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Gianni Volpe
I restauri del Novecento
Presso l’archivio storico della Soprintendenza
per i beni architettonici e per il paesaggio delle
Marche di Ancona sono conservate numerose
pratiche relative ai lavori effettuati nella chiesa
nel corso del Novecento. Queste, insieme con i
documenti provenienti dagli archivi delle altre
soprintendenze, del Comune di Fano e del Genio Civile di Pesaro ci consentono oggi di ricostruire la storia dei restauri eseguiti a partire dal
1922, quando gli uffici anconetani erano diretti
dall’ingegnere-architetto Icilio Bocci, allievo e
collaboratore del Sacconi, e dal professor Luigi
Serra, gia direttore della Galleria Nazionale di
Urbino1, e sindaco di Fano era l’onorevole Alessandro Mariotti. Ed è proprio con una lettera
intestata della Camera dei Deputati, a firma
dell’onorevole Mariotti, che comincia la nostra
ricostruzione degli avvenimenti.
Ill.mo Sig. Prof. Bocci,
Il Bibliotecario di questa Comunale Biblioteca Federiciana di Fano si è rivolto all’ On. Rosadi per
avere un concorso, se non l’assunzione della spesa
per il restauro di quel fabbricato, rovinato in gran
parte l’anno decorso. Il sottosegretario suddetto ha
risposto di essersi rivolto a codesto Ufficio per conoscere l’importanza artistica dell’edificio stesso.
Ora io mi permetto di unirle una memoria relativa a quel fabbricato, che se non può dirsi monumentale, certo ha notevoli pregi artistici.
Prego Lei a voler informare S.E. l’On. Rosadi in
forma che possa consigliargli il concorso da parte
del Ministero nella spesa. Conoscendo l’interessamento di Lei per tutte le cose di pregio artistico della nostra Città, non dubito del Suo vivo interessamento anche nel caso presente, e di ciò Le anticipo
i più vivi ringraziamenti e contemporaneamente le
mando i miei più cordiali saluti2.
La memoria allegata, redatta su carta intestata
della Biblioteca Federiciana, ma senza firma,
così descriveva la chiesa:
Chiesa di S. Pietro in Valle, del sec. XVII; bel tempio e signorile, ricco d’oro, di stucchi di pitture e di
marmi. L’architetto G.B. Cavagna, pur seguendo
l’inclicazione dell’arte sua d’allora, seppe conservare la correttezza del precedente periodo. Ha buo-
ni dipinti. La sagrestia della Chiesa è piccola, ma
interessante ed elegantissima, disegnata da Pietro
Ghinelli, a quanto si afferma.
La Biblioteca Federiciana, che occupa la vecchia
casa religiosa della Chiesa di S. Pietro in Valle,
ha nella Sala maggiore preziosi scaffali di noce di
un maestro Francesco Bolognese ed ha pitture del
padovano Pietro Rocco; vi si conservano pure due
grandi globi geografici del Padre Vincenzo Coronelli (1688).
Recentemente fu collocato in un apposito salone
sottostante alla suddetta sala l’Antico Archivio
Comunale, che comprende i Codici Malatestiani
(1367-1463) in 113 volumi, e la collezione delle
pergamene (1173-1807)
Tanto la Chiesa, quanto la Sala maggiore e il sottostante archivio, essendo rimasti come due ali isolate dell’edificio, di cui precipitò il decorso anno
tutta la parte centrale, rimangono per tal modo
staticamente non sicure, specialmente se l’invernata continuasse piovosa3.
A fronte
Progetto di restauro della Sacrestia di S. Pietro e consolidamento del Salone Federiciano,
frontespizio
SBBAAPM Ancona, pratica M-PS-13-71, 28 marzo
1922)
Questo intervento dell’onorevole Mariotti in
verità si inseriva in una pratica già avviata da
qualche giorno, come si rileva da una lettera del
Ministero dell’Istruzione inviata al soprintendete in data 21 gennaio 1922, con la quale si
chiedeva di
[…] far sapere con cortese sollecitudine se si tratta
di un Palazzo monumentale, solo in questo caso essendo giustificato il nostro intervento. E allora converrà chiedere il preventivo, il quale per legge, dovrà
essere approvato da codesta Soprintendenza. […]4.
In data 20 febbraio il soprintendente inviava
una circostanziata relazione al ministro in merito alla richiesta di intervento nella chiesa di San
Pietro in Valle e nell’adiacente Biblioteca, che
giova riportare interamente per il tono delle argomentazioni e i dettagli storici contenuti:
La Biblioteca Federiciana di Fano, fondata nella
seconda metà del secolo XVII dall’Abate Domenico
Federici che, morendo, la lasciò a quell’Oratorio di
S. Filippo Neri - ora è di proprietà del Comune -,
occupa sempre la vecchia casa dei Padri dell’Oratorio annessa alla Chiesa di S. Pietro in Valle.
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LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
Il fabbricato che accoglie le ricche e svariate collezioni bibliografiche (circa 40.000 voll. A stampa; quasi 20.000 opuscoli; alquanti manoscritti,
tra cui la raccolta delle pergamene che vanno dal
1173 al 1807; l’Archivio Comunale, che comprende i Codici Malatestiani in 113 voll. Dal
1367 al 1463, de’ quali Mons. Aurelio Zonghi
pubblicò nel 1888 il Repertorio) non ha carattere
monumentale; però non è stato iscritto da questa
Soprintendenza nell’elenco degli edifici di ”importante interesse”. Le pitture della sala maggiore, che
l’Abate Federici allogò al padovano Pietro Rocco
– ora molto deperite - , sono un debole saggio di
decorazione barocca, e non potrebbero quindi giustificare l’intervento dell’Amministrazione nostra
nella ricostruzione dell’ala de fabbricato caduta
recentemente.
Per quanto si attiene alla ex casa religiosa in discorso, noi dobbiamo limitarci a tutelare la conservazione dei superbi scaffali in noce, di stile classico,
che occupano le pareti della sala maggiore medesima, e risalgono al tempo della fondazione della
Biblioteca. Sono essi veramente una bella e poderosa
opera d’intaglio, attribuita a un Maestro Francesco
Bolognese. Ora, con l’accennata rovina del braccio
di fabbrica, i due muri già infermi della Sala, son
divenuti esterni; e metà di quei preziosi mobili,
addossati da secoli a sottili pareti interne, deve risentire il danno di questa nuova situazione. Bisognerebbe quindi ordinare la rimozione di tutti gli
scaffali, chè non è a pensare ad uno smembramento
di quell’inscindibile organismo decorativo e del materiale bibliografico ivi accolto e sistemato secondo
l’ordinamento del primitivo fondo Federiciano.
Ma un ambiente capace ad ospitare scansie così
grandiose, anche prescindendo da altre difficoltà,
non si trova nell’attuale sede della storica Biblioteca. Dunque la Sala maggiore deve conservare intatto il suo carattere ne’ suoi vari elementi;
e l’Amministrazione nostra può pretendere che,
nell’interesse dell’incolumità dei pregevoli scaffali,
il braccio dell’edificio caduto sia ricostruito nella
pianta e nell’alzato dei muri perimetrali se non
nell’identica distribuzione di tutti i vecchi locali.
Tale ripristino codesto on. Ministero è nel suo pieno diritto di imporlo per le necessità statiche della
limitrofa monumentale Chiesa di S. Pietro in Valle, che fu sottoposta alla tutela della legge antiqua-
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ria, mediante atto di notificazione al Comune in
data 5 ottobre 1918, n. 19087.
Questa Chiesa, architettata da G.B. Cavagna nel
secondo decennio del secolo XVII, è – insieme con
la Cappella Nolfi affrescata dal Domenichino nel
Duomo della stessa Fano – tra i più ammirevoli
e caratteristici monumenti barocchi della regione
marchigiana. Di essa scrive giustamente Cesare
Selvelli nel suo Fanum Fortunae, a pag. 33 della
nuova edizione (Fano, Società Tipografica, 1921):
“E’ bello e signorile questo tempio, ma non pesante, d’oro di stucchi, di pitture e di marmi. L’architetto ha obbedito alla inclinazione, cui allora
si abbandonava l’arte sua; ma conserva ancora le
correttezze del periodo precedente”. Per l’iconografia dell’edificio e la descrizione delle numerose e
ragguardevoli opere d’arte in essa contenute, si confronti di seguito fino alla pag. 35, la pubblicazione
sopra citata.
Ebbene un muro perimetrale dell’abside della
Chiesa e della sagrestia – quest’ultima disegnata
forse dal Ghinelli – si appoggiava appunto all’ala
della Biblioteca, ruinata. Sicché l’edificio sacro,
perduto questo secolare sostegno, è compromesso
nella stabilità sua. Qualora codesto on. Ministero
convenga nelle considerazioni sopra esposte, chiederò al Comune di Fano il progetto dei lavori di restauro al palazzo della Federiciana per farne l’esame sul luogo e presentare quindi le opportune proposte, tanto per l’approvazione dei lavori, quanto
per la misura del sussidio che si potrà concedere5.
La Direzione generale delle antichità e belle arti
del Ministro dell’Istruzione, nella persona del
professore Arduino Colasanti in data 8 marzo
approvò in pieno la linea di condotta proposta
dal Serra, il quale il 13 marzo avanzò al Comune
di Fano formale richiesta per un progetto generale d’intervento sia nella Biblioteca che nella
chiesa annessa6.
Il 28 marzo il Regio Commissario Giannelli per
il Comune di Fano inoltrava alla Soprintendenza anconetana “lo stralcio del progetto di restauro della Biblioteca Federiciana per la parte che
riguarda la sacrestia di S. Pietro in Valle ed il
salone Federiciano”; progetto che ammontava
in totale a 200.000 lire7.
Dalla relazione allegata al computo metrico si
I RESTAURI DEL NOVECENTO
Qui e nella pagina sucessiva
Lavori di restauro della Biblioteca Federiciana, frontespizio della relazione e pianta
del piano terreno
SBBAAPM Ancona, pratica M-PS-13-71, 28 marzo
1922)
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LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
evince che l’intervento, progettato dall’Ingegnere Carlo Ughi dell’Ufficio tecnico del Comune
di Fano, consistette nel consolidamento con
sperone del muro maestro esterno del salone Federiciano; consolidamento resosi necessario per
i danni derivati “dal famoso crollo del dicembre
1920”. Lo stralcio prevedeva una prima spesa
di 50.000 lire. Nel computo sono pure descritti
lavori alle fondazioni, al muro maestro perimetrale alla sacrestia, ai solai del primo e secondo
piano, al tetto; rifacimenti di pavimentazioni e
intonaci, sia esterni che interni; forniture di serramenti interni. Per quanto riguarda le fondazioni una nota segnala che queste “devono essere
spinte alla profondità varia da m. 3.90 a 6.80
perché il terreno è tutto smosso per franamenti
delle grotte sotterranee che provocarono il crollo dei muri”8. Completava la pratica una bella
pianta a colori del piano terra .
C’è da aggiungere che, “in considerazione del
pregio artistico della scaffalatura della biblioteca”, Il Ministero dell’Istruzione, da parte sua,
stabilì di concorrere alle spese di restauro con la
somma di 5.000 lire 9. I lavori terminarono due
anni dopo, come attestano il certificato di collaudo del maggio 1924 ed alcune comunicazioni
del luglio successivo10. Il certificato di collaudo,
completo di verbale di visita e relazione, è particolarmente interessante, in quanto riporta altri
dati relativi a questo intervento (inizio dei lavori,
impresa esecutrice, importo della spesa, nomi del
direttore dei lavori e del collaudatore, etc.), utilissimi per inquadrare definitivamente questo pezzo di storia del nostro complesso architettonico:
Per incarico dell’On. Amministrazione di Fano il
sottoscritto Ing. Gili Eugenio il 1° maggio corrente
eseguì la visita di collaudo dei lavori di ricostruzione della Biblioteca Federiciana appaltata dalla
Cooperativa “Edile” di Fano.
I lavori su progetto redatto dall’Ufficio Tecnico
Comunale in data 27 maggio 1921, vistato dal
Genio Civile di Pesaro il 30 ottobre stesso anno ed
approvato dal R. Commissario il 5 giugno 1922,
vennero appaltati alla Cooperativa Edile con contratto del 31 agosto 1922.
L’importo di progetto era di L. 160.000 delle quali
L.115.558,62 per lavori in grado d’asta; essendo
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stato dall’impresa concesso il ribasso del 21,90 %
l’importo di contratto si ridusse a L. 90.250.
I lavori che dovevano avere la durata di giorni
150 vennero consegnati il 13 settembre 1922 ed
ultimati il 20 febbraio 1923. Nel corso dei lavori
furono ordinate due sospensioni per la durata di
giorni 153. Il tempo trascorso dal dì della consegna
al dì della ultimazione fu di giorni 525; deducendo i giorni 152 di sospensioni, la durata effettiva
si riduce a giorni 373 col ritardo di giorni 223.
L’importo definitivo dei lavori fu, come risulta dallo stato finale, di L.124.051,65 al netto del ribasso d’asta eccedendo di L.11239,15 i 5/4 d’obbligo
contrattuale
L’impresa aveva presentato alcune riserve, ma poi
le ritirava in seguito ad accordi interceduti.
Esse riguardavano sia le date del pagamento, sia le
cause della ritardata ultimazione dei lavori.
Tali accordi vennero approvati a modificazione
dell’art. 10 del capitolato speciale, dall’on. Giunta
Comunale in data 11 aprile c.a. e dalla Giunta
Provinciale Amministrativa in data 29 stesso mese
con visto N. 33367.1.
Esaminati attentamente i lavori, controllatane con
la scorta dei documenti contabili le misure principali, verificate le condizioni dei vari materiali
e delle malte impiegate, si è accertato che i lavori
sono stati eseguiti secondo le buone regole dell’arte in applicazione delle norme contrattuali e degli
ordini impartiti dall’ Ing. Ughi Carlo, Direttore
dei lavori.
Ciò premesso si dichiara che i lavori sono collaudabili e come tali il sottoscritto li collauda liquidandone l’importo in L.124.051,65 come alle risultanze dello stato finale.
Dopo di che manda al competente Ufficio di Ragioneria del Comune perché provveda al pagamento a saldo dell’impresa detraendo dalla cifra di cui
sopra, sia l’ammontare degli acconti pagati, sia
ancora il ribasso supplementare del 7% pattuito
in compenso degli anticipati pagamenti, tutto secondo la già citata deliberazione dell’aprile scorso
approvata dalla G.P.A. il 29 stesso mese.
Fano, li 10 maggio 1924
L’ Ingegnere Collaudatore F.to Ing. Gili Eugenio
L’ Ing. Direttore dei Lavori F.to Ing. Ughi Carlo
L’Impresa p. Soc. Coop. Edile Fano
Il Presidente F.to Antognoni Virginio11.
I RESTAURI DEL NOVECENTO
Progetti ed interventi degli anni Cinquanta-Sessanta
Altri documenti ci conducono al secondo dopoguerra e alla richiesta di un nuovo intervento,
questa volta espressamente mirato alla chiesa.
La inviò il rettore-custode di San Pietro in Valle, don Renato Cecchini, con questa lettera del
novembre 1953 indirizzata al soprintendente,
professor Vittorio Mesturino.
Qui e nella pagina seguente
Il cantiere dei lavori realizzati negli anni ‘60 (SBBAAPM
Ancona)
Onorevole Sig. Sovraintendente,
io sottoscritto Rettore- Custode della monumentale
Chiesa di S. Pietro in Valle, chiedo per cortesia se
risulta dall’archivio della Sovraintendenza che la
detta chiesa sia annoverata tra i monumenti nazionali. Questo tempio da diversi anni si trova in pessime condizioni per cattiva manutenzione. L’amministrazione comunale, non può assumersi l’onere
dei restauri per salvare questo gioiello d’arte, perché
finanziariamente non naviga in buone acque.
La chiesa è della fine del 600, di stile barocco. Ha
una cupola slanciata e assi bella. Ha tele di pregio: come quella di Giovanni Lys. L’Annunziata
del Reni, del Cantarini, ecc. Gli affreschi e gli altri
quadri sono opera tutti di buoni pennelli. E’ ancora ricca di marmi. Ha un inginocchiatoio artistico,
che aspetta di essere restaurato e ora giace nel museo
civico.
L’organo, opera artistica del callido, è stato sconquassato dai bombardamenti per cui ora è inservibile.
Se la Sig. V. Ill.ma può interporre la sua opera per
salvare dalla catastrofe questo tempio, che a giudizio di tanti competenti e appassionati d’arte, è il
più bello delle Marche, le sarei immensamente grato. La prego quindi a prestare tutto il suo diligente,
intelligente e solerte interessamento.
Con ossequi distinti
Don Renato Cecchini
Via Forestieri 2 – Fano (Pesaro)12
Il soprintendente, confermando che l’edificio
era di interesse monumentale ed era già compreso nell’elenco pubblicato dal Ministero della
Pubblica Istruzione, e pertanto sottoposto alla
legge 1089 del 1939, comunicava al sacerdote
anche che quanto prima avrebbe fatto una visita
alla chiesa; visita svoltasi effettivamente il 4 dicembre successivo13.
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LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
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I RESTAURI DEL NOVECENTO
Il 10 dicembre il rettore inviava quindi alla soprintendenza un elenco in 28 punti dei lavori da
eseguirsi; lavori che prevedevano un intervento
massiccio sull’intera struttura dell’edificio e su
tutto il ricco apparato decorativo interno: dai
pavimenti al tetto, dalle cappelle alla cupola, dai
marmi agli affreschi, dagli stucchi alla acquasantiera, dagli arredi ai quadri, persino alle tende
delle finestre. Tutto appariva triste e trascurato,
anche alla luce dei danni inflitti dalla guerra appena passata14.
Ovviamente il soprintendente prendeva atto del
problema, ma senza ravvisare il carattere dell’urgenza. Sottolineando che comunque qualche
danno derivava anche dalla guerra, incoraggiava
il sacerdote a dirigere le stesse richieste al competente Genio Civile di Pesaro, che già aveva
una pratica avviata in tal senso.
Il sacerdote, con lettera del 8 marzo 1955 faceva
presente che un lavoro facilmente praticabile sarebbe stato il rifacimento della pavimentazione
generale della chiesa, per il quale sollecitava un
sopralluogo15. La copertura finanziaria restava
comunque la questione più spinosa, e così la pratica a gennaio del 1956 era ancora in alto mare16
e tale resterà almeno fino al giugno del 196017.
Nell’ottobre dello stesso anno il Municipio di
Fano inviava alla soprintendenza una relazione
con tanto di computo metrico per quello che
veniva definito il “Preventivo di spesa per la demolizione e ricostruzione del pavimento della
chiesa di San Pietro in Fano” per un importo di
L. 3.750.00018. Ecco cosa si legge nella relazione
a firma dell’ingegnere Antonio Travostini, dirigente dell’Ufficio tecnico comunale:
Acquasantiera all’ingresso
della chiesa
Il pavimento della Chiesa barocca di S. Pietro è
costituito, per la navata, da mattonelle quadre, disposte a diagonale, di pietra bianca della Cesana e
pietra rossa del Furlo.
I pavimenti dell’altare maggiore e degli altari laterali sono invece di marmo lavorato secondo figure
geometriche.
La sacrestia è pavimentata in mattonelle di pietra
e la cappella a destra dell’altare in piastrelle quadre di cotto.
Tutti i pavimenti nominati, specialmente quelli
della navata, più soggetti degli altri all’usura del
calpestio, sono notevolmente deteriorati sia per il
transito, sia per l’umidità di cui vi sono alcune
tracce, che per l’età, invero vetusta.
Si è prevista, quindi, la demolizione totale di tutti
i pavimenti e dell’eventuale sotto fondo e la loro
sostituzione.
La pietra tenera della navata sarà sostituita con lastre del tutto identiche di pietra di Trani e di Rosso
di Verona e con altre pietre dure o marmi dello
stesso aspetto e prezzo similare; le corniciature e le
fasce decorative, ora in pietra bianca della Cesana,
saranno ricostruite con marmo bianco di Carrara
in lastre dello spessore di cm 2;
sempre in pietra di Trani e di Rosso di Verona si
sono previsti i pavimenti dell’abside e degli altari laterali, più onerosi perché di laboriosa fattura
a figure geometriche; i gradini saranno ricostruiti
utilizzando lastre di marmo Rosso di Verona dello
spessore di cm 5 per le pedate e cm 2 per le alzate.
Tutti detti marmi saranno accuratamente sigillati
nei giunti e poggeranno su un sottofondo di calcestruzzo cementizio di spessore idoneo; saranno pure
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LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
levigati e lucidati in opera.
Nella sacrestia e nella cappella a destra dell’altare
è stato previsto un vespaio di grossa ghiaia dello
spessore di cm 30.
Nell’altare maggiore e negli altari laterali saranno sostituite le lastrine verticali di coronamento al
pavimento, dove questo incontra le pareti, che si
presentano molto deteriorate.
Nell’esecuzione si avrà molta cura di imitare perfettamente la disposizione e le figure elle lastre esistenti o, comunque, di seguire le disposizioni impartite dalla Soprintendenza ai Monumenti19.
Nel luglio dell’anno successivo (1961) nella chiesa si manifestava però un nuovo danno, così descritto dal rettore Don Renato Cecchini in una
ulteriore lettera al soprintendente di Ancona:
Le notifico che stamane, nel recarmi in Chiesa,
ho avuto la sorpresa di trovare nel presbiterio, circa 70 cm di zoccolo di marmo a terra, staccatosi
dalla parete.
Osservando, ho notato che per un certo tratto, il
basamento è rigonfio e in procinto di cadere.
Da ciò si desume l’estrema urgenza di provvedere a
togliere l’umidità da pavimento, causa del deperimento dei marmi della Chiesa. […]20.
Nonostante ciò non accadde nulla di nuovo almeno fino al gennaio del 1962, quando la soprintendenza di Ancona redigeva una relazione
con tanto di perizia di spesa, dalla quale si evince lo stanziamento di 500.000 lire per “demolizione e ricostruzione dei pavimenti nei punti
maggiormente sconnessi con la creazione di un
sottostante vespaio”21. Ma di lavori effettivi ancora non si parla.
Si parla invece di come risolvere un altro, seppur
marginale problema, che da qualche tempo creava noie alla normale conduzione della chiesa: la
presenza infestante dei piccioni annidati nei fori
della facciata. Una serie di lettere del parroco e del
sindaco di Fano alla soprintendenza portò ad un
sopralluogo e alla decisione di ridurre la profondità dei fori con l’inserimento di un mattone a 10
cm dal filo del muro esterno22.
Nuovi danni venivano segnalati al tetto della
chiesa (caduta di tegole e allentamento della
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grondaia) anche nel giugno 196323.
Si ritornò a parlare della questione della pavimentazione interna nel novembre del 1963. A
farlo fu ancora una volta il parroco con questa
lettera al soprintendente:
Stamane l’assessore ai lavori pubblici, mi ha comunicato che l’amministrazione comunale, à messo a
bilancio un milione per la nuova pavimentazione
della Chiesa di S. Pietro in Valle.
Io penso che con il mezzo milione, che la soprintendenza ha stanziato per detta pavimentazione
già da un paio di anni, si posano iniziare i lavori.
E’ certo, che non si potrà completare tutto il lavoro
con un milone e mezzo, ma detta somma, io credo,
che possa essere sufficiente per fare, intanto, il vespaio con la soletta di cemento.[…]24.
Ma di nuovo la situazione restò immutata per
un anno. Nel 1964 comunque il Ministero
della Pubblica istruzione comunicò prima il
decreto e poi l’ordine di accreditamento della
somma di 500.000 lire alla soprintendenza per
i lavori da farsi25.
Intanto altri danni si sommavano ai precedenti.
A dirlo questa volta il soprintendente alle gallerie delle Marche, Giuseppe Marchini, con una
lettera inviata al collega della soprintendenza di
Ancona in data 9 gennaio 1965:
Ci viene segnalato che in questi ultimi giorni nella chiesa di San Pietro in Valle di Fano si sono
verificate pericolose infiltrazioni di acqua piovana
proveniente dal tetto.
Dette infiltrazioni stanno deteriorando l’affresco
centrale (Crocifissione di San Pietro) del ciclo dipinto dal Viviani sulla volta della navata.
Anche dalla cupola provengono infiltrazioni che
danneggiano le statue sottostanti.
Si prega pertanto la cortesia di codesta Soprintendenza di voler fare il possibile per eliminare i suddetti inconvenienti.[…]26.
A questo punto la Soprintendenza ai Monumenti delle Marche redigeva una relazione di
aggiornamento dei lavori da farsi, con la quale si
decideva di intervenire sul tetto, lasciando in secondo piano ancora una volta la pavimentazio-
I RESTAURI DEL NOVECENTO
ne. Ecco la relazione redatta in data 9 febbraio
1965 e corredata di perizia di variante e relativo
verbale dei costi e dei prezzi.
La Chiesa di San Pietro in Valle di Fano risale al
1600 circa, è a pianta a croce latina, con cappelle
laterali, la cupola si slancia con un alto tamburo
sino allo sfondo luminoso de lanternino, sopra l’incrocio delle due navi.
Magnifici dipinti decorano l’interno della Chiesa.
Il soffitto a volta è affrescato dal Viviani di Urbino.
La soprintendenza ha redatto in data 10/I/ 1962
una perizia di spesa dell’importo di L.500.000,
comprendente i lavori di demolizione e ricostruzione della pavimentazione.
La perizia medesima è stata approvata con D.M.
2.4.1964 in sostituzione di quello di pari importo
del 27.7. 1962.
I lavori di pavimentazione per l’importo suddetto non sono stati eseguiti, anche in considerazione
della decisione di eseguire prima lavori di risanamento al tetto, che trovasi in precarie condizioni
per le abbondanti infiltrazioni di acqua piovana.
Dette infiltrazioni minacciano di deteriorare gli
affreschi numerosi e di notevole valore..
In considerazione di quanto accennato sopra, onde
ovviare al detto inconveniente, questa Soprintendenza ha provveduto a redigere una perizia di variante, che comprende la revisione del tetto con sostituzione di parte del materiale in cotto ed alcune
parti lignee ove occorra.
Si è dovuto escludere necessariamente, per mantenersi nella cifra già stanziata, i lavori di pavimentazione, meno urgenti, che la Soprintendenza
si riserva di includere nei successivi programmi di
restauro.
Si trasmette la perizia di variante in argomento
per l’approvazione ministeriale27.
A dicembre, durante una ricognizione effettuata
dal tecnico incaricato della soprintendenza sul
tetto della chiesa, si scoprì che
[…] due capriate del tetto, in corrispondenza della
navata centrale e precisamente la terza e la quarta a partire dalla facciata principale dell’edificio,
sono in precarie condizioni di stabilità, per cui si
teme pericolo per la pubblica incolumità.
Alcune infiltrazioni di acqua piovana hanno provocato l’infradiciamento delle due testate poggianti, verso sud, all’estremità dei muri.
Dette capriate gravano col loro peso sul soffitto a
volta in mattoni da una testa.
Essendo la chiesa aperta al culto chiedo che vengano presi quei provvedimenti atti ad evitare qualsiasi pericolo per la pubblica incolumità28.
Scattò così il giro di comunicazioni ufficiali al
sindaco di Fano, alla Prefettura, al Genio Civile
di Pesaro e al parroco della chiesa che portò alla
chiusura al culto della chiesa e al pronto intervento sulla copertura29.
Il lavoro alla copertura durò alcune settimane e
fu eseguito dalla ditta Giuseppe Spinaci di Fano.
Si intervenne poi con un secondo stralcio, il cui
contenuto è ben espresso nella relazione redatta
l’8 febbraio 1966 dal soprintendente architetto
Francesco Sanguinetti:
[…] Durante i recenti lavori si è potuto constatare
che la notevole fatiscenza delle strutture lignee del
tetto, è dovuta all’usura del tempo e alla mancata manutenzione per cui numerose infiltrazioni,
hanno contribuito al predetto dissesto.
Le catene in legno delle capriate della navata centrale, cedendo dai rispettivi appoggi, gravano col
loro peso in chiave sul soffitto a volta, costituito in
mattoni da una testa, mettendo in serio pericolo
il soffitto stesso. Per tale motivo la Chiesa è stata
fatta chiudere al culto in prevenzione dell’incolumità pubblica.
Il programma dei lavori studiati dalla Soprintendenza si può così riassumere:
a-Smontaggio completo di tutto il manto di coperta (cupola, navata centrale e cappelle laterali) e
successivo rimontaggio con integrazione di buona
parte dei suoi elementi in cotto, della piccola e media orditura. Tutto ciò verrà risistemato in opera
dopo aver formato un cordolo di imbrigliamento
nella parte terminale della struttura in elevazione.
b- Grande riparazione degli infissi di chiusura
esterna di tutta l’opera per una efficiente difesa dagli agenti atmosferici che hanno provocato alterazioni alla decorazione in oro e stucco.
c –Completa sostituzione di tutta la rete di convogliamento e scarico delle acque piovane.
263
LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
Quanto sopra come descritto nella allegata perizia
n. 243 in data 8 febbraio 1966 per l’importo di
L. 7.420.00030.
I lavori vennero aggiudicati alla ditta Breccia di
Offagna, come si ricava dal verbale di aggiudicazione redatto in data 28 maggio 196631. Terminarono all’inizio del 1967.
Della antica e vecchia questione dei pavimenti si ritornò a parlare alla fine del 1966, come
attesta questa lettera del soprintendente inviata
contemporaneamente al sindaco di Fano, al presidente dell’EPT, al rettore della chiesa, al Ministero della pubblica istruzione, al Provveditorato
regionale alle opere pubbliche, al Genio Civile
di Pesaro per relazionare loro circa lo stato dei
lavori di restauro in San Pietro in Valle.
La Soprintendenza ha preso atto di quanto segnalato dagli enti in indirizzo, circa la necessità di
ulteriori restauri da effettuare nella Chiesa di S.
Pietro in Valle di Fano, situazione che peraltro era
già ben nota a questo Ufficio.
Come è noto la Soprintendenza ha recentissimamente ultimato un lotto di lavori, la loro prosecuzione sarà presa in considerazione compatibilmente ad una graduatoria d’urgenza delle opere di
restauro nelle marche e secondo i fondi che verranno messi a disposizione a tale scopo dal Ministero
della Pubblica Istruzione.
Con l’occasione si prega il Provveditorato alle Opere Pubbliche, cui la presente è inviata per conoscenza, a voler esaminare la possibilità di includere nel programma del 1966, in applicazione della
legge 1089 del 1/6/1939, la esecuzione dei lavori
di deumidificazione dell’ambiente con rimozione
e rinnovamento del pavimento, con creazione di
sottofondo isolante.[…]32
Si parlò poi ancora nel febbraio del 1968 dei lavori della nuova “pavimentazione e della doppia
vetrata alle finestre della cupola” da farsi, ma si
dovrà attendere ancora molto per vederli effettivamente realizzati33.
I lavori di restauro negli ultimi decenni
Gli anni Ottanta cominciarono con segnalazio-
264
ni di nuove infiltrazioni dal tetto e latente stato di umidità risalente dalle fondazioni, nonostante sul primo si fosse intervenuto solo pochi
prima. Lo faceva rilevare il soprintendente per
i beni artistici e storici delle Marche Paolo Dal
Poggetto con una lettera indirizzata al sindaco
della città in data 6 novembre 1980:
In corso di sopralluogo in data 30.10.1980 si è
constatato che la chiesa di S. Pietro in Valle è interessata da infiltrazioni di umidità, sia dal tetto che
dalle fondazioni; la volta dipinta è interessata da
cadute di colore che, per quanto risulta, si stanno
estendendo; lo stesso dicasi delle cappelle laterali,
già notevolmente deteriorate nelle decorazioni da
problemi di umidità. […]
Al Comune, come proprietario dell’edificio, si chiede che provveda con urgenza alla sostituzione dei
vetri rotti delle finestre […]34.
Analoghe analisi e sollecitazioni venivano fatte
anche dal soprintendente architetto Maria Luisa Polichetti in una lettera al sindaco di Fano del
15 dicembre 1980 e dall’ingegnere capo del Genio Civile di Pesaro Antonio Caturani35. Nulla
però veniva fatto per risolvere le questioni più
rilevanti, tant’è che tre anni dopo la professoressa Anna Maria Pieretti, a nome dell’associazione
Italia Nostra, Sezione Pesaro-Fano era costretta a segnalare il grave stato di abbandono della
chiesa, sacrestia compresa, e a rinnovare l’appello al sindaco e alla giunta comunale per un intervento urgente di restauro:
[…] Lo stato di questa pregevole opera architettonica, ricca di marmi, stucchi, affreschi, tele,
suppellettili e arredi lignei di notevole fattura, è al
presente decisamente deplorevole.
In particolare segnaliamo lo stato del tetto che non
protegge l’edificio, causando, per le notevoli infiltrazioni di umidità, danni al pavimento, agli altari, agri affreschi e agli stucchi.
Tutto l’impianto della chiesa è sottoposto a un grave deterioramento, causato dalla eccezionale umidità che sale dal basso.
Pensiamo che il Comune di Fano, proprietario
della chiesa, debba adoperarsi quanto prima per
un piano di risanamento e di restauro che non è
I RESTAURI DEL NOVECENTO
possibile rimandare oltre.
Anche la sacrestia, di stile neoclassico, deve essere tolta dall’abbandono in cui attualmente si
trova, con un restauro generale e dell’ambiente e
degli arredi36.
La sollecitazione di Italia Nostra determinava
un sopralluogo da parte di un funzionario della soprintendenza ai monumenti che così relazionava:
[…] L’edificio sacro sta avviandosi ad un progressivo e graduale degrado per la mancata manutenzione. In più parti la chiesa ha più che mai bisogno di
intervento, per evitare danni irreparabili.
Tetto: la parte centrale è stata ricostruita dalla soprintendenza e non preoccupa il suo stato. La parte
riguardante la cupola del transetto è sprovvista di
grondaia (divelta dal vento) L’acqua meteorica che
non può essere convogliata, batte violentemente sui
tetti sottostanti provocando infiltrazioni. L’umidità continua, inesorabile l’opera di disgregamento
della parte di pavimento in pietra (ingresso chiesa), anche le pareti ricoperte da lastrine di marmo
policromo sono interessate al fenomeno con risultati piuttosto negativi. Destano preoccupazione anche vistose lesioni che attraversano trasversalmente
la chiesa all’altezza della prima cappella. L’inconveniente merita una attenta e più precisa verifica
per determinarne le cause. Urge un’opera di risanamento per evitare il completo degrado […]37.
Seguivano negli anni successivi corrispondenze
varie tra Comune, Soprintendenza ai Monumenti e Genio civile, fino al 19 maggio 1987,
quando il dirigente del Genio Civile di Pesaro
ingegnere Antonio Caturani effettuava un accertamento circostanziato dello stato della chiesa. Questo il passo più drammatico della relazione:
[…] Nello scantinato della cappella sul fianco sinistro, numerose infiltrazioni di acque hanno provocato il crollo parziale di una sottostante cripta e un
notevole cedimento di terreno, lasciando sospeso e
senza appoggi un tratto delle fondazioni del muro
portante verso il transetto per una lunghezza di
ml. 3,50.
Sulle strutture murarie soprastanti non si notano
ancora delle lesioni di cedimento.
Numerose infiltrazioni di acque si evidenziano attraverso i dissestati manti di copertura, con tracce
nelle volte della navata e delle cappelle e sulla cupola del transetto..
Le strutture portanti in legno della chiesa, per
quanto è stato possibile accertare, risultano ancora
in discreto stato di conservazione.
La grondaia e i tubi pluviali sono completamente
deteriorati o mancanti.[…]38.
Seguirono altri sopralluoghi, piccoli interventi parziali e altre comunicazioni tra i vari enti
preposti alla tutela e alla salvaguardia, tutti incentrati sulla valutazione dei problemi di fondazioni, di risalita dell’umidità e di condense
con conseguenti danneggiamenti della parte
bassa dell’edificio. Significativa la lettera del
soprintendente Paolo Dal Poggetto, indirizzata
nel giugno del 1989 al Dott. Sandro Massa del
C.N.R. – Conservazione opere d’arte:
Questa Soprintendenza intende procedere al
restauro delle decorazioni pittoriche e scultoree
dell’edificio in oggetto […]. Attualmente l’apparato decorativo […] versa in condizioni di
estremo degrado a causa dell’ingentissima presenza di umidità.
Le coperture sono gia state risanate, ma il fenomeno che appare assolutamente preoccupante è
la enorme presenza di umidità in tutta la parte
basa dell’edificio che ha già eroso o staccato buona parte del rivestimento marmoreo.
Il Comune di Fano ha provveduto ad una prima azione di risanamento mediante l’apertura
delle tombe terragne e il loro svuotamento, ma
ciò non sembra aver sortito alcun effetto.
Il pavimento presenta costantemente fenomeni
di condensa; la risalita dell’umidità giunge ad
oltre il metro e mezzo.
Si chiede che codesto Istituto voglia compiere un
sopralluogo per prendere visione del problema
e valutare l’opportunità di fornire una consulenza a questo ufficio, il quale chiede inoltre
l’apporto della consorella Soprintendenza per i
beni Ambientali e Architettonici che legge per
conoscenza39.
265
LA CHIESA DI SAN PIETRO IN VALLE A FANO
Il 9 settembre dello stesso anno intanto una sorpresa animava l’imminente apertura del cantiere
di restauro. Il presidente dell’associazione fanese “Essere Fano”, Romolo Eusebi, comunicava,
con tanto di documentazione fotografica, al sindaco di Fano, e per conoscenza alla Soprintendenza, la scoperta di “un’effigie affrescata nella prima arcata sinistra superiore esterna della
chiesa”, manifestando peraltro - si legge nella
lettera – preoccupazione “per la salvaguardia e
conservazione della medesima (per opportuni
studi di databilità e paternità) in quanto è imminente in quella zona dell’edificio, l’inizio dei
lavori di restauro conservativo esterno (lunedì
11 settembre c.a.)”40. Non abbiamo trovato altri riscontri a questa scoperta e la cosa è rimasta
praticamente lettera morta. Per quanto riguarda
l’effigie abbiamo chiesto, a 15 anni circa di distanza dalla scoperta, a Romolo Eusebi di darci
una sua interpretazione, quella che potete leggere nella scheda, Uno sguardo nel tempo, nelle
pagine successive.
Altri restauri parziali sono avvenuti anche negli ultimi anni, ben documentati dalle carte
dell’ “Archivio corrente” della Soprintendenza
Soprintendenza per i beni architettonici e per
il paesaggio delle Marche. Nella seconda metà
degli anni Novanta vennero installati un nuovo
impianto di illuminazione ed un impianto di
sicurezza a protezione degli ambienti della chiesa41, soprattutto nella parte laterale che dà su
via Forestieri, l’antico vano del cosiddetto “oratorio piccolo”, dove venne poi allestito uno spazio espositivo dedicato a mostre d’arte moderna
e contemporanea42, rinominato Saletta Nolfi
per avere un accesso diretto dall’omonima via
(vedi scheda L’oratorio piccolo poi Saletta Nolfi
di Marco Ferri)
Risale invece al 2005 la pratica per la messa a
norma degli impianti tecnologici e di servizio
della chiesa, redatta dalla ditta Dago43.
Vanno infine segnalati anche diversi restauri
delle decorazioni, in particolare: il restauro degli stucchi di un altare ad opera di Nino Pieri
(1997); il restauro degli stucchi e degli affreschi
della prima cappella a sinistra ad opera di Isidoro Bacchiocca (1997); il restauro degli stucchi e
degli affreschi della seconda cappella a sinistra
266
ad opera sempre di Isidoro Bacchiocca (1998);
il restauro degli stucchi dorati sopra l’organo di
sinistra ad opera di Nino Pieri (2002).
Sempre alla fine degli anni Novanta furono fatti alcuni studi relativi ai materiali lapidei della
chiesa, finalizzati ad un intervento di restauro,
ad opera della Dott.ssa Maria Letizia Amadori,
con la collaborazione della prof.ssa Laura Baratin, dell’Istituto di scienze chimiche “F. Bruner”
dell’Università di Urbino44.
Anche attualmente sono in corso lavori di restauro, con particolare attenzione alle cappelle
Uffreducci e Alavolini, a firma dell’architetto Mariangela Giommi, finanziati con i fondi dell’Unione Europea e dello Stato Italiano
nell’ambito del POR FESR Marche 2007-2013
– Obbiettivo competitività e occupazione, per
un importo di 630.000 Euro.
I RESTAURI DEL NOVECENTO
Note
1. Per un profilio di Luigi Serra si rimanda al volume di A.
Crispolti Serra, Luigi Serra, Accademia Raffaello di Urbino,
Sant’Angelo in Vado 2006.
2. Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio
delle Marche (d’ora in poi SBBAAPM), Archivio storico, Pratica
M-PS-13-71, Fano-San Pietro in Valle, comunicazione del 27
gennaio 1922.
3. Ibidem
4. Ibidem, comunicazione del 21 gennaio 1922.
5. Ibidem, comunicazione del 20 febbraio 1922.
6. Ibidem, comunicazioni dell’8 e del 13 marzo 1922
7. comunicazione del 28 marzo 1922.
8. Ibidem, Progetto di restauro della Sacrestia di S. Pietro e consolidamento del Salone Federiciano – Computo metrico estimativo, datato 28 marzo 1922.
9. Ibidem, comunicazione del 17 maggio 1922.
10. Ibidem, comunicazioni dell’8 e del 24 luglio.
11. Ibidem, verbale di visita, relazione e certificato di collaudo ,
Fano 10 maggio 1924.
12. Ibidem, comunicazione del 9 novembre 1953.
13. Ibidem, comunicazione del 2 dicembre 1953.
14. Ibidem, comunicazione del 10 dicembre 1953.
15. Ibidem, comunicazione dell’8 marzo 1955.
16. Ibidem, comunicazione del 4 gennaio 1956.
17. Ibidem, comunicazioni del 9 maggio, dell’1 e del giugno
1960.
18. Ibidem, relazione e computo metrico estimativo a corredo
del preventivo di spesa per la demolizione e ricostruzione del pavimento della chiesa di San Pietro in Fano del 15 ottobre 1960.
19. Ibidem, relazione a corredo del preventivo di spesa per la
demolizione e ricostruzione del pavimento della chiesa di San
Pietro, del 15 ottobre 1960.
20. SBBAAPM, Deposito, Pratica M-PS-13-71, Fano-San Pietro
in Valle, comunicazione del 26 luglio 1961.
21. Ibidem, relazione e perizia di spesa del 10 gennaio 1962.
22. Ibidem, lettera del sindaco di Fano del 10 novembre 1962,
relazione del tecnico della soprintendenza Franco Battistoni del
16 novembre successivo e comunicazione del soprintendente al
Sindaco di Fano e al parroco di San Pietro in Valle del 21 novembre 1962 .
23. Ibidem, comunicazione del parroco dell’11 giugno 1963.
24. Ibidem, comunicazione del 18 novembre 1963.
25. Ibidem, comunicazioni del 2 aprile e del 17 settembre 1964.
26.Ibidem, comunicazione del 9 gennaio 1965.
27. Ibidem, relazione del 9 febbraio 1965.
28. Ibidem, relazione del 1 dicembre 1965. Della chiusura della
chiesa in dicembre su ordinanza del sindaco di Fano si ha notizia
anche dalla lettera del soprintendente datata 8 febbraio 1966 ed
inviata al Ministero della Pubblica Istruzione- Direzione Generale Antichità e Belle Arti.
29. Ibidem, comunicazioni del 3 e del 10 dicembre 1965.
30 Ibidem, relazione per i lavori di sistemazione e restauro del
manto di copertura della chiesa di S. Pietro in Valle.dell’ 8 febbraio 1966.
31. Ibidem, verbale di aggiudicazione del 28 maggio 1966.
32. Ibidem, comunicazione 9 novembre 1966.
33. Ibidem, vedi comunicazioni dell’8 febbraio 1968.
34. Ibidem, comunicazione del 6 novembre 1980.
35. Ibidem, vedi comunicazioni del 15 dicembre 1980 e del 20
gennaio 1981.
36. Ibidem, comunicazione del 1° giugno 1984.
37. Ibidem, verbale di sopralluogo redatto il 22 agosto 1984.
38. Ibidem, comunicazione del 19 maggio 1987.
39. Ibidem, comunicazione del 13 giugno 1989.
40. Ibidem, comunicazione del 9 settembre 1989.
41. SBBAAPM, Archivio corrente, Pratica M-PS-13-71, comunicazioni del 5 e 22 maggio 1997.
42. Ibidem, comunicazioni del 5 marzo, 3 maggio e 20 maggio
1999. La pratica da parte del Comune fu seguita dall’ingegnere
capo Vittorio Luzi.
43. Ibidem, relazioni e progetto tecnico.
44. Ibidem, relazioni ed elaborati vari
Qui e nella pagina a fronte
Decorazioni nell’antico vano del
cosiddetto “oratorio piccolo”, oggi
Saletta Nolfi
267
TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO
Uno sguardo nel tempo
Il volto misterioso
Ora, lasciando per un attimo il luogo della chiesta
e della storia dell’arte, entriamo per un momento
in quello della fantasia e della passione. Quasi 400
anni scorrono dall’ultimazione della chiesa e dalle
decorazioni pittoriche eseguite al suo interno,
tanti anni, tanto tempo. Oggi, lo sguardo curioso,
indiscreto, di un nostro concittadino, Alfonso
Pagnoni, abitante a lato della chiesa, nota per caso
un curioso e strano evento: un dipinto sconosciuto
sullo sguscio esterno della prima finestra alta,
alla sinistra della navata dell’edificio. Pagnoni lo
fotografa e mi ha passa la sua nota. Come si vede
si tratta di un dipinto a fresco rappresentante un
profilo di giovane, il capo girato a destra, con lo
sguardo rivolto verso l’interno della chiesa, esso
è ben eseguito. Si moltiplicano le congetture, gli
enigmi, le domande, di chi possa essere il ritratto,
del perchè fosse proprio lì fuori, segretamente
eseguito, e a quale scopo? il suo autore doveva aver
usato le strutture a ponte che erano all’interno
della chiesa, erette per eseguire i decori pittorici
delle volte. Solo tali ponteggi hanno permesso
al nostro anonimo personaggio di accedere al
finestrone, altrimenti irraggiungibile. Che fosse qualcuno delle maestranze incaricato ai lavori alle
volte della chiesa. forse il Pittore Viviani?.... un suo allievo?..... non si può escludere, Un decoratore
a noi sconosciuto? .... chissà?!. Non lo sappiamo. Lasciamo per ora la sua identità celata. Forse è
più bello limitarsi a rilevare la misteriosa intrusione di questo appassionato giovane, in un contesto
architettonico, pittorico, artistico, quale doveva ed è la chiesa di S. Pietro in Valle. Un edificio
regolato da severe leggi religiose, che sicuramente avrebbero impedito a chiunque un intervento
talmente trasgressivo. Ma egli, incurante di tutto, si dipinge, fiero e nascosto, segnando la sua
presenza, indelebile nel tempo, sicuro che nessuno lo avrebbe sorpreso. E’ di certo un artista, visto il
livello di qualità pittorica, un appassionato, che, oltrepassando la soglia del luogo religioso, impone
calorosamente la sua presenza, col vigore di un innamorato, discreto, appassionato, e forse non
corrisposto. Verso chi, poteva essere rivolta questa supplicante presenza?, la chiesa non gli avrebbe
mai permesso la partecipazione ai sacri luoghi, ed egli nel fervore di una sua religiosità d’artista,
proclama quel suo amore non corrisposto e impedito dai canoni cattolici dell’ordine filippino.
Amore verso l’arte, quell’arte che non permetteva alcuna personale presenza autografa nell’opera
eseguita. Oppure amore per una donna, una donna che egli vede e nota puntualmente all’interno
della chiesa, solita a recarsi su di un banco a pregare, e che egli vede e rivede dall’alto del ponteggio,
mentre è uso alle pitture. E’ forse un Amore segreto, timoroso o proibito, e così la chiesa diventa
il luogo insospettabile per il suo impossibile convegno appassionato. Egli si dipinge nel gesto di
guardare, nell’atto di contemplare segretamente la sua amata. Non lo sapremo mai , né quale fosse
la circostanza e il significato della storia , ma di certo sappiamo che un grande amore e una volontà
di esserci, ad ogni costo,, ha spinto il giovane a marcare l’eternità del suo gesto. Noi indiscreti lo
consegnamo alla storia, meritatamente e riguardosamente...... Il nostro bizzarro pittore, in attesa di
essere rivelato completamente resterà nel tempo, fuori dal tempo,...senza tempo!...per sempre!
(RE)
268
TITOLO TITOLO TITOLO TITOLO
Il volto del personaggio misterioso si trova sulla lunetta
della prima finestra della
chiesa sul lato che dà su Via
Forestieri.
La foto in alto risale a qualche anno fa, prima che la
chiesa venisse restaurata. La
foto in basso è stata realizzata dopo i restauri del 20112012
269
Qui e nelle pagine seguenti
L’interno della chiesa dopo i
recenti restauri
270
271
272
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I restauri del Novecento - Fondazione Cassa di Risparmio di Fano