I PERCORSI DI GE NI US LO CI A. CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO CITTÀ: GIOI Prov.: SA OPUSCOLO REALIZZATO DAGLI ALUNNI DELLA SCUOLA MEDIA DI GIOI INQUADRAMENTO GENERALE I TOPONIMI I vari nomi di Gioi con i quali se ne ha notizia nei documenti:Ioe,Johae,Ioa,Yoy, Yoye,Yoya,Yoyo,Joio,Ioio,li Joi denotano il passaggio nel territorio di popolazioni diverse. Gioi visibile da Elea,fortezza imprendibile per i Lucani,ebbe la gloria nel nome del sommo Giove.Ad Elea nei recenti scavi è stata rivenuta solo una semplice ara dedicata a Zeus. Probabilmente,quindi,sorgeva a Gioi un vero e proprio tempio dedicato al dio.Zeus,dal sommo collina gioiese,manda la pioggia,protegge le fortificazioni,è difesa e sicurezza di Elea.Altra particolarità della collina gioiese è la presenza quasi costante,in tutti i periodi dell’anno,di una fitta nebbia che nasconde ai mortali il dio del fulmine. Il nome Cardile deriverebbe da un antico arnese impiegato nel processo della lavorazione del lino:il cardo.Cardile era rinomato anche per la produzione della polvere da sparo,detta pure polvere nera o pirica.Questo prodotto si otteneva triturando,in appositi mortai in pietra arenaria,rinvenuti in zone remote e impervie, una mistura formata da carbone,zolfo e salnitro,nella cui lavorazione i Cardilesi avevano acquisito speciali tecniche. Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999 I PERCORSI DI GE NI US LO CI CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO CITTÀ: GIOI A. 2 Prov.:SA I N Q U A D R A M VICENDE STORICHE Gioi, le cui origini risalgono al VII secolo, è un paese antichissimo del Cilento, che ha avuto nel corso dei secoli un’importanza di primo ordine sia per le vicende storiche che l’hanno attraversato, sia per la posizione geografica in cui si trova, a cavallo tra la montagna, indice di sicurezza nei secoli scorsi e la pianura, segno di fertilità. Gioi siede sul vertice di una amena e deliziosa collina isolata, alta 684m. sul livello del mare, in luogo bellissimo ma freddo, esposta all’impeto dei venti. Libeccio e Greco. Levante. Gioi, comune del Cilento, è situato sulla sponda sinistra dell’Alento, (da cui Cilento) ad un’altitudine di 684m. è posto al vertice di una collina che si affaccia sulla fertile piana di Casalvelino, nelle limpide giornate si gode la veduta di Capri e l’arcipelago delle Eolie. Nelle diverse epoche storiche fu denominata:johae, ioa, ioio, li jioi e per ultimo Gioi.Il nome Gioi, giunge con trasformazione fino all’attuale toponimo Gioi, in onore del dio Giove che protegge la collina avvolgendola in tutti i periodi dell’anno di una fitta nebbia per nasconderla da eventuali assalti.Da accertate ricerche, risulta che la costruzione più antica fosse il castello edificato dagli Enotri, le cui rovine ancor oggi sono visibili. Da esso era possibile tenere sott’occhio la pianura sottostante e parte della collina difronte, in modo da poter scorgere chi si avvicinasse all’abitato per potersi eventualmente difendere. In età greca questo presidio venne rafforzato da Velia a salvaguardia della via fluviale dell’Alento, e nell’età normanna addirittura divenne il terzo baluardo difensivo della rocca di Novi. Mentre le origini antiche non sono supportate se non da reperti archeologici ritrovati nella piccola pianura antistante l’abitato di Gioi oggi denominata “sterza”, più certe sono le notizie storiche a partire dall’anno1034, che ci permettono di ricostruire le vicende della città e dei passaggi di proprietà di quello che fu un feudo nel Regno di Napoli.Solo il 2 agosto 1806, con l’occupazione francese del Regno di Napoli ad opera di G. Bonaparte finisce l’era del feudalesimo e con esso l’egemonia dei baroni lasciando spazio alla crescita della classe borghese. La popolazione di Gioi in quanto a numero di residenti ha avuto un andamento altalenante.Dai 1446 abitanti del 1532, a causa di un’epidemia maligna di difterite e ancora ,poi, della peste(1656) si determinò un forte calo della popolazione che solo nella prima decade dell’800 crebbe fino a raggiungere i 1789 abitanti. Diverse erano le piccole industrie a livello familiare nate durante il Regno di Federico 2° per la lavorazione dei pannilani, dei cuoi, della coltura del baco da seta, che vedevano scambi commerciali dalle fiere che si tenevano d’estate.(Fiera di San Giacomo, fiera di Santa Maria della Croce). Per quanto riguarda l’aspetto artistico Gioi ha avuto importanti esponenti nella scultura del legno (Ennio Salati, Vincenzo De Marco),nella pittura (Fr. Salati, E. Infante, M. Romano). Gioi insieme ad altri paesi del Cilento,oltre ai moti del 1828 e ai moti che portarono alle guerre d’indipendenza diedero alla società uomini che alimentarono quel famoso fenomeno denominato “BRIGANTAGGIO”. Gioi rimase illesa durante le 2 guerre mondiali,soprattutto durante la 2 guerra mondiale quando,dal racconto di alcuni anziani,i tedeschi,ormai in ritirata,dopo lo sbarco degli americani nel golfo di Salerno;cercarono una via di scampo e quindi arrivarono in una piazza oggi chiamata Piazza S. Maria,cercarono,di trovare un’altra via che non fosse quella per Omignano,ma Gioi non è un paese di passaggio,ma una cittadina arroccata su una collina,per cui i tedeschi furono costretti a tornare indietro. Dopo la 2 guerra mondiale,come tutta l’Italia,Gioi risorge a poco a poco fino a risentire dei benefici degli anni 60. Oggi Gioi conta all’incirca 2000 abitanti,ancora quasi tutti artigiani,commercianti e agricoltori. CARDILE Su una montagna tra Gioi e Cardile, tra l’VIII e il X sec., venne probabilmente costruita una laura basiliana ad opera dei monaci italogreci, chiamata, ancora oggi, “la Laura”, in riferimento proprio all’antico villaggio. “La Laura” (dal greco laur a, quartiere) era solitamente un luogo ameno su cui i monaci costruivano delle capanne di legno, dove si appartavano dal mondo, rifugiandosi nella preghiera e nella meditazione. Verso la metà del sec. XVI scomparvero alcuni casali, tra cui quello di Teano e Casalicchio a causa delle scorribande compiute da Barbarossa, capo dei Saraceni, che dai lidi tirreni si spostava con rapace violenza verso le zone interne del Cilento. Si suppone che proprio gli abitanti di questi casali, costretti a riparare altrove, costruirono un nuovo nucleo abitativo: Cardile.Nel 1552 la Baronia si frantumò in tanti piccoli feudi governati dai baroni, i quali vantavano sugli stessi diritti illimitati. Anche a Cardile i baroni Siniscalchi fecero valere sulla popolazione i cosiddetti “iura francorum”, tra i quali il diritto di prima notte abolito, di poi, per mano di un antenato della famiglia D’Elia con l’uccisione del locale barone. Il Seicento fu caratterizzato da maggiori oneri a carico dei contadini, costretti a lavorare in condizioni disumane a servizio dei signori locali e a pagare tasse di ogni genere.In aggiunta, gravava su di loro anche il tempo inclemente: numerose furono infatti le carestie determinate da inverni rigidi ed estati piovose. Alle carestie si aggiunse poi la peste del 1656. La popolazione venne ulteriormente decimata: Cardile, a differenza di altri centri, ebbe un numero di vittime inferiori alla media; infatti. la popolazione, che nel 1648 era composta da 51 fuochi (circa 357 abitanti), dopo il 1656 passò a 30 fuochi (circa 210 abitanti), mentre nella vicina Gioi, gli abitanti si ridussero di oltre 2/3. Di.qui la forte devozione dei Cardilesi a 5. Rocco, protettore degli appestati. Si racconta che in passato, in località “Visciglina”, vennero alla luce delle strutture tombali costruite dagli appestati stessi, i quali, al fine di non restare insepolti, ai primi sintomi del male, si adagiavano in tali strutture in attesa della morte. La carestia, la peste, i soprusi dei signorotti gettarono nello sconforto il popolo cilentano che avendo smarrito i valori della fede cristiana, finì per accettare ogni forma di superstizione e di riti magici come toccasana ai propri mali. Nacquero così nella tradizione popolare cardilese le figure di fattucchiera e “ianara” (strega) che svolgevano i loro rituali in un luogo, nei pressi di Cardile, che tutt’oggi conserva il nome di ianara.La pressione fiscale e feudale, agli inizi del 700, divenne intollerabile a tal punto che tra feudatari e università si aprirono controversie e liti al fine di garantire al popolo i pochi diritti di cui era titolare. Nel 1720, dinanzi alla corte baronale del casale di Cardile, numerosi cittadini rivendicarono il diritto agli usi civici sulle foreste dette la “Visciglina” e “Li Spagari” nei confronti dei Baroni di Cardile, possidenti usurpatori.Solo nel 1754, a causa delle pessime condizioni economiche in cui versava il Regno, venne redatto a Cardile, come in altri paesi del Cilento, il catasto onciario in modo da ripartire con equità il peso di tasse, gabelle ed altri dazi imposti.Finalmente il Cilento sembrò rinascere sotto il governo francese (1808-1815) che abolì la feudalità operando una serie di riforme, tra cui l’accorpamento delle università per ragioni economiche e geografiche. Cardile perse la sua autonomia e venne unita a Gioi. Con il ritorno dei Borboni nel 1815 si aprì un periodo di rivolte nel Cilento: nel 1820 la Carboneria, nelle cui file erano iscritti anche Davide, Alessandro e Licurgo Riccio di Cardile, riuscì ad ottenere il riconoscimento della costituzione. Nel 1828 un’altra rivolta organizzata dall’associazione dei filadelfi fu repressa nel sangue dalla dinastia borbonica. Così le teste di Alessandro e Davide Riccio, recise dai corpi, vennero rinchiuse in gabbie di ferro ed esposte nella piazza di Cardile come pubblico monito. Il nome di Cardile doveva ancora una volta entrare nella storia con la rivolta del 1848, capeggiata da Costabile Carducci, che vide come cospiratore del governo borbonico Catone Riccio, figlio di Davide, che, rinchiuso in carcere, venne liberato pochi anni prima dell’Unità d’Italia... Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999 I PERCORSI DI GE NI US LO CI A.3 CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO CITTÀ: GIOI-CARDILE Prov.: SA INQUADRAMENTO GENERALE MITI E LEGGENDE La baronessa di Gioi Fin da piccola fu tenuta, per l’enorme gelosia del fratello, barone di Gioi, in segregazione. Il barone, uomo crudele, mal sopportava la sorella, Maria Teresa, perché sospettava ch’ella avesse rapporti d’amore col giovane e bello servo Fernando. Accecato dall’odio il conte architettò di uccidere la sorella e far ricadere la colpa sul servo. Quando Fernando, un giorno era in dispensa a prendere il prosciutto, egli di nascosto andò in camera di M. Teresa e con grande crudeltà l’accolte llò estraendo dal petto della giovane il cuore. Distrattamente, però, appoggio la mano, sporca di san gue ad una parete. Tornò, come se niente fosse accaduto, nel proprio studio e prese a leggere. Fernando, intanto, dopo aver preparato la tavola si apprestò prima a chiamare il padrone e poi la contessina. Costei giaceva morta ed il povero servo cercò di soccorrerla e s’ imbrattò tutto di sangue. Il barone accorso alle grida non esitò d’incolparlo e farlo tradurre nelle carceri, dove fu condannato con una del le peggiori pene: morte per scottatura di lardo. Tutti gli abitanti di Gioi dovettero fornire una razione di lardo. Di buon mattino il giovane fu condannato in piazza e subito iniziarono le torture stabilite; il lardo fatto sciogliere in un calderone gli veniva versato, bollente,addosso e tra stazionati grida, egli veniva spellato tutto. Divenne un mostro irriconoscibile, ma fino alla fine non esitò di urlare la propria innocenza. Ancor oggi l’ impronta della mano rossa di sangue, del barone, è impressa sulla parete ed ancor oggi l’ultima frase gridata dal giovane “Sono innocente” è impressa nella memoria dei Gioesi. Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel1999 IN QU A DR AM EN TO GE NE RA LE MI TI E LE GG EN DE A Frate Ludovico . Nel convento francescano di Gioi molto tempo fa viveva un giovane frate, 4 Ludovico, da tutti considerato un Santo. Un giorno fu chiamato dal frate addetto alla cucina, che era disperato perché la chiave della dispensa gli era caduta nel pozzo e non poteva preparare il pranzo per il giorno. Frate Ludovico prelevò,nella cappella del convento, il bambinello che Santo Antonio teneva tra le braccia e disse al cuoco di calarlo nel pozzo. Grande fu la meraviglia quando tirato su il bambinello si vide che tra le dita teneva la chiave. Tutti gridarono al miracolo e da allora chiunque aveva problemi da risolvere si rivolgeva al fraticello. Le schede sono state rielaborate dal volume “Pa esaggio Ambie nte ” curato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali nel 1999 INQUADRAMENTO GENERALE TRA DI ZIO NI POP OLA RI E FES TE RE LIG IOS E Tradizioni e costumi Il nome Cardile deriverebbe da un antico arnese impiegato nel processo della lavorazione del lino: il cardo. Tale strumento è costituito da una tavoletta di legno nella quale sono infissi, secondo circonferenze concentriche, una serie di chiodi tra le cui punte, un tempo, si sfilacciavano le fibre grezze del lino: operazione detta appunto cardatura. Questa interpretazione assume credibilità, in quanto la coltivazione e la lavorazione del lino erano attività fiorenti ed economicamente redditizie per i suoi abitanti. Oltre a ciò, Cardile era rinomato anche per la produzione della polvere da sparo, detta pure polvere nera o pirica. Questo prodotto si otteneva triturando, in appositi mortai in pietra arenaria, rinvenuti in zone remote e impervie, una mistura formata da carbone, zolfo e salnitro, nella cui lavorazione i Cardilesi avevano acquisito speciali tecniche. La polvere pirica trovava largo impiego nel corso delle battute di caccia, per difesa o per offesa, e nei fuochi artificiali che, fatti brillare in occasione delle ricorrenze patronali o di altre festose manifestazioni, rappresentavano un lieto spettacolo per la popolazione. A proposito di eventi gioiosi non si può fare a meno di citare famosi Clavoni o Chiavoni in gergo dialettale, che erano (e sono) cerimonie che si svolgevano l’ultimo giorno di Carnevale e consistevano nel declamare divertenti “filastrocche” dinanzi l ’uscio di casa di coloro che, durante l’anno da poco trascorso, avessero commesso rid icole “imprudenze”. L’azione prendeva l’avvio dal centro del paese, da cui una moltitudine festante, tra schiamazzi e fragori di petardi e schioppi si muoveva per portarsi davanti all’abitazione dello sventurato, il quale veniva invitato ad uscire bussando alla sua porta con ’ l apposita clava: la piroccola. Subito dopo si dava inizio alla “speciale serenata” che terminava a tarda notte in un contorno scenografico ricco di suoni, danze e … libagioni. Feste e ricorrenze CARDILE x 13 maggio inaugurazione cappella Madonna del Carmine x 13 giugno S. Antonio x 24 giugno S. Giovanni Battista x 16 luglio Madonna del Carmine x 16 agosto S. Rocco x prima domenica x 29 di ottobre Madonna del Rosario dicembre S. Rocco (festa votiva) I PER COR SI DI A. 5 GE NI US LO CI CAMPANILI. PAESAGGIO – AMBIENTE – ARCHITETTURA PER CONOSCERE E VALORIZZARE IL TERRITORIO CIT TÀ: GIO I Pro v.: SA INQUADRAMENTO GENERALE ATT IVI TÀ E MES TIE RI falegname x fabbro x allevamento x Bov ino sui no trasformazione prodotti agricoli x trasformazione prodotti ~ lattiero-caseari a pit tor e. t tiv ità rur ali x Sal sa di pom odo ro Ort agg i sot t’o lio Cac io cav al li intagliatore x sarto x ricamatrice x att ivi tà art igi ane INQUADRAMENTO GENERALE PRODOTTI TIPICI PIATTI TIPICI Gioi: fusilli (uova- farina-acqua);millimbanti (pasta di casa a mò di riso); cicci maritat i (piatto vegetal e assortit o). Cardile : cavati (acqua bollent e- farina) ; fusilli - tagliat elle. DOLCI Gioi : ”struff oli” -“scaura tieddi” -“pizza chiena” -“tortan o”-“raffai uoli” “angine tti”. Cardile : ”nocche ”- “castag nacci”-“scaura tielli” -“zeppol e di San Giusepp e”“struff oli”. PRODOTT I TIPICI Gioi-Cardile : Vino- olio di oliva-castagne- fichi secchi. Salumi : capicol lo -soppres sata -salsicc ecervell ata “nnogli a”-pancett a-prosciu tto LE FESTE Gioi: “festa della Madonna dello Schito”,prima domenica di giugno (festa propiziatoria). “Madonna del Carmine”,16 luglio. “San Nicola”,18-19 agosto (festa patronale). “Madonna del Rosario”,prima domenica di ottobre,con la presentazione sacra del volo dell’angelo e l’incendio della torre campanaria. Cardile: “San Giovanni”,24 giugno (festa patronale- col tradizionale sorteggio del “pecurieddo”. “San Rocco”,16 agosto. “Madonna del Rosario”,prima domenica di ottobre. “Sant’Antonio”, 13 giugno SAGRA DEL FUSILLO – Gioi:dal1970 si svolge dal 10 al 17 agosto,si avvale del patrocinio di enti sovracomunali (Regione Campania,provincia di Salerno,Ente Parco Nazionale del Cilento e Vallo del Diano,Comune di Gioi ed è organizzata dall’ Associazione Culturale l’Atomo. PER ARCHI E VUTTARI Cardile: ”Archi e Vuttari”,7-8-9 agosto:assaggi dei piatti tipici e visita dei caratteristici telai per la lavorazione del lino;mostra dei lavori in legno dagli artigiani locali ed esposizione di testi antichi provenienti da famiglie nobili locali. “Festa della castagna”(ottobre- novembre),preparazione ed degustazione dei dolci tipici. Tiro a segno(maggio): gara con l’arco con premio finale. Torneo di briscola(agosto),premi finali: prosciutto- coniglio- caciocavalli Per quel che riguarda l’allevamento, bisogna dire che oggi sono poche le famiglie che ancora ammazzano a gennaio il maiale, però nel paese c’è un’importante azienda agricola che continua la tradizione “L’Aria del Campo”. I titolari hanno avuto sempre come obbiettivo la valorizzazione di questi prodotti. Forse ci sono riusciti. Infatti la soppressata sta avendo un enorme successo ed è ormai richiesta da tutti. Quando viene assaggiata entra poi prepotentemente in tutti i menù. Si può mangiare sia come antipasto che come conclusione del pasto. L’azienda di piccole dimensioni, oltre ad un allevamento di bufale (circa 160) di alcuni capi di cavalli e di piccole quantità di animali di ogni genere, conta,anche di circa 100 capi di maiali. Le razze di maiali sono miste, recuperate dalle montagne, cioè quelli originariamente esistenti da loco. Gli animali sono di colore nero, bianconero, rosso pezzato e bianchi. L’alimentazione è di tipo strettamente biologico con prodotti fatti in azienda (zucche, barbabietole, ghiande, castagne, granone, mais e comunque tutto ciò che rigidamente si produce nei terreni di propriètà. Oltre alla soppressata si producono altri salumi quali: salsicce capicolli, pancette, caciocavalli con e senza soppressata e salamini tipici del luogo. Tutti i tipi di salami vengono fatti a mano artigianalmente così come avveniva nei tempi antichi da mano esperte di uomini e donne. L’azienda produce anche olio d’olivo. La soppressata di Gioi è ormai famosa in tutto il Cilento ed anche fuori. Si prepara utilizzando la carne di prima scelta del cuore del prosciutto, vengono eliminati anche i nervetti le carni sono tagliate a mano a punta di coltello, condite con sale e pepe e ripassate a mano più volte per fare amalgamare bene gli ingredienti. L’impasto viene lasciato riposare per una decina d’ore e poi insaccato in budella naturali. Il periodo di stagionatura varia da 30 a 35 giorni in un ambiente non molto areato e talvolta affumicato con fuoco a legna. Quando il prodotto stagionato, se non vieni consumato subito, viene conservato sott’olio d’oliva o sotto strutto mantenendovi fresco tutto l’anno. ANALI SI DEL TERRI TORIO ELEMENTI CARATTERIZZANTI LA MORFOLOGIA DEL TERRITORIO prato X cascata Corso d’acquaX X Essen ze Finocchio selvatico, lavanda, origano, asparagi, salvia. colture arboree X bosco X seminativo X e prodotti del bosco Pro v.: SA Fich i, cast agne , oliv e, viti , pascolo X I PERCORSI DI GENIUS LOCI CIT TÀ: GIO I Pro v.: SA AN AL IS I DE L TE RR IT OR IO EM ERGE NZE CARA TTE RIZZ ANTI IL TERRIT ORI O ele me nt i na tur ali no me ele me nt i ant ropi ci epo ca castello Int orno al 1500 � …………… ……… ……… . torre Int orno al 1500 x Serra Ami gno sa collina � …………… ……… ……… . mura di cinta evidenze archeologiche Int orno al 1500 albe ro x grotta Q ue rcia monte fiume x Selva de i Sant i lago � …………… ……… ……… . …………… ……… ……… . bosco …………… ……… …… � …………… ……… ……… . San ta Mar ia de ll a Po rt a XI SEC. chiesa convento 1900 frantoio masseria …………… ……… …… � …………… ……… ……… . mulino …………… ……… …… � …………… …… ………… . …………… ……… …… � …………… ……… ……… . …………… ……… …… � …………… ……… ……… . autostrada strada San Franc esco 1466 Ini zi o lavatoio pubblico …………… ……… …… � …………… ……… ……… . …………… ……… ……… . XX SEC. …………… ……… ……… . XI X- XX SEC. …………… ……… ……… . XX SEC. ferrovia ponte …………… ……… ……… . XX SEC. diga …………… ……… ……. …………… ……… ……… . …………… ……… ……… . LE EM ER GENZE PIÙ SIG NIFICAT IVE (ri li evo foto g rafico) I PERCORSI DI GENIUS LOCI DATI DIMENSIONALI DEL CENTRO ABITATO altezza media s.l.m. punto più alto mt.676 Campanile mt.685 punto più basso San Paolo arroccato x mt.630 scacchiera ~ concentrico ~ a macchia d’olio ~ altro ~ DATI DEL CENTRO ABITATO: impianto originario 1034 Successive trasformazioni epoca medievale epoca attuale EM ERGE NZE CARA TTE RIZZ ANTI IL TERRIT ORI O edi fici o epo ca chiesa teatro x XI SEC. ~ …………… ……… ……. .. palazzo museo castello x luo g o piazza ~ …………… ……… ……… …… ~ …………… ……… ……… …… parco ~ ponte x ……………………………… ~ … viale Palazzo Rei ell i 1700 18 00 …………… ……… ……. .. ~ ~ …………… ……… ……. .. epo ca quartiere 1500 torre x evidenze archeologiche ~ ……… ……… ……… ….. .…… ……… ……… ….. . ~ ……… ……… ……… ……… … …………… …………. .. …………… ……… ……… …… XX SEC. ~ ……………………………… … I PERCORSI DI GENIUS LOCI La città oggi: zona commerciale CENTRO centro storico verde pubblico I PERCORSI DI GENIUS LOCI L’ARREDO URBANO pavimentazioni panchine Descrizione Descrizione Cubetti di mattoni rossi. In legno di castagno e ferro. aiuole efioriere Descrizione Blocchi di cemento di forma ovale e rettangolare. Foto edicole votive Descrizione Cappella votiva dedicata alla Madonna del Carmine I PERCORSI DI GENIUS LOCI I PERCORSI DI GENIUS LOCI IND ICE DEL LE SCH EDE Sezione A - Inquadramento generale A. 1 - I toponimi A.2 - Vicende storiche A.3 - Miti e leggende A.4 - Tradizioni popolari A.5 - Attività e mestieri A.6 - Prodotti tipici Sezione B - Analisi del territorio B. 1 - Dati dimensionali e planimetria del territorio B.2 - Elementi caratterizzanti la morfologia del territorio B.3 - Emergenze caratterizzanti il territorio B.4 - L’arredo extra-urbano: descrizione e rilievo fotografico Sezione C - Centro abitato C. 1 - Dati dimensionali del centro abitato C.2 - Il terreno: dati dimensionali, sezioni o profili C.3 - Il costruito C.4 - Emergenze caratterizzanti il territorio del centro abitato C.5 - La città oggi: zonizzazione e rilievo fotografico C.6 - L’arredo urbano: descrizione e rilievo fotografico C.7 - La tipologia edilizia: descrizione e rilievo fotografico C.8 - Individuazione degli elementi di disturbo