Storia e modelli del giornalismo
01/10/2015
I media e lo sviluppo delle
società moderne
La trasformazione della visibilità
John B. Thompson,
Mezzi di comunicazione e modernità,
1998
I media e lo sviluppo delle società moderne
Reti di comunicazione
Prima dell’avvento della stampa funzionavano in Europa
quattro diverse reti di comunicazione:
1.Reti create dalla Chiesa cattolica per mantenere il contatto
con autorità ecclesiastiche ed élite politiche;
2.Reti create dalle autorità politiche di Stati e Principati, per
comunicazioni interne ed esterne;
3.Reti costituite grazie all’espansione delle attività
commerciali;
4.Reti informali create nelle piazze del mercato o nelle
taverne da mercanti e cantastorie
I media e lo sviluppo delle società moderne
Il Seicento
Nei primi due decenni del diciassettesimo secolo iniziano a
uscire con una certa regolarità i primi settimanali
(«corantos»).
I centri di produzione dei giornali coincidono con i centri urbani
collocati sulle principali rotte commerciali europee
(Amsterdam, Londra, Colonia, Francoforte, Anversa, Berlino).
Le persone che leggevano o sentivano leggere i giornali
venivano a conoscenza di eventi in corso in regioni remote:
per gli individui nasceva la consapevolezza di un mondo di
avvenimenti al di là del confine più vicino, che poteva
comunque incidere sulle loro esistenze.
I media e lo sviluppo delle società moderne
Il Seicento
I giornali inglesi si orientano verso le notizie di politica interna
a partire dagli anni Quaranta del Seicento.
Furono probabilmente gli stessi contrasti tra il Re e il
Parlamento a stimolare la domanda di notizie tempestive sulle
politica interna. Nel 1641, tra la metà di novembre e la fine di
dicembre, apparvero tre settimanali di politica, nessuno dei
quali poteva mancare di pubblicare la sintesi degli atti del
Parlamento.
Thompson, 1998: 101
I media e lo sviluppo delle società moderne
Il Settecento
Una seconda epoca di intenso sviluppo della stampa
periodica inglese – una stampa organizzata su base
commerciale, indipendente dal potere statale, e tuttavia
capace di fornire informazioni e commenti critici su
questioni di pubblico interesse – sono i primi anni del
diciottesimo secolo.
1702: «Daily Courant», Samuel Buckley
1709: «Tatler», Richard Steele
1711: «Spectator», Joseph Addison
1704: «Review», Daniel Defoe
1710: «Examiner», Johnathan Swift
I media e lo sviluppo delle società moderne
La teoria della sfera pubblica
Jurgen Habermas sostiene, in Storia e critica dell’opinione
pubblica (1962), che lo sviluppo del capitalismo mercantile del
sedicesimo secolo da una parte e il mutare delle forme
istituzionali del potere politico dall’altra hanno creato le
condizioni per l’emergere di un nuovo tipo di sfera pubblica.
L’autorità pubblica smette di riferirsi all’ambito della vita di
corte e inizia a riferirsi alle attività del sistema statale.
Emerge la società civile, l’ambito delle relazioni economiche e
private, intrecciate sotto l’egida dell’autorità statale.
I media e lo sviluppo delle società moderne
La teoria della sfera pubblica
Tra il regno dell’autorità pubblica dello Stato e il regno privato
dell’autorità civile e delle relazioni personali, si costituisce una
sfera pubblica borghese composta da privati cittadini che si
riuniscono per discutere le regole da dare alla società civile e
il modo di governare il Paese.
La sfera pubblica borghese non era parte dello Stato: era
piuttosto il luogo in cui le azioni dello Stato potevano essere
criticate, attraverso l’uso pubblico della ragione da parte di
privati cittadini impegnati in una discussione in linea di
principio aperta e libera.
I media e lo sviluppo delle società moderne
La teoria della sfera pubblica
Due elementi rendono possibile l’emergere della sfera
pubblica borghese habermasiana nel diciottesimo secolo:
• la fortuna di salotti e caffè, nuovi centri di socializzazione
divenuti a metà del Settecento luoghi di discussione
paritaria tra le élite colte e la nobiltà;
• la nascita della stampa periodica, e in particolare delle
riviste di critica e dei settimanali di argomento morale fioriti
alla fine del diciassettesimo secolo.
I media e lo sviluppo delle società moderne
La teoria della sfera pubblica
In una parte della sua argomentazione, Habermas sostiene che la
discussione critica stimolata dalla stampa periodica ha contribuito a
trasformare la stessa forma istituzionale degli Stati moderni. Poiché
veniva instancabilmente chiamato a rispondere delle proprie
iniziative di fronte al foro della sfera pubblica, il Parlamento si aprì
progressivamente all’indagine, rinunziando alla fine al privilegio di
porre il segreto sui propri dibattiti interni. Esso imparò, inoltre, a
interagire con la stampa, e cominciò a giocare un ruolo più
costruttivo nella formazione e articolazione dell’opinione pubblica.
[…] Tale sviluppo non viene ricostruito come una storia
indipendente dai più vasti processi storico-sociali, ma come un
loro aspetto costitutivo.
Thompson, 1998: 106
I media e lo sviluppo delle società moderne
Dopo la sfera pubblica
La commercializzazione, secondo Habermas, avrebbe stravolto
l’essenza dei media, che da foro ideale della discussione critica e
razionale si sarebbero trasformati in ambito di consumo culturale.
Nel corso del Ventesimo secolo, in particolare con l’avvento della tv,
la vita politica si è intrecciata indissolubilmente con il controllo delle
relazioni pubbliche – o controllo della visibilità.
Ma ciò che Habermas trascura sono le nuove forme di interazione, i
nuovi tipi di visibilità e le nuove reti di diffusione delle informazioni
che si creano nel mondo moderno.
La trasformazione della visibilità
Cenni storici
Nelle città-Stato della Grecia classica, l’esercizio del potere era
visibile nella misura in cui i cittadini avanzavano proposte,
discutevano i problemi comuni e prendevano decisioni riuniti in uno
stesso luogo, in cui, fra i cittadini, a nessuno era impedito di seguire
le argomentazioni e a tutti era riconosciuto il diritto di esprimersi.
Nelle monarchie tradizionali gli affari di Stato venivano amministrati
nelle cerchie ristrette della corte, in modi invisibili alla popolazione
soggetta. Quando Re, Principi e Signori si mostravano ai sudditi era
per affermare pubblicamente / visibilmente il loro potere, non per
rendere pubblici / visibili i fondamenti delle loro decisioni.
La trasformazione della visibilità
La «pubblicità tradizionale della compresenza»
È costituita, e sfrutta, l’abbondanza degli indizi simbolici che
caratterizzano l’interazione faccia a faccia.
È dialogica: gli individui parlano o agiscono di fronte a persone che
possono contribuire, in linea di principio, a ciò che accade, parlando
o intervenendo come spettatori (applausi, fischi…).
La trasformazione della visibilità
La «pubblicità mediata»
Con l’invenzione della stampa diviene disponibile un mezzo per
rendere pubblici alcuni fenomeni agli individui che non hanno potuto
assistere direttamente al loro accadere.
Si costituisce una collettività non collocata in uno spazio e tempo
definititi: il pubblico dei lettori è un pubblico senza luogo.
L’azione che consiste nel rendere pubblico qualcosa si separa dallo
scambio dialogico di atti linguistici, e si lega all’accesso ai mezzi di
produzione e diffusione della carta stampata, configurando una
relazione di quasi-interazione mediata.
La trasformazione della visibilità
La «pubblicità mediata»
La televisione, pur separando la pubblicità dalla condivisione di un
luogo e un tempo, grazie all’abbondanza di indizi simbolici di tipo
visivo che la caratterizza crea tra pubblicità e visibilità una relazione
nuova, in cui la notorietà di persone, azioni ed eventi torna a legarsi
alla possibilità che essi siano visti e ascoltati da altri.
La visibilità in senso stretto – essere visti – acquista nuova
importanza. Al tempo stesso, la tv crea un campo visivo diverso da
quello quotidiano: di dimensioni molto maggiori e al tempo stesso
organizzato per punti focali che sfuggono al controllo dello
spettatore. Infine, la direzione dello sguardo è a senso unico: si può
essere visti su milioni di schermi, ma non vedere chi vede.
La trasformazione della visibilità
Tornando ad Habermas
Pur assegnando alla stampa un ruolo cruciale nella formazione della
sfera pubblica borghese, Habermas concepisce quest’ultima in
relazione non alla stampa, ma alle conversazioni faccia a faccia da
essa stimolate.
Trasformando la ricezione dei prodotti mediali in una forma di
appropriazione privata, i mezzi di comunicazione elettronici come la
tv hanno creato una situazione lontana dallo scambio dialogico dei
circoli e dei caffè.
La trasformazione della visibilità
Il controllo della visibilità
Non c’è nulla di nuovo nel fatto che governanti e leader politici
cerchino di costruirsi un’immagine di sé e di controllare la loro autorappresentazione: il controllo della visibilità è un’arte antica. Ma lo
sviluppo dei mezzi di comunicazione e la conseguente
trasformazione della natura stessa della visibilità hanno cambiato le
sue regole.
Thompson, 1998: 189
La trasformazione della visibilità
Il controllo della visibilità
Prima della nascita della stampa, i governanti erano costretti a
controllare la loro visibilità solo in occasione degli incontri con la
corte o di eccezionali occasioni pubbliche.
Con la stampa, i detentori del potere politico si sono dovuti occupare
anche della loro auto-rappresentazione di fronte a un pubblico
sempre maggiore, ma non fisicamente presente. Hanno dovuto
usare questo mezzo per divulgare i loro decreti e costruire
un’immagine di sé che potesse essere trasmessa ad altri lontani.
Hanno dovuto fare i conti con opuscoli che li dipingevano come
vanagloriosi, arroganti, ingiusti, con caricature.
La trasformazione della visibilità
Il controllo della visibilità
L’avvento della televisione ha reso nuovamente importante l’aspetto
estetico del leader. Inoltre, è coincisa con l’avvento delle democrazie
liberali, nelle quali il consenso del pubblico doveva essere
costantemente alimentato e periodicamente rinnovato.
1968: dopo aver perso le elezioni del 1960 contro Kenney, Nixon
partecipa alla campagna elettorale con il supporto di una squadra di
consulenti pubblicitari e televisivi.
1981: Deaver e Gergen, consulenti di Reagan, escogitano la «teoria
del parafulmine»: c’è un solo Presidente, ma molte persone da
mandare avanti quando ci sono cattive notizie.
La trasformazione della visibilità
I limiti del controllo
Gaffe ed eccessi: sono il risultato dell’incapacità dell’individuo di
controllare pienamente il proprio comportamento, dimostrando di
non dominare la situazione, i suoi sentimenti, azioni o parole.
Con la tv tali episodi sono ripresi in diretta, visti e ascoltati da milioni
di persone e ritrasmessi infinite volte a un pubblico di riceventi
sempre più vasto.
1976, San Antonio (CA)
Gerald Ford alle prese
con un piatto di tamales
La trasformazione della visibilità
I limiti del controllo
Effetti imprevisti della partecipazione a
trasmissioni televisive: il problema deriva
da un giudizio errato riguardo ai modi in
cui gli spettatori interpreteranno la
trasmissione; un errore di giudizio che
non può essere corretto da feedback
del pubblico.
1990, Prima Guerra del Golfo
Saddam Hussein «dimostra»
le buone condizioni di alcuni
inglesi trattenutiti in Iraq
La trasformazione della visibilità
I limiti del controllo
Fughe di notizie e scandali: insuccessi nel tentativo di controllare il
rapporto tra scena e retroscena, a causa di:
• divulgazione intenzionale di informazioni riservate da parte di
individui coscienti che si tratta di elementi di retroscena;
• improvvisa visibilità di attività mantenute segrete, e che possono
essere eseguite solo finché restano tali.
Bob Woodward e Carl Bernstein,
i cronisti del «Washington Post»
che hanno portato alla luce
lo scandalo Watergate
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