Luglio-Settembre 2010 anno III - n° 3 - luglio-settembre 2010 Sommario Editoriale Patrizio Rosi Via Provinciale Lucchese, 125/B 51030 Pontelungo (PT) Tel. 0573 91391 Fax 0573 572442 www.vibanca.it DIRETTORE RESPONSABILE Luca Lubrani COMITATO DI REDAZIONE Patrizio Rosi Paolo Ferretti Pier Francesco Francioli Roberto Cresci Mauro Pagliai Stella Passini REDAZIONE E AMMINISTRAZIONE Edizioni Polistampa, Firenze Via Livorno, 8/32 50142 Firenze Tel. 055 737871 (15 linee) Il comitato di redazione si riserva la decisione di pubblicare o meno articoli e notizie inviati. I materiali inviati alla redazione non saranno restituiti Periodico registrato presso il Tribunale di Pistoia al n° 3/2008 in data 15/04/2008 Finito di stampare in Firenze presso la tipografia editrice Polistampa nel mese di giugno 2010 La nostra storia Sandra Soldani CONTADINI CORAGGIOSI VIBanc a sostiene le Aziende del territorio PAG. 1 » 2 Personaggi Simone Trinci “STEFANO TONCHI UN PISTOIESE MOLTO DI MODA” Storia Maria Valbonesi I SANTI DELLA CATTEDRALE Arte Enzo Cabella PITTORE DELLA NATURA Siliano Simoncini VIAGGIO NELLA PITTURA CONTEMPORANEA PISTOIESE Società Andrea Guerri I NONNI Enzo Cabella I GIOVANI E IL MONDO DEL LAVORO Fabrizio Borghini PISTOIA: “IO LA CONOSCEVO BENE” Sport Enzo Cabella IL RILANCIO DELL’UC PISTOIESE Luca Lubrani “PROGETTO TOSCANA PER I MONDIALI DI CICLISMO 2013 È stata siglata con CENTRO FIDI TERZIARIO un’importante convenzione denominata “Finanziamento VIBanca ” » 7 » 9 finalizzata a fornire un concreto aiuto alle Imprese del territorio che vantano un sano progetto aziendale ma che subiscono carenza di liquidità per il contingente momento economico » 12 » 13 » 17 » 18 fino a € 150.000 in 84 mesi Sono destinabili ad ogni azienda fino a € 150.000 rimborsabili fino a 84 mesi con rate mensili e con preammortamento di 6 mesi » 19 » 20 » 23 Aziende Alessandra Chirimischi DALLE TORRI VERSO IL MARE » 24 Enogastronomia Augusto Meloni ENOTECA “DAL MIZIO” » 26 Scienza Paolo Baldassarri LA DIVINA SEQUENZA » 28 Tempo libero LE NOSTRE GITE SU IL SIPARIO a cura di Luca Lubrani IL CINEMA IN BANCA » 29 » 30 » 31 L’accordo con CENTRO FIDI TERZIARIO prevede condizioni di assoluto vantaggio Ancora una volta VIBanca è dalla parte dell’Imprenditore I l 23 maggio presso la sala convegni della Banca, è stato approvato il bilancio d’esercizio 2009, un anno in cui la crisi economica e finanziaria ha mostrato in maniera pesante i suoi effetti sull’economia reale. Le proiezioni della stampa specializzata per l’anno 2010, anche se non mancano i primi segnali di una lenta ripresa, non sono incoraggianti. Nonostante lo scenario di riferimento VIBANCA ha continuato ad esercitare un ruolo attivo di sostegno e supporto all’economia locale. Infatti oltre l’80% dei fondi totali raccolti sono stati investiti sul territorio di riferimento andando a soddisfare le esigenze degli operatori che principalmente lo caratterizzano, quali in particolare le famiglie e le imprese medio piccole e svolgendo nell’attuale congiuntura economica un’importante funzione di sostegno e fiducia. Nel 2009 i principali aggregati patrimoniali sono cresciuti in maniera importante: in particolare rispetto a dicembre 2008 la raccolta diretta ha registrato un aumento di oltre il 15% e gli impieghi di oltre il 7%. L’utile di bilancio 2009, pari a 492 mila euro, pur in presenza della particolare congiuntura economica che ha caratterizzato l’esercizio, conferma l’efficacia degli indirizzi gestionali perseguiti nel costante rispetto dei principi che regolano e guidano l’operato della nostra Banca ovvero l’interesse dei nostri Soci, “Mutualità”, e l’interesse del nostro territorio, “Localismo”. Ma il bilancio non sono solo numeri: la Banca nel corso del 2009 ha aperto una nuova filiale nel centro storico tentando di dare una risposta concreta alle richieste dei clienti in termini di vicinanza e flessibilità nell’orario di apertura, ed ha continuato la sua azione di supporto e sostegno a favore di enti ed istituzioni locali. I primi mesi del corrente esercizio sembrano confermare le criticità previste dalla stampa specializzata per l’intero sistema bancario; Vibanca continuerà ad essere vicina alle esigenze del territorio. Nell’augurare buone vacanze a tutti Voi, porgo un sincero ringraziamento a coloro che hanno contribuito al raggiungimento degli obiettivi aziendali in un momento particolarmente difficile. Vi aspetto numerosi al prossimo appuntamento collegiale, previsto per questo autunno, che sancirà un traguardo importante per la nostra Banca: n “i nostri primi cento anni”. Luglio/Settembre 2010 1 Editoriale Patrizio Rosi Sandra Soldani Contadini coraggiosi A Il difficile inizio di una Cooperativa di Credito ll’inizio del secolo scorso alcuni contadini della Valle del Vincio iniziarono un processo di autogestione delle loro risorse, attraverso forme di cooperazione e di aiuto reciproco. L’insegnamento di questi “buonuomini” coraggiosi è quello di una forma economica in cui il benessere individuale non è raggiungibile al di Pontelungo com’era e la chiesa di San Piero in Vincio. Collezione di cartoline storiche Ideale Mosi, per gentile concessione Nella pagina a fianco, Niccolò Pieracci, socio fondatore informa Luglio/Settembre 2010 2 fuori di un contesto di relazioni interpersonali. Si posero contro alla competizione del mercato con un atteggiamento solidaristico, dando sostegno ad attività bisognose di protezione perchè più facilmente escluse dai circuiti ordinari del credito. In quegli anni aveva preso avvio un vasto processo di nascita e diffusione delle Casse Rurali in diverse regioni italiane, sul modello importato dalla Germania da Wollemborg (1859-1932), un grosso proprietario terriero che in seguito diverrà Ministro delle finanze e che nel 1883 fondò una Cassa Rurale in Provincia di Padova. La seconda in Italia fu la Cassa di Cambiano a Castelfiorentino, nel 1884, tutt’ora in attività. Fu testimone all’atto costitutivo lo stesso Wollemborg: la sua organizzazione era finalizzata alla cooperazione agricola ed era aconfessionale. Ma il credito cooperativo si diffuse in tutta Italia con l’emanazione nel 1891 dell’enciclica Rerum Novarum di Papa Leone XIII, che esortava i cattolici ad intraprendere iniziative concrete in campo economico per stimolare lo sviluppo dei ceti rurali e del proletariato urbano, e soprattutto per effetto della politica iniziata da Don Luigi Sturzo, che riteneva causa della disgregazione delle famiglie contadine e artigiane la forte concorrenza delle grandi fabbriche estere o nazionali di materie prime, la lotta rovinosa che si facevano tra loro i Luglio/Settembre 2010 sercizio dei loro affari ed in modo speciale alla loro Azienda Agricola e favorendone il Risparmio”. Il parroco di San Pietro in Vincio Don Rinaldo Maccioni mantenne la presidenza fino al 26 febbraio 1911, sindaco revisore era Padre Panori, frate francescano del vicino convento di Giaccherino, ma la modesta attività stentava a decollare. Solo il 1° marzo 1911 fu emesso il primo libretto a risparmio, la somma depositata era di £ 1.000. Nella stessa data fu approvata la prima domanda di prestito, di £ 2.000. Oltre ai prestiti per acquisto del bestiame, si accettavano depositi su libretti a piccolo risparmio al 4% netto fino a £ 200, depositi a libero risparmio fino ad un massimo di £ 15.000 al tasso del 3,50%, mentre sui prestiti si stabilì l’interesse del 5,50%. La differenza tra i tassi attivi e passivi doveva rimanere minima, per sconfiggere l’usura e mantenere il carattere solidaristico. Si vollero far nascere istituzioni di questo tipo in ciascuna parrocchia, all’ombra di ogni campanile. Il territorio della chiesa di San Pietro in Vincio era stato suddiviso scorporandone la fiorente borgata attestata lungo la Via Provinciale Lucchese da Barile alla Villa Forteguerri. Era stato Scipione de’ Ricci Vescovo di Pistoia e Prato dal 1780 al 1791 che nel 1783 propose di elevare Spazzavento a Parrocchia, e nel 1787 ne incamerò le rendite nel Patrimonio Ecclesiastico, rimanendo al parroco di San Pietro solo una modesta rendita per garantire l’offiziatura dell’Oratorio, ma si giunse al 30 novembre 1819 quando fu concesso il Beneficio Parrocchiale di Santa Maria Maddalena e San Lazzaro “a libeccio di San Piero in Vincio, da cui 3 il suo territorio è stato smembrato”. Si capisce così come mai, in un ambito limitato e caratterizzato da un’economia agricola che di poco superava la sussistenza, i primi anni fossero così difficili, e tutta l’attività rimanesse circoscritta in un ambito familiare. I primi soci, Cesare Biagioni, Settimo Pacinotti, Adolfo Pieracci, Niccolò Pieracci, Narciso Ghelardini e Sabatino Marini infatti erano quasi tutti in qualche modo imparentati tra loro, e così Eliseo Pacinotti colono, Angelo Pagliai mugnaio, Sabatino Galardi operaio, Luigi Lombardi falegname, Leonardo Dolci possidente, Enrico Zarrini, Pietro Spagnesi, Adolfo Gherardeschi, Modesto Villani anch’essi coloni che si erano iscritti nel febbraio del 1911. Era piuttosto che una banca solamente una società di mutuo soccorso nata da uomini onesti per promuovere attività oneste. Dal 26.2.1911 al 6.4.1919 venne eletto Presidente Torello Galligani, possidente, impiegato comunale che dall’atto stipulato in una sala del Piccolo Credito Toscano il 7 luglio 1909 risulta anche tra i soci fondatori della Cassa Rurale di Santa Maria a Spazzavento, di cui era Presidente suo fratello Francesco, e riuscirà a dare quel certo impulso che mancava. Le due parrocchie limitrofe, entrambe sedi di una cooperativa, lungi dal farsi concorrenza si sostenevano e coadiuvavano. Vicepresidente fu Niccolò Pieracci colono, Consiglieri furono Sabatino Marini operaio e Sabatino Galardi colono, Sindaco revisore fu Don Rinaldo Maccioni. Il 27 marzo 1912 si tenne la terza assemblea dei soci della Banchina di S. Pierino in Vincio, come veniva conosciuta dalla gente del po- La nostra storia produttori locali, la mancanza di capitali e l’indebitamento. Pistoia fu tra le città pioniere di questo movimento, talché nel 1900 il Seminario Vescovile fu sede del convegno di economia sociale dei cattolici italiani, la cui finalità dichiarata era quella di promuovere un’attività associativa e politica dei cattolici, anche per contrastare l’avanzata delle dottrine del socialismo. Vi furono sacerdoti capaci e coraggiosi che fecero proprio l’impegno a difesa dei ceti meno abbienti, come quel Don Flori detto “Sbarra” che organizzò scioperi nelle campagne, ed un sindacato delle “trecciaiole”, le donne che lavoravano la paglia per i cappelli fiorentini. La prima Cassa Rurale del pistoiese nacque alla Ferruccia, frazione di Quarrata, il 28 settembre 1901 per opera di Don Orazio Ceccarelli, che in quella località riuscì a impiantare un mulino sociale cooperativo, una cooperativa di consumo, una mutua per l’assicurazione contro gli incendi, una società per l’assicurazione del bestiame, che ne erano non solo corollario ma scopo fondante. Anche all’ombra del campanile della piccola chiesa di San Pierino in Vincio, o San Pietro a Vicopetroso come è ricordata nei documenti più antichi, il 29 ottobre 1910 alla presenza del “signor Don Orazio Ceccarelli fu Luigi, domiciliato in Tizzana nella Parrocchia della Ferruccia”, incaricato di provvedere alle pratiche legali, fu stipulato l’atto costitutivo di una società cooperativa che ebbe nome “Cassa rurale di prestiti e risparmi di San Pietro Apostolo in Vincio”. Lo Statuto rispettava i Criteri Direttivi nell’ordinamento pubblico del credito elaborati da Don Luigi Cerutti. Vi si legge: “La Società ha per iscopo il miglioramento morale ed economico dei propri Soci, fornendo loro nei modi determinati dallo Statuto, il denaro necessario per l’e- sto: il Bilancio 1911 fu chiuso con lire 269,61 di rendita e £ 237,79 di spese con un attivo di £ 9.954,55 ed un passivo di £ 9.922,79 e quindi con un utile netto di £ 31,82, che dava da ben sperare per il futuro. I soci di S. Pietro in Vincio nel 1914 erano già 44, nel 1918 saliranno a 50, tutti coloni tranne Angelo Pagliai, Guglielmo Maraviglia e Vittorio Paolini che sono mugnai, Sabatino Galardi operaio, Luigi Lombardi e Tommaso Spagnesi falegnami, Ghelli fabbro, Guido Rabuzzi muratore e Oreste Mazzolini fonditore. Le cariche erano onorarie, l’attività della Cassa rurale che si svolgeva dopo la messa veniva effettuata volontariamente, non vi era nessun impiegato dipendente, per fortuna il Presidente Torello Galligani aveva una certa conoscenza della contabilità, che comunque si limitava ad un prospetto su due pagine di carta da bollo. In caso di dubbio, consultavano il manuale redatto da don Luigi Cerutti e le istruzioni diffuse da Luigi Luzzati (1841-1927) economista veneziano più volte ministro, Presidente del Consiglio nel 1910 ed autore di un’opera dal titolo “La diffusione del credito e le banche popolari”. La responsabilità dei soci era illimitata, il che significa che essi rispondevano personalmente con i propri averi di ogni impegno assunto. Era quindi un’impresa fondata su un codice etico a cui partecipava attivamente l’intero ambiente: soci clienti, creditori, fruitori, lavoratori, e che si concreterà nelle trasformazioni territoriali dovute allo sviluppo economico. Don Ceccarelli che nel 1916 aveva costituito una Federazione Pistoiese delle Casse Rurali si congratulava per il buon andamento della Cassa di San Pietro in Vincio. Dal 1901 al 1916 le Casse rurali pistoiesi erano diventate già 40: Ferruccia, S. Agostino, Vignole, Piuvica, San Pierino Casa al Vescovo, Ramini, Castra, San Michele Agliana, Casalguidi, Montemagno, San Sebastiano, Montale, Lamporecchio, Spazzavento, San Giusto, Santallemura, Santomato, Valenzatico, Chiesina, Poggio a Caiano, Piteccio, San Niccolò Agliana, Canapale, Pontas- serchio, Badia a Pacciana, San Pietro in Vincio, Quarrata, Santangelo a Piuvica, la Vergine, Montepiano, Vinci, Tavola, Carmignano, Seano, Valdibrana, Capostrada, erano invece Casse Operaie le Casse di Vitolini, Limite, Capraia, Cutigliano. Ma a disfare il piccolo capitale faticosamente accumulato da queste formiche industriose piombò loro addosso come un nero corvo la prima guerra mondiale, seguita quasi senza tregua dalla crisi che scosse l’economia globale nel 1929. In preparazione della Visita Pastorale, il Vescovo richiedeva ai sacerdoti una descrizione dello stato della parrocchia. Nell’Archivio Diocesano è conservato il manoscritto redatto dal Parroco di San Pietro in Vincio, che ci restituisce un vivace quadretto della vita della piccola e modesta comunità in cui si radicò la Cassa Rurale. L’attaccamento della popolazione alla sua Chiesa, oltre che testimoniato dalle associazioni che vi facevano riferimento, è anche in quel voler la statua della Madonna “vestita” : una statua di terracotta, anche se I vertici di VIBANCA CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Presidente Vicepresidente Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere Consigliere informa Rosi Patrizio Baldi Giuliano Geri Claudio Noli Alessandro Carrara Alessandro Ferretti Paolo Pecchioli Stefano Luglio/Settembre 2010 4 COLLEGIO SINDACALE Presidente Sindaco Effettivo Sindaco Effettivo Sindaco Supplente Sindaco Supplente Sala Stefano Becciani Roberto Tognozzi Luca Coen Emanuele Carmignani Claudio Collegio Dei Probiviri Presidente Probiviro Effettivo Probiviro Effettivo Probiviro Supplente Probiviro Supplente Sanchini Paolo Bellizzi Giancarlo Marini Luca Arcangeli Cristina Biagioni Giacomo Direzione Direttore Generale Vicedirettore Generale Francioli Pier Francesco Cresci Roberto “20 giugno 1929 questionario Stato della Parrocchia 1 - Esistono in questa Parrocchia due sacerdoti. Il parroco D. Rinaldo Maccioni di Leopoldo, nato nella Parrocchia di S. Maria Assunta in Gora ed ivi battezzato a dì 15 maggio 1865, ordinato Sacerdote a dì 4 giugno 1887 nominato Cappellano Curato nella Parrocchia di Casalguidi fino al 1889. Economo Spirituale a S. Marcello Pist.se fino al 1893 epoca in cui fu eletto Parroco parroco di questa Chiesa con reddito patrimoniale complessivo di £ 3.000. P. Ottavio Spagnesi fu Cesare nato in questo popolo e battezzato il 11.6.1883 nella Chiesa di Vicofaro, promosso al S. Ordine del sacerdozio a dì 22 settembre 1906 e nominato subito Cappellano Curato senza reddito alcuno tranne che l’intero mantenimento e quello che gli proviene dalla soddisfazione del Pio legato Baldi. 2 - Esiste in questa Parrocchia una famiglia religiosa abitante nel Convento di Giaccherino composta da 14 Sacerdoti, tra cui un Guardiano, un Vicario, un Economo e alcuni laici al Luglio/Settembre 2010 La banda durante una processione religiosa servizio praticanti la regola francescana dei Minori Osservanti. Tutti sono pronti a coadiuvare il Parroco e il Cappellano nel Ministero quando di ciò richiesti. 3 - per i tempi che corrono, in generale non si esagera dicendo che delle migliori, e fatte poche eccezioni di indifferenza che si riscontrano in due borgate, praticano tutti vita cristiana. Non vi sono anche negli indifferenti idee anticristiane ed è difficile che, tranne forse in una famiglia, si leggano giornali irreligiosi. Scandali gravi e pericoli per la fede non ve ne sono. In generare anche gli indifferenti procurano i genitori l’istruzione cristiana dei loro figlioli facendo ad essi frequentare la Dottrina Cristiana. 4 - più di 700 sono coloro che fanno Pasqua e nel corso dell’anno le Comunioni che si fanno nelle diverse ricorrenze festive passano il mille, si intende comprese quelle ripetute. I giovinetti, fra maschi e femmine, che frequentano la scuola di dottrina cristiana sono un cento. 5 - Quattro sono i matrimoni celebrati soltanto religiosamente, di cui tre perchè di persone avanzate di età ed uno perchè essendo la sposa minorenne non si potè celebrare il matrimonio anche sotto il rito civile, per mancanza del consenso paterno e la necessità imponeva l’unione. Non vi è alcuno che si sia unito col vincolo civile soltanto, come pure non vi sono creature non battezzate. Dentro gli otto giorni al più tardi si portano i bam- 5 bini al S. Fonte per il Battesimo e se alcuno ritarda di quei di altro popolo. È cosa ben difficile che nella popolazione circoli stampa immorale e per quanto si può, si procura di diffondere opuscoli e buoni giornali. 6 - Esiste in Parrocchia da tempo remoto una Confraternita o Compagnia sotto la protezione di San Carlo Borromeo assai numerosa, i cui iscritti o fratelli prestano servizio per il trasporto dei cadaveri e per le processioni che si compiono durante l’anno. Sono regolati e gli uffici e gli oneri da un capitolato. Sono ammessi solo quei che tengono vita cristiana e sono informati a buoni sentimenti. Vi sono altre pie associazioni quali Della S. Famiglia, cui si iscrivono i capi di casa, Della Madonna Addolorata cui sono ascritte le madri cristiane. Le Figlie dell’Immacolata per le giovinette e il Circolo di S. Luigi per i fanciulli. La Congrega del Santo Rosario eretta fino dal 1828 arricchita di indulgenze. Con i redditi di questa Congrega si celebra una Messa durante l’agonia dell’iscritto con la funzione della Buona Morte e la Messa per la Festa del Rosario. 7 - In generale quando più le stagioni lo permettono il popolo interviene alle sacre funzioni alla spiegazione del Vangelo, del Catechismo Molti più interverrebbero se non vi fossero alcune cappelle di Signori ove si dice messa che riesce comodo al alcuni lontani dalla Parrocchia. Difficilmente si fanno musiche ma nelle sacre funzioni si procura di uniformarsi alle pre- La nostra storia più rispettosa dei dettati delle gerarchie ecclesiastiche, non rispondeva alla volontà di partecipazione con cui durante le processioni le donne potevano far sfoggio della loro abilità di sarte e ricamatrici. Altra questione che suscitò notevole tensione fra clero ed istituzioni laiche fu quella dei matrimoni, come riportato dal Sottoprefetto di Pistoia ai suoi superiori: “I rappresentanti del partito clericale han tenuto pubblici comizi e conferenze intese a contrastare nella pubblica opinione e più specialmente fra i loro correligionari la precedenza del matrimonio civile su quello religioso” (ASP Sottoprefettura 1914 c. 58). Ed anche il Sacerdote Maccioni se ne preoccupava, giustificando quei riti che non avevano avuto una trascrizione civile. scrizioni della S. Sede. Si celebrano diverse feste oltre quella del patrono e fin qui si è riscontrato una devozione per le comunioni che si fanno. Col più solenne apparato che sia possibile si fa la S. comunione onde nei giovanetti resti indelebile l’impressione di quel giorno solenne. Si porta agli infermi il S.mo viatico con quel seguito che si può riunire. Si eleggono annualmente i fratelli della Compagnia i quali si obbligano a portare alla Chiesa e al Cimitero tanto i cadaveri dei poveri come dei ricchi. 9- Possibilmente nei giorni feriali si celebra la Messa a comodo del popolo, che però difficilmente interviene varia a seconda delle stagioni. Dopo Vespro e avanti della benedizione si spiega il catechismo agli adulti e ai fanciulli si fa la Dottrina Cristiana nelle ore pomeridiane di ogni mercoledì e dopo la Messa seconda, alle feste e Domeniche, giornali solo in Quaresima. 10- Nel territorio di questa Parrocchia oltre alla Chiesa del Convento di Giaccherino vi sono quattro Oratori, uno in Gugliano proprietà del Sig. Galligani Leone, uno alla Scala di Giaccherino proprietà del Sig. Barone de’ Franceschi, il 3° alla Colonna proprietà del Sig. Gai Labindo, il 4° in Groppoli, l’antica Pieve di San Michele proprietà degli Eredi Dal Pino, ma nessuno di questi viene ofiziato. 12 Si procura sempre che l’Altare ove si conserva la SS.ma Eucarestia è l’altar maggiore sia ben distinto dagli altri per ornamento e numero di lumi. Non vi è Badacchino pensile perchè sopra evvi la volta, il Tabernacolo è di marmo foderato nell’interno di seta bianca con pendone ugualmente di seta allo sportellino, che è di metallo bianco. Avvi una chiave d’argento ed una usuale di metallo Vi sono diversi canopei del colore di rito. 13 Tanto i crocefissi come pure le pietre sacre si ritiene che abbiano la misura prescritta. I confessionali so- informa Luglio/Settembre 2010 no muniti di grata metallica e spesso vengono dai sagrestani spolverati e puliti. L’acqua benedetta. allorchè si vede torbida si rinnuova. Gli altari sono provvisti di palme di fiori di carta. Esiste una statua vestita rappresentante la madonna del Rosario e per quanto non esservi nell’archivio alcun documento, sono di sentimento che venisse fatta nel 1828 epoca della erezione della Congrega del Rosario. Avvenne un’altra nuova Santa che fu fatta nel 1901 a forza di oblazioni del popolo anch’essa vestita. Il parroco fece di tutto perchè fosse fatta tutta di cartapesta facendo vedere come il farla vestita fosse proibito Il nuovo Presidente eletto Prof.Ugo Mannori durante la consegna di un riconoscimento al Presidente uscente Raffaello Morosi dalla Chiesa e contro il rito, ma nulla valse, si rispose dal popolo che non volevano una madonna di terra cotta. Ricorso al Vescovo Mons. Mazzanti, il quale veduto che non sarebbe stato possibile portare il popolo a miglior consiglio, annuì che fosse contentato così avvenne e furono tutti quieti. Le altre due di San Pietro e S. Antonio da Padova sono di Cartapesta. L’armadietto ove si conservano le Sacre reliquie nell’interno è soltanto tin- 6 to di rosso, quello degli oli Santi è rivestito di seta violacea, il coperchio del fonte battesimale è foderato di lino bianco come è il canopeo. 14 - Alla parete esterna della Sagrestia vi è l’acquario col suo manutergio. Vi sono le tabelle per la preparazione e ringraziamento della S. Messa con i relativi genuflessori. in una tabella sono descritti i legati e obblighi di questa Chiesa. La Vacchetta delle Messe si conserva nell’Archivio Parrocchiale. Vi sono due Messali con le aggiunte dei Santi più recenti. Nell’ultima visita fu dal Vescovo consigliato il Parroco ad erigere il Battistero fu eretto, non furono fatte altre prescrizioni.” Don Rinaldo Maccioni fu un buon parroco, aveva studiato in seminario e predicava in latino ed italiano, ed aveva passione per l’insegnamento del catechismo. Ma non fu un buon amministratore, la contabilità non faceva per lui, così nel periodo in cui fu Presidente dal 6.4.1919 al 16.3.1924 tenne i conti in maniera molto imprecisa, aveva distribuito ai parrocchiani bisognosi senza alcuna scrittura contabile ben 25.000 lire, cifra enorme all’epoca, che rappresenta la quasi totalità dell’attivo della Cassa, senza nessuna ipoteca o garanzia. Per questo, ed a causa del decadimento delle condizioni agricole, la Cassa Rurale entrò in crisi. Cercò di porvi rimedio Cesare Biagioni (1850-1945) primo fra i soci fondatori che dal 16.3.1924 al 28.3.1926 assunse la Presidenza e garantì con le proprie sostanze la ripresa dell’attività. Ma fu soprattutto a Raffaello Morosi, contadino della Chiesa di San Pietro, che si deve la rinascita ed il rilancio della Cassa Rurale, ne fu Presidente dal 1926 al 1943 e Vicepresidente dal 1943 al 1965: un vita spesa bene al servizio della collettività. Raffaello Morosi era nato il 9.1.1890 a S. Pietro in Vincio, da Fer- Luglio/Settembre 2010 “Stefano Tonchi un pistoiese molto di moda” Simone Trinci I primi passi a Quarrata, il liceo a Pistoia, la carriera a New York. Per chi è in cerca il self made man, dell’uomo che si realizza da solo, la storia di Stefano Tonchi è un esempio da far sbarrare gli occhi. Per gli ambienti della moda a stelle e strisce, lui è ormai una sorta d’icona, al pari di quelle che il suo giornale pubblica sulle copertine. Megan Fox, Jennifer Aniston, Madonna non sono che alcune delle dive che “W”, la “rivista più patinata degli Stati Uniti”, ha immortalato. Tonchi, 50 anni ben portati anche grazie all’attività sportiva, dirige il periodico da appena qualche mese, dopo una carriera nel giornalismo d’oltreoceano, che sei anni fa lo ha visto creare “T”, periodico del New York Times dedicato a moda, personaggi e tendenze del momento. L’arrivo a “W” è stato soltanto l’ultimo passo di una vita professionale costellata di successi. Nel 2001, l’Esquire di cui era direttore creativo si aggiudicò il premio magazine dell’anno della “Society of publication designers”, sette anni dopo lo stesso riconoscimento fu attribuito a “T”, testata che ha ispirato inserti come “M” del francese Le monde, o “Wsj” del Wall street journal. Una corsa inarrestabile verso l’affermazione professionale. Il segreto di Tonchi? “La mia formazione che affonda in un’educazione classica italiana, che mi ha portato per esempio a curare libri che indagano l’intersezione fra arte, moda e cultura”, ha risposto l’interessato al settimanale Panorama che in aprile gli ha dedicato un’intera pagina. Una cultura classica, quella di Ton- 7 chi, “aggiornata e rivista” dagli interessi e le frequentazioni dell’adolescenza toscana. “I miei esordi professionali – racconta il giornalista italiano più conosciuto in America – sono stati su Firenze. Da ragazzo abitavo a Quarrata e frequentavo Pistoia soltanto per andare a scuola, al liceo classico Forteguerri. Che giorni – sospira –. Mi ricordo che passavo il tempo sul bus per andare e tornare da scuola. E mi ricordo che gran parte dei miei compagni venivano da Montecatini: la nostra era una specie di sezione della provincia. La sezione ‘C’ del liceo classico. Malgrado tutto, insieme a un mio amico, con cui andavo anche ai concerti di Iggy Pop, fondammo un giornalino che si chiamava Apache”. All’epoca, Tonchi aveva già diversi interessi nel campo dell’arte e della moda, ma il vero primo salto risale al periodo delle frequentazioni universitarie a Firenze. “Studiavo Scienze politiche – continua – e cominciai a curare Pitti Immagine. Per loro facevo ricerche, rassegna stampa, e seguivo una rivista pubblicata in italiano e inglese. Ho lavorato per tre anni”. Sempre nel mondo della moda, “il motore di quegli anni, insieme alla musica”. “Mi occupavo anche di quella – prosegue Tonchi –. Per esempio ho scritto su ‘Mucchio selvaggio’ e altre riviste del Personaggi dinando e Ester Bertocci, una famiglia proveniente da Larciano. Era stato tra i primi sottoscrittori della Cassa Rurale di San Pietro in Vincio, promotore di questa forma di accumulo e condivisione di risorse, che doveva consentire un miglioramento delle condizioni economiche del popolo, con la possibilità di poter trasformare contratti da mezzadria ad affitto, acquistare bestiame e sementi e col sogno remoto di comprare un pezzetto di terra. A soli trentacinque anni divenne Presidente della Cassa Rurale di San Pietro in Vincio. Lo affiancò il valido Contabile Provinciale Torello Romagnani, che anche avendo come solo titolo di studio la quinta elementare aveva una maggiore conoscenza degli atti amministrativi e seppe dimostrarlo, riportando i Bilanci ad una chiara e produttiva gestione. Era stato Consigliere Comunale, e dal 6 novembre 1920 lo sostituì a rappresentare la popolazione di Pontelungo Raffaello Morosi, eletto per il Partito Popolare. Grazie all’amicizia di questi due uomini, a cui più tardi si affiancherà il figlio di Torello, Arrigo Romagnani, la Cassa Rurale di San Pietro in Vincio crebbe lentamente ma costantemente, di pari passo con lo sviluppo delle attività agricole e di piccolo artigianato della zona, dandovi impulso. Raffaello Morosi resistette anche alle minacce e percosse dei fascisti, che scacciarono dal Consiglio Comunale i Popolari ed i Socialisti, e che tentarono prima con la violenza, e più tardi con manovre economiche, di eliminare le Casse Rurali. Mentre le altre “Banchine” furono costrette a cessare l’attività, i consiglieri della Cassa Rurale di San Pietro in Vincio riuscirono a tenerla in vita e sempre in attivo, malgrado le intimidazioni e le avverse condizioni economiche. n Ci volle del coraggio. settore. E poi facevo il dj in discoteche come il Tenax di Firenze, e altri locali. Per un po’ ho seguito il teatro e ho lavorato per radio locali del panorama cosiddetto alternativo, con etichette discografiche indipendenti”. Se a qualcuno è capitato di ascoltare i Litfiba: Stefano Tonchi fu tra i primi a farli conoscere al grande pubblico. “Ma forse la moda era il settore con maggiori potenzialità di sviluppo e anche per questo mi sono concentrato in quell’ambito – dice ancora. Allora, insieme ad altri, ho creato Pitti Trend, portando a Firenze tanti stilisti. In pratica, in quel periodo facevo attività di scouting per le capitali internazionali della moda”. Nella più importante, New York, Tonchi è sbarcato tempo dopo, poco più di quindici anni fa, iniziando ad essere sempre più apprezzato dagli addetti al settore, fino a scalare il vertice delle più importanti riviste di moda e scrivere volumi come “Uniform: order and disorder” nato da una mostra figlia dei Pitti Immagine e del museo P.S.1 a New York, curata insieme a un gruppo di autori fra i quali Francesco Bonami (amico e altro “emigrante” di successo che adesso cura la Biennale al Whitney museum), e “Excess”, con Maria Luisa Frisa “che – si nota ancora nell’articolo di Panorama – rivisitava gli anni Ottanta quando ancora nessuno si era curato di farlo”. “Il mio progetto – annuncia Tonchi a proposito di ‘W’ – è adesso quello di rendere la rivista che dirigo più accessibile. Si tratta di una testata nata nella moda intesa in senso stretto, ma ora tutto questo è cambiato. La moda è molto di meno, ma anche molto di più e ha invaso tutto. Ci sono l’architettura, l’arte e il informa Luglio/Settembre 2010 design: io voglio che ‘W’ si occupi anche di tutto questo”. Lo farà dal suo ufficio nel grattacielo della Condè Nast della celeberrima Times square. È da lì che dirige una delle riviste che dettano tempi e tendenze della moda internazionale. Un volo non da poco, per il re pistoiese del giornalismo d’esportazione, che ha lavorato anche come direttore creativo della catena di negozi “J. Crew”, fra i preferiti della first lady Michelle Obama. “All’inizio ho accusato un po’ il problema della lingua – spiega Tonchi – ma il fatto di essere italiano negli Stati Uniti aiuta perché viene riconosciuto un senso dello stile che forse per noi è naturale. Ce l’abbiamo nel dna: in un paio di categorie, nella cucina e, appunto, nella moda, possiamo vantare ancora qualche vantaggio”. Meglio sfruttare le doti naturali, laddove ancora vengono riconosciute e valorizzate al meglio. E quindi, malgrado le 8 tante offerte, almeno per il momento il ritorno in Italia non è fra le opzioni prese in considerazione. “Non sono comunque tra coloro che ritengono che il merito venga premiato soltanto all’estero – afferma Tonchi. Se fossi rimasto in Italia, forse avrei fatto una carriera ugualmente soddisfacente”. Per diversi aspetti, il nuovo incarico al “W”, gli ha già permesso di lavorare come redattore di Uomo Vogue e come collaboratore a Vogue e Glamour. “La crisi esiste per tutti, ma credo nel valore del giornalismo su carta – ha dichiarato Stefano Tonchi nell’intervista a Panorama – e nella magia delle parole e delle immagini stampate. I periodici avranno lunga vita perché assolvono un compito di sintesi che internet non può soddisfare”. E le origini? Le radici pistoiesi? “A dire il vero – ammette – non torno molto spesso a Pistoia –. Ogni quaranta giorni, vengo a far visita a mio padre Alfredo, che però si è trasferito a Marina di Pietrasanta. Mai fatto nemmeno una riunione coi vecchi compagni del liceo ‘Forteguerri’. Man gari un giorno. Chissà”. I santi della Cattedrale D Oltre a San Jacopo Apostolo e San Atto, sono venerati Martino, Proculo, Felice, Rufino e Zeno, al quale è intitolata la chiesa Coppo di Marcovaldo, Crocifisso, 1274 ca. Luglio/Settembre 2010 iciamo subito che con santi della cattedrale non si intende tutti i santi che vi sono venerati e nemmeno i due di gran lunga più importanti e conosciuti, Jacopo apostolo, la cui preziosissima reliquia è da quasi novecento anni potente fattore di integrazione religiosa e civile, e il vescovo Atto, che non solo procurò a Pi- 9 stoia questa reliquia, ma miracolosa reliquia è diventato egli stesso per Pistoia con la conservazione del suo corpo intatto. I santi di cui si tratta – Martino, Michele, Proculo, Felice, Rufino e Zeno o Zenone – sono molto più antichi, tanto antichi che talvolta di loro resta soltanto il nome col quale intitolarono la cattedrale. Anche tutti insieme, come risulta da un documento del 953. Poi però è successo questo: mentre, come un corpo in crescita, la cattedrale spostava in avanti di sette metri la sua facciata longobarda trasformandola in romanica e rinascimentale; e successivamente, con un colpo non più di testa ma, per così dire, di coda, ampliava grandiosamente in forme barocche il presbiterio e la tribuna – mentre essa veniva così crescendo, dei suoi santi titolari le è rimasto soltanto Zeno. E gli altri? San Michele arcangelo e san Martino di Tours sono nomi di grande risonanza religiosa e storica. A Pistoia per non dimenticare il primo, se non ci fossero due chiese romaniche e un monastero, basterebbe la bella statua di Guido da Como. E in quanto al secondo, chi non sa almeno che fece a mezzo del suo mantello con un mendicante e che per la sua festa, l’11 novembre, ha la simpatica abitudine di regalare a tutti l’ultima estate dell’anno? Eppure anch’essi diventarono presenze sem- Storia Maria Valbonesi pre più rarefatte, sfuggenti e labili nella memoria della cattedrale così come le loro immagini e gli altari – su quello di san Michele pendeva il grande Crocifisso di Coppo di Marcovaldo – si sono dispersi nelle successive modifiche architettoniche. PROCULO, RUFINO E FELICE Giovanni Balducci detto il Cosci, San Felice resuscita il bue di un contadino che arava, San Felice guarisce dalla lebbra un fanciullo di Gora, 1593-1594, pilastro sinistro della Cappella del Sacramento. Per Proculo e Rufino il discorso cambia, perché sono santi senza dubbio locali – ma di quale luogo è cosa sempre tutta da stabilire. Le sporadiche notizie di fonti diverse, o magari della stessa fonte, si intrecciano in modo contraddittorio, per cui, ad esempio, Proculo sembra venuto da Bologna ma a Bologna non risulta la presenza di nessun san Proculo; e Rufino sembra da identificare col vescovo di Assisi padre di san Cesidio, in tal caso però dovrebbe essere sepolto sia ad Assisi che a Pistoia… e così via. Sono, più che figure di santi, questioni a non finire, frammenti che, in una specie di archeologia della santità, fanno balenare realtà inafferrabili e perciò anche sottilmente intriganti… Ma prima che ci confondano del tutto, riportiamoli in cattedrale, dove, per quanto siano ormai scomparsi, troviamo la certezza di due punti fermi: san Proculo aveva una cappella affrescata nel 1290 da Manfredino d’Alberto nella zona dell’attuale sacrestia, mentre Rufino condivideva con Felice l’altare della Vergine. San Felice ama lui pure giocare un po’ a nascondino nel piccolo parco della storia locale, ma poi finisce sempre per farsi trovare. Nacque a Pistoia al tempo della dominazione longobarda. Ordinato sacerdote, trascorse un lungo periodo di penitenza e meditazione in mezzo ai folti boschi e alle acque torrentizie della val di Bure finché «ebbe avviso da un angelo» di far ritor- informa 10 Luglio/Settembre 2010 Giovanni Balducci detto il Cosci, San Felice subisce un attacco del diavolo che gli distrugge il carro, San Felice opera la guarigione di un bambino, 1593-1594, pilastro destro della Cappella del Sacramento. Storia no in città. Qui si rimise al servizio della Chiesa e del prossimo, contribuendo a tenere accesa la luce della speranza col suo esempio e la semplicità dei suoi miracoli. Comunque di secolo in secolo anche il ricordo di lui sembrava sprofondare nelle nebbie del tempo, quand’ecco che il 12 agosto 1414, durante alcuni lavori di demolizione e di scavo in cattedrale, dentro una bellissima urna etrusca di alabastro ricompaiono le sue ossa. E dopo neanche altri due secoli, durante i lavori per la costruzione della cappella Pappagalli, l’arcidiacono Cesare Fioravanti si trovò di fronte alla sua immagine circondata da quadretti votivi che illustravano altrettanti miracoli. Fra il 1593 e il ’94 la illustrazione pittorica dei miracoli venne rifatta dal Cosci nel sottarco d’ingresso alla cappella, mentre una statua austeramente barocca di san Felice veniva sistemata sotto il nuovo altare della Madonna. A questo recupero devozionale e artistico ne corrispose anche uno “mondano” quando, nel 1643, san Felice fu scelto come patrono della più importante accademia pistoiese, quella dei Risvegliati. SAN ZENO Andrea Vaccà, San Zeno, 1718. Come s’è detto, santo titolare della cattedrale restò alla fine Zeno o Zenone, africano di nascita, veronese di santità e pistoiese di adozione. (Sembra che a farlo adottare dai pistoiesi, che hanno sempre paura di veder straripare i loro fiumi, sia stato decisivo il miracolo con cui nel 589 aveva bloccato la piena dell’Adige davanti alla porta spalancata della chiesa dove era sepolto.) Ben presto però in cattedrale san Zeno si venne a trovare in una posizione, se non incresciosa, quanto meno delicata e ambigua. Infatti è vero che, vestito di chiaro marmo o di lucido bronzo dorato, egli vi com- Luglio/Settembre 2010 pare solennemente a più riprese; ma da quando ci si sono insediati anche Jacopo e Atto si è subito visto – e si vede tuttora che il padrone di casa non è lui. Perciò si può anche capire che nel 1599 un vescovo recente e forestiero come monsignor Fulvio Passerini lo considerasse alquanto decaduto, se non ormai desueto, e che, nonostante le rimostranze del proposto Giovan Battista Cancellieri, il giorno delle sua festa (8 dicembre) preferisse passarlo in villa a riposarsi piuttosto che fra digiuni e processioni. Un po’ meno si capisce come, quando giun- 11 se la notizia che in villa il vescovo era rimasto vittima di un banalissimo e tuttavia mortale incidente domestico, il suddetto proposto abbia potuto – pazienza esclamare, ma lasciare scritto per i posteri nei suoi Ricordi: «San Zeno pur fa de’ miracoli!» n CENNI BIBLIOGRAFICI F. Panieri, Catalogo dei santi e dei beati, Pistoia, 1818. A. Pacini, La Chiesa pistoiese ela sua cattedrale nel tempo, vol.IV, Pistoia, 1995. N. Rauty, Il culto dei santi a Pistoia nel Medioevo, Firenze, 2000. AA.VV., La cattedrale di san Zeno a Pistoia, Milano, 2003. Giovan Battista Cancellieri, Ricordi, B.F.P., raccolta Chiappelli, 187. Enzo Cabella U n altro pezzo della cosidetta «Generazione di mezzo» – quella di Alfredo Fabbri, Remo Gordigiani, Aldo Frosini, Mirando Jacomelli, Valerio Gelli, Lando Landini, Francesco Melani – se n’è andato, lasciando la moglie teresa e due figli che lo hanno tanto amato, un amore ricambiato tanto era solito dire che «senza di loro non saprei vivere». Marcello Lucarelli si è spento all’età di 87 anni, dopo una vita vissuta ‘dentro’ la pittura, sia come insegnante di disegno nelle scuole superiori di Pistoia, Ales (provincia di Oristano) e Cagliari. Lucarelli era un artista figurativo. E ne andava fiero. L’astrattismo e tutte le altre forme d’arte moderne gli sono rimaste saldamente lontano. I suoi paesaggi erano, come ha detto qualcuno, «fotografie mentali della realtà». Se ne andava in giro a prendere ap- informa Luglio/Settembre 2010 Marcello Lucarelli pittore della natura punti – un casolare, un ruscello, una pianura circondata dalle colline, alberi, marine – che poi rielaborava e traduceva sulla tela nel suo studio, ai quali sapientemente aggiungeva la fantasia, la carica umana, il pudore di uomo umile, mite, garbato. «Erano ricchi, coloratissimi sogni di natura» ha scritto Maurizio Tuci nel presentare la sua ultima mostra nella Pieve Vecchia di Piteglio, tre anni fa. Lucarelli è stato uno specialista nel rappresentare i colori morbidi e quieti del paesaggio toscano con quelli accesi e aspri dell’amata Sardegna. Un amore, peraltro, ricamMarcello Lucarelli con la moglie Teresa, in occasione della sua ultima uscita in pubblico il 26 febbraio 2010 all’Auditorium della Vibanca per “Viaggio nella pittura contemporanea pistoiese” a cura di Domenico Asmone 12 biato con l’isola, tanto che le sue opere sono conservate nel museo regionale di Cagliari. Marcello Lucarelli nasce a Pistoia nel 1923. A 15 anni viene iscritto dal nonno alla Scuola artigiana di Fabio Casanova, dove conosce Remo Gordigiani e Aldo Frosini, che diventeranno gli amici più fidati e sinceri. Con Frosini continuerà gli studi all’Istituto d’Arte di Porta Romana a Firenze. Nel 1946 si iscrive al Magistero d’Arte e nello stesso anno inizia una carriera scolastica come assistente di Pietro Bugiani alla Scuola d’Arte di Pistoia. Espone con Frosini, Gordigiani e Jorio Vivarelli alla Saletta Masaccio di Pistoia. La Biennalde del ’48 lo mette in contatto con la grande pittura del Novecento internazionale ed è da lì che Lucarelli matura il suo stile di paesaggista. Nel ’50 ottiene una cattedra come insegnante di disegno in Sardegna, prima ad Ales (Oristano) poi a Cagliari. Rimane nell’isola dieci anni, durante i quali partecipa attivamente alla vita artistica cagliaritana. Lucarelli si afferma come un pittore figurativo, privilegia il paesaggio come elaborazione della memoria, fatto di ricordi e suggestioni maturate e fissate in piccoli appunti, realizzate dal vero e poi elaborate nel silenzio del suo studio, in via degli Orafi, che divide con l’amico Gordigiani. La sua prima personale è del 1954, a Pistoia, presentata da Giulio Innocenti, altre ne seguiranno e incontreranno sempre il favore del pubblico. Pistoia lo ha celebrato nel ’97 con una antologica nelle Sale Affrescate di Palazzo Comunale e nel 2004 con una mostra di n dipinti sulla Sardegna. Viaggio nella pittura contemporanea pistoiese V Lando Landini, Domenico Asmone, Alessandro Ciantelli, Giorgio Giacomelli IBANCA, Banca di Credito Cooperativo di S.Pietro in Vincio festeggia i suoi cento anni di storia. Numerosi Due opere di Lando Landini. Olio su cartone Luglio/Settembre 2010 13 sono gli eventi già effettuati e quelli ancora in programma, per celebrare un’attività operosa diffusa sul territorio a sostegno delle aziende e dei cittadini. La promozione culturale, grazie alla volontà del Consiglio Direttivo e all’impegno assiduo della responsabile del settore signora Stella Passini, ha avuto un ruolo importante e significativo come ben dimostra l’esposizione di quadri presso la sede di Pontelungo (iniziata il 26 febbraio si concluderà il 17 dicembre) dal titolo Viaggio nella pittura contemporanea pistoiese ottimamente curata dall’artista Domenico Asmone. Dopo l’inaugurazione della prima delle mostre previste, dedicata alla collettiva dei 14 pittori invitati, i primi quattro espositori a Arte Siliano Simoncini Domenico Asmone, Cromatico blu, 2009, olio e carta velina su tela, cm 100x120x5 presentare una personale sono stati: Lando Landini, Domenico Asmone, Alessandro Ciantelli e Giorgio Giacomelli, rispettivamente presentati da Siliano Simoncini, Ugo Barlozzetti, Maurizio Tuci e Ilaria Minghetti. I relatori hanno messo a fuoco la poetica creativa delle distinte personalità e commentato, oltre alle opere in mostra, la visione di altrettanti CD che, attraverso una sintesi significativa di opere inerenti l’intera attività di ogni singolo artista, hanno consentito ai presenti di rendersi conto di come si sia evoluta l’esperienza pittorica di ciascuno sul piano formale, stilistico e semantico. Lando Landini, uno dei maggiori esponenti dell’arte del secolo scorso, ha una storia feconda non soltanto come pittore ma anche come critico d’arte. Stimato da Roberto Longhi fu chiamato, dal grande personaggio della cultura internazionale, a collaborare (1951/1956) alla prestigiosa rivista Paragone e molti, negli anni, sono stati i suoi contributi inerenti al dibattito sulle problematiche emergenti dell’arte moderna e contemporanea. Va ricordato che Landini è stato il primo a far conoscere in Italia un artista come Nicholas De Staël. Infatti, nel 1960, scrivendo un saggio memorabile, presentò l’artista francese alla galleria Il milione di Milano. La sua pittura è l’esempio di come l’artista riesca a elaborare un linguaggio stilisticamente autonomo muovendo dagli elementi essenziali che lo identificano come fattore estetico/percettivo: il colore, la luce, la materia, intesi come identificazione espressiva del concetto di tempo. Ma non il tempo effimero espresso dalle opere degli impressionisti, bensì quello stabile ereditato dalla lezione di Piero della Francesca. La pittura di Landini è, di fatto, la restituzione di un assoluto “molecolare” le cui particelle sono legate grazie alla “fisica fantastica” messa in atto tramite una singolare tecnica pittorica. Un’arte, quella di Landini, dall’alto quoziente intellettuale, perché chiunque conosca l’artista sa bene quanto profonda sia la Domenico Asmone, Cromatico rosso, 2010, olio su tela, cm 80x100 informa Luglio/Settembre 2010 14 sua cultura e creativo il suo ingegno. Domenico Asmone è un autodidatta e sedimentata la sua esperienza nell’ambito della figurazione. Infatti dipinge da molto tempo ed è stato in grado di fare notevoli progressi grazie ad una perseveranza ammirevole e alla frequentazione di un gruppo di amici, anch’essi pittori, con i quali ha condiviso conoscenze di personaggi importanti dell’arte pistoiese e fiorentina, ha visitato abitualmente mostre di settore e, in particolare, ha scambiato con loro esperienze e confronti critici che sono stati per tutti motivo di significativo arricchimento. I suoi quadri attuali sono il risultato di una sintesi formale, di una stilizzazione linguistica basata sulla proprietà della materia pittorica, sul suo spessore, sul “corpo”del colore. Gli esiti quindi sono di natura tattile e gli strati di pigmento, influenzati dalla luce, contribuiscono a rendere plastica la superficie con effetti estetici di singolare efficacia. Asmone ha però anche una notevole Arte Alessandro Ciantelli, Autunno, 2009, tecnica mista e oro, cm 50x70 sensibilità cromatica così le sue opere, essenzialmemente sintesi radicali di visioni paesaggistiche, vivono dinamicamente di energia sprigionata ora da gamme di vigorosi rossi, ora da sinfonie di acidule tonalità verdi, per poi esplodere nell’assolutezza visionaria della profondità dei blu. Alessandro Ciantelli, Campi arati, 2009, olio e tecnica mista, 55x80 cm Luglio/Settembre 2010 15 Asmone è ancora “in cammino” perché continua a elaborare, rinnovandolo, il suo linguaggio espressivo e dunque, da lui, ci aspettiamo ulteriori quanto piacevoli sorprese. Alessandro Ciantelli è pittore di talento. Fin da giovane si è infatti distinto per la sua libertà espressiva Giorgio Giacomelli, Senza titolo, 2010, filo di lana e tecnica mista, cm 40x40 e per un vigore cromatico-formale che a tutt’oggi, incrementato dalla efficace resa materica presente nei dipinti degli ultimi lustri, lo qualifica come uno dei pittori fra più interessanti della sua generazione. Partito da un figurativo di matrice espressionista, nella versione tutta toscana magistralmente interpretata a Pistoia da un artista come Alfiero Cappellini, Ciantelli ha progressivamente affinato un personale linguaggio visivo basato essenzialmente sulla sinteticità delle forme e, soprattutto, sulla loro valenza simbolica. Vissuto in prossimità della campagna e di famiglia contadina, egli ha sempre interpretato quel mondo agricolo dipingendone il paesaggio, i casolari con le aie, i campi coltivati, gli utensili usati dal padre, gli arredi della propria casa natale, fino a sostituire l’uso del colore con strisce di cotone ricavate dal tessuto di rivestimento dei vecchi materassi. Ma ha fatto di più, ha iniziato anche a inserire sul supporto dipinto, oltre al tessuto, frammenti di intonaco delle coloniche abbandonate e a celebrare la “sacralità”di tali memorie, incastonandole su preziosi fondi oro. Dunque il significato simbolico come riscatto di un passato che non può, e non deve essere dimenticato. L’arte di Ciantelli è anche questo e, al contempo, è misura di una calibrata organicità compositiva. Giorgio Giacomelli è uno speGiorgio Giacomelli, Senza titolo, 2010, filo di lana e tecnica mista, cm 40x40 informa Luglio/Settembre 2010 16 Luglio/Settembre 2010 Società rimentatore. Per lui la consequenzialità con se stesso non ha ragione di essere e così, per tutta la sua lunghissima carriera artistica, ha dato libero sfogo al desiderio di adottare tecniche diverse e di rigenerare continuamente le modalità stilististico-espressive delle sue esperienze creative. Dalla pittura a olio a quella a tempera; dal collage di veline all’intarzio con cartoni colorati, per approdare, cosa davvero singolare, alla realizzazione di “prodotti” artistici realizzati con filati di lana e di cotone. Un percorso, quello di Giacomelli, tipico della cultura posteriore alle avanguardie storiche, ma senza che egli faccia riferimento all’esempio della transavanguardia degli anni Ottanta, piuttosto interpreta, in maniera personale la filosofia della postmodernità come processo ineludibile. Ovvero, prendendo atto che gli artisti, ormai stanchi di tentare l’invenzione di altri “ismi”, hanno iniziato a “rigenerare” le fonti, le sorgenti originarie dell’arte del secolo scorso. Così anche Giacomelli, isolato e fuori dalla congerie del sistema dell’arte, ha preso a pretesto l’esperienze dell’astrazione geometrica di Mondrian, del concretismo, e ha elaborato, rifacendosi a queste matrici, opere decisamente autonome e singolari. L’intreccio di fili sapientemente orchestrato sul piano cromatico e formale, presente nelle sue opere recenti, offre un esempio di come l’arte sappia autorigenerarsi grazie alle capacità inventive di autori come Giacomelli. Gli altri incontri verranno recensiti sulle pagine dei prossimi numeri di questa rivista. Grazie dunque allo staff della VIBanca che ha voluto sostenere un’esperienza così significativa e un doveroso apprezzamento va rivolto a Domenico Asmone, curatore della mostra. n Andrea Guerri I I nonni l 2 ottobre di ogni anno si celebra la “Festa dei nonni”. Una festa nazionale, istituita per legge nel 2005. Quel giorno è quanto meno doveroso brindare agli 11 milioni di italiani che sono nonni, «depositari e testimoni dei valori fondamentali della vita», come ha ricordato di recente papa Benedetto XVI. Nella vita sociale e familiare di oggi i nonni sono, più di ieri, una presenza insostituibile «quando i genitori non sono in grado di assicurare un’adeguata presenza accanto ai figli nell’età della crescita». Il ruolo dei nonni assume diverse tipologie: sono insegnanti, consiglieri e soprattutto baby sitter. Il babbo e la mamma lavorano: a chi lasciano i loro figli se non ad una persona (o persone) fidata come è il nonno e/o la nonna? I quali vengono incaricati di assolvere, durante la giornata, ai vari compiti: portano al nido o all’asilo o a scuola il nipote e poi, a fine mattinata o al pomeriggio, lo vanno a riprendere; incontrano le maestre o i professori per informarsi sullo stato di salute e di socializzazione del piccolo, sul rapporto che ha con i coetanei o, se più grandicello, sul suo grado di rendimento scolastico. Non 17 basta. E al pomeriggio, magari dopo averli aiutati a fare i compiti, incombe lo sport, nel senso che bisogna portare i nipoti in piscina o al circolo di tennis, in palestra a giocare a basket o a pallavolo o a tirare di scherma o a fare karate. I nonni non dicono mai no, sono sempre disponibili, perché «ai nipoti si vuole bene quanto ai figli, e forse di più». Alla fine di una giornata intensa, piena di impegni (ma anche di preoccupazioni per la responsabilità che hanno), i nonni si sentono comprensibilmente stanchi. Eppure sono felici. Non solo per il piacere di stare con i nipoti, di vivere le loro stesse emozioni, di vedere la loro costante crescita ma perché si rendono utili, in grado di svolgere tutti quei compiti che spettano ai figli diventati genitori e che, in parte, svolgevano prima di andare in pensione. Insomma, il gravoso compito di tirar su i nipoti mantiene giovani gli anziani. È una nuova fase della vita, attiva, a volte anche troppo, ma che riserva soddisfazioni e gioie immense. E comunque, dobbiamo rivolgere un sentito grazie ai nonni, patriarchi delle famiglie moderne, purché in esse regnino l’amon re, l’armonia e il rispetto. Enzo Cabella I giovani e il mondo del lavoro I ministri Sacconi e Gelmini hanno predisposto il piano d’azione “Italia 2020 per l’occupazione dei giovani”. Ecco le principali piste d’intervento I ministri del Lavoro, Maurizio Sacconi, e dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, hanno predisposto, alcuni mesi fa, il Piano d’azione “Italia 2020 per l’occupazione dei giovani”. Rilanciare l’apprendistato e i tirocini formativi, incentivare l’istruzione tecnico-professionale, avvicinare la formazione alle esigenze delle imprese: sono questi i principali obiettivi del Piano. I due ministri hanno delineato una serie di linee d’intervento che dovranno facilitare il passaggio tra scuola e lavoro, con un forte ruolo anche dell’università. Se siamo preoccupati per il futuro dei nostri giovani dobbiamo convincerci che la qualità dei posti di lavoro non dipende solo dalle riforme del mercato del lavoro. Rispetto ai coetanei di altri Paesi europei i nostri giovani incontrano il lavoro in età troppo avanzata e con conoscenze poco spendibili anche per l’assenza di un vero contatto col mondo del lavoro. Si impone, dunque, una riflessione su due temi prioritari: la mobilità degli studenti universitari e l’alta formazione professionale da un lato e il valore legale del titolo di studio dall’altro. Per quanto riguarda l’università, è necessario superare la moltiplicazione delle sedi, offrendo una reale opportunità di scelta. In che modo? Ad esempio, ampliando le borse di studio, offrendo la residenza secondo il merito e offrendo strumenti di finanziamento agli studenti che intendono investire sul proprio futuro. Il valore legale del titolo di studio non può garantire la qualità e la differenziazione dei percorsi formativi. Ecco, quindi, la necessità di offrire corsi in grado di offrire una preparazione di alto livello qualitativo coerente con i bisogni della persona, dell’economia e della società. È necessario, pertanto, inserire dei correttivi per evitare la dispersione scolastica e universitaria. I due ministri hanno delineato delle piste d’intervento. Queste le principali. 1) Facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro, che da sempre è una delle principali criticità dell’Italia. Occorre regolare meglio l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e anticipare il contatto tra lo studente e l’impresa. Sono le scuole e le sedi universitarie a dover svolgere a livello istituzionale, e con il coinvolgimento di tutti i docenti e delle famiglie, un ruolo di intermediazione tra i giovani e la società, preparandoli ade- informa 18 Luglio/Settembre 2010 guatamente all’inserimento nel mondo del lavoro. 2) Rilanciare l’istruzione tecnico-professionale. Un altro grave limite dell’Italia nella competizione internazionale è rappresentato dalla mancanza di profili tecnici e professionali intermedi e superiori. L’istruzione tecnica rappresenta un’opportunità per i giovani e per le imprese. Quindi è necessario sviluppare e creare gli istituti tecnici superiori nelle aree tecnologiche più strategiche per l’innovazione e la competitività, soprattutto delle piccole e medie imprese. 3) Rilanciare il contratto di apprendistato, che rappresenta un’integrazione tra sistema educativo e mercato del lavoro. 4) Promuovere le esperienze di lavoro nel corso degli studi, educare alla sicurezza del lavoro, costruire sin dalla scuola e dalla università la tutela pensionistica. 5) Ripensare il ruolo della formazione universitaria. L’iscrizione di massa dei diplomati alla università non risponde alle reali esigenze del mondo del lavoro e neppure alle prospettive di crescita degli stessi studenti, poiché in numero rilevante abbandonano l’università già dopo il primo anno. Da rilevare anche che sono sempre meno i laureati che trovano un’occupazione attinente alla formazione del lavoro. Dobbiamo abbandonare la vecchia concezione del titolo di studio universitario come punto di arrivo unico e finale nella carriera e nella vita degli studenti. È necessario, altresì, incentivare le università a creare percorsi formativi e n di approfondimento. Fabrizio Borghini Pistoia: “Io la conoscevo bene” Stefania Sandrelli ricorda i suoi soggiorni di fine estate nella città della madre A ll’uscita del mio libro “Pistoia al cinema” suscitò molta curiosità l’inserimento di Stefania Sandrelli fra i personaggi pistoiesi del cinema. Infatti, pochissimi erano a conoscenza che la famosa attrice, la cui immagine è indissolubilmente legata alla città di Viareggio, avesse origini pistoiesi. Fu lei stessa a svelarlo in un’intervista realizzata grazie alla segnalazione del pittore Salvatore Magazzini, suo lontano parente. “Sono nata e cresciuta a Viareggio – racconta Stefania – dove ho passato un’infanzia felice e spensierata. Mio padre Otello era fiorentino e mia madre Florida di Pistoia. Fu la mia nonna materna, che si chiamava Iginia Gori, a trasferirsi a Viareggio aprendo un negozio di ricami in passeggiata. Era una bella ragazza, anche se di origini umili; il nonno, Gilio, uomo di fascino, possidente, la rapì per impalmarla. Ebbero nove figli in otto anni e poiché il nonno di cognome faceva Flori, battezzarono tutti i figli con nomi di varianti floreali: Fiore, Flora, Florio, Florida. I miei nonni materni erano persone piacevoli; sono vissuti a lungo e li ho conosciuti bene, ho di loro uno splendido ricordo. Per me i pistoiesi sono gente mite, amante dell’arte. È questa l’impressione che ho ricevuto dai miei parenti di Pistoia: ho colto in loro una particolare sensibilità artistica, anche nelle persone più semplici. Mio nonno paterno, invece, era di Firenze e aveva avviato a Viareggio una pensione. Le due famiglie, per questi motivi, erano convenute in Luglio/Settembre 2010 Versilia dove una sera mio padre e mia madre avevano ballato insieme al Salone Margherita e si erano subito capiti. Dopo il matrimonio andarono a vivere nella Pensione Sandrelli che si trovava proprio nel centro della città. Lì vivevamo in tanti: oltre ai miei genitori, i miei nonni paterni, i tre fratelli di mio padre con le rispettive mogli e i loro sette figli, tutti maschi, mio fratello Sergio ed io che ero l’unica femmina. Verso la città di Pistoia ho pochi ma intensi ricordi. Ogni anno a settembre, alla fine della stagione balneare e prima della riapertura delle scuole, passavo un periodo presso una delle sorella di mia madre nella campagna pistoiese. Ho una memoria precisa di quegli anni, di un boschetto in un paesino che si chiama Olmi vicino a Quarrata. Era un paesaggio fantastico, fiabesco, che è rimasto scolpito nel mio immaginario. Ricordo di aver visto in quel boschetto i primi scoiattoli della mia vita, e di aver assaporato il profumo dei ciclamini, che sono ancora oggi i miei fiori preferiti per il loro aroma particolarmente intenso. Dall’età di tre anni ero abituata ad essere ripresa dai fotografi locali “nell’azzurro mare e cielo di Viareggio” e così non ci feci molto caso quando, a quindici anni, un fotografo di Roma, Paolo Costa, volle farmi un ritratto per un reportage sulle belle ragazze in riviera. Invece, quella foto finì sulla copertina di un settimanale di attualità e spettacolo che si chiamava “Le Ore” e tutto cominciò da lì, per puro caso: Pietro Germi, che cercava una ragazzina per il film “Divorzio all’italiana”, la vide e ne rima- 19 se colpito. Quando mi telefonò un agente per conto del regista offrendomi di andare a Roma per un provino cinematografico, ci fu una specie di riunione di famiglia, visto che, essendo morto mio padre quando avevo solo nove anni, avevo tanti padri (zii, cugini e fratello, maggiore di me di sette anni) e tutti si sentivano un po’ responsabili del mio destino. Alla fine chi decise fu, comunque, mia madre che, dopo aver preso qualche informazione, mi lasciò partire per Roma con mio fratello”. “Quando Stefania e Sergio vennero a Roma e si sistemarono in una pensione – ricorda Gianfranco Magazzini – lavoravo all’Eni e abitavo in via Ximenes, ai Parioli, proprio di fronte alla casa di Totò. Io e loro avevamo in comune una zia, Dina, che era sorella della loro mamma e aveva sposato Melindo Magazzini andando ad abitare a Olmi; fu lei che mi chiese di incontrarli per aiutarli a cercare un alloggio. Li misi in contatto con una nobildonna romana che era la mia padrona di casa ed aveva numerosi altri appartamenti da affittare; non riuscì a sistemarli e così trovarono un’abitazione verso la via Salaria. Successivamente, ci siamo incontrati di nuovo per un aperitivo; nel corso di questo incontro mi ricordo di aver dato ai due ragazzi alcuni consigli e il numero di telefono di Alfredo Cifariello, di cui ero amico, che era uno dei giovani più promettenti del cinema italiano. Fu l’ultima volta che li vidi perchè poco dopo partii per gli Stati Uniti per conto dell’Eni. La prima volta che avevo incontrato Stefania era stato nel 1961 agli Olmi nella vecchia casa Magazzini dove abitava zia Dina e dove lei veniva spesso con la mamma Florida. Me la ricordo seduta sulla panca del pane vicino al focolare. Aveva da poco fatto una piccola apparizione nel film “Il federale” a fianco di Tognazzi; era già bellissima ed aveva quel sorriso seducente che è stata una delle tante componenti del suo successo. Il boschetto dell’infanzia di Stefania era formato da alberi di tiglio che aveva piantato mio nonno materno, Gino Filippini di Firenze, per abbellire un’aia brulla della casa dei miei genitori, Rina e Giovanni Magazzini, agli Olmi”. “Il legame con Pistoia – ricorda ancora la Sandrelli – si è mantenuto vivo nel corso degli anni grazie alla frequentazione di alcuni concittadini della mia mamma che lavoravano nel cinema con i quali è scattata subito un’amicizia. Mauro Bolognini è stato uno di questi. E mi piace ricordare anche Piero Piccioni, che è stato il mio mentore musicale. Essendo più grande di me, mi portava ai concerti e alimentava il mio interesse per la musica. Lui mi parlava molto di Pistoia alla quale era ancora molto affezionato. Anch’io parlavo spesso della città e dei miei parenti che ci abitavano, tanto che Ettore Scola, sceneggiatore del film “Io la conoscevo bene”, attinse molto da quei racconti e mi cucì addosso il personaggio di Adriana, la protagonista, che, guarda caso, è proprio n pistoiese”. informa Luglio/Settembre 2010 Enzo Cabella P Il rilancio dell’UC Pistoiese n rilancio sulle orme del passato. Quasi una nuova vita, ricca di speranze e promesse. L’Unione Ciclistica Pistoiese vuole tornare a mietere successi sulle strade di tutta Italia con una nuova squadra di atleti, vuol tornare a rivivere i momenti fulgidi del periodo che va dagli anni Sessanta agli anni Novanta. Negli ultimi due decenni, la società si è dedicata, con la regìa del presidente Loretto Petrucci, solo all’organizzazione di gare di ciclocross e della Firenze-Pistoia a cronometro individuale per professionisti, ma dopo l’abbandono di Petrucci e la costituzione di un nuovo consiglio direttivo, la società vuole rinascere grazie all’interessamento di alcuni ex corridori che hanno indossato la gloriosa maglia arancione. Loretto Petrucci, il non 20 dimenticato campione degli anni Cinquanta, vincitore di due MilanoSanremo e di altre classiche nazionali e internazionali, ha lasciato il timone per motivi di salute, ma i fedelissimi dei colori arancioni hanno saputo raccoglierne il testimone. Hanno deciso di rinnovare e potenziare la società, col proposito di tornare in auge e conquistare successi in serie come in passato. Il nuovo organigramma societario risulta così composto: Renzo Soldani (da professionista vinse un Giro di Lombardia e altre corse importanti) presidente onorario, Andrea Panconi presidente effettivo, vice presidenti l’ex assessore provinciale allo sport Floriano Frosetti e Samuele Breschi, Andrea Panconi, neopresidente dell’UC Pistoiese Sport consiglieri Edo Rosellini, Mario Mosi, Mauro Nannini, Carlo Cavallini, Marcello Vannacci e Giampiero Corsini. L’Uc Pistoiese parteciperà alle più importanti gare regionali e nazionali con una squadra di dilettanti élite e under 23. Questi gli atleti: Federico Bulleri, Alessio De Michele, Enrico Gori, Silvio Pieraccini, Tommaso Targetti e Marco Da Castagnori, quattro pistoiesi, due pratesi e un lucchese di Pietrasanta, ragazzi poco conosciuti (ad eccezione di Da Castagnori, che ha già conquistato successi importanti in campo nazionale) ma animati da una forte volontà di fare strada. L’Unione Ciclistica Pistoiese compie quest’anno ottant’anni. Nasce, infatti, nel 1930, sulla scia del Centro sportivo San Marco, fondato da un gruppo si sportivi di quel rione, i fratelli Settimo e Colombo Innocenti, i fratelli Landi, Cutini, Galardini, Pierucci Bonistalli, che ben presto richiamano molti giovani che si avvicinano al ciclismo. Primo presidente della nuova società è Marino Marini, che ha come principali collaboratori Alberto Cappellini, Marino Mezzani, Betti, Morandi. Viene scel- Luglio/Settembre 2010 Loretto Petrucci vince la Milano-Sanremo nel 1952. Sotto, con Fausto Coppi 21 Uno dei tanti premi ricevuti da Petrucci to il colore della maglia sociale: l’arancione, come quello della squadra di calcio. L’Uc Pistoiese ha molti atleti che ben presto si impongono in campo nazionale: Ezio Cecchi e Alberto Arinci conquistano la maglia tricolore Allievi e il campionato italiano dei ‘giovani’ (un titolo molto ambito a quell’epoca). Cecchi e Arinci, con Del Gancia e Bernacchi dominano in campo dilettantistico, conquistando tra l’altro la finale della coppa Italia. Passati professionisti Cecchi, Del Gancia e Bernacchi, l’Uc Pistoiese rimane alla ribalta del ciclismo dilettantistico con Serafino Biagioni, Bianco Bianchi e Sergio Degli Innocenti. Il più forte dei tre si rivela Serafino Biagioni che, da professionista, corre con Coppi, Bartali, Magni e tanti altri grandi campioni del ciclismo europeo. Biagioni vince, tra l’altro, una tappa al Giro d’Italia e una al Tour de France, dove indossa la maglia gialla di leader. Famosa la sua dichiarazione dopo il trionfo: «Anche le querci fanno i limoni». Gregario di lusso di tanti campioni, per un giorno anche lui diventa campione. Sergio Degli Innocenti, dopo aver conquistato il titolo di campione italiano Allievi su strada nel 1932, da dilettante si dedica alla pista, dove conquista il titolo tricolore negli anni ’43 e ’45. Bianchi veste la maglia azzurra alle Olimpiadi di Berlino. Dopo la Seconda guerra mondiale. l’Uc Pistoiese riprende l’attività, con Piero Sala presidente, il quale ricopre per vari anni la carica di vice presidente nazionale dell’Uvi (Unione Velocipedistica Italiana), la progenitrice dell’attuale Federazione Ciclistica Italiana. A Sala succedono Giulio Cappellini (con vice Alberto Cappellini, detto Pasquino), Remo Galardini. Ma è doveroso citare Ermanno Cappellini, segretario tuttofare, infaticabile e preparatissimo. In quegli anni gli atleti più illustri che indossano la maglia arancione e ottengono prestigiosi successi anche tra i professionisti sono: Loretto Petrucci, Renzo Soldani, Rino Benedetti, Serafino Biagioni, Silvano Ciampi, Sergio Vitali e Graziano Corsini. La società si distingue, oltre che in gare dilettanti, allievi ed esordienti, anche nell’organizzazione di corse. Nel 1982 avviene il totale rinno- Loretto Petrucci ha seguito molte edizioni del Giro d’Italia informa Luglio/Settembre 2010 22 vamento della società con l’elezione a presidente di Loretto Petrucci. Molte le affermazioni degli atleti arancioni, numerosi i riconoscimenti per l’organizzazione di gare importanti. Petrucci riesce ad ottenere l’arrivo di due tappe del Giro d’Italia: nel 1978 la frazione a cronometro individuale Larciano-Pistoia e nel 1979 la tappa Rimini-Pistoia. Oltre a gare per Dilettanti e Allievi, la società organizza gare di ciclocross: a Pontedera la prova master per professionisti, varie edizioni del Trofeo internazionale Garinei, la Pistoia-Abetone (Trofeo dello scalatore), il Trofeo Serafino Biagioni, le cronoscalate di Sammommè e la Maresca-Foresta del Teso. L’apice, in fatto di organizzazione, è la Firenze-Pistoia, la corsa più antica del mondo: la prima edizione risale al 1870 e fu vinta dall’americano Rynner Van Hest. Petrucci la ripropone nel 1985, in occasione del centenario della Federazione ciclistica italiana. È riservata ai professionisti, si corre a cronometro individuale e in pratica chiude la stagione agonistica in Italia. Il primo vincitore è il tedesco Golz, cui seguono campioni come il polacco Piasecki e lo svizzero Rominger. Negli ultimi venti anni, l’Uc Pistoiese ha una vita piuttosto anonima e travagliata, essendo sempre più difficile allestire squadre di giovani. Fa eccezione la Firenze-Pistoia, che Petrucci continua ad organizzare con sacrificio e grande amore, e alla quale aderiscono ogni anno molti cronomen illustri, sia italiani che stranieri. Petrucci rimane presidente dell’Uc Pistoiese fino al 2007. Nei due anni successivi gli succede Edo Rosellini. E nel 2010 s’inaugura il ‘nuovo corso’, con il giovane Andrea Panconi al timone, fiducioso anzi sicuro che la bandiera arancione sventolerà di nuovo per salutare nuove vittorie e rinverdire i n fasti del passato. “Progetto Toscana” per i mondiali di ciclismo 2013 Pistoia e Montecatini candidate con Firenze e Lucca nel ricordo di Franco Ballerini P istoia e Montecatini sono candidate ad ospitare i mondiali di ciclismo del 2013 insieme a Firenze e Lucca. La prima sfida eliminatoria tutta italiana con Genova è stata favorevole al «Progetto Toscana». Ora la scelta passa a livello internazionale con le altre candidate europee e la decisione sulla sede del meeting iridato da parte dell’Unione ciclistica internazionale si avrà il 29 settembre, prima dei mondiali di Melbourne in Australia. Il comitato organizzatore è presieduto dal manager lucchese Claudio Rossi, che vanta esperienze dirette nell’organizzazione dei recenti mondiali di ciclismo a Varese. A farne parte è stato chiamato un altro manager montecatinese, Andrea Luchi, parecchi anni trascorsi nel basket d’élite dopo le prime esperienze fatte proprio a Montecatini. Nel comitato promotore fanno parte anche il sindaco di Montecatini Giuseppe Bellandi e l’assessore allo sport Stefano Pucci, altro manager sportivo a livello internazionale. Il comitato d’onore comprende Alfredo Martini, il ministro Altero Matteoli e il vicepresidente del Senato Vannino Chiti. La forza della Toscana è che il ciclismo lo respira a pieni polmoni, se ne nutre, mostrando con orgoglio le sue bandiere. Una di queste è Alfredo Martini, il ct ciclistico più vittorioso al mondo, compagno di Coppi e Bartali, che osserva: «La Toscana è il ciclismo e bastano alcuni nomi per renderne il senso: Bartali, Magni, Nencini, Tafi, Cipollini, Bettini. Noi viviamo da sempre di questo sport con una passione che è il pane di tut- Luglio/Settembre 2010 ti i giorni. E sarebbe bello ospitare il mondiale per onorare la memoria di un grande uomo, il Ballero». L’immagine di Franco Ballerini è nelle teste e nei cuori di tutti e trova posto anche nella copertina del dossier mondiali consegnato al presidente della della Federazione cicli- L’indimenticato Franco Ballerini con Mario Cipollini iridato stica Renato Di Rocco.?Di Rocco traccia i punti di forza di Firenze 2013: «Quella della Toscana mi pare una candidatura articolata e molto ben composta, che può contare su valori, storia, tradizione e una grande cultura ciclistica».?Il presidente del comitato organizzatore Claudio Rossi spiega che per organizzare il mondiale «ci vorranno 15 milioni e stiamo lavorando come se fossimo già stati scelti». L’obiettivo, prosegue 23 Rossi, «è di utilizzare l’impiantistica esistente senza dover fare particolari infrastrutture, sfruttando il sistema ferroviario e l’alta velocità, considerando che il bacino turistico toscano è secondo solo a Roma». Il Mondiale dovrebbe creare un indotto economico pari a 150 volte l’investimento, spiegano gli uomini del comitato. I mondiali porterebbero sicuramente una crescita per il territorio, partendo da progetti infrastrutturali storici come il doppio binario della ferrovia e la terza corsia dell’A11.?”Per la nostra terra la manifestazione – afferma il sindaco Bellandi, grande appassionato di ciclismo – rappresenterebbe la molla per finanziare opere di cui la zona ha bisogno da tempo, non a caso nel comitato promotore ci sono il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli e il vice presidente del Senato Vannino Chiti”. Soprattutto la ferrovia avrebbe un ruolo strategico come soluzione logistica per gli spostamenti e come possibile sponsor. “Il treno sarebbe il veicolo ideale – continua Bellandi – per seguire le gare che partono da Lucca, o da Montecatini, fino a Firenze”. Anche la mascotte della manifestazione dovrebbe essere un’icona del territorio valdinievolino, Pinocchio, come sarà disegnato dai ragazzi delle scuole che parteciperanno ad un n concorso. Sport Luca Lubrani Alessandra Chirimischi O Dalle torri verso il mare ltre ad essere un settore trainante per la nostra economia nazionale, la nautica da diporto è anche un piccolo mondo del quale resta difficile non subire il fascino. La cantieristica italiana è, in termini di fatturato mondiale, seconda soltanto a quella statunitense (anche se la congiuntura economica internazionale pesa sul settore come su ogni altro), ed ha portato per anni ad iscrivere un segno positivo sul bilancio nazionale del nostro paese. Un vero e proprio gancio di traino, intorno al quale girano molteplici opportunità di lavoro, grazie ad un indotto che trova coinvolti molti operatori sia nella fase di realizzazione di una unità da diporto, sia nel momento in cui la barca inizia a navigare, diventando un prezioso supporto per chi vive di turismo. I numeri della cantieristica nautica italiana devono molta della loro informa 24 Luglio/Settembre 2010 Maurizio e Giovanni Granai nella sede GPY al Cala de’Medici. Alle loro spalle le foto di alcuni modelli Atlantis, barche dalle linee prettamente sportive, ben armonizzate con allestimenti interni ricercati e confortevoli consistenza ad una creatività che è figlia della manualità ereditata da abili artigiani progenitori nel settore, a noi ovunque riconosciuta, tale da far considerare la barca made in Italy un prodotto pregiato, apprezzato in ogni mare del mondo. Questa breve premessa è necessaria per parlare di un nostro concittadino, che della nautica da diporto ha fatto la propria professione, spostandosi passo dopo passo dall’ombra delle torri di Serravalle Pistoiese, fino al mare. Vediamo la sua storia. Era il 1978 quando Maurizio Granai entrò impiegato in Italcaravan, facente parte del gruppo Maltinti, con il ruolo di ragioniere: l’azienda era nata da poco tempo, ma crebbe in fretta e proficuamente. Il settore nel quale svolgeva la propria attività era tanto delicato quanto gradevole, visto che trattava beni che gli utenti avrebbero impiegato nel loro, sacrosanto, tempo libero, ovvero articoli per il campeggio ed in parte anche per la nautica, essendo Italcaravan rivenditore del cantiere nautico Gobbi. Bene è cresciuta l’azienda, altrettanto bene si è fatto le ossa Maurizio Granai, sia sotto un profilo strettamente imprenditoriale, con la graduale acquisizione della proprietà, sia sotto un aspetto più strettamente professionale e se vogliamo anche personale visto che, come lui stesso dichiara, considera il lavoro una vera e propria vocazione. L’anno 2000 lo trovò pronto a compiere la svolta professionale decisiva: le barche avevano avuto la meglio sul camping, tanto che già Luglio/Settembre 2010 scuola è anche suo figlio Giovanni, un simpaticissimo ragazzo che, se da un lato ammette la difficoltà di lavorare in famiglia, perché le immancabili conflittualità fra padre e figlio rischiano di trascinarsi sul lavoro, afferma anche di sentirsi in un certo qual modo privilegiato dal fatto di poter acquisire, lavorando al suo fianco, tutta l’esperienza maturata dal padre. E si parla di un bel bagaglio, documentato da un palmarès di tutto rispetto grazie anche ai tanti riconoscimenti che il cantiere Atlantis ha più volte conferito a GPY, come suo miglior dealer. La realtà imprenditoriale messa dare il proprio contributo attivo nel portare la pallacanestro pistoiese a livelli importanti. È chiaro che la strada di Maurizio Granai è lastricata da pietre scolpite con l’entusiasmo, ma incontrandolo colpisce ancor di più la pacatezza con la quale si pone ai suoi interlocutori, probabilmente naturale conseguenza di una forza acquisita con il tempo, della gratificazione per essere riuscito ad affermarsi contando solo su se stesso. È il classico uomo che “si è fatto da solo”, e proprio per questo gli abbiamo chiesto cosa si senta di suggerire ai giovani che, soprattutto Il capannone dove ha sede il punto GPY di Serravalle Pistoiese, è oggi utilizzato prevalentemente per il rimessaggio delle imbarcazioni in questo momento, fanno fatica ad inserirsi nel mondo del lavoro: la risposta è stata illuminante. Ha infatti dichiarato che: “È un discorso molto soggettivo, che varia da persona a persona, ma trovo che l’umiltà sia un valore che oggi manca spesso fra i ragazzi, abituati ad avere tutto e subito. È invece importante porsi nella condizione di voler apprendere da tutti i concetti importanti della vita. Essere una persona umile non è denigrante, bensì indica la posizione di forza in cui si trova un individuo, la forza di saper trasportare in propria n realtà l’esperienza altrui.” in piedi da Maurizio Granai è quindi orientata prevalentemente oltre le torri di Serravalle, verso il mare, ma non per questo lui si lascia distogliere dalle vicende della sua città e, soprattutto, da un amore giovanile nel quale si è rituffato (restiamo ligi ai termini di sapore marinaresco!) con la vitalità che lo contraddistingue. Da alcuni anni è infatti consigliere della società Pistoia Basket, che segue e sostiene nell’ottica di 25 Aziende dagli anni Ottanta era operativa una sede sul mare a Bocca di Magra per rendere l’azienda più idonea a soddisfare le richieste dell’utenza nautica, quindi, quando ne divenne l’unico proprietario, Maurizio decise che era giunto il momento di modificare radicalmente la rotta, iniziando con l’abbandonare il vecchio nome di Italcaravan, ormai fuorviante, ed acquisendo l’attuale Granai Prestige Yachting, più indicato per l’esclusivo mondo degli yacht che sarebbe andato a rappresentare. Dal 2001 Maurizio Granai è concessionario del brand Atlantis, di proprietà del gruppo Azimut-Benetti, e tratta quindi signore barche nelle cui qualità crede molto e che, di conseguenza, non ha avuto difficoltà a diffondere brillantemente sul mercato. La struttura di GPY comprende, oltre alla sede storica di Pistoia ed a quella di Bocca di Magra, un punto vendita con relativi posti barca al marina di Cala de’Medici, e due punti in Sicilia, ai quali probabilmente si affiancheranno presto altre basi in Basilicata, con nuovi posti barca. Ben consapevole che vendere una barca aderente alle aspettative dell’armatore rappresenti solo una minima parte dei servizi da offrire ai propri clienti, GPY ha scelto di configurare la sua struttura organizzativa in modo da proporre loro non solo belle barche con le quali navigare in totale relax, ma anche per garantire un servizio di assistenza pre e post vendita ineccepibile. Per realizzare tutto questo si avvale della collaborazione di un team molto qualificato e ben preparato, da lui stesso selezionato e formato con molta cura, per essere sicuro che ogni persona del suo organico si dimostri compatibile con l’entusiasmo e la dedizione che lui per primo investe nel lavoro. Ad essere stato forgiato a questa Augusto Meloni ENOTECA “dal MIZIO” N egli articoli precedenti abbiamo osservato che il mondo della ristorazione italiana si divide in locali di tradizione, vuoi per effettiva antichità di nascita vuoi per scelta di proposta, ed in locali di idea più moderna ovvero basati sull’evolvere in atto sul piano sia tecnico che gustativo. In entrambi i casi capita d’incontrare (ma fin qui non è mai stato il nostro caso) delle forzature ed assistiamo ad una proliferazione di ristoranti e trattorie che si fregiano di appellati- vi talvolta artificiosi quali “vecchio”, “antico” o che fanno riferimento ad improbabili zie, nonne, sore e massaie ma in realtà con risultati legati alla vera tradizione spesso dozzinali; dall’altra parte, anche se attualmente in calo, troviamo esercizi nei quali, pur senza arrivare alla cucina “molecolare”, il nuovo ad ogni costo è un imperativo nel cui nome si perde di vista lo scopo principale del fare buona opera e servizio e si determinano situazioni sperimentali spinte all’eccesso. Fortunatamente da noi il senso della misura è patrimonio consolidato e raramente si arriva ad aberrazioni, ma qualche eccesso qua e là si trova. In questo panorama non immune da negatività c’è però a ridarci fiato e speranza una fascia di ristoranti nei quali si ha un appassionato approccio al mestiere fatto di piccole scoperte che hanno una sola provenienza una, che denota attenzione, rispetto e voglia di crescere sempre: questa provenienza è la caccia sistematica alle “denominazioni”, ovvero la ricerca dell’eccellenza certificata in ogni prodotto che si mette in carta, insomma quando una sola fetta di salame di sicura origine e fatto come si deve dà scacco a molte preparazioni di tendenza di cui spesso piace il nome, a volte solo quello. Questa situazione virtuosa si verifica solo se il ristoratore è persona attenta alla cura di ogni dettaglio, ed è bella cosa che da noi informa 26 Luglio/Settembre 2010 imprenditori così ce ne siano ancora in buon numero. Fra questi annoveriamo Maurizio Niccolai, detto Mizio, titolare dell’esercizio di via dei Macelli oggi apprezzato come uno dei migliori ritrovi cittadini. L’Enoteca “dal Mizio” nasce nel 1999 come vendita di dolciumi e cioccolateria (ancora oggi c’è una stanza dedicata che ha sugli scaffali i nomi più belli del settore, con selezioni di cacao da tutto il mondo dalle quali nascono prodotti da sogno da abbinare a vini speciali e distillati dando vita a mariages perfetti). Successivamente è stata sviluppata in maniera importante l’attività di enoteca, cogliendo il momento in cui il prodotto vino si poneva come una delle punte di diamante dell’eccellenza italiana; è stato in questo periodo che molte persone, privati e non, hanno frequentato a vari livelli i corsi tecnici per Sommelier o analoghi con le relative estensioni al rapporto vino- V: Mizio, raccontaci com’è nato il locale e come sei arrivato all’attuale impostazione. M: Debbo dire che è stato un percorso costante fin dalla nascita dell’esercizio; passare dalla cioccolateria ed industria dolciaria di qualità alla ristorazione vera e propria nasce da una spontanea propensione al buon servizio verso il cliente, da un’attenzione verso l’eccellenza del prodotto, dalla voglia di progredire, che sono poi sfociate in una scelta gastronomica “totale” a dire il vero facilitata dalla fantasia e bravura di chi sta in cucina, segnatamente Paola e Barbara. È stato un cammino graduale, intrapreso con attenzione ed evitando improvvisazioni generalmente dannose. V: Nella presentazione abbiamo citato l’importanza delle “denominazioni d’origine”, ovvero la garanzia della provenienza, per cui ad esempio il Pecorino è di Pienza, il controfiletto argentino è Angus, i pistacchi sono di Bronte, il Parmigiano è il Vacche Rosse e così via. Tu di questo modo di lavorare sei uno degli esponenti più accurati. Spiegaci con quali criteri compi le tue scelte. M: Non ci sono particolari segreti: è una sorta di fil rouge all’inse- Luglio/Settembre 2010 gna della qualità, e questo è scontato, ma anche di un’originalità equilibrata che passa attraverso selezioni di prodotti non solo locali in senso stretto ma anche di un’eccellenza nazionale ed internazionale che possa intrigare, incuriosire, oltre che soddisfare sul piano gustativo, con l’ultimo aspetto come elemento basilare. I criteri di scelta sono semplici: passione ed attenzione; poi è la legge a dire che le denominazioni devono assicurare la qualità assoluta dei prodotti, per cui il il cliente è tutelato sotto tutti i punti di vista dal momento che di cose buone in giro ce ne sono davvero tante, e non necessariamente di prezzo proibitivo: basta saperle cercare. V: Nel tuo ristorante il legame cibo-vino è pressoché d’obbligo. Dal tuo osservatorio i clienti scelgono prima l’uno o l’altro, ovvero si viene da Mizio per bere bene e ci si mangia sopra o è il contrario? M: Chi si diletta in queste cose sa che entrambe le pratiche hanno pari dignità. In senso lato cibo e vino sono sempre complementari per la ricerca dell’armonia gustativa; è comunque vero che il vino è stato ed è alimento di grande interesse per le nuove generazioni che magari, incuriosite, partono da lì per poi sviluppare il resto della cena, spesso accade. Vorrei però aggiungere che i piaceri della tavola sono parimenti accessibili anche a chi non beve vino ed in questo senso non sarebbe giusto creare sbarramenti: ciò si ottiene proponendo pietanze nelle quali ci siano, banale ma inevitabile, la bontà e la gradevolezza al primo posto. V: Vista l’attuale situazione economica e visto che i prodotti top sono comunque di pregio e prezzo, hai 27 notato cambiamenti nelle scelte delle clientela o l’alta qualità resta immune da crisi? M: In linea generale l’alta qualità dovrebbe soffrire un po’ meno ma spesso la realtà è diversa. Una sana attenzione verso le scelte che si compiono anche al ristorante è buona cosa, e non scopro io che attualmente ci sia adeguata prudenza con le spese, anche da parte di chi ha maggiori disponibilità. In questo caso sta anche a noi essere capaci di proporre il meglio al prezzo più conveniente possibile; mi piace quindi dire che nella nostra enoteca si puo andare da piatti semplici (dai crostoni alle insalate) fino a preparazioni più complesse e di prezzo, il che vale anche per la scelta dei vini. Il buon vecchio concetto di equilibrio nelle cose che si fanno ci ha sempre guidato fin qui e ci piacerebbe continuare ad essere adeguati al mercato mantenendo giusto senso della misura ma guardando anche alla piena soddisfazione di chi ci favorisce con la sua pren senza. R i c e t t a SPAGHETTI SCALOGNO E CALSTEMAGNO (formaggio di capra e vaccino) Cuocere in abbondante acqua spaghetti trafilati al bronzo, nel frattempo far rosolare nell’olio uno scalogno sminuzzato, sfumare con vino bianco, aggiungere crema di latte q.b. e abbondante castelmagno stagionato 12 mesi. Saltare gli spaghetti, servire nel piatto di portata aggiungendo ancora castelmagno sminuzzato con le mani e una grattata di pepe. Buon appetito. Gastronomia cibo creando, con la derivante nuova articolazione di richiesta, le condizioni perché Mizio, attento a come il mondo ristorativo cambia, decidesse di dar vita all’attuale connotazione. Si tratta di un locale a gestione familiare nel quale oltre a Mizio che presidia la sala, operano la moglie Paola e la figlia Barbara che non esitiamo a definire veri assi della cucina con le loro ricette fantasiose ma disciplinate e mai fuori dagli schemi fondamentali di gusto ed armonia. La divina sequenza Paolo Baldassarri N ell’ambito della matematica – e quindi dell’architettura e dell’arte – si indica, con ‘sezione aurea’, il rapporto fra due grandezze lineari disuguali, di cui la maggiore è medio-proporzionale tra la minore e la loro somma, mentre lo stesso rapporto esiste anche tra la grandezza minore e la loro differenza… Per meglio far comprendere al lettore, mi permetto un attimo di scrivere, in formula, il concetto precedente. Sia dato un segmento AB, si prenda sul segmento AB un punto P che divide il segmento AB in due parti disuguali a e b. Si dice che il punto P è la sezione aurea del segmento AB se il rapporto tra l’intero segmento AB ed il segmento maggiore a è uguale al rapporto tra il segmento maggiore a ed il segmento minore b, se è soddisfatta cioè la seguente relazione: Camposanto Monumentale di Pisa, Monumento dedicato a Leonardo Fibonacci Per trovare la sezione aurea di un segmento basta moltiplicare la lunghezza del segmento dato per 0,618 e si ottiene la lunghezza del segmento maggiore a. Se invece si conosce la lunghezza del segmento a e si vuol trovare la lunghezza del segmento AB che ha per sezione aurea il segmento a basta moltiplicare la lunghezza del segmento a per 1,618 per ottenere la lunghezza AB. Ecco: formulata così, questa definizione lascia chi legge come sotto una sorta di doccia fredda. Non si sa cosa pensare, non si hanno parole da dire o da aggiungere. Tutto questo fa parte del cosiddetto “effetto matematica”, una delle scienze più comuni – ne incontriamo gli effetti e le applicazioni pratiche in ogni momento della nostra vita e in migliaia di eventi, piccoli o grandi, che ci capitano – ma anche, per così dire, più misteriose, che ci fanno disperare tutti, almeno un milione di volte lungo l’arco della nostra vita. Ricordo che quando da giovane informa 28 A P b a B (a + b) : a = a : b risolvendo la proporzione si ottiene la seguente equazione di secondo grado: a2 – ab – b2 = 0 che risolta dà come soluzioni a1 = 1,618 (considerando b = 1) a2 = – 0,618 Luglio/Settembre 2010 insegnante di matematica iniziavo a spiegare geometria, coglievo, sui visi dei miei allievi, una sorta di disinteresse e di disagio, per non dire, a volte, di assoluto imbarazzo. Ma nel momento in cui iniziavo a introdurre il concetto di “sezione aurea”, e soprattutto quando illustravo le applicazioni di questa norma, ecco che appariva anche una timida curiosità da parte dei giovani; unacuriosità che andava sempre più approfondendosi – forse per una specie di idea di magia che che avvolgeva la “sezione aurea” – fino a spingere i ragazzi a domande sempre più esplicite, pertinenti e appropriate. E che la “sezione aurea” e ciò che meglio rappresenta, ossia il “numero aureo”, abbia qualcosa di apparentemente inspiegabile, misterioso e affascinante, ce lo dicono diverse osservazioni che definire curiose è dir poco. Se per esempio moltiplichiamo per tale numero – 1,618 appunto – la distanza che, in un adulto, passa tra la pianta del piede e il suo ombelico, otteniamo il valore della sua altezza; mentre se facciamo la stessa operazione con la distanza gomito-mano a dita stese, otteniamo l’intera misura del braccio. Non è straordinario? Sembra un gioco di prestigio o un trucco alla Harry Potter, ma è una realtà scientifica, alla cui diffusione contribuì in maniera particolare Leonardo Fibonacci, detto anche Leonardo da Pisa, figlio di un mercante trasferitosi in Algeria, e vissuto nel Medioevo tra il 1170 e il 1250, scomparso quindici anni prima della nascita del nostro sommo poeta Dante, venuto appunto alla lun ce nel 1265. aggio CROCIERA GRECIA TURCHIA – CROAZIA MSC MAGNIFICA 11-18 SETTEMBRE 2010 Durata 8 giorni – 7 notti Scadenza iscrizioni 27 luglio 2010 1° Giorno - 11 Settembre PONTELUNGO - VENEZIA Ore 8.00 partenza da Pontelungo in direzione Venezia. Arrivo al terminal MSC ed incontro con l’assistente CAP che assisterà il gruppo nelle operazioni di check-in. Operazioni di imbarco e assegnazione delle cabine. Partenza dal porto di Venezia alle ore 17.00 2° Giorno - 12 Settembre BARI Arrivo previsto alle ore 10.00 – Partenza dal porto di Bari alle ore 15.00 3° Giorno - 13 Settembre KATAKOLON (Grecia) Arrivo alle ore 08.00. Partenza prevista per le ore 13.00 4° Giorno- 14 Settembre IZMIR (Turchia) Arrivo alle ore 09.00 – Partenza alle ore 15.00 5° Giorno - 15 Settembre ISTANBUL (Turchia) Arrivo alle ore 07.30 – Partenza alle ore 17.00 6° Giorno-16 Settembre in Navigazione 7° Giorno - 17 Settembre DUBROVNIK (Croazia) Arrivo alle ore 11.30. Partenza alle ore 16.30 8° Giorno - 18 Settembre VENEZIA Arrivo previsto alle ore 09.30, operazioni di sbarco. Luglio/Settembre 2010 Incontro con l’autista e il bus, partenza per il viaggio di rientro. Sosta lungo il percorso per ristoro facoltativo. Arrivo alle località di partenza. QUOTE DI PARTECIPAZIONE INDIVIDUALI Per minimo 25 persone in cabine matrimoniali o 2 letti SOCI a partire da € 1.030.00 NON SOCI a partire da € 1.170.00 Supplemento singola € 460.00 3° e 4° letto adulti € 725.00 3° e 4° letto ragazzi 14-17 anni € 365,00 3° e 4° letto ragazzi 2-14 anni € 340.00 MERCATINI DI NATALE INNSBRUCK - BOLZANO 4-5 DICEMBRE 2010 Durata 2 giorni – 1 notte Scadenza iscrizioni 30 ottobre 2010 1° giorno - sabato 4 dicembre 2010 Ore 7.00 ritrovo dei partecipanti al 29 2° giorno - domenica 5 dicembre 2010 1° Colazione in hotel. Mattina partenza per Bolzano. Arrivo e visita guidata della città: piazza Walther, il Duomo, Via dei Portici. Pranzo libero Nel pomeriggio tempo a disposizione per visita del Mercatino di Natale. Al termine della visita, partenza per il viaggio di rientro. Arrivo previsto in serata. QUOTE DI PARTECIPAZIONE INDIVIDUALI SOCI € 210.00 NON SOCI Accompagnatore € 240.00 Supplemento singola € 30,00 PRENOTAZIONE SIG.RA STELLA PASSINI TEL. 0573 913951 n Le nostre gite in viaggio, incontro con l’accompagnatore Cap. Partenza in pullman per Innsbruck. Sosta lungo il percorso per ristoro facoltativo. Arrivo ad Innsbruck, sistemazione in hotel, check-in e assegnazione delle camere. Pranzo in hotel (bevande incluse). Nel pomeriggio visita panoramica con guida della città e tempo a disposizione per shopping al Mercatino di Natale, il più famoso dell’Austria. Cena e pernottamento. su il sipario... a cura di Luca Lubrani PISTOIA FESTIVAL BLUES Evento musicale dell’anno molto atteso, di grande richiamo ed interesse di pubblico e critica, torna, per la XXXI edizione, Pistoia Blues 2010 dal 15 al 18 luglio 2010 nella splendida cornice della città toscana. L’edizione del 2010 è caratterizzata da una vera e propria esplosione di proposte che nei tre giorni intratterranno il pubblico dalla mattina fino a notte inoltrata. Tra i nomi di spicco che si sono succeduti le scorse edizioni ricordiamo: Lenny Kravitz e i Deep Purple. tutta Italia come Piero Gambacorti di Pisa (1380), Erasmo Gattamelata di Venezia (1434), Carlo degli Oddi di Perugia (1456), Lodovico degli Obizi di Padova (1424), Antonio Bentivoglio di Bologna… MONTECATINI TERME Mario Biondi, venerdì 16 luglio al Pistoia Blues 2010 sto a sedere 35, posto in piazza 30 euro. Abbonamento per due serate 1415 luglio: 60 euro per un posto a sedere, posto in piazza 50 euro. Abbonamento due serate 17-18 luglio: posto a sedere 60 euro, posto in piazza 50 euro. PISTOIA BLUES 2010 Mercoledì 14 luglio: North Atlantic Oscillation, Anathema, Porcupine Tree. Per tutti e tre i gruppi, quella di Pistoia sarà l’unica data italiana. Tribuna numerata euro 35, posto in piazza 30 euro. Giovedì 15: Labyrinth, Hammerfall (unica data italiana), Gamma Ray (unica data italiana), Queensryche (unica data italiana). Tribuna euro 35, piazza euro 30. Venerdì 16: Mario Bondi. Platea primo settore euro 45, platea secondo settore euro 35, tribuna euro 30. Sabato 17: The Last Standing e Lean On me Gospel Choir, Buddy Whittington, James Hunter, Dweel Zappa Plays Zappa, Buddy Guy (unica data italiana). Posto a sedere euro 35, posto in piazza euro 30. Domenica 18: Francesco Piu, Cedric Bumside e Lightnin Malcom, The Robert Cray Band (unica data italiana), Jimmie Vaughan. Po- GIOSTRA DELL’ORSO Piazza del Duomo a Pistoia il 25 luglio di ogni anno si anima con un grande evento folcloristico: la Giostra dell’Orso che si svolge in concomitanza con i festeggiamenti del santo patrono di Pistoia San Jacopo. La Giostra dell’Orso, il cui nome è relativamente recente, perché trae la sua origine nel 1947, primo anno in cui la giostra fu disputata in piazza del Duomo, è una competizione dalle origini remote. Cuore del ricco e famoso luglio pistoiese, affonda le proprie origini nell’antico “palio”. Questa competizione era disputata già nel 1200 in onore di San Jacopo, patrono della città. Vi partecipavano cavalieri famosi e nobili provenienti da informa 30 Luglio/Settembre 2010 MOSTRA TERME TRA TRADIZIONE E PROGETTO “Terme di Montecatini fra tradizione e progetto”. È la mostra che si tiene alle Tamerici dal 15 maggio al 15 luglio 2010. Una mostra da non perdere, definita anche opera di catalogazione per il museo che sarà… ossia la fase propedeutica al tanto atteso museo dedicato alle Terme e alla Città. Intanto, fino al 15 luglio, alle Terme Tamerici con orario 10- Lo stabilimento Excelsior nel 1905. Sotto, le mescitrici. Archivio storico Foto Rosellini I Lo Scià di Persia e Farah Diba alle Terme nel 1964. Archivio storico Foto Rosellini 12,30 e 16,30-19,30 da martedì a domenica, si può visitare liberamente questa interessante rassegna su Montecatini divisa in tre sezioni: origini, tradizione e progetto. Un percorso che si snoda tra foto d’epoca e progetti storici, dipinti e opere d’arte, spartiti musicali e stampe, documenti inediti e rendering e tante altre tipologie di oggetti legati al termalismo montecatinese dalle origini alla progettazione per il futuro. Una mostra tutta da gustare per i turisti ma ancor di più per i cittadini che vi ritroveranno le radici della cittadina termale e ancor di più per gli appassionati d’arte che vi troveranno risposte e spunti di riflessione. n l terzo ciclo dedicato a Alfred Hitchkock, sempre con il commento di Maurizio Tuci, avrà inizio martedì 21 settembre 2010 alle ore 21.00 nell’Auditorium della ViBanca a Pontelungo. 5 ottobre IL CASO PARADINE (1947) Gregory Peck, Charles Laughton L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti (99). ”AVVICINAMENTO AL CAPOLAVORO” Calendario delle proiezioni: OGNI MARTEDÌ ORE 21 21 settembre 2010 REBECCA LA PRIMA MOGLIE (1940) Laurence Olivier, Joan Fontaine 12 ottobre IO CONFESSO (1953) Montgomery Clift, Anne Baxter 19 ottobre IL DELITTO PERFETTO (1954) Ray Milland, Grace Kelly Mike Bongiorno ed Edy Campagnoli al Rally del Cinema (1955). Archivio storico Foto Rosellini 28 settembre NOTORIOUS! (1946) Gary Grant, Ingrid Bergman. Luglio/Settembre 2010 31 26 ottobre LA FINESTRA SUL CORTILE (1954) James Stewart, Grace Kelly Tempo libero “IL CINEMA IN BANCA” riprenderà a settembre AVVISO ALLA CLIENTELA PIANO FAMIGLIE – SOSPENSIONE MUTUI Si avvisa la gentile clientela che la VIBANCA ha aderito all’Accordo tra ABI e associazioni dei consumatori per la sospensione (per 12 mesi) dei mutui a favore delle famiglie in difficoltà. Possono beneficiare delle misure previste dall’Accordo i mutui che abbiano tutti i seguenti requisiti: siano garantiti da ipoteca su immobile residenziale; siano destinati all’acquisto, costruzione o ristrutturazione di abitazione principale; siano stati erogati a persone fisiche, con un reddito imponibile non superiore ai 40 mila euro annui per ciascun mutuatario; siano stati erogati per un importo non superiore a 150 mila euro. Tali mutui potranno godere della sospensione qualora tra il 1° gennaio 2009 e il 31 dicembre 2010 si sia verificato o si verifichi uno dei seguenti eventi: Cessazione del rapporto di lavoro subordinato di almeno uno dei cointestatari del mutuo, ad eccezione delle ipotesi di: – pensionamento; – risoluzione consensuale; – licenziamento per giusta causa o giustificato motivo soggettivo; – dimissioni del lavoratore non per giusta causa. Cessazione di rapporti di agenzia, rappresentanza commerciale e altri rapporti di collaborazione che si concretino in una prestazione d’opera continuativa e coordinata, prevalentemente personale, anche se non a carattere subordinato, ad eccezione delle ipotesi di – risoluzione consensuale; – recesso datoriale per giusta causa; – recesso del lavoratore non per giusta causa. Morte o insorgenza di condizioni di non autosufficienza. Sospensione del lavoro o riduzione dell’orario di lavoro per un periodo di almeno 30 giorni, anche in attesa dell’emanazione dei provvedimenti di autorizzazione dei trattamenti di sostegno del reddito. Il mutuatario che possiede i requisiti sopra elencati può richiedere l’avvio della sospensione in un arco temporale che va dal 1° febbraio 2010 al 31 gennaio 2011, compilando l’apposito modulo disponibile presso ogni filiale e scaricabile dal sito www.vibanca.it PER QUALSIASI ULTERIORE INFORMAZIONE È POSSIBILE RIVOLGERSI PRESSO LE NOSTRE FILIALI