anno XXIV numero 9 settembre 2013 torino medica comunicazione informazione formazione la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino Quattro Disegni di Legge per una riforma attesa da anni nuovi ordini sanitari per la tutela della salute Sommario La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia. 4 numero 9 settembre 2013 anno XXIV numero 9 settembre 2013 torino medica 8 la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino Quattro Disegni di Legge per una riforma attesa da anni 14 18 L’iter parlamentare di ben quattro disegni di legge (DdL): il 725, primo firmatario Luigi D’Ambrosio Lettieri, l’818 primo firmatario Annalisa Silvestro e 829 presentato sempre al Senato dal Presidente Amedeo Bianco primo firmatario. La quarta iniziativa politica è del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: un DdL “Omnibus” in quanto prevede 28 articoli; oltre a nuovi Ordini professionali, anche un riassetto di molti aspetti della Sanità italiana. 20 22 26 28 Foto in copertina di Dario Cicchero Direzione, Redazione, Corso Francia 8 - 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 505323 [email protected] www.omceo.to.it Presidente Amedeo Bianco Vice Presidente Guido GIUSTETTO Segretario Ivana GARIONE Editoriale Salute e previsioni del tempo Mario Nejrotti 32 prima pagina comunicazione informazione formazione nuovi ordini sanitari per la tutela della salute 30 prima pagina Tesoriere Guido REGIS Consiglieri Domenico BERTERO Tiziana BORSATTI Emilio CHIODO Riccardo DELLAVALLE Ezio GHIGO Anna Rita LEONCAVALLO Elsa MARGARIA Aldo MOZZONE Tribuna 36 38 Nuovi ordini professionali a tutela della salute a cura di Nicola Ferraro Il dedalo Si poteva evitare? MariaTiziana Bertero Irene Castagno Il dolore tra corpo e psiche Donatella Bacolla Lo stetoscopio Contrastare il cancro mammario Carlo Campagnoli Il parto a domiciio Emanuele D. Ruffino Germana Zollesi Buone pratiche (e un libro) per battere l’ictus Nicola Ferraro Sciopero Comunicati Stampa Renato TURRA Roberto VENESIA Rosella ZERBI Patrizia BIANCUCCI (Od.) Gianluigi D’AGOSTINO (Od.) Bartolomeo GRIFFA (Od.) Commissione Odontoiatri Gianluigi D’AGOSTINO Presidente Patrizia BIANCUCCI 40 46 48 49 Chi fa cosa Progetto ENPROS Com. Stampa fprc: 62 milioni di euro in tre anni all’irccs di Candiolo Nicola Ferraro La maglietta“intelligente” Com. Stampa Ospedale Maria Vittoria: operazione solidarietà per i bimbi irradiati da Cernobyl Com. Stampa In difesa della donna P.Castagna S.Donadio P. Annetta B.Pattarino A.Sena C.Griffey Cultura Medici musicisti a Montanaro Nicola Ferraro Dai congressi Save Fertility Com. Stampa Rubriche Il bisturi rosso Servizi dell’Ordine Comunicati 58 Corsi e congressi in pillole Congressi Claudio BRUCCO Bartolomeo GRIFFA Paolo ROSATO TORINO MEDICA Revisori dei Conti Riccardo FALCETTA Presidente Carlo FRANCO Angelica SALVADORI Vincenzo MACRI’ Supplente Direttore responsabile: Direttore: Amedeo Bianco Mario Nejrotti Caporedattore: Nicola Ferraro Aut. del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953 Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA Chiuso in redazione il 5 settembre 2013 settembre 2013 3 prima pagina Editoriale a cura di Mario Nejrotti SALUTE E PREVISIONI DEL TEMPO Agli anziani che sono caduti, che hanno avuto un trauma oppure hanno forme di disequilibrio, noi clinici siamo soliti consigliare, per una marcia sicura, di sollevare i piedi camminando e guardare lontano, tenendo la testa alta. In una parola consigliamo di non avere paura. Paura e salute Le statistiche ci dicono che la paura di compiere un’azione corporea, comporta esitazione, insicurezza e porta il soggetto a cadere con molta più facilità di un suo coetaneo, sicuro di sé e magari un po’ spavaldo. Quante volte sia in età geriatrica che in quella pediatrica abbiamo incitato rispettivamente figli e genitori a non inculcare, per troppo amore, insicurezza nei loro congiunti? Certamente la paura influenza la salute delle persone. Le rende meno attive, meno fantasiose, meno creative e consapevoli delle proprie potenzialità. Ma certamente, specie in età pediatrica e geriatrica, inculcare la paura rende la loro gestione meno difficoltosa e pesante. Bimbi e vecchi convinti che ogni più piccola azione porterà un danno irreparabile, saranno più inclini ad obbedire a genitori e figli preoccupati. “Non correre, non sudare, smetti di leggere che ti fa male agli occhi, non mettere più le tue pantofole preferite che cadi, esci con il cappello, prendi il bastone, non portare più fuori il cagnolino che ti trascina per terra, non ti buttare per terra che ti sporchi, poverino quanti compiti ti hanno dato, ti farà male, non bere dopo le ciliegie, il bagno lo potrai fare solo dopo tre ore dalla colazione, togliti dal sole che ti gonfiano le gambe, mettiti la maglia di lana se no prendi freddo, non camminare al buio che cadi, non camminare a piedi nudi che ti tagli, attento, attento, altrimenti, altrimenti...” E ce ne sarebbe già abbastanza per rovinare l’infanzia di generazioni di bambini e per spegnere il cuore coraggioso di vecchi, passati attraverso i mille pericoli della vita… Ma quando la logica della paura protettiva travalica i confini della famiglia e viene assunta dai media, il pericolo di un danno, perlomeno psicologico, alla salute di popolazione diviene concreto. 4 settembre 2013 Tra “bolle di calore” e… “bolle d’aria fritta” Nell’estate appena trascorsa calda, ma non caldissima, burrascosa, ma non burrascosissima, insomma normale come decine e decine di altre, siamo stati subissati, come del resto ormai da molti anni, da ripetute notizie di ondate di calore. Siccome “disgraziatamente” per i media non siamo in una vera area tropicale o artica, ma in una noiosa e ripetitiva area a clima temperato, allora le giornate di caldo importante con i “meriggi assolati e accecanti” sono diventate “bolle di calore” e siccome questo termine non incuteva sufficiente timore, si è pensato di battezzarli: Stige, Caronte, Inferno… È bastato poi aggiungere sui grafici delle ore la percentuale di UVA opportunamente colorate di giallo e rosso con il cartello di pericolo che il risultato è stato ottenuto. La popolazione è divenuta sempre più fanatica consumatrice di previsioni estive, come lo era già di quelle altrettanto catastrofiche invernali. La paura è salita e l’attività diurna si è ridotta. C’è il Sole: tutti al chiuso con bottigliette d’acqua, condizionatori, ventilatori, rifiuto di ogni attività fisica in attesa di Caronte e della successiva bolla di calore. Certamente la consapevolezza che d’estate fa caldo e d’inverno fa freddo e nelle mezze stagioni da noi piove, e sovente tanto, è un traguardo culturale che merita ogni sforzo e investimento. Prima di tutto la conoscenza. Ma perché usare gli strumenti della paura? Non sembra sia in salute e maturo un popolo che passa parte del suo tempo a scrutare schermi televisivi, del computer, tablet, iPad e telefonini, per sapere se potrà uscire di casa senza rischio. Un popolo che si lascia influenzare dallo stupidario meteorologico, si farà più facilmente dominare da ogni tipo di paura indotta: da quella del diverso a quella dello spread, usate spesso ad arte da chi ha tutto l’interesse ad avere un uditorio di bambini o anziani preoccupati e ubbidienti. Una strada per uscire da questo clima di paura e in definitiva di poca salute ce l’hanno indicata i “matusa” dei World Master Games over 35, svoltisi a Torino nell’agosto scorso. È stata la rivoluzione contro tutti i buoni e le spaventevoli paure di cui sopra. Allegri nonnetti, anche di novant’anni, hanno buttato al vento maglie di lana, bastoni e scarpe antiscivolo per cimentarsi nella corsa, nel nuoto e decine di altre specialità sportive, insieme a generazioni di atleti che hanno fatto della loro salute e del loro coraggio le bandiere della loro vita. Sono certo che la giapponese di 94 anni, vedova del campione delle Olimpiadi del 1936, si sia gettata in vasca ben prima delle fatidiche tre ore, e impippandosene della presenza sorniona di Stige alle due del pomeriggio, in una Torino dal clima estivo come da area geografica e da copione. Verso la consapevolezza, senza paura Forse dovremmo tutti: medici, educatori, genitori, figli e, perché no, anche politici imboccare la strada della promozione di una cultura che porti certo alla consapevolezza dei rischi e dei propri limiti nelle scelte e nelle azioni, ma che stimoli il coraggio e la fiducia in se stessi e non generi individui pavidi e rinunciatari. ¢ settembre 2013 5 prima pagina Tribuna di Nicola Ferraro Da molti anni si prova a riformare gli Ordini che regolamentano le professioni sanitarie senza successo. La Legislatura in corso sembra avere imboccato con decisione la strada dell’adeguamento alle nuove esigenze operative in ambito medico-sanitario. Hanno iniziato l’iter parlamentare ben quattro disegni di legge (DdL): il 725, primo firmatario Luigi D’Ambrosio Lettieri (senatore, titolare di farmacia a Bari dove ricopre la carica di Presidente dell’Ordine dei Farmacisti della provincia), l’818 primo firmatario Annalisa Silvestro (senatrice, dirigente infermieristica dell’azienda sanitaria di Bologna, Presidente della Federazione nazionale dei Collegi infermieri IPASVI) e 829 presentato sempre al Senato dal Presidente Amedeo Bianco: cofirmatari i Senatori Annalisa Silvestro, Emilia Grazia De Biasi, Venera Padua, Bachisio Silvio Lai. La quarta iniziativa politica di riforma degli Ordini per l’esercizio delle professioni sanitarie è a firma del Ministro della Salute Beatrice Lorenzin: un DdL “Omnibus” in quanto prevede in 28 articoli, oltre a nuovi Ordini professionali, anche un riassetto di molti aspetti della Sanità italiana. Il testo ha avuto il semaforo verde da Consiglio dei Ministri del 26 luglio scorso. In questo articolo cercheremo di ripercorrere la cronaca degli eventi principali legati alla contemporanea presenza dei quattro DdL sulla scena parlamentare; lo faremo riportando le reazioni della stampa nel raccontare questo percorso. Per completezza d’informazione aggiungiamo che il DdL Bianco è stato presentato in Senato il 14 giugno scorso e che il suo iter parlamentare può essere seguito in Rete all’indirizzo: http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede_ v3/Ddliter/41335.htm ULTIMA ORA: AVVISO IMPORTANTE su SCADENZA INDIRIZZI PEC Si avvisano gli Iscritti che POSTECOM ha erroneamente inviato degli avvisi di scadenza degli indirizzi di Posta Certificata rilasciati gratuitamente dall’Ordine dei Medici di Torino e Provincia. In realtà la validità degli indirizzi continua perché l’Ordine ha rinnovato il contratto fino al 30/09/2014. Il Segretario OMCeO di Torino Drssa Ivana Garione 6 settembre 2013 nuovi ordini professionali a tutela della salute Bianco (Fnomceo), nuovi profili per gli Ordini delle professioni sanitarie Tre proposte ampiamente sovrapponibili, che ci si augura confluiscano in un testo unificato: tra i disegni di legge che ridisegneranno gli Ordini delle professioni sanitarie, uno vede tra i firmatari il presidente della Fncomceo, Amedeo Bianco. Molte le novità. Per quanto riguarda la parte di carattere generale ordinamentale, Bianco ne elenca tre principali: «primo, da organi ausiliari diventano organi sussidiari dello stato; sono istituzioni che operano, innanzitutto, nel campo esclusivo della ricognizione dei titoli e dei requisiti per accedere alla professione; secondo, operano nel campo della promozione della qualità professionale e in questo integrano la loro azione con quella delle istituzioni preposte alla formazione pre e post laurea. Terzo, agiscono a tutela dei valori etici connessi alle attività sanitarie e qui ci riferiamo ovviamente, da una parte alla deontologia professionale e dall’altra alle attività disciplinari a questa connesse». Gli ordini vengono definiti enti pubblici non economici, dotati di autonomia finanziaria, patrimoniale e gestionale; non gravano dunque sul bilancio pubblico, perché sono sostenuti dai contributi degli iscritti e, in via generale, garantiscono gli interessi pubblici connessi all’esercizio professionale: «questo significa – spiega Bianco - che sono istituzioni preposte alla tutela degli interessi degli iscritti, ma solo nella misura in cui queste coincidono con gli interessi pubblici». Anche tutto l’asset organizzativo e gestionale viene rivisto, in particolare nel testo viene prefigurata l’abolizione delle province, laddove la dizione di “ordini provinciali” diventa “ordini territoriali”. Un altro aspetto innovativo riguarda l’attività disciplinare: «è prevista la separazione tra funzione inquirente e giudicante; tutta la parte istruttoria viene definita da commissioni regionali in cui entra a far parte anche un rappresentante designato dal ministero della Salute, mentre la funzione giudicante dev’essere in capo alle commissioni di Albo». In generale siamo di fronte a un’opera di ammodernamento, oltre che delle finalità, anche delle regole di vita quotidiana di queste istituzioni che, ricorda Bianco, «erano costruite su un modello di ordine del 1948, certamente non più funzionali oggi». Il brano a lato è tratto da “Doctor 33” che il 17 luglio scorso ha intervistato il Presidente Bianco su un cammino possibile per arrivare dai disegni di legge in iter parlamentare (in quel giorno ancora tre perché il DdL Omnibus non era ancora stato approvato dal Consiglio dei Ministri) alla riforma degli Ordini delle professioni sanitarie. u settembre 2013 7 prima pagina Tribuna Dopo la nomina del Comitato ristretto, l’Ufficio Stampa della FNOMCeO il 22 luglio scorso ha intervistato il Presidente Bianco per fare il punto su questa vicenda parlamentare. A lato l’intervista, a firma di Simona Dainotto, ripresa da molte testate nazionali. 8 Bianco: “Ordini nuovi a tutela della Salute di tutti” L’attuale Legislatura è entrata nel pieno dei lavori e, tra i Disegni di Legge all’esame del Parlamento, ben tre ripropongono un progetto di Riforma degli Ordini delle Professioni Sanitarie, a testimonianza dell’urgenza di un rinnovamento. Un Comitato ristretto è stato istituito dalla Commissione Igiene e Sanità del Senato per unificare i tre testi, a firma di Bianco, Silvestro e D’Ambrosio Lettieri. Ma di Riforma degli Ordini Sanitari si parla ormai da tempo: già nel 2010, all’epoca del loro Centenario, l’approvazione della Legge Delega Fazio, che la prevedeva, sembrava quasi cosa fatta. Saltata la Legge, per la caduta del Governo Berlusconi, si era quindi aperta una finestra nell’ambito del Ddl “omnibus” di Monti. Giunto bruscamente al termine anche questo Governo, l’ipotesi di riforma di nuovo svaniva. C’è da dire che una riforma di ordinamenti che risalgono al 1946 – se non dire al 1910, visto che tra le due normative ci sono grandi differenze – sembra ormai improrogabile: grande, nel settore, è l’aspettativa di un intervento legislativo risolutivo. Come dovrebbero dunque essere questi “Ordini del futuro”? Quali, in sostanza, i punti salienti dei tre Disegni di Legge? E come addivenire a un Testo unificato, a una cornice normativa unica che interessa più di 900 mila professionisti? Lo abbiamo chiesto al presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, che, come Senatore, è anche primo firmatario di uno dei Ddl, quello che porta il numero 829. settembre 2013 Presidente, è tanto che aspettiamo una Riforma dei nostri Ordini. Siamo arrivati al traguardo? Un ammodernamento di normative che risalgono a un’epoca a cavallo della nascita della Costituzione (la Legge Istitutiva è del 1946, il Regolamento che ne dà esecuzione del 1950) è ormai improcrastinabile. I nostri Ordini in tutti questi anni sono profondamente mutati, adeguandosi ai grandi cambiamenti della Medicina, delle nostre Professioni, della nostra Sanità. I tre testi che sono stati presentati da diverse parti politiche sono testimonianza di questa esigenza imprescindibile. E a testimonianza di quello spirito comune che anima le nostre Professioni, i tre Disegni di Legge sono ampiamente sovrapponibili. Siamo dunque ottimisti sul lavoro del Comitato Ristretto che li farà convergere in uno solo. Quali sono i punti principali della Riforma da voi ipotizzata? E come cambieranno le competenze degli Ordini? Come già previsto sin dalla Legge Delega Fazio, gli Ordini si trasformano: da organi ausiliari diventano “enti pubblici non economici sussidiari dello Stato”, volti al perseguimento di quegli “interessi pubblici” che devono essere propri dell’esercizio professionale, con il fine specifico di far rispettare le regole imposte dalla Legge e dalla Deontologia. E tali Ordini - che restano sotto la vigilanza del ministero della Salute – vedranno tutelata la loro autonomia patrimoniale, regolamentare e disciplinare.Tra le loro funzioni principali si individuano la ricognizione dei titoli e dei requisiti per accedere alla professione, la promozione della qualità professionale attraverso la formazione long life, la tutela dei valori etici e deontologici. La tutela di tali valori si espleta anche attraverso il procedimento disciplinare. La Legge di Riforma delle professioni, approvata nell’agosto dell’anno scorso, ha riformulato le regole di tali procedimenti per altri Ordini professionali, non volendo toccare - per la loro peculiarità - quelli sanitari. Su questo delicato aspetto, come intendete intervenire? La funzione disciplinare è uno dei principali strumenti che gli Ordini hanno per garantire il rispetto delle regole e dei principi che a esse sottendono. Anzi, tale attività addirittura sostanzia la peculiarità fondante di queste istituzioni professionali. Per questo, il suo ruolo va valorizzato: ed è quanto con la Riforma intendiamo fare. Nel merito, gli Ordini e le Federazioni saranno chiamate a tenere distinta, nel procedimento disciplinare, la funzione istruttoria da quella giudicante: e ciò a garanzia del diritto di difesa, dell’autonomia e della terzietà del giudizio. A tal fine prevediamo di costituire, in ogni Regione, gli “Uffici istruttori”, formati da membri estratti a sorte tra i componenti delle Commissioni disciplinari di ciascuna professione, oltre che da un Magistrato o giudice di pace, nominato dal ministero. A questi uffici andrà dunque il compito di istruire il procedimento, mentre la funzione giudicante resterà in capo alla Commissione disciplinare di Albo. Saranno sempre le Commissioni disciplinari di Albo a regolare anche le eventuali controversie tra sanitari, connesse all’attività professionale. Un’altra novità da lei proposta è che, tra le funzioni degli Ordini, sarà per la prima volta contemplata l’elaborazione del Codice deontologico. Cosa ci dice in proposito? È vero, nella legge del 1946 questa funzione non era esplicitata. Ora, secondo il comma 3 dell’articolo 7 – articolo che regolamenta le Federazioni nazionali – sarà scritto, nero su bianco, che “Le federazioni raccolgono e aggiornano le norme deontologiche in un codice nazionale unico per tutti gli iscritti agli Albi”. Si è detto che uno dei compiti di particolare rilievo, sarà, per gli Ordini e le loro Federazioni, “promuovere e tutelare” sia l’autonomia delle professioni, sia la loro qualità. Ma in che modo? La “qualità tecnico-professionale” non può che partire dal bagaglio di conoscenze e competenze che il medico acquisisce lungo tutto il suo percorso professionale, prima e dopo la laurea. Di qui la necessità - che dovrà espressamente essere riconosciuta - di un’integrazione con le istituzioni formative universitarie, e di un’attenzione particolare per le attività di formazione e aggiornamento long life. In quest’ottica, assume un significato peculiare l’attività di certificazione dei crediti formativi Ecm. Negli ultimi tempi si parla sempre più insistentemente di abolizione delle province. Cosa succederà agli Ordini provinciali? Nella nuova normativa non si parlerà più di Ordini provinciali, ma di “Ordini territoriali”. Le aree geografiche saranno più o meno le stesse, rimanendo invariata la possibilità, per il ministero della Salute - su proposta della Federazione e sentiti gli Ordini interessati - di unire più circoscrizioni finitime. Abbiamo compiuto questa scelta perché riteniamo che i nostri Ordini costituiscano, tutti, un patrimonio culturale, professionale, di tradizioni che non vogliamo assolutamente perdere. Cosa ci vuol dire per concludere? Con questi Disegni di Legge ci proponiamo un intento comune, quello di contribuire a definire una cornice normativa unica ma nel rispetto delle autonomie e delle responsabilità di ciascuna professione. Ma il fine ultimo è quello di garantire gli interessi pubblici connessi alla tutela della Salute, individuale e collettiva, così come sancito dall’articolo 32 della nostra Costituzione. u settembre 2013 9 prima pagina Tribuna Il DDL OMNIBUS DEL MINISTRO DELLA SALUTE Il testo, approvato nel Consiglio dei Ministri del 26 luglio scorso, si candida a riformare numerosi ambiti della Sanità italiana sui quali molti altri politici in precedenti Legislature ci avevano messo mano senza raggiungere però il risultato sperato in forma compiuta: riforma degli Ordini, sperimentazione clinica, lotta all’abusivismo, terapia antalgica nei Lea, sicurezza alimentare, stili di vita salutari… Si tratta di un disegno di legge in 28 articoli la cui natura “omnibus” è ben identificata dal titolo: «Disposizioni in materia di sperimentazione clinica dei medicinali, di riordino delle professioni sanitarie e formazione medico specialistica, di sicurezza alimentare, di benessere animale, per la promozione della prevenzione e di corretti stili di vita». La riforma degli Ordini professionali sanitari che più ci interessa in questa sede è in pratica una riscrittura di parte (capi I, II e III) del Dlgs del Capo provvisorio dello Stato 233/1946 che è l’atto politico di reintroduzione degli Ordini professionali dopo la cancellazione durante il Fascismo. C’è da sottolineare che uno dei primi atti del regime fascista fu l’abolizione di questi Enti e che uno dei primi atti politici della Repubblica Italiana è stata la sua reintroduzione. Nel Ddl ministeriale si confermano gli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, dei Veterinari e dei Farmacisti. La prima novità è il controllo da parte del Ministero della Salute degli Ordini dei Biologi e degli Psicologi. La seconda è la costituzione degli Ordini degli Infermieri, delle Ostetriche, dei Tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione (in questo Ordine rientrerebbero anche gli assistenti sanitari, oggi iscritti in un albo proprio). I tre nuovi Ordini professionali sono presenti anche nei tre Ddl presentati in Senato: un nucleo di unificazione possibile e reale dei quattro testi. Tra le novità del disegno di legge ministeriale c’è la definizione degli Ordini come organi sussidiari dello Stato, dotati di autonomia patrimoniale, finanziaria, regolamentare e disciplinare. Enti di diritto pubblico che, vista l’autonomia patrimoniale e finanziaria, non saranno soggetti alle norme per il contenimento della spesa pubblica, anche se saranno sottoposti alla vigilanza del ministero della Salute. Come già avviene oggi, negli Ordini è prevista la creazione di albi per le singole professioni e, altra novità, gli Ordini si riuniranno in Federazioni regionali. Saranno però le Federazioni nazionali le depositarie dell’aggiornamento dei Codici deontologici anche per normare le attività di équipe multi professionali. Per avere un quadro più completo di questo testo ministeriale invitiamo i lettori a consultare in Rete l’articolo del Sole 24 Ore Sanità del 26 luglio scorso di Manuela Perrone dal titolo “ANTEPRIMA/ Via libera del Consiglio dei ministri al Ddl omnibus del ministro Lorenzin: nuovi Ordini, epidurale nei Lea e stretta sul fumo, elettronico e non”. I possessori di uno smartphone abilitato a leggere i codici “Qr” possono accedere da qui, direttamente all’articolo citato. SARÀ LA VOLTA BUONA? u 10 settembre 2013 La risposta alla domanda non dipende questa volta soltanto dalla “capacità politica” dei riformatori degli Ordini professionali sanitari. Gli spazi di incertezza sono collegati al quadro politico generale e alla “tenuta” di questa XVII Legislatura oggettivamente “difficile”. Al di là delle urgenze e delle contingenze della complessa agenda politica (la sentenza della Cassazione del 1° agosto scorso sulla vicenda Mediaset in primis), “Quotidianosanità. it”, sul numero in Rete a poche ore da quella sentenza della Cassazione, ha intervistato il Presidente Bianco per fare il punto nautico della navigazione di questi quattro DdL. Di seguito il testo raccolto per la testata on-line da Stefano Simoni. prima pagina Tribuna delle professioni che atteneva al percorso legislativo precedente. Dunque niente più Testo unificato? Il lavoro che adesso può fare la Commissione Sanità del Senato è verificare le distanze e le differenze, modeste, che ci sono sui testi e quindi verificare la possibilità di una proposta largamente condivisa. Ddl Lorenzin. Bianco (PD): “Ottimo. Sì a corsia preferenziale. In forse testo unico parlamentare” È positivo il giudizio del senatore del PD e presidente della Fnomceo. Che riconosce al testo del ministro una “ supremazia” istituzionale rispetto ai testi presentati in Senato in materia di riforma degli ordini. Questo può significare che il Ddl della Ministra godrà di una corsia preferenziale in Parlamento. 01 AGO - Il giudizio, sia nel complesso dell’iniziativa, che nello specifico, ovvero con riguardo alla riforma degli ordini, che il senatore del PD e presidente della Fnomceo Amedeo Bianco, dà della Ddl omnibus Lorenzin è sostanzialmente positivo. Positivo per una serie di motivi a partire dal fatto che il lavoro di Lorenzin insiste su un percorso fin qui svolto dallo stesso ministero della Salute, riprendendo quanto già fatto da Fazio e successivamente da Balduzzi. In più la proposta della ministra individua soluzioni, in materia di riordino delle professioni, rimaste “appese” dalla scorsa legislatura e che meritano l’attenzione del Parlamento. Presidente Bianco, la ministra Lorenzin ha presentato un ddl omnibus che ricomprende anche la riforma degli ordini professionali. Che sarà delle quattro proposte su cui state lavorando in Commissione Sanità al Senato per trasformarle in un testo unico? L’intervento del Ministro ha un po’ cambiato il contesto per cui credo che da un punto di vista strettamente procedurale il problema è capire come si può raccordare l’iniziativa parlamentare con quella del governo che ha una sorta di supremazia. Problemi nel merito non ce ne sono perché la proposta Lorenzin è all’interno di un percorso di individuazione di soluzioni sul riordino 12 settembre 2013 Quali sono le differenze tra la sua proposta e quello della ministra Lorenzin? Essenzialmente sono tre. La prima, nella mia proposta vengono identificati gli ordini territoriali, prefigurando l’abolizione delle province, dicendo che gli ordini territoriali insistono sulle stesse circoscrizioni geografiche delle province al 31 dicembre 2012. La seconda differenza è che nel mio testo vengono ulteriormente specificate le funzioni autonome degli albi presenti in più ordini, in modo specifico quello più antico dei medici e degli odontoiatri, prevedendo in modo più analitico le funzioni di commissioni a livello territoriale e a livello nazionale. La terza variazione è che nelle commissioni inquirenti, in caso di procedimenti disciplinari, su base regionale viene introdotto un componente nominato dal ministero della Salute, preferibilmente un giudice di pace. Questo nel Ddl Lorenzin non c’è Nel complesso del provvedimento come valuta l’iniziativa della Ministra? Nel complesso il giudizio è sostanzialmente positivo. Interviene su moltissime materie, è piuttosto complesso e cerca di compiere uno sforzo nel mettere ordine in più punti del sistema. Penso per esempio ai medici ministeriali, alla sperimentazione, ai nuovi Lea con il parto indolore, gli stili di vita sono più materie. Insomma tiene insieme veramente tante cose e per questo gli riconosco un suo peso e una sua complessità. E nello specifico delle norme che riformano gli ordini, se lei non avesse presentato un suo testo, voterebbe convinto quello della Ministra? Certamente perché non fa altro che raccogliere il percorso, fin qui svolto anche dallo stesso ministero della Salute. Questa della riforma è una storia iniziata con l’ex ministro Fazio, portata avanti dal suo successore Balduzzi e che si è interrotta per la fine della legislatura. Ma era ad un passo dall’essere approvata. Quindi il lavoro di Lorenzin si inserisce in un solco già profondamente segnato. Il ministro con il suo disegno di legge porta all’attenzione tutti i problemi aperti e le soluzioni ad alcune criticità di sistema. Sono tutte questioni che stavano lì e che meritano l’attenzione del Parlamento. ¢ L’onorevole Beatrice Lorenzin è il Ministro della salute dal 28 Aprile del 2013 Il dedalo Queste quattro diapositive che sintetizzano un caso clinico. Le usiamo in questo articolo per far conoscere il Gruppo Tecnico sulla Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (in precedenza definito “Consorzio”) e chiedere la collaborazione dei colleghi. 14 Si poteva La Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (APS) La Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi (APS) è un disordine autoimmune sistemico caratterizzato dall’associazione di trombosi e/o complicanze gravidiche alla positività persistente per anticorpi antifosfolipidi (aPL) (1). Per una corretta diagnosi, almeno uno dei tre test - anticoagulante lupico (LA), anticardiolipina (aCL) e antibeta2GPI - deve essere positivo in almeno due determinazioni, effettuate a distanza minima di 12 settimane (2). L’APS può presentarsi in forma isolata oppure associata a malattie autoimmuni sistemiche, come il Lupus Eritematoso Sistemico (LES). Gli eventi trombotici possono riguardare il distretto arterioso, quello venoso, vasi di calibro maggiore oppure del microcircolo; il quadro clinico dipende quindi dalla sede e dalla gravità dell’evento vascolare. La tromboprofilassi secondaria prevede in genere una terapia anticoagulante a tempo illimitato. Per meglio definire intensità e durata della profilassi secondaria e – in casi selezionati, in previsione di profilassi primaria in pazienti con anamnesi negativa e quindi non affetti dalla sindrome – è importante valutare il singolo caso con una stratificazione del rischio: vanno evidenziati eventuali altri fattori di rischio cardiovascolari, difetti trombofilici o autoimmunità sistemica associati e bisogna considerare se la trombosi è avvenuta in presenza di fattori di rischio rimuovibili (3). Dal punto di vista del laboratorio, l’alto titolo e la positività di più anticorpi (LA, aCL e antibeta2GPI) correlano con un maggior rischio di eventi clinici. Le complicanze ostetriche, considerate criterio clinico di APS, sono state definite in modo molto preciso dai criteri classificativi cui finora ci atteniamo (2), vedi tabella 1. Con la terapia oggigiorno universalmente riconosciuta per l’APS in gravidanza, cioè aspirina a basso dosaggio associata a eparina a basso peso molecolare, il 70-80% delle gestazioni ha un buon esito (4). Dal momento che le manifestazioni cliniche dell’ APS appaiono relativamente aspecifiche, per confermare il sospetto diagnostico, bisogna disporre di una accurata e affidabile determinazione di laboratorio degli aPL. settembre 2013 evitare? Ma, in generale, a quali pazienti richiedere la ricerca e il dosaggio degli aPL? Innanzitutto a pazienti che sviluppano trombosi senza altre cause apparenti (trombosi idiopatiche) soprattutto se giovani; come altri autoanticorpi, anche gli aPL presentano una prevalenza aumentata e uno scarso significato negli anziani. E’ ragionevole prescrivere la ricerca degli aPL nelle pazienti con anamnesi positiva per aborti ricorrenti (≥ 3), per morte fetale oltre la 10° settimana oppure per parto prima della 34° settimana per preeclampsia o insufficienza placentare. Gli aPL vanno indagati, infine, nei pazienti con LES e nei soggetti con PTT allungato, non interpretabile in altro modo. Dal punto di vita epidemiologico l’APS è considerata malattia rara e dal 2005 in Piemonte e Valle d’Aosta i pazienti affetti possono usufruire di una esenzione dal ticket. MariaTiziana Bertero* e Irene Castagno, per il “Gruppo Tecnico del Piemonte e Valle d’Aosta sulla Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi”** *Membro della 23^Commissione dell’OMCeO di Torino sulle malattie rare **Coordinatori del Gruppo Mario Bazzan M. Tiziana Bertero Renato Carignola Il Gruppo Tecnico APS del Piemonte e Valle d’Aosta Il Gruppo Tecnico APS del Piemonte e Valle d’Aosta, nell’ambito della Rete Malattie Rare, dal 2004 svolge attività per la formazione e la diffusione delle conoscenze sulla sindrome. Attraverso incontri collegiali periodici nei quali vengono discussi casi clinici complessi, presentati lavori recenti o report da congressi e corsi, favorisce il confronto fra medici, biologi e tecnici di laboratorio di diverse specialità e provenienti da tutta la Regione. È stato creato e distribuito un manuale sull’APS e sono stati allestiti corsi (n. 9 edizioni) nelle diverse zone del territorio regionale (Alba, Cuneo, Orbassano,Settimo, Alessandria, Novara). Una edizione particolare è stata destinata ai laboratoristi e un’altra, centrata sulla gravidanza, approntata all’ospedale S. Anna di Torino, per i ginecologi. Il 10° corso si terrà a Omegna il 24 settembre prossimo. Un’attività di standardizzazione della diagnosi di laboratorio (tramite l’allestimento di una Verifica Esterna di Qualità-VEQ, annuale, dal 2006 a oggi) ha coinvolto i laboratoristi di tutta la Regione. Su richiesta della Regione è stato redatto il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale-PDTA sulla Sindrome da Anticorpi Antifosfolipidi. u settembre 2013 15 Il dedalo Nel 2011 la casistica APS del Piemonte e Valle d’Aosta è stata raccolta e analizzata, e ha portato alla pubblicazione di due lavori su riviste internazionali (5,6). Il Gruppo Tecnico APS è aperto a tutti coloro che si occupano di tale patologia. Chi fosse interessato può contattarci tramite mail ([email protected], [email protected], [email protected]). Uno degli obbiettivi attuali è il “recupero” dei casi di APS ostetrica eventualmente misconosciuti o dismessi. Diversi lavori della letteratura dimostrano un aumentato rischio di eventi trombotici in pazienti con APS ostetrica (7,8,9). E’ importante quindi che le pazienti con APS ostetrica vengano indirizzate a un centro specialistico (immumologico /reumatologico/ematologico) per essere seguite nel tempo. Questo consentirebbe di attuare una adeguata tromboprofilassi in situazioni di rischio (e prevenire quindi eventi trombotici con conseguenze anche gravi, talora mortali) e garantirebbe una sorveglianza verso l’eventuale sviluppo di una malattia autoimmune sistemica. Tutto ciò porterebbe anche a una riduzione significativa dei costi per il Sistema Sanitario Nazionale. ¢ TABELLA 1, TRATTA DA MIYAKIS ET AL. (2). trombosi vascolare Trombosi arteriosa, venosa o dei piccoli vasi, confermata istologicamente o strumentalmente Una o più morti inspiegate di feti morfolologicamente normali (conferma diretta o ecografica) oltre la 10° settimana di gestazione Una o più nascite premature di neonati morfolo- CRITERI CLINICI gicamente normali prima della 34° settimana di manifestazioni ostetriche gestazione in seguito a eclampsia o grave preeclampsia oppure dopo riscontrata insufficienza placentare Tre o più aborti spontanei consecutivi prima della 10° settimana di gestazione, con anatomia materna normale, escludendo cause ormonali o genetiche nei genitori LA (Lupus Anticoagulant) nel plasma in due o più occasioni ad almeno 12 settimane di distanza criteri laboristici aCL (Anticorpi Anti-Cardiolipina) IgG e/o IgM nel siero o plasma in due o più rilevazioni ad almeno 12 settimane di distanza Anticorpi anti-ß2glicoproteina-I IgG e/o IgM nel siero o plasma in due o più occasioni ad almeno 12 settimane di distanza 16 settembre 2013 Un appello Situazioni analoghe a quelle del caso clinico riportato POSSONO E DEVONO ESSERE EVITATE. Chiediamo pertanto ai Colleghi che siano a conoscenza di potenziali casi di APS ostetriche, di segnalarceli. Tenendo presente i criteri classificativi cui facciamo riferimento (vedi tab. 1). bibliografia 1. Ruiz-Irastorza G, Crowther M, Branch W et al. Antiphospholipid syndrome. Lancet 2010;376:1498-509. 2. Miyakis S, Lockshin MD, Atsumi T et al. International consensus statement on an update of the classification criteria for definite antiphospholipid syndrome (APS). J Thromb Haemost 2006;4:295-306. 3. Ruiz-Irastorza G, Cuadrado MJ, Ruiz-Arruza I et al. Evidence-based recommendations for the prevention and long-term management of thrombosis in antiphospholipid antibody-positive patients: report of a task force at the 13th International Congress on antiphospholipid antibodies. Lupus 2011;20:206-18. 4. Danza A, Ruiz-Irastorza G, Khamashta M. Antiphospohlipid syndrome in obstetrics. Best Pract Res Clin Obstet Gynaecol 2012;26:65–76. 5. Bertero MT, Bazzan M, Carignola R et al. Antiphospholipid syndrome in northwest Italy (APS Piedmont Cohort): demographic features, risk factors, clinical and laboratory profile. Lupus 2012; 21: 806-9. 6. Bazzan M, Vaccarino A, Stella S et al. Piedmont APS Consortium. Thrombotic recurrences and bleeding events in APS vascular patients: A review from the literature and a comparison with the APS Piedmont Cohort. Autoimmun Rev 2013;12:826-31. 7. Hughes GR. Miscarriage and heart attack. Lupus 2011;20:3-4. 8. Martinez-Zamora MA, Peralta S, Creus M et al. Risk of thromboembolic events after recurrent spontaneous abortion in antiphospholipid syndrome: a case-control study. Ann Rheum Dis 2012;71:61-6. 9. Gris JC, Bouvier S, Molinari N et al. Comparative incidence of a first thrombotic event in purely obstetric antiphospholipid syndrome with pregnancy loss: the NOH-APS observational study. Blood 2012;119:2624-32. settembre 2013 17 Ladedalo Il il dolore tra corpo e psiche Donatella Bacolla Coordinatrice Commissione Salute FIDAPA BPW Italy Torino Centro A che punto siamo sull’applicazione della legge n.38 per la lotta al dolore? Già dal maggio 2009 e ancor più a seguito della legge n.38 del 15 marzo 2010, il gruppo IPLAD “Insieme per la lotta al dolore” ha portato avanti iniziative a livello nazionale tese a informare la popolazione e a formare il personale medico ed infermieristico sia ospedaliero che attivo sul territorio. In quest’ottica, con lo stimolo ed il supporto di FIDAPA, è stata istituita dal 2009 la Commissione Cure Palliative e Terapia del dolore nell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino* a cui sono seguite quelle degli Ordini dei Medici di Alessandria, Ancona, Campobasso, Cuneo, Foggia, Formia, Milano, Novara, Palermo, Pistoia, Roma, Trieste. Dal 2010 la 1° Facoltà di Medicina e Chirurgia ha iniziato l’insegnamento obbligatorio di Cure Palliative e Terapia del dolore nel corso di laurea. Dal 2012 lo stesso insegnamento è stato messo in atto nella Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Politecnica delle Marche e nel 2013 nella 2° Scuola di Medicina a chirurgia di Torino È stata inoltre organizzata la frequenza degli studenti della Scuola di Laurea in Medicina e chirurgia presso gli Hospice ed i reparti di cure palliative e terapia del dolore E’ stato inserito nei LEA il parto indolore con analgesia peridurale ed è stato elaborato ed è in via di diffusione, in collaborazione con il collegio delle Ostetriche di Torino ed Asti l’opuscolo “Il sollievo dal dolore dal parto” in via di diffusione. È stato diffuso tra i cittadini un questionario che ha evidenziato come il 50% degli intervistati non ritiene di ricevere attenzione e cure adeguate al suo dolore: l’opuscolo, diffuso a Torino, Cagliari e Bari da una immagine iniziale abbastanza fedele della situazione nazionale. Ogni anno e stato organizzato a Torino un Convegno per mettere a fuoco l’evoluzione delle operazioni intraprese e valutare le ulteriori iniziative che si rendano man mano necessarie. I convegni sono stati tutti organizzati da C.P.G. che si è fatto carico come Provider dell’organizzazione congressuale. 18 settembre 2013 * La lotta al dolore e la sua promozione è da oltre quindici anni un nobile e prezioso patrimonio culturale dell’OMCeO della provincia di Torino; basti ricordare il convegno del 1999, organizzato dall’Ordine torinese con la presenza del compianto monsignor Franco Peradotto che fece un intervento memorabile sulla “natura divina” della sedazione, ripresa da quasi tutti i giornali italiani. N. Ferraro La partecipazione al Convegno è gratuita e sarà consentita sino al raggiungimento dei posti disponibili, preferenzialmente attraverso prenotazione alla Segreteria Organizzativa: CPG tel. 0115611187; fax 011-0620078; mail [email protected] Il Convegno 2013 di Torino Nel convegno di quest’anno si è andati oltre la semplice componente fisica del dolore ponendo attenzione agli aspetti emozionali che entrano così pesantemente in gioco nella elaborazione e nella tollerabilità della sintomatologia dolorosa. Il titolo del convegno di quest’anno, il cui responsabile è non a caso il prof. Riccardo Torta, è “Il dolore tra corpo e psiche” e si rivolge, oltre che ai medici di tutte le specialità, agli psicologi ed agli infermieri. Il prof. Riccardo Torta ha voluto questo convegno perché sia il dolore come sintomo, sia il dolore come malattia rappresentano una sfida terapeutica che riguarda l’intera classe medica, dalla medicina di base a quella specialistica. Negli ultimi anni, soprattutto grazie alla legge 38/2010, relativa alle disposizioni sulla terapia del dolore e sulle cure palliative, è stata posta crescente attenzione al problema del dolore, sia dal punto di vista diagnostico che terapeutico. Fra le finalità di tale Legge, oltre a promuovere l’organizzazione di un’adeguata rete per la terapia del dolore e per la palliazione, è quella di migliorare la formazione del personale medico, psicologico ed infermieristico nella diagnosi e terapia del paziente con patologia algica. “In realtà – come sostiene il prof. Torta- per molti anni, in tale formazione si è posta pressoché esclusiva attenzione alla componente fisica del dolore, principalmente regolata dalla processazione somatosensoriale dello stimolo doloroso a livello midollare e talamico, trascurando l’importanza patogenetica e clinica rivestita, nell’origine e modulazione del dolore, da parte di componenti emozionali (processate a livello dei circuiti emozionali limbici, quali amigdala, insula, area cingolata anteriore) e di componenti cognitive, principalmente processate a livello della corteccia prefrontale. In tal senso si continua a formulare una diagnosi di dolore utilizzando parametri esclusivamente attinenti alle caratteristiche somatiche del fenomeno algico (quali sede, intensità, caratteristiche, fattori scatenanti e/o inibenti) ed a programmare interventi terapeutici fondati soprattutto sull’impiego delle varie classi di farmaci analgesici (FANS, oppioidi deboli ed oppiodi forti)”. Dolore ed emozioni “L’esperienza clinica e la ricerca dimostrano – continua il prof. Torta- che la percezione del dolore è strettamente correlata, sia nella qualità che nella quantità, a meccanismi emozionali, quali stress, ansia, depressione del tono dell’umore, e da meccanismi cognitivi, quali aspettativa, paura, significato, contesto culturale e sociale. È infatti noto come stress, depressione e dolore non possano essere considerati solamente come frequenti comorbilità, in quanto compresenti in molteplici quadri clinici (cefalee, fibromialgie, patologie reumatiche, oncologiche, colon irritabile...), ma come la loro associazione clinica dipenda dalla condivisione patogenetica, di meccanismi comuni di tipo neurotrasmettitoriale, infiammatorio, ormonale, neurotrofico. Nella stessa ottica risulta fondamentale ricordare come i farmaci analgesici e quelli antidepressivi, dimostrano una importante sovrapposizione di meccanismi di azione. Il non valutare adeguatamente, in ogni paziente, quanto attenga alla componente meramente fisica e quanto alle componenti emozionali e cognitive, significa non essere in grado di operare interventi mirati sul dolore, sia di tipo farmacologico che non farmacologico, ritagliati sul singolo paziente”. Gli argomenti trattati nel convegno Nel convegno “Il dolore tra corpo e psiche”, accreditato ECM, organizzato dalla Psicologia Clinica e Oncologica dell’Università degli Studi di Torino (Direttore, Prof Riccardo Torta) e dal gruppo FIDAPA PPW Italy Torino “Insieme per la lotta al dolore”, che si terrà a Torino il 5 ottobre 2013, in via Arsenale 22 nella sala conferenze della Scuola di Applicazione dell’Esercito, rivolto a medici di medicina generale, a specialisti in ambito geriatrico, neuropsichiatrico, oncologico, reumatologico, nonché a psicologi ed infermieri, verrà trattata, dal punto di vista neurofisiologico, clinico e terapeutico l’ampia sovrapposizione fra emozioni e dolore ed il loro trattamento integrato. I temi, affrontati da eminenti neurofisiologi clinici, farmacologi, neuropsicologi, psicologi clinici, palliativisti, saranno prospettati, anche attraverso sessioni interattive, in modo pratico ed utile per una immediata applicazione clinica. Particolare attenzione sarà posta agli aspetti di integrazione fra competenze diverse (mediche, psicologiche, infermieristiche) ed in ambiti clinici differenziati, quali l’assistenza domiciliare, l’hospice, considerando aspetti di gestione farmacologica pratica, di monitoraggio del dolore, dell’applicazione degli interventi psicologici, sino al problema dei rapporti fra alimentazione e dolore. ¢ settembre 2013 19 Lo stetoscopio contrastare il cancro mammario in postmenopausa adottare alimentazione sobria e fare attività fisica Prof. Carlo Campagnoli http://carlocampagnoli.freehostia.com Le prime evidenze di una relazione tra stile di vita e rischio tumorale risalgono alla fine degli anni ’60 dallo studio di popolazioni migranti da aree a basso rischio (Estremo Oriente) ad aree ad alto rischio (costa occidentale degli USA). Numerosissime le evidenze successive. Nel 2007 il World Cancer Research Fund ha pubblicato un documentatissimo rapporto (517 pagine; 4.300 riferimenti bibliografici) intitolato «Food, Nutrition, Physical Activity, and the Prevention of Cancer ». Le prime tra le sintetiche Raccomandazioni che emergono da questo rapporto sono: 1. mantenersi snelli; 2. praticare quotidianamente attività fisica; 3. evitare bevande zuccherate e limitare cibi ad alta densità calorica; 4. basare l’alimentazione prevalentemente su cibi di origine vegetale (cereali non raffinati, legumi, verdura). Infatti, il sovrappeso, ma anche (in parte indipendentemente dal peso corporeo) la sedentarietà e una alimentazione troppo ricca in zuccheri raffinati o grassi e proteine animali, determinano alterazioni metaboliche e ormonali che facilitano la crescita dei tumori in generale, e in particolare, nella donna in menopausa, dei tumori della mammella e del corpo dell’utero (endometrio). Lo studio EPIC e il Progetto DIANA Questi risultati sono stati confermati da numerosi studi successivi, tra cui lo studio EPIC che segue prospetticamente oltre 500.000 persone reclutate in 10 paesi europei con abitudini alimentari molto diverse. Di grande importanza il fatto che un adeguato stile di vita emerge sempre più come uno strumento di prevenzione delle recidive che integra le terapie adiuvanti. Come tale è pubblicizzato dal progetto DIANA dell’Istituto Tumori di Milano e nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta (www.reteoncologica.it). è raccomandata un’alimentazione sobria, autenticamente di tipo mediterraneo: pasta di grano duro, cereali integrali, verdure, pesce. E’ raccomandata soprattutto l’attività fisica: una camminata di buon passo di 30-40 minuti cinque volte alla settimana riduce del 2030% il rischio di cancro della mammella e anche, nelle donne che ne siano già state affette, il rischio di recidiva (Vedi tabella in alto). In Italia il 79% delle donne è insufficientemente attivo, e il 39% francamente sedentario. Secondo dati relativi al 2008, un impegno fisico di moderata intensità, quale quello su ricordato, avrebbe potuto evitare circa 15.000 casi di cancro della mammella e circa 1.700 casi di cancro dell’endometrio. Questi benefici (cui è da aggiungere anche una rilevante riduzione del rischio di cancro del colon) si sommano a quelli ben noti che riguardano gli apparati muscolo-scheletrico e cardiovascolare, il sistema nervoso centrale e il tono dell’ umore. L’impegno e la fatica di una buona attività fisica sono largamente ripagati. 20 settembre 2013 Il Progetto si concluderà il 28 novembre 2013 con un convegno su “Stili di vita per contrastare il cancro mammario” che si terrà nell’Aula Magna dell’Ospedale Molinette, AO Città della Salute e della Scienza di Torino, con l’intervento di esponenti della Rete Oncologica e del CPO di Torino e degli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano (vedi il programma nella rubrica “Congressi” di questa rivista). La pubblicazione allegata a questo numero della rivista I principali dati epidemiologici e i meccanismi d’azione sono sinteticamente evidenziati in 10 immagini significative contenute nel libretto allegato a questo numero di TORINO MEDICA. Per ulteriori informazioni sull’alimentazione e l’attività fisica come forma di prevenzione consultare il sito del Progetto nazionale DIANA, promosso dalla SC Epidemiologia Prevenzione della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori di Milano (www.istitutotumori.mi.it/istituto/cittadino/cascinaRosa.asp) e quello dello studio STIVI promosso dal CPO di Torino (www.stivi.net). A partire dal 2008 è stato svolto all’Ospedale Sant’Anna di Torino il Progetto “Individuazione e contrasto delle alterazioni endocrino-metaboliche favorenti la recidiva del carcinoma mammario” (responsabili C. Peris e G. Rabacchi; responsabile scientifico il sottoscritto). Il progetto si è avvalso dapprima del sostegno finanziario della Regione Piemonte e successivamente della Fondazione CRT e in particolare della Compagnia di San Paolo. Vi hanno collaborato gli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano, i Centri torinesi della Rete Oncologica e le associazioni GADOS del Sant’Anna e RAVI delle Molinette. I risultati sono stati oggetto di quattro pubblicazioni su riviste internazionali (Clin Breast Cancer 2012 e 2013; Gynecol Endocrinol 2013; Breast Cancer Res Treat 2013). ¢ settembre 2013 21 Lo stetoscopio Il parto a domicilio Qualche riflessione di natura economico-sanitaria Emanuele Davide Ruffino Germana Zollesi 22 settembre 2013 L’invito lanciato dal dott. Mario Nejrotti dalle colonne di Torino Medica per avviare un dibattito, ad approccio interdisciplinare, nell’affrontare i problemi connessi alla programmazione sociosanitaria del riordino del “Punti nascita” non può cadere nel vuoto. L’Italia sembra quasi soffrire di un analfabetismo economicoprogrammatico che induce la Sanità ad essere facile preda di visioni limitate, sempre inevitabilmente portatrici di sprechi e di malcontento. Salute neonatale, turbolenze economiche e demografia Eppure la Sanità italiana, anche per quanto concerne gli indicatori relativi al settore neonatale, si posiziona ad altissimi livelli secondo le classifiche dell’OMS. Ciò che preoccupa è verificare la sostenibilità del sistema attuale alla luce delle turbolenze finanziarie e degli andamenti demografici. La crisi delle società occidentali obbliga infatti a moltiplicare ed accelerare studi che permettano di valutare la validità e gli effetti, nel lungo periodo, degli interventi sanitari. La drammaticità della crisi, vera o accentuata per operare interventi dettati più dall’emotività che da una reale logica economica, potrebbe portare a tagli o soluzioni dettati solo dalla contingenza. L’approccio dell’economista non può, in questo contesto, ridursi ad un mero richiamo alla necessità di limitare l’operatività del sistema nei limiti delle risorse finanziarie disponibili, né tanto meno, ridursi a chiedere tagli generalizzati per rispettare i limiti imposti dalle leggi finanziarie. La consapevolezza che non si può più rinviare alle successive generazioni (anche perché siamo già noi quella prossima generazione) il costo dei servizi considerati indispensabili, obbliga a ripensare gli asset fondanti il sistema, sempre nel rispetto dell’art 32 della Costituzione. Assicurare un alto livello nei servizi sanitari, specie al momento del parto costituisce infatti uno dei parametri maggiormente significativi per definire il grado di civiltà raggiunto, ma ciò non si deve tradurre nell’offrire servizi inappropriati o more expensive. L’incapacità manageriale ed una non corretta elaborazione dei dati disponibili potrebbero far preferire decisioni apparentemente meno penalizzanti, ma più dannose nei loro effetti a medio – lungo termine. u settembre 2013 23 Lo stetoscopio Si tratta cioè di spostare l’attenzione dal binomio input/output al binomio income/outcome esaltando la sfida tra: • la capacità di selezionare risorse qualificate da impiegare nel processo e la lungimiranza di verificarne gli impatti sulla salute attraverso un approccio interdisciplinare volto alla salvaguardia della salute nel suo significato più ampio; • il calcolo monetario tra il costo sostenuto per acquisire gli input e la valutazione degli output fornita da tariffari dettati spesso più da mediazioni burocratiche che non dalla capacità razionalizzatrice della mano invisibile del mercato. Il parto a domicilio Riportare il malato e il cittadino al centro del processo sanitario e, nella fattispecie con il parto a domicilio, significa accettare il concetto che l’attore principale del processo sanitario non è l’intervento in sè, ma il cittadino. Il caso del parto a domicilio si colloca in questo contesto, in quanto non si limita a “contare” o “remunerare” gli interventi ma tenta di ridisegnare un servizio in base a valori culturali ed etico-sociali prefigurando un continuum di posizioni dove il singolo intervento viene attivato in base alle oggettive condizioni della partoriente (e non in base alle potenzialità dell’offerta). Privilegiare il contingente, significa invece, da un lato garantire i servizi d’urgenza da cui una moderna società non può prescindere, ma anche ridurre le attività i cui ipotetici benefici si manifesterebbero solo nel lungo periodo, per mantenere i quali la pressione dell’opinione pubblica non risulterebbe sufficiente. Il concetto, definibile come “esternalità”, “vantaggio sociale” o “economie esterne”, non risulta d’immediata valutazione e richiede prima ancora una presa di coscienza dell’effettivo apporto (futuro), in termini di benessere individuale e collettivo, di un investimento “ex ante” mirato a prevenire gli effetti negativi degli episodi connessi al parto con una chiara identificazione delle coorti a rischio. In estrema sintesi, il dilemma che si pone è il seguente: attualmente abbiamo risorse limitate ma, senza un’azione manageriale “illuminata”, che investa in modo saggio e mirato per il futuro, rischiamo di trovarci nella condizione di dovere sopportare maggiori costi, a fronte di pari o inferiori risultati. La crisi finanziaria che sta attanagliando il nostro sistema sanitario rischia di provocare solo scontenti per tagli dettati da situazioni contingenti a scapito delle valutazioni sanitarie che assicurino il massimo livello di efficacia/efficienza al sistema. All’obbligo costituzionale di assicurare cure per i cittadini non sempre è seguito un sistema valutativo in grado di rilevare il reale grado di benessere prodotto. Con il crescere del costo degli interventi si rende invece necessario indagare epidemiologicamente anche sui vantaggi prodotti dall’assistenza fornita o dalla mancanza di aderenza registrata nelle prescrizioni. Effettuare la parte more expensive di un intervento e poi non assicurarsi che vengano seguite con la dovuta perizia le prescrizioni, in tempo di crisi, non è solo irrazionale sotto un profilo clinico ma pone anche problemi di equità distributiva, in quanto si sottraggono risorse ad altri pazienti. Il parto a domicilio, coinvolgendo direttamente il cittadino tende a superare questi aspetti obbligando ad affrontare il confronto sui costi non soltanto per il periodo del parto, ma su un asse temporale più lungo. Nell’ultimo decennio, anche in ambito ostetrico-ginecologico, ha prevalso la cosiddetta medicina difensiva che porta ad un alto livello di prescrizioni, onde evitare complicazioni (ciò anche per la mancanza di conoscenze sulle connessioni tra la tipologia delle risorse e i benefici prodotti e di studi marginalisti). Riportare il malato e il cittadino al centro del processo sanitario e, nella fattispecie con il parto a domicilio, significa accettare il concetto che l’attore principale del processo sanitario non è l’intervento in sè, ma il cittadino. La mancanza di programmi di educazione terapeutica della partoriente che la porti ad essere responsabile del suo comportamento (e non solo accertare che sia in grado di intendere e volere) e gli insufficienti studi sugli effetti combinati di più interventi sanitari, sono solo alcune delle ragioni che spingono verso una maggiore analisi. Il parto a domicilio, occasione per “ritarare” la Sanità su base corologica Fino ad oggi abbiamo misurato la sanità soprattutto per la quantità degli output prodotti, con gli studi sulla qualità l’attenzione si è spostata anche sugli outcome: oggi la sfida è quella di coinvolgere direttamente il paziente nel processo. L’importanza della riabilitazione, la necessità di supporti psicologici per i pazienti oncologici, gli studi sull’aderenza delle terapie e più in generale sull’osservanza della continuità terapeutica testimoniano la necessità di un visione paziente centrica. La Sanità non è un’officina riparazioni, ma un contesto sociale dove tutti gli attori devono muoversi all’unisono per ottenere il massimo risultato. Questo concetto è facilmente rilevabile nel parto dove l’escludere la partoriente dal processo pare quanto mai illogico. Se si accetta questo approccio, l’idea di portare i servizi in loco, anziché far muovere la partoriente appare quanto mai opportuno, prima ancora di qualsivoglia valutazione economica. 24 settembre 2013 * Lo studio del territorio e la distribuzione ottimale delle risorse sanitarie (strutturali, strumentali, umane e finanziarie) Se poi si considera che il termine di corologia sanitaria* è ancora sconosciuta ai più, ci si rende conto come la ricerca della razionalità distributiva degli elementi sanitari su un territorio è quanto mai agli albori. Ne consegue che se si esamina la distribuzione dei servizi sanitari su una determinata area, compresa quella piemontese, si rilevano grossolane ed irrazionali disuguaglianze, al punto che ci si chiede se certi servizi siano sorti per le necessità del sistema o di alcune sue componenti, più che per soddisfare le esigenze dei malati e dei cittadini. La presenza di alta tecnologia in Piemonte è superiore, ad esempio, a quello presente in altre aree, ma la scarsa capacità di gestione fa sì che i benefici derivanti dall’alta tecnologia siano ridotti. A livello quasi didattico si possono formulare domande del tipo: producono maggiori benefici due attrezzature utilizzate ciascuna tre ore al giorno, od una sola utilizzata otto ore? Oppure: se una compressa fa bene, due compresse raddoppiano gli effetti positivi? Si potrebbe continuare a lungo ma è evidente che, in Sanità, non vi è una correlazione diretta tra la quantità di risorse impiegate e benefici ottenuti. Nella fattispecie non è assolutamente verificato che accrescendo le risorse da destinare alla partoriente, si riducano ad esempio le complicanze. Partorire a domicilio, ovviamente nei casi previsti da appositi protocolli, è una pratica che ritorna in auge in molti paesi occidentali e non può non essere presa in considerazione: se non altro per il rispetto dovuto alla libertà di scelta del singolo individuo. Tale libertà non può essere limitata da un aspetto economico, innanzi tutto perché la definizione dei costi/ricavi in sanità presenta sempre un eleva- to livello di aleatorietà, se ci si muove in un orizzonte di lungo periodo. Ne consegue che i costi sono una variabile del ragionamento che per essere sviluppato necessiterebbe di una maggiore conoscenza del sistema: noi oggi conosciamo solo il valore di rimborso dei DRG, cioè quanto il sistema remunera un determinato intervento ma non quanto costa realmente quell’intervento. Questa discrepanza obbliga spesso il sistema ad intervenire con ripiani a piè di lista che sfasano totalmente i rapporti costi /benefici. Indubbiamente il parto a domicilio permette di evidenziare i costi in quanto questi sono immediatamente identificabili con un intervento in diverso loco, mentre i costi sostenuti all’interno di un ospedale comportano sempre criteri di attribuzione e di ripartizione frutto di criteri soggettivi, permettendo così di effettuare un’intelligente analisi comparata. Ma forse il problema sta a monte dei metodi di rilevazione contabile e risiede nel definire le aspettative che il sistema ripone nel settore ostetrico-ginecologico: solo in questo contesto si può definire quale sia la soluzione più appropriata e quali risorse possono essere destinate ai supporti dati ai parti a domicilio, ma sempre ricordandosi che un sistema è tanto più efficace quanto più riesce a soddisfare le esigenze del singolo, cioè mettendo in campo più soluzioni. Chi più spende non è detto che meglio stia Il sistema non può però definirsi efficace solo se va incontro alle esigenze del singolo utente. Significherebbe legittimare qualsiasi richiesta e quando ci sono insieme tutte le ansie/paure/ sogni legate alla maternità ed al parto, diventa molto facile ingenerare richieste “non appropriate”, al di fuori di qualsiasi controllo. Se ad una futura madre si domanda se preferisca sottoporsi a tre ecografie, come previsto dalla legge, o alle otto che normalmente si fanno, si orienterà naturalmente verso la soluzione more expensive, come espressione di pseudo sicurezza. Sul parto a domicilio o in ospedale è molto facile indirizzare la scelta verso uno o l’altro, una volta che il personale sia coinvolto e convinto. Le questioni sono: cosa è meglio per la partoriente ed il nascituro? Cosa davvero ne pensano le future madri al “netto” della influenze ricevute? Qual è la migliore assistenza possibile? Quali condizioni sono necessarie per scegliere all’interno di un continuum di soluzioni? Qual è l’impegno di risorse e quali le possibili alternative? Domande cui occorrerebbe preventivamente verificare l’utilità marginale del personale tolto da un setting per impiegarlo in un altro. Dire oggi che una soluzione è da preferire ad un’altra è impossibile, ma ciò deve incoraggiare gli studi che possano definire meglio i parametri sia sotto il profilo clinico, organizzativo ed economico. E su tutti questi piani, il parto a domicilio può giocarsi la partita. ¢ settembre 2013 25 Lo stetoscopio Il 3 giugno scorso l’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino ha ospitato il convegno, “LA RETE PER L’ICTUS COME PARADIGMA DELLA CONTINUITÀ DELL’ASSISTENZA”, confronto tra professionisti e buone pratiche per garantire percorsi di cura ed assistenza appropriati per i pazienti e le loro famiglie, in funzione della complessità dei bisogni e delle possibilità terapeutiche. Nel corso dell’evento, promosso dalla stessa Azienda Ospedaliera insieme a Federsanità ANCI, in collaborazione con ALICe Italia onlus (l’associazione per la lotta all’ictus cerebrale), è stato anche presentato il progetto sociale “Ictus, prevenzione e (in)formazione”), che prende spunto dal libro/esperienza “QUATTRO GIORNI, TRE NOTTI - UNA STORIA VERA”, di Daria Cozzi, un racconto il cui filo conduttore è l’ictus e che offre, sul piano umano, numerose opportunità di riflessione. La prima sessione, al mattino, a carattere divulgativo, è stata aperta al pubblico, ad ingresso libero. 26 BUONE PRATICHE (E UN LIBRO) PER BATTERE L’ICTUS Una rete per mettere in relazione speranze e esperienze Il convegno ed il “progetto sociale” nascono dalla consapevolezza che i disagi e le fatiche che i pazienti colpiti da ictus e le loro famiglie devono affrontare sono enormi e che, per questo motivo, si rende necessaria una presa di coscienza sulla necessità di creare una rete di comunicazione e collaborazione efficiente ed efficace tra le varie strutture coinvolte, in modo da garantire una tempestiva presa in carico, interventi riabilitativi adeguati, continuità delle cure. E parallelamente sostenere ed aiutare psicologicamente le famiglie dei malati, anch’esse colpite molto pesantemente. Ogni anno in Italia circa 196.000 persone sono colpite da ictus. Se una su cinque muore nel primo mese successivo all’evento, circa il 30% sopravvive con esiti estremamente invalidanti che in parte potrebbero essere evitati. Per la gravità della patologia e dei suoi esiti, per la complessa articolazione dei servizi sanitari e per la difficoltà di comunicazione, le persone con ictus ed i loro familiari affrontano spesso un percorso di cura ed assistenza frammentato. Esperienze regionali a confronto È quindi necessario fornire alle persone con ictus ed ai loro familiari un percorso diagnostico-terapeutico-assistenziale-riabilitativo ben definito, appropriato ed incentrato sui loro bisogni, che garantisca la continuità di cure ed assistenza attraverso vari servizi e setting sanitari e socio-sanitari che devono essere organizzati a rete.Nel corso del convegno, che ha avuto l’obiettivo di contribuire ad omogeneizzare sul territorio nazionale modalità di intervento e servizi, attraverso il confronto tra buone pratiche e professionisti provenienti non solo dal Piemonte, ma anche da Lazio, Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna, si è parlato anche delle nuove frontiere terapeutiche, quali la neuroradiologia endovascolare, e si è presentata l’attività di ALICe onlus. Nell’occasione, la triestina Daria Cozzi, autrice del libro “QUATTRO GIORNI, TRE NOTTI - UNA STORIA VERA”, edito da Pendragon, di Bologna ha presentato i contenuti del suo libro. Attraverso la vendita di questo prodotto editoriale ci si pone l’obiettivo di raccogliere risorse da destinare all’attività di ALICe, allo sviluppo della rete regionale ed alla formazione del personale. ¢ settembre 2013 Ni.Fe. Elaborazione da un comunicato stampa a firma Pierpaolo Berra Lo stetoscopio sciopero! FNOMCEO E FEDERSPEV FAVOREVOLI ALLO SCIOPERO DEL 22 LUGLIO SCORSO DEL PERSONALE SANITARIO Medici, veterinari, dirigenti, amministrativi, tecnici e professionisti in forza al SSN il 22 luglio scorso hanno scioperato. Molte le motivazioni di questa agitazione diffuse dale organizzazioni sindacali attraverso comunicati stampa, manifesti, volantini, interviste: la difesa del Servizio Sanitario Nazionale, la presenza di un precariato che coinvolge sempre più pesantemente anche i medici, la difesa del potere di acquisto delle retribuzioni, la richiesta di una risolutiva legge sulle assicurazioni, la durata ed i contenuti della formazione post laurea, una progressione di carriera libera dai condizionamenti estranei alla professione, una revisione dell’organizzazione aziendale, la conferma dei diritti contrattuali che le numerose sigle sindacali aderenti all’iniziativa dicono oggi aboliti… All’agitazione hanno assicurato l’appoggio la FNOMCeO e FEDER.S.P.e.V. (Federazione Nazionale Pensionati sanitari e Vedove). I due Enti hanno motivato l’adesione con due comunicati stampa che riproduciamo. N.Ferraro 28 settembre 2013 Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri Comunicato Stampa Fnomceo: “Guardare ai professionisti come a una soluzione e non a un problema” In relazione allo sciopero di oggi che ha coinvolto medici, veterinari, dirigenti, amministrativi, tecnici e professionisti del Sistema sanitario nazionale, la Fnomceo ha voluto rilasciare la seguente nota. “Lo sciopero oggi attuato dalle Organizzazioni sindacali della Dirigenza Medica e Sanitaria amplifica ulteriormente le preoccupazioni e l’allarme per il presente e il futuro prossimo del nostro Servizio sanitario nazionale. Gli stessi contenuti più strettamente sindacali della piattaforma rivendicativa costituiscono, in realtà, un insieme di richieste per portare a soluzione criticità che, al di là di pur legittimi interessi categoriali, guardano alla tenuta del nostro Sistema sanitario. Riaprire contratti e convenzioni a costo zero significa, da una parte, farsi ancora responsabilmente carico delle difficoltà economiche e finanziarie del Paese, ma vuole anche dire mettere in gioco risorse presenti nei Fondi Aziendali di origine contrattuale, che non costituiscono nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Questa esigenza di aprire un fisiologico e democratico confronto tra le parti è coerente all’esigenza di incentivare i rimodellamenti delle organizzazioni sanitarie, già in sofferenza per i tagli lineari delle risorse. A ciò si aggiunge un sostanziale impoverimento dei riconoscimenti professionali, la destabilizzazione delle equipe professionali per la presenza di un eccesso di personale precario, infine la stretta tra le riduzioni ope legis delle reti di servizi e la pressione di una domanda in crescita quali quantitativa. Da troppo tempo la nostra Sanità pubblica è considerata un mero capitolo di spesa, sul quale intervenire con forbici grossolane; anche oggi i medici e i sanitari del Servizio sanitario nazionale richiamano l’attenzione del Paese e dei decisori sulla miopia di queste politiche. “Occorre il coraggio e la responsabilità di altre e diverse politiche, che guardino ai professionisti come a una soluzione e non a un problema”. Ufficio Stampa FNOMCeO FEDER.S.P.e.V. (Federazione Nazionale Pensionati sanitari e Vedove) Sanità in sciopero: “Vale anche per i pensionati sanitari” È quanto dichiara Michele Poerio, Presidente Nazionale della FEDER.S.P.e.V. (Federazione Nazionale Pensionati Sanitari e Vedove), che annovera oltre ventimila iscritti tra medici,farmacisti e veterinari in quiescenza. “Gli interventi rinviati sono circa 30 mila e circa 500 mila le visite specialistiche rinviate anch’esse, che comunque saranno recuperate in brevissimo tempo” – prosegue il professor Michele Poerio- “ci uniamo moralmente non solo alla lotta contro la mancanza di risorse, il blocco del contratto che è congelato da cinque anni e le condizioni di precariato di circa 10 mila camici bianchi: la protesta vale anche per chi, nonostante sia pensionato, il camice bianco non l’ha appeso al chiodo, continuando ad esercitare anche nel settore ONLUS e viene ingiustamente colpito dai continui aumenti delle polizze assicurative. Il Presidente Nazionale conclude “ dopo una vita di lavoro e sacrifici, noi pensionati sanitari, meritiamo i giusti diritti pensionistici”. Flavia Marincola Ufficio stampa FEDER.S.P.e.V. settembre 2013 29 Chi fa cosa Ni.Fe. Dal comunicato stampa di Pierpaolo Berra PROGETTO ENPROS IMPARARE NUOVI MODELLI ORGANIZZATIVI DELL’EMERGENZA Dalla fine di maggio scorso le prime partenze di infermieri nell’ambito di ENProS, un progetto italiano finanziato dalla Comunità Europea di cui l’ospedale CTO di Torino è promotore. 30 settembre 2013 Sono 45 gli infermieri italiani (15 del pronto soccorso dell’ospedale CTO di Torino) che in tre turni (fino alla fine di ottobre) si recheranno per due settimane di studio e lavoro in Gran Bretagna con infermieri di Manchester, il cui metodo è considerato punto di riferimento in tema di triage infermieristico e di gestione degli accessi a bassa priorità (i cosiddetti Codici Bianchi). L’obiettivo è quello di apprendere sul campo nuovi modelli organizzativi che consentano all’infermiere di applicare meglio le sue capacità professionali in Pronto Soccorso, intervenendo con maggiore efficacia su quei pazienti che vi accedono per patologie giudicate meno urgenti ma pur bisognose di una definizione pronta e sicura. ENProS (acronimo di “Emergency Nurse Professionals’ Skills to improve quality of health services”) coinvolge infermieri operanti nel settore dell’emergenza provenienti da diverse realtà italiane: da ospedali della Regione Toscana, coordinati dalla USL 7 di Siena, della provincia di Matera e di Cagliari. Partecipano anche infermieri impegnati nella cooperazione e sviluppo ed in particolare con la ONG torinese “Rainbow for Africa”. Un seminario finale, con sede a Torino, il momento di sintesi e di riflessione sull’esperienza acquisita per applicare le nuove conoscenze e capacità nella realtà dei Pronto Soccorso italiani. ¢ settembre 2013 31 Chi fa cosa La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro (FPRC) è proprietaria dell’Istituto per la Ricerca e la cura del cancro di Candiolo. Recentemente la struttura sanitaria ha acquisito lo status di IRCCS: istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico per l’oncologia. Un indubbio riconoscimento di qualità del lavoro svolto nell’ambito della ricerca, della diagnosi e della cura: un riconoscimento di questo genere è il primo ad essere assegnato al Piemonte. Il 2 luglio scorso si è tenuta la tradizionale presentazione del Bilancio Sociale 2012 della Fondazione FPRC che può essere sintetizzato in tre buone notizie: record di adesioni al 5 per mille; prosecuzione dei lavori per la II Torre della Ricerca e della Cura, grande risalto internazionale delle ricerche scientifiche dell’Istituto di Candiolo. Di seguito un articolo e un box inviato in redazione dal collega Edoardo Girola, capo ufficio stampa della Fondazione FPRC. Ni.Fe. 32 settembre 2013 FPRC: 62 MILIONI ANNI ALL’IRCCS Si consolida anche in tempi difficili come questi il rapporto di fiducia fra la Fondazione e i suoi sostenitori. Emerge dai dati contenuti nel Bilancio Sociale 2012, presentato oggi dal Presidente, Allegra Agnelli, dal Consigliere Delegato, Giampiero Gabotto, e dal Direttore Scientifico, Paolo Comoglio. Nel triennio 2010-2012 sono stati raccolti 62 milioni di euro provenienti soprattutto dalle attività di fundraising, da lasciti ereditari e dal 5 per mille. Quest’ultimo, in particolare, registra anche nel 2011 un incremento del 13% nelle preferenze, che sono state 240 mila, portando la Fondazione al quarto posto tra le organizzazioni italiane più scelte. “Un risultato ancora più rimarchevole – ha sottolineato Allegra Agnelli – se si considera che l’ambito di sensibilizzazione alle donazioni della Fondazione è a livello regionale e non nazionale”. LE PERSONE IN PRIMO PIANO: COMPETENZA, GENEROSITÀ E SENSIBILITÀ Se l’Istituto di Candiolo suscita grande fiducia, ha sostenuto il Presidente, è merito soprattutto delle persone che vi lavorano con “competenza, generosità e sensibilità”. Nella veste grafica il Bilancio Sociale 2012 vuole essere “un piccolo, ma tangibile e profondo segno di riconoscenza” nei loro confronti. Infatti, per la prima volta, campeggiano come testimonial le immagini di medici, ricercatori, infermieri, tecnici e impiegati che operano nell’Istituto. Il Presidente ha poi ricordato che “l’impegno economico della Fondazione per lo sviluppo tecnologico di Candiolo è stato significativo anche nel 2012 e pari a 4,5 milioni di euro”. Che vanno ad aggiungersi ai 45 milioni di euro investiti per la II Torre della Ricerca e della Cura, i cui lavori, iniziati nel 2012, sono in pieno svolgimento: “un ampliamento di oltre il 50% dell’Istituto - ha affermato Gabotto - che consentirà un rilevante sviluppo dei suoi servizi e delle sue attività cliniche e di ricerca. È un impegno poderoso, che comprende anche la realizzazione di nuovi parcheggi esterni e sotterranei per 350 auto e consentirà a Candiolo di continuare ad essere un punto di riferimento internazionale nella lotta al cancro e un fiore all’occhiello della sanità piemontese”. Nel corso del 2012 negli spazi già operanti dell’Istituto sono stati realizzati importanti miglioramenti; si è avviata, ad esempio, una rivoluzione informatica e culturale dell’Istituto con l’installazione del hardware e del software del sistema che consente l’utilizzo della cartella clinica elettronica, del braccialetto elettronico, del wi-fi e con l’allestimento di nuove aree di accettazione e prenotazione. I pazienti ricoverati sono stati 4.670, 1 milione e 130 mila le prestazioni ambulatoriali, 4.668 le mammografie e 3.212 le Pet , 423 gli interventi chirurgici alla mammella, 121 i protocolli e gli studi sperimentali e innovativi attivati. L’APPORTO DELLA RICERCA ALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA Per quanto riguarda l’apporto della ricerca dell’Istituto alla comunità scientifica internazionale, il Prof. Comoglio ha ricordato che nel 2012 sono state fatte 80 pubblicazioni e registrate 2.402 citazioni da parte delle riviste specializzate: “Il 2012 – ha affermato - ha segnato una pietra miliare nell’ormai ultradecennale cammino intrapreso da Candiolo verso la comprensione dei meccanismi genetici che generano il cancro e i provvedimenti terapeutici che possono essere presi per contrastarlo. Nel 2012, l’Istituto ha avviato uno studio clinico (nome in codice “Heracles”) che dimostra come la somministrazione mirata degli specifici farmaci produce risultati molto incoraggianti. Abbiamo inoltre sviluppato una tecnica rivoluzionaria, chiamata “liquid biopsy”, che permette di analizzare le mutazioni presenti nei frammenti di DNA rilasciato dal tumore nel sangue del paziente. Nel 2012 sono stati inoltre pubblicati risultati rilevanti l’identificazione delle cellule staminali del cancro. Queste informazioni hanno permesso, in via sperimentale, di proporre significativi miglioramenti alla radioterapia”. u ILIONI DI EURO IN TRE S DI CANDIOLO LA FONDAZIONE PIEMONTESE PER LA RICERCA SUL CANCRO E L’ISTITUTO DI CANDIOLO Nelle foto, dall’alto: Giampiero Gabotto, consigliere delegato, e Allegra Agnelli, presidentessa della Fondazione La Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Onlus, presieduta da Allegra Agnelli, è proprietaria dell’Istituto di Candiolo, che recentemente ha avuto il riconoscimento dal Ministero della Salute di Istituto di Ricerca e Cura “a Carattere Scientifico” per l’oncologia. È l’unico centro di ricerca e cura del cancro italiano realizzato esclusivamente attraverso il sostegno di oltre 300 mila donatori. La Fondazione provvede a dotarlo degli strumenti scientifici, diagnostici e terapeutici di ultima generazione, tra i quali unici in Piemonte due sofisticati macchinari, la Tomotherapy Hi Art e la Tomotherapy HD, che hanno contribuito a fare dell’Unità di Radioterapia uno centri più avanzati a livello internazionale. settembre 2013 33 Chi fa cosa La ricerca presso l’IRCCS L’IRCCS 1996 L’Istituto di Candiolo ha cominciato la sua attività nel e da allora si è via via arricchito in spazi e servizi. Un cammino che non è ancora concluso. Attualmente si estende su per la cura e su per la ricerca, ma presto questi spazi aumenteranno di oltre il : dal gennaio 2012 sono infatti in corso i lavori per la costruzione della II Torre della Ricerca e della Cura. Si tratta di un ampliamento di , di cui 14.500 di nuova edificazione e 2.500 di riqualificazione di aree ancora a rustico. L’investimento complessivo preventivato dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul cancro supera i Vi saranno ospitati i nuovi laboratori di ricerca, la cui missione sarà quella di approfondire lo studio dei meccanismi molecolari della diffusione e della crescita delle metastasi, i nuovi Day Hospital e Day Surgery, il nuovo Centro Prelievi, la nuova Farmacia, ambulatori e studi medici, la nuova cucina e una nuova centrale tecnologica. A Candiolo lavorano oltre persone fra ricercatori italiani e stranieri, personale medico, sanitario e amministrativo. È un centro all’avanguardia in grado di assicurare ai pazienti il ciclo completo di trattamento nelle fasi di diagnosi e terapia. Nel 2012 i ricoveri ordinari sono stati quelli diurni . Le prestazioni ambulatoriali sono state più di . Fra i pazienti il 19% viene da fuori Piemonte. quadrati 2.300 50% 29.000 metri 17mila metri quadrati 45milioni di euro. 500 1.770, 34 settembre 2013 2.901 un milione e 130mila Nella ricerca scientifica, condotta dalla Fondazione insieme al Dipartimento della Scuola di Medicina dell’Università di Torino, di vi sono coinvolte più 200 persone che lavorano in collegamento con importanti centri internazionali. L’attività scientifica è sfociata lo scorso anno in 80 pubblicazioni e in scoperte citate dalle più prestigiose riviste scientifiche del mondo. Tra i risultati più rilevanti, la scoperta di alterazioni genetiche critiche per comprendere il meccanismo di attivazione dei geni Her2, Met, K-ras, Ron, Ror (nuovo oncogene), B-raf, VEGF e delle Semaforine. Sono, inoltre, state implementate tecniche chirurgiche per il cancro della mammella, del tratto gastroenterico e dei tumori del peritoneo. Si sono ottenuti risultati applicabili, da subito, al trattamento delle recidive del cancro del colon. Nel 2013 è partito un nuovo progetto di ricerca finanziato dalla Fondazione con 5 milioni di euro provenienti dal 5 per mille. ¢ Chi fa cosa Una maglietta a sensori permette ai bambini malati di cuore di essere controllati a distanza riducendo i ricoveri in ospedale e la dipendenza dallo strumentario diagnostico. Il 27 maggio scorso è partita la sperimentazione di questo particolare indumento, presso il reparto di Cardiologia dell’ospedale Infantile Regina Margherita della Città della Salute e della Scienza di Torino. Il progetto “Happy Heart” (così è stata chiamata la sperimentazione sui piccoli cardiopatici del nuovo e innovativo presidio sanitario) è stato presentato dalla dottoressa Gabriella Agnoletti in anteprima assoluta il 29 maggio scorso durante la Tavola rotonda “La prospettiva dei leader internazionali sul futuro dei sistemi sanitari”, nel corso del FORUM della Pubblica Amministrazione a Roma. 36 LA La sperimentazione In ogni paziente arruolato nella sperimentazione gli allarmi sono predisposti e adattati alle esigenze cliniche del malato, alla sua età e alle condizioni cliniche. Saranno circa 150 i bimbi che ogni anno potranno beneficiare di questa maglietta. Saranno controllati e seguiti a distanza dai cardiologi del Regina Margherita. In futuro la sperimentazione dovrebbe estendersi anche ai malati affetti da scompenso cardiaco. I costi e i benefici Si prevede di ammortizzare il costo del progetto in meno di tre mesi, considerato il risparmio sui ricoveri. Punto di forza, infatti, un risparmio delle risorse fino al 30% grazie all’abbattimento dei tempi di ospedalizzazione e del numero di visite in ospedale. L’utilizzo di questo sistema di monitoraggio delle condizioni cliniche ha evidenti benefici psicologici e pratici per il malato e le famiglie. Il controllo delle condizioni di salute del piccolo malato a domicilio o ovunque esso sia (al parco piuttosto che a scuola), evita la dipendenza da strumentazioni connesse tramite elettrodi al corpo. Il monitoraggio può essere continuo, facendo decadere, per esempio, la necessità della lettura Holter del ritmo cardiaco e limitando gli accessi ospedalieri alle situazioni di emergenza. Il rapporto medico - paziente e paziente - struttura ospedaliera è in questo modo “riconfigurato”. Questo sistema migliora la qualità di vita del paziente e della famiglia, favorisce la gestione più cosciente della propria salute, diminuisce e modifica la dipendenza fisica e psicologica dalla struttura ospedaliera che diventa per un bambino un luogo più umano, riduce la possibilità di infezioni ospedaliere, diminuisce drasticamente l’affollamento dei Pronto Soccorso e delle strutture di degenza diurna. settembre 2013 LA MAGLIETTA “INTELLIGENTE” DONERà PIù AUTONOMIA AI BAMBINI CARDIOPATICI Ni.Fe. La maglietta L’indumento è dotato di sensori tessili “intelligenti” lavabili e riutilizzabili, che trasmettono, 24 ore su 24, il tracciato ECG del malato, la sua saturazione d’ossigeno, la frequenza respiratoria e la portata cardiaca. La maglietta, confezionata su misura ed aderente al corpo come una canottiera, è prodotta da un’azienda torinese in collaborazione con atenei e centri di ricerca scientifica. Altra particolarità tecnologica l’indumento è in grado di trasmettere i dati rilevati via connessione wireless Bluetooth ad uno smartphone (in dotazione al paziente), che a sua volta trasmette le rilevazioni al centro ospedaliero di riferimento. Dal comunicato stampa di Pierpaolo Berra u settembre 2013 37 Chi fa cosa OSPEDALE MARIA VITTORIA: OPERAZIONE SOLIDARIETÀ PER I BIMBI IRRADIATI DA CERNOBYL Ni.Fe. Dal comunicato stampa di Silvana Patrito I dottori Enrico Mazza e Francesco Quaglino con una piccola bielorussa in osservazione al Maria Vittoria Alcune patologie collegate a quell’incidente nucleare “Pur essendo Černobyl’ in Ucraina, le condizioni climatiche e la direzione del vento al momento dell’incidente hanno determinato una contaminazione grave soprattutto nella vicina Bielorussia – spiega Enrico Mazza, Specialista della S.C. di Endocrinologia e Malattie Metaboliche del Maria Vittoria – Questi ragazzi traggono notevole beneficio da soggiorni in zone non contaminate: è stato infatti accertato che una permanenza di almeno 40 giorni, unita a un’alimentazione con cibi privi di radionuclidi, permette ai bambini di perdere dal 40 al 60% della radioattività assorbita, riducendo così il rischio di essere colpiti da tumori alla tiroide, leucemia, e altre patologie derivanti dalla contaminazione. In particolare il carcinoma tiroideo in età pediatrica è una patologia che è stata riscontrata in una frequenza non trascurabile nei ragazzi di quelle zone, mentre al di fuori di questa condizione è un evento del tutto eccezionale”. A titolo di esempio, per il Cesio Ce137 assorbito nel corpo umano, il 10% viene espulso in 3 giorni mentre il restante 90% viene espulso in 110 giorni. Tempi e modi dell’intervento al Maria Vittoria “Nell’ambito della nostra collaborazione medica attuiamo un programma di follow-up tiroideo dei bambini temporaneamente in Italia – precisa Francesco Quaglino, Specialista della S.C. Chirurgia Generale dell’Ospedale Maria Vittoria – con esecuzione diretta delle ecografie tiroidee, per la ricerca di eventuali formazioni nodulari, approfondimento diagnostico della patologia nodulare tiroidea, riscontrata mediante agobiopsia con guida ecografica (FNA Tiroideo) per la valutazione citologica, e programmazione dell’intervento chirurgico laddove si riscontri l’insorgenza di una patologia neoplastica tiroidea”. 38 settembre 2013 Sessanta i bambini valutati dall’inizio della collaborazione a oggi (80 con il gruppo arrivato quest’estate) tutti sottoposti a ecografia tiroidea e tra i quali finora sono stati eseguiti cinque agoaspirati su noduli tiroidei riscontrati all’ecografia, ma fortunatamente senza indicazione all’intervento chirurgico. Grazie al sostegno all’iniziativa della Direzione Generale ASL TO 2, della Direzione Sanitaria dell’Ospedale Maria Vittoria e grazie alla collaborazione tra le strutture interessate del Maria Vittoria, Endocrinologia (Responsabile Ugo Marchisio) e Chirurgia (Responsabile Renzo Leli), gli specialisti possono svolgere questa attività, come volontariato, oltre l’orario di servizio, organizzata in modo da non incidere sul tempo di attesa degli altri pazienti in accesso agli ambulatori. Per una migliore accoglienza dei bambini bielorussi, nelle fasce orarie dedicate, viene anche distaccata negli ambulatori un’infermiera di nazionalità russa, dell’equipe del Pronto Soccorso, affinché i piccoli si sentano più a loro agio in presenza di un sanitario che si esprime nella loro lingua. Un gruppo di venti tra bambini e ragazzi bielorussi, di età compresa tra i 7 e i 12 anni, giunto in Italia lo scorso 20 giugno, è stato preso in carico, a partire da venerdì 12 luglio 2013, dall’Ambulatorio di Chirurgia dell’Ospedale Maria Vittoria di Torino per lo studio, la diagnosi e l’eventuale trattamento della patologia tiroidea, indotta dal danno radioattivo conseguente alla tragedia nucleare del 1986 a Černobyl’. Questa attività clinica è la prima esperienza di questo tipo realizzata in Piemonte. Endocrinologi e Chirurghi dell’Ospedale Maria Vittoria mobilitati, quindi per la salute di bambini e ragazzi bielorussi contaminati da quell’incidente nucleare che disperse per settimane vapore radioattivo nell’atmosfera dell’Europa e di parte dell’Asia. Questa operazione medico-sanitaria è svolta nell’ambito della campagna di solidarietà dell’Associazione ONLUS Comitato Girotondo. Il Comitato Girotondo (www.comitatogirotondo.org) che opera prevalentemente in Bielorussia e in Italia ne organizza l’accoglienza, per periodi di circa due mesi, con interprete, presso gruppi di famiglie italiane volontarie che se ne fanno totalmente carico. Arrivati 143 milioni di euro per pagare i fornitori della Città della Salute e della Scienza Ni.Fe. In tempi tagli e ristrettezze se non è la notizia dell’uomo che morde il cane poco ci manca. Il 22 luglio, un comunicato stampa del collega Pierpaolo Berra annuncia che “sono arrivati nelle casse dell’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino 143.176.610,26 di euro, che permetteranno nelle prossime settimane di saldare circa il 60% dei debiti che l’Azienda ha nei confronti dei fornitori. Si tratta di ben 55.000 fatture che verranno pagate per arrivare quasi a chiudere l’anno 2012. Un’ingente somma per una grande notizia in un momento di crisi dell’economia pubblica e privata, che consente all’Azienda, diretta dal dottor Angelo Lino Del Favero, di rimettersi in linea e di avere un ritardo nei pagamenti di ormai pochi mesi, tempistica sicuramente più fisiologica per un’Azienda pubblica. Un’ulteriore somma arriverà a gennaio 2014 per chiudere il cerchio del pagamento dei debiti”. Pagamento Aspetti burocratico-amministrativi e di politica sanitaria Questo programma di screening viene svolto nell’ambito della legislazione sanitaria vigente, come ha deliberato la Regione Piemonte nel luglio 2012, formalizzando la possibilità di effettuare attività di questo tipo, anche in presenza di un significato essenzialmente preventivo e non di assistenza per problematiche cliniche estemporanee. Ai sensi della delibera regionale infatti “ai minori stranieri soggiornanti per recupero psico-fisico in alcune regioni italiane e ospitati presso famiglie, enti o associazioni, nell’ambito di Programmi solidaristici di accoglienza temporanea, deve essere garantita l’assistenza sanitaria per tutta la durata del soggiorno”, con conseguente inscrizione temporanea al nostro SSN. Espresso anche il riferimento all’accordo di Minsk del 2007, tra Governo Italiano e Governo Bielorusso, per garantire a questi ragazzi la possibilità di effettuare in Italia programmi di screening, finalizzati alla prevenzione dei rischi conseguenti all’esposizione ai radionuclidi provenienti dall’incidente della centrale nucleare di Černobyl’. ¢ settembre 2013 39 Chi fa cosa La violenza contro le donne è certamente un fenomeno di cui si è preso coscienza in ritardo e solo negli ultimi anni si è cominciato a sottolineare l’importanza delle sue conseguenze non solo sulla salute fisica ma anche psichica delle donne. in difesa della donna il BILANCIO DI DIECI ANNI DI ATTIVITÀ del CENTRO SOCCORSO VIOLENZA SESSUALE DI TORINO P.Castagna S.Donadio P. Annetta B.Pattarino A.Sena C.Griffey Nell’anno 1999 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) proclamava il 25 novembre giornata mondiale contro la violenza alle donne, in ricordo “delle tre sorelle Miraball, torturate e uccise dai servizi segreti militari di Santo Domingo, nel 1960 sotto la dittatura di Trujillo, per aver voluto visitare dei prigionieri politici”. Nel 2002, a Ginevra, l’OMS nel “Rapporto mondiale su violenza e salute” definisce la violenza sessuale come “qualsiasi atto sessuale, o tentativo di atto sessuale, commenti o avances sessuali non desiderate, o traffico sessuale, contro una persona con l’uso della coercizione”. Sappiamo bene come in realtà la violenza sessuale vera e propria sia solo un aspetto dell’abuso all’interno del quale rientrano i maltrattamenti fisici associati o meno a quelli psicologici. In Italia nel 1996 si è assistito ad un importante passaggio da un punto di vista legislativo ovvero l’approvazione della Legge n. 66 (15/02/1996) che ha trasformato la violenza sessuale da delitto contro la morale a delitto contro la persona. Ciò ha permesso un cambiamento culturale forte nei confronti delle vittime di abuso e una maggior rilevanza sociale dell’atto di violenza. Circa dieci anni dopo ed esattamente il 10 ottobre 2006 il segretario generale dell’ONU ha presentato una stima mondiale dell’abuso sessuale dichiarando che una donna su tre viene picchiata o abusata sessualmente e che una donna su quattro è stata vittima di violenze durante la gravidanza. 40 settembre 2013 La violenza nell’ambito delle relazioni intime e cioè quella da parte di partner o conoscenti rappresenta l’evento più frequente e colpisce, tra le donne abusate, circa tre donne su quattro. Il Consiglio d’Europa nel 2004 indicava l’abuso come prima causa di morte tra le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni e la seconda causa di morte nelle donne in gravidanza. La gestazione non è infatti, come erroneamente pensato, un momento della vita protetto nei confronti della violenza, anzi la donna è più vulnerabile e i cambiamenti legati alla gravidanza possono essere vissuti dal partner come un’opportunità per stabilire potere e controllo sulla donna stessa. I principali fattori di rischio per un abuso durante la gestazione sono una precedente storia di violenze, una gravidanza indesiderata (aumento del rischio di violenza di quattro volte) e la giovane età. LA VIOLENZA SESSUALE SULLE DONNE IN ITALIA Se si analizzano i dati del nostro Paese, dal rapporto ISTAT relativo al 2006, si stima che in Italia nel corso della vita le donne tra i 16 e i 70 anni hanno subito violenza sessuale o fisica nel 31.9% dei casi, il 18.8% ha subito violenza fisica, La Convenzione “No More!” Dal gennaio scorso il Centro SVS ha sottoscritto con il Comune di Torino, le Aziende Sanitarie, i Centri Universitari, le Associazioni che si adoperano per i diritti civili, la Convenzione “No More!” contro la violenza maschile sulle donne e il femminicidio; è un documento che impegna anche concretamente i sottoscrittori a promuovere la formazione degli operatori dei vari Pronto Soccorso. maggio 2003 al gennaio 2013 sono state visitate presso il nostro centro 847 pazienti delle quali 161 sono state perse al follow-up (pari al 19%). Di queste donne il 90% ha subito violenza sessuale, il 6% Dal il 23.7% è stato vittima di violenze sessuali e nel 4.8% si è trattato di tentati stupri. Purtroppo le violenze non denunciate si aggirano intorno al 93.8% e anche nel caso di stupri o tentati stupri il sommerso è del 93.3%. Nella maggior parte dei casi l’autore della violenza risulta essere il partner (69.7%) o l’ex partner (55.5%), nel 17.4% si tratta di un conoscente e solo il 6.2% delle violenze sessuali è opera di estranei. Le donne più a rischio di essere vittima di tali atti hanno un’età compresa tra 25 e 44 anni (27.4%) e vivono al Centro Nord (80.5%) Il WHO ha stilato delle linee guida per la presa in carico medico-legale delle vittime di violenza sessuale che possono essere sintetizzate così: deve essere prioritario il benessere della vittima, l’organizzazione ideale prevede un unico momento dedicato alla cura medica e all’indagine forense (promozione del modello integrato medico-forense), deve essere diffusa tra gli operatori la formazione specifica circa l’abuso, la relazione con gli altri servizi (sociale, psicologico, ecc) è fondamentale per garantire una buona continuità assistenziale. L’8 marzo 2007 è stato presentato dal Ministero della Salute un piano di azioni sulla Salute delle Donne che prevede “l’apertura di sportelli dedicati alle vittime di violenza su tutto il territorio nazionale”. L’11 maggio del 2011 è stata approvata a Istanbul la “Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” che in Italia è stata ratificata all’unanimità dalla Camera dei Deputati il 28 maggio 2013. Fondamentale è il richiamo e l’invito agli Stati a “stanziare risorse finanziarie e umane appropriate per un’adeguata attuazione di politiche integrate, di misure e di programmi destinati a prevenire e combattere ogni forma di violenza “. La necessità di strutture dedicate per l’assistenza e la presa in carico sanitaria maltrattamento in gravidanza e nel 4% vi è stato un invio improprio. Nell’ambito delle donne vittime di violenza sessuale che numericamente 768, il 55 % ha subito violenza di gruppo, il 20% una tentata violenza sessuale, il 16% maltrattamenti o molestie, il 5% corrispondono a violenza sessuale da parte di un solo aggressore mentre il 4% delle donne non ricorda le modalità dell’accaduto. u settembre 2013 41 Chi fa cosa delle donne vittime di violenza ha motivato l’istituzione di Centri di Soccorso Violenza Sessuale nei presidi ospedalieri. L’SVS DELL’OSPEDALE S.ANNA DI TORINO Scopo del Centro S.V.S. è quello di offrire appropriato soccorso alle donne vittime di violenza sessuale, con una età superiore ai 14 anni, sia nell’emergenza (attraverso la reperibilità di una ginecologa 24 ore su 24), sia nelle fasi successive all’evento traumatico, assicurando continuità assistenziale Nel maggio 2003 è stato aperto il centro S.V.S (Soccorso Violenza Sessuale) dell’Azienda Ospedaliera O.I.R.M./ S.Anna di Torino, secondo in Italia; inserito nell’ambito di un progetto di rete HPH, ha come obiettivo principale l’erogazione di un servizio specialistico e l’adeguamento dello standard delle proprie prestazioni al modello del “to care”, tanto più necessario nel caso di persone traumatizzate. Scopo del Centro S.V.S. è quello di offrire appropriato soccorso alle donne vittime di violenza sessuale, con una età superiore ai 14 anni, sia nell’emergenza (attraverso la reperibilità di una ginecologa 24 ore su 24), sia nelle fasi successive all’evento traumatico, assicurando continuità assistenziale. Configuratosi sin dagli esordi in un’ottica sistemica, il centro si avvale di un’équipe multidisciplinare costituita da ginecologhe (dipendenti dell’Azienda, convenzionate con altre ASL piemontesi e libere professioniste ), una psicologa, un’ostetrica, un’assistente sociale, medici legali . La ginecologa è la prima figura professionale con la quale la donna entra in contatto, anche fisicamente, all’inizio del percorso di assistenza sanitaria in emergenza. Fig. 1: Tipologia della violenza (numero tot. donne: 768) La maggior parte delle donne abusate sono nubili (65%), nel 14% sono separate, nel 13% coniugate. Per quanto concerne l’età delle donne le percentuali si distribuiscono in maniera simile tra le varie fasce d’età. Fig. 2: Età delle donne vittime di violenza (n. 768) Il 52% delle vittime è di nazionalità italiana, il restante 48 % straniera con una prevalenza di donne provenienti dall’Europa dell’est e dall’Africa centrale. Fig. 3: Nazionalità delle donne vittime di violenza (n. 768) La maggior parte delle donne visitate vive a Torino (63%) e il loro invio presso il nostro Centro è avvenuto prevalentemente tramite le forze dell’ordine. 42 settembre 2013 La visita ginecologica ha sia il compito di evidenziare gli elementi fisici della violenza, ma soprattutto, quello di offrire alla donna la restituzione della propria integrità fisica e la percezione di essere accolta con modalità differenti rispetto alle normali procedure del DEA. Inoltre ha il compito fondamentale della raccolta di prove biologiche che possano essere utili nell’eventuale iter giudiziario. La visita viene effettuata in un luogo dedicato e senza limiti di tempo. Spazio e professionisti dedicati permettono alla vittima di raccontare l’evento e di sottoporsi agli accertamenti nel rispetto dei propri tempi personali e nella piena tutela della privacy. L’evento traumatizzante tuttavia non coinvolge la donna solo sul piano fisico, ma ha un impatto evidente sia sul piano psicologico, sia sulla gestione della vita quotidiana. La necessità di affrontare le conseguenze della violenza rende pertanto necessario l’intervento degli altri professionisti: ostetrica, psicologa, assistente sociale. Nell’ambito del percorso assistenziale è fondamentale inoltre il rapporto dei professionisti sopra citati con la cosiddetta “rete”, ossia con tutti quei servizi che intervengono a sostenere la donna nelle difficili fasi che seguono la violenza: Questura, Procura, Consultori, Centri di Salute Mentale, SER-T, Servizi Socio-Assistenziali del territorio, Associazioni di volontariato, oltre all’attività del “Coordinamento cittadino contro la violenza alle donne”, promosso da diversi anni dal Comune di Torino, con un metodo di lavoro interistituzionale, che attualmente si è allargato a coordinamento provinciale. Fig. 4: Modalità di invio al Centro S.V.S. delle donne vittime di violenza sessuale (n. 768) Nel 48 % dei casi la visita è avvenuta entro 24 ore dall’accaduto. Le donne che hanno presentato querela di parte sono state 247 dunque solo il 32%, mentre la denuncia d’ufficio è stata inviata alle Autorità competenti nel 72 % dei casi . L’aggressore è noto alla vittima nel 48% dei casi e nel 20% è di nazionalità italiana. Fig. 5: Conoscenza dell’aggressore Fig. 6: Nazionalità dell’aggressore Fig. 7: Paese d’origine degli aggressori stranieri u settembre 2013 43 Chi fa cosa Violenza sessuale in gravidanza Dal 2011 il Centro Soccorso Violenza Sessuale si occupa anche di donne in gravidanza vittime di maltrattamenti o molestie. Sono state visitate 47 donne, delle quali quattro hanno subito anche violenza sessuale durante la gestazione. L’81% di esse ha un’età inferiore ai 35 anni e il 64 % è di nazionalità straniera prevalentemente dell’Europa dell’Est. PAESE ORIGINE (su 47) Italia 17 Africa nord 7 Africa centrosud 5 Europa est 12 Africa centrosud 4 Asia 1 Non rilevato 1 44 settembre 2013 Fig. 8: Paese d’origine delle donne vittime di maltrattamenti/violenze in gravidanza (n. 47) La maggior parte di esse sono state segnalate da reparti interni all’Ospedale Sant’Anna e solo nel 23% si sono recate spontaneamente presso il Centro SVS. Fig. 9: Modalità di invio al Centro S.V.S. delle donne vittime di maltrattamenti in gravidanza (n. 47)) Anche in questi casi solo il 15% delle donne ha deciso di sporgere querela di parte. L’aggressore è noto al 96% delle pazienti in gravidanza. Fig. 10 e 11: Nazionalità dell’aggressore e paese d’origine degli aggressori stranieri nei casi di maltrattamento in gravidanza conclusioni Il progressivo aumento del numero di casi accolti cui abbiamo assistito nel corso degli anni, se da un lato riflette un probabile reale aumento dei casi di violenza, è certamente la testimonianza di come l’offerta di un Servizio adeguato ed efficiente permetta la presa in carico di un sempre maggior numero di donne. La violenza sessuale e il maltrattamento hanno un impatto sulla salute delle persone, e di conseguenza sulla sanità pubblica, che va oltre il singolo evento violento, ma che ha conseguenze a breve e lungo termine fisiche, psichiche e sociali. Il non riconoscimento della violenza come causa di malattia è uno dei fattori che favorisce l’incidenza degli esiti a distanza. Inoltre le donne maltrattate ricorrono ai Servizi Sanitari con una frequenza da 4 a 5 volte maggiore rispetto alle donne non maltrattate e il numero di vittime che si rivolge al Pronto Soccorso è nettamente superiore a quello delle donne che si recano alla Polizia, ai Consultori, ai Servizi Sociali e ai Servizi messi a disposizione dal Volontariato. La definizione di percorsi e protocolli nell’urgenza rende l’azione degli operatori più efficace, efficiente e meno gravosa anche per gli operatori stessi, e ciò è vero ancor più per tematiche così complesse e difficili da trattare. In conclusione, tutti noi operatori sanitari possiamo nella nostra carriera imbatterci in casi di abuso. Non è possibile considerare questo fenomeno un qualcosa di raro, distante o che non ci riguardi. Abbiamo, dunque, una grande responsabilità nella prima accoglienza della vittima ma anche nel collaborare e far emergere il sommerso attraverso lo sviluppo di competenze e di una rete di aiuto e supporto alle donne. E’ anche compito nostro l’adoperarsi affinché la violenza cessi di essere “invisibile” e divenga un problema di salute pubblica sul quale è obbligatorio intervenire. ¢ BIBLIOGRAFIA Campbell J.: Health consequences of intimate partner violence. Lancet 2002; 359:1331-1336. Dubini V.: Violenza contro le donne. Compiti e obblighi del ginecologo. Editeam 2007. ISTAT (2007): La violenza e i maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia; 2006. Johonson J.K. et al.: The prevalence of domestic violence in pregnant women. BJOG 2003; 110: 272-275 settembre 2013 45 Cultura Nella foto qui a lato, Terza da sinistra in primo piano, al mandolino, la dottoressa Gabriella Meneghin. Secondo da destra in primo piano, il dottor Massimo Corradino Molti iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino coltivano passioni artistiche. In alcuni casi si tratta di hobby evoluti che spaziano dalla scrittura letteraria narrativa e poetica, alla pittura, alla recitazione, alla musica… medici musicisti a montanaro Nicola Ferraro Questa volta ringraziamo l’amico Roberto Ricco, tecnico del suono nel Centro di Produzione TV della Rai a Torino e direttore artistico insieme ad Adriano Giacometto della collana discografica “Antichi Organi del Canavese”, per la segnalazione di un recente evento culturale in cui due iscritti all’OMCeO di Torino sono stati protagonisti: la dottoressa Gabriella Meneghin, internista specializzata in malattie infettive presso l’ospedale Mauriziano di Lanzo e il dottor Massimo Corradino, medico di base a Montanaro, in provincia di Torino nel Canavese, alle porte di Chivasso. La nostra infettivologa suona il mandolino e il nostro medico di base la chitarra nella Mandolinistica Montanerese fondata nel lontano 8 dicembre 1974. Il breve fotoservizio di Antonio Visentin che ci arriva da Montanaro si riferisce al concerto tenuto dalla Mandolinistica Montanerese il 15 e 16 giugno scorso presso il Santuario S.M. di Loreto a Montanaro. 46 settembre 2013 L’omaggio al fondatore della Mandolinistica Montanerese, il Maestro Giovanni Bioletto Il termine evento musicale non è esagerato se si pensa che il complesso a plettro non suonava dal 1989, dopo la scomparsa del Maestro Giovanni Bioletto, suo direttore e fondatore. Il concerto è stato anche tenuto per onorare l’impegno di questo musicista a 25 anni dalla scomparsa (30 marzo 1988). Un’ultima curiosità che lega la musica alla professione medica: le prove per l’allestimento del concerto si sono svolte presso l’ambulatorio del dottor Corradino. ¢ settembre 2013 47 Dai congressi save fertility Ni. Fe. Dal comunicato stampa di Silvana Patrito quarta edizione di aggiornamento l‘esperienza del Maria Vittoria La giornata di aggiornamento 2013, patrocinata da ASL TO 2, PRO- FERT (Società Italiana di Conservazione della Fertilità) e AOGOI (Associazione Ostetrici Ginecologi Ospedalieri Italiani), è stata dedicata alle problematiche di fertilità nella quarantenne. L’evento formativo si è articolato in “topics” sulla donna che affronta il “progetto figlio” nella seconda metà della terza decade di vita, con un approccio a 360 gradi: gravidanza, rischi, aspettative. In aggiunta si è fatto anche il punto su tematiche andrologiche e di qualità della processazione biologica e di laboratorio. L’incontro è statò presieduto dal Dott. Flavio Armellino, Direttore della Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale Maria Vittoria (ASL TO 2) e ne è responsabile scientifico il Dott. Claudio Castello, Referente del Centro di Procreazione Medica Assistita del Maria Vittoria e Referente della Regione Piemonte presso il Gruppo Interregionale “Procreazione medicalmente assistita” della Commissione Salute. “Dopo aver affrontato nel primo anno le problematiche tossicologiche metaboliche, infettive e voluttuarie, nel secondo le problematiche oncologiche e nel terzo le pazienti scarsamente responsive – spiega Claudio Castello, Responsabile del trattamento, del controllo di qualità del Centro di Fisiopatologia della Riproduzione del Maria Vittoria e responsabile scientifico del convegno – quest’anno si sono puntati i riflettori sulle donne che a 40 anni decidono di affrontare un percorso particolare, quando affrontato in questa fase della vita, e che vengono esposte a condizioni particolari sia fisiologiche che di rischio”. In questo appuntamento, ormai consueto e atteso in ambito piemontese, esperti di fama nazionale e internazionale si sono confrontati per fornire un panorama serio e reale dell’attuale situazione, al fine di sottolineare la necessità dell’approccio multidisciplinare tra ginecologo, ostetrica, chirurgo, andrologo, embriologo e specialista fisiopatologo riproduttivo, nell’interesse unico e supremo della paziente e del suo diritto a continuare a vivere attraverso e grazie ai propri figli. ¢ 48 settembre 2013 La Ginecologia e Ostetricia del Maria Vittoria è dotata di un Centro di Procreazione Medica Assistita, di riferimento nella Regione Piemonte per le tecniche di fecondazione assistita, insieme al Centro del Sant’Anna. Nato nel 2003 processando circa 60 pazienti con tecniche di 2° livello (FIVET-ICSI), il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione del Maria Vittoria è progredito costantemente nella propria attività, giungendo a processare, nell’anno 2013, 300 cicli di 2° livello oltre a 150 cicli di 1° livello, con un passaggio di 6176 prestazioni ambulatoriali riferibili al servizio. Oggi è centro di eccellenza della ASL TO 2, unico insieme al Sant’Anna ad essere dotato anche del servizio di onco-fertilità, con tecniche di crioconservazione dei gameti maschili e femminili, per preservare la possibilità di procreare prima di iniziare terapie che potrebbero comprometterla irreversibilmente. rubriche bisturi rosso a cura di Roberto Lalario Care colleghe e cari colleghi, il vostro esploratore della papilla è stato “fuori uso” per un po’ a causa di una frattura al braccio destro causata da cadutona da pioggia con conseguente gesso + riabilitazione e forzoso allontanamento da osterie e ristoranti! Ora ho finito gli esercizi suggeritimi dall’amico fisiatra e ho potuto riafferrare la forchetta, il coltello e ..la penna !!! Dato che la vita è “mutamento” e tutto scorre e cambia, ho voluto verificare la sostanza dei cambiamenti in due ristoranti a me cari che hanno cambiato gestione. E intitolerei il pezzo “é tutto un altro paio di maniche” osteria “la capannina” TORINO Via Donati, 1 Chiuso sabato a pranzo lacapanninatorino. com ristorante il capitolo Venaria reale Via Canale, 25 Chiuso il lunedì (e attualmente a pranzo) Provati a maggio 2013 bisturi rosso... colpisce ancora! La Capannina Il primo ristorante che ha cambiato gestione è “La Capannina” di via Donati a Torino. Quella deliziosa “bomboniera” con tavoli di legno, tovaglie di fiandra, caminetto, accoglienza signorile e puntuale, cucina piemontese DOC in atmosfera casalinga e calorosa si è trasformata in una tecno-pizzeria-birreria con annessa cucina, tavoli di legno neri (triplicati) un po’ sbrecciati, e…. dehors! Camerieri numerosi che però riescono a farti attendere un bel po’ fra una portata e l’altra. Superata la sofferenza di vedere servire pizza e birra nel tempio dei tajarin, della selvaggina con la polenta e del carrello dei bolliti, ho provato alcuni piatti del menù-ristorante. La qualità è buona, ho assaggiato la tagliata di fassona (all’altezza) la tarte-tatin di patate con mousse di baccalà (ottima), poi i calamari al brandy (ottimi) e il bollito (buono ma non al carrello e senza gallina), discreto il bônet. Buona la carta dei vini con aggiunta di ottimi “non piemontesi”. Salato il conto a confronto dei “tempi antichi”: 50 €, e mi sono contenuto col vino e ho saltato il primo. Diciamo che è proprio tutta un’altra cosa: consigliabile a chi non è stato lì con la precedente gestione dell’indimenticabile Achille Gallina!!! Il Capitolo Altro ristorante che ha cambiato gestione è “Il Capitolo” a Venaria Reale. Qui i cambiamenti sono meno traumatici. Direi che è assai migliorato l’aspetto “estetico” del luogo: assai più bello e “stiloso” ma si è impoverito il menù (che per un ristorante ha il suo peso!). Io ci sono capitato di venerdì e mi è stato annunciato all’ingresso che... “stasera si mangia pesce”: cioè, non in aggiunta ad un menù base ma al posto del menù base! Nobile iniziativa che però riduce un po’ la scelta e seleziona la clientela. Oltre tutto il menù risulta un po’ ristretto: tre antipasti, tre primi, due secondi. Io ho assaggiato il polpo con le patate (molto buono), spaghetti alle vongole (buoni), pesce San Pietro alla livornese con patate (ottimo) con un bônet finale. Il problema sono le razioni dimezzate e il costo aumentato! Anche qui il servizio zoppica un po’. Lo riproverò in altro giorno per verificare se il ricco menù base precedente è rimasto o è stato anche lui ridimensionato. Ripeto la sensazione già espressa: un’esperienza accettabile se non si ricorda il locale di una volta, se non si è sperimentata la gioiosa creatività e l’opulenza dei piatti di Giancarlo. Concludo come ho iniziato: “È tutto un altro paio di maniche”! Ilcapitoloristorante.it settembre 2013 49 rubriche I servizi dell’Ordine CASELLE PEC L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Cer tificata (PEC), attivate nel 2010. Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti. PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected] PORTALE WEB www.torinomedica.com Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino. Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati, interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi. Non tutte le notizie, ma notizie per tutti! ATTRIBUZIONE CODICE PIN Per la compilazione del certificato di malattia on line. Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati) per la compilazione della certificazione di malattia on line. Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111 50 settembre 2013 WEB area www.omceo.to.it Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine ad iniziare dall’Albo degli iscritti www.torinomedica.com Le più importanti notizie di aggiornamento medico-scientifico con accesso diretto alle fonti www.videomedica.org La nostra rivista audiovisica con servizi, inchieste e interviste www.omceotorinoservizi.com Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute dall’Ordine ed ai servizi erogati Newsletter Iscrivetevi da torinomedica.com per riceverla gratuitamente sulla vostra mail www.facebook.com/omceo settembre 2013 51 rubriche Servizi dell’Ordine nuova sede Per comunicare un cambio di indirizzo Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo: www.omceo.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo variazione indirizzo Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo [email protected] o inviato tramite fax al numero 011505323 Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica. La Redazione di Torino Medica (RTM) Agli iscritti La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economicosociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari. Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale. (RTM) 52 SUL WEB LE OFFERTE E LE RICHIESTE DI LAVORO! Le rubriche dei medici disponibili alle sostituzioni in Medicina Generale e delle offerte/richieste di lavoro o di collaborazione professionale, che trovavate prima dei programmi dei convegni, sono scaricabili ora dal sito Internet dell’Ordine all’indirizzo www.omceo.to.it > Area Servizi > Occasioni di lavoro. Gli spazi Internet dell’Ordine hanno conosciuto nell’ultimo anno un vero boom di accessi; questo dato lusinghiero ci permette realmente di diversificare sempre meglio questo mezzo di comunicazione dalla rivista Torino Medica rendendolo, ad esempio uno strumento più agevole, tempestivo ed efficace nella comunicazione dell’attualità e nella pubblicazione delle rubriche di servizio. Nell’imminente futuro ci saranno sicuramente altre novità che comunicheremo tempestivamente. settembre 2013 La Redazione di Torino Medica (RTM) Si comunica che da martedì 4 dicembre 2012 è operativa la nuova sede dell’Ordine in Corso Francia 8 a Torino. I numeri di telefono e gli indirizzi e-mail dei diversi uffici sono invariati. La prestigiosa Villa Raby, oggetto di un completo restauro conservativo che ha anche permesso la scoperta e il recupero di molti affreschi di pregio, è ora a disposizione di tutti gli iscritti e pronta a diventare “la casa dei medici e degli odontoiatri della Provincia di Torino”. Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino D.ssa Ivana Garione COMUNICAZIONE ORARIO UFFICI Dal 2 settembre 2013 gli uffici dell’Ordine hanno ripreso l’orario normale: Scadenze corsi ecm-fad della fnomceo Si comunicano le scadenze dei corsi ECM FAD in modalità cartacea (con invio del test finale via fax) di cui si era già data comunicazione su “Torino Medica”: AUDIT CLINICO: 08/09/2013 APPROPRIATEZZA: 30/09/2013 Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 Si comunica anche che dal 2 settembre al 15 ottobre 2013 l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam), per motivi organizzativi, osserverà il seguente orario: Lunedì 8.30-13.30 Martedì 8.30-13.30 Mercoledì8.30-13.30 Giovedì 8.30-13.30 Venerdì 8.30-12.30 Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino D.ssa Ivana Garione settembre 2013 53 rubriche Comunicati AVVISO DI SELEZIONE PER TUTOR VALUTATORI PER LO SVOLGIMENTO DELLA PROVA PRATICA DEI LAUREATI CANDIDATI ALL’ESAME DI STATO ABILITANTE ALL’ESERCIZIO DELLA PROFESSIONE DI MEDICO-CHIRURGO L’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Torino ha sottoscritto una Convenzione con l’Università di Torino per gli adempimenti previsti dal Regolamento concernente gli esami di Stato di abilitazione all’esercizio della professione di medico-chirurgo modificato con decreto n. 445 del 19 ottobre 2001 e pubblicato sulla G.U. n. 299 del 27 dicembre 2001 e reso applicativo dall’Ordinanza ministeriale del 23 febbraio 2004. Le sopra citate norme prevedono che l’esame di Stato di abilitazione alla professione consista in una prova pratica e in una prova scritta. Alla prova scritta si accede solo dopo il superamento di una prova pratica a carattere continuativo consistente in una prova clinica pratica della durata complessiva di tre mesi articolati in un mese svolto presso un reparto di medicina, un mese presso un reparto di chirurgia e per un mese presso un medico di medicina generale convenzionato con il Servizio sanitario nazionale e realizzati, dopo il conseguimento della laurea (art. 1 DM 19.10.2001, n. 445). In forza alla Convenzione con l’Università, il Consiglio Direttivo dell’Ordine è tenuto a predisporre un elenco di medici operanti in qualità di dirigente medico in reparti di medicina generale, medicina d’urgenza o geriatria, medici operanti in qualità di dirigente medico in reparti di chirurgia generale, chirurgia d’urgenza, ortopedia, otorinolaringoiatria, urologia o ginecologia e medici di medicina generale convenzionati con il SSN, che possano dichiarare, sotto la propria responsabilità, di possedere i requisiti minimi di seguito elencati per ciascuna categoria. Medici operanti in qualità di dirigente medico in reparto di medicina generale e chirurgia generale 1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino 2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti 3.possedere almeno cinque anni di anzianità di servizio in un reparto ospedaliero o universitario di medicina o chirurgia 4.svolgere normalmente sia attività di reparto che ambulatoriale 5.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno 6.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto Medici di medicina generale convenzionati con il SSN 1.essere iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino 2.assenza di provvedimenti disciplinari sanzionati con provvedimento definitivo di sospensione dall’esercizio della professione nei dodici mesi precedenti 3.possedere almeno dieci anni di anzianità di convenzione per la Medicina Generale con il SSN 4.avere in carico al momento della domanda un numero di scelte superiore a 750 5.disporre di un sistema informativo adeguato 6.avere congrua disponibilità di tempo per tale impegno 7.impegnarsi a frequentare il corso di formazione previsto L’elenco così costituito, formato da tutti gli aspiranti alla attività di Tutore in possesso dei requisiti minimi, verrà sottoposto alla Commissione Paritetica composta dai membri dell’Università e dell’Ordine per l’individuazione dei Tutori. La Commissione Paritetica Ordine-Università, preso atto dell’elenco dei Medici che sono in possesso dei requisiti minimi, dovrà procedere alla formazione di un elenco che verrà trasmesso alla Regione (combinato art.1, comma 2 Tirocinio, DM n. 445 del 19 ottobre 2001 e art. 27, comma 3, DL n. 368 del 17 agosto 1999) Per la validità della domanda farà fede la data di protocollo della stessa, che può essere inoltrata o per lettera raccomandata (C.so Francia 8 – cap.10143) o per raccomandata a mano direttamente agli uffici dell’Ordine o per fax al numero 011- 505323 o per e-mail [email protected]. Il candidato dovrà consegnare la domanda, come da modelli allegati, attestante il possesso dei requisiti minimi. Torino, 8/7/2013 Il Presidente dell’Omceo della provincia di Torino Dr. Amedeo Bianco I modelli per le domande sono scaricabili dal sito www.omceo.to.it 54 settembre 2013 PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di “appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica. Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale “QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012” All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 15 crediti ECM. In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121 La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale. Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209 Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi dall’invio del fax. Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected] settembre 2013 55 rubriche Corsi e congressi in pillole Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione: - data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato. quando 27 e 28 settembre 2013 dove Torino - Centro Congressi Unione Industriale Via Vela, 17 u GREAT INNOVATIONS IN CARDIOLOGY AND quando Entro il 30 settembre dove Torino - E.C.I.T.O.H. Via Nizza, 230 u MASTER UNIVERSITARIO DI 1° LIVELLO IN ADVANCES IN CARDIAC ARRHYTHMIAS XXV GIORNATE CARDIOLOGICHE TORINESI “SALUTE ORALE NELLE COMUNITÀ SVANTAGGIATE E NEI PAESI A BASSO REDDITO” Ex master biennale in “Sviluppo della salute orale nelle comunità svantaggiate e nei Paesi in via di sviluppo”. I posti disponibili sono 20 e le iscrizioni dovranno essere ultimate entro il 30 settembre 2013. quando 3 e 4 ottobre 2013 dove avigliana (TO) - Certosa 1515 Via Sacra di San Michele, 51 quando 4 ottobre 2013 dove Torino - Aula Magna della Dental School Via Nizza, 230 quando 5 ottobre 2013 dove Torino - Clinica Santa Cateriana da Siena Via Villa della Regina. 19 quando 05 ottobre 2013, ore 9.00 - 17.30 dove Torino - Scuola di Applicazione dell’Esercito Via Arsenale, 22 u Convegno Nazionale VERSO NUOVE LINEE D’INTERVENTO IN TEMA DI MALTRATTAMENTO. PREVENZIONE, ANALISI, SERVIZI u CONVEGNO PER I 20 ANNI DI COI (Cooperazione Odontoiatrica Internazionale) u 2° APPUNTAMENTO CORSO TEORICO-PRATICO APPLICAZIONI LASER IN CHIRURGIA u IL DOLORE TRA CORPO E PSICHE Psicologia Clinica ed Oncologia Universitaria di Torino Gruppo FIDAPA BPW Italy Torino: “Insieme per la lotta al dolore” Responsabile del corso: prof. Riccardo Torta quando 12 ottobre 2013 dove Torino - Azienda Ospedaliera Città della salute e della Scienza di Torino u 13° CONVEGNO “IL RENE POLICISTICO E LE SUE quando 18 ottobre 2013 ore 14.00 dove Torino - Centro Congressi Unione Industriale Via Fanti, 17 QUALCUNO PIACE CARDIO u IIACONVENTION DELLE UTIC del PIEMONTE E della VALLE D’AOSTA : quando 14 novembre 2013 dove Torino - Aula Magna Presidio CTO Via Zuretti, 29 quando 19 ottobre 2013 dove Pollenzo - BRA (CN) Albergo dell’Agenzia 56 settembre 2013 MANIFESTAZIONI PROGETTO AIRP “ROAD SHOW 2013-2014” FOCUS ON NUOVE TERAPIE ANTITROMBOTICHE e GESTIONE DEL BLEEDING u medicina e violenza u III CONGRESSO REGIONALE S.I.F Sez. PIEMONTE DELLA SOCIETA’ ITALIANA DI FLEBOLOGIA LA SCLEROTERAPIA DELLE VARICI DEGLI ARTI INFERIORI congressi Torino, 4-5 ottobre 2013 Museo Nazionale del Risorgimento Via Accademia delle Scienze, 5 Symposium on “ADVANCES ON INFANTILE COLIC” INFORMAZIONE IMPORTANTE Cari lettori, molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il bilancio del nostro Ordine in quanto i costi più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine). Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali costi. La crisi economica che ha colpito tutti i settori e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è verificata una diminuzione della raccolta delle inserzioni pubblicitarie. In queste condizioni non sarebbe pertanto possibile, per Torino Medica, proseguire la pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato. Tra le tante soluzioni possibili, quella meno gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti. Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei convegni e degli eventi sul giornale e sul sito Web saranno pubblicati a titolo oneroso. La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla dimensione dello spazio richiesto. Per informazioni preliminari sulle condizioni economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908 L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente agli organizzatori dei convegni e degli eventi formativi. Il Presidente dell’OMCeO della provincia di Torino Amedeo Bianco 58 settembre 2013 Organizzato da Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatrica - Università di Torino Promossa da Fondazione Internazionale Menarini Infantile colic represents one of the main disturb of infancy, and it’s associated with discomfort of parents and considerable distress for pediatrician. Despite 40 years of research, its pathogenesis is incompletely understood and treatment remains an open issue. The disturb may be related to feeding disorders, dismotility, hormone alterations or behavioural factors. Recently, data supporting the concept of an aberrant gut microbiota in infants suffering from colic have been presented, suggesting its influence on gut motor function and gas production and emphasizing the possible inflammatory origin of the condition. These new findings opened new perspectives in the management of infantile colic. The aim of the Symposium is to provide a critical revision of some still unresolved problems related to infantile colic. International and national experts will participate to the Congress and will discuss the identification of approaches for the treatments and prevention of negative outcomes. Presidents of the Meeting Francesco Savino and Luca Cordero di Montezemolo With the Patronage of Università degli Studi di Torino Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino Società Italiana di Pediatria (SIP) Società di Gastroenterologia Pediatrica (SIGENP) Società Italiana di Nutrizione Pediatrica (SINUPE Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino European Society for Paedriatic Gastroenterology, Hepatology and Nutrition (ESPGHAN) President of the Meeting Francesco Savino Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche Città della Salute e della Scienza di Torino Ospedale Infantile Regina Margherita Università di Torino (Italia) Honorary President of the Meeting Luca Cordero di Montezemolo Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche Città della Salute e della Scienza di Torino Ospedale Infantile Regina Margherita Università di Torino (Italia) Scientific Secretariat Serena Viola, Miriam Sorrenti, Elisa Petrucci, Emanuela Locatelli Dipartimento di Scienze di Sanità Pubblica e Pediatriche Città della Salute e della Scienza di Torino Ospedale Infantile Regina Margherita Università di Torino (Italia) Organizing Secretariat - Provider AVEC S.r.l. - Incentive Paintings Angela Volpe / Claudia Cislaghi Via Lavoratori Autobianchi, 1 - c/o Polo Tecnologico Brianza Edificio 9 - Ufficio 14 I-20832 Desio (MB), Italy Phone: +39 0362 581579 – Fax: +39 0362 544211 E-mail: [email protected] / [email protected] Promoted by Fondazione Internazionale Menarini Via W. Tobagi, 8 I-20068 Peschiera Borromeo (Milan, Italy) Phone: +39 02 55308110 Fax: +39 02 55305739 E-mail: [email protected] Http:\\www.fondazione-menarini.it Friday, October 4, 2013 – Morning 09.00 – 09.30 F. Savino e L. Cordero di Montezemolo (Turin, I) Welcome address Welcome: Dean of the Faculty of Medicine 09.30 – 11.10 Session I – Physiology and crying Chairpersons: L. Cordero di Montezemolo (Turin, I) C. Agostoni (Milan, I) G. Capizzi (Turin, I) 09.30 – 09.50 M. Gordon (Manchester, UK) Parental education for the Management of colic: how the evidence can inform paediatricians? 09.50 – 10.10 I. St-James Roberts (London, UK) Relationship and distinctions between infant crying and sleeping problems: recent evidences and implications for research and practice 10.10 – 10.30 C. Cohen–Bendahan (Nijmegen, ND) Heart rate response to crying: the influence of hormone administration 10.30 – 10.50 B. Zuckerman (Boston, USA) Inconsolable Infant Crying and Maternal Postpartum Depressive Symptoms. 10.50 – 11.10 Discussion 11.10 – 11.30Coffee break 11.30 – 13.10 Session II – Microbiota and infantile colic Chairpersons: D. Matteuzzi (Bologna, I) I. Zakharova (Moscow, R) M. Rossi (Modena, I) 11.30 – 11.50 S. Roos (Uppsala, S) Pyrosequencing analysis of the faecal microbiota of colicky infants treated with probiotics 11.50 – 12.10 C. De Weerth (Nijmegen, ND) Intestinal microbiota of infants with colic: development and specific signatures 12.10 – 12.30 T. Sicheritz-Ponten (Kongens Lyngby, D) Metagenomics and Gut Diseases 12.30 – 12.50 P. Lionetti (Florence, I) Impact of Diet on Gut Microbiota in children living in different environments 12.50 – 13.10 13.10 – 14.30 Discussion Lunch Friday, October 4, 2013 – Afternoon 14.30 – 15.50 Session III – Atopy and infantile colic Chairpersons: R. Miniero (Catanzaro, I) L. Lehtonen (Turku, F) P. Tovo (Turin, I) 14.30 -14.50 A. Pärtty (Turku, F) Probiotic Therapy and Microbiological Programming in Colic Infant - a Randomized, Controlled Trial 14.50 – 15.10 R. Berni Canani (Naples, I) Infantile colic and Food Allergy 15.10 – 15.30 G. Terrin (Rome, I) Calprotectin as marker of bowel inflammation 15.30 – 15.50 Discussion 15.50 – 16.10Coffee break 16.10 – 17.30 Session IV - Motility disorders and pain perception Chairpersons: C. Barbera (Turin, I) J. Schleef (Turin, I) A. Barabino (Genoa, I) 16.10 – 16.30 C. Romano (Messina, I) Abdominal pain in infants and children 16.30 – 16.50 H. Storm (Oslo, N) Evaluation of pain in infants with Skin Conductance 16.50 – 17.10 D. Martin-Martinez (Valladolid, S) Actigraph and infantile colic 17.10 – 17.30 Discussion Saturday, October 5, 2013 – Morning 09.00 – 10.20 Session V - Diet and Infantile colic settembre 2013 59 congressi Chairpersons: F. Savino (Turin, I) M. Giovannini (Milan, I) L. Silvestro (Turin, I) 09.00 – 09.20 C. Dupont ( Paris, F) Dietetic treatments of Infantile colic 09.20 – 09.40 G. Iacono (Palermo, I) Severe infantile colic and diet 09.40 – 10.00 G. Schmid (Munich, G) Associations between problems with crying, sleeping, and / or feeding in infancy and long–term behavioural outcomes in childhood 10.00 – 10.20 Discussion 10.20 – 10.50Coffee break 10.50 – 12.30 Session VI - Looking for a treatments Chairpersons: M. Cabana (San Francisco, USA) F. Capasso (Naples, I) G. MacDonald (Belfast, UK) 10.50 – 11.10 G. MacDonald (Belfast, UK) Infantile colic: lessons from systematic reviews 11.10 – 11.30 L.P. Moja (Milan, I) Multiple systematic reviews: methods for assessing discordances of results 11.30 – 11.50 S. Rautava (Turku, F) Atopy, gut microflora and probiotics 11.50 – 12.10 F. Savino (Turin, I) New treatments for infantile colic Assessment questionnaires are compulsory. Technical facilities Facilities will be available for computer presentations and overhead projections. A business center with PC (Windows and MAC) will be available to check and preview presentations. Speakers are required to give a copy of their presentation on USB memory stick, CD or DVD to the technicians at the Slide Center at least one hour before the session. Opening hours of the Slide Center: Opening hours: Friday, October 4, from 08.00 a.m. to 05.00 p.m. Saturday, October 5, from 08.30 a.m. to 01.00 p.m. Lunches and coffee breaks Lunches and coffee breaks will be served in the Meeting area. Abstracts book Participants will receive the Abstract book at the Meeting. Certificate of attendance Certificates of Attendance will be issued at the registration desk following full attendance of the Symposium Registration Symposium attendance is free of charge. Please return the registration form to: AVEC S.r.l. - Incentive Paintings - Angela Volpe / Claudia Cislaghi Via Lavoratori Autobianchi, 1 - c/o Polo Tecnologico Brianza - Edificio 9 - Ufficio 14 I-20832 Desio (MB), Italy Phone: +39 0362 581579 Fax: +39 0362 544211 E-mail: [email protected] / claudia.avec@ innopharma.it 12.10 – 12.30 Discussion 12.30 – 12.50Concluding Remarks 12.50 Lunch GENERAL INFORMATION Meeting venue The Congress will take place at Museo Nazionale del Risorgimento, Via Accademia delle Scienze, 5, 10123 Turin (Italy). Ivrea, giovedì 17 ottobre 2013 c/o Polo Formativo Universitario Officina H Convegno internazionale Cibo sano per tutti Se c’è più cibo ci sono meno malattie Secretariat during the Meeting Opening hours: Friday, October 4, from 08.00 a.m. to 05.00 p.m. Saturday, October 5, from 08.30 a.m. to 01.00 p.m. Official language The official language of the Meeting will be English. Simultaneous translation will not be provided. CME Accreditation The application for CME accreditation has been submitted for Italian Physicians. The CME credits will be awarded only after full attendance of all sessions. Completion of the Registration Form, the Learning & 60 settembre 2013 Programma Moderatori: Dr.ssa Marilena Bertini, Presidente CCM 9.00 9.15 9.30 Registrazione Partecipanti Saluti delle Istituzioni Marilena Bertini, Introduzione al Convegno e presentazione risultati Campagna “Sorrisi di Madri Africane” congressi 10.00 Esperto di diritto al cibo, FAO (da confermare) Aspetti giuridici legati al diritto alla salute nell’infanzia: nuove indicazioni internazionali 10.30 Marta Antonelli Accesso al cibo e risorse idriche 11.00Intervallo 11.15 Antropologo (da confermare) Abitudini alimentari e carenze nutritizie 11.45 Valeria Pecchioni Malnutrizione come causa ed effetto della povertà: strategie di contrasto 12.30 Elisabetta Gelormino Epidemiologia della malnutrizione 13.00 Pausa Pranzo 14.00 Magda Passatore (Biologa volontaria CCM) Componenti alimentari essenziali – micronutrienti 14.30Concepta Wafula, nutrizionista CCM in Awerial, Yrol East, Uso della metodologia SMART per misurare lo stato nutrizionale dei bambini nella contea di Awerial, Sud Sudan 15.00 Gianluca Pressi Salute animale, salute umana e salute ambientale esperienza del CCM: One Medicine 15.30 Luisa Mondo Allattamento al seno ed allattamento artificiale in PVS 16.00 Alberto Bonomi, Primario di Pediatria a Ivrea 16.30 Dietologo, (da confermare) “Dieta equilibrata, il troppo e il troppo poco. Possibili conseguenze” Discussione 17.30 Test di apprendimento e di valutazione 17.45Conclusioni Ore 10.00 Che cosa sono i linfomi: dott. M. Ladetto Il convegno è in fase di accreditamento ECM Ore 13.15 Soft lunch Torino, 15 novembre 2013 Aula Magna Achille Mario Dogliotti Ospedale Molinette Linfomi: conoscere, affrontare e superare la malattia Giornata di incontro fra pazienti, medici, personale infermieristico e psicologi. Programma Ore 9.30 Benvenuto ed introduzione dott. U. Vitolo, prof.M. Boccadoro, dott.ssa F. Galleano Ore 9.45 Il paziente e la gestione della propria salute e il ruolo dell’AIL: Prof. L. Resegotti 62 settembre 2013 Ore 10.15 Gli esami di stadiazione: dott. A. Gallamini Ore 10.30 L’approccio terapeutico nel linfoma Moderatore Dott.Vitolo: La chemioterapia Dott. C. Tarella L’immunoterapia Prof. G. Saglio La radioterapia Prof. U. Ricardi Discussione e domande Ore 11.30 La sperimentazione clinica e la Fondazione Italiana Linfomi Prof.. GL.Gaidano Ore 11.45 Gestione della terapia e della terapia e del rapporto con il paziente Moderatore Dott. Levis, cpse coordinatore Sig.ra Lionetti Mariamarcella Testimonianze dei pazienti Come affrontare il periodo della cura. Supporto infermieristico: cpse Sirgra De Lazzer Tiziana e cpse Lionetti Mariamarcella Come affrontare la vita quotidiana - Aspetti psicologici: Dott. Barbara Ottaviani Ore 14.15 Tavola rotonda: i medici e gli infermieri rispondono alle domande e/o dubbi dei pazienti Moderatori: F. Bombaci e N. Ferraro • Lorella Orsucci • Barbara Botto • Daniele Caracciolo • Andrea Filippi • Alessandria • Novara • San Luigi • Cuneo • Mauriziano • Infermieri Ore 16.30 Conclusioni e chiusura dell’incontro dott. Vitolo, prof. Boccadoro.