I BUONI LOCALI
SC EC
La Solidarietà ChE Cammina
Rivitalizzare le economie locali grazie
all’utilizzo di un sistema econometrico in rete,
di grande utilità per il cittadino e le PMI
ARCIPELAGO SCEC
Numero registrazione 3/10445 (Ag. Entrate Roma), Cod. Fisc.97508540586
Sede legale Via Marcantonio Odescalchi n. 3, 00152 ROMA - fax 06 62276144
INDICE
Premessa ……………………………………………………………………………….. pag. 3
Arcipelago SCEC: linee guida…………………………………………………………. pag. 4
Quadro economico: semplici considerazioni fondamentali………………………………pag. 7
Piani aziendali:
a) Il Sapore del cuore ………………………………………………………………... pag. 12
b) Filiere produttive in rete……………………………………………………………pag. 20
Piattaforma telematica di ArcipelagoSCEC…….………………………………………. pag. 30
Regolamento Operativo Arcipelago SCEC………………………………………………pag. 41
Domande frequenti – note tecniche……………………………………………………....pag. 45
Fisco e SCEC – esempi grafici…………………………………………………………...pag. 48
Vantaggi per gli associati…………………………………………………………………pag. 53
Proposta di adozione dello SCEC per Enti locali……………..………………………….pag. 54
Rassegna stampa………………………………………………………………………….pag. 55
2
"Non cambierai mai le cose combattendo la realtà
esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello
nuovo che rende la realtà obsoleta" - Buckminster
Fuller
"L'economia dovrebbe esistere solo per garantire a
tutte le persone ciò di cui hanno bisogno" –
Manitonquat
La domanda ricorrente che ci pongono, quando presentiamo il progetto è la seguente: “…Voi di
Arcipelago SCEC che cosa ci guadagnate da quest’operazione?” la risposta è NULLA (con gli Euro)!
Ma con gli SCEC si ottengono diversi benefici…
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Una buono locale libero dal debito e da interessi
Una buono locale libero da speculazione
Un sistema econometrico che riporta la convenienza della solidarietà tra le persone
Un sistema econometrico che non costringe l’imprenditore a rubare quote di mercato ai suoi
colleghi per ripagare l’interesse sul debito.
Un sistema econometrico innovativo che rende obsoleto il sistema economico “tradizionale”
vecchio ormai di oltre 300 anni.
Un sistema econometrico attento al progresso dell’umanità in armonia con la natura
Un sistema econometrico open source, fatto dalla gente, per la gente… per garantire a tutti
quello di cui hanno bisogno!
ArcipelagoSCEC e le sue “Isole”
E-mail: [email protected]
3
I Buoni Locali di Solidarietà
Progetto Arcipelago SCEC
I Buoni Locali di Solidarietà SCEC (Soldarietà ChE Cammina) nascono dall’esperienza e dallo studio
di oltre 4.000 esempi di monete complementari presenti in tutto il mondo, compreso il circuito WIR
svizzero, il Regio tedesco, la rete Bartercard internazionale, i Buoni giapponesi ed altri. La
situazione economica, a causa dell’esasperato aumento del debito delle famiglie e delle imprese e
della esagerata creazione monetaria ex nihilo, oltre al progressivo impoverimento delle economie
locali a causa della globalizzazione, ha determinato la necessità di attivare un’esperienza del genere
anche in Italia.
Obiettivo è quello di mantenere nel territorio la ricchezza attraverso due strumenti:
•
Il Buono Locale di Solidarietà che aumenta il potere di acquisto delle famiglie e agevola
l’economia locale circolando in un territorio limitato a fianco dell’euro come percentuale di
prezzo (es. 10-20%)
•
L’attuazione di progetti aziendali per rivitalizzare il settore agroalimentare1, oggi a rischio di
collasso e le produzioni locali e artigianali2 che rischiano anch’esse di scomparire.
Collaborazione tra imprese, riduzione delle filiere produttive, creazione di economie di scala
e gruppi di acquisto per settori merceologici per aumentare il potere contrattuale con i
fornitori, sono elementi che aiuteranno il prodotto locale a competere con i prodotti di
importazione in termini di prezzo e qualità.
1) Il Buono Locale è uno strumento che ha un rapporto di parità con l’euro (1:1), non è
convertibile in euro, è gratuito e viene distribuito con criteri univoci e trasparenti, uguali in tutte le
zone d’Italia che aderiscono al progetto Arcipelago SCEC.
Il Buono Locale è una percentuale di prezzo pagata (minimo 10%) sul prezzo di un bene e può
essere riutilizzato dal commerciante all’interno delle imprese, professionisti, produttori ecc. che
aderiscono al circuito in tutta Italia.
Il Buono Locale essendo distribuito gratuitamente non crea debito come accade per la creazione
monetaria cartacea e elettronica. Ancora al territorio tutto l’importo (anche quello pagato in euro) e
circolando nel circuito locale consente di aumentare e reinvestire questa ricchezza nel territorio.
Il Buono Locale aumenta il potere di acquisto delle famiglie per la percentuale di Buoni
accettata (il pensionato con 500 euro avrà un potere si acquisto maggiorato di 100 euro nel caso la
percentuale media accettata sia del 20%)
Fiscalmente il Buono Locale è assimilabile ad un abbuono3 e come tale non concorre alla
determinazione della base imponibile. Essendo solo una piccola percentuale del prezzo pagato in
euro non si corre nemmeno il rischio di creare inflazione, poiché i Buoni acquisiscono valore insieme
all’euro e non ne sono indipendenti.
Il progetto Arcipelago SCEC prevede che ogni isola che adotta i buoni possa scambiare con le
altre le eccedenze produttive e i flussi turistici, ogni isola infatti potrà pagare nella percentuale
accettata con i Buoni che circolano nella propria zona (i Buoni avranno una faccia comune nazionale
e una locale anche regionale). Ogni isola sarà garante nei confronti delle altre della qualità dei
prodotti e dei servizi scambiati, ad esempio di un prodotto agroalimentare o di un servizio di
ristorazione e alberghiero, insomma una sorta di certificazione di qualità spontanea e veritiera.
1
http://www.arcipelagotoscana.org/index.php/piani-aziendali-agricoltura-in-buoni/
http://www.arcipelagotoscana.org/index.php/piani-aziendali-pmi-in-rete/
3
http://it.wikipedia.org/wiki/Abbuono
2
4
2) Le imprese che producono beni e artigianato hanno il problema della visibilità delle proprie
merci e la creazione di mercato. In questo caso la riduzione delle filiere e la razionalizzazione dei
processi di produzione e vendita portano ad offrire un prezzo concorrenziale aumentato dall’utilizzo
del Buono e quindi concorrerà a richiamare consumatori distogliendoli dal prodotto di importazione.
L’interazione con la piccola distribuzione permetterà ai produttori locali di ottenere anche visibilità e
mercato per la propria produzione.
La creazione di piccoli supermercati locali dove i produttori potranno far confluire i loro spacci
aziendali e dove i produttori agroalimentari potranno vendere direttamente concorrerà a migliorare
l’offerta. Nell’agroalimentare la qualità sarà un processo naturale visto che la vendita dei prodotti
avverrà nel territorio e quindi le aziende dovranno essere aperte ad essere visitate dai consumatori.
Da sottolineare anche che, se i produttori, soprattutto agricoli, ricevono una giusta remunerazione
del proprio lavoro si potrà richiedere in contropartita l’emersione del lavoro nero nei campi,
specialmente diffuso al sud.
Le imprese potranno beneficiare di una piattaforma on-line per i contatti diretti, la formazione di
gruppi di acquisto sia per settore che per singoli prodotti, la gestione professionale di ogni aspetto
che possa migliorare la logistica degli iscritti e altri servizi professionali, ma open source. Sarà al
tempo stesso il portale di accesso per gli utenti , dove troveranno tutte le possibilità di spesa dello
SCEC in beni e servizi ; integrato ad esso è in corso di sperimentazione un sistema per
l’ottimizzazione e l’abbattimento dei costi per le aziende di trasporto che offriranno i loro servizi in
Buoni ; viste le dinamiche del prezzo del petrolio è indispensabile agire anche su questo fronte.
Dal punto di vista sociale, la distribuzione dei Buoni Locali anche agli immigrati e come abbiamo
visto attraverso l’emersione dello sfruttamento, opera un’integrazione che fa scemare tensioni
sociali inevitabili. Aumentando il potere di acquisto delle famiglie e dei pensionati ha la funzione di
un ottimo ammortizzatore sociale. Si possono mettere in piedi anche forme di solidarietà fornendo
beni di prima necessità (ricavati dalle rimanenze dei punti vendita diretti e della piccola
distribuzione del circuito, come pane, pasta ortofrutta ecc.) alle famiglie meno abbienti. Allo stesso
modo sarà facile organizzare il servizio a domicilio della spesa agli anziani soli, organizzando magari
alla domenica pranzi e occasioni di ritrovo in strutture messe appositamente a disposizione dalle
amministrazioni locali.
Lo scopo e l’obiettivo dei Buoni Locali possiamo dire sia quello di far intravedere alle persone che li
usano che esiste la possibilità di un altro modo di relazionarci con il prossimo, facendo anche una
sana economia. Uno stimolo a non vedere l’altro come un nemico, ma come parte di una comunità
armonica. E’ un progetto fatto dalla gente per la gente e ha costi irrisori oltre ad essere
semplice e pratico.
Ricapitolando, l’insieme delle misure adottabili, cioè i due piani aziendali con l’ausilio della
piattaforma informatica e l’ottimizzazione dei trasporti con il collante dei Buoni, sono la risposta
immediata alle necessità di qualunque impresa, persona, territorio che voglia realmente uscire da
questo stallo, grazie a idee chiare e una prospettiva di medio periodo.
Il circuito è in continua evoluzione e attualmente le regioni attive sono:
la Sicilia, la Calabria, la Campania, il Lazio, l’Umbria, la Toscana, il Veneto, mentre ci sono gruppi di
lavoro che partiranno a breve in Piemonte, Liguria, Trentino AD, Friuli VG, Puglia e Marche
I Comuni di Trento, Scandale (KR) e di Castrovillari (CS) hanno deliberato l'adozione del progetto.
L’associazione Arcipelago SCEC è nata il 5 Aprile 2008 ad Ercolano (Na), sul Vesuvio.
Riferimenti utili:
www.arcipelagoscec.org
www.arcipelagotoscana.org
www.arcipelagolombardia.org
5
www.arcipelagocalabria.org
www.arcipelagoumbria.org
www.ecoroma.org
www.progettoreale.com
www.progettoscec.com
www.arcipelagoveneto.org
www.centrofondi.it
Queste pagine sono in continuo aggiornamento
ARCIPELAGOSCEC
ASSOCIAZIONE SENZA SCOPO DI LUCRO
6
QUADRO ECONOMICO
Alcune indicazioni da focalizzare bene:
I.
II.
III.
IV.
In USA, nel 1950, 1 dollaro di debito innescava 4 dollari di attività economica
Nel 2000, 1 dollaro preso a prestito rendeva solo 20 centesimi
Nel 2005, solo 10 centesimi.
Oggi, praticamente, più nulla, secondo i dati forniti da Paul Kasriel, direttore delle
ricerche economiche della Northern Trust. Gli interessi cumulati sul debito si
mangiano il profitto, e anche lo slancio produttivo occidentale. A quanto ammontano
questi debiti ?
Alcune cifre sul debito delle nazioni industrializzate:
I.
II.
III.
IV.
V.
Gli inglesi sono indebitati per il 162% del loro reddito e un 41,6 di debito pubblico
Gli americani sono indebitati per il 142% del loro reddito
I Giapponesi per il 136% con un debito pubblico al oltre il 150%
I tedeschi per il 109% e un debito pubblico al 66%
Gli italiani per il 49%, ma noi abbiamo un debito pubblico al 105%
Ma la produttività e i prezzi come sono influenzati dal debito?
DEBITO PRIVATO USA
Debito delle famiglie americane nel 2001:
Debito delle famiglie americane nel 2007:
Il PIL nello stesso periodo è cresciuto di:
29.000 miliardi di $
43.000 miliardi di $
1.500 miliardi di $
Ci sono voluti 14.000 miliardi di debito privato per far aumentare il PIL di 1.500 miliardi
All'aumentare della massa monetaria a debito la produttività NON aumenta, i prezzi esplodono. Se
ci aggiungete l’aumento dei debiti pubblici e delle aziende private la situazione è lampante, solo chi
non vuol vedere può continuare a far finta di niente. Nel grafico sotto la situazione in Gran
Bretagna, dove appare chiaro il sorpasso dei debiti sul reddito.
7
ESPORTAZIONI: L'IMPOSSIBILITA' DI PUNTARE ALLA
VENDITA FUORI AREA EURO
Per mantenere il nostro livello di esportazioni avremmo dovuto avere un cambio abbondantemente
oltre le 2000 lire ovvero da 2300 a 2700 lire, quindi un cambio svalutato. Per chi si ostina a seguire
la via che ogni giorno ci viene propagandata da giornali e televisioni, vale a dire competitività e
contenimento dei costi per esportare ha di fronte giorni miseri per motivi che ad oggi sono oramai
evidenti. La forza dell'euro spalanca le porte alla merce import mai conveniente quanto oggi, e
chiude le porte all'export. Lo svantaggio comparato ai paesi dell’area euro è forte, non parliamo
neanche del sud-est asiatico.
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ESPORTAZIONI: MOTIVI DI DIFFICOLTA’ DI VENDITA
ANCHE NELL’AREA EURO
I costi di produzione risentono anche del prezzo dell’energia, che in Italia è molto più elevato dei
concorrenti europei. Unito anche ad un costo del lavoro molto più alto, determina la difficoltà ad
esportare anche tra i paesi dell’unione europea. Senza contare di acqua, trasporti, banche…..
La fase di esplosione della piramide della moneta debito, divenuta evidente nell'agosto 2007, se non
affrontata con i giusti correttivi, travolgerà gran parte del sistema produttivo mondiale.
9
Il grafico sotto prende in considerazione la differenza tra la nostra produzione e la media europea.
Se fino al 1972 abbiamo avuto una produzione superiore rispetto alla media europea dell’8% e nel
decennio successivo addirittura quasi del 40% (!!!), dal 1982 la nostra economia non si è più
ripresa. Cosa è successo?
Il grafico sopra, collegato al precedente, fa vedere come il TUS fino al 1980 era contenuto sotto il
tasso di inflazione, mentre dopo il divorzio tra Tesoro e Banca d'Italia è stato sempre ampiamente
sopra ed ha contribuito molto pesantemente alla lievitazione del debito pubblico.
10
Con il decollare del debito pubblico crolla la competitività del Paese : vedete le due frecce, rosse e
nera, come vanno in direzioni opposte ? Il gravare degli interessi mangia anno dopo anno sempre
di più il sistema Italia. Tanto nel pubblico quanto nel privato.
Tutti questi problemi ( euro, petrolio, calo della qualità per rincorrere i margini...) hanno
un'unica soluzione : il mercato locale.
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IL SAPORE DEL CUORE
Progetto per la filiera agroalimentare
Il comparto agroalimentare sta attraversando un processo di trasformazione di lungo periodo che sta
portando alla lenta, ma continua riduzione delle quote di mercato.
La conseguenza è una serie di criticità quali:
•
l’innalzamento dell’età media degli imprenditori agricoli
•
una progressiva diminuzione dell’occupazione stabile a favore di quella temporanea
•
una mancanza di programmazione a medio lungo termine che porta molto spesso a fare le scelte
aziendali in funzione solo degli aiuti comunitari, nazionali e regionali
•
la prevalenza di produzioni non qualificate
•
la scarsa forza contrattuale dei produttori a scapito delle altre parti che compongono la filiera
produttiva (trasformazione e commercializzazione)
•
mancanza di diversificazione delle attività aziendali
A questi fattori dobbiamo aggiungere la riforma della PAC sempre meno accomodante ed intenzionata a
portare nel prossimo futuro le aziende a contare solo sulle loro forze e sul mercato (cfr.
http://www.informatoreagrario.it/ita/Riviste/Infoagri/Lia3206/pag15.asp)
La conseguenza di questo stato di cose, ad esempio per quanto riguarda la produzione di grano, è che nei
primi tre mesi del 2006 le importazioni di grano tenero sono aumentate del 2,6% (30.000 tonnellate)
mentre quelle di grano duro addirittura del 9,3% (217.000 tonnellate) e non sempre la qualità viene
salvaguardata come dimostra lo scandalo dello scorso anno sul grano contaminato proveniente dal
Canada che ha portato anche all’arresto di alcuni noti produttori di pasta
(http://digilander.libero.it/nerowolfe/testi%20sito/Grano_contaminato.htm)A livello globale le cose non
vanno certo meglio se una recente pubblicazione riporta che le stime sulla raccolta di grano per
quest’anno sono circa 61 milioni di tonnellate inferiori al fabbisogno mondiale e che per la settima volta
consecutiva saranno intaccate le scorte di sicurezza.
E’ anche vero che i prezzi pagati ai produttori molte volte permettono a mala pena la copertura dei costi:
sempre per rimanere nell’esempio del grano, circa vent’anni fa il prezzo pagato al produttore si aggirava
intorno alle 45.000 lire, pari a circa 23 euro, nel 1993 è sceso a circa 37-38mila lire (19 euro) e la discesa
è arrivata ai 13-16 euro attuali (sett.2006). Una riduzione quasi del 50% rispetto a venti anni fa mentre le
spese, per prima quella del gasolio, hanno subito aumenti impressionanti. Da considerare che il prezzo
del grano incide sul prodotto finito (pane) solo un 3-6% ed infinitamente meno su tutti gli altri prodotti
da forno mentre nel caso dell’ortofrutta i prezzi pagati al produttore sono, nel migliore dei casi, un
decimo dei prezzi che il consumatore paga al negozio o alla grande distribuzione.
Per evitare che la trasformazione in atto pregiudichi irrimedialmente il settore agroalimentare ed il
tessuto socio-economico a lui connesso, occorre che i produttori e gli enti locali necessariamente
pongano in atto contromisure volte all’incremento della redditività aziendale ed allo sviluppo del tessuto
economico locale.
Il progetto Il sapore del cuore si ripropone di rilanciare l’agricoltura e l’economia locale attraverso i
seguenti punti:
1. raggruppamento degli imprenditori agricoli in associazione per attuare un piano strategico
comune di medio termine a più ampio respiro che possa coinvolgere tutto il tessuto
economico locale, coordinati e assistiti da ArcipelagoSCEC
12
2. viene perseguita la qualità anche riconvertendo la produzione all’agricoltura integrata o
utilizzando metodi biologici ed aderendo ai vari consorzi di qualità
3. i produttori associati diventano parte attiva fino alla vendita dei prodotti accorciando in tal
modo la filiera produttiva in modo consistente che permette di ricevere un’equa retribuzione
per i propri prodotti e garantire al consumatore un prezzo ugale o addirittura inferiore a
quello della media-grande distribuzione
4. si aprono punti vendita e di ristoro nei comuni interessati col marchio Il sapore del cuore
5. nelle zone interessate, oltre alla moneta ufficiale, vengono utilizzati i Buoni della Solidarietà
ChE Cammina SCEC che circola solo a livello locale il cui scopo è quello di mantenere nel
territorio la ricchezza prodotta incentivando gli scambi tra consumatori, esercenti, artigiani e
professionisti locali.
6. Il Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di
rivitalizzazione dell’economie locali attraverso il finanziamento di campagne di
sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione all’uso privato ed aziendale di energie
rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo dal patrimonio
immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita4.
1 L’associazione tra produttori
L’associazione tra imprenditori agricoli risulta necessaria per arrivare alla massa critica utile a mettere in
moto il ciclo virtuoso dei benefici ricavabili dal presente progetto. L’unione fra aziende permette anche
di poter arrivare con maggior facilità ad una programmazione aziendale comune di medio-lungo periodo
il più possibile svincolata dal piano degli aiuti comunitari oltre alla possibiltà di attivare interessanti
economie di scala.5
(in Toscana ad esempio la nascita di queste associazioni è incentivata economicamente al punto 5.3.1.2.3
pag. 43 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013)
2 La qualità dei prodotti
Dopo i recenti fatti di cronaca sulla partita di grano contaminato dal Canada, le carni avariate
http://www.beppegrillo.it/2006/09/wurstel.html,
riso
cinese
con
ogm
http://www.greenplanet.net/Articolo16883.htmle la notizia che l’uso mondiale di pesticidi ha raggiunto i
2 kg. per ettaro contro gli 0,49 kg. del 1961 http://www.centrofondi.it/Articoli/pesticidi.htm , il mercato
esige sempre più un prodotto locale di qualità, sano e naturale come testimonia il consistente aumento
4
mentre i primi 5 punti sono indispensabili per ottenere dei risultati di rilievo, il punto 6 (intervento dei Comuni),
pur essendo importante per tutta la comunità locale, può essere attuato anche in un secondo momento o
tralasciato se le condizioni non lo permettono.
5
La tendenza della politica agricola mondiale è preoccupante e ha reso praticamente impossibile ad un piccolo
produttore agricolo (sotto i 100 ettari) di poter ottenere un reddito soddisfacente dal suo lavoro. Per evitare che
per mantenere la sua famiglia debba svolgere anche un altro lavoro è necessario ottenere tutti i vantaggi
economici derivanti dal lavoro agricolo arrivando a controllare le varie fasi fino alla vendita dei suoi prodotti.
Bisogna dire che in questo caso si deve fare uno sforzo per superare lo spiacevole ricordo delle passate e
fallimentari esperienze di associazionismo (cooperative, consorzi) che avevano solamente connotazioni
politiche e servivano solamente soddisfare esigenze clientelari. L’associazione di cui stiamo parlando in questo
progetto ha basi esclusivamente aziendali ed è strumentale all’incremento del reddito da lavoro agricolo.
L’associazione dei produttori è essenziale per operare importanti economie di scala (ad es. mulino, frantoio,
stoccaggio, trasformazione di prodotti) che permetteranno di contenere i costi e poter ridurre i prezzi finali al
consumatore che, ottenendo anche lui un vantaggio economico, potrà così sostenere la produzione locale di
qualità.
Al fine di non snaturare l'attività di produzione agricola degli imprenditori si rende necessaria un'altra figura che si
occupi di coordinare le attività non agricole dell'associazione dei produttori.
13
del
numero
di
persone
che
acquista
prodotti
biologici
http://www.coldiretti.it/docindex/cncd/informazioni/501_06.html e che annualmente passa le sue
vacanze in agriturismo. Una delle possibilità, ove naturalmente questo sia possibile, è di ritornare alle
antiche colture come ad es. il grano coltivato nei decenni passati nella zona e riscoprire antiche
lavorazioni come ad esempio il pane ottenuto da lievito madre.
i prodotti della filiera corta poi possono essere controllati direttamente dai consumatori che possono
visitare le aziende produttrici senza costose, quanto a volte inutili certificazioni di qualità ufficiali.6
3 – 4 Vendita e punti vendita
Il rafforzamento e l’accorciamento delle filiere agroalimentari sono il cardine di questo progetto perché
consentono alle aziende agricole di ottenere, oltre ad una giusta remunerazione della loro produzione,
anche un incremento ed una diversificazione del reddito nel caso decidessero di partecipare fino alla
vendita del prodotto finito. In questo senso va l’apertura, da parte dell’associazione, dei punti vendita
agroalimentari dove il consumatore può trovare il pane e tutti i prodotti da forno, l’ortofrutta, l’olio il
vino e le altre eventuali lavorazioni fatte in modo artigianale dalle aziende associate (passate, confetture,
lavorazioni casearie e carni).
Il produttore che non se la sentisse di partecipare a tutte le fasi della filiera, può decidere eventualmente
di limitarsi a fornire solo un appoggio “esterno” all’associazione conferendo solo la materia prima ed in
questo caso il suo apporto termina con il ricevimento di un “prezzo equo” (in parte pagato con gli
SCEC)
Tutte le altre fasi fino alla vendita verranno eseguite dall’associazione.7
Oltre ai punti vendita l’associazione può aprire anche dei punti di ristoro, con il marchio Il sapore del
cuore, come fiaschetterie, pizzerie utilizzando esclusivamente le materie prime e lavorazioni provenienti
dalle aziende aderenti o dall’associazione stessa e nel caso in cui questo non sia possibile verranno usati
prodotti di qualità analoga.8
E’ cosa importante che ogni nuovo cliente sia del punto vendita che del punto di ristoro venga
sensibilizzato al progetto con la consegna di un piccolo opuscolo dove saranno riportate le linee guida e
la filosofia dell’iniziativa oltre naturalmente alla descrizione delle aziende produttrici.9
6
tornare alla coltura del grano, oltre ad essere una mossa strategica utile per prevenire gli effetti della crisi di
produzione mondiale attualmente in atto, è essenziale per ricreare la filiera del pane, pasta, prodotti da forno,
pizza, da cui si ricavano i maggiori utili aziendali.
Essendo il circuito locale poi non è sempre necessario avere dei certificati di qualità ufficiali
7
la cosa importante è che con questa attività non si snaturi la natura produttiva delle aziende che nel caso di
gestione dei punti vendita, trasformazione, cultura ecc. si possono appoggiare e far coordinare da un'altra
associazione come ad esempio ArcipelagoSCEC associazione senza scopo di lucro che cura lo sviluppo delle
economie locali.
8
interessante a questo proposito creare una rete di questi punti vendita sotto il marchio Il Sapore del Cuore in
modo da diffondere una cultura diversa del prodotto agroalimentare e l'utilizzo dei Buoni della Solidarietà ChE
Cammina sviluppando così anche un concetto di economia più vicino alle persone.
9
Una corretta controinformazione al consumatore finale è determinante per contrastare gli effetti distruttivi di una
informazione "ufficiale" e pubblicitaria che ha “confuso” le abitudini alimentari di noi tutti e sconvolto la concezione
di stagionalità del prodotto. E’ per questo che l’associazione, ma anche gli Enti Locali si devono attivare per fare
campagne di corretta informazione alimentare.
14
L’accorciamento della filiera produce un vantaggio in termini di prezzo anche per l’utente finale che
potrà trovare in tutti i punti de Il sapore del cuore oltre a prodotti di qualità locale, anche prezzi inferiori
alla media di mercato.
In tutti i punti vendita e ristoro gestiti in prima persona dall’associazione (meglio se coordinati da un
altro soggetto come dicevamo sopra), tutto il personale impiegato avrà una parte della retribuzione
variabile commisurata all’andamento dell’attività in cui è occupato (nel caso di utilizzo degli SCEC la
parte variabile sarà corrisposta con questi Buoni). In accordo con i servizi sociali potranno essere
integrate nelle attività sia delle aziende che dell’associazione anche persone diversamente abili o con
altre problematiche e potrà essere attivato un servizio a domicilio per le persone con difficoltà motorie
(anziani, diversamente abili ecc.).
Parallelamente alla gestione diretta delle attività, ma solo nel caso della produzione dei prodotti da forno
e dei punti di ristoro, l’associazione può decidere di concedere l’uso del marchio Il sapore del cuore a
panifici, ristoranti, fiaschetterie, pizzerie che si impegnino ad adottare la filosofia del progetto e
utilizzare tutti i prodotti dell’associazione.
Per quanto riguarda l’apertura di un forno all’interno del punto vendita, questo potrà beneficiare delle
disposizioni contenute dal decreto legge 223 del 2006 (cd. Decreto Bersani)
(la regione Toscana sostiene gli investimenti fatti dalle aziende,anche associate, effettuati per la
lavorazione, trasformazione,, conservazione, confezionamento della loro produzione oltre a finanziare
l’allestimento di locali e l’acquisto diattrezzature destinate alla commercializzazione dei prodotti al
punto 5.3.1.2.3 pag. 43 del Programma di sviluppo rurale 2007-2013; da leggere con attenzione anche il
punto 5.3.3.1.2 pag. 92 sul sostegno e la creazione e lo sviluppo delle attività artigianali, commerciali e
turistiche)10
5 Buoni Locali
Una caratteristica dell’economia odierna globalizzata è quella di “drenare” la ricchezza prodotta
localmente per alimentare mercati lontani migliaia di chilometri. E’ il caso della grande distribuzione
che solo in minima parte acquista e vende prodotti locali e dell’industria che con la delocalizzazione
delle produzioni in paesi dove il costo del lavoro è molto più basso investe sempre meno nel mercato
domestico.
L’obiettivo è quello di invertire questo processo di progressivo impoverimento che rende la moneta un
bene sempre più “raro” ed insufficiente ad alimentare le economie locali.
Il successo di questo progetto si fonda sull’adozione di buoni della Solidarietà ChE Cammina che si
affiancano alla valuta ufficiale (euro) e vengano adottati ed accettati in tutti i punti vendita e di ristoro
che adottano il marchio oltre ovviamente al circuito nazionale dove questi Buoni sono accettati
(http://scecservice.org). Questi buoni, per la loro caratteristicha peculiare di facilitare gli scambi in un
ambito geografico ristretto, al contrario dell’euro che è considerato riserva di valore, hanno una velocità
di circolazione più elevata, ovvero con la stessa quantità di moneta vengono effettuati un maggior
numero di scambi con la conseguenza di apportare maggior ricchezza alla comunità che la adotta.
La cosa ideale sarebbe che oltre ai punti vendita e di ristoro de Il sapore del cuore venissero adottati per
piccoli pagamenti anche dagli altri commercianti, dagli artigiani, dai professionisti e perché no anche dal
Comune-i dell’area interessata. Ovviamente, come è facilmente intuibile, più si allarga il bacino di
utenza di questa moneta di scambio locale più alto è il numero degli scambi e maggiore è la ricchezza
che viene prodotta.
10
La scelta delle attività commerciali da intraprendere non sono casuali, ma dettate dall’alto ritorno economico
che queste possono dare.
15
Provando ad immaginare il percorso ideale di questa moneta possiamo vedere che l’imprenditore
agricolo viene pagato per la sua produzione (ad es. il grano) parte in euro (es.70-80%) e parte in moneta
di scambio locale (es.20-30%). Con gli euro pagherà tutto quello che non è reperibile in zona ovvero il
gasolio, le sementi (se non sono autoprodotte), i macchinari ecc. mentre con la moneta di scambio locale
pagherà una parte: della spesa alla panetteria (es. 20%), dell’onorario dell’idraulico (es. 20%), della
spesa nel negozio di abbigliamento (10-20%), del calzolaio (20%), del geometra (15-20%), della
babysitter (30%), del professore per le ripetizioni di matematica al figlio (20%), la multa comunale per
divieto di sosta e la sera quando porta fuori a cena la famiglia pagherà parte del conto del ristorante (2030%).
La percentuale di accettazione di questi Buoni varia in funzione della possibilità dell’esercente di pagare
a sua volta i propri fornitori in SCEC.
6 Il ruolo del Comune
In questo progetto il ruolo del Comune, o dei Comuni se la zona interessata è più ampia, è importante
per rilanciare l’agricoltura e l’economia locale. Innanzitutto, in virtù dei benefici che ne trarrà tutto il
territorio, può agevolare l’associazione dei produttori agricoli reperendo e mettendo a disposizione i
locali per l’esercizio delle attività e agevolando il disbrigo di tutte le attività burocratiche (come ha fatto
il comune di Montevarchi (Arezzo) per il progetto “Il Mercatale”).
(la regione Toscana incentiva i soggetti di diritto pubblico all’allestimento e l’avvio di nuovi mercati di
valorizzazione delle produzioni locali al punto 5.3.3.2.1 sottomisura b pag. 97 e seguenti del Programma
di sviluppo rurale 2007-2013)
Nel caso in cui la zona fornisse una quantità sufficiente di biomasse potrebbe intraprendere la strada
della costruzione di piccoli impianti per il teleriscaldamento o per la produzione di energia elettrica.
(opere finanziate dalla regione Toscana al punto 5.3.3.2.1 sottomisura c pag. 99 e seguenti del
Programma di sviluppo rurale 2007-2013 )
Al fine di migliorare la competitività delle imprese e la qualità di vita nelle aree rurali potrebbe sostenere
ed intraprendere progetti per la diffusione della banda larga nelle aree non ancora servite attraverso
l’utilizzo di tecnologie come il WiMax o il WiFi e attivare servizi in rete
(a tal proposito cfr. punto 5.3.3.2.1 sottomisura d pag. 99 e seguenti del Programma di sviluppo rurale
2007-2013 della regione Toscana)
Potrebbe incoraggiare anche economicamente l’associazione tra imprenditori agricoli ed il passaggio
all’agricoltura integrata o biologica.
Potrebbe sostenere l’associazione con campagne informative sul progetto
Potrebbe accettare come pagamento, in tutto o in parte, di alcune tasse comunali il Buono Locale
Potrebbe incentivare, anche economicamente, i privati e le aziende all’uso di energie alternative
(biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni con
installatori e ditte fornitrici del materiale in modo da sfruttare il peso contrattuale, magari promuovendo
anche dei gruppi di acquisto.
PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO
•
Aiuta il settore agroalimentare a fare una programmazione comune per il medio-lungo termine
uscendo dalla logica degli aiuti comunitari, statali, regionali e a diversificare le attività
•
Gli investimenti hanno un impegno economico limitato e danno i loro frutti molto velocemente
•
Si persegue la qualità dei prodotti tramite l’agricoltura integrata o biologica
•
Il produttore ottiene un “prezzo equo” dalla vendita della sua produzione
16
•
Dall’accorciamento della filiera il consumatore ottiene un prezzo inferiore a quelli di mercato ed
una qualità migliore dei prodotti
•
Insieme all’agricoltura si rivitalizza tutta l’economia locale e si aumenta la qualità della vita
•
Si recuperano la cultura ed i sapori locali
•
Si mette in moto un ciclo virtuoso che apre la strada ad altri progetti tesi al miglioramento della
qualità della vita
•
La struttura modulare del progetto consente la sua applicazione a più livelli ed ogni
soggetto interessato, pubblico o privato, può decidere il suo grado di coinvolgimento senza
per questo pregiudicare il successo dell’iniziativa
PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO
•
Per riuscire a mettere in moto tutte le potenzialità positive del progetto è necessario, almeno
inizialmente, un numero minimo di imprese e persone motivate
NOTIZIE UTILI
•
L’Italia importa grano dal Canada, Stati Uniti, Australia, Kazakistan
•
Nel 2006 nel mondo si produrranno 61 milioni di tonnellate in meno del fabbisogno mondiale e
per il 7° anno consecutivo verranno utilizzate le riserve strategiche
•
I consumi alimentari sono da anni in costante diminuzione
•
I prezzi dell’ortofrutta pagati al produttore sono da 10 a 20 volte inferiori a quelli che paga il
consumatore finale
•
al produttore un quintale di grano viene pagato 13-16 euro , un ettaro produce da 25 a 35 quintali
di grano e le spese si aggirano da 300 a 500 euro per ettaro per cui il ricavato ricopre a mala pena
le spese sostenute dall’imprenditore agricolo
•
se viene adottata la coltura biologica solo 1/3 della superficie può essere coltivata a grano per la
necessaria rotazione delle colture
•
100 kg di grano rende circa 80 Kg. di farina e 20 di crusca, da 80 kg. di farina si ottengono circa
100 kg. di pane per cui alla fine 100 kg. di grano=100 kg. di pane
•
il costo della farina varia da 34 euro a oltre 50 euro al quintale
•
il prezzo medio del pane al forno si aggira intorno ai 2-3 euro al kg. (2-300 euro al quintale
contro i 20-25 del grano)
17
La veste grafica dei Buoni Locali
18
FILIERE PRODUTTIVE IN RETE
Progetto per piccole e medie imprese per
lo sviluppo di aree locali in rete
Forza e debolezza dell’economia italiana è la frammentazione in piccolissima, piccola e media
entità della quasi totalità delle imprese. Il momento attuale vede una serie di criticità che stanno
divenendo ogni giorno più pesanti, se non insostenibili. Per le aziende di produzione vediamo :
1.Concorrenza dei paesi a basso costo di manodopera (specie sud-est asiatico) non sostenibile.
2.Mancanza di programmazione a medio e lungo termine.
3.Per le aziende export grandi difficoltà per la forza dell'euro.
4.Mancanza di risorse per ricerca e innovamento
5.Utilizzo, per abbattere i costi, di personale non specializzato con conseguente perdita di
qualifiche.
6.Diseconomie di scala dovute alla chiusura di aziende interne ai processi di lavorazione.
Il risultato si traduce in :
•Poli e distretti produttivi del comparto industriale vedono ridursi le quote di mercato in maniera
crescente e molto preoccupante.
•Delocalizzazione per massimizzare i margini con conseguente trasformazione da attività
produttiva in attività di import.
•Minore qualità e/o nessun controllo della merce importata.
•Licenziamento della forza lavoro o utilizzo di precariato e part-time.
Per quanto riguarda le aziende di distribuzione (sia all'ingrosso che al dettaglio) vediamo:
1.Concorrenza di prezzo (spietata) della grande distribuzione organizzata. (GDO)
2.Mancanza di risorse per marketing e pubblicità.
3.Offerta di servizi finanziari da parte della GDO non replicabili dai piccoli imprenditori (card con
pagamento rateale come stanno facendo, ad es. LIDL11 e COOP)
4.Mancanza di potere contrattuale contro fornitori di beni e servizi. Scarso peso politico (i
parcheggi ne sono un' esempio). La grande distribuzione organizzata agisce invece in senso
opposto12 :
Il risultato si traduce in :
•Margini troppo bassi (per chi sceglie la via della concorrenza) o prezzi troppo alti (per chi cerca
di scaricare sui prezzi le difficoltà).
•Liquidazioni periodiche per evitare immobilizzazioni e rimanenze.
•Poco magazzino per far fronte ai continui cambiamenti di mode e mercato.
•Espandersi del franchising in ogni settore.
•Riduzione al minimo del personale con licenziamenti o precarizzazione
In comune sia produzione che distribuzione sopportano anche :
1.Costi fissi molto al di sopra della media europea. (energia, trasporti, comunicazioni....)
2.Costi finanziari altrettanto alti.
3.Burocrazia pesante con servizi lenti e costosi.
4.Tassazione ormai a livelli insostenibili.
11
12
http://www.lidl-card.it
http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.html
19
Le aziende di servizi, in questo contesto, hanno il fiato corto e la prospettiva di dover prestare
servizi ad un numero sempre più esiguo di imprese (e che tagliano ogni tipo di costo). Le varie
associazioni di categoria dovrebbero pensare seriamente a chi daranno assistenza, in futuro, per
non trovarsi senza base associativa. Vista la situazione è molto facile che ogni finanziamento alle
aziende serva solo a dare respiro momentaneo al sistema, visto che la liquidità creata verrà
utilizzata per import, de-localizzazione, operazioni di immagine; dove si pensa che il ritorno in
termini di utili sia più consistente e immediato. Come ribaltare questa prospettiva?
Oltre a fattori difficili da contrastare ci sono molti altri componenti che invece possono e devono
venire
superati,
anche
perchè
sono
le
uniche
problematiche
dove
la
volontà
personale
dell'imprenditore può incidere, mentre non ha nessun potere, ad esempio, sul prezzo del petrolio o
trova un muro di gomma nella burocrazia. Vediamo nel dettaglio senza distinzione fra produzione e
distribuzione dove possiamo intervenire con profitto:
1.Mancanza di programmazione e strategia di settore, comparto, filiera verticale.
2.Mancanza di marketing, pubblicità e informazione culturale su prodotti locali.
3.Acquisti polverizzati nella piccola distribuzione, con costi di acquisto non concorrenziali.
4.Mancanza di potere contrattuale in campo finanziario.
5.Bassa informatizzazione.
6.Crescita dell'invenduto
Tutte queste criticità si traducono in:
13
segno meno nelle vendite senza distinzione di settore o posizione
difficoltà crescenti di carattere finanziario che acutizzeranno i problemi
14
:
15
problemi crescenti di carattere economico con la restrizione del credito in atto
Alla luce di quanto sopra esposto le linee guida di ogni progetto aziendale passa attraverso punti
obbligati ed altri vivamente consigliati per rendere perfomanti le soluzioni proposte.
1.Creare un gruppo di azione di consulenza aziendale che metta in contatto verticalmente ed
orizzontalmente le imprese. Una struttura leggera che interagisca (nel caso siano propositive)
anche con CNA, Confcommercio ecc. e per creare la spina dorsale e perseguire il disegno finale.
Questo anche in prospettiva del terzo punto
2.Aprire show-room di prodotti del territorio locale direttamente dei produttori, IN
COLLABORAZIONE con la piccola distribuzione, come i Centri Commerciali Naturali, al
fine di incentivare al massimo le connessioni economiche di tipo verticale (filiera) ed
orizzontale (settore di attività).
3.Legare il territorio con un Buono locale, che affianchi la valuta ufficiale e unisca tutte queste
forze PER CONVENIENZA. In questo modo si cementa la auto-sostenibilità delle filiere con un
meccanismo autonomo senza più dipendere dall'ausilio esterno, connettendo consumatori,
esercenti, professionisti, artigiani.
13
http://www.nove.firenze.it/vediarticolo.asp?id=a7.07.26.14.08
http://it.biz.yahoo.com/31102007/2/risparmio-draghi-famiglie-arrancano-rischio-mut.html
15
http://it.biz.yahoo.com/28102007/92/liberta-individuale-come-impegno-sociale-liberta-positive-negative.html
http://it.biz.yahoo.com/30102007/58-65/subprime-meta-imprese-italia-colpite-restrizioni-credito-csc.html
14
20
4.Connettersi con le varie zone italiane che utilizzano i Buoni locali, in modo da scambiare le
eccedenze produttive, le produzioni di eccellenza, i beni primari non reperibili in zona nonché
organizzare flussi turistici.
5.Perseguire obiettivi di qualità e di forte caratterizzazione commerciale (marchio locale).
Fare marketing territoriale a 360 gradi, non solo per settore specifico con grande opera di
informazione culturale associata all’attività economica svolta.
6.Il Comune o i Comuni dove hanno sede le aziende associate, possono aiutare il processo di
ri-vitalizzazione delle economie locali attraverso il finanziamento di campagne di
sensibilizzazione sul progetto, di incentivazione all’uso privato ed aziendale di energie
rinnovabili, agevolando l’iter di tutte le pratiche burocratiche e reperendo dal patrimonio
immobiliare pubblico e mettendo a disposizione locali idonei all’apertura dei punti vendita.
La ricchezza prodotta deve rimanere e circolare nel sistema locale, ed evitare che venga dispersa
all'estero. E' basilare notare come dalla fine degli anni '80 la GDO ha iniziato a tagliare i fili che
univano
produzione-distribuzione
all'ingrosso-distribuzione
al
dettaglio,
che
assicurava
la
circolazione della moneta all'interno del circuito nazionale.
La merce import, da loro organizzata e distribuita, ha spazzato o sta spazzando via tutta la filiera di
molti settori, dalla produzione alla distribuzione ingrosso-dettaglio. Quindi la soluzione dei problemi
passa senza mezzi termini dalla ricostruzione delle filiere in maniera organizzata, non ci sono
ricette miracolose o idee geniali che risolvano i problemi senza affrontare il nodo centrale che è
questo.
Non per niente il successo della grande distribuzione organizzata è ricostruire la “filiera” e
organizzare il “gruppo di acquisto” al suo interno16
La sola consapevolezza di questo passaggio non serve : vediamo che tanti progetti di rilancio
locale, se solo di facciata spesso per raccogliere finanziamenti pubblici..), non hanno altro risultato
che quello di togliere fiducia circa la possibilità di rendere economicamente convenienti queste
iniziative.
Come rendere le piccole imprese competitive sul mercato oggi,
con
l’obiettivo della
auto-sostenibilità ?
Da un recente articolo apparso sull'Herald Tribune , si apprende di una interessante iniziativa che
sta per essere lanciata dalla catena americana di grandi magazzini a basso costo Wal-Mart.
La
società ha deciso di ampliare i servizi finanziari che già sta offrendo in 225 negozi, estendendoli
almeno a mille negozi.
A chi utilizza questi servizi, la Wal-Mart verserà 200 "Wal-Mart dollari" che saranno spendibili
all'interno della catena dei suoi negozi. In questo modo aumenta il potere d'acquisto dei suoi clienti
e promuove l'uso e la rapida diffusione della sua nuova valuta. Con l'apertura di 875 nuove filiali
16
http://www.gdonews.it/2007/10/adesso-ufficial.html
21
che accetteranno questa nuova valuta, entro il 2008 la Wal-Mart
raggiungerà una capillarità di
sportelli simile a quella della Citibank.
In Cina sono ormai 200 milioni gli utenti che usano una moneta virtuale chiamata QQ
emessa dalla società Tencent. I sistemi di scambio come i Buoni locali sono semplici da usare e
aiuteranno imprese e privati a superare questo periodo di estrema difficoltà. Utilizziamo questi
metodi per ridare potere di acquisto a famiglie, piccole imprese, pensionati e chi altro; se gli stessi
metodi di Wal- Mart iniziano ad utilizzarli qui, nella grande distribuzione (e forse è solo questione di
tempo…), per le comunità locali saranno giorni molto, molto duri.
Quindi è arrivato il momento di muoversi senza esitare.
•
Gruppo di consulenza aziendale : collaborazione con l’associazione di emissione
Avere una piccola struttura, un gruppo di lavoro formato sulle problematiche monetarie è il primo
passo.
Questa collabora con l’associazione di emissione dei Buoni locali , ed assolve a
questo
compito in un'ottica diversa rispetto alle associazioni di categoria oggi presenti.
Questo gruppo coordina l'apertura dello show-room locale, il quale assolve alla funzione di LUOGO
DI INCONTRO E DIALOGO, dove le attività omogenee e similari possono concordare nel tempo
una strategia globale, adattarla ai cambiamenti in atto, o dove si aggregano i gruppi di domanda
(ad esempio i GAS) e di offerta pagabili in Buoni locali. Le associazioni di categoria, se propositive,
possono esserne parte attiva. Naturalmente ogni forma di collaborazione con esse è ben accetta.
La formazione in materia monetaria è basilare così come lo spirito di lavoro di gruppo anche con le
altre esperienze di rete, come avviene tra le località aderenti ad Arcipelago.
•
Creare mercato per le aziende : sbocco della produzione alla vendita diretta
Lo show-room, snodo locale coordinato con la piccola distribuzione
Si legge dovunque la necessità di organizzare i produttori e mandarli alla vendita diretta. Questo è
fattibile sia come associazione di produttori che come singole entità in un’unica struttura.
Cambiano le modalità operative ma non la sostanza.
Si procede con l'apertura di SHOW-ROOM di produttori/prodotti locali collegati ai Centri
Commerciali Naturali, dove coordinare gli attori della filiera.
Il tutto da costruire intorno alla pietra angolare dell’agricoltura : il comparto alimentare (la base per
i Buoni locali) è il primo passo per dare forza e credibilità all’intero progetto: Il Sapore del cuore
è davvero il cuore di tutto il resto17.
In questi punti vendita agroalimentari il consumatore può trovare il pane e tutti i prodotti da forno,
l’ortofrutta, l’olio il vino e le altre eventuali lavorazioni fatte in modo artigianale dalle aziende
17
http://www.centrofondi.it/articoli/sapore_cuore_progetto.htm
22
associate (passate, confetture, lavorazioni casearie e carni), oltre a punti di ristoro, fiaschetterie,
pizzerie.
Queste attività catalizzeranno la potenziale clientela per il resto delle attività svolte all'interno dello
show-room. E' in questa sede che si organizza e garantisce lo sbocco alla vendita della produzione
locale; è necessario concentrare le energie per farlo funzionare al meglio. Non per niente il
successo della GDO parte dalla cura maniacale del punto vendita.
Per effettuare quella sostituzione di merce di importazione con prodotti locali, dobbiamo
assolutamente accompagnare il prodotto locale nelle case della gente dandogli un’alternativa valida
in termini di prezzo e qualità. In questo caso il ruolo dei grossisti rimasti in piedi può diventare
basilare. Conoscono il mercato, possono organizzare la produzione e al tempo stesso incanalarla nei
punti vendita da loro selezionati e sensibili all'iniziativa, nella veste di consulenti/coordinatori e non
più di grossisti, attuando così l'accorciamento della filiera.
Il rischio per i produttori è quasi nullo; devono solo far confluire una parte di produzione
direttamente alla vendita, senza stravolgere il proprio business, all’interno della loro normale
attività.
L’unione fra aziende permette anche di poter arrivare con maggior facilità ad una
programmazione aziendale comune di medio-lungo periodo il più possibile svincolata da
finanziamenti esterni, oltre alla possibilità di attivare interessanti economie di scala.
Possono in questo modo trovare sbocco quelle scorte di magazzino che si stanno inesorabilmente
accumulando in attesa (purtroppo) di uno smercio in frenata continua.
Queste condizioni consentirebbero una partenza veloce e potrebbe scongiurare il rischio di chiusure
e licenziamenti.
Spostare gli spacci aziendali da zone remote in show-room organizzati, attivare una rete
artigianale (calzolai, sarti, tappezzieri ecc.) se possibile all’interno creando così ulteriore attrazione
(come stanno cercando di fare le Coop) , altrimenti nelle vicinanze o comunque in stretto contatto e
collaborazione è un ottimo coadiuvante.
Il produttore che non se la sentisse di partecipare a tutte le fasi della filiera, può decidere
eventualmente di limitarsi a fornire solo un appoggio “esterno” all’associazione agendo da fornitore,
ed in questo caso il suo apporto termina con il ricevimento di un “prezzo equo” (in parte pagato con
Buoni locali). Tutte le fasi di vendita verranno eseguite dall’associazione.
In molti settori assistiamo al fenomeno crescente delle “due velocità”, vale a dire al produttore che
vende a caro prezzo ove possibile per fare utili alti atti a compensare la vendita sottocosto del resto
del prodotto alla GDO. Ciò è deleterio anche nei confronti del prodotto italiano stesso, tacciato di
alto prezzo per il solo fatto di essere prodotto in Italia, mentre spesso il problema è semplicemente
la distribuzione.
Prezzo equo, sicurezza di smercio e pagamenti brevi dovranno essere perseguiti come
obiettivo primario.
23
Le spese di gestione dello show-room possono essere abbassate notevolmente grazie all’uso di
energie alternative (biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico)
attraverso convenzioni con installatori e ditte fornitrici del materiale, che possono avere punti
vendita nello show-room stesso, e grazie ai Comuni (vedi punto 6).
Dentro ogni show-room e nel Comune , si prevede l'apertura di uno Sportello multifunzione
informativo sul progetto e sulle aziende che partecipano al progetto comprese nuove tecnologie,
energie alternative, artigianato, possibilità turistiche fuori regione e scambi interregionali attraverso
la rete nazionale dei Buoni Locali Arcipelago.
Il ruolo della piccola distribuzione alla luce della filiera corta
Il rapporto sul commercio in Toscana 2006 (solo un’ esempio, ma vale per tutti) parla chiaro: la
piccola distribuzione è con l’acqua alla gola e non da segni di risveglio; non fa lo scatto in avanti
culturalmente e consapevolmente verso forme associative in grado di contrastare la GDO.
Risultato? Segno meno nelle vendite da molto tempo, e se ci aggiungiamo l’inflazione reale il
quadro è desolante. E oggi è in netta crescita la percentuale del credito al consumo, valutata
dall'Abi intorno al 17,5% pari a 93,8 miliardi di euro, mentre il credito fondiario è cresciuto del 10,8
per cento raggiungendo i 289,8 miliardi; altro dato allarmante arriva dalla constatazione che il
rapporto tra l'indebitamento e il reddito delle famiglie italiane è passato dal 48% al 75%, con un
terribile aumento del ricorso al credito al consumo e ai mutui18
Inoltre franchising e negozi mono-marca si stanno diffondendo sempre di più grazie all’ausilio e allo
strapotere finanziario della casa madre, togliendo spazio vitale ai prodotti non griffati e locali. Per
non parlare degli outlet di griffes (associati e in perfetta sintonia), che stanno nascendo come
funghi accanto ai caselli autostradali, magari costruiti appositamente per loro.
I piccoli negozi preferiscono chiudere che associarsi, e le associazioni di categoria non sempre
svolgono appieno il loro ruolo di guida e spesso sono ridotte al rango di aziende di servizio e
nient'altro. La piccola distribuzione spesso è miope da non vedere che, andando avanti così,
chiudendo l’attività in proprio, dovranno spesso fare come dipendenti quello che hanno rifiutato di
fare da proprietari. Da proprietari a dipendenti precari di un business che prima era il loro. La
speranza comunque di vedere gli operatori aggregarsi, essere disponibili ad un lavoro di squadra
(con quelli che prima erano considerati concorrenti) sulla base di nuove regole condivise, c’è
sempre.
Anche per loro i grossisti (interni o no allo show-room) possono trasformarsi in organizzatori di
gruppi di acquisto per la merce di importazione ad oggi non più reperibile da produttori italiani ma
indispensabile alla soddisfazione dei bisogni delle persone, andando a completare l'offerta di beni e
servizi in Buoni locali. Potrebbero mettere insieme gli ex concorrenti soprattutto se sono molto
sparsi sul territorio, e assisterli nella informatizzazione dell’azienda. In fondo anche i grossisti
vedono l’affacciarsi di imprese import/ingrosso direttamente di proprietà estera (gli import/ingrossi
18
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/economia/credito-mutui/credito-mutui/credito-mutui.html
24
cinesi si stanno espandendo in tutti i settori e spesso giungono fino alla vendita diretta
dell’importato).
Le due figure, show-room e piccola distribuzione sono quindi complementari e non in
concorrenza.
Inoltre possono giungere ad accordi distributivi ad oggi difficili da realizzare per mancanza di
coordinamento e figure professionali di raccordo. Sinergia totale.
Inoltre si è alzata di molto la soglia minima di investimenti per stare sul mercato, a tal punto che
solo nell’aggregazione si troveranno, a breve, le risorse economiche per reggere il passo della GDO
in fatto di marketing. I rischi per i dettaglianti sono anche in questo caso minimi.
Diviene semplice anche organizzare un servizio di trasporto comune. Lo show-room diviene centro
logistico di smistamento anche per la piccola distribuzione con notevoli risparmi.
Possono essere stipulati accordi per la gestione dello show-room, dove il negoziante sposta parte
della sua attività e viene retribuito per la contemporanea vendita della merce dei produttori.
3- I Buoni locali : il collante
Dei semplici Buoni , detti Buoni locali SCEC (la Solidarietà ChE Cammina), sono l’unica cosa che
può unire ciò che fino ad oggi, nonostante la crisi, non si è unito.
La piccola distribuzione, le aziende di servizio, i professionisti dal lato dell’offerta e la popolazione
da quello della domanda ne trarrebbero beneficio immediato vista la mancanza di potere d'acquisto
e la forte diminuzione della domanda (già drogata dal credito al consumo).
Rende i prodotti commercializzati dalla rete meno cari, fidelizza la clientela, la sposta dalla GDO
verso il locale con effetti benefici e duraturi. Contribuisce alla rivitalizzazione del territorio e si
identifica nel territorio, incentiva le connessioni economiche tra zone limitrofe aderenti al progetto.
Il Buono locale cercherà la sua via di spesa nel locale, ancorando anche la parte di prezzo pagata in
euro al territorio.
Far aderire le aziende al sistema dei Buoni, in maniera da formare un ampio circuito di offerta di
beni e servizi è di assoluta necessità ed è la condizione primaria del progetto: cementare i
mattoni/aziende nella maniera migliore, per convenienza.
La percentuale di accettazione di questi SCEC varia in funzione della possibilità dell’esercente di
pagare a sua volta i propri fornitori in Buoni Locali.
4- Connettere le zone per integrare le economie locali
L’obiettivo è quello di favorire e coordinare la diffusione dei Buoni locali di in tutto il territorio
italiano e poi avviare, avendo la stessa struttura e gli stessi criteri di emissione e distribuzione, lo
scambio di merci e servizi in eccesso fra le varie realtà pagando ognuno in percentuale in Buoni
della propria località di origine. Questo permetterebbe di ricreare in poco tempo una economia
25
nazionale, non più dipendente dalle assurde e dannose logiche della globalizzazione, portare
ricchezza pura non gravata dal debito e dimostrare che esiste un altro modo di fare economia.
Ogni zona locale aderente beneficerebbe di una corsia economica preferenziale, con ottimi risultati
specialmente nel settore turismo. Inoltre va a completare l'offerta dello show-room con beni non
reperibili in zona, agendo come snodo di rete.
5- Informazione e marketing territoriale
E’ indispensabile avere almeno una azienda software e una pubblicitaria di fiducia, anche al fine di
ottimizzare i costi per promozioni comuni ed efficaci. I software applicativi gestionali e di rete sono
un fattore tecnico e ne esistono di ben rodati. Adeguata pubblicità stampata e internet sono una
buona spinta che comunque sono niente se non sono uniti da qualità e prezzo. Dare la possibilità
alla gente di "toccare" le aziende della rete con applicativi software (siti web descrittivi all'interno di
un negozio virtuale, sul modello tedesco) può renderli coscienti che il prodotto è veramente locale
ed è di qualità superiore. Un altro problema non da poco, visto che nessuno sa più dove viene fatto
cosa, la legislazione sulla provenienza dei prodotti non tutela, i marchi spesso sono facciate che
nascondono realtà di import e non di produzione.
Il marchio locale, da associare a tutti gli attori del progetto, deve avere delle basi solide per non
divenire un boomerang nella mente della gente, con la conseguente perdita di fiducia nella località
dei prodotti e quindi essere messo sullo stesso piano di tutti gli altri canali di distribuzione
(supermercati, discount) Anche il nome del Buono locale puo’ essere un’ ottimo marchio/veicolo
che fa associare il circuito locale all’idea di ricchezza locale.
Si possono prendere accordi con le scuole per visite nelle aziende locali, e inoltre finanziare
l’espansione territoriale della editoria indipendente inserendola ogni dove nella distribuzione.
Coinvolgere persone e aziende importanti per il territorio è di primaria importanza per l’effetto
traino che possono portare.
I GAS (Gruppi di Acquisto Solidale), che spesso acquistano fuori regione direttamente da
produttori, sono un esempio significativo di quello che noi dobbiamo far evolvere, con un vestito
professionale, non occasionale e continuo, garantendo al produttore prima l’alternativa, poi la
continuità di vendita e quindi la sopravvivenza.
6- Il ruolo dei Comuni
L’adesione, diretta o indiretta all’emissione del Buono locale SCEC è di grande aiuto al successo
dell’intera operazione, anche nell’interesse del Comune stesso.
Esso potrebbe dare sgravi fiscali alle imprese che aprono aziende con finalità in sintonia con il
progetto
di
rivitalizzazione
del
territorio,
creare
coesione
sociale
con
iniziative
varie
in
collaborazione con le associazioni locali, promuovere turismo, gemellaggi incontri con altre realtà
che utilizzano Buoni locali con beneficio reciproco duraturo. Aiutare l’apertura e la localizzazione
26
dello show-room, che è un’ elemento importantissimo, agevolando il disbrigo di tutte le attività
burocratiche (come ha fatto il comune di Montevarchi (Arezzo) per il progetto “Il Mercatale”.
Contrastare lo sviluppo della GDO in quanto idrovora di ricchezza del territorio, passa
necessariamente attraverso il reale lancio dei Centri commerciali naturali, che ad oggi non
hanno beneficiato di azioni concrete, ma solo di operazioni di immagine.
Il problema dell’immigrazione poi , spinoso per molti comuni, può essere mitigato dando potere di
acquisto agli immigrati tramite i Buoni locali, favorendo l’integrazione e contrastando la delinquenza
grazie alla migliorata situazione economica e il contatto personale che crea il Buono.
Al fine di migliorare la competitività delle imprese e la qualità di vita nelle aree rurali potrebbe
sostenere ed intraprendere progetti per la diffusione della banda larga nelle aree non ancora servite
attraverso l’utilizzo di tecnologie come il WiMax o il WiFi e attivare servizi in rete. Potrebbe
sostenere l’associazione con campagne informative sul progetto. Potrebbe accettare come
pagamento, in tutto o in parte, di alcune tasse comunali, gli SCEC locali.
Potrebbe incentivare, anche economicamente, i privati e le aziende all’uso di energie alternative
(biomasse, solare termico, fotovoltaico e, se lo permette la zona, l’eolico) attraverso convenzioni
con installatori e ditte fornitrici del materiale in modo da sfruttare il peso contrattuale.
Con una operazione “forte” come questa, il Comune ritorna ad avere il ruolo di indirizzo e supporto
territoriale che gli compete.
- Altre considerazioni generali
L’accorciamento delle filiere è importante anche per un altro motivo. La produzione che è stata
spostata in Cina o in Romania per approfittare della manodopera a basso prezzo e di beni meno
cari, ora assorbe una parte sempre più vasta del reddito nazionale, nella misura in cui i deficit
commerciali crescenti intaccano la crescita nazionale.
Il costo si rivela in USA nella svalutazione del dollaro e in un deficit commerciale astronomico, e in
Europa in un euro «forte», che ha dimezzato il potere d’acquisto rispetto alla lira, al marco e al
franco. Quindi in futuro la merce import aiuterà progressivamente meno i portafogli della gente. Ma
soprattutto, paghiamo i telefonini di Formosa e le carabattole cinesi con il futuro dei nostri figli che
non troveranno lavoro adeguato alle loro competenze. Ma quali competenze?
Le nazioni perdenti perdono e dissipano le competenze umane preziose. Un tecnico di computer
trova sì lavoro a McDonald’s, un ingegnere elettronico o un meccanico possono trovare occupazione
nel commerciale, come venditori. Ma presto, l’uno e l’altro avranno dimenticato le loro competenze
tecniche preziose (e costose per la comunità), non le aggiornano più. Queste competenze non sono
facilmente recuperabili. Questo sta succedendo sempre più velocemente.
Come evidenziato da molti economisti attenti, dall’America iniziano ad arrivare indicazioni del
passaggio da “corporation” a “confederation” delle grandi multinazionali. Queste ultime, tramite
alleanze, join venture, partecipazioni di minoranza, accordi di scambio di know on tendono a
decentrare ogni aspetto di impresa andando a produrre dove i costi/benefici sono inferiori ogni tipo
27
di prodotto, anche immateriale, chiudendo ogni spiraglio di mercato alla piccola impresa che non
ha prospettive di sopravvivenza a medio termine. Le liberalizzazioni ordinate ai politici fanno il
resto. Quindi anche i distretti produttivi di eccellenza hanno un futuro tutto da riprogrammare per
non scomparire sotto i colpi di una globalizzazione selvaggia.
Saldare produzione e vendita farà si che non spariscono competenze e attori economici, che si vada
a finanziare una produzione senza sbocchi, in un vicolo cieco vista la concorrenza straniera, o una
vendita locale in cui c’è solo produzione estera e che quindi non sposta di un centimetro l’equilibrio
economico verso il locale. Certo la sfida è molto, molto dura: vediamo le produzioni locali, specie
nell’alimentare, diventare “presidi territoriali” da proteggere dall’industria, straniera in particolare.
Queste produzioni, invece di essere sulle nostre tavole come accadeva solo 30 anni fa, vengono
venduti a peso d’oro quasi come souvenir mentre le tavole sono piene di prodotti OGM industriali al
limite del delinquenziale. Rendere i prodotti locali concorrenziali riattivando le produzioni locali e le
economie locali è la sfida della nostra generazione.
PUNTI DI FORZA DEL PROGETTO :
−Realizzazione in tempi rapidi del sistema Buoni locali SCEC
−Svincolo degli aderenti dalla dipendenza da finanziamenti esterni all'attività, con conseguente
programmazione a medio-lungo termine con quella serenità necessaria agli investimenti produttivi
con ritorni economici non nell'immediato
−Grande diversificazione delle produzioni in spazi territoriali ristretti per show-room con offerta
molto diversificata e concorrenziale.
−Coalizione tra produttori e punti vendita di zona con sinergie potenzialmente enormi per il
territorio
−I produttori ottengono un prezzo equo dalla vendita della loro produzione
−Il consumatore ottiene un prezzo competitivo, una qualità migliore e un servizio ottimo e capillare
−Si mantengono cultura e produzioni locali specializzate senza perdere competenze.
−Gli investimenti hanno un impegno economico limitato e danno il loro frutto molto velocemente
−Si mette in moto un meccanismo virtuoso che passa dall'arresto del degrado economico al rilancio
del territorio ; questo apre la strada ad altre iniziative con una base solida di autosostenibilità
−La struttura modulare del progetto consente la sua applicazione a più livelli ed ogni soggetto
interessato, pubblico o privato, può decidere il suo grado di coinvolgimento senza per questo
pregiudicare il successo dell’iniziativa
PUNTI DI DEBOLEZZA DEL PROGETTO:
−Per riuscire a mettere in moto tutte le potenzialità positive del progetto è necessario, almeno
inizialmente, un numero minimo di imprese e persone motivate
−La collaborazione degli Enti locali può essere molto positiva, ma il loro coinvolgimento dipende da
persone consapevoli e motivate al loro interno.
28
Piattaforma telematica
di Arcipelago SCEC
Lo strumento informatico per imprese ed enti locali e per
l’incontro tra domanda e offerta in Buoni locali
La piattaforma telematica di ARCIPELAGO SCEC19 è stata fortemente voluta per facilitare la
creazione di mercato dei buoni locali che sono l’elemento di traino nella ricostituzione del mercato
locale.
Questa piattaforma assolve tale funzione, con l’obiettivo di raggiungere una quota di imprese e di
utenti cha assicurino la piena utilizzazione dei buoni, tanto in orizzontale (offerta al pubblico di beni
e servizi) quanto in verticale (filiere produttive). Tramite questo strumento modulare, le varie isole
potranno reperire fuori zona i beni e servizi non presenti nel territorio e distribuire le proprie
eccedenze produttive ove ce ne sia richiesta.
Sono presenti anche alcuni strumenti per facilitare la comunicazione interna; è possibile inviare
messaggi al singolo utente, a determinati gruppi di persone, si possono creare dei sondaggi,
inserire delle news e dei messaggi priorità e altro come da elenco sotto.
Il mercato offre già portali internet: business to business (b2b) o business to consumer (b2c) siamo
noi, con il lavoro sul campo a dover creare valore al circuito che adotta gli SCEC.
Convenienza e semplicità sono le leve che determineranno la crescita del progetto Buoni
Locali.
Caratteristiche tecniche della piattaforma telematica
Il server è stato sviluppato con software OPEN SOURCE di ultima generazione
La rete è in fibra ottica con banda da 10 Mbit nominali
Il server è protetto da attacchi ed intrusioni esterne
Archivio Anagrafico (le pagine gialle dello SCEC)
Il server contiene un database (rdbms MYSQL) che permette l’accesso di centinaia di utenti in
contemporanea grazie anche alla capacità della banda in fibra ottica. L’archivio anagrafico contiene
i nominativi degli iscritti in tutto il territorio italiano (privati-imprese) la registrazione avviene anche
online.
Esistono numerose facilitazioni per i visitatori del portale: filtri di ricerca per provincia, regione, cap
o quartiere; suddivisione fra privati ed esercizi pubblici; fra tipologie di attività (dettaglio,
produzione, ingrosso), fra percentuali di SCEC accettate.
Promozione virtuale e baratto
Ogni aderente al circuito, sia esso privato o impresa potrà avere una “vetrina elettronica” dove
promuovere se stesso o la propria attività.
Se si tratta di privati avremo un mercatino per il baratto, prestito di cose e adozione di animali, con
possibilità di inserimento, variazione e cancellazione degli annunci direttamente da internet. Inoltre
i privati possono unirsi in gruppo di acquisto solidale permanente o temporaneo. Se si tratta di
imprese allora la gestione è più complessa e rimandiamo ai paragrafi successivi.
19
http://www.arcipelagoscec.net
29
Commercio virtuale
Il sistema di commercio elettronico offre alle imprese una vetrina dove poter promuovere la propria
attività e vendere i prodotti sia all’interno del circuito che all’esterno ai non aderenti.
Per tutte quelle aziende che fanno parte della filiera del fabbisogno di beni e servizi destinati ai
privati il sistema offre un estensione per vendere on-line ai gruppi di acquisto solidale.
Di seguito si espongono in dettaglio le funzionalità offerte alle imprese:
Modulo di registrazione on-line
1 pagina Web modificabile di presentazione
Scheda valutazione visibile a tutti
Delega all'associazione della gestione dei servizi di e-commerce (utenti non esperti)
Gestione dei listini dei prodotti di magazzino
Gestione degli ordini singoli o di gruppo
Storico ordini
Storico prodotti venduti
Servizio di backup on-line, una cartella condivisa sul server dove salvare ad esempio files personali
di natura confidenziale
Di seguito potete vedere due pagine del sito www.economia-solidale.org dalla cui base sta
nascendo la piattaforma online sopra descritta di cui sotto la prima schermata.
30
31
32
Il Sistema PS1®
progetto telematico per l’ottimizzazione del trasporto di merci
su strada e della city logistic
IL PIANO GENERALE DELLA MOBILITÀ
L'esigenza di mobilità (cioè la necessità di spostare persone e cose sia per motivi di lavoro che per
altre ragioni) é alla base della richiesta di servizi di trasporto efficienti sicuri; sia da parte dei singoli
che delle imprese. E’ ben chiaro che l'elaborazione di un piano strategico nazionale (europeo) per la
mobilità, interessa un'ampia pluralità di soggetti che comprende, ovviamente, anche chi si occupa
del loro trasporto.
I 3 punti base del piano generale della mobilità:
previsione della mobilità;
pianificazione dei sistemi di trasporto;
programmazione dell'infrastruttura dei servizi.
Le tre fasce di mobilità:
a breve distanza, cioè mobilità urbana, metropolitana, regionale e di bacino;
di media distanza cioè interregionale e nazionale;
a grande distanza, cioè comunitaria, mediterranea, internazionale ed
intercontinentale.
Il piano generale della mobilità prevede una valutazione che tenga conto dei tre obiettivi generali:
efficienza, sicurezza e sostenibilità.
In tema specifico di sicurezza l'obiettivo è il dimezzamento dei morti per incidenti stradali entro
2010 così come stabilito dalla Ue.
Per la sostenibilità il maggior riferimento sono: gli obiettivi di Kyoto e le direttive Ue sulla qualità
dell'aria; si intende ridurre le emissioni di CO2 nell’atmosfera (intorno al 30% del totale).
Per l’efficienza, un'accorta programmazione delle regole di comportamento, dei collegamenti,
delle infrastrutture, con una più funzionale utilizzazione di piattaforme telematiche potrà
avere risultati apprezzabili e contribuire a migliorare efficacemente l'attuale e purtroppo
diffusa situazione di disagio.
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Dati
In Italia l'80% delle merci viaggia su gomma, una percentuale elevata che pone l'autotrasporto al
centro di una politica di miglioramento e di implementazione del sistema. Il percorso, che compiono
le merci in Italia, raramente supera i 50 km. e parliamo di oltre il 50% degli spostamenti; una
simile percentuale fa comprendere come il problema non sia residuale, bensì vada considerato
attentamente per le sue conseguenze evidenti.
Tenendo conto di questo, è ovvio che il problema del congestionamento delle città e una delle
priorità del PGM. L'impatto ambientale che ne scaturisce è notevole, come pesante è l'aggravio
economico per le imprese che effettuano le consegne nelle aree urbane.
La City Logistics
Bisogna snellire il traffico urbano, innanzitutto, che viene congestionato naturalmente dal trasporto
merci su gomma, producendo un notevole impatto ambientale. Bisogna migliorare la distribuzione e
la logistica delle imprese che operano nelle aree urbane, nonché la sicurezza alla circolazione.
Razionalizzare il sistema logistico impone di ridurre al minimo il numero dei veicoli e di
utilizzare al massimo i mezzi: l'obiettivo finale e riuscire ad integrare il trasporto su gomma con
quello di altre modalità per poter garantire ciò che le linee guida definiscono la sostenibilità delle
città.
In questo scenario, acquista modesta rilevanza la cosiddetta logistica reverse (il recupero di
materiali come resi e scarti di produzione) per ottimizzare i volumi trasportati, poiché in
quest'ultimo aspetto si nota, in Italia, un'altissima incidenza del trasporto in conto proprio rispetto
al conto terzi.
Da qui l'indicazione del PGM sulla necessità di favorire la concentrazione e la
ristrutturazione delle imprese di trasporto, nonché la loro informatizzazione. Questo
consentirebbe di migliorare il servizio di trasporto: ottimizzando i carichi, le tratte, le ore di guida
degli autisti, con una verifica periodica, accurata e severa degli autocarri.
Da Wikipedia: La Reverse Logistics
La reverse logistics (o logistica di ritorno) è il processo di pianificazione, implementazione controllo
dell’efficienza delle materie prime dei semilavorati, dei prodotti finiti e dei correlati flussi informativi
dal punto di recupero (o consumo) al punto di origine con lo scopo di riguadagnare valore da
prodotti che hanno esaurito il loro ciclo di vita. La reverse logistics movimenta i prodotti dalla loro
naturale destinazione finale a ritroso nella supply chain fino al produttore iniziale o ad un nuovo
soggetto o luogo della supply chain originaria o di un altro network. In sintesi le attività di reverse
logistics sono il recupero e raccolta dei resi, il trasporto, la ricezione e lo smistamento del ritorno.
La gestione dei resi è tuttavia più complessa e implica anche altre attività oltre alla reverse
logistics: quelle che hanno l’obiettivo di minimizzare o di impedire alla fonte il numero dei ritorni
(returns avoidance), quelle destinate al controllo dei flussi di ritorno (gatekeeping), e, infine, quelle
che si occupano di destinare e collocare i ritorni presso discariche/centri di smaltimento o mercati
secondari. La reverse logistics è senza dubbio la parte più rilevante nella gestione dei resi ed ha
probabilmente una rilevanza strategica primaria tra tutte le attività riconducibili di trattamento del
reso. Il returns avoidance consta di una serie di attività con lo scopo di sviluppare e vendere i
prodotti cercando di minimizzare i ritorni. Ciò può avvenire, ad esempio, producendo prodotti di
qualità, fornendo istruzioni di facile comprensione, addestrando il personale di vendita, mettendo a
disposizione dei call center o siti internet dove il consumatore possa individuare il miglior modo per
risolvere i propri dubbi una volta acquistato il prodotto. Le operazioni di gate-keeping hanno lo
scopo primario di valutare se i prodotti resi all’azienda siano effettivamente autorizzati a rientrare.
La gestione efficiente di tale attività evita l’ingiustificato ritorno di prodotti, a volte, perfettamente
funzionanti, con susseguente aggravio di costi per l’impresa. Infine le possibili destinazioni di un
ritorno possono essere il ricollocamento sul mercato, primario o secondario (outlet, aste on line),
34
prima o dopo le attività di ri-lavorazione (ri-manifattura, riutilizzo, riparazione, riciclaggio) o lo
smaltimento presso discariche dedicate. La gestione dei ritorni implica quindi il coinvolgimento di
tutta l'intera supply chain per il miglioramento in ottica di efficienza e di efficacia.
Da Wikipedia: VRP (Vehicle routing problem)
Il Vehicle routing problem (VRP) è una classe di problemi nell'ambito della ricerca operativa. Questi
problemi trattano tutti gli aspetti della gestione di una flotta dei veicoli nell'ambito della logistica.
Il VRP tratta la gestione di veicoli idelamente da ogni punto di vista. Questi classe di problemi
comprende una casistica molto varia: questo motivo fa sì che tali problemi siano difficilmente
risolubili all'ottimo. Il caso più generale prevede la pianificazione del percorso di veicoli in presenza
di:
consegne multiple;
più veicoli.
Ogni veicolo:
può avere più clienti;
ha capacità di trasporto limitata.
Ogni cliente:
ha una domanda di un certo prodotto.
Obiettivo:
minimizzare un costo associato al percorso del veicolo (distanza, tempo, ecc.)
Questi metodi devono:
assegnare un certo insieme di clienti ad ogni veicolo;
elaborare per ogni veicolo un percorso.
La grande complessità dei problemi di VRP/cVRP rende molto difficile, o al limite impossibile, il
calcolo della soluzione ottima.
PS1®: la soluzione telematica
grazie alla collaborazione di un’azienda che ha depositato, a livello italiano, 2 brevetti per
invenzione industriale, dopo 6 anni di studi finalizzati alla razionalizzazione del trasporto su gomma
in modo da rispettare la normativa vigente, favorire il PIANO GENERALE SULLA MOBILITA’
promosso dal Ministero dei Trasporti sulla previsione e sulla pianificazione dei flussi;
grazie a 2 università che hanno dimostrato interesse alla piattaforma telematica di Arcipelago
SCEC: il Dipartimento di Scienze dell’Informazione di Milano e il Dipartimento di Tecnologie
dell’Informazione di Crema (CR); la prima per realizzare algoritmi matematici in grado di realizzare
simulazioni al computer sulla circolazione e espansione dei buoni di solidarietà locale; la seconda
per migliorare la piattaforma telematica sul trasporto di merci con algoritmi creati ad hoc e mai
implemetati prima d’ora sara possibile realizzare entro il 2010 (protocollo di Kyoto) un Sistema in
grado di risolvere molti problemi di mobilità, abracciando molti settori strategici. I responsabili delle
due facoltà sono tra i maggiori esperti italiani in WEB 2.0 e CVRP (Capacited Vehicle Routing
Problem).
La piattaforma telematica di Arcipelago al proprio interno ha un collegamento che permetterà, ad
ogni operatore, di ricercare in modo visuale, un autocarro con caratteristiche compatibili alla
35
necessità di spedizione.
Il sistema, in tempo reale, mostra l’itinerario (geo-localizzazione) di uno o più autocarri e la
capacità di carico (mai implementato in precedenza), l’operatore potrà interagire direttamente con
l’autista o con il responsabile dell’azienda coinvolta nel trasporto della merce e richiederne
l’intervento.
Grazie a questo sistema si riuscirà a rendere competitivo il costo di ogni trasporto e fare in modo
che ogni autocarro non percorra mai degli itinerari “a vuoto”, contribuendo al rispetto dei parametri
sui gas serra imposti all’Italia dall’accordo di Kyoto.
In quest’ottica di collaborazione è stato sviluppato un sistema che consente agli stessi trasportatori
di interagire tra loro visualizzando le proprie posizioni direttamente dall’automezzo (sistema
d’invito), tramite un display di bordo, un palmare o uno smartphone.
Accorpamento delle piccole aziende
PS1® può svolgere anche una funzione sociale-imprenditoriale; quella di accorpamento delle
piccole e nano aziende in realtà un po' più grandi.
Grazie al fatto che si condividono le professionalità, è altrettanto facile capire che si possono creare
sinergie tra professionisti seri che in un secondo momento possono far confluire le loro esperienze
in un unico soggetto giuridico, finalizzato all'abbattimento dei costi. Oppure, questo ruolo può
essere affidato agli stessi consorzi che da parte loro possono contribuire ad aumentare il potere
contrattuale dei singoli “padroncini”. Finora, citando il nostro caso personale, il sistema ha
contribuito ad unire 3 piccole flotte in una sola, un po' meno piccola.
36
Questi stessi strumenti possono essere adattati per molteplici usi:
1) per
2) per
3) per
4) per
5) per
6) per
7) per
8) per
9) per
10) per
la logistica di ritorno (reverse logistic);
il recupero degli scarti di produzione;
la raccolta differenziata porta a porta;
la programmazione “intelligente” sul recupero dei rifiuti solidi urbani;
la mobilità sostenibile (car-pooling, car-sharing, taxi, trasporti urbani collettivi);
il trasporto pubblico urbano;
il trasporto pubblico di linea;
il trasporto intermodale;
il trasporto urbano intermodale (la city logistic);
l'assistenza sanitaria20
Tutto questo porterà notevoli risparmi alle amministrazioni comunali ed al Servizio Sanitario
Nazionale.
Come abbiamo citato in precedenza abbiamo intrapreso un dialogo finalizzato alla collaborazione
con il DTI dell’Università di Crema21 dove possiamo contare sull’esperienza di un team di professori,
ricercatori giovani e motivati.
Gli algoritmi VRP/cVRP di nuova concezione che verranno sviluppati per il sistema PS1®, saranno
utilizzabili anche per i punti 1,2,3,5,6,9,10 dell’elenco precedente. Lo scopo finale è quello di
trovare dei nuovi algoritmi che ottimizzino “dinamicamente” i nuovi flussi di mobilità; mentre fino
ad ora ci appoggiamo a dei modelli statici. Quindi con una ricerca si risolvono numerose
problematiche, con notevole risparmio per chi dovesse partecipare al finanziamento del progetto.
20
l'assistenza alle persone con malattie invalidanti (morbo di Alzheimer), lungodegenti (in caso di assistenza urgente),
gli anziani soli e i professionisti che svolgono lavori di una certa pericolosità.
21
http://optlab.dti.unimi.it/
37
La UE stessa si è data delle linee guida sui programmi di mobilità, facendo nascere il progetto
ELTIS22, questo progetto raccoglie i casi più rilevanti della mobilità di merci e persone nella
comunità europea, questo perché è sempre più importante la cooperazione tra le persone al fine di
migliorare le idee esistenti.
Ad esempio, il progetto GAUSS23, che prevede l’implementazione della rete satellitare europea
GALILEO, trova la sua applicazione nel sistema PS1® per la gestione dei “punti d’incontro” tra
autotrasportatori per gestire il trasbordo delle merci.
Parte della ricerca del DTI di Crema sarà su queste argomentazioni che saranno disponibili entro il
2010 anno del protocollo di Kyoto.
In ultimo vorremo spendere qualche parola entrando nel dettaglio delle altre applicazioni in tema di
mobilità elencate in precedenza.
Dal punto 1 al punto 4: trasporti, ambiente e rifiuti
PS1® può essere utilizzato anche per una corretta gestione della logistica di ritorno, recupero degli
scarti di produzione, della raccolta differenziata e della programmazione intelligente del recupero
dei rifiuti solidi urbani24. Sempre la stessa Università potrebbe studiare un dispositivo che avvisi
una centrale operativa del livello di riempimento dei contenitori di rifiuti sul territorio ed in questo
modo organizzare il miglior itinerario possibile e magari utilizzare anche i mezzi dei privati
opportunamente equipaggiati.
Punto 8: per il trasporto intermodale
PS1®, grazie alla proprio sistema di comunicazione in tempo reale è già pronto per l’intermodalità.
Infatti l’estrema semplicità nel reperire un autocarro che si adatti alla spedizione presente in un
vagone ferroviario o in una nave (anche quando si tratta di trasporto a groupage) rende possibile
un abbattimento dei tempi di sosta e quindi dei costi di trasporto dovuto alle lunghe operazioni di
trasbordo merce da un treno o una nave. Il sistema rintraccerebbe solo il mezzo più idoneo per
caratteristiche tecniche, per disponibilità di carico e per localizzazione geografica.
Punto 9: trasporto urbano intermodale (city logistics)
L’Università di Crema ha già elaborato soluzioni25 interessanti per abbattere i costi del trasporto e
della logistica e rifacendosi all’esperienza di altre realtà europee si possono combinare insieme le
cose; cito ad esempio il cargotram di Zurigo26; siamo a conoscenza che diverse società di trasporto
pubblico di alcune metropoli italiane stanno studiando questa idea.
Punto 10: per l’assistenza sanitaria
Nell’ambito della ricerca e sviluppo, in collaborazione con la Regione Lombardia, sempre al DTI di
Crema hanno realizzato un progetto in ambito sanitario per una gestione ottimizzata dei mezzi di
soccorso utilizzati dal servizio di emergenza medica 11827; questo progetto potrebbe essere ripreso
a livello nazionale o anche comunitario.
22
23
24
25
26
27
http://www.eltis.org/Vorlage.phtml?sprache=en
http://www.eltis.org/study_sheet.phtml?study_id=662&lang1=it
http://www.arcipelagoscec.org/doc/ppt/ps1rl.ppt
http://optlab.dti.unimi.it/replay.php
http://www.eltis.org/study_sheet.phtml?study_id=239&lang1=it
http://optlab.dti.unimi.it/118.php
38
Altre caratteristiche della piattaforma telematica di
Arcipelago
Un Forum locale e nazionale
Un sistema di video-conferenza tramite voip
In fase di studio e realizzazione
Turismo : sezione dedicata alle offerte turismo in SCEC.
Una sezione in cui mettere dei files/documenti scaricabili
ISOLE E RETE NAZIONALE DI ARCIPELAGO SCEC
PIATTAFORMA BASE UNICA
La caratteristica di base della piattaforma Arcipelago è quella di prevedere una semplicità di utilizzo
per chiunque si avvicina a qualunque forma di collaborazione con Arcipelago.
Chi volesse dare il suo contributo per implementare gli aderenti o nella gestione ha uno strumento
gratuito professionale a disposizione. La Pro Loco, ad esempio, può occuparsi della distribuzione dei
Buoni sul territorio senza nessun aggravio di gestione grazie al portale messo a disposizione da
Arcipelago. Così come ogni altro ente o Associazione che volesse entrare in partnership.
L'imprenditore, il pensionato, la casalinga, il professionista, l'associazione di volontariato; ognuno
trova vantaggio nell'uso dei Buoni locali e può utilizzare i servizi in pieno spirito open source.
Le isole sono indipendenti nella gestione della loro contabilità e dei loro aderenti, ma al tempo
stesso mettono a disposizione i dati per le pagine auree nazionali e contribuiscono alla crescita di
tutto il circuito nazionale.
La parte burocratica è ridotta al minimo e standardizzata in maniera da ottimizzare le forze sul
territorio.
39
Regolamento Operativo per la gestione
dei Buoni Locali SCEC
PREMESSA
Questo documento definisce e regolamenta la modalità di gestione degli SCEC che le
Associazioni Affiliate ad ARCIPELAGO SCEC si impegnano a rispettare e a far
rispettare ai propri associati, al fine di consentire la circolazione degli SCEC emessi
da ogni Affiliata all’interno di tutte le analoghe realtà ufficialmente presenti sul
territorio italiano.
Tecnicamente questo Regolamento intende rappresentare l’attuazione delle fasi
operative attualmente condivise dai partecipanti al Progetto Arcipelago SCEC.
Il Regolamento è inserito in un percorso che storicamente traguarda, in una finalità di
lungo termine, quella di costituire una “Transition Money” al servizio della Sovranità
Monetaria della Collettività. Le note tecniche di riferimento sono riportate
nell’apposita sezione.
Diritti e Obblighi delle Affiliate ad Arcipelago SCEC
Le Affiliate sono le Associazioni che aderiscono allo Statuto di Arcipelago SCEC e
sottoscrivono il presente Regolamento.
Gli associati sono le persone fisiche che regolarmente iscritte ad una Affiliata ad
Arcipelago SCEC, ne condividono le finalità statutarie e partecipano al circuito di
scambio.
Le Affiliate ad Arcipelago SCEC si riconoscono vicendevolmente il diritto di:
• incrementare nel tempo la massa circolante di SCEC in rapporto all’effettivo grado di
sviluppo del circuito, indirizzando motivate richieste di nuovi lotti di stampa
(sostenendone i relativi costi di produzione) al coordinamento nazionale il quale,
previa delibera positiva, ne attuerà produzione e relativa consegna (carico);
• autorizzare i propri associati a spendere i Buoni Locali anche presso gli associati
(accettatori) delle altre Affiliate;
• verificare, tramite i propri rappresentanti, la conformità delle operazioni svolte dalle
altre Affiliate rispetto al presente Regolamento.
In capo a ciascuna Affiliata grava l’obbligo di:
• sostenere i costi di gestione della propria attività in ambito locale e quelli eventuali,
in associazione con le altre, di sostegno ad Arcipelago SCEC da loro espressamente
approvate;garantire agli associati delle altre Affiliate che i Buoni Locali saranno
accettati alle stesse condizioni definite dai propri soci accettatori;permettere ai
rappresentanti delle altre Affiliate di verificare la conformità delle proprie operazioni
rispetto al presente Regolamento.
40
REGOLAMENTO
Gestione:
Premessa. La distribuzione gratuita degli SCEC deriva da quote di altrettanta ed
equivalente proprietà gratuitamente e liberamente concessa, dai suoi legittimi
proprietari, e destinata esclusivamente al circuito di scambio di SCEC contro,
appunto, quote proporzionali di merce e servizi ritenuti sulla fiducia equivalenti.
5.Produzione: gli SCEC vengono stampati da ArcipelagoSCEC rispettando le
caratteristiche indicate al punto 1 delle note tecniche; l’Affiliata si impegna altresì a
garantirne la custodia e a prevenirne l’uso illegittimo;
6.Assegnazione: gli SCEC entrano legittimamente a far parte integrante della vita
economica della collettività coinvolta una volta che sono state eseguite e documentate
le seguenti operazioni NUMERARIE: a) Validazione; b) Carico; c) Registrazione, e
quindi distribuiti nel rispetto delle norme d) Distribuzione, ed e) Anticipazione.
Le somme delle quantità numerarie validate, risultanti dai verbali di carico,
devono sempre corrispondere alle quantità risultanti dai verbali di scarico
sommate alle quantità in deposito (norma vincolante di pareggio)
7.Le quantità di SCEC ricevuti a fronte di ogni lotto di stampa dovranno infine
corrispondere alle quantità risultanti dai corrispondenti verbali di scarico.
8.Validazione: su ogni SCEC è apposto il timbro identificativo dell’Affiliata titolare
della stampa nonché qualsiasi altra informazione come prescritto dal punto 2 delle
note tecniche;
9.Carico: la quantità di SCEC validati viene registrata compilando il verbali di carico.
10.Registrazione: ogni volta che gli SCEC vengono distribuiti, la quota/quantità
oggetto della distribuzione e il nominativo del ricevente viene registrato sul verbale di
scarico (la firma per ricevuta non è vincolante nei casi previsti dagli articoli 10 e 10a
11.Trasparenza: le attività svolte dagli iscritti in nome e per conto dell’Affiliata sono
regolarmente comunicate al pubblico nonché aperte alla partecipazione degli iscritti
che manifestano interesse a seguirne lo svolgimento e/o a parteciparvi attivamente.
Scarico:
12.Iniziale: a tutti gli iscritti saranno assegnati 100 SCEC all’atto dell’iscrizione
formale;
13.Ordinaria: quando le attività di monitoraggio, promosse dall'Affiliata, fanno
emergere che un campione significativo di soci ha esaurito i Buoni Locali SCEC,
l’Affiliata si attiva per ripetere la distribuzione iniziale.
14.Divulgativa: in occasione di eventi sociali o di particolari opportunità utili a
moltiplicare e facilitare il contatto con il pubblico e al fine di diffondere la conoscenza
del Progetto Arcipelago SCEC, le Affiliate possono utilizzare una quota aggiuntiva di
SCEC al massimo pari al 5% del totale già distribuito agli iscritti, per offrire piccole
somme individuali di Buoni Locali.
41
15.Promozionale: la finalità di tale distribuzione promozionale è quella di invogliare
le persone potenzialmente interessate ad iscriversi formalmente.
Queste distribuzioni possono avvenire tramite:
1.iniziative auto-organizzate dall’Affiliata, utilizzando una quota aggiuntiva di
SCEC al massimo pari al 20% del totale già distribuito agli iscritti;
2.iniziative promosse in collaborazione con le Istituzioni Pubbliche Locali,
utilizzando una quota aggiuntiva di SCEC al massimo pari al 100% del totale già
distribuito agli iscritti; in questi casi le Istituzioni saranno tenute a rispettare la
normativa qui descritta.
16.Sociale: l’Affiliata può promuovere e premiare comportamenti individuali virtuosi
volti al miglioramento e nell’interesse della collettività di riferimento.
I riconoscimenti verranno erogati utilizzando proporzionate quantità di SCEC
aggiuntivi, e rese note al pubblico.
Anticipazione:
17.Anticipazione Revolving: gli iscritti possono a propria discrezione fare richiesta
di una quantità di SCEC minima pari a 5 volte la quota iniziale e al massimo
equivalente alle quote ordinarie distribuite nei precedenti due anni (se superiore al
valore minimo indicato).
18.
Gli iscritti che si trovano in questa condizione non riceveranno le successive
distribuzioni (di qualsiasi tipo, ad esclusione di quella sociale qualora applicabile)
e fino alla concorrenza del 100% dell’anticipazione ricevuta.
Fino a quando l’anticipazione non viene completamente riassorbita dall’Affiliata o
restituita dall’iscritto, questo ultimo non può fare richiesta di ulteriori
anticipazioni.
La quantità di SCEC da riassorbire o restituire sarà uguale alla quantità oggetto
dell’anticipazione.
19.Amministrazione
Anagrafe: Al fine di costituire un sodalizio organico e sinergico, grazie alla
partecipazione cooperativistica delle Affiliate e dei propri associati, verrà istituito
l’albo ufficiale delle Affiliate e l’anagrafe unica (dettagli operativi definiti al punto 3
delle note tecniche) dei loro iscritti permettendo così il controllo incrociato delle
singole iscrizioni. L’iscrizione ad una Affiliata preclude la possibilità di iscriversi
presso altre Affiliate.
20.Report: Al fine di permettere alle Affiliate di valutare collettivamente le dinamiche
che si sviluppano nel complesso di Arcipelago SCEC, le creazioni e distribuzioni di
SCEC verranno registrate tramite appositi report, definiti al punto 4 delle note
tecniche, e regolarmente pubblicati.
21.Modifiche al Regolamento. La complessità dei fenomeni economici in cui si
inserisce questa specifica iniziativa di Arcipelago SCEC richiederà continui
adeguamenti, modifiche, integrazioni.
Il presente Regolamento riguarda la fase iniziale e di avvio dell’attività e, quindi,
non è esaustivo di quanto sarà necessario mettere in essere per il raggiungimento
delle finalità indicate in Premessa.
Pertanto, sottoscrivendo il presente Regolamento gli associati, per il tramite delle
Affiliate, ripongono la loro fiducia nell’iniziativa, ritenendola coerente al
raggiungimento delle finalità, e non la faranno mancare fino ad una evidente
impossibilità di raggiungerle condivisa dalla maggioranza assoluta degli associati.
La stessa maggioranza sarà necessaria per approvare le variazioni indicate nel
paragrafo precedente.
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Il presente Regolamento, e i suoi sviluppi, è fondato unicamente sulla fiducia
occorrente in tutte la fasi, dall’avvio al compimento, fra le persone e fra queste e
gli organismi associativi di loro emanazione. E’ la fiducia il collante
dell’operazione attuale e futura alla quale occorre far riferimento nella ricerca
della legittimazione razionale dell’intera iniziativa. Tutti, indistintamente, sono
impegnati a far accrescere il senso di fiducia in quanto scaturente da intrinseca
solidarietà fra gli associati.
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DOMANDE VARIE SUI
BUONI LOCALI
Che cosa sono i Buoni della Solidarietà ChE Cammina (SCEC)?
Un patto stretto fra persone comuni, imprese commerciali, artigiane, agricole, professionisti e
anche Enti Locali, al fine di promuovere localmente lo scambio di beni e servizi accettando in
cambio una percentuale del prezzo in SCEC(minimo 10%).
Che rapporto hanno con l’euro? Sono convertibili?
Gli SCEC hanno un rapporto 1:1 con l’euro, non sono convertibili e si utilizzano insieme agli
euro senza sostituirli
Quale è lo scopo di questi SCEC?
Quello di ridare slancio all’economia locale perché circolano in un territorio limitato e
permettono così di trattenere la ricchezza nel territorio che l’ha prodotta
Quale è il vantaggio dei consumatori, quello dei produttori e dei commercianti?
I consumatori saranno indotti a usare i buoni per convenienza e invece di fare la spesa al
supermercato, magari di una multinazionale estera, si rivolgono ai negozianti locali.
Per i produttori è uno sbocco per i propri prodotti e per i commercianti è un’ottima opportunità
di aumentare il giro di affari incrementando il numero dei clienti
Si può comprare un bene o un servizio al 100% con gli SCEC, i Buoni della Solidarietà
ChE Cammina?
Non per chi ha partita Iva per ovvi motivi fiscali.
I privati invece, che si scambiano un bene usato, ad esempio un divano, possono decidere
liberamente di accettare fino al 100% in Buoni Locali, ma possono essere utilizzati al 100%
anche per altre innumerevoli applicazioni che abbiano per oggetto scambi di tempo per mutuo
aiuto ai singoli o alla comunità locale (vedi legge 8/3/2000 n. 53)
Gli SCEC si acquistano?
No. Vengono distribuiti gratuitamente dall’associazione che raggruppa persone fisiche e
imprese, ma anche enti locali o associazioni di categoria, in base a criteri predeterminati,
pubblici e trasparenti
Quando si finiscono i buoni come si fa per ottenerne di nuovi?
L’associazione provvederà a fare delle distribuzioni periodiche sempre con criteri ispirati a
equità e trasparenza. I Buoni potranno anche essere ottenuti tramite servizi alla comunità (cura
agli anziani, bambini ecc.) o comportamenti virtuosi (raccolta differenziata, car sharing).
Una forma particolare è data dall’anticipazione di Buoni Locali di Solidarietà che l’associazione
fa a chi ne fa richiesta per permettere investimenti più onerosi, ad esempio il pagamento
dell’impresa che installa i pannelli solari. In questo caso il richiedente non percepirà altri buoni
dalle distribuzioni periodiche fino a concorrenza dell’anticipazione ricevuta, ma potrà comunque
procurarseli offrendo servizi alla comunità o adottando comportamenti virtuosi.
44
L’imprenditore che li accetta in pagamento deve pagare tasse e Iva anche sull’importo
pagato in Buoni Locali?
No. Tecnicamente lo SCEC è configurato come una riduzione di prezzo chiamato “abbuono”
che non rientra nel computo dell’imponibile per il calcolo delle tasse e dell’Iva
La percentuale di accettazione è imposta dall’associazione?
Ovviamente No. Ogni imprenditore, commerciante, professionista ecc. deciderà in quale
percentuale accettare i Buoni della Solidarietà ChE Cammina con un minimo consigliato del
10%
Ma chi garantisce che il commerciante non aumenterà i prezzi?
Semplicemente il mercato, se i suoi prezzi saranno concorrenziali grazie anche all’accettazione
degli SCEC, allora le sue entrate aumenteranno, se invece i suoi prezzi saranno più alti
nonostante i Buoni, allora nessuno avrà la convenienza a comprare da lui e perderà clienti.
Ma come faranno gli imprenditori a fare prezzi vantaggiosi?
Il compito dell’associazione sarà anche quello di lavorare sull’accorciamento delle filiere
produttive a cominciare da quella alimentare. Eliminando i numerosi passaggi dal produttore al
consumatore si potrà ridurre sensibilmente i prezzi dando un giusto prezzo ai produttori e un
buon guadagno ai commercianti.
Le figure intermedie (grossisti) continueranno a lavorare, ma organizzando i loro clienti
commercianti in gruppi di acquisto per avere maggiore peso contrattuale con i fornitori e
ottenere prezzi più vantaggiosi, magari convincendoli ad accettare anche loro i Buoni Locali di
Solidarietà
Per il commerciante i Buoni della Solidarietà ChE Cammina sono una perdita?
No. Il motivo è semplicemente che lui potrà spendere gli SCEC incassati nel circuito e se si
servirà dai produttori locali, potrà acquistare anche le sue merci in percentuale in Buoni Locali.
Un esempio può essere il ristoratore che si rifornisce dai produttori locali che oltre a costare
meno, essere più vicini e dare maggiori garanzie di qualità, accettano anche SCEC.
Con i Buoni Locali il commerciante potrà anche pagarsi 100% SCEC vari servizi, come la
pubblicità organizzata dall’associazione o la spesa direttamente a casa di anziani o malati curata
dai membri dell’associazione. Le possibilità di riutilizzo sono moltissime.
Ma tutti questi Buoni non produrranno inflazione?
Gli SCEC vengono spesi solo in una percentuale del prezzo, la parte restante continua comunque
ad essere pagata in Euro e quindi tutte le problematiche relative all’inflazione e riflessi sui prezzi
vengono lasciati, volentieri, alla BCE.
I Buoni sono solo uno strumento per aumentare la massa del denaro circolante ed il potere
d’acquisto delle famiglie e far rifiorire l’economia locale così disastrata e cosa importante da
sottolineare, i Buoni Locali, al contrario degli Euro di carta, non producono debito pubblico
E tutto questo quanto viene a costare?
Questo è un progetto fatto dalla gente per la gente e per questo non ha nessuno scopo di lucro. I
soli costi a carico degli associati saranno il rimborso delle spese di stampa dei buoni e altri
piccoli costi di gestione per mantenere l’associazione, niente di più.
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Mettiamo il caso che tutto finisca che succede?
Nel caso che l’esperienza locale finisca, i Buoni potranno essere scambiati con altri SCEC degli
aderenti al circuito ArcipelagoSCEC. Comunque è bene ricordare che si fa riferimento alla sola
percentuale di accettazione dei Buoni Locali che può tranquillamente rientrare nel normale
esercizio di un’attività imprenditoriale.
I Buoni Locali sembrano garantire molti vantaggi, possibile che nessuno ci abbia pensato
prima ?
Certamente ! Questi sistemi sono già in uso in diverse parti del mondo (esistono circa 6000
esperimenti ) con notevole successo. Attualmente, le particolari condizioni economiche in cui ci
troviamo, ne stanno favorendo la nascita anche in Italia.
NOTE TECNICHE
Ci sono obblighi particolari una volta entrati nell’associazione ?
No, nessun obbligo particolare. Il solo obbligo è quello di accettare in pagamento gli SCEC, nella
percentuale precedentemente concordata.
Se non sono convertibili chi garantisce il valore ?
I Buoni non sono convertibili in euro ma convertibili in beni e servizi del circuito. Se ci pensate bene
l’euro in cosa è convertibile? La riserva aurea non c’è più, per cui è convertibile anche lui in beni e
servizi, o in altra carta (dollaro, franco svizzero ecc.). Al contrario dell’euro di carta però non producono
debito perché sono distribuiti gratuitamente e siamo noi a dargli valore accettando fiduciariamente gli
SCEC nei nostri scambi.
Ha senso mettere un tasso negativo al Buono locale? Ho sentito parlare di demurrage…
Demurrage, moneta a tempo sono una tassa sull’uso che serve a non creare inflazione è più che giusto
nel caso il Buono si trasformi in una moneta vera e propria e circoli al 100% .
I Buoni Locali non producono inflazione e quindi non producono effetti negativi sui prezzi perché
scaricano tutti questi problemi sulla moneta prevalente che è l’euro. Nel nostro caso l’applicazione di
questi correttivi sarebbero solo un orpello in più, oltretutto ininfluente ai fini della circolazione.
Per avere una % di demurrage su una % di spesa in euro, ad esempio il 10% di demurrage sul 20% (si
può svalutare solo la parte in Buoni, mica anche l'euro) di una transazione porta ad un 2% di tassa sul
totale. Assolutamente ininfluente ai fini di controllo della massa circolante: l'euro non lo controlliamo, e
i Buoni li complichiamo.
Ci vorrebbe anche una macchina organizzativa costosa e inutile (stampa e gestione bollini ecc..) La
costrizione a pagare questa tassa sull’uso in euro (pagarla in Buoni locali non avrebbe alcun senso)
trasmetterebbe anche sfiducia nel mezzo, tanto è vero che anche nelle monete tedesche con riserva in
euro, dove avrebbe avuto un senso per aumentarne la velocità di circolazione, è stata prevista ma mai
applicata: ci hanno provato e smesso subito. Anche il relativo incasso forse non coprirebbe neanche le
spese di gestione del sistema.
Cosa faccio se me trovo troppi, e fermi in cassa?
La risposta è la creazione del mercato, che rafforza il “valore” dei Buoni Locali, vale a dire la possibilità
di essere riutilizzati per un vasto range di prodotti per di più con prezzi concorrenziali.
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All’inizio è più che normale avere una circolazione difficoltosa. Come ogni novità ha bisogno del suo
tempo di lancio, di assestamento e poi di crescita continua.
Oltre a lavorare sui produttori e sui commercianti per creare il circuito, l'accortezza nella emissione e
distribuzione manterrà sempre sotto il livello di saturazione del mercato, ma non perché se si mettono in
circolazione più Buoni si crea inflazione, ma semplicemente perché si rischia di eccedere il potere di
spesa in euro delle famiglie e quindi non avendo euro da spendere i Buoni giaceranno "inattivi" nel
cassetto, perdendo il loro valore di accrescere il potere di acquisto.
I Buoni della Solidarietà ChE Cammina (SCEC) possono essere falsificati? Cosa può comportare?
La falsificazione dei Buoni in un primo momento è un falso problema. Essi circolano a fianco dell’euro,
per cui chi volesse falsificarli avrebbe solo un beneficio minimo dovendo versare una ben più
sostanziosa percentuale in euro. La cosa acquista un peso diverso nel caso si inizi a pagare parte delle
tasse comunali o altri tributi, energia ecc. in Buoni Locali di Solidarietà. Questi acquisirebbero un valore
monetario pieno e per questo abbiamo già previsto nella stampa dei Buoni Locali metodi
antifalsificazione e sistemi di validazione.
Nel territorio coperto dagli SCEC non ci sono fornitori per la mia categoria merceologica: come
posso fare?
Stiamo lavorando alla diffusione di questi Buoni in tutto il territorio italiano e poi permettere, avendo la
stessa struttura e gli stessi criteri di emissione e distribuzione, di potersi scambiare le merci e i servizi in
eccesso fra le varie realtà oppure avere fornitori “fuori zona” pagando ognuno in percentuale in Buoni
della propria località di origine. Questo permetterebbe di ricreare in poco tempo una economia
nazionale, non più dipendente dalle assurde e dannose logiche della globalizzazione, portare ricchezza
pura non gravata dal debito e dimostrare che esiste un altro modo di fare economia.
E’ necessaria una spesa minima per utilizzare i Buoni Locali di Solidarietà?
Visto che il taglio minimo è quello da 0,50 euro è opportuno utilizzarli con una spesa minima di 2,5-5
euro per facilitare il più possibile il loro uso.
Quali sono i tagli del Buono ? Come arrotondare le cifre in caso di decimali?
Saranno messi in circolazione Buoni del taglio di 0,5 - 1 – 2 – 5 – 10 e 50 ovviamente un
arrotondamento è necessario.
In caso di arrotondamento della cifra da riscuotere in Buoni si arrotonda per difetto fino allo 0,49 e per
eccesso dallo 0,50
Esempio 11 euro con 20% di accettazione = 8,80 euro + 2,20 Buoni diviene : 9 euro e 2 Buoni
Esempio 18 euro con 10% di accettazione = 16,20 euro + 1,80 Buoni diviene : 16 euro e 2 Buoni
FISCO E SCEC : Come inquadrare il Buono locale
Fiscalmente il Buono Locale è assimilabile ad un abbuono http://it.wikipedia.org/wiki/Abbuono e come
tale non concorre alla determinazione della base imponibile.
E’ un errore confondere i Buoni Locali con i buoni sconto commerciali.
Questi ultimi permettono, nel caso il dettagliante accetti, che il consumatore finale paghi il prezzo di
vendita del prodotto in parte in contanti ed in parte a mezzo di un buono sconto emesso dal produttore
dello stesso, riducendo in questo modo la base imponibile IVA. Successivamente, nel caso il produttore
del bene oggetto di transazione rimborsi l’importo indicato su detto buono, il dettagliante è obbligato ad
includere il valore nominale di questo buono nella base imponibile. Ciò è chiaramente indicato nella
normativa di armonizzazione delle legislazioni degli Stati Membri CEE relative alle imposte sulla cifra
47
di affari (Direttiva 77/388/CEE del 17 maggio 1977).Tale direttiva è molto chiara nell’indicare che ” …
la base imponibile è costituita per le forniture di beni e le prestazioni di servizi: da tutto ciò che
costituisce il corrispettivo versato o da versare al fornitore o al prestatore per tali operazioni da parte
dell’acquirente, del destinatario o di un terzo … omissis .
Non molto dissimile è il caso che il buono sconto emesso da una catena commerciale, in questo caso
però la transazione avviene senza che colui che ha emesso il buono, possa recuperare il valore dello
sconto offerto al cliente.
Per quanto invece riguarda i Buoni Locali si deve fare riferimento all’accordo stipulato dal
fornitore/prestatore al momento di associarsi al Circuito dei Buoni Locali della Solidarietà ChE
Cammina come Accettatore.
Con tale contratto il venditore/prestatore d’opera si impegna a riconoscere, a tutti i portatori di SCEC, un
determinata riduzione di prezzo per i prodotti venduti, assumendosi anche l’obbligo di ritirare dal cliente
Buoni Locali per lo stesso ammontare nominale della riduzione riconosciuta;
L’accordo impegna il venditore/prestatore solo nei confronti dei portatori di Buoni Locali SCEC mentre
lo lascia assolutamente libero di offrire o meno sconti e/o abbuoni agli altri clienti.
E’ inoltre importante tenere presente che il contratto non garantisce affatto all’accettatore la possibilità di
poter utilizzare i Buoni Locali ricevuti per ottenere a sua volta una riduzione di prezzo sui propri acquisti
presso i suoi fornitori; quindi, per il venditore/prestatore d’opera, il valore economico intrinseco dei
Buoni Locali ricevuti è assolutamente nullo!
Peraltro i buoni sono sempre forniti a titolo gratuito e quindi in ogni caso il loro valore è nullo ed
acquistano il titolo di ottenere una diminuzione di prezzo solo presso un fornitore che sia associato al
circuito dei Buoni. Poiché alle condizioni contrattuali pattuite i Buoni Locali non rappresentano alcun
valore per chi li accetta, non possono che non essere assoggettabili all’IVA.
Nel caso in cui l’accettatore, al pari di qualunque altro portatore di Buoni Locali, trovasse un associato al
circuito dei Buoni Locali in grado di fornirgli le merci da lui desiderate, ecco che potrebbe utilizzare gli
SCEC in suo possesso per ottenere la fornitura dei prodotti desiderati. In tal caso, acquistando la merce
ad un minor prezzo, all’atto della vendita ad un cliente privo di Buoni Locali otterrebbe un maggior
margine sulla vendita, a cui corrisponderà una maggior quantità di IVA da versare.
Quanto sopra descritto chiarisce il regime fiscale dei Buoni Locali tuttavia, anche se i Buoni Locali un
giorno venissero considerati alla stregua di “crediti di denaro”, a norma del DPR 633 del 26 Ottobre
1972, comma 3, punto a) sarebbero ancora esenti IVA.
Lo SCEC non rientra certo nella legge relativa ai concorsi e manifestazioni a premio, che espressamente
esclude i Buoni da questo contesto, anche dalla nuova disciplina entrata in vigore il 12 aprile scorso
(Nuovo Regolamento di operazioni pubblicitarie finalizzate a promuovere la conoscenza e la vendita di
determinati prodotti o servizi), introdotta dal DPR 430/2001.
Se vediamo la cosa come un circuito dove i Buoni ricordano a chi li riceve che il portatore ha diritto ad
un prezzo di favore, contrattualmente in quanto iscritto all’associazione e fiduciariamente se non iscritto,
la cosa appare in tutta la sua semplicità.
Il fatto di circolare non deve trarre in inganno perché ogni transazione il Buono conclude la sua funzione
e la riprende nel momento che viene presentato nuovamente.
Per chiarire meglio, se il buono fosse una moneta come il Regio (moneta complementare tedesca che
permette di acquistare beni totalmente con quella moneta) avremmo un risultato diverso in quanto lo
scontrino o la fatturazione sarebbe sull’intero, mentre lo SCEC non essendo tecnicamente una moneta,
ma un titolo per ottenere una riduzione del prezzo, si comporta come una liberalità esercitata dal
creditore nei confronti del debitore e pertanto non viene computata ai fini dell’imponibile fiscale, come
la definizione di abbuono in Wikipedia riporta:
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L’abbuono è una riduzione concessa su una somma da pagare, che puo arrivare fino alla totale
rinuncia della riscossione da parte del creditore.
Quindi un atto di liberalità tra creditore (commerciante, produttore ecc.) e debitore (acquirente).
In effetti il buono rappresenta il titolo ad avere una riduzione di prezzo,che avviene contrattualmente fra
gli iscritti all’associazione emittente e in maniera fiduciaria per i non iscritti.
Il buono infatti è un atto liberale di mutuo soccorso in capo al portatore del buono che ne è anche il
proprietario. Nessuna ombra sulla sua esenzione dalla base imponibile in quanto la sesta direttiva
comunitaria all’art. 11, parte A, elenca rispettivamente ai suoi nn. 2 e 3 gli elementi da includere nella
base imponibile e quelli da escludere. L’art. 11, parte A, n. 3, lett. b), dispone che non sono da includere
nella base imponibile «i ribassi e le riduzioni di prezzo concessi all’acquirente o al destinatario della
prestazione e acquisiti al momento in cui si compie l’operazione».
Qui non si parla di sconti o altro, ma solo di riduzione di prezzo in cui il nostro Buono Locale si
inserisce perfettamente e a pieno titolo.
In definitiva, la questione è molto semplice : il nostro caso è di “abbuono commerciale” per cui ” sono
rilevati come gli abbuoni o i resi, ma non dovranno apparire autonomamente in bilancio bensì imputati
in diminuzione dei ricavi.”
Per quanto riguarda gli sconti finanziari, questi hanno una natura completamente diversa dall’abbuono
dato dallo SCEC. Per il legislatore “In sede di bilancio, gli sconti passivi finanziari non sono imputati in
diminuzione dei ricavi in quanto non costituiscono rettifiche negative degli stessi”; anche in partita
doppia vanno tra i costi (infatti vedi la voce “sconti passivi” a sinistra nell’esempio in partita doppia).
Sono quindi un aumento di costi, non una diminuzione di ricavi.
Nel caso di un acquisto con gli SCEC la fattura generata è uguale a quella riportata qui sotto: 1000-20%
= 800 di imponibile .
Causale S/Conto Cli/For Descrizione Imponibile %IN RIva Contr. Importo Dare Importo Avere
——————————————————————————————————
—- Numero Reg. 1 Del 23-01-08 —– Numero Doc. 1 Del 23-01-08 —– Prot.
001 EMISSIONE FATTURA 0104001 0000165 ARGORO’ SNC 960,00
0401001 MERCI C/VENDITA 800,00
0202001 200 IVA 20% 800,00 160,00
—————————————————————————TOTALI DI STAMPA 960,00 - 960,00
Se poi DOPO al clienti effettua un ulteriore sconto (le ragioni possono essere diverse) questo ha natura
finanziaria, non natura commerciale: la vendita è stata effettuata e quindi non c’è variazione su questa.
Questo ulteriore sconto aumenterà i costi, non diminuirà i ricavi.
—- Numero Reg. 2 Del 23-01-08 —– Numero Doc. Del - - —– Prot. ——————————
SCONTO PER PAGAMENTO
100 0303001 ABBUONI E RIBASSI PASSIVI 60,00
0104001 0000165 ARGORO’ SNC 60,00
———————————————————————————
TOTALI DI STAMPA 60,00 - 60,00
Il cliente paga solo 900,00 euro.
49
La casistica
contabilità.
del
nostro
Buono
è
semplice
e
lineare
anche
a
livello
di
50
51
Proposta di adozione dello strumento dei Buoni
Locali di Solidarietà per gli Enti Locali
Premessa: l'introduzione del Buono locale come possibilità di reazione alle conseguenze negative
della globalizzazione economica e per il rilancio delle economie locali
Egregi Signori,
recentemente si sente sempre più parlare della perdita di potere d’acquisto da parte delle famiglie
italiane. Vari organismi hanno quantificato un aumento di spesa di circa 1.400 euro per il 2008 a
causa dei recenti rincari: petrolio, alimentari, spese bancarie, etc.; di contro abbiamo la piccola e
media impresa che vede ridursi le quote di mercato a causa degli effetti di una impari concorrenza
con i paesi asiatici.
L’introduzione di Buoni Locali di Solidarietà e dei progetti aziendali ad essi collegati, si propone di
alleviare – almeno in parte - le conseguenze economico-sociali aumentando il potere di acquisto
delle famiglie e creando mercato alle imprese di produzione e commercio. Per contrastare gli effetti
negativi della perdita di sovranità nazionale nella scelta delle politiche monetarie necessarie allo
sviluppo locale, in Germania, ad esempio, da tempo sono stati introdotti decine di buoni locali
aderenti al circuito REGIO (1).
Iniziative analoghe sono attualmente in corso in tutta Europa: Belgio, Danimarca, Francia – la cui
iniziativa SOL è finanziata dalla UE per 1,28 milioni di Euro (2) – Olanda, Polonia, Portogallo,
Spagna, Svezia, Gran Bretagna.
In Italia sono già attive: la Sicilia, la Calabria, la Campania, il Lazio, l’Umbria, La Toscana, il Veneto
e ci sono gruppi che lavorano per far partire quanto prima il progetto in Liguria, Piemonte, Trentino
AA e Friuli VG, che aderiscono al circuito ArcipelagoSCEC (3). Il circuito dei Buoni Locali si
predispone a far partire altre dieci iniziative in altrettante città entro l’anno in corso.
Il Buono Locale SCEC è:
- di proprietà del portatore;
- viene distribuito gratuitamente ai cittadini e alle imprese aderenti al sistema;
- permette al portatore dei risparmi (minimo 10%) a seconda delle condizioni applicate dagli
aderenti al circuito.
La proposta è quella:
- di patrocinare la diffusione del progetto di rilancio delle economie locali legato ai Buoni Locali
SCEC (la Solidarietà ChE Cammina).
- di aderire al circuito nazionale ArcipelagoSCEC.
Si chiede pertanto l’approvazione dei seguenti punti:
- Il Consiglio Comunale di _______________________ decide di promuovere l’adozione dei Buoni
Locali SCEC che aderiranno al circuito nazionale
ArcipelagoSCEC accettandone il
regolamento operativo al fine di poter operare scambi delle eccedenze produttive del
territorio tra le varie realtà italiane;
- I BLS emessi dall’Associazione saranno immediatamente disponibili per la realizzazione delle
politiche sociali ritenute opportune, nella quantità decisa di comune accordo e in conformità con il
regolamento dell’Associazione.
- Al fine dell'attuazione del progetto dei Buoni Locali SCEC per rivitalizzare l’economia locale, il
Comune ha facoltà di dotarsi, per le problematiche legate all’attuazione del progetto, di un nucleo
tecnico, eventualmente anche con professionalità complementari, avente funzioni consultive messo
a disposizione dall’associazione (4)
52
- Per la realizzazione del progetto di cui sopra, per il territorio di pertinenza del Comune, si stanzia
la cifra di
euro ______________(______________________________________) per l’anno
_______.
Note:
1) Lista dei 61 buoni locali tedeschi aderenti al circuito REGIO: http://tinyurl.com/3x5zzn
2) Vedi: http://www.sel-terre.info/article.php3?id_article=134
3) Vedi il sito dell’Arcipelago SCEC: http://www.arcipelagoscec.net/
4) Lista delle attività svolte dalle professionalità sul territorio :
-
-
Raccolta informazioni sull'economia locale ed elaborazione dati sull'iniziativa
Contatti e raccordi con le attività imprenditoriali per la creazione di mercato, agevolato dai
Buoni Locali, per i vari settori
Studio sull'applicazione dei progetti al territorio per lo sviluppo dell'economia locale
Incontri e convegni informativi con gli imprenditori per la diffusione del progetto
Consulenza agli imprenditori (agricoli e non) per l’attuazione di attività che creino qualità dei
prodotti e abbiano un impatto positivo sui redditi.
Interdisciplinarietà tra i settori economici delle varie zone limitrofe, ma mancanti nel
Comune
Ottimizzazione dei trasporti e della logistica delle merci del circuito locale ed inter regionale
aderente al circuito Arcipelago tramite l’adozione di un brevetto a disposizione
dell’Associazione
Sviluppo di circuiti di qualità alimentare e rete del turismo anche inter regionale in Buoni
Locali (ristorazione, agriturismo ecc.)
Valorizzazione dell’artigianato locale e altre prodotti di eccellenza attraverso la piattaforma
informatica di scambio
Assistenza alle aziende senza competenze informatiche per il circuito Buoni Locali
Interagire con le eventuali associazioni di categoria che vogliono collaborare al progetto
Cosa può fare il Comune nell’ambito della realizzazione del progetto :
-
-
Agevolare lo sviluppo di piccoli centri di commercio locale, magari reperendo i locali nel
patrimonio immobiliare comunale
Agevolare il disbrigo di tutte le attività burocratiche legate a queste attività (Farmer market,
supermercati locali ecc.)
Aprire uno sportello dedicato al progetto
Sostenere l’iniziativa con campagne informative sul progetto per i cittadini e per le imprese
sostenere il reale lancio dei Centri commerciali naturali grazie ai Buoni Locali ed ai progetti
collegati
Supporto alle famiglie meno agiate e agli immigrati tramite i Buoni locali, favorendo
l’integrazione e contrastando la delinquenza grazie alla migliorata situazione economica e il
contatto personale creato dal Buono Locale.
Agevolare la raccolta differenziata con incentivi in Buoni Locali
Consorziarsi con Comuni limitrofi per potenziare l’iniziativa
Interagire con le eventuali associazioni di categoria
Eventuale tassazione agevolata per le imprese che mettono un’attività nel territorio
comunale aderente al circuito Arcipelago SCEC
Recepire percentuale dei tributi locali direttamente in Buoni Locali
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i buoni locali