I BUONI LOCALI SC EC La Solidarietà ChE Cammina Rivitalizzare le economie locali grazie all’utilizzo di un sistema econometrico in rete, di grande utilità per il cittadino e le PMI ARCIPELAGO SCEC Numero registrazione 3/10445 (Ag. Entrate Roma), Cod. Fisc.97508540586 Sede legale Via Marcantonio Odescalchi n. 3, 00152 ROMA - fax 06 62276144 INDICE Premessa ……………………………………………………………………………….. pag. 3 Arcipelago SCEC: linee guida…………………………………………………………. pag. 4 Quadro economico: semplici considerazioni fondamentali………………………………pag. 7 Piani aziendali: a) Il Sapore del cuore ………………………………………………………………... pag. 12 b) Filiere produttive in rete……………………………………………………………pag. 20 Piattaforma telematica di ArcipelagoSCEC…….………………………………………. pag. 30 Regolamento Operativo Arcipelago SCEC………………………………………………pag. 41 Domande frequenti – note tecniche……………………………………………………....pag. 45 Fisco e SCEC – esempi grafici…………………………………………………………...pag. 48 Vantaggi per gli associati…………………………………………………………………pag. 53 Proposta di adozione dello SCEC per Enti locali……………..………………………….pag. 54 Rassegna stampa………………………………………………………………………….pag. 55 2 "Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che rende la realtà obsoleta" - Buckminster Fuller "L'economia dovrebbe esistere solo per garantire a tutte le persone ciò di cui hanno bisogno" – Manitonquat La domanda ricorrente che ci pongono, quando presentiamo il progetto è la seguente: “…Voi di Arcipelago SCEC che cosa ci guadagnate da quest’operazione?” la risposta è NULLA (con gli Euro)! Ma con gli SCEC si ottengono diversi benefici… • • • • • • • Una buono locale libero dal debito e da interessi Una buono locale libero da speculazione Un sistema econometrico che riporta la convenienza della solidarietà tra le persone Un sistema econometrico che non costringe l’imprenditore a rubare quote di mercato ai suoi colleghi per ripagare l’interesse sul debito. Un sistema econometrico innovativo che rende obsoleto il sistema economico “tradizionale” vecchio ormai di oltre 300 anni. Un sistema econometrico attento al progresso dell’umanità in armonia con la natura Un sistema econometrico open source, fatto dalla gente, per la gente… per garantire a tutti quello di cui hanno bisogno! ArcipelagoSCEC e le sue “Isole” E-mail: [email protected] 3 I Buoni Locali di Solidarietà Progetto Arcipelago SCEC I Buoni Locali di Solidarietà SCEC (Soldarietà ChE Cammina) nascono dall’esperienza e dallo studio di oltre 4.000 esempi di monete complementari presenti in tutto il mondo, compreso il circuito WIR svizzero, il Regio tedesco, la rete Bartercard internazionale, i Buoni giapponesi ed altri. La situazione economica, a causa dell’esasperato aumento del debito delle famiglie e delle imprese e della esagerata creazione monetaria ex nihilo, oltre al progressivo impoverimento delle economie locali a causa della globalizzazione, ha determinato la necessità di attivare un’esperienza del genere anche in Italia. Obiettivo è quello di mantenere nel territorio la ricchezza attraverso due strumenti: • Il Buono Locale di Solidarietà che aumenta il potere di acquisto delle famiglie e agevola l’economia locale circolando in un territorio limitato a fianco dell’euro come percentuale di prezzo (es. 10-20%) • L’attuazione di progetti aziendali per rivitalizzare il settore agroalimentare1, oggi a rischio di collasso e le produzioni locali e artigianali2 che rischiano anch’esse di scomparire. Collaborazione tra imprese, riduzione delle filiere produttive, creazione di economie di scala e gruppi di acquisto per settori merceologici per aumentare il potere contrattuale con i fornitori, sono elementi che aiuteranno il prodotto locale a competere con i prodotti di importazione in termini di prezzo e qualità. 1) Il Buono Locale è uno strumento che ha un rapporto di parità con l’euro (1:1), non è convertibile in euro, è gratuito e viene distribuito con criteri univoci e trasparenti, uguali in tutte le zone d’Italia che aderiscono al progetto Arcipelago SCEC. Il Buono Locale è una percentuale di prezzo pagata (minimo 10%) sul prezzo di un bene e può essere riutilizzato dal commerciante all’interno delle imprese, professionisti, produttori ecc. che aderiscono al circuito in tutta Italia. Il Buono Locale essendo distribuito gratuitamente non crea debito come accade per la creazione monetaria cartacea e elettronica. Ancora al territorio tutto l’importo (anche quello pagato in euro) e circolando nel circuito locale consente di aumentare e reinvestire questa ricchezza nel territorio. Il Buono Locale aumenta il potere di acquisto delle famiglie per la percentuale di Buoni accettata (il pensionato con 500 euro avrà un potere si acquisto maggiorato di 100 euro nel caso la percentuale media accettata sia del 20%) Fiscalmente il Buono Locale è assimilabile ad un abbuono3 e come tale non concorre alla determinazione della base imponibile. Essendo solo una piccola percentuale del prezzo pagato in euro non si corre nemmeno il rischio di creare inflazione, poiché i Buoni acquisiscono valore insieme all’euro e non ne sono indipendenti. Il progetto Arcipelago SCEC prevede che ogni isola che adotta i buoni possa scambiare con le altre le eccedenze produttive e i flussi turistici, ogni isola infatti potrà pagare nella percentuale accettata con i Buoni che circolano nella propria zona (i Buoni avranno una faccia comune nazionale e una locale anche regionale). Ogni isola sarà garante nei confronti delle altre della qualità dei prodotti e dei servizi scambiati, ad esempio di un prodotto agroalimentare o di un servizio di ristorazione e alberghiero, insomma una sorta di certificazione di qualità spontanea e veritiera. 1 http://www.arcipelagotoscana.org/index.php/piani-aziendali-agricoltura-in-buoni/ http://www.arcipelagotoscana.org/index.php/piani-aziendali-pmi-in-rete/ 3 http://it.wikipedia.org/wiki/Abbuono 2 4 2) Le imprese che producono beni e artigianato hanno il problema della visibilità delle proprie merci e la creazione di mercato. In questo caso la riduzione delle filiere e la razionalizzazione dei processi di produzione e vendita portano ad offrire un prezzo concorrenziale aumentato dall’utilizzo del Buono e quindi concorrerà a richiamare consumatori distogliendoli dal prodotto di importazione. L’interazione con la piccola distribuzione permetterà ai produttori locali di ottenere anche visibilità e mercato per la propria produzione. La creazione di piccoli supermercati locali dove i produttori potranno far confluire i loro spacci aziendali e dove i produttori agroalimentari potranno vendere direttamente concorrerà a migliorare l’offerta. Nell’agroalimentare la qualità sarà un processo naturale visto che la vendita dei prodotti avverrà nel territorio e quindi le aziende dovranno essere aperte ad essere visitate dai consumatori. Da sottolineare anche che, se i produttori, soprattutto agricoli, ricevono una giusta remunerazione del proprio lavoro si potrà richiedere in contropartita l’emersione del lavoro nero nei campi, specialmente diffuso al sud. Le imprese potranno beneficiare di una piattaforma on-line per i contatti diretti, la formazione di gruppi di acquisto sia per settore che per singoli prodotti, la gestione professionale di ogni aspetto che possa migliorare la logistica degli iscritti e altri servizi professionali, ma open source. Sarà al tempo stesso il portale di accesso per gli utenti , dove troveranno tutte le possibilità di spesa dello SCEC in beni e servizi ; integrato ad esso è in corso di sperimentazione un sistema per l’ottimizzazione e l’abbattimento dei costi per le aziende di trasporto che offriranno i loro servizi in Buoni ; viste le dinamiche del prezzo del petrolio è indispensabile agire anche su questo fronte. Dal punto di vista sociale, la distribuzione dei Buoni Locali anche agli immigrati e come abbiamo visto attraverso l’emersione dello sfruttamento, opera un’integrazione che fa scemare tensioni sociali inevitabili. Aumentando il potere di acquisto delle famiglie e dei pensionati ha la funzione di un ottimo ammortizzatore sociale. Si possono mettere in piedi anche forme di solidarietà fornendo beni di prima necessità (ricavati dalle rimanenze dei punti vendita diretti e della piccola distribuzione del circuito, come pane, pasta ortofrutta ecc.) alle famiglie meno abbienti. Allo stesso modo sarà facile organizzare il servizio a domicilio della spesa agli anziani soli, organizzando magari alla domenica pranzi e occasioni di ritrovo in strutture messe appositamente a disposizione dalle amministrazioni locali. Lo scopo e l’obiettivo dei Buoni Locali possiamo dire sia quello di far intravedere alle persone che li usano che esiste la possibilità di un altro modo di relazionarci con il prossimo, facendo anche una sana economia. Uno stimolo a non vedere l’altro come un nemico, ma come parte di una comunità armonica. E’ un progetto fatto dalla gente per la gente e ha costi irrisori oltre ad essere semplice e pratico. Ricapitolando, l’insieme delle misure adottabili, cioè i due piani aziendali con l’ausilio della piattaforma informatica e l’ottimizzazione dei trasporti con il collante dei Buoni, sono la risposta immediata alle necessità di qualunque impresa, persona, territorio che voglia realmente uscire da questo stallo, grazie a idee chiare e una prospettiva di medio periodo. Il circuito è in continua evoluzione e attualmente le regioni attive sono: la Sicilia, la Calabria, la Campania, il Lazio, l’Umbria, la Toscana, il Veneto, mentre ci sono gruppi di lavoro che partiranno a breve in Piemonte, Liguria, Trentino AD, Friuli VG, Puglia e Marche I Comuni di Trento, Scandale (KR) e di Castrovillari (CS) hanno deliberato l'adozione del progetto. L’associazione Arcipelago SCEC è nata il 5 Aprile 2008 ad Ercolano (Na), sul Vesuvio. Riferimenti utili: www.arcipelagoscec.org www.arcipelagotoscana.org www.arcipelagolombardia.org 5 www.arcipelagocalabria.org www.arcipelagoumbria.org www.ecoroma.org www.progettoreale.com www.progettoscec.com www.arcipelagoveneto.org www.centrofondi.it Queste pagine sono in continuo aggiornamento ARCIPELAGOSCEC ASSOCIAZIONE SENZA SCOPO DI LUCRO 6 QUADRO ECONOMICO Alcune indicazioni da focalizzare bene: I. II. III. IV. In USA, nel 1950, 1 dollaro di debito innescava 4 dollari di attività economica Nel 2000, 1 dollaro preso a prestito rendeva solo 20 centesimi Nel 2005, solo 10 centesimi. Oggi, praticamente, più nulla, secondo i dati forniti da Paul Kasriel, direttore delle ricerche economiche della Northern Trust. Gli interessi cumulati sul debito si mangiano il profitto, e anche lo slancio produttivo occidentale. A quanto ammontano questi debiti ? Alcune cifre sul debito delle nazioni industrializzate: I. II. III. IV. V. Gli inglesi sono indebitati per il 162% del loro reddito e un 41,6 di debito pubblico Gli americani sono indebitati per il 142% del loro reddito I Giapponesi per il 136% con un debito pubblico al oltre il 150% I tedeschi per il 109% e un debito pubblico al 66% Gli italiani per il 49%, ma noi abbiamo un debito pubblico al 105% Ma la produttività e i prezzi come sono influenzati dal debito? DEBITO PRIVATO USA Debito delle famiglie americane nel 2001: Debito delle famiglie americane nel 2007: Il PIL nello stesso periodo è cresciuto di: 29.000 miliardi di $ 43.000 miliardi di $ 1.500 miliardi di $ Ci sono voluti 14.000 miliardi di debito privato per far aumentare il PIL di 1.500 miliardi All'aumentare della massa monetaria a debito la produttività NON aumenta, i prezzi esplodono. Se ci aggiungete l’aumento dei debiti pubblici e delle aziende private la situazione è lampante, solo chi non vuol vedere può continuare a far finta di niente. Nel grafico sotto la situazione in Gran Bretagna, dove appare chiaro il sorpasso dei debiti sul reddito. 7 ESPORTAZIONI: L'IMPOSSIBILITA' DI PUNTARE ALLA VENDITA FUORI AREA EURO Per mantenere il nostro livello di esportazioni avremmo dovuto avere un cambio abbondantemente oltre le 2000 lire ovvero da 2300 a 2700 lire, quindi un cambio svalutato. Per chi si ostina a seguire la via che ogni giorno ci viene propagandata da giornali e televisioni, vale a dire competitività e contenimento dei costi per esportare ha di fronte giorni miseri per motivi che ad oggi sono oramai evidenti. La forza dell'euro spalanca le porte alla merce import mai conveniente quanto oggi, e chiude le porte all'export. Lo svantaggio comparato ai paesi dell’area euro è forte, non parliamo neanche del sud-est asiatico. 8 ESPORTAZIONI: MOTIVI DI DIFFICOLTA’ DI VENDITA ANCHE NELL’AREA EURO I costi di produzione risentono anche del prezzo dell’energia, che in Italia è molto più elevato dei concorrenti europei. Unito anche ad un costo del lavoro molto più alto, determina la difficoltà ad esportare anche tra i paesi dell’unione europea. Senza contare di acqua, trasporti, banche….. La fase di esplosione della piramide della moneta debito, divenuta evidente nell'agosto 2007, se non affrontata con i giusti correttivi, travolgerà gran parte del sistema produttivo mondiale. 9 Il grafico sotto prende in considerazione la differenza tra la nostra produzione e la media europea. Se fino al 1972 abbiamo avuto una produzione superiore rispetto alla media europea dell’8% e nel decennio successivo addirittura quasi del 40% (!!!), dal 1982 la nostra economia non si è più ripresa. Cosa è successo? Il grafico sopra, collegato al precedente, fa vedere come il TUS fino al 1980 era contenuto sotto il tasso di inflazione, mentre dopo il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia è stato sempre ampiamente sopra ed ha contribuito molto pesantemente alla lievitazione del debito pubblico. 10 Con il decollare del debito pubblico crolla la competitività del Paese : vedete le due frecce, rosse e nera, come vanno in direzioni opposte ? Il gravare degli interessi mangia anno dopo anno sempre di più il sistema Italia. Tanto nel pubblico quanto nel privato. Tutti questi problemi ( euro, petrolio, calo della qualità per rincorrere i margini...) hanno un'unica soluzione : il mercato locale. 11 IL SAPORE DEL CUORE Progetto per la filiera agroalimentare Il comparto agroalimentare sta attraversando un processo di trasformazione di lungo periodo che sta portando alla lenta, ma continua riduzione delle quote di mercato. La conseguenza è una serie di criticità quali: • l’innalzamento dell’età media degli imprenditori agricoli • una progressiva diminuzione dell’occupazione stabile a favore di quella temporanea • una mancanza di programmazione a medio lungo termine che porta molto spesso a fare le scelte aziendali in funzione solo degli aiuti comunitari, nazionali e regionali • la prevalenza di produzioni non qualificate • la scarsa forza contrattuale dei produttori a scapito delle altre parti che compongono la filiera produttiva (trasformazione e commercializzazione) • mancanza di diversificazione delle attività aziendali A questi fattori dobbiamo aggiungere la riforma della PAC sempre meno accomodante ed intenzionata a portare nel prossimo futuro le aziende a contare solo sulle loro forze e sul mercato (cfr. http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/Infoagri/Lia3206/pag15.asp) La conseguenza di questo stato di cose, ad esempio per quanto riguarda la produzione di grano, è che nei primi tre mesi del 2006 le importazioni di grano tenero sono aumentate del 2,6% (30.000 tonnellate) mentre quelle di grano duro addirittura del 9,3% (217.000 tonnellate) e non sempre la qualità viene salvaguardata come dimostra lo scandalo dello scorso anno sul grano contaminato proveniente dal Canada che ha portato anche all’arresto di alcuni noti produttori di pasta (http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20sito/Grano_contaminato.htm)A livello globale le cose non vanno certo meglio se una recente pubblicazione riporta che le stime sulla raccolta di grano per quest’anno sono circa 61 milioni di tonnellate inferiori al fabbisogno mondiale e che per la settima volta consecutiva saranno intaccate le scorte di sicurezza. E’ anche vero che i prezzi pagati ai produttori molte volte permettono a mala pena la copertura dei costi: sempre per rimanere nell’esempio del grano, circa vent’anni fa il prezzo pagato al produttore si aggirava intorno alle 45.000 lire, pari a circa 23 euro, nel 1993 è sceso a circa 37-38mila lire (19 euro) e la discesa è arrivata ai 13-16 euro attuali (sett.2006). Una riduzione quasi del 50% rispetto a venti anni fa mentre le spese, per prima quella del gasolio, hanno subito aumenti impressionanti. Da considerare che il prezzo del grano incide sul prodotto finito (pane) solo un 3-6% ed infinitamente meno su tutti gli altri prodotti da forno mentre nel caso dell’ortofrutta i prezzi pagati al produttore sono, nel migliore dei casi, un decimo dei prezzi che il consumatore paga al negozio o alla grande distribuzione. Per evitare che la trasformazione in atto pregiudichi irrimedialmente il settore agroalimentare ed il tessuto socio-economico a lui connesso, occorre che i produttori e gli enti locali necessariamente pongano in atto contromisure volte all’incremento della redditività aziendale ed allo sviluppo del tessuto economico locale. Il progetto Il sapore del cuore si ripropone di rilanciare l’agricoltura e l’economia locale attraverso i seguenti punti: 1. raggruppamento degli imprenditori agricoli in associazione per attuare un piano strategico comune di medio termine a più ampio respiro che possa coinvolgere tutto il tessuto economico locale, coordinati e assistiti da ArcipelagoSCEC 12 2. viene perseguita la qualità anche riconvertendo la produzione all’agricoltura integrata o utilizzando metodi biologici ed aderendo ai vari consorzi di qualità 3. i produttori associati diventano parte attiva fino alla vendita dei prodotti accorciando in tal modo la filiera produttiva in modo consistente che permette di ricevere un’equa retribuzione per i propri prodotti e garantire al consumatore un prezzo ugale o addirittura inferiore a quello della media-grande distribuzione 4. si aprono punti vendita e di ristoro nei comuni interessati col marchio Il sapore del cuore 5. nelle zone interessate, oltre alla moneta ufficiale, vengono utilizzati i Buoni della Solidarietà ChE Cammina SCEC che circola solo a livello locale il cui scopo è quello di mantenere nel territorio la ricchezza prodotta incentivando gli scambi tra consumatori, esercenti, artigiani e professionisti locali. 6. Il Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di rivitalizzazione dell’economie locali attraverso il finanziamento di campagne di sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione all’uso privato ed aziendale di energie rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo dal patrimonio immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita4. 1 L’associazione tra produttori L’associazione tra imprenditori agricoli risulta necessaria per arrivare alla massa critica utile a mettere in moto il ciclo virtuoso dei benefici ricavabili dal presente progetto. L’unione fra aziende permette anche di poter arrivare con maggior facilità ad una programmazione aziendale comune di medio-lungo periodo il più possibile svincolata dal piano degli aiuti comunitari oltre alla possibiltà di attivare interessanti economie di scala.5 (in Toscana ad esempio la nascita di queste associazioni è incentivata economicamente al punto 5.3.1.2.3 pag. 43 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013) 2 La qualità dei prodotti Dopo i recenti fatti di cronaca sulla partita di grano contaminato dal Canada, le carni avariate http://www.beppegrillo.it/2006/09/wurstel.html, riso cinese con ogm http://www.greenplanet.net/Articolo16883.htmle la notizia che l’uso mondiale di pesticidi ha raggiunto i 2 kg. per ettaro contro gli 0,49 kg. del 1961 http://www.centrofondi.it/Articoli/pesticidi.htm , il mercato esige sempre più un prodotto locale di qualità, sano e naturale come testimonia il consistente aumento 4 mentre i primi 5 punti sono indispensabili per ottenere dei risultati di rilievo, il punto 6 (intervento dei Comuni), pur essendo importante per tutta la comunità locale, può essere attuato anche in un secondo momento o tralasciato se le condizioni non lo permettono. 5 La tendenza della politica agricola mondiale è preoccupante e ha reso praticamente impossibile ad un piccolo produttore agricolo (sotto i 100 ettari) di poter ottenere un reddito soddisfacente dal suo lavoro. Per evitare che per mantenere la sua famiglia debba svolgere anche un altro lavoro è necessario ottenere tutti i vantaggi economici derivanti dal lavoro agricolo arrivando a controllare le varie fasi fino alla vendita dei suoi prodotti. Bisogna dire che in questo caso si deve fare uno sforzo per superare lo spiacevole ricordo delle passate e fallimentari esperienze di associazionismo (cooperative, consorzi) che avevano solamente connotazioni politiche e servivano solamente soddisfare esigenze clientelari. L’associazione di cui stiamo parlando in questo progetto ha basi esclusivamente aziendali ed è strumentale all’incremento del reddito da lavoro agricolo. L’associazione dei produttori è essenziale per operare importanti economie di scala (ad es. mulino, frantoio, stoccaggio, trasformazione di prodotti) che permetteranno di contenere i costi e poter ridurre i prezzi finali al consumatore che, ottenendo anche lui un vantaggio economico, potrà così sostenere la produzione locale di qualità. Al fine di non snaturare l'attività di produzione agricola degli imprenditori si rende necessaria un'altra figura che si occupi di coordinare le attività non agricole dell'associazione dei produttori. 13 del numero di persone che acquista prodotti biologici http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/501_06.html e che annualmente passa le sue vacanze in agriturismo. Una delle possibilità, ove naturalmente questo sia possibile, è di ritornare alle antiche colture come ad es. il grano coltivato nei decenni passati nella zona e riscoprire antiche lavorazioni come ad esempio il pane ottenuto da lievito madre. i prodotti della filiera corta poi possono essere controllati direttamente dai consumatori che possono visitare le aziende produttrici senza costose, quanto a volte inutili certificazioni di qualità ufficiali.6 3 – 4 Vendita e punti vendita Il rafforzamento e l’accorciamento delle filiere agroalimentari sono il cardine di questo progetto perché consentono alle aziende agricole di ottenere, oltre ad una giusta remunerazione della loro produzione, anche un incremento ed una diversificazione del reddito nel caso decidessero di partecipare fino alla vendita del prodotto finito. In questo senso va l’apertura, da parte dell’associazione, dei punti vendita agroalimentari dove il consumatore può trovare il pane e tutti i prodotti da forno, l’ortofrutta, l’olio il vino e le altre eventuali lavorazioni fatte in modo artigianale dalle aziende associate (passate, confetture, lavorazioni casearie e carni). Il produttore che non se la sentisse di partecipare a tutte le fasi della filiera, può decidere eventualmente di limitarsi a fornire solo un appoggio “esterno” all’associazione conferendo solo la materia prima ed in questo caso il suo apporto termina con il ricevimento di un “prezzo equo” (in parte pagato con gli SCEC) Tutte le altre fasi fino alla vendita verranno eseguite dall’associazione.7 Oltre ai punti vendita l’associazione può aprire anche dei punti di ristoro, con il marchio Il sapore del cuore, come fiaschetterie, pizzerie utilizzando esclusivamente le materie prime e lavorazioni provenienti dalle aziende aderenti o dall’associazione stessa e nel caso in cui questo non sia possibile verranno usati prodotti di qualità analoga.8 E’ cosa importante che ogni nuovo cliente sia del punto vendita che del punto di ristoro venga sensibilizzato al progetto con la consegna di un piccolo opuscolo dove saranno riportate le linee guida e la filosofia dell’iniziativa oltre naturalmente alla descrizione delle aziende produttrici.9 6 tornare alla coltura del grano, oltre ad essere una mossa strategica utile per prevenire gli effetti della crisi di produzione mondiale attualmente in atto, è essenziale per ricreare la filiera del pane, pasta, prodotti da forno, pizza, da cui si ricavano i maggiori utili aziendali. Essendo il circuito locale poi non è sempre necessario avere dei certificati di qualità ufficiali 7 la cosa importante è che con questa attività non si snaturi la natura produttiva delle aziende che nel caso di gestione dei punti vendita, trasformazione, cultura ecc. si possono appoggiare e far coordinare da un'altra associazione come ad esempio ArcipelagoSCEC associazione senza scopo di lucro che cura lo sviluppo delle economie locali. 8 interessante a questo proposito creare una rete di questi punti vendita sotto il marchio Il Sapore del Cuore in modo da diffondere una cultura diversa del prodotto agroalimentare e l'utilizzo dei Buoni della Solidarietà ChE Cammina sviluppando così anche un concetto di economia più vicino alle persone. 9 Una corretta controinformazione al consumatore finale è determinante per contrastare gli effetti distruttivi di una informazione "ufficiale" e pubblicitaria che ha “confuso” le abitudini alimentari di noi tutti e sconvolto la concezione di stagionalità del prodotto. E’ per questo che l’associazione, ma anche gli Enti Locali si devono attivare per fare campagne di corretta informazione alimentare. 14 L’accorciamento della filiera produce un vantaggio in termini di prezzo anche per l’utente finale che potrà trovare in tutti i punti de Il sapore del cuore oltre a prodotti di qualità locale, anche prezzi inferiori alla media di mercato. In tutti i punti vendita e ristoro gestiti in prima persona dall’associazione (meglio se coordinati da un altro soggetto come dicevamo sopra), tutto il personale impiegato avrà una parte della retribuzione variabile commisurata all’andamento dell’attività in cui è occupato (nel caso di utilizzo degli SCEC la parte variabile sarà corrisposta con questi Buoni). In accordo con i servizi sociali potranno essere integrate nelle attività sia delle aziende che dell’associazione anche persone diversamente abili o con altre problematiche e potrà essere attivato un servizio a domicilio per le persone con difficoltà motorie (anziani, diversamente abili ecc.). Parallelamente alla gestione diretta delle attività, ma solo nel caso della produzione dei prodotti da forno e dei punti di ristoro, l’associazione può decidere di concedere l’uso del marchio Il sapore del cuore a panifici, ristoranti, fiaschetterie, pizzerie che si impegnino ad adottare la filosofia del progetto e utilizzare tutti i prodotti dell’associazione. Per quanto riguarda l’apertura di un forno all’interno del punto vendita, questo potrà beneficiare delle disposizioni contenute dal decreto legge 223 del 2006 (cd. Decreto Bersani) (la regione Toscana sostiene gli investimenti fatti dalle aziende,anche associate, effettuati per la lavorazione, trasformazione,, conservazione, confezionamento della loro produzione oltre a finanziare l’allestimento di locali e l’acquisto diattrezzature destinate alla commercializzazione dei prodotti al punto 5.3.1.2.3 pag. 43 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013; da leggere con attenzione anche il punto 5.3.3.1.2 pag. 92 sul sostegno e la creazione e lo sviluppo delle attività artigianali, commerciali e turistiche)10 5 Buoni Locali Una caratteristica dell’economia odierna globalizzata è quella di “drenare” la ricchezza prodotta localmente per alimentare mercati lontani migliaia di chilometri. E’ il caso della grande distribuzione che solo in minima parte acquista e vende prodotti locali e dell’industria che con la delocalizzazione delle produzioni in paesi dove il costo del lavoro è molto più basso investe sempre meno nel mercato domestico. L’obiettivo è quello di invertire questo processo di progressivo impoverimento che rende la moneta un bene sempre più “raro” ed insufficiente ad alimentare le economie locali. Il successo di questo progetto si fonda sull’adozione di buoni della Solidarietà ChE Cammina che si affiancano alla valuta ufficiale (euro) e vengano adottati ed accettati in tutti i punti vendita e di ristoro che adottano il marchio oltre ovviamente al circuito nazionale dove questi Buoni sono accettati (http://scecservice.org). Questi buoni, per la loro caratteristicha peculiare di facilitare gli scambi in un ambito geografico ristretto, al contrario dell’euro che è considerato riserva di valore, hanno una velocità di circolazione più elevata, ovvero con la stessa quantità di moneta vengono effettuati un maggior numero di scambi con la conseguenza di apportare maggior ricchezza alla comunità che la adotta. La cosa ideale sarebbe che oltre ai punti vendita e di ristoro de Il sapore del cuore venissero adottati per piccoli pagamenti anche dagli altri commercianti, dagli artigiani, dai professionisti e perché no anche dal Comune-i dell’area interessata. Ovviamente, come è facilmente intuibile, più si allarga il bacino di utenza di questa moneta di scambio locale più alto è il numero degli scambi e maggiore è la ricchezza che viene prodotta. 10 La scelta delle attività commerciali da intraprendere non sono casuali, ma dettate dall’alto ritorno economico che queste possono dare. 15 Provando ad immaginare il percorso ideale di questa moneta possiamo vedere che l’imprenditore agricolo viene pagato per la sua produzione (ad es. il grano) parte in euro (es.70-80%) e parte in moneta di scambio locale (es.20-30%). Con gli euro pagherà tutto quello che non è reperibile in zona ovvero il gasolio, le sementi (se non sono autoprodotte), i macchinari ecc. mentre con la moneta di scambio locale pagherà una parte: della spesa alla panetteria (es. 20%), dell’onorario dell’idraulico (es. 20%), della spesa nel negozio di abbigliamento (10-20%), del calzolaio (20%), del geometra (15-20%), della babysitter (30%), del professore per le ripetizioni di matematica al figlio (20%), la multa comunale per divieto di sosta e la sera quando porta fuori a cena la famiglia pagherà parte del conto del ristorante (2030%). La percentuale di accettazione di questi Buoni varia in funzione della possibilità dell’esercente di pagare a sua volta i propri fornitori in SCEC. 6 Il ruolo del Comune In questo progetto il ruolo del Comune, o dei Comuni se la zona interessata è più ampia, è importante per rilanciare l’agricoltura e l’economia locale. Innanzitutto, in virtù dei benefici che ne trarrà tutto il territorio, può agevolare l’associazione dei produttori agricoli reperendo e mettendo a disposizione i locali per l’esercizio delle attività e agevolando il disbrigo di tutte le attività burocratiche (come ha fatto il comune di Montevarchi (Arezzo) per il progetto “Il Mercatale”). (la regione Toscana incentiva i soggetti di diritto pubblico all’allestimento e l’avvio di nuovi mercati di valorizzazione delle produzioni locali al punto 5.3.3.2.1 sottomisura b pag. 97 e seguenti del Programma di sviluppo rurale 2007-2013) Nel caso in cui la zona fornisse una quantità sufficiente di biomasse potrebbe intraprendere la strada della costruzione di piccoli impianti per il teleriscaldamento o per la produzione di energia elettrica. (opere finanziate dalla regione Toscana al punto 5.3.3.2.1 sottomisura c pag. 99 e seguenti del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 ) Al fine di migliorare la competitività delle imprese e la qualità di vita nelle aree rurali potrebbe sostenere ed intraprendere progetti per la diffusione della banda larga nelle aree non ancora servite attraverso l’utilizzo di tecnologie come il WiMax o il WiFi e attivare servizi in rete (a tal proposito cfr. punto 5.3.3.2.1 sottomisura d pag. 99 e seguenti del Programma di sviluppo rurale 2007-2013 della regione Toscana) Potrebbe incoraggiare anche economicamente l’associazione tra imprenditori agricoli ed il passaggio all’agricoltura integrata o biologica. Potrebbe sostenere l’associazione con campagne informative sul progetto Potrebbe accettare come pagamento, in tutto o in parte, di alcune tasse comunali il Buono Locale Potrebbe incentivare, anche economicamente, i privati e le aziende all’uso di energie alternative (biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni con installatori e ditte fornitrici del materiale in modo da sfruttare il peso contrattuale, magari promuovendo anche dei gruppi di acquisto. PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO • Aiuta il settore agroalimentare a fare una programmazione comune per il medio-lungo termine uscendo dalla logica degli aiuti comunitari, statali, regionali e a diversificare le attività • Gli investimenti hanno un impegno economico limitato e danno i loro frutti molto velocemente • Si persegue la qualità dei prodotti tramite l’agricoltura integrata o biologica • Il produttore ottiene un “prezzo equo” dalla vendita della sua produzione 16 • Dall’accorciamento della filiera il consumatore ottiene un prezzo inferiore a quelli di mercato ed una qualità migliore dei prodotti • Insieme all’agricoltura si rivitalizza tutta l’economia locale e si aumenta la qualità della vita • Si recuperano la cultura ed i sapori locali • Si mette in moto un ciclo virtuoso che apre la strada ad altri progetti tesi al miglioramento della qualità della vita • La struttura modulare del progetto consente la sua applicazione a più livelli ed ogni soggetto interessato, pubblico o privato, può decidere il suo grado di coinvolgimento senza per questo pregiudicare il successo dell’iniziativa PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO • Per riuscire a mettere in moto tutte le potenzialità positive del progetto è necessario, almeno inizialmente, un numero minimo di imprese e persone motivate NOTIZIE UTILI • L’Italia importa grano dal Canada, Stati Uniti, Australia, Kazakistan • Nel 2006 nel mondo si produrranno 61 milioni di tonnellate in meno del fabbisogno mondiale e per il 7° anno consecutivo verranno utilizzate le riserve strategiche • I consumi alimentari sono da anni in costante diminuzione • I prezzi dell’ortofrutta pagati al produttore sono da 10 a 20 volte inferiori a quelli che paga il consumatore finale • al produttore un quintale di grano viene pagato 13-16 euro , un ettaro produce da 25 a 35 quintali di grano e le spese si aggirano da 300 a 500 euro per ettaro per cui il ricavato ricopre a mala pena le spese sostenute dall’imprenditore agricolo • se viene adottata la coltura biologica solo 1/3 della superficie può essere coltivata a grano per la necessaria rotazione delle colture • 100 kg di grano rende circa 80 Kg. di farina e 20 di crusca, da 80 kg. di farina si ottengono circa 100 kg. di pane per cui alla fine 100 kg. di grano=100 kg. di pane • il costo della farina varia da 34 euro a oltre 50 euro al quintale • il prezzo medio del pane al forno si aggira intorno ai 2-3 euro al kg. (2-300 euro al quintale contro i 20-25 del grano) 17 La veste grafica dei Buoni Locali 18 FILIERE PRODUTTIVE IN RETE Progetto per piccole e medie imprese per lo sviluppo di aree locali in rete Forza e debolezza dell’economia italiana è la frammentazione in piccolissima, piccola e media entità della quasi totalità delle imprese. Il momento attuale vede una serie di criticità che stanno divenendo ogni giorno più pesanti, se non insostenibili. Per le aziende di produzione vediamo : 1.Concorrenza dei paesi a basso costo di manodopera (specie sud-est asiatico) non sostenibile. 2.Mancanza di programmazione a medio e lungo termine. 3.Per le aziende export grandi difficoltà per la forza dell'euro. 4.Mancanza di risorse per ricerca e innovamento 5.Utilizzo, per abbattere i costi, di personale non specializzato con conseguente perdita di qualifiche. 6.Diseconomie di scala dovute alla chiusura di aziende interne ai processi di lavorazione. Il risultato si traduce in : •Poli e distretti produttivi del comparto industriale vedono ridursi le quote di mercato in maniera crescente e molto preoccupante. •Delocalizzazione per massimizzare i margini con conseguente trasformazione da attività produttiva in attività di import. •Minore qualità e/o nessun controllo della merce importata. •Licenziamento della forza lavoro o utilizzo di precariato e part-time. Per quanto riguarda le aziende di distribuzione (sia all'ingrosso che al dettaglio) vediamo: 1.Concorrenza di prezzo (spietata) della grande distribuzione organizzata. (GDO) 2.Mancanza di risorse per marketing e pubblicità. 3.Offerta di servizi finanziari da parte della GDO non replicabili dai piccoli imprenditori (card con pagamento rateale come stanno facendo, ad es. LIDL11 e COOP) 4.Mancanza di potere contrattuale contro fornitori di beni e servizi. Scarso peso politico (i parcheggi ne sono un' esempio). La grande distribuzione organizzata agisce invece in senso opposto12 : Il risultato si traduce in : •Margini troppo bassi (per chi sceglie la via della concorrenza) o prezzi troppo alti (per chi cerca di scaricare sui prezzi le difficoltà). •Liquidazioni periodiche per evitare immobilizzazioni e rimanenze. •Poco magazzino per far fronte ai continui cambiamenti di mode e mercato. •Espandersi del franchising in ogni settore. •Riduzione al minimo del personale con licenziamenti o precarizzazione In comune sia produzione che distribuzione sopportano anche : 1.Costi fissi molto al di sopra della media europea. (energia, trasporti, comunicazioni....) 2.Costi finanziari altrettanto alti. 3.Burocrazia pesante con servizi lenti e costosi. 4.Tassazione ormai a livelli insostenibili. 11 12 http://www.lidl-card.it http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.html 19 Le aziende di servizi, in questo contesto, hanno il fiato corto e la prospettiva di dover prestare servizi ad un numero sempre più esiguo di imprese (e che tagliano ogni tipo di costo). Le varie associazioni di categoria dovrebbero pensare seriamente a chi daranno assistenza, in futuro, per non trovarsi senza base associativa. Vista la situazione è molto facile che ogni finanziamento alle aziende serva solo a dare respiro momentaneo al sistema, visto che la liquidità creata verrà utilizzata per import, de-localizzazione, operazioni di immagine; dove si pensa che il ritorno in termini di utili sia più consistente e immediato. Come ribaltare questa prospettiva? Oltre a fattori difficili da contrastare ci sono molti altri componenti che invece possono e devono venire superati, anche perchè sono le uniche problematiche dove la volontà personale dell'imprenditore può incidere, mentre non ha nessun potere, ad esempio, sul prezzo del petrolio o trova un muro di gomma nella burocrazia. Vediamo nel dettaglio senza distinzione fra produzione e distribuzione dove possiamo intervenire con profitto: 1.Mancanza di programmazione e strategia di settore, comparto, filiera verticale. 2.Mancanza di marketing, pubblicità e informazione culturale su prodotti locali. 3.Acquisti polverizzati nella piccola distribuzione, con costi di acquisto non concorrenziali. 4.Mancanza di potere contrattuale in campo finanziario. 5.Bassa informatizzazione. 6.Crescita dell'invenduto Tutte queste criticità si traducono in: 13 segno meno nelle vendite senza distinzione di settore o posizione difficoltà crescenti di carattere finanziario che acutizzeranno i problemi 14 : 15 problemi crescenti di carattere economico con la restrizione del credito in atto Alla luce di quanto sopra esposto le linee guida di ogni progetto aziendale passa attraverso punti obbligati ed altri vivamente consigliati per rendere perfomanti le soluzioni proposte. 1.Creare un gruppo di azione di consulenza aziendale che metta in contatto verticalmente ed orizzontalmente le imprese. Una struttura leggera che interagisca (nel caso siano propositive) anche con CNA, Confcommercio ecc. e per creare la spina dorsale e perseguire il disegno finale. Questo anche in prospettiva del terzo punto 2.Aprire show-room di prodotti del territorio locale direttamente dei produttori, IN COLLABORAZIONE con la piccola distribuzione, come i Centri Commerciali Naturali, al fine di incentivare al massimo le connessioni economiche di tipo verticale (filiera) ed orizzontale (settore di attività). 3.Legare il territorio con un Buono locale, che affianchi la valuta ufficiale e unisca tutte queste forze PER CONVENIENZA. In questo modo si cementa la auto-sostenibilità delle filiere con un meccanismo autonomo senza più dipendere dall'ausilio esterno, connettendo consumatori, esercenti, professionisti, artigiani. 13 http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a7.07.26.14.08 http://it.biz.yahoo.com/31102007/2/risparmio-draghi-famiglie-arrancano-rischio-mut.html 15 http://it.biz.yahoo.com/28102007/92/liberta-individuale-come-impegno-sociale-liberta-positive-negative.html http://it.biz.yahoo.com/30102007/58-65/subprime-meta-imprese-italia-colpite-restrizioni-credito-csc.html 14 20 4.Connettersi con le varie zone italiane che utilizzano i Buoni locali, in modo da scambiare le eccedenze produttive, le produzioni di eccellenza, i beni primari non reperibili in zona nonché organizzare flussi turistici. 5.Perseguire obiettivi di qualità e di forte caratterizzazione commerciale (marchio locale). Fare marketing territoriale a 360 gradi, non solo per settore specifico con grande opera di informazione culturale associata all’attività economica svolta. 6.Il Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di ri-vitalizzazione delle economie locali attraverso il finanziamento di campagne di sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione all’uso privato ed aziendale di energie rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo dal patrimonio immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita. La ricchezza prodotta deve rimanere e circolare nel sistema locale, ed evitare che venga dispersa all'estero. E' basilare notare come dalla fine degli anni '80 la GDO ha iniziato a tagliare i fili che univano produzione-distribuzione all'ingrosso-distribuzione al dettaglio, che assicurava la circolazione della moneta all'interno del circuito nazionale. La merce import, da loro organizzata e distribuita, ha spazzato o sta spazzando via tutta la filiera di molti settori, dalla produzione alla distribuzione ingrosso-dettaglio. Quindi la soluzione dei problemi passa senza mezzi termini dalla ricostruzione delle filiere in maniera organizzata, non ci sono ricette miracolose o idee geniali che risolvano i problemi senza affrontare il nodo centrale che è questo. Non per niente il successo della grande distribuzione organizzata è ricostruire la “filiera” e organizzare il “gruppo di acquisto” al suo interno16 La sola consapevolezza di questo passaggio non serve : vediamo che tanti progetti di rilancio locale, se solo di facciata spesso per raccogliere finanziamenti pubblici..), non hanno altro risultato che quello di togliere fiducia circa la possibilità di rendere economicamente convenienti queste iniziative. Come rendere le piccole imprese competitive sul mercato oggi, con l’obiettivo della auto-sostenibilità ? Da un recente articolo apparso sull'Herald Tribune , si apprende di una interessante iniziativa che sta per essere lanciata dalla catena americana di grandi magazzini a basso costo Wal-Mart. La società ha deciso di ampliare i servizi finanziari che già sta offrendo in 225 negozi, estendendoli almeno a mille negozi. A chi utilizza questi servizi, la Wal-Mart verserà 200 "Wal-Mart dollari" che saranno spendibili all'interno della catena dei suoi negozi. In questo modo aumenta il potere d'acquisto dei suoi clienti e promuove l'uso e la rapida diffusione della sua nuova valuta. Con l'apertura di 875 nuove filiali 16 http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.html 21 che accetteranno questa nuova valuta, entro il 2008 la Wal-Mart raggiungerà una capillarità di sportelli simile a quella della Citibank. In Cina sono ormai 200 milioni gli utenti che usano una moneta virtuale chiamata QQ emessa dalla società Tencent. I sistemi di scambio come i Buoni locali sono semplici da usare e aiuteranno imprese e privati a superare questo periodo di estrema difficoltà. Utilizziamo questi metodi per ridare potere di acquisto a famiglie, piccole imprese, pensionati e chi altro; se gli stessi metodi di Wal- Mart iniziano ad utilizzarli qui, nella grande distribuzione (e forse è solo questione di tempo…), per le comunità locali saranno giorni molto, molto duri. Quindi è arrivato il momento di muoversi senza esitare. • Gruppo di consulenza aziendale : collaborazione con l’associazione di emissione Avere una piccola struttura, un gruppo di lavoro formato sulle problematiche monetarie è il primo passo. Questa collabora con l’associazione di emissione dei Buoni locali , ed assolve a questo compito in un'ottica diversa rispetto alle associazioni di categoria oggi presenti. Questo gruppo coordina l'apertura dello show-room locale, il quale assolve alla funzione di LUOGO DI INCONTRO E DIALOGO, dove le attività omogenee e similari possono concordare nel tempo una strategia globale, adattarla ai cambiamenti in atto, o dove si aggregano i gruppi di domanda (ad esempio i GAS) e di offerta pagabili in Buoni locali. Le associazioni di categoria, se propositive, possono esserne parte attiva. Naturalmente ogni forma di collaborazione con esse è ben accetta. La formazione in materia monetaria è basilare così come lo spirito di lavoro di gruppo anche con le altre esperienze di rete, come avviene tra le località aderenti ad Arcipelago. • Creare mercato per le aziende : sbocco della produzione alla vendita diretta Lo show-room, snodo locale coordinato con la piccola distribuzione Si legge dovunque la necessità di organizzare i produttori e mandarli alla vendita diretta. Questo è fattibile sia come associazione di produttori che come singole entità in un’unica struttura. Cambiano le modalità operative ma non la sostanza. Si procede con l'apertura di SHOW-ROOM di produttori/prodotti locali collegati ai Centri Commerciali Naturali, dove coordinare gli attori della filiera. Il tutto da costruire intorno alla pietra angolare dell’agricoltura : il comparto alimentare (la base per i Buoni locali) è il primo passo per dare forza e credibilità all’intero progetto: Il Sapore del cuore è davvero il cuore di tutto il resto17. In questi punti vendita agroalimentari il consumatore può trovare il pane e tutti i prodotti da forno, l’ortofrutta, l’olio il vino e le altre eventuali lavorazioni fatte in modo artigianale dalle aziende 17 http://www.centrofondi.it/articoli/sapore_cuore_progetto.htm 22 associate (passate, confetture, lavorazioni casearie e carni), oltre a punti di ristoro, fiaschetterie, pizzerie. Queste attività catalizzeranno la potenziale clientela per il resto delle attività svolte all'interno dello show-room. E' in questa sede che si organizza e garantisce lo sbocco alla vendita della produzione locale; è necessario concentrare le energie per farlo funzionare al meglio. Non per niente il successo della GDO parte dalla cura maniacale del punto vendita. Per effettuare quella sostituzione di merce di importazione con prodotti locali, dobbiamo assolutamente accompagnare il prodotto locale nelle case della gente dandogli un’alternativa valida in termini di prezzo e qualità. In questo caso il ruolo dei grossisti rimasti in piedi può diventare basilare. Conoscono il mercato, possono organizzare la produzione e al tempo stesso incanalarla nei punti vendita da loro selezionati e sensibili all'iniziativa, nella veste di consulenti/coordinatori e non più di grossisti, attuando così l'accorciamento della filiera. Il rischio per i produttori è quasi nullo; devono solo far confluire una parte di produzione direttamente alla vendita, senza stravolgere il proprio business, all’interno della loro normale attività. L’unione fra aziende permette anche di poter arrivare con maggior facilità ad una programmazione aziendale comune di medio-lungo periodo il più possibile svincolata da finanziamenti esterni, oltre alla possibilità di attivare interessanti economie di scala. Possono in questo modo trovare sbocco quelle scorte di magazzino che si stanno inesorabilmente accumulando in attesa (purtroppo) di uno smercio in frenata continua. Queste condizioni consentirebbero una partenza veloce e potrebbe scongiurare il rischio di chiusure e licenziamenti. Spostare gli spacci aziendali da zone remote in show-room organizzati, attivare una rete artigianale (calzolai, sarti, tappezzieri ecc.) se possibile all’interno creando così ulteriore attrazione (come stanno cercando di fare le Coop) , altrimenti nelle vicinanze o comunque in stretto contatto e collaborazione è un ottimo coadiuvante. Il produttore che non se la sentisse di partecipare a tutte le fasi della filiera, può decidere eventualmente di limitarsi a fornire solo un appoggio “esterno” all’associazione agendo da fornitore, ed in questo caso il suo apporto termina con il ricevimento di un “prezzo equo” (in parte pagato con Buoni locali). Tutte le fasi di vendita verranno eseguite dall’associazione. In molti settori assistiamo al fenomeno crescente delle “due velocità”, vale a dire al produttore che vende a caro prezzo ove possibile per fare utili alti atti a compensare la vendita sottocosto del resto del prodotto alla GDO. Ciò è deleterio anche nei confronti del prodotto italiano stesso, tacciato di alto prezzo per il solo fatto di essere prodotto in Italia, mentre spesso il problema è semplicemente la distribuzione. Prezzo equo, sicurezza di smercio e pagamenti brevi dovranno essere perseguiti come obiettivo primario. 23 Le spese di gestione dello show-room possono essere abbassate notevolmente grazie all’uso di energie alternative (biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni con installatori e ditte fornitrici del materiale, che possono avere punti vendita nello show-room stesso, e grazie ai Comuni (vedi punto 6). Dentro ogni show-room e nel Comune , si prevede l'apertura di uno Sportello multifunzione informativo sul progetto e sulle aziende che partecipano al progetto comprese nuove tecnologie, energie alternative, artigianato, possibilità turistiche fuori regione e scambi interregionali attraverso la rete nazionale dei Buoni Locali Arcipelago. Il ruolo della piccola distribuzione alla luce della filiera corta Il rapporto sul commercio in Toscana 2006 (solo un’ esempio, ma vale per tutti) parla chiaro: la piccola distribuzione è con l’acqua alla gola e non da segni di risveglio; non fa lo scatto in avanti culturalmente e consapevolmente verso forme associative in grado di contrastare la GDO. Risultato? Segno meno nelle vendite da molto tempo, e se ci aggiungiamo l’inflazione reale il quadro è desolante. E oggi è in netta crescita la percentuale del credito al consumo, valutata dall'Abi intorno al 17,5% pari a 93,8 miliardi di euro, mentre il credito fondiario è cresciuto del 10,8 per cento raggiungendo i 289,8 miliardi; altro dato allarmante arriva dalla constatazione che il rapporto tra l'indebitamento e il reddito delle famiglie italiane è passato dal 48% al 75%, con un terribile aumento del ricorso al credito al consumo e ai mutui18 Inoltre franchising e negozi mono-marca si stanno diffondendo sempre di più grazie all’ausilio e allo strapotere finanziario della casa madre, togliendo spazio vitale ai prodotti non griffati e locali. Per non parlare degli outlet di griffes (associati e in perfetta sintonia), che stanno nascendo come funghi accanto ai caselli autostradali, magari costruiti appositamente per loro. I piccoli negozi preferiscono chiudere che associarsi, e le associazioni di categoria non sempre svolgono appieno il loro ruolo di guida e spesso sono ridotte al rango di aziende di servizio e nient'altro. La piccola distribuzione spesso è miope da non vedere che, andando avanti così, chiudendo l’attività in proprio, dovranno spesso fare come dipendenti quello che hanno rifiutato di fare da proprietari. Da proprietari a dipendenti precari di un business che prima era il loro. La speranza comunque di vedere gli operatori aggregarsi, essere disponibili ad un lavoro di squadra (con quelli che prima erano considerati concorrenti) sulla base di nuove regole condivise, c’è sempre. Anche per loro i grossisti (interni o no allo show-room) possono trasformarsi in organizzatori di gruppi di acquisto per la merce di importazione ad oggi non più reperibile da produttori italiani ma indispensabile alla soddisfazione dei bisogni delle persone, andando a completare l'offerta di beni e servizi in Buoni locali. Potrebbero mettere insieme gli ex concorrenti soprattutto se sono molto sparsi sul territorio, e assisterli nella informatizzazione dell’azienda. In fondo anche i grossisti vedono l’affacciarsi di imprese import/ingrosso direttamente di proprietà estera (gli import/ingrossi 18 http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/economia/credito-mutui/credito-mutui/credito-mutui.html 24 cinesi si stanno espandendo in tutti i settori e spesso giungono fino alla vendita diretta dell’importato). Le due figure, show-room e piccola distribuzione sono quindi complementari e non in concorrenza. Inoltre possono giungere ad accordi distributivi ad oggi difficili da realizzare per mancanza di coordinamento e figure professionali di raccordo. Sinergia totale. Inoltre si è alzata di molto la soglia minima di investimenti per stare sul mercato, a tal punto che solo nell’aggregazione si troveranno, a breve, le risorse economiche per reggere il passo della GDO in fatto di marketing. I rischi per i dettaglianti sono anche in questo caso minimi. Diviene semplice anche organizzare un servizio di trasporto comune. Lo show-room diviene centro logistico di smistamento anche per la piccola distribuzione con notevoli risparmi. Possono essere stipulati accordi per la gestione dello show-room, dove il negoziante sposta parte della sua attività e viene retribuito per la contemporanea vendita della merce dei produttori. 3- I Buoni locali : il collante Dei semplici Buoni , detti Buoni locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina), sono l’unica cosa che può unire ciò che fino ad oggi, nonostante la crisi, non si è unito. La piccola distribuzione, le aziende di servizio, i professionisti dal lato dell’offerta e la popolazione da quello della domanda ne trarrebbero beneficio immediato vista la mancanza di potere d'acquisto e la forte diminuzione della domanda (già drogata dal credito al consumo). Rende i prodotti commercializzati dalla rete meno cari, fidelizza la clientela, la sposta dalla GDO verso il locale con effetti benefici e duraturi. Contribuisce alla rivitalizzazione del territorio e si identifica nel territorio, incentiva le connessioni economiche tra zone limitrofe aderenti al progetto. Il Buono locale cercherà la sua via di spesa nel locale, ancorando anche la parte di prezzo pagata in euro al territorio. Far aderire le aziende al sistema dei Buoni, in maniera da formare un ampio circuito di offerta di beni e servizi è di assoluta necessità ed è la condizione primaria del progetto: cementare i mattoni/aziende nella maniera migliore, per convenienza. La percentuale di accettazione di questi SCEC varia in funzione della possibilità dell’esercente di pagare a sua volta i propri fornitori in Buoni Locali. 4- Connettere le zone per integrare le economie locali L’obiettivo è quello di favorire e coordinare la diffusione dei Buoni locali di in tutto il territorio italiano e poi avviare, avendo la stessa struttura e gli stessi criteri di emissione e distribuzione, lo scambio di merci e servizi in eccesso fra le varie realtà pagando ognuno in percentuale in Buoni della propria località di origine. Questo permetterebbe di ricreare in poco tempo una economia 25 nazionale, non più dipendente dalle assurde e dannose logiche della globalizzazione, portare ricchezza pura non gravata dal debito e dimostrare che esiste un altro modo di fare economia. Ogni zona locale aderente beneficerebbe di una corsia economica preferenziale, con ottimi risultati specialmente nel settore turismo. Inoltre va a completare l'offerta dello show-room con beni non reperibili in zona, agendo come snodo di rete. 5- Informazione e marketing territoriale E’ indispensabile avere almeno una azienda software e una pubblicitaria di fiducia, anche al fine di ottimizzare i costi per promozioni comuni ed efficaci. I software applicativi gestionali e di rete sono un fattore tecnico e ne esistono di ben rodati. Adeguata pubblicità stampata e internet sono una buona spinta che comunque sono niente se non sono uniti da qualità e prezzo. Dare la possibilità alla gente di "toccare" le aziende della rete con applicativi software (siti web descrittivi all'interno di un negozio virtuale, sul modello tedesco) può renderli coscienti che il prodotto è veramente locale ed è di qualità superiore. Un altro problema non da poco, visto che nessuno sa più dove viene fatto cosa, la legislazione sulla provenienza dei prodotti non tutela, i marchi spesso sono facciate che nascondono realtà di import e non di produzione. Il marchio locale, da associare a tutti gli attori del progetto, deve avere delle basi solide per non divenire un boomerang nella mente della gente, con la conseguente perdita di fiducia nella località dei prodotti e quindi essere messo sullo stesso piano di tutti gli altri canali di distribuzione (supermercati, discount) Anche il nome del Buono locale puo’ essere un’ ottimo marchio/veicolo che fa associare il circuito locale all’idea di ricchezza locale. Si possono prendere accordi con le scuole per visite nelle aziende locali, e inoltre finanziare l’espansione territoriale della editoria indipendente inserendola ogni dove nella distribuzione. Coinvolgere persone e aziende importanti per il territorio è di primaria importanza per l’effetto traino che possono portare. I GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), che spesso acquistano fuori regione direttamente da produttori, sono un esempio significativo di quello che noi dobbiamo far evolvere, con un vestito professionale, non occasionale e continuo, garantendo al produttore prima l’alternativa, poi la continuità di vendita e quindi la sopravvivenza. 6- Il ruolo dei Comuni L’adesione, diretta o indiretta all’emissione del Buono locale SCEC è di grande aiuto al successo dell’intera operazione, anche nell’interesse del Comune stesso. Esso potrebbe dare sgravi fiscali alle imprese che aprono aziende con finalità in sintonia con il progetto di rivitalizzazione del territorio, creare coesione sociale con iniziative varie in collaborazione con le associazioni locali, promuovere turismo, gemellaggi incontri con altre realtà che utilizzano Buoni locali con beneficio reciproco duraturo. Aiutare l’apertura e la localizzazione 26 dello show-room, che è un’ elemento importantissimo, agevolando il disbrigo di tutte le attività burocratiche (come ha fatto il comune di Montevarchi (Arezzo) per il progetto “Il Mercatale”. Contrastare lo sviluppo della GDO in quanto idrovora di ricchezza del territorio, passa necessariamente attraverso il reale lancio dei Centri commerciali naturali, che ad oggi non hanno beneficiato di azioni concrete, ma solo di operazioni di immagine. Il problema dell’immigrazione poi , spinoso per molti comuni, può essere mitigato dando potere di acquisto agli immigrati tramite i Buoni locali, favorendo l’integrazione e contrastando la delinquenza grazie alla migliorata situazione economica e il contatto personale che crea il Buono. Al fine di migliorare la competitività delle imprese e la qualità di vita nelle aree rurali potrebbe sostenere ed intraprendere progetti per la diffusione della banda larga nelle aree non ancora servite attraverso l’utilizzo di tecnologie come il WiMax o il WiFi e attivare servizi in rete. Potrebbe sostenere l’associazione con campagne informative sul progetto. Potrebbe accettare come pagamento, in tutto o in parte, di alcune tasse comunali, gli SCEC locali. Potrebbe incentivare, anche economicamente, i privati e le aziende all’uso di energie alternative (biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni con installatori e ditte fornitrici del materiale in modo da sfruttare il peso contrattuale. Con una operazione “forte” come questa, il Comune ritorna ad avere il ruolo di indirizzo e supporto territoriale che gli compete. - Altre considerazioni generali L’accorciamento delle filiere è importante anche per un altro motivo. La produzione che è stata spostata in Cina o in Romania per approfittare della manodopera a basso prezzo e di beni meno cari, ora assorbe una parte sempre più vasta del reddito nazionale, nella misura in cui i deficit commerciali crescenti intaccano la crescita nazionale. Il costo si rivela in USA nella svalutazione del dollaro e in un deficit commerciale astronomico, e in Europa in un euro «forte», che ha dimezzato il potere d’acquisto rispetto alla lira, al marco e al franco. Quindi in futuro la merce import aiuterà progressivamente meno i portafogli della gente. Ma soprattutto, paghiamo i telefonini di Formosa e le carabattole cinesi con il futuro dei nostri figli che non troveranno lavoro adeguato alle loro competenze. Ma quali competenze? Le nazioni perdenti perdono e dissipano le competenze umane preziose. Un tecnico di computer trova sì lavoro a McDonald’s, un ingegnere elettronico o un meccanico possono trovare occupazione nel commerciale, come venditori. Ma presto, l’uno e l’altro avranno dimenticato le loro competenze tecniche preziose (e costose per la comunità), non le aggiornano più. Queste competenze non sono facilmente recuperabili. Questo sta succedendo sempre più velocemente. Come evidenziato da molti economisti attenti, dall’America iniziano ad arrivare indicazioni del passaggio da “corporation” a “confederation” delle grandi multinazionali. Queste ultime, tramite alleanze, join venture, partecipazioni di minoranza, accordi di scambio di know on tendono a decentrare ogni aspetto di impresa andando a produrre dove i costi/benefici sono inferiori ogni tipo 27 di prodotto, anche immateriale, chiudendo ogni spiraglio di mercato alla piccola impresa che non ha prospettive di sopravvivenza a medio termine. Le liberalizzazioni ordinate ai politici fanno il resto. Quindi anche i distretti produttivi di eccellenza hanno un futuro tutto da riprogrammare per non scomparire sotto i colpi di una globalizzazione selvaggia. Saldare produzione e vendita farà si che non spariscono competenze e attori economici, che si vada a finanziare una produzione senza sbocchi, in un vicolo cieco vista la concorrenza straniera, o una vendita locale in cui c’è solo produzione estera e che quindi non sposta di un centimetro l’equilibrio economico verso il locale. Certo la sfida è molto, molto dura: vediamo le produzioni locali, specie nell’alimentare, diventare “presidi territoriali” da proteggere dall’industria, straniera in particolare. Queste produzioni, invece di essere sulle nostre tavole come accadeva solo 30 anni fa, vengono venduti a peso d’oro quasi come souvenir mentre le tavole sono piene di prodotti OGM industriali al limite del delinquenziale. Rendere i prodotti locali concorrenziali riattivando le produzioni locali e le economie locali è la sfida della nostra generazione. PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO : −Realizzazione in tempi rapidi del sistema Buoni locali SCEC −Svincolo degli aderenti dalla dipendenza da finanziamenti esterni all'attività, con conseguente programmazione a medio-lungo termine con quella serenità necessaria agli investimenti produttivi con ritorni economici non nell'immediato −Grande diversificazione delle produzioni in spazi territoriali ristretti per show-room con offerta molto diversificata e concorrenziale. −Coalizione tra produttori e punti vendita di zona con sinergie potenzialmente enormi per il territorio −I produttori ottengono un prezzo equo dalla vendita della loro produzione −Il consumatore ottiene un prezzo competitivo, una qualità migliore e un servizio ottimo e capillare −Si mantengono cultura e produzioni locali specializzate senza perdere competenze. −Gli investimenti hanno un impegno economico limitato e danno il loro frutto molto velocemente −Si mette in moto un meccanismo virtuoso che passa dall'arresto del degrado economico al rilancio del territorio ; questo apre la strada ad altre iniziative con una base solida di autosostenibilità −La struttura modulare del progetto consente la sua applicazione a più livelli ed ogni soggetto interessato, pubblico o privato, può decidere il suo grado di coinvolgimento senza per questo pregiudicare il successo dell’iniziativa PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO: −Per riuscire a mettere in moto tutte le potenzialità positive del progetto è necessario, almeno inizialmente, un numero minimo di imprese e persone motivate −La collaborazione degli Enti locali può essere molto positiva, ma il loro coinvolgimento dipende da persone consapevoli e motivate al loro interno. 28 Piattaforma telematica di Arcipelago SCEC Lo strumento informatico per imprese ed enti locali e per l’incontro tra domanda e offerta in Buoni locali La piattaforma telematica di ARCIPELAGO SCEC19 è stata fortemente voluta per facilitare la creazione di mercato dei buoni locali che sono l’elemento di traino nella ricostituzione del mercato locale. Questa piattaforma assolve tale funzione, con l’obiettivo di raggiungere una quota di imprese e di utenti cha assicurino la piena utilizzazione dei buoni, tanto in orizzontale (offerta al pubblico di beni e servizi) quanto in verticale (filiere produttive). Tramite questo strumento modulare, le varie isole potranno reperire fuori zona i beni e servizi non presenti nel territorio e distribuire le proprie eccedenze produttive ove ce ne sia richiesta. Sono presenti anche alcuni strumenti per facilitare la comunicazione interna; è possibile inviare messaggi al singolo utente, a determinati gruppi di persone, si possono creare dei sondaggi, inserire delle news e dei messaggi priorità e altro come da elenco sotto. Il mercato offre già portali internet: business to business (b2b) o business to consumer (b2c) siamo noi, con il lavoro sul campo a dover creare valore al circuito che adotta gli SCEC. Convenienza e semplicità sono le leve che determineranno la crescita del progetto Buoni Locali. Caratteristiche tecniche della piattaforma telematica Il server è stato sviluppato con software OPEN SOURCE di ultima generazione La rete è in fibra ottica con banda da 10 Mbit nominali Il server è protetto da attacchi ed intrusioni esterne Archivio Anagrafico (le pagine gialle dello SCEC) Il server contiene un database (rdbms MYSQL) che permette l’accesso di centinaia di utenti in contemporanea grazie anche alla capacità della banda in fibra ottica. L’archivio anagrafico contiene i nominativi degli iscritti in tutto il territorio italiano (privati-imprese) la registrazione avviene anche online. Esistono numerose facilitazioni per i visitatori del portale: filtri di ricerca per provincia, regione, cap o quartiere; suddivisione fra privati ed esercizi pubblici; fra tipologie di attività (dettaglio, produzione, ingrosso), fra percentuali di SCEC accettate. Promozione virtuale e baratto Ogni aderente al circuito, sia esso privato o impresa potrà avere una “vetrina elettronica” dove promuovere se stesso o la propria attività. Se si tratta di privati avremo un mercatino per il baratto, prestito di cose e adozione di animali, con possibilità di inserimento, variazione e cancellazione degli annunci direttamente da internet. Inoltre i privati possono unirsi in gruppo di acquisto solidale permanente o temporaneo. Se si tratta di imprese allora la gestione è più complessa e rimandiamo ai paragrafi successivi. 19 http://www.arcipelagoscec.net 29 Commercio virtuale Il sistema di commercio elettronico offre alle imprese una vetrina dove poter promuovere la propria attività e vendere i prodotti sia all’interno del circuito che all’esterno ai non aderenti. Per tutte quelle aziende che fanno parte della filiera del fabbisogno di beni e servizi destinati ai privati il sistema offre un estensione per vendere on-line ai gruppi di acquisto solidale. Di seguito si espongono in dettaglio le funzionalità offerte alle imprese: Modulo di registrazione on-line 1 pagina Web modificabile di presentazione Scheda valutazione visibile a tutti Delega all'associazione della gestione dei servizi di e-commerce (utenti non esperti) Gestione dei listini dei prodotti di magazzino Gestione degli ordini singoli o di gruppo Storico ordini Storico prodotti venduti Servizio di backup on-line, una cartella condivisa sul server dove salvare ad esempio files personali di natura confidenziale Di seguito potete vedere due pagine del sito www.economia-solidale.org dalla cui base sta nascendo la piattaforma online sopra descritta di cui sotto la prima schermata. 30 31 32 Il Sistema PS1® progetto telematico per l’ottimizzazione del trasporto di merci su strada e della city logistic IL PIANO GENERALE DELLA MOBILITÀ L'esigenza di mobilità (cioè la necessità di spostare persone e cose sia per motivi di lavoro che per altre ragioni) é alla base della richiesta di servizi di trasporto efficienti sicuri; sia da parte dei singoli che delle imprese. E’ ben chiaro che l'elaborazione di un piano strategico nazionale (europeo) per la mobilità, interessa un'ampia pluralità di soggetti che comprende, ovviamente, anche chi si occupa del loro trasporto. I 3 punti base del piano generale della mobilità: previsione della mobilità; pianificazione dei sistemi di trasporto; programmazione dell'infrastruttura dei servizi. Le tre fasce di mobilità: a breve distanza, cioè mobilità urbana, metropolitana, regionale e di bacino; di media distanza cioè interregionale e nazionale; a grande distanza, cioè comunitaria, mediterranea, internazionale ed intercontinentale. Il piano generale della mobilità prevede una valutazione che tenga conto dei tre obiettivi generali: efficienza, sicurezza e sostenibilità. In tema specifico di sicurezza l'obiettivo è il dimezzamento dei morti per incidenti stradali entro 2010 così come stabilito dalla Ue. Per la sostenibilità il maggior riferimento sono: gli obiettivi di Kyoto e le direttive Ue sulla qualità dell'aria; si intende ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera (intorno al 30% del totale). Per l’efficienza, un'accorta programmazione delle regole di comportamento, dei collegamenti, delle infrastrutture, con una più funzionale utilizzazione di piattaforme telematiche potrà avere risultati apprezzabili e contribuire a migliorare efficacemente l'attuale e purtroppo diffusa situazione di disagio. 33 Dati In Italia l'80% delle merci viaggia su gomma, una percentuale elevata che pone l'autotrasporto al centro di una politica di miglioramento e di implementazione del sistema. Il percorso, che compiono le merci in Italia, raramente supera i 50 km. e parliamo di oltre il 50% degli spostamenti; una simile percentuale fa comprendere come il problema non sia residuale, bensì vada considerato attentamente per le sue conseguenze evidenti. Tenendo conto di questo, è ovvio che il problema del congestionamento delle città e una delle priorità del PGM. L'impatto ambientale che ne scaturisce è notevole, come pesante è l'aggravio economico per le imprese che effettuano le consegne nelle aree urbane. La City Logistics Bisogna snellire il traffico urbano, innanzitutto, che viene congestionato naturalmente dal trasporto merci su gomma, producendo un notevole impatto ambientale. Bisogna migliorare la distribuzione e la logistica delle imprese che operano nelle aree urbane, nonché la sicurezza alla circolazione. Razionalizzare il sistema logistico impone di ridurre al minimo il numero dei veicoli e di utilizzare al massimo i mezzi: l'obiettivo finale e riuscire ad integrare il trasporto su gomma con quello di altre modalità per poter garantire ciò che le linee guida definiscono la sostenibilità delle città. In questo scenario, acquista modesta rilevanza la cosiddetta logistica reverse (il recupero di materiali come resi e scarti di produzione) per ottimizzare i volumi trasportati, poiché in quest'ultimo aspetto si nota, in Italia, un'altissima incidenza del trasporto in conto proprio rispetto al conto terzi. Da qui l'indicazione del PGM sulla necessità di favorire la concentrazione e la ristrutturazione delle imprese di trasporto, nonché la loro informatizzazione. Questo consentirebbe di migliorare il servizio di trasporto: ottimizzando i carichi, le tratte, le ore di guida degli autisti, con una verifica periodica, accurata e severa degli autocarri. Da Wikipedia: La Reverse Logistics La reverse logistics (o logistica di ritorno) è il processo di pianificazione, implementazione controllo dell’efficienza delle materie prime dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei correlati flussi informativi dal punto di recupero (o consumo) al punto di origine con lo scopo di riguadagnare valore da prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita. La reverse logistics movimenta i prodotti dalla loro naturale destinazione finale a ritroso nella supply chain fino al produttore iniziale o ad un nuovo soggetto o luogo della supply chain originaria o di un altro network. In sintesi le attività di reverse logistics sono il recupero e raccolta dei resi, il trasporto, la ricezione e lo smistamento del ritorno. La gestione dei resi è tuttavia più complessa e implica anche altre attività oltre alla reverse logistics: quelle che hanno l’obiettivo di minimizzare o di impedire alla fonte il numero dei ritorni (returns avoidance), quelle destinate al controllo dei flussi di ritorno (gatekeeping), e, infine, quelle che si occupano di destinare e collocare i ritorni presso discariche/centri di smaltimento o mercati secondari. La reverse logistics è senza dubbio la parte più rilevante nella gestione dei resi ed ha probabilmente una rilevanza strategica primaria tra tutte le attività riconducibili di trattamento del reso. Il returns avoidance consta di una serie di attività con lo scopo di sviluppare e vendere i prodotti cercando di minimizzare i ritorni. Ciò può avvenire, ad esempio, producendo prodotti di qualità, fornendo istruzioni di facile comprensione, addestrando il personale di vendita, mettendo a disposizione dei call center o siti internet dove il consumatore possa individuare il miglior modo per risolvere i propri dubbi una volta acquistato il prodotto. Le operazioni di gate-keeping hanno lo scopo primario di valutare se i prodotti resi all’azienda siano effettivamente autorizzati a rientrare. La gestione efficiente di tale attività evita l’ingiustificato ritorno di prodotti, a volte, perfettamente funzionanti, con susseguente aggravio di costi per l’impresa. Infine le possibili destinazioni di un ritorno possono essere il ricollocamento sul mercato, primario o secondario (outlet, aste on line), 34 prima o dopo le attività di ri-lavorazione (ri-manifattura, riutilizzo, riparazione, riciclaggio) o lo smaltimento presso discariche dedicate. La gestione dei ritorni implica quindi il coinvolgimento di tutta l'intera supply chain per il miglioramento in ottica di efficienza e di efficacia. Da Wikipedia: VRP (Vehicle routing problem) Il Vehicle routing problem (VRP) è una classe di problemi nell'ambito della ricerca operativa. Questi problemi trattano tutti gli aspetti della gestione di una flotta dei veicoli nell'ambito della logistica. Il VRP tratta la gestione di veicoli idelamente da ogni punto di vista. Questi classe di problemi comprende una casistica molto varia: questo motivo fa sì che tali problemi siano difficilmente risolubili all'ottimo. Il caso più generale prevede la pianificazione del percorso di veicoli in presenza di: consegne multiple; più veicoli. Ogni veicolo: può avere più clienti; ha capacità di trasporto limitata. Ogni cliente: ha una domanda di un certo prodotto. Obiettivo: minimizzare un costo associato al percorso del veicolo (distanza, tempo, ecc.) Questi metodi devono: assegnare un certo insieme di clienti ad ogni veicolo; elaborare per ogni veicolo un percorso. La grande complessità dei problemi di VRP/cVRP rende molto difficile, o al limite impossibile, il calcolo della soluzione ottima. PS1®: la soluzione telematica grazie alla collaborazione di un’azienda che ha depositato, a livello italiano, 2 brevetti per invenzione industriale, dopo 6 anni di studi finalizzati alla razionalizzazione del trasporto su gomma in modo da rispettare la normativa vigente, favorire il PIANO GENERALE SULLA MOBILITA’ promosso dal Ministero dei Trasporti sulla previsione e sulla pianificazione dei flussi; grazie a 2 università che hanno dimostrato interesse alla piattaforma telematica di Arcipelago SCEC: il Dipartimento di Scienze dell’Informazione di Milano e il Dipartimento di Tecnologie dell’Informazione di Crema (CR); la prima per realizzare algoritmi matematici in grado di realizzare simulazioni al computer sulla circolazione e espansione dei buoni di solidarietà locale; la seconda per migliorare la piattaforma telematica sul trasporto di merci con algoritmi creati ad hoc e mai implemetati prima d’ora sara possibile realizzare entro il 2010 (protocollo di Kyoto) un Sistema in grado di risolvere molti problemi di mobilità, abracciando molti settori strategici. I responsabili delle due facoltà sono tra i maggiori esperti italiani in WEB 2.0 e CVRP (Capacited Vehicle Routing Problem). La piattaforma telematica di Arcipelago al proprio interno ha un collegamento che permetterà, ad ogni operatore, di ricercare in modo visuale, un autocarro con caratteristiche compatibili alla 35 necessità di spedizione. Il sistema, in tempo reale, mostra l’itinerario (geo-localizzazione) di uno o più autocarri e la capacità di carico (mai implementato in precedenza), l’operatore potrà interagire direttamente con l’autista o con il responsabile dell’azienda coinvolta nel trasporto della merce e richiederne l’intervento. Grazie a questo sistema si riuscirà a rendere competitivo il costo di ogni trasporto e fare in modo che ogni autocarro non percorra mai degli itinerari “a vuoto”, contribuendo al rispetto dei parametri sui gas serra imposti all’Italia dall’accordo di Kyoto. In quest’ottica di collaborazione è stato sviluppato un sistema che consente agli stessi trasportatori di interagire tra loro visualizzando le proprie posizioni direttamente dall’automezzo (sistema d’invito), tramite un display di bordo, un palmare o uno smartphone. Accorpamento delle piccole aziende PS1® può svolgere anche una funzione sociale-imprenditoriale; quella di accorpamento delle piccole e nano aziende in realtà un po' più grandi. Grazie al fatto che si condividono le professionalità, è altrettanto facile capire che si possono creare sinergie tra professionisti seri che in un secondo momento possono far confluire le loro esperienze in un unico soggetto giuridico, finalizzato all'abbattimento dei costi. Oppure, questo ruolo può essere affidato agli stessi consorzi che da parte loro possono contribuire ad aumentare il potere contrattuale dei singoli “padroncini”. Finora, citando il nostro caso personale, il sistema ha contribuito ad unire 3 piccole flotte in una sola, un po' meno piccola. 36 Questi stessi strumenti possono essere adattati per molteplici usi: 1) per 2) per 3) per 4) per 5) per 6) per 7) per 8) per 9) per 10) per la logistica di ritorno (reverse logistic); il recupero degli scarti di produzione; la raccolta differenziata porta a porta; la programmazione “intelligente” sul recupero dei rifiuti solidi urbani; la mobilità sostenibile (car-pooling, car-sharing, taxi, trasporti urbani collettivi); il trasporto pubblico urbano; il trasporto pubblico di linea; il trasporto intermodale; il trasporto urbano intermodale (la city logistic); l'assistenza sanitaria20 Tutto questo porterà notevoli risparmi alle amministrazioni comunali ed al Servizio Sanitario Nazionale. Come abbiamo citato in precedenza abbiamo intrapreso un dialogo finalizzato alla collaborazione con il DTI dell’Università di Crema21 dove possiamo contare sull’esperienza di un team di professori, ricercatori giovani e motivati. Gli algoritmi VRP/cVRP di nuova concezione che verranno sviluppati per il sistema PS1®, saranno utilizzabili anche per i punti 1,2,3,5,6,9,10 dell’elenco precedente. Lo scopo finale è quello di trovare dei nuovi algoritmi che ottimizzino “dinamicamente” i nuovi flussi di mobilità; mentre fino ad ora ci appoggiamo a dei modelli statici. Quindi con una ricerca si risolvono numerose problematiche, con notevole risparmio per chi dovesse partecipare al finanziamento del progetto. 20 l'assistenza alle persone con malattie invalidanti (morbo di Alzheimer), lungodegenti (in caso di assistenza urgente), gli anziani soli e i professionisti che svolgono lavori di una certa pericolosità. 21 http://optlab.dti.unimi.it/ 37 La UE stessa si è data delle linee guida sui programmi di mobilità, facendo nascere il progetto ELTIS22, questo progetto raccoglie i casi più rilevanti della mobilità di merci e persone nella comunità europea, questo perché è sempre più importante la cooperazione tra le persone al fine di migliorare le idee esistenti. Ad esempio, il progetto GAUSS23, che prevede l’implementazione della rete satellitare europea GALILEO, trova la sua applicazione nel sistema PS1® per la gestione dei “punti d’incontro” tra autotrasportatori per gestire il trasbordo delle merci. Parte della ricerca del DTI di Crema sarà su queste argomentazioni che saranno disponibili entro il 2010 anno del protocollo di Kyoto. In ultimo vorremo spendere qualche parola entrando nel dettaglio delle altre applicazioni in tema di mobilità elencate in precedenza. Dal punto 1 al punto 4: trasporti, ambiente e rifiuti PS1® può essere utilizzato anche per una corretta gestione della logistica di ritorno, recupero degli scarti di produzione, della raccolta differenziata e della programmazione intelligente del recupero dei rifiuti solidi urbani24. Sempre la stessa Università potrebbe studiare un dispositivo che avvisi una centrale operativa del livello di riempimento dei contenitori di rifiuti sul territorio ed in questo modo organizzare il miglior itinerario possibile e magari utilizzare anche i mezzi dei privati opportunamente equipaggiati. Punto 8: per il trasporto intermodale PS1®, grazie alla proprio sistema di comunicazione in tempo reale è già pronto per l’intermodalità. Infatti l’estrema semplicità nel reperire un autocarro che si adatti alla spedizione presente in un vagone ferroviario o in una nave (anche quando si tratta di trasporto a groupage) rende possibile un abbattimento dei tempi di sosta e quindi dei costi di trasporto dovuto alle lunghe operazioni di trasbordo merce da un treno o una nave. Il sistema rintraccerebbe solo il mezzo più idoneo per caratteristiche tecniche, per disponibilità di carico e per localizzazione geografica. Punto 9: trasporto urbano intermodale (city logistics) L’Università di Crema ha già elaborato soluzioni25 interessanti per abbattere i costi del trasporto e della logistica e rifacendosi all’esperienza di altre realtà europee si possono combinare insieme le cose; cito ad esempio il cargotram di Zurigo26; siamo a conoscenza che diverse società di trasporto pubblico di alcune metropoli italiane stanno studiando questa idea. Punto 10: per l’assistenza sanitaria Nell’ambito della ricerca e sviluppo, in collaborazione con la Regione Lombardia, sempre al DTI di Crema hanno realizzato un progetto in ambito sanitario per una gestione ottimizzata dei mezzi di soccorso utilizzati dal servizio di emergenza medica 11827; questo progetto potrebbe essere ripreso a livello nazionale o anche comunitario. 22 23 24 25 26 27 http://www.eltis.org/Vorlage.phtml?sprache=en http://www.eltis.org/study_sheet.phtml?study_id=662&lang1=it http://www.arcipelagoscec.org/doc/ppt/ps1rl.ppt http://optlab.dti.unimi.it/replay.php http://www.eltis.org/study_sheet.phtml?study_id=239&lang1=it http://optlab.dti.unimi.it/118.php 38 Altre caratteristiche della piattaforma telematica di Arcipelago Un Forum locale e nazionale Un sistema di video-conferenza tramite voip In fase di studio e realizzazione Turismo : sezione dedicata alle offerte turismo in SCEC. Una sezione in cui mettere dei files/documenti scaricabili ISOLE E RETE NAZIONALE DI ARCIPELAGO SCEC PIATTAFORMA BASE UNICA La caratteristica di base della piattaforma Arcipelago è quella di prevedere una semplicità di utilizzo per chiunque si avvicina a qualunque forma di collaborazione con Arcipelago. Chi volesse dare il suo contributo per implementare gli aderenti o nella gestione ha uno strumento gratuito professionale a disposizione. La Pro Loco, ad esempio, può occuparsi della distribuzione dei Buoni sul territorio senza nessun aggravio di gestione grazie al portale messo a disposizione da Arcipelago. Così come ogni altro ente o Associazione che volesse entrare in partnership. L'imprenditore, il pensionato, la casalinga, il professionista, l'associazione di volontariato; ognuno trova vantaggio nell'uso dei Buoni locali e può utilizzare i servizi in pieno spirito open source. Le isole sono indipendenti nella gestione della loro contabilità e dei loro aderenti, ma al tempo stesso mettono a disposizione i dati per le pagine auree nazionali e contribuiscono alla crescita di tutto il circuito nazionale. La parte burocratica è ridotta al minimo e standardizzata in maniera da ottimizzare le forze sul territorio. 39 Regolamento Operativo per la gestione dei Buoni Locali SCEC PREMESSA Questo documento definisce e regolamenta la modalità di gestione degli SCEC che le Associazioni Affiliate ad ARCIPELAGO SCEC si impegnano a rispettare e a far rispettare ai propri associati, al fine di consentire la circolazione degli SCEC emessi da ogni Affiliata all’interno di tutte le analoghe realtà ufficialmente presenti sul territorio italiano. Tecnicamente questo Regolamento intende rappresentare l’attuazione delle fasi operative attualmente condivise dai partecipanti al Progetto Arcipelago SCEC. Il Regolamento è inserito in un percorso che storicamente traguarda, in una finalità di lungo termine, quella di costituire una “Transition Money” al servizio della Sovranità Monetaria della Collettività. Le note tecniche di riferimento sono riportate nell’apposita sezione. Diritti e Obblighi delle Affiliate ad Arcipelago SCEC Le Affiliate sono le Associazioni che aderiscono allo Statuto di Arcipelago SCEC e sottoscrivono il presente Regolamento. Gli associati sono le persone fisiche che regolarmente iscritte ad una Affiliata ad Arcipelago SCEC, ne condividono le finalità statutarie e partecipano al circuito di scambio. Le Affiliate ad Arcipelago SCEC si riconoscono vicendevolmente il diritto di: • incrementare nel tempo la massa circolante di SCEC in rapporto all’effettivo grado di sviluppo del circuito, indirizzando motivate richieste di nuovi lotti di stampa (sostenendone i relativi costi di produzione) al coordinamento nazionale il quale, previa delibera positiva, ne attuerà produzione e relativa consegna (carico); • autorizzare i propri associati a spendere i Buoni Locali anche presso gli associati (accettatori) delle altre Affiliate; • verificare, tramite i propri rappresentanti, la conformità delle operazioni svolte dalle altre Affiliate rispetto al presente Regolamento. In capo a ciascuna Affiliata grava l’obbligo di: • sostenere i costi di gestione della propria attività in ambito locale e quelli eventuali, in associazione con le altre, di sostegno ad Arcipelago SCEC da loro espressamente approvate;garantire agli associati delle altre Affiliate che i Buoni Locali saranno accettati alle stesse condizioni definite dai propri soci accettatori;permettere ai rappresentanti delle altre Affiliate di verificare la conformità delle proprie operazioni rispetto al presente Regolamento. 40 REGOLAMENTO Gestione: Premessa. La distribuzione gratuita degli SCEC deriva da quote di altrettanta ed equivalente proprietà gratuitamente e liberamente concessa, dai suoi legittimi proprietari, e destinata esclusivamente al circuito di scambio di SCEC contro, appunto, quote proporzionali di merce e servizi ritenuti sulla fiducia equivalenti. 5.Produzione: gli SCEC vengono stampati da ArcipelagoSCEC rispettando le caratteristiche indicate al punto 1 delle note tecniche; l’Affiliata si impegna altresì a garantirne la custodia e a prevenirne l’uso illegittimo; 6.Assegnazione: gli SCEC entrano legittimamente a far parte integrante della vita economica della collettività coinvolta una volta che sono state eseguite e documentate le seguenti operazioni NUMERARIE: a) Validazione; b) Carico; c) Registrazione, e quindi distribuiti nel rispetto delle norme d) Distribuzione, ed e) Anticipazione. Le somme delle quantità numerarie validate, risultanti dai verbali di carico, devono sempre corrispondere alle quantità risultanti dai verbali di scarico sommate alle quantità in deposito (norma vincolante di pareggio) 7.Le quantità di SCEC ricevuti a fronte di ogni lotto di stampa dovranno infine corrispondere alle quantità risultanti dai corrispondenti verbali di scarico. 8.Validazione: su ogni SCEC è apposto il timbro identificativo dell’Affiliata titolare della stampa nonché qualsiasi altra informazione come prescritto dal punto 2 delle note tecniche; 9.Carico: la quantità di SCEC validati viene registrata compilando il verbali di carico. 10.Registrazione: ogni volta che gli SCEC vengono distribuiti, la quota/quantità oggetto della distribuzione e il nominativo del ricevente viene registrato sul verbale di scarico (la firma per ricevuta non è vincolante nei casi previsti dagli articoli 10 e 10a 11.Trasparenza: le attività svolte dagli iscritti in nome e per conto dell’Affiliata sono regolarmente comunicate al pubblico nonché aperte alla partecipazione degli iscritti che manifestano interesse a seguirne lo svolgimento e/o a parteciparvi attivamente. Scarico: 12.Iniziale: a tutti gli iscritti saranno assegnati 100 SCEC all’atto dell’iscrizione formale; 13.Ordinaria: quando le attività di monitoraggio, promosse dall'Affiliata, fanno emergere che un campione significativo di soci ha esaurito i Buoni Locali SCEC, l’Affiliata si attiva per ripetere la distribuzione iniziale. 14.Divulgativa: in occasione di eventi sociali o di particolari opportunità utili a moltiplicare e facilitare il contatto con il pubblico e al fine di diffondere la conoscenza del Progetto Arcipelago SCEC, le Affiliate possono utilizzare una quota aggiuntiva di SCEC al massimo pari al 5% del totale già distribuito agli iscritti, per offrire piccole somme individuali di Buoni Locali. 41 15.Promozionale: la finalità di tale distribuzione promozionale è quella di invogliare le persone potenzialmente interessate ad iscriversi formalmente. Queste distribuzioni possono avvenire tramite: 1.iniziative auto-organizzate dall’Affiliata, utilizzando una quota aggiuntiva di SCEC al massimo pari al 20% del totale già distribuito agli iscritti; 2.iniziative promosse in collaborazione con le Istituzioni Pubbliche Locali, utilizzando una quota aggiuntiva di SCEC al massimo pari al 100% del totale già distribuito agli iscritti; in questi casi le Istituzioni saranno tenute a rispettare la normativa qui descritta. 16.Sociale: l’Affiliata può promuovere e premiare comportamenti individuali virtuosi volti al miglioramento e nell’interesse della collettività di riferimento. I riconoscimenti verranno erogati utilizzando proporzionate quantità di SCEC aggiuntivi, e rese note al pubblico. Anticipazione: 17.Anticipazione Revolving: gli iscritti possono a propria discrezione fare richiesta di una quantità di SCEC minima pari a 5 volte la quota iniziale e al massimo equivalente alle quote ordinarie distribuite nei precedenti due anni (se superiore al valore minimo indicato). 18. Gli iscritti che si trovano in questa condizione non riceveranno le successive distribuzioni (di qualsiasi tipo, ad esclusione di quella sociale qualora applicabile) e fino alla concorrenza del 100% dell’anticipazione ricevuta. Fino a quando l’anticipazione non viene completamente riassorbita dall’Affiliata o restituita dall’iscritto, questo ultimo non può fare richiesta di ulteriori anticipazioni. La quantità di SCEC da riassorbire o restituire sarà uguale alla quantità oggetto dell’anticipazione. 19.Amministrazione Anagrafe: Al fine di costituire un sodalizio organico e sinergico, grazie alla partecipazione cooperativistica delle Affiliate e dei propri associati, verrà istituito l’albo ufficiale delle Affiliate e l’anagrafe unica (dettagli operativi definiti al punto 3 delle note tecniche) dei loro iscritti permettendo così il controllo incrociato delle singole iscrizioni. L’iscrizione ad una Affiliata preclude la possibilità di iscriversi presso altre Affiliate. 20.Report: Al fine di permettere alle Affiliate di valutare collettivamente le dinamiche che si sviluppano nel complesso di Arcipelago SCEC, le creazioni e distribuzioni di SCEC verranno registrate tramite appositi report, definiti al punto 4 delle note tecniche, e regolarmente pubblicati. 21.Modifiche al Regolamento. La complessità dei fenomeni economici in cui si inserisce questa specifica iniziativa di Arcipelago SCEC richiederà continui adeguamenti, modifiche, integrazioni. Il presente Regolamento riguarda la fase iniziale e di avvio dell’attività e, quindi, non è esaustivo di quanto sarà necessario mettere in essere per il raggiungimento delle finalità indicate in Premessa. Pertanto, sottoscrivendo il presente Regolamento gli associati, per il tramite delle Affiliate, ripongono la loro fiducia nell’iniziativa, ritenendola coerente al raggiungimento delle finalità, e non la faranno mancare fino ad una evidente impossibilità di raggiungerle condivisa dalla maggioranza assoluta degli associati. La stessa maggioranza sarà necessaria per approvare le variazioni indicate nel paragrafo precedente. 42 Il presente Regolamento, e i suoi sviluppi, è fondato unicamente sulla fiducia occorrente in tutte la fasi, dall’avvio al compimento, fra le persone e fra queste e gli organismi associativi di loro emanazione. E’ la fiducia il collante dell’operazione attuale e futura alla quale occorre far riferimento nella ricerca della legittimazione razionale dell’intera iniziativa. Tutti, indistintamente, sono impegnati a far accrescere il senso di fiducia in quanto scaturente da intrinseca solidarietà fra gli associati. 43 DOMANDE VARIE SUI BUONI LOCALI Che cosa sono i Buoni della Solidarietà ChE Cammina (SCEC)? Un patto stretto fra persone comuni, imprese commerciali, artigiane, agricole, professionisti e anche Enti Locali, al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando in cambio una percentuale del prezzo in SCEC(minimo 10%). Che rapporto hanno con l’euro? Sono convertibili? Gli SCEC hanno un rapporto 1:1 con l’euro, non sono convertibili e si utilizzano insieme agli euro senza sostituirli Quale è lo scopo di questi SCEC? Quello di ridare slancio all’economia locale perché circolano in un territorio limitato e permettono così di trattenere la ricchezza nel territorio che l’ha prodotta Quale è il vantaggio dei consumatori, quello dei produttori e dei commercianti? I consumatori saranno indotti a usare i buoni per convenienza e invece di fare la spesa al supermercato, magari di una multinazionale estera, si rivolgono ai negozianti locali. Per i produttori è uno sbocco per i propri prodotti e per i commercianti è un’ottima opportunità di aumentare il giro di affari incrementando il numero dei clienti Si può comprare un bene o un servizio al 100% con gli SCEC, i Buoni della Solidarietà ChE Cammina? Non per chi ha partita Iva per ovvi motivi fiscali. I privati invece, che si scambiano un bene usato, ad esempio un divano, possono decidere liberamente di accettare fino al 100% in Buoni Locali, ma possono essere utilizzati al 100% anche per altre innumerevoli applicazioni che abbiano per oggetto scambi di tempo per mutuo aiuto ai singoli o alla comunità locale (vedi legge 8/3/2000 n. 53) Gli SCEC si acquistano? No. Vengono distribuiti gratuitamente dall’associazione che raggruppa persone fisiche e imprese, ma anche enti locali o associazioni di categoria, in base a criteri predeterminati, pubblici e trasparenti Quando si finiscono i buoni come si fa per ottenerne di nuovi? L’associazione provvederà a fare delle distribuzioni periodiche sempre con criteri ispirati a equità e trasparenza. I Buoni potranno anche essere ottenuti tramite servizi alla comunità (cura agli anziani, bambini ecc.) o comportamenti virtuosi (raccolta differenziata, car sharing). Una forma particolare è data dall’anticipazione di Buoni Locali di Solidarietà che l’associazione fa a chi ne fa richiesta per permettere investimenti più onerosi, ad esempio il pagamento dell’impresa che installa i pannelli solari. In questo caso il richiedente non percepirà altri buoni dalle distribuzioni periodiche fino a concorrenza dell’anticipazione ricevuta, ma potrà comunque procurarseli offrendo servizi alla comunità o adottando comportamenti virtuosi. 44 L’imprenditore che li accetta in pagamento deve pagare tasse e Iva anche sull’importo pagato in Buoni Locali? No. Tecnicamente lo SCEC è configurato come una riduzione di prezzo chiamato “abbuono” che non rientra nel computo dell’imponibile per il calcolo delle tasse e dell’Iva La percentuale di accettazione è imposta dall’associazione? Ovviamente No. Ogni imprenditore, commerciante, professionista ecc. deciderà in quale percentuale accettare i Buoni della Solidarietà ChE Cammina con un minimo consigliato del 10% Ma chi garantisce che il commerciante non aumenterà i prezzi? Semplicemente il mercato, se i suoi prezzi saranno concorrenziali grazie anche all’accettazione degli SCEC, allora le sue entrate aumenteranno, se invece i suoi prezzi saranno più alti nonostante i Buoni, allora nessuno avrà la convenienza a comprare da lui e perderà clienti. Ma come faranno gli imprenditori a fare prezzi vantaggiosi? Il compito dell’associazione sarà anche quello di lavorare sull’accorciamento delle filiere produttive a cominciare da quella alimentare. Eliminando i numerosi passaggi dal produttore al consumatore si potrà ridurre sensibilmente i prezzi dando un giusto prezzo ai produttori e un buon guadagno ai commercianti. Le figure intermedie (grossisti) continueranno a lavorare, ma organizzando i loro clienti commercianti in gruppi di acquisto per avere maggiore peso contrattuale con i fornitori e ottenere prezzi più vantaggiosi, magari convincendoli ad accettare anche loro i Buoni Locali di Solidarietà Per il commerciante i Buoni della Solidarietà ChE Cammina sono una perdita? No. Il motivo è semplicemente che lui potrà spendere gli SCEC incassati nel circuito e se si servirà dai produttori locali, potrà acquistare anche le sue merci in percentuale in Buoni Locali. Un esempio può essere il ristoratore che si rifornisce dai produttori locali che oltre a costare meno, essere più vicini e dare maggiori garanzie di qualità, accettano anche SCEC. Con i Buoni Locali il commerciante potrà anche pagarsi 100% SCEC vari servizi, come la pubblicità organizzata dall’associazione o la spesa direttamente a casa di anziani o malati curata dai membri dell’associazione. Le possibilità di riutilizzo sono moltissime. Ma tutti questi Buoni non produrranno inflazione? Gli SCEC vengono spesi solo in una percentuale del prezzo, la parte restante continua comunque ad essere pagata in Euro e quindi tutte le problematiche relative all’inflazione e riflessi sui prezzi vengono lasciati, volentieri, alla BCE. I Buoni sono solo uno strumento per aumentare la massa del denaro circolante ed il potere d’acquisto delle famiglie e far rifiorire l’economia locale così disastrata e cosa importante da sottolineare, i Buoni Locali, al contrario degli Euro di carta, non producono debito pubblico E tutto questo quanto viene a costare? Questo è un progetto fatto dalla gente per la gente e per questo non ha nessuno scopo di lucro. I soli costi a carico degli associati saranno il rimborso delle spese di stampa dei buoni e altri piccoli costi di gestione per mantenere l’associazione, niente di più. 45 Mettiamo il caso che tutto finisca che succede? Nel caso che l’esperienza locale finisca, i Buoni potranno essere scambiati con altri SCEC degli aderenti al circuito ArcipelagoSCEC. Comunque è bene ricordare che si fa riferimento alla sola percentuale di accettazione dei Buoni Locali che può tranquillamente rientrare nel normale esercizio di un’attività imprenditoriale. I Buoni Locali sembrano garantire molti vantaggi, possibile che nessuno ci abbia pensato prima ? Certamente ! Questi sistemi sono già in uso in diverse parti del mondo (esistono circa 6000 esperimenti ) con notevole successo. Attualmente, le particolari condizioni economiche in cui ci troviamo, ne stanno favorendo la nascita anche in Italia. NOTE TECNICHE Ci sono obblighi particolari una volta entrati nell’associazione ? No, nessun obbligo particolare. Il solo obbligo è quello di accettare in pagamento gli SCEC, nella percentuale precedentemente concordata. Se non sono convertibili chi garantisce il valore ? I Buoni non sono convertibili in euro ma convertibili in beni e servizi del circuito. Se ci pensate bene l’euro in cosa è convertibile? La riserva aurea non c’è più, per cui è convertibile anche lui in beni e servizi, o in altra carta (dollaro, franco svizzero ecc.). Al contrario dell’euro di carta però non producono debito perché sono distribuiti gratuitamente e siamo noi a dargli valore accettando fiduciariamente gli SCEC nei nostri scambi. Ha senso mettere un tasso negativo al Buono locale? Ho sentito parlare di demurrage… Demurrage, moneta a tempo sono una tassa sull’uso che serve a non creare inflazione è più che giusto nel caso il Buono si trasformi in una moneta vera e propria e circoli al 100% . I Buoni Locali non producono inflazione e quindi non producono effetti negativi sui prezzi perché scaricano tutti questi problemi sulla moneta prevalente che è l’euro. Nel nostro caso l’applicazione di questi correttivi sarebbero solo un orpello in più, oltretutto ininfluente ai fini della circolazione. Per avere una % di demurrage su una % di spesa in euro, ad esempio il 10% di demurrage sul 20% (si può svalutare solo la parte in Buoni, mica anche l'euro) di una transazione porta ad un 2% di tassa sul totale. Assolutamente ininfluente ai fini di controllo della massa circolante: l'euro non lo controlliamo, e i Buoni li complichiamo. Ci vorrebbe anche una macchina organizzativa costosa e inutile (stampa e gestione bollini ecc..) La costrizione a pagare questa tassa sull’uso in euro (pagarla in Buoni locali non avrebbe alcun senso) trasmetterebbe anche sfiducia nel mezzo, tanto è vero che anche nelle monete tedesche con riserva in euro, dove avrebbe avuto un senso per aumentarne la velocità di circolazione, è stata prevista ma mai applicata: ci hanno provato e smesso subito. Anche il relativo incasso forse non coprirebbe neanche le spese di gestione del sistema. Cosa faccio se me trovo troppi, e fermi in cassa? La risposta è la creazione del mercato, che rafforza il “valore” dei Buoni Locali, vale a dire la possibilità di essere riutilizzati per un vasto range di prodotti per di più con prezzi concorrenziali. 46 All’inizio è più che normale avere una circolazione difficoltosa. Come ogni novità ha bisogno del suo tempo di lancio, di assestamento e poi di crescita continua. Oltre a lavorare sui produttori e sui commercianti per creare il circuito, l'accortezza nella emissione e distribuzione manterrà sempre sotto il livello di saturazione del mercato, ma non perché se si mettono in circolazione più Buoni si crea inflazione, ma semplicemente perché si rischia di eccedere il potere di spesa in euro delle famiglie e quindi non avendo euro da spendere i Buoni giaceranno "inattivi" nel cassetto, perdendo il loro valore di accrescere il potere di acquisto. I Buoni della Solidarietà ChE Cammina (SCEC) possono essere falsificati? Cosa può comportare? La falsificazione dei Buoni in un primo momento è un falso problema. Essi circolano a fianco dell’euro, per cui chi volesse falsificarli avrebbe solo un beneficio minimo dovendo versare una ben più sostanziosa percentuale in euro. La cosa acquista un peso diverso nel caso si inizi a pagare parte delle tasse comunali o altri tributi, energia ecc. in Buoni Locali di Solidarietà. Questi acquisirebbero un valore monetario pieno e per questo abbiamo già previsto nella stampa dei Buoni Locali metodi antifalsificazione e sistemi di validazione. Nel territorio coperto dagli SCEC non ci sono fornitori per la mia categoria merceologica: come posso fare? Stiamo lavorando alla diffusione di questi Buoni in tutto il territorio italiano e poi permettere, avendo la stessa struttura e gli stessi criteri di emissione e distribuzione, di potersi scambiare le merci e i servizi in eccesso fra le varie realtà oppure avere fornitori “fuori zona” pagando ognuno in percentuale in Buoni della propria località di origine. Questo permetterebbe di ricreare in poco tempo una economia nazionale, non più dipendente dalle assurde e dannose logiche della globalizzazione, portare ricchezza pura non gravata dal debito e dimostrare che esiste un altro modo di fare economia. E’ necessaria una spesa minima per utilizzare i Buoni Locali di Solidarietà? Visto che il taglio minimo è quello da 0,50 euro è opportuno utilizzarli con una spesa minima di 2,5-5 euro per facilitare il più possibile il loro uso. Quali sono i tagli del Buono ? Come arrotondare le cifre in caso di decimali? Saranno messi in circolazione Buoni del taglio di 0,5 - 1 – 2 – 5 – 10 e 50 ovviamente un arrotondamento è necessario. In caso di arrotondamento della cifra da riscuotere in Buoni si arrotonda per difetto fino allo 0,49 e per eccesso dallo 0,50 Esempio 11 euro con 20% di accettazione = 8,80 euro + 2,20 Buoni diviene : 9 euro e 2 Buoni Esempio 18 euro con 10% di accettazione = 16,20 euro + 1,80 Buoni diviene : 16 euro e 2 Buoni FISCO E SCEC : Come inquadrare il Buono locale Fiscalmente il Buono Locale è assimilabile ad un abbuono http://it.wikipedia.org/wiki/Abbuono e come tale non concorre alla determinazione della base imponibile. E’ un errore confondere i Buoni Locali con i buoni sconto commerciali. Questi ultimi permettono, nel caso il dettagliante accetti, che il consumatore finale paghi il prezzo di vendita del prodotto in parte in contanti ed in parte a mezzo di un buono sconto emesso dal produttore dello stesso, riducendo in questo modo la base imponibile IVA. Successivamente, nel caso il produttore del bene oggetto di transazione rimborsi l’importo indicato su detto buono, il dettagliante è obbligato ad includere il valore nominale di questo buono nella base imponibile. Ciò è chiaramente indicato nella normativa di armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri CEE relative alle imposte sulla cifra 47 di affari (Direttiva 77/388/CEE del 17 maggio 1977).Tale direttiva è molto chiara nell’indicare che ” … la base imponibile è costituita per le forniture di beni e le prestazioni di servizi: da tutto ciò che costituisce il corrispettivo versato o da versare al fornitore o al prestatore per tali operazioni da parte dell’acquirente, del destinatario o di un terzo … omissis . Non molto dissimile è il caso che il buono sconto emesso da una catena commerciale, in questo caso però la transazione avviene senza che colui che ha emesso il buono, possa recuperare il valore dello sconto offerto al cliente. Per quanto invece riguarda i Buoni Locali si deve fare riferimento all’accordo stipulato dal fornitore/prestatore al momento di associarsi al Circuito dei Buoni Locali della Solidarietà ChE Cammina come Accettatore. Con tale contratto il venditore/prestatore d’opera si impegna a riconoscere, a tutti i portatori di SCEC, un determinata riduzione di prezzo per i prodotti venduti, assumendosi anche l’obbligo di ritirare dal cliente Buoni Locali per lo stesso ammontare nominale della riduzione riconosciuta; L’accordo impegna il venditore/prestatore solo nei confronti dei portatori di Buoni Locali SCEC mentre lo lascia assolutamente libero di offrire o meno sconti e/o abbuoni agli altri clienti. E’ inoltre importante tenere presente che il contratto non garantisce affatto all’accettatore la possibilità di poter utilizzare i Buoni Locali ricevuti per ottenere a sua volta una riduzione di prezzo sui propri acquisti presso i suoi fornitori; quindi, per il venditore/prestatore d’opera, il valore economico intrinseco dei Buoni Locali ricevuti è assolutamente nullo! Peraltro i buoni sono sempre forniti a titolo gratuito e quindi in ogni caso il loro valore è nullo ed acquistano il titolo di ottenere una diminuzione di prezzo solo presso un fornitore che sia associato al circuito dei Buoni. Poiché alle condizioni contrattuali pattuite i Buoni Locali non rappresentano alcun valore per chi li accetta, non possono che non essere assoggettabili all’IVA. Nel caso in cui l’accettatore, al pari di qualunque altro portatore di Buoni Locali, trovasse un associato al circuito dei Buoni Locali in grado di fornirgli le merci da lui desiderate, ecco che potrebbe utilizzare gli SCEC in suo possesso per ottenere la fornitura dei prodotti desiderati. In tal caso, acquistando la merce ad un minor prezzo, all’atto della vendita ad un cliente privo di Buoni Locali otterrebbe un maggior margine sulla vendita, a cui corrisponderà una maggior quantità di IVA da versare. Quanto sopra descritto chiarisce il regime fiscale dei Buoni Locali tuttavia, anche se i Buoni Locali un giorno venissero considerati alla stregua di “crediti di denaro”, a norma del DPR 633 del 26 Ottobre 1972, comma 3, punto a) sarebbero ancora esenti IVA. Lo SCEC non rientra certo nella legge relativa ai concorsi e manifestazioni a premio, che espressamente esclude i Buoni da questo contesto, anche dalla nuova disciplina entrata in vigore il 12 aprile scorso (Nuovo Regolamento di operazioni pubblicitarie finalizzate a promuovere la conoscenza e la vendita di determinati prodotti o servizi), introdotta dal DPR 430/2001. Se vediamo la cosa come un circuito dove i Buoni ricordano a chi li riceve che il portatore ha diritto ad un prezzo di favore, contrattualmente in quanto iscritto all’associazione e fiduciariamente se non iscritto, la cosa appare in tutta la sua semplicità. Il fatto di circolare non deve trarre in inganno perché ogni transazione il Buono conclude la sua funzione e la riprende nel momento che viene presentato nuovamente. Per chiarire meglio, se il buono fosse una moneta come il Regio (moneta complementare tedesca che permette di acquistare beni totalmente con quella moneta) avremmo un risultato diverso in quanto lo scontrino o la fatturazione sarebbe sull’intero, mentre lo SCEC non essendo tecnicamente una moneta, ma un titolo per ottenere una riduzione del prezzo, si comporta come una liberalità esercitata dal creditore nei confronti del debitore e pertanto non viene computata ai fini dell’imponibile fiscale, come la definizione di abbuono in Wikipedia riporta: 48 L’abbuono è una riduzione concessa su una somma da pagare, che puo arrivare fino alla totale rinuncia della riscossione da parte del creditore. Quindi un atto di liberalità tra creditore (commerciante, produttore ecc.) e debitore (acquirente). In effetti il buono rappresenta il titolo ad avere una riduzione di prezzo,che avviene contrattualmente fra gli iscritti all’associazione emittente e in maniera fiduciaria per i non iscritti. Il buono infatti è un atto liberale di mutuo soccorso in capo al portatore del buono che ne è anche il proprietario. Nessuna ombra sulla sua esenzione dalla base imponibile in quanto la sesta direttiva comunitaria all’art. 11, parte A, elenca rispettivamente ai suoi nn. 2 e 3 gli elementi da includere nella base imponibile e quelli da escludere. L’art. 11, parte A, n. 3, lett. b), dispone che non sono da includere nella base imponibile «i ribassi e le riduzioni di prezzo concessi all’acquirente o al destinatario della prestazione e acquisiti al momento in cui si compie l’operazione». Qui non si parla di sconti o altro, ma solo di riduzione di prezzo in cui il nostro Buono Locale si inserisce perfettamente e a pieno titolo. In definitiva, la questione è molto semplice : il nostro caso è di “abbuono commerciale” per cui ” sono rilevati come gli abbuoni o i resi, ma non dovranno apparire autonomamente in bilancio bensì imputati in diminuzione dei ricavi.” Per quanto riguarda gli sconti finanziari, questi hanno una natura completamente diversa dall’abbuono dato dallo SCEC. Per il legislatore “In sede di bilancio, gli sconti passivi finanziari non sono imputati in diminuzione dei ricavi in quanto non costituiscono rettifiche negative degli stessi”; anche in partita doppia vanno tra i costi (infatti vedi la voce “sconti passivi” a sinistra nell’esempio in partita doppia). Sono quindi un aumento di costi, non una diminuzione di ricavi. Nel caso di un acquisto con gli SCEC la fattura generata è uguale a quella riportata qui sotto: 1000-20% = 800 di imponibile . Causale S/Conto Cli/For Descrizione Imponibile %IN RIva Contr. Importo Dare Importo Avere —————————————————————————————————— —- Numero Reg. 1 Del 23-01-08 —– Numero Doc. 1 Del 23-01-08 —– Prot. 001 EMISSIONE FATTURA 0104001 0000165 ARGORO’ SNC 960,00 0401001 MERCI C/VENDITA 800,00 0202001 200 IVA 20% 800,00 160,00 —————————————————————————TOTALI DI STAMPA 960,00 - 960,00 Se poi DOPO al clienti effettua un ulteriore sconto (le ragioni possono essere diverse) questo ha natura finanziaria, non natura commerciale: la vendita è stata effettuata e quindi non c’è variazione su questa. Questo ulteriore sconto aumenterà i costi, non diminuirà i ricavi. —- Numero Reg. 2 Del 23-01-08 —– Numero Doc. Del - - —– Prot. —————————— SCONTO PER PAGAMENTO 100 0303001 ABBUONI E RIBASSI PASSIVI 60,00 0104001 0000165 ARGORO’ SNC 60,00 ——————————————————————————— TOTALI DI STAMPA 60,00 - 60,00 Il cliente paga solo 900,00 euro. 49 La casistica contabilità. del nostro Buono è semplice e lineare anche a livello di 50 51 Proposta di adozione dello strumento dei Buoni Locali di Solidarietà per gli Enti Locali Premessa: l'introduzione del Buono locale come possibilità di reazione alle conseguenze negative della globalizzazione economica e per il rilancio delle economie locali Egregi Signori, recentemente si sente sempre più parlare della perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie italiane. Vari organismi hanno quantificato un aumento di spesa di circa 1.400 euro per il 2008 a causa dei recenti rincari: petrolio, alimentari, spese bancarie, etc.; di contro abbiamo la piccola e media impresa che vede ridursi le quote di mercato a causa degli effetti di una impari concorrenza con i paesi asiatici. L’introduzione di Buoni Locali di Solidarietà e dei progetti aziendali ad essi collegati, si propone di alleviare – almeno in parte - le conseguenze economico-sociali aumentando il potere di acquisto delle famiglie e creando mercato alle imprese di produzione e commercio. Per contrastare gli effetti negativi della perdita di sovranità nazionale nella scelta delle politiche monetarie necessarie allo sviluppo locale, in Germania, ad esempio, da tempo sono stati introdotti decine di buoni locali aderenti al circuito REGIO (1). Iniziative analoghe sono attualmente in corso in tutta Europa: Belgio, Danimarca, Francia – la cui iniziativa SOL è finanziata dalla UE per 1,28 milioni di Euro (2) – Olanda, Polonia, Portogallo, Spagna, Svezia, Gran Bretagna. In Italia sono già attive: la Sicilia, la Calabria, la Campania, il Lazio, l’Umbria, La Toscana, il Veneto e ci sono gruppi che lavorano per far partire quanto prima il progetto in Liguria, Piemonte, Trentino AA e Friuli VG, che aderiscono al circuito ArcipelagoSCEC (3). Il circuito dei Buoni Locali si predispone a far partire altre dieci iniziative in altrettante città entro l’anno in corso. Il Buono Locale SCEC è: - di proprietà del portatore; - viene distribuito gratuitamente ai cittadini e alle imprese aderenti al sistema; - permette al portatore dei risparmi (minimo 10%) a seconda delle condizioni applicate dagli aderenti al circuito. La proposta è quella: - di patrocinare la diffusione del progetto di rilancio delle economie locali legato ai Buoni Locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina). - di aderire al circuito nazionale ArcipelagoSCEC. Si chiede pertanto l’approvazione dei seguenti punti: - Il Consiglio Comunale di _______________________ decide di promuovere l’adozione dei Buoni Locali SCEC che aderiranno al circuito nazionale ArcipelagoSCEC accettandone il regolamento operativo al fine di poter operare scambi delle eccedenze produttive del territorio tra le varie realtà italiane; - I BLS emessi dall’Associazione saranno immediatamente disponibili per la realizzazione delle politiche sociali ritenute opportune, nella quantità decisa di comune accordo e in conformità con il regolamento dell’Associazione. - Al fine dell'attuazione del progetto dei Buoni Locali SCEC per rivitalizzare l’economia locale, il Comune ha facoltà di dotarsi, per le problematiche legate all’attuazione del progetto, di un nucleo tecnico, eventualmente anche con professionalità complementari, avente funzioni consultive messo a disposizione dall’associazione (4) 52 - Per la realizzazione del progetto di cui sopra, per il territorio di pertinenza del Comune, si stanzia la cifra di euro ______________(______________________________________) per l’anno _______. Note: 1) Lista dei 61 buoni locali tedeschi aderenti al circuito REGIO: http://tinyurl.com/3x5zzn 2) Vedi: http://www.sel-terre.info/article.php3?id_article=134 3) Vedi il sito dell’Arcipelago SCEC: http://www.arcipelagoscec.net/ 4) Lista delle attività svolte dalle professionalità sul territorio : - - Raccolta informazioni sull'economia locale ed elaborazione dati sull'iniziativa Contatti e raccordi con le attività imprenditoriali per la creazione di mercato, agevolato dai Buoni Locali, per i vari settori Studio sull'applicazione dei progetti al territorio per lo sviluppo dell'economia locale Incontri e convegni informativi con gli imprenditori per la diffusione del progetto Consulenza agli imprenditori (agricoli e non) per l’attuazione di attività che creino qualità dei prodotti e abbiano un impatto positivo sui redditi. Interdisciplinarietà tra i settori economici delle varie zone limitrofe, ma mancanti nel Comune Ottimizzazione dei trasporti e della logistica delle merci del circuito locale ed inter regionale aderente al circuito Arcipelago tramite l’adozione di un brevetto a disposizione dell’Associazione Sviluppo di circuiti di qualità alimentare e rete del turismo anche inter regionale in Buoni Locali (ristorazione, agriturismo ecc.) Valorizzazione dell’artigianato locale e altre prodotti di eccellenza attraverso la piattaforma informatica di scambio Assistenza alle aziende senza competenze informatiche per il circuito Buoni Locali Interagire con le eventuali associazioni di categoria che vogliono collaborare al progetto Cosa può fare il Comune nell’ambito della realizzazione del progetto : - - Agevolare lo sviluppo di piccoli centri di commercio locale, magari reperendo i locali nel patrimonio immobiliare comunale Agevolare il disbrigo di tutte le attività burocratiche legate a queste attività (Farmer market, supermercati locali ecc.) Aprire uno sportello dedicato al progetto Sostenere l’iniziativa con campagne informative sul progetto per i cittadini e per le imprese sostenere il reale lancio dei Centri commerciali naturali grazie ai Buoni Locali ed ai progetti collegati Supporto alle famiglie meno agiate e agli immigrati tramite i Buoni locali, favorendo l’integrazione e contrastando la delinquenza grazie alla migliorata situazione economica e il contatto personale creato dal Buono Locale. Agevolare la raccolta differenziata con incentivi in Buoni Locali Consorziarsi con Comuni limitrofi per potenziare l’iniziativa Interagire con le eventuali associazioni di categoria Eventuale tassazione agevolata per le imprese che mettono un’attività nel territorio comunale aderente al circuito Arcipelago SCEC Recepire percentuale dei tributi locali direttamente in Buoni Locali 53 54 55 56