriche, una serie di
chiodi tra le cui punte, un tempo, si sfilacciavano le fibre grezze del lino:
operazione detta appunto cardatura. Questa interpretazione assume credibilità,
in quanto la coltivazione e la lavorazione del lino erano attività fiorenti ed
economicamente redditizie per i suoi abitanti. Oltre a ciò, Cardile era rinomato
anche per la produzione della polvere da sparo, detta pure polvere nera o pirica.
Questo prodotto si otteneva triturando, in appositi mortai in pietra arenaria,
rinvenuti in zone remote e impervie, una mistura formata da carbone, zolfo e
salnitro, nella cui lavorazione i Cardilesi avevano acquisito speciali tecniche. La
polvere pirica trovava largo impiego nel corso delle battute di caccia, per difesa
o per offesa, e nei fuochi artificiali che, fatti brillare in occasione delle ricorrenze
patronali o di altre festose manifestazioni, rappresentavano un lieto spettacolo
per la popolazione. A proposito di eventi gioiosi non si può fare a meno di citare
famosi Clavoni o Chiavoni in gergo dialettale, che erano (e sono) cerimonie che
si svolgevano l’ultimo giorno di Carnevale e consistevano nel declamare
divertenti “filastrocche” dinanzi l ’uscio di casa di coloro che, durante l’anno da
poco trascorso, avessero commesso rid icole “imprudenze”. L’azione prendeva
l’avvio dal centro del paese, da cui una moltitudine festante, tra schiamazzi e
fragori di petardi e schioppi si muoveva per portarsi davanti all’abitazione dello
sventurato, il quale veniva invitato ad uscire bussando alla sua porta con
’
l apposita clava: la piroccola. Subito dopo si dava inizio alla “speciale serenata”
che terminava a tarda notte in un contorno scenografico ricco di suoni, danze e
… libagioni.
Feste e ricorrenze CARDILE
x 13 maggio inaugurazione cappella Madonna del Carmine
x 13
giugno S. Antonio
x 24
giugno S. Giovanni Battista
x 16
luglio Madonna del Carmine
x 16
agosto S. Rocco
x prima domenica
x 29
di ottobre Madonna del Rosario
dicembre S. Rocco (festa votiva)
I PER COR SI DI
A.
5
GE NI US LO CI
CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO
CIT TÀ:
GIO I
Pro v.: SA
INQUADRAMENTO GENERALE
ATT IVI TÀ E MES TIE RI
falegname
x
fabbro
x
allevamento x Bov ino
sui no
trasformazione prodotti
agricoli
x
trasformazione prodotti ~
lattiero-caseari
a
pit tor e.
t
tiv ità rur ali
x
Sal sa di
pom odo ro
Ort agg i
sot t’o lio
Cac io cav al li
intagliatore
x
sarto
x
ricamatrice
x
att ivi tà art igi ane
INQUADRAMENTO GENERALE
PRODOTTI TIPICI
PIATTI TIPICI
Gioi: fusilli
(uova- farina-acqua);millimbanti (pasta di casa a mò di riso);
cicci maritat i
(piatto vegetal e assortit o).
Cardile : cavati
(acqua bollent e- farina) ;
fusilli - tagliat elle.
DOLCI
Gioi : ”struff oli” -“scaura tieddi” -“pizza chiena” -“tortan o”-“raffai uoli” “angine tti”.
Cardile : ”nocche ”- “castag nacci”-“scaura tielli” -“zeppol e di San Giusepp e”“struff oli”.
PRODOTT I TIPICI
Gioi-Cardile :
Vino- olio di oliva-castagne- fichi secchi.
Salumi : capicol lo -soppres sata -salsicc ecervell ata “nnogli a”-pancett a-prosciu tto
LE FESTE
Gioi:
“festa della Madonna dello Schito”,prima domenica di giugno (festa
propiziatoria).
“Madonna del Carmine”,16 luglio.
“San Nicola”,18-19 agosto (festa patronale).
“Madonna del Rosario”,prima domenica di ottobre,con la presentazione
sacra del volo dell’angelo e l’incendio della torre campanaria.
Cardile:
“San Giovanni”,24 giugno (festa patronale- col tradizionale sorteggio del
“pecurieddo”.
“San Rocco”,16 agosto.
“Madonna del Rosario”,prima domenica di ottobre.
“Sant’Antonio”, 13 giugno
SAGRA DEL FUSILLO –
Gioi:dal1970 si svolge dal 10 al 17 agosto,si avvale del patrocinio di enti
sovracomunali (Regione Campania,provincia di Salerno,Ente Parco
Nazionale del Cilento e Vallo del Diano,Comune di Gioi ed è organizzata
dall’ Associazione Culturale l’Atomo.
PER ARCHI E VUTTARI
Cardile: ”Archi e Vuttari”,7-8-9 agosto:assaggi dei piatti tipici e visita dei
caratteristici telai per la lavorazione del lino;mostra dei lavori in legno dagli
artigiani locali ed esposizione di testi antichi provenienti da famiglie nobili
locali.
“Festa della castagna”(ottobre- novembre),preparazione ed degustazione
dei dolci tipici.
Tiro a segno(maggio): gara con l’arco con premio finale.
Torneo di briscola(agosto),premi finali: prosciutto- coniglio- caciocavalli
Per quel che riguarda l’allevamento, bisogna dire che oggi sono poche le
famiglie che ancora ammazzano a gennaio il maiale, però nel paese c’è
un’importante azienda agricola che continua la tradizione “L’Aria del
Campo”. I titolari hanno avuto sempre come obbiettivo la valorizzazione di
questi prodotti. Forse ci sono riusciti. Infatti la soppressata sta avendo un
enorme successo ed è ormai richiesta da tutti. Quando viene assaggiata
entra poi prepotentemente in tutti i menù. Si può mangiare sia come
antipasto che come conclusione del pasto. L’azienda di piccole dimensioni,
oltre ad un allevamento di bufale (circa 160) di alcuni capi di cavalli e di
piccole quantità di animali di ogni genere, conta,anche di circa 100 capi di
maiali. Le razze di maiali sono miste, recuperate dalle montagne, cioè quelli
originariamente esistenti da loco. Gli animali sono di colore nero, bianconero, rosso pezzato e bianchi. L’alimentazione è di tipo strettamente
biologico con prodotti fatti in azienda (zucche, barbabietole, ghiande,
castagne, granone, mais e comunque tutto ciò che rigidamente si produce
nei terreni di propriètà. Oltre alla soppressata si producono altri salumi
quali: salsicce capicolli, pancette, caciocavalli con e senza soppressata e
salamini tipici del luogo. Tutti i tipi di salami vengono fatti a mano
artigianalmente così come avveniva nei tempi antichi da mano esperte di
uomini e donne. L’azienda produce anche olio d’olivo. La soppressata di
Gioi è ormai famosa in tutto il Cilento ed anche fuori. Si prepara utilizzando
la carne di prima scelta del cuore del prosciutto, vengono eliminati anche i
nervetti le carni sono tagliate a mano a punta di coltello, condite con sale e
pepe e ripassate a mano più volte per fare amalgamare bene gli ingredienti.
L’impasto viene lasciato riposare per una decina d’ore e poi insaccato in
budella naturali. Il periodo di stagionatura varia da 30 a 35 giorni in un
ambiente non molto areato e talvolta affumicato con fuoco a legna. Quando
il prodotto stagionato, se non vieni consumato subito, viene conservato
sott’olio d’oliva o sotto strutto mantenendovi fresco tutto l’anno.
ANALI SI DEL TERRI TORIO
ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO
prato X
cascata
Corso d’acquaX X
Essen ze
Finocchio
selvatico,
lavanda,
origano,
asparagi,
salvia.
colture arboree X
bosco X
seminativo X
e prodotti del bosco
Pro v.: SA
Fich i,
cast agne ,
oliv e, viti ,
pascolo X
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
CIT TÀ: GIO I
Pro v.: SA
AN AL IS I DE L TE RR IT OR IO
EM ERGE NZE CARA TTE RIZZ ANTI IL TERRIT ORI O
ele me nt i na tur ali
no me
ele me nt i ant ropi ci
epo ca
castello 
Int orno al 1500
� …………… ……… ……… .
torre 
Int orno al 1500
x Serra Ami gno sa
collina � …………… ……… ……… .
mura di cinta 
evidenze archeologiche 
Int orno al 1500
albe ro
x
grotta
Q ue rcia
monte
fiume
x
Selva de i Sant i
lago � …………… ……… ……… .
…………… ……… ……… .
bosco
…………… ……… …… � …………… ……… ……… .
San ta Mar ia de ll a Po rt a
XI SEC.
chiesa

convento
1900
frantoio
masseria
…………… ……… …… � …………… ……… ……… .
mulino
…………… ……… …… � …………… …… ………… .
…………… ……… ……
� …………… ……… ……… .
…………… ……… ……
� …………… ……… ……… .
autostrada
strada
San Franc esco
1466 Ini zi o
lavatoio pubblico
…………… ……… …… � …………… ……… ……… .
…………… ……… ……… .
XX SEC.

…………… ……… ……… .

XI X- XX SEC.

…………… ……… ……… .
XX SEC.
ferrovia
ponte 
…………… ……… ……… .
XX SEC.
diga
…………… ……… ……. 
…………… ……… ……… .

…………… ……… ……… .
LE EM ER GENZE PIÙ SIG NIFICAT IVE (ri li evo foto g rafico)
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
DATI DIMENSIONALI DEL CENTRO ABITATO
altezza media s.l.m.
punto più alto
mt.676
Campanile
mt.685
punto più basso San Paolo
arroccato x
mt.630
scacchiera ~
concentrico ~
a macchia d’olio ~
altro ~
DATI DEL CENTRO ABITATO:
impianto originario 1034
Successive trasformazioni
epoca medievale
epoca attuale
EM ERGE NZE CARA TTE RIZZ ANTI IL TERRIT ORI O
edi fici o
epo ca
chiesa
teatro
x
XI SEC.
~ …………… ……… ……. ..
palazzo
museo
castello
x
luo g o
piazza
~ …………… ……… ……… ……
~ …………… ……… ……… ……
parco
~
ponte
x
………………………………
~ …
viale
Palazzo Rei ell i 1700
18 00
…………… ……… ……. ..
~
~ …………… ……… ……. ..
epo ca
quartiere
1500
torre
x
evidenze archeologiche
~ ……… ……… ……… ….. .…… ……… ……… ….. . ~
……… ……… ……… ……… …
…………… …………. ..
…………… ……… ……… ……
XX SEC.
~ ………………………………
…
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
La città oggi:
zona commerciale
CENTRO
centro storico
verde pubblico
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
L’ARREDO URBANO
pavimentazioni
panchine
Descrizione
Descrizione
Cubetti di mattoni
rossi.
In legno di castagno e
ferro.
aiuole efioriere
Descrizione
Blocchi di cemento di
forma ovale e
rettangolare.
Foto
edicole votive
Descrizione
Cappella votiva
dedicata alla
Madonna
del Carmine
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
I PERCORSI DI GENIUS LOCI
IND ICE DEL LE SCH EDE
Sezione A - Inquadramento generale
A. 1 - I toponimi
A.2 - Vicende storiche
A.3 - Miti e leggende
A.4 - Tradizioni popolari
A.5 - Attività e mestieri
A.6 - Prodotti tipici
Sezione B - Analisi del territorio
B. 1 - Dati dimensionali e planimetria del territorio
B.2 - Elementi caratterizzanti la morfologia del territorio
B.3 - Emergenze caratterizzanti il territorio
B.4 - L’arredo extra-urbano: descrizione e rilievo fotografico
Sezione C - Centro abitato
C. 1 - Dati dimensionali del centro abitato
C.2 - Il terreno: dati dimensionali, sezioni o profili
C.3 - Il costruito
C.4 - Emergenze caratterizzanti il territorio del centro abitato
C.5 - La città oggi: zonizzazione e rilievo fotografico
C.6 - L’arredo urbano: descrizione e rilievo fotografico
C.7 - La tipologia edilizia: descrizione e rilievo fotografico
C.8 - Individuazione degli elementi di disturbo
Scarica

GIOI Prov.: SA