Rassegna Stampa Preliminare CoQYHJQR 78025,*/,2386&2/,'(//$35(9(1=,21(3(5,1)250$5(*/,,00,*5$7, ³67,/,',9,7$6%$*/,$7,(1(668126&5((1,1*3(5,/'(*/,675$1,(5,´ Intermedia s.r.l. per la comunicazione integrata Via Malta, 12/B 25124 Brescia Tel. 030 22 61 05 Fax 030 24 20 472 [email protected] www.medinews.it www.ilritrattodellasalute.org 5RPD)eEEUDio 2015 Segnalazioni INTERMEDIA FEBBRAIO 2015 RILEVAZIONI Programma Emittente Servizio di TG 1 RAI 1 MANUELA LUCCHINI Data Durata 11/02/2015 00:01:33 https://www.youtube.com/watch?v=Y-t3H1vEkKI&list=UUxPP-tRFkilsCp1FVL7seXg Programma Emittente Servizio di RADIO 105 RADIO 105 REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 Programma Emittente Servizio di RADIO 102.5 RADIO 102.5 REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 Programma Emittente Servizio di RADIO CAPITAL RADIO CAPITAL REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 Programma Emittente Servizio di RADIO NUMBERONE RADIO NUMBERONE REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 Programma Emittente Servizio di RADIO DEEJAY RADIO DEEJAY REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 Programma Emittente Servizio di RADIO ITALIA RADIO ITALIA REDAZIONE Data Durata 11/02/2015 11-02-2015 Lettori 495.000 http://www.ansa.it/ 11-02-2015 Lettori 495.000 http://www.ansa.it/ TUMORI:PER 1 IMMIGRATO SU 2 NESSUNO SCREENING,CRESCE RISCHIO Sos stili vita scorretti; opuscoli in 7 lingue per informare (ANSA) ‐ ROMA, 11 FEB ‐ Un immigrato su due in Italia non effettua alcuno screening di prevenzione ed è più a rischio di ammalarsi di tumore arrivando anche molto più tardi alla diagnosi, in media un anno dopo rispetto agli italiani. Proprio per affrontare questo problema, anche tenendo conto dei flussi migratori in crescita, l'Associazione italiana di oncologia medica e la Fondazione Insieme Contro il Cancro hanno presentato oggi alla Camera la campagna 'La lotta al cancro non ha colorè. A peggiorare la situazione, avvertono gli esperti, sono le barriere linguistiche che ostacolano l'accesso alle cure e alla prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia: il 13,8% degli over 14 ha infatti difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi di cui soffre. Tuttavia, il 51% degli stranieri segue anche uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. Per «abbattere questi ostacoli ‐ spiega il presidente della Fondazione, Francesco Cognetti ‐ abbiamo realizzato 4 opuscoli sulla prevenzione oncologica in sette lingue: saranno distribuiti in modo capillare attraverso ospedali, organizzazioni di volontariato, ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere infatti evitato seguendo uno stile di vita corretto». Le pubblicazioni sono parte del progetto 'La lotta al cancro non ha colorè, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati. La campagna si svilupperà nel corso dell'anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi in tv, ed ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato, come ha ricordato la vicepresidente della Camera Marina Sereni. Una questione prioritaria, visto che nel nostro Paese risiedono circa 4,9 milioni di stranieri, l'8,2% della popolazione: «L'Italia ‐ ha sottolineato Fabrizio Cicchitto, presidente Commissione Affari Esteri Camera ‐ si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell'Ue e negli ultimi 15 anni la popolazione nata all'estero è più che quadruplicata». Per questo, ha avvertito, «il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l'integrazione dal punto di vista linguistico».(ANSA). CR 11‐ FEB‐15 15:04 NNN 11-02-2015 Lettori 495.000 http://www.ansa.it/ Tumori: Sereni, senza iniziative 17 mln morti entro il 2030 (ANSA) ‐ ROMA, 11 FEB ‐ ''I dati ci dicono che nel mondo ogni anno 12 milioni di persone hanno una diagnosi di tumore e, se non si prenderanno iniziative mirate, si registreranno 26 milioni di nuovi casi e 17 milioni di morti entro il 2030, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo''. A puntare i riflettori su queste proiezioni allarmanti è stata oggi la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, in occasione del convegno 'La lotta al cancro non ha colore', svoltosi alla Camera, sottolineando come la lotta ai tumori sia una priorità per il Sistema sanitario nazionale. ''Fortunatamente ‐ ha rilevato Sereni ‐ in Italia i decessi per cancro sono in netto calo. E' un merito straordinario reso possibile grazie ai progressi della medicina e anche grazie alle campagne di prevenzione''. La campagna 'La lotta al cancro non ha colore', la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati, promossa dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro' e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), presentata oggi, ha concluso Sereni, ''è una campagna di civiltà e di razionalità, ed è anche coerente con la Costituzione, che dice che il diritto alla salute è di tutti i cittadini''.(ANSA). 11-02-2015 www.adnkronos.com/ TUMORI: 1 IMMIGRATO SU 2 RISCHIA CANCRO PER STILI DI VITA E NIENTE SCREENING Opuscoli in 7 lingue per informare in ospedali, ambasciate e medici famiglia Roma, 11 feb. (AdnKronos Salute) - Il 50% degli stranieri che vivono in Italia ha stili di vita sbagliati e non si sottopone a screening, correndo quindi un rischio oncologico più alto. Le barriere linguistiche ostacolano l'accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione: il 13,8% degli immigrati 'over 14' ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, perché si arriva in ritardo alla diagnosi di tumore anche un anno dopo rispetto agli italiani. Sono i dati presentati oggi a Roma alla Camera dalla Fondazione 'Insieme contro il cancrò e dall'Associazione italiana oncologia medica (Aiom) per la campagna 'Insieme contro il cancrò, che distribuirà 4 opuscoli informativi (su fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue in ospedali, organizzazioni di volontariato, ambasciate e medici di famiglia. In Italia risiedono 4,9 milioni di stranieri, l'8,2% del totale della popolazione. «Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d'età raccomandata - spiega Francesco Cognetti, presidente Fondazione Insieme contro il cancro - si sottopone a pap-test per il tumore della cervice uterina contro il 72% delle italiane. Il 43% contro il 73% effettua una mammografia. Dobbiamo aiutare queste persone a superare vincoli culturali e difficoltà di accesso alle cure. La permanenza nel nostro Paese - osserva Cognetti - non migliora in maniera essenziale le capacità di comunicazione, a distanza di un decennio dall'ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell'interagire con il medico». Sono 7 le lingue degli opuscoli (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). «Il 40% dei tumori può essere evitato - suggerisce l'oncologo - seguendo uno stile di vita corretto. Inoltre le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% l'incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione». (segue) 11-02-2015 www.adnkronos.com/ TUMORI: 1 IMMIGRATO SU 2 RISCHIA CANCRO PER STILI DI VITA E NIENTE SCREENING 2 (AdnKronos Salute) - Un plauso all'iniziativa è arrivato da Marina Sereni, vice presidente della Camera: «L'iniziativa della Fondazione insieme contro il cancro è un'idea di grande valore - sottolinea Sereni nel suo intervento - che punta ad allargare l' area prevenzione delle neoplasie guardando ai cittadini meno agiati e agli stranieri». «Abbiamo il dovere di accogliere le persone malate - osserva nel suo intervento Aldo Morrone, presidente della Fondazione Istituto Mediterraneo di ematologia - l'articolo 32 della Costituzione non parla di cittadini ma di individui a cui va garantito il diritto alle cure. Il progetto 'La lotta al cuore non ha colorè è un'iniziativa lodevole che va in questa direzione. Ci credo molto e per questo ho dato la mia adesione». «In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell'Est) - conclude Piersandro Tagliaferri, componente del direttivo dell'Aiom - ci sono gravi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, un volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come Paese di provenienza». (Frm/Adnkronos) 11-FEB-15 12:55 NNN 11-02-2015 Lettori 86.000 https://www.agi.it/salute/notizie/tumori_esperti_decessi_aumenteranno_a_13mln_70_in_africa_e_asia-201502111344-hpg-rsa1010 Tumori: esperti,decessi aumenteranno a 13mln, 70% in Africa e Asia (AGI) - Roma, 11 feb. - "Secondo l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (Iarc) il numero di nuovi casi di tumore nel mondo passera' dai 14 milioni del 2012 ai 22 milioni nel 2030. I decessi aumenteranno da 8,2 milioni a 13, il 70% dei quali in Africa, Asia e America del Sud". A parlare e' Francesco Cognetti, presidente fondazione "Insieme contro il cancro", in occasione del convegno "la lotta al cancro non ha colore", svolto alla Camera dei Deputati questa mattina, alla presenza di istituzioni ed esperti del settore. "Per abbattere gli ostacoli della diffusione della campagna abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica, fumo, alcool, alimentazione e screening in sette lingue. Uno studio pubblicato da Environmental Health - conclude Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana. Il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati mentre fra le donne la percentuale e' pari al 11%". La vicepresidente della Camera, Marina Sereni, ha sottolineato come "la lotta del cancro non ha colore e non a caso siamo qui in questo contesto e con patrocini, oltre che di Camera e Senato, anche della Presidenza della Repubblica. In Italia i decessi del cancro sono in netto calo e cio' e' riconducibile alla lotta efficace condotta". Per Fabrizio Cicchitto, presidente della commissione Affari Esteri della Camera, "E' importante uno stile di vita completamente diverso dal passato. Nel corso degli anni c'e' stato un miglioramento netto in termini, ad esempio, di cura del proprio fisico e riguarda sia fasce piu' ricche che fasce piu' povere". L'ex ministro alla Sanita', Girolamo Sirchia ha concentrato il proprio intervento sulla lotta al fumo e sulla legge che ha vietato il fumo nei locali pubblici. "Nel nostro paese praticamente tutti sanno che fumare fa male alla salute, il problema sta nei paesi in via di sviluppo dove si aggiunge al disagio sociale ed alla poverta', la scarsa conoscenza che hanno dei problemi. Bisogna continuare a dire che il fumo di tabacco e' una speculazione di pochi a danno di tutti. Si deve vigilare per il rispetto delle leggi contro il fumo, perche' a mio vedere - commenta Girolamo Sirchia - la vigilanza si e' affievolita sino a sparire". A prendere la parola anche Luigi Gubitosi, direttore generale della Rai. "Il ruolo della Rai, piu' importante servizio pubblico, non puo' che essere quello di informare e sensibilizzare. Dobbiamo fare meno talk show sulla medicina e piu' informazione medica. Grande importanza hanno avuto fiction tipo "braccialetti rossi" per abituare anche i bambini alla sofferenza. Oggi chi fuma - dichiara Gubitosi -, chi si ubriaca deve essere considerato come uno sfigato, un perdente. Vanno sottolineati i comportamenti negativi e le conseguenze di essi. Cercheremo di limitare al massimo le scene di fumo all'interno dei nostri programmi". . 11-02-2015 http://www.askanews.it/ Immigrati, al via campagna prevenzione su rischi cancro Roma, 11 feb. (askanews) - Le barriere linguistiche ostacolano l'accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. Ancora, meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d'età raccomandata si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l'esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Per questo motivo, spiega Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il Cancro', è stata lanciata una campagna nazionale, 'La lotta al cancro non ha colore', per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano in Italia, promossa dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro' e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell'anno con numerose iniziative, a partire da spot e video informativi. 11-02-2015 http://www.askanews.it/ Immigrati, al via campagna prevenzione su rischi cancro -2Roma, 11 feb. (askanews) - Come evidenziato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull'incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina. La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell'espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall'ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell'interagire con il personale medico. "Per abbattere questi ostacoli - spiega Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione".(Segue) 11-02-2015 http://www.askanews.it/ Immigrati, al via campagna prevenzione su rischi cancro -3Roma, 11 feb. (askanews) - Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l'8,2% del totale della popolazione. "Uno studio pubblicato su Environmental Health - continua Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all'11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%". I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all'area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l'obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). 11-02-2015 (Agenzia stampa Nazionale) http://www.italia‐news.it/tumori‐stili‐di‐vita‐sbagliati‐e‐nessuno‐screening‐per‐uno‐straniero‐su‐due‐10320.html Tumori, stili di vita sbagliati e nessuno screening per uno straniero su due 11-02-2015 http://www.healthdesk.it/cronache/le_barriere_linguistiche_limitano_laccesso_alle_cure_degli_immigrati/1423654500 Le barriere linguistiche limitano l'accesso alle cure degli immigrati La difficoltà a comunicare in italiano è un vero e proprio ostacolo per l'accesso alle cure degli immigrati che vivono in Italia. Per loro sono stati pubblicati, nell'ambito della campagna "La lotta al cancro non ha colore", quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica in sette lingue Le barriere linguistiche ostacolano l'accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà a spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% a comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Per abbattere questi ostacoli e sensibilizzare gli immigrati, la Fondazione "Insieme contro il cancro" e l'Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) hanno realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo), che saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Le pubblicazioni fanno parte della campagna "La lotta al cancro non ha colore", la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, che si svilupperà nel corso dell'anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi con testimonial d'eccezione. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell'esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. «Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d'età raccomandata si sottopone a paptest per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% effettua regolarmente la mammografia contro il 73% delle italiane e solo il 20,7% esegue l'esame del sangue occulto nelle feci per individuare il cancro del colon-retto, mentre le italiane che lo fanno sono il 47%», spiega Francesco Cognetti, presidente della Fondazione "Insieme contro il cancro". «Come evidenziato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull'incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina». Il 51% degli stranieri, inoltre, segue uno stile di vita scorretto. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all'area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l'obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). 11-02-2015 (Sito della onlus, presieduta dal prof. Paolo Ascierto per la ricerca e la prevenzione del cancro della pelle) http://www.fondazionemelanoma.org/leggi.php?ID=700 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Sito della fondazione degli oncologi medici italiani presieduta dal prof. Carmelo Iacono) http://www.fondazioneaiom.it/default2.asp?active_page_id=2407 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 - Le barriere linguistiche ostacolano l'accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. "Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d'età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il Cancro' - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l'esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull'incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina." La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell'espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall'ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell'interagire con il personale medico. "Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione." Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto 'La lotta al cancro non ha colore', la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro' e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell'anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l'8,2% del totale della popolazione. "Uno studio pubblicato su Environmental Health - continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all'11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%". I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all'area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l'obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). 'La lotta al cancro non ha colore' ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d'eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. "I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l'on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati -. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell'Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all'estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l'integrazione dal punto di vista linguistico". Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell'esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). "Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati - sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori". Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità circa l'80% dell'incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. "In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell'Est) - conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza". 11-02-2015 http://www.salutedomani.com/ TUMORE: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e SudAmerica, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://gossip.libero.it/focus Lettori 158.230 12-02-2015 (Il circuito editoriale Julie Italia comprende 8 emittenti censite regolarmente presso il ministero delle comunicazioni) http://www.julienews.it/notizia/salute‐e‐benessere/tumori‐promossa‐la‐campagna‐di‐prevenzione‐per‐gli‐immigrati‐1‐su‐2‐non‐fa‐ screening/348114_salute‐e‐benessere_10.html Promuove stili di vita corretti Tumori: promossa la campagna di prevenzione per gli immigrati 1 su 2 non fa screening Opuscoli informativi in 7 lingue In Italia un immigrato su due non effettua alcuno screening di prevenzione ed è più a rischio di ammalarsi di tumore arrivando anche molto più tardi alla diagnosi, in media un anno dopo rispetto agli italiani. Tenendo conto dell’aumento dei flussi migratori, si è reso necessario affrontare questo problema attraverso una rete informativa. L’Associazione italiana di oncologia medica e la Fondazione Insieme Contro il Cancro hanno presentato alla Camera la campagna 'La lotta al cancro non ha colore'. La situazione peggiora anche a causa delle barriere linguistiche, avvertono gli esperti che ostacolano l'accesso alle cure e alla prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia: il 13,8% degli over 14 ha infatti difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi di cui soffre. Tuttavia, il 51% degli stranieri segue anche uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. Per ''abbattere questi ostacoli spiega il presidente della Fondazione, Francesco Cognetti abbiamo realizzato 4 opuscoli sulla prevenzione oncologica in sette lingue: saranno distribuiti in modo capillare attraverso ospedali, organizzazioni di volontariato, ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere infatti evitato seguendo uno stile di vita corretto''. Le pubblicazioni sono parte del progetto 'La lotta al cancro non ha colore', la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati. A sostegno della campagna che prenderà corpo nel corso dell’anno, numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi in tv, il sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato, come ha ricordato la vicepresidente della Camera Marina Sereni. Una questione prioritaria, visto che nel nostro Paese risiedono circa 4,9 milioni di stranieri, l'8,2% della popolazione: ''L'Italia ha sottolineato Fabrizio Cicchitto, presidente Commissione Affari Esteri Camera si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell'Ue e negli ultimi 15 anni la popolazione nata all'estero è più che quadruplicata''. Per questo, ha avvertito, ''il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l'integrazione dal punto di vista linguistico". 12-02-2015 (Regione Emilia‐Romagna) http://sociale.regione.emilia‐romagna.it/news/2015/screening‐per‐tumori‐la‐meta‐degli‐immigrati‐non‐li‐fa 12-02-2015 http://www.ausl.bologna.it/news/current/auslnews.2015‐02‐12.3080410683 11-02-2015 http://www.followuponcologia.net/news‐leggi.php?id=59 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 - Le barriere linguistiche ostacolano l'accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. "Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d'età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione 'Insieme contro il Cancro' - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l'esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull'incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina." La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell'espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall'ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell'interagire con il personale medico. "Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione." Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto 'La lotta al cancro non ha colore', la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro' e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell'anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l'8,2% del totale della popolazione. "Uno studio pubblicato su Environmental Health - continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all'11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%". I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all'area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l'obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). 'La lotta al cancro non ha colore' ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d'eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. "I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l'on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati -. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell'Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all'estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l'integrazione dal punto di vista linguistico". Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell'esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). "Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati - sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori". Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità circa l'80% dell'incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. "In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell'Est) - conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza". 11-02-2015 http://www.federfarma.it/Edicola/Agi‐Sanita‐News/VisualizzaNews.aspx?type=Agi&key=12356 11-02-2015 http://www.cancronograzie.org/ Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://www.biodrugsnews.net/news‐leggi.php?ID=583 TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI “STILI DI VITA SBAGLIATI E NESSUNO SCREENING PER IL 50% DEGLI STRANIERI” Roma, 11 febbraio 2015 – Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”: “Vogliamo superare le barriere linguistiche. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia”. Fra i testimonial Paola Perego, Amadeus, Bonolis, Renzo Arbore, Francesco Totti e Antonello Venditti Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socioeconomico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Sito AIOM dedicato alla campagna di informazione sul cancro al pancreas) http://www.tumorepancreas.org/news‐leggi.php?ID=332 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati - 11/02/2015 Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://www.okmedicina.it/index.php?option=com_community&view=groups&task=viewbulletin&groupid=35&bulletinid=1559&Itemid=109 TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI “STILI DI VITA SBAGLIATI E NESSUNO SCREENING PER IL 50% DEGLI STRANIERI” Alla Camera, la Fondazione ICC presenta la campagna ‘La lotta al cancro non ha colore’. Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”: “Vogliamo superare le barriere linguistiche. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia”. Fra i testimonial Paola Perego, Amadeus, Bonolis, Renzo Arbore, Francesco Totti e Antonello Venditti Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a paptest per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo d 11-02-2014 (Il sito ufficiale alla campagna AIOM con i calciatori di serie A, rivolto agli studenti) http://www.nonfareautogol.it/news.php?ID=949 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. Ilritrattodella © IL ritratto DELLA SALUTE ANNO IV, NUMERO 26 Consulenza HEALTHY FOUNDATION Con il patrocinio di Presidenza del Consiglio dei Ministri NEWS CERCACI SU 11 FEBBRAIO 2015 MERCOLEDÌ A Montecitorio, i risultati della campagna nazionale “La lotta al cancro non ha colore” la l o tt a al CONVEGNO ca c o l o re Il quotidiano della prevenzione dal tuo medico di famiglia ha sa ute n cro non Si svolge oggi a Palazzo Montecitorio il convegno nazionale della Fondazione “Insieme contro il Cancro” nel quale sono presentati i risultati della campagna “La lotta al cancro non ha colore”. Il progetto è indirizzato ai cittadini più disagiati (in particolare agli immigrati) che abitano nel nostro Paese. “Sono circa 4 Screening milioni e 500mila gli stranieri residenti in Italia - ricorda il prof. Francesco Co- Let’s play ahead ag ainst cancers gnetti (Presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”) -. Meno della metà di questi cittadini aderisce ai programmi di screening contro il cancro. Di con trattare. In più, anche a causa delle barriere linguistiche, non seguono le regole della prevenzione oncologica: consumano alcol, fumano, non hanno una dieta bilanciata. Scopo della nostra campagna è educare questi cittadini a corretti stili di vita e aumentare, nei prossimi anni, la loro adesione ai controlli preventivi.” 11-02-2015 http://www.meteoweb.eu/2015/02/tumori‐stili‐vita‐sbagliati‐nessuno‐screening‐per‐50‐degli‐stranieri/393389/ Tumori: stili di vita sbagliati e nessuno screening per il 50% degli stranieri Si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio‐economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina iniziativa‐insieme‐contro‐il‐cancroLe barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap‐test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon‐retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio‐economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) ‐. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud‐America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof.Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio‐culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 LETTORI 27.000 http://www.medinews.it/news,18216 TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI “STILI DI VITA SBAGLIATI E NESSUNO SCREENING PER IL 50% DEGLI STRANIERI” Roma, 11 febbraio 2015 – Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”: “Vogliamo superare le barriere linguistiche. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia”. Fra i testimonial Paola Perego, Amadeus, Bonolis, Renzo Arbore, Francesco Totti e Antonello Venditti Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata ‐ sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ ‐ si sottopone a pap‐ test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon‐retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio‐economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli ‐ spiega il prof. Cognetti ‐ abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti ‐ ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese ‐ afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) ‐. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud‐America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM ‐ vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio‐culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Il sito ufficiale della campagna della Fondazione Insieme contro il cancro) http://www.lalottaalcancrononhacolore.org/ Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://www.insiemecontroilcancro.net/notizia.php?ID=644 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Piattaforma virtuale di scambio di opinioni e informazioni tra i maggiori opinion leader in campo oncologico) http://www.innovareinoncologia.net/news.php?ID=284 11.02.2015 / Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Piattaforma virtuale di comunicati stampa nazionali) http://www.informazione.it/ TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI “STILI DI VITA SBAGLIATI E NESSUNO SCREENING PER IL 50% DEGLI STRANIERI” Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”: “Vogliamo superare le barriere linguistiche. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia”. Fra i testimonial Paola Perego, Amadeus, Bonolis, Renzo Arbore, Francesco Totti e Antonello Venditti Roma, 11/02/2015 (informazione.it - comunicati stampa) Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Sito dedicato all’immunoterapia in oncologia) http://www.immunoncologiatarget.it/news.php?ID=258 Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 LETTORI https://it.notizie.yahoo.com/immigrati‐al‐via‐campagna‐prevenzione‐su‐rischi‐cancro‐114222345.html 222.000 11-02-2015 LETTORI https://it.notizie.yahoo.com/immigrati‐al‐via‐campagna‐prevenzione‐su‐rischi‐cancro‐114222345.html 222.000 11-02-2015 LETTORI https://it.notizie.yahoo.com/immigrati‐al‐via‐campagna‐prevenzione‐su‐rischi‐cancro‐114222345.html 222.000 11-02-2015 http://www.womenagainstlungcancer.eu/ Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 (Sito dedicato ai tumori di rene, prostata, vescica e testicoli) http://www.tumorigenitourinari.net/ TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI Roma, 11 febbraio 2015 – Il prof. Francesco Cognetti, presidente Fondazione “Insieme contro il Cancro”: “Vogliamo superare le barriere linguistiche. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia”. Fra i testimonial Paola Perego, Amadeus, Bonolis, Renzo Arbore, Francesco Totti e Antonello Venditti Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socioculturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://www.nuovosud.it/21767-fattinotizie/sereni-senza-iniziative-17-milioni-di-morti-entro-il-2030 Sereni: senza iniziative 17 milioni di morti entro il 2030 Inviato da desk2 il 11 Febbraio, 2015 - 16:36 ''I dati ci dicono che nel mondo ogni anno 12 milioni di persone hanno una diagnosi di tumore e, se non si prenderanno iniziative mirate, si registreranno 26 milioni di nuovi casi e 17 milioni di morti entro il 2030, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo''. A puntare i riflettori su queste proiezioni allarmanti è stata oggi la vicepresidente della Camera, Marina Sereni, in occasione del convegno 'La lotta al cancro non ha colore', svoltosi alla Camera, sottolineando come la lotta ai tumori sia una priorità per il Sistema sanitario nazionale. ''Fortunatamente - ha rilevato Sereni - in Italia i decessi per cancro sono in netto calo. E' un merito straordinario reso possibile grazie ai progressi della medicina e anche grazie alle campagne di prevenzione''. La campagna 'La lotta al cancro non ha colore', la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati, promossa dalla Fondazione 'Insieme contro il Cancro' e dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), presentata oggi, ha concluso Sereni, ''è una campagna di civiltà e di razionalità, ed è anche coerente con la Costituzione, che dice che il diritto alla salute è di tutti i cittadini'' 11-02-2015 http://www.ilfarmacistaonline.it/ 11-02-2015 http://www.ilfarmacistaonline.it/ Immigrati. Il 51% segue stili di vita scorretti e non si sottopone a screening. Parte la campagna degli oncologi Il preoccupante dato è emerso nel corso di un convegno alla Camera promosso da Fondazione insieme contro il cancro e Aiom. Presentati 'Gli opuscoli della prevenzione' nell'ambito di 'La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati. 11 FEB - Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. E’ l’allarmante quadro tracciato dalla Fondazione Insieme Contro il Cancro che, nel corso di un incontro alla Camera, ha presentato assieme all’Iom ‘Gli opuscoli della prevenzione’. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colonretto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina”. La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione". Le pubblicazioni presentate oggi sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%". I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 12-02-2015 http://www.omniamagazine.it/salute‐e‐immigrazione‐la‐lotta‐al‐cancro‐non‐ha‐colore‐una‐campagna‐per‐la‐prevenzione‐dei‐tumori/6259 Salute e immigrazione. ‘La lotta al cancro non ha colore': una campagna per la prevenzione dei tumori Salute e immigrazione: un immigrato su due in Italia non effettua alcuno screening di prevenzione ed è più a rischio di ammalarsi di tumore arrivando anche molto più tardi alla diagnosi, in media un anno dopo rispetto agli italiani. Un problema questo, che sarà affrontato dall’Associazione italiana di oncologia medica e la Fondazione Insieme Contro il Cancro che ieri alla Camera hanno presentato campagna ad hoc dal titolo ‘La lotta al cancro non ha colore’. A peggiorare la situazione pressoché allarmante, sono anche le barriere linguistiche che impediscono un corretto accesso alle cure e alla prevenzione per gli stranieri che risiedono nel nostro territorio. Secondo gli esperti, il 13,8% degli over 14 ha infatti difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi di cui soffre. Tuttavia, il 51% degli stranieri segue anche uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. Per ”abbattere questi ostacoli – spiega il presidente della Fondazione, Francesco Cognetti – abbiamo realizzato 4 opuscoli sulla prevenzione oncologica in sette lingue: saranno distribuiti in modo capillare attraverso ospedali, organizzazioni di volontariato, ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere infatti evitato seguendo uno stile di vita corretto”. Insieme contro il cancro. Le pubblicazioni sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per rafforzare la prevenzione dei tumori rivolta alle categorie più svantaggiate, in questo caso gli immigrati. La campagna si svilupperà quest’anno diverse iniziative, come da spot e video informativi in tv,e con il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. 11-02-2015 http://sempredonna.net/ Tumori: gli opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata – sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – si sottopone a pap‐test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon‐retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio‐economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli – spiega il prof. Cognetti – abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti – ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese – afferma l’on. Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l’Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) ‐. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud‐America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio‐culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11-02-2015 http://sport.sky.it/sport/ritratto_della_salute/ La lotta al cancro non ha colore. Un convegno a Montecitorio Presentati i risultati della campagna di sensibilizzazione indirizzata agli immigrati. Per raggiungere il maggior numero di stranieri sono stati realizzati quattro opuscoli informativi sulla prevenzione oncologica in sette lingue In Italia risiedono circa 4 milioni e 500mila stranieri. Meno della metà di loro, contattati per sottoporsi a screening contro il cancro, aderisce a questi programmi. Le barriere linguistiche, ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione. Circa il 13,8% degli over14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Inoltre, quasi il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto: consumano alcol, fumano, non hanno una dieta bilanciata. La conseguenza è che arrivano molto tardi alla diagnosi, quando la malattia è difficile da trattare. Per informare questi cittadini e sensibilizzare le Istituzioni sul problema, Fondazione “Insieme contro il Cancro” e Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) hanno promosso nei mesi scorsi la campagna “La lotta al cancro non ha colore”. I risultati dell’iniziativa saranno presentati oggi in un convegno a Palazzo Montecitorio. “Abbiamo realizzato quattro opuscoli informativi sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). – spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ – Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto”. “Non esistono dati precisi sulle patologie che colpiscono gli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) ‐ In passato, non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati”. “In particolare, vogliamo raggiungere le donne immigrate: sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo del tumore della cervice uterina e di altre neoplasie”. – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM – “vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di interventi preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili”. Il progetto si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, e coinvolgerà testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo. Tra questi: il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis , il tennista Nicola Pietrangeli; ma anche Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore; Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina 11-02-2015 Lettori http://www.quotidianosanita.it/ 37.000 11-02-2015 Lettori 37.000 http://www.quotidianosanita.it/studi‐e‐analisi/articolo.php?articolo_id=25916 Immigrati. Il 51% segue stili di vita scorretti e non si sottopone a screening. Parte la campagna degli oncologi Il preoccupante dato è emerso nel corso di un convegno alla Camera promosso da Fondazione insieme contro il cancro e Aiom. Presentati 'Gli opuscoli della prevenzione' nell'ambito di 'La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati. - Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. E’ l’allarmante quadro tracciato dalla Fondazione Insieme Contro il Cancro che, nel corso di un incontro alla Camera, ha presentato assieme all’iIom ‘Gli opuscoli della prevenzione’. 11 FEB “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina”. La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiegaCognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione". Le pubblicazioni presentate oggi sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%". I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. “I cambiamenti demografici hanno interessato profondamente il nostro Paese - afferma Fabrizio Cicchitto, Presidente Commissione Affari Esteri Camera dei Deputati –. Come risulta dai dati Ocse, l'Italia si è confrontata con flussi migratori che, ad eccezione della Spagna, non hanno eguali fra gli Stati membri dell’Unione europea: negli ultimi 15 anni la popolazione nata all’estero è infatti più che quadruplicata. Il Servizio Sanitario Nazionale e le Istituzioni devono saper rispondere alle esigenze di salute di queste persone, anche facilitandone l’integrazione dal punto di vista linguistico”. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. 11 febbraio 2015 © Riproduzione riservata 11-02-2015 Lettori 29.000 http://community.donnamoderna.com/blog/blog‐di‐francy‐antonioli/tumori‐gli‐opuscoli‐della‐prevenzione‐per‐informare‐gli‐immigrati TUMORI: GLI OPUSCOLI DELLA PREVENZIONE PER INFORMARE GLI IMMIGRATI Roma, 11 febbraio 2015 – Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. “Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Cognetti abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione.” Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi.‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Con testimonial d’eccezione, appartenenti al mondo dello sport e dello spettacolo, fra cui i presentatori Paola Perego, Paolo Bonolis e Amadeus, Renzo Arbore, il capitano della Roma Francesco Totti, i portieri Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antonello Venditti, gli attori Carlo Verdone e Sergio Rubini, i registi Giuseppe Tornatore ed Enrico Vanzina, il tennista Nicola Pietrangeli. 11-02-2015 Lettori 23.000 http://www.sanita.ilsole24ore.com/ La metà degli stranieri non accede agli screening: campagna informativa degli oncologi Il 50% degli stranieri che vivono in Italia, che spesso conducono stili di vita sbagliati, non si sottopone agli screening oncologici. Con risultati devastanti, favoriti dalle condizioni di disagio e dalla difficoltà linguistica di interagire con il personale medico, una volta che la malattia sia stata scoperta. A lanciare l'allarme e a proporre soluzioni è la Fondazione Insieme contro il cancro, che oggi alla Camera dei deputati ha presentato con l'Aiom gli "opuscoli della prevenzione" pensati nell'ambito della campagna "La lotta al cancro non ha colore" e mirati a superare il gap nell'accesso e nel percorso di cura tra pazienti stranieri e italiani. «Basti pensare - ha spiegato il presidente Francesco Cognetti - che meno del 50% delle donne imigrate nella fascia d'età raccomandata si sottopone a pap test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Appena il 43%, poi, contro il 73% delle italiane, effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l'esame occulto delle feci, consigliato per individuare il cancro del colon retto». Una realtà rilevata anche dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc), che accende i riflettori sulle gravi diseguaglianze sociali che impattano su incidenza, mortalità e sopravvivenza alla malattia. Un quarto degli immigrati over 55, ancora, incontra un vero e proprio ostacolo nelle barriere linguistiche e a distanza di oltre un decennio di permanenza nel nostro paese il 10,7% degli stranieri presenta persistenti difficoltà a dialogare con i medici. «Per abbattere questi ostacoli - aggiunge Cognetti - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione». I dati del fenomeno in Italia. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l'8,2% del totale della popolazione. "Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all'11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%». I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all'area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l'obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%).«Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea Aldo Morrone, Dg dell'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti (Inmp) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori». Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l'Oms circa l'80% dell'incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. «In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell'Est) – conclude Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo Aiom - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza». 11-02-2015 Lettori 13.011 http://www.iltempo.it/rubriche/salute/2015/02/11/tumori‐opuscoli‐della‐prevenzione‐in‐7‐lingue‐1.1376926 Tumori: opuscoli della prevenzione in 7 lingue La prevenzione non ha colore, abbattuto lo scoglio dei problemi linguistici “La lotta del cancro non ha colore”. È la nuova campagna di prevenzione oncologica per informare gli immigrati alle prese con stili di vita sbagliati e nessun screening per la metà di loro: i problemi linguistici solo il primo ostacolo da abbattere. Come? Lo spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’: “Abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e arabo). Saranno distribuiti in modo capillare attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Il 40% dei tumori può essere evitato seguendo uno stile di vita corretto. È inoltre dimostrato che le campagne di sensibilizzazione sui pericoli del fumo riducono fino al 65% le differenze di incidenza del cancro del polmone legate al livello di istruzione”. Le pubblicazioni (fumo, alcol, alimentazione e screening) saranno distribuite attraverso gli ospedali, le organizzazioni di volontariato, le ambasciate e i medici di famiglia. Tanti i vip che ci hanno “messo la faccia”: da Paola Perego a Bonolis, da Amadeus a Renzo Arbore, da Antonello Venditti a Francesco Totti. Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. Con gravi conseguenze, visto che arrivano in ritardo alla diagnosi di tumore, anche un anno dopo rispetto agli italiani. Perché il 51% degli stranieri segue uno stile di vita scorretto e non si sottopone agli esami di screening. “Meno del 50% delle donne immigrate nella fascia d’età raccomandata - sottolinea il prof. Francesco Cognetti, - si sottopone a pap-test per scoprire in modo precoce il tumore della cervice uterina, contro il 72% delle italiane. Il 43% (vs 73%) effettua regolarmente la mammografia e solo il 20,7% (vs 47%) esegue l’esame del sangue occulto nelle feci, consigliato per individuare il cancro del colon-retto. Come evidenziato dall’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC), anche nei Paesi occidentali permangono grandi diseguaglianze sociali che esercitano un impatto sull’incidenza, sulla mortalità e sulla sopravvivenza. In particolare si registrano percentuali di rischio maggiori fra le persone in condizioni di disagio socio-economico per il tumore del polmone, dello stomaco, del tratto digestivo superiore e della cervice uterina.” La difficoltà di comunicazione diventa un vero e proprio ostacolo per un quarto degli immigrati di 55 anni e oltre (25% sul piano dell’espressione e 26,4% su quello della comprensione). Inoltre la permanenza nel nostro Paese non migliora in maniera sostanziale le capacità di comunicazione: a distanza di più di un decennio dall’ingresso in Italia il 10,7% dei cittadini stranieri deve affrontare ancora problemi linguistici nell’interagire con il personale medico. Le pubblicazioni, presentate oggi in un convegno nazionale alla Camera dei Deputati, sono parte del progetto ‘La lotta al cancro non ha colore’, la prima campagna nazionale per la prevenzione delle neoplasie indirizzata ai cittadini più disagiati, in particolare agli immigrati che abitano nel nostro Paese, promossa dalla Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ e dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). La campagna si svilupperà nel corso dell’anno con numerose altre iniziative, a partire da spot e video informativi. Nel nostro Paese, risiedono circa 4 milioni e 900mila stranieri, l’8,2% del totale della popolazione. “Uno studio pubblicato su Environmental Health – continua il prof. Cognetti - ha analizzato nel dettaglio la situazione italiana: il 17% dei casi di cancro fra gli uomini meno acculturati è proprio riconducibile al basso livello di istruzione, fra le donne la percentuale è pari all’11%. Questa fascia di popolazione nel nostro Paese è a maggior rischio per alcuni tipi di neoplasie, come quelle del tratto digestivo superiore, dello stomaco, del polmone, del fegato, del retto, della vescica e del sistema nervoso centrale fra gli uomini e dello stomaco, del fegato e della cervice uterina fra le donne. Se questi cittadini presentassero lo stesso livello di incidenza della popolazione meno disagiata il numero di nuovi casi di tumore del polmone diminuirebbe del 37% e della cervice uterina del 28%”. I più diffusi comportamenti a rischio si differenziano in base all’area di provenienza. I fumatori sono più frequenti tra i romeni (35,1%), i tunisini (29,1%) e gli ucraini (24,9%). Quasi un terzo degli stranieri è in sovrappeso (30,9%), mentre l’obesità interessa una quota residuale, pari al 7,8%. In particolare, il sovrappeso registra valori più alti tra moldavi (37,1%), marocchini (36,3%) e albanesi (35,9%). Per quanto riguarda gli obesi, si osservano percentuali superiori alla media tra gli uomini ucraini (13,6%) e rumeni (11,1%) e tra le donne tunisine (12,1%) e marocchine (10,7%). ‘La lotta al cancro non ha colore’ ha il pieno sostegno della Presidenza della Repubblica e il patrocinio della Camera dei Deputati e del Senato. Le difficoltà ad esprimersi in italiano con i medici sono più accentuate per le persone che provengono dai Paesi non comunitari (17,8%), primi fra tutti i cinesi, con il 43,3% degli over 14 anni che dichiara di avere difficoltà nell’esporre in italiano le condizioni di salute. Seguono gli indiani (34,8%), i filippini (28,7%) e i marocchini (21,4%). “Non esistono dati epidemiologici precisi sulle patologie neoplastiche negli immigrati – sottolinea il prof. Aldo Morrone, Direttore Generale Istituto Nazionale per la Promozione della Salute delle Popolazioni migranti (INMP) -. In passato non si registravano casi di tumore in queste comunità, perché non venivano cercati. Si partiva dal presupposto sbagliato che quella dei migranti fosse una popolazione giovane e sana. Vanno sostenute con forza le campagne che promuovono la salute e la dignità delle persone non solo nei Paesi poveri del mondo ma anche in Italia, dove la condizioni di indigenza sempre più diffuse espongono al rischio di gravi malattie come i tumori”. Le barriere linguistiche rendono difficile la conoscenza delle regole di prevenzione non solo primaria (rivolta alle persone sane sugli stili di vita corretti), ma anche secondaria (relativa agli screening). Come evidenziano dati nazionali e internazionali, nei Paesi a sviluppo avanzato gli immigrati hanno minore accesso ai programmi di screening per numerose neoplasie rispetto alle popolazioni autoctone. In particolare, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità circa l’80% dell’incidenza complessiva del tumore della cervice uterina è a carico dei Paesi in via di sviluppo. “In alcune aree geografiche (Africa, Centro e Sud-America, molte regioni asiatiche ed Europa dell’Est) – conclude il prof. Piersandro Tagliaferri, membro del direttivo AIOM - vi sono grandi difficoltà nella pianificazione di screening preventivi nei confronti dei tumori genitali femminili. Le donne che provengono da queste zone, una volta migrate in Paesi a più elevato tenore socio-culturale, sono spesso escluse da progetti di prevenzione, rimanendo così ad altissimo rischio di sviluppo della neoplasia come nel Paese di provenienza”. Roberta Maresci Tiratura: n.d. Diffusione 12/2012: 65.797 Lettori II 2014: 380.000 Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati 11-FEB-2015 Dir. Resp.: Ezio Mauro da pag. 7 Tiratura 10/2014: 182.315 Diffusione 11/2014: 128.573 Lettori II 2014: 1.149.000 Dati rilevati dagli Enti certificatori o autocertificati 12-FEB-2015 Dir. Resp.: Virman Cusenza da pag. 8 Campagna AIOM ‘La lotta al cancro non ha colore’ In distribuzione opuscoli della prevenzione per informare gli immigrati Le barriere linguistiche ostacolano l’accesso alle cure e agli strumenti di prevenzione per gli stranieri che risiedono in Italia. Il 13,8% degli over 14 ha difficoltà nello spiegare in italiano i disturbi o i sintomi di cui soffre e il 14,9% nel comprendere ciò che il medico dice. «Per abbattere questi ostacoli - spiega il prof. Francesco Cognetti, presidente della Fondazione ‘Insieme contro il Cancro’ - abbiamo realizzato quattro opuscoli sulla prevenzione oncologica (fumo, alcol, alimentazione e screening) in sette lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, filippino, cinese e blica e il patrocinio della Caarabo). Saranno distribuiti in mera dei Deputati e del Semodo capillare attraverso gli nato. Con testimonial d’ecospedali, le organizzazioni di cezione, appartenenti al volontariato, le ambasciate e i mondo dello sport e dello medici di famiglia». ‘La lotta al spettacolo, fra cui i presencancro non ha colore’ è la pritatori Paola Perego, Paolo ma campagna nazionale per Bonolis e Amadeus, Renla prevenzione delle neoplasie Francesco Cognetti indirizzata ai cittadini più dizo Arbore, il capitano sagiati, in particolare agli immigrati che della Roma Francesco Totti, i portieri abitano nel nostro Paese, promossa Dino Zoff e Morgan De Sanctis, Antodalla Fondazione ‘Insieme contro il nello Venditti, gli attori Carlo Verdone Cancro’ e dall’Associazione Italiana di e Sergio Rubini, i registi Giuseppe TorOncologia Medica (AIOM) con il pieno natore ed Enrico Vanzina, il tennista sostegno della Presidenza della Repub- Nicola Pietrangeli. (I. SER.)