Periodico d’informazione culturale
a cura della Biblioteca Lercari
Quaderno n. 26 – Giugno 2015
Municipio Genova Bassa Valbisagno
Biblioteca G. L. LERCARI
Via S. Fruttuoso 74 16143 Genova
Email: [email protected]
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Prefazione
(di M. Marzagalli)
L’argomento di questo numero è “La natura” che gli amici di
Alba letteraria si sono sbizzarriti a rappresentare con una buona
dose di fantasia mescolata ai consueti ingredienti in prosa e
poesia.
Ne risulta una natura a tratti bizzarra e insolita, a tratti tenera e
accogliente, a misura d’uomo.
Ci sono gli elementi naturali che impregnano i ricordi del
passato, si direbbe “com’era bella la natura ai miei tempi!”, ma
c’è pure la consapevolezza dei nostri doveri: rispetto e
ammirazione.
Ci accompagneranno i colori, gli odori, le sensazioni più
disparate.
Qualcuno cercherà di trasportarvi in qualche località distante,
in un ambiente esotico, altri si accontenteranno di
accompagnarvi in quei luoghi vicini a casa, tanto ameni e
familiari.
Se una natura interiore farà capolino dalle nostre composizioni,
sarà perché ognuno sente il bisogno sincero di poterne
condividere i contenuti.
Per farvi venire a contatto con la “nostra natura”.
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Naturalista per caso
(di Marco Marzagalli)
Non c’era che dire. Quel che promettevano i depliant delle
agenzie turistiche sembrava assolutamente rispettato. Se uno
avesse dovuto immaginarsi una location esotica tanto perfetta
non avrebbe potuto fare di meglio.
Un uomo solo davanti al mare sotto un cocente sole
tropicale posava lo sguardo sull’insolito ambiente circostante.
Palme da cocco e buganvillee, banani e ibischi, gli aromi
speziati di pepe, cannella e vaniglia, variopinte orchidee epifite
nel sottobosco, frangipani aulentissimi, e l’intrico lianoso tra
legnami esotici come il teck più robusto, il sandalo odoroso e il
mogano dall’anima nera, altre piante dalla linfa rossa come il
sangue, arbusti verdi e brillanti come smeraldi, con foglie
lanceolate, seghettate, ondulate o lisce ma enormi.
Uccelli variopinti che da noi non si sono mai visti,
pappagalli, sule e sterne, gabbiani e cormorani, fetonti, rondini
di mare, uccelli tessitori, procellarie, che sembravano giocare a
nascondino, garruli e instancabili.
E che dire del mare? Spiagge di sabbia bianchissima,
finissima, cedevole e compatta, su cui incidere l’impronta
permanente del piede scalzo. Popolate da alacri granchi che
facevano capolino dalle loro tane. Le acque calme entro la
barriera corallina portavano a riva fasci di alghe, un letto di
crine vegetale che adornava la battigia. Più lontano le onde
ruggenti dell’oceano echeggiavano invitanti e ammonitrici.
L’aria era ricca di odori, calda e polposa, fitta di salsedine
quando proveniva dal mare, di effluvi profumati dei fiori e dei
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frutti quando giungeva dalla boscaglia, quella piccola giungla a
ridosso della spiaggia.
Ma come era giunto fin lì quell’uomo?
Aveva cercato lavoro e l’aveva trovato in una compagnia di
trasporto marittima. Si era imbarcato in Italia, era passato da
Suez, aveva costeggiato la penisola arabica, era giunto
nell’oceano Indiano dove la compagnia vantava i suoi maggiori
traffici mercantili, lungo il tragitto in vari porti aveva cambiato
nave fino a raggiungere la destinazione prestabilita, l’alacre
porto di Singapore.
Poi a far la spola tra costa orientale africana e sud-est
asiatico, scorrazzando per tutti i mari d’oriente. In cuccette
striminzite, stive maleodoranti, tra una visita alla sala macchine
nel calore asfissiante e il rumore assordante, quattro passi sul
ponte sotto il sole cocente, corridoi angusti, scalette impervie,
boccaporti che risucchiavano aria calda e salmastra. Vita da
cargo, mica in crociera, in compagnia di uomini nerboruti, con
la pelle segnata dalle intemperie, generalmente silenziosi,
introversi a meditare dei casi loro, ma a tratti inaspettatamente
loquaci e, sotto l’effetto di qualche bevanda corroborante,
capaci di sviscerare qualsiasi argomento, raccontare storie
incredibili di terra e di mare, fatidiche leggende da marinai.
Poi erano arrivati i pirati, sì, come quelli di una volta, feroci
e combattivi, si erano impossessati della nave e, non volendo
trascinarsi dietro ostaggi, avevano mandato alla deriva
l’equipaggio su alcune scialuppe di salvataggio. La tempesta
aveva fatto il resto, un naufragio in piena regola. La fortuna lo
aveva aiutato, lui era forse l’unico superstite.
Spiaggiato come un balenottero, adesso doveva riprendere
coraggio, ma avrebbe saputo organizzarsi? Memore di alcuni
eroi romanzeschi, si era detto “che ci vuole? se ce l’hanno fatta
loro…”. Insomma aveva messo in atto tutto il disciplinare
dell’eroe approdato su un’isola sperduta.
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Ma tante meraviglie ambientali, il profluvio del mondo
vegetale, l’esuberanza di quello animale, il clima favorevole
non bastavano a dargli conforto.
L’uomo a contatto diretto con la natura, in un faccia a faccia
ostinato, era in una perenne lotta di sopravvivenza, impegnato
in un corpo a corpo estenuante. Anche se di cibo sembrava
essercene a sufficienza, frutta e pesce non mancavano,
procurarselo non era facile. Doveva fabbricarsi con mezzi di
fortuna degli strumenti per la caccia o la pesca, come archi e
fiocine, reti improvvisate intrecciando fibre vegetali. Occorreva
imparare delle strategie per catturare le prede, studiarne i
comportamenti, predisporsi a interminabili appostamenti. Ma
intanto i languori di stomaco aumentavano.
Poteva comunque ritenersi fortunato che l’isola non fosse
frequentata da selvaggi ostili, men che meno antropofagi che a
quelle latitudini si potevano sempre trovare. Paradossalmente
ciò a cui non avrebbe mai voluto rinunciare, era un suo simile,
fosse pure un selvaggio, un compagno d’avventure in
quell’isola deserta sperduta in mezzo al mare. In fin dei conti
anche Robinson Crusoe aveva trovato il suo Venerdì. Così si
sentiva avvilito. Non gli restava altro che simpatizzare con
crostacei, granchi e paguri che popolavano i banchi di sabbia.
Ma prima di abbandonarsi del tutto allo sconforto, decise di
voler esplorare il territorio nella speranza di imbattersi in
qualche novità che allietasse il suo isolamento. Il tentativo non
fu vano, perché bastò compiere un giro completo dell’isola per
scoprire che sul lato opposto, in una baia altrettanto incantevole
seppur meno selvaggia, era insediato un lussuoso Club Med.
Per quanto allibiti nel vedere quell’uomo sbucar fuori dalla
boscaglia e avvicinarsi con gli abiti logori, un cappellaccio di
paglia, la barba incolta, l’accoglienza degli ospiti del villaggio
fu calorosa, degna di una festa hawaiana. Lo avevano di fatto
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scambiato per l’interprete di una nuova attrazione dell’albergo:
il pittoresco ritorno del naufrago.
L’uomo pianse e rise dalla commozione, sentiva finalmente
di poter riabbracciare il mondo, anche se quel che aveva
davanti era solo una spensierata confusione vacanziera.
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Giochi di natura
Esiste un pittore invisibile, sconosciuto; e forse immortale.
Non sono molti i colori che usa, continuamente ripete i grigi,
imbratta candidi biancori e pone luci dietro a questi: la tela é
immensa.
Le immagini create sono in genere indefinibili, forse è a lui che si
ispirano le moderne pitture; i soggetti sono quelli soliti ripetuti dalla
natura: alberi, animali e forme d’uso comune.
La grande tela è di un fondo costantemente azzurro, mentre in basso,
ha una base fissa di verdi ondulati ed all’opposto scende fin dove un
righello ha definito due intensità di uno stesso colore; lì fra azzurro e
blu guardo coricarsi il sole.
Le cose migliori gli riescono la sera, dove dalla sua tavolozza
compaiono i viola, l’arancio e l’ocra con la mistura pasticciata dei
precedenti.
Di carattere è certamente instabile: ogni forma, ogni immagine non
dura più del tempo d’una messa a fuoco; sempre insoddisfatto gonfia
sposta e modifica le figure.
A ben vedere è in più regista e modellatore di scene confuse, mentre
la tela-film non è mai conclusa.
Si tramanda, per racconti, che è così da sempre e chi non è attento e
sognatore non coglie il senso della sua pittura, mentre il suo cuore
bambino continua, aiutato da improvvisi voli d’uccelli a cambiar
soggetti.
Da qualche tempo, esseri dispettosi e invidiosi gli tracciano sui
dipinti delle doppie righe bianche, lui cerca di nasconderle nei grigi,
ma loro malignamente riappaiono negli azzurri del fondo tela.
A volte, per difendersi, chiama in aiuto i tuoni per combattere i loro
disturbi supersonici, mentre quelli instancabili continuano a rigargli
l’opera sull’azzurra mano di fondo.
Noto ora un richiamo ad inframezzo di sguardo è un petalo di
geraneo rosa, a coriandolo; trema pendulo e sogna forse un volo a far
punto d’un tardo colorato tramonto.
Renato de Luca (Aprile 2015)
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Viaggio cosciente
di Astrid Majorana
Socchiudo gli occhi e comincia il viaggio nel mio altro-da-me:
mi faccio forte dell'energia della terra, volo leggera come l'aria,
mi lascio trasportare dalla potenza dell'acqua, e il calore del
fuoco mi scuote e mi riporta in me.
Viaggio nel mio Sé che è lo spirito, avvolta e travolta dagli
elementi di quella natura che è insita in ognuno di noi.
Occorre viaggiare dentro il proprio Io per scoprire e capire la
forza dell'energia che ci compone: noi siamo l'universo, la
natura siamo noi.
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Il bisbigliare del bosco
di Ugo Soliani
Limpidezza d’aria
e serenità d’animo,
inoltrano all’avventura,
tra il verde del bosco.
Nella mente felice,
pare che i pensieri
volino via, e rimanga
un profumato vuoto,
azzurro ed oro,
dove far volare beate,
le immagini carpite.
Istanti irripetibili
ad ogni passo.
Brillano, festoni verdi
e pigne come addobbi,
cortecce dorate
e argentei licheni.
Bisbigliano tra loro
versi che s’intuiscono
ad animo disposto.
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Scema il rilassamento
e s’elettrizza l’animo
a questa onirica realtà,
deflagra internamente,
poesia visiva intensa,
risvegliante atavici istinti.
Sull’albero più alto,
preistorico irreale,
vorrei salire
o correre sfrenato,
a inseguire,
non sai cosa,
non sai chi.
L’idillico ha il sopravvento,
e l’animo addolcito,
siede con te
a rimirar commosso,
fiorellini e muschio,
tra gli scarponi.
Prima che sia troppo tardi
(di Sianne Ribkah M. H.)
Come ci poniamo rispetto alla morte?
Cancelliamo il passato?
O non consideriamo il futuro
Perché la nostra mente è rimasta là
Quando la morte ci separa dai nostri cari.
Ogni giorno, prima del tramonto, Jack usciva sulla spiaggia con il
fido labrador Chewy che lo accompagnava ovunque, dopo la
morte di Anna, anche quando andava a sedersi sulla spiaggia. Jack
lasciava che il vento gli scompigliasse i capelli, mentre nella
mano sinistra teneva strette 65 rose, che erano il fiore preferito di
Anna. Non salutava né parlava più con alcuno. Ignorava
chiunque. Ogni mattina preparava la colazione per sé e per Anna,
come se lei fosse ancora viva. E nella sua mente e nel suo cuore la
sentiva ancora in vita. Nulla poteva separarli, neppure la morte.
Si terse le lacrime che gli rigavano il viso mentre ricordava
l’ultima notte in cui Anna era nel suo letto. Lei gli aveva chiesto
di continuare a vivere anche dopo che sarebbe morta. Jack non ne
era stato capace. Singhiozzava sul bordo del letto, Anna gli aveva
messo la mano sul petto e detto: “La morte non cancellerà il mio
amore per te. Potrà solo separare la mia anima dal mio corpo, ma
tu resterai nel cuore e nell’anima, che ti resterà accanto. Pensa a
me e io ti parlerò, attraverso qualcuno o qualcosa, se tu ci
crederai.”
Dopo che Anna è morta per la leucemia, ogni anno Jack, nella
data del compleanno, comprava tante rose quanti gli anni che lei
avrebbe compiuto. Mangiava una fetta di torta, levava in alto il
bicchiere con il vino dentro e piangendo diceva: “Buon
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compleanno, Anna. Mi manchi.” Il rituale terminava con il lancio
delle rose nel mare, dove le onde le avrebbero prese e portate
lontano. Voleva mandare un saluto all’anima di Anna, portato
dalle onde del mare. Poi tornava a casa con andatura barcollante.
Ma quella volta sarebbe stata l’ultima. Aveva continuato a vivere
nel passato, circondato dalle dolci memorie di un rapporto finito,
con l’ombra di Anna al suo fianco. Una settimana prima il dottore
gli aveva comunicato che aveva la tubercolosi. Jack si era rifiutato
di curarsi ed aspettava di morire per tornare accanto ad Anna.
Decise di andare su un’isola remota ad attendere la fine.
Stava lì con Chewy mentre bruciava, uno ad uno, gli oggetti del
suo passato. Quando non v’era quasi più nulla che fosse
appartenuto a sua moglie, qualcosa all’improvviso cambiò in lui.
Trovò una lettera d’amore che gli aveva dato, insieme ad un
orologio che gli aveva regalato per i suoi 45 anni. La lettera,
scritta a mano, diceva: “Quest’orologio non funziona senza la
batteria. La mia vita non funzionerebbe senza di te. Quando poi
smette di funzionare, non hai altra scelta che cambiare la pila. Ti
amo, ma lascia che il tuo cuore ti porti ad una nuova felicità.”
Jack ripiegò la lettera, piangendo. Si ricordava quel giorno. Era
stato il suo compleanno. Jack era ubriaco fradicio e Lily gli aveva
dato un passaggio. Non però verso casa, ma verso un motel ed
Anna lo aveva saputo. Da allora la relazione con Anna era stata
problematica, fino a quando lei si ammalò gravemente e lui decise
di tornare da lei ed assisterla. Si innamorarono entrambi di nuovo
e decisero di dimenticare i momenti bui. E quando Anna morì, il
suo cuore la seguì.
Non bruciò quella lettera. Entrò nella sua capanna e preparò la
cena per una sola persona. Aveva imparato ad andare avanti.
Genova, 30 Aprile 2015
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Découverte de la nature.
Il faisait si sombre et si froid que nous n’avions pas bien surveillé,
et pourtant, ce matin, en ouvrant les volets, une grande tache blanche
dans le jardin. Oui, oui, c’était bien les perce-neige, discrètes et
fidèles; elles revenaient nous rendre l'espoir.
L’Hiver est dur, souvent. Heureusement il y a les fruits cueillis, qui
se gardent, comme les pommes et les poires, les oranges, les noix…
on trouve encore des bouquets de fleurs cultivées en serre, qui
égaient les maisons et on peut voir aussi, les arbres à feuilles
caduques. Tous ces végétaux et les animaux nous rappellent que
nous ne sommes pas seuls, que la nature n’est pas définitivement
morte, mais en sommeil.
Le goût de la nature m’est venu peu à peu, dans le jardin de mes
parents, où tout bébé encore, j’apercevais les arbres d’ornement avec
un énorme saule pleureur, des sorbiers, un acacias jaune et un rose,
des pruniers sauvages, un cèdre bleu du Liban et des lilas qui
embaumaient les soirs de printemps …un verger avec des pommiers
au tronc badigeonné en blanc qui nous permettaient de faire plein de
bagarres de petites pommes, mon frère et moi, tandis que j’avais
grandi un peu, mais je perdais toujours et je me réfugiais dans le
poulailler poursuivie par un gros coq couleur feu et noir.
Avec ses magnifiques fleurs, puis ses grosses cerises, des
bigarreaux, dominait un énorme cerisier dont on faisait la cueillette
en y grimpant le jour de mon anniversaire, en Mai.
Un peu plus loin, un pêcher poussé grâce à un noyau du fruit déposé
par mon frère - cela se racontait sans cesse -…des fraisiers aussi, et
c’était si merveilleux de découvrir dans la paille qui les protégeait,
des fraises bien rouges mais aussi, parfois des fraises des bois que
l’on goûtait sur le champ .
Plus loin, une grande pelouse avec des massifs de pivoines roses,
blanches et rouges ainsi que des capucines. Jouer dans ce cadre était
merveilleux!
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Puis, vers mes Sept ans, nous allions pour la première fois passer
les vacances dans une petite maison, dépendance de la ferme de mon
grand oncle en Normandie…C’est là que j’appris à mener fièrement
un troupeau de vaches… les amener au pré le matin et les ramener à
l’étable le soir, la gardienne attitrée m’aidant à vaincre ma peur.
Aussi, j’apprivoisais le cochon rose, aux taches noires, qui vivait
dans le pré à côté de sa cabane… je l’appelais Martin, lui donnant
des tas de bonnes choses à manger. Dès que je criais son nom
d’adoption, il accourait et l’employée de la ferme ne savait plus lui
faire prendre sa nourriture habituelle. Il était devenu un porc
civilisé, « fin gourmet ».
Cette nature me plaisait beaucoup avec vertes prairies et petits
ruisseaux, et plein de petits bois bordés de pommiers à cidres…
A l’époque, je voulais du haut de mes sept ans, faire comme les
petits garçons du village-(Malétable, à côté de Loigny) en marchant
pieds nus dans les gravillons du sentier, aux grands cris de ma
tante!.. mais j’avais ainsi l’impression de faire corps avec la nature…
Même, le matin, parfois, de grosses araignées tombaient du plafond
sur notre lit…mais c’était cela vivre dans la nature pour nous.
Un soir avec ma sœur, nous nous étions perdus dans les bois et on
dût traverser une prairie où hennissait un taureau : « la peur de ma
vie »… Mais pour ma part, je pense que pouvoir débuter son
existence au contact de la nature – animaux et végétaux - est un
grand atout. L’expérience, tout jeune, est particulièrement
formatrice, enrichissante et apaisante.
J’ai gardé cet attrait de la nature qui m’est indispensable, avec,
durant les vacances, cette mer de Bretagne, encadrée de rochers
grandioses… cette marée qui va et vient continuellement , souvent
accompagnée de gerbes d’étincelles soulevées par le vent, et cette
odeur d’embruns, indescriptible, tandis que des goélands volent en
rond, en quête de nourriture et que des alouettes de mer rasent
parfois le sable. Et la mer sous les étoiles tellement nombreuses et
brillantes là bas, la nuit, a aussi un charme inoubliable.
Cette année, a eu lieu un événement hors du commun. Une très
grande marée en Normandie et dans la baie de Saint Malo en
Bretagne, de coefficient 119. Le marnage dans la Baie du Mont
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Saint-Michel a atteint 14,15 m, soit plus qu’un immeuble de 4 étages.
Le marnage indique la hauteur de l’eau entre la pleine mer et la basse
mer suivante et est indiqué par le coefficient de marée. Dans la soirée
du 21 Mars 2015, le marnage dans la Baie du Mont Saint-Michel a
donc été spectaculaire. Il pourra descendre lors des mortes eaux de
10,5m, environ, une semaine plus tard. ..La dernière marée de ce
genre a eu lieu le 10 Mars 1997 et la suivante est prévue en 2033.
C’était donc une grande histoire en ce 21 mars 2015 pour les
habitants du mont Saint Michel et pour tous ceux qui sont venus
admirer ce mont recouvert par les flots et redevenu une île en ces
quelques heures. La pèche à pieds y a été succulente, mais il fallait
veiller aux sables mouvants. C’est un phénomène très curieux, cela a
commencé à m’arriver, il y a quelques années: on a l’impression
d’être aspiré par le sable sans ne rien pouvoir faire. Heureusement on
m’avait aidée à sortir de là. On a aussi noté une illumination de tout
le mont Saint Michel dans la soirée, avec tous ses petits magasins,
très réputés.
J’ai eu l’occasion, en allant voir ma famille au Canada, d’admirer
les chutes du Niagara qui sont situées à la frontière entre les ÉtatsUnis et le Canada à 100 kilomètres au sud de Toronto, grandioses,
mais aussi les chutes Victoria dans le Québec, différentes mais
spectaculaires également, et suite à ces expériences, je me rends
compte que c’est l’eau qui m’attire le plus dans la nature avec les
fleurs et les animaux.
C’est un immense privilège d’avoir pour compagnie la nature…
avec tant de diversités et de ressources, mais l’être humain ne la
respecte pas toujours parfois elle est salie par des touristes peu
respectueux ou des fuites de carburant dans la mer, parfois des
accidents sont provoqués par manque de réflexion des responsables
lors des décisions de supprimer ou d’augmenter des maillons d’une
chaîne animale par exemple, ce qui provoque ensuite des
déséquilibres et risque de graves conséquences immédiates ou pour
notre descendance. Nous avons beaucoup de chance mais aussi
beaucoup de responsabilités.
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« C'est une triste chose de songer que la nature parle et que le genre
humain ne l'écoute pas" écrivait Victor Hugo et il faudrait aussi se
rappeler cette phrase d’Einstein,
"Une nouvelle manière de penser est nécessaire si l'humanité veut
survivre"
b.Haegeli
Alla scoperta della natura.
Era molto buio e freddo la mattina in cui, aprendo le persiane,
abbiamo visto una grande macchia bianca in giardino. Sì, erano
bucaneve, ed erano tornati a farci sperare nella primavera.
L’inverno, spesso, è rigido. Per fortuna ci sono comunque frutti da
raccogliere, come mele, pere, arance, noci. Ci sono mazzi di fiori
coltivati in serra a rallegrar le case ed alcuni alberi restano verdi.
Tutte queste piante ed animali ci ricordano che non siamo soli, e la
natura non è morta, ma dorme.
La passione per la natura mi è venuta poco a poco, nel giardino dei
miei genitori dove, ancora bambina, vedevo alberi ornamentali come
un enorme salice piangente, sorbi, l’acacia, delle rose, dei pruni
selvatici, cedri del Libano e dei lillà che profumavano le notti di
primavera. Nel frutteto, meli dal tronco bianco che ci hanno
permesso di fare spesso delle battaglie tirandoci i frutti con mio
fratello, e io perdevo sempre, anche se nel frattempo ero cresciuta.
Poi mi rifugiavo nel pollaio inseguita da un grosso gallo rosso e nero.
Con i suoi bellissimi fiori dominava la scena un ciliegio su cui ci
arrampicavamo a maggio, il giorno del mio compleanno, per
raccoglierne i frutti.
Un po’ più lontano un pesco, cresciuto, come si raccontava di
continuo, da un nocciolo piantato da mio fratello, e arbusti dove a
volte crescevano fragole selvatiche che coglievamo e mangiavamo.
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E un grande prato pieno di peonie rosa, bianche e rosse e di
nasturzi. Giocare lì è stato meraviglioso!
Quando avevo sette anni abbiamo trascorso per la prima volta le
vacanze in una baita, dependance della fattoria del mio prozio in
Normandia ... Lì ho imparato a portare al pascolo una mandria di
mucche ... portarle nei prati la mattina e ricondurle alla stalla la sera,
col titolare del lavoro ad aiutarmi a superare le mie paure. Inoltre, ho
fatto amicizia con un maiale rosa a macchie nere, che viveva nel
prato vicino alla capanna del pastore. L’ho chiamato Martin, e gli
portavo molte cose buone da mangiare. Appena lo chiamavo veniva
da me e poi rifiutava il cibo abituale offerto da una lavorante della
fattoria. Era diventato un maiale gourmet.
Amavo quella natura, con le verdi praterie, i placidi ruscelli e i
boschetti con gli alberi di mele.
A quel tempo, dall’alto dei miei sette anni, volevo fare come i
ragazzi del villaggio (Malétable, vicino a Loigny) e camminare a
piedi nudi sulla ghiaia del sentiero, con le urla di mia zia in
sottofondo! Era un modo per sentirmi più in armonia con la natura.
Talvolta grandi ragni cadevano dal soffitto sul letto ... ma anche
quello era parte dell’essere a contatto con la natura.
Una sera, con mia sorella, ci siamo perse nel bosco e abbiamo
dovuto attraversare un prato dove c’era la mia grande paura, un toro
sbuffante. Per quanto mi riguarda, ritengo una grande risorsa poter
iniziare la vita a contatto con la natura. L'esperienza, vissuta da
bambina, è particolarmente formativa e arricchente.
Ho mantenuto l’attrazione verso la natura e passo le vacanze in
Bretagna, dove il mare è incorniciato da maestose rocce. Le onde
vanno e vengono di continuo, spesso accompagnate da una pioggia
di spruzzi e dall’odore del mare, mentre i gabbiani volano alla ricerca
di cibo, e allodole di mare talvolta sfiorano la sabbia. E grande è il
fascino del mare, di notte, alla luce delle stelle.
Quest'anno è avvenuto un evento straordinario. Un’alta marea in
Normandia e nella baia di Saint Malo, in Bretagna, di coefficiente
119. La differenza tra alta e bassa marea, nella baia di Mont SaintMichel, è stata di 14,15 metri, più di un edificio di 4 piani. La sera
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del 21 marzo 2015, l’ampiezza di marea nella baia è stata
spettacolare. La marea della settimana successiva avrebbe avuto
un’ampiezza di solo 10,5 metri. La precedente marea di questo
livello è avvenuta il 10 Marzo 1997 e la prossima è prevista per il
2033. Quel 21 marzo 2015 è stato un giorno memorabile, per i
residenti di Mont Saint Michel e per tutti coloro che hanno ammirato
questa montagna in mezzo all’acqua, tornata ad essere isola per
alcune ore. E’ stato bello, ma bisognava fare molta attenzione alle
sabbie mobili. Finirvi dentro dà l’impressione di essere risucchiati
attraverso la sabbia, senza poter far nulla. Fortunatamente qualcuno
mi ha aiutato ad uscirne. Era spettacolare anche l’illuminazione di
Mont Saint Michel, la sera, con i suoi piccoli negozi, molto famosi.
Ho avuto l'opportunità, andando a visitare la mia famiglia in
Canada, di ammirare le grandiose cascate del Niagara, al confine tra
gli Stati Uniti e in Canada, un centinaio di chilometri a sud di
Toronto, ma anche le cascate Victoria in Quebec, diverse ma a loro
volta spettacolari, e mi sono resa conto che l'acqua, insieme a fiori ed
animali, è ciò che più amo della natura.
Ė un grande privilegio ammirare la natura, ma gli uomini non
sempre la rispettano: a volte per la sporcizia lasciata da turisti
irrispettosi, o per perdite di carburante in mare. Altre volte i
problemi sono causati da decisioni irresponsabili che modificano
l’equilibrio della flora o della fauna, con conseguenze gravi per noi e
per i nostri discendenti. Abbiamo grandi risorse ed altrettanto grandi
responsabilità.
Victor Hugo ha scritto che "E 'una cosa triste pensare che la natura
parla, ma l'uomo non ascolta" e bisognerebbe ricordare anche una
frase di Einstein :
"Un nuovo modo di pensare è necessario se l'umanità vuole
sopravvivere."
b.Haegeli
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Paesaggio di natura
(di Giuseppina Sorbello)
Ogni giorno inseguo il sole per stendermi nel tepore
e il volo degli uccelli per sentirmi in libertà.
Ogni giorno cerco l’arcobaleno per sorridere alla pace,
l’acqua delle sorgenti per placare la sete,
la pioggia per lavare le ferite,
il respiro del vento e la voce del mare
per scrivere una sinfonia.
Ogni giorno cerco il verde dei prati, il bianco dei ghiacciai,
il viola delle montagne, l’azzurro del cielo e del mare
per dipingere un paesaggio di natura.
Ogni giorno fuggo il grigiore di giornate senza senso,
il fango della coscienza che s’abbuia,
l’angoscia delle notti insonni,
la solitudine degli invidiosi.
Rinasco con l’aurora.
Marzo 2015
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ROSA ROSAE
Il tintinnio della rosa fiorita
è una breccia al calare del giorno,
cui tendo le braccia di sogni sopiti;
è un canto dal calore solare
che disperde le nebbie della sorte
e risuona nell'eco dei miei passi
come rugiada di un'alba nuova.
Paola Carroli
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GRAFFITO
Si scioglie la sera
sui rami stecchiti
dell'inverno
e un brandello di luce
si disperde nel cielo.
Si rompono i pensieri
aggrovigliati nel dolore,
mentre brilla la luna
con la sua testa bianca
mozzata tra le stelle.
E si frantuma il mare
battendo sulle pietre
nel gioco della vita
che natura eterna.
Lucia Tencaioli
21
LA VOCE DEL BOSCO
La voce
vellutata
del muschio
è morbida
al contatto
con lo sguardo
Accanto
ad una foglia
accartocciata
una castagna
brillante
in doppiopetto
si lascia cullare
dalla luce intatta
del sole…
Gabriele Calcagno
16/12/2005
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RITORNO
(di Mario Montagna)
Genova monumentale,
arroccata, ispida, tortuosa.
Il sole dipingerà al tramonto
chiaroscuri di ombre sui tuoi marmi.
Tutto sarà ancora
come la notte in cui partii.
Solo due primavere dei tuoi colli
non ho veduto.
2 giugno 1964 da Firenze.
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LA NOSTRA STRADA
(di Maria Giovanna Franceschi)
Non ascoltare i pensieri della pioggia nel vento.
Non cercare rintocchi nel cuore malato dei tramonti
e non chiedere verità al fondo opaco dei torrenti.
Solo le rondini leggono nel cielo le strade della vita.
Tu cammini nel silenzio e ogni voce t'appartiene.
Basta soltanto il coraggio di vivere e verranno
ancora sogni a raccogliere ali dagli occhi delle stelle
e nell'anima avrà speranze d'alba l'amore.
La nostra strada, eterna e breve, come luce delle
stelle non ha volto e non ha parole, ma a metà del
giorno, ovunque sia, non avrà ombre perché
niente vive troppo a lungo all'insaputa del sole.
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Fabio Sardi
NEVE
Scende la neve
candida e fresca
e per un po' illude
che il mondo
possa essere puro.
GATTO
Un gatto
sdraiato al sole
osserva
folle di bipedi
correre senza ragione.
LUPO
Tutti i sensi all'erta,
pronto a far ciò che deve.
Silente s'avvicina
e veloce
a morte colpisce
chi ne invade il territorio
e credeva,
sbagliando,
di potervi comandare.
Poi alza la testa,
col sapore del sangue in bocca,
e ulula
per avvertire
chi è capace di ascoltare.
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INDICE
Prefazione di Marco Marzagalli
Naturalista per caso di Marco Marzagalli
Viaggio cosciente di Astrid Majorana
Il bisbigliare del bosco di Ugo Soliani
Prima che sia troppo tardi di Sianne Ribkah M. H.
Découverte de la nature di Brigitte Haegeli
Traduzione di Fabio Sardi
Paesaggio di natura di Giuseppina Sorbello
Rosa rosae di Paola Carroli
Graffito di Lucia Tencaioli
La voce del bosco di Gabriele Calcagno
Ritorno di Mario Montagna
La nostra strada di Maria Giovanna Franceschi
Neve – Gatto – Lupo di Fabio Sardi
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pag. 03
pag. 04
pag. 09
pag. 10
pag. 11
pag. 13
pag. 16
pag. 19
pag. 20
pag. 21
pag. 22
pag. 23
pag. 24
pag. 25
QUADERNI PRECEDENTI
Quaderno n. 1 - La terra di Liguria
Quaderno n. 2 - Passioni ed incontri
Quaderno n. 3 - Festività, tradizioni e personaggi liguri
Quaderno n. 4 – Una frase che non ho detto o che ho letto
Quaderno n. 5 – I quattro elementi
Quaderno n. 6 – Il sogno
Quaderno n. 7 – Degli affetti
Quaderno n. 8 – Il viaggio
Quaderno n. 9 – Il lavoro
Quaderno n. 10 – Una strada, una piazza, un vicolo
Quaderno n. 11 – Seguire il cuore o la ragione?
Quaderno n. 12 – La bellezza
Quaderno n. 13 – La fratellanza
Quaderno n. 14 – Gli animali
Quaderno n. 15 – Romanticismo
Quaderno n. 16 – Storie in un altro tempo
Quaderno n. 17 – Felicità e tristezza
Quaderno n. 18 – La mia città
Quaderno n. 19 – La pioggia
Quaderno n. 20 – C’era una volta
Quaderno n. 21 – Inverno
Quaderno n. 22 – Musica
Quaderno n. 23 – Il mare
Quaderno n. 24 - Autunno
Quaderno n. 25 – Un’immagine
Essendo la nostra un'Associazione Culturale libera ed indipendente, ciascun autore si assume la sola e piena responsabilità delle opinioni politiche, religiose e, in generale, delle
posizioni etiche e sociali contenute nei propri testi.
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RINGRAZIAMENTI
Un grazie sincero da parte di tutti gli scrittori di “Alba
Letteraria” va allo staff della biblioteca Lercari, ed al
Municipio Bassa Val Bisagno che hanno sostenuto e finanziato
il presente opuscolo.
Gruppo culturale
Alba Letteraria
http//:www.albaletteraria.beepworld.it
Per informazioni Gruppo Culturale Alba Letteraria
c/o Villa Imperiale - Biblioteca L. G. Lercari
L’impaginazione del presente opuscolo è curata da:
Fabio Sardi: [email protected]
Curatrice del sito web:
Paola Maria Carròli
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Quaderno 26 - Alba Letteraria