UNA VOCE DALL'OLIMPO
N° 1 (Ottobre 2015)
A GALLODORO NELL’ULTIMO ANNO IL COMUNE SI È IMPEGNATO AD ADERIRE
AL PROGETTO DI SERVIZIO CIVILE, GARANZIA GIOVANI, DENOMINATO
OLIMPO. QUESTA NUOVA INIZIATIVA SI OCCUPA DI VALORIZZARE E
PROMUOVERE IL NOSTRO TERRITORIO COMUNALE. UN PAESINO COLLINARE
RICCO DI BELLE VILLEGGIATURE E AMENE COLTIVAZIONI, CHE GRAZIE
ALTRESÌ AL NOSTRO CONTRIBUTO STA CRESCENDO A LIVELLO CULTURALE,
SFRUTTANDO LE RISORSE ARTISTICHE E PAESAGGISTICHE POCO
CONOSCIUTE. VOGLIAMO ESPRIMERE E RACCONTARVI, IN QUESTE PAGINE,
LA NOSTRA ESPERIENZA LAVORATIVA ALL’INTERNO DEL NOSTRO PROGETTO.
QUESTO NUOVO ANNO SARÀ PER NOI UN PERCORSO DI CRESCITA
PROFESSIONALE E UMANA. A PARTECIPARE AL PROGETTO SIAMO IN SEI:
ROSSELLA TURIANO, ANDREA CARPITA, ROBERTA BUCIUNÌ, FABIO LUCA,
JULIA SIDORINA, LORENA LAGONA. DURANTE LA STAGIONE ESTIVA
ABBIAMO CONTRIBUITO ALLO SVOLGIMENTO DI SAGRE, FESTE, ANIMAZIONE
PER BAMBINI, TENENDO I SITI (MUSEI, CHIESE) APERTI FINO A TARDA
SERATA; È STATO UN MESE RICCO D’INIZIATIVE E ANCHE DI DIVERTIMENTO.
NEI PROSSIMI MESI CONTINUEREMO A SVOLGERE LE NOSTRE ATTIVITÀ
IMPEGNANDOCI ALLA REALIZZAZIONE DEL MUSEO DELLA COMUNITÀ E DEL
TERRITORIO,
CHE
RIENTRA
NEL
PROGETTO
COMPRENSORIALE
DELL’ECOMUSEO SITO IN PALAZZO MANGANO.
Nuovi orizzonti №1 (2015)
UN FUTURO PER IL NOSTRO PASSATO
Dal museo al territorio: esperimenti ecomuseali
(Parte prima)
Pretendere e ambire a un futuro di progresso e di benessere per il nostro
paese, senza tener vivo e presente il nostro passato, la nostra cultura e la nostra
identità civica, è mero esercizio di retorica, tanto illusorio quanto sterile. Un
paese dimentico del suo passato è
come una pianta senza radici,
un’aquila senz’ali, un essere
umano in stato d’amnesia, senza
identità né personalità. Il passato
ci appartiene, ci accumuna e ci
inorgoglisce, anche senza eroi e
gesta epiche da raccontare ai
presenti e tramandare ai posteri. Il
passato è tradizione e mito, parola
orale ereditata da padre in figlio,
da nonno a nipote. Il passato è documento, parola scritta che leggere si può (o
quasi). Il passato è quotidianità vissuta e materialità visibile e tangibile. Il
passato, remoto e recente, è costituito da un insieme di segni evidenti “inscritti”
sul nostro paesaggio: muri di pietra a secco, palmenti scavati nella roccia,
dimore rurali dirute, sentieri abbandonati ai rovi, cave di pietra e fornaci
dismesse, boschi di castagno, nomi di contrade, frane più o meno risanate,
coltivazioni non più fiorenti, bastioni in cemento armato, viadotti che conducono
a quel paese, promettenti e popolose (si fa per dire) lottizzazioni edilizie.
Insomma, tutto fa storia.
Conservare e far conoscere un patrimonio, materiale e immateriale,
ereditato dal passato, non è cosa semplice, nemmeno in un piccolo paese come
Gallodoro. Occorrono passione, entusiasmo e curiosità, desiderio di conoscenza,
competenze specifiche e svariate, disponibilità, progettualità. Si aggiunga,
inoltre, uno stomaco ad alta digeribilità (per i bocconi amari), una buona dose di
autostima (utile anche contro la cattiveria e l’indifferenza altrui), molta pazienza
e un po’ d’ironia (che non guasta mai). Ah dimenticavo! Occorre denaro, molto
denaro. In un settore, come quello dei beni culturali, i cui fondi destinati sono
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
decurtati di anno in anno, da chi non perde occasione nel sostenere (a parole) le
sorti magnifiche e progressive del nostro ingente patrimonio culturale.
Di solito, i requisiti – elencati in precedenza – si concentrano in massima
parte in un unico soggetto o in un ristrettissimo gruppo di persone considerate,
dalle autorità e dai cittadini del luogo, depositarie di un sapere socialmente utile.
Si tratta – per usare la definizione di Hugue de Varine – di «“persone-risorsa”,
ovvero studiosi locali – ma non solo – detentori di memoria, archivi, saperi e
conoscenza degli oggetti».
Di recente un gruppo di giovani, aderenti al servizio civile d’istanza nel
Comune di Gallodoro, svolge attività in ambito culturale nel cosiddetto “progetto
Olimpo”, con lo scopo di valorizzare i beni storico-artistici conservati nelle
chiese, secondo la Convenzione che sancisce un rapporto di collaborazione tra
Comune e Parrocchia S. Maria Assunta. Il servizio reso da questi giovani non si
limita solo a tenere aperti al pubblico gli edifici di culto, già di per se lodevole
iniziativa, ma consiste per di più in un lavoro di schedatura e aggiornamento
inventariale dei beni ecclesiastici, preludio necessario per ogni azione di studio e
di corretta conservazione e tutela degli stessi.
Oltre a ciò, il personale del servizio civile si sta adoperando per allestire un
nuovo museo, battezzato (al momento) “Museo della Comunità e del Territorio
di Gallodoro”, con l’obiettivo imminente di recuperare i manufatti e gli attrezzi
da lavoro della civiltà contadina di proprietà comunale, da diversi anni relegati
alla rinfusa in deposito, in stato di deplorevole abbandono. E con l’intento,
attraverso esperimenti di tipo “ecomuseale”, d’incrementare la raccolta di
reperti, con possibili nuove donazioni di oggetti caduti in disuso; e con
l’acquisizione di una serie di informazioni (aspetti immateriali) utili – con il
coinvolgimento diretto dei cittadini, e in modo particolare degli anziani
(considerati come “persone-risorsa”) – a una miglior conoscenza e
conservazione del patrimonio e della cultura del borgo e del suo territorio.
Esperimenti di tipo “ecomuseale”, dicevamo. Ma cosa s’intende per
ecomuseo? E cosa distingue un ecomuseo da un museo di tipo tradizionale? E
può l’ecomuseo costituire una risorsa per il futuro di Gallodoro?
Per motivi di spazio e per non stancare il lettore, preferiamo rimandare le
risposte e proseguire l’argomentazione nel prossimo numero di “Nuovi Orizzonti”.
Salvatore Mosca
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
DOLCI E FESTE A GALLODORO
Mi chiamo Roberta e ho scelto di partecipare a questo progetto chiamato
“OLIMPO” del comune di Gallodoro per avere un esperienza lavorativa, rendermi
partecipe e cercare di essere di aiuto. Io mi occupo di far
tenere aperta la “Chiesa Madre” di S. Maria Assunta, per
far entrare i turisti e spiegare a loro le varie opere che vi
sono conservate all’interno. Ho dato tutta la mia
disponibilità anche per i giorni festivi e per le serate del
periodo estivo.
Io ho avuto la possibilità di lavorare il 14 Agosto,
vigilia della festa dell’Assunta, ove si svolge dopo i solenni
vespri la discesa del simulacro della Vergine Assunta dalla
sua cappella alla vara, funzione molto suggestiva e che
suscita grande emozione in chi vi assiste. Ciò che mi ha colpito in particolare è
che l’Assunta è nascosta agli occhi dei fedeli per
tutto l’anno e viene svelata per l’occasione
festiva. Durante i giorni di festa gli abitanti del
paese si danno molto da fare e sono molto
entusiasti dell’evento, c’è una bella e sentita
processione che si svolge il 15 d’agosto, con la
banda che suona e accompagna la statua della santa Patrona per le vie principali
del paese, e si possono ammirare nel cielo stellato i variopinti e assordanti giochi
d’artificio.
Gallodoro nel mese di Agosto è ricca di sagre e manifestazioni, un altro
evento alla quale ho partecipato è quello della “SAGRA DEL DOLCE” alla quale
ogni abitante portava un tipo di dolce, torta, crostata per partecipare ad una gara
dove vinceva il dolce ritenuto migliore da una giuria. Il mio compito era di
scrivere il nome e il tipo di dolce del partecipante . La gara si svolge sul palco
della piazza principale tra un pubblico numeroso
e desideroso di gustare i dolci, intrattenuti da
musica dal vivo.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
“U SCECCU PAZZU” TRA DIVERTIMENTO E QUALCHE
APPRENSIONE
A Gallodoro come ogni anno, il 16 agosto, le persone si intrattengono in
piazza non solo per il concerto di musica leggera (con l’esibizione canora di
cantanti famosi), ma soprattutto per l’atteso e caratteristico “sceccu pazzu”. Una
manifestazione che richiama ogni anno migliaia di curiosi da ogni parte della
Sicilia. Una grande fiaccolata introduce “u sceccu”, accompagnato da una piccola
banda improvvisata con brani della tradizione siciliana.
Il folcloristico “sceccu pazzu” è realizzato da canne e carta pesta in modo da
raffigurare un asino, ed è ricoperto
da fiaccole. La festa avviene nella
piazza centrale del paese, ove “u
sciccareddu” rincorre i presenti
con “lapilli” di fuoco, molto temuti
da chi vi assiste, fino a quando non
si esauriscono del tutto, con la
morte del temuto “quadrupede”.
In passato, lo “sceccu pazzu”
veniva
fatto
oggetto
di
rappresentazione popolare con dei personaggi caratterizzanti che lo
assecondavano nelle sue imprese, fra queste quella di passare tra le bancarelle a
chiedere dolciumi e bevande. In caso contrario u sceccu si vendicava con getti di
scintille di fuoco.
Andrea Carpita
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
Mi chiamo Rossella, e da sei mesi circa faccio parte come volontaria del
Servizio Civile del Comune di Gallodoro del progetto “ OLIMPO”, che riguarda la
valorizzazione del patrimonio storicoartistico e culturale.
Ho già avuto l’occasione di lavorare in
questo settore, partecipando a un corso di
formazione come operatrice culturale,
organizzando eventi per valorizzare i siti del
comprensorio di Taormina. In questi mesi a
Gallodoro mi sono occupata di gestire e
tenere sempre aggiornato il sito online del
comune (www.comune.gallodoro.me.gov.it),
dato che molti utenti usano internet come
strumento di informazione, e soprattutto di conoscenza. Infatti, andando sul sito
del comune cliccando sull’icona di centro, alla voce “ LA CITTA’ ” a sinistra
appaiono le intestazioni riguardanti la Storia, la Cultura, l’Arte, le Chiese, i Musei,
le biblioteche, le tradizioni, sport, natura del territorio di Gallodoro. Un sito
internet turistico, aggiornato di frequente in cui i volontari si occupano di dare
informazioni turistiche, ristorative e di trasporto. Nel nostro sito, inoltre, si
possono trovare eventi e manifestazioni dell’Agosto gallodorese 2015. Infine, è
stata creata una pagina Facebook (il social network più visitato al mondo) del
Comune, per informare gli utenti di ciò che accade nel nostro piccolo paese.
Spero che il mio lavoro sia gradito e apprezzato da tutta la cittadinanza e dai
visitatori di internet.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
Ho partecipato a questo servizio civile sito a Gallodoro, per dare il mio
contributo alla crescita del paese dove sono nato.
Tra le tante iniziative del progetto ci siamo impegnati nella realizzazione
del “Museo della Comunità e del Territorio” di Gallodoro.
All’inizio ho raccolto, con l’aiuto dei miei colleghi, molti strumenti e oggetti
che fanno parte della vita quotidiana del paese. La maggior parte di questi, sono
stati acquisiti dal Palazzo Lo Turco-Lo Monaco, dalla chiesa Madre e anche
generosamente donati da miei compaesani.
Finita la raccolta di oggetti, mi sono occupato di fotografare, catalogare, e
fare una piccola descrizione inserendoli in uno schedario cartaceo e
informatizzato. Nel descrivere questi oggetti abbiamo voluto inserire i nomi in
dialetto, coinvolgendo alcuni anziani per rievocare l’uso di questi utensili, utili in
passato per la vita materiale delle persone.
Il prossimo passo è quello di ricomporre il Museo e renderlo un ritorno al
passato; ad esempio, la presenza di giocattoli rimanda
all’infanzia dei nostri genitori e nonni, e suscita interesse
in noi giovani.
Essendo la mia prima esperienza in quest’ambito
culturale, il percorso da noi intrapreso si è rivelato pieno
di sorprese, di soddisfazione e di curiosità per la storia
materiale e di vita di Gallodoro.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
UN NUOVO SGUARDO
AL MUSEO DI S. SEBASTIANO
Appena è iniziato il progetto "Olimpo" ho notato che il museo della chiesa di
S. Sebastiano aveva bisogno di miglioramenti.
L’esposizione del museo è
stata rinnovata rispetto all’assetto
precedente. Gli oggetti del museo
sono stati risistemati in maniera
tale da presentare numerose cose
in uno spazio ristretto della piccola
chiesa.
Soprattutto la mancanza di
spazio diventata evidente allorché
si sono aggiunte le nuove opere
d’arte proveniente dalla chiesa principale del paese.
Peraltro è stata fatta una sistemazione tematica degli oggetti d’arte
applicata:
 il presepe ha trovato nuovo posto sull’altare di S. Lucia;
 tutti i ceppi delle campane sono stati ordinati sulla pedana
dell’altare di S. Sebastiano;
 le stole e le stolette sacerdotali sono state raccolte e messi insieme
sulla panca;
 piccole statue di legno e pezzi di piccole sculture lignee sono
presentati insieme.
Il museo conserva, inoltre, un patrimonio d’arte figurativa e oggetti di uso
liturgico degni massima attenzione:
 una collezione di 11 quadri databili dal XVII al XIX secolo;
 una collezione di paramenti sacerdotali decorati a mano, esposti in
una saletta a parte;
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
 una collezione di libri antichi, datati dal 1555 (per esempio, il Libro
della Matrice Chiesa della Terra di Gallodoro. Censi e bolle) fino al
1866 (per esempio, il Messale grande);
 una collezione di oggetti prettamente di uso liturgico (calici,
crocifissi, porta incensi etc.) e delle reliquie dei santi e si conservano
nelle due vetrinette.
Con il nuovo allestimento
museale si è avuta la necessità
di ricontrollare tutti
i
manufatti
secondo
l’inventario esistente. Con
l’aggiunta di nuovi oggetti si è
dovuto integrare l’inventario
del
museo,
il
quale
attualmente contiene 311
articoli
registrati
nel
programma excel.
Sulla base dell’inventario
aggiornato ho creato il
catalogo del museo.
Per ogni oggetto è stata
redatta una scheda specifica
che contiene il numero
dell’oggetto, la posizione in
seno al museo, la tipologia, il
tipo di materiale, il numero
dei componenti l’opera d’arte,
una
breve
descrizione
(datazione se è presente oppure presunta, le misure e stato di conservazione), la
fotografia, la provenienza (specificato il donatore se è conosciuto) e la
bibliografia esistente.
Questo lavoro può essere approfondito e continuato, però già a questo
livello aiuta a trovare e identificare qualsiasi oggetto del museo ed è utile anche
in caso di furti o smarrimenti.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
Per me personalmente è stato un piacere di scoprire in un piccolo paese
come Gallodoro questi tesori d’arte e testimonianze della grande storia del
paese. La collezione d’arte sacra di Gallodoro merita di essere apprezzata e
curata. Ed io sono stata contenta di aver fornito il mio piccolo contributo per
questo lavoro scientifico.
Il presepe sull’altare di S. Lucia
Le stole e le stolette sacerdotali
Piccole statue di legno e parti
di sculture lignee
Paramenti sacerdotali
I ceppi delle campane
Julia Sidorina
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
CHIESE APERTE 2015
Lo scopo del nostro progetto turistico - culturale nominato “Olimpo” è la
valorizzazione del patrimonio artistico, della storia
e della cultura del nostro paese in funzione di una
migliore ricezione turistica, volta a far conoscere
meglio il nostro territorio fuori da Gallodoro.
Per realizzare questo compito abbiamo
tenuto le chiese di Gallodoro aperte: la chiesa di S.
Sebastiano sede del museo; la chiesa parrocchiale
di SS. Maria Assunta. Le teniamo aperte tutti i
giorni della settimana e soprattutto le domeniche e
i festivi (da mattina fino a sera) quando il nostro
paese può essere visitato dai turisti. Durante tutto
il mese di agosto quando Gallodoro celebra la sua
festa principale e si riempie di ospiti e turisti, noi
abbiamo tenuto le chiese aperte anche fino a
mezzanotte.
Oltre a far trovare le chiese aperte noi
abbiamo offerto ai nostri visitatori il servizio delle escursioni e del percorso
culturale. Noi raccontiamo durante l’itinerario gli episodi della storia di
Gallodoro, e spieghiamo gli oggetti del museo. Il percorso culturale include una
visita dei monumenti storici del paese, iniziando dai ruderi della chiesa di S.
Maria Maddalena, salendo nella piazza principale con la chiesa di SS. Maria
Assunta, per poi visitare il museo d’ arte sacra a S. Sebastiano, il Palazzo
Mangano e la biblioteca, e concludendo il percorso con la visita della chiesa S.
Nicolò.
In pochi mesi, da aprile fino ad agosto, abbiamo avuto il piacere di far
conoscere la storia e l’arte di Gallodoro ai turisti stranieri, provenienti
dall’Inghilterra, dalla Russia e dalla Germania. Abbiamo raccontato in russo e in
inglese ciò che possediamo, e i nostri visitatori sono stati curiosi di scoprire che
il nostro piccolo borgo ha una sua storia antica ed è ricco di opere artistiche.
Julia Sidorina
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
UN DONO PER I “SANTARI”*
Dal patrimonio figurativo che si conserva nel Museo d’Arte sacra di S.
Sebastiano a Gallodoro (Me), desta curiosità un quadro di piccolo formato (cm.
59x46) [Fig. 1] che denota, accanto al soggetto devozionale poco noto in ambito
locale, una vicenda che è utile raccontare poiché
apre degli spiragli sull’attività artistica, tuttora
inedita, di una famiglia di scultori. Di primo
acchito, il quadro in questione, può sembrare un
ex voto oppure un bozzetto per un dipinto di
grandi dimensioni. Tuttavia esso sembra
realizzato, se così si può dire, per fini devozionali a
uso domestico. Vale a dire, non è stato dipinto per
essere collocato in una chiesa o in una cappella
gentilizia, bensì presumibilmente per un ambiente
privato (in camera da letto o nella sala da pranzo
di una casa di ceto medio), esposto come una sorta
di souvenir. A confortare tale lettura, ci viene in
soccorso la didascalia che, posta nella parte inferiore del quadro, ci informa (nel
primo rigo) del soggetto: La Flagellazione di Cristo. Seguita (nel secondo) da
preziose informazioni, le quali specificano che il soggetto raffigurato deriva da
una statua (in realtà si tratta di un gruppo statuario), e che è ubicata in una
località denominata Spaccaforno. Questa località corrisponde all’attuale Ispica,
bella e ridente cittadina della provincia di Siracusa, ove, di fatto, si trova il
complesso statuario, soprannominato dagli ispicesi “Il Cristo alla colonna”, la cui
festa si svolge in maniera intensa e solenne il Giovedì Santo, con gridi di gioia e
di giubilo dei devoti fra il frastuono dei mortaretti, in contrasto stridente con i
riti di passione e di mestizia della settimana pasquale. La Flagellazione è
custodita nella cappella di sinistra del transetto, della scenografica Basilica tardo
barocca di Santa Maria Maggiore, il cui sagrato è chiuso da un elegante loggiato a
firma di Vincenzo Sinatra, sodale e parente di Rosario Gagliardi, l’architetto più
geniale della Val di Noto1. Sempre all’interno si conservano opere di
*Lo scritto qui presente compendia un intervento più articolato esposto, il 19 agosto 2013, in una conferenza in piazza
S. Maria a Gallodoro.
1
Sulle vicende costruttive e sulla decorazione interna della chiesa, si veda il bel volume monografico di P. Nifosì, La
Basilica di Santa Maria Maggiore in Ispica, Rosolini 2010. Per una sintesi dell’attività di Rosario Gagliardi e
Vincenzo Sinatra si consulti M.R. Nobile-S. Piazza, L’architettura del Settecento in Sicilia. Storie e protagonisti del
tardo barocco, Palermo 2009, pp. 59-69.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
ragguardevole valore artistico, come la gradevole pala d’altare di Vito D’Anna, e
un bel ciclo di affreschi di Olivio Sozzi che decora il soffitto e la cupola della
chiesa2.
Ritornando al Cristo alla colonna, va detto che questo complesso statuario
in realtà è frutto di un assemblaggio, ossia è composto da varie parti eseguite in
modi e tempi diversi: la testa del Cristo era cinta in origine da una corona di
spine (coperta oggi da una parrucca con vere ciocche di capelli); nel palmo delle
mani si trovano dei fori, segno che in passato entrambi costituivano le parti di
un Crocifisso3. I due esotici e variopinti manigoldi dai tratti grotteschi e dalle
pose contrapposte nel flagellare il Cristo, sono stati realizzati in cartapesta da
Francesco Guarino da Noto nel 1731.
L’ottocentesco quadretto di Gallodoro rappresenta pertanto, più che una
copia, una sorta di traduzione pittorica del complesso scultoreo venerato a
Ispica. Emerge per contrasto dal fondo nero per far risaltare esclusivamente
l’apparato scultoreo, anche tramite una luce che investe da sinistra le figure: con
il Cristo reso di tre quarti (come del resto il capitello corinzio della colonna) e
leggermente piegato rispetto al modello originale; l’ampio basamento
orizzontale che ospita le tre figure è privo del loggiato, per rendere la
composizione più semplice e facilmente leggibile.
All’opposto della cappella del Cristo alla colonna si trova, sempre nel
transetto della basilica ispicese, la cappella dell’Assunta. Secondo un resoconto
stilato dal dott. Innocenzo Leontini nel 1895, in questa cappella furono eseguiti
lavori di ammodernamento, con il rifacimento del pavimento: «Nel giorno di S.
Lucia è stato consegnato il pavimento di marmo dell’Assunta, opera del Signor
Francesco Lo Turco di Letoianni Gallodoro. Nel rinnovare l’antico pavimento nel
luogo che ci venne indicato per sicura tradizione dei nostri, fu rinvenuta la salma
quasi intatta del grande pittore Olivio Sozzi, morto in questa ai dì 31 marzo 1765,
dopo di aver adornato di affreschi la Ven. Basilica di S. Maria Maggiore»4. Ecco
spiegato il perché il dipinto raffigurante la Flagellazione di Spaccaforno si
conservi a Gallodoro, poiché con ogni probabilità fu donato allo scultore
gallodorese Francesco Lo Turco durante la sua permanenza lavorativa a Ispica.
Ci piace immaginare, inoltre, che Francesco – esponente di spicco di una famiglia
2
Per i dipinti di Vito D’Anna a Ispica e per l’insieme della sua produzione artistica, sua e del suocero Olivio Sozzi cfr.
C. Siracusano, La pittura nel Settecento in Sicilia, Roma 1986, pp. 270-281 e 218-239.
3
Molto probabile si trattava del Crocifisso ligneo che si venerava, già dal Medioevo, nella chiesa di S. Maria o del
Crocifisso alla Cava d’Ispica.
4
M. Trigilia, “Le visite dei vescovi siracusani a Ispica nel Secolo XIX”, in Annali. Centro studi “Feliciano Rossitto”, n.
8, Ragusa 1999, p. 69.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
di scultori, soprannominati in paese i “santari”5 – abbia a sua volta regalato il
dipinto al figlio d’arte Antonino, solo in questo caso si giustifica la presenza
dell’opera a Gallodoro. Difatti Francesco teneva bottega e, di lì a qualche anno,
una nuova famiglia a Catania (sposerà in seconde nozze, l’8 febbraio 1899, una
tal Marianna Maddiona)6. Pur conducendo oramai vita cittadina, assiduamente
impegnato a far fronte alle numerose commesse che giungevano dalle più
svariate località della Sicilia orientale (e, persino, da Malta), Francesco con tutto
ciò non perdeva occasione per mantenere vivi i legami affettivi (e patrimoniali)
col paese natio. In modo particolare con l’unico figlio prediletto, i cui rapporti a
dire il vero non saranno sempre idilliaci, ciò nonostante si manterranno sempre
improntati ad affettuosa e paterna comprensione nei riguardi di un figlio dal
carattere schivo e scontroso e, in taluni casi, dai comportamenti ostili e
d’irriconoscenza. Come consuetudine apprese il mestiere frequentando la
bottega del padre, Antonino Mario Lo Turco a quella data (1895), all’età di
ventitre anni7, doveva essere ancora alle dipendenze lavorative di Francesco.
Solo qualche anno dopo, tra la fine dell’Ottocento e l’alba del nuovo secolo,
decise d’impiantare una propria bottega a Gallodoro. L’unica opera certa che si
conosce di Antonino, perché documentata8, è l’altare maggiore della chiesa
gallodorese di S. Maria Assunta: lavoro che lo tenne impegnato tra il novembre
del 1904 e il primo agosto dell’anno successivo, data di consegna del manufatto
marmoreo, i cui esiti più felici sono da vedere nei cinque bassorilievi con Storie
della Vergine [Fig. 2] eseguite con perizia tecnica impeccabile dal Nostro. Allo
stesso scalpello si possono ricondurre i due pannelli in bassorilievo, aventi per
5
“Santari” dato che in prevalenza confezionavano simulacri devozionali di santi. Alla bottega di Francesco Lo Turco
spetta – solo per citare qualche esempio documentato – la realizzazione dei simulacri in legno policromi dei Ss. Cosma
e Damiano a Sciglio di Roccalumera (Me) nel 1884; della Madonna del Carmelo (1887) a S. Teresa di Riva (Me) e di
quella (1892) di Fiumefreddo di Sicilia (Ct); la Madonna della Libera (1894) a Mongiuffi Melia (Me) e la Madonna
della Catena (1894) a Roccalumera (Me). Un omonimo antenato di Francesco operò nella metà del Settecento, a questi
si deve la statua lignea dell’Immacolata, firmata e datata 1753, a Santa Maria di Licodia (CT), e una piccola balaustra
finemente decorata con firma e anno d’esecuzione al 1745, oggi conservata nella chiesa dell’Assunta a Gallodoro (ma
proveniente dalla chiesa madre di S. Teodoro M.), dallo scrivente recentemente identificata. Cui possiamo aggiungere
l’esecuzione dell’altare maggiore della chiesa di S. Sebastiano, firmato (ma privo di nome proprio) e datato 1787,
sempre a Gallodoro.
6
Di tali notizie siamo debitori, insieme alla data di nascita di Francesco Lo Turco al 21 luglio 1851, alle ricerche
condotte dall’ufficiale dello stato civile Catena D’Agostino, nell’archivio anagrafico del Comune di Gallodoro, a cui va
un sentito ringraziamento.
7
Antonino Mario Lo Turco nacque a Mongiuffi Melia, il 14 aprile 1872, da Francesco e Carmela Siligato di Maestro
Antonino, una giovane “faticatrice” di Melia, come si rileva da una copia dell’atto di nascita conservata nell’archivio Lo
Monaco-Lo Turco di Gallodoro.
8
Il contratto di allogazione dell’altare maggiore è stato da me rinvenuto fra le carte e i documenti della famiglia Lo
Monaco-Lo Turco, e pubblicato in appendice (II) nell’opuscolo Sul culto e la festa dell’Assunta a Gallodoro.
Testimonianze documentali e figurative, a cura di S. Mosca, Gallodoro 2014, pp. 33-38.
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
tema l’Andata al Calvario e la Crocifissione di Gesù Cristo, che cingono l’altare
dell’Addolorata, realizzati qualche anno dopo sempre nella stessa chiesa.
La discrepanza di fattura tra i due pannelli e il resto dei rilievi dell’altare, in
particolare delle figure ben tornite dei santi Antonio da Padova e Teodoro
martire inseriti dentro archi a sesto acuto trilobati, sormontati da una serie di
cherubini che ornano il tabernacolo, denunciano l’intervento di una mano
diversa [Fig. 3].
Non è difficile supporre un successivo completamento dell’altare
dell’Addolorata da parte di Francesco e dei suoi collaboratori, a seguito della
tragica scomparsa del figlio Antonino, avvenuta nei primi mesi del 1908 a causa
della tubercolosi. All’età di trentacinque anni lo scultore Antonino lasciava così
la giovane moglie Maria Concetta Lo Monaco (sposata da meno di due anni)
vedova, con una bambina non ancora al primo anno di età e un figlio in arrivo.
Quest’ultimo, Antonino Teodoro Lo Turco, si guadagnerà la riconoscenza
dell’intera cittadinanza gallodorese essendo stato, nel novembre del 1952, il
principale artefice dell’autonomia municipale di Gallodoro dal Comune di
Letojanni.
Salvatore Mosca
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Nuovi orizzonti №1 (2015)
Si ringrazia per la collaborazione e la disponibilità
alla realizzazione del giornalino:
il Sindaco Alfio Filippo Currenti
e tutta l’Amministrazione comunale,
padre Alessandro Mazzullo,
la nostra tutor Catena D’Agostino,
Maria Antonina Cacopardo,
Mario Ardizzone,
Alessandro Puzzolo.
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pubblicazione giornalino n° 1 - progetto servizio civile "olimpo"