Cima Cresta Croce mt. 3.307 25 -26 luglio 2015 Era stata "testata" lo scorso anno, anche per l'insistenza di due nuovi soci che volevano "..essere accompagnati alle Lobbie"... La pronta disponibilità del Presidente era comunque il segnale che questa classicissima, assente da qualche anno nel programma GEF, andasse calendarizzata al più presto. CosÏ, quando sono stati distribuiti gli opuscoli del calendario 2015, e abbiamo visto il cannone G 149 campeggiare in prima pagina di copertina, abbiamo capito che il board direttivo del GEF aveva deciso di dare a Cresta Croce il posto d'onore nel programma dell'anno. Nel 2014 il meteo non aveva fatto il bravo e ci eravamo dovuti accontentare di raggiungere, addirittura sotto una nevicata, il sospirato cannone. In questo primo scorcio d'estate, invece, il tempo sembra fatto apposta per l'escursionista. Il temporale all'alba di sabato ha fatto temere il peggio, ma, fedeli al dettato GEF "..si parte con qualunque tempo..", ci siamo avviati speranzosi alla volta della meravigliosa val di Genova; gli squarci d'azzurro si sono via via fatti più ampi e quando abbiamo raggiunto il rifugio Bedole un bel sole illuminava una giornata piena di promesse. Al Ponte delle Cambiali il cartello "EEA" ci dice chiaramente che il 241, o sentiero del Matarot, non è per tutti; e, alla prima svolta della valle, l'impressionante risalto roccioso che appare ai nostri occhi e che sovrasta minacciosamente le prime za due ore di cammino conferma questa sensazione. In questo primo tratto il sentiero Ë molto accidentato, a testimonian del "recente" ritiro del ghiacciaio. è Più avanti, lungo il sentiero ottimamente attrezzato, invece, l'escursione alla Lobbia Alta si fa interessante: la roccia qui ottima, si risale con facilità e divertimento, e, inoltre, i panorami si fanno sempre più ampi e grandiosi. Sulla Vedretta della Lobbia giungiamo affaticati (non tutti...) ma confortati alla vista del Passo della Lobbia Alta ormai davanti a noi. Un ultimo sforzo ed al rifugio Ai Caduti dell'Adamello ci accolgono l'efficienza e la disponibilità di Romano Ceschini. Dopo un breve ristoro ritorniamo al Passo, al vicino altare in pietra dove Papa Woityla, nell'estate dell'84, celebrò una storica messa: e Giovanna, che cosÏ bene incarna l'anima più spirituale del GEF, rende grazie, di con alcune brevi preghiere, per le meraviglie di cui abbiamo il privilegio di godere; e anche i meno credenti noi si lasciano commuovere; Il filmato sulla Guerra Bianca a cui assistiamo dopo cena rincara la dose: questi luoghi sono ancora pieni delle testimonianze di tanta sofferenza e la nostra escursione, in questo 2015, è quanto mai in tema. All'indomani, svegliati anticipatamente dalle fin troppo allegre comitive in partenza, ci predisponiamo con impegno alla per nostra impresa: l'itinerario è per qualcuno di noi molto tecnico e se questo qualcuno ha dormito poco non è stato solo l'altitudine; anche gli organizzatori, poi, avranno avuto i loro pensieri... Partiamo sul nevaio orientale della cresta e subito veniamo investiti da un magnifico sole. Sotto i nostri ramponi la dura neve scricchiola piacevolmente. Sempre ramponi ai piedi, e con l'assistenza di Aronne, raggiungiamo in arrampicata il filo di cresta. Qui comincia la vera escursione. La cresta è aerea e panoramicissima e ci muoviamo sul granito con cauti movimenti, sotto l'occhio vigile dei nostri accompagnatori; nei passaggi più difficili intervengono aiutando singolamente ciascuno di noi. ci Cerchiamo appigli e appoggi sempre ben assicurati alle corde che i nostri hanno preventivamente disposto e alla fine meravigliamo un po' tutti della nostra efficace progressione. Alla Croce l'entusiasmo e la soddisfazione sono alle stelle. Ma non siamo ancora alla conclusione. Anzi, raggiungere il Cannone sembra meta ancor più impegnativa. Il tracciato,infatti, non esiste e va intuito passo dopo passo. Ma ormai ci sentiamo tutti alpinisti, e persino Gianni, che "tanto ormai si è riprodotto", passa con scioltezza anche là dove mai avrebbe pensato di riuscirvi. In breve raggiungiamo il famoso cannone e ci lasciamo andare a mille pensieri e considerazioni su questa incredibile presenza nelle nostre montagne. Questa escursione ci sta dando veramente molto di più che la semplice e mai banale bellezza della montagna. Ma è tempo di scendere. Il Pian di Neve è la sotto ad aspettarci. Superati i delicati passaggi rocciosi calziamo nuovamente i ramponi e scendiamo in cordata sul ghiacciaio del Mandrone, raggiungendo in un paio d'ore la lingua terminale. Il resto della discesa potrebbe essere la cronaca di una qualsiasi conclusione di escursione: ma il GEF ci ha abituato a ben altro... E dalle acque tumultuose del fiume Sarca salta fuori magicamente una magnifica e freschissima anguria, dai bauli delle a cura di e ogni altro ben di Dio. auto birre ghiacciate, panini, . p.s .al momento di andare in stampa mi giunge un cablogramma dall'Hindukush, a firma di Gianni Mummery Fomasi. Mi prega di portare alla dirigenza GEF un profondo GRAZIE per aver saputo trasmettere anche a lui l'amore e la passione Paolo de Regibus