TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO 252 Gianni Volpe I restauri del Novecento Presso l’archivio storico della Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche di Ancona sono conservate numerose pratiche relative ai lavori effettuati nella chiesa nel corso del Novecento. Queste, insieme con i documenti provenienti dagli archivi delle altre soprintendenze, del Comune di Fano e del Genio Civile di Pesaro ci consentono oggi di ricostruire la storia dei restauri eseguiti a partire dal 1922, quando gli uffici anconetani erano diretti dall’ingegnere-architetto Icilio Bocci, allievo e collaboratore del Sacconi, e dal professor Luigi Serra, gia direttore della Galleria Nazionale di Urbino1, e sindaco di Fano era l’onorevole Alessandro Mariotti. Ed è proprio con una lettera intestata della Camera dei Deputati, a firma dell’onorevole Mariotti, che comincia la nostra ricostruzione degli avvenimenti. Ill.mo Sig. Prof. Bocci, Il Bibliotecario di questa Comunale Biblioteca Federiciana di Fano si è rivolto all’ On. Rosadi per avere un concorso, se non l’assunzione della spesa per il restauro di quel fabbricato, rovinato in gran parte l’anno decorso. Il sottosegretario suddetto ha risposto di essersi rivolto a codesto Ufficio per conoscere l’importanza artistica dell’edificio stesso. Ora io mi permetto di unirle una memoria relativa a quel fabbricato, che se non può dirsi monumentale, certo ha notevoli pregi artistici. Prego Lei a voler informare S.E. l’On. Rosadi in forma che possa consigliargli il concorso da parte del Ministero nella spesa. Conoscendo l’interessamento di Lei per tutte le cose di pregio artistico della nostra Città, non dubito del Suo vivo interessamento anche nel caso presente, e di ciò Le anticipo i più vivi ringraziamenti e contemporaneamente le mando i miei più cordiali saluti2. La memoria allegata, redatta su carta intestata della Biblioteca Federiciana, ma senza firma, così descriveva la chiesa: Chiesa di S. Pietro in Valle, del sec. XVII; bel tempio e signorile, ricco d’oro, di stucchi di pitture e di marmi. L’architetto G.B. Cavagna, pur seguendo l’inclicazione dell’arte sua d’allora, seppe conservare la correttezza del precedente periodo. Ha buo- ni dipinti. La sagrestia della Chiesa è piccola, ma interessante ed elegantissima, disegnata da Pietro Ghinelli, a quanto si afferma. La Biblioteca Federiciana, che occupa la vecchia casa religiosa della Chiesa di S. Pietro in Valle, ha nella Sala maggiore preziosi scaffali di noce di un maestro Francesco Bolognese ed ha pitture del padovano Pietro Rocco; vi si conservano pure due grandi globi geografici del Padre Vincenzo Coronelli (1688). Recentemente fu collocato in un apposito salone sottostante alla suddetta sala l’Antico Archivio Comunale, che comprende i Codici Malatestiani (1367-1463) in 113 volumi, e la collezione delle pergamene (1173-1807) Tanto la Chiesa, quanto la Sala maggiore e il sottostante archivio, essendo rimasti come due ali isolate dell’edificio, di cui precipitò il decorso anno tutta la parte centrale, rimangono per tal modo staticamente non sicure, specialmente se l’invernata continuasse piovosa3. A fronte Progetto di restauro della Sacrestia di S. Pietro e consolidamento del Salone Federiciano, frontespizio SBBAAPM Ancona, pratica M-PS-13-71, 28 marzo 1922) Questo intervento dell’onorevole Mariotti in verità si inseriva in una pratica già avviata da qualche giorno, come si rileva da una lettera del Ministero dell’Istruzione inviata al soprintendete in data 21 gennaio 1922, con la quale si chiedeva di […] far sapere con cortese sollecitudine se si tratta di un Palazzo monumentale, solo in questo caso essendo giustificato il nostro intervento. E allora converrà chiedere il preventivo, il quale per legge, dovrà essere approvato da codesta Soprintendenza. […]4. In data 20 febbraio il soprintendente inviava una circostanziata relazione al ministro in merito alla richiesta di intervento nella chiesa di San Pietro in Valle e nell’adiacente Biblioteca, che giova riportare interamente per il tono delle argomentazioni e i dettagli storici contenuti: La Biblioteca Federiciana di Fano, fondata nella seconda metà del secolo XVII dall’Abate Domenico Federici che, morendo, la lasciò a quell’Oratorio di S. Filippo Neri - ora è di proprietà del Comune -, occupa sempre la vecchia casa dei Padri dell’Oratorio annessa alla Chiesa di S. Pietro in Valle. 253 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Il fabbricato che accoglie le ricche e svariate collezioni bibliografiche (circa 40.000 voll. A stampa; quasi 20.000 opuscoli; alquanti manoscritti, tra cui la raccolta delle pergamene che vanno dal 1173 al 1807; l’Archivio Comunale, che comprende i Codici Malatestiani in 113 voll. Dal 1367 al 1463, de’ quali Mons. Aurelio Zonghi pubblicò nel 1888 il Repertorio) non ha carattere monumentale; però non è stato iscritto da questa Soprintendenza nell’elenco degli edifici di ”importante interesse”. Le pitture della sala maggiore, che l’Abate Federici allogò al padovano Pietro Rocco – ora molto deperite - , sono un debole saggio di decorazione barocca, e non potrebbero quindi giustificare l’intervento dell’Amministrazione nostra nella ricostruzione dell’ala de fabbricato caduta recentemente. Per quanto si attiene alla ex casa religiosa in discorso, noi dobbiamo limitarci a tutelare la conservazione dei superbi scaffali in noce, di stile classico, che occupano le pareti della sala maggiore medesima, e risalgono al tempo della fondazione della Biblioteca. Sono essi veramente una bella e poderosa opera d’intaglio, attribuita a un Maestro Francesco Bolognese. Ora, con l’accennata rovina del braccio di fabbrica, i due muri già infermi della Sala, son divenuti esterni; e metà di quei preziosi mobili, addossati da secoli a sottili pareti interne, deve risentire il danno di questa nuova situazione. Bisognerebbe quindi ordinare la rimozione di tutti gli scaffali, chè non è a pensare ad uno smembramento di quell’inscindibile organismo decorativo e del materiale bibliografico ivi accolto e sistemato secondo l’ordinamento del primitivo fondo Federiciano. Ma un ambiente capace ad ospitare scansie così grandiose, anche prescindendo da altre difficoltà, non si trova nell’attuale sede della storica Biblioteca. Dunque la Sala maggiore deve conservare intatto il suo carattere ne’ suoi vari elementi; e l’Amministrazione nostra può pretendere che, nell’interesse dell’incolumità dei pregevoli scaffali, il braccio dell’edificio caduto sia ricostruito nella pianta e nell’alzato dei muri perimetrali se non nell’identica distribuzione di tutti i vecchi locali. Tale ripristino codesto on. Ministero è nel suo pieno diritto di imporlo per le necessità statiche della limitrofa monumentale Chiesa di S. Pietro in Valle, che fu sottoposta alla tutela della legge antiqua- 254 ria, mediante atto di notificazione al Comune in data 5 ottobre 1918, n. 19087. Questa Chiesa, architettata da G.B. Cavagna nel secondo decennio del secolo XVII, è – insieme con la Cappella Nolfi affrescata dal Domenichino nel Duomo della stessa Fano – tra i più ammirevoli e caratteristici monumenti barocchi della regione marchigiana. Di essa scrive giustamente Cesare Selvelli nel suo Fanum Fortunae, a pag. 33 della nuova edizione (Fano, Società Tipografica, 1921): “E’ bello e signorile questo tempio, ma non pesante, d’oro di stucchi, di pitture e di marmi. L’architetto ha obbedito alla inclinazione, cui allora si abbandonava l’arte sua; ma conserva ancora le correttezze del periodo precedente”. Per l’iconografia dell’edificio e la descrizione delle numerose e ragguardevoli opere d’arte in essa contenute, si confronti di seguito fino alla pag. 35, la pubblicazione sopra citata. Ebbene un muro perimetrale dell’abside della Chiesa e della sagrestia – quest’ultima disegnata forse dal Ghinelli – si appoggiava appunto all’ala della Biblioteca, ruinata. Sicché l’edificio sacro, perduto questo secolare sostegno, è compromesso nella stabilità sua. Qualora codesto on. Ministero convenga nelle considerazioni sopra esposte, chiederò al Comune di Fano il progetto dei lavori di restauro al palazzo della Federiciana per farne l’esame sul luogo e presentare quindi le opportune proposte, tanto per l’approvazione dei lavori, quanto per la misura del sussidio che si potrà concedere5. La Direzione generale delle antichità e belle arti del Ministro dell’Istruzione, nella persona del professore Arduino Colasanti in data 8 marzo approvò in pieno la linea di condotta proposta dal Serra, il quale il 13 marzo avanzò al Comune di Fano formale richiesta per un progetto generale d’intervento sia nella Biblioteca che nella chiesa annessa6. Il 28 marzo il Regio Commissario Giannelli per il Comune di Fano inoltrava alla Soprintendenza anconetana “lo stralcio del progetto di restauro della Biblioteca Federiciana per la parte che riguarda la sacrestia di S. Pietro in Valle ed il salone Federiciano”; progetto che ammontava in totale a 200.000 lire7. Dalla relazione allegata al computo metrico si I RESTAURI DEL NOVECENTO Qui e nella pagina sucessiva Lavori di restauro della Biblioteca Federiciana, frontespizio della relazione e pianta del piano terreno SBBAAPM Ancona, pratica M-PS-13-71, 28 marzo 1922) 255 TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO 256 TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO 257 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO evince che l’intervento, progettato dall’Ingegnere Carlo Ughi dell’Ufficio tecnico del Comune di Fano, consistette nel consolidamento con sperone del muro maestro esterno del salone Federiciano; consolidamento resosi necessario per i danni derivati “dal famoso crollo del dicembre 1920”. Lo stralcio prevedeva una prima spesa di 50.000 lire. Nel computo sono pure descritti lavori alle fondazioni, al muro maestro perimetrale alla sacrestia, ai solai del primo e secondo piano, al tetto; rifacimenti di pavimentazioni e intonaci, sia esterni che interni; forniture di serramenti interni. Per quanto riguarda le fondazioni una nota segnala che queste “devono essere spinte alla profondità varia da m. 3.90 a 6.80 perché il terreno è tutto smosso per franamenti delle grotte sotterranee che provocarono il crollo dei muri”8. Completava la pratica una bella pianta a colori del piano terra . C’è da aggiungere che, “in considerazione del pregio artistico della scaffalatura della biblioteca”, Il Ministero dell’Istruzione, da parte sua, stabilì di concorrere alle spese di restauro con la somma di 5.000 lire 9. I lavori terminarono due anni dopo, come attestano il certificato di collaudo del maggio 1924 ed alcune comunicazioni del luglio successivo10. Il certificato di collaudo, completo di verbale di visita e relazione, è particolarmente interessante, in quanto riporta altri dati relativi a questo intervento (inizio dei lavori, impresa esecutrice, importo della spesa, nomi del direttore dei lavori e del collaudatore, etc.), utilissimi per inquadrare definitivamente questo pezzo di storia del nostro complesso architettonico: Per incarico dell’On. Amministrazione di Fano il sottoscritto Ing. Gili Eugenio il 1° maggio corrente eseguì la visita di collaudo dei lavori di ricostruzione della Biblioteca Federiciana appaltata dalla Cooperativa “Edile” di Fano. I lavori su progetto redatto dall’Ufficio Tecnico Comunale in data 27 maggio 1921, vistato dal Genio Civile di Pesaro il 30 ottobre stesso anno ed approvato dal R. Commissario il 5 giugno 1922, vennero appaltati alla Cooperativa Edile con contratto del 31 agosto 1922. L’importo di progetto era di L. 160.000 delle quali L.115.558,62 per lavori in grado d’asta; essendo 258 stato dall’impresa concesso il ribasso del 21,90 % l’importo di contratto si ridusse a L. 90.250. I lavori che dovevano avere la durata di giorni 150 vennero consegnati il 13 settembre 1922 ed ultimati il 20 febbraio 1923. Nel corso dei lavori furono ordinate due sospensioni per la durata di giorni 153. Il tempo trascorso dal dì della consegna al dì della ultimazione fu di giorni 525; deducendo i giorni 152 di sospensioni, la durata effettiva si riduce a giorni 373 col ritardo di giorni 223. L’importo definitivo dei lavori fu, come risulta dallo stato finale, di L.124.051,65 al netto del ribasso d’asta eccedendo di L.11239,15 i 5/4 d’obbligo contrattuale L’impresa aveva presentato alcune riserve, ma poi le ritirava in seguito ad accordi interceduti. Esse riguardavano sia le date del pagamento, sia le cause della ritardata ultimazione dei lavori. Tali accordi vennero approvati a modificazione dell’art. 10 del capitolato speciale, dall’on. Giunta Comunale in data 11 aprile c.a. e dalla Giunta Provinciale Amministrativa in data 29 stesso mese con visto N. 33367.1. Esaminati attentamente i lavori, controllatane con la scorta dei documenti contabili le misure principali, verificate le condizioni dei vari materiali e delle malte impiegate, si è accertato che i lavori sono stati eseguiti secondo le buone regole dell’arte in applicazione delle norme contrattuali e degli ordini impartiti dall’ Ing. Ughi Carlo, Direttore dei lavori. Ciò premesso si dichiara che i lavori sono collaudabili e come tali il sottoscritto li collauda liquidandone l’importo in L.124.051,65 come alle risultanze dello stato finale. Dopo di che manda al competente Ufficio di Ragioneria del Comune perché provveda al pagamento a saldo dell’impresa detraendo dalla cifra di cui sopra, sia l’ammontare degli acconti pagati, sia ancora il ribasso supplementare del 7% pattuito in compenso degli anticipati pagamenti, tutto secondo la già citata deliberazione dell’aprile scorso approvata dalla G.P.A. il 29 stesso mese. Fano, li 10 maggio 1924 L’ Ingegnere Collaudatore F.to Ing. Gili Eugenio L’ Ing. Direttore dei Lavori F.to Ing. Ughi Carlo L’Impresa p. Soc. Coop. Edile Fano Il Presidente F.to Antognoni Virginio11. I RESTAURI DEL NOVECENTO Progetti ed interventi degli anni Cinquanta-Sessanta Altri documenti ci conducono al secondo dopoguerra e alla richiesta di un nuovo intervento, questa volta espressamente mirato alla chiesa. La inviò il rettore-custode di San Pietro in Valle, don Renato Cecchini, con questa lettera del novembre 1953 indirizzata al soprintendente, professor Vittorio Mesturino. Qui e nella pagina seguente Il cantiere dei lavori realizzati negli anni ‘60 (SBBAAPM Ancona) Onorevole Sig. Sovraintendente, io sottoscritto Rettore- Custode della monumentale Chiesa di S. Pietro in Valle, chiedo per cortesia se risulta dall’archivio della Sovraintendenza che la detta chiesa sia annoverata tra i monumenti nazionali. Questo tempio da diversi anni si trova in pessime condizioni per cattiva manutenzione. L’amministrazione comunale, non può assumersi l’onere dei restauri per salvare questo gioiello d’arte, perché finanziariamente non naviga in buone acque. La chiesa è della fine del 600, di stile barocco. Ha una cupola slanciata e assi bella. Ha tele di pregio: come quella di Giovanni Lys. L’Annunziata del Reni, del Cantarini, ecc. Gli affreschi e gli altri quadri sono opera tutti di buoni pennelli. E’ ancora ricca di marmi. Ha un inginocchiatoio artistico, che aspetta di essere restaurato e ora giace nel museo civico. L’organo, opera artistica del callido, è stato sconquassato dai bombardamenti per cui ora è inservibile. Se la Sig. V. Ill.ma può interporre la sua opera per salvare dalla catastrofe questo tempio, che a giudizio di tanti competenti e appassionati d’arte, è il più bello delle Marche, le sarei immensamente grato. La prego quindi a prestare tutto il suo diligente, intelligente e solerte interessamento. Con ossequi distinti Don Renato Cecchini Via Forestieri 2 – Fano (Pesaro)12 Il soprintendente, confermando che l’edificio era di interesse monumentale ed era già compreso nell’elenco pubblicato dal Ministero della Pubblica Istruzione, e pertanto sottoposto alla legge 1089 del 1939, comunicava al sacerdote anche che quanto prima avrebbe fatto una visita alla chiesa; visita svoltasi effettivamente il 4 dicembre successivo13. 259 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO 260 I RESTAURI DEL NOVECENTO Il 10 dicembre il rettore inviava quindi alla soprintendenza un elenco in 28 punti dei lavori da eseguirsi; lavori che prevedevano un intervento massiccio sull’intera struttura dell’edificio e su tutto il ricco apparato decorativo interno: dai pavimenti al tetto, dalle cappelle alla cupola, dai marmi agli affreschi, dagli stucchi alla acquasantiera, dagli arredi ai quadri, persino alle tende delle finestre. Tutto appariva triste e trascurato, anche alla luce dei danni inflitti dalla guerra appena passata14. Ovviamente il soprintendente prendeva atto del problema, ma senza ravvisare il carattere dell’urgenza. Sottolineando che comunque qualche danno derivava anche dalla guerra, incoraggiava il sacerdote a dirigere le stesse richieste al competente Genio Civile di Pesaro, che già aveva una pratica avviata in tal senso. Il sacerdote, con lettera del 8 marzo 1955 faceva presente che un lavoro facilmente praticabile sarebbe stato il rifacimento della pavimentazione generale della chiesa, per il quale sollecitava un sopralluogo15. La copertura finanziaria restava comunque la questione più spinosa, e così la pratica a gennaio del 1956 era ancora in alto mare16 e tale resterà almeno fino al giugno del 196017. Nell’ottobre dello stesso anno il Municipio di Fano inviava alla soprintendenza una relazione con tanto di computo metrico per quello che veniva definito il “Preventivo di spesa per la demolizione e ricostruzione del pavimento della chiesa di San Pietro in Fano” per un importo di L. 3.750.00018. Ecco cosa si legge nella relazione a firma dell’ingegnere Antonio Travostini, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale: Acquasantiera all’ingresso della chiesa Il pavimento della Chiesa barocca di S. Pietro è costituito, per la navata, da mattonelle quadre, disposte a diagonale, di pietra bianca della Cesana e pietra rossa del Furlo. I pavimenti dell’altare maggiore e degli altari laterali sono invece di marmo lavorato secondo figure geometriche. La sacrestia è pavimentata in mattonelle di pietra e la cappella a destra dell’altare in piastrelle quadre di cotto. Tutti i pavimenti nominati, specialmente quelli della navata, più soggetti degli altri all’usura del calpestio, sono notevolmente deteriorati sia per il transito, sia per l’umidità di cui vi sono alcune tracce, che per l’età, invero vetusta. Si è prevista, quindi, la demolizione totale di tutti i pavimenti e dell’eventuale sotto fondo e la loro sostituzione. La pietra tenera della navata sarà sostituita con lastre del tutto identiche di pietra di Trani e di Rosso di Verona e con altre pietre dure o marmi dello stesso aspetto e prezzo similare; le corniciature e le fasce decorative, ora in pietra bianca della Cesana, saranno ricostruite con marmo bianco di Carrara in lastre dello spessore di cm 2; sempre in pietra di Trani e di Rosso di Verona si sono previsti i pavimenti dell’abside e degli altari laterali, più onerosi perché di laboriosa fattura a figure geometriche; i gradini saranno ricostruiti utilizzando lastre di marmo Rosso di Verona dello spessore di cm 5 per le pedate e cm 2 per le alzate. Tutti detti marmi saranno accuratamente sigillati nei giunti e poggeranno su un sottofondo di calcestruzzo cementizio di spessore idoneo; saranno pure 261 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO levigati e lucidati in opera. Nella sacrestia e nella cappella a destra dell’altare è stato previsto un vespaio di grossa ghiaia dello spessore di cm 30. Nell’altare maggiore e negli altari laterali saranno sostituite le lastrine verticali di coronamento al pavimento, dove questo incontra le pareti, che si presentano molto deteriorate. Nell’esecuzione si avrà molta cura di imitare perfettamente la disposizione e le figure elle lastre esistenti o, comunque, di seguire le disposizioni impartite dalla Soprintendenza ai Monumenti19. Nel luglio dell’anno successivo (1961) nella chiesa si manifestava però un nuovo danno, così descritto dal rettore Don Renato Cecchini in una ulteriore lettera al soprintendente di Ancona: Le notifico che stamane, nel recarmi in Chiesa, ho avuto la sorpresa di trovare nel presbiterio, circa 70 cm di zoccolo di marmo a terra, staccatosi dalla parete. Osservando, ho notato che per un certo tratto, il basamento è rigonfio e in procinto di cadere. Da ciò si desume l’estrema urgenza di provvedere a togliere l’umidità da pavimento, causa del deperimento dei marmi della Chiesa. […]20. Nonostante ciò non accadde nulla di nuovo almeno fino al gennaio del 1962, quando la soprintendenza di Ancona redigeva una relazione con tanto di perizia di spesa, dalla quale si evince lo stanziamento di 500.000 lire per “demolizione e ricostruzione dei pavimenti nei punti maggiormente sconnessi con la creazione di un sottostante vespaio”21. Ma di lavori effettivi ancora non si parla. Si parla invece di come risolvere un altro, seppur marginale problema, che da qualche tempo creava noie alla normale conduzione della chiesa: la presenza infestante dei piccioni annidati nei fori della facciata. Una serie di lettere del parroco e del sindaco di Fano alla soprintendenza portò ad un sopralluogo e alla decisione di ridurre la profondità dei fori con l’inserimento di un mattone a 10 cm dal filo del muro esterno22. Nuovi danni venivano segnalati al tetto della chiesa (caduta di tegole e allentamento della 262 grondaia) anche nel giugno 196323. Si ritornò a parlare della questione della pavimentazione interna nel novembre del 1963. A farlo fu ancora una volta il parroco con questa lettera al soprintendente: Stamane l’assessore ai lavori pubblici, mi ha comunicato che l’amministrazione comunale, à messo a bilancio un milione per la nuova pavimentazione della Chiesa di S. Pietro in Valle. Io penso che con il mezzo milione, che la soprintendenza ha stanziato per detta pavimentazione già da un paio di anni, si posano iniziare i lavori. E’ certo, che non si potrà completare tutto il lavoro con un milone e mezzo, ma detta somma, io credo, che possa essere sufficiente per fare, intanto, il vespaio con la soletta di cemento.[…]24. Ma di nuovo la situazione restò immutata per un anno. Nel 1964 comunque il Ministero della Pubblica istruzione comunicò prima il decreto e poi l’ordine di accreditamento della somma di 500.000 lire alla soprintendenza per i lavori da farsi25. Intanto altri danni si sommavano ai precedenti. A dirlo questa volta il soprintendente alle gallerie delle Marche, Giuseppe Marchini, con una lettera inviata al collega della soprintendenza di Ancona in data 9 gennaio 1965: Ci viene segnalato che in questi ultimi giorni nella chiesa di San Pietro in Valle di Fano si sono verificate pericolose infiltrazioni di acqua piovana proveniente dal tetto. Dette infiltrazioni stanno deteriorando l’affresco centrale (Crocifissione di San Pietro) del ciclo dipinto dal Viviani sulla volta della navata. Anche dalla cupola provengono infiltrazioni che danneggiano le statue sottostanti. Si prega pertanto la cortesia di codesta Soprintendenza di voler fare il possibile per eliminare i suddetti inconvenienti.[…]26. A questo punto la Soprintendenza ai Monumenti delle Marche redigeva una relazione di aggiornamento dei lavori da farsi, con la quale si decideva di intervenire sul tetto, lasciando in secondo piano ancora una volta la pavimentazio- I RESTAURI DEL NOVECENTO ne. Ecco la relazione redatta in data 9 febbraio 1965 e corredata di perizia di variante e relativo verbale dei costi e dei prezzi. La Chiesa di San Pietro in Valle di Fano risale al 1600 circa, è a pianta a croce latina, con cappelle laterali, la cupola si slancia con un alto tamburo sino allo sfondo luminoso de lanternino, sopra l’incrocio delle due navi. Magnifici dipinti decorano l’interno della Chiesa. Il soffitto a volta è affrescato dal Viviani di Urbino. La soprintendenza ha redatto in data 10/I/ 1962 una perizia di spesa dell’importo di L.500.000, comprendente i lavori di demolizione e ricostruzione della pavimentazione. La perizia medesima è stata approvata con D.M. 2.4.1964 in sostituzione di quello di pari importo del 27.7. 1962. I lavori di pavimentazione per l’importo suddetto non sono stati eseguiti, anche in considerazione della decisione di eseguire prima lavori di risanamento al tetto, che trovasi in precarie condizioni per le abbondanti infiltrazioni di acqua piovana. Dette infiltrazioni minacciano di deteriorare gli affreschi numerosi e di notevole valore.. In considerazione di quanto accennato sopra, onde ovviare al detto inconveniente, questa Soprintendenza ha provveduto a redigere una perizia di variante, che comprende la revisione del tetto con sostituzione di parte del materiale in cotto ed alcune parti lignee ove occorra. Si è dovuto escludere necessariamente, per mantenersi nella cifra già stanziata, i lavori di pavimentazione, meno urgenti, che la Soprintendenza si riserva di includere nei successivi programmi di restauro. Si trasmette la perizia di variante in argomento per l’approvazione ministeriale27. A dicembre, durante una ricognizione effettuata dal tecnico incaricato della soprintendenza sul tetto della chiesa, si scoprì che […] due capriate del tetto, in corrispondenza della navata centrale e precisamente la terza e la quarta a partire dalla facciata principale dell’edificio, sono in precarie condizioni di stabilità, per cui si teme pericolo per la pubblica incolumità. Alcune infiltrazioni di acqua piovana hanno provocato l’infradiciamento delle due testate poggianti, verso sud, all’estremità dei muri. Dette capriate gravano col loro peso sul soffitto a volta in mattoni da una testa. Essendo la chiesa aperta al culto chiedo che vengano presi quei provvedimenti atti ad evitare qualsiasi pericolo per la pubblica incolumità28. Scattò così il giro di comunicazioni ufficiali al sindaco di Fano, alla Prefettura, al Genio Civile di Pesaro e al parroco della chiesa che portò alla chiusura al culto della chiesa e al pronto intervento sulla copertura29. Il lavoro alla copertura durò alcune settimane e fu eseguito dalla ditta Giuseppe Spinaci di Fano. Si intervenne poi con un secondo stralcio, il cui contenuto è ben espresso nella relazione redatta l’8 febbraio 1966 dal soprintendente architetto Francesco Sanguinetti: […] Durante i recenti lavori si è potuto constatare che la notevole fatiscenza delle strutture lignee del tetto, è dovuta all’usura del tempo e alla mancata manutenzione per cui numerose infiltrazioni, hanno contribuito al predetto dissesto. Le catene in legno delle capriate della navata centrale, cedendo dai rispettivi appoggi, gravano col loro peso in chiave sul soffitto a volta, costituito in mattoni da una testa, mettendo in serio pericolo il soffitto stesso. Per tale motivo la Chiesa è stata fatta chiudere al culto in prevenzione dell’incolumità pubblica. Il programma dei lavori studiati dalla Soprintendenza si può così riassumere: a-Smontaggio completo di tutto il manto di coperta (cupola, navata centrale e cappelle laterali) e successivo rimontaggio con integrazione di buona parte dei suoi elementi in cotto, della piccola e media orditura. Tutto ciò verrà risistemato in opera dopo aver formato un cordolo di imbrigliamento nella parte terminale della struttura in elevazione. b- Grande riparazione degli infissi di chiusura esterna di tutta l’opera per una efficiente difesa dagli agenti atmosferici che hanno provocato alterazioni alla decorazione in oro e stucco. c –Completa sostituzione di tutta la rete di convogliamento e scarico delle acque piovane. 263 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Quanto sopra come descritto nella allegata perizia n. 243 in data 8 febbraio 1966 per l’importo di L. 7.420.00030. I lavori vennero aggiudicati alla ditta Breccia di Offagna, come si ricava dal verbale di aggiudicazione redatto in data 28 maggio 196631. Terminarono all’inizio del 1967. Della antica e vecchia questione dei pavimenti si ritornò a parlare alla fine del 1966, come attesta questa lettera del soprintendente inviata contemporaneamente al sindaco di Fano, al presidente dell’EPT, al rettore della chiesa, al Ministero della pubblica istruzione, al Provveditorato regionale alle opere pubbliche, al Genio Civile di Pesaro per relazionare loro circa lo stato dei lavori di restauro in San Pietro in Valle. La Soprintendenza ha preso atto di quanto segnalato dagli enti in indirizzo, circa la necessità di ulteriori restauri da effettuare nella Chiesa di S. Pietro in Valle di Fano, situazione che peraltro era già ben nota a questo Ufficio. Come è noto la Soprintendenza ha recentissimamente ultimato un lotto di lavori, la loro prosecuzione sarà presa in considerazione compatibilmente ad una graduatoria d’urgenza delle opere di restauro nelle marche e secondo i fondi che verranno messi a disposizione a tale scopo dal Ministero della Pubblica Istruzione. Con l’occasione si prega il Provveditorato alle Opere Pubbliche, cui la presente è inviata per conoscenza, a voler esaminare la possibilità di includere nel programma del 1966, in applicazione della legge 1089 del 1/6/1939, la esecuzione dei lavori di deumidificazione dell’ambiente con rimozione e rinnovamento del pavimento, con creazione di sottofondo isolante.[…]32 Si parlò poi ancora nel febbraio del 1968 dei lavori della nuova “pavimentazione e della doppia vetrata alle finestre della cupola” da farsi, ma si dovrà attendere ancora molto per vederli effettivamente realizzati33. I lavori di restauro negli ultimi decenni Gli anni Ottanta cominciarono con segnalazio- 264 ni di nuove infiltrazioni dal tetto e latente stato di umidità risalente dalle fondazioni, nonostante sul primo si fosse intervenuto solo pochi prima. Lo faceva rilevare il soprintendente per i beni artistici e storici delle Marche Paolo Dal Poggetto con una lettera indirizzata al sindaco della città in data 6 novembre 1980: In corso di sopralluogo in data 30.10.1980 si è constatato che la chiesa di S. Pietro in Valle è interessata da infiltrazioni di umidità, sia dal tetto che dalle fondazioni; la volta dipinta è interessata da cadute di colore che, per quanto risulta, si stanno estendendo; lo stesso dicasi delle cappelle laterali, già notevolmente deteriorate nelle decorazioni da problemi di umidità. […] Al Comune, come proprietario dell’edificio, si chiede che provveda con urgenza alla sostituzione dei vetri rotti delle finestre […]34. Analoghe analisi e sollecitazioni venivano fatte anche dal soprintendente architetto Maria Luisa Polichetti in una lettera al sindaco di Fano del 15 dicembre 1980 e dall’ingegnere capo del Genio Civile di Pesaro Antonio Caturani35. Nulla però veniva fatto per risolvere le questioni più rilevanti, tant’è che tre anni dopo la professoressa Anna Maria Pieretti, a nome dell’associazione Italia Nostra, Sezione Pesaro-Fano era costretta a segnalare il grave stato di abbandono della chiesa, sacrestia compresa, e a rinnovare l’appello al sindaco e alla giunta comunale per un intervento urgente di restauro: […] Lo stato di questa pregevole opera architettonica, ricca di marmi, stucchi, affreschi, tele, suppellettili e arredi lignei di notevole fattura, è al presente decisamente deplorevole. In particolare segnaliamo lo stato del tetto che non protegge l’edificio, causando, per le notevoli infiltrazioni di umidità, danni al pavimento, agli altari, agri affreschi e agli stucchi. Tutto l’impianto della chiesa è sottoposto a un grave deterioramento, causato dalla eccezionale umidità che sale dal basso. Pensiamo che il Comune di Fano, proprietario della chiesa, debba adoperarsi quanto prima per un piano di risanamento e di restauro che non è I RESTAURI DEL NOVECENTO possibile rimandare oltre. Anche la sacrestia, di stile neoclassico, deve essere tolta dall’abbandono in cui attualmente si trova, con un restauro generale e dell’ambiente e degli arredi36. La sollecitazione di Italia Nostra determinava un sopralluogo da parte di un funzionario della soprintendenza ai monumenti che così relazionava: […] L’edificio sacro sta avviandosi ad un progressivo e graduale degrado per la mancata manutenzione. In più parti la chiesa ha più che mai bisogno di intervento, per evitare danni irreparabili. Tetto: la parte centrale è stata ricostruita dalla soprintendenza e non preoccupa il suo stato. La parte riguardante la cupola del transetto è sprovvista di grondaia (divelta dal vento) L’acqua meteorica che non può essere convogliata, batte violentemente sui tetti sottostanti provocando infiltrazioni. L’umidità continua, inesorabile l’opera di disgregamento della parte di pavimento in pietra (ingresso chiesa), anche le pareti ricoperte da lastrine di marmo policromo sono interessate al fenomeno con risultati piuttosto negativi. Destano preoccupazione anche vistose lesioni che attraversano trasversalmente la chiesa all’altezza della prima cappella. L’inconveniente merita una attenta e più precisa verifica per determinarne le cause. Urge un’opera di risanamento per evitare il completo degrado […]37. Seguivano negli anni successivi corrispondenze varie tra Comune, Soprintendenza ai Monumenti e Genio civile, fino al 19 maggio 1987, quando il dirigente del Genio Civile di Pesaro ingegnere Antonio Caturani effettuava un accertamento circostanziato dello stato della chiesa. Questo il passo più drammatico della relazione: […] Nello scantinato della cappella sul fianco sinistro, numerose infiltrazioni di acque hanno provocato il crollo parziale di una sottostante cripta e un notevole cedimento di terreno, lasciando sospeso e senza appoggi un tratto delle fondazioni del muro portante verso il transetto per una lunghezza di ml. 3,50. Sulle strutture murarie soprastanti non si notano ancora delle lesioni di cedimento. Numerose infiltrazioni di acque si evidenziano attraverso i dissestati manti di copertura, con tracce nelle volte della navata e delle cappelle e sulla cupola del transetto.. Le strutture portanti in legno della chiesa, per quanto è stato possibile accertare, risultano ancora in discreto stato di conservazione. La grondaia e i tubi pluviali sono completamente deteriorati o mancanti.[…]38. Seguirono altri sopralluoghi, piccoli interventi parziali e altre comunicazioni tra i vari enti preposti alla tutela e alla salvaguardia, tutti incentrati sulla valutazione dei problemi di fondazioni, di risalita dell’umidità e di condense con conseguenti danneggiamenti della parte bassa dell’edificio. Significativa la lettera del soprintendente Paolo Dal Poggetto, indirizzata nel giugno del 1989 al Dott. Sandro Massa del C.N.R. – Conservazione opere d’arte: Questa Soprintendenza intende procedere al restauro delle decorazioni pittoriche e scultoree dell’edificio in oggetto […]. Attualmente l’apparato decorativo […] versa in condizioni di estremo degrado a causa dell’ingentissima presenza di umidità. Le coperture sono gia state risanate, ma il fenomeno che appare assolutamente preoccupante è la enorme presenza di umidità in tutta la parte basa dell’edificio che ha già eroso o staccato buona parte del rivestimento marmoreo. Il Comune di Fano ha provveduto ad una prima azione di risanamento mediante l’apertura delle tombe terragne e il loro svuotamento, ma ciò non sembra aver sortito alcun effetto. Il pavimento presenta costantemente fenomeni di condensa; la risalita dell’umidità giunge ad oltre il metro e mezzo. Si chiede che codesto Istituto voglia compiere un sopralluogo per prendere visione del problema e valutare l’opportunità di fornire una consulenza a questo ufficio, il quale chiede inoltre l’apporto della consorella Soprintendenza per i beni Ambientali e Architettonici che legge per conoscenza39. 265 LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO Il 9 settembre dello stesso anno intanto una sorpresa animava l’imminente apertura del cantiere di restauro. Il presidente dell’associazione fanese “Essere Fano”, Romolo Eusebi, comunicava, con tanto di documentazione fotografica, al sindaco di Fano, e per conoscenza alla Soprintendenza, la scoperta di “un’effigie affrescata nella prima arcata sinistra superiore esterna della chiesa”, manifestando peraltro - si legge nella lettera – preoccupazione “per la salvaguardia e conservazione della medesima (per opportuni studi di databilità e paternità) in quanto è imminente in quella zona dell’edificio, l’inizio dei lavori di restauro conservativo esterno (lunedì 11 settembre c.a.)”40. Non abbiamo trovato altri riscontri a questa scoperta e la cosa è rimasta praticamente lettera morta. Per quanto riguarda l’effigie abbiamo chiesto, a 15 anni circa di distanza dalla scoperta, a Romolo Eusebi di darci una sua interpretazione, quella che potete leggere nella scheda, Uno sguardo nel tempo, nelle pagine successive. Altri restauri parziali sono avvenuti anche negli ultimi anni, ben documentati dalle carte dell’ “Archivio corrente” della Soprintendenza Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche. Nella seconda metà degli anni Novanta vennero installati un nuovo impianto di illuminazione ed un impianto di sicurezza a protezione degli ambienti della chiesa41, soprattutto nella parte laterale che dà su via Forestieri, l’antico vano del cosiddetto “oratorio piccolo”, dove venne poi allestito uno spazio espositivo dedicato a mostre d’arte moderna e contemporanea42, rinominato Saletta Nolfi per avere un accesso diretto dall’omonima via (vedi scheda L’oratorio piccolo poi Saletta Nolfi di Marco Ferri) Risale invece al 2005 la pratica per la messa a norma degli impianti tecnologici e di servizio della chiesa, redatta dalla ditta Dago43. Vanno infine segnalati anche diversi restauri delle decorazioni, in particolare: il restauro degli stucchi di un altare ad opera di Nino Pieri (1997); il restauro degli stucchi e degli affreschi della prima cappella a sinistra ad opera di Isidoro Bacchiocca (1997); il restauro degli stucchi e degli affreschi della seconda cappella a sinistra 266 ad opera sempre di Isidoro Bacchiocca (1998); il restauro degli stucchi dorati sopra l’organo di sinistra ad opera di Nino Pieri (2002). Sempre alla fine degli anni Novanta furono fatti alcuni studi relativi ai materiali lapidei della chiesa, finalizzati ad un intervento di restauro, ad opera della Dott.ssa Maria Letizia Amadori, con la collaborazione della prof.ssa Laura Baratin, dell’Istituto di scienze chimiche “F. Bruner” dell’Università di Urbino44. Anche attualmente sono in corso lavori di restauro, con particolare attenzione alle cappelle Uffreducci e Alavolini, a firma dell’architetto Mariangela Giommi, finanziati con i fondi dell’Unione Europea e dello Stato Italiano nell’ambito del POR FESR Marche 2007-2013 – Obbiettivo competitività e occupazione, per un importo di 630.000 Euro. I RESTAURI DEL NOVECENTO Note 1. Per un profilio di Luigi Serra si rimanda al volume di A. Crispolti Serra, Luigi Serra, Accademia Raffaello di Urbino, Sant’Angelo in Vado 2006. 2. Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio delle Marche (d’ora in poi SBBAAPM), Archivio storico, Pratica M-PS-13-71, Fano-San Pietro in Valle, comunicazione del 27 gennaio 1922. 3. Ibidem 4. Ibidem, comunicazione del 21 gennaio 1922. 5. Ibidem, comunicazione del 20 febbraio 1922. 6. Ibidem, comunicazioni dell’8 e del 13 marzo 1922 7. comunicazione del 28 marzo 1922. 8. Ibidem, Progetto di restauro della Sacrestia di S. Pietro e consolidamento del Salone Federiciano – Computo metrico estimativo, datato 28 marzo 1922. 9. Ibidem, comunicazione del 17 maggio 1922. 10. Ibidem, comunicazioni dell’8 e del 24 luglio. 11. Ibidem, verbale di visita, relazione e certificato di collaudo , Fano 10 maggio 1924. 12. Ibidem, comunicazione del 9 novembre 1953. 13. Ibidem, comunicazione del 2 dicembre 1953. 14. Ibidem, comunicazione del 10 dicembre 1953. 15. Ibidem, comunicazione dell’8 marzo 1955. 16. Ibidem, comunicazione del 4 gennaio 1956. 17. Ibidem, comunicazioni del 9 maggio, dell’1 e del giugno 1960. 18. Ibidem, relazione e computo metrico estimativo a corredo del preventivo di spesa per la demolizione e ricostruzione del pavimento della chiesa di San Pietro in Fano del 15 ottobre 1960. 19. Ibidem, relazione a corredo del preventivo di spesa per la demolizione e ricostruzione del pavimento della chiesa di San Pietro, del 15 ottobre 1960. 20. SBBAAPM, Deposito, Pratica M-PS-13-71, Fano-San Pietro in Valle, comunicazione del 26 luglio 1961. 21. Ibidem, relazione e perizia di spesa del 10 gennaio 1962. 22. Ibidem, lettera del sindaco di Fano del 10 novembre 1962, relazione del tecnico della soprintendenza Franco Battistoni del 16 novembre successivo e comunicazione del soprintendente al Sindaco di Fano e al parroco di San Pietro in Valle del 21 novembre 1962 . 23. Ibidem, comunicazione del parroco dell’11 giugno 1963. 24. Ibidem, comunicazione del 18 novembre 1963. 25. Ibidem, comunicazioni del 2 aprile e del 17 settembre 1964. 26.Ibidem, comunicazione del 9 gennaio 1965. 27. Ibidem, relazione del 9 febbraio 1965. 28. Ibidem, relazione del 1 dicembre 1965. Della chiusura della chiesa in dicembre su ordinanza del sindaco di Fano si ha notizia anche dalla lettera del soprintendente datata 8 febbraio 1966 ed inviata al Ministero della Pubblica Istruzione- Direzione Generale Antichità e Belle Arti. 29. Ibidem, comunicazioni del 3 e del 10 dicembre 1965. 30 Ibidem, relazione per i lavori di sistemazione e restauro del manto di copertura della chiesa di S. Pietro in Valle.dell’ 8 febbraio 1966. 31. Ibidem, verbale di aggiudicazione del 28 maggio 1966. 32. Ibidem, comunicazione 9 novembre 1966. 33. Ibidem, vedi comunicazioni dell’8 febbraio 1968. 34. Ibidem, comunicazione del 6 novembre 1980. 35. Ibidem, vedi comunicazioni del 15 dicembre 1980 e del 20 gennaio 1981. 36. Ibidem, comunicazione del 1° giugno 1984. 37. Ibidem, verbale di sopralluogo redatto il 22 agosto 1984. 38. Ibidem, comunicazione del 19 maggio 1987. 39. Ibidem, comunicazione del 13 giugno 1989. 40. Ibidem, comunicazione del 9 settembre 1989. 41. SBBAAPM, Archivio corrente, Pratica M-PS-13-71, comunicazioni del 5 e 22 maggio 1997. 42. Ibidem, comunicazioni del 5 marzo, 3 maggio e 20 maggio 1999. La pratica da parte del Comune fu seguita dall’ingegnere capo Vittorio Luzi. 43. Ibidem, relazioni e progetto tecnico. 44. Ibidem, relazioni ed elaborati vari Qui e nella pagina a fronte Decorazioni nell’antico vano del cosiddetto “oratorio piccolo”, oggi Saletta Nolfi 267 TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO Uno sguardo nel tempo Il volto misterioso Ora, lasciando per un attimo il luogo della chiesta e della storia dell’arte, entriamo per un momento in quello della fantasia e della passione. Quasi 400 anni scorrono dall’ultimazione della chiesa e dalle decorazioni pittoriche eseguite al suo interno, tanti anni, tanto tempo. Oggi, lo sguardo curioso, indiscreto, di un nostro concittadino, Alfonso Pagnoni, abitante a lato della chiesa, nota per caso un curioso e strano evento: un dipinto sconosciuto sullo sguscio esterno della prima finestra alta, alla sinistra della navata dell’edificio. Pagnoni lo fotografa e mi ha passa la sua nota. Come si vede si tratta di un dipinto a fresco rappresentante un profilo di giovane, il capo girato a destra, con lo sguardo rivolto verso l’interno della chiesa, esso è ben eseguito. Si moltiplicano le congetture, gli enigmi, le domande, di chi possa essere il ritratto, del perchè fosse proprio lì fuori, segretamente eseguito, e a quale scopo? il suo autore doveva aver usato le strutture a ponte che erano all’interno della chiesa, erette per eseguire i decori pittorici delle volte. Solo tali ponteggi hanno permesso al nostro anonimo personaggio di accedere al finestrone, altrimenti irraggiungibile. Che fosse qualcuno delle maestranze incaricato ai lavori alle volte della chiesa. forse il Pittore Viviani?.... un suo allievo?..... non si può escludere, Un decoratore a noi sconosciuto? .... chissà?!. Non lo sappiamo. Lasciamo per ora la sua identità celata. Forse è più bello limitarsi a rilevare la misteriosa intrusione di questo appassionato giovane, in un contesto architettonico, pittorico, artistico, quale doveva ed è la chiesa di S. Pietro in Valle. Un edificio regolato da severe leggi religiose, che sicuramente avrebbero impedito a chiunque un intervento talmente trasgressivo. Ma egli, incurante di tutto, si dipinge, fiero e nascosto, segnando la sua presenza, indelebile nel tempo, sicuro che nessuno lo avrebbe sorpreso. E’ di certo un artista, visto il livello di qualità pittorica, un appassionato, che, oltrepassando la soglia del luogo religioso, impone calorosamente la sua presenza, col vigore di un innamorato, discreto, appassionato, e forse non corrisposto. Verso chi, poteva essere rivolta questa supplicante presenza?, la chiesa non gli avrebbe mai permesso la partecipazione ai sacri luoghi, ed egli nel fervore di una sua religiosità d’artista, proclama quel suo amore non corrisposto e impedito dai canoni cattolici dell’ordine filippino. Amore verso l’arte, quell’arte che non permetteva alcuna personale presenza autografa nell’opera eseguita. Oppure amore per una donna, una donna che egli vede e nota puntualmente all’interno della chiesa, solita a recarsi su di un banco a pregare, e che egli vede e rivede dall’alto del ponteggio, mentre è uso alle pitture. E’ forse un Amore segreto, timoroso o proibito, e così la chiesa diventa il luogo insospettabile per il suo impossibile convegno appassionato. Egli si dipinge nel gesto di guardare, nell’atto di contemplare segretamente la sua amata. Non lo sapremo mai , né quale fosse la circostanza e il significato della storia , ma di certo sappiamo che un grande amore e una volontà di esserci, ad ogni costo,, ha spinto il giovane a marcare l’eternità del suo gesto. Noi indiscreti lo consegnamo alla storia, meritatamente e riguardosamente...... Il nostro bizzarro pittore, in attesa di essere rivelato completamente resterà nel tempo, fuori dal tempo,...senza tempo!...per sempre! (RE) 268 TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO Il volto del personaggio misterioso si trova sulla lunetta della prima finestra della chiesa sul lato che dà su Via Forestieri. La foto in alto risale a qualche anno fa, prima che la chiesa venisse restaurata. La foto in basso è stata realizzata dopo i restauri del 20112012 269 Qui e nelle pagine seguenti L’interno della chiesa dopo i recenti restauri 270 271 272 273