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I Il
IL DIRITTO CRISTIANO
CON SIUUIATI
I
RIGUARDO ALLA QUESTIONE ITALIANA
,
: Il
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I11ASSI1UO D'AZEGLIO.
U..a Lira " ..'''......
TRADUZIONE ITALIANA
DEr.
DOTTORE
S.
D.,'N().... RO.,
Coll' 3;;iullh di ODa l< Ueri ':ldln,!ulloN.
FIRENZE,
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A SPESE DELL' EDITORE.
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V'lA. .\.I ,
01,
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LA POLITICA
E IL DIRITTO CRISTIANO
CONSIDSII.iTI
,RIGUARDO ALLA QUESTIONE ITALIANA
D'
MA.SSIMO D' A.ZEGLIO.
D ilt:ti jUilitiam tt odi\"j ini'luita tem .
T" ... D UZIO!<E ITALIAItA
DEL
DOTTonE
s .
u .... JWt:I&R ..I ,
FIRENZE ,
A SPESE DELV EDITORE.
1860,
PROEMIO. '
La questione italiana, maturata in mezzo alle lotte
e ai patimenti di mezzo secolo, è ora entrata in una
fase che può forse considerarsi come definitiva. A cansare il pericolo che l'Europa sia gittata in complicazioni
di cui nessuno potrebbe prevedere l' esito, importa che
1'Italia cessi d'essere una minaccia o una preda ·per le
Nazioni che la circondano.
Una dolorosa esperienza ha provato qual cumulo di
mali ha prodotto questo sistema di dilazioni prevalso
per molti anni intorno ai problemi poli~ici) che pareva
egualmente difficile di sopprimere o di risolvere. I popoli, non altrimenti che i governi 1 si condannano le più
volte a crudeli espiazioni) quand' osano dire come quel1'antico tiranno i « A domani gli affari serii I »
. Per buona sorte, la gloriosa campagna di Napoleone In, la pace di Villafranca, ed insieme l'attitudine
degna e ferma così ostinatamente mantenuta iu questi
ultimi tempi dalle pop6lazioni de ll' Italia Centrale, hanno
condotto le cose a tal punto chp. ogni indugio diverrebbe,
non solo uo gran delittp di lesa umanità e di lesa civiltà, ma un grande errore eziandio.
T1POGRUlfA
LE
MO~NIE'B.
t Questo proemio è tolto dal pregevole periodico fiorentino: la Na·
.:ione, ove, il 23 del corrente, fu pubblicato cosi maestrevolmente h'adutto.
Ciò dico per mio discarico presso ai lettori di queste pani ne l " Don già por
chiederne timida sensa al traduttore. il quale la\'orando con si amorevole flilinenu a hre italiani di rorma, come SOll di concetto, i pensieri stupendi dell' Ang\io, dev' essere di animo altamente geo ti le. (Nota del Trad. )
_5-
-4La più potente insieme e la più ' rispettabile delle
autorità umane è messa al punto di pronunziarsi in ulUrna istanza; le nazioni che guidano la civiltà cristiana
sono chiamate a dm'e solennemente il loro voto; ma qui
è impossibile difendersi da un sentimento di timore : la
sentenza che interverrà in
UDa
così gran lite deve es-
sere pronunziata nel momento preciso in cui i più opposti principii, i più contrari interessi ) le più violente
passioni, si di~putan o illerreno in una lotta ard ente !
Nella ca lma delle med itazioni storiche ci prende
talvolta stupore a vedere l' acciecamen'to in cui san caduti in momenti supremi i ' più sani
int ~ lletti,
i più
a~­
ved uti personaggi. Vedend o le innumerabili .calamità che
sono state conseguenza di quei grandi errori , vieo fatto
di doma nd arsi con una specie dI impazie nza come mai
gli uom ini della tale e tale epoca 'Don abbian veduto i
mezzi semplici ed efficaci che lor si offrivano, per evitare
grandi sciagure, e per afferrare il bene che lor si parava
dinanzi.
La serenità del pensiero e del colpo d'occhio, mentre ci tempesta il fu oco della battaglia, è dono ehe certame nte a ben pochi è concesso i ma solo a questo
prezzo s'ottien la vittoria. Questa vittoria del giudizIO
tranquillo sulla foga delle passio ni è più che mai necessari a oggi dì alla pace e al benessere dell' Europa.
Se. lo spirito moderno, così altero delle sue conquiste, si lasciasse fu ggir di mano P occasione che a lui si
prese nta di stabilire sui veri suoi fondamenti il dritto
pubblico de lle' nazioni cristiane, se, perv eouto ad
sì
alto grado di mat urità, cedesse ad affascinamenti giovanili i e se la sua opera d'oggi somigliasse a quella di
ieri l ei riceverebbe subito, per una successione di formidabili prove, una formale smentita.
Ma lgrado ques te riflessioni, e colla più buona vo-
un
"
"b'le ra O'ione il nostro
o
tt e al\' Impass i l
lontà di sottome er
'"
"
non ci dissimuliamo
lO ,
"l
nostro
1lo
O'
uagg
deIl a
pensiero come \
o. ... a collocarci fuori
l'estrema difficoltà che ,pr~~la~o. sentimenti delle no,
l l
. nostri plU VIVI ' ,
nostra epoca, d e~
' i ' a dimenticare in qua c 'le
stre più ardenti affeZlOnl"t'à per avere uni camente in
, persona I
'l
modo la propria
"ò I è giusto e ciò che è utl e
vista cib che è buono , CI c 'le
,
al bene geoerale"
" ddo pia per un Italiano che ,
Questa difficoltà SI ra P
s'ama io !tado il suo paese come
.'
da moltI anO!, a01an
,
le sue interminabili anHa ha div iso giorno p,er ~Iorl~o b'le ancora ha sentito
,
cib che è pIÙ lOto era I
,'.
gosce, e,
,
e delle sue umiliaZIoni.
mma
\ ? U sanaue ci si rimescola alla
sulla fronte le stl
Perchè nasconder o"
I E~,pure questo sentimento
d'visa austriaca. t'
.
vista di una l
.
l nè da cristiano. Esso nuomo
raglonevo
e,
r
da
non è n è
.
0bale' ci riconduce a queg l
corda il giuramento dI AnnI . ' che hanno potuto pro"d' azione a nazIOne
d
adii selvaggI I n
d" calamità nel moO o
"nsiero" e O'ran l
durre grandi cose l
" t i t" e dalla le'O'O'e deWEvand'sapprova l
00
pagano , ma che sono I
tesa dell'umanità, Alieni dal
gelio, e dall' interesse b,eoe 10 danniamo: più nobili aspivalerIa O'iustificare, nm lo con
'
. o.
ad affrancarcene.
.
razioO! sef\'lranno
alr;a riabilitata rleDia
propna
P
.
Il bisogno di ve dere
"""'
della sua in.
. d l suoi dmtll, l amore '
trare nella pienezza e "
' aodi che ci allarganO
eotimentl assaI gr
,
dipendenza, sono s
d e l'estarvi posto ai b aSSI
e ci alzano il cuore j e non ev
' d" e della vendetta.
"
istinti de Il o IO
, h" ma aH' o1traO'O'io,
11 san00
, oltraO'O'lo c la
I
D' altra parte
00
.
d' calamità
.
.
na trista alternatiVa I
.
aue grida sangue, e u
t luo O'he epoche delle
~
" fl"tt riempie soven e
o
I
solIerte o iO I e
l bene di tutti e a
quali avrebbero saputo profittare pe
_
ragione e la legge c ristia~a.
. ehe entra nel nostro
o
L'Austria (citiamo 1 esempIO
o
•
o
o
_1argoment.o) ha fatto certamente soffrire indicibili mali all' Italia ; ma se essa conta le sue perdite, ha forse ella di
che lodars i nel s uo s iste ma d'in gius tizia e di vial eo ze?
Gli ultim i frutti di una politica"' seguita con tanta ostina~
zione so n ess i tali da dimos trargliene }' opportunità e la
saviezza? Il terribile esperimento a cui ha sottoposto tanfi
milion i di uom ini, e che è cost.ato tanti fium i di sangue,
è desso forse riuscito in favore del suo principio?
È tempo ornai che r umanità senta pietà di se stes-
sa. È tempo che la politica esamini
e trattati e protocolli sono anidi esse , è forza dIl' o,
f uor
.. d· morte
.
ticipatamente c~lp~t~ I
e nt~ è supremo, e senza esempl
Per noi Italianlll moro.
he tutto il nostro av
. N' sentiamo c
.,
nella nostra stona .. - 01
. . più nobili istinti e le pl~
l . . creano un irresistl
ven ire vi è chiuso. dID' germe,
stri CUOri Cl
profonde affezioOl ~I?~ un' azione comune; di cer~are~
bile bisogno di riUDlrCl.1D .
ciascuno coi mezzi che g~l
. . ma d' ID tl Ulre,
dllutti quanti Sia,
. On,· che possono esser
.
..
\
r
deliberaZl
sono pOSSibili , su a I
e ci conceda 1a parola p.er
chiarate leggi. V Euro?a dU:;~e che mai non ha tradito
ochi momenti. Ascol t , una
. iù che in altro t empo
verità: poichè a' no~tfl g~~~~o Pconvintil è illabaro samai la verità sola , nOI ne
ero ~he conduce alla vittoria.
· l
-0-
le sue
ragioni, ne
verifichi la validità, e , messa sulla intesa dei terribili ammonimenti che i fatti le ban dati, a se stessa domandi,
se disconoscendo il suo punto di partenza, ella non s' è
s marrita lontano dalla sua vera meta. La diplomazia Don
s' illuda ; la coscienza univ ersale a poco a poco si'distacca
da lei. Il se nso morale procede e s'avanza; nell e alte regioni del potere i più sa ni intel! etti sentono il bisogno urgente di non allentare il cammino; perchè oggi, così pei
govern i come per le insti tuzio ni 7 r isolam ento è morte.
Balza agli occhi la ste rilità degli s forzi tentati dalla
prima ri voluzione in poi , per risolvere certi problemi che
minacciano la tranqui1lità generale ; i computi dei più
avveduti s tatis ti non han potuto sostenere la riprova.
Un gra nde errore deve essersi insinuato nelle dottrine politiche; importa scoprirlo: e pcr quanto ora agognino·le menti di vedersi in presenza di fatti soltanto,
per quanto natural e sia la domanda erie fa oggi l'opinion e
pubblica ad ogni scrittore che parli dell' Italia alP Europa; « Qua l è la vos tra soluzionc prati~a?)) mi si vorrà
permettere, tratt.an dos: d'impedire che gli errori del passato di nuovo divengano i pericoli del pre ~ente) di offrire
alla meditazione de' miei cor.temporan ei al cune di qu ell e
idee che certo non si possono tradurre direttamente in
protocolli o in articoli di trattati, ma so no tali che al di
p
p
ra
LA POLITICA E IL DIRITTO CRISTIANO
CONSIDERAT I
.IGVA.DO &1.1.,& VIJESrlONE
IT"'L~!W4.
•
1.
Due principii son Of a in lolla: il crisliano e il paganoi
quello s'addentra ognor più nelle coscienze, ques to domina
troppo spesso ne ~ faLLi.
Principio crisHano , dicemmo, e non fede cristiana, perchè questa espressio ne Don ci parve esa ll a. Sarebbe infalli
per lo meno inesallo il dire che la fede nel domma è più
estesa e forte oggi di quel che altre \'olte non "fossei mentre
noi asseveriamo che il principio cris liano, in quanto riguarda
l'applicazione sociale delle massime c de'precetti dell'E \'ange lo, non al'ca mai gHta lo ne'coslumi cosi profonde radici.
Son diciannove secoli che l'eguaglianza deg li uomini
per la com un e or igine e per la redenzione comune è amlDessa j ma da quanto tempo vengono ammesse de l pari le
conseguenze pratiche di un domma, il quale ha rialzalo )a
specie umana dal crudele abbassamènlo in cui la teneva
l' antichita?
Come lo scalpello trae fuori la sta tua dal bl occo che la
teneva prigione, cosi la ragione umana ha svolto dalI'inseg namento cristiano i grand i pr in cipii dell' eguaglia n za dinanzi alla le gge, della liberta di coscienza, ed altri , j quali
sonosi collocali, pi ù ancora che nei cod ici, nei nostri costumi.
Lo stesso secolo decimottavo, nonoslante le sue paro le. è
stato nelle opere, ben disse un illustre Italiano, fi glio legi llimo del cristianesimo: gli uomini dell'ottantanove infatti
-10 -
non adempivano, forse senza silperlo, ad un ufficio, nel suo
principio e nell e sue conseg uenz e em in en temente cristiano?
La se lva gg ia intolleranza ùe' tribunali svedesi, e la violenza falla all' autorità paterna ne ll a persona d'un bambino
(il Mor tara) h anno sollevato una gen era le riprovazione:
{renL' anni fa Dion o ne avrebbe p<:lrlato: ne' primi cinquanta
anni di questo secolo molli (aHi s im ili a qu elli sonosi com piuti in It alia, e segnatam enl e negli Stati romani, senzach è
la pubblica opin ion e se ne sia commossa. E come mai ta l
di fferenza in favore del tempo pr ese nte , se non perchè una
interpretazione più vera del diritto cl'isliano illumina oggidi
le coscfenze sulla li ber tà morale, e sulla responsab ilità dell e
anime dinanzi a Dio, ma dinanzi a Dio solo?
Proclamata una volla l'eguaglianza degli uomini dinanzi
alla legge morale , e alla ci vil e del pari, come si può fare a
meno di Ticonoscere l'eguaglianza loro dinan zi alla legge
delle nazioni, din anz i al diritto pubblico? _ Ogg i gli organ i i più rispetlatj del co mu ne pensiero, i più eminenti
uomini di Sta to si fanno i difeosori di questa forma importante della eguag lianza naIa dal domma cris liélno , del princip io, vo' dire, delle nazionalità; e i parliti al par dei governi,
che dall' int eresse SOIlO spinti ad av versa re ostina tamen te
quel principio, si trovano cos lrelli dalla voce potenle della
op inione a colol'ire la loro guerra con pretesti e mezzi termini altra vo lta a loro ignoti,
E, per passare ad altro ordine d' )dee, quanto mai dir
s i potrebbe dell' a pplicazion e llella ca rità a lla legge soc iale ! - Le più ingi uste guerre, le più barbare devastaz ioni
(q uella, ad esempio, del Pala Li nato so lto L ui gi XIV) l' indifferenza per la sor te dei deboli, pei paLimenli de ll e mollitudini, patimenti conside rati come una fatale necessi tà da
coloro stessi che li soffrivano, le disposi zioni crudeli de i codici e dell e proced ure, erano allreltante prove del poco
im pero che, pur un secolo fa, era stato concesso al principio cristian o di conq uistare sugli ele men ti più essenz iali
dell' ordine social e moderno.
« E i non lrilerill a canna spezzata: Calamum quassatum
non confringet: )) questo commovente annuozio d' una nuova
-
11 -
er "II" oppressI" c b'I mai l'aveva udito ? .Chi mai,
speraDza P ti
Il ch' eali è. per quel ch e el
l'aveva apprezzaLo per que o
~, , ?
d' aDzi alla elerna gIUstizia
vale realm en te In ,
Uoi Qual mai trasformazione
Ed Oggi, qual diverso aspe
,
,
r
ha operaia lo spirito crls laDO in quaranta anni di pace su
tulle le cose !
d" Cr"lmea l'Europa rimase
oppiò la "'uerra l
,
d
Q
uan
d Ilo sc 'a da lei tipercorsa: I a COSCI'enza pubblica avealLoniLa ~ a V I .
biato inLieramenle il suo sìslemà
'V3, se COSI posso dire, cal~\
' r no eh via ! Chi potrebbe
di pesi e misure: {( Corsano gflda o"
t lea al e? Qual
'
d' <10' ammettere il corsegglamen o co< . ·
al gIOrno
O:.~I
d la sua bandiera inalgoverno potrebbe. senza r~ssore,~: e~cco quello che tulti
'
bastimento di corsa n o »
berata ID un •
l d' dir itto pubblico avesse
dissero senza che ~uesto, p~n o l licemenle perché quei
Ira versa to lunghe d'SCUSSlo~\e sp:~~liCO gli aveva usati ad
qDaranl' anni di pace., lo sp ln o
innalzare se slesso ,
'I
po dal sepolcro ei ricaS Giovann i Bari alzasse I c a .
"
drebb: di subito, seotendosi divenuto
str~:~:~::II~~r~~~;:
Se a Nelson in quel gIOr no
sua pa na"
''''be n e i s i adattava all' occhio semisolto le mura dI Copena:::l
.
r be "'li strappa,
h 'ale per vedere l segna] C ::.
spenLo Il cannocc I
Ila viLLoria medesima,
vano la villoria , avessero dello che que , cosi di~conressata
d
dopo un m~zzo sedcOllo, sar;::s: ~lac\~~ al' ;~ghill~rr;, la quale
dalla coscienza ,e suo •
'soldati per trionfar del
prodigava allora Il sangue , ~ SUO I ,
t r l'avrebbe piu
principio che consacra il dlnUo de ~eu ~~~ndo il più nolardi spontan eamen te ammesso, dan o ~ , hina volonlabile spettacolo, ~uello c,ioè ,d~ lIla forza c e S I c
,
l dinanZI alla gIUstIZIa.
flam~~ eeO' Ii poi di meslieri no tare lo smisur~t.o progr esso
o l'a pplicaz ione dll
e ' I"d ea della ca nla • nella cura,
be ha fatto
c " d" piu vi gile che viene usa la a d'minuire
I
.
, per quanLo e
ogm l
I
a?
l'
d:
POssi~i~eA~~I:~I~:n:is:~~:r::, s~~~ b:d~u:;li 'ann ~,
è scorso
hi badi aali avanzamenti morali, son paspoco tempo , ma c : : .
"
h stavano a
ali de' secoli. E cosa notabile! gli eserC lh c e
' e d'.I CTI'mea• , appartenevano
sfronte ne lle due "guerre d ltalta
"
,
-Ha nazioni cristiane, eppure gli avanzélmenti de' quali noi
parliamo vi erano sparliti in modo, inegwJle. E perchè mai?
Perchè riguardo allo svolgimenlo morale mollo !'on fra loro
diverse le nazioni cristiane. La qual cosa prova che Dio,
dopo aver deposto nel mondo il principio cristiano, ha voluLo, nelle sue mire provvidenziali, lasciare alla ragione
umana l'opera di penelrarne la profondità; di appropriarlo
a poco a poco a se stessa scuoprendovi ogni giorno un nuovo
orizzonte, di trarne luHe le consegueoze pratiche che sono
segno cd efTello della sua gloriosa fecondità.
Ciò prova che neHe nazioni come negl' individui ]' applicazione realmente benefica dell'Evangelo procederà sempre in proporzione dello svolgimento delle intelligenze; che
la ragione, questo raggio dello spiri.lo di Dio nell' uomo, è
lo stromento necessario della Provvidenzn per l'esecuzione
de' suoi disegni sull' umanità; cbe fanno dunque opera miserevole coloro, j quali osteggiano la ragione umana, e lungi
dall' ammirare in lei il piu nobile fra i doni di Dio, la riguardano come un laccio dello spirilo delle tenebre, Se i
grandi pripcipii del Cristianesimo hanno gellalo oggi si pro fonde radici in tulli gli strali sociali, noi ne andiamo debitori
a quella maturità severa, a quell' acume d'investigazion i cbe
nella elaborazione de' secoli è venuta a penetrare, e compire
di sè il pensiero moderno,
Iddio ha volulo che l'uomo, soggiacendo nell'ordine morale al pari che nel materiale, alla sentenza che lo condanna a guadagnarsi il pane col sudore della sua fronte, andasse
debitore al lavoro della propria inlelli genzn di quelle pratiche
verità che sgorgano dal principio cristiano: l'uomo traverso
alle prove più lunghe e più dolorose ha finito col riconoscere
che la legge crisliana non è già una legge imposta da un
capriccio, per cosi dire, della Di\'inità, ma ell'è piullosto la
formula pii! semplice della idea che può fare la felicita sua ,
anche in questa terra. 1.0 spirito pubblico, per un n~turale
travaglio, è dunque divenuto cristiano : è tale oggi più di
quello che mai non sia stato. e il movimento delle intelligenze ci annunzia ch' ei tende a farsi tale ogni giorno di più,
Ora, può egli dirsi aHrellanto <.Iella politica? E fra le
·_13 anto e il diritto inlernazio,
Il ' opinione d a un C<
csi .... c n1.e Òe"
Tbrio?
'
na~e dall' all r o, avvi veramente eqUI I
.
Vetliamo.
Il.
"
è la consecrazionc del diritto
~el'ralo ed inteso una volta
POlcbe il diriLlo crIstiano
nat;~~~tI~hl: ~ue
dei debol,i, è cosa
applicazioni, le m,ollitUdalla ragIOne umao~,
' e lo abbiano abbraCCiato, e
d' ' o come ora diceSI, le masS
101,
simbolo di fede.
se ne siena fallo u n ,
. e come Ulai questo
.
'I ma(Jfflor numero,
d
l debolt sono 1 'e'lO
l dilo di cuore, veden o
h'
.
mero non avrebbe app au
maggior nu
" I ran sillogismo cristiano c e puo
appl icato alla prtll 1Ca l g
' e sono co-ualmenle creale
'
'
~i? (( Tulte le aDI m
>:'I
compcn Ò wrsl co,.
d t collo stesso prezzo:
,lfic d' Dio' tulte sono re en e
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s.ranoo pe~ati nella bilanCIa
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ue debbono esserl o
IIl~desima dalla giusti'lia divma; unq
pure dalla giustizia umana. Il , r la di un r,,"'ionamento
Era eziandio n"turnle che ,l,n or. ò I
~r numerO,
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lando In nome e mIO
contrario, la pohllca, par
r da verso una dollrina
repuITnanta pro on
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manifestasse una , ~
fi' d l suo dominio: la poltcbe tendeva a risll'lngere I con "l' ,eeO"no ai principii pagani
,
a (ìno ad un cer o
tica trovaSI aocor
della scbiaviLu; e nulla in lei SI
della forza, della conqUIsta"
'spetto per le verità, cui
' ostri un SlOCero rl
,
rinviene ch e Ò1m
'amai come 1'acqUlsto
,
'
la coscienza universale abbracCia or <
o,
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!)
,
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suo più prezioso. "
' moderni noi ,'ediamo il solo ed
Fra i sovrani de tempI
l' e di so\' ranilà avesse
be in una ques lon
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per unico impulso I
'Il
assoluto'
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riguardo al d lrl o
" ' a della quale era posdonava una pro vJnC1
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coscienza, a bb aD
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do l'opera dei secO l,
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sessore, Que no I e
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della sua propria. ambiZIone,
r"cendo egli ~lesso glUstl7. ll~e o"nun sa, dinanzi aU'ambiei non indeboliva p~nto, CO\ur.\:mente non contagioso!
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o
-14_
l'imperatore Francesco visitò Milano dopo iliSi';, mentre le
autorita incaricale di riceverlo arrischiavano timidamente
qualche parola sulle istituzioni da concedere al paese loro:
«La Lombardia, rispose, è paese di conquista. » Questa ra.
gioDe parve olUma all' Imperatore, e ad ognJ modo chiuse la
bocca ai deputati . Infatti, l'indomani dei trattali deliS1 5, era
una ragione buona quanto qualunque aUra, e la coscienza
pubblica non se ne (rovò scandalizzata rnenomamente. Ed
oggi pure siamo noi beo certi che nelle alte regioni della politica , lutti i cristiani, anche i piu sinceri, giudichino ,cristia_
namente quel vecchio avanzo del paganesimo che chiamasi
diritto di conquista? I
Gli Oei avevano dalo al popolo romano l'impero del
mondo per la forza della spada. Era questo il dirilto divino
di quei tempi . La sov'fanila passò agli imperalori: quando
la spada .d'Odoacre e di Teodorico ebbe allerralo l'impero,
la medeSima prestò omaggio e inchinossi dinanzi ;.il diritto
imperiale. Gl'imperatori Carlovingi: come pure i Ge~manici
(e il mondo con loro ) riguardarono l' im pero come il solo
tilolo alla dominazione della cristianità; e poco mancò che
I~ crislia.nHà aUro non fosse nell' ordine temporale, che una
rmnovazlOne dell' impero pagano con lulle le sue minacce
di dominio universale.
Questa lunga trasmissione di un diritto, l'origine del
quale risaliva ai primi tempi della repobblica romana, e ad
una donazione di Giove, è stata interrotta solamente ai di
nos.tri, quando finalmenle il nome del Sa,nto Romano Impero
è disparso. E che diritto era quello, se non il dirilto pagano
della forza? La tradizione di esso è stata gelosamente conservata : non si . può ricusare un lal merito a coloro che
hanno vi~ v.ia rappresentato l'impero; e oggi ch' egli ha
cessato dI eSistere, l'Austria si è costituila l'erede del suo
principio.
Ora, quali Sono in tante centinaia d'anni le vittorie riporlale sul dirillo pagano dal pr"incipio cristiano? Il Van"'èlo
travaglia da ben diciannove secoli a trasformare il mondo~ ma
quanto ID .. i tempo ci vuole perchè l'opera divina si compia!
~
Vedi Documenti N. T.
-
15-
Sanl' Ambrogio chiude le porte della sua chiesa alI' i~­
peralore Teodosio lordo del sangue dei Tessalonices.i: il Cristianesimo, per organo dell' esimio vescovo, avverte 11 mond~
che i sudditi dell' imperatore non sono sua proprietà, perch~
l'uomo appartiene solamente a Dio: ma né l'imperatore, ne ,
il mondo d'allora intesero la magnanima lezione.
.
_
Nelle repubbliche del medio-evo, solto quella forma ~.l
"'overno che venne in ogni tempo considerata come la plU
favorevole al rispelLo dell' individuo, si conosceva sol3ment~
il cilladino: l'uomo è ignoto ai Guelfi e ai Ghibellini, quasI
quanto 1'era stato ai Gentili.
. . .
. '
Se Firenze fa la conquista di PraIo, di PistOia, di Pisa
e d'Arezzo, ella intende avere acquistato sudditi, e. q~a~i
direi, servi. Il Consiglio residente in Palazzo VecchlO.e Il
Sovrano, è la legge vivente delle cilla conquistate : .nJ~n~
fa menzione di una parte benchè menoma che tocchi al vmLI
nell' esercizio dell' autorità j dei loro diritti Don si parl~:
polenza assoluta di una cilla, diritto divino del Paganesl-.
mo, altro io non veggo; invece del popolo Rom2n.o e ~I
uno Imperatore, io vedo un Gonfaloniere e otto. Signori ~
ecco lulta la dHferenza. E dall'emancipazione del Com~Dl
eretti a repubblica, 6no a Carlo V, invano io cerco nell' ordme
politico un fallo di generale importanza, ebe stabilisca un
trionfo ciel principio erisliano.
.
All'Evangelo che, allora come oggi,parlava di eguagh~~za
e di carità, che rispondeva ella mai la politica? ~a po 1.lhca
rispondeva conquista; rispondeva strage dei Catan e del Pa~
larini j rispondeva privilegio dinanzi aUa legge. Vale le vo~
avere ona idea dei pochi prog:ressi falli anche fra le ~enlJ
più elevate dalla inlerpetrllzione logica d~ 1 diritl~ crisllano:
vedete quell o che ne ha pensato il pili grande lllge~no ~el
mezzi tempi, vedete Dante; il quale consacra un llh~o m~
liero (De Monarchia) a stabilire che il dirillo im~enale c
il principio sul quale si fonda la legittimità delle polenze
d'Occidente.
Questo per la politica. Volete ora sapere come ~rano
cristiani nell' aspetto morale gli uomini del secolo. X!II.?
Seauite
il Poeta nell' inferno: udile le sue riflessloDi n·
o
-16 ~uardo al suo parente morto assassinato, il quale lo rispinge
da sé perché nessun membro della famiglia ha vendicato
ancora il sangue col sang ue. E Dante, non che lamen tarsi
-
17 -
la disfatta assol uta del Pagrmes imo nella società crist iana,
opera a compire la quale non è di trop pa la sapienza dei
governi, unita alla es perienza de i popoli.
di quella mala accoglie nza, dice che con silTalla collera
•
Mi rese a sè più pio.
Chi pensi ali' autorilà dell' UOlDO che professava una
tale dottr in a, può immaginare qn ale esser dovesse allora nelle
molt itudini il senso cri st iano I Più tardi l'apparizione dell'Imperatore Carlo V sulla scena politica, lanciava la società
in quella via piena di sventure che doveva ricondurla a l
Va ngelo passando dalla r ivoluzione. Qnel vasto gen io c[a
eminentemente pagano, mentre pur si credeva il camp ione
della fede. Tnf'llli Ges ù Cris to ave va delto: Sacrilìzioj e Car~
lo V ùiceva: Orgoglio e oppressione. Dopo Carlo V, per due
seco li e mezzo, lo spirito cristiano nell 'o rdin e de i fa lti soe ial i potè cons iderarsi come estinlo; le forme del culto esterno,
le persecUJ:ioni reli giose, la poténza s pi rit uale falta .complice
11e1l' oppress ione poli ti ca. tuUo ciò formava una spec ie di
simulacro dci Cristianesimo che fu scambiato co l Cr i s tian-esi~
000 slesso.
Più lardi la fede fa incolpata delle dis!!razie che i suoi
piu crud eli nemici facevano pa tire in s uo n~me all'umanita,
C per od io di quel cris li anesimo artificiale fu assa llato il Cr i.
stian esi mo vero.
Da silfatto scuotime nto profondo del mondo intellettuale
nel XVIII secolo usci minacciosa la rivoluzione. Gli animi i
pi u saldi e le menti più relle poterono credere ch ' ell a seco
traesse la dissoluzione di tutte le cose, e che bisognasse ora.
mai dispera re dell'umanitil. Ed era quello al coo t~arj o il momenio in cui poteva si veram ente dire: ciclo n uovo e terra
nuova! II dritt o cristinno usch'a trtonfante da quel caos e
faceva il suo in gresso nell'ordine sociale. Ma da quel Pri~o
e ntrare ad un regnare senza contrasto troppo ancora vi
corre .
.È q uesto il regno ch e le naz ioni poste a capo della modern a civ it tà hanno l'ufficio di consolidare. Opera imm ensa,
opera, il compimento della quale sarà per il bene del mondo
III.
Noi conosciamo due sol i mezzi di r iunire e man tenere
gli uomini in associazione politica per costituire c far dure vole uno stato: la persuasione e la forza .
Vi sono dunque due sole basi sulle quali possono stabilirsi i gover nij la forzCl e l'acquiescenza. Gl i antichi Romani,
non meno che, mi si 'passi il ravvicinamento, gli uomini di
staLo del congresso di Vienna ne11815, crederono che Iddio
a coloro che d cslinava a governare il mondo concedesse la
forza, e che conseguentemente quelli i quali 'd isconoscevano
il diritto annesso a questa forza , d isconoscevano la volontà
divina. La leg ittimit à nel senso che un partito polit ico dà il
qaesta parola, altro non è che la forza legalizzata dal tempo:
la legittimità in quanto ella è un diritto, del quale Iddi o ba
investito certe famiglie d'imporre la "'olol)tà loro agli uomini, allro non è dunque che il semplice dirilLo pagano r istaurata e rinnovato.
Certo : noi non intend iamo di negare la JegilLimita in
se medesimaj e qual parola mai, e qual cosa v'è che sia
grande al pari di questa parola e di questa cosa? Noi crediamo solamente che Iddio non abbia insi gnito di tale au gusto caraLlere un dalo sistema o una data famiglia, ma ne
abb ia investita lulta quanta l'umanità; noi lo crediamo percbè lo troviamo nell' Evangelo, e perché la ragione non meno
che la coscienza ce lo dimostrano; quindi riguardiamo com e
legittimi quei govl;lrni che gli uomini cosc ienz iosamente
consultati accettano li beramente; e quelli che sono imposti
agli uomini colla forza gli riguardiamo come illegitlimi:
doppio principio che sarà per noi un crilerio e un punto di
partenza nell' esame che imprendiamo della questione Italiana.
Che se noi giungiamo a dimostrare che J'Italia non fu
trallala fino ad ora nè dall' Europa nè dai governi suoi pro-
,
-i8-
pri secondo i precetti crisliani, qual risposta mai, che degna
sia di uomini seri i e per conseguenza di uomini di Stato,
potrà opporsi alle nostre doglianze?
E se dichiarassero che la politica nulla ha da fare colla
legge morale, e meno ancora colla legge cristiana, io sorriderei, e passerei olLre:
Non ragioniam di lor, ma guarda e passa.
E prima di luUo, quali sono stati e quali sono tuLt' ora
i mali dell' Italia?
L'Italia è una malata cbe non ha mancato mai di me~
dici: toU' altro! ma neppur uno andò al suo capezzale a sLudiarne lo slato ed informarsi della causa dei suoi patimenti.
In nome della giustizia e della legge cristiana noi chiediamo
che si lasci guarire da se medesima, o almeno che soUo colore di salvarla non si uccida. Jl miglior mezzo di sapere
quali sono i mali di un malato è d'interrogare lui stesso.
Ora chi \' aveva mai fatto per i' Italia innanzi di Napoleone III? Il proclama di l\iiiano fu il primo invito serio diretlo agli Italiani di formulare i loro reclami, e di esprimere
j loro voli. Fino a quel memorando giorno da cui gl' Italiani,
qualunque siano le prove che ancora gli aspettano, incominceranno a contare gli anni della loro liberazione, cosa mai
si era vislo? L'Europa svegliata di tanto in tanto dalle dolorose grida della penisola, inquieta per le periodiche rivoluzioni che ne decimavano i popoli, consegnandoli in massa
alla proscrizione o gettandoli sotto la mannaia del carnefice,
sentendosi minacciata nei suoi più nolevoli rappresentanti
dal pugnale di misteriosi sei di, l'Europa, dico, intendeva essere uopo che si trovasse un rimedio a dei mali che
erano per lei al tempo l-ltesso un pericolo, ed nn rimprovero.
Quindi risohrevasi ad operare. La sua diplomazia mellevasi
in campagna; gl' incaricati di affari presso le corli Ilaliane
si dir igevano ai ministri degli affari esteri. Qual poteva es~
.ere la risposta? Questa e non altra: che cioè lutto andava
ottimamente, e che i disordini dei quali si gemeva non potevano altribuirsi altro che alla pazzia di certe teste calde,
-
i9-
e an' audacia di alcuni scellerati. - Quindi si affreHavano a.
dar degli esempi, e lutto finiva lì.
Né avremmo coraggio di 'asserire chc i ministri residenti, nei rapporti loro confidenziali non si dessero pensiero
di rellilìcare una maniera sì strana d'apprezzare le cose, ma
se gli interessi della ver ità, come pure il sentimenlo dei loro
doveri, ha impegnalo talora quegli agenti a rilevare lo stato
delle cose in tutta la sua gravita, i pro"vedimenti pres i via
via dalle corti interessate , Don provano invero che il doloroso stato dell' Italia le avesse gran fallo commosse. Gli alli
del congresso di J~aybach, ed altri, hanno preso sempre per
punlo di partenza la spiega7.ione delle cancellerie ilaliane,
senza cambiare un iota alloro programma; e sonosi a(fretta ti nell' eseguire quel programma j battagl ioni austriaci fa cendo buona e pronta giusli:ia.
Il buon senso più semplice, non che le più volgari idee
di diritto, prescrivono, e chi ne dubita? in ogn i processo
d' interrogare e d'ascoltare l'imputato; e· il pregio d'una
procedura sta in ragione diretta della diligenza che mette
in opera il giud ice. a non aggravare inde·bitamenle il prevenulo; anzi, a non permellere nemmeno ch' ei si comprometta per imprudenza. E quando si dà la sentenza non é ~
ella cosa mostruosa che la pronunzi una delle parti? Ora,
chi potrebbe mai pensare clte intiere popolaz ioni dovessero
avere innanzi la giustizia sociale un' importanza minore
dell' individuo dinanzi alla legge civ il e? E se ciò è vero,
noi saremmo vaghi di sapere quante centinaia d'uomini fa
d'uopo riunire per essere in diritto di metterli fnori della
legge, fuori, dico di quella legge che ordina di non punire
senza avere istruito il processo, e ascollata la difesa?
Risponde la politica che l'ammettere i suddili a deporre in giudizio con;.tro i loro sovrani sarebbe un pessimo
esempio; che il procedere in questa maniera sarebbe urtare
tulte le consuetudini ricevute, e ,ria discorrendo. E sia pure:
non dale ascolto nè a doglianze nè a ragionamenti, confinuale l'opera vostra, bendatevi gli occhi, e tirate innanzi;
ma se poi la persistenza della ingiustizia trae seco la persistenza del disordine, se fra le oppressioni e gli oltraggi il
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20-
senso morale d'un popolo si perverte (e disgraziatamente,
egli è quel che stava per accadere in varie parti d'Italia); se
l'Europa stessa risente i contagiosi aLtacchi d' Ilna corruzione cb' ella è impotente ad allontanare dai suoi fianchi, i
contemporanei ed i posteri sapranno bene a chi dar la vera
colpa delle rivoluzioni che vengono da noi maledeLte!
Noi, ben lo sentiamo, non diamo qui ai pensieri nostri
la for ma usata in cancelleria: ma se Iradizioni poco degne
di gente seria e sincera co ntrastassero a ciò che è ragionevole e giuslo, a ciò che solo può anti\'enire inenarrabili
calamita, questo proverebbe nna volta ancora che la diplomazia rimarrebbe indietro alla pubblica coscienza, la quale
da ultimo direbbe, almeno tal è il parer nostro: tanto peggio per la diplomazia!
I.a diplomazia dunque provvegga!
Permeltetemi un paragone. Se in una casa nella quale
vivono molti uomini insieme, e vi hanno i loro interessi, .
uno ammala, gli altri possono senza dubbio abbandonare
costui. il quale non ha mezzo veruno di costr ingere ì sooi
casi.E:liani affinchè se ne prendano cura j ma se ei divien
cadavere, è pur forza per costoro l'occuparsi di lui . - Ram!Denlatelo: Le nazioni non si c~iUllono in sepoltura.
Una volla sola in un mezzo secolo la politica cercò una
risposta diversa dall' int ervento austriaco, e dal boia, a re·
clami, la ,giuslizia de' qU<l1i er.' pure riconosciuta dalla universale opinione. Dopo ch' ella ebbe, secondo il suo solito,
fallo U50 de' suoi due mezzi più familiari per rimellere le
Romagne e le Marche in lutto il loro legale disordine, la si
risolvè ad indirizzare al governo pontificio delle serie rimostrame nel famoso Memorandum del 1831 .
Quale fosse il frullo di quella solenne dichiarazione della
Europa, ognuno lo sa: lutto fu promesso, nulla fu ma ntenuto.
Lunga promessa coll' auender corto
Ti farà trioufar nell' alto seggio,
dice nella Divina Commedia il francescano conle di .Monlefeltro, che nella bolgia de' mali consiglier i sconta lo scellerato
consiglio dato a Bonifazio ollavo.
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21
I consiglieri odierni della corle romana SODO rimasti
fedeli a!la lradizione di quel contej ma un Alighieri per
castigarli dov' è?
. Ed, ahimè! se il risullamento pratico delle europee
nmoslranze fu nullo, il risultamento morale al contrario fu
~,:a\'e ~ltremoJo. l disordini del governo romano, al pari che
I .lnfellce stato delle popolazioni che sotlo di esso gemono,
divennero un falto gi udizialmenle costatato in questo grande
processo: e costatalo fu pure iI grado di confidenza che accordar si p~teva alle pro~esse della Curia romana~ e quale
speranza SI potesse raglOnevolrnenle nutrire di condurla
una volta a scongiurare con reali riforme i pericoli che minacciavano la pubblica tranquillità.
Ciò sia dello per quel che concerne l'o pinione e la
d.iplomazia. Quanto ai sudditi del Papa, il risullamenlo di
sltratta prova fu la perdita d' o:zni illusione e d'ogni speranza; fu la convinzione della incompatibilità radicale di
quella coalizione d'interessi che c i vorrebbero spacciare
p.er. Cat~ol~c'islUo, con una forma di governG fondata sul prinCIpiO crlsllano; fu una recrudescenza di sorde collere non
solo contro la casta clericale che vive DELLA Chiesa e non
PER LA Chiesa, ma contro la religione stessa eziandio.
Tristo, per un cuore cr istiano, tristo a dire, ma vero,
strettamente vero: e la politica, al pari del Caltolicismo
hanno ora bisogno innanzi tolto della verità.
La verità: questo sacrosanto nome riporta il nostro pensiero e l'ansiosa nostra preoccupazione verso le paslorali
1100 dirò scritte, ma scagliate di recente da alcuni vescoyi
f.ancesi.
L'Italia ba tenuto sempre in alla slima il caraUere del
clero di Francia; ma, come dissimularlo? siffalla stima rischiava di scemare assaissimo, se non fossimo stati ~on'iinti
<lI di qua delle Alpi che la più completa ignoranza delle cose
e degli nom ini della penisola doveva essere qui la scusa
della passione. Quindi in llalia, senza provare nè 1.1 neces!'ità nè il desiderio di censurare quei venerandi persona"'",j
che ad occhi bendati si lanciavano nell' arena della pole;i~
ca, li abb iamo compianti. Ma poiché con un ardore giova-
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22-
nile che farebbe sorridere se non ispirasse riflessioni profondamente triste, vollero quei prelati maneggiare le armi
della politica, ci permeLlano di chieder loro con quale mira
di utilità per la causa religiosa, e in nome di qual principio
hanno asseverato falli notoriamente contrari alla verità:
come mai dall' allo della calledra apostolica hanno denigrato
la riputazione di uomini che a loro erano affatto ignoti, e
che dai loro concittadini venivano 51 giustamente onorati?
Che direbbero mai cotestoro se alcuno lor dimostrasse che
lungi dal giovare alla causa del Caltolicismo in Italia, ei
l' hanno, per quanto era in loro, spinta a perire? Se aggiungesse che assumendo deliberatamente l'impresa di sradicare
dal cuore degli Italiani oglJ,i !:lenti mento di religione non
avrebbero parlato altrimenti? Se provasse con ragioni e con
faLti che queslo antagonismo, stabilito, consacrato da loro
fra il Caltolicismo e gL' interessi i più cari della nazione italiana, è il più terribile cimento a cui sia possibile porre la
fede religiòsa di venticinque milioni di uomini? Che senza
saperlo, e col candore della completa ignoranza in cui si
trovano degli intrighi politici della Curia romana, sono essi
stati gli stromenti delle sèLte soavemente perfide, le quali
sollo il nome generico di prela tura sfruttano il cattoliclsmo romano, e se la Provvidenza non ci meHe ordine,
finiranno col viziarne l'essenza? Se tutto questo, io dico,
venisse loro dello e provato , che mai risponderebbero? Si
ricovèrebbero, Senza dubbio, sollo la loro buona fede; il male
per queslo non sarebbe forse avvenuto? La verità, questa cosa
più cbe ogni allra santa, non ne sarebbe ella stata lristamenlc
violata? e non si leverebbe ella in tulla la sua formidabile
possanza contro i suoi profanalori? E contribuendo a dare
al Callolicismo l'andamento d'una sella politica, non incorrerebbero essi la taccia , non dirò di aver disconosciuto ]a
carità crisliana (addebito di poco rilievo per la romana Curia) ma, cosa che ella non perdona, d'essersi mostrati iooperiti? t
j Ci è Doto infaui che meDlre scriviamo queste parole una lettera di Roma proveoicote dall' altI) e dirella a IID digoilario della Chiesa di Fran~ia )
np~ime il rDmmsrico che i \'escovi traosalpini oon abbiano mostrato più mlsu-
-
23-
Ciò che in un sistema d'ingiustizie e di menzogne avvi di
più miserando non sono già ì materiali patimenLi, dei quali
è causa, ma sì il guasto che opera nella coscienza umana.
Render gli uomini infelici sarebbe già per se stesso un gran
male: ma dislruggere in essi il senso del bene e del vero, an~
Dichilare nell'anima loro ogni sentimenlo d'amore verso Dio e
verso gli uomini, soffocarvi eziandio quell'ultima consolazione
sovrana degli affiiLLi , ]a speranza, per non lasciarvi a1trocbe
l'odio! qual esempio mai dato al mondo da coloro stessi
che Iddio mandò ad annunziargli la buona no vella! Infalli,
per ritornare al nostro speciale argomento, il livello morale
delle anime Don apparve mai tanto basso negli Stati romani,
e generalmente parlando in tuLLa l'Italia, quanto lo fu dal
1831 al 1846. L'Europa stanca aveva oramai cessato l'intervento suo morale e diplomatico. Negli Stati della Chi-esa, da
una parte i centurioni in nome del Papa, dall' altra i seltari
in forza di tenebrosi decreti emanati nei loro conciliaboli,
riempirono di violenze e di omicidii quelle sventurate provincie: una possanza la quale alLro principio non riconosceva
che il dirilLo pagano della forza, eresse in teoria politica
l'assassinio.
Un giorno, oh giorno in eterno memorabile! un Papa
che il mondo credè investito della missione di trasformare il
secolo, parve risoluto a riconciliare il papato coll' Italia, e la
Chiesa colla società moderna: speranza , appena concepita,
perduta I Parve che Pio nono avesse cominciato la lotta
contro il sistema che da quarant'anni lien soggetto il papato,
solo per segnare splendidamente l'abdicazione sua morale e
politica, e deporl"a in mano d'una spietata potenza.
l falli posteriori al 1848 son troppo Doti perché faccia
mestieri .rammentarli. ~oi arriviamo alla queslione del giorratezza e moderaziooe. Sappiamo iDoltre di booo 100Go cbe la polemica di
alcu~i vescovi dei quali si tratta ( 4 in ottaota, se ol)n c; inGanniamo) à stata
severDmeote biasimala dal massimo numero de' prelati francesi, e cbe pareccbi
r~a loro Sl)nosì espressi a questo riguardo e io privale lellere , e in coofersatlooi, oella maoiera pili categorica. Alcuoi membri eminenti del clero fraocese
hanno pronunziato e scrillo la parola dialriba per qualificare cio che Dci rispetto da ol)i proressalo verso gli autori di esse, Doi vogliamo cootiouare a
chiamar pastorDti. - Vedi letler , a!Hrillola io fondo.
-
24-
alla grande queslione che vieo posta in lulla la sua graviLà nella prossima riunione del congresso.
La situazione presente è noLabilmente analoga a quella
che si formò nei secoli decimosesto e decimosellimo, con
questi differenza che i falli aHora passavano nell' ordine relig ioso, ora passano nell'ordine politico. A queste due epoche
del pari }' Euro pa divisa in due campi lottava da un lato
per l'autorita, e dall'alLro pellibero esame.
La libei'la politica non è dessa una sola e mellesima
cosa col libero esame, nelle queslioni tIi sovranità? L' Europa
del secolo decimosesto s' intese fil)almenle con se medesima
in seguito di guerre spietate, l'ultima delle quali fu la guerra di trenI' anni, terminata coUa pace di Weslfalia: l'Europa
de'tempi nostri non si sarebb'ella illuminata abbastanza per
tanle esperienze crudeli, e 1I0n sarebb' ella inoltrata quanto
basta nella intelligenza del principio cristiano per rionovare
quel fane~to ordine di avvenimenti? E perché mai, ùando Ìl
primo posto alla discussione, non finirebbe ella questa grave
lite in seno ad un congresso col ricoDoscer~ il libero esame
nell' ordine politico?
, Napoleone III intende il suo secolo: e solo a tal patto
un sovrano può dominarlo; grazie all' imperalar dei J..~ ran ­
cesi lo spirito cristiano ha riportato sullo spirito pagano una
vitLoria, che ner conceLlo nostro è piu importante assai delle
vittorie di Magenta e di Solferino: un occhio pari al suo
penetra il buio degli a\'venimenti : e noi siamo tranquilli
sull' uso che per la salute d' Ua lia, come per quella d'Eurapa, e i farà della debita possanza che sugli uomini del
suo tempo gli danno più assai il trionfo morale che il trionfo
guerriero.
Nonostante il mistero che 3l10mbra i preliminari di Villafranca (l' !lalia si astiene dal giutlicarli: niuno dee giudicare gli alli del proprio benefaltore) noi riconosciamo lietamenle, che l'Italia troY;lsi ora in condizioni molto migliori
di quelle nelle quali era un anno fa: riconosciamo del pari,
e alLiss imamente, che di questo inaspettato cambiamento noi
siam debitori aU' Imperatore e alla Francia; ora chi imaginasse che simpatie cotanto posse&{1 fos sero per venir meno
110,
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25-
quando appunto la causa sarà portata al tribunale della diplomazia, peggio che stolto, sarebbe ingrato.
Quindi dal lato della Francia noi abbiamo una fiducia
in liera.
Da quello dell' Inghilterra gli splendidi antecedenq dei
consiglieri attuali della corona, la persistenza loro nella -\'ia
polilica ispirata dal principio stesso che guida noi: nOli meno
che le esplici te dichiarazioni di lord John Bussell, non ci
consentono il menomo dubbio sulle loro intenzion i rispetto
all' Italia. La [{ussia ci mostra quell' interesse antico e costante. cui gli avyenimenti del 1848 portarono solamente
una lieve alterazione·; né potremo invero leOler sentimenLi
ostili alla emancipazione nostra civile e politica da un so\'fano, il quale, anziché assog~ellare i popoli Cl lui dintorno,
pensa ad emancipare il suo. Quanto alla Prussia, le Pilrole
<.lirelle dal signor de Schleinitz ai deputati toscani conrermano
in ooi l'idea che ci eravamo ralla dell' alto senno? col quale
il principe reggente c il suo ministro riguardano e pesimo
lo stato presente dell' Europa, e la necessità che esiste di
proclamare finalmente il princi pio la cui coosecrazione: sola
.
può darle la pace.
L'Italia dunque si presenta con piena speranza al congresso.
Ma se la benevolenza, non meno che la giustizia dellribunale debbono toglierei ogni inquietezza, una trisla esperienza ci avverte a d iffid:lfe dell' imperturbabile accanimento
dei nostri nemici nel denalurare· i fatti quando negarli non
possono, e la tradizionale abililtlloro nel deludere la realtà
dei noslri reclami, e ci melte in guardia sopraltulto conlro
quell'ultima ratio di avversari i quali, i:lbituali a porre le
cose sanle al servizio degli inleressi, non inllielreggiano dal
collocare fra loro stessi e i colpi dell' Europa il tabernacolo,
e parlando delle proprie lagrime, incendiare la poi vere.
dar cioè fuoco alle coscienze.
Il massimo pericolo nostro, e dico d i più, quello de l caltolicismo, è in sifl'alLa taLLica ; ne è cosa moderna che da
tale confusione fra le cose di Dio e quelle dell' uomo l'eoga
la coioa della Chiesa. Senza tale flage no vi sarebbe ella sta ta
-
26-
-
la riforma? Senza tale flagello avremmo oggi l'apostasia che
si prepara? Ahimè! Ahimè! udiremo dunque pur sempre
quieli e sorridenti risuonare quella grande e santa inveltiva:
O Sil1lon Mago I o miseri seguaci,
Che le cose di Dio . . . . . . .
Per oro e per argento adulterate?
"
Ebbene! Per prevenire iJ pericolo, in nome del CattoJicismo, e in suo proprio nome del pari, l'llalia richiede
cbe il gran processo si istruisca so lto J'egida delle idee
di giustizia conlenule nel codice delle nazioni cristian e; ella
richiede che l'Europa ricerchi la verità, lutta la verilà,
cbe la ricerchi là ov' ella può essere, cioè nella grande inchiesta falla a cielo scoperto dalla opinione pubblica, e non
solamente nelle note scrilte a dellalura dai suoi nemici nell'ombra delle cancellerie italiane ; ella chiede infine d'essere
giudicata secondo il diritlo cristiano, secondo il diritto dJegua·
glianza cbe hanno te nazioni dinanzi alla legge morale, e
non secondo il diritto pagano della forza sorretta dal titolo
derisorio d'una donazione divina.
IV.
Potrebbe parere inutile, al punto in cui è la discussione
sugli affari italiani, di recarvi nuovi elemenli; e, per alcuni
lati, ciò potrebbe ancora parer difficile.
Legg:lOsi fraUanto le poche pagine seguenti. Osiamo pensare che il lellore vi troverà ben allro che ripetizioni.
Diciamolo senza ambagi, e con tutla la libe rtà del pens iero dataci dalla fede nel destino immortale del Cristianesimo: i mali che J'llalia soffre si da gran tempo, come pure
le diffico ltà si complicate del suo attuale stato, derivano da
due cagioni principali : il dominio straniero ,e il poler temporate dei Papi.
Le anliche tradizioni del dirillo imperiale, ammesse,
come si è veduto, in tullo il medio evo dagli uomini più
eminenti, tennero aperte ag\' imperatori le porte d 'Italia.
L'impotenza dei Papi a difendersi, sia contro i lor
•
27-
propri suddili, che contro gli attaccbi di fuori, banno pure, .a
diverse epoche, chiamalo sulla Pen isola le dure calamità del
dominio straniero.
Macbiavelli ben si apponeva . « La Chiesa, lliceva egli,
Don è mai stata abbast<loza forte per sottomellere 1'Italia
intiera, ne tanlo debole che non avesse il modo a impedirla
d'inalzarsi all'unità sollo un allro principe. »
II dirillo imperiale, dalla scienza politica ripudiato e al
lempo stésso condannato dai falti, il. diritto imperiale non
esiste piu. Ma quando una idea ha esercitato per secoli un
impero assolulo sopra gli spiriti e sui coslumi, essa vi lascia
traccie, che il tempo e la ragione sono quasi impotenli a
cancellare ~ Anche oggidi, fuori del diritto diplomalico , l'idea
mal definita, ma certa, che la razza alemanna è naturalmente superioreall'ilaliana, e che è predest inata da Dio a fare
scontare, sotto l'impero del Cr istianesimo, agli antichi padroni del mondo l' assoggettamento subito dai figli di Arminio, non è dismessa nelle teste germaniche.
Che 'l'uesta idea si perpetui costantemente nelle tr'adizioni politiche della corte di Vienna, ben si capisce: Ma v'ha
di piu: e tal e è stato il suo contagio, chC; si è tro\'ata vegeta
in seno allo stesso partito liberale tedesco. Basta il ricordarsi
le solenni dichiaraz ioni dei più eminenti rappresenlalori del
pensiero germanico riunili nella chiesa di San Paolo di FrancforLe nel 1848 I Ricordarsi le teorie professate da quell' assemblea io proposito alle questioni italiane del tempo , e la
maniera con la quale essa accolse gli ambasciatori della città
di Milano.
DuranLe la guerra del 1848, abbiamo tuLli ,'eduLo nelle
file austriache brillare, ~ fianco delle militari assise,la veste
capricciosa dei volontari tedeschi. Quesli signori ci tiravano
coscienziosamente le fucilate in nome di ~n cerlo liberalismo difficilissimo a definire.
Ci affrettiamo ad aggiungere che ·mutazioni felici nel
senso di una piu logica interpretazione del dirilLo cristiano,
ci paiono avvenute in Germania da qualche tempo. Nel lingnaggio cbe adopera la stampa indipendente dell'Austria,
constatiamo con gioia il progresso del pensiero pubblico
-
•
28-
presso una nazione cbe è degna di troppo alla stima, ed occupa un posto troppo elevato nelle conquiste delio spirito
umano, perchè l'Italia non desideri vivere con essa in comunanza d' intellelto, e poler senza secondi fini dirle un giorno,
slendendole la mano; sorella l
Ma (aie è il pernicioso e(fello d'introdurre un principio vizioso nell'atmosfera in cui si alimenta l'intelligenza di
uh popolo, che, simile ad un veleno sparso nelle più delicate fibre dcIl'organismo , altera in questo popolo quasi
senza rimedio la nozione del giusto e del "ero.
Il dirilto cristiano ha definitivamente condannato Ja
confisca dei dirilli di uno a profitto dell' altro. La sc~ia,'ilu
è messa ormai tra i delilli. e come l,Ile comballutai e le nazioni che Don acceLlano in questo i decreli del codice cristiano, si collocano volontariamente ad un li"ello inferiore.
Ebbene! se la schiavitu di un individuo è, e rimane condannata, con qual logica potrassi ammellere la schiavitu di
una .nazionc, e la confis:ca de' suoi òirilli? Ora, noi lo ripetiamo , quanti milioni d'individui bi sognerà egli riunire, percbè ciò che era ingiusto ad uno solo, abbia perduto , per ono
strano fenollleno~ questo carallere d'iniquità?
E per il lato della d ignità morale, fra la schiavitù imposta al oero e l'assoggettamento inflitlo ad un popolo, dov' è
mai la differenza? Ditelo t
Un popolo (ecco la risposta di ona cerla scuola ) non ha
anima da salvare. - Sia pure; ma luLLe le anime generose
che nella libertà della vocazione di questo popolo avesser raggiunto i loro immortali destini , e che sollo un governo oppressore vivono di odio, di se le di vendetta, di passioni condannabili fin nella loro legittimità relaLi\'a, tuLle quelle
'\Dirne che ne fnte ,'ai? Il vostro dominio sopra una nazione
assoD'f'feUata non lo mautenele forse con i mezzi medesimi
.a
l"
che 'adoperate a ma,n lenere il potere del pian latore sopra g 1
schia"i? Il nero è preso, e cowprato; le nazioni ancora si
prendono, si comprano: i trattali le darebbero forse per
niente? - Si ritrae dal nero tulto il profiUo che non com·
promelle la sua vita, perche "aIe danaro, E qui il parallelo
è a svan (aggio della nazione j perchè, basta che il suolo rj~
-
29-
manga, poco importano gli abilanti; se alcuni ne muoiono,
ne nascono tanti! - L' ignor,mza è l'appannaggio del nero,
perchè il nero istroito presto non sarà più schiavo; si vuole
che sia religioso, perché la religione lo ngevola per la disciplina, e lo preserva da cerli pericoli j inoltre, la religione
accomodata dal padrone dà a questo la garanzia dell'obbedienza passiva. Qui ancora la nazione ha qualcos<i da invidiare al nero: al pari del nero s'inviIuppa d'ignoranza, e
di quella religione offìciale che, soffocando ogni idea di di ritl0 7 dà piena liber(ù all' ingiustizia; ma poco si esige in
quanto alla corruzione dei costumi : i sensuali non son formidabili I
Nel codice del nero, il più grave, il più irremissibile
dei delitti, è la ribellione, è il pensiero stesso di ricorrere a!la
giustizia del padrone: in ciò la nazione è par i allo schiavo.
]0 lo ripelo, fra l'uomo che lavora sotto la frusta e la
nazione ilssoggellata con la spada, dov' è mai, dal Ialo 000Tale, la differenza? poichè il ser\'aggio della seconda e la
schiavilù del primo hrlnno il medesimo ed unico scopo, lo
sfrullamentoj il medesimo ed un ico mezzo, la depravazione
morale?
.
Coloro che ciò negassero non avrebbero mai sentito, e
il Cielo ne li preservi, gl' inelfabili dolori in cui è tenuto
OD popolo, un popolo fremente al pensiero delle passate
grandezze, del dominio straniero, e dell' interna servitù.
Tali due piaghe, le quali dovrebbero esseTe ignote alle
nazioni crisliane, tali piaghe .\l'evano fino al presente divorato l' lIalia I
L' .Italia di cento .anni fa poteva essere ancora mantenuta, col dominio stran iero, da quella possanza dispotica
che per quell' ipocrita figura dell' eufcmismo si è chiamalo
paterno, da cui, soLlo apparenza di benignità, non ne consegue meno l'avvilimento morale di una razza. Ma voglia
l'Europa, in nome de' suoi più cari interessi, ascoltare que·
sli delli: l'Italia d' oggidì non ha allra 'lllernaliva che la
schia"ihi del nero o la completa indipendenza dei popoli
liberi.
Poco dopo il congresso di Vieona, l'Austria non lardò
-
30-
a rapprcsenlarsi questa inevitabile aHernaliva j e il principe
di Mellernich seppe assai bene quale avversario diveniva
per lei lo spirito di nazionalità nella potenza del suo svegliarsi. Quand' ella ebbe misurato le crescenti forze del suo
nemico, volendo costringerlo a rimanere sollo a' suoi piedi,
operò in coerenza e segui la spietata logica del piantatore.
L'Europa mirò, e lasciò fare. J/Euro'pa aveva un solo
pensiero: in(:cppare la Francia. L'Austria le delle mano in
questa laccénda, e o' ebbe in ricambio la vita d' una nazione.
Il sistema adottalo dall' Austria dopo il 1815 si riduce a
questo: uccidere politicamente e moralmente }' Italia, amo
di vivere in luo~o suo. Tulto quanto poteva esistere senza
l'Austria nella Penisola essendo eontro lei stessa, ella non
altro permise che il suo proprio pensiero.
Per provare che l'Austria dettava la legge ai principi
indipendenti d'Ilalia dopo il 181!), si sono com pulsati arti coli e pubblicati documenti; gl' Ilaliani non avevan bisogno
di pergamene per constatare il servaggio della patria: chi
di loro non ha veduto e sentito la mano di ferro delP Austria
posarsi sopra le sue co~one « sovrane \)? Chi di loro non
avrebbe da produrre la sua testimoniànza nel processo che
l'Europa potrebbe istitu ire?
Mi si permella un aneddoto avvenuto a me stesso; ei
rimonta al 1820.
lo era in Roma, intento a'm iei stud i, quasi fanciullo,
e troppo giovane. per pensare che valesse la pena di far di
me un cospiratore ; fui riportato nondimeno sul libro nero
della polizia. Un giorno, con mia gran sorpresa, ricevetti un
invito da parte del Gover~alore di Roma Monsignor Bernetti (poi card inale) di recarmi al Palazzo Madama. Questo
prelato era stato in relazione con la mia famiglia; avendomi conosciuto bambino, provava una eerta inquietezza
sui resullamenti dell' abboccamento mio coll a polizia.
L' interrogatorio ebbe luogo nelle forme legali, per
mezzo d'un assessore che ne fece processo verbale; verteva
sopra inezie, ed è inutile parlarne. Quando fu terminato,
- e fu, debbo dirlo, a intiera mia discolpa, - la fisonomia
-
31-
del Governatore prese un' espressione d'impaccio j e eome
se avesse provato il bisogno di decl inare la responsabilità
della trista figura che aveva falto, mi disse queste parole
che non dimenticherò in tutta la mia vita: « Cavaliere, mi
dispiace .... sono cose odiose .... ma che vuole? .. come si {a! ....
L'AuSTRIA CI OBBLIGA, il Duca di llfodena ci manda le noIe .... si sa .... non si può {are altrimenti; SONO PiÙ FÒItTI Dl .sal!
S'immilgini qual fu la mia sorpresa! il Governatore di
Roma eredere di dover giustificarsi con un giovanetto, al
punto da non esitare a parlecipargli tali segreti! Questa sorpresa non ebbe ad uguale se non il dolore che si svegliò nell'animo mio. Avevo acquistalo il senso dell' annientamento
morale i n cui si trovava l' og~etlo del r ispetlo mio, e il Governo romano mi face va arrossire del mio paese!
Quest' incidente è per se slesso un nulla; ma suppone
una serie di falli gravissimi: e appuuto in certe eause
per sé medesime insignificanti, ma di un immenso effetto
morale, ed appunto in queste cause moltiplici e urtanli
l'animo d'un popolo per lunghi anni, si trova la spiegaz.ione di grandi avvenimenti politici, i quali per i leggieri spiriti sembrano senza relazione ai passato; la spiegazione degli irresistibili impeti cbe , a un dalo giorno,
infrangono lulti gli oslacoli, parlano via come foglie cadute
nel torrente i principi e le 10iO dinastie t
E se alcuni d iplomatici riunendosi per segnare i destini
delle nazioni, lasciansi dominare· da secondari influssi; se,
incuranli di una responsabilita formidabile, fanno piegare i
principii della giustizia e gl' ineluUabili istinti dell' umanità alle convenienze dì certe famiglie; se per risparmiare ai
membri d'una dinastia decaduta i dolori dell'ambiz.ione delusa,
essi condannano milioni d'anime cristiane ai dolori ben allrimenti crudeli del servaggio, noi li rimandiamo non al codice
della legge eterna, perchè vi leggano la loro condanna, ma
diamo loro pochi anni perchè la sen tano romoregg iare con la
voce delle rivoluzioni: imperocchè lìn dal primo momento
questa le·gge è impressa io un muro di bronzo, eontro il
quale finiscono per rompers i le eombinazioni ingiuste e false,
l'impossibile!
- .32 -
E Don certo in nome del diritto de i Crist iani I ma in nome
degl i inleressi materiali d'Europa, della sua sicurezza I del riPOS? dei sovran i stessi, la politica deve ricordarsi oqgi che
un trono non può piti aver per base l'annientamenLo mo rale e la servitli di una na~ione, e che le lacrime ( questo
dello di un Vescovo fran cese è qui veramente a proposito) Cf san terribili a colui che le fa versare. ))
Confessatelo l se il Con~resso di Vienna fosse sinIo abbastanza ca lmo e pt"evidente per inlernarsi di tali verità
il Santo Padre, il Granduca di Toscana , il Duca d i J.\;Iode~
na, la Duchessa di Parma, l'Europa infine non vi avrebbero
niente perduto. Noi sapremo ben presto se tante dore lezioni '
dovranno, come allre, ,wer per resullamenlo lo stupore del
Mondo avvenire per la loro inutilità.
Quando paragonammo pur dianzi la schiavitti del nero
a lla sch ial'itù di una nazione, abhiamo tralasciato un punlo:
la condoUa dell' Austria l'erso i Governi della Penisola ce lo
ricorda .
Il piantalore si sdegna contro il vicino troppo semplice
che guasta il mesliero, che al nero, coltivandogli la mente
e insegnandogli a leggere , lascia il mezzo di entrare in
comunicazione intellettuale col mondo che lo circonda.
Tal è il sentimento di quel sovrano che regge un popolo
a condizione di soffocare l'anima di questo po polo : le pa role
dell' Imperatore Francesco Il percuotono ancora le orecchie
deg l' Ualiiln i. L'imperatore arringando la deputazione dell' unil'ersità di Pavi<l, disse: (I Non ho bisogno di doni nel
mio impero, ma di sudditi obbedienti. I) Questa (eoria è stata.
imposta dal 1810 a lutti i Goverui ital iani.
Per esser veridici (e con " aiulo di Dio saremo sempre )
noi diremo che l'istruzione del Popolo propriamente delto è
stata regolarmente amministrata nel Regno Lombardo - Vene to. Non vogliamo , e non é necessario all a nostra causa,
scorgere torll) dol'e non é, nel governo austriaco.
L'Austria, ci rca "istruzione primaria, non po(eva prescinde re in Lomharclia dagli usi tradizionali di lulti i Governi
della Germania; d'altronde, noi volentieri ammettiamo che
un buon sentimento potesse albel'gare nell' anima dei fun-
-
33-
zionarj dell'Imperatore, allorquando (come nella questione di
cui si tratta) non vi era per essi e per il potere che rappresentavano né un presente pericolo ne una futura minacc ia.
Ma in quale senso era diretto questo insegnamento popolare? sotto quale ispirazione, o piuttosto sotto quale pressione si dispensava? Verso qual parte del mondo morale
. voleva egli condurre gli spiriti? Qui non faremo nè ragionamenti né congetture j citeremo. Esiste un traLLatello dei
dot'eri dei sudditi t'erso il Afonarca, com pi lato officialmenle
per le scuole primarie del re~no Lombardo-Veneto j questo
trattalo é stato imparato a memoria {a dimande e ris r~ste} in
luUe le scuole dell' Italia superiore, per quaranta anni; se
ne avrà un' idea dal saggio cbe segue:
.... .. - Perchè i sudditi devono riguarda"e il sovrano
come il loro padrone?
- I su(lditj devono riguardare il sovrano qual loro padrone, perché egli ha pieno potere sui beni e sulle persone
loro.
- Tu.tti i sovrani ritengono essi la loro autol'ilà da Dio?
- Si, lotti i sovrani ricevono la loro autorità da Dio.
- Perchè gli im.pera/m·i e altri sovrani t'itengono la loro
autorità da Dio?
- Gli imperatori tengono l'autorità loro da Dio, perchè
nel governo dei popoli stanno in luogo di Dio sulla terra.
-
Dio, non regna Egli da sè nel mondo?
- Certamente, ma essendo inl'isibile, Egli ha messo in
suo luogo, a capo delle nazioni , gli imperatori ed altri sovrani.
- In qual maniera Iddio ricompensa l'obbedienza dei
sudditi?
_ Dio ricompensa l' obbedienza dei sudditi con le benedizioni temporali, e con la vita eterna.
. .... . ...... . .. ... ... . ........ .. ... .
_ Da che cosa devono i suddili astenersi in tempo di
guerra?
-
I sutldili debbono astenersi di parlare senza ragione
degli avvenimenti.
3
-
34 -
- Che cosa devono {are i sudditi per non 1'endersi sospetti?
- Gli abitanti delle ci Ila e delle campagne devono
rimaner quieti nelle loro case, e badare ai falli loro.
- È ella permessa ai sudditi la comunicazione col flemico?
- Comunicando coi nemici i sudditi fanno un peccato
mortale.
-
Che debbono {are i sudditi riportata che sia la vittoria?
- I suddili, riportata che sia la \'illoria, debbono evitare lulti gli eccessi nelle dimoslrazioni della pubblica gioia,
ed astenersi da quelle disordinale allegl'ie che potrebbero
turbare la qu.iele della cillà.
- I soldati possono essi saccheggiare in lempo di guen'a?
- I soldati non possono saccheggiare se Don quando è
loro espressamenle permesso dal comandante. Si nolino le domande e le risposte seguenti, dettate senza
dubbio in vista della guerra della indipendenza.
- Come punisce Iddio i soldati che abbandonano il so t'rano?
- Quei solùali che abbandonano il sovrano, Iddio li punisce con pene temporali e con pene eterne.- Quali sono le pene temporali?
-
Le malattie, la miseria e }' infamia.
- Che si deve pensare dei soldati che abbandonano il loro
sovrano?
timore
il lOTO
-
Dobbiamo riguardarli come persone che non hanno
nè di Dio, né degli uomini.
Con qual pena Iddio punisce i soldati che abbandona,no
sovrano?
Colla dannazione elerna. -
NOI[l[e questa definizione curiosa della Patria.
- Che bisogna egli intendere per patJ'ia?
- Per patria s'intende non solame!lle il paese nel quale
siamo nati, ma anche quello in cui ci troviamo incorporati.-
Cosi Iddio facevasi diretto complice del dispotismo
straniero per strappare l'Italia a se s{essa j e la Lombardia
- 3. doveva restare incorpora!a nell' Auslria per diritto divino.
Intendete voi quale effelto abbia prodollo in anime ge nerose una tale interpretazione del dogma cristiano?
La fede religiosa alLro non é qui per l'Austriache uno
stromento di regno e un mezzo di polizia;~ e i due poteri si
danno la mano per ristringere le catene che tengono inceppate le coscenze.
' .
Voi cbe avete respinto sempre l'aria libera della indiIJendenza in una palria padrona di se medesima, intendele
voi il fremilo de' cuori italiani all' annunzio di si falte dottr ioe? E se "oi siete sinceramente alIezionali all' idea cui
rappresenta il papato j se voi non volete che ques.ta. idea sia
maledetta da tutti coloro che al di qua delle AlpI mvocano
la resurrezione della patria; se voi volete·imjledire che un
deserto morale, cento volle più desolato della campagna ro mana, sia l'unico dominio ch.e rimanga in llalia al papa lo
accanito a distruggere se medesimo, affreltate\'j; e seoza di
Lui, anzi a di Lui malgrado, spezzate quei sacrileghi legami
pei quali Roma e Vieona si uniscono, onde rilardare a qualunque costo un anenire impossibile. Quanto prima_~ io .ve.
lo dico, Elle non ananno su questa terra per sè che gli ulhml
due sostegni delle potenze cadenti: la polizia, va' dire, e le
armi pagate.
Ecco a qual segno è giunto il papato che ha governato
e salvato il mondo j a tal segno è giunto il papato per un
misero pezzo di Lerra.
Se l'opinione avesse polulo ancora esitare sul carattere
delF alleanza fra l'Austria e Roma in Italia, l' ulLimo Con·
cordato sarebbe veDulo a tempo per rendere il dubbio impossibile.
t
.
'
,
.
Il signor Eugenio Rendu nell'ultimo suo libro : l Auslna
nella confederazione italiana, metLe il suo bellissilllo ingegno
al servizio della divozionc che ei sente pel caltolicismo, devozione che in lui si connette con una rara intelligenza degli
inleressi dell' Italia e dei bisogni religiosi del secolo nos1ro.
Ei dimostra le conseguenze funeste di slipulazioni in forza
delle quali il potere spiriluale rende alla verilà il deplorabile
servigio di darle l' appoggio del braccio secolare; ei deDun-
-
36 -
eia il laccio, al qua le una "alla di piu si è lasciata prendere
l'autorità religiosa, come pure il sotterfugio adottalo dal
goyerno austriaco nell' eludere pe"r mezzo di cireoIari "' segrete la esecuzione di un concordato, il quale ripugna a tuUi
gl' istinti dell' epoca nostra, e al diritto moderno.
Noi rim.a ndiamo a quel libro i nostri Iellari: I ci basta
qui segnalare la trista alleanza dei due poteri in Italia come
uno dei più funesti prodotti del governo straniero, e al
tempo stesso come una prova di più della radicale incompatibilità fra un gOl'erno siffalto ed i princ ipii essenziali della
civilizzazione cristiana nel secolo decimonono.
Che in non so qual terra lonlana un mercan~e di schiavi,
facendo ts ansazioni con la coscienza, immagini di porre fra i
mezzi repressivi la religione, questo s'intende: l'ignoranza
del negro, e il suo isolamento assicurano i risuH ~Dle nti del sistema, e al tempo medesimo l'impunità del delilto; ma che al
cospetto dell' Europa moderna, e al p~nto in cui sono arri vati oggigiorno gli spiriti, gli uomini che pretendono di
possedere 11 senso positivo e pratico, e di mirare al successo,
sperino gabbar la gen ie con una silfalta profanazione delle
cose sante, questo per vero di re fa meravi gli a e pietà.
La politica vi badi bene. Quando ella crederà aver fallo
il colpo, lo avrà falto senza dubbio, ma a proprie spese, E
se questa disgrazia fosse sol<lmente quella di una autor iti!
che <lHa fine de' conii è perfettamente padrona di uccidere
se medesima (e se lo farà, non vi sara alcuno ch e pianga),
noi ce ne potremmo consol;!.re colle paraTe: tal sia di lei!
Ma altri, ben aUri interessi sono in pericolo: ciò che perisce
è l'idea, la grande id ea che è la salvaguardia della società
noslra. Ascoltale la voce di un uomo' il quale non parla qui
in nome suo proprio ma in nome di milioni di suoi concittadini : le coscienze cercano la religione del Cristo, e dov' ena
siasi rifugiata non sanno più, Ecco la sciagurn suprema di cui
soffre l' Italia; e quesla sciagura essa la debbe all' al1eanza
di Roma colla domina zione straniera . Questa terribile
accusa l' <l''eva già lanciata contro la corle di Roma il Macbiavelli. Allora però le occupazioni straniere nOD avevano
t
Documeoti N. IV.
-
37-
rivestito quel carattere di un dominio mezzo diretto e mezzo
indiretto sulla penisola ioliera, e i diseg ni stessi di Carlo V
erano giuochi infanLiIi a confronto di quel ,"asto sistema
d'invasione applicato dall'Austria all'Italia dal 1815 in poi.
D'altronde la corte di Roma non erasi allora data allo
straniero con quello abbandono che è lo scandolo, dell' Italia
presente. Il pontefice Paolo quarlo non fece egli la guerra a
. Filippo Il? Nel secolo decimosesto il governo temporale non
era tanto avvilito che non avesse ancora in sè stesso la
forza di vh'ere. L'esistenza sua non era indissolubilmente
connessa colla presenza di un esercito straniero, e se Ja
sregolalezza di costumi aveva scosso le credenze , le anime
reliaiose non erano poste, come oggi lo SOllO, nella terribile
.
.
alternativa di scegliere fra le gUide della loro fede, e l'iD dipendenza del loro paese. Che direbbe ma i, se ora vivesse,
il Machiave1li?
lo ammetto che nel secolo decimonono i pr incipii generali della civiltà, i quali altro non sono che i principi i cristiani, possono fino ad un certo punto, fra le classi cuUe,
salvare l' irreligione dalla funesta sua logica; ma qual
refugio ma i rim.urà alle moltiludini (sappiatecelo dire di
grazia) quel giorno in cui ne' cU'ori ulcerati accadrà questa
crudele rivelazione: la religione è una legge di polizia : la
Croce serve di asta alla bandiera dell' aquila a due teste!
Quei politici i quali non hanno alcuna ragione per
"emere che s'indebolisca il principio religioso a cui l'Italia
dm'ulo l'impero morale del mondo moderno, quegli uo mini di Stato che rappresenlano un pensiero ostile al callol icismo, potranno levar la voce e dirvi: Ebbene! sia pur cosi!
Dalle braccia del papalo cadente l'Italia passa a quelle del
prolestanlismo; e nell' idea che fa vivere l' In::;hillerra ~ .la
Germania del Nord , i nostri popoli troveranno la cODcihazione de i loro bisogni religiosi coi nazionali interessi.
A tali politici io rispondo: No I rinunziate ad un pensiero che era per voi una speranza. Le molt itudini in ll~li~
o saranno calloliche o nulla. Tulti gli sforz i delle socleta
bibliche e dei missionari protestant i Don riusciranno a sostiluire un' altra credenza a quella che ha nutrilo le nost re
.
ba
-
38 - -
generazioni, che ha dalo all' Italia le sue arti, ]e sue coslumanze, lulta la sua vita sociale; si può di qua dalle Alpi
giungere a unadissolozione delle idee religiose, ad una decomposizione morale, ad un niente j il Caltolicismo che è slalo
la noslra gloria, può divenire la n'ostra foina; ma nel senso
elevalo di questa parola, esso è la ratalità e la vocazione
noslra: si può corrompere, viziare, dissolver.e, si può con
esso viziare e dissolvere il principio della vita morale dei
nostri popoli: ma sostituire al caltolicismo il prolestantismo,
g!ammai! Ed ora con un dolore ugnale alla mia convinzione aggiungo, che la prima di queste alternative è in via
di divenire on (atlo.
Quando l'Austria e Roma avranno visto adempirsi una
tale opera sapranno l'una e l'allra chi deve porlarne la
responsabilità dinanzi a Dio, e dinanzi alla pubblica coscenZ3. Roma avrà sacrificai o , e per rovinare se stessa, la
vita morale del popolo che a lei era direLtamenle confidato,
al più miserabile fra i moventi, a un interesse I
Ma talvolta là dove r uomo nuUa può, si rivela ItIdio.
Aspettiamo.
Se la corruttela che manifestossi in Ilalia nei secoli XVI
XVII, e che io gran parte viene attribuita da noi alla dominazione spagnuola, non è ricomparsa coi caratteri stessi
solto il dominio austriaco, noi non potremmo farne un me rito a questa polenza : è un benefico effetlo degli avanzamenti falli dalla' ragione cr istiana dall' 89 in poi.
U Governo, o almeno la burocrazia dell' Austria, sono
sempre gl' islessi: i tentativi falli a profusione per eccitare
i contadini nostri contro le classi superiori, e rinnovare in
Lombardia la catastrofe di Tarnow, sono cose notissime.
Sotto un altro punlo di vista le vecch ie tradizioni sono
seguite luttora. Svolgere gli spirili dalle ·preoccupazioni serie
e dai doveri austeri della vita pubblica snervando i costumi,
ecco l'abilità suprema: i fatti abbondano , ognuno di noi
può riportarne.
Uno dei miei più intimi amici, il Conte u ' di ragguardcvolissima famiglia milanese, conosciuto come avversario
dichiar:llo della dominazione austriaca, senza che però al-
e
-
39-
cuna addebito particolare pesasse sopra di lui, fu mandato
un giorno a chiamare dal capo della Polizia. Il quale ricevutolo cortesissimamente lo trallenne dei mali cui si espongono i giovani che si mischiano in affari politici. Aggiunse
quind i colla massima di~invo1tura :,Ma, Dio buono! Signol'
Conte, voi siete pur giovane, ricco, nobile, amabile; non vi
potete voi divertire a tutto piacer vostro? Che ' diamine vi
viene in testa · di meltervi in lali pasticci? Vi fanno forse
paura le ballerine della Scala? L'Imperatore ama la giovenlli, e vuoi che ella si diverta: quel che si richiede da
voi è cosa molto facHei prestatevi di bU9na ' vogl ia e date
retta ai miei consigli. - Ecco l'impulso che un governo
stran iero .si conduce a dare alla gioventù del paese dove
egli si accampa; ecco i vergognosi mezzi ai quali il desiderio della propria sicurezza lo costringe a ricorrere! Siccome lulte le carriere son chiuse, siccome un il"resi~tibile
sentimento di patriottisnio ne interdice l'accesso, il goveruo non potenclo alimenlnre l' atlività degli spirili, prende
il partito di esaurirne Ja sorgente! le anime più eleHe di
un popolo sono state cosi ridotte per 40.anni a qnesla deplorabile alternativa: darsi clandestinamente alla politica,
cioè secondo il frasario dell' Austria e de' Governi a le i sottomessi, cospirare, o lasciarsi cadere bel bello in q~el motale marasmo che quel capo della Polizia definiva allegramente: divertirsi e passare la sua gioventù.
Fa egli bisogno di aggiungere che questo sistema di
snervamento morale è stato quello di (utU j Governi Il;1liani sui quali si e aggravata la roano dell' Austria, e cbe
vivevano soltanto per la sua permissione?
Innanzi di far rimproveri troppo severi a cerfe popolazioni dell' Italia, giustizia vorrebbe che si studiasse con
quali mezzi e con quanta persistenza altri adoperossi ad
assorbire ogni vitalità in quegli uomini, che un governo.
nazionale ed intelligente avrebbe stiruolali al lavoro e alle
nobili aspiraz ioni; assorbirla, io diceva, con mezzi al lutto
contrari. Se l'Europa sapesse tuHo quello che è stato faflo
in Ita lia per abballere gli animi i più viril i, guastare le
coscenze, olleoebrare le menti, molta sarebbe la sua mar3-
-.0 viglia vedendo che la virlu, il senno e la magnanimità vi\'aDO ancora fra noi. 1 rimpro\"eri di cui loccammo più sopra ci furono precipuamente direHi dopo la guerra del 181$8.
l'Europa d'oggigiorno, noi siamo Heti di ricolloscerlo, e tanto
i governi quanto l' opinion pubblica , 'ci hanno mostrato generalmenle la maggiore benevolenza, e nelle più difficili circostanze ci hanno gridato: coragg io. Che se noi meritammo
si falte simpatie, se la morale coslituzione deU' Italia è in
modo coSi notabile migliorata in dieci anni, questo falto
deve attribuirsi soIamen[(! all'aurora di un migliore an'enire,
la quale ha tenulo dietro alle cupe tenebre dei tempi anteriori.
L'Italia nel 1849 area falto naufragio, ma rimaneva
pure sulla distesa delle acque una nave coll' albero pavesato
dello stendardo nazionale. La speranza nel Piemonte, per
quanto potesse pareçe in certi momenti poco fondata, è
bastata ad eleUrizzar la nazione, a rillsanicar l'atmosfera
in cui ella respira, a ritemperare le anime, ed a permettere che un popolo sfuggisse alle lunghe macchinazioni di
un governo corruttore.
Esprimendo qui i sentimenti più profondi dell' anima
nostra, noi ci interroghiamo dinanzi a Dio: noi senliamo
che la ,'erilà è nella nostra bocca, e siamo certi che l'amor
di patria non ci trascina troppo oltre quando chiediamo al.
l'Europa, se una naz ione. le cu i forze morali sono sopravvissute a tante percosse, non merai finalmente di avere il
posto suo alla faccia del' sole, che la sua vita sia rispettata,
il suo territorio garantilo, in vece di essere ora divisa e falta
in pezzi come uoa preda, ora comprata e venduta come un
g-regge, o piullosto come Giuseppe fu vendulo dai suoi fra telli ai mercanti stranieri?
In questo rapido esame è nostro intendimento di no·
tare soltanto la degradazione morale alla quale il Governo
austri aco si è dato, direi quasi, il còmpito, o ha subito la
necessità forse di spingere l'Italia. Quanto ai palimenti materiali che ci furono inOilli, ed alle spoglia'lioni che rovinarouo i proprielari Lombardi, son cose notissime j l e le vioI Yedi DOl:ulUuti N. II e III.
-
41 -
lenze solto le quali geme pur ora la Venezia fanno testimonianza delle ingiusUzie passate.
Su quest' ordine di falli noi passiamo di volo; nessun
sentimento di collera ci farebbe trovare dilello nel riandare
la dolorosa istoria di tanti guai: nè ù' altronde son quesli
quelli che piti ci costa di perdonare.
' . .'
Di piu : per una nazione al pari che per un wdlvlduo
può essere salutare la scuola della sventura: funes.la è bensì
la scuola della corruttela, e, passalemi l'espressIOne, dell'imbastardimento. 'Quello è veramente intollerabile, essen ùo
quasi un assalLo permanente contro la vila morale".un' audace
llegazione del diritlo cristiano. E da questa scuola appunto
noi chiediamo a Dio e agli uomini di esser liberali alla fine.
Y.
L'esposizione compendiosa da noi falla dei mali del 1'Italia sotto iI dominio austriaco ci ha condollo a due conclusioni importanti.
10 Il Governl:t straniero imposto dalla forza è la negazione Oaoranle del dirillo cristiano.
20 U~ si falto governo è per .essenza propria oppressivo
e corruttore.
Tanto è ,'e ro, che basta l'adozione di un falso principio a
precipitare l'autorità umana su quel falale pendio che n~s.
suna potenza rimontò giammai, e che conduc~ De~eSSarla­
menle all' abisso. Questa legge elementare domma Il mondo
morale. La violazione mai ne rimane impunitaj e il potere
temporale dei Papi che abbiamo additato come una d~lIe
cause principali dei mali dell' Italia attuale, ce ne fOl"OlSCe
un nuovo esempio. 1
Mollo sono stati discussi i tiloli di questo polere. Le
donazioni false o vere di Costantino, di Pipino, della Con- tessa Matilde, sono state a vicenda aUaccate o difese con piO.
o meno riuscita secondo gl' interessi dei partiti, con grande
rinforzo di citazioni e d'argomenti. Questa discussione, a
senso nostro, è presso a poco inutile. I codici tulti hanno ammesso il pr incipio della prescl'Ìzione, non in ragione della
I Vedi ai dOl:umeDli, DUOl. V, unal:uriosa leUera dci cardinal Sacchetti.
-<3sua giustizia assolula, ma per la sua giuslizia rela(iv3j o
meglio perché se il diritto di ricorso contro tiloli falsi o dubbiosi fosse imperiluro, la proprietà si troverebbe smossa e
la società cadrebhe nel caos.
Ciò che si applica alla proprietà privata, potrebbe ugualmente applicarsi alla · sovranilDj la sovranità polr ebhe dire :
esisfo perchè esisto, secondo l'assioma possideo quia possideo,
se gli uomini potessero essere considerati come la proprietà
d'un padrone. Ma essendo orma i una reiudicata, che secondo il dirillo cristiano, gli uomini appartengono a sé stessi,
la queslione non è di sapere se sono stati dati,
da chi o
come, ma piuUos{o e solamente con qual diritto sarebbero
stati dati.
Da questo ~ato, la questione è pronlamente risolla, o
piuttosto cade da se medesima.
Siena le donazioni v:llide o no, noi non sappiamo che
possano di per sé sole coslituire no diritto davanti al quale
si debba inchin are la lihera volontà degli uomini d' oggi di.
Ma potrassi rispo ndere : se un popolo appartiene a se
stesso, si darà oggi ad un capo, dimani ad un aItro, e voi
precipitate cosi le nazioni nel caos medesimo da cui la prescr izione ha voluto garantire la proprieta.
Cbe vuoI dir ciò? Trasferire la sovranità dall' uno all'altro si chiama, pare a noi, fare una rivoluzione. Ora diciamo, le rivoluzioni (non parIo delle sommosse ne dei
colpi di mano ) le rivolu zioni veramenté llazionali non si
fanno per capriccio j si fanno in seguito di lunghe sofferenze e sollo la forza della necessita. Governate secondo il
principio cristiano, e voi potrete stare tranquilli: quelli che
si san dali a voi non° riprenderanno il dono.
No, non già in virtù di donazioni otto o dieci voUe secolari
e più o meno autenliche, il Goyerno Romano (n iente più di
ogni altro governo) potrebbe credersi legi !timo' ed inviola.bile; non può restare l'una cosa. e diventar l'allra se non a
condizione eli sodisfare agli imperiosi bisogni e di corrispondere alle richieste legittime del paese da lui governato j 1 e
questa condizione mal può adempirla se egli si appoggia
sopra il principio pagano della forza .
Ciò poslo, non si saprebbe annettere troppa importanza
alle storiche ricerche sulla origine della sovranità temporale
dei Papi. Questa sovranità si è formala presso a poco come
tulte le altre, con la dHferenza che ne trae seco neceSS3riamenle la intervenzione dell' elemento eedesiaslico.
Per dire il vero, r istituzione definitiva del governo ecclesiaslico non ebbe sua data se non dal ritorno dei Papi
°
." beosì aUi spontanei (li sonanità nazinoale. I papi erano in fatto i capi
eletti del popolo romano prima che la spada dei Franchi {lùtesse in~idere
ona donazione sut[e tavo e del diritto europeo
A tutti qll:est~ periodi, una adesione espre~sa o la cita , sanziona ncHe sue trasformazlolll SIIC·
Jl cessive i[ poter tl'mporal dci papi, e lo sostiene legittimandolo. Questa.ade:
sione, qu esta sola adesioìle, pensiamoei l è per il p3pato una garanzIa dI
., indipendenza. Eliminando il pretesto alle iO"a5ioni, cbiude P e~trata d~l!n
slalo romano per distendere intorno alla Sanla Sede unI zona di neut rah~.
Mancbi quesla adesione, e allora la barrier, cadendo, lo .st~to romao~ dlvieoe il campo chiuso in cui Francesi, Sp2gDlloli J Austr,acl, vanno d,spu" lando, io unI miscbia coufusa, gl i avanzi di uo potere che ~vviliscooo . s~tto
1'1 pretesto {li conservarlo. Il pl'lere temporale è inevitabilmente per la Chlcsa
., una di queste due cese: se liberaml'nte consentito c un penno di libertà j
Il se violl'ntemente è imposto, e un islrumento di servitù. p (EUGenio Rendu!
Condition! de la Paia: dalls leI Elats-Romains, paC". 75 j ~8.i9.) NOI
combattiamo direttamente il potere tcmporale che lo scrittore francese paro
"ccettare· ma noi diciamo con lui che dal lulo st~sso delF interesse della
Chiesa qJesto petere non è pessibile, se non s'ammette per principio l.l condizione ch' ei sia '·olontariamenfe accettato. La rorza non può nolla IO tale
questione se non elle moltiplicare i pericoli per [a Chiesa, e spingere il caltoliciswo fuori del1e LeCCi Evangeliche.
, Vedete la parle che face,ano i Papi all' origine del poter temporale,
per esempio quello del papa Gregorio Magno: come intende\'ano il loro tempo J o in consecue.oza l quale auloriti!. "!or31e principio ~i loro tempo.rale autnrità • ...• Et qm!lcm , postquam cordls humerum sarClO8e pastorah s0.ppo• sui colligere se ad semetipsum Don polest 30imus, quia ad multa partltur.
COffor namql1e modo eccletiarum, modo monasleriOI·um cau~3~ discuter:.;
11 saepe siugu[orl1m vitos actusque pC'nsare; mollo quoctlam CJVlum oeg?,,.
11 suslinere; modo de irruentibus Barbarorum cladiis cemere, et ~(1mmISS~
greei insidianles lupos timere: mo.do rerllm curaro sllmere l ne {Iesmt subsl'
dia eis ipsis 1 qui disciplin3e regula teoentul·j modo ra~torcs. quos!lam
11 aequaoinliter perpeti j m~do eis s~b stndio. ser.vabe earitall~ obv,are. Cum
itaque ad tol et tanta coellanda SCIssa ac dl lantala meDS dUCllot" quando a~
• semetipsam redeat, Ilt tobm se io praedicatione eo11igat, et a proferen tI!
• verbi mioisterio 000 recedat? .. (Leclio V, nunl. 5, 6). .
Il
~ Notiamo qui, dal lato della qllestionc .li ratto, una osservazione del
pobblicista fraocese !la noi citato: • Co[uoniasi il trooo pontificio, quaodo gli
, si attribuisce per appoggio nel passato la scbinitù eterna di un popolo.
• I veri titoli del polere tcmpor3[e sooo) io origine, non peq~nOlene l ma
I
n ....
(O) Pipino UOlta Aslolfo plima di alhcc~,lo...... Ut pacifice propria
cI:e eccluilZ Dci et Rtipttbblic~ Rcmanrr redda>!t jun .
•
saD-
-
44-
dalla captivilà di Avignone; e questa isli1uzione fu l'opera di
prelati bellicosi (il Cardinale Albornoz e il cardinal di Ginevra) i quali, alla lesta delle compagnie di ventura comandale
dal celebre condolliero Giovanni Acuto (Auwkvood), sollomisero con la spada in pugno_una gran parte delle province
componenti lo stalo aUuale della Chiesa.
Simili falli costituiscono, COUle si vede, la sloriadi luUi
i Governi possibili j ma più non vi 51 trova l'influsso del principi'o cristiano. Coso hanno mai di comune simili falli con lo
spirito dell' Evangelo? E quanto siamo lontani di Sia da quel
patetico appello indirizzato ai vescovi dalle popolazioni oppresse per la violenza dei conli messi alla testa delle Città
Italiane durante il per.iodo carlovingiano!
Gli Italiani che avevano sollo gli occhi la corte di Roma,
che da vicino segni vano la sua politica, gli intrighi, simili in
lulto agli intrighi e alla politica dei principolti della Penisola;
. . li llaliani - v' e da maravigliarsene? - giudicarono pronta~lenle la Corte Romana con maggiore indipendenza ed occhio
pila sicuro, che non potevasi fare dal resto d' Euro~a . ~a loro
fede religiosa avrebbe naufragato fin dal qualtordlcesllllo secolo se Don si fossero fin d'allora abituati a sepa rar neltame~te il callolicisroo dalla islituzione lulta profana sollo la
quale veniva schiacciato, ed a serbarsi il diritto di condannare l'abuso, conservando al principio la loro adesione e il
rispetto.
Nel tempo stesso che i più potenti sovrani tremavano da
lontano alla voce di un legato, e si vedevano forzali di cedere
davanti l'ardente emozione c.lei loro sudditi, la sommossa
1"omoreggiava a Roma sulle porte del Palazz~ Lateranoye
loccava ai Papi di tremare alla loro volta, e di cedere.
La politica della corte di Roma dal quattordicesimo secolo fino al diciottesimo non fu lale, sinceramente parlando,
da ingrandire ai rappresentanti dell' autorità callolica nè la
stima degli Ilaliani ne il rispetto degli stranieri.
La corle di Roma procedè ora con la forza, ora per mezzo
di ne"'oziati condotti con quella abililà astuta che era di moda
alle;'po in cui la politica, misteriosamente elaborala ~el pi~
profondo dei palazzi, rimaneva una cifra impenetrabIle peI
popoli. Ella pervenne cosi a sottomettere ciltà e prov incie i
ma o~erviamolo e non lo dimentichiamo, qui tutto sta in
fav~re del governo pontificio dr quell' epoca, sul governo
pontificio quale esso fu costituito dal i815 in poi. Fra i
- due sistemi, niente rli comune: le città, le provincie s' inchi - .
na"ano ai papi, e davano sè stesse a condizioni e sollo la ga ranzia di un contralto reciproco; sicche le popoÌa1.ioni avevanO il loro governo proprio sotto la signoria nominale dei
Papi. Esse univansi a Roma secondo un sistema presso a poco
simile a quello dell' Un ione Americana dei nostri giorni:
Bologna aveva il suo Senato, e un ministro residente a Roma.
La legazione di Ferrara, la Legazione di Ravenna avevano
i loro concordali. Allora il Papa regnava, ma non governava.
E quando sento in oggi, a Roma, consig lieri ciechi e colpe,'olii all'estero pretesi amici del Papa gridare ad alla voce:
(t Non concessioni! Non costituzione! » dimando loro: I papi
d'una voJla hanno dunque male operato? Clemente III, Gregorio IX, Innocenzo VI ec., hanno dunque avvilito la tiara
dando garanzie co.n le costituzioni ai diritti secolari dei Romani? Gregorio XI, Bonifazio IX, Martino
Niccolò V, hanno
dunque meritato il vostro dispreno, rico noscendo a Bologna
e a tante altre città il diritto di stipulare le loro franchigie?
Povera gente che ,'olete schiacciare le cose umane con
\' immobiliti\, la quale appartiene soltanto alle cose divine,
dove mai trascinate il papato?
Sull'organamento che abbiamo accennato è passata la rivoluzione j e il Governo Romano ha vislo nel fallo compiuto
una ragione sufficente per ritenere ormai come non avvenuti
i dirilli delle province e le condizioni stipulate; e , cosa curiosa, i difensori di quel governo invocano gli antichi "oli
popolari come titolo della sovranità del Papa, mentre che
essi lo impegnano a persistere nella violazione flagrante del
patto, 1'osservanza del quale potrebhe solo perpeluare la validità di quei voli. t
v.,
I Non basla: una ccrla stampa ( La Civiltd Cattolica, -1'5 oUo·
bre .185Q), ci sl'ie(tn grnvcmente che .'l\lcste proviocie. sono .nel CASO di un
liU8ioi0 che ha ratto eOD un proprietnrlO ulI; contratto di I~CatlOne e c!le 11011;
e l'~drolle d i rom perc questo contralto a l',acere suo. E SI dO\Tcbbe In O&CI
rispondere .ti !imili 8I'&omenti !
-
46 -
La politica romana segui d'epoca in epoca l' andazzo
di tutte le polilicbcj essa fu del suo tempo, mentre dOVe'l'il
essere dell' eternità. Ella s' avanza così reggendosi a "ulgari
stampelle, fino al 1189. La sua forza morale scalza la dal fa:
tale divorzio dal principio crisliano e dalla politica, erasi
spenta al soffio dello scetticismo. Il papa lo ebbe aUora una
gran forluna, potè r itemprarsi alla sua sorgente , incontrando
i patimenti e il sacrifizio, le due sole armi del Divino maesIro. La rivoluzione dunque la rialzò; gli ult imi giorni di
Pio VI, l'eroica dev07:ione di una gran parle del clero fran. cese, la cos tanza di Pio ,'II, ricollocarono il papato sopra
i soDi veri fondamenti. Egli fece allora piegare le ,'cloola
Don con la spada , - arme condannala; I non colle scomun iche , - arme spuntata dall' uso falso che non si è cessato
di -farnei ma con quegli espedienti sublimi che sollomisero
il mondo al Cristo inerme.
Da rooHi secoli, non era stato il papato cosi veramente
padrone che quando parlò dal fondo della sua prigione di
Savona.' Questa riabil itazione dolorosa nOJl doyeva disgraziatamente far sentire gran tempo gli effelti suoi.
Ella reralse di sua virtù nei primi anni che seguirono
la restaurazione di Pio VlI; ma tuUo ad un trallo, con la
politica della forza e la risoluzione presI abilita d i 4ichiarare
la guerra alla società moderna , ricompariscono le cause di
una irrimediabile decadenza. Fin da questo momento cominc ia quella funesta serie di rivoluzioni e d'interventi che
hanoo finilo colla c.aduta o virtuale o effettiva del governo
clericale.
Noi siam giunti qui ai più tr isti giorni del potere
temporale.
l Il vanuelouoD è esplicito sopra alcuno ~egli altri punti quanto su questo:.
tutti coloro cbe avranno presa la spada penl'8.nno.pe.l·la spada: ft - 1 \ PeuSl
,. tu forse che io non potcssi ora prcgare il padre mL~ II q?al.e_m, manderebbe
11 legioni d' angioli? eco eco _ Che ne banuo buo '. papi d, .queste .p.arole!
2 Si obietterà: • Volete adunque l:r. persecuzione e. Il martn.,o dell.a
Il cbiesa e del c1ero·t D Dio ce ne cuardi I Ma noi non pensiamo cbe II martirio (il vero martirio) sia il piò !l'fan pericolo c.hc po~~a. minacc.ìare ,UO' i~c~
religiosa. Non mai sotto la stretto della persecuz.lOo.e 5 Il mdebohta l Dutonta
della chiesa j ella perisce si, ma sotto le seduzlOul del potere} e per le eonnheozc di ulla interessata protezione.
~
-
47 -
. Fino alla rivoluzione, fino al 181à c anche per alcuni
anni dopo } lDolle cause oggi disperse avevano contribuito
a s?stenere ancora questo potere. In primo luogo la polenza
IO~I~~ dei principj del 1'189 non era ancora penelrata negli
SPlrI.h, e la coscienza universale Don aveva ancora imparato a precedere la politica nelI'applicazione sociale del
CrisUanesimo.
. Hisogna ficonoscerIo: le più flagranti violazioni del dirItto. non porlano lanto necessariamente la dissoluzione im~edlata d'una islituzione o d'una società; ma come avviene
d~ quelle potenti macchine le quali, spento ii fuoco del mov.lmenlo, C?Dservauo pure qualche tempo la forza d'impul_
SIOne acqUistala, cosi è d'un sistema religioso e politico;
q~ando appunto.è co.l~ito a morle si sostiene ancora appogg~ato sopra strah filllZI e sopra interessi j ma questa vita, o
PIlJt~osto quesla apparenza di vi/a quanto potrà durare? '
Oggi che il principio cristiano è divenuto COn tulte le Sue
co nseguenze ( l'abbiamo assai ripetuto ) il simbolo delle
masse, come si può mai Supporre che un Governo che si
sostieIle col diriUo della forza non abhia perduto fin l'ultima probabilità della vita?
Una ragione di più.
. P~ima della rivoluzione, Roma era stala il punlo di
Jnlra dI tutte le curiosità come di tutte le ambizioni. La rara
distinzione dei costumi dcll' aJ(o clero d'allora le tradiz ioni
d'eleganza e di buon gusto dei dignHari delia Chiesa le
a~iludini di una vita piena di sicurlii in mezzo agli splendori
delle arti, av~ "an fallo la Corle pontificia il convegno di
tutto quanto l'ingegno, la ricchezza, la nascita additavano
come l'élile del Mondo cattolico. E quanti _ perchè non
dirlo? quan1i intriganti illustri, che, screditati ncl loro paese, accoIT~vano a Roma, come in un campo aperto alle
speranze più brillanti e più arùite!
Che l'austerità dello spirito cristiano Iro\'asse in questo
insieme da ridire molto, non é qui la questione: se il goYCrno romano era in conlradizione col suo principio, alme110, le qualità eminenti di questo go\'crno cOl'reggc\'ano col
fatto molti errori, e relavano molte decadenze. Laprelatura,
-
48 -
co mposta d'u om ini d'i ngegno e di nasc ita , d i facile com unica tiv a, di gusto assai deli ca to, che nessuna gra nde os ti li tà
non ave va per an che amareggiato, govern ava senla scossa
quella Roma del dicio ttesimo secolo che non ch iedeva se
non d i ,' ivere, e il cu i catti vo umore di no giorno si di ss ipa va per volgere la llo in riso all a voce di Pasq uino.
La stori a , e pi ù <ln cora la legg-enda , ci r appresent ano
i pr im i giorn i d i Pio V[ solto l'aspe ll o il più sed ucen te.
Il fior e della socie tà europea si riuni va a Roma: le corti
de i cardin ali e dei min isfr i, de i Be rni s, degli Azara t degli
York , degli Ham ilton, i palazzi elei pr in cipi romani, i sa loni
degli a rti sti, dei le tt er ali, popolat i d' inca ntevoli rantasie, d i
splendid i sogn i , cui non avevano a nco ra sparso d i cu pa
auster ità le severe esigen ze cle li a ra gion moder na e le du re
lezi on i dell a esperie nza, presen tavano l'ide,,,lc d i quella es istenz a fac il e e dolce che tieD luogo per fan li uomi ni dell e
gravi occupazion i e dei grand i dover i.
Ahimè l lulto era ill usion e : erano fior i nascondenli gli
orli del precipizio nel q uale andava a s pro fondare un pote re
che aveva d imenlicnto le condizioni dell a vil a !'ua.
Un prin cipio violato può aspeltar lungo tempo la sua rivi nc ita , ma questa rivincit a non gli sfugge mai. Essa fu
cru dele per il governo romano . f} epoca da noi rammentata
era stata come una grande e uitima fe5ta dala alla cor te de i
P api dal ge nio della socie tà morlerlla, in quel momento che
le dava l' addio.
Quan to è cambiato il quad ro! chi mai lo riconoscerebbe
al mom en to in cu i scri vo? I
E in un nuovo appello alla forza vorrebbe cessare il
ri medio a u na decadenza m orale, che è l'opera dell a forza
stessa, e ch e non si arresterà, compr endasi bene, se non il
giorno in cui gettando la spada, Horua avrà ripreso il simI Un sarrqio di costumi romani aUual i può dare un' idea dell a SilU37.io:ne. In m.olte rICche e an liche f~mill'lie t'sisle ciò ch() si ·chiama prelalura. E
una fenlli la che locca di diritto a quello dei fie li che si destina allo stato ecclesiastico, e che intende percorrere ill carriera deeli imril'ehi. Queste renùite
SODO tah'o\t~ ffilJlto considerevoli . Ebbene I noi abbiamo uoti!o ùei Giovanetti
ap p arl~nc~h a ~3mì e\ie Ilccal1ulc, Il cbe vivono in uno slalo ili povertà vicino
alla .mlse.na l mpoollcre a quelli ch<! loro proponevano di useirne p,'cndendo
JI ab,to di prdato: • J1tgtio (are il contadino, che euere odiato da tutti! ~
-49_
bolo del Cristianesimo I
l
a sola arme che Dio le abbl"a COn fid ato, la Croce I
Uno dei più " randi i
fT·'
corda ire, ha scritt~ 'que t ngeo~1 dl q ueslo se colo, il P. Lah
s e prolonde parole · L
anno pur ificata e rin fT iovani ta I Ch.
. .« e sventure
sarà de lla Chiesa rom~
D~
lesa dl Francia; e cosi
.
na se IO la chiaro
espiazioni: meglio è sofT', .
l
a a prove e ad
.
unre e sa varsi che god
m ruina. » Hanno essi med ·t t
'
ere e precipitare
E l'il! t " d
. I a o questa sentenza?
us re om enlcano sorr .
unicame nte appoggialo sul br o~lUn~e va : « Dopo Hi8H>,
papa to si è alienalo il CUore d:~clO dI !~rro delI' Aus tria , il
non ha scorto la su a sal t
ulLo CIO che lo circonda, e
- I
u e se non che nel
.
Con a mano dello straniero S· d
~ompfJmere
l' Italia come naz iona l"'"
"d' la unque che 10 consideri
I a CV I entemenle o
.
]a consideri dal Jato d
eli'
ppressa, sia che
lerabiJe, e bisogna des "d a Cble]sa, lo s tato altuale ò in tol.
l erarne a fine. » 1
NOI non pretend iamo altro
.
Il' e In questo la Voce del
patriotlismo si aCcorda co
Ai sefTuaci del . l n q.u e a dell a religione.
e
515 email qual e ha
d Il
presen te noi d iciamo.·l
I
: pro
o lo s tato
stesso l'aulorita sp" "l " lI po ere p.on fl ficio riunisce i n sé
I fi ua e e la temporal
e senza confin i . e
l
e, senza reslrizione
l
ques o po tere si eser·t d
.
l
c.o i nell a piu comp leta liberla d i a'
CI. a
a clOque se nodo cosi l un go, ecco l'aut . .
.z l.one. Ora, dopo un pemessa, e la ìemporale
oCl.ta sPlflluale si trova compro_
non eSIs te più ! dap "hé
senta la spaven tosa ·
.
.
'
pOIC e ll a pre < Immagin e d l un cad
h
b raccia robuste vie l
..
avere c e da due
"]
n eouto IO pIedi U l l
e a mentita la pi ù I d · n a e resultamen to
.
rem en a che da .
r SI possa al principio
crIst iano, e la Car Ie di Rom
che le chiederà Un t ·b.1 a dee p~ven tare la voce di Dio
Ire m ilioni di uomin~rfl I e con.to, di cendo: io li avevo dato
lici; che ne hai tu fa~'IOe? Un codice per render li buoni e fe-
°
.
I Lettera del P. Lacordaire al si",
b
.
~.emo.n!ese del 5 Giugno .f8!HI Q .. ' li • P~rreyre, cl!ata !Iella Ga%=etta
clale da un' altra lettera dclJ' i"~ ( ues~~ ,medeSImo numero del eioroa le offi_
ge : ,L'Italia libera il il papa! S ~~bre 1{l'I OSO al , iU· E. Hendu, in cui si les:~~n::e,c~ntrarie; e ~nza il a ~ Il'bratol comunque siano oggi le Oppae posslhll e di riCODdurre l' It~ta ~l ' erato dall' IIssolu tismo austriaco non
~ Vedi documcnto Dum . '~I~ a culla della Fede. ~
I
•
-
60-
VI.
Eccoci giunti finalmente in presenza della grande questione del lempo. Se noi abbiamo condotto quelli che ci
son venuti dietro per una via forse troppo lunga, ci sarà
ora più agevole abbreviare quello che a dire ci resla.
Su qual principio dee fondarsi oramai la politica dell'Europa riguardo all' Hatia? È questo il gran quesito: qual
principio dovrà trionfare? il Pagano o il Crisliano? Nel
primo caso )' Italia sarà dopo la gaerra a un bel c~rca
queno che ella era innanzi: mina sempre carica alla quale
manca soltanto una miccia per darle fuoco j nel secondo
caso la principale occasione di un conflitto sarà sparita , la
pace sarà àssicura13j e l'Europa, per questo riguardo tranquilla, potrà volgere l' aUenlione sua vcrso aUre questioni
le quali ingrandiscono, e si vanno via via delineando sull' orizzonle.
Gli affari di Oriente (e di laUo l' Orientc), l' espulsione
di quelli antichi nemici del Cristianesimo che disonorano
l'Europa, la istallazione della europea civiltà e l'apertura
di nuov i mercati nel mondo asiatico, ecco queslioni che lulle
;\l1a prima occasione vorranno essere sciolte: e sarebbe egli
l)eo fallo che intestine discordie e guerre, le quali chiamar
si debbono civili, ,'enisscro in un tal momento a ind ebolire
)' Europa?
Oa un allro Ialo imma'ginarsi che l'Italia potrà renunziare al proprio diritto e rassegnarsi ad essere immolata, sarebbe un esporre se stessi a disinganni crudeli. La via della
indipendenza le è stata aperta j ella ha udilo risuonare quella
parola magnanima: Unitevi in un solo scopo, la emanci pazione . '"' domani sarete ciltadini liberi di un grande p<lcsel Ella potra accettare condizi onat(l.mentc no qualche tempo
d'indugio j ma ritornare indietro, giammai.
Tessere recriminazioni sul passato sarebhe ora cosa fuor
. di prollosilo : le slipulazioni di Villa franca, come pure la pace
di Zarigo, dcbbono oramai accettarsi qual punlo di pnrlenza j
ma siccome non 3\' vj dirillo contro il diritto, sarchbe im pos·
-
B1-
sibile riguardare come non avvenuto lutto quello che precedè
l'armistizio del 7 luglio.
Il tempo svelerà forse il mistero di Villafranca. Il dOl'er
nostro è di rispeLtarlo j ma quello che la pubblica coscenza
non ammelterebbe mai, egli è che dopo aver chiamalo alle
armi in nome dell' indipend enza le popolazioni della penisola; dopo che quesle popolazioni fidenti nella lealtà della
Francia e nell' onore del Piemonle si scossero alla loro voce,
si polesse avere il pensiero di abbandonarle aUa vendetta di
quei sovraui che preferiron la disfatta solto le bandiere dello
straniero alla viUoria sotto il vessillo nazionale; abbandonarle agli odii soprattulto di quel partito che dal 181!S in poi
si è fatto lo slromento delle oppressioni politiche e religiose,
e che, gl'Italiani lo sanno, non perdonò mai.
Ci promettono garanzie, riforme, costituzioni e via discorrendo. L'Italia non crede più, non può piò. credere ai
giuramenti di quelli che furono i suoi principi j e la verità
m'impone dirlo, ena non crede piò. in particolare alle promesse di riforme del Governo romano: i Romagnoli troppo
bene conoscono la dolorosa loro slo"ria da quarant' anni
in poi.
E quando parlo così non ne è motivo la persona di Sua
Santità Pio IX, è il sistema che lo soffoca. che l' opprime, che
non permette al Pontefice di essere chi egli e j sistema che
ha fallo la restaurazione assolutista! e perciò stesso sterile,
del 1849 j che ha impedito a Pio IX di profittare di dieci
anni di sicnrezza sotto la protezione francese per preparare
. istituzioni dure\"oli, per preparar l'avvenire j i difensori del
quale non hanno mai visLo nel popolo degli SLati romani che
una materia da scavare, tagliare e far lavorare a piacere, e
nel momento stesso in cni io scrivo se la ridono solfo i baffi
delle promesse di riforme che si lasciano sfuggire per la
))uona gente la quale avesse l'infantile cacdore di preslarvi
fede. Innanzi di ammettere quel sistema e parlar di riforme,
io ve lo dico, trasformate lui stesso, altrimenti tulto resta per
s empre impossibile; imperocchè siccome egli ha saputo aD·
llienlare il Pontefice del 1846 e del 1$47 t cosi egli ha già
ucciso anLicipatamente il Pio IX dell' avvenire.
-
-
52-
Quindi fede in li era mente distrutta nella parola dei SO~
vrani che hanno oltragg iosamente violato i loro giu~amenl~
e tradilo la causa nazionale j di più, certezza che nentrall
negli anticbi Stati loro, quei principi pe~ la fal~li.la s~essa
deìla loro situazione diverrebbero di nuovo l comphel d~~l A~­
stria, la quale con aHrellanti mezzi di assallo e con pl~ odIO
cbe mai, ci spia dal fondo del suo quadrilatero: come SI parlel'ebbe dunque di ristaurazioni all' Italia?
.
.Sarebbe eoli bisoO'no di credere che secondo un plano
o
e
h'
indicato dai giornali dei nostri nemici , volesse ale,uno ,c lamare in aiolo dei sovrani condannali le gelosie, le lnqmelezze, le divisioni, l'anarchia, in una parola, che forse hanno lanto
sperato vedersi manifestare nelt'Italia centrale? Vorre~b~ro
per avventura, secondo una brulla e~pressione del princIpe
di Melternich, lasciar cuocere la peDlsola nel suo brodo J e
a forza di raggiri, dis in ganni, eccitamenti, e sta~ch,ezza,
sconcertare nella maravigliosa loro condoUa I popoli di To na di Modena e delle Romagne? Per l'onore dell'Europa
se a ,
l' r
noi non ci piegheremo giammai a credere alla rea ta ( I un
disegno che la lingua dei popoli civili, che la lingua fr~ncese
sopra tutto, non presenterebbe parole per qualificare .
..
In un tempo nel quale l'opinione si trova ad essere pl~
che mai non rosse la regina del mondo, noi non potremo mal
credere che alcuno tanto si abbassi da ricorrere a ~ueslo
ignobile ed inutile sistema di insozzare con la calun~la, popoli, dei quali ad ogni costo bisognerebbe fare ~elle vltt~me.
L'Austria per mezzo de' suoi fa~tori ~I F~anCia ~
d'Italia, ci denunzi a aH' Europa come flvoluzlOnan. Se nOI
siamo tali nel senso nerasto di UDa parola troppo crudelment~
consacrata dalle infamie d'un' epoca rinomata, allora nOI
accettiamo l'anatema de' nostri iniooici; ma, facendo appello
alla lealtà di tutti gli onesti, dove sono, dimandiamo, presso
di noi le teorie del comunismo, del socialismo, e del r~v~­
sciamenlo sociale? Dove sono gli allentali contro la propneta,
le predicazioni incendiarie? Dove mai si vede alfacciare 1.0
spettro sanguinolenlo del 1193? - :Ma, rispondono, l' OCC I ~
sione dell' Anvili I _ Si, è vero : noi abb iamo avuto un fallo,
un fatto per sempre doloroso, ma unico, che ha macchiato
~3 -
la purezza del movimento rigeneralore: si, noi lo confessiamo •
col rossore sulla fronte e coll' angoscia nel cnore: ma un
grido di orrore si è levato al momento stesso da tutte le parti
d'Italia per riprovare, per fulminare gli autori del misfatto:
c noi pure, dal canlo nostro, lo abbiamo stimmalizzalo al
cospetto dell' Europa. Chi ardirebbe dunque porre a carico
questo falto isolato su tutta quanla la nazione? E aggiunge ·
remo eziandio, qual è mai quel popolo fra i nostri vicini che
sentendosi senza peccato ci scaglierà il primo sasso?
Intendiamoci una volla sul senso d'una parola che è
quasi un' arme a due tagli: i rivoluzionari della Italia Centrale, quei rivoluzionari fra i quali bisogna rammentare il
conte Rossi, e persone anche piil illustri, ogni volta che esasperali dalla oppressione della loro coscienza e della loro
morale dignita, cercavano nell' insorgere un rimedio ai loro
mali, che hanno mai chiesto? Hanno chiesto leggi, giustizia
regolare, abolizione di tribun ali che erano una minaccia per manente, e liberta legale. Ved ete i loro proclami e i loro
atti. l E che vogliono mai, ora stesso, questi repubblicani,
quesli perturbatori della pubblica pace? Chiedono un re, un
re cbe li protegga dallo stran iero, un re che li governi secondo
le leggi morali del secolo decimonono, e li salvi dagli interni
disordini.Ecco ciò che ambiscono questi rivoluzioJW1·i italiani;
ecco quello che reclama il popolo' il piil irritato da lunghi
ollraggi, il più tra vagliato dalle parti, il più stimolato dalle
provocazioni, il più diviso dalle sue memorie e da tradizioni
illustri, ma che meltendosi solto i piedi tradizioni, memorie,
spirito di vendetla, e glorie di campanile, si è tulto unito
per camminare verso uno scopo: il possesso di sè medesimo;
c aspetta dall' Europa una cosa sola: il dirilto di ,rivere.
Ma contro l'Italia vi hanno allri reclami: l'energica
leallà del re Vittorio Emanuele, alza di troppo la sua ri~
nomanza. Quel re che ha saputo stare fedele alla sua parola, e insieme colla costituzione 'del sno paese mantenne
il programma della indipendenza italiana j oh qual vivente
rimprovero è mai pei governi di Roma, di Toscana, di
Modena I Il Piemonte, quel piccolo slato che a forza di
{ Vedi i procl:ami del 4851 e del f845.
-
54-
sacrifici e di coraggio, trascina seco un' intiera naz ione, oh
qual mai scandalo per l'Austria, e pei rappresentanti del
principio pagano della forza!
Bisogna adunque minare l' autorità morale del Piemon~
te, e svelare l'ambizione insaziabile del 500 re J eco
Parliamo freddamente: che vediamo noi? Da una parle
l'Auslria che da quaranta anni in poi fa uso di luUi i
mezzi per impadronirsi dell' Italia, impadronirsene materialmente e moralmente in onta dei trallali; che calpesta
ogni giustizia, ogni diritto; che chiama in proprio aiuto
l'immoralità e la corruttela; che soffia nel fuoco rivoluzionario per esser poi invocata ad est inguerlo, e cose simili;
dall' altra vediamo il Piemonte, serrato da ogni parte, chiuso
in un circolo che ogni giorno si aOf]ava stringendo di piuj
vintQ dapprima ma non sgomento, mantenere la propr ia iow
dipendenza, rialzare fieramente il proprio vessillo costilu·
zionale sul campo di battaglia della Tchernaia j poi (u((o ad
un tratto invaso, difendersi, e, aiutato sì da on onnipotente
concorso, ma pure procacciarsi le lodi de' primi soldati del
mondo a Montebello, ' a Palestro e a S. Martino. Questi son
falli. E quando questo piccol paese che ha avu to ardire di
far tali cose, che ha sopportato tutti questi sacrifizi, che ba
sfidato tulte queste avversità di fortuna, attira in seguito a
se le volontà ed i cuori; quando 1'Ilalia inliera la quale
vede da un lato sovrani jnfedeli al paese, e dall' allro un
re che tiene allo e fermo il vessiUo de' padri suoi j quando
1'Italia ri[lUdia costoro, ed acclama questo, e ne fa l'eletto
della nazione; quando questo accade, l'Europa si maravigl ia,
la diplomazia si commove, e 5i decreta un' accusa contro
il Piemonte e il suo prode sovrano!
No: il Piemonle non ha on' ambizione insaziabile. Nel
movimento che accade, il P iemonte non spinge, ma è spin·
to, e l'ufficio di cui si ,,·ede inveslito gli viene imposto da
una inevitabile necessità.
Non appena fu spezzato il vassallaggio dell' Austria, il
Piemonte divenne per necessità il punto di mira delle spe·
ranze della nazionalità italiana. - Viene accusato di rare la
propaganda: è vero, ei fa la propaganda più invincibile di
ogni altra, quella del coraggio, della libertà unita all' ordine, la propaganda del riformare le leggi, la propaganda
dell' onor militare e dell' entusiasmo nazionale. Il re suo
faceva la propaganda in mezzo alle palle ed alla mitragli a,
mentre i principi decadu ti , dopo essere fuggiti, n~D già diw
nanzi alle violenze, al disprezzo de'loro sudditi, erano pasosati daLIa parle dell' inimico. Quei principi pure faèevano dal
canto loro la propaganda: e di queste due propagande cia·
scuna ha portato i suoi frulli.
Ambizioso il Piemontel- Piacesse a Dio che pel bene
dell'Italia e per la pace dell' Europa vi fosse da lungo lempo
fra i sovran i della penisola un'ardente gara in tale ambi zio·
ne! Ce rto, mancherebbero allora molte splendide pag ine alla
storia di noi Piemonlesi; il paese nostro non si vedrebbe
grandeggiare fra gli Stati d'Jtal!a: ma che importa? Non vi
sarebbero stati tanli anni perduti per la rigenerazione dell'Italia, l'Italia non avrebbe dovuto piangere sugli animi in w
franti, sulle intelligenze spente, sulle forze del suo paese
paralizza le solto l'oppressione, solto il peso di un sislema
che e UDa sfida insolente fatta alla ragione umana, non lDeno
che al diritto cristiano. Quanto ai principi decaduti, prender la
col Piemonte, è r ipiego, per verità, facile assai: se la pren·
dano invece con sè medesimi I Se trovan l'Europa indifflO w
rente, se vedono i propri loro sudditi cbe non conoscendoli
più, si rifugiano sotto la spada di Vittorio Emanuele , questa
dura lezione giovi a tutti i poteri, ne apprendano che la vec~
chia politica, la politica pagana, non trova più posto in una
società rinnovata dallo spirito cristiano, in una società nella
quale la voce della giustizia deve imporre finalmente silenzio
al rimbombar del cannone,
Ma agli accusatori nostri noi non abbiamo mai finito di
rispondere. Addebitano gl' Italiani d' irreligione j li denun ·
ziano alle nazioni straniere come n'einici accanili della Santa
Sede; e si trovano dign itari della . Chiesa i quali nella loro
inesperienza, affatto, vogliamo crederlo, affatto sincera, pensano fare 'opera pia sollevando contro il noslro paese la
buona fede degli ignoranti e la credulità de' semplicLI
J
Che le ma.nifestazioni deplorabili di quattro vescovi era.no state ripro·
-
56-
Si manca forse alla legge religio!la dicendo che il potere
temporale ai di nostri, lungi dall'essere per la polenza spirituale una guarentigia d'indipen denza, altro non è oramai che
un pericolo e una servitù? Il sostenere che la Chiesa guada gnerebbe tutto, sia trasformando radicalmente un Governo
che è lo scandalo dell' Europa civile, sia rigettando lungi da
se una responsabilità che l'opprime; l'aggiungere che lo
speUacolo di tre milioni di uomini messi violentemente fuor
della legge del secolo XIX per essere ritenuti di forza sotto
una specie di macchina pneumatica; l'aggiungere,dico,che un
tale spettacolo non è falto per ricondurre i popoli alla Chiesa,
e che lo spacciare come conseguenza pratica e razionale della
legge cristiana un sistema di oppressione morale e politica,
il quale è di essa la negazione assoluta, noo è un mezzo per
~ttiraro alla fede le generazioni scettiche o indifferenti?
Che se i difensori del presente governo clericale persistessero nel ripetere l'alroce sentenza, che è una confessione e al tempo stesso UD delitto, pronunziata da uno dei
loro oratori: il servaggio degli Stati romani e necessario
alla fede cattolica, -allora un solo volo ci rimane, UDa sola
speranza: che Iddio nella sua misericordia voglia salvare
dalle mani di costoro la religione"e l'Italia.
E poichè ci bisogna seguire gli avversari nostri su questo terreno, diremo : pur troppo e vero; la religione dall'Italia
è quasi affatto sbandila; e tristo a dire t ella si cancella e
perde ogni forza via via che uno si approssima a Roma. Ma
,",te dalla mall'Biorità del clero francese, noi l'abbiamo già detto. Sembra, di
fatti I cbe le dottrine furibonde dI un certo tal partito religioso non abbiano
cetbt(> in Francia profonde radici. Uno de'piu illustri \'e5covi francesi scri.
H\'a nel passato settembre: ~ La stampa detla cattolica è agli occhi nostri il
piu grall pericolo di questo tempo. DOl"e mai cercano costoro la loro reaola e
il punto dI appoggio? neJla verità. di Dio o necli interessi delP Domo? Per
lliccolezze si urta un {l"overnO I e quasi a piacere si offende la soci eta mOdet·DI nei
suoi piò profondi e più delicati interessi I anzi, ardisco dire) s pesso necli interessi suoi più cristiaui. Ciò cbe fa di bis0ll'no non è già di mescolare alla potenza spirituale della Cbiesa UDa dominazione terrena che il divino suo fonda·
tore non \'ol1e dade, _ -Ebbene, g1' Italiani, questi nemici dd Papa, dicono
essi ahr. cosa? Un altro vescovo francese scriveva pocouzi: • Se la Santa Sede
sarà privah del domiDio suo temporale, potrà di re mca culpa, Questa sollra·
zione di temporale autorità dovra pure accadere, se il papa non dà ai suoi
Stati una larga costituzione... , l'assolutismo non va piu in Europa) ed è per que- '
sto che ]I Austria è stala cacciata dali' Italia . • _ E noi l'be pretend iamo di più?
-
57-
chi porterà dinanzi a Dio la responsahiliUl di questa dolorosa situazione? Non vedete voi che i popoli ricusano di
piegarsi alla santa dollrina, quando coloro che questa dollrina
rappresentano "anno predicando l'umiltà seduti sul trono,
la povertà fra gli splendori del lusso • la carità io mezzo alle
viUime della loro ambizione, il perdono ed il sacrifizio fra
le rimembranze di una restaurazione eseguita a cannonate,
e i progelli di \'endeUa che conDO sotto la nuova guerra
alla quale si aspira? Siete voi cristiani, voi che ministri del
Cristo invocate la spada a dispetlo del Maestro, e non vi arrestate dinanzi alle parole divine: voi non sapete a quale
spirito apparteniate? (San J~uca, cap. 9, v. 55) E vi maravigliale cbe la fede s'indebolisca?
'
Nessuno esige oggi dalla Chiesa l'assoluta renunzia che
imponeva S. Giovanni Grisostomo; t ma dalla povertà apo stolica a tullo il treno delle corLi ed ai miserabili splendori
dei troni, corre u.n intervallo grandissimo!
Se invece di dibattersi contro tre milioni di sudditi che
come principe temporale lo respingon da sè, il capo augusto
della Chiesa, in una calma piena di n;taestà, regnasse su Roma
dich iarata citta libera, qual guarentigia di meno trovereste
voi per l'indipendenza del potere spirituale? Quei tre milioni di sudditi si alzano essi forse a guisa di bastione, fra il
Papa e l'Europa? Tull' aUro : fa duopo difendere il Papa
contro i suoi propri sudditi, e l'Europa per compiere questa
impresa se ne viene ad accamparsi, abbassando la tiara col
pretesto di onoraria, 6n dentro al palazzo del Vaticano. Se invece di opprimere qualche piccola provincia italiana,
la Corte pontificia ricevesse i tributi ,·olontari del mondo
cattolico, un tale sistema non sarebb' egli il più conforme a
g-iustizia, e il più conveniente alia dignità del pastore della
Chiesa universale? Rispondano.
Ma queste, ci dice la politica, sono utopie I Cosa e per
voi utopia? Se utopia significa un progetto plausibile in teoria che poi in pratica non regge, noi ci faremo lecito di
domandare alla diplomazia, con qual nome essa chiama tutti
quei progetti, per mezzo dei quali da gran tempo impone
I Vedi documeDto Dum. YlI.
- ,8 la sua opera a reggere il governo temporale? Se l'esito
è quello che decide, il nomc, convenitene, sara ben presto
trovato. Bisogna ricoDoscerlo : la questione italiana, e particolarmente poi la questione romana, è per la politica una
scuola di modestia. Dai rimédi usati finora non si può spefare nulla: è cosa necessaria ricorrere a nuovi espedienti.
e il solo mezzo che aver possa la politica di evitare i pericoli
e i dispiaceri della utopia, egli è di mellersi d'accordo colla
legge morale e coll' opinione.
Un' altra parola. Qual' e la posizione deW Italia dopo
Villafranca e Zurigo? Il Piemonte ha acquistato la Lombardia, e quasi due milioni di suddili (otto milioni in tulto); ma
egli è tuttora senza frontiere militari. L'Austria possiede in
faccia a lui la più formidabile posizione che si c,onosca : il
famoso quadrilatero. EU' è riescita inoltre a serbarsi una
striscia sulla d~stra del Po, la quale rende a lei facile l'accesso della frontiera sarda, e le dà al tempo stesso la chiave
dell' Italia meridionale. L'Austria rimane dunque in Italia
tanto possente quanto eIl' era innanzi la guerra, e alla sna
forza si aggiunge l'irritazione della sconfilta: venga la circostanza ' favorevole, e vedremo bentoslo ave sia andata a
finire una guerra intrapresa col nobile intendimento di rendere l'Italia a sè stessa, e dare, colla liberazione della penisola, la pace all' Europa. Se l'Austria avesse abbandonalo la
Venezia, sarebbe stato politicamente, se non moralmente,
possibile (né io parlo qui del voto delle popolazioni) d'accettare la restaurazione dei sovrani decaduti; ma nello stato
presente, l'Austria rimanendo in possesso delle fortezze,
compresovi Peschiera e Mantova (tulle due slaccate per lei
dalla Lombardia, che ne riceve altreLtanto indebolimento), il
solo mezzo da non rendere assolutamente precnda la posizione della Sardegna, ed illusoria del tutto l'indipendenza
della l/alia italiana, consiste nella formazione d'uno Stato
forte quanto basta per supplire al difetto di frontiere, e opporre una resistenza reale al redinlegramento di cose che
la Francia, sollo gli occhi dell' Europa consenziente, ha inteso di rovesciare. Ecco ciò che il buon senso dell' Italia ha
inteso egregiamente. Quindi quest' unanime 'slancio verso la
-
"
59 -
Sardegna; quindi l'abbandono di tutte le tradizioni egoistiche, di tulli gl' islinli j più radica ti ,e i più cari al municipalismo italiano; quindi finalmente le famose annessioni.
Uno degli uomini piu insigni che noi abbiamo, il sig.Giorgioi, ha detto una sentenza profonda, la piu profonda, per
avventura, che siasi pronunciata nella discussione cui le annessioni diedero luogo: « ~L' Italia non sarà maìper l'Europa
uo pericolo cosi grande per la sua forza, quanto è per la
sua debolezza. Il - Sentenza che in sè comprende tutta la
questione riguardata relativamente agl'interessi generali.
Noi non sappiamo di fatti che l'equilibrio europeo abbia
.guadagnato molto da Carlo VIII fino ai di noslri in quella
debolezza che da Fosnovo a Solferino ha sempre armato la
Francia, la Spagna e la Germania. Tesori inghiottiti, campi
zappati dal sangue di venti generazioni; e per giungere a
che? Ad imostrare che la tranquillità dell' Europa richiede
c be l'Italia non sia di nessuno, ma appartenga invece soltanto a sè stessa.
Gran ventura, per vero dire, cbe finalmente sia si falla
una lale scoperta; ma che si direbbe mai se la conseguenza
di tanti avvenimenti non fosse ,altro che questa: E opportuno
costituire un' lIalia, la quale al primo giorno sara abbandonala senza difesa agli attacchi dell' eterna sua nemica: e per
conseguenza è opportuno d'accumulare 'nel cuore stesso
dell' Europa nuovi elementi di una guerra che diverra generale?
Per quel che concerne la Francia, io stento a comprendere in che mai l'indipendenza reale e duratura della Peni sola potrebbe nuocere ai suoi interessi. Quella politica la quale
cons iste nel cercare il bene proprio nel male d'un nostro
vie ino, ci sembra oggi mai giudicata: l"alleanza della Francia
e dell' Inghilterra, alleanza tanto preziosa alle menti pratic he e premurose dell' avvenire, n'è la prova. E come mai
lrentacinque milioni di Francesi potrebbero aver da temere
checchessia da dodici milioni di uomini i quali per bisogni,
per inleressi e per simpatie non si piegberanno giammai
ver so la razza germanica, ma sempre al contrario, verso la
razza latina? Insomma: O l'indipendenza dell' Italia non
1
-
60-
era necessaria nè aH' equilibrio dell' Europa né alla sicurezza
della Francia, e allora perché la guerra? Od era necessaria,
e come mai esporre una si preziosa conquista ai rischi deL primo cambiamento che possa sopravvenire in Europa?
Paragone semplicissimo: Alla famiglia italiana erano
entrati i ladri in casa; ecco, viene un tale, e scacciati i ladri
fino al vestibolo, e li lasciati stare. Va bene. Ma lasci almeno costui a quella famiglia una buona porta da chiudersi
in casa, e buone braccia da difendersi in quella parle nella
quale ella deve abitare.
Ecco il significato delle annessioni: è egli un' esorbitanza? E in nome di qual dirillo pretenderebbero d'allronde
di oppugnarle? Il diritLo dei sovrani in Inghilterra, in ·Francia, nel Belgio e nella Spagna, non è egli fondato sul principio stesso che' consacra la soyranità. del re VitLorÌo Emanuele
sull'ltalia cenLrale? AgilaLa nelle viscere sue più profonde
da un polente travaglio di r innovamento , lrascinala dalla
ragione e dall' esperienza verso l'adozione del principio cristiano, la società moderna non potrebbe rimanere spettatrice
indifferente nella lolta impegnata fra i due principii, il vecchio
ed il nuovo, su l suolo italiano.
Le posizioni sono relLamenle delineale. Da UD Jato le popolazioni (radile dai loro sonani, lasciate senza guida, appunto quando gli appelli della Francia e del Piemonte avevano spin ta al colmo )'esalLazione del senlime~lo nazionale,
quelle popolazioni danno a sè sI esse de' governi, vanno
ùietro ad essi con una intelligente docilità, resistono ai bollenti impeti delle nalure loro meridionali, deludono le perfide filene de' due partiti estremi: ed eccoli là da sei mesi
in poi quei milioni di rivoluzionari che danno al mondo
l'esempio scandalosu dell' ordine, mentre da loro allende,'asi l' anarchia, danno l'esempio d'una società che nel
naufragio di tulli i poteri, salva sé medesima con un senno
che sconcerta i (urboni, e con una moderazione che impermalisce i provocatori. l
l GI' Italiani , dice uno s(:!·ittore ingegnoso, Giov. Lemoinne , ~lJno ~irua,
sti disperatamente, depllJubilmente savi .... Non manca gente cbe Il faCCia responubili della inquieteua delP Europa I che li accusi di turbare il {l'enerale
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6l-
L'Italia centrale, coufessiamolo, avrebbe un poco il
diritto di essere altera di sè medesima. Ma gli uomini non
sono angeli: dei deboli, de' credenzoni, degl' impetuosi se
ne trovano dappertulto. Quelle popolazioni medesime banno
l'istinto d'un pericolo indefinito che le minaccia: il timore
di veder turbato in qualche punto l'ordine legale, si propaga. A chi dunque ricorrono esse col voto i.t'p.iù. unanime
di cui si abbia memoria in un popolo? Al prmclplO monarchi co. Questi perturba tori, quesli incendiari chiedono un re.
Ora, se chiedono" un re, chi volete voi che ch ieggano? II
Duca di Modena forse, o il Granduca di Toscana, che passarono tra le file del nemico? Qual allro adunque se non
Vitlorio Emanuele che sguaino pur dianzi la spada per la
caosa nazionale?
~
Che vediamo noi nel campo opposto? La politica avversa al voto di un popolo intiero. La politica riservata,
inquieta, talvoHa oslile, riconoscendo solto la pressione
della coscienza pubblica che la volontà sua non potrebbe
essere imposta dalla forza j ma al tempo stesso chiudendo lutti i passi a quel popolo che si vuoi fare la propria sua via, tutti, eccello quell' unico il quale lo condurrà
sotto i suoi decreli; la politica che fa i suoi con li sulla
stanchezza, sui disordini, sull' anarchia; che segue con un
occhio allento lo svolgers i di quei germi funesli, e lo aiula
con scaltre insinuazioni, o con calcolati spauracchi.
L'opinione saprà apprezzare questa doppia situazione,
che nel suo contras to è si feconda d'insegnamenti : l'opinione ha già istituito il solenne processo: ha sollo gli occhi
tolti i documenti, e se è vero come ci vien dello e ridetto, che
l' ollima vittoria è sempre la sua; s'egli è vero ch'ella ha
per gnida oggidi il principio cristiano dell'eguaglianza delle
nazioni dinanzi al diritto, noi non avremo ragione d'essere inquieti riguardo all' Italia.
riposo. Che perlnrbatori di reste Il di borse! ma n~n ~ piuttosto u~ prodiff,i"
ch'essi ahbiano saputo resistere a tutte le provocaZioni c~e loro .veOlvano d~1
basso e dall' alto? Tuttodi ci vien l'ipetuto ebe nulla sara loro Imposto colla
r01'%3: ma se intanto tutll) il loro vieteto, quale è mai la difCereo.u? Q~ale
è la diHereoz8 fra il non imporre a loro .. ua costituzione qualunque) e impedirli di darsene alcuna? (Courrier du Dimallche. )
-
-
62-
Oh se accadesse mai che la nobile condotta del mio
paese noo potesse riescire ad altro che a far di lui la villima d'una spietata politica, qual conto, gran Diol qual conto
questa politica dovrebbe rendere al tribunale del secolo de....
cimononol
Un' autorila che noi rispettiamo ci ha dichiarato che
}' invj~o d'un principe della famiglia reale di Savoia a reggente provvisorio delL' Italia centrale avrebbe pregiudicato
una questione, che dee presentarsi intaUa dinanzi al tribunale del congresso europeo.
E se tale 'questione fosse stata pregiudicata dall' anarchia?
Già,. veramente pregiudicata è siffatta questione: pregiudicata eH' è fin dal giorno nel quale il voto popolare pronunziò
la decadenza di quei sovrani che dall'Italia e· dalla Francia
furono rilrovati a Solferino. Allora, se reputavasi necessario
un avvertimento, allora bisognava parlare; allora la voce
potente che aveva delto all' Jtalia : Levati e cammina, poteva forse aggiungere: Tu non andrai piu lontano. Ma oggi
che la sovranita nazionale per organo di unanimi assemblee
ha pronunciato il suo decreto, come si potrebbe mai negare
nel suo corso quel dirillo che non si contrasta nella sorgente?
Concludiamo.
lo un edifizio ciò cbe colpisce gli occhi, ciò che all' osserva/ore si presenta come bello e conveniente, sussiste solo
reggendosi sulla parte nascosta nelle profondità della lerra,
reggendosi, dico, sui fondamentij ma spesso, pur troppo si
oblia d'investigare que' fondamenti e provarne la solidità, e
quell'oblio costa ben caro.
L'edifizio europeo mostra oggidi molte crepe: é tempo
di occuparsi de' suoi fondamenti. Via via che il vecchio mul'amento indebolisce e pericola, bisogna rialtarlo e sostiLuirvi,
senza precipitazione e senza scosse, un mura mento nuovo.
Il diritlo cristiano ha fatto il suo ingresso nelle costumanze
sociali: è questo il gran fondamento dell'edifizio: ogni altro,
a parer nostro, sarebbe privo di solidità, e bisogna cogliere
occasioni che la forluna fa nascere, per fare gradatamenle e
63 -
con misura gli opportuni riaUamenti. Uoa di queste occasioni viene oggi offerla dalla Provvidenza, la quale propone
all' Europa la ricoslituzione dell' Italia. Dopo gl'impacci, o
per meglio dire , dopo le calamità delle quali l'Italia è stata
da secoli involontaria cagione, l'Europa dee reputarsi felice
che' la Penisola stessa le presenti una soluzione heH' e fatta,
e le chieda, che mai? le chieda la per missione di vh'ere.
Se l'impero oltomanno, il quale non può essere, par
nè conservato nè riformato né distrutto, e che travasi gettalo come spoglia gigantesca sulla via della civiltà modernaj
se quell' impero che turba l'Europa colle ambizioni ch' ei
suscita, potesse per una miracolosa trasformazione, animarsi
ad un tratto deHo spirito cristiano, diventare un membro
a(tivo e vivente della famiglia delle nazioni, contribuire col
suo genio, colla sua morale vitalità, coi suoi materiali prodotti, al comune benessere, e cessare cosi dall' essere una
minaccia per ]a tranquillità del mondo, chi non riguarde.
rebbe un tale av"enimento come un segnalato favore della
Provvidenza?
Ebbene! questo favore ci è stato concesso in una questione niente meno intricata , e niente meno feconda di pel'icoli della qaistione d'Oriente. L'Europa vorrà ella tra~curare una si propizia occasione, e gettarsi da sè medesima
in tulti i pericoli dell'ignoto? Tolga Iddio. L'Europa seguirà.
la via che le viene aperta e dalI' intelligenza del dirillo cristiano, e dai suoi veri in~eressi , se ella vede il pericolo dove
realmente si trova, nella debolezza cioè, non già nella forza
6ell' Italia.
._,
•
DOCUMENTI.
N' I.
Tratto da Tucidide, libro V.
Qu'ei di Melo, perchè colonia dei Lacedemoni, non \'0Ie"3110 ob.
bedire 3gli Ateniesi come gli allri i~olani; e però sulle prime staV3no tranquilli nella loro neutralità; sino a cbe ·col guasto delle
lerre furono dagli Aleniesi costrelli a pigliare scopertamenle le armi.
ALlumlue Cleomede di Licomede, e Tlsia di Tisim3co capilani ale.
niesi. che col detto apparecchio si erano messrad oste nel territo.
rio di Melo, prima di danneg;;i:lrlo corilindarono ad inviare a par.
lamento dei legali. cui i Melii non condussero innanzi al popolo;
ma pre~a,' anli ad esporre il motiyo di loro venuta dinanzi ai magistrati ed ai magnati. Onde i lf'gati attniesi parlarono cosi:
85. Ateniesi. l Siccome non si ila da favellare al porolo. ae·
ciò la moltituùine anche 1I0a sola volla sentendo certamente da Iloi
in un continovato discorso ragioni attraUive e irrefl'3gabili. Ilon
resti ingannata (che questo vostro conduci mento innanzi :i pochi
veggiam bene tendere a ciò) I voi medesimi che state 3 consesso
assicurale anche meglio qllesto vostro propo.nimento. Non decidete
neppur "oi di ciascuna ' cosa cbe diremo per un solo discorso ' con·
tinovato" ma ripigliate subito la parola a ciò cbe non vi sembri
dello convenientemente. E prima di luÙO diteci se \'i piace il modo
cbe diciamo. :t E gli :lssessori de' Melii risvosero:
86, Melii . • Oa noi non si biasima l' amichevol m:lflier:l di cbia·
rirsi qllclamente l'un l'altro; ma pare cbe non s'accordi con essa
Ima guer ra già preseotc e non in forse. Pt:rocchè vediamo \'oi stessi
venir giudici delle cose che si diranno; e ,'i è da aspettarsi che
vincendo,'i in ragione e per conseguente non ceùendo, l'esilo di
questo colloquio ci apporli guerra; e rimanendo ooi coo\'ioti da
voi, schiavitù. )I
87. Alen. • Se dunque siete vcnuli a comesso per iscanda·
•
-66gliare i sospeltLdel futuro IO per tuU' alLro ch e per deliherarc della
salvezza della patria nel modo che vog li o l~o le presenti cose che
3\'ete soll' occhio , ci taceremo: se poi vi siete allunali per quest'QItimo fi ne, parleremo. li
88. Melii. « Egli è natu rale e da compatire se ridotti a tal termine ci r~\'olgia mo a molli ogget ti colle parole e col pensiero. Nondimeno quest' assemblea è qui presente per la salvezza della patria; C, se ,-i piace , lellgasi parola nel modo che c' iO\'jI3,te. ~
89. AleTl. « Noi pel'13 uto non produrremo lun ga dicerIa, alla
quale non aggiustereste fede, ~er mostrarvi con speciosi nomi che
~i ustamelJle abbiamo inllJero pel'chè . dist rug~ito~i del M,edo, e che
cerch ia mo \'endeUa percbè ingiuriati. Nè vi credia mo tah da pe osar~
che co lle "ostre parole ci persua derete, (]i non a\'er unile con noi
le armi ,'ostre per esser colonia de' La cedemoni ; onero di non
averci in giuriati: ma vogli'lIno che (la entra mbi si esi~a qu el che
.. s· uò secon òò la v~ra opinione che abbiamo delle forz e nostre;
plll I P ,
' 'ò'
sapendo bene, come ,'oi il sapete, che nelle contese umane, SI glU Ica
a termini di "iuslizia qu and o le forze coa lli ve so no eguali; laddu \'e
i più forl; fan~o lullo quello che possono, e i deboli menan buono
ogni cosa. »
.
.
90. Mdii. Il Noi certamente cred iamo vanta ggioso (g la ccb è è
forza rifarsi di q1}.i, ,menlre lascia ndo da parte la giustizi~ vi si ~le
proposli di parlar solo di utilit à) che non si ab~IiS?a da :~ 1 un prLOcipio generalmeo te buono; e che :mzi, per cIII SI tl'~VI ID qualche
occasiooe in pericolo, "j sia equilà e g iustizia; e cos\ clascun~, q~ a n.
tunque non riesca a persuadere al tri' d.i qllal : he ~os~ colla PiÙ rlg~.­
rosa evideoza, pure ne rise nta '..a ntil~glQ. E CiÒ slnlllamo ess~r~, IlIO
cile altro, a pro l'ostro in quanto ch e, in caso di. qual:ue s~n1stro,
soffrireste più gr:ll'e ,TendCtla da essere di esempio a.gli altri, 1
9 1. Alell. u Ma qu and' anche il nostro impero \'enisse abl~alluto,
il suo fine non ci s"omenta; imperciocchè quelli che, come I La cedemoni. sono uSi ; co mand are altru i. non sonu formidabil i ai ..-inti:
Ora però non abbiam o a fare coi Lacedemoni; ci duole bensl ch~ l
so""'etti 3bbi:'lno ad ass<l!ire e vincere chi ha il com3ndo, ,l\Ia la scla ~
m;"sl3re nel\' incertezz:'l qu esto caso, Noi vogliamo solo dllllOslrarvl
cbe siam o qui pe r procur:lre il vantaggio ùel noslro imp,ero, e ~he
ora parleremo per bene della vostra citlà, desiderando di avere u~­
pero su voi senza '\'ostro incomodo, e di ,'edeni salvi con vantaggio
di tlltti e due. »
92, Me/ii, .. Ma come può sta re insieme l' utilila per noi del ser,'aggio , con quella per voi del comanda l'e ? :II
. .' ,
93. Alell. (I Perchè l'i ,'errà fallo di resta~ SUùdltl prUDa di a,cr
I
-
67-
sofferto gli estrem i disa stri j e noi tro"~I'emo guadagno del non avervi
distrulli. :t
94. Me/ii . .. !'tIa a condizi one di restar noi in pa ce e di esseni
amici anzi che nemici, senza enlrare in lega con \'oi nè co n altri,
n on ci nccettereste? »
95. Alen. « No; percbè c' è men dannosa la vostra n imicizia i in
qunoto che l' amicizia "ost ra sarebbe pei nostri sudd ili .una riprova
della nostra debolezza, e l'odio lo sa rebbe della noSlra potenza. :t
96. Me/i i. (I Ed hann o poi i vostri sudditi tale op in ione di ciò
che è equità, da metter tuLti alla pari tanlo i I.lo poli cile in nulla "i
3vp:lrlengono, quanto g li ahri molti, vostre colonie. al cuni dei quali
l'ibell;l l isi so no Slati soggiogati? J
9i . Aien . m Sl; percll è delle gi ustilicazioo i cred ono che non ne
m anchi a nissun de' due, e cbe però quei che si reggo no lo debbano
alla rOr'l.3, e che noi non gli ass31 tiamo per p:1Ura. Onde, essendoci
voi ' soLlomes:si, oltre al dar nuovi surlditi all' impero ci procurerete
anche sicurezza; taoto più se voi isolan i, e n on g ià~ più deboli degli
alll'i, nun riusciate a vincere noi padruni del ma re.:t
98. Melii. (I E 03 vero cbe non troviate sicurezza in quell' allra
nostra proposizione? Poichè anche qui bisogna che, sicco me voi impedend oci di p3rlare con titolo ai ragione , ci persuadete ad obbedire al vostro 'I nteresse, cosi dal ca nto nostro dichiarandovi qu el elle
è uti le per noi, ci proviamo a IJersua dervi cbe quel medesimo lo sia
anco per voL E vaglia il vero: come potrete non inimi carvi tulli quei
che sono fu ori della lega di en trambi , ogni volla cbe, ved,endo questo vostro procedere con noi, dovran no credere che prima o poi an o
derete pure contro di loro ? E che altro rate in questo modo se non
ingrandire i presenti ,'ostri nemici , e indurre a ma lgrado loro a
òivenirlo quei che forse non lo sa rebbero stati? »
99. Alen. f( Ragio ni meschin e: Non abbia m paura dei popoli di
terraferma che godendosi la loro libertà non avranno punto fretta a
me ttersi in guard ia contro di noi; ma temiamo prin cipalmente deRl' iso lani, o liberi come voi, o esacerbati già dal governo nostro a
cui soggiaccir.mo per forza. Imperocchè costoro, abbandonandosi
d'ord inario alle più grandi sco nsig liatezze, potrebbero mettere sè e
noi in pericoli che pur troppo prevedia mo, »
~OO , AteUi . • Certamente adunque se tanti pericoli francamente
affrontale, e voi per oon perdere l'impero . e i già serv i per sottrar·
se ne, ?arebbe per noi tutta\'ia liberi gra n \'i1tà e dappoca ggioe non
passare per ogni trafìla prima di ved erci schiavi. :t
tOi. Alen . .. No; se pur 'd eliberate con senno: non si tralta per
,'oi di combauimento a furze eguali ill prova di \'alore per non rice·
-
-
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"ere scorno. Dovete anzi deliberare sulla vostra sah'ezza, per noo
1\, IL
opponi :I ch i di gran lunga è più potente di voi. Il
10:2. Melii. (( Sappiamo però che le gliene talora soggiacciono
ad e\'enlu:JIiLà più inaspettate ~ i quel che porlert!bbe la differenn
de l numero dei due eserciti. Per noi il ceder subito cessa ogni
speranza; dove col far di falli vi è speranza di seguil31'e a soste-
nersi. »
iO:>. ALen. f Ma 13 speranza, la quale suoI essere di conforto nel
pericolo, può disastrare, non già spiantare quelli che di lei usano
nella sovrabbondanza delle cose : aU: opposto chi temerario rischia
tullo il suo (essendo la speranza prodiga pCI' natura), la conosce per
quello che d ia è al punlO di sua rovina; ed essa non gli dà più luogo
di g uardarsi da lei già conosciuta. Lo che non "ogUale che accada
anche:) \'oi cue siete deboli e propio in sul bilico; e non vi renùete
simili ai molli, i quali potendo llmanamente salvarsi, poichè le chiare
S\ler:)nze gli abbandonano nella stretla, si voltano a Clllelle oscilre
degli astrologi e degli oracoli , e all'altre siffallt! elle coli' esca della
,
speranza ti rovinano. li
i04-, jJf elii. II: Siate certi che noi cred iamo ardua cosa quella di
combatlere contro le vostre forze, e coDlro la fOl'tUI1:), se non polremo farla alla pari. 'filtt:n ' ia quanto alla forlllna speriamo con I"aiuto
degli Dei che non vi saremo inferiori; petchè noi gente d .. bbene ci
opponiamo atla vostra ingiustizia. Al diretto poi delle forze sup[llirà
l'un ione lli quelle dei Lacedemoni, obbliga ti 3 soccorrerei, se non altro
pel' parentela e per sentimento di onore: onùe per queste ragioni
non è affatt~ temeraria la nostra fidu cia. li
t05. Alen. Il: Ma la protezione de::;li Dei pen~iamo che neanche a
noi man'ched, non esigendo o facendo noi nulla al di là d i quello
che gli uomini profess:mo Del culto degli Dei, o vogliono per sè:
poicllè degli Dci da lla opinione comune, e degli uomini dana evidenza siam condotli a creòere cbe per istinto necessario lli natura
stendono senla eccezione il comanùo sin dove giungono le rorze. Noi
pure us.iamo di ' qllesta l e~ge, non come autori di q1lella o come
primi a pratica'!'!:1 dacchè è stata posta; ma perc h ~ l'abbiamo ereditata già in vigore, e perchè siamo per lasciarla sussiste re per
sempre, essendo cerU cbe voi pure e qualunque alLro, ~iungendo
io potenza uguale alla nostra, farebbe lo stesso. Ragione dunque
"uole che non temiamo di dover esser da meno qU;lnto alla protezione òegl i Dei. Quanto poi all3 opinione cbe :l\Tele dei Lacedemoni.
per la quale confidale cbe essi vi aiuteranno per sentjment.o d'onore,
beata 13 vostra semvlicità, ma non in vidia mo la stohezza.
Documenti estl'alti dall' Opuscolo: L'Autricl..
da1ls le royau'1'e Lombardo-Vénitien.
LETTERE A LORD DERBY.
(P~ris,
E, Delltu, 1 859,)
Je mc ré-iume. D'après ce queje \' iens dc dire, il est c1a ir que
les mesures e~Iraordinaires de (ìnanc('s, :lP I)Jjqllées par l'Aulriche
au royaume Lombardo-Vénilien, ont coCtté, cn deho rs des impòts
don t j'ai paflé d::lns ma première lettre :
-io Ponf llixe de guerre . . . . . , . .
POUI' l'impOt extraordinaire de guerre SUf
la propl'iété foncière en ~84S eL ~849. ' . . , , •
50 Pour Ics réquisilions de deorées el d'aro
gent, au moins . . , . . . . . ' ' . ,
,fo Pour les bilfeh df~ fresar qui ne soot p3S
"enus se rondre dalls l'emprunt e t dans, la conyersion, , .. ' . , ' .... . , .. , . , .. , ..
50 Pom le placement de l'cmprunt lombar,lovénitien, ~ une pel'te de quinze pour cenLau moins,
ce qui faiL, Sllr 140 millions 1 une pel'le de
et cela eD oulre de la responsabilité qu'on a ess:lyé ù'imposer au Manie lombardo- venitien pom'
Ja totalité,
60 Pour l"em jlrunt dit o:lli onal, cn terme
moyeo, une perle de, . . . . . ' . .
50,000,000 I. a.
~o
58,000,000
.{20,000,000
<0,000,000
21,000,000
.2,000.000
281,000,000 I.
:I.
Il me reste, Mylord, à :IJlpeler votre :I11ention sur dellx. .....poinls,
à \'ous pronvcr que ces meSUl'es cxtraordin3ires lle fi1l311CCS vnt
porlé le syslème à sa plus Ilaule ex.pression, soiL qll<lllt à l'injuslice.
soit qU:lIlt à la spolialion et à la ruine de la rnrlllne publiquc.
Ai-je besoio de \'OUS démolltrer qne le système a -élé injuste et
oppressif? que les taxes de guerre sur les citoyens, l'imp6t t'xlraordina ire de gue rre su r la propriélé foncièl'e, les réquisitions su r Ics
communes, les billelS du tréso:, et J"empl'unt de i850 on t élé loos
des mesures cxcepliolluelles, odieuses , inyentées con tre le royaume?
-
70-
-71
L'injustice esl encore plllS intalérable lorsqu'on pense qu'on a fait
entrer au lrésor aUlrichien mème les sommes payées paI' les 3cquél'eurs des chemins de fer ou par le Piémont, ea l'emboUl:s~mcnt t1es
sommes déjà paj"ées par le royaume.
En voilà assez pOllI' l'injnsti ce; voici pOllI' la spoliation.
Soyez assez bon pOllI' faire a,'ee moi un calcul lI'ès-facile et
l)ien effl'ayant, Essayons de ,'oir IOLLt ce que la propriété foncière a
payé dans ces dix anuées dcrnièI'es, et làchons de compare l' ce
qu'elle a payé avec san revenu, soit réel, soil cadaslI'al. Vous
\'erI'ez, Mylord, quelles ant élé les améliOrations autrichiennes.
Daos ees dix deI'nii:res années. la propriélé foncière ùu royaume
a payé :
PouI' imllòt ordinaire,en dix 30s,587 millions
de Iivres aUlri ehielloes, c'est-à-dire eD francs.
POUI' impòt extr:lordillaire de guerre, dans
les deux premières années. . . . .. ,." . .
POllr impòl exlraordioaire dans les IlUit dernières anDées. , . . . . . . . , . . . . • . . . . .
PO\lr impot de mutaLions dan3 les huit dernières années . . . . . ' . . . . . . . : .. . . . .
Pour les billets du trésor non converlis ..
Pour l'emprunt lombal'd-vé'niLi en . ' . . .
POllI' l'emprunt natio n:!!. . . . . . ' , . •.
Pour les Laxes de guerre, au rnoins 50 millions sur les 44 payés eo lolal avec le concouI's du
commerce, de l'induslrie eL d es capitaux . . . , .
Pour les réquisitions de demees et d'argent,
au moins .. . . . . . . . . . . . . . .
558,600,000
M. Jacini les évalue jllsq u'à la moiné de l'impòt
ordinaire. Eu consulLanl les rappOl'lS très-ruinu·
tieux et très- exacls des cbambres de commerce
qui ont' paru après, l'ounage de M. Jacini, OD
\'oit que l'é\'aluation dr ce,t écr~vain, d'aiHeur~ si
digne d'est ime, est bleo IIIfél'leUre à la \'erllé.
Mème en calculant cet impòl à la moilié de l'impOt principal ordillaire et extraordinaire Cel ce
calcul est très-modéré}, OD arriye à un chiffre
de 22 millions et 1/:2 par an, et , en dix ans, à
50 La Laxe pour la défense des lOl'rents et
des fleu\'es, (acte qui ne peut pas è tre évaluée il
moins de 10 millions par an, e.t, en dix ans, à
I
TolaI. ..
90;280,000
135,000,000
9,000,000
18,2iO,OOO
22,760,000
50,000,000
100,000,000
Tol31. ..
780,770,000
Ces chiffres résultent de ce que fai eu l'honneur de "ous exposel' dans celle letlre el dansla
précédente. " faut y ajouler :
io L'impòl dii du dOll1:line qui a commcnce.
au mois de jui\let f85~, pau l' faire f:lce à des
dépense,s qui, selon le syslème !Jnanciel' dn pays,
de\'f:lienl èlre supporlées per l'Élat. Sans discuter ce poinl, il suffira de dire que cet impòt a
coo.té jusqu'icì au moins,
. ' ., . . , .
20,000,000
A reporter.
800,770,000
Report
20 L,'impòt des provinces et descommunes;
225.000,000
-100,000,000
1,-125,770,000
Ce qui fait que la charge de la propriéLé foncière a élé d'un
milllard et 200 millions ùe fl·anes.
Quel est, à coté de cela, le re,'eou? Selon le cadasll'e, il est
de .150 millions de Iiv. aut. CI 15 millions de francs à peu près) .
1tlais le revenu cadastral n'est pas le r€\'ellu réel. Chez uous, OD
est assez d'accord pour évaluer le revenu réel à 150 % de l'es limalion cadastr:tle. l\1. ZoerDig dit que le revenu réel est de 175 % du
revenu cadastral. Nous pourrions dire que cela peut èLre Hai pour
les pro\'ioces allemandes et non ponI' les provinces italiennes I dont
l'agriculture e~t beaucoup rnoiDs simple. beaucoup plus subordonnée
au coocours des capilaux. Mais, dans la queslion actuelle J on peut
faire loules les concessioos, on peul admelll'e que le revenu réd
soit 175. O/O du revenu cadasLral, soit mème de 200 millions de
francs.
OD obliendrait ainsi J eD dix :ms, un revenu total de deux
milliards,
Mais nous a,ons compté sans la l'éyoluti oD et la guerre, sans la
maladie de la vigne, sans la maladie des vers à soie.
Nous avons compté sans la delle bypothécaire qui, pour la Lombardie, est de 600 millious de Iivres autrichiennes de capitai, et qui,
pOUI' la Véuétie, est saDS doute beaucoup plus forle ,et a élé évaluée.
paI' les bommes_ les plus compétents du pay~, à un milliard. t Les
t M. Jaciui, ùalla son ouvraffe, la Propriété (oncièr.e, Be p,~r till,
dlapilre IV , expose que, dans la seule Lombardie, la pl'oprlt:té fOIlClere a
été f.hargée ùe 80 millions.
-
'12-
73 -
inlérèLS de la dette IJYPOlhéc3ire ne peu\'ent è Lre au-dessous de
60 millions de fl":lDcs, ce qui , en dix 30S, fel'ait 600 lOillions.
VOllS 3\'ez. à présent. tout ce qu'il vous f:mt, N'ylord, ponr
eo'n03ìtre ù3n s quel abime la propriété foncière a été plongée p:.r -le
système fin allcier de l'Autriel)e.
l'i'IIJ.
Tratto dall' Opuscolo del Sig. Val. Pasini: L'Autriche
et le royaume Lombardo-Vénitien J au -point de vue
Finan cier,
Il nous suflira de réslllller en quelques mols les efl'è-lS du syst ème qU'Oll a sui"j ju s.q u'ici, eL c.eux du syslè me qu'on am'a it dO
suivre el qu' il eSl llrgenl pOllr l'A utriche ù'adopler.
POllr appl'écier les effets du système qu'on a sui"j, on doit comparer l'étal acluel .3vec l'él3l de t 8,n. A présent:
~ o La delle publiqu e est doublée :l.U moi ns. Elle éLait 310rs d'un
milliartl de .florins: elle est auj oul'd'Lui de bien plus que deux milliards. I
20 L'Élal n'avait alors aUCUD e dette 3Vec la 'BaDque nalionale' à
présenl il a un e delle de H::iO millions de .florins à peo près. '
'
50 L'É lat a,'ai t a lol's des domai nes , des fore ts, des mines , de.;
chcmins de fer. ~es domaines, Ics fo rets et les mines ont disparu
en grande partie, les chemins de reI' enlièrement.
40 Les. im pòls qui, sans la Hongl'ie , étaienl de HO milli ons de
.florins à peu IU'ès, so~t à présen t, sa ns la Hongrie, de -190, et cela
j Voit:i, d:apr~s le tableau de 1\1 . le baroD Kiibek ) I ~s cbiffrcs assi.
cués, eli ~ 84 1, a u payemen t des intér(!ts de la de tte publique:-
Pour Ics intérèts des obl iCatiOlos de l'Elal. . . . . .
Pour Il'S inlér€(s de la dette lombatdo-vénitienne . .
FI. 29 ,20[) ,SOO
Pour les in tél'ti ts de la dette fl oUaote . . . . , . . .
~ , 4 .H, ~97
C~S 5:5,750 ,280
n,)
5 ,078,985
,,'ec I ~s ronds de l'amortissemcnt arrinient il 40
nu 4~ mit!iolls de fl"rin s, au fieli ÙCS 92 milli oos du budget .j 857.
<) : :
la. _~n de ,l'aootle -IS57) l'Ètat de,'ai t , il la Banque Natiooale,
fI . _0;:1,18G,;:1a4. ç a élé dans le COluratl! de l'anllée ~ 85S qU'Oil a pari! à la
Dallque: ~ o par Ics fonds d'amortisscmeut etslli' le pl"il des bi cus dom::l1liOlll:
velldus fi. 7 .000 ,000; 20 pRr une cessino Sil r la sociélé cles Chemios de f.:r
Ilu Sud I n. 28 ,500, 000 , et :50 p8r une cessioo d'ohlicatioDs pom Fllffrancbis.
scmcllt du sol, fI. 22 ,000,000.
par "accroissement de l'impòt fonder, par "iotroduction dc l'impòt
sur le reveou, par l'inlrotlllclion de l' impòt Rur les 111lllaliollS de
prop riélé, par l'ap plicatioD à Lout l'Em pire de l'oeLroi, elc ., elc. Et
la Hongl'ie, elle aussi, a élé soumise au meme sysleme d'allministralioo et de fiuan ce ; elle :lussi a élé impiloyablem en't centraliséè
et lourdement imposée.
50 M:llgré cet accroisseOlcnt des impòts, qui ne peut pas égalcr
ce qui manque des rcntes aliénées et ce que 13 cenìra lisalion , la
delle publiqlle el l'armée coo.tenl de plns qu 'a ulrefll is , le déuciL est
devenu conslant et lrès-forl, e l néces.sa iremenl il Len ò à augmeDter
tous Ics an s tl:lvanlage.
E l il serait bien erroné de croire qu e celle immense dispel'sion
des forces du pays eut été c3u sée par la guerre de 1848 et J849. La
guerre n'y est pl'esque pour rien. En It,lIie , la plus grande panie de
la dépense extraordinaire de la guerre a é lé soldée "ar It;,s illl pOts
extl'a OrÙin,l il'es, par Ics laxes de guerre, p:lr les réq uis ilioDS, 11al'
ce que le Piélllont a payé , ce qUi .3 donné un l'ésull at de 300 millions
dI! livres aulrichicnnes. j Eo Hongrie, la chose a élé à peu près la
mèmc. ç'a élé la paix armée, qu'on y so nge bi en , C'a é\é la paix
31'métl qui a englouti des chilfrès etI"rayants e t presque rabu leux; la
paix :Jrmée pOUI' maintenja' le s:yslème de compression et d'illfluence
eD It:llie.
Lcs c1lOses auraient marché d'une m3nière bien différente, dans
l'bYPolllèse que le système conlraire cut préva lu en 1848 et que
l'llalie se fUI sépa rée de )'Autricbe moyenn 3nt des compl'nsations
pécuniaires. Oans celle hyputb èse, la prospérilé de l'Empire au ra it
infinimen l progrt:ssé. Oans celle bypotbèse , la propr iélé libé rée
D'aurait pas m::lDqué ùe capilaux et les impOls ne seraienll>3s Vèn us
écraser ses efforls. Les horulllcs IJréposés :l Ux. desLinées de l'A utriche
ont lué l'reune si belle el si promeltante de la délivr:lIlce du sol par
le sysLème de conquèle comprimanle Cl d'absoluLisme cenll'alisaleul'
qu'ils ont inaugul'é. M. Muller a reconnu « que la productioo agri:t cole, obligée par j'abolilion des cor"ées et .auLres. rede\'ances
:t fé odales à se sCI'vir du Iibre trayail , et , p3r conséquent , à cherJ cher un capitai l'oulant plus c~ n 'iid é l"able qu e par le passé. ' se
» tl'ou\'e dans unè péri ode de transition pénible el diffi ci le à fr311» chir. n a reconllll que \"industrie souffre des mèmes inconvé» nients , rarelé et chel'lé des capitaux.! » 01', quel es t le moyen
de se procurer des capilaux·? Sa ns Ilul d ome l'épargne. El quel est
{C'est-à-dire les 208 miltioos doot nous avons parlé plllS haut ·
(N. Il )) el les 95)500,000 (52 j{ mill ioDS de fiorin s) de Jliodrrunilé m·de.
i
I)arre ~ 65.
-
-75-
7.{-
l'enn('mi le ptus acharné de l'épargne? Sàns nul doule !'impòt. Ce
Qu'il fal1ait à l'Aolriche depuis 1848, à l'AUlriche renou\'elée, à l' Autricbc libérée de la réodalilé , ce n'étai t pas la dominatioll violente
ct coùteuse de l'((alie, c'élait un gouvernement à bon marché cl,ez
elle.
Florence, ce;; avril/859.
No IV.
Tratto dal libro del Sig. Eug. Rendu: L'Aut1'iche
dans la Con{édération italienne.
(Paris, E, Denlu, 1859,)
Que si mainlenanl on veut sal'oir à qnelles extrémilés
le besoio (le maiolenir à lout prix une domination contl'e laqu elle se
soulèvent lOllles les puissances de I 'ltalie, a pu conduire le Rouvcr~
nement aULrichien; si l'on veul se donn~r le spectac1e des lémérités
d'un pou\'oir <lui, se par:lIlt du titre d'Apostnlique, et se posallt Co
défenseur-né de la religion catholique, ose faire de celle religioD ,
je ne dirai plus nn ins/rument de régne, mais un moyen de poli ce; si
l'on veul se convaincre de la méprisaDle audace avec laquelle cc
pouvoir s'est habilué à trailer \'aulorilé spiriluelle. il faut lire la cii'·
culaire qu'à la date du 16 no,'embre 1850 le chef du cabi nel de
Vienne, jlfince SChwartzemberg, adre~sail à tous I('s arche\'èques
et é\'èques ùu roya ume Lom bard-Vénitien. Nous tenons ce docu menl
d'une source vélléroble, et nous 1':1\'OOS traduil nous-mème sur le
texte, Le voici dans sa n entier; et, pour le -dil'e en passan t, en
mème tcmps qu'il témoigne de l'attitude du pouvoir autrichien à
l'éga rcl de l'~glise, il est la preu\'e aUlhenlique et irrécusable que
l'immense majori lé du clergé lomb:lrd-'\'énitien n'a cessé de prendre
partoau mouvement national ilali ~n ,
AVX AnCUEV~QUES ET ÉVJ!:QUES DES PROVINCES
LOliBAnDo-vÉNITIEN~ES.
.. t G
no~embre
i 850.
» Monseigneur ré\'érendissime,
» Bitm que, <bus plusieu rs occasioDs, S. Exc, M. le reld-maré·
cllal gouverneur général dvi! et militaire ait appelé le c1ergé à se rew
lever de l'abaissemenl moral et polilique auquel l'avaient réduit la
lice,tlce et celte ambition personnelle effrénée que, dans le baule·
versement de loutes les id ées, on décore du nom de Iibél'alismf', le
gouvernemeot a cependant eotre les mains des preuves irrécusables
Que, loio d'ab:lndonner la· mauvaise \'oie où il est entre, une grande
parli e du clergé persiste, autc une perutrsi/é stupide (con slupida
nequizia)el cn se dissimula nt à lui·mème les cooséqoeoces i,!lévilables
de son aclion sacrilége et (otte (del sacrilego e pazzo suo operare), à
prèter la main à J'agitatioo des esprits el à la propagalioD de libelles
et d'écrils in cenùiaires sub\'ersifs des principes (ondamenta'ux de la
religian, de l'ortlre et du trOn e ; enDo, que, !'lUssant le sens des pre~
ceptes de l'Égliseet prosliluanl :lUX menées des partis et des iOlérèls
pers)nnels le ministére saeerdotal, il se faille vii instrumeul de la
corruption mOl'ale et poliliqlle. Les plus prufonds ioterprètes de la
pensée catbolique ool pellsé et écrit Que le seOliment religieux doit
exercer la plus salutaire influence, el) calmant les instincls \'ioleols
des peuplcs, et eD apaisant les ébultitiolls ùcs passi ons em\)orlées.
On ne peut se rendre coupable d'une trailison plus flagrante des in~
térèls de la conscience, de la paix et de la prospérilé d'un peuple,
qu'eo profanant la pensée religiellse et eD s'eD servant comme de
l'insLrument le plus puissaD t pOtlr cxciter les ~empètes des mauvais
penchants et pour irriler les passions.
Il Il est noloire que, pour plusieurs membres du cl ergé , rÉvan~
glie n'esl sacré qu'alors qu'on croit IJ trouver lajus/ificalion de la li·
cenee el de la rébellion; ce que la Pro\'idence avail préparé comme
antidole, a donc é lé transform é eli pOiSOD, et sous l'hypocrile prélea;~
te de concilier la liberti avee l'ÉaUse, la 'd émocratie avec la religioo,
00 n'a réussi qu'à a,'ilir le sacerdoce et l'Egli se , à profaner la l'eli·
gioo el à compromettre les inlél'èls les plus sacrés de la société et
de la fa mille.
» Il est temps désormais qlle le clergé, rougissant aes errwrs
passées (vergognando dei passati trascorsi) e t des scandalwses e$eM~
triciles ile taut yenre doni se sonI souillés un si grand 1!ombre de ses
membres, se reofcrme daos les limites de son sacré mioislèrel et
qu'au lieu de se fai l'e l'abject inslrument de la deniOralisation sociale,
il s'élè\'e à la bauleur du mandat qui lui esl propre, et qui coosiste à
appeler les peuples à la paix et à. J'amour de la Jégalilé et de
J'ordre.
» A cet effet, Monseigneur ré\'érendissime" \'OUS etes iovile, ct
par "OIlS seront invilés tous les curés, au nom de S. Exc, le feldmarécbal cODlle Radelzky,sous l'olre et sous leur responsabilité per·
sonDelle, à sur\'eiller) avec le soio le plus exacL et le plus assidu,
•
-76-
-
le clcrgé piace sous votre directioo; vous l'in\'j lerez, sous peine dcs
mesurcs les plos sévères, à {;arder toujours une aUitude irl'éprehensible sons lOUS Ics rarporls. et. en Qutre, à derue.:urcr étrangel' à la
plus pC lite affaire polilique. Vous \'oudrez bien, ainsi qUll M.M. Ics
curés, excrcer, à cct effet, la sUl'veiUance la plus aCLive, en reCOl4Tanl à des mf!yen,ç surs pour vous lenir informés de la manièrc d'èlrc
du clergé dépendant ù'cux et de vous.
, J'auendr,li, avec l'accusé-réception de la presente dépèche.
]'assurance q'l"elle a élé communiquée 1:1. lOIlS Ics cures de \'otre diocèse, me résenant la mission d'éLoigner immédialemelll du minis.
lire donnoni eh orge d'~me (d:llJa cura d'anime) lOU5 les ecclésiasliques contrC lesquels s'élè\'eraieot des soupçons fomlés de senli·
menlS poliriques déloyaux el d 'abus de pou,oir spiritucl.
J Agréez, Monseigneur réyérelldissime, les sentiments de ma .
consiùéralion distinguée .
» 5ighé SCHWARTZEMBERG, »
00 reconnalt là le Jangage ùe celte po!iliquc q.,.i fait du seoLimeot religieux une arme dc guerre, el dc la religion c3lllolique,
3iosì qu 'on la nOUlme dans les acles officiels, une rl'ligion imperiaTe
d rO!J(lle d'Élal; qui l ressuscilant au dix-neu\'ième siècle Ics 1ll3X.imes des lé;.:isles de Fréuéric l et de Frédél'ic Il, fait enseigner,
dans les écoles populair~. cette docLrine paienn e« que le sou\'erain
» est matlre absolu de ses sujeLs, el a lout pOllvoir lant sur leurs
J biens que SUf lellfs ,'ies; .. ~ aux yeux de laqllelle le crime il'ré·
missible, c'est de chercber à unir, dans une salute alliance, la relj.
aion CL la libet,té; et qui, li bout d'argumenLs contre les réformcs
ponlilicales, oS;lit bicn. en 1847, appeler le vicaire du Cl.JrisL ij un
Robespierre en liare! J
QU:lOd la cil'cu laire qu'on vient de lire parvin! au paLriarche de
Venise,: l( Que "ous semble de celle pièc~? J dit l'a rcllevèqu'e à un
prè:tre éminent qui jouissait de sa confi:mce intime.!! - « Je ren·
• verrais cette circul;lire au mal'échal Radet:t.:ky, répondit le pieux
4 Dans un livre imposé, par le (l'0avernement; aUI éeoles du royaame
Lomb3J'dII-Vén ilien, ç! qui a pOllI' ti tre : Detloirs des $ujels enver8 leur
,foutJerai~, pour servir lÌ l'i1utruction et aua: exe1'cices de ra ,feconde
claue de,~ eco'es eUmentairu, 8eelion Y, il est curieux de "oil' la pulitique
aulrichieDlle cODlemporaine rCllouvelcr aiosi Ics IlIéo!'ics d'Uhel'tus de Lo:!mpacno, de àlartlous ct de Barlllole.
, V ct dl!siastique 'don l nous parl oo!& l et qui ,. il t oul es In ,"erlus sa·
cerdolalcs ainsi qu'au pltlS l10hle earaetèrc, joint un.. rC0I3rquBbie taleol
d '~criva in l est M, l'abbé Beroardi j sa modestie DOUS pardognera de loi rrndI'C iei l'hommaffe qui lui tsl dù,
~
77-
» ecclésiastique; le marécbal s'esltrompé d'adresse, elle était desLi·
J née au cornmissaire de police! ..
Tels sont les faits, Et maintenant un semblable élat de cboses
est- il Coml):)lible 3,'ec la dignité, avec l'indé{lendance du SOIint-Siége '!
'1'ous c~s acl<-,s militail'CS on diplomatiques, ceti e inll'r\'cllli on comi·
nuelle d'une police étr:mgÈ're, ces inlrignes, ces exi~ences, ces obsessioos, ce I:)ngage h:mtain lì l'égard du pouvoir spiritueJ, ces recours
à la menace pour comb,ltlre les réformes qui em'aieOl et faire avorler les pensées qui déplaisent, tout cct ensemble dit assez haut que
IcS ELalS de !'Eglise ont été en proie à une occupation permanente.
Quel catholique, s'il a souvenir des gloires anliques de b Papauté ct
de \'attilude qu'illui fUI don né de Ilrendre, de lout teml~s, vis-à- \'Ìs
dc l'empire d'AlIcmagne: quelllarome d'Èta t, s'il assigne à J'élément
religieux, daos le gO\1\'ernement de la societé, la pari qui lui re\'icnt
légitimement, s'il désire, par cOllséquent, ,'oir l'Èglise calholique aSsumer, d.1ns hl pe l'sonne de san chef, un rOle dig-ne de sa grandeur,
ne doit soullailer q1te le Saint- Siége soit soustrail à une siluaLiQ.n
Ilumiliante, et, pour rappeler une proctamation célèbre, déli\'ré de
re celte pressiou élrangèl'e qui s'appesantit sur toule b Péninsu[e? »
. Qu'on ne disc pas que ces accusations, exactes sans doute quand
elles· s'adressent à l'Auu'i('he de Josepll Il, ne portent plus conlre
l'Autrich!' régenùù par le cOllcordat ,du 18 aoùl t 855. Nous :lU·
rons à parler plus loin du concordat en lui-mème; pour le moment,
faisons justice d'une erreur de faiL, cl'reur sur la quelle ,erl),s e toute
l'argumentoti on des hommes qui réclamenl de bonne fui , ~1:Jl1S l'in·
iéret de l'Église, le maintien de la domination autric1ncnne en
!talie.
Le concord!l.l de i855, il faut qu'on le sache, n'a j:1mais élé rnis
à exécu lion daos les pru,'jnces lombardo-\'énitiennes; il ne l'a pas
éLé, et il ne peut pa3 l'ètre. Pourquoi? Par ceUe raisoo très-simplc
que le c1ergé lombardo-vénilicn, parti cipant. à peu d'excf'ptions. llrès
(la cil'culaire du prince Schwarlzembel'g en est une l>reul'e assez
éclatante) aux légili mes passions du patriotisme ila,1ien, r(lui exercicc
des Iiberlés accordées par le concor(Jal de\'iendrait pom l'AuLriche
un péril redoulable; cilons tles exemples:
Les arLic!es " et ~4 du conco r(bt porlent quc « Lautes les cnres
Il seront données au concours public, » et que Ics é\'éqlles te admetli tl'ont allX fonctions ecc1ésiasliques ceux qu'ils jugeront opporLUn
11 d'y éle"er. » Eh bien! en dépil de celle c1ause et en dehors de
Lolltes !es slipuloLions nou\'elles,le gou\'ernementatilrichien s'arrange
de façon à exclure des pOSles dont il s'agit les prèlres qui ne sont
point à sa dévoLion, Une dépèche du H ma,s t856 enjoillt à l'arche·
-79 -
-78 -
cQllcordat, c'esl-à-dire exclusivemenl par la maio dc l'autol'ilé
ch'ile .
C'est par des instructio'ns aoalogues tlu ministl'e de la juslice
(28 aol1l ~857 et 27 mars 1859), que les disposilions d,u concordat,
relati\'es ii. eerlaines causes malrimoniales et au témoignage à portel' par les ecelésiastiques de\'ant les tribunaux, se sonL trou\'ées
forOlellement rapportées. t
Tout cc que le e1ergé lombard paralt avoir gagné depuis le concordat, c'est une disposiLion d'apr~ laquelle Ies bénéfìces, 10rs de
la nominalioo des nOllveaux Lilulaires, supporlent, au profit du ll'ésor impértal, une taxe équivalanl à une alinéc de revenu.
Au mois d'ao(ll 1858, les é\'èq ues de la Vénélie se réuuirent
SOUS la présidence du patriarehe de Venise, leur méLI'opolitain, à
l'effd de demandcr ofiiciellemenl à l'empel'eur d'Autriclle que CI le
concordaL conelu ne demeuràt pas lelll'e-morte. » On répondit de
Vienne qu'iI fallail atlendre, et que le coocorda t serai t mis à exécuLioo IUl'sque les cireonsl30ceS permetlr3i~nt qu' il en fÙL ainsi. Celle
réponse est le pendanl de celle qui était f.. ite. depuis quarantecinq ans, aux rédamations des provinees lombardo-\'énitiellnes:
les proruesses so lenntlles de i81 5 seronl accomplies et les pOSses.sions aUlrichienoes d'ltalie jouirolll d 'institulions nationales,
quanti la COUl' de Vicnne eroira possib le de tenir ces promesses et
d'accol'der ccs instilutions sans péril! Nous ne saurioos trop le ré.
péler: dans l'ordre ecclés:astiq ue I non plus que dans la sphère politique, l'exereice d'aucune liQcl'té ne s:;mraiL èlre loléré par l'Autriche au delà des Alpes. Entre ces mots : Liberles religieuses ou politiques, et ceux-ci: Mainlien de la domiflolion alltrichienne, il y a,
d,IDS la Péninsule, contradietioD absolue et fatale. La b<lllne volonlé
se briserait peut-ètre elle-,~ème contre celle néeessilé dont la cour
de Vlenne a tOUj UIII'S su lenir eompte: la raisoo d' État!
Un é'·èque piémontais se lrQll\'ait à VCOIse au moment de la
réuoioD don l il vient d'ètre quesLion. UII jour, dans un ce,rete oombreux, la eonvcrsation s'engagea enlre ce préJat eL l'un des sufl'raganlS du patriarche, SUl' la siLuation reSJ1eClive des clcrgés piém onlais et lombardo-H!lliti en, « Messicurs, l'éjJéta plusieurs fuis l'évèque
}) de fa \'ille autl'ieIJi,t'nne, il faul a"ouer que r épiscopal piémontais
D jouit d'une lìberlé d'actioo beaucoup plus étend ue que le 00lre ! »
vèque de Milan d'allendre, pour donner suile aux nominalions, que
l'autorilé autrichieooe ait pu e:r.ercer son velo «ali o , dit ce document, que les béoéfices eccJésiastiqoes ne soient attriboés qu'à des
prèlres SU I' les principes poliliql1es desquels le gouvernement pnisse
compler, }) Des é\'èques, eotre aulres l'é"èque de Vicence, M;.:r Capellal'i,se san t adressés dire~lemenl à Rome pOU1' savoir s'i ls devaient,
eD effet, consentir à ce que leurs lisles de candidats fussent soumises
à la ré\'isioo gouvernemenlalt!. a ~'ermez les yeux; SUI' ceLle exigence,
leur a-l-oD répondu I eo considératioo des aV31llages qu'il y a Iieu
d'esperu d'ailleurs dII concorda l. }) Les él'èques oot oMi. et, après
avoir mis les autorités aulrichh'ones à mème de pronon eel', Hs ont-fait de lenr mieu:! pOUI' tl issuader les eeclésiasliques ft'appés du ve.lo,
de se présenler au concours.
L'artlcle :5 déclare eX[lrcssémeot «(Iue les é \'èques commuoi») queront libl'emellt avec leul' cleq;:é et le peuple, et qu'i1s publie» l'ont, en toute liberté, leurs enseignements, » Une instrncLion, eo
dale du 7 ani! 1807, fait s:woir à l'archevèque ùe Milan <Iue, 00Ilobslanl celle stipulalion, les leures paslorales el tous les aCles eccIésiastique~ doh'ent ~tre soulllis à l'examen préalable de l'autOl'ilé civile, el une dép~cbe du 12 janvier 1858 reoou\'elle ('ordre de se CODformer à celle recommantlalion . Le régime des lois joséphines se
lrouve ainsi ré13bli eo fait.
L'article 9, article tle nature à créer au c1ergé les dimcultés les
plus granoes , accorde ([ aux é\'èques et aux prètres ordioaires, le
» pon\'oir discrétionnail"e d'empècher les fidèles de lire des livres
J pernicieux, u ct 16m' assul'e, dans ee but, le concours du pouvoir
civ il. Plusieurs é"èques el ~rands-\'icaires prirent cet article ali séri enx, el se mirenl en devr.ir de l'exécuter. Ordl'e fut donoé aux Iibraires de reUrer du commerce tels li\'l'es qui leur fureol désigoés.
Reeuurs des libraires au gou \'crllemenl. Celui-ei ordoona la surpres.
si oo des oU\'rages suspecls au poiot dt:: vue polilique, mais la issa libremenl. drculer les livrcs où se trouvaient auaquées la religiou et
la morale.
Ainsi, on fait retomber SUl' le clergé l'odieux dcs dénoncialions
et des poursuiles, et, les exigcnces politi<jues ull e fui s s3tisfaiLes, 011
se donne le béné!ìce d'une indnlge nce qui est elle-mème assurémcnt
la \'iolalion ~a plus direete des engagemenls cOlltraelés a,'cc' Rome.
Aux lcrmes de l'article 31, les biens des dioeèses, aiosi que
tous les bénélìces \'acants, doh·ent èlre admioiSlrés (lal' des eommissions mixles, selon les fo rmes urrètées enlre Sa Saintelé t'l rElllpe~
reur. Une circulaire du '2'2 jaoder 1856 décide que la gestion desdits
biens devra avoir Ileu d'après les règles eD usage anlérieurement au
l Ulle circulaire tres-récelJle da présidellt da tribunal d'appel de Mi·
, lall, di t , SlIIS aueu II détllur: • L' eecelso ministrn della Ciustizia ha dicbia• l'Ilo che, anche dopo il conC01'da/o sllbi lito colla Sanla Sede, in «ellc• rale nulla olta a che le persone del dero) ctc.) etc. J {Milan, 9 avril~859.)
•
-
_ soVoilà Ics frllilS du coneordal de -1&>5 d::ms le
Vénitien. Si lclle
mand~r
~st
royaum~ Lombard-
la silU3lioo, il nons sera bien permis de de-
quelle compensation l'Autriche peut oll'dr 3U c:llholicismc
eD Italie, pour la Ilression qu'el\e est amenée forcément à cxercer SIll'
Ics Él31,S de l'Église I pour l'impopularité sons le poids de laque\l~
elle y écrase la Papaulé, pourcellc tutte redoutable qu'elle élablil dans
la Péninsule cntière, cotre la conscience religieuse el la conscierlce
nn/iOl/ale, E't donlla dissolution des croyances :lU sein de tontes Ics
c1asses
les irl"éparabl es eifels. El s'il est irnpossible
ré"èle~ssel.
d'cnlrc\"oir celte compensalion, si parlout où apparait la main de
l'AllI fiche la résistance du senliment italien se produit 3tlssitÒL SOUS
la forme ,l'une prolest3lion tout à la fois reli;:::ieuse et politique, si la
solidarilé que l'A.utriche cherche à élablif Coll'e ses inté rèls el CCll::t
du gou"Cl'ncmcot romaio,' pro\'oql1C cootre le Saif!l-siége, en llalie,
des hostilités inlplacables, eomment Ile pas IIMer de tOliS ses vreu:t le
moment oÌl, affnmchie d'une lJrannie d'autant pl1l5 redoutable qu'db
affeete les allures de la proleClion, la Papaulé s'enlourera, comme
<l'un rempart, d'une zone infrflnchi ssa ble de neutra1ilé? , , ' . . . .
l.'Autriche ne compromet pas selliement les iotérels dII catholi~
cisOle, eo exerçflnt sur les ÉtalS de l"Église une inloléra ble pression.
l.a lutte, qu'àu déll'imcllt de' la p:tpaulé elle soulient depuis phls
de quaranle :I1IS dans l'ordre d,es faits politiques, eile la tranSI)orle
dans la sphère des idées ; et, donnanl à celle luUe un earaelÌ!:re
doClrin3\, elle Ii\'re le calboticisllle lui-mème comme l'enjeu de cdle
parlie désespérée , De mème qu'en ,'oulaot étahlir une solitlarité
étroile enlre le gou"eroement pOnlifitrll el le manlien de sa domi·
D31ion en llalie, eHe! òéchaioe conl"re le pou,'oir lemporel du S3intSié~e Ics passions généreuses du palriolisOle, ains;, en iùenlilìanL
a.vec le catholicisme des tbéories el des syslèmes sociaux qui, eD
d'autres temps, onl po naill'e sons soo ég:iJe, mais qui. pourtant,
n'onl que la valem' de purs accillenls, elle arme coutre l'influence de
l'Églìse les susceplibili!és de celle puissance avee laquelle on doiL
compler el qu'iI raut bieil allpcler l'esprit moderne.
Et ici, il est nécessaire de poser quelques bases fondameDtales
et de rappeler queltJues pl'incipCS,
Nolre siÌ!:cle \'ient après trois siècles de révolulions profonLles
où le bien et le mal onl élé élraogemenl mè\és, el qui, de quelque
maniere qu'on les juge, onl iutrotJuit en bit d;lnS l'orMe soci al, inau·
gnré, 'ti -y a mille ans, par la réoo,'atioD de l'Empire, <les modiOe3lions
décisives,
Au mo!en àge, l'Église et la sociélé élaient organisés d'31)rès cc
puissant s-ystème qui se formule dalls un nom: la. theoeratie; dal1s
81-
1,a r,igucur de son principe, la tlléocratie n'ad
'
le pOllvoir eeclésiasl;( ue
' '
met ~u un pauvoir sui
~uql1el procèdent 10us les at:lre~ P:~,~olr sou\'era!D et inanénahle,
mslrumenls. Toule doctrine en d'é
onl ceux-ci ne sont que les
r' d'
S3ccord avec I d '
alOe Olt ètre extirpée p" le s e
c ', u hras éa \' oelrme SOU\,('·
ollrs
s cu ler • el quicon·
que professe une te Ile doclflne c
au n ombre des mClIIbres d
' esse, l'al' ce fa it seui, de compler
u corps soelal I
LE '
,
ghse régnanl dans l'ordre òes falls
rlluel, imposer des 1Il111tes à san drolt
' comme dans l'ordre spiprème d entra,er ,a lIberle l.a IIb
c es~ Dler son aulorlt é su·
suppression de tout ce qUI I;'es,
'''" d,e I gllse Impllque done la
s'
I f
pas e e Telle est d
lon, a ormule du s)'stème ll, éo claLlque
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, ans sa préci·
JI.Irt$,
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Quand le resso rt de ce syslème se fllt
pOllvuir laique cess ~ d .è' " '"
peu à peu détendu le
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mais la rehglOn resta loi di'E'
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tal' lmtolél'a
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re~ er les r3pporls de J'indi\'idu . '
ncc, CIVI e continua li.
corps pol ilique se main,',n'
a\ee l~ eorps soclal; el le cler~é
.
' .
eo possesSlOn d
" é
'
TalenL le signe et re~ l d
e prIVI I gf'S qui demeuuc:
e soo pouvo'r C
eD France jusqu'à la ré"ol'
I,
et ordre de choses ré"na
,
'
uZlon de -1789 D"
..
avalenl Slg1l31é le CQurs d
' ,
,IIl1menSes é\'énemenls
,
es selzlème d'
'è
slècles. L'ill\'asion du p' l
"Ix-sepll me et dix-huilième
l'O esl:mllsme , le S li.ansacllOos
'
formulées;
so~t
4 L'inquisltl on et la su
'
qu'une applicati OD ti es_lo~;qr~~Sl~: pa~ la force de toute dissidenee ne
qn au moyen ,,/te 1
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prmclpe aceepl~ Cel
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les pr
' " , es a, versa Il es pohtLqlles Ics I
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a es SI vral,
V
emlers a se hl re I,.s I1lstrumenlS d i r us ae aro~ cles papes soot
con tre les
qUi/omi ne F ordre soclal.
Èd' -- ,~201,etc. etc etc
par empereurFrédéncH
It dc ~220
H
,
S'ane a'J "
"
Il clavlt,
ul non duhltrot contn co m(ìtlellllffi qllorumdam iniquitas abuoo "sua stl tnta confrmgere ad"ersos :~;ls:;~C1~.d,",elpllO&m et sacro! eanones
• , cos ~lrlusque l:eJus, quneum'lue nr,mine u r a t'm • • porro omDes tue re·
lDramlll .. , StatplffillS etlam hoc COll't
e~oseanlur, perpetua damnllmus
: et ~o~sules seu Rcctores pro derellslll~~nfi~erpelunffi l8hluro I 111 potesldes
Il dUo
e lebrns sua: Jurlsdlctlonl su bJechs ti prres teul puLllce jur8mentum
li f"t l'Nn secundi
'"' fidt o Ilp" ""b"
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-
82-
après tles lultes sanglanles dalls Ics coo\'eotioos de Pass:lu et d'Augs"
bourg el dans l'Mi t de Nantes, la réno,'ali nn de l'ordre polilique
europMo par la paix de Weslllhalie, la SUbSlilulioo d"uo droil de,-enu ralionnellonl en reslaol chrélien, au droit fondé sur la suprématie politique du POUVOil' ecclés.iastique; lons ces fails, d'UlW importance fondamentale, a,'aient amellé , dans le monde des esprits,
des c/Jangcmenls a1ussi décisifs qlie les clJangements accomplis dans
Je domaine cles Cails, En 1i89, sous la pressino de nécessilés impéri eu!>es, et délermillée par l'assenliment du cl ergé lui-mème. la
"'OIOOlé du pays consacra une ré\"Olution de\'enue nécessaire. Elle
proclama la liberlé de conscieoce , la liberlé des culles , la liberté de
la parolp., s;:lUf le l'espect de r ordre et des lois . I
Lejour où celte l'évolulion ful consomrnée. où la libe-rlé religieuse, liberlé qui n'a rien de commUll, il faulle dire très-b.allt,
avec l"indifférenlisme refigieux el l'alhéisme polilique, fut ina ugurée;
où l'or~anis:llion sociale ne reposa plus que sur (les principes de
justice nalurelle j où l'État, se déclarant incompétent d;'lns les choses
reli:.:ieuses, rendait cct hommage à la conscience humaine de la
laisser matlresse d'elle-mènte, et de reSlreindre l'empire de la rorce
au mainlien de la paix publique et de la sécuril é de lons; cejour-là,
les bases qui a\'aienl soutenu l'ordre ancien s'écroulanl, la sociéLé
moderne élail rofH.lée.
Or, cel a\"éllemenl de la liberlé religieuse ne rendait que plus
'nécessaire d'élablir enlre les deux pOllvoirs un syslème bien défini
de rapporls: la lh éorie de la séparation de ces pou\'oirs n'eSl pas
seulemellt une ulopie, c'~st un ouhli des principes fondamenlaUI
qui président à la marche des sfJciélés ch réliennes. Quoi qu'on lente,
et sous quelque rorme que s'e(fecl ue I~ développemenl des illSlitUlions model'Des,l'alliance de l'É;.{lise et de l'Élat g:lrdant chacuo son
itldépend:lOce, s'uni ssan lloulefois dans la pOlll'suile de bu1s non pas
opposés., mais dislio cts, Ile cessera de répoodre à des nécessilés
morales de premier ordre. Le concorda1 de 180 1 ful l'ex pression de
celte alliance et la rormule de ces rapports,
Nous osons dire que les pl'incipes at.lmis par ce concordat ont
conslilué le droit ecclésiastique et politique le plus favorable aujourd'hui aux véritables intérèls religieux I parce que seu i il répond à
des exigences qu'il ne serait ni jusle ni prudt!nt ue méconuatl.re, Un
système qui écarle du cIt!rgc lout ce qui, dans le passé, avait pu
affdiblir le respecl òonl il doit ètl'e enlouf'é ; qui pflrUlcl au 7.èle dll
prèlre de se dévelol ,per sans enlraves, mais ne lui laisse pour armes qlle les armes ùignes d'ètre employées dans Ics comblJts de Dieu,
la parole eL l'esercice ùe la charilé J un lei syslème offre au clergé
-
83-
d'incomparables avantages pour l'accomplissemrnt de sa mission di,'ioe; el parmi ces aV30lages. le prernier peul-èlre, esl de monlrer
que l'expansion du Cat holicisme se concili e a\lmirnblement avec ce
qu'il raut I)ardon ner à l'orguell dn dix-neuvième siècle de nommer
les progrès de la raison publique .
, S'il eD est flinsi, et notls croyons diffid le d'éLablir le COO l1'l1ire,
ne fallt-iI pas ,'oir un péril dans lout syslème qui, benrLaot de rront
des idécs profondément enracinées, entre dir~clemellt' en lutte avec
la raison Ou, si 1'00 vellt, avec la p3ssion d'une éprlqtte?
C'est ce pél'il d'autant plus grand qu'jI se dissimule sous les
apparences d'un service rendu :c'est ~e pét'il que l'Aulricbe a suscité
au Calbolicisme. Sin,ç:ulière destinée de ce pays! Nous n'acCllsons
pas les inteotions; nous répllgnons à croire qu'iI y ait ici un pian
S3vammenl calculé d'odif;ux m3chiavélisme; m;1is, en fait, qu'elle ail
cooscienced'un tel ròle Oli qu ' ell ~ se le dissimule à el1e-meme, il
aura élé l'ésené à l'Aulriche de compromeltre tour à tour les inté.
rèts du Saint-Siége p3r des moyens absoluroent conlraires : apl'ès
lui avoir prodigué I"oulrage et Ics cJéboi!'es, passant toul à conp de
l'oubli cle ses devoirs à l'exagérati on des droilS qu"elle avail méconDUS, elle aura élé conduite à exciter, con tre la cour de Rome, les
inquiéludes des gouvernemenLs et les défìances des peuples; après
3,'oir créé , dans les lois Joséphines, un arsenal où purenl puiser,
près d'un siècle durant, tous les enne'mis des justes prérog'alives de
la Papaulé, 10us les contempteurs de l'indépend:ince et de ladignilé
du pouvoir spirituel, on l'aura 'l'ue, dans le concordal de 1855 , rele,'er, si l'o n peut dire, les postes avan cés oil se relraucllait. la phiw
losophie du dix-IJUitième siècle, pour dirigei" cnnlre l'Egiise dcs
trails qui, à coup sQr, ne sont pas épuisés , Cl'rtes, quand·la cour de
Vienne interdisail aux c\'èques de l'Empire tou1e corr('spond:lOce
3vec Rome, quand elle so'umettait leul's mand~menls et leurs inSlructions au vis'l de la police, qll3nd elle osai t renvoyer le saint pontife
Pie VI, ven u lout exprès en AUlriche, sans qu 'uo adoucissement
aux peines dont 00 l'abrcu\'ait eOl élé accordé à ses prières, elle
méritait toutcs les sé\'érités don t la c,ooscience chrétienne pouvait
s'armer envers elle; mais quand, anjourd'hui, elte rend allx adverw
saires de l'Église les moyens d'allaquer, dans l'acle solennel passé
avec le Souverain POOlife, un syslème rappelant, à tant d'égards I
celui qui souleva jadis, con tre le Calhollcisme, des hostilités implacables; lorsqlle, tout eo provoquanl ces atlaques, elle trou"e moyeo,
par des instruclions illlerprétalb'es, de f.'ustrer le Sainl- Siège des
compensations sur lesquelles, du mOios, il lui était permis de
compler, de lai sser le concorda t lettl'e-mOrlE;-daus uue porlion COD-
-
84-
sidérable de rEmpire I dc r.. ire pes~r :linsi sur Rome l'impopularilé
d'tw aele ulJnL elle élude elle-mèlHe les conséquences. 00 ell vieol
à se demander si le service d'.mjvurJ ' llui est de beaucuup préférable
3UX outl':Jges d'bief, et à recllercller si, uaDs la peusée de l'Autri ·
cbe, un Oletc si infécond, :IO poillllle "ue religieux. ne serail pas ,
aV::IIl~ louL. une resstl urce ~e Slr<llégie politique, et, pour dire le
mOl, une nJaclJine de t:uel'l'e.
.
Ce CIU 'il est impossible de ne pas remarquer. eD effet. c'est
qu'eo engugf.aut la IUlle d.lDS la Péllinsule :l "ee les illslincls et les
besoins UlUJ'3UX dooll'enseutble consl itue l'esprit du dix- oeuvième
siècJe, l'Auu'icl1e s'dJorce de pro\'Oquer un antagolliStllt! analogue
dalls le pays q\li s'est toujours fait gioire de professcr. :l\'ec UD profonll dévouement pour le Saint- SJége, représ(': utant et gardien de
l'unilé caluolique, un atlachemenl sincère à ses tradilions o:1tionales.
Ce n'est un mystère PQllf pel'SOlllle, qu'au seio du Catbolicisme
français. de ce Calbolicisme si forL par l'union de ses chefs, alors
qu'H \'('yait IJOnorer de la pOUl'pre fomaine les prélats les plus dé·
voués à dcs dOClrines aujùurò'hui ,dédaignées, les LahrLerne, les
BaUSS\'l, les d'Aslros; alors qu'il se glorilìait des Élllery, <.Ies }o~ I'ays­
sioous el des Qu.,éleo, il exhne un parti que, sans pOI'lel' alteinle à
des SenlimenLS don~ il faut bODorer la purelé et saDS rlsquer d'ai!leurs de le blesser d'aucune sorte, OD peut appeler le purti tlu con·
cordat allirichien; et ici, nous croyons user d'une liberlé loujours
reconllue d:lns l'Eglise, en soumellanl à une critique respeclueus~
un acte qui, dans sun doull ie caraclère, participe de la politique civile aussi bien que de la poliuque religieuse.
Pel'sonne, à l'beu!'!! qu'i1 est, ne songe, eo France, à se repla~
cer pureillt'Ul el silnp lemeOL sur le lerraio de l'ancieo gallicanisme.
Cerles, le fonci des doctrines de IG8::! est assez solide pour défiel' les
atlaqudj et il faut répondre par un souril'e aux puél'iles iosulles
donI SOOl l'ohj,'l, sous nos yeux, les enseit;nem~nLs qui oot lJourri
si louglelllps la furte piéLé de nos pères . .Mais la forme suus laquelle
se ~olll prudui Les ces lloctrines pourrait sou leyer aujuurll'llUi des diftiCUllés sérieuses, et d'ailleurs LOul clJange avec les siècles, De llIème
que le gallic,a nisme de BossueL n'élail pas celui de Gerson, ai~si le
gallicanisille du dix-septième siècle ne peut elre celui de nos Jours.
La ductrine de poliLique ecclésiaslique qui doil gouvernel' notre siè·
cle. se réJuit. ce nous sembte, aUI poinLS suivanls: - iildépendance
du pouvoir sécll1i~r à l'égaru de toule juridiclion poliliqne allribllée
à rEglise; - lé.;ilimilé des principes .s ur lesquels repose la constitution de la sociélé moderne; - résidence de la sOllveraineté spi -
-
85 -
rituelle daDs le corps épiscopal un i au S3inl-Siége, - et, consé·
.quemment, caraclère lempéré de 13 monarcllie ponlifìca~e.
.
COlltre celte doctrine si modél'ée dans sa force, qll1 , S30S fl'ols ser des susceptibililés légiLimes ni s3criner aucune de oos lraditions
nation;l.les, s3Lisfait, IlOUS peosons. à t(lutes les ex.igences d'une ortllodoxie scrupuleuse. contre celle doclrine le p3rti du concordat
autrichien reconslruit le système de la théocratie dirf'cte ou indi·
recte. Ce système, qui n'3 jamais élé complétement l'é·,lisé, mem eau moyf'n àge. consLilue l'idéal de ses historieos et de ses publici·
steso Oans l'a venir qu'oll pOllfsuit, le clerg:é recouvre ses privilé;::es
de puissance politique et de juridiclions exce]..ltionu~l1es; les dogmes
et les préceptes de l'Église redevi eonent lois de rEtat, et l'intolérance civile demem'e le dl'oit public aU(]lIel on ne dél'oge (]ue mo..
ment3ném pnt et sous la pression regreuable des circonslances.
D'un lei poiut de vue naisselll nécessail'ement ces conséql1ences:
l'ordre nOll,'ean, l'ordre ecc!ésiastiqlle el politique du concordat
français de ISOL est une déviali on des principes qui doiveot présider aux rapports des deulo. pOllvoirs et une sorle d'apllstasic des na tions. Le clroil public, inauguré e u -1789 et consacré par toutes noS
consliLulions df'puis ceLLe époque. ne peut C[u'ètre SUI)pnrlé, jamais
accepté, 00 le subit sans le reconO:l'ilre. et l'on 3ccomplit un de"\'oir
en 1'3ttaqnant par tous Ics moyens, pour rarnener ]'Europe à une
tbéocratie pnre ou miligée, Dès lors. avec la racilité que lIonnent le
parli pris el rhabitude de l"à-pell-pr~s, OD imagine tonte sorle de
tbéories ponr justiner l'ordre t1léocratique ell dépil de l'histoire qtl'on
mutile, Dans le passé, 00 nie les erro'urs et les allus d'un système
devenu, cependant, si funeste à l'Église; dans le pré~f'nt I on ca ..
lomnie notre droit public. eu le présentant comme iocompatible
avec le Catbolicisme. Là où l'ordre ancieo a él.é en partie consené
ou restauré, 00 glorWe ces déhl'is d'un 3utre :1ge, com me si 1'00 te·
oait à honnellr d'ideotilier le Calholicisme avec tout ce que le lemps
a solennellement condamné, el l'on arl'ive à préscnter à la sociélé
moderne celle sommalion très- simple; se renOllcer eHe- mème et li·
vrer 500 drapeau!
Certes, nous n'ignorons p3S quelles irréprocllables inl.eot,ion,S
dirigenl It's chefs du parti religieux. donl nous cberchoos à defi01r
la pensée; nous'savons que cuez e'ux le talent est à la bau leur du
2,èll!, etvnous rendons homml~e aux. vel'Lus éminentes qui dirigeut
une initiative inspirée par le dé\1OUe01ent. Mais nous demanllons si
les écri\1aios qui comblltent sous leurS-ordres 9nt bien calculé la
portée de la décllration de guerre si ,'aillalllment adressée à l~ur
siècle. Témoin d'une 'polémique dont le seui l'ésultat esL de falre
-
-
86 -
con(ondre le Catholicisme al'ec les passions et les inlél'èLS qni, de lout
t~mps , onl su prendl'e son mas'lue: d'aigrir eootre l'É;,dise les esprits
SI nombreux atleinLs de ce sceplicisme de bonne fo i qu'il convicnt
de ménager; de Semer la di'Visio/lo dans df's rangs <iu'iI impo rterait
de De pas édaircir; d':iO':libJir, e D un mot, l'empi re de la religion SUI'
les intelligences el sur Ics ffireurs; - caLholique eL Français, DOUS
nous elfr;oyons de l'a venir qu'on prépare, et prèl à soumellre notre
pensée propre aUl: décisions non pas d'un parli, mais de fÉglise,
DOUS posons humblement ces quesLions:
Le Call1olicisme, t'n génél'al, a- l- il quoi que
so it à gagDer
dans ce lle luHe ouvcrlemenl du'igée eootre la société moderne, alors
que les pdncipes de C?lle sociéLé ne soot aulres que des p!'incipes
tout ensemble ralionnels el chréliens, la liberté de cnnscience et de
culle , l'égahté civile? Au Iicu d'un duel à engager, n'y a- l-i1 pas
plUlòt un trailé à <.onclurc? et où seraille gain puur les intél'èts re.
ligiel1x si 1'0 0 ravivait une irritation toujoUl's prète à renatl!'e, en
exprimant publiquement le regrel que la du rele des tUllp~ ne per.
meHe pas de rél.dllir la dirne, le droil d'asile dans Ics é"lises les
juridictilms exceptionnelles, la censure ecclesiaslique s~r le~ li.
vres, elC" elc, ? j - ' Le Calboli cisme frança is en parliculier lrouye.
l - il un a\'anlage quelconque à déserter des lr:Hlitions qu'autoriseot
les plus graods noms de nOlre hi stoire ecclésiasliqlle? Serons.nous
des Chl'élicns pllls disposés aUI combats sé"itluX de l'esp rit, quand
nous aurOIlS fa it lit ière de lOUS les usag~s n:lliollau:I, et qu'aban.
donn:wl les maximes sous J'ét::ide desquelles onl ~ranJi ces Iléroi.
ques serviteul's de la fui immolés en 1793, nous aurons abaissé le
droit de juriùiction de nos é\èques devaul des décisioos trèsreSpeCl:lbles sans doute, mais auxquclles un caraclére /égal n'a
jamais été allribué parini nous? . , ,
ce
N·V.
La politicà temporale gitldicata datlnprincipedella Chiesa.
(Estratto dilla lelten del cardinale Saccb r ui alla Santilà
di Papa J. ~u,a lldr.) VI1.)
Beatissimo Padre.
•
Prima di fissare V. S. Ii suoi benignissimi occhi sopra queste linee, la supplico a considerare da chi, e con qU::l1 fine ve ngono
chie~,
I VI'reZ les arlic!ps n, 01:5,
.]4,
Hi, 53, etc.) etc. du C(locordnl aut..i.
87-
scritte, e troverà eSsere di un suo ,'ero, e d umilissimo servo per
dare negli ullimi momenti della sua vita nuovi auestati di quanto
sia parziale della. gloda della S. V, 11 zelo e l'obbligo di cardinale
mi banno posto la penna in mano, dalle quali può essere, che la
morte me la svella anche prima che abbia io fin ito di spiegare quello J c.be a maggior gloria di Dio, e a Ifl::lggior decoro di V, B, e della
S. Sede, e a ma ggior b en efizio del cristianesimo, e de' poveri popoli
ba dettalo il signor Iddio nella mia languida menle. Lèvatomi dunque dal letto con dol ori, e cruciali atrocissimi , con j sentimenti
commossi , e con la testa che non può r eggersi, e con la maoo tre·
mante, ed accostatomi al tavolino , protesto e giuro primieramente
a questo mio Redenlore Crocifisso, che bo avanti, di non avere altri
motivi, che il sauto set'vizio, e cbe di soddisfare ora a quel debito
cbe è proprio di quelli, cbe da Sua Divina Maestà sono dati a' suoi
Vicari per Collaterali, e Consiglieri, e ciò pelV non avere avanti il
supremo giudice a dire piangendo, quando non sarebbe più tempo:
« Yre mi/li quia tacui; » sperando, cbe anche i miei eminentissi~i
colleg hi, vedendo le cose incaminate all' oltimo esterminio, abbianO
ancora essi quest' obbligo di cariLà con Dio, con V. S. e con i Popoli,
confidando ancora nell' i nnata benignità di V. Beatitudine, che sarà
per gradire e r icevere in buona parte le mie umilissime rimOSlranze, che escono da un cuor sincero, l'h'erente ed appassionato della
sua gloriosa fama, che tendono a farle stabilire nel mondo l'alto
concelto, elle ebbe delle sue "irtù, e a cbiudere la bocca ai perfidi
eretici, cbe pur troppo alzarono i latrati, quando ,'idero la S . Sua,
contro le proteste .fatte ' in COllcla,'e e fuori, camminare per la via
battuta, cbe COn taoto scandalo del mondo e desolazione dc' Popoli
chiamarono i parenti a lapidare il patrimonio di Cristo, ed a succhiare il sangue de' poveri sudditi. • . . . • ' . . . • . • • . .. . .
La sede apostolica non ba fa tlo maggior discapito nella dignità,
ed autorità, che quando, con voler far da principe temporale, ha
vollllo cimentarsi COLl quelli , che sono le braccia che la sostengono,
e che la reudono rispettabile e temuta. Gli esempi 50110 molli, e
noti, e se bene a me non locca di enlrar~ a giudicare le azi oni
de' sommi Pontelìci, da essere più tosto riverite, ad ogni modo
posso pure con la S, V. usare la confidenza di porle avanti gli occhi
quella di Urbano Ottavo. ponll' lÌce per altro degnissimo, e d'immortai memoria, ed al quale io mi riCOnOSCO debilore di tutto il
mio essere , Quel buon Vecchio lasciossi, per nostra disgrazia, implicare in una fa stidiosa guerra, il cui fioe sarà sempre memorando e
deplorabile per il dispendio di 14 milioni e per le penurie, nelle
quali pose per sempre la Camera Apostolica J per la tOlale desola·
- sszione dello Stato Ecclesiastico, per l'oppressione dei popoli, per la
disislimazione che ne risultò alla Sede Apostolica ed alla dignità
pontilìcia in una pace poco onesta. . . . . . . . . . . . . • . • . . •
Male si accomodano i principi a \'edere papi che dopo avere impugnata la spada temporale contro di essi, prdendono poi di ricoverarsi sotto il vessil lo della Croce , e farsi scudo della dignità del
sommo sacerdozioj allora sorgono i di~prezzi, le irreverenze, le
mormorazioni e il più delle '..al te ancbe le sedizioni, perdendosi a
poco a poco dalli laici quella ,-enerazione, che consiste nell' opinione e cancello della bontà e rettitudine ecclesiastica. Eccone a
buon conto li saggi nell' espulsione de' ministl'i della Sede ..Apostolica dalla Francia, dove eranO prima cosl reveriLi e stimati , e i moti
di Avignone, e nelle ardite licenze di quei popoli fin q ui tanto
rlwerenti ed ossequiosi, nei sussurri di lutti gli altri su dditi dello
Stato Ecclesiastico, e nelle derisioni di tuLto il rimanente d' Italia, e
di tulte le na·iiooi straniere.
Queste sono qllel!e cose, che mi fanno sentire punture più
acute, che non .so no li dolori che soffro nel corpo.
Il nostro Divino Mae~lro, Bt'atissimo Padre, c'insegnò in quel
« mitre aladium in vagiliam • che niuna cosa più dell' armi temporali disdica a chi ha cura di reggere la S. 1'JJ. Chiesa, innocente, pia,
e mansueta, e che non deve difendersi mnre castrorUffl • • • • • • .
Il cedere al lempo ed alla necessita fu sempre lodevolissimo di
un principe savio. Paolo V di felice memoria intraprese per Ca\ISa
meramenle di Dio a procedere con l'armi spirituali contro li Veneziani, con fermo proposito di aggiungerci anco le temporali , ma
finalmente dalla prudenza e dalla carità lasciò ridursi alle ,'ie più
miti, considerando la penuria del denaro. e l'impotenza de' popoli
in somminislral'lle f il pericolo di empire di oltramontani, e forse di
qualche falso dogma l' -Italia, il pensiero di lasciare involta nelle
inimicizie la propria casa, ed i con tinui scrupoli e rimorsi di coscienza di non essere cagione, che la Chiesa di Dio patisse per sua
colpa qualche notabilissimo danno e diminuzione.
Vostra Bealitudine ben sa, che la più nobile e la più degna parte
che si ammiri nel Princip~ è quella della benefi cenza . V. S. avverta
che o il soverchio zelo, o la rit~osa o troppo severa condolta de'suoi
ministri non oscurino in ciò la sua gloria, rammentandosi anco, che
fra li maggiori disavvantaggi , che si contino nelli principali ecclesiastici elettivi è quello del campo troppo libero che si lascia a' minislri di fabbricare a costo del servizio del loro principe la propria.
fortuna, come ben seppe rinfacciarlo Papa Innocenza Decimo ad uno
-
89 -
de' suoi. La buona o la sinistra fama esce per lo più da' famigliari e
domestici del principe; e i famigliari e domestici dei papi? soleva dire
Urbano Ottavo, è tutlO il gran Corpo della Romana Corte . dalle buone o male soddisfazioni della quale si spargono per tulto il mondo
voci favorevoli, o pregiudiz.iali a chi governa .. . . . . . . . . . •
. . . . . . . . . . . . • . . . . . Supplico la S. V. a provvedere con
la sua somma prudenza, che tolto alfatlo l'abu sÒ dene -raccomandazioni, restino in egual bilancia le condizioni delle parti, et Lìberetur
pauper cui non est adjutor.
Nè minor merito sarà per acquistare V. Beatitudine con Dio benedetto, provveden do anca a tante lungbezze nelle spedizioni delle
cause, quali oltre all' esterminio delle fami glie. non possono essere
che di gran discredito alli Lribuoali di Roma. vedendosi in essi per
allni e lustri inveccbiate quelle cause, che potrebbero lerminarsi in
pocbi giorni.
Li Ministri e Governatori dello Stato, e tutti quelli che amministrano la Giustizia, se bene voglio credt're che per loro stessi inclineranno ad amministrarla con rClliludine e cariLà, con lutto ciò
n'avran no ~limolo ta nto maggiore, quando da V. Santità si fara ad
essi inculcare, che la giustizia medesima non serva per ministra, nè
d'interesse, nè di passione, ma d'inslromento per conser'/are la pace, la quieLe, e l'umana società, che v:rdano alla raùice de' mali per
svellerne i germogli . • . . . . . . . . . . . . • . . . . . .
. . . . . . . . . • . Sopra tultO abbiano molto riguardo di non affliggere con gravami ed estorsjoni li poveti popoli con i rigori indiscreti , con le pene, e con le vessazioni , e con tanli crudelissimi modi
di esigere il numero innumera~i1 e delle gabelle , quali a nulla giovando al Papa, non servono che a concitargli l'odio de' popoli, per
arricchire alcuni pochi ministri di mala coscienza.
Queste affiiz ioni B. P. che superano di gran luuga quelle del
Popolo eletlo in EgiLto, non potrebbero udirsi cbe con ammirazione
e scandalo dalle nazioni straniere ! massime se le considerassero
come effetti dell' immoderato affetto de' nostri sommi Pontefici verso
il loro sangue, e V. S. (mondan amente parlando) può ascrivere a
gran fortuna r avere impiegaLo fuori dell' Italia , cioè a dire lontano
dalle miserie dello Slato Ecclesiastico, le sue gloriose fati che, per
non averne quella piena nOlizia che le provocherebbe più d'una volta
copiosissime lagrime di compassione e tenerezza: ed in vero chi mai
potrebbe ad occhi asci utti udire, cbe i Popo li non concqnistati coUa
spada! ma ceduti per donaziontl dalla munificenza e pietà dei principi al dominio di S. Pietro e della S. S. o soggettatisi volontariamente ad essa per una buona fiduc ia nella carità de' slloi successori, oggi
•
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90-
si vedono solto un giogo iosoffribile più inumanamente trattati che
gli schiavi dell' AUrica I e della Soria?
Il debito della Camera, al coniO cbe la noLle passata ne feci fra
me stesso, ascende alla somma di più di cinquanta milioni. non solo
senza speranza di diminuzione, ma semprr. più con certezza di
aumenlo maggiore, in modo cbe non potendo i poveri sudditi reggere un peso cosl eccessivo, disperali di sollie\'o, lasciata da mohi
in abbandono la casa e la patria, vanno a famiglie intiere I o raminghi in una penosa mendicilà per il mondo o a morire di sten ti per le
campagne, o a mendicare altro cielo, per farsi, non senza obbrobrio
nostro, sudditi d'alLri pdncipi; ed in effeuo si conta oggi per le
cause suddette nello Stato Ecclesiastico q1lasi la metà meno dei sudditi, nella numerosilà de' quali consiste la riccllezza et potenza del
principe. Li Genovesi, che si trovano d'avere impiegali più di quattordici milioni nei nostri Monli, già ne prevedono la perdita, o per
l'impotenza di soddisrarli , o per qualche urgentissimo stimolo di
necessi tà o di disperaziolle cbe spinge li popoli a scuotersi dal coUo
un giogo che li opprime; pensano a11' ind ennità, e come riLrarli.
Dio perdoni a' mini stri di quel tempo, che con tanta poca Pl'Udenza ed equità indussero la S. V.quasi ne' primi giorni del suo pontificato a venire senza urgente necessità alla riduzione de'Monti, dalla
quale essendosi ca\'ati tanti milioni intieri, . potevano puì' rendere
immortale il nome della S. V. con applicarli all' estinzione di qualcbe
parte dei debiti sopra detti, che questa e 1' estrazione scandalosa e
dannosa insieme ratta.poi 'Òa un prelato straniero di tanli altri luoghi de' Monti, si sarebbe stimata ottimamente impiegata.
Non ebbe la S. V. -questi sentimenti J quando piacque al Signor
Idùio di darcela per pastore, ed io ne posso fare, come ne bo rauo,
fede a più d'uno, che le pl'ime punture, che ferirono il cuore suo
DobilissilllQ, rurono quelle della compassione verso i popoli e:iaogui.
Deputò a tale effetto la Congregazione sopra lo sgravio di essi , alla
quale intervenne più d'una volta J con tanta carità, che tutti D'as pettavano l' Imi versai cimedioj ma Dio non volse che la sua santa mente
fosse secondala dalle sincere operazioni de'ministri interessali . . .
. . . in' q~;s~o' s~l~ ;r~li~ò bensl di supplicare liberamente la S.
V.
cioè che si guardi di lasciarsi restringere fra quatlro mura, e tenersi
lontana dalla notizia delle occorrenze del suo Stato, e dai bisogni de'
suoi sudditi, percbè in Ull principe, qucsto è il so~mo de' mali; allora la giustizia oon è più libera, li ministri non più fedeli, i ~opoli
non più governati, ma dcpressi, il principe non più amato, nè rlspettalo. . . , ..
-91 Qui cadrebbe in acconcio di dire qualc~e cosa. circa l'elezione
de' ministri e consiglieri , percbè se bene prev,ale in ciò tal volta l.a
poca rortuna del principe, ad ogni moùo è decIso, (;b~ , i}!ala elecLlo
est in wlpa :Il potendosi difficilmente errare quando SI usaDO le necessarie diligenze e circospezioni.
Il prudentissimo giudizio di V. S. rende superfluo quahmqne
ricordo in questa materia; con tutto ciÒ oon voglio Ja.s~are di supplical'Ia con san Gregorio Naziazeno ad avvertire, cbe in quelli ch~
avranno ad assisterle con l'opera e con il consiglio, e reggere li
'gravissimo peso del governo, risplendino questi tre segnalati requisiti, Il Rerum USuS, ingef/s charilas. os liberum. »
Per quello poi che riguarda le cose spirituali, che dovevano es:
sere le prime. quando avessi dovuto toccarIe, non potrei entrarvl
senza grande offesa di Dio e della somma pietà di V. Beatitudine,
che sin da principio della sua assunzione le fece apparire principali
oggetli deVa sua cura pastorale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Pur troppo si vede oggi, B. P. conculcata la legge evangelica,
e calpestarsi alla cieca 1'osservanza dei divini precetti. . .
Ol1d' io amitto dalla inrelicissima costilutione del mondo, della
cristiaflità e della religione, più che ùaU' atrocità del mio male, rivallo al mio Cr ù cifi~so Gesù, esclamo dal più profondo del cuore:
Cupio diss olvi et esse terum. E percbè .gi à sento mancarmi la lena,
lascio la penna ripigliata per la terza e quarta 'VOlta, e prostrato
supplico la S. V. della sua benedizione, raccomandando alla sua
I vha e paterna carità l'anima di un suo servo sommamente devoto,
cbe dovendo presentarsi fra poco avanti il TI'ibun:Jle tremendo per
re ndere conto d'ogni minimo pensiero, è certo, che non avrà voluto
ingannare la S. V. con queste sincerissime rimoSlranze.
Assicuro ali' incontro V. S. cbe nell' altra vita non mancherò
di pregare il nostro amoroso Dio: /I Utsis longoo\'Us super terram;»
e cile preservi la S. V. da ogni pericolo,dalla.malizia degli adulato.
ri, peste dei regni, e dei principati, e le conceda Cor docile, et
sedium suarum assistdcem sapientiam; e grazia speciale, cosi alla
S. V. come agli altri suoi sllcce's sori : « Un sic tralLseatis per bona
temporalia, ut non amittatis (eterna. :Il
E qui con tenerissima ,'enerazione , dando alla S. V. l'ultimo
addio, abbraccio e bacio li suoi santissimi piedi.
Di casa, 15 giugno 1664.
Di Vostra Santità.
Umil. de'" ed 01:11. un"o
GIULIO CESARE SAoCCDF.TTt.
-
-92 -
N° VI.
Documenii estratti dall' opuscolo: Il Govemo Pontificio
e la Romagna.
Chi non avesse poi un degno concelto degli abusi del ~o\'erno
pontificio, anche nella parte del debito pubblico. legga questi due
documenti publicati dal Recchi. Il primo riguarda i cosl detti Yaca bilisli. La scoperta ne fu fatla dalla Camera dei Deputati nel {MB. r·
vacabili equivalevano alla venalità delle cariche. Per far denaro la
Curia vendeva gabelle antiche e nuove, e vendeva rendite della Dateria aposllllica. Nel tSH i vacabili furono riscattati dall' erario, e
Pio Vii dispose cbe i "3cabili Don liquidati facessero parte del debito
dello stato.
Sarebbe da credere che per morte e per vacanze illitOlo fosse
cessalO; ma la spesa si acel'ebbe dal 1848 al 1852. E cIIi sono i creditori? Numi antichi, i quali coprono magagne moderne. Cavalieri'
ili San Pietro, Cavalieri di San Paolo, Cavalieri del Giglio, Annalisti , Cubicolari, Abbre,'iatori ecc. Beali quei Ca\'alieri predestinati
a non morire mai ; beali tutti quegli altri enti non meno imaginarii
e non meno imperituri!
Elenco di Vacabilisti inscrittt al Debito Publico.
Collegio degli ScritLori Apostolici, per anuui. Sco 1,053.
Id. degli Abbre,'iatol'i di maggiore o minore
presidenza . .
69.
441).
Id. der.1i A.nuali~ti.
•
Id. de Cnblculal'l .
... .
397.
l~ .
Id. de' Registratori di SUPIJliche .
Id. del Piombo di cancelleria. . . .
i,9H2.
Id. de' Prelati abbreviatori di cancelleria
135.
Id. de' Sostituti de' Prelati abbreviatori.
153.
41.
Al Notaio di Cancelleria .
AI SO's tilulo sommista .
•
12.
Cavalierato di San Pielro
» 19,'299.
» 7,591.
Cavalierato di San Paolo
Cavalierato Pio. . .
» t 1,323.
Cavalierato di Giglio.
• 6,336.
Cubiculari Apostolici.
» 4,64-9.
Ponionari di Ripa .
» 7, 486.
Presidenti di Annona.
, 3,270.
» 1,584.
Prol"notari ApostoliCi . . . .
,
!,421.
COl'rellOri, e ScriUori d'Archivio.
Deui in sostituzione .
237.
"
Scudieri Apostolici .
5,752.
Total e·Sc.- 75,055-.
•
•
•
93 -
Ora veniamo all' altro documento. Nello Stato del Papa vi sono
preti poveri e negleui; ma il clero non abbisogna di alcuna dOla·
zione speciale, percbè è fornito di una dote pro pria. I beni stabili
ne sono valutati cento milioni di scudi. Nondimeno il debito pubblico
pontificio è stato contratto nella massima parte per titoli clericali.
Nel secolo passa to la Spagna si riscattò col pagamento di sco j ,153,135
dal"tributo della decima che pagava alla Daleria apostoJica. Credete
voi che Roma l'imborsasse con quella somma coloro che avevano
già comprata la ren dita della Spagna? No; tenne la somma per sè,
e per rimborsare i creditori formò un debito a carico dello Stato.
Cosl dal i\lonte Napoleone si asse~arono quaran ta milioni di beni;
ma i quaranta milioni furono in gran parte assegnati al Clem, ed a
carico deUoSta to furono creati debili nuovi. Vediamo nel documento
qui riportato alcune elargizioni per beneficenza, per chiese e per
conventi.
".
..;
PER BENEFICENZA.
30
45
68
24
24
00
9"2
40
60
24
68
80
00
82
08
48
00
00
00
86
- 97
Idem.
Dd. . • •
z..,on, XII . • . .
Mlcbele
Idem . . . . .
Gr.tuilo e I lempore.
Id em.
1,lem.
Idem.
Tnu";"To per scu·
Tali Gio"lnni.
Catecumeni.
Gratuito .occorso.
.
Gr, tu ito .iDO I eh .1
i::~m;"i~s. de.
fDHu •
••
Idem. • ••
OSpiZIO di S~n
••••
• ••
Ritiro dell. Cmee. . .
Ritiro delle Burtomee. .
di S. Spiri to.
Compag"i. di Gn u. • •
Clpl~"l o d, S. l'i . I,.... . .
Padn !'I"iouisti. . . •
rl"""ci,i •. . •. di Forn
Chiul di ••• ' iu Lordo:
ArciJj>ed.l"
rlrrocchil.. • • . .
rlrrc-cclJi~ di S. Mari • .
g
.,
~
Commist o cio' , u,.
Ilcli.
Esercizi Spiri lulli I Pon t,
18
DOCUMENTO.
Se. 219.00
4833
"18:26
di 2,8(;1 • • • •
putrà.
El~m: t~mior;n~I.· : :
Gr,tuito di scud i 36,000.
P~.
s..'UD' "'''II.r. . .
fino ,nuove disposizioni .
Sussidio. . . . . . .
Ass egn " gia soddisf. tl o.
hr cullo, asuguo soddi. r.tlo. . . • . • •
.idl.
I ,~~O.OO
-'8.00
4,Z"lO 00
Pi~vil.
96U.OO
i~n~ ·:tli.
Pio 'l'H. . . . .
360.00
SGo.OO
"lO,8ijj .Wl
'1,507.72
m:
Pldr. Vi , illtort!.
SOMMA.
!815
:!1 ,GOu.OO
4,70"1.83
., .
,,,,"00
:;000
fSO.OO
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" .00
94 -
DOCUMENTO.
PER CHIESE E CONVENTI.
A$sog oo eslint" dellSl1
e
Chi. n di . . . . . .. Jesi.
San Bi8~i" in ADenD •.' .
RolI .... di S.
r..,l"
Dal Le:alo.
T,Q,
Dd"gal~.
re; 1~li ~ç~di 4~:..,O. :
Tewri.re.
,D.
S. I~n •• i" io M. San'u,
S. Gl unooi in Maç." ,.ta.
re;
Mensa di Ma tel ica .•
Per's"ullne ~ .. ruhl. dai
rdi gi"si.
Ospedale <Ii S. SenTina ••
V•• COTO di S. S,"crio\>• .
E<p"sti di f erlua. • •
CISI dolI' Inqui l i1ione.
{,Iem.
10100'.
Frlnee.tlni in .
P. c..~r: di S: B"roa..\;~o.
V<se. di Port.,eS. II.u{lhlo.
V~$e"nl~ di S.bjn~.
ol'u~ <IdI. Mi.,j"ne.
Parr"chi dì l\"mJ .•
C. , n,·erlil~ . . . . . .
S. fraoc.",o di Paola .•
B·.,ubin G . ~u.
Ca~pgCCille.
t~n j "T'\I\;gii 'dai
G~iuiti . . . . . .
Id~m.
~~~~~t: r;:;'~:i:~~io.
El tm~l . temporanei.
Tempuunu..
ile'm~si D·a.
Idem.
-
-
Dic~i di
1816
i Sl1...
1817
CI: xiu:
10.00
.
Tesoriere.
11lt'III.
IJem.
~811
T.;crierc.
3.~:ft \
iMi. di Gr:XVI:
1.80U.OO
3600.00
:;,289.29
1,4\8.00
200 .00
30.00
$.\8.00
90.00
di L. XII:
D..~ri ~
.'po~t.
Tds~r icre.
212.00
"'.00
IJem.
l ,10m.
C"WID., Sussidi.
Boli.
~.OOO.OO
1,000.00
t ,7'lJ ..16
1,315.(lO
ltI~m.
Idem .
1,le on.
1,lcID. • •
Sino a che si potò.
Se. 72,00
112.00
52.50
'18.00
100.00
ISO 00
18t9
996.00
Sul quale propo~ito l'autore dell' opusco~o ~ggi.ungeva le se-guenti parole per inferirne che nello stato ponLlficiO SI pagano assegnamenti,
.....
.
« t. Ad innominati, mancando i titolari (ciò comprenda chi
può).
95 -
misero a carico dello Stato iscrivendole al debito · pubblico e appli~
candole a vantaggio di altri vescovi; e ciò dal 18 1.5 in appresso,
mentre poi per il clero si aum enlò il debito pubblico di circa dician-·
nove milioni, e lutti i beni non venduti gli vennero restituiti in
qllell' epoca.
u 7. Che il gran libro del debito pllbblico si apre, non in virtù
di una legge come ne' paesi inc.iviliti, e nemmeno per la sola autorità sovrana , come pralicasi dai governi assoluti, ma per volontà
ed arbitrio del segret-ario di Stato, del tesoriere, dei legali, dei delegati, della Commissione de' sllssillH composta di car4inali e di .ve-scovi (commissione che dispone allcbe di circa 300 mila scudi aDnui)
della dateria, degli arcivescovi e vescovi, del direttore del debito
pubblico e perfino del padre visitatore!
Tutti sanno che dopo la ristOl'3zione del 1849 venne instituila
una Consulta per le finanze. Ma quella Consulta Don fu mai consul-lata negli all'ari gravi , . 0 si fece al conlrario del suo voto. Benchè
<:omposta di uomini prescelti dal gOl'erno, pure dovetLe dire e ripetere le più iligraLe verità. Era obbligata al segreto, per(;hè non
conoscessero gli scandali. della finanza romana; ma qualche raggio
di luce balenò fra quelle dense te·nebre. Roma fece da' suoi diarii
gridare al tradimento.
N° VII.
San Giovanni G,.isos!omo. Omelia 85, cap. V.
in Maltheum, § 5, 4.
,
« 2. A chi ab immemorabili avuli gli aveva per titoli di provvis'òrio. a tempo. e fino a che si potrà.
« 3. A çbi non può esibire documento alcuno comprovante il
titolo dell' assegno.
l / 4. Che pagansi tuttavia assegni già soddisfatti.
,.
,5. Che i soccorsi gratuiti sLpossono trafficare.-(L ospltal~
di Santo Spirito in Roma ave"'a un sussidio di trentasei mila scudL
aU' anno. Furono scomllutati sco U·,400 coUa vendita fattagli dal governo. del Lenimenlo della Mesola, da cui l' ospitale rit~asse l'a:fitto di scudi '27 mila in denaro e di scudi quanro mila III ~e\1efl.
Ricco com' era continuò a percipere · dallo Stato l'elemosma di
sc.2[ ,600.)
.
» 6. Che le passività appartenenti a corporazioni religiose SI
Cogitate Judceos olim octo mille LeviLas aluisse, et cum Levitis, viduas et pupillos, ac prrelerea ministeriis aliis obnoxios. militire quoque operam dedisse. Nunc vero agros, domos, localiones
aedium, vebicula, mulO$-; et multa alia hujusmodi possidet Ecclesia
ob ves tram cruJelitatem. Oporteret penes ,'os esse bune Eccle§ire
thesaurum, et provenlum ejus ex veSLro animi !'tudjo pendere.
Nunc autem duo absurda binc nascunLur; nam et vas sille (ructu manetis. et sacerdoles Dei sibi non competeutia retillent. An non poterant
apostolorum temporè domus et agri mall ere? Cnr ergo
vendebant, et pretium distribuebaut? Quia Hlud melius erat.
Sed nunc palres VèsLros timor invasit, ne yobis furiosa rel'um
secularium cupidilate caplis, colligentibusLJue nec spargentibus, viduarum, pupillorum et virginum chori fame pereant ; ideo hrec Ha
iIla
- 96.
'ro 'l'olebant bujusmodi dedecus
componere coacU .suot. ~:1~:~3~i~1 ,'estrre propositum ipslS pTO'i~n­
AGGIUNTA DEL TRADUTTORE.
admiltere, sed cupleba~t decerpere duro iIU precibu5 tanLutn m-
tum esse. et in de rructll~
!rlsti~ ut eos, qui l'es srecula r es et
eren
t.
Nune 3utem 11105 coe~
.1'
nta indinne l'erSIl sunto
cum b
. "(areIlLur' wwt om
:J
b't?
familiares lractaDt.~ ~ml
mus l~ egotiiS intenti, quis Deum pl.aca ~ . .
l'\am el V05 et noS 115 em ~u
Itia Er.clesia nihil a srecul,ar~bus .0Ideo os non allrlemus aper~re.' ~ o5tolO S , ne quidem pecuol~s sl~e
minibus differl. Non 3.ndlStls P scepisse? Nune aulem EpiSCOpi,
as
labore collectaS distribuend u:~ llUj llsm~dLso\licitl\dine superant.
curaLores, retonomos et c~upo m vestrarum CUl'am gerere , eadem
" "t p"clmi!\rii curare coguntur;
Et cum oporteret iIlos :'l.mm:'l.r~
<.e
s 1'atlOuarll '" '" ' •
qure exceplores C!.urestor~ ,',
non frustrtl. deploro , sed ut ~u de bis quoLidie sunt SO\!ICIL1, Hrec
t os qui boc I.!ta'vi serntute
dam emendatio et mUlatio seqt1atur, ~. nut vas sitis Ecclesi<.e et propremimur, misericordiam cons;i:rocer~e inbul\1anilas et v,os el DO,S
ventus et tbesaurus , , ' : ' . d L,'oa creterisq\le saoCUs exer,c~­
ridiculos efficit, q~i~ ora,~lOne, e:~ .ll ali'i a\iarum venditoribus ht~­
tiis reliclis , aHi \'iDI, ,ahi fruro Hi~C rixre, contentiones ~t qUOtl gando roiscemur omnI tempore, t'b s nomina quredam Imponuodiana comilla; SiD gu\iSq~e saCel'~~sl c~l\1pelerenl; cum oportererel
m3 0
A ostoli ab aUmento paupet. r , qure srecnlaribuS' redlbus
re slaluerunl p
no
qu "
s ,b bospitaHtate, a prres \
, liis nominibus vocatl,
" Iresls conces o,
o
ribus dala , a patroClDlO
'H
m a defeusione \'iduaru m , a p~ oppressis auxilio , a cura pU(H orli . .' l''''' sacerdotibus ll'adi, pohUS
..
d l . et brec nllntS
,
," si
' E cc
. I"siro
sunt', bI lbresaulllP
teclione virglmbuS' a a ,e Booc emffi
'"
, o
d
quam agrorum re tumqu . b' facililalem vobisque utililalero un
competentes, qure mullaro no IS .
etiaro racililatem, pr.estent.
""
!
Qu esta lettera da me scritta e mandata, più d'un mese
e mezzo fa, a persona altamente locata, io qui l'aggi ungo I
Don già per compiacermi della gloriuzza di avere accennato
cose che poi sono state esposte da scrittori autorevolissimi,
ma perché san persuaso chtl certe verità non vengono mai ripetute abbastanza, e perché appunto il vedere come fra noi
gli uomini più oscuri combinano coi piò illustri , e che un umile
maestra di scuola pensa col Giorgini, coU' Azeglio e coH' egregio autore dell' opuscolo: Il' Papa ed il Congresso, tatti tré
i quali ei non conosce neppure di vista, parmi riescir debba
non inutile insegnamento ger alcuni, e documento non affatto
insignificante a chi voglia veramente chiarirsi sullo stato della
sana opioioo pubblica in Italia. « Proprio le ragioni di Perpeij tua I pensò don Abbondio, senza riflettere che quel trovarsi
» d'accordo la sua serva e Federigo Borromeo su ciò che si
» sarebbe potuto e dovuto fare, \'oleva dir molto contro di
J) lui. ).) Promessi Sposi, Capo 26,
Eccellenza.
Ricevo con indirrzzo di s ua mano il numero 179 del
giornale L' Union, nel quale è inserita per disteso la
protesta dell' Arcivescovo d' Orléans .
Le sono gratissimo della memoria che V. E. serba
di ljle, e del modo gentile col quale me lo dimostra.
lo pure non mi sono dimenticato di Lei, come non mi
esciranno mai di mente le ore piacevolissime passate
con S. E. il signor Ministro: ore che di lezione di lingua altro non serbavano che il nome: ed ella assisteva
7
-
DS -
immancabilmente a quelle conferenze) e l'intera mia
fra nchezza non di spiaceva nè al suo Consorte, nè a
Lei.
Spesso il discorso cadeva sulI'argomento più vitale
per l'umanità, va' dire la reli gione; e~ io n ~n mi. :Iistètti
dal dire apertamente che lo slalo de PretI nostn,. specialmente del così detto alto clero e de' vecchi, generalmente parlando, era tutt' altro che quale lo vorrebbero
r al tezza
della sacerdotale missione, e le condlzlODl
de' tempi;-e mal poteva farsene adeguato concetto chiunque al pari delle LL. EE. si trovasse da poco tempo qua,
cre~ciuto fra i preti francesi ricchi di gloriose tradizion~
di scienza e d'indipendenza, rigenerati negli ultimi tempi
dalle persecuzioni e dal sangue; e quando il suo Consorle mi mostrava sperare che la Francia avrebbe otte-
nuto qualche mi glioramento e qualche riforma ,: almeno
amministrativa e politica dal Governo, PonllfìclO l cosa
che avrebbe per l'Italia aperto l'adito a beni d' alLro
genere, io gli ripetevo coo tutta quella forza che non
viene dall' autorità del grado o della-dottrma, ma sgorga impetuosa dal cuore, che ]a Francia non avrebbe ottenuto mai Dulia dalla curia romana, come nulla affatto
ave.va ottenulo in tanti anni O
di occupazione riverente,
e col mer ito di aver riposto il Papa sul trono. Parlando
poi delle condizioni nostre, concludevo che niente mai
di sostanzialmente buono avremmo potuto sperare nè
operare pel bene generale della nostra nazione, finchè il
sommo Pontefice non avesse perduto ogni temporale~do­
mlnio in Italia.
E quali erano allora, quali sono state sempre le mie
persuasioni} tali sono ora : nè, davvero) l' acr~ protest~
del Vescovo d' Orléaos ha potuto in nulla cambIarie; anzI
mi duole assai che il clero francese sia entrato per quella
via , e dirò colla solita mia schiettezza
alla E. V. che re.
-
99-
Iigiosamente considerate mi paiono più evangeliohe , come
riguardate umanamente mi compariscono più assennate,
le poche parole che l' Impèratore rispose all' Arcivescovo
di Bordeaux, che non la lunga declamazione di l\lonsignor
Dupanloup.
Più evangeliche, dico, perchè il Prelato cerca di eccitar le passioni a pro d'una causa, il trionfo della quale
porta in conclusione al clero quei beoi, e quelli splendori tutti materiali e mondani dai quali ogni parola dell' Evangelo tende a distaccare iseguaci di Cristo, il monarca secolare cerca disedare ogni men nobile sentimento, dominandolo con un' idea di alta utilità universale' il
Prelato viene insomma a maled ire chiunque Don cr~da
alla sanlità, alla necessità della temporale signoria del
Papa, l'Imperatore, usurpando, per dir cosÌ} il tuono che
apparterrebbe di diritto al sacerdote o al filosofo, s'innalza al di sopra di ogni partito, e raccomanda la tranquilla ricerca del vero.
A spiegare con maggiore ampiezza il mio pensiero,
andrò un passo più io là: nè vorrei che la E. V. si scanda lizzasse. Monsignor Dupanloup, al sacro carattere del
qu~le. ~J inchino, come l'endo omaggio all' ingegno e agli
SCflttl, ID questa circostanza rimane, secondo me, al disotto
e non poco di Edmondo About autore della Question "0maine. Ali affretto a soggiungere che deploro in questo libro il diretto di religiose credenze; ma, astrazion faltada
ciò, poichè si tratta di questione meramente politica, meotre io veggo nell' About un uomo che ha gi rato palmo a
palmo gli Stati romani, ha parlato con persone di ogni
ceto, ~ nel suo I!bro altro non fa che narrare e dipinger~
e D~mIDar luoghl persone e documenti, e calcolare, e
raglOna:e su cose a noi tutti Italiani notissime e vere (io
posso dirle , per esempio, nel mio piccolo, che UDa pia
dama romana di principesca famiglia mi aveva) fra le al.
-
100-
tre, raccontato anni sono, gemendo, la storia del Cardinale
Antonelli, quale poi l' ho vista nel libro), il Vescovo d'Or-léans lontano dai luoghi, senza portar nè ragioni nè fatti,
si fa lecito dire senz' altro che l'About ba vomitato calunnie (vomi des calomnies, c'est le mat): col tuono medesimo che usa un suo confratello, il Vescovo di Poitiers,
asseverando che « il governo romano nel suo capo, Dei
suoi alti dignitari e Dei suoi rappresentanti attuali, non è
inferiore ad alcun governo contemporaneo, e che in tutti
i gradi dell' amministrazione centrale, provinciale e municipale ei può subire senza pericolo il paragone che si
facesse da merito a merito, da posizione a posizione, da
uomo a uomo, I) e asseverando"'che (( il benessere generale
dei popoli posti sotto lo scettro paterno del Vicario di
Gesù Cristo, sorpassa di molto quello de' paesi eretici, e
non la cede in nulla ad alcun altro paese del mondo.»
Così parla un Vescovo francese di un Governo italiano, contraddicendo alla testimonianza di mille e mille
che vivono sulla faccia del luogo.
Ma) Dio buone I immagini un po' l Eccellenza, che i
Vescovi e gli Arcivescovi nostri facessero pastorali e proteste dirette ai francesi per dimostrar loro, così da lontano,
]a bontà o la cattività delle istituzioni o degli uomini dai
quali vie n retta la Francia, e i' insussistenza degli eiogi
o delle lagnanze che la nazione facess~, che direbbero
mai costà gli uomini di buon senso? Che i giornali, ossia
l' opinion pubblica? Sarebbe un vero prodigio) se lo stesso
carattere sacerdotale non ne venisse gravemente a soffrire.
La questione è di fatto; e il fatto mi sembra evidente: e per tacere di molte e molte altre testimonianze,
non ci dice la diplomazia che il Santo Padre conosce
egli medesimo il bisogno di riforme? e non è un fatto che
mentre gli altri sovrani di Europa non hanno d'uopo di
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puntelli per reggersi, il governo l'ontificio da molti anni
non può stare in piedi senza occupazione straniera? E a
chi dicesse: Sono gli empi rivoluzionari, non si potrebbe
vittoriosamente rispondere: E perchè mai il Governo Don
ha saputo educare a riverenza un popolo che da tanti
anni travasi in sua piena balia? E a che gli varrà, se non
gli vale per l'opera educativa, la forza 9he attinger do·
vrebbe dal carattere sacro?
_ Chi poi vuole nascondere o travisare i fatti che tutta
Europa conosce, odia, non ama la Chiesa; ed io credo
che messo da una parte l'About, e dall' altra i Monsignori Dupanloup, e Pie, il male alla religione e alla Cbiesa
venga in proporzione smisuratamente maggiore dalle de..r
cIamazioni vescovili', che dalla Question romaine co' suoi
tanti traduttori l e colle migliaia dei lettori che ha trovato in Europa.
Perchè, bisogna pur dirlo altamente,. se dobbiamo
metter la scure alla radice dell' albero, funestissimo alla
religione è l' immischiamento di essa coi materiali interessi. E cosa mai può la religione richiedere dallo Stato,
dal potere politico? La libertà forse? Ma ella è già li·
bera: nè avvi forza la quale spezzar possa quei misteriosi legami che l'invisibile creato uniscono alF increato
invisibile, e ne' quali veramente la religione consiste.
L'oro forse e i comodi della vita? Chi lo supponesse,
mostrerebbe di conoscer la religione soltanto di nome.
Forse la potenza? Ma la potenza è tentazione e mezzo
a perseguitare; è germe di corruttela. I doni celesti la
Chiesa può chiederli e aspettarli dal Cielo, i temporali
vantaggi ella non li può chiedere seoza mentire a sè
stessa, nè disobbedire al divino suo Fondatore.
Tanto io sono convinto, Eccellenza, dei danni che
dal potere temporale del Papa vengono alla religione
cristiana, e di quelli tulti speciali che da sitratta mistura
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vengono alla Italia, che se uno mi dicesse: AI sommo
Pontefice sarà tolta ogni temporale signoria, ai Preti
ogni temporale interesse, a condizione che l'Italia tutta
ritorni sotto lo 'scettro dell' ~mperator d'Austria 1 io non
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esiterei a dichiararmi codino, e mettere fuor della mia
finestra il vessillo. giallo e nero coll' aquila in mezzO.
Non esiterei: perchè sarei certo che i patimenti della
mia patria, espiazione essi pure "dei falli passati, pei rinnovamento religioso e- morale del clero divenuto nuovamente ii sal deila terra, verrebbero presto a cessare.
Potrei aggiungere che in tUlti i casi pernoo rendere
I
sudd ito il Papa, una città basterebbe, nella quale governasse il municipio, ed egli, re di onore e di titolo, pro'. leggesse; potrei forse mostrare che appunto per esser
da lui protette gli si davano anticamente città e pro.vince: ma questa sarebbe soma superiore agli ameri
miei, e mi condurrebbe oltre i termini di questa lettera.
Scopn della quale è statn mostrarle la mia riconoscenza per la memoria che serba ài me, e spiegarle con
quella franchezza che vieo dalla s,ti ma i sentimenti miei.
Intendo pure, come posso, rendere omaggio alle virtù che
ho conosciute qua nella E. V., della quale i poveri r'tmmentano ancora P oculata e larga bene{ìcenza. Iddio le dia le consolazioni che merita. Gradisca i
rispetti di mia moglie, e della famiglia tutta, e si compiaccia passarli a S. E. iI Signor Ministro. Della signorina, antica mia discepola, non parlo, giacchè rispondo a
parte a due care sue letterine.
Mi creda, Eccellenza etc.
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