Raccolta di pensieri “quasi” in libertà a cura dell’Azione Cattolica di Curti - Anno II n. 7 S.E. Mons. Schettino: Messaggio agli studenti per l’anno scolastico 2009-2010 “Lo accolse con gioia” L a giovinezza è una significativa stagione dello spirito, quando lentamente maturano riflessioni e propositi, si compiono scelte per la vita, si assaporano le prime delusioni e sconfitte. È il tempo della valida seminagione di bene, quando il seme della speranza germoglia in certezza e si contempla già la prima fioritura. È il tempo educativo per eccellenza, quando si pongono scelte significative per la vita futura e si programma oltre il tempo presente. Si ricercano i motivi e il senso profondo della vita personale e sociale. È il tempo anche di impegno scolastico, di studio, di ricerca culturale e di programmi scolastici da realizzare. La scuola, nonostante le sue difficoltà di percorso, è sempre un valido “luogo educativo e formativo”. Occorre starci dentro e lavorare con motivazione ed impegno. Tutte le discipline scolastiche assolvono il compito di produrre unità di sapere, ricerca umanistica e tecnico-scientifica e danno il volto di serenità e fiducia per una crescita globale della personalità umana. Auguri di Buon Anno Scolastico a tutti i componenti della Scuola. Auguri perché le speranze fioriscano ancora nella appassionata ricerca del bello, del bene e del vero, che per voi tutti si compia. + Bruno Schettino ARCIVESCOVO I l filo conduttore di questo anno associativo è la frase con cui l’evangelista Luca descrive Zaccheo: «Lo accolse con gioia» (Lc 19, 6). Il Presidente nazionale di AC dichiara: “Nell’anno associativo 2009-2010 siamo invitati a sperimentare, come persone e come associazione, l’apertura del cuore e l’accoglienza, l’accoglienza del Signore Gesù e l’apertura all’altro, alla comunità e ai poveri in particolare - che viene sollecitata dalla Sua Parola. Alla luce della comunione sarà declinato anche l’impegno per la promozione del bene comune, che ha di per sé bisogno di una rete di relazioni autentiche, nutrite dal dialogo e dilatate dalla tensione alla giustizia, e che nei luoghi della vita comune, negli spazi della reciproca accoglienza, trova il suo ambito di fondamentale realizzazione.” Mi piace sottolineare che il nostro Presidente nazionale invita non alla semplice, cordiale ospitalità ma ad accogliere, cioè entrare nell’altro, acquisire attraverso un’ apertura a 360 gradi l’altro come persona nel senso più ampio del termine. La comunione a cui fa riferimento il Presidente richiede una capacità di incontro in profondità, un desiderio di ascolto e comprensione, una disponibilità al dialogo. Qui si innesta il senso profondo della comunicazione. Comunicare non è scambiare delle parole. La persona non è solo individuale esistenza, ma anche comunicazione e relazione. Se questa apertura all’altro è costitutiva della persona, si può comprendere come la comunicazione sia un’esperienza fondamentale che realizza, arricchisce e completa la persona stessa. Quando la comunicazione si affievolisce o addirittura si interrompe, si perde profondamente anche se stessi. Si potrebbe quasi dire che si esiste soltanto nella misura in cui si esiste per gli altri e, al limite, si potrebbe affermare che essere significa amare. Maria Giovanna De Matteo segue a pag 2 > All’interno: Notizie dai campi scuola 2 La vita di San Rocco di Montpellier V ista la coincidenza dell'uscita del giornalino con la festa patronale, ci è sembrato opportuno riproporre i punti salienti della vita di San Rocco. Nacque a Montpellier in Francia, tra il 1345 e il 1350, da una famiglia nobile profondamente cattolica. Rimasto orfano di entrambi i genitori, già all'età di vent'anni, seguendo i loro insegnamenti cristiani, decise di vendere tutti i suoi beni e di donare il ricavato ai poveri; aderì poi al terzo ordine francescano. Con questo spirito maturò la decisione di recarsi come pellegrino a Roma per pregare sulle tombe degli apostoli Pietro e Paolo. Durante il lungo pellegrinaggio incontrò molteplici difficoltà, tra le quali la peste che in quel periodo imperversava nelle città che attraversava e mieteva tantissime vittime. Egli con coraggio si dedicò alla cura degli ammalati, assistendoli nelle loro necessità con gratuità, noncurante della sua incolumità, guarendoli talvolta miracolosamente. Visitò molte città italiane, specialmente quelle del nord - ovest e quando finalmente arrivò a Roma si tramanda che assisté e guarì un alto prelato, che fece in modo di fargli incontrare e conoscere il pontefice Urbano V. Purtroppo non fu immune dal contagio della peste. Fu colpito nei pressi di Piacenza e si rifugiò in un bosco dove, si racconta, un cane gli salvò la vita portandogli ogni giorno un pezzo di pane. San Rocco, nel viaggio di ritorno verso casa, fu arrestato nei pressi di Montpellier per spionaggio, rimase in prigione per cinque lunghi anni, fino alla morte che avvenne il 16 agosto di un anno tra il 1376 e il 1379. L'immagine di San Rocco ha molti particolari che ricordano la sua vita: la croce, il pane, il bastone, il cane, il mantello, l'angelo, la corona del rosario, la piaga, la conchiglia, la borraccia, la tavoletta e il vangelo. La devozione a Curti di San Rocco risale al 1777, come rivela un documento conservato nella Curia di Capua dove si parla di processioni che si tenevano nel nostro paese in suo onore in quel periodo. Tra il 1866 e il 1887 ci furono a Curti molti decessi a causa della peste che in quel periodo stava devastando la zona e la popolazione rinnovò con maggior rigore la sua devozione a San Rocco, il quale operò molti miracoli salvando tanti curtesi da sicura morte. Questo evento fece nascere nella popolazione il desiderio di eleggere San Rocco nostro celeste Patrono. Nel 1986 fu celebrato il centenario che ricordava il miracoloso operato di San Rocco. Molte furono le funzioni liturgiche svolte nei giorni di festa, ma certamente l'evento che più entusiasmò i fedeli fu la venuta della reliquia del Braccio di San Rocco per volere di Don Pietro Iulianiello allora parroco di Curti. La reliquia giunse a Curti il 13 settembre 1986 accolta dal Parroco, dal vescovo S.E. Mons. Luigi Diligenza e dai fedeli tutti che con commozione si recarono in processione per le vie del paese tra canti e preghiere. Nello stesso anno e precisamente il 31 dicembre 1986 fu consegnato a Don Pietro Iulianiello una piccola reliquia di San Rocco che ancora oggi è conservata nella Chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo. In occasione dei festeggiamenti dell'anno 2005 in onore di San Rocco, la reliquia del Braccio fu portata insieme alla statua in processione per le vie del paese tra la commozione dei fedeli tutti. Ogni anno i fedeli di Curti rinnovano la loro fede a San Rocco affidando alla sua intercessione le loro necessità materiali e spirituali certi del suo patrocinio e del suo amore costante verso questa comunità. Buona festa a tutti. (per un approfondimento della figura del santo e della sua devozione a Curti si rimanda all'articolo del prof. Michele Schiavone presente sul sito: http://azionecattolicacurti.myblog.it/san-rocco-protettore-di-curti/ “Lo accolse con gioia” > segue dalla prima L’amore realizza la forma di comunicazione più profonda, che supera la distanza che ci divide dall’altro e, nello stesso tempo, dilata il nostro io attraverso relazioni autentiche. Dobbiamo quindi - ci suggerisce Franco Miano - stare attenti alla natura delle relazioni. Le relazioni che siamo chiamati a intessere devono essere autentiche, spinte da una tensione alla giustizia e non ad altro. È solo in una relazione di gratuità nell’amore che l’altro diventa il prossimo, che ci chiama ad uscire dal nostro egoismo, a superare le barriere dell’incomunicabilità e della diffidenza. E dal momento che noi siamo il prossimo di altri, occorre farsi prossimo. Così come per il buon samaritano si fa prossimo “chi usa misericordia”, chi cioè ha nel proprio cuore quella straordinaria debolezza e delicatezza per la sofferenza e il bisogno dell’altro. Perché l’umiltà negli approcci non può e non deve essere considerata disponibilità a farsi calpestare. Questa dimensione dell’essere dell’uomo, che lo porta alla comunicazione e alla relazione autentica fino al prendersi cura degli altri, è quella che il Vangelo designa come il cuore della Legge: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti.” Poiché è a questo che siamo chiamati, auguro all’Azione Cattolica un buon anno associativo attraverso l’approfondimento delle tematiche proposte e a tutta la comunità parrocchiale una riflessione affinché tutti possiamo rivestire di autenticità la nostra capacità di relazione. Maria Giovanna De Matteo 3 E cco il motto e il tema del primo appuntamento diocesano di quest'estate: il campo giovani-giovanissimi che si è svolto dal 30 luglio al 2 agosto ad Ispani in Provincia di Salerno. Una delle particolarità di questo campo è stata l'autogestione: il valore della condivisione e della comunione è stato acuito ed enfatizzato dal sapere che tutto ciò che era cucinato, era realizzato con amore e dedizione da persone che partecipavano a questo stesso momento comunitario e non erano, come in altri casi, ad esso estranei. Altro dato significativo è stata la posizione geografica che ha permesso la giusta dose di raccoglimento e concentrazione su di un tema che oramai diventa sempre più difficile da affrontare: la fiducia nel prossimo. Tutti noi infatti possiamo contare sulle dita il numero di persone di cui davvero ci fidiamo e le informazioni che ascoltiamo dai mezzi di comunicazione non sono incoraggianti: truffe, raggiri e frodi, per non parlare di reati a danno delle persone, non fanno altro che rafforzare il nostro scetticismo nei confronti di chi è come noi. E proprio dai giovani l'AC è voluta ripartire, dalle persone che più hanno bisogno di fidarsi e confidarsi, da coloro che sono più espo- Mi fido le riflessioni di quei giorni e continuerà lungo il cammino del ritorno a casa. Con certezza possiamo dire infine che la spinta non si è esaurita in quei giorni sti a questo flusso mediatico negativo ed è in loro che viene riposta la più grande fiducia, che non è semplice speranza, ma ha i caratteri di una profonda e radicata scelta, ragionata sulle solide basi del Vangelo, che giorno dopo giorno ha guidato poiché venerdì sera, in occasione della “pizza di riunione”, gli entusiasmi erano ancora palpabili nelle parole e nei comportamenti di chi ha condiviso quest'esperienza unica. Lorenzo Asciore Il mio primo campo ACR Q uesto è il primo anno che sono andato al campo ed è stata un'esperienza bellissima. Abbiamo parlato di Pietro, un apostolo a cui Gesù voleva molto bene e abbiamo riflettuto in particolare sulla rinnegazione di Gesù da parte di Pietro. Da quello che ricordo non mi è mai capitato di “rinnegare” qualcuno perché è una cosa bruttissima. Comunque la cosa importante e che Gesù perdona Pietro e lo sceglie come l'apostolo su cui fonda la Chiesa. Con questo gesto Gesù ci insegna che bisogna perdonare il prossimo. Anche a me è capitato di ridare fiducia a qualcuno che aveva dimostrato di non meritarla. Una volta mi è capitato di ridare fiducia a un mio amico perché casualmente ha cancellato il mio gioco preferito che avevo sul nintendo D:D: Penso, infatti, che anche io posso sbagliare, in quanto non sono diverso dagli altri, anche se ognuno ha la propria personalità, i propri insegnamenti, le proprie speranze e aspirazioni. Queste sono le mie riflessioni su questa esperienza del campo ACR. Tutte le mie aspettative sono state soddisfatte, grazie per tutto quello che hanno fatto e per tutto quello che mi hanno insegnato. Francesco Rolando Ventriglia 4 Il campo ACR 2009 di Benevento A nche quest'anno al centro “La Pace” di Benevento è stata condivisa l'esperienza del campo A.C.R.. Dopo tanta fatica da parte del settore e di tutti gli educatori, questo campo è riuscito a lasciare un segno indelebile nel cuore di tutti. Il tema scelto ha trattato in modo particolare il momento in cui Pietro ha rinnegato Gesù e la scelta di seguirlo passo passo nel cammino di fede. Molte sono state le attività svolte, in particolare momenti di preghiera, giochi, canti e balli che potessero esprimere in maniera pratica, e non solo a parole, il Vangelo. Nel condividere tutto questo noi educatori ci siamo resi conto della partecipazione attiva di tutti i ragazzi e soprattutto del loro entusiasmo nel cogliere alcuni aspetti della figura di San Pietro attraverso parole che hanno caratterizzato il suo cammino di fede: ascolto, fiducia, servizio e perdono. Importantissimi sono stati anche gli spazi dedicati al “deserto”, momenti di silenzio che hanno aiutato i ragazzi a comprendere meglio se stessi scavando nel proprio intimo. Come ogni anno il campo non è stato importante solo per lo studio e la preghiera, ma ha anche aiutato i ragazzi a stringere nuove amicizie e a confrontarsi con modi diversi di pensare e di rivolgersi a Gesù. Dopo questo inizio così impegnativo non resta che augurare buon anno associativo a tutti. Mena Martucci Sara Russo Marianna Schiavone Il nostro patrimonio: la Chiesa di San Michele Arcangelo I n occasione dei solenni festeggiamenti in onore del Santo Protettore di Curti, San Rocco di Montpellier, che si svolgono, com'è consuetudine, la terza domenica di settembre, si vuole presentare ai fedeli curtesi un'iniziativa che si propone di essere non solo religiosa ma anche culturale: un opuscolo dal titolo “Descrizione della Chiesa Parrocchiale di San Michele Arcangelo in Curti”, in corso di stampa, patrocinato, fortemente voluto e finanziato dal parroco di Curti, mons. Andrea Riccio. Come si può facilmente intuire dal titolo, si tratta della descrizione di natura storicoartistica dell'edificio religioso che sorge sulla piazza principale di Curti, che il popolo dei fedeli locali conosce bene, frequenta assiduamente e al quale lo unisce un profondo legame di affetto e di sentita devozione. La descrizione riguarda altresì le opere mobili, gli arredi, le decorazioni e le suppellettili poste all'interno della Chiesa che rappresentano, inoltre, una testimonianza preziosa e fondamentale del patrimonio artistico locale nonché della coscienza storica collettiva. La descrizione inizia dalla facciata per poi passare alle varie parti di cui si compo- ne l'interno dell'edificio religioso: le tre navate, il soffitto, la cupola, il transetto e l'abside in cui è collocato l'altare maggiore. L'opuscolo, di cui la sottoscritta ha curato la stesura avvalendosi anche delle necessarie indicazioni del parroco, si sofferma altresì sui più recenti interventi di restauro e di ristrutturazione avvenuti in occasione della ricorrenza giubilare del 2000, che hanno riguardato la struttura architettonica, gli arredi e i beni mobili in essa contenuti. Corredo indispensabile della trattazione sono le fotografie che illustrano quanto si è cercato di descrivere dettagliatamente ma anche in maniera chiara e comprensibile. Con quest'iniziativa s'intende avvicinare e sensibilizzare l'intera comunità e in particolar modo le nuove generazioni a una più approfondita conoscenza, valorizzazione e fruizione del patrimonio - oltre che ecclesiastico - storico, artistico, monumentale locale di cui la Chiesa Parrocchiale intitolata al Santo Patrono San Michele Arcangelo costituisce una componente essenziale. Ciò che ci si propone di ottenere è di far sì che quando i fedeli entrano in chiesa per partecipare con commossa e sentita devozione alle funzioni liturgiche, si possano anche effettivamente sentire un po' tutti depositari di un'eredità storico-artistica di inestimabile valore, che affonda le sue radici nei secoli passati ed è sempre di imprescindibile attualità, la cui rilevanza per ciascuno viene, spesso, erroneamente trascurata proprio a causa di una conoscenza superficiale. Gigliola Parisi