Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane S.p.A.” - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (convertito in legge 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 DCB TA ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011 201 2 PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P. “La parola”a Noi 4 1 20 VERSO LE ELEZIONI! ANNO XVII Numero 3 - Novemmbre 2011 PERIODICO TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE - SPEDIZIONE IN A.P. Tariffa Associazioni senza fini di lucro: “Poste Italiane S.p.A.” - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/03 (convertito in legge 27/02/04 n. 46) art. 1 comma 2 DCB TA “La parola”a Noi 201 2 14 20 VERSO LE ELEZIONI! Comitato di Redazione A. Schiavone R. Pollice G. Argese N. Zicari Direttore Responsabile Benedetta Mattiacci Coordinamento editoriale e redazionale Emma Bellucci Conenna Hanno collaborato: Benedetta Mattiacci Maria Carmela Bruni Annamaria Spennato Elena De Santis Patrizio Mazza Attilio Gualano Emma Bellucci Donata Leo Mariangela Evangelio Rossella Lattarulo S ommario Editoriale .................................................................... Pag. 3 10º Congresso ENDA: input dall’Europa ............................... » 4 La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro .................. » 7 Marta Nucchi: un esempio .......................................... » 13 L’accoglienza ospitale: risultati di un’indagine ................... » 16 Verso una diversa concezione dell’assistenza sanitaria ................................................. Le trazioni transcheletriche in ortopedia ............................ » 20 » 22 Tubercolosi: mai abbassare la guardia ........................... » 31 Polizza dirigenti ............................................................ » 35 Verso la qualità dei servizi vaccinali .................................. » 37 Programma Scientifico .................................................... » 41 Assicurazione obbligatoria .............................................. » 42 Presentazione libro ....................................................... » 43 Collegio IPASVI Via Salinella, 15 Tel. 099.4592699 Fax 099.4520427 www.ipasvitaranto.it [email protected] orari di apertura al pubblico lunedì - mercoledì - venerdì 9,00- 12,00 Fotocomposizione e stampa Stampa Sud - Mottola (Ta) www.stampa-sud.it Reg. Trib. di Taranto n. 462/94 decreto del 23/03/1994 Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana martedì 15,00 - 17,30 venerdì 17,00 - 19,00 AVVISO La redazione si riserva la valutazione degli articoli inviati, il rimaneggiamento del testo, la pubblicazione secondo esigenze giornalistiche. Il materiale inviato non è restituito. IPASVI Editoriale L’editoriale Benedetta Mattiacci Presidente Collegio IPASVI uesto numero del nostro giornale cade in un momento di estrema difficoltà e di grandi tensioni nel nostro ed in molti altri paesi, sconvolti da una crisi senza eguali, per contrastare la quale sono stati e sono messi in campo espedienti di manovre talvolta inadeguate e fuori bersaglio. Sempre più la società è pervasa da incertezze e disorientamento, capaci di far franare stereotipi collaudati, empiricamente modificati, finora adattati a modelli locali e nazionali che, spesso, non tengono appieno in conto vocazioni ed humus. E’ un divenire di sempre maggiori criticità, di assenza di punti di riferimento e di fattori di coesione socio-economico-culturale. Oggi, non esistono certezze. Il disfattismo è un dato di fatto. L’assenza di certezze è un elemento di destabilizzazione in tutti i settori della vita, welfare incluso, sanità inclusa. Ci sono poche risorse, pochi fondi, si chiedono sacrifici a tutti. La Sanità pugliese, per decenni pozzo senza fondo, deve fare i conti con i tagli che, in primis, hanno avuto come effetto chiusura degli ospedali sottoutilizzati, riduzione del personale con il mancato rinnovo dei contratti a termine e con il licenziamento delle unità stabilizzate dalla Regione, stabilizzazioni dichiarate illegittime dalla Corte Costituzionale quindi annullate. Per la Asl Ta si prospettano scenari non rosei, difficoltà di gestione dei reparti già in sofferenza per organici sottodimensionati, difficoltà per gli infermieri che si troveranno con carichi di lavoro più pesanti e necessità di garantire standards dignitosi di assistenza. Non a caso il dott. Scattaglia, direttore generale della Asl Ta, in ottobre, nell’ audizione dinanzi alla Commissione regionale Sanità, aveva denunciato le numerose criticità, a cominciare dagli 81 posti letto non attivati per mancanza di personale, nonostante il pieno utilizzo dei due ospedali cittadini, per continuare con la deprivazione di 169 posti letto e con la denuncia che, dei 1044 p. l. previsti, attivi sono soltanto 963. Inoltre, problema non marginale, il D.G. aveva denunciato una carenza di personale, che, dichiarava, potrebbe“costituire un problema serio, se non verranno accolte le deroghe proposte (chiesti 133 posti in deroga n.d.r.), in considerazione delle necessità manifestate”. Ma, se gli ospedali piangono, non ride il territorio; non ridono le case di cura accreditate che si sono viste decurtare di 2-3 milioni il budget annuale; non ridono i cittadini costretti a ricerche estenuanti per liste di attesa che rimandano al 2013 anche nei casi gravi. Restare immobili a guardare? No! Come Collegio abbiamo ritenuto doveroso, per il rispetto che si deve ai cittadini ed alla professione, individuare momenti di confronto e di ipotesi di fattibilità condivisa e, poiché è la politica a governare, a gestire la Sanità, abbiamo incontrato il dott. Patrizio Mazza, vice-presidente della Commissione Regionale Sanità, incontro nel corso del quale abbiamo parlato di alternative reali all’ospedalizzazione (rammentiamo che sull’argomento abbiamo organizzato il grosso convegno di Massafra, del quale abbiamo parlato sul numero precedente del giornale). Dal dott. Mazza è venuta una serie di suggerimenti dettagliatamente trattati nell’articolo pubblicato all’interno del giornale. Di seguito, un nuovo incontro, sempre nella sede del nostro Collegio, del dott. Mazza con gli amministratori delle Case di cura accreditate, per dibattere la questione dei budgets la cui contrazione mette in forse la sopravvivenza della prestazioni di qualità e di occupazione per gli infermieri, per alcuni dei quali è scattata la cassa integrazione a rotazione. Allora, infermieri con contratti non rinnovati, o che hanno visto annullata la stabilizzazione, o a rischio licenziamento, ovvero professionalità sprecate, disperse, a meno che non vengano attuate alternative valide come ambulatori infermieristici, hospices, e, perché no, infermieri in farmacia. Ci siamo mossi, abbiamo avuto più incontri a livello provinciale con l’Ordine dei Farmacisti, dimostratisi ricettivi ai dettati del D.M. del 16/12/2010 “Erogazione da parte delle farmacie di specifiche prestazioni professionali”. Di fatto le farmacie sono entrate nella rete per la salute e gli infermieri in farmacia sono una realtà che, se gestita con appropriatezza, può portare indubbi vantaggi a cominciare dalla razionalizzazione degli accessi ai Pronto Soccorso. Infermieri in farmacia ed infermieri degli A.I. potrebbero anche rappresentare un valore aggiunto in tema di divulgazione della prevenzione, addirittura potrebbero essere porta di accesso per la prevenzione. Insomma, come Collegio in questo triennio abbiamo seminato idee e promosso il germogliare delle idee; abbiamo battuto e ribattuto la strada della formazione con corsi di aggiornamento e Masters; abbiamo dato visibilità alla professione ed ai professionisti, rimuovendo caratterizzazioni obsolete, esaltando il bagaglio di conoscenze e capacità dei nostri colleghi che nulla hanno da invidiare agli omologhi delle realtà avanzate. Siamo orgogliosi di quanto fatto in questa fase ormai agli sgoccioli: nuove elezioni sono, infatti, previste per i giorni Q 25-26-27 novembre 1° convocazione 02-03-04 dicembre 2° convocazione Il dopo? Noi speriamo di esserci, ma sarete voi a decidere! 3 IPASVI 10º Congresso ENDA: input dall’Europa Dott. Ssa Maria Carmela Bruni Coordinatore nel Servizio di Assistenza P.O.C. ASL/TA S i è tenuto in Roma, per la prima volta, nell’incantevole cornice di Villa Pamphili, il 10° Congresso E.N.D.A. (European Nurse Directors Association) dal 5 al 8 Ottobre 2011. Si sono incontrati tutti i rappresentanti dell’associazione, che rappresenta la dirigenza infermieristica europea, per condividere le problematiche della nostra professione, le proposte organizzative per affrontare la crisi economica internazionale ed europea. Il Congresso dal titolo “ Cambiamenti assistenziali in Europa, possibilità di progresso per la leadership infermieristica” è stato organizzato in collaborazione con il C.I.D. (Comitato Infermieri Dirigenti) e con il patrocinio della Federazione Nazionale Collegi IPASVI e Collegio Provinciale dell’IPASVI di Roma. La cerimonia di apertura, presieduta dalla Pre- 4 sidente dell’ENDA Iris Meyenburg Altwarg, ha preceduto l’apertura della prima Sessione Plenaria dal titolo “Assistenza infermieristica e cambiamenti in Europa”, in cui la Presidente della F.E.P.I., Anne Carrigy, dall’Irlanda, ha evidenziato come il cambiamento economico in corso ha influenzato la professione infermieristica in Irlanda. “…Si sono ridotti numerosi servizi, si è cercato di centralizzare le attività, programmi per la gestione di pazienti cronici, creato i dipartimenti, cercando di conservare i posti di lavoro. Le nuove organizzazioni tendono a delegare agli infermieri la gestione dei servizi rispetto ai medici. In Irlanda ogni infermiere laureato è iscritto ad un albo di infermieri laureati ed è abilitato alla prescrizione medica. La dirigenza infermieristica deve riflettere sulla necessità di essere in grado di parlare il linguaggio economico della valutazione dei costi, delle differenze di costi tra possibili interventi professionali, per rispondere con efficacia ed efficienza in base alla disponibilità pubblica. Numerosi sono, purtroppo, gli infermieri che sono in attesa per ottenere il riconoscimento per svolgere la loro professione all’estero…La più grande sfida che si pone alla professione infermieristica è imparare dal sistema economico per affrontare con competenza ed efficacia la sfida economica in corso…” La presidente della Federazione IPASVI, Annalisa Silvestro, ha introdotto i lavori parlando di come i cambiamenti demografici influenzano la professione infermieristica, “…i bisogni della collettività si modificano ed i nuovi assiomi risultano essere intensività – estensività - continuità assistenziale. I dirigenti devono essere più presenti e congruenti nel segnalare e rispondere al bisogno del cittadino. I tempi ed i luoghi della risposta sanitaria si devono modificare e si devono ridefinire. Occorre promuovere il cambiamento culturale per modificare il concetto della cen- IPASVI tralità delle strutture ospedaliere, il cittadino va istruito ed ascoltato, occorre creare e dare la possibilità di esprimere il proprio pensiero. La società diventa committenza anche nella formazione infermieristica, gli elementi emergenti sono il valore delle performance, il tema della safety, la relazione tra esiti ed organizzazione…”. Nelle sessioni parallele delle prima giornata si è discusso dei cambiamenti economici del nursing: è stata presentata l’esperienza di nursing management all’interno dell’Ospedale Campus Bio-Medico di Roma, attraverso lo sviluppo dei bed manager. La Direzione Infermieristica della AUSL 7 (L. Baragatti et al.) di Siena ha presentato, invece, la propria risposta riorganizzativa attraverso l’apprendimento organizzativo, coinvolgendo le linee operative (infermieri ed altre figure professionali) nel cambiamento. Percorso che parte dal concetto dell’imparare dall’esperienza, che si rinnova continuamente e che arriva a cambiare la pratica. Riorganizzazione e reingenierizzazione con circolarità delle informazioni. Percorsi innovativi inseriti in una mappa strategica che prevede l’individuazione e l’utilizzo di indicatori per misurare le performance: ascolto degli assistiti e dei caregiver, monitorizzazione delle ore di assistenza, controllo indice di utilizzo del cittadino dei servizi di emergenza, riprogettazione dell’assistenza attraverso la creazione di casemanager , formazione dei pazienti e dei caregiver. Nel pomeriggio della prima giornata sono stati presentati i poster nel management, nella formazione e nella pratica clinica, organizzato un tour dimostrativo, come da programma sociale, all’Ospedale Fatebenefratelli e l’Ospedale Santo Spirito di Roma e successivamente un tour turistico della città. La seconda giornata, nella sessione plenaria mattutina, è stata caratterizzata dalla riflessione “ Cambiamenti assistenziali in Europa, possibilità di progresso per la leadership infermieristica”, presieduta da Mauro Petrangeli, membro del Consiglio Direttivo del C.I.D.. Ha aperto i lavori il responsabile delle risorse umane del Policlinico Universitario “Tor Vergata” affrontando il tema della “leadership nella pratica clinica”: Nurse pratictionnaire, tutor clinico, infermiere specialista clinico, nuove figure plasmate in staff al Coordinatore Dipartimentale, inquadrati come coordinatori, che hanno conseguito una formazione specifica clinica e manageriale, a cui sono state assegnati ambiti di competenza, responsabilità, autonomia, a cui sono state definite le interfacce funzionali. Hanno condotto analisi dei bisogni formativi di tutto il personale e si sono interessati della formazione che è stata eseguita sul campo; hanno elaborato la documentazione infermieristica in base ai dati ottenuti dal monitoraggio di infezioni, cadute accidentali, dolore, attraverso indagini di tipo retrospettivo. Ha concluso la sessione plenaria, Greta Cummings, dal Canada, sul tema della “leadeship e l’integrazione”, parlando di utilizzo di Intelligenza emotiva, attraverso la visione chiara di ciò che si vuole fare, affiancando le persone che lavorano con noi e per noi, circondandosi di stakeholder giusti. Ha analizzato i fattori che hanno una buona influenza sui dirigenti infermieristici che vanno dai rapporti con i superiori, con gli altri dirigenti, all’importanza dell’autonomia organizzativa e all’influenza del sistema complesso in cui si opera. Gli approfondimenti di questi tre aspetti della leadership tenuti nella sessione plenaria sono stati approfonditi nelle tre sessioni parallele successive alla mattinata in diverse sale della sede del congresso. Dalla Finlandia, A Haggman, nella sessione parallela del management“…per il dirigente infermieristico occorre che i valori e le conoscenze siano espliciti, equilibrati e coerenti con il management generale…occorre destrutturate l’ambiente infermieristico per cercare di illuminare il processo infermieristico, migliorando con tutte le nostre potenzialità l’assistenza infermieristica…”. Dall’Italia, L.Becattini et al., “…necessità di valutare le attività infermieristiche attraverso gli indicatori, attraverso la metodologia del botton up,…gli infermieri supportati dalla dirigenza hanno deciso cosa iniziare a misurare…hanno dindividuato trenta indicatori…6 mesi di misurazione sistematica…il 93% raggiunto di ciò che si erano proposti di fare…”. Nella sessione pomeridiana, la riflessione sul “Nursing management” : Maristella Mengucci, dall’Italia, ha parlato di management visuale, il gruppo di performance della pratica infermieri- 5 IPASVI stica, visibile sulla rete informatica dell’azienda. I pannelli di performance contengono la rappresentazione grafica del risultato di assistenza, sono a colori, formato A4, vengono aggiornati ogni quattro mesi. Esempio di pannello: livello di appropriatezza nell’uso dei presidi antidecubito: percentuale di pazienti che escono con lesioni da decubito. I dati vengono prodotti sui tavoli di coordinamento, rispondono alla nuova organizzazione della leadership, permettono il passaggio dalla teoria alla pratica, mettendo in evidenza la pratica clinico-assistenziale e rendendola partecipe a tutte le linee assistenziali. Le azioni di miglioramento vengono di volta in volta portate al tavolo di coordinamento e votate, non vengono aggiunti più di tre punti nuovi alla volta, ven- gono riportati successivamente alle linee assistenziali e comincia la nuova pianificazione. Dall’Islanda l’esperienza per aumentare la fidelizzazione degli infermieri, per cercare di far fronte alla sfida della gestione del carico assistenziale e distribuire il personale infermieristico. Utilizzano il sistema di classificazione RAFFAELA, creazione di una collega finlandese, che classifica i pazienti in sei ambiti e cinque categorie di assistenza, correlando il numero quotidiano di personale a disposizione, misurando la qualità dell’assistenza ed il livello ottimale di assistenza da ottenere, quindi il carico di lavoro da produrre. Il rapporto viene prodotto ogni mese tra la qualità di assistenza, la classificazione delle varie categorie di pazienti e la distribuzione dei ca- 6 richi di lavoro, dati che permettono di richiedere o ridurre i budget per il personale. Alla esperienza islandese, l’italiano Bruno Cavaliere, propone il suo metodo di valutazione della complessità assistenziale, (ICA) a 10 anni dello sviluppo e progresso, contrapponendolo agli altri metodi di classificazione presenti in Italia, il MAP (metodo assistenziale professionalizzante) ed il SIPI (sistema informativo della performance infermieristica). Tra le proposte organizzative ed i lavori del congresso risulta rilevante la presentazione da parte della presidente onoraria dell’ENDA, J.Filkins, del proto-codice etico per i dirigenti infermieristici, un codice di condotta per infermieri ed infermieri dirigenti, documento di orientamento, base su cui lavorare in ogni paese europeo per armonizzare i vari codici deontologici. La cerimonia di chiusura ha visto la presentazione dell’11 Congresso ENDA che si terrà in Svizzera dal 30 ottobre al 2 Novembre 2013. Tutti gli infermieri…sono invitati…!!! IPASVI La tutela della salute e della sicurezza sul lavoro Annamaria Spennato C.P.S. Infermiera c/o Struttura Complessa Malattie Infettive Ospedale “S. Giuseppe Moscati” TARANTO L a tutela della salute e della sicurezza sul lavoro rappresenta una assoluta priorità per l’Italia, che, con l’approvazione definitiva nel luglio 2009 del decreto “correttivo” (D.lgs. 3 agosto 2009, n. 106) al Testo unico n. 81/2008, ha completato il disegno di riforma iniziato nel 2007, equiparando l’Italia agli standard normativi internazionali ed europei. In tal modo, il nostro Paese si è dotato di una legislazione moderna e uniforme sul territorio nazionale, elemento essenziale per perseguire l’obiettivo posto dall’Unione Europea di ridurre del 25% gli infortuni sul lavoro entro il 2012. Tale obiettivo, pur ambizioso, assume una grande importanza, non solo per i costi sociali che il fenomeno infortunistico produce (oltre 45 miliardi di euro all’anno nel 2005 secondo i dati INAIL, pari al 3,21% del PIL), ma principalmente per la sua dimensione sociale ed umana, in quanto tali costi costituiscono il riflesso materiale di beni inestimabili quali la vita e la salute dei lavoratori. A fronte di tutto ciò, la Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro, valutando il rischio da stress lavoro-correlato, ha provveduto a dare indicazioni per rendere obbligatorio per le aziende, dal 1 gennaio 2011, la stesura di un “Documento di valutazione rischio stress” così come previsto dalla legge. Una veduta del vecchio Pronto Soccorso dell’Ospedale “SS. Annunziata” di Taranto 7 IPASVI Il termine «stress» viene ampiamente usato ed abusato, ma il suo significato non è sempre così chiaro, tanto che viene spesso confuso con i concetti di stanchezza, depressione, ed altre forme di disadattamento psichico. Stress, in inglese, significa tra l’altro, pressione, sollecitazione, ed il termine è stato introdotto proprio per indicare questa spinta a reagire esercitata sull’organismo da diversi stimoli. Per stress si intende “un particolare tipo di rapporto tra la persona e l’ambiente che viene valutato dalla persona stessa come gravoso o superiore alle proprie risorse e minaccioso per il proprio benessere”. Pertanto lo stress costituisce una interazione dinamica tra le persone e il loro ambiente e non soltanto una caratteristica nociva dell’ambiente stesso o un effetto fisiologico a stimoli avversi. Lo stress, quindi, non determina un effetto necessariamente negativo sull’organismo. Gli effetti negativi si verificano quando esiste una discrepanza tra le richieste dell’ambiente e la capacità dell’individuo di mettere in atto una risposta per fronteggiarle. In questo caso 8 si parla di “distress”, che si contrappone alla condizione di ”eustress”. In altri termini, esiste un livello di stimolazione da parte dell’ambiente, ottimale per il benessere dell’individuo. Tale livello genera una condizione di “eustress”. Livelli di stimolazione superiori o inferiori, generano condizioni di “distress” che possono condurre a vere e proprie patologie sia di natura psichica che organica. La suscettibilità e la predisposizione individuali sono gli elementi determinanti per la progressione o l’arresto del processo. La suscettibilità individuale è data da un insieme di variabili strettamente individuali. Tra queste, il significato che viene attribuito ad un evento (valutazione), rappresenta la tappa limitante per lo sviluppo dell’intero processo. Taluni studiosi hanno efficacemente espresso questo concetto osservando che il problema di studiare lo stress risiede nel fatto che “ciò che è stressante per una persona può non esserlo per un’altra”. L’altra variabile individuale che rende i soggetti IPASVI dell’ambiente umano e relazionale nel contesto lavorativo, e soprattutto la possibilità di ricorrere ad altri per aiuto e cooperazione nella soluzione dei problemi. In conclusione si può affermare che le caratteristiche fisiche e psicosociali del lavoro, interagendo con eventi stressogeni della vita extralavorativa e dell’ambiente familiare, giocano un ruolo cruciale nel determinare lo stress e i disturbi psico-fisici ad esso correlati. più o meno suscettibili allo stress, è la capacità di instaurare efficaci meccanismi di “coping” (protezione - adattamento). Il “coping” rappresenta l’insieme di pensieri e azioni che vengono messe in atto dall’individuo per fronteggiare le situazioni di pericolo. Dimensione del problema Il termine «reazione neurotica da stress» viene utilizzato come sinonimo di «stress occupazionale», a sottolineare il concetto che sebbene per molti lavoratori lo stress sia una normale componente del loro lavoro alcuni di essi manifestano livelli più elevati di stress fino al punto di ammalarsi e di aver bisogno di allontanarsi dal lavoro. Stress e lavoro Alcuni studiosi che si sono occupati del ruolo svolto dalle caratteristiche del lavoro nel determinare stress e conseguenti effetti sulla salute hanno proposto un modello che comprende ed integra quei fattori a cui di solito si attribuisce un elevato potere stressogeno cioè: l’elevato carico di lavoro, le scarse possibilità di decisione, il basso livello di capacità richieste e l’isolamento sociale dipende dall’autonomia decisionale e che lo stress origina da valutazioni di carichi eccessivi del lavoro. Vengono individuate così le variabili dell’organizzazione del lavoro sulle quali agire per ridurre lo stress e le patologie ad esso correlate ed aumentare la soddisfazione ed il benessere dei lavoratori. Queste variabili sono: • il carico di lavoro, cioè la quantità e la qualità della domanda di operazioni da svolgere e la pressione dei compiti; • l’autonomia decisionale sui comportamenti da intraprendere per svolgere il proprio lavoro, e la varietà del lavoro, ovvero la possibilità di poter scegliere nel proprio lavoro tra un certo numero di abilità o conoscenze acquisite; • Stress e salute Per studiare la relazione tra stress e patologie ad esso correlate è necessario riconoscere che lo stress non è di per sé una patologia, ma è la possibile causa di patologie psichiche e/o fisiche. Ciononostante in una condizione di stress, acuto o cronico, pur in assenza di una vera e propria patologia, si possono riscontrare delle modificazioni psichiche e/o organiche, per lo più reversibili che, pur non assumendo ancora le connotazioni di una vera e propria patologia, diventano rilevanti in quanto possono compromettere lo stato di benessere psicofisico del soggetto. Lo stress deve essere pertanto considerato come una risposta integrata dell’organismo a richieste dell’ambiente, risposta che diventa dannosa se troppo intensa, ripetuta o prolungata nel tempo. Soltanto in alcune circostanze ed in particolari condizioni, quindi, una esperienza di stress si può trasformare in una vera e propria malattia. In conseguenza a stress intensi, ripetuti o prolungati nel tempo, la risposta fisiologica, normale e transitoria, si può trasformare in una di significato patologico, ciò può determinare vere e proprie malattie. I sistemi fisiologici coinvolti nella riposta da stress maggiormente vulnerabili risultano essere: • • • • sistema cardiovascolare sistema endocrino sistema gastrointestinale sistema immunitario il sostegno morale, cioè la qualità 9 IPASVI Bisogna però ricordare che le modificazioni biologiche variamente associate a situazioni di stress (indicatori biologici di stress), nonché le patologie ritenute stress correlate, hanno una eziologia multifattoriale, rendendo pertanto assai difficile, nella pratica clinica, stabilire il nesso di causalità tra l’alterazione di un determinato parametro biologico o una patologia e lo stress. La progressiva evoluzione delle relazioni tra salute e mondo sanitario coinvolge e condiziona l’approccio al lavoro dei suoi operatori, i quali devono confrontarsi con continui cambiamenti e modalità di intervento. Tali cambiamenti richiedono un impegno dinamico e costante della Azienda Sanitaria per un continuo aggiornamento e mantenimento delle conoscenze (in particolare, necessita di conoscere altre lingue, idonea comunicazione, strumenti di lavoro, sicurezza, …), nonché nuove modalità di erogazione del servizio. L’aggiornamento, nonché la crescita professionale di tutto il personale sanitario, dovrebbero assicurare che il personale impegnato nelle attività, con ripercussione diretta sui livelli di qualità offerta, possieda e mantenga le conoscenze e le competenze adeguate. Pertanto si pone il bisogno che il personale abbia sempre le competenze professionali idonee a garantire che il servizio erogato soddisfi gli impegni assunti con il cliente interno e contribuisca a soddisfare i requisiti espressi ed impliciti del cliente esterno. A tal fine, si presuppone abbia luogo un attività di formazione attraverso la quale si possa rendere adeguatezza e consapevolezza a tutto il personale operativo nel settore. Considerando soprattutto essenziale l’importanza della propria predisposizione e capacità verso un corretto approccio comunicazionale nel rapporto con l’utenza. Considerando che le categorie professionali che operano nel settore sanitario sono costantemente a rischio di stress in ambito lavorativo, si ritiene necessaria un analisi delle principali fonti individuando le risorse che gli operatori hanno per fronteggiarlo e gestirlo. Lo stress occupazionale è il termine che indica l’esperienza emozionale negativa percepita dalla persona sul luogo di lavoro, conseguente 10 alla difficoltà di far fronte a richieste interne ed esterne considerate gravose. Ogni stimolo ambientale richiede una risposta adattiva da parte dell’individuo quindi può essere una fonte di stress (stressor); il potere stressante di ogni stimolo è determinato dalla valutazione cognitiva che ogni singolo individuo da della situazione stessa e delle competenze che egli sente di possedere per affrontarla. La valutazione cognitiva determina lo strain, ossia l’impatto negativo che la situazione potenzialmente stressante ha sull’individuo. La differenzazione delle persone è in relazione a: • grado e modalità di esposizione all’agente stressante • percezione e valutazione dell’agente stressante • abilità spontanee di fronteggiamenteo dell’agente stressante (coping) • vulnerabilità allo stress (legata a precedenti o concomitanti esperienze stressanti) Ancora il vecchio Pronto Soccorso dell’Ospedale “SS. Annunzi IPASVI • risposta fisiologica allo stress (arousal fisiologico) Il coping è importante perché è la combinazione di strategie tattiche, risposte, modalità di pensiero e di comportamento che un individuo mette in atto nel tentativo di gestire situazioni interne ed esterne percepite come gravose rispetto alle proprie capacità per le quali gli abituali meccanismi di reazione non bastano. Risulta chiaro che per le caratteristiche proprie delle professioni sanitarie il problema dello stress occupazionale è particolarmente evidente sia per il contatto con la sofferenza e la malattia sia per i ritmi e per l’organizzazione del lavoro. Per il personale infermieristico sono fonti di stress la mancanza di chiarezza rispetto al ruolo, la difficoltà nella programmazione dei turni e del gruppo di lavoro, la scarso coinvolgimento dei processi decisionali, basso status sociale e scarso supporto. Un ambiente salubre per infermieri è complesso è multidimensionale, comprensivo di numerose componenti e delle relazioni tra le stesse. Un modello omnicomprensivo é necessario per guidare lo sviluppo, l’implementazione e la valutazione di un approccio sistematico per accrescere l’ambiente di lavoro degli infermieri.Gli ambienti di lavoro salutari per infermieri sono definiti come un ambito pratico che massimizza la salute ed il benessere dell’infermiere, la qualità degli esiti per il paziente/utente, la gestione organizzativa ed i risultati nella società. L’ambiente di lavoro salubre dovrebbe essere il prodotto della interdipendenza tra i determinanti del sistema individuale, organizzativo ed esterno. I beneficiari attesi, quindi degli “ambienti di lavoro salutari per infermieri” sono: infermieri, pazienti, organizzazioni/sistemi e società nel suo insieme, comprese le comunità sanitarie. Il modello suggerisce che il funzionamento individuale è mediato ed influenzato dall’interazione tra l’individuo ed il suo ambiente. Così, gli interventi per promuovere gli ambienti di lavoro salutari devono essere portati ai molteplici livelli e componenti del sistema. Ugualmente, gli interventi devono influenzare non solo i fattori all’interno del sistema e le interazioni tra questi, ma anche il sistema stesso. unziata” di Taranto Le assunzioni che sottostanno al modello sono le seguenti: • gli ambienti di lavoro salubre sono essenziali per la qualità e la sicurezza della cura del paziente; • il modello è applicabile a tutti gli ambiti pratici ed a tutti i domini infermieristici; • i fattori del sistema a livello individuale, organizzativo ed esterno sono i determinanti degli ambienti di lavoro salutari per infermieri; • i fattori a tutti e tre i livelli impattano con la salute ed il benessere degli infermieri, la qualità degli esiti dei pazienti, le prestazioni organizzative e di sistema, e i risultati nella società considerata sia individualmente, sia attraverso le interazioni sinergiche; 11 IPASVI • ad ogni livello ci sono componenti politiche fisico-strutturali, componenti cognitivo-psico-socio-culturali e componenti professionali/occupazionali; ganizzazione e la professione; valori ed etica personale; pratica alla riflessione; elasticità, adattabilità e la fiducia in se stesso; equilibrio tra impegno familiare/vita. • i fattori professionali/occupazionali sono unici per ogni professione, mentre gli altri fattori sono generali per tutte le professioni/occupazioni. A livello organizzativo, i fattori organizzativi professionali/occupazionali sono caratteristici della natura e del ruolo della professione/occupazione. Compresi in questi fattori ci sono: lo scopo del lavoro, il livello di autonomia ed il controllo sul lavoro, le relazioni intradisciplinari. Componenti cognitivo/psico/socio/culturali. A livello di sistema o livello esterno i fattori esterni professionali/occupazionali includono politiche e regolamenti a livello provinciale/ territoriale, nazionale ed internazionale che influenzano la politica sanitaria e sociale e fanno progredire l’integrazione all’interno ed attraverso le discipline ed i domini. A Livello individuale, i “Requisiti cognitivi e psicosociali” includono i requisiti del lavoro che richiedono al singolo individuo capacità e sforzo cognitivi, psicologici e sociali (p.e. conoscenze cliniche, capacità di negoziazione e comunicative/vi). Compresi in questi fattori ci sono la complessità clinica, la sicurezza del lavoro, le relazioni tra il team, il coinvolgimento emotivo, la chiarezza di ruolo e lo sforzo richiesto dal ruolo. A livello organizzativo i “Fattori Organizzativi Sociali” sono riferiti al clima organizzativo, alla cultura ed ai valori. Comprese in questi fattori c’è la stabilità organizzativa, le pratiche e le strutture di comunicazione, le relazioni tra lavoro/gestione ed una cultura di apprendimento e supporto continui. A livello di sistema, i fattori socio-culturali esterni includono le tendenze dei consumatori, le preferenze di cure diversificate, cambiamento di ruoli in ambito familiare, diversità di popolazione e modificazioni demografiche – tutti questi influenzano il modo di operare delle organizzazioni e degli individui. Componenti professionali/occupazionali • A livello individuale i fattori soggettivi dell’infermiere comprendono le caratteristiche personali e/o le abilità e le conoscenze acquisite dal singolo infermiere, che determinano come questi risponde alle richieste cognitive e psico/sociali del lavoro. Inclusi in questi fattori ci sono: l’impegno verso la cura del paziente, l’or- 12 Il fenomeno dello stress occupazionale è quindi particolarmente insidioso perché mina selettivamente le capacità di sentire e relazionarsi con gli altri. Non può più essere considerato un problema occasionale e/o individuale perché và assumendo connotazioni di fenomeno globale con costi sempre più elevati per le aziende e la società. Va affrontato con sistemi innovativi individuando ed eliminando le cause più che trattare le conseguenze. Non intervenire precocemente riduce la possibilità di gestire in modo adeguato le risorse umane e le problematiche relative allo stress occupazionale. Il rischio è inoltre in una politica difensiva tendente alla negazione del problema e alla possibile marginalizzazione di coloro che presentano disagio o sono i portatori del disagio stesso. Fonti di ricerca ed approfondimento su documentazioni e rete internet. IPASVI Marta Nucchi: un esempio a cura di Benedetta Mattiacci Presidente Collegio IPASVI Il 12 maggio 2011, Giornata Internazionale dell’Infermiere, è stato segnato da un evento in parte atteso ovvero la scomparsa di Marta Nucchi, cara amica del nostro Collegio, collaboratrice del nostro giornale con articoli di spessore che hanno dato la dimensione della valenza di chi si è spesa per la professione. Vogliamo, allora, con alcuni suoi lavori da noi pubblicati, trasmettere le sue lezioni ai colleghi più giovani, ai neo-laureati, che non hanno avuto la fortuna di conoscerla, perché possano comprendere appieno e andare fieri di chi ha rappresentato la professione ai livelli più alti. IL SUICIDIO: UNA LETTURA INTERDISCIPLINARE DEL FENOMENO RIASSUNTO Il suicidio è un evento ubiquitario che individua una casualità “ in rete” e si addossa connotazioni disuguali nella collettività. All’ interno di un contesto, caratterizzato da situazioni in cui le norme sociali risultano inadeguate o senza effetto, si dà a vedere una rimozione sociale del problema. Le direttrici di speranza dovrebbero instradare verso un rafforzamento delle relazione interpersonali all’ interno della famiglia; in rapporto ad una relazione di sostegno e un ri-appropriarsi/ricostruire valori e principi sociali partecipati, in cui lo strumento principale sia il dialogo ed il riconoscimento della persona come valore.. KEYWORDS: SUICIDE -HOPE- HUMAN BECOMIN INTRODUZIONE Parlare di suicidio. Sembra un argomento rimasto tabù nella nostra società ma i dati registrati in merito sono allarmanti: nell’anno 2000a livello mondiale si stima un suicidio ogni 40 secondi. Come per altre situazioni “complicate “ la società effettua una scotomizzazione su parte della realtà, rifiutandosi di vederle, elaborarle a livello verbale e sociale. E’ una questio socialmente diffuso, ma-non sempre- preso in carico socialmente; non sembra un problema di salute pubblica, quanto piuttosto, una questione individuale. La mancanza di consapevolezza che il suicidio rappresenta uno dei problemi di maggiore rilevanza impedisce la sua presa in carico, in particolare con riferimento agli aspetti preventivi. Il diniego sociale, da un lato, e la stigmatizzazione delle persone che scelgono di suicidarsi, dall’altro,rappresentano in maniera chiara il modo di porsi rispetto a un insieme di comportamenti che, nella loro tragicità e nel loro esito fatale, riassumono le caratteristiche della devianza, elevando a potenza le rappresentazioni sociali del “senso del male” nella società. E il suicidio rappresenta un fallimento in senso sociale. La stigmatizzazione si riversa sui familiari: è un evento da elaborare in solitudine. Dal punto di vista della sensibilizzazione mediatica, a fronte di notizie destinate a enfatizzare la negatività dell’evento, spesso non segue un dibattito più esteso. E’ stato, inoltre, considerato che “ medicalizzazione del mondo e riduzione dell’esistente solamente a ciò che appare sui mass media sono volti diversi di una stessa violenza 13 IPASVI 14 alla complessità del reale. L’attenzione sul suicidio è recente: dal 2004 l’organizzazione mondiale della sanità e l’ IASP (nternational association for suicide prevention) hanno identificato il 10 settembre come world suicide prevention day. Il suicidio si riveste di aspetti peculiari in relazione a elementi demografici, antropologici, religiosi, etnici, spirituali, culturali che nel mondo contemporaneo sono diversificati. E’ da ricordare, a semplice titolo esemplificativo, che nella società cristiane non era ammessa la celebrazione della messa esequiale e vigeva il divieto della sepoltura ecclesiastica di persone suicidate, solo nel 1983 il Diritto Canonico ha annullato le pene per il suicidio. Le chiavi di lettura sono diversificate e affrontano il fenomeno in modo parziale. Secondo WHO (2006) sono ad alto rischio le persone che: vanno incontro a perdita del loro status, lavoro ed entrate economiche. affrontano in modo improvviso delle perdite dovute alla migrazione, a carestie, sconvolgimenti economici perdita dei mezzi di sostentamento, disastri naturali. Sono stati recentemente dimessi da ospedali per A)disturbi mentali ( soprattutto depressione, etilismo, schizofrenia, disturbi di personalità) B) malattie terminali come cancro, HIV/ AIDS, tubercolosi e problemi di salute congeniti. Si sentono in trappola, senza via d’uscita, sperimentano sensazioni di vita senza valore, senza speranza e senza aiuto. Da “La Parola a Noi” n.1/ 2009 FATTORI DI RISCHIO DEL SUICIDIO Il suicidio è dovuto a una complessa interazione di fattori sociali, ambientali, biologici e culturali che sembrano che agiscano in modo cumulativo in una storia individuale. L’aumento dei tumulti economici, le inquietudini politiche ,gli sconvolgimenti sociali, un sentimento comune di disarmonia e il gap sempre più ampio tra l’avere e il non avere aggiungono una nuova dimensione a questo problema. Sembra che esista una disregolazione nel controllo degli impulsi oppure una propensione ad un intenso dolore sociale ( es. solitudine sociale, l’essenza senza speranza..) spesso in presenza di disturbi dell’umore e abuso di sostanze tossiche e/o stupefacenti. I disturbi mentali sono associati a più del 90% di casi di suicidio, anche se è rilevato che in alcuni casi le persone suicidate non avevano svelato in precedenza argomentazioni connesse alla salute mentale; per usare le parole di Borgna :” le forme di suicidio o tentato suicidio più frequenti nascono..all’interno di ogni nostra vita, di ogni nostra esistenza che si confronti con i problemi laceranti della vita”. Sembra lecito affermare che il suicidio è frutto di un complesso di fattori socio-culturali ed è di più frequente attuazione in periodi di situazioni di crisi socioeconomiche, familiari ed individuali. INDISPENSABILITA’ DI FORMAZIONE CONTINUA PER IL PROFESSIONISTA INTRODUZIONE Le pratiche che riguardano la promozione della salute e la cura delle malattie hanno comportato, a partire dalla esperienza ippocratica e della sinergia tra riflessione filosofica e medicina della Grecia antica, il ricorso ad una formazione continua e continuamente approfondita. La pratica medica ha sollecitato la nascita di una formazione in grado di coniugare armonicamente tre ambiti del sapere; tra i numerosi autori che trattano l’argomento , fin dal 1983 Quaglino distingue le conoscenze in : • saperi dichiarativi; • saper fare; • saper essere; Il recupero dell’integrità della persona umana, richiesto da una più attenta riflessione epistemologica ed etica, oggi è riscoperta grazie ad una rinnovata attenzione all’ambito della medical humanities ed a una loro integrazione nel percorso formativo e del ruolo comunicativoeducativo degli operatori sanitari. Nel percorso inverso, ovvero dalla formazione alla medicina , la ricchezza delle pratiche e delle esperienze di prevenzione e di cura hanno avuto percorsi di adattamento e di creazione. Proprio in ambito sanitario si sono sperimen- IPASVI tate modalità di apprendimento /insegnamento destinate a diventare “guida”. A titolo esemplificativo vale la pena ricordare, per quanto riguarda l’apprendimento pere la risoluzione dei problemi assistenziali/organizzativi, il “problem based learing l’evidence based learning”; per quanto riguarda l’insegnamento, il guidare si esplicita con attività di sostegno spiegabili attraverso diverse metodiche come tutoring, coaching, mentoring, ed altre ancora. D’altro canto nelle istituzioni sanitarie in cui è stato implementato un Sistema Qualità, i problemi legati all’inesperienza e all’insufficiente conoscenza sono divenuti maggiormente visibili a causa di un elevata definizione di compiti e di responsabilità, è evidente come la competenza professionale e individuale sia diventata un pre-requisito per personale efficace quando esplicita le sue molteplici funzioni. Sèe è vero che il sistema Sanitario va rifondato con radici nella centralità degli utenti, è altrettanto vero che va assicurata e valorizzata la cultura partecipativa nella quale conoscenza, la buona pratica professionale e aggiornamento continuo siano riconosciuti, sostenuti e premiati. Da “La Parola a Noi” n.3 /2007 SALUTE E ADOLESCENTI Il difficile “momento “adolescenziale Tutte le agenzie formative, con in prima linea la famiglia e la scuola, si propongono nell’ottica di educare-convincere i bimbi in età scolare a mettere in pratica alcune regole importanti per la salute, nella certezza che ciò sia utile non solo per malattie e sofferenze durante lo sviluppo, ma soprattutto per preparare il benessere futuro . A questo scopo si sono sviluppati programmi per l’igiene alimentare in cui i maestri e gli infermieri , impegnati nell’ambito della medicina scolastica , insegnano ai bambini l’utilità di mangiare certi cibi. Questo compito non è facile , perché i bambini non si rendono conto degli effetti a lungo termine di un comportamento , preferiscano cibi poco solubili , ma attraenti e pubblicizzati , ad altri si salutari, ad esempio per il futuro funzionamento dell’apparato cardiovascolare , ma un po’ insipidi oppure con una presentazione troppo casalinga . Nonostante queste difficoltà , in genere gli operatori della medicina scolastica , gli insegnanti, i genitori riescono a far mettere in pratica al bambino alcune norme igieniche ed alcuni comportamenti ritenuti utili. Ma è ben nota ai genitori, quando il ragazzo e la ragazza si affacciano alla preadolescenza e si inoltrano poi nell’adolescenza , non è facile convincerli a mettere in pratica certe norme salutari ed è ancora più difficile esercitare un controllo sul loro comportamento. Gli adolescenti non accettano più i consigli degli adulti e anziani, mettono in discussione tanto i modelli comportamentali quanto le norme che avevano regolato la loro vita familiare , rivendicando autonomia di scelta e capacità di autocontrollo. Non è segreto che questa contestazione sia resa possibile dallo sviluppo delle capacità di ragionamento, similari alle capacità razionali delle persone adulte, nell’adolescenza però in maniera potenziale . I genitori sono il bersaglio più diretto di questa battaglia contro i modelli comportamentali acquisiti precedentemente , rappresentano l’infanzia e le regole di quel periodo, ma sono ritenute poco efficaci per la persona che si confronta con o negativo, per la salute immediata la maturazione della capacità riproduttiva e con la relazione sessuale . E’ proprio la maturazione sessuale a far si che l’adolescenza sia considerata una tappa evolutiva critica per l’instaurarsi di abitudini di vita significative, in senso positivo o negativo per la salute immediate e anche per quella futura. Lo sviluppo sessuale attiva funzioni fisiologiche che rendono possibili comportamenti direttamente collegati con la salute dalle banali infezioni alle malattie veneree dall’AIDS alla gravidanza precoce. Da “La Parola a Noi” n.2 /1997 15 IPASVI L’ACCOGLIENZA OSPITALE: RISULTATI DI UN’INDAGINE Dott.ssa Inf. De Santis Elena Struttura Semplice Oncologia; P.O. “Marianna Giannuzzi” Manduria; ASL TA INTRODUZIONE accoglienza è una delle funzioni degli operatori sanitari, un’attività necessaria per costruire un rapporto di fiducia e di collaborazione tra persona assistita e persona che assiste all’interno di una relazione di aiuto, focalizzata sui bisogni dell’utente e sulla partecipazione alle decisioni assistenziali che lo riguardano. L’accoglienza è un processo complesso influenzato dai rapporti interpersonali, dalle informazioni, dal comfort ambientale e dall’organizzazione del lavoro. La consapevolezza degli operatori sanitari sull’accoglienza dell’utente è stata rafforzata dagli interventi legislativi in ambito sanitario, succedutisi a datare dal 1992, finalizzati a creare un sistema efficace, efficiente e soddisfacente sia per il cittadino-Utente che per le istituzioni, interventi che hanno introdotto il concetto di qualità delle prestazioni rese nell’ambito del Servizio Sanitario Nazionale. L’accoglienza è un fattore di qualità percepita “customer satisfaction”. L’obiettivo dell’indagine è stato quello di conoscere ed analizzare lo stato dell’arte relativo al processo di accoglienza nelle strutture oncologiche sul territorio nazionale. L’ 16 MATERIALI E METODI Per raggiungere tale scopo è stato elaborato un questionario, composto da 17 domande a risposta chiusa. Il Questionario elaborato si riferisce agli standard della Joint Commission International inerenti a: • Access to care and continuity of care (ACC) • Patient and family rights - (PFR) • Assessment of patients – (AOP) • Patient and family education- (PFE) Gli Indicatori individuati sono: • presenza del protocollo per l’accoglienza, conosciuto e applicato da tutti gli infermieri ; • distribuzione in modo sistematico ai pazienti e/o familiari dell’opuscolo informativo dell’U.O. al momento dell’accoglienza; • identificazione di un infermiere del turno referente per l’accoglienza secondo il modello organizzativo dell’assistenza personalizzata; • tempo medio di attesa per l’accoglienza secondo quanto definito nel protocollo; IPASVI • identificazione del luogo e delle modalità per garantire la privacy durante il colloquio di prima accoglienza; • presenza in cartella e corretta compilazione delle schede di accoglienza/valutazione; • interventi educativi/informativi; • soddisfazione del paziente (questionario). Sono stati somministrati 270 questionari sul territorio nazionale via e-mail. Inoltre il questionario è stato pubblicato sul sito www.aiio.it compilabile on line. Ne sono stati compilati 58. RISULTATI I dati ottenuti dalla rilevazione, provengono dalle seguenti strutture. Percentuale dei questionari inviati via e-mail sul territorio nazionale Per quanto concerne i dati riferiti al questionario, ovvero gli “elementi che indicano che la struttura è orientata a considerare l’accoglienza quale componente fondamentale del processo assistenziale”, si possono rilevare alcuni aspetti significativi: • gli spazi riservati all’accoglienza (ove esistono) sono “non dedicati” ma utilizzati “anche” per tale attività (studio medico, sala d’aspetto); Percentuale dei questionari compilati sul territorio nazionale • gli operatori prevalentemente coinvolti nel processo di accoglienza sono gli infermieri, i quali esplicano tale attività secondo il protocollo nel 39% delle strutture è tra i 10-20 m’, nel 31% tra i 2030 m’ e nel 15% tra i 30-45 m’. Il tempo medio per l’accoglienza nei reparti senza protocollo nel 43% delle strutture è tra i 10-20 m’, nel 46% tra i 20-30 m’ e 17 IPASVI l’ 11% non ha risposto. Nonostante ciò l’accoglienza nelle U.O. prese in esame è un’attività formalizzata nel 46% delle strutture che hanno il protocollo di accoglienza, nel 43% non è presente e l’11% non risponde a questo quesito. Nel 97% delle strutture in cui è presente il protocollo è conosciuto ed applicato da tutti. • • 18 • L’infermiere nel 91% comprende aspettative e bisogni dell’utente e ne facilita l’utilizzo dei servizi sanitari. Chiarisce dubbi ed incomprensioni sia sullo stato di salute che sulle procedure diagnostiche e terapeutiche, fornendo adeguate informazioni al paziente e/o alla famiglia • Nel 55% delle strutture esaminate è presente una scheda di accoglienza/valutazione nella documentazione infermieristica. • Nel 67% delle U.O, fra quelle esaminate, è prevista la consegna al paziente e/o alla famiglia di un opuscolo informativo al momento dell’ingresso. E’ previsto un questionario di valutazione dell’assistenza ricevuta, da compilare al momento della dimissione solo nel 37% delle strutture aderenti al questionario. l’accoglienza è percepita dagli operatori come un’attività prevalentemente di tipo burocratico-amministrativo, nell’84% delle strutture prevede un colloquio Viene identificato un infermiere del turno referente per l’accoglienza secondo il modello organizzativo dell’assistenza personalizzata solo nle 57% delle strutture in esame IPASVI • • la presenza della scheda di accoglienza/valutazione la consegna di un questionario di gradimento Inoltre per fornire un’accoglienza appropriata, l’organizzazione delle attività deve garantire: • Dai dati esaminati emerge una discreta sensibilità, da parte del personale infermieristico, al momento dell’accoglienza del paziente, anche se emerge che viene data più rilevanza agli aspetti burocratico-amministrativi e all’inserimento nella struttura, trascurando gli elementi più qualificanti riferibili al processo assistenziale. CONCLUSIONI L’accoglienza e la soddisfazione del paziente sono indicatori di qualità dell’assistenza sanitaria. Umanizzare il ricovero ospedaliero, sia esso breve o a lungo termine, accresce la qualità del processo assistenziale, che risulta proporzionale alla capacità dell’assistenza stessa di conseguire i desiderati miglioramenti di salute e benessere in condizioni e circostanze che siano gradite a chi li riceve e socialmente accettabili. L’Infermiere in questo processo è risultato essere l’attore principale e privilegiato che può e deve orientare i propri interventi, già dal momento della presa in carico, alla conservazione dell’identità del paziente, il quale non può essere spersonalizzato dalla asetticità e dalla burocratizzazione della routine ospedaliera. Certamente sono necessari, per garantire una assistenza qualificativamente valida, dei punti da migliorare emersi dall’ analisi di questa indagine incrementando: • • • • la presenza di un protocollo di accoglienza l’individuazione di un luogo per garantire la privacy la presenza di un opuscolo informativo l’assistenza personalizzata • • maggiore integrazione nelle fasi di accoglienza ….. per tutto il percorso terapeutico (continuità assistenziale, efficacia delle prestazioni rese, i livelli di intensità delle prestazioni tenendo conto della natura dei bisogni del paziente) ; strumento condiviso della raccolta dati della persona; cartella clinica integrata. Bibliografia Baraghini G. - Capelli M. Il sistema qualità ISO 9000 in sanità Guida al miglioramento della qualità nelle strutture Sanitarie Franco Angeli Milano – 1997. Chang H, Kwak T, Mattila AS. A Case Study to Determine the Impact of Offering Selective Menus on Customer Satisfaction in a Health-Care Foodservice Operation Journal of Foodservice Business Research 2006; 8: 53-78. Coluccia A, Ferretti F, Loré C. Qualità dei servizi sanitari e Customer Satisfaction: primi risultati di uno studio pilota Difesa Sociale 2000; 5/6: 7-16. Coluccia A, Ferretti F, Lorini F, Calamai M. Il questionario di qualità percepita (QQP) Mondo San 2002; 1: 14-19. El-Jardali F, Jamal D, Dimassi H, Ammar W, Tchaghchaghian V. The impact of hospital accreditation on quality of care: perception of Lebanese nurses Int J Qual Health Care 2008; 20: 363-71. Joint commission on accreditation of healthcare organizations (1999). La realizzazione di un programma di miglioramento della qualita’ Ed. Centro Scientifico Editore. Kenagy JW, Berwick DM, Shore MF. Service Quality in Health Care JAMA 1999; 281: 661-665. Mastrobuono I, Bova D, Visconti G, Pirazzoli M, Bollero E. Il percorso della qualità nell’organizzazione delle strutture sanitarie Organizzazione Sanitaria 2002: Anno XXVI, 4: 23-42. Morosini PL, Perrero F. (1999). Enciclopedia della gestione di qualità in sanità Ed. Centro Scientifico Editore. Sitografia www.ao-umbertoprimo.marche.it/main.asp www.istud.it www.legge150.it www.med.unibo.it www.ministerosalute.it www.molinette.piemonte.it www.normeinrete.it www.policlinicoumberto1.it www.policlinico.mo.it www.saluter.it www.usl.mo.it www.urp.it 19 IPASVI VERSO UNA DIVERSA CONCEZIONE DELL’ ASS ISTENZA SANITARIA Dott. Patrizio Mazza Vice Presidente Commissione Sanitò - Regione Puglia C’ è più bisogno di tutela della salute che di ospedale! E la teoria dell’ospedalocentrismo, che ancora oggi qualcuno difende, ha risposto più alle esigenze della politica che alle esigenze della gente. Si è creata, nel corso del tempo, la forma mentis che l’ospedale sia la panacea di ogni esigenza o problema medico sanitario, rappresentando una vera fortuna se distante pochi chilometri da casa, pur con tutte le sue inefficienze, pur con tutti gli sprechi in esso insiti. Eppure quanti reparti sono nati per compiacere la politica? E quanti sprechi, appalti, forniture o cure inappropriate hanno rappresentato fino ai giorni nostri un fallimento di risposta sanitaria al cittadino? Il tutto in un’ evoluzione di sanità costruita non su dati di fatto epidemiologici ma purtroppo basata su “finti bisogni medico/sanitari” al servizio della politica più bieca. Ad esempio, prima si nasceva a casa e l’ospedale era l’eccezione a differenza di quanto accade oggi. Se vogliamo, per questa esigenza l’ospedale rappresenta un eccesso di sanità! E considerando, pertanto, i dati che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci fornisce, abbiamo che il 18% è lecito siano parti cesarei, il resto che siano parti naturali, ma se in Italia la media nazionale di nascite in ospedale con parto cesareo è del 28%, nelle Puglia la media è del 39%, una percentuale decisamente elevata che rappresenta un “bisogno” infondato. La stessa considerazione vale per le protesi, per reparti di ortopedia, per cardiochirurgia e via di seguito. La “domanda di salute” resta uguale nel tempo, ma a questa non sempre è stata data risposta: l’ospedalocentrismo non è stato un risultato efficace. Efficienza in sanità ed efficacia sono due principi che si compenetrano e, proprio esaminando il piano regionale della salute del 20 2008/2010, si legge che ci deve essere “ libero accesso del cittadino ai luoghi , e partecipazione alla scelta delle modalità di cura” ma io reputo tradito tale principio perché il cittadino è comunque vincolato ad una struttura ed al personale di quella struttura ove si reca, ragione per cui viene da sé che non vi è libertà nel soddisfacimento di bisogno di sanità. Medesime conclusioni si traggono dall’esame di tutti i punti successivi del PRS, da quello della economicità alla liberazione delle risorse, della situazione di organizzazione adeguata, etc. In pratica sono stati traditi tutti i principi da qualunque piano sanitario fatto in questa regione negli ultimi 20anni. Sento di dire che l’unico punto che, forse, ha funzionato è quello della cittadinanza attiva, cioè della possibilità di protesta dei cittadini che lamentano le loro problematiche nell’ambito medico sanitario. Sto predisponendo una bozza di proposta di legge in cui reputo opportuno liberalizzare l’assistenza, che non deve assurgere a problema di medicina privata o pubblica: l’assistenza deve essere appannaggio del cittadino, adeguata al sistema sanitario nazionale, quindi deve prevedere convenzioni con quest’ultimo rispondendo all’esigenza di medicina pubblica. Reputo che bisogna liberalizzare il diritto Collegio IPASVI: incontro Vice Presidente Comm. Reg. Sanità ed Amministratori case di cura accreditate IPASVI di scelta del cittadino, supportato dal medico di famiglia, quindi il cittadino deve poter scegliere chi lo deve curare, in convenzione, sia fuori che dentro l’ospedale; solo così porteremmo il medico a ri-assumersi le responsabilità di cura del cittadino. Infatti il problema maggiore non è neanche politico ma risiede nella perdita di responsabilità dei soggetti che devono erogare l’assistenza ed erogare la sanità, l’ospedale non può più rappresentare una copertura nel bene come nel male. Così, mentre da noi l’ospedale diventa un centro di copertura di ogni responsabilità medico-sanitaria, negli USA le cartelle cliniche indicano il nome del soggetto responsabile della salute del paziente in tutto l’iter di cura. Auspico un sistema di questo tipo specie per la medicina specialistica, ragione per cui non sussisterebbe più per il paziente la necessità di scegliere tra un medico privato o un ospedaliero, perché basterebbe convenzionare tutti i medici col sistema sanitario e tutto ciò comporterebbe efficienza e risparmio della spesa sanitaria, maggiore competizione tra i medici più bravi migliore servizio per il cittadino. Un momento dell’incontro del dott. Mazza con i consiglieri del Collegio IPASVI NORME EDITORIALI 1. "La parola a noi" pubblica - previa approvazione del Comitato di Redazione - articoli inerenti la professione infermieristica, la formazione, la legislazione sanitaria, nonché tutto quanto concerne l'attività infermieristica. 2. Gli articoli dovranno essere inviati in duplice copia (cartacea e su CD, oppure cartacea e tramite e-mail), corredati eventualmente da foto, alla redazione. 3. Gli articoli dovranno essere corredati dal nome dell'autore, dalla qualifica professionale, dal nome dell'Ente di appartenenza. 4. Gli articoli devono essere completi di bibliografia. Le citazioni devono essere virgolettate e con carattere diverso dal resto del testo. 5. Il materiale inviato, anche se non pubblicato, non viene restituito. 21 IPASVI LE TRAZIONI TRANSCHELETRICHE IN ORTOPEDIA Attilio Gualano CPS Infermiere Sala gessi - Presidio Osp. “SS.Annunziata” ETIMOLOGIA: La parola trazione deriva dal latino, tractionem, da tractus participio passato di traere, tirar. DEFINIZIONE La trazione transcheletrica è una pratica di competenza medico-ortopedica, che trova applicazione nella riduzione incruenta e graduale delle fratture scomposte dei maggiori segmenti scheletrici, femore, tibia, omero, allorquando le imponenti masse muscolari non consentono una riduzione di tipo manuale. Questo tipo di trazione si ottiene, infiggendo trasversalmente, con un trapano elettrico, un filo di acciaio inossidabile (filo di Kirschner), in un particolare segmento sche- 22 letrico. Tra i reperi più comuni, l’olecrano, metafisi sovra condiloidea del femore e calcagno. Il filo, è ancorato ai morsetti di una staffa metallica collegata ad un peso che esercita la trazione per mezzo di un tirante e di un sistema idoneo di carrucole. Ciò allo scopo di applicare per alcuni giorni, in attesa dell’intervento chirurgico, una forza traente sul moncone distale allo scopo di correggere per quanto possibile il normale asse anatomico perso a causa della frattura, aumentando lo spazio fra i monconi ossei. A l t r o scopo della trazione è quello di contenimento immobilizzazione e stabilizzazione della la frattura stessa, diminuendo sia lo spasmo muscolare sia la deformità stessa del segmento scheletrico quindi il dolore in sede di frattura. NOZIONI STORICHE Va riconosciuto ad Alessandro Codivilla, chirurgo ortopedico bolognese, professore universitario e titolare della cattedra di ortopedia dell’università di Torino, direttore nel 1899 dell’istituto ortopedico Rizzoli di Bologna (1861-1912), il merito di aver applicato per primo nel 1902 la prima trazione transcheletrica diretta con un chiodo fissato sul calcagno, per ridurre la frattura dislocata delle ossa lunghe della gamba. Per ciò che attiene ai fili di Kirschner, prendono il nome dal suo ideatore, Martin Kirschner chi- IPASVI rurgo ortopedico nato a Breslau (oggi Wroclaw in Polonia) il 28 ottobre 1879 di nazionalità tedesca in quanto all’epoca la Polonia faceva parte della Germania. Laureato a monaco nel 1904, Kirschner si occupa di chirurgia durante la prima guerra mondiale a Koenigsberg. Con lo sviluppo delle tecniche di radiologia pensa ad un sistema per tenere rapidamente ferme le fratture, da qui l’intuizione di usare chiodi in acciaio di piccole dimensioni. Lo stesso kirschner si occuperà anche di anestesia, drenaggi cranici, chirurgia plastica ed oncologica. Morirà il 30 agosto 1942 a 63 anni di cancro allo stomaco. CAMPO DI APPLICAZIONE Le trazioni transcheletriche trovano applicazione, come citato in precedenza, principalmente nelle fratture scomposte delle ossa lunghe femore, omero, tibia, ma può trovare impiego in fratture di altri distretti quali ad esempio le fratture vertebrali. luminosi ematomi e flitteni). SVANTAGGI Risultano un metodo costoso per le risorse impiegate ed in termini di ospedalizzazione. Possono causare decubiti-pneumopatie quindi prolungare l’allettamento. I Pazienti portatori di trazioni transcheletriche sono ad elevato carico assistenziale. Possono provocare contratture muscolari. RESPONSABILITA’ Responsabili della trazione transcheletrica sono l’ortopedico e l’infermiere in rapporto alle proprie competenze. L’ortopedico decide, prescrive e si occupa insieme all’infermiere dell’applicazione segnandola sulla cartella clinica. L’infermiere di sala gessi, oltre che a riportare per iscritto la pratica nella cartella infermieristica, collabora con il medico preparando e controllando tutto il materiale occorrente previsto dalla procedura, nonché del corretto funzionamento delle necessarie apparecchiature. Si rende responsabile, insieme allo stesso, della corretta applicazione della trazione controllandone il corretto funzionamento. RISORSE MATERIALI CONSIDERAZIONI GENERALI E VANTAGGI Le trazioni transcheletriche risultano un metodo sicuro per ripristinare il normale asse anatomico dei monconi di frattura in attesa dell’intervento chirurgico. Hanno un bassissimo rischio di infezioni e di emorragie. Contengono ed immobilizzano la frattura diminuendo lo spasmo muscolare quindi il dolore. Sono indicate qualora le fratture siano complicate da notevoli danni tessutali (vo- • Lettino di trazione /zuppingher o telaio di Braun; • Letto con piano rigido • Trapano con relativi accessori • (mandrino-chiavetta-carica-accessori collegamento alla rete elettrica) • Cannocchiale sterile • Fili di kirschener sterili di varia misura (1mm.1,5 mm - 2 mm - 2,5 mm - 3 mm 3,5 mm) • Staffe metalliche di varia misura di 23 IPASVI • Tronchese • Forbici • Pinze • Clemmer • Pinza meccanica • Chiavi inglesi di varie misure (10-11-13) • Cordina di collegamento per staffa e pesi • Pesi (sacchetti di sabbia come previsto dalle attuali norme per la sicurezza) • Garze sterili • Telini sterili • Disinfettante • Anestetico locale (se richiesto) • Siringhe sterili di varia capacità(10ml-20ml) MODALITA’ OPERATIVA • Rasoio elettrico per eventuale tricotomia Arto inferiore • Maglia tubolare • Carrello servente. desimo fatta eccezione dello zuppingher che sarà sostituito dall’impalcatura BALCANICA. • N.B. per gli arti superiori il materiale sarà il me- 24 La procedura, prevede: L’informazione verbale da parte del medico e dell’infermiere al paziente circa il trattamento cui lo stesso sarà sottoposto, cercando per quanto possibile di tranquillizzarlo. • Il Lavaggio antisettico delle mani; • La sistemazione del letto facendo in modo di ottenere un piano rigido in corrispondenza dell’arto fratturato laddove si sistemerà al meglio lo zuppingher. • Il Posizionamento sotto l’arto fratturato (precedentemente contrassegnato con un pennarello in corrispondenza della sede di frattura) dello zuppingher privo della parte superiore (castelletto) con regolazione del doppio piano di inclinazione in base al tipo di frattura e secondo l’indicazione medica. (Manovra effettuata a doppio e triplo operatore). • L’esecuzione se necessario e se richiesto della tricotomia in sede di inserzione del filo di k, (meglio se ampia e completa di tutto l’arto). IPASVI • La preparazione del trapano ed i suoi accessori verificandone la funzionalità (i moderni trapani sono provvisti di batteria ricaricabile). • La Preparazione se richiesta, di una siringa con l’ anestetico locale indicato dal medico. • La disposizione del materiale sterile sul carrello servitore; • L’invito al medico a lavarsi le mani; Si fanno indossare al medico i guanti sterili e gli si porge, aprendolo sempre sterilmente, il cannocchiale guida. L’infermiere impugna il trapano permettendo al medico di avvitare all’estremità prossimale il cannocchiale guida, di seguito porge in maniera sterile il filo di kirschner con la punta del trapano rivolta verso l’alto e dà al medico la possibilità di alloggiare centrandolo il filo di kirschner nel cannocchiale guida ponendo attenzione ad allargare precedentemente l’alloggiamento interno accogli filo. Fissa il filo al trapano chiudendo l’alloggiamento accogli filo e stringendo il relativo morsetto di fissaggio mediante una chiavetta in dotazione al trapano stesso. Passa il trapano al medico sterilmente ( avvolto in un telino ) disinfetta in maniera ampia con iodio povidone al 10% il repere d’inserzione del filo, laterale e mediale. Il medico si posiziona sul repere prescelto per “l’iniezione” e penetra la cute sentendo l’osso con la punta del trapano. L’infermiere, posizionato contro laterale al medico, guida ed eventualmente corregge la direzione del filo dando il via alla manovra invasiva. “Il medico quindi, penetra l’osso in tutto il suo spessore da mediale a laterale”. L’infermiere, verifica l’esito positivo della manovra controllando la tenuta del filo e la presenza di tessuto osseo sulla superficie appuntita dello stesso che indica l’avvenuta ed effettiva perforazione dell’osso, quindi afferrando il trapano libera il filo di k dallo stesso allentando il morsetto di fissaggio con la chiavetta. N.B. il medico per la sua competenza clinica si assicura valutando il paziente che non siano avvenuti incidenti ossia la perforazione di nervi o vasi. Sulle due superfici cutanee perforate dal filo saranno applicate due garzine sterili disinfettate. Si aggancia la staffa al filo, stringendo i dadi della stessa con la chiave inglese o con la pinza meccanica nel caso si usi una staffa con dadi di bloccaggio differenti, assicurandosi che il filo sia bloccato correttamene nell’apposito alloggiamento e si regola la staffa in modo tale da ottenere una corretta tensione dello stesso filo. Il filo di kirschner in eccesso viene ta- 25 IPASVI gliato con la tronchese da entrambi i lati avendo cura di lasciarne circa 2 cm per parte. Nel tagliare il filo di Kirschner in eccesso, (essendo gli stessi appuntiti) bisogna fare attenzione a non ferire alcuno (medico-paziente-se stessi), usando cautela e proteggendosi con l’ausilio di occhiali protettivi poiché i fili in eccesso, durante il taglio, potrebbero saltare velocemente creando pericolo e ledere occhi e cute. Pertanto, eseguire la manovra in sicurezza: ancorare la porzione distale del filo con una pinza e tagliare a 2 cm con la tronchese la restante parte. Proteggere quindi con dei tappini, il filo restante in modo che nessuno possa ferirsi. Viene montata la parte superiore dello zuppingher, il castelletto provvisto di carrucole. Si fissa adeguatamente (con nodo idoneo) una estremità della corda di trazione alla staffa, facendola passare attraverso le carrucole, aven- do cura che siano perfettamente alloggiate nella gola delle stesse. L’altra estremità della corda viene fissata ai “pesi” rappresentati da sacchetti di sabbia di vario peso (vengono evitati pesi di metallo (ferro) per ragioni di sicurezza e come indicato dalle norme sulla sicurezza). Il peso è stabilito dal medico, in rapporto al tipo di frattura ed al peso del paziente, di solito il 10% del peso del paziente. Per un corretto funzionamento del sistema trazionante, è di fondamentale importanza che la corda di trazione nel momento in cui viene posta in tensione risulti in asse con il segmento osseo trazionato. L’arto viene incalzato con una maglina tubolare fino a raggiungere le due estremità del filo di kirschner per essere a questo fissata; la parte superiore viene ancorata al castelletto dello zuppingher, ponendo attenzione a non intralciare la corda di trazione, tutto ciò al fine di evitare intra o extra rotazioni dell’arto quindi decubiti. Si depongono antidecubiti sotto il calcagno e sotto le staffe qualora quest’ultime, per il peso, dovessero decubitare sulla cute. In fine si fissa lo zuppingher al letto con l’ausilio di bende o maglie tubolari. ARTI SUPERIORI La procedura di trazione degli arti superiori come ad esempio quella qui riportata in 26 IPASVI figura è la stessa prevista per gli arti inferiori fatta eccezione per lo zuppingher che verrà sostituito dalla impalcatura balcanica come nella figura. Si possono osservare di seguito alcune immagini riferibili a quanto esposto sulle possibili causa del mal funzionamento. Assistenza infermieristica al paziente portatore di trazione transcheletrica PRINCIPALI PROBLEMI CON LE TRAZIONI: MAL FUNZIONAMENTO. Numerosi possono essere i problemi che causano uno scorretto funzionamento delle trazioni transcheletriche e che devono essere evitati per assicurarne un buon funzionamento. Sono di seguito riportati alcuni significativi esempi che nella pratica comune, possono verificarsi: • un peso poggia sull’altro annullandone la funzione; • un peso poggia sulla sbarra annullandone la funzione; • il peso per varie ragioni (perché il filo si è mollato,rotto) può trovarsi sul pavimento; • la corda può dislocarsi e trovarsi fuori dalla gola della carrucola; • la corda poggia contro la sbarra del letto, perdendo il potere trazionante; • la direzione della forza traente applicata alla corda di trazione non segue l’asse anatomico del segmento fratturato. Priorità assistenziali in un paziente con trazione transcheletrica • • • • • • Valutare e registrare lo stato neuromuscolare (sensibilità e contrazione muscolare) dell’arto trazionato ad intervalli regolari e al bisogno Rilevare ed annotare su scala del dolore riportando su apposito spazio in cartella infermieristica il sintomo “dolore” Mantenere un adeguato allineamento del corpo Mantenere l’integrità cutanea nelle zone di compressione Usare tecniche sterili per curare le sedi di inserzione dei perni Prevenire le complicanze dovute all’immobilità Assistenza infermieristica (in corsivo sono riportati gli atti secondo il MPI M.CANTARELLI): Igiene: si manifesta con la parziale o totale dipendenza del paziente, con il rischio di LDD, con la presenza di una cute disidratata ed ipo- 27 IPASVI tonica e con la presenza di edemi ed ematomi conseguenti al trauma. Assicurare l’igiene: fornire il materiale per l’igiene, fornire un aiuto parziale per l’igiene, eseguire l’igiene (fornire antisettici se doccia preoperatoria) togliere/mettere gli indumenti, eseguire medicazioni senza l’impiego di farmaci (prevenzioni); alcuni detergenti e sostanze alcoliche seccano la cute, quindi indicare i prodotti e i presidi con cui effettuare l’igiene e la cura del corpo (detergenti neutri ed emollienti); indicare l’uso di particolari capi e presidi per l’abbigliamento, fornire il consueto abbigliamento ed indumenti particolari poiché è importante che gli indumenti siano comodi da indossare e da sfilare, senza bottoni, senza maniche troppo strette, gli slip possono essere sconsigliati per facilitare le manovre infermieristiche, nel caso si utilizzino scucirli dal lato fratturato in trazione e sostituirlo con velcro. Eliminazione urinaria e intestinale: si manifesta con stipsi, litiasi urinaria per disidratazione. Assicurare l’eliminazione urinaria e intestinale : fornire diete di vario tipo (scorie e liquidi), eseguire clistere evacuativo, svuotamento manuale dell’ampolla rettale, far assumere sostanze terapeutiche per via orale (blandi lassativi). Alimentazione e idratazione: rischio di disidratazione (in seguito alla frattura e per perdite intraoperatorie) e di inappetenza legata alla preoccupazione o alla posizione obbligata a letto, rischio di sovradistensione intestinale da allettamento. Assicurare l’alimentazione l’idratazione : informare sull’effetto di abitudini/convinzioni, sugli effetti dello stato emotivo, sugli effetti di sostanze farmacologiche, sull’effetto dell’attività fisica (e quindi dell’allettamento) sull’alimentazione e sull’idratazione, fornire diete di vario tipo (inizialmente leggera e povera di scorie, con cibi ricchi di ferro per favorire l’ematopoiesi); vista l’immobilità, la posizione obbligata, la costrizione ad alimentarsi nella stanza di degenza, fornire i mezzi che consentono di por- 28 tare gli alimenti alla bocca, fornire gli alimenti appropriati in quantità, temperatura, consistenza e condimento, imboccare e offrire da bere (se necessario); conoscere la quantità/qualità degli alimenti introdotti poiché sono frequenti episodi di diarrea da antibiotici o di stipsi, misurare le entrate per via enterale, per via parenterale, misurare le urine, controllare qualità e quantità delle feci. Respirare: la persona allettata può avere problemi di clearence delle vie aeree con possibili infezioni delle stesse, anche per eventuali traumi toracici associati che riducono l’espansione toracica, per intubazione intraoperatoria, per inibizione del riflesso della tosse a scopo antalgico. Assicurare la respirazione : insegnare ad eseguire esercizi respiratori e di tosse, drenaggio posturale, azioni: favorire l’esecuzione di esercizi respiratori (atti: respirazione diaframmatica, costale, respirazione a labbra socchiuse, far utilizzare appositi dispositivi), effettuare percussioni e vibrazioni, far effettuare esercizi di tosse, effettuare il drenaggio posturale (per quanto è possibile visto il decubito obbligato); nel caso in cui si renda necessario : aspirare le secrezioni delle prime vie aeree; dato il rischio post traumatico di EPA, contusione polmonare, PNX, versamento pleurico da trauma, vi è la necessità di rilevare i caratteri della respirazione. Mantenere la funzione cardiocircolatoria: si manifesta con LDD (porre attenzione ai gomiti e ai calcagni, che vengono usati per sostenersi quando è necessario cambiare posizione), con insufficienza circolatoria venosa o arteriosa del segmento in trazione, può comparire febbre per l’assorbimento di sostanze depositate in corrispondenza del focolaio di frattura o per infezione. Assicurare la funzione cardiocircolatoria : per le LDD svolgere un’accurata igiene, utilizzare idonei presidi antidecubito, far utilizzare ausili per prevenire la compressione in determinate aree (archetto, imbottiture, ..) che favoriscono la circolazione, controllare il corretto posizionamento dei lettini di Brown o Zuppinger IPASVI (lettini a forma di parallelepipedo sul cui angolo viene posizionata la zona poplitea, di solito per trazioni transcheletriche al ginocchio); per evitare l’uso di gomiti e calcagno dell’arto sano fare utilizzare il trapezio; controllare il paziente per identificare i sintomi ed i segni di una TVP: calore, rossore e gonfiore al polpaccio, oltre al dolore ed un disagio al polpaccio durante la dorsoflessione forzata, perciò rilevare e sorvegliare la temperatura dell’arto fratturato e la frequenza cardiaca periferica, per la presenza di eventuali segni di trombosi o compressione del circolo (arterioso e venoso); rilevare il colorito dell’arto fratturato per rilevare segni di compressione del circolo; rilevare lo stato di idratazione in seguito alla ridotta introduzione di liquidi e per le perdite intraoperatorie; possono presentarsi punti di esposizione della frattura, perciò rilevare l’integrità cutanea; in presenza di febbre applicare la borsa del ghiaccio, rilevare ed annotare la temperatura corporea. Movimento: si manifesta con dolore dovuto alla frattura, con danno nervoso da compressione per posizione errata, con sindrome da immobilizzazione, e rischio di posture antalgiche scorrette ed edemi agli arti. Assicurare il movimento : controllo del corretto posizionamento della trazione e dell’apparato da trazione; : vigilare sulla motilità e sensibilità dell’arto, chiedendo al paziente di muovere le estremità più volte durante il giorno; insegnare come mantenere la postura appropriata, far utilizzare ausili necessari a mantenere la posizione di alcune parti del corpo (cuscini, schienali, docce, letti articolati) far sollevare gambe/braccia, sollevare gambe/ braccia, trasferire la persona dal letto alla barella e/o viceversa (si dovrà esercitare una trazione manuale anche in caso di trasbordo su lettino rigido per esami TAC RMN per evitare lo spostamento dei capi di frattura), prevenire il dolore attraverso l’uso di archetti alzacoperte e l’allineamento fisiologico. Applicare le Procedure terapeutiche: il decubito obbligato può compromettere la capacità di deglutizione della terapia orale, sovente il paziente ortopedico-traumatologico con trazione transcheletrica è anziano, con pluripatologie e terapie domiciliari che dovrà continuare ad assumere, con il consenso del medico di reparto : somministrare le sostanze terapeutiche per via orale; per la prevenzione delle complicanze circolatorie legate all’immobilità: somministrare le sostanze terapeutiche per via sottocutanea (farmaci a base di eparina: eparina calcica e a basso peso molecolare, la prima praticata più volte durante la giornata, la seconda in un’unica soluzione riducendo il disagio del paziente e il rischio di ematomi sottocutanei); la via di somministrazione intramuscolare è da evitarsi sia per il decubito obbligato della persona che rende difficile raggiungere il sito di iniezione, sia per la particolare predisposizione alla formazione di ematomi e ascessi che possono ulcerarsi, sia per il rischio che ascessi vadano poi ad infettare eventuali protesi, sia perché la scarsa attività muscolare rende lento l’assorbimento del farmaco; introdurre sostanze terapeutiche per via endovenosa è ampiamente usata per la terapia infusiva, per l’infusione di emoderivati e di antibiotici; effettuare l’ossigenoterapia va prescritta dal medico e sarebbe buona regola effettuarla ai pazienti con grande perdita ematica; introdurre e controllare catetere vescicale, viene spesso applicato al paziente portatore di trazione transcheletrica per valutare il bilancio idrico, per la posizione obbligata, per il dolore dato dal posizionamento di presidi quali la padella; introdurre e controllare i cateteri venosi periferici, controllare i cateteri venosi centrali (questi ultimi secondo il protocollo in uso), preferire un CVP di grosso calibro nel caso sia necessario infondere grossi quantità di liquidi e/o emoderivati per evitare il rischio di emolisi; controllare la trazione transcheletrica, controllare nel paziente la presenza di dolore, di polsi periferici distali e prossimali l’arto trazionato, il colore, la temperatura, la sensibilità e mobilità delle articolazioni e dei distretti distali la trazione, la presenza di sanguinamento o ematomi nel punto di inserzione del filo di trazione, chiedere al paziente se presenta prurito o bruciore lungo il percorso dell’adesivo di trazione con pericolo di fenomeno allergico o di ipersensibilità; rilevare inoltre i dati rispetto alla trazione: 29 IPASVI corretto peso in base alla prescrizione medica, corretto allineamento tra arto e direzione della forza traente, i pesi e la corda di trazione devono cadere liberi e non appoggiare su parti del letto o altri arredi come visto in precedenza. Medicare ferite senza drenaggio con l’impiego di farmaci, se associato alla frattura vi sono anche lesioni o FLC. Applicare su indicazione medica guanti, calze, fasciature elastiche, come prevenzione di complicanze tromboemboliche. Ambiente sicuro: si manifesta con la necessità di chiamare il personale, con infezione del punto di inserzione del filo di trazione o con infezioni delle vie urinarie per stasi delle urine in vescica a causa dell’allettamento. Assicurare un ambiente sicuro : medicazione sterile giornaliera ed eventualmente al bisogno, monitoraggio dell’aspetto della cute, mantenere una bassa carica microbica negli ambienti confinati ad alto rischio e mantenere l’asepsi nelle manovre che lo richiedono, illustrare al paziente il funzionamento dei sistemi di chiamata. Riposo e sonno: vi possono essere alterazioni dovute al dolore e al fatto che la persona è allettata durante tutta la giornata. Assicurare il riposo e sonno : prevenire il dolore attraverso l’uso di archetti alzacoperte e l’allineamento fisiologico, in relazione all’allettamento costante : indicare i comportamenti che favoriscono il riposo e il sonno, fornire il materiale lettereccio adatto alle esigenze/gusti, rilevare la durata e qualità del sonno. Interazione nella comunicazione : può esserci disagio, stato d’ansia, stato depressivo della persona assistita per le proprie condizioni di salute o per la perdita (se coinvolto in gravi incidenti stradali) di familiari o persone care e per la dipendenza da altri, In questo caso sarà opportunamente richiesta la presenza dello psicologo. Può esserci la necessità di sostenere i familiari preoccupati di non riuscire ad aiutare il paziente a domicilio. 30 Se si tratta di un paziente credente importante sarà assicurare il sostegno religioso con la presenza del cappellano opportunamente chiamato. Assicurare l’interazione nella comunicazione : effettuare un colloquio con la persona assistita, instaurando una relazione d’aiuto con lo stesso e con le persone a lui vicine, registrare i dati raccolti; intraprendere/mantenere l’interazione con la persona, con le persone significative, incoraggiare l’espressione orale di eventi o situazioni che preoccupano la persona assistita/le persone significative. Eseguire le Procedure diagnostiche: in previsione dell’intervento come ricordato in precedenza, devono essere eseguiti una serie di esami, dopo l’intervento il paziente può presentare drenaggi, soprattutto nella popolazione anziana che spesso presenta traumi può essere presente disorientamento, quindi: rilevare, segnalare, comunicare lo stato di coscienza, sottoporre la persona a domande verbali,a stimolazioni tattili, dolorifiche ; raccogliere le secrezioni e/o i liquidi di drenaggio, eseguire prelievo di sangue venoso. Bibliografia Internet; storia della medicina AAVV “Assistenze Milano 1994 infermieristiche” Brunner Suddarth “Nursing Chirurgico” CEA, Milano, 2003 CEA, Medico- M. Cantarelli “Il modello delle prestazioni infermieristiche” Masson, Milano 1997 Coen, De Lara “Quaderni dell’infermiere Apparato osteoarticolare” Masson, Milano 1992 Orthopaedic Traction By Robert Belding MD Traction in Orthopedic care Gerald W. Rothacker, Jr., M.D. Fracture Management Principles of treatment of fractures December 2008 IPASVI TUBERCOLOSI: MAI ABBASSARE LA GUARDIA Emma Conenna Bellucci U na malattia che evoca scenari nefasti, che è sempre più vicina perché viaggia con gli immigrati che vengono dai paesi dell’est europeo e dall’Africa-Asia, un istituto prestigioso- il Policlinico Gemelli-, i piccoli ospiti di un reparto-neonatologia- decisamente delicato, una infermiera a quanto pare affetta da TBC: gli elementi caratterizzanti di una vicenda che ha destato non poco scalpore. Non vogliamo tornare a parlarne sic et simpliciter, perché se ne è parlato fin troppo, a puntate, quasi una telenovela di cattivo gusto che ha per protagonista assoluto “i danni da Sanità”. Eppure la malattia, anche se non in Italia, continua ad imperversare; vero è che un terzo della popolazione mondiale risulta attualmente infetta dal bacillo della Tubercolosi, malattia che nel 2009 ha ucciso 1,8 milioni di persone. Inoltre, affiora in misura preoccupante la MDR-TB: nel 2008, secondo il rapporto dell’OMS “Multidrug and Extensively Drug-Resistant Tuberculosis: 2010 Global Report on Surveillance and Response “circa 440.000 persone nel mondo hanno contratto questa forma di Tubercolosi e che un terzo di queste sono decedute. E’ l’Asia il paese che per numero di morti porta il peso dell’epidemia. Inoltre si stima che quasi il 50% dei casi di MDR-TB a livello mondiale si verifichino in Cina e in India; mentre in Africa, i casi emersi sono circa 69.000, la stragrande maggioranza dei quali non sono stati diagnosticati. Segnali incoraggianti per la lotta a questa epidemia provengono dai governi dei paesi e dai partner, che vagliano nuovi Programmi per contrastare la TBC. Ad esempio due regioni della Federazione russa, Orel e Tomsk, in circa cinque anni, hanno raggiunto una notevole riduzione del numero di persone affette da MDR-TB, come pure Estonia e Lettonia. Gli Stati Uniti d’America e la Cina, Hong Kong (regione amministrativa speciale della Repubblica Popolare Cinese), hanno ottenuto successi in materia di controllo e riduzione delle persone colpite da MDR-TB. Nonostante ciò i progressi sono lenti in molti altri paesi. Globalmente, dei pazienti che ricevono cure e farmaci, solo il 60% viene segnalato come “guarito”. Tuttavia, si stima che solo per il 7% di tutte le persone affette da MDTTB viene fatta una giusta diagnosi. Ciò evidenzia la necessità urgente di miglioramenti delle strutture di laboratorio, di nuove tecnologie in grado di diagnosticare MDR-TB in due giorni, anziché quattro mesi, come avviene di solito, garantire quindi l’accesso alla diagnosi precoce e terapie con i farmaci più efficaci. L’OMS porta avanti un progetto di cinque anni per potenziare i laboratori di Tubercolosi con test rapidi in quasi 30 paesi. Questo garantirà benefici immediati a più persone grazie a delle terapie salva-vita. Dott. Marco Arturo Rollo, Infettivologo, “Liverpool Diploma in Tropical Medicine & Hygiene”. Tornando alla vicenda del “Gemelli”, da uno studio pubblicato il 6 ottobre sulla rivista inter- 31 IPASVI nazionale on line www.eurosurveillance.org, è emerso che, fra i 1.343 neo-nati, tra gennaio e luglio 201 al Policlinico Gemelli, in pericolo di contrarre l’infezione tubercolare - quindi sottoposti al relativo test - 118 sono risultati positivi (ovvero, l’8,8%). Inoltre, lo studio (primo firmatario Piero Borgia, dell’Agenzia di Sanità Pubblica della Regione Lazio) spiega che il test mostra positività in bambini durante tutto l’arco dei sette mesi per cui è stata definita possibile l’esposizione, senza particolari concentrazioni di neonati positivi in certi periodi piuttosto che in altri. Si registra inoltre una discreta frequenza di positivi a gennaio, quando il pericolo era definito come “estremamente basso”. Stando a questi dati, l’infermiera indicata in un primo momento come unica fonte di contagio sarebbe in qualche modo “scagionata”, perlomeno rispetto all’iniziale accanimento mediatico nei suoi confronti: appare, infatti, scientificamente improbabile che sia stata cospicuamente bacillifera per così tanto tempo. Queste alcune delle notizie che si riferiscono alla vicenda, per cui abbiamo deciso di approfondire l’argomento con il dott. Marco Arturo Rollo, Infettivologo, “Liverpool Diploma in Tropical Medicine & Hygiene”, Responsabile dell’Ambulatorio per la Tubercolosi e le Malattie Parassitarie “Struttura Complessa di Malattie Infettive“-Presidio Ospedaliero Centrale- Stabilimento “San Giuseppe Moscati”, un plafond di 300 pazienti afferenti 32 all’ambulatorio. “Sicuramente la tubercolosi è la malattia umana più antica di cui si abbia notizia, malattia la cui progressiva riduzione di incidenza nel tempo ha portato ad una perdita progressiva delle nozioni fondamentali riguardanti il suo riconoscimento e la sua gestione. Di recente però, quella progressiva diminuzione,, che sembrava condurre la Tubercolosi ad una lenta ma inesorabile scomparsa, ha cambiato direzione ed in molte situazioni ha ripreso a crescere. Da qui il bisogno, ad esempio, di approfondimento e aggiornamento per tutte le figure professionali paramediche coinvolte nei processi diagnostici, terapeutici e gestionali in genere, di soggetti con tubercolosi. Tali esigenze vanno presentandosi sempre più frequentemente alla nostra attenzione, nella nostra Struttura, non tanto per una maggiore incidenza della patologia tubercolare, pur presente, quanto per una centralizzazione della gestione del paziente con tubercolosi presso il nostro centro, che trova le sue ragioni nell’assenza di un reparto pneumologico in seno all’intera ASL, nella storica gestione di questi pazienti presso la Struttura di Malattie Infettive e nello sforzo del personale ASL impegnato ad offrire assistenza su tutti i diversi fronti che questa patologia coinvolge. La lunga durata della malattia tubercolare, infatti, coinvolge nelle sue diverse fasi gran numero di operatori sanitari, a partire dalle peripezie diagnostiche che a volte comporta, per proseguire con la estrema variabilità degli apparati interessati oltre a quello respiratorio, sicuramente il più frequente, con la lunga durata e complessità del periodo di cura, fino alle sequele che spesso la malattia comporta con relative figure professionali coinvolte. Inoltre, la costante introduzione di nuove metodologie per la diagnostica, soprattutto sul piano laboratoristico, ha subito una recente accelerazione dal momento dell’introduzione dei test che sfruttano la produzione linfocitaria di γ-Interferon, strumento ormai validato nella diagnosi di Infezione Tubercolare latente. Al momento non è ancora ben chiaro invece, neanche tra gli esperti, il ruolo di questi test nella diagnosi di malattia tubercolare. Il crescente ricorso a tali test necessita di una divulgazione IPASVI sul loro significato e sulla loro interpretazione al fine di un corretto utilizzo”. . Il flusso di immigrati “approdati” nelle strutture della provincia ha modificato lo scenario della situazione locale? “ Sì, ha portato alla nostra attenzione un aumentato numero di soggetti. In un contesto di globale aumento delle patologie infettivologiche registrate a carico degli immigrati, particolare attenzione suscitano quelle trasmissibili per via aerea, per le potenzialità di innescare focolai epidemici e di essere trasmesse ai residenti. In particolare, sono aumentate le diagnosi di Tubercolosi negli immigrati, superando per la prima volta nella nostra realtà i casi di tubercolosi tra i residenti, mentre a livello nazionale questo si è già verificato nel 2009. Ma al di là del mero dato epidemiologico, in riferimento alla tubercolosi, pare importante sottolineare alcuni punti: • L’immigrato con malattia tubercolare giunge al ricovero c/o il reparto della Malattie Infettive dopo lungo peregrinare tra i più svariati reparti, con un ritardo nella diagnosi, un aumento della spesa assistenziale, un aumento del potenziale contagio a carico di altri immigrati, personale dell’assistenza e residenti in genere. Questo lascia supporre l’assenza nei punti cruciali di personale con • • • • competenze infettivologiche adeguate che operi da filtro. Proprio per questo ritardo nel sospetto diagnostico, oltre che per lo stress cui il migrante si sottopone nell’abbandonare il proprio Paese ed affrontare un viaggio disagiato, giungono alla nostra attenzione casi di tubercolosi particolarmente gravi, come non se ne riscontrano più tra la popolazione Italiana da diversi decenni. La giustificata perdita di questo background culturale tra la classe medica devia di conseguenza l’orientamento diagnostico verso patologie neoplastiche, con ulteriore crescita della spesa assistenziale e ritardo nella diagnosi. Fortunatamente l’instaurare un adeguato regime terapeutico antitubercolare corrisponde ad un drammatico miglioramento della clinica, sicché poche decine di euro per comprare vecchi farmaci mettono fine ad una storia clinica oltremodo onerosa. Dopo poche settimane (2 o 3) dall’inizio dell’assunzione dei farmaci i soggetti non sono più contagiosi e possono essere restituiti a vita normale, fatta salva la prosecuzione delle cure. A fronte dell’elevatissimo livello assistenziale sin qui illustrato, che viene offerto al migrante con tubercolosi in questa prima fase, segue però una fase 33 IPASVI in cui il migrante viene condotto in strutture residenziali e lì “abbandonato”! Dei diversi pazienti immigrati dimessi dal nostro reparto con diagnosi di Tubercolosi, pochissimi tornano ai prescritti controlli ambulatoriali dove viene controllata l’assunzione dei medicinali. Gli altri presumibilmente interrompono controlli e cure. • Questo crea due ordini di problemi: il primo prevedibile ordine riguarda la salute dello stesso immigrato, che presumibilmente ricade nella malattia e torna a cercare cure mediche, incrementando il costo sociale della sua assistenza. Il secondo ordine di problemi riguarda l’igiene pubblica, perché tornando la malattia, il migrante che non si cura torna contagioso, disseminando infezione al ritmo medio stimato di 1 contagio/ mese, ma spesso molto di più. Che questi contagi coinvolgano altri immigrati o residenti, lo decide il caso. Proprio quel ‘caso’ a qui questa emergenza di ordine pubblico sembra affidata. L’aumento della TB tra gli immigrati ha anche portato alla nostra attenzione una nuova emergenza, da tempo descritta, ma finora incontrata di rado, che è quella della TB multiresistente, intendendo con questo una forma di tubercolosi sostenuta da un batterio con resistenza a Rifampicina e Isoniazide, i due farmaci anti-TB più importanti. Negli anni passati, infatti, in alcuni Paesi dell’Est Europeo furono varati dei programmi contro la TB basati sulla somministrazione intermittente dei farmaci tre volte a settimana. Questo ha, però, portato allo sviluppo di ceppi di micobatteri resistenti ai farmaci somministrati, con manifestazione di forme tubercolari particolarmente aggressive, proprio perché scarsamente rispondenti alla terapia tradizionale, con la necessità di impiegare farmaci di seconda linea, ovviamente meno efficaci. Tali farmaci, sebbene poco costosi, anzi forse proprio perché ‘poco costosi’, non sono in commercio nel nostro Paese, quindi necessitano dell’acquisto all’Estero. Anche qui i risvolti epidemiologici hanno importanza fondamentale, nel senso che il contagio agli operatori sanitari in primis, ed 34 alla popolazione aperta poi, rischia di creare epidemie che altrove si sono rivelate dotate di altissima mortalità (prossima all’85%). Per la gestione di tubercolosi multiresistente si sono rivelati fondamentali i presidi per la creazione di pressione negativa (di cui è dotato il nostro reparto di degenza) sistemi che, creando una differenza di pressione atmosferica tra i corridoi del reparto e le stanze di degenza, impediscono all’aria respirata dai pazienti contagiosi di essere dispersa nei corridoi. La protezione del personale con gli appositi strumenti di barriera ha incontrato nel personale del nostro reparto una inattesa preparazione e professionalità, che ha consentito di superare l’ancestrale paura collegata al contagio. Parimenti efficiente si è dimostrata la ASL nel programmare la sorveglianza epidemiologica del personale in servizio con un programma di screening degli esposti che fortunatamente non ha ancora avuto bisogno di essere applicato, proprio per l’accuratezza del personale ad osservare l’utilizzo degli strumenti di barriera. Si avverte d’altro canto nel personale la necessità di ulteriore informazione sull’argomento, che potrebbe essere raggiunta attraverso appositi corsi brevi, estesi soprattutto al personale di Pronto Soccorso, Radiologia, Laboratorio, Medicina ed altri reparti a rischio aumentato”. Allora, attenzione a 360 gradi per la formazione del personale che deve essere in grado di fronteggiare le situazioni grazie ad un background all’avanguardia. IPASVI POLIZZA DIRIGENTI L a Federazione nazionale Ipasvi ha attivato una nuova Convenzione assicurativa volta a garantire la Responsabilità patrimoniale per colpa grave: questa garanzia è particolarmente utile per chi si trova in posizione apicali e, quindi, più soggetto a rischi patrimoniali (intendendosi per tali i pregiudizi economici che si possono cagionare all’ente che non derivano da danni a persone o cose) piuttosto che materiali (i rischi garantiti dalle normali polizze di RC Professionale). Le condizioni ottenute sono molto favorevoli, sia in termini economici, sia per i vantaggi che una Convenzione “IPASVI” può significare in termini di difesa della categoria. In questo modo si ritiene di offrire un insieme di garanzie completo a tutti gli iscritti. Le modalità di adesione e la documentazione possono essere ottenute: • • • contattando il numero verde 800-637709 inviando una mail all’indirizzo it_affinity@ willis.com inviando un fax di “richiesta informazioni” al numero 011-2443464 LA POLIZZA IPASVI A PROTEZIONE DEI DIRIGENTI INFERMIERISTICI E DEI COORDINATORI INFERMIERISTICI A fronte delle necessità insorte a seguito della Legge F inanziaria 2008 la Federazione Nazionale Ipasvi ha sviluppato insieme alla Willis Italia SpA una Convenzione assicurativa per coprire la Responsabilità Civile Patrimoniale dei Dirigenti Infermieristici e i Danni Erariali (Responsabilità Amministrativa ed Amministrativo-Contabile) da questi causati con colpa grave. Questa copertura assicurativa garanti35 IPASVI sce dall’azione di rivalsa esercitata da parte dell’Ente per eventuali danni patrimoniali cagionati all’Ente stesse da parte del dipendente. I danni patrimoniali sono i danni economici che non siano conseguenza di danni a persone o danneggiamento di cose. Questa copertura assicurativa è rivolta a chi, con i suoi comportamenti, possa cagionare un pregiudizio economico all’ente di appartenenza che non derivi da un danno cagionato ai pazienti. E’ consigliata per i Dirigenti e i CoordinatoriInfermieristici. Costo Euro 100 Massimale singolo/aggregato: € 500.000 Euro 118 Massimale singolo/aggregato: € 1.000.000 Massimale in aggregato: € 5.000.000,00 per la convenzione Massimale per corresponsabilità: € 2.500.000,00 per la convenzione Retroattività: 2 anni - Ultrattività: 2 anni Assicuratore: Lloyd’s La convenzione assicurativa comprende: • la responsabilità amministrativa e contabile per danni patrimoniali cagionati all’Ente di appartenenza, allo Stato, alla Pubblica Amministrazione in genere, in conseguenza di atti, fatti od omissioni di cui debba rispondere a norma di legge e per effetto di decisioni della Corte dei Conti, nell’esercizio delle sue mansioni, incarichi, funzioni e/o cariche istituzionali, nonché in conseguenza dell’attività di gestione di valori e beni appartenenti alla Pubblica Amministrazione in qualità (giuridica o di fatto) di agenti contabili e/o consegnatari; • le somme che l’Assicurato sia tenuto a pagare per effetto di decisioni di qualunque organo di giustizia civile e amministrativa dello Stato, e quindi le perdite patrimoniali cagionate a terzi in relazione a atti, fatti o omissioni commessi con colpa grave. 36 Gestione delle vertenze di danno – Spese legali: L’Assicuratore assume fino a quando ne ha interesse la gestione delle vertenze a nome dell’Assicurato designando, ove occorra, legali o tecnici ed avvalendosi di tutti i diritti ed azioni spettanti all’Assicurato con l’assenso dello stesso. Sono a carico dell’Assicuratore le spese sostenute per resistere all’azione promossa contro l’Assicurato, entro il limite pari al quarto del massimale di polizza. L’Assicuratore non riconosce spese incontrate dall’Assicurato per legali o tecnici che non siano da essa designati. Sono escluse le spese legali sostenute per i procedimenti dinnanzi al Tribunale Amministrativo Regionale, salvo che per la parte relativa alle pretese di risarcimento del danno. Rimangono comprese le spese sostenute dall’Assicurato per i procedimenti dinnanzi alla Corte dei Conti. Per aderire è sufficiente compilare il questionario (la copertura, come evidenziato nel modulo di adesione, è soggetta, in caso di disdetta di polizza precedente o in caso di presenza di sinistri, all’autorizzazione dell’assicuratore) ed effettuare il pagamento del premio indirizzando la documentazione a Willis. Le modalità di adesione e la documentazione sono scaricabili dal sito www.ipasvi.it o si possono ottenere contattando il n. verde 800-637709 oppure inviando una mail all’indirizzo [email protected] o un fax di richiesta informazioni al n. 011-2443464 IPASVI VERSO LA QUALITÀ DEI SERVIZI VACCINALI: POSSIBILI STRUMENTI OPERATIVI Donata Leo, Infermiera professionale Dip. di Prevenzione ASL TA Mariangela Evangelio, Infermiera professionale Dip. di Prevenzione ASL TA Rossella Lattarulo, Donata Leo Assistente sanitaria Dip. di Prevenzione ASL TA Dal “Principio di beneficenza e di non maleficienza: il dovere di operare per il bene…l’obbligo di evitare il male” L e vaccinazioni, nel corso del XX secolo, si sono affermate come uno dei più importanti strumenti di prevenzione primaria delle malattie infettive, raffigurando un vero e proprio “investimento”per la popolazione italiana che aveva adottato un piano vaccinale globale. Infatti, risulta evidente come, congiuntamente al miglioramento delle condizioni igieniche individuali e ambientali verificatesi nel corso dei decenni, l’adozione di politiche vaccinali nella popolazione infantile ha portato alla riduzione, e in taluni casi all’eradicazione, di alcune malattie infettive prevenibili tramite vaccino. La scoperta di vaccini sicuri ed efficaci e l’adozione di nuove strategie hanno portato ad una diffusione su vasta scala della vaccinazione, rappresentando uno dei contributi più consistenti e indiscussi della Medicina e della Sanità Pubblica in termini di miglioramento dello stato di salute della popolazione. Un tale risultato tangibile deriva essenzialmente da una compartecipazione di elementi, che oggi mirano in ultima analisi al miglioramento della performance vaccinale. L’adozione di politiche vaccinali regionali e di strategie locali, con un occhio attento alla formazione del personale medico e di comparto deputato alle vaccinazioni – in particolare sugli aspetti tecnico-scientifici dei vaccini, sul counselling e sulla gestione delle emergenze –, può rappresentare un valore aggiunto per la crescita professionale e culturale degli operatori sanitari del settore della prevenzione. L’evoluzione temporale del Calendario Vaccinale della Regione Puglia, rivolta alla popolazione adolescenziale e adulta, ha portato l’Azienda Sanitaria Locale Taranto a favorire e diramare 37 IPASVI l’informazioni sulle nuove campagne vaccinali attraverso strategie di comunicazione, sempre più accurate e mirate, rivolte alla popolazione target dell’intervento preventivo. Sulla scorta di quanto esplicitato, il Dipartimento di Prevenzione di Taranto ha ravvisato l’esigenza di approfondire i suddetti aspetti, ivi compreso il caposaldo della gestione delle emergenze in campo vaccinale, con l’obiettivo di condividerle tra i locali operatori del settore. L’ultimo evento formativo aziendale dal titolo Nuove strategie vaccinali: operatori a confronto ha avuto luogo nei giorni 22 e il 23 settembre 2011. Il Corso di aggiornamento, obbligatorio per il personale dei Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) della Azienda Sanitaria Locale di Taranto, è stato organizzato dal Dipartimento di Prevenzione e ha visto la partecipazione di circa 130 operatori sanitari tra infermieri, assistenti sanitari, medici igienisti, medici del lavoro e pediatri. Considerando il valore “sul campo” della figura infermieristica e dell’assistente sanitario, i lavori teorico-pratici della prima giornata si sono tenuti nella nuova sede del collegio IPASVI di Taranto, in quanto la Presidente del Collegio, Benedetta Mattiacci ha accolto con rinnovato entusiasmo e attiva partecipazione l’iniziativa di ospitare l’evento. Il programma della prima giornata verteva sia sul miglioramento della qualità dei servizi vaccinali quale obiettivo imprescindibile della prestazione medico-infermieristica negli ambulatori vaccinali, sia sulla necessità di adottare nuovi strumenti operativi, mirati, in ultima analisi, alla certificazione di qualità. In tale contesto, l’Assistente Sanitario assume 38 un ruolo di rilevante interesse nella prevenzione primaria, nella informazione e promozione vaccinale, nella educazione “per la salute”della popolazione. Strategie vaccinali: operatori a confronto I lavori si sono aperti con il saluto del dott. Michele Conversano, Direttore del Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto, che ha introdotto il Corso ponendo particolare attenzione alla modalità di svolgimento teorico-pratico delle giornate e alle principali finalità di confronto tra operatori sui temi della gestione delle reazioni avverse da vaccino, della profilassi vaccinale internazionale e della valutazione delle campagne vaccinali tramite la gestione informatizzata dell’anagrafe vaccinale (effettuata con il software GIAVA release 4.0 ) . Si sono susseguiti gli interventi della dottssa Lucia Peccarisi e del dott Pasquale Ferrante, entrambi Pediatri di libera scelta e Istruttori nazionali di PBLS (Pediatric Basic Life Support,) sul tema della gestione delle emergenze in ambito vaccinale dalla sincope alla terapia in caso di anafilassi e sulle indicazioni e l’utilizzo pratico dei presidi di emergenza già in dotazione negli ambulatori vaccinali territoriali di Taranto. Nella seconda parte della giornata, moderata dalla dott.ssa Rosita Cipriani, medico igienista del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, sono intervenuti il dott. Guido Cardella, Responsabile del Centro di Medicina del Turismo dei viaggiatori internazionali e della migrazione della città di Taranto, e la dott.ssa Tatiana Battista, medico igienista presso il Dipartimento di Prevenzione, che hanno trattato l’attuale tema dei nuovi flussi migratori e dei viaggi internazionali: dalle indicazioni sulla vaccinazione contro la febbre gialla - quando, come e a chi prati- IPASVI carla – alla nuova gestione della profilassi vaccinale nel territorio della ASL tarantina. Questione scottante, quest’ultima, soprattutto dal punto di vista della Sanità Pubblica, poiché la commistione tra emigrati e popolazione stanziale potrebbe provocare la nuova circolazione di agenti infettivi, quindi anche il riemergere di malattie prevenibili tenute sotto controllo dalle vaccinazioni nel Paese ospitante. Particolare attenzione è da porre, quando si intende intraprendere un viaggio, sia nei confronti dei vaccini tradizionali - difterite, tetano, pertosse, morbillo, parotite, rosolia, varicella, meningite meningococcica, polmonite pneumococcica e influenza – sia nei riguardi della profilassi antimalarica e di vaccini per la prevenzione delle malattie a trasmissione oro-fecale (epatite A, tifo, colera). Al termine della giornata, al fine di rafforzare i messaggi e di consolidare le nozioni sulla medicina dei viaggiatori, i corsisti hanno partecipato ad un lavoro interattivo conclusivo in aula sulla pratica vaccinale, da adottare in particolari casi di viaggiatori in vari paesi del mondo; l’esercitazione è stato coordinata dal Dott. Carlo Calamai, Medico igienista e dall’Infermiera Simona Insogna, entrambi del Dipartimento di Prevenzione. La seconda giornata si è svolta nello splendido scenario del Castello Aragonese di Taranto, antica fortezza cittadina, oggi sede della Marina Militare. I lavori sono stati moderati dal prof. Salvator Barbuti, Professore Ordinario di Igiene presso l’Università degli Studi di Bari, che ha ricordato come la vaccinazione contro l’epatite A, introdotta nel Calendario Vaccinale Regionale dopo l’epidemia di epatite A del 1996/1997 – epidemia responsabile di gravi ripercussioni sociali e economiche nella nostra Regione -, ha permesso di portare il numero dei casi di malattia al minimo storico. Argomento cardine è stato l’evoluzione e le prospettive del “Calendario Vaccinale dell’infanzia e dell’adolescenza” della Regione Puglia e la valutazione dei risultati raggiunti in termini di organizzazione del servizio, copertura vaccinale e gestione del sistema informatizzato GIAVA. Dopo il saluto delle Autorità, nella prima parte dei lavori sono intervenuti: la prof.ssa Cinzia Germinario, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Epidemiologico della Regione Puglia, con una relazione sui nuovi obiettivi di copertura vaccinale per le vaccinazioni dell’adolescente e sui notevoli risultati raggiunti, e il dott. Antonio Pesare, Responsabile U.O. Epidemiologia e Coordinamento delle attività di Educazione Sanitaria della ASL Taranto, che ha trattato il rilevante tema della valutazione delle campagne vaccinali verso Papillomavirus umano nel territorio della ASL tarantina. Anche in questa giornata, le relazioni sono state intercalate da lavori a piccoli gruppi, tenuti dalla Dott.ssa Rosa Giuseppina Cofano, medico allergologo, e dall’Infermiera Maria Teresa Vinci, entrambe del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, sulla questione del recupero 39 IPASVI degli inadempienti alle vaccinazioni attraverso la chiamata attiva condotta tramite l’anagrafe vaccinale GIAVA. In questa sessione è emerso con particolare enfasi l’attento e altamente qualificato lavoro svolto dell’Infermiere e dell’Assistente Sanitario che, con quotidiano impegno e particolare dedizione verso la promozione vaccinale, permettono alla ASL di Taranto di essere in prima fila nella prevenzione primaria a livello sia regionale che nazionale. L’infermiere e l’assistente sanitario che operano nei Servizi Vaccinali sono di fatto chiamati a perseguire l’obiettivo di salute rivolto alla persona, che in questo caso si configura come intervento di prevenzione della malattia. Il rilevante ruolo sanitario e sociale di queste figure professionali si configura come tale anche al fine di evitare che il libero arbitrio del singolo cittadino nella decisione di “non vaccinarsi” si trasformi in un “sacrificio” della collettività - ovvero che continuino a perpetuarsi e a diffondersi malattie infettive prevenibili -, nonostante si abbiano a disposizione vaccini sicuri, efficaci e offerti gratuitamente dal Calendario Vaccinale Regionale. Nella seconda parte della giornata sono intervenuti il dott. Alessandro Emanuele, Medico Militare, che ha evidenziato come la profilassi vaccinale in ambito militare può variare in condizioni ordinarie e nelle missioni, con spunti di riflessione sugli aspetti medico-legali della profilassi vaccinale del lavoratoremilitare, e il dott. Vincenzo Nicosia, Presidente della SIMVIM (Società Italiana di Medicina dei viaggi e delle Migrazioni) con una relazione che ha esplorato la profilassi internazionale in una speciale categoria di viaggiatori: i lavoratori. L’ultimo intervento della giornata, di notevole interesse per le novità proposte per la Sanità Pubblica, è stato tenuto da Nehludoff Albano, Responsabile del Progetto EDOTTO della Regione Puglia, e dal Dott. Giovanni Caputi, Medico igienista del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, e ha riguardato l’argomento del mi- 40 glioramento della rete dei Servizi Vaccinali per mezzo del nuovo Sistema Informativo Sanitario della Regione “EDOTTO”. La giornata si è conclusa con un lavoro a piccoli gruppi, tenuto dalla Dott.ssa Grazia Maria Sponselli e dal Dott. Cosimo Moccia, medici igienisti del Dipartimento di Prevenzione di Taranto, sull’applicazione del Calendario Vaccinale in particolari condizioni (es adozioni, epidemie), con presentazione e discussione finale dei lavori in plenaria e sistematizzazione dei risultati. Il Corso ha catalizzato l’attenzione degli operatori sanitari sull’importanza della formazione continua relativamente alla qualità del servizio offerto, anche in termini di buona comunicazione con gli utenti, gestione dell’ambulatorio vaccinale - comprese le emergenze -, governo degli archivi informatici. Questo evento formativo ha rappresentato, in particolare per Infermieri e Assistenti Sanitari dei Servizi Vaccinali, un momento di condivisione riguardo tematiche comuni nella vita lavorativa, fornendo una spinta propulsiva e innovativa anche riguardo le nuove competenze professionali richieste. IPASVI Programma Scientifico 1° Edizione GIORNATA DI STUDIO “COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE E COMPLESSITÀ CLINICA NEI CARICHI DI LAVORO INFERMIERISTICO” in collaborazione scientifica con il Collegio Provinciale IPASVI di Roma Giorno: venerdì 2 dicembre Orario: 8,30-17,30 Destinatari: Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di Taranto Numero partecipanti: 80 Costo: gratuito Crediti ECM: 10 Sede del Corso: Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TA Iscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web ufficiale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.it entro il 30 novembre p.v. 2° Edizione GIORNATA DI STUDIO “COMPLESSITÀ ASSISTENZIALE E COMPLESSITÀ CLINICA NEI CARICHI DI LAVORO INFERMIERISTICO” in collaborazione scientifica con il Collegio Provinciale IPASVI di Roma Giorno: lunedì 19 dicembre Orario: 8,30-17,30 Destinatari: Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di Taranto Numero partecipanti: 80 Costo: gratuito Crediti ECM: 10 Sede del Corso: Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TA Iscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web ufficiale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.it entro il 15 dicembre p.v. GIORNATA DI STUDIO “APPROPRIATEZZA DEI PROFESSIONISTI, APPROPRIATEZZA DELLE PRESTAZIONI COME VALORE ETICO DEGLI INFERMIERI” in collaborazione scientifica con il Collegio Provinciale IPASVI di Roma Giorno: lunedì 23 gennaio 2012 Orario: 8,30-17,30 Destinatari: Riservato a infermieri, assistenti sanitari, infermieri pediatrici iscritti al Collegio IPASVI di Taranto Numero partecipanti: 80 Costo: gratuito Numero di accreditamento: Sede del Corso: Collegio IPASVI, via Salinella, 15, TA Iscrizione: compilare il modulo on-line disponibile nell’home page del sito web ufficiale del Collegio: http://www.ipasvitaranto.it entro il 19 gennaio p.v. 41 IPASVI OBBLIGO DI ASSICURAZIONE PER L’INFERMIERE LIBERO PROFESSIONISTA Da: Federazione Nazionale IPASVI 42 IPASVI CA REA ERISTI U A L I ERM F N I nale fessio ia pro tolog deon ica e Bioet ttarul Pio La o a c i t e Bio ontologia e de essionale prof ttarulo Pio La Testo di Etica e deontologia professionale per le professioni sanitarie, presentato da S.Spinsanti ed introdotto da Paola Di Giulio, ricco di approfondimenti e frutto del lavoro di numerosi infermieri ed infermieri dirigenti italiani, offre spunti di riflessione per studenti e professionisti, per risolvere alcuni dubbi e dilemmi che possono insorgere nello svolgimento del ruolo. L’analisi di “casi” utilizzando il metodo della scuola del Giano di Roma, aiuta a dirimere in maniera siste- i: i ne d Brun razio o b mela r a l a i l C lt o o c ia c r a c l a a D’A o M Con z ll z e t a a nton Don ello A lia Buttà o Marc sa iacom le o G R ca ia Di ucci a iz B r M t o a t a r P rean o Robe ddabbo L tillo i i Ross i Mut obb D’A vann ola G rocco enzo a io n no c P G a ia t in i i G V mon Mas agli ermin Vito la Tra Pazz co G e s a a g e n n n c a r Fran Lucia arto ma A arisi no M ia Su matiGraz sca P imilia e s c o s n n a a ra M Stiev tti F e o v r li d O san ca e semFulvio ialò Ales Sc o r a n n e G plice, a risolvere dilemmi morali nella pratica quotidiana. Proposto il confronto tra l’attuale codice deontologico degli infermieri del 2009 e alcuni codici internazionali, interessante la proposta dell’etica del gesto e della responsabilità, sicuramente positivi nel processo di cura ed ancora approfondimenti e spunti di ricerca nel management, nella formazione, nella sicurezza delle cure e nella privacy. 43 INFERMIERI PROFESSIONALI ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA Protocollo 13512011 Data 31 ottobre 2011 Rif. A TUTTI GLI ISCRITTI ALL’ALBO PROVINCIALE I.P.A.S.V.I. LORO SEDI Oggetto Convocazione ordinaria Assemblea Elettiva per Rinnovo del Consiglio Direttivo e Collegio Revisori dei Conti triennio 2012/2014 Collegio provinciale di Taranto Gentile Collega, A norma della legge istitutiva degli Ordini e Collegi Professionali e del relativo Regolamento (D.L. 13-09-46, n.233 – D.P.R. 5-4-1950, n.221), e con successive modifiche del 21-10-57, n.1027, L’ASSEMBLEA ELETTIVA per il rinnovo del Consiglio Direttivo e Revisori dei Conti è convocata nei giorni: Venerdì 25 novembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Sabato 26 novembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Domenica 27 novembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 12.30 Nella Sede del Collegio IPASVI via Salinella, 15 Taranto. L’Assemblea sarà valida in prima convocazione se in detti giorni voteranno almeno un terzo degli iscritti all’Albo. Per conoscere la validità della prima convocazione, si pregano gli iscritti di telefonare al Collegio lunedì-mercoledì-venerdì dalle ore 9.00 alle ore 12.00 (ore ufficio) Altresì l’Assemblea avrà luogo in seconda convocazione nei giorni: Venerdì 02 dicembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Sabato 03 dicembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 17.00 Domenica 04 dicembre 2011 dalle ore 7.00 alle ore 12.30 L’Assemblea sarà valida in “seconda convocazione qualunque sia il numero dei votanti purché non inferiore al decimo degli iscritti. Sono eleggibili tutti gli iscritti all’Albo. Membri del Consiglio Direttivo uscente sono i seguenti: ARGESE Giovani – CASULA Giustina – GIANNONE Antonino Salvatore – MANFREDI Maria Teresa – MATTIACCI Benedetta – MECCA Gerardo – MINZERA Carla – PELLICANI Vincenza – PERRUCCI Filomena – POLLICE Roberto – PUCA Mauro – SCHIAVONE Alessandra – VICO Giambattista – VOLPE Pierpaolo – ZICARI Nicola. Membri del Collegio Revisori dei Conti uscente sono i seguenti: CARDETTA Francesco – LAGIOIA Vito – TAGLIENTE Addolorata Membro supplente: LOMARTIRE Marinella. Si voteranno quindici nominativi per il Consiglio Direttivo; tre per il Collegio dei Revisori dei Conti; uno per il Revisore dei Conti supplente. Si ricorda di presentarsi per votare con un documento di identità valido presso la sede del Collegio IPASVI via Salinella, 15 – Taranto. Il regolamento non prevede l’accettazione di deleghe. Entro trenta giorni dalla proclamazione dei risultati delle elezioni ogni iscritto nell’Albo può proporre ricorso avverso la validità delle operazioni elettorali alla Commissione Centrale per gli esercenti le professioni sanitari che decide nel termine di sei mesi. Art. 21 (Dpr 221/50) LA PARTECIPAZIONE AL VOTO E’ UN DIRITTO – DOVERE DI TUTTI GLI ISCRITTI Cordiali saluti. La Presidente Benedetta MATTIACCI 74121 Taranto – Via Salinella, 15 – Telefono 099/4592699 – fax 099/4520427 – Cod. Fisc. 90034520735