e Prenotazioni Tel. 800-77.50.83 dal Lunedì al Venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14.00 alle 18.00.Fino al 13 maggio si può visitare la mostra “Manciù – L’Ultimo Imperatore” presso la Casa dei Carraresi di Treviso, aperta dal Martedì al Giovedì dalle 9.00 alle 19.00, dal Venerdì alla Domenica dalle 9.00 alle 20.00 (Chiusa: Lunedì), Biglietti € 12,00 (compresa audio-guida)/10,00 (non inclusa audio-guida). Info e Prenotazioni Tel. 0422-51.31.50.E’ aperta fino al 24 giugno la mostra “Il Divisionismo, la luce del moderno” presso il Palazzo Roverella di Rovigo (Via Laurenti 8/10): la si può visitare da Martedì a Venerdì dalle 9.00 alle 19.00, il Sabato – la Domenica – Giorni Festivi dalle 9.00 alle 20.00 (Chiusa: Lunedì), Biglietti € 9,00/7,00 ridotto gruppi/5,00 ridotto dai 7 ai 18 anni. Info ePrenotazioni:Tel.0425-46.00.93o Mail:[email protected] il Palazzo della Ragione di Padova è visitabile fino al 15 luglio “De Chirico, Fontana e i grandi maestri del Novecento. Un secolo tra realtà e immaginario”, circa 120 opere dell’arte contemporanea italiana appartenenti alla Collezione Mazzolini: la mostra è aperta da Martedì a Domenica dalle 9.00 alle 19.00, Biglietti € 8,00/5,00 (Info Settore Attività Culturali del Comune di Padova Tel. 049-820.50.06). GITA GRUPPO CULTURALE Con data da definire, il Gruppo Culturale organizza una Gita ad Asiago, da svolgersi in Luglio o Agosto di Sabato pomeriggio: viaggio con Bus Turistico (costo totale € 500,00), visita del Centro Storico col Duomo di San Matteo, del Sacrario Militare e, dopo la cena a sacco, dell’Osservatorio Astronomico (Biglietto € 6,00). La partenza avverrà verso le 13h30 e il ritorno verso le 2h00 del mattino seguente. Lo svolgimento della gita dipenderà dal numero delle adesioni: la data sarà comunicata nel periodo pasquale. Le adesioni saranno raccolte, entro e non oltre il 31 Maggio, da una sola persona: Simone Massaro, da contattare tra le 19h00 e le 21h00 (Cellulare: 338-477.44.48 – Mail: [email protected]). Massaro Simone Incontro del consiglio pastorale parrocchiale con tutti gli operatori pastorali della comunità di Giarre. Da novembre scorso – 2011 – era in programma un incontro tra il Consiglio pastorale e quanti danno il loro tempo nella nostra comunità parrocchiale. Scopo dell’incontro era di “vedere insieme” cosa significa esser membri di una comunità parrocchiale, in questo tempo che sembra non possedere più certezze, e mostra una società sempre più individualista e in fase di scollamento. Il Consiglio Pastorale Parrocchiale accogliendo l’invito del vescovo e della diocesi dato appuntamento a tutti gli operatori pastorali, e dopo parecchi rinvii, dovuti agli impegni di molti tra gli invitati, si è deciso per sabato 24 marzo. Nel pomeriggio – dalle 15,00 alle 18,00 - una cinquantina di persone ha dato l’avvio a un confronto tra le persone e i gruppi sul modo di concepire, comprendere e vivere la fede qui e ora nella nostra comunità di Giarre. I gruppi invitati dal Consiglio pastorale erano costituiti dai catechisti, gli animatori, corale parrocchiale, la Caritas e il gruppo missionario, il Consiglio per gli affari economici, il gruppo organizzatore della sagra annuale, l’U.S. Giarre, i lettori, il gruppo famiglie … Qualche gruppo è stato forse dimenticato, ma certamente era presente in qualcuno dei suoi membri. Dopo la lettura di 1 Tessalonicesi 2,1-14 e una sottolineature breve di commento, i partecipanti sono stati divisi per gruppi ministeriali, in sale diverse per rispondere ad una domanda: come motiviamo noi il nostro servizio (mandato o ministero, a seconda dei casi) nella comunità? San Paolo, nella lettera proclamata, motiva la sua disponibilità al servizio con la volontà di obbedire al comando di Dio: “andate e annunciate il vangelo”. Ci siamo dunque posti quattro domande fondamentali: 1. Perché sono operatore pastorale? 2. I miei fini sono semplicemente di fede? 3. Considero la comunità mia famiglia allargata, fondata sulla fede comune? 4. Sento la responsabilità educativa nei confronti della mia comunità? In un secondo passaggio la domanda posta era: Perché siamo qui insieme? Comprendiamo che è tutta la comunità che deve assumere il compito dell’Educazione alla fede. Un video ci ha permesso di vedere come ogni operatore della pastorale ha un suo spazio per essere annunciatore e collaboratore nella iniziazione cristiana, dal catechista all’animatore, dall’allenatore sportivo al volontario della caritas: ciascuno con il suo carisma. Ma al primo posto rimangono i genitori: primi responsabili della domanda di fede e della sua crescita nei confronti dei figli. A questo punto è stato ricordato il cammino fatto dal Consiglio pastorale in questo tempo. Come passaggio conclusivo dell’incontro, la domanda conseguente è stata: Dove andiamo? Quali passi ci sembra importante fare per maturare insieme la consapevolezza che la Iniziazione cristiana è affare di tutti? Di cosa abbiamo bisogno per capirne di più? Nel nostro servizio a cosa dovremo rinunciare o cosa integrare per camminare meglio? Le proposte uscite: 1. trovare il tempo per incontrarci ancora per capire il lavoro e il modo di lavorare degli altri gruppi. Già in giugno un altro incontro congiunto e poi due o tre all’anno. 2. trovare il tempo di nutrirci della Parola da cui scaturisce per noi il desiderio di migliorare e in primis di cambiare mentalità ( conversione continua) 3. comprendere che non c’è cammino comune se non si è disposti a rinunciare a qualcosa o integrare qualche nuovo elemento nel nostro pensare. 4. coinvolgere nella festa della comunità (sagra) anche altri gruppi: la corale, lo sport … 5. coordinare le date tra tutti in modo che non ci siano sovrapposizioni di attività. La messa comunitaria delle 18,00 ha concluso l’incontro nel modo migliore. Don Odilio Longhin le).La Fiera di Verona propone “Classical Music World” Fiera internazionale della Musica Classica (19-22 aprile) e “Veronafil” manifestazione filatelica, numismatica e cartofila (25-27 maggio). FOLKLORE Il 13-14-15 aprile si volge il tradizionale appuntamento con “Este in Fiore – Giardini da Vivere”, 11a edizione della Rassegna del Vivaismo Nazionale e del Florovivaismo Veneto (Info Tel. 042961.75.39).Un altro tradizionale appuntamento è quello della “Remada a seconda” dal Bassanello a Battaglia Terme (26 maggio) e da Battaglia Terme a Pontelongo (27 maggio).Il 19-20 maggio a Monselice si tiene la “Rocca in Fiore 2012” ” (Info Tel. 042978.30.26).Una novità è la “Rievocazione Storica della Padova Medievale” nella zona del Castello Carrarese (ex carceri) e di Piazza dei Signori (9-10 giugno).La Sagra di Giarre si tiene nei giorni 8-9-10 + 16-17-18 giugno. SPORT Domenica 15 aprile con partenza da Villa di Teolo si svolge la 28a edizione della “Traversata dei Colli Euganei”, marcia di 42 km o di 21. Con un dislivello totale di 2.000 metri, organizzata dall’Associazione Giovane Montagna e da Spiritotrail (Info Tel./Fax 049872.28.68 dal lunedì al mercoledì dalle 18.00 alle 19.30 o Sig. Pasquati Sergio 049-689.81.18oMail: info traversatacollieuganei.it).Domenica 22 aprile si svolge la 13a edizione della Maratona di Sant’Antonio con partenza da Campodarsego. Inoltre vi sono le Stracittadine non competitive di Km. 12,5,2,1 aperte a tutti (Info Assindustria Padova Tel. 049-822.71.14 o sito internet www.maratonasantantonio.com). MOSTRE C’è tempo fino al 15 aprile per visitare la mostra “Bernardo Bellotto il Canaletto delle corti europee” presso il Palazzo Sarcinelli (Via XX Settembre 132) di Conegliano, aperta dal Lunedì al Giovedì dalle 9.00 alle 19.00, il Venerdì e il Sabato dalle 9.00 alle 21.00, la Domenica dalle 9.00 alle 20.00. Biglietti: € 10,00 – ridotto 8,00. Info Vari sono i Grandi Eventi Musicali presso il Gran Teatro Geox (Corso Australia, ex Foro Boario, Padova - Prevendite: Coin Ticketstore, Via Altinate 16, Padova – Tel. 049-836.40.84): Cristina D’Avena & Gem Boy Show (13 aprile, ore 21.00); Sergio Cammariere (14 aprile, ore 21.00); Lorena Mc Kennitt (16 aprile, ore 21.00); Nomadi (20 aprile, ore 21.15); Nina Zilli (27 aprile, ore 21.00); Tangerine Dream (5 maggio, ore 21.00); Noemi (7 maggio, ore 21.15); Marco Masini (18 maggio, ore 21.15). Ricordiamo anche il Concerto di Biagio Antonacci sabato 19 maggio alle ore 21.00 presso il Palafabris di Padova (ex Palazzetto San Lazzaro, fra la Stanga e Ponte di Brenta). Nell’ambito della Stagione Concertistica Internazionale dell’A.GI.MUS. di Padova (19a edizione), si ricordino il Concerto e la Premiazione del Vincitori del 10° Concorso di Esecuzione Musicale “Premio Città di Padova” (04 luglio, ore 20.30, Palazzo ZaccoArmeni, Ingresso Gratuito). TEATRO Ultimi spettacoli della Stagione di Prosa 2011-2012 del Teatro Verdi di Padova (Info Teatro Tel. 049-87.77.02.13 o 049-877.70.11 o Mail: [email protected]): “The History Boys” di A. Bennett (1011-12-13-14 aprile ore 20.45 + 12 e 15 aprile ore 16.00); “Cercando Picasso” di G. Albertazzi (17-18-19-20-21 aprile ore 20.45 + 22 aprile ore 16.00); “Hamlice. Saggio sulla fine di una civiltà” di A. Punzo (8-9-10-11-12 maggio ore 20.45 + 13 maggio ore 16.00).Presso il Gran Teatro Geox (Corso Australia, ex Foro Boario, Padova - Prevendite: Coin Ticketstore, Via Altinate 16, Padova – Tel. 049836.40.84) si segnalano i seguenti spettacoli: “Le Relazioni Pericolose” con C. Tedeschi (22 aprile, ore 21.00); “Cabaret Yiddish” con Moni Ovadia (26 aprile, ore 21.15); “Sempre più convinto” con Maurizio Battista (19 maggio, ore 21.00). FIERE La Fiera di Padova organizza la Fiera Campionaria (12-20 maggio).La Fiera di Vicenza presenta “Motor Expo Classic” (21-22 apri- LA TESTIMONIANZA CRISTIANA: IO NON MI VERGOGNO DEL VANGELO (Incontro di formazione per Gruppi Caritas e Gruppi Missioni del 17.02.2012) Nello scorso incontro di formazione per tutti i Gruppi Missioni e Caritas del Vicariato di Abano Terme abbiamo ricordato che un anno fa, il 2 marzo 2011, veniva assassinato a Islamabad con 30 colpi di arma da fuoco Clement Shahbaz Bhatti, ministro cattolico per le Minoranze in Pakistan. Non un religioso, ma un comune laico, un semplice cristiano coinvolto in quell'esperienza terrena chiamata politica: l’unico cristiano presente nell’esecutivo di quel Paese musulmano. Un ministro che non si vergognava di riconoscere pubblicamente Gesù Cristo come il centro ed il significato ultimo della sua esistenza. “Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo.” E' stato ucciso per impedirgli di proseguire la sua generosa opera in difesa delle minoranze religiose, per la sua coraggiosa difesa di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia in base a false accuse, per la sua proposta di riformare una legge ingiusta di cui si approfittano gli estremisti islamici. Si è trattato di una morte annunciata: tre mesi prima, infatti, Shahbaz Bhatti aveva previsto la sua fine in un video testamento realizzato a futura memoria, e destinato a circolare solo dopo il tragico evento. “Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.” Martire è colui che non indietreggia di fronte ai pericoli e che non pone il limite all’amore nonostante le minacce: per noi Shahbaz è un martire, testimone autentico nella sequela della croce per: - il dono della vita: “Credo in Gesù Cristo che ha dato la Sua vita per noi, conosco il significato della croce e accetto la croce, sono pronto amorire per questa causa, vivo per la mia comunità e per le persone che soffrono e morirei per difendere i loro diritti”; - il servizio verso gli ultimi e il dialogo: “Credo che i bisognosi, gli orfani, i poveri, qualunque sia la loro religione vadano considerati prima di tutto come esseri umani. Penso che le persone siano parte del corpo di Cristo”. Paul Bhatti, medico, residente in Italia dal 1975, dopo qualche titubanza, ha accettato di “prendere il testimone”, di stravolgere la propria vita e continuare l'impegno del fratello Shahbaz perché il lavoro svolto non vada perduto e possa dare buoni frutti per un contribu- to di pace e giustizia sociale non solo in Pakistan, ma anche a livello internazionale. Nell'incontro abbiamo meditato su alcune “provocazioni” che voglio parteciparvi: - Shahbaz Batti ha dato la propria via per i deboli, i poveri, gli oppressi. Noi come comunità cosa siamo disposti a dare per gli ultimi della società? - C'è qualcosa per cui noi saremmo disposti a dare la nostra vita? - La nostra comunità è aperta, accogliente? I nostri Gruppi Parrocchiali sono attenti ai bisogni dei nostri vicini? - Noi per primi, arriviamo a scorgere la possibilità che i poveri, gli ultimi, possono essere un dono, un'opportunità, un'occasione di crescita? - Quale immagine di Dio ci regaliamo l'un l'altro? - Ha senso dare continuità alla testimonianza di Shahbaz? Perché? 1 testamento spirituale di Shahbaz non ha bisogno di commenti, e merita di essere riportato integralmente Il mio nome è Shahbaz Bhatti. Sono nato in una famiglia cattolica. Mio padre, insegnante in pensione, e mia madre, casalinga, mi hanno educato secondo i valori cristiani e gli insegnamenti della Bibbia, che hanno influenzato la mia infanzia. Fin da bambino ero solito andare in chiesa e trovare profonda ispirazione negli insegnamenti, nel sacrificio, e nella crocifissione di Gesù. Fu l'amore di Gesù che mi indusse ad offrire i miei stra/Teatro Comunale); “La Magia dello Zymbaly” – S. Skorobogataia (Bielorussia) zymbaly e D. Benetti (Italia) pianoforte (5 maggio, ore 21.00, Bovolenta: Palestra Comunale + 6 maggio, ore 18.00, Padova: Circolo Unificato dell’Esercito + 13 maggio, ore 17.30, Campodarsego: Palestra Comunale); “Sfilata della Million Dollar Marching Band” – 140 musicisti (Stati Uniti) sfilano suonando dal Prato della Valle a Palazzo Moroni (15 maggio, ore 10.00, Padova); “Concerto di Gala” con l’Alabama Wind Ensemble (Stati Uniti) – 60 musicisti (15 maggio, ore 21.00, Padova: Auditorium C. Pollini, Biglietto a pagamento); “Orchestra Giovanile del Veneto” con musiche della Spagna e dell’America Latina (19 maggio, ore 21.00, Padova: Sala Polivalente San Carlo + 26 maggio, ore 21.00, Codiverno di Vigonza: Sala Polivalente + 27 maggio, ore 18.00, Borgoricco: Teatro Aldo Rossi); “Concerto Conclusivo del Meeting 2012 – From Hell to Heaven – Opera rock-sinfonica sulla Divina Commedia” (9 giugno, ore 21.00, Campodarsego: Teatro Alta Forum). E’ in corso di svolgimento la rassegna “Storie di Jazz” (Info Scuola di Musica Gershwin Tel. 049-780.65.02 o Cellulare 342-148.68.78 o sito www.storiedijazz.com; i Concerti prevedono l’ingresso gratuito fino ad esaurimento posti, ma, vista la capienza limitata degli spazi, è consigliata la prenotazione: Caffè Pedrocchi 049-878.12.31 e Q Restaurant Lounge Bar 049-875.16.80): Bube Sapravie, The Original Ethno-Balkan-Klezmer-Tango-Jazz Acrobatic Trio (12 aprile, ore 21.30, Q Bar); Alfa Omega Jazz Duo (13 aprile, ore 19.00, Caffè Pedrocchi); Marco Castelli “Mambo & Swing” Band (19 aprile, ore 21.30, Q Bar); Classi di musica d’insieme della Scuola di Musica “G. Gershwin” (20 aprile, ore 19.00, Caffè Pedrocchi); Tino Derado “Crossing Quartet” (26 aprile, ore 21.30, Q Bar); Fabio Giachino “Ellington Soundz” Duo – tributo a Duke Ellington e Billy Strayhors (5 maggio, ore 18.00, Caffè Pedrocchi); Classi di musica d’insieme della Scuola di Musica “G. Gershwin” (12 maggio, ore 18.00, Caffè Pedrocchi); “Jazz & the City” – Musica dal vivo per le vie del Centro Storico di Padova (19 maggio, ore 18.00). VADEMECUM CULTURALE MUSICA Volge al termine la 46a Stagione Concertistica 2011/2012 dell’Orchestra di Padova e del Veneto presso l’Auditorium “C. Pollini” (Via Carlo Cassan 17, Padova), con inizio dei concerti alle ore 20.15 (Info presso la sede di Via Marsilio da Padova 19 – Telefoni 04965.68.48 o 049-65.66.26 – Mail: [email protected]); oltre ai concerti serali si propongono, per alcuni Concerti, gli appuntamenti con le “Prove Generali dell’Orchestra” (alle ore 10.30 del primo dei due giorni di ciascun spettacolo) che permettono agli spettatori di entrare dietro le quinte, seguendo il paziente lavoro di perfezionamento e di affinamento della tecnica e dell’espressione musicale. Ecco il programma: F. Piemontesi pianoforte, P. Brunello oboe, L. Lucchetta clarinetto, A. Voltan fagotto, D. Marchello corno, con musiche di Mendelssohn-Bartholdy, Beethoven, Mozart (19-20 aprile: Concerto + 19 aprile: Prove Generali); K. Durgaryan direttore e P. Berman violino, con musiche di Glazunov, Prokofiev, Musorgskij (10-11 maggio: Concerto + 10 maggio: Prove Generali). Ultimi appuntamenti per la 55a Stagione Concertistica degli Amici della Musica di Padova, presso l’Auditorium Pollini in Via Cassan, con i concerti che iniziano sempre alle ore 20.15 (Info 049875.67.63 o 049-807.13.70 o [email protected]): L. Zilberstein pianoforte con musiche di Musorgskij, Scriabin, Rachmninoff (16 aprile); Prchestra di Padova e del Veneto e H. Shelley direttore e pianoforte solista con musiche di Beethoven (3 maggio). Ha già preso il via a fine febbraio il 22° International Music Meeting (incontro musicale e culturale tra orchestre, cori e musicisti italiani e internazionali) organizzato dall’Orchestra Giovanile del Veneto e dall’Accademia Internazionale della Cultura e delle Arti (Info Tel./Fax 049-63.07.86 o www.orchestragiovaniledelveneto.it o www.aicaweb.it, la maggior parte degli ingressi è gratuita). Questi sono i prossimi concerti: “Shorewood String Orchestra” - orchestra d’archi di 100 elementi, Stati Uniti (11 aprile, ore 21.00, Arre: Pale- servizi alla Chiesa. Le spaventose condizioni in cui versavano i cristiani del Pakistan mi sconvolsero. Ricordo un venerdì di Pasqua quando avevo solo tredici anni: ascoltai un sermone sul sacrificio di Gesù per la nostra redenzione e per la salvezza del mondo. E pensai di corrispondere a quel suo amore donando amore ai nostri fratelli e sorelle, ponendomi al servizio dei cristiani, specialmente dei poveri, dei bisognosi e dei perseguitati che vivono in questo paese islamico. Mi sono state proposte alte cariche al governo e mi è stato chiesto di abbandonare la mia battaglia, ma io ho sempre rifiutato, persino a rischio della mia stessa vita. La mia risposta è sempre stata la stessa: «No, io voglio servire Gesù da uomo comune». Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora - in questo mio battagliero sforzo di aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan - Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese. Molte volte gli estremisti hanno desiderato uccidermi, imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Io dico che, finché avrò vita, fino al mio ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri. Credo che i cristiani del mondo che hanno teso la mano ai musulmani colpiti dalla tragedia del terremoto del 2005 abbiano costruito dei ponti di solidarietà, d'amore, di comprensione, di cooperazione e di tolleranza tra le due religioni. Se tali sforzi continueranno sono convinto che riusciremo a vincere i cuori e le menti degli estremisti. Ciò produrrà un cambiamento in positivo: le genti non si odieranno, non uccideranno nel nome della religione, ma si ameranno le une le altre, porteranno armonia, coltiveranno la pace e la comprensione in questa regione. Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro. Per cui cerco sempre d'essere d'aiuto, insieme ai miei colleghi, di portare assistenza ai bisognosi, agli affamati, agli assetati. Credo che i bisognosi, i poveri, gli orfani qualunque sia la loro religione vadano considerati innanzitutto come esseri umani. Penso che quelle persone siano parte del mio corpo in Cristo, che siano la parte perseguitata e bisognosa del corpo di Cristo. Se noi portiamo a termine questa missione, allora ci saremo guadagnati un posto ai piedi di Gesù ed io potrò guardarLo senza provare vergogna". (1764-’65) due Incisioni della Fortezza che sono qui esposte. La fortezza è costruita su una collina di arenaria, un tempo con l’aspetto della collina visibile sullo sfondo a sinistra (Lilienstein), scavando nella roccia e creando una vasta piattaforma su cui poi è costruita la cittadella protetta da alte mura; vi si accede per una strada tortuosa difesa da tre porte e da un tunnel. Quando il 29 agosto 1756 l’esercito prussiano invade la Sassonia (Guerra dei 7 Anni), la fortezza offre rifugio ad Augusto III, prima di trasferirsi col Conte von Brühl a Varsavia (20 ottobre 1756). Si ritorna a Varsavia Bernardo Bellotto, La Chiesa di Santa Croce (1778): ancora una volta le architetture sono i fondali scenici per i protagonisti, cioè le figure umane di tutte le classi sociali che popolano la vita cittadina. Bernardo Bellotto, Veduta di Varsavia dal Sobborgo di Praga (1772): questa è la seconda delle tre Incisioni con Vedute di Varsavia (1771-’74), derivata dal dipinto omonimo (1770). L’imbarcazione pavesata a festa che si avvicina alla sponda della Vistola sta trasportando Stanislao Augusto, mentre le carrozze lo attendono sulla riva. Un attendente (aiducco) preannuncia il suo arrivo al signore seduto a sinistra che indica con la mano sinistra il panorama, mentre un giovane alla sua sinistra lo ascolta e sta scrivendo su un dipinto l’anno 1770: l’uomo è Bernardo Bellotto, il giovane è suo figlio Lorenzo. A sinistra sono raffigurate le case in legno del sobborgo di Praga, mentre a destra del fiume Vistola si stende Varsavia, dominata dal Castello Reale. Bernardo Bellotto, Il Palazzo di Wilanów visto dal parco (1776). Passata la porta del divisorio si trova Francesco Guardi, Palazzo Ducale dal bacino di San Marco (1790): si tratta di un’opera della fase finale del vedutismo di Guardi, caratterizzata da un insieme di luci, di bagliori, di trascoloramenti, di elementi architettonici abbozzati in velocità, di macchiette che diventano fantomatiche apparizioni all’interno di composizioni prospettiche allargate a dismisura, quasi a voler cogliere gli ultimi istanti intimi di Venezia, prima della sua caduta. Il Gruppo Missioni - Favaro Mariarosa Massaro Simone quelle Romane sono concepite a coppie (pendant), sono mescolate fra loro perché si va delineando l’immagine di Varsavia come nuova Roma. Bellotto muore improvvisamente il 17 novembre 1780 per un ictus. Si comincia l’analisi dell’ultima sala con due opere del 2° Soggiorno Sassone (1762-’66): Bernardo Bellotto, Le rovine della Kreuzkirche (1765): l’antica chiesa di Dresda, già descritta in una veduta della sala precedente, è stata gravemente danneggiata dal bombardamento prussiano del 1760 e si decide di ricostruirla dal 1764, ma il 22 giugno 1765 crolla parte della torre campanaria; per rimuovere le macerie e far posto alla nuova costruzione – le cui fondamenta sono già visibili – il capomastro e alcuni operai, servendosi di una lunghissima scala a pioli, procedono ad abbattere le parti integre. Bernardo Bellotto, Paesaggio con figure e cittadella sullo sfondo (1765): l’opera è pervasa da una sottile melanconia che testimonia il suo difficile stato d’animo (la scarsa considerazione di lui da parte degli Accademici di Dresda), con lunghe ombre che s’insinuano nella luce solare, una luce quasi da eclissi. Si analizzano alcune opere del Periodo Polacco Bernardo Bellotto, Il Sobborgo di Cracovia verso la Colonna di Sigismondo III (1774) + Il Sobborgo di Cracovia dalla Colonna di Sigismondo III (1767-’68): si tratta di due vedute di Varsavia in controcampo, dove gli edifici architettonici divengono quinte scenografiche per le scenette di genere che il pittore ci racconta. Bernardo Bellotto, La Piazza dei Bernardini a Varsavia (1771): questa è una delle tre Incisioni con Vedute di Varsavia (1771-‘74). Si fa un passo indietro e si ritorna al 2° Soggiorno Sassone (1761’66) Bernardo Bellotto, La Fortezza di Könningstein con il Lilienstein (1764-‘65) + La Fortezza di Könningstein vista da ovest (1764-’65): durante il 1° Soggiorno Sassone (1747-’59) Bellotto esegue (1756’58) 5 Vedute dipinte della Fortezza di Königstein (situata a 12 km da Pirna) e durante il 2° Soggiorno Sassone (1761-’67) esegue IL PAESE DALLE MILLE COLLINE Il mio primo viaggio in Africa risale al 1987,quando sono andata a trovare un' amica in Zaire. C'è stato uno scalo in un paese che non conoscevo e che mi colpì per il suo ordine e per la sua bellezza, seppi poi che si chiamava Ruanda, detto anche il "paese dalle mille colline" ed era considerato la Svizzera dell'Africa. Mai avrei pensato di tornarci dopo tanti anni, nel 2007, ma il paese non era più lo stesso. Nel 1994 una guerra civile fra le due etnie i Tutzi e gli Hutu, che prima vivevano in pace, ha provocato una carneficina di circa 800.000 morti e continua ancora oggi nella nazioni vicine. Il paese che ho trovato e conosciuto nel 2007 era estremamente povero, la gente non aveva di che sfamarsi. Eravamo andate a controllare alcuni progetti umanitari sostenuti da alcune organizzazioni italiane. Abbiamo trovato nei villaggi famiglie composte da soli bambini perché i loro genitori erano morti di AIDS. Capanne di fango e paglia. Gente vestita di stracci. Abbiamo voluto andare a controllare come erano evolute le cose e così a gennaio 2012 siamo tornate in Ruanda. Ho visto sempre un paese molto povero ma con la voglia di crescere, di fare. E' stato creato un Ospedale per i malati di AIDS, che da un tugurio si è trasformato in una struttura all'avanguardia, con un infermiere fisso e con un medico che passa una volta alla settimana: ci sono i letti con i materassi, le zanzariere, le docce e i gabinetti. Il lavoro è iniziato con i soldi arrivati dall'Italia, ora è sostenuto dalla Caritas del posto ed è quindi autogestito. Da qualche tempo si pratica anche il micro-credito, piccoli prestiti che permettono alle persone di rendersi indipendenti: ne usufruiscono soprattutto le donne vedove e sono tante. Con questi prestiti riescono a comperare degli animali domestici, cercano di restituire il prestito del cibo, mandano i figli a scuola e pagano l'assicurazione sanitaria. Ma la situazione non è proprio così rosea. La previsione di un aumento della mortalità è dovuta all'ordine del dittatore di praticare la monocoltura: se si semina qualche coltura diversa dal mais, come patate o fagioli, sarà sradicata dai soldati. La visita che abbiamo fatto aveva lo scopo di controllare e inaugurare un acquedotto che è stato sovvenzionato dalla Caritas di Ruengheri e dalla Caritas Antoniana, il quale porta acqua potabile a più di 20.000 persone. Alla fine di questa esperienza resta la voglia di vedere ancora come questo paese potrà progredire con il passare del tempo. Fabris Teresina DOVE LA DIVERSA ERO IO Sono arrivate puntuali le ore 9.25 del 20 Dicembre 2011, si decolla per l'Africa, destinazione Addis Abeba, Etiopia. Con grande trepidazione ho aspettato quel giorno da alcuni mesi. E’ la terza volta che parto per l'Africa, stesso posto, paesaggi più o meno familiari, ma ogni volta è una esperienza nuova, mai uguale. Partiamo però dal principio, cioè la prima volta che son stata in Africa, nell'Agosto 2009. Sono partita con un campo lavoro, organizzato dall'Associazione Nuova Famiglia, una onlus di Selvazzano Dentro: siamo partite in due persone con l'idea di provare ad aiutare il prossimo e conoscere la realtà africana. Abbiamo fatto un corso di un anno, dove ci hanno insegnato le basi della lingua e ci hanno preparato alla realtà etiope, con i suoi usi e costumi; inoltre abbiamo imparato a conoscere i nostri compagni di viaggio. Arrivati lì, siamo stati alloggiati in una missione gestita da suore cappuccine, a Meganasse ai confini con il Sudan, a 500 km dalla capitale Addis Abeba. La missione ha un ospedale, gestito in primis da Sister Luciana e Sister Arnolada, due suore italo-eritrea la prima e svizzera la seconda, le quali con grande amore e passione ogni giorno gestiscono la clinica, assieme a dei medici locali, i quali, grazie al sostegno economico di famiglie italiane, hanno avuto modo di studiare in capitale. In quel mese abbiamo portato il nostro aiuto in altre missioni della zona, dove l'associazione ha dei progetti quali la costruzione di una sala parto, ormai completata, di scuole e di pozzi d’acqua, aiutando in clinica al bisogno, aiutando nelle scuole, dipingendo i muri. Questi ultimi due anni son stata in Etiopia durante il periodo natalizio, non tramite un campo lavoro ma con Antonella ed Emanuele, due persone che vanno da anni nel paese del Corno d’Africa a portare il loro aiuto e a vedere dove portare gli aiuti che raccolgono qui in Italia per fare nuovi progetti. Ho fatto varie cose, aiutando anche nella costruzione di un impianto di irrigazione, con la posa dei tubi per un paio di km per la costruzione di un pozzo, improvvisandomi pure come idraulico. L'Africa insegna molto, da questi viaggi, non è molto quello che ho portato io lì, ma quello che mi han donato loro. Bimbi sempre con un sorriso enorme, persone umili o senza niente, le del ponte di Augusto (1748): altro Pendant con vedute in controcampo. Nella prima Veduta Bellotto si è ritratto seduto in primo piano, intento a disegnare, seguendo le spiegazioni di due pittori di corte. Bernardo Bellotto, La Piazza del Mercato Vecchio vista dalla Seegasse (1752) + La Piazza del Mercato Vecchio vista dalla Schlossgasse (1752): il Pendant presenta altre due vedute in controcampo, dove in entrambe si coglie l’armonioso equilibrio decorativo dell’invaso della Piazza del Mercato Vecchio. Bernardo Bellotto, La Chiesa Cattolica di Corte (1748) + Dresda dalla riva sinistra dell’Elba sotto le fortificazioni (1747): la prima veduta raffigura la Residenza Reale e la Hofkirche, la Chiesa voluta da Augusto III per sottolineare l’adesione della famiglia reale al Cattolicesimo dal 1697, condizione imposta per l’insediamento sul trono di Polonia. 7a Sezione: VARSAVIA. Tornato da Monaco di Baviera a Dresda (2° Soggiorno Sassone, 1761-’66), Bellotto trova una situazione precaria perché il Principe Augusto III e il Conte von Brühl tornano da Varsavia solamente dopo la fine della Guerra dei 7 Anni (il 30 aprile 1763) e muoiono entrambi nell’ottobre del 1763. Nel 1764 Bellotto è accolto come “membro aggregato” per il corso di Prospettiva nella nuova Accademia di Dresda, ma il direttore non ha una grande considerazione di lui: soffrendo la scarsa considerazione che si ha di lui, sul finire del 1766 egli chiede all’Accademia un permesso di 9 mesi per recarsi a San Pietroburgo e cercare un nuovo impiego alla corte della zarina Caterina II. Lungo la strada fa tappa a Varsavia, trovando nel re Stanislao Augusto Poniatowski, ultimo re di Polonia dal 1764 al 1795, un nuovo mecenate: decide quindi di stabilirvisi per gli ultimi 14 anni della sua vita. Durante il soggiorno polacco, il pittore veneziano esegue un totale di 27 Vedute di Varsavia e del Palazzo Reale di Wilanów + 16 Vedute Romane, con la collaborazione del figlio Lorenzo (Venezia 1742 – Varsavia 1770, collaboratore del padre dal 1764, noto come il giovane Canaletto). Sia le Vedute di Varsavia sia viavai del mercato, opponendo all’esiguità degli spazi un’umanità fitta e colta con grande realismo. Il 4 gennaio 1761 Bellotto lascia Vienna in direzione di Monaco di Baviera dove giunge il 14 gennaio, rimanendovi fino a settembre dello stesso anno, dopo di che nel mese di ottobre tornerà a Dresda per il 2° Soggiorno Sassone. Durante il soggiorno Bavarese esegue 3 vedute per il Principe Elettore Massimiliano Giuseppe III. 5a Sezione: PIRNA. Tra il 1753 e il 1756 (1° Soggiorno Sassone) l’artista veneziano esegue le 11 Vedute dipinte di Pirna, cittadina a 20 km da Dresda, sovrastata dalla fortezza di Sonnenstein. Durante il 2° Soggiorno Sassone (1761-’66) Bellotto traduce in Incisioni 6 degli 11 dipinti. Qui si espongono 3 delle 11 vedute dipinte: Bernardo Bellotto, Pirna con l’Obertor (1754-’56): si noti nella penombra in basso a sinistra la carrozza di corte, preceduta a notevole distanza dal “Läufer” (Battistrada), diretta alla fortezza. Bernardo Bellotto, Pirna dalla riva destra dell’Elba con la strada maestra presso il Sobborgo di Posta (1754-’56): si presenta a destra la collina del villaggio di Posta, mentre sull’altra riva dell’Elba si raffigura Pirna con il borgo dei barcaioli, usato anche come deposito dei blocchi di arenaria. Bernardo Bellotto, Il Sobborgo dei barcaioli a Pirna (1753-’54): con un punto di osservazione ravvicinato, Bellotto ci presenta il piccolo porto del borgo dei barcaioli, già visto nella veduta precedente. 6a Sezione: LE ACQUEFORTI DI DRESDA. Sono qui esposte le altre 10 Incisioni con Vedute di Dresda delle 14 totali, eseguite durante il 1° Soggiorno Sassone (1747-‘59). Bernardo Bellotto, Le antiche fortificazioni a sud dello Zwinger (1750) + Il fossato dello Zwinger (1758): nel Pendant si può ammirare il famoso Castello dello Zwinger (1710-’32) con due vedute in controcampo, cioè con punti di osservazione opposti. Bernardo Bellotto, La Kreuzkirche (1757) + La Frauenkirche- Eglise de Notre Dame (1757): il Pendant presenta due famose Chiese di Dresda, entrambe prese da punti di vista impossibili. Bernardo Bellotto, Dresda dalla riva destra dell’Elba a monte del ponte di Augusto (1747) + Dresda dalla riva destra dell’Elba a val- che ti insegnano che la vera semplicità sta nel non avere nulla, eppure sono sempre col sorriso stampato sulla faccia. Spesse volte qui mi manca l'Africa, l'umanità di quella terra, la capacità di sorridere anche avendo mille difficoltà che ti scavalcano e di essere felice con l'essenziale. Mi fa rabbia ancora ora vedere come qui certe persone si sono disumanizzate, noto che molti italiani si sono lasciati ingannare dai falsi valori come il denaro, l'avidità e la fama. Quando molte persone mi chiedono cosa ho imparato in Africa, io rispondo che ho imparato che la felicità non è data dai bei materiali, ma dal vivere in armonia con gli altri. Lì si impara a fraternizzare, a comunicare, a stare assieme agli altri e a essere gentile con il prossimo, aiutandolo in qualsiasi difficoltà, cosa che, in questa società consumistica e dove piano piano si stanno perdendo i veri principi, ora non facciamo. In quel pezzo di Africa poi, mi è stato insegnato che la famiglia è molto importante, la comunità diventa per tutti famiglia e che tutti vivono rispettandosi l'uno con l'altro senza rendersi conto della diversità della religione di ognuno. La vita in Etiopia non si ferma mai, le strade sono sempre affollate di persone che vanno e vengono, come una immagine di un esodo continuo, un pellegrinaggio incessante per non si sa di preciso dove, una fiumana di persone ai lati delle strade, chi in cerca di cibo e di espedienti per sopravvivere. L'impressione maggiore è per le donne, che con pesanti fasci di legna, partono nella notte dalle campagne e fanno estenuanti viaggi di decine di chilometri per pochi soldi a viaggio; portano i loro carichi in città e poi ritornano poco dopo l'alba alle loro capanne. L'Africa ti insegna molto e spero continuerà a farlo nelle prossime volte che avrò la fortuna di tornarla a visitare. Vi lascio con una frase a me molto cara: "Dall'Africa non ti stacchi mai. Dopo che l'hai conosciuta, la vita diventa un pendolarismo tra mondi infinitamente lontani che pure stan lì, sotto di noi, a tiro di un viaggio che non comporta nemmeno salti di fusi orari". Grazie mamma Etiopia. Zanchin Eleonora IL PRIMO GIORNO DI PRIMAVERA 21 marzo 2012. E’ il primo giorno di primavera. E’ ritornata la meraviglia degli alberi da frutto in fiore, il verde nuovo delle foglie e dei campi. Finalmente un po’ di caldo! Ricordo mio padre. Superati i 70 e con gravi problemi si salute, diceva, seduto sullo scalino dell’ingresso di casa, : “Quando viene la primavera, non sento più il peso dei miei anni e mi sento come se fossi giovane…”. Purtroppo fu un’illusione che durò poco. All’inizio di ogni primavera ritorna la solita, ma fondamentale domanda: “Tutto muore e tutto si rinnova. Cambiano le stagioni, ricompaiono i fiori, le foglie, i campi, i prati verdi…anche gli animali, anche l’Uomo! Seguendo dei cicli che pare non debbano finire mai. Però… Mi è rimasta impressa la riflessione di un grande filosofo…a parte il fatto che siamo tutti filosofi. “La Vita ama solo se stessa”. Si rinnova sui “grandi numeri”; persegue solo un fine: PERPETRARSI. Si serve del Singolo per ANDARE AVANTI, ANDARE SEMPRE AVANTI. La Vita è egoista, è indifferente. La fogliolina verde che vediamo spuntare sul ramo dell’albero, secco fino a pochi giorni prima, è sempre una foglia ma non è PIU’ quella dell’anno scorso. La foglia dell’anno scorso è per terra, scura e friabile destinata a diventare polvere. Così è per l’UOMO. Ben venga la primavera, ben venga la gioia della primavera e con essa l’illusione di andare avanti, indefinitamente. E’ il Mistero dell’INDIVIDUALITA’. Io sono un Universo, anzi sono l’ UNIVERSO. Perché non sono mai sazio di vita e, invece, sono condannato a…? Non ci voglio credere, mi rifiuto di credere, ma…. Ricordate quel detto popolare che dice: “Tutti dobbiamo morire, forse anch’io”? Le mie parole sono povere, ma le idee sono uguali per tutti gli uomini. I grandi pensatori NON hanno pensieri superiori ai nostri: sono degli ottimi, straordinari artigiani che sanno esporre le loro idee in un modo che io sia per i possibili punti di fuga posti in spazi stretti, al fine di raffigurare il più possibile di un panorama o dei singoli edifici. Bellotto, come molti vedutisti, si serve della Camera Oscura per mettere insieme vari punti di vista reali nel loro dettaglio, che vengono poi inseriti in un reticolo e adattati in maniera fittizia e possibilmente efficace, con lo scopo di accelerare i tempi di esecuzione di un dipinto e corrispondere alle aspettative del committente. Bernardo Bellotto, Il Palazzo in Villa Liechtenstein a Vienna visto da ovest (1759): si tratta di una delle due vedute della Villa del Principe Joseph Wenzel I von Liechtenstein, in cui si raffigura appena l’edificio sul lato sinistro e si proietta lo sguardo sul giardino con belvedere e sui retrostanti colli (lo spazio è dominato dall’ampiezza e dalla profondità); fa gli onori di casa il Principe. Grazie a queste prime tre opere e ai legami dei suoi committenti con la casa imperiale, Bellotto è chiamato a lavorare per l’Imperatrice Maria Teresa d’Asburgo, eseguendo 13 dipinti, di cui 7 di grande formato illustranti le proprietà imperiali e i dintorni, e 6 di formato ridotto (3 pendant) illustranti la Vienna medievale. Bernardo Bellotto, La residenza imperiale estiva dello Schlosshof, vista dal cortile (1760-’63): si tratta di una delle 7 tele di grande formato eseguite per l’Imperatrice Maria Teresa e di una delle 3 Vedute del Castello Imperiale dello Schlohoff, voluto dal Principe Eugenio d’Asburgo, un luogo di riposo e di ozio, lontano dal caos febbrile di Vienna. Bernardo Bellotto, Capriccio architettonico (1762-’66): dipinto eseguito durante il 2° Soggiorno Sassone. Dall’ombra del porticato in primo piano parte la prospettiva sugli edifici rinascimentali a sinistra, il primo dei quali negli archi ricorda la Libreria Marciana, con un aereo loggiato al centro e una porta a tre archi sullo sfondo. Al cielo chiaro si contrappone il contrasto chiaroscurale, che accentua la profondità del dipinto, animato da una serie di figure umane delle varie classi sociali, colte nella loro immediatezza e quotidianità. Bernardo Bellotto, La piazza Freyung vista da sud-est (1759-’61): è rilevante la presenza umana, con le baracche in primo piano e il Nel 1° Soggiorno Sassone (1747-’58) Bellotto realizza per Augusto III 14 Vedute di Dresda, 11 Vedute di Pirna e 5 Vedute della Fortezza di Königstein: le opere sono eseguite quasi tutte in “pendant”, cioè a coppie. Alle 14 Vedute dipinte di Dresda corrispondono altrettante Incisioni, destinate a formare 7 Pendant, eseguite durante il 1° soggiorno sassone (1747-‘59): se ne espongono 4 in questa sala e altre 10 più avanti. Bernardo Bellotto, Il cortile dello Zwinger (1758) + La Piazza del Mercato della Città Nuova (1750): si presenta qui uno dei 7 Pendant raffigurante nella prima incisione i padiglioni, uniti da gallerie, costituenti il Cortile del Castello dello Zwinger, usato per le feste in occasione delle nozze di Augusto III con Maria Josepha d’Austria. Nella seconda incisione si rappresenta la Piazza del Mercato nel suo divenire, con i contorni non ancora ben delineati e il monumento equestre di Augusto II, alla cui volontà si deve la realizzazione. Bernardo Bellotto, La Piazza del Mercato Nuovo vista dalla Moritzstrasse (1750) + La Piazza del Mercato Nuovo vista dallo Judenhof (1749): questo è un altro Pendant che ha come soggetto la Piazza del Mercato Nuovo, sorta al centro di quella che un tempo è la Città Vecchia, osservata da due diversi punti di vista. Nel 1756 scoppia la Guerra dei 7 Anni tra l’Austria e la Prussia e la Sassonia viene invasa dalle truppe prussiane. Il 5 dicembre 1758 Bellotto riceve l’autorizzazione a lasciare Dresda per recarsi a Bayreuth (Baviera Settentrionale) a cercare lavoro, ma, non trovando ingaggi, si trasferisce a Vienna nel gennaio 1759, rimanendovi fino al gennaio 1761. Non si sa come, ma Bellotto appena arrivato esegue tre vedute per due dei più importanti rappresentanti della nobiltà austriaca: due per il principe Joseph Wenzel I von Liechtenstein e una per il conte Wenzel Anton Dominik von Kaunitz. In queste tre vedute Bellotto costruisce la raffigurazione come una prospettiva teatrale barocca: dalle opere viennesi le figure umane, curate nei ritratti, sono sempre più poste in primo piano, diventando i veri protagonisti delle scene. Inoltre egli sorprende per le angolature visive poiché spesso i punti di osservazione non coincidono con quelli reali, sia perché rialzati e molti tra noi di “media cultura” non siamo capaci di fare…ma nessuno è in grado di spaccare il guscio del Mistero che sta sulle nostre teste. E adesso…adesso si avvicina di nuovo la Pasqua, la Santa Pasqua. Gesù Cristo, vero Dio e vero Uomo, nato da Maria Vergine, è morto e risorto il Terzo Giorno per la nostra Salvezza. Giovanni. Cap. 1-14 : “Io sono il Buon Pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me…”. Gesù viene incontro alla mia Individualità, viene incontro al mio IO, ai miliardi di IO, ad ogni Singolarità, ad ogni UOMO… dà valore alla mia individualità, mi dà una Parola di Speranza. Sono stanco, sono finito, sono un misero, sono un peccatore…Le Parole di Gesù, così grandi, mi schiacciano…ma anche la soavità di queste Parole mi ristora e mi commuove. Però… Il MALE mi sconvolge. Come un terremoto devastante fa tremare le mie certezze. IL MALE…la sua potenza, il suo fascino, la sua terribile maestà, il suo abisso che non conosce fondo… Ma perché? Uccidere a sangue freddo dei bambini… E’ successo, succede e succederà. Sono sbigottito, ammutolito, ma non sorpreso. La risposta più facile, più ovvia, più logica, sarebbe: “DIO NON ESISTE”. … Ed ecco mi appare il mite Volto di Cristo. …. Ed ecco mi ritornano alla mente le parole di un uomo, di un giovane uomo che non ascoltai. Era verso mezzogiorno di quasi vent’anni fa. Padova. Stavo percorrendo a piedi C.so Milano ed ero vicino all’incrocio con Via Dante. Una giornata strana. Un tempo strano. Poteva essere un giorno di primavera o d’autunno. Nuvoloni bassi, grevi, cupi parevano toccare la punta degli alberi e delle case. Il Corso era pieno di gente. Vedevo solo una grigia foresta di gambe di uomini e di donne che andavano e che venivano. “Fermati! Fermati! Ascolta la Parola del Signore!”. Non mi fermai. “Fermati! Fermati! Ascolta la Parola del Signore!”. Mi girai per vedere chi mi stava chiamando. Era un giovanotto con camicia bianca con le maniche corte, cravatta nera. Capelli castani tagliati corti, carnagione lattea. Con una mano reggeva una borsa di cuoio nera e stringeva nel pugno dell’altra mano un fascio di giornaletti colorati. Mi diede l’impressione di essere uno di quei predicatori americani che appaiono talvolta in televisione. Forse alloggiava al “Plaza”. Si mise a seguirmi. Infastidito, ritenendo volesse rifilarmi un opuscolo, gli dissi seccato :”Cosa vuoi? Io non credo”. Mi rispose con voce accorata: ”Ma che importa! Anche se non credi ascolta la Parola del Signore!”: Allungai il passo, lo distanziai e la folla lo inghiottì. Sentii ancora una volta, flebile la sua voce: “Ascolta la Parola del Signore…”. Sento ancora la sua voce. Si avvicina la Santa Pasqua. Pensate al Signore. Pregate il Signore. Una preghiera alla Vergine Maria, Madre Dolcissima, che vede con occhio di Madre la mia e la tua miseria. Una preghiera alla Beata Liduina. Locorvo Giulio tagli con un segno grafico semplificato, un sapiente gioco chiaroscurale, forme solide e profilate. Si possono vedere alcune differenze con i prototipi di Canaletto (esposti ai lati del foglio con le incisioni di Bellotto): Canaletto, Il portico con la lanterna (1742-’43) + Il carro che passa sul ponte (1740). Bernardo Bellotto, Capriccio con il Campidoglio (1744). Bernardo Bellotto, Veduta della Villa Perabò-Melzi a Gazzada (1744): nel 1744 Bellotto si reca in Lombardia (Milano, Vaprio d’Adda e Canonica d’Adda), soggiornando anche a Gazzada (provincia di Varese), probabilmente ospite dei nobili Gabrio e Giuseppe Perabò. Ecco la panoramica sulla villa dei suoi committenti che, attraverso l’incisività descrittiva e il controllo cromatico, offre una natura bellissima, incontaminata, esaltata dalla luminosità che infonde una “magica densità” ai limiti del surreale: il realismo descrittivo, la bellezza elegiaca della natura e la limpidezza atmosferica si fondono mirabilmente in un’atmosfera quasi stregata, lontana parente di quella immobile e traslucida di Canaletto. Bernardo Bellotto, Capriccio con ruderi di un arco trionfale sulla riva della laguna (1743-’44) + Capriccio con ruderi di un tempio romano sulla riva della laguna (1743-’44): la coppia di dipinti rivela già le caratteristiche tipiche della pittura di Bellotto con le quinte d’ombra, la stesura densa, le macchiette piene di colore. 4a Sezione: DRESDA – VIENNA. Bellotto lascia definitivamente Venezia nel Luglio 1747 con la moglie, il figlio Lorenzo e il suo fedele servitore Checo, per andare a lavorare a Dresda. Non si è ancora capito la ragione di questo lungo spostamento: infatti, finora non si sono rinvenuti documenti riguardanti una possibile convocazione di Bellotto a Dresda da parte del Principe Augusto III di Sassonia. Nel 1748 Bellotto è nominato Pittore di Corte, lavora essenzialmente per Augusto III, Re di Polonia e Principe Elettore di Sassonia con il nome di Augusto II, riservandogli sempre la prima versione di ogni veduta, eseguendo poi delle copie autografe per il Primo Ministro Conte H. von Brühl. Bernardo Bellotto, L’Arco di Tito a Roma (1742): si tratta del modello per un dipinto di grandi dimensioni ed è caratterizzato dalla stesura rapida e da una composizione fortemente chiaroscurata. Il 16 agosto 1743 Bellotto espone alla mostra veneziana di San Rocco due vedute che segnano l’inizio dell’attività autonoma dell’artista, dopo la rottura del legame con la bottega dello zio. Da questo momento Bellotto comincia ad apporre la firma “Bernardo Bellotto detto Canaletto” prima alle 8 “Acqueforti Italiane” (eseguite nel 1742-’43 e pubblicate nel 1743) e poi ai dipinti, sfruttando quindi il soprannome del più famoso zio (che per contro non firma quasi mai col soprannome) e ponendosi in competizione con lui. Ma ciò contribuisce a creare una lunga serie di equivoci, di cui la prima vittima è lo zio: durante il suo soggiorno a Londra (1746-‘56), Canaletto è costretto a pubblicare un annuncio nel 1749 quasi per rivendicare la paternità del soprannome, col quale è conosciuto il nipote. A seconda dei paesi dove sono stati attivi si è formata una tradizione, ancora oggi valida nella letteratura specializzata, per cui col soprannome Canaletto s’intende il Canal in Italia, Inghilterra e Stati Uniti, o il Bellotto in Germania, Austria e Polonia. Bernardo Bellotto, Le 8 Acqueforti Italiane (1762-’66): si analizzano le più antiche incisioni di Bellotto, derivate dai disegni eseguiti nell’aprile (Padova) e nel maggio-giugno (Roma) 1742, eseguite nel 1742-’43 e pubblicate nel 1743. Le lastre di rame restano in possesso di Bellotto, il quale, tra il 1762 e il 1766 (2° soggiorno sassone), le fa imprimere in un unico foglio, di cui si espone un esemplare conservato a Dresda: “Il tempio rotondo” + “La Porta Pontecorvo e Santa Giustina” + “Capriccio con un ponte e una porta, simile a Porta Portello” + “Capriccio con rovine di un tempio e di una rotonda” + “Capriccio con rovine di un acquedotto” + “Capriccio con la Chiesa di Santa Giustina” + “Capriccio con la Porta Pontecorvo e la Torre del Castello di Ezzelino” + “Il portico con la lanterna”. Partendo dai prototipi dello zio, egli cerca una sua espressione: non più paesaggi e vedute dominati dal cielo, ma spazi misurabili, riducendo i primi piani per avvicinare le figure allo sfondo, esaltando la forza dei det- DERMATITE ATOPICA INFANTILE e i trattamenti omeopatici La dermatite atopica è una patologia che ha come bersaglio l’apparato cutaneo. La cute rappresenta il confine tra il mondo interno definito e conosciuto e lo spazio esterno infinito e sconosciuto, evocatore, in special modo nel bambino, di minacce o aspettative. Limite e anche tramite perché essa rappresenta una via di comunicazione, infatti è attraverso un linguaggio fisiologico che si avvale del colorito, del rossore, del pallore, o fisiopatologico come l’eccesso di traspirazione, la secchezza, e il prurito o decisamente patologico con la comparsa della lesione cutanea. La pelle del lattante, bambino e adolescente esprime emozioni , erige barriere e quindi RICHIEDE ASCOLTO. La dermatite atopica è una malattia cronica, recidivante e intensamente pruriginosa , per la quale si è assistito negli ultimi anni ad un incremento nei paesi industrializzati, passando da una percentuale del 3-5% negli anni ‘60-’70 all’attuale 20% . In Italia ne soffrono circa il 20% dei bambini e degli adolescenti. Nel 90% dei casi l’esordio avviene nei primi 5 anni di vita , mentre in 6 casi su 10 si verifica nel primo anno di vita. Tuttavia nel 40% dei casi persiste dopo la pubertà e nel 10% anche in età adulta. Si tratta di una malattia multifattoriale che coinvolge mediatori dell’infiammazione dislocati su differenti cromosomi, alcuni dei quali coinvolti anche nell’atopia respiratoria. Nella sua patogenesi, giocano un ruolo importante due tipi di enzimi: uno è deputato al mantenimento della cute nel suo giusto spessore, e nella pelle dell’atopico, si attiva prima del tempo col risultato che la pelle “si sbriciola” precocemente e la barriera cutanea risulta meno efficiente. L’altro enzima ha azione antimicrobica, e, nella pelle atopica, risulta essere carente, con conseguenti riacutizzazione e sovrainfezioni batteriche. Tra i fattori scatenanti un ruolo fondamentale è svolto anche dagli alimenti, anche se non sempre si osservano correlazioni tra effetti clinici e positività ai test allergologici e solo il 20-40% dei bambini presenta un miglioramento dopo una dieta d’esclusione. In merito ai fattori ambientali, sono notevoli i contributi che indicano i dermatophagoides o più comunemente acari della polvere, quali fattori scatenanti: solventi, disinfettanti, lana, fibre sintetiche , giocattoli, l’aria secca, il freddo eccessivo, il calore umido, il sudore ,un’acqua troppo dura, stress emozionali. Attualmente però non esiste una controprova sicura fra riduzione della carica ambientale di dermatophagoides o la sua iposensibilizzazione e benefici sulla sintomatologia eczematosa. L’eterogenicità clinica è tale per cui si può definire l’eczema atopico come uno scenario in cui fragilità cutanea, sensibilizzazione , colonizzazione, impitiginizzazione , xerosi si avvicendano, e non meno importante il PRURITO, sintomo tutt’altro che secondario in quanto sempre presente. La terapia convenzionale della dermatite atopica con corticosteroidi ad uso topico, per il polimorfismo che la caratterizza e il decorso cronico recidivante, non sempre è soddisfacente ed espone il bambino a importanti effetti iatrogeni, in primis l’assottigliamento della cute e indebolimento del sistema immunitario che in età infantile è ancora in formazione. In ogni caso si tratta di una terapia del sintomo, non di una cura del terreno. L’Omeopatia invece non si limita a curare le riacutizzazioni con rimedi sintomatici, ma apporta una informazione correttiva e preventiva al terreno reattivo del bambino atopico, cercando il rimedio tipo specifico, in base a vari aspetti: - Morfologico: com’è fatto? - Fisiologico: come funziona? Malattia/Disagio = sintomi rispetto al periodo di benessere/salute. - Intellettivo: come ragiona? 1747-58 1° Soggiorno Sassone a Dresda, Pirna e Könningstein. 1759 (gennaio) -’61 (gennaio) Soggiorno a Vienna. 1761 (gennaio-settembre) Soggiorno a Monaco di Baviera. 1761-’66 2° Soggiorno Sassone a Dresda. 1767-’80 Soggiorno a Varsavia. Nel 1736 Bernardo entra come apprendista nella bottega dello zio Canaletto, dove rimarrà fino al 1743: durante il Periodo Giovanile di Apprendistato, egli replica i modelli iconografici dello zio quasi alla lettera cercando di carpirne i segreti, anche se vi introduce sempre più degli spunti personali geniali e innovativi. Rispetto a Canaletto, egli sottolinea e definisce con forza i dettagli (che nello zio sono sfumati), crea una luminosità che sembra artificiale e crepuscolare (che nello zio è solare e smagliante), riduce il cromatismo a intonazioni fredde e usa pigmenti pressoché puri (lo zio usa colori caldi), raffigura figure umane molto realistiche che diverranno dei veri e propri ritratti (nello zio le macchiette sono arricciolate). Dal 1738 al 1743 Bellotto risulta iscritto nei registri della fraglia dei pittori veneziani. Il 5 novembre 1741 Bellotto sposa Maria Elisabetta Pizzorno: dal matrimonio nasceranno 6 figli. Nell’aprile 1742 Canaletto e Bellotto fanno un Viaggio di Studio nella terraferma tra Mestre e Padova, eseguendo una serie i schizzi e disegni, alcuni dei quali utilizzati poi per incisioni, come si è visto nella 1a Sezione con le incisioni di Canaletto. Subito dopo, su consiglio dello zio, Bellotto si reca a Roma col fratello Pietro (maggio-luglio 1742), sostando a Lucca e a Firenze: durante il breve soggiorno a Roma Bernardo esegue una serie di disegni riutilizzata nelle vedute dipinte, eseguite dopo il rientro a Venezia nel 1743-’44, a parte qualche veduta dipinta a Roma. Nella sala si espongono da destra a sinistra le seguenti opere: Bernardo Bellotto, Campo Santi Giovanni e Paolo (1741): il dipinto deriva da un disegno del dicembre 1740, il primo disegno datato e firmato dal giovane apprendista Bellotto. L’opera segna il passaggio dalla luminosità dorata di Canaletto all’intonazione fredda (grigio argento) delle atmosfere di Bellotto, caratterizzate anche dall’equilibrato chiaroscuro. smo Veneziano. Il dipinto esposto appartiene alla prima fase del suo vedutismo, in cui Guardi, pur influenzato dalla lezione di Canaletto, pone il paesaggio e gli elementi architettonici in secondo piano, ai margini o verso il fondo, privilegiando la laguna sovrastata da cieli che occupano quasi i due terzi delle composizioni, il tutto avvolto da una luminosità color madreperla; egli non guarda alla resa trasparente dell’atmosfera entro cui s’inseriscono i volumi degli edifici come Canaletto, bensì sfuma i contorni del paesaggio e degli edifici, quasi che la loro sia una presenza temporanea. ì Giovanni Antonio Canal detto “Canaletto” (Venezia 1697-1768), La Piazzetta verso la Basilica della Salute (1723): caratterizzata da una cromatismo caldo e intenso, ricco di vibrazioni chiaroscurali e con il movimento ondulatorio dell’acqua a striature argentee, la veduta presenta gli edifici avvolti quasi in una nebbia, appena percepibili solamente nell’angolo della Libreria, mentre le figure pongono lo spettatore a contatto immediato con l’immagine. Bernardo Bellotto, Il Rio dei Mendicanti e la Scuola di San Marco (1741): è l’unica veduta di Bellotto in un museo italiano e risale al Periodo Giovanile dell’apprendistato nella bottega dello zio Canaletto. Luca Carlevarijs, Veduta del molo (1721-’23): Carlevarijs è il primo vedutista che rende la veduta un’immagine capace di suscitare emozioni. Da questo momento si comincia a osservare la 3a Sezione: BELLOTTO IN ITALIA Bernardo Bellotto nasce a Venezia il 29 maggio 1722 da Lorenzo e Fiorenza Canal: la mamma è la figlia del pittore e scenografo Bernardo Canal, e la sorella di Giovanni Antonio famoso come “Canaletto”. Le Tappe Fondamentali della Carriera Pittorica di Bellotto sono le seguenti: 1736-’43 Apprendistato nella Bottega dello zio Giovanni Antonio Canal. 1743 Autonomia dallo zio e prime opere firmate usandone il soprannome Canaletto. - Relazionale: tendenza alla socializzazione. - Emotivo: come reagisce? - Patologico: come mal funziona? Con queste informazioni, ”COSTITUZIONE”, e il suo imprinting temperamentale è possibile curare i diversi sintomi in fase acuta: - Flogosi improvvisa rosata con dolori piccanti, prurito e miglioramento col freddo. - Cute rossa iperestesica che teme il minimo contatto. - Prurito intollerabile aggravato da acqua fredda. - Eczema con piccole vescicole pruriginose circondate da eritema. - Eczema trasudante con rischio di infezione, in pieghe flessorie dietro le orecchie commessure labiali. - E altri... Questi rimedi si avvicendano nella cura della dermatite atopica a seconda degli stadi clinici, potranno anche essere somministrati in preparazioni sinergiche (più rimedi insieme) ad uso anche del lattante, ricoprendo essi stessi la totalità dei sintomi, risparmiando così al bambino terapie sistemiche e topiche a base di corticosteroidi. Il rimedio sintomatico smorza le acuzie senza operare soppressioni e ci porta ad agire in profondità con l’utilizzo di rimedi bio-tipologici, che rispecchiano le varie tipologie della persona in questo caso del bambino, magro, instabile piuttosto che longilineo astenico o solitario rimuginante....ecc. Il processo di guarigione, oltre che oggettivo, inizia nel momento stesso in cui il cambiamento in positivo, viene accettato e integrato nella propria esperienza percettiva (stato di benessere) e il rimedio omeopatico funge da catalizzatore. Il loro utilizzo mirato e rispettoso sia del sintomo, sia a ciò che ad esso soggiace, associato a dermocosmetici appropriati e ad un regime alimentare sano, permette un miglioramento dentro e fuori dei bambini. Curtarello Laura Economia della Felicità Recentemente, grazie alla disponibilità di informazioni raccolte da sociologi e psicologi, alcuni economisti si sono interessati a studiare e comparare il benessere e la felicità degli individui sconvolgendo radicalmente la tradizionale convinzione che l'aumento della ricchezza, sia delle nazioni che degli individui, attraverso il libero mercato, sia sufficiente a garantire un proporzionale aumento della felicità, o quantomeno a non provocarne la diminuzione. Uno dei risultati più interessanti che emerge dalle ricerche economiche sulla felicità, è che nel lungo periodo mentre il reddito pro capite aumenta costantemente, la felicità rimane sostanzialmente invariata. I dati provengono dalle indagini Eurostat-Eurobarometro (un servizio della Commissione europea, istituito nel 1973, che misura ed analizza le tendenze dell'opinione pubblica in tutti gli Stati membri e nei paesi candidati). Negli ultimi vent’anni, nonostante le molte oscillazioni, la soddisfazione media riportata dagli europei è rimasta praticamente la stessa, a fronte di un considerevole aumento del reddito pro capite nello stesso periodo. Risultati molto simili si ottengono anche per gli Stati Uniti. Questi dati sollevano naturalmente molti dubbi sulla loro qualità e tuttavia, senza entrare nel dettaglio, numerosi studi provenienti da altre discipline come la psicologia e la neurologia ne supportano l’attendibilità. Chi non condivide questa teoria afferma che in realtà ognuno si dichiara soddisfatto in relazione a ciò che può realisticamente ottenere, di conseguenza oggi siamo effettivamente più felici di 20 anni fa ma non ci riteniamo tali perché le nostre aspettative sono cambiate, migliorate, e desideriamo sempre di più. Esistono diverse risposte a questa critica. In primo luogo, se così fosse, almeno persone nate negli stessi anni dovrebbero mostrare una crescita nel tempo della felicità riportata soggettivamente. I dati mostrano invece che, anche suddividendo il campione per periodi omogenei di nascita, la felicità riportata non cresce significativamente nel tempo. Inoltre, misure meno soggettive del benessere, come la percentuale di persone affette da depressione o il numero di suicidi, seguono andamenti molto simili alle risposte soggettive sulla felicità e sulla soddisfazione. Ma allora cosa ci rende felici? Studi che confrontano felicità e soddisfazione di persone simili indicano, con tutte le riserve del caso, che sono molte le fonti di (1735) + L’ingresso al Canal Grande con la Dogana e la Basilica della Salute (1735) : si tratta del padre di Canaletto e del nonno materno di Bernardo e Pietro Bellotto. Nelle vedute esposte si nota una salda struttura prospettica, le morbide nubi zigzaganti che solcano cieli tersi e un taglio prospettico ravvicinato. Pietro Bellotto o Bellotti (Venezia 1725 – circa 1790), Paesaggio lagunare con città murata (1760-’65): si forma nella bottega dello zio Canaletto, sotto la tutela del fratello Bernardo che gli insegna la professione di pittore e lo mantiene insieme alla madre Fiorenza Canal; tale comunione legale è sciolta nel luglio 1742, al ritorno da Roma dei due fratelli. La maggior parte delle sue opere è derivata da incisioni di altri artisti. Michele Marieschi (Venezia 1710-’43), Capriccio con arco classico in riva al fiume (1738-’39): le prime opere note dell’artista sono dei Capricci di grande inventiva che risentono dell’influenza di Marco Ricci, con rovine e architetture inserite in contesti lagunari: ne è un esempio l’opera esposta raffigurante un paesino in riva al fiume, sul quale scivolano i velieri, in un’atmosfera fi fiabesco lirismo. Nella seconda sala si espongono: Luca Carlevarijs (Udine 1663 – Venezia 1730), Veduta di Roma con l’Arco di Costantino (1712-’13): si tratta del primo grande vedutista attivo a Venezia, il quale inventa tagli prospettici e composizioni che diverranno normativi per i successori, concentrando l’attenzione sui centri di potere della Serenissima (Piazza San Marco, la Piazzetta, il molo verso l’imbocco del Canal Grande o verso la Riva degli Schiavoni). Al Carlevarijs spetta anche l’invenzione delle “Vedute Ideate”, dove all’invenzione paesistica e architettonica si accompagna la forza del messaggio simbolico. Il capriccio esposto presenta una costruzione ideale dell’Urbe (= Roma), animata da barcaioli e mercanti colti nella loro quotidianità e spontaneità, all’interno di una composizione equilibrata e con una luminosità rosata avvolgente. Francesco Guardi (Venezia 1712-‘93), Il canale della Giudecca verso Santa Maria (1757): con lui si conclude l’epopea del Veduti- d’uccello, incisa da un anonimo e inserita nel “Corso Geografico Universale” dal Coronelli. Antonio Visentini (Venezia 1688-1782), Frontespizio con i ritratti di Canaletto e Visentini (1742) + Ponte di Rialto con il Palazzo dei Camerlenghi (1742) + Canal Grande verso Santa Chiara (1742) + Piazza San Marco verso la Basilica”: nel 1742 Visentini pubblica una raccolta di 38 Vedute veneziane, l’“Urbis Venetiarum Prospectus Celebriores”, di cui qui si espongono il Frontespizio con i Ritratti di Visentini e Canaletto e tre vedute di Venezia. Michele Marieschi (Venezia 1710-‘43), La Basilica della Salute (1741) + Il Canal Grande a Cà Pesaro (1741) + Campo San Rocco (1739): Marieschi nel 1738 comincia a incidere le grandi tavole che costituiranno le 22 vedute veneziane del “Magnificentiores Selectioresque Urbis Venetiarum Prospectus” pubblicato nel 1741. Giovanni Antonio Canal detto “Canaletto” (Venezia 1697-1768), Torre di Marghera + Mestre + Alle Porte del Dolo + Santa Giustina in Prato della Valle: nel 1743-’44 Canaletto incide e riunisce le vedute esposte nella raccolta “Vedute/Altre prese dai luoghi altre ideate”. Gianfrancesco Costa (Venezia 1711-’72), Veduta di Lizza Fusina + Veduta del Palazzo Marcello + Veduta della Villa di Oriago + Veduta della Mira Vecchia: le vedute in questione appartengono al 1° Volume de “Le Delizie del fiume Brenta” (1748-’49). Si sale per lo scalone d’onore del palazzo, affrescato con finte architetture, finti paesaggi e finte statue. Girando a destra si raggiunge la 2a Sezione: I VEDUTISTI VENEZIANI. Le due sale sono dedicate ai grandi e piccoli maestri del Vedutismo Veneziano che replicano all’infinito canali, scorci appartati e luoghi emblematici in cui si svolgono fastose cerimonie pubbliche, contribuendo ad innestare il fenomeno del Vedutismo nel solco della cultura illuministica ed europea. Nella prima delle due sale sono esposte le seguenti opere: Bernardo Canal (Venezia 1674-1744), La Basilica della Salute con la punta della Dogana (1736-’38) + Piazza San marco verso la Basilica (1736-’38) + L’ingresso di Cannaregio con Palazzo Labia felicità e infelicità: gli occupati sono molto più felici dei disoccupati, la sicurezza del posto di lavoro rende meno stressati e più felici, chi ha una famiglia stabile è più felice dei separati/ divorziati, ma anche vivere in una città con poca povertà e poche disuguaglianze sembra rendere più felici. Se ne sono accorti anche alcuni economisti, che hanno introdotto una nuova branca dell’economia: l’economia della felicità. Questi economisti sono stati contaminati dagli psicologi e in parte dai sociologi, che nei primi anni settanta cominciarono a riportare dati sperimentali che mostravano il paradosso della felicità, e cioè che il reddito sembrava essere molto poco correlato alla felicità, almeno nelle società più ricche (Usa e Europa). Da qui la sfida di quei primi psicologi: perché preoccuparsi troppo dell'aumento del reddito, del Pil (prodotto interno lordo), se questo non ci fa star meglio, ma addirittura peggio? Da queste indagini, alcuni economisti hanno sviluppato nuove teorie economiche per spiegare quel paradosso. Oggi il bene scarso - da sempre l'oggetto della scienza economica - sono anche (e forse soprattutto) i rapporti interpersonali genuini, e se l'economia resta ideologicamente ancorata ad un idea di cittadino individualista e autointeressato rischia di perdere il contatto con dinamiche sociali molto importanti, come il movimento dell'economia sociale o civile, il funzionamento delle organizzazioni, o il rapporto reddito-felicità. Il rapporto fra ricchezza e successo è già cambiato. I valori delle persone, dichiarati e praticati, sono i forti rapporti personali (familiari, amorosi, di amicizia, professionali), l'integrità dell'individuo (l'onestà, il rispetto per se stessi) e l'esplorazione (nel senso di curiosità, creatività, apertura intellettuale, cultura). In fondo all'elenco delle priorità ci sono il far colpo sugli altri, la ricchezza, l'aspetto esteriore e il potere. Per molti il denaro significa libertà e sicurezza, non status. Non è la ricchezza a dare felicità, semmai è la felicità, privata e comunitaria, a favorire il raggiungimento della ricchezza. La scala dei valori si è già ribaltata. E in momenti di crisi aumenta la solidarietà soprattutto tra chi ha meno…… Ma allora è vero che i soldi non danno la felicità????? Selmin Giovanni BERNARDO BELLOTTO, il Canaletto delle corti europee Mostra a Conegliano: Palazzo Sarcinelli Che cos’è il Vedutismo? Nella 2a metà del XVI secolo si sviluppa la Pittura di Genere in Olanda e nelle Fiandre e fra i generi c’è quello della Pittura di Paesaggio: la Veduta è un sottogenere della pittura di Paesaggio. Nel corso del ‘600 in Olanda e Fiandre viene sempre più marcata la differenza tra Paesaggismo e Vedutismo, il quale si avvicina alla Tipografia: il Paesaggismo è una rappresentazione dello scenario naturale per imitazione o fantasia, mentre la Veduta Topografica è la visione oggettiva e la ripresa prospettica di parti del tessuto urbano di una città. In Italia, Roma, fra ‘600 e ‘700, è il centro che favorisce tale differenziazione, grazie alla presenza di numerosi pittori olandesi e fiamminghi: l’artista che più di tutti porta a maturazione la Veduta Topografica è l’olandese Gaspar van Wittel detto “Vanvitelli”. Venezia, agli inizi del ‘700, è il centro dove il Vedutismo diventa completamente autonomo dal Paesaggismo: il Vedutismo assume a Venezia valenze del tutto originali, conoscendo nel Settecento la sua stagione trionfale poiché viene superata la rappresentazione topografica, come fedele raffigurazione dei luoghi reali, per vedute poetiche dal vero. Il Vedutismo si afferma a Venezia, diventando genere pittorico autonomo, grazie all’intreccio dell’opera di due artisti: Vanvitelli, presente a Venezia nel 1694-’95, e Luca Carlevarijs, che concentra l’attenzione sui luoghi monumentali della città evocandone il valore mitico-simbolico e creando una poesia atmosferica. E’ utile ricordare l’antitesi settecentesca tra la Veduta Reale e la Veduta Ideale o Capriccio (= elementi spesso reali combinati in maniera fantasiosa), anche se in realtà non esiste una divisione marcata perché tutti i più famosi vedutisti hanno eseguito contemporaneamente Vedute e Capricci. E poi non esiste nemmeno la Veduta Reale esatta, poiché, come si dimostrerà per Bellotto, pur utilizzando la camera oscura il vedutista poi elabora a suo piacimento la veduta, che diventa ideale più che reale. La Camera Oscura è una grossa scatola con una lastra di vetro smerigliato che permette di rilevare l’immagine, proiettata da sotto tramite uno specchio e una lente: oltre a cogliere le immagini reali, essa permette all’artista di manipolare la realtà nell’atto stesso della “ripresa”. Questa sorta di cinepresa permette di cogliere ciò che si vuole raffigurare da diversi punti di osservazione, poi uniti ed elaborati dall’artista: non sempre le distanze o le posizioni degli edifici della veduta corrispondono alla realtà. Si sale al Primo Piano del Palazzo. La mostra fa comprendere come le vedute settecentesche di Bernardo Bellotto siano servite per la ricostruzione di alcuni edifici di Varsavia, città dove l’artista veneziano ha trascorso l’ultima parte della sua vita, distrutti dai bombardamenti della 2a Guerra Mondiale. Le prime due Sezioni della Mostra rappresentano un’Introduzione al Vedutismo Veneziano, nel momento della Formazione di Bernardo Bellotto, presso la Bottega dello zio Giovanni Antonio Canal detto “Canaletto”. 1a Sezione: IL VIAGGIO DA VENEZIA A PADOVA di CANALETTO E BELLOTTO. La produzione incisoria del Settecento veneziano è molto feconda, come in nessun altro momento della storia delle arti figurative, affiancando la pittura contemporanea. A quel tempo, come oggi, chi va a Venezia vuole portare con sé un ricordo che confermi l’esistenza reale di quella città magica: nell’industria dei ricordi le stampe hanno un ruolo fondamentale. Che cos’è l’Acquaforte? E’ una tipologia di Incisione. Si prende una lastra in rame o zinco, la si copre di vernice nera (cera e mastice), la si graffia con una punta di acciaio laddove si deve incidere il disegno e la si immerge in una soluzione di acido nitrico e acqua. Dopo la corrosione del metallo (dal tempo di immersione o “morsura” dipende la profondità dei solchi e la conseguente intensità dei segni grafici), la lastra è pulita, inchiostrata e passata al torchio calcografico per la stampa su carta. La Sezione presenta le seguenti opere: Vincenzo Coronelli (Venezia 1650-1718), Pianta Prospettica di Venezia (1697): si tratta di una visione panoramica della città a volo