CONSIGLIO REGIONALE DELLA LOMBARDIA X LEGISLATURA VI COMMISSIONE “AMBIENTE E PROTEZIONE CIVILE” Seduta del 20 marzo 2014 Processo verbale n. 9/2014 Il giorno 20 marzo 2014, alle ore 10:30, è convocata a norma dell’articolo 31, comma 1, del Regolamento generale, presso la sede del Consiglio regionale, la VI Commissione per la trattazione degli argomenti di cui all’ordine del giorno allegato. Presiede la seduta il Presidente Luca MARSICO. Assistono alla seduta la responsabile della posizione organizzativa Livia FERRARI con funzione verbalizzante e il funzionario Alessandro ROTILIO. Alle ore 10:40 il Presidente MARSICO apre la seduta. 2 Argomento n. 1 dell’o.d.g. Comunicazioni del Presidente. Il Presidente MARSICO richiama le proprie comunicazioni portate a conoscenza dei Consiglieri attraverso la pagina intranet della Commissione. Argomento n. 2 dell’o.d.g. Approvazione dei processi verbale n. 8 del 13 marzo 2014 Ai sensi dell’ art. 61 comma 3, del regolamento generale, si intende approvato il processo verbale di cui sopra Argomento n. 3 dell’o.d.g. “Incontro con l’Onorevole Giuseppe Zamberletti e l’Assessore regionale alla sicurezza, protezione civile e immigrazione, sul tema della Protezione Civile”. Inizio trascrizione integrale Presidente MARSICO Io, prima di dare la parola all’assessore, e successivamente al Presidente Zamberletti, mi permetto di introdurre il tema della nostra Commissione. Giuseppe Zamberletti non ha bisogno, per la verità, di presentazioni, perché rappresenta a tutti gli effetti una delle colonne portanti non solo di Regione Lombardia, ed è giusto citare Regione Lombardia visto la sede in cui ci troviamo, ma rappresenta a livello nazionale il fiore all’occhiello, la punta di diamante, il padre, e non soltanto nobile ma effettivo, di quello che la Protezione Civile è oggi in Italia. Per me che sono di Varese ha sempre rappresentato anche negli anni della mia adolescenza un riferimento importante su come si possa fare politica a livello territoriale, quindi interpretando nel migliore dei modi questo ruolo di fiero rappresentante di un territorio, e nel contempo avere la capacità di declinare temi di natura di aria vasta proprio come la Protezione Civile. La Protezione Civile, così come è oggi in Italia, non sarebbe quello che è se non ci fosse stato Giuseppe Zamberletti a suo tempo a tratteggiarne i contenuti e a darne alimento. Io sono, in qualche modo, quasi imbarazzato nel presentare Giuseppe Zamberletti perché, evidentemente, per noi di Varese è sempre stato un punto di riferimento, direi in modo assolutamente trasversale, e non legato all’appartenenza politica. E’ stato ultimamente insignito della Martinella del Broletto, che è il più alto riconoscimento che il Comune di Varese attribuisce a chi ha portato lustro alla propria città. Ha, peraltro, recentemente compiuto - lo possiamo dire, Presidente? - 80 anni. Questo non ha minimamente scalfito la sua voglia di esserci, la sua voglia di dare il contributo che so che molti anche dell’attuale Protezione Civile a 3 livello nazionale quotidianamente gli chiedono, soprattutto nei momenti in cui si versa in situazioni di crisi. Ho creduto opportuno - per la verità ne avevo già fatto cenno all’atto dell’insediamento della Commissione - invitarlo, e sono grato perché, appunto, ha accettato, perché ritengo importante che oggi i Commissari di VI Commissione possano avere un excursus di quello che è la Protezione Civile, e oggi senza dimenticare i passaggi salienti che hanno permesso di arrivare allo stato di eccellenza che noi oggi possiamo mettere in campo. Quindi la presenza di Giuseppe Zamberletti oggi ha questo significato, un significato di natura formativa per chi lo ascolterà, e in reciprocità anche di attribuzione da parte della VI Commissione di un ringraziamento importante per quello che Giuseppe Zamberletti ha fatto. Noi siamo onorati oggi di averla qua, grazie per quello che ha fatto da cittadino lombardo ma, me lo lasci dire, anche da cittadino di questa Italia che avrebbe ancora oggi tanto bisogno di persone come lei che con dedizione, con capacità, con impegno, si prodigano per il futuro nostro e dei nostri figli. Grazie, Presidente, di essere qui. Cedo la parola all’assessore Bordonali. Assessore BORDONALI Sarò brevissima perché, purtroppo, successivamente devo abbandonarvi perché ho Giunta, e quindi anch’io tengo molto a sentire l’Onorevole Zamberlettti, e quindi non voglio rubare tempo al suo intervento, ma voglio unirmi al Presidente Marsico ringraziandolo, ringraziandolo per tutto ciò che ha fatto per la nostra Protezione Civile. Se oggi esiste una Protezione Civile in Italia, che è un fiore all’occhiello, che ha dimostrato in tante occasioni di saper intervenire in modo adeguato, puntuale, è grazie all’Onorevole Zamberletti. Ma in mio ringraziamento va oltre, grazie per i consigli che mi ha dato all’inizio del mio mandato, consigli che ho assolutamente seguito, perché l’Onorevole Zamberletti mi ha consigliato come prima cosa di ascoltare il mondo del nostro volontariato. L’ho seguito in questo consiglio importante, perché ritengo che sia fondamentale avere un contatto continuativo importante con i nostri volontari di Protezione Civile; in Lombardia ne abbiamo quasi 25.000, è una risorsa importantissima, e li ho realmente coinvolti in questo anno, non solo un coinvolgimento per quanto riguarda le esercitazioni, ma un coinvolgimento anche sulla parte decisionale, perché attraverso la consulta del volontariato sto modificando molte questioni che riguardano, ovviamente, la Protezione Civile, andremo anche verso delle modifiche normative. Ad esempio, per quanto riguarda il Piano formativo dei nostri volontari hanno dato un contributo importantissimo alla realizzazione del nuovo Piano formativo di Regione Lombardia che per la prima volta 4 è un Piano formativo triennale, quindi si guarda al futuro e si investe sulla formazione, ma questo Piano formativo, vedo che c’è il dottor De Vita al quale ha lavorato molto, la dottoressa Marforio, il mio direttore che ringrazio perché è stato molto impegnativo ma ha dato alla fine un grandissimo risultato, perché sono stati gli stessi volontari che sono intervenuti su quello che è la formazione, e quindi su ciò di cui hanno loro bisogno. Sono stati coinvolti sul piano decisionale anche sulla nuova colonna mobile regionale, perché la nuova colonna mobile regionale da fine dicembre, quando ho portato la delibera, è una colonna mobile regionale che coinvolge tutte le colonne mobili provinciali, quindi che viene ampliata, c’è una maggiore collaborazione di tutte le organizzazioni di Protezione Civile che ci sono sul territorio. Ecco, queste sono alcune delle questioni più importanti che sono riuscita a realizzare insieme, ripeto, ai volontari che partecipano anche a livello decisionale, perché ritengo sia essenziale questo. Spero ci sarà occasione per venire a presentare il primo anno di lavori e quello che abbiamo realizzato, però io adesso voglio sentire l’Onorevole Zamberletti. Però, prima di concludere, voglio chiedere all’Onorevole Zamberletti cosa ne pensa della proposta della modifica del Titolo V che riporterebbe in capo allo Stato la Protezione Civile, quindi spogliando le Regioni di questa funzione importante. Presidente MARSICO Grazie, Assessore. La parola all’Onorevole Zamberletti. Onorevole ZAMBERLETTI Io, intanto, ringrazio veramente il Presidente Marsico per questo invito che mi ha particolarmente commosso, perché l’occasione di venire nella Commissione della Regione, della mia Regione, per parlare di Protezione Civile io che sono arrivato alla fine della mia esperienza, insomma, ottanta anni cominciano a pesare, però per me è molto interessante, direi anche molto gratificante. E’ anche gratificante incontrare un bravo Assessore alla Protezione Civile, ho avuto occasione di conoscerla, abbiamo avuto occasione di parlare, e so che si sta impegnando, anche perché in realtà la Regione Lombardia, vede, Marsico, quando l’altro giorno il Comune di Varese, il Sindaco Fontana, mi ha dato questo grande onore della Martinella di Varese gli ho detto “Voi avete avuto, però, una fortuna, di non dovermi chiamare mai. Mi avete invitato ma non avete dovuto mai chiamarmi”; perché, grazie al cielo, la Lombardia, io ricordo l’intervento grosso in Lombardia è stato alla Valtellina, tolto il settore del dissesto idrogeologico che è un problema grosso per quanto riguarda la Lombardia, però la mappa dei rischi della Lombardia era fino a poco tempo fa, e poi diciamo che adesso le cose sono un po’ cambiate, una mappa dei rischi che non comprendeva uno 5 dei rischi che riguardano gran parte del nostro territorio nazionale che è il rischio sismico, mentre il resto del nostro territorio nazionale e a rischio sismico, spesso il rischio vulcanico. L’altro giorno - io continuo a presiedere come Presidente emerito della Commissione dei grandi rischi - c’è stata alla lunga riunione sui Campi Flegrei, e lì si aspettano cose delicatissime, e l’attenzione della comunità scientifica sull’area del Vesuvio dei Campi Flegrei, tenendo conto anche del grande processo di urbanizzazione determinato in quelle zone, comporta una valutazione, un’attenzione particolare. La Lombardia, fino adesso dico - perché dal punto di vista sismico l’area padana ha cominciato da qualche anno ad aumentare la sua criticità, del resto abbiamo avuto un episodio del terremoto dell’Emilia e a Mantova, è stato il segno di un fenomeno che l’Istituto nazionale di geofisica e la comunità scientifica, aveva cominciato a registrare come fenomeno che vede un aumento di sismicità dell’area padana; questo non significa che si possano fare previsioni su tempi, ma quando aumenta la sismicità bisogna aumentare anche il livello di attenzione. Ora come Regione Lombardia e l’Assessorato state lavorando, fra l’altro poi c’è una domanda che mi sono dimenticato di fare per quanto riguarda il vostro rapporto con la comunità scientifica, perché io ho chiesto alla Commissione grandi rischi nazionale, ho detto noi dobbiamo collegarci con la comunità scientifica che lavora in collaborazione con la Regione, perché la comunità scientifica è una realtà molto delicata da maneggiare e spesso il mondo delle cattedre crea dei problemi, e invece di divergenza politica, bisogna avere diagnosi il più possibile affidabili, senza protagonismi. Ora c’è da dire che la Protezione Civile italiana - devo dare la risposta sulle modifiche costituzionali - in realtà comincia a nascere,veramente con la legge del 1970, e diventa servizio nazionale di Protezione Civile nel ’92; prima del 1970 la Protezione Civile era di competenza del 1920, perché queste leggi sulla Protezione Civile sono sempre molto in ritardo rispetto a grandi eventi che il paese ha avuto, il terrermoto di Messina è stato un ispiratore della legge del 1920. In realtà allora il soccorso non era facile da organizzare, le comunicazioni erano scarse, per cui si diceva “quello che è successo è successo, diamo i poteri di Protezione Civile a livello centrale al Ministero dei lavori pubblici”, perché hanno da ricostruire, ormai chi è vivo è vivo, chi ci ha lasciato la pelle ci ha lasciato la pelle, i tempi per arrivare con le forze di intervento rapido sono lunghissimi cosi come le comunicazioni sugli edifici; per il terremoto di Messina, era la flotta russa che faceva esercitazioni nel Mediterraneo che è arrivata per prima, e tanto è vero che ho trovato nella legge una previsione che la panificazione doveva essere affidata alla Marina, perché? Perché siccome lì è arrivata la flotta 6 russa e avevano fatto il pane quelli della Marina, allora nella legge si è messo che toccava alla Marina in tutta Italia procedere alla panificazione. Dal ’76, nel 1970 a seguito anche qui del terremoto del Belice e a seguito dell’alluvione del Polesine, va in porto la legge del ’70 che per la prima volta tira fuori il termine Protezione Civile. Io sono stato relatore di quella legge, perché il mio destino, ero giovane parlamentare nel ’68, hanno detto “fai il relatore di questa”, che è una legge che si trascinava da tempo per la semplice ragione che il clima politico era molto diverso, e lo scontro politico fra i partiti di centrodestra e il partito comunista era uno scontro politico che derivava dallo scontro politico europeo, e quindi la diffidenza dell’opposizione nei confronti di una legge che poteva anche essere letta come una legge che introducendo la figura del Commissario straordinario dando pieni poteri, dando l’organizzazione del volontariato al potere centrale e ai Prefetti, creava una diffidenza legittima; di fatti, uno dei primi relatori di questa legge che è stato Guido Gonella negli anni ’50, mi raccontava che, insomma, questa legge non era riuscito mai a farla passare. La legge poi passò, perché io mi ero messo di buzzo buono, e devo dire che trovai proprio con la Vicepresidente della Camera, l’Onorevole Iotti che era anche il Capogruppo del partito Comunista, una soluzione che poi è diventata la regina delle soluzioni: diamo il volontariato agli Enti locali, diamo il volontariato non all’organizzazione delle Prefetture ma agli Enti locali, anche perché il sogno è di avere un’articolazione più libera del volontariato, più dialogante, più partecipante, perché il disegno di legge del ‘70 prevedeva che il volontario si doveva iscrivere presso i ruolini delle Prefetture, e con questo non combinando niente, perché noi lo sappiamo benissimo che il volontariato ha bisogno di essere organizzato, di vivere in gruppo, di creare dei gruppi comunali di volontari. Poi mi è capitato per uno strano destino, cioè in realtà il terremoto del Friuli del 1976, c’era la necessità di nominare un Commissario straordinario ai sensi della legge del ’70 e mi sono trovato, essendo stato il relatore della legge del ’70 e Sottosegretario agli Interni del Governo in cui il Ministro degli Interni era Francesco Cossiga, ad essere nominato da Aldo Moro Commissario per il terremoto del Friuli. Quell’esperienza è stata, insieme a quella di quattro anni dopo dell’Irpinia - perché noi abbiamo avuto la concentrazione delle due più grandi catastrofi del secolo scorso, Friuli 1.000 morti e 8.000 feriti, l’Irpinia 3.000 morti, quindi dimensioni imponenti del disastro, però nelle operazioni di soccorso sia del Friuli, che dell’Irpinia, hanno concorso le stesse persone del Corpo dei Vigili del Fuoco, delle Forze Armate, delle organizzazioni che allora non c’erano ancora i gruppi comunali di Protezione Civile, era l’Associazione Nazionale Alpini che cominciava a organizzare un 7 sistema di partecipazione all’attività di volontariato per la Protezione Civile. Quindi, in realtà, la presenza delle stesse persone che ha portato a ragionare tutti insieme sulla necessità di arrivare alla costituzione del servizio nazionale di Protezione Civile. Il servizio nazionale di Protezione Civile, perché è difficile da organizzare in un paese come il nostro? Per due ragioni: il nostro è un paese in cui convive, insieme al decentramento burocratico dello Stato, robusto da paese centralista, il decentramento democratico, Comuni, Province, Regioni, e quindi la convivenza sul territorio di un intreccio di rapporti fra il decentramento burocratico, le Forze di Polizia, le Forze Armate, il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Il nostro è l’unico paese al mondo che ha un Corpo di Vigili Fuoco organizzato dallo Stato centrale, tutti i paesi, compreso la Francia che è il paese più centralista a cui noi abbiamo sempre fatto riferimento, il Corpo di Pompieri di Parigi, il Corpo dei Pompieri degli Stati Uniti, tutti i paesi del mondo hanno questo. Noi abbiamo un Corpo nazionale costituito nel 1939, in vista della guerra, che sciolse, praticamente scorporò tutti i corpi comunali e provinciali, e li concentrò nel Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, e con un’organizzazione puramente centralista, tanto è vero che ci sono buoni rapporti fra le Regioni e il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, però il Corpo Nazionale dipende dai Prefetti, dipende dal Ministero degli Interni, con quale vantaggio e svantaggio? Loro dicono - io ho passato una vita con i Vigili del Fuoco, ho degli ottimi rapporti, i miei collaboratori migliori sono stati ufficiali, tecnici del Corpo dei Vigili del Fuoco - loro dicono giustamente “noi abbiamo una formazione del personale che vale dalla Lombardia alla Sicilia nello stesso modo”. Però la Francia che ha l’organizzazione territoriale, ha fatto scuole nazionali, ha creato pool di scuole per la formazione in modo da garantire proprio la omogeneità. Ma qual è il punto veramente negativo di questa cosa? E’ che abbiamo solo un corpo di professionisti, quindi 3.000 uomini, noi dalle Alpi alla Sicilia abbiamo solo 3.000 uomini nel Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Io ricordo i dati della Germania federale ancora, 1.100.000 pompieri, di cui 4.000 circa di professionisti e il resto volontari, questo anche la Francia, 400.000. Ora il nostro paese aveva anche debolezza nella struttura, tant’è vero che noi abbiamo dovuto usare nelle grandi emergenze le Forze Armate a massa, cioè intere divisioni dell’Esercito sono intervenute perché senza quelle non avremmo avuto la forza di gestire situazioni di emergenza. Mancando le colonne, quando voi parlate delle colonne mobili, un sogno, nel senso che non c’era la colonna mobile, o mi davano gli uomini l’Esercito, le Forze Armate o non ne avevo abbastanza. Il 8 Corpo dei Vigili del Fuoco avendo 3.000 uomini in tutto al massimo me ne mandava 500, me ne mandava 1.000, e quando me ne aveva mandati 1.000 doveva sguarnire i distaccamenti in giro, il problema della sicurezza degli aeroporti, perché il volontariato riesce a svilupparsi solo se collegato a organizzazione a livello locale. Allora c’era questo problema di un potere centrale che disponeva di tutte le forze più importanti d’intervento, e quindi la necessità per esempio di creare una struttura di volontariato ricreando i Pompieri, cioè ritorniamo a fare i corpi comunali, anche uniformandoci a tutti gli altri paesi che ci sono in Europa. Se noi ci affacciamo a qualunque frontiera, ci accorgiamo che i corpi comunali dei Vigili del Fuoco sono corpi comunali che ci sono in tutti i Comuni. La seconda cosa importante è quella, che si dovrà affrontare, che la catena di comando politico, non quella tecnica, in realtà è a zigzag, perché è il Sindaco che riesce ad essere elemento di unità perché è anche ufficiale di Governo, e quindi al suo livello non ha concorrenza, ma poi quando arriviamo a livello provinciale c’è il problema della Presidenza della Provincia e del Prefetto; poi si arriva alla Regione che adesso ha avuto più peso, ma il Prefetto dipende dal Governo, non dipende dal Presidente della Regione, eppure nella Protezione Civile occorre una catena di comando politico coerente, non si può andare a zigzag, questo dipende da Roma, non è possibile. Questa è la cosa che ha reso molto difficile legiferare in un settore dove per la sicurezza dei cittadini non si possono permettere mediazioni troppo complicate. Di fatti, noi abbiamo impiegato dal 1981 quando nasce il Dipartimento della Protezione Civile e viene nominato un Ministro per cominciare a organizzare la protezione civile, fino al ’92 per avere la legge del servizio nazionale, e uno si domanda: ma possibile che dopo tutto quello che è successo ci vuole più di dieci anni per avere una legge? La verità è che è una legge complicata. Era una legge con cui si doveva cercare di risolvere un problema quasi insolubile, che era quello di avere una catena di guida coerente. Io ricordo - questo è un particolare curioso, lo dico sinceramente che io ho portato in Consiglio dei Ministri il testo per farlo approvare nel 1984, il Consiglio dei Ministri approva all’unanimità il testo, c’era il Governo Craxi, e dopo un mese il testo era al Quirinale e non va alle Camere. Siccome i colleghi e amici delle Commissioni dissero “ma quando arriva questo teso che avete approvato? Avete fatto anche la conferenza stampa, quand’è che arriva?”. Allora vado da Pertini che era il Presidente della Repubblica, è sempre stato un mio grande amico, e gli dico “Presidente, ma questo disegno di legge approvato all’unanimità perché non lo trasmette alle Camere?”; e lui che era un personaggio, un grande Presidente, però aveva le sue idee, ha detto “Vedi, tu sei vecchio e quindi sai che io autorizzo la presentazione di disegni di legge alle Camere, la Costituzione lì ci autorizza, autorizzare vuole 9 dire che non lo autorizzo, se no diceva trasmette, invece dice il costituente: “autorizzo”, e tu mi chiederai perché non ho autorizzato la presentazione e io ti rispondo perché non mi piace”. E allora, ho detto “Presidente, perché non le piace?”, perché era stato certamente premuto, “Perché toglie troppi poteri ai Prefetti per darli ai Presidenti delle Province”. Sono dovuto venire a patti, alla fine, per cercare di fare passare la legge, perché in realtà questa estrema difficoltà a creare un sistema coerente è una cosa molto difficile. L’altra cosa difficile era il fatto di creare strutture di coordinamento, di guida complessiva, perché la Protezione Civile è un’attività interdisciplinare, è interforze, tanto è vero che io ho sempre detto non ci vuole un Ministero della Protezione Civile ma ci vuole un Dipartimento della Presidenza del Consiglio perché deve sapere raccordare tutte le varie Amministrazioni, dialogare con la comunità scientifica, dialogare con le forze di intervento, e soprattutto la Protezione Civile non è più norme su soccorso alle popolazioni colpite da calamità, ma deve comprendere come elemento centrale la prevenzione, cioè la previsione alla prevenzione; cioè, il vero obiettivo della Protezione Civile è evitare i danni se si può, o comunque, in ogni caso, la perdita di vite umane, e quindi in realtà la previsione/prevenzione che prima erano separate, cioè la Protezione Civile vedeva attività di soccorso è una cosa, l’attività di prevenzione è un’altra, invece è necessario che la Protezione Civile comprenda tutto; per fare questo, però, è necessario coordinare una pluralità di Amministrazioni centrali ma anche di Amministrazioni sul territorio, perché la Protezione Civile va dalla normativa antisismica, deve occuparsi, e quindi coordinare l’attività che il Ministero dei lavori pubblici e il Consiglio superiore dei lavori pubblici ha nella stesura della normativa antisismica, a quella della previsione di tutti i rischi che riguardano il grande versante anche delle attività umane, il rischio chimico-industriale, e poi c’è il settore del rischio idrogeologico. Ora, adesso, con il cambiamento, con le modifiche costituzionali, dobbiamo stare molto attenti perché il grosso pericolo è di riprendere il zigzag delle competenze, cosa che in Protezione Civile, sia per l’attività di previsione, che per l’attività di prevenzione, è estremamente importante. Poi, voglio dire una cosa: noi siamo riusciti, quindi, a varare nel ’92 la legge sul servizio nazionale, le Regioni allora cominciavano a prendere, voi sapete che uno dei guai, se non si organizza bene la catena di comando politica, è l’abuso della figura del Commissario. Si nomina il Commissario proprio perché per mettere d’accordo il decentramento burocratico con il decentramento democratico, ci vuole uno solo che comanda, e allora si nomina il Commissario straordinario in emergenza; spesso coincide, adesso si fa coincidere con il Presidente della Regione, ma si mette un altro cappello, cioè non è 10 più il cappello del Presidente della Regione, è il cappello del Commissario del Governo. Il fatto che lo si faccia coincidere risolve un po’ il problema della funzionalità, ma a mio avviso si potrebbe ricorrere meno alla figura del Commissario se fosse molto chiara la catena dei comandi. Per quanto riguarda il volontariato, ecco, non voglio farla lunga per lasciare tempo alle domande, quello del volontariato è stato il mio incubo, anche perché noi abbiamo solo 3.000 uomini nel Corpo dei Vigili del Fuoco, adesso ne abbiamo meno di prima perché prima avevamo i 5.000 della leva in più, non abbiamo più l’esercito di leva e quindi non possiamo più ricorrere ai 30.000 che noi abbiamo mobilitato in Friuli e abbiamo mobilitato in Irpinia, non ce li possono dare, perché ormai è un esercito piccolo di professionisti. Se non abbiamo il grande respiro del volontariato, noi siamo, pur avendo ormai una macchina in cui abbiamo messo a punto la previsione, la prevenzione, l’attività delle Regioni, insomma noi abbiamo una Protezione Civile che ci viene guardata e invidiata dagli altri paesi, però abbiamo le difficoltà che ci sono, tanto è vero che è invidiata al punto che il nuovo documento del Parlamento europeo e della Commissione fa riferimento al sistema italiano in sostanza, però noi su questo del volontariato dobbiamo andare avanti. Io volevo chiamarli i corpi comunali di Vigili del Fuoco, allora sia il Ministro Rognoni che il Ministro Scalfaro, che sono succeduti al Ministero dell’Interno, mi hanno chiamato e mi hanno detto “Il Corpo dei Vigili del Fuoco se li chiami, così fa un anno di sciopero”; così ho detto “Lasciamo perdere, mettiamoci d’accordo, chiamiamoli corpi comunali di Protezione Civile”, perché il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco dice “Siamo noi i Vigili del Fuoco, non vogliamo altri sulla piazza”, e io dicevo “No, in tutti i paesi ci sono i professionisti, ci sono i volontari”, anche perché il volontario è importantissimo a fianco del Sindaco come figura di sentinella per la prevenzione, perché lo aiuta a vedere i rischi, perché il volontario preparato, formato, collegato agli esponenti della comunità scientifica può essere uno strumento di sensibilizzazione dell’Amministrazione comunale, ma anche della popolazione. Preparare la popolazione a modelli comportamentali, a vedere il rischio, a comportarsi col rischio, vediamo quanta gente noi perdiamo nelle alluvioni per comportamenti spesso anche irrazionali delle persone, ma queste cose non si possono dire all’ultimo momento, deve essere alla formazione, e vedere come abbiamo collocato gente nello scantinato, in un posto così, il volontario è importante perché va dal Sindaco e gli dice “Sindaco, guardi che qui c’è una situazione così”, se no il Sindaco di chi si avvale, solo della Guardia Municipale? Quindi, in realtà, lui ha una partecipazione di gente che poi parla con la popolazione. Tra l’altro voi in Lombardia avete una legge sulla Protezione Civile, credo sappiate che contiene una trappola: l’articolo 6 della legge 11 del 2004, il Testo Unico, al comma secondo, è previsto che i gruppi di intervento comunali possono svolgere attività di soccorso tecnico urgente, cioè in realtà sono già dei pompieri volontari, perché il termine di tre parole “soccorso tecnico urgente” qualifica la competenza tipica dei Pompieri che intervengono, quindi hanno già questa cosa, tanto è vero che il Ministero degli Interni (per questa cosa mi sono avvalso della collaborazione nel 2004 di una Consigliera che ha infilato questa roba) se n’è accorto qualche mese dopo, ma non è arrivato in tempo a impugnare la legge, e quindi questa è rimasta “il soccorso tecnico urgente”, perché volevo che almeno una Regione, la mia Regione, avesse già la previsione di competenze molto vaste di volontari, perché il volontario è questo, è colui che consente al Sindaco di non essere un profeta disarmato, che dà la possibilità alla popolazione di avere una forma di raccordo per la prevenzione, per i modelli comportamentali e anche per l’assistenza rispetto ai rischi che in questi giorni, ho visto, capisco la ragione del Presidente del Consiglio di ingaggiare grandi architetti per il programma delle scuole, ha ragione, io gli dico anche qualche strutturista, però, perché il vero grosso problema è che è giusto avere il grande architetto però un buon strutturista per andare a vedere quali sono i punti deboli delle strutture può diventare anche qui un problema e salvare delle vite umane. Avere una bella scuola è importante, che si presenti bene è importante, però in una zona sismica se viene giù con il terremoto allora lì perdo delle vite, quindi è giusto avere il prestigio del grande architetto, però a me piace anche avere un buon strutturista. Fra l’altro, un’azione che la Protezione Civile deve fare, stiamo attenti, nelle zone che sono oggi diventate zone di attenzione dal punto di vista del rischio sismico il lavoro da fare con le università, perché bisognerebbe parlare di tecnici, perché non basta dettare le normative antisismiche; ridurre la vulnerabilità degli edifici significa anche avere gente che sa praticamente applicare queste norme, e che quindi oggi nelle università, Pavia per esempio sta facendo questo lavoro, si sta cercando di sviluppare una formazione di tecnici proprio perché ridurre la vulnerabilità degli edifici, dei vecchi edifici, è il risultato di norme, di normative, di regole, ma anche di competenza concreta nel territorio, perché se no c’è il rischio che siano gli stessi tecnici a scoraggiare l’applicazione di norme che in questo campo possono dare risultati per l’aumento della sicurezza. Ecco, detto questo, io, caro Presidente, voglio dire una cosa: io sono vicino con il cuore, con i consigli, quello che posso, all’attività della Giunta in questo campo, e mi compiaccio perché la Regione Lombardia pur non avendo avuto, grazie al cielo, salvo il ricordo della Valtellina, perché poi a proposito della Valtellina io devo molto alla Regione Lombardia perché se non ci fossero stati alcuni geologi alla Regione Lombardia collegata alla Commissione 12 grandi rischi che mi facevano sgombrare Valdisotto prima che venisse giù la montagna noi in Valtellina parleremmo di centinaia di morti, e l’averla sgombrata la sera prima della frana… poi, dopo, quando salvi la gente non si ricorda nessuno, è quando la perdi che si ricorda, però io ricordo il geologo Presbitero, alcuni proprio non li dimenticherò mai perché quella sera il gruppo dei geologi della Regione con i miei della grandi rischi vennero da me e mi dissero “Se non sgombriamo Valdisotto il rischio è che stanotte venga giù la frana”, e nella notte la frana è venuta giù e ha portato via tutto il paesino sotto, avevamo portato la gente a Morbio e abbiamo salvato la popolazione di quella frazione. Quindi, in realtà, devo dire che la Regione il Lombardia ha già dato un bel contributo per quanto riguarda i collaboratori della Regione Lombardia. Quindi, grazie a voi, grazie di questo invito. Sono molto contento di aver avuto questa possibilità di incontrarvi. Presidente MARSICO Grazie, grazie davvero. Se i colleghi Commissari hanno delle domande, se ci sono interventi. Lena, prego. Consigliere LENA Grazie, Presidente. Onorevole, grazie per essere qui oggi. Io mi permetto di fare un paio di considerazioni. Ho fatto l’Assessore provinciale della Protezione Civile per quattro anni, quindi ho avuto contatto con il volontariato e mi fa piacere sentire da lei il fatto che tutto il sistema, o gran parte del sistema, si basa sul volontariato. Io, però, sul volontariato qualche dubbio l’ho avuto, l’ho ancora in questo senso: si è tentato di definire qual è il volontario operativo, spesso si fanno corsi, corsi base o corsi più specifici, però ho avuto la sensazione che ci sono volontari operativi, o che vengono definiti operativi, ma che in realtà forse operativi non lo sono, nel senso che c’è il rischio che qualcuno diventi un problema là nel momento che c’è l’emergenza, e quindi c’è un problema nel problema; quindi, secondo me, ci dovrebbe essere, non so se lei è d’accordo, un po’ più di rigidità nel verificare che siano effettivamente operativi. Un altro passaggio, mi viene da dire, sarebbe quello della prevenzione nelle scuole. Il fatto di insegnare ai bambini come operare, come comportarsi, e addirittura abbiamo visto in alcune esercitazioni che insegnano agli adulti, mi aveva portato a fare in provincia di Cremona 17.000 opuscoli, perché noi siamo una provincia piccola, 370.000 abitanti, ma le elementari comprendevano 17.000 bambini, e quindi sono stati distribuiti 17.000 opuscoli. Io, poi, il risultato non lo so, non l’ho più verificato, perché non sono più in Provincia, però credo che questo sia un passaggio 13 fondamentale, quello di insegnare ai bambini come comportarsi in caso di calamità, che poi possa essere idrogeologica come il problema che abbiamo noi che viviamo vicino al Po, oppure per chi ha problemi di eventi sismici. Detto questo, la ringrazio anche per aver definito una questione importante che spesso non viene sufficientemente sottolineata, quella del decentramento, il fatto che ci sia in loco persone che siano in grado di, e non che vengano gestite da un sistema centrale che poi è così lontano dai luoghi in cui avvengono determinati eventi che non permettono di avere la sensibilità, appunto, del territorio. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Mi chiede di intervenire l’Assessore, poi ha chiesto di intervenire Villani. Assessore BORDONALI Purtroppo, devo salutarvi, vado via. Però, prima di andare via, ringrazio il dottor Zamberletti anche per le risposte alla mia sollecitazione sulle modifiche costituzionali, e mi fa piacere quella che è stata la sua risposta perché, effettivamente, delle criticità le affronteremo anche a livello regionale nel momento in cui si saprà quello che accadrà delle Province, perché pensiamo anche a questo passaggio che probabilmente verrà a mancare, sarà un passaggio che causerà veri e propri problemi. E’ un problema. Infatti, io continuo a ribadirlo quando si parla dell’abolizione delle Province. Sulla Protezione Civile, effettivamente, è un problema grossissimo. Però, sulle due sollecitazioni del consigliere Lena, la necessità di formazione della Protezione Civile e dei volontari operativi, proprio per questo motivo abbiamo deciso di lavorare molto sulla formazione ma differentemente da quello che accadeva prima faremo realmente e seriamente anche gli esami, perché vogliamo una Protezione Civile seria e formata, e quindi lavoriamo molto sulla formazione, e hanno individuato gli stessi volontari quali devono essere gli ambiti di formazione, però al tempo stesso chiediamo che effettivamente, dando la possibilità di accedere a questi corsi, ci sia un ritorno a chi partecipa, comunque, ci sia una verifica, una verifica seria, quindi non più l’esame la sera tardi dopo il corso, considerando che i nostri volontari comunque lavorano tutti, quindi esami fatti in modo serio ma dando la possibilità anche a loro di studiare. E poi anche all’interno delle scuole, ad esempio, vogliamo formare i formatori che vanno all’interno delle scuole perché oggi tutto è lasciato alla libertà dei singoli gruppi, e quindi ci sono gruppi che hanno competenze e sono in grado di dare informazioni ai ragazzi all’interno delle scuole e gruppi che non lo sono. Quindi avere anche standard formativi per quanto riguarda la preparazione all’interno delle scuole anche del materiale, poi purtroppo il bilancio ci tarpa 14 le ali su tanti progetti che vorremmo realizzare, però avere anche un materiale unico per tutti i nostri studenti, ovviamente creato attraverso rapporti con le comunità scientifiche, è fondamentale. Ma siamo andati oltre, stiamo lavorando molto con i ragazzi e stiamo pensando, cioè è passata la norma per cui creeremo il gruppo dei cadetti, quindi ci siamo ispirati alla Croce Rossa dove ci sono volontari ancora minorenni, ovviamente i cadetti non avranno possibilità di intervento ma creiamo una coscienza del volontariato, augurandoci che poi questi cadetti diventeranno uomini e donne della Protezione Civile. E con questo, mi scuso che devo correre in Giunta, però, ribadisco la mia disponibile al Presidente Marsico per venire a raccontarvi quello che è stato realizzato in questo anno, anche sul piano formativo. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Assessore, della sua partecipazione. Certamente calendarizzeremo in una delle prossime sedute un incontro più di dettaglio rispetto all’attività che il suo Assessorato ha realizzato. Aveva chiesto di intervenire il consigliere Villani. Consigliere VILLANI Sì, io intervengo brevemente per ringraziare il Presidente Marsico, per ringraziare il Ministro Zamberletti per questa presenza e aver voluto affrontare in questi termini il problema della Protezione Civile. Credo che sia davvero una cosa molto importante e, anzi, colgo l’occasione anche all’interno di questa sede di una discussione di questo tipo per ringraziare tutti i volontari della Protezione Civile che operano all’interno della Regione Lombardia ma direi all’interno di tutto il nostro paese. Ho verificato personalmente nella mia provincia anche recentemente, anche in questi giorni, siamo ancora dentro una criticità forte, riguarda un territorio fragile, il ruolo di queste persone; parlo di persone, di questi volontari che sono presenti per segnalare fatti, per segnalare criticità, per dare indicazioni alle Amministrazioni, agli Enti locali, e sono presenti giorno e notte quando purtroppo si manifestano problemi. I problemi all’interno della mie provincia, ma credo che il discorso sia generale, sono quelli di un territorio fragile con oltre 2.000 frane, con smottamenti e con esondazioni nei territori di pianura di torrenti anche importanti. Bene, io ho constatato che la Protezione Civile, che queste persone riescono non solo ad affrontare le emergenze, ad essere presente sul posto quando ci sono le emergenze, e tante volte a segnalarle prima, ma riescono anche a dare indicazioni di carattere strutturale che riguardano proprio il modello di sviluppo. Li vedo come momento di cerniera tra la società civile e le istituzioni, come momenti molto 15 importanti che tra l’altro con lo sviluppo che c’è stato in questi ultimi anni, e segnatamente negli ultimissimi anni, di persone impegnate nella Protezione Civile configurano, soprattutto nei Comuni di piccola e media dimensione, un nuovo modello di funzionamento dello Stato a livello locale, un nuovo modello che è quello di avere istituzioni che funzionano e che lavorano, che è quello di avere la Protezione Civile che si rapporta alla società civile e ai cittadini, e quindi arricchisce e rende più importante l’articolazione che poi deve occuparsi di questi fatti. Io credo che questo sia il significato di oggi della Protezione Civile. Per questo motivo, sono molto d’accordo con le proposte che sono state fatte, che devono essere portate avanti da Regione Lombardia, che sono quelle che riguardano la formazione, che sono quelle che riguardano l’aiuto concreto a questi gruppi di Protezione Civile a rimanere attivi e funzionali, che riguarda anche la promozione della Protezione Civile cercando nuove persone, ed in modo particolare nuovi giovani, che si avvicinino, che si aggreghino e che capiscano che in questo modo possono dare un contributo importante. Direi che questa è anche una risposta quando ci dicono che la politica è lontana dalla gente, perché si è abituati a vedere la politica ancora come anni fa, chi ha un ruolo istituzionale, che ha un ruolo politico, senza tenere conto che poi, invece, ci sono tante altre persone che si impegnano, che fanno volontariato, che danno un contributo serio ad affrontare i problemi, che nessuno deve mettere il cappello, che non vogliono che gli si metta un cappello in testa, ma che vogliono qualificarsi, essere presenti e svolgere una funzione accanto alle istituzioni. Mi sembra importante questo discorso di carattere generale, relativamente alla Protezione Civile, e proprio per questa ragione, per quello che è avvenuto in questi anni, di collegamento innanzitutto con i Comuni, con le Unioni dei Comuni, con le Comunità Montane, non credo che sia opportuno che la Protezione Civile venga ricentralizzata, anzi, io credo che ci dovrebbe essere un processo di ulteriore decentramento delle funzioni e di collegamento con gli Enti locali, naturalmente con un ruolo di coordinamento che ritengo importante avvenga a livello regionale, e poi vedremo anche con le aree vaste cosa si può fare da questo punto di vista per non disperdere il patrimonio e per non disperdere tutto quello che abbiamo portato avanti. Proprio martedì sono stato invitato a partecipare ad un incontro con un po’ di gruppi di Protezione Civile nel mio territorio, naturalmente riporterò anche le cose che sono state dette oggi, l’importante incontro che si è svolto. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Prego Vicepresidente Magoni. 16 Consigliere MAGONI Grazie, Onorevole, per la sua conoscenza che ci ha dato, anche perché lei è colui che ha dato tutte le informazioni per attuare e iniziare questo percorso di Protezione Civile. Avrei due domande da farle: secondo lei, vista l’esperienza che ha, quali sono le peculiarità che deve avere una persona quando va a affrontare un percorso da Protezione Civile, nel senso in questi corpi? Non penso che sia solo la passione, ma ci deve essere un qualcosa di più, un quid particolare per avvicinare, per poter essere veramente operativo. In secondo luogo, vorrei sapere secondo lei qual è il futuro della Protezione Civile in Italia. Grazie. Presidente MARSICO Grazie. Prego, Corbetta. Consigliere CORBETTA Grazie, Presidente. Ringrazio anch’io per la presenza. Anch’io volevo fare una domanda. Ho apprezzato molto l’excursus storico che è stato fatto, che ci ha consentito di capire tanti passaggi; volevo chiedere un’opinione sua sul tema della privatizzazione della Protezione Civile, c’è stato un tentativo di riforma qualche anno fa sotto il Governo Berlusconi in senso di, appunto, privatizzare la funzione, volevo capire lei che cosa ne pensava in merito. Grazie. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Prego, Bianchi. Consigliere BIANCHI Grazie, Presidente. Io, innanzitutto, volevo veramente ringraziare il Ministro Zamberletti e complimentarmi per la relazione ampia ed esaustiva che questa mattina ha fatto, che è stata una vera lezione per tutti noi. Credo che sia importante sottolineare questo. Io voglio portare un’esperienza, perché l’Onorevole Zamberletti ha parlato dei Vigili del Fuoco, dei Pompieri, quelli che noi chiamiamo Pompieri: io vengo dalla provincia di Como, abbiamo una realtà dove a fronte di un comando provinciale di professionisti abbiamo una realtà a Lomazzo, una ad Appiano Gentile, una ad Dongo, uno a Canzo, uno a Cantù e uno a San Fedele Intelvi, quindi sei realtà di cui cinque delle belle realtà, una un po’ meno, quella di San Fedele Intelvi, perché è fondata da poco, di volontari, di gente come noi che nel proprio tempo libero fa il Vigile del Fuoco; questa gente, però, non è il volontario pompiere di cui parlava il Ministro Zamberletti, i Pompieri francesi, americani, dove sono dei veri volontari nel senso che non hanno una dipendenza centrale, questi volontari sono volontari per quanto riguarda il costo, perché costano forse 4.000 euro all’anno a fronte dei 40-50.000 euro che costa un professionista 17 Vigile del Fuoco, ma dipendono integralmente dal Comando provinciale, e quindi dipendono dal Dipartimento centrale, dal Ministero dell’Interno. Per cui, noi assistiamo a questo, abbiamo questi volontari che costano poco che anziché essere favoriti nella loro attività, al contrario si trovano tutti i cavilli per far sì che questa attività venga soppressa o vada a finire, perché poi il volontario si stanca e dice “io sono qui, do anima e cuore ad ogni ora del giorno e della notte, faccio i turni per poter essere sempre presente per lavorare sul mio territorio, non mi necessita di avere il navigatore satellitare per arrivare all’ultima viuzza dell’ultima frazione dell’ultimo paese di montagna, perché io conosco come conosco le mie tasche tutte queste vie, e vengo ogni giorno mortificato, in ogni modo, dal mio Comando provinciale”. Questo è quello che succede in provincia di Como. Io porto questa testimonianza che è quella della provincia di Como, vengo mortificato in ogni momento dal mio Comando provinciale. Come vengo mortificato? Attraverso il non fare entrare nuovi soggetti, ritardando i corsi di formazione, ritardando le visite mediche, facendo scadere il termine della visita medica che ha una durata annuale, adesso vado a memoria, ma poi quando scade devi rifare tutta la trafila, attraverso tutte queste cose, attraverso, magari, non dare quei mezzi in dotazione che sarebbe necessario dare, tenerli parcheggiati nel parcheggio di via Valeggio del Comando provinciale, non darli ai volontari, ritardarne l’assegnazione. Io credo che questo sia un tema, e vorrei anche un parere da parte di un’autorevole persona che stamattina, ripeto, ci ha dato una lezione sulla Protezione Civile e su uno stile anche di vita, vorrei dire. Io ho avuto modo di conoscerla, lei non si ricorderà di me, poi glielo dirò, ma ci siamo conosciuti attraverso la Coldiretti di Como, quindi anni e anni fa, ma oggi l’ho ritrovata come l’avevo conosciuta tanti anni fa. Tanto per concludere, vorrei, appunto, un suo parere su questo perché mi pare che questo sia un punto fondamentale. Io non credo che questo succede solo in provincia di Como, credo che questa sia un’esperienza che viene vissuta anche in altre province, quantomeno di Regione Lombardia. Presidente MARSICO Grazie, Consigliere. Se non ci sono altre richieste di intervento, lascerei la parola all’Onorevole Zamberletti per la chiusura. Prego. Onorevole ZAMBERLETTI Io vi ringrazio, veramente, perché tutte le domande, le osservazioni sono molto pertinenti, mi hanno sollevato alcuni dei vecchi problemi. Comincio da questa vicenda dei Vigili del Fuoco volontari, che sono stati la mia passione e la mia rabbia per le ragioni che lei diceva. In sostanza, il Corpo Nazionale dei Vigili Fuoco ha fatto sempre di 18 tutto per scoraggiare il volontariato, tanto è vero che lo ammette ma come cottimisti, non come veri volontari, e quando dicevo “Ma perché non prendete anche quelli che vogliono lavorare gratis?”, “No, devono essere pagati”, perché hanno sempre visto nei volontari una sorta di crumiri, perché, diciamocelo con franchezza, questi volontari della provincia di Como e i volontari del Garda che ha una bellissima tradizione di volontari, sono come le riserve indiane, c’erano prima che nascesse il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, e sono gli unici che quando il Fascismo nazionalizzò il Corpo dei Vigili del Fuoco hanno voluto tenere duro e resistere, tanto è vero che sono stati presi dal Corpo Nazionale dei professionisti, i quali li hanno sempre trattati come se fossero impari, tanto è vero che i tecnici e gli ingegneri dei volontari devono stare alle dipendenze del Vigile del Fuoco semplice, cioè addirittura non ammettono, se è possibile, neppure gli ufficiali del Corpo dei volontari, e hanno fatto sempre di tutto, io ho fatto delle battaglie per difendere quelli del Garda, hanno un’organizzazione bellissima sul Garda, ma sempre trattata come lei ha detto, una certa durezza, tanto è vero che i corpi comunali io li ho fatti nascere quando ho capito che lì non c’era spazio per camminare, quando ho capito che ormai quelle erano le “riserve indiane” che resistevano finché potevano ma che poi sarebbero state perdute. Teniamo anche conto che un sistema centralista ha difficoltà a governare una grossa cosa di volontari, quindi non li ama tutto sommato, quindi non è soltanto il Corpo, perché per esempio nel Corpo ho avuto sempre con me i Vigili del Fuoco, ho passato una vita, io gli voglio bene, sono stati miei collaboratori meravigliosi, ci ho litigato proprio per queste cose, dicendo “Ma perché il volontariato che è così fondamentale voi non lo accettate?”, come si sono sempre opposti al decentramento. Io dico, scherzando, al nostro Presidente della Regione “Tu sei stato il Ministro degli Interni, però non la forza di decentrare il Corpo dei Vigili del Fuoco avrai avuto paura della pelle”, perché in realtà il Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco è un corpo statale che ha questa difficoltà a diventare un’articolazione sul territorio, e vede di mala grazia questa faccenda dei volontari, che subiscono ma che non hanno mai voluto sviluppare, e se possono, se si chiude un distaccamento, c’è stato il caso sempre su Garda di un Comune dove c’è un bel distaccamento volontari, a fianco gli mettono il distaccamento dei permanenti, vuol dire dargli uno schiaffo, insomma. Quindi, io credo, invece, nell’altra via che abbiamo intrapreso con la legge del ’92, cioè i corpi comunali dei Vigili del Fuoco. E’ stata detta una cosa molto giusta sull’efficienza del sistema del volontariato, cioè volontariati operativi. Qui bisogna che il volontariato riesca a darsi, complessivamente, una regolata, perché il decentramento non è sinonimo di anarchia, il decentramento ha bisogno che si dia una catena di comando. Lo dicevo all’assessore 19 Bordonali molte volte. Un po’ hanno supplito le Province in Lombardia, cioè le Province perché sono più vicine sul territorio hanno cercato di creare una catena di comando per organizzare i corsi, per vedere la formazione di questi, per evitare che ci sia eccessiva disparità di formazione e di attività, fra i volontari. Oggi il volontario è importante perché è la sentinella, come dicevo, del Sindaco, e quindi lo aiuta nel vedere i rischi, e quindi per fare questo deve essere formato, se no non lo aiuta a vedere i rischi, la seconda cosa è per interfacciarsi con la popolazione, è parte della popolazione, e quindi da modelli di comportamento, insegna a comportarsi. Io ricordo quando noi organizzammo i primi gruppi di volontari in Friuli: era perché la gente era passata da un sistema in cui si riscaldava con la legna, a un sistema in cui si riscaldava con le bombole di gas, e gli anziani rischiavano di saltare in aria tutti. Io se non avevo i volontari che giravano di giorno e di notte a spiegare alle persone anziane come non avere incidenti, hai voglia a dare raccomandazioni verbali, hai bisogno di qualcuno che vada lì, che gliela spieghi. L’altra cosa è che il volontario, ed è un’altra delle cose importanti, collabora a individuare per la prevenzione i rischi, ma collabora a limitarli quando può, quando ne ha la forza, perché ci sono micro interventi che i volontari possono fare, fra l’altro anche per tenerli impegnati, altrimenti c’è il rischio il volontario che aspetta la festa del paese per fare un po’ di ordine, cioè il volontario deve essere impegnato, e una delle cose è questo. Io ricordo che sono andato, fino a che le forze mi hanno sostenuto, in Alto Adige; andavo tutti gli anni a vedere le esercitazioni del sabato dei Pompieri volontari dell’Alto Adige che andavano sulla montagna a pulire il sottobosco, a controllare i corsi d’acqua per vedere se c’erano modifiche del percorso che potevano essere inizio di eventi calamitosi, e queste cose non è che lo segnalavano solo al Comune, con il Comune si mettevano d’accordo e lo facevano loro perché erano ragazzi giovani, capaci, si davano da fare, fra l’altro c’è anche un vantaggio economico, c’è una collaborazione dell’economia complessiva della prevenzione, per cui io capisco che per alcune cose non hanno né la forza, né la forza finanziaria, ma per alcune cose c’è la forza delle braccia e delle intelligenza per intervenire. I Pompieri dell’Alto Adige li ho sempre seguiti, perché facevano sempre non solo le esercitazioni per gli interventi di emergenza, non solo l’illustrazione alla popolazione, ma soprattutto avevano anche queste esercitazioni di operazioni di prevenzione, cioè nelle zone di montagna controllare i rischi dell’assetto idrogeologico. Quindi è molto importante che, però, anche in Lombardia, adesso poi non so cosa succederà in assenza delle Province, farà mancare, diventa un mare magno, però i volontari possono darsela loro anche la 20 catena di comando, si riuniscono, eleggono il responsabile di zona, dal responsabile di zona si elegge il responsabile provinciale, perché questa cosa è importantissima perché almeno presiedono alla loro formazione, a evitare che ci sia una disparità eccessiva di formazione, direi anche la pianificazione dei mezzi, perché se si può con il concorso dei cittadini, degli Enti locali, avere dei mezzi ed è inutile la duplicazione, se uno fa la scala è inutile che un vicino la faccia. Quindi che fra i Capigruppo delle varie cose ci sia, quindi, un rapporto, cioè la catena di comando del sistema del volontariato, i corpi comunali del resto se noi andiamo a vedere negli altri paesi dove i corpi comunali dei Vigili del Fuoco sono municipali, però, c’è un’intersezione, una collaborazione, le scuole comuni, quindi bisogna arrivare a questo. Oggi ci viene a mancare il supporto della Provincia, e questo secondo me è pericoloso anche perché ci sono Regioni, come la Lombardia che è più grande del Belgio, quindi immaginarsi di fare una cosa su queste dimensioni, bisogna creare dei moltiplicatori sul territorio che raccolgano gli Enti locali e che riescano a fare qualcosa, perché io ho sempre detto, personalmente, ho amato le Province per il contributo che mi hanno dato nell’organizzazione della Protezione Civile, perché l’hanno dato seriamente, e Marsico è uno di quelli perché l’ho conosciuto come un bravo Assessore provinciale alla Protezione Civile. L’altra cosa, ecco, quali sono le qualifiche di un volontario? Basta la passione, la volontà. Intanto, la passione e la volontà è importante, e poi la formazione, cioè devono capire il volontario che tanto lui è utile quanto più mette la sua passione anche al servizio di un’attività formativa. Quindi credo che, in sostanza, ecco, anche perché la sua formazione può consentire che la sua collaborazione, per esempio nelle scuole, stiamo parlando dei ragazzi, dire a un insegnante che non sa niente di protezione civile e di fare insegnare protezione civile, molto meglio mettergli a disposizione una struttura di volontari che dia anche le informazioni. Insomma, in realtà, i volontari in genere sono molti giovani, molti non sono giovani, ma si interfacciano facilmente con la popolazione scolastica, quindi io ho visto in molti casi dare dei contributi interessanti. Privatizzazione, non so chi mi ha chiesto la privatizzazione. Io ho fatto una battaglia per la privatizzazione, non credo di essere stato quello che ha avuto successo, che è una follia, cioè la Protezione Civile questa è una funzione pubblica, il metterci il privato sociale del volontariato non significa privatizzare, significa portare il privato sociale nel servizio dello Stato. Quella cosa lì, c’è stato un momento in cui sembrava, sa perché? Perché era legata a chi credeva di poter avere strutture efficienti, 21 ma non per la Protezione Civile del soccorso dell’emergenza ma per le attività di ricostruzione; questo è tutto un altro capitolo che io ritengo debba essere lasciato agli Enti locali. Io mi sono sempre rifiutato di dire: io faccio la ricostruzione del Friuli o dell’Irpinia, devono essere i Sindaci, io do tutto l’aiuto che vogliono, metto a disposizione cose, ma la responsabilità, perché è il dsindaco che parla con la sua popolazione, è lui che sceglie il tipo di prefabbricati e poi di fabbricati, è lui che determina insieme al suo Consiglio la politica urbanistica, non creiamo delle strutture private che piombano sul territorio. Tutte le volte che si è tentato di piombare sul territorio per imporre un modello si è sbagliato sempre, anche se chi l’ha imposto, basta vedere il Belice, il Belice si sono chiamati i più grandi architetti del mondo, se andiamo a fare come quelli del Belice siamo fuori dalla grazia di Dio. Era meglio che il contadino del Belice con il suo Sindaco decidesse la realizzazione della sua ricostruzione, piuttosto che queste visioni che possono sembrare affascinanti per i media nazionali ma non per la gente che sta sul territorio. Quindi credo che anche come organizzare una ricostruzione, è importantissimo. Il Friuli ha avuto una grande ricostruzione, perché sono stati i Sindaci i protagonisti. Certo, lasciare il Sindaco solo, con un ufficio tecnico, spesso formato da una sola persona… Io devo mettere a disposizione, lì serve la società di ingegneria, ma al servizio del Sindaco, dire “Questa è la squadra che ti aiuterà per fare l’attività, svolgere l’attività di ricostruzione”, come è importante avere una buona collaborazione e consulenza nell’attività di prevenzione. Io lo dico perché qui c’è gente di Cremona, e penso che il sud di Milano bisogna guardarlo con molta attenzione, da Milano in giù la sismicità del territorio è una sismicità che dobbiamo tenere presente. Allora dobbiamo cominciare ad avere una cultura, perché sono anche i modelli di comportamento quelli che contano, la gente deve essere perfettamente consapevole non solo del rischio che corre ma delle cose che può fare per ridurlo, perché la cultura della prevenzione è questa: io quando faccio una casa, so che c’è un rischio, il rischio di pioggia, e faccio il tetto, il tetto non serve a niente, solo per ripararmi dalla pioggia, ma il rischio sismico, gli interventi in questo caso devono fare parte della stessa cultura. Noi sappiamo benissimo che abbiamo dei vecchi centri storici dove oggi ognuno va a vedere tutti i giorni noi abbiamo scosse nelle zone sismiche italiane di terzo, quarto grado Richter che è niente, però non scappa niente, è quello che è successo poi in Abruzzo, dopo un certo numero di scosse quarto, quinto, è arrivata quella quinto, sesto, e siccome può succedere bisogna cominciare a preparare le zone sismiche, e in quelle del rischio idrogeologico per certi aspetti hanno bisogno di più della gente locale che sta sul posto, perché non ho mai creduto a 22 quelli che dicono “Occorrono tanti miliardi per fare”; prima vediamo cosa dobbiamo fare, perché altrimenti c’è il pericolo che la politica di difesa del territorio diventi solo un business delle grandi imprese che intervengono senza sapienza sulle frane, sugli smottamenti, su queste cose, bruciano un sacco di energie e sono soltanto un grosso affare, mentre noi dobbiamo farle diventare al servizio di una sensibilità e di un approfondimento che deve essere fatto sul piano mondiale. Grazie. Presidente MARSICO Io ringrazio ancora il Presidente. Credo che l’occasione sia stata davvero ghiotta, ci ha offerto uno spaccato importante, c’è stata, credo, una soddisfazione generale da parte dei nostri Consiglieri. Io le sono profondamente grato per la sua presenza. Al di là di quella che è la sede istituzionale, io tributerei un applauso al nostro Presidente. Consegno a nome di tutti i colleghi soltanto un semplice dono che vuole essere uno spaccato delle bellezze architettoniche di Regione Lombardia. Spero che non ce l’abbia già. Grazie ancora. Fine trascrizione integrale A questo punto della seduta, non essendovi altri argomenti da trattare, il Presidente MARSICO ringrazia tutti gli intervenuti e chiude i lavori alle ore 12.00. Hanno partecipato alla seduta: - i seguenti Consiglieri componenti della Commissione: Presidente Vice Presidente Consigliere Segretario Forza Italia - Il Popolo della Libertà ‐ Berlusconi Presidente Lara MAGONI Maroni Presidente Andrea FIASCONARO Movimento 5 Stelle Forza Italia - Il Popolo della Libertà ‐ Fabio ALTITONANTE Berlusconi Presidente Roberto ANELLI Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Laura BARZAGHI Partito Democratico della Lombardia Dario BIANCHI Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Angelo CAPELLI Nuovo Centrodestra Gianmarco CORBETTA Movimento 5 Stelle Massimo D’AVOLIO Partito Democratico della Lombardia Federico LENA Lega Lombarda – Lega Nord – Padania Giampietro MACCABIANI Movimento 5 Stelle Paolo MICHELI Con Ambrosoli Presidente – Patto civico Jacopo SCANDELLA Partito Democratico della Lombardia Carolina TOIA Maroni Presidente Giuseppe VILLANI Partito Democratico della Lombardia Luca MARSICO Hanno inoltre partecipato ai lavori della Commissione: - Assessore alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione,Simona BORDONALI; - Direttore Generale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Daniela MARFORIO; 5 4 3 5 5 4 5 9 3 4 5 3 5 4 4 5 23 - Professional alla Normativa e Sviluppo in Cultura di protezione civile della D.G. Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione, Domenico DE VITA. Risultano assenti alla seduta i seguenti Consiglieri componenti della Commissione: Francesco DOTTI Fratelli d’Italia – Centrodestra nazionale Fabio FANETTI Maroni Presidente Il Presidente (Luca MARSICO) Il Consigliere Segretario (Andrea FIASCONARO) La Responsabile della posizione organizzativa (Livia FERRARI) Allegato: ordine del giorno della seduta. VI Commissione - Ambiente e protezione civile GIOVEDI’ 20 marzo 2014 ore: 10:00 Ufficio di Presidenza ore: 10:30 Seduta di Commissione O.D.G. DELLA SEDUTA DI GIOVEDÌ 20 MARZO 2014 1 Comunicazioni del Presidente 2 Approvazione del processo verbale n. 8 del 13 marzo 2014 3 Incontro con l’Onorevole Giuseppe Zamberletti e l’Assessore regionale alla Sicurezza, Protezione civile e Immigrazione sul tema della Protezione civile TRATTAZIONE RELATORE