Diamo occhi nuovi LEGGE 194 alla cultura della vita Il prossimo anniversario della legge 194, per il quale è prevista una tre giorni di eventi, deve diventare l’occasione per rinnovare lo sguardo col quale il popolo della vita legge la realtà ed il cuore con cui progetta e conduce la sua “buona battaglia”. La strada ce la indica il professor Herranz che in una imperdibile relazione alla Pontificia Accademia riscopre la grande scuola dell’Evangelium vitae alla quale far crescere le nuove generazioni di pro life e rilanciare un impegno che non conosce soste 10 maggio 2010 I l prof. Gonzalo Herranz è stato presidente del Comitato nazionale di bioetica spagnolo ed è membro della Pontificia Accademia per la vita. Proprio di fronte all’accademia ha svolto una relazione su “La cultura della vita: un impegno affermativo” che, con sguardo rivolto a tutti i Movimenti pro-life del mondo, propone rilievi etici e proposte che riguardano anche noi, impegnati come siamo da sempre nella ricerca del linguaggio, dello stile e delle strategie giuste per difendere e promuovere la vita in un contesto ostile. Colpisce, in particolare, la conclusione stupenda “la nuova cultura della vita deve essere come la casa del padre del figliol prodigo”. Pensiamo utile offrire alla riflessione dei lettori ampi brani del testo di Herranz. “Q uando si analizza quello che dice l'Evangelium vitae sulla cultura della vita, si capisce che il Santo Padre si riferisce a una doppia realtà. […] Da un lato la cultura della vita esiste per opporsi alla cultura della morte. Il Papa non nasconde il fatto che siamo coinvolti in un "enorme e drammatico scontro tra il bene e il male, la morte e la vita, la "cultura della morte" e la "cultura della vita". Quando fa riferimento a questo conflitto, il Papa scrive in modo caratteristico le espressioni come "cultura della morte" e "cultura della vita" tra virgolette. TRE GIORNI PER NON RASSEGNARSI ALLA LEGGE 194 P er i trentadue anni dalla legge 194 (22 maggio 1978-22 maggio 2010) Movimento per la vita, Forum delle associazioni familiari e Scienza&Vita promuovono una tre giorni di non rassegnazione. Gonzalo Herranz ha tenuto alla Pontificia Accademia per la vita una relazione su: “La cultura della vita” 22 maggio 1998 Il popolo della vita scende in piazza, a Roma, per i venti anni della legge 194 che nel 1978 ha introdotto in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza Da un'altra parte, la cultura della vita compare nell'enciclica come una realtà affermativa e dinamica, autosufficiente e vera, che esiste e si regge in piedi per sé stessa, che non necessita di essere capita come una reazione. Il Papa di solito si riferisce ad essa chiamandola nuova cultura della vita per segnalarci che è qualcosa di creativo e originale, che parte da una civilizzazione di amore e verità. È logico che alla prima dimensione, belligerante ed antagonista, la "cultura della vita" abbia dedicato uno sforzo intenso e prioritario nel mondo intero, così ricco di frutti come povero di mezzi. C'è un'immensa quantità di letteratura della "cultura della vita" sparsa tra il materiale stampato negli opuscoli, bollettini, giornali e libri, e tra l'informazione depositata sulla rete. Molta di questa letteratura, nonostante il carattere polemico, abbonda di buona dottrina e comprensione verso ciò che è sbagliato, risponde con la luce alle ombre, alla rigidità con tene- rezza, al pessimismo con la speranza. Ma non sempre le azioni ed il pensiero, da parte di chi è a favore della cultura della vita, hanno questo segno affermativo. La battaglia a favore della vita è molto dura e senza sosta, si fa contro un nemico che dispone di mezzi e risorse enormi: è, come dice il Papa, una guerra dei forti contro i deboli. Data tale sproporzione di forze tra l'una e l'altra fazione, non è strano che, andando avanti nel tempo, tra molti dei lottatori a favore della vita si sia sviluppato un ethos peculiare. Nelle azioni e negli scritti di non pochi di questi si apprezzano accenti di durezza e risentimento, di asprezza e amarezza, frutto della stanchezza, delle ferite inevitabili, delle apparenti sconfitte, proprie di ogni guerra prolungata. Il pensiero di essere a favore della vita perde la sua intensità e si sviluppa la mentalità polarizzata che l'unica cosa importante è eliminare il nemico. Si genera così un'ideologia più di VENERDÌ 21 MAGGIO ore 10-13, Palazzo della Regione Lazio “Regioni: quali politiche per la vita? (Gli amministratori delle Regioni d'Italia a confronto)”. Sono stati invitati tutti i consiglieri regionali d'Italia. Hanno fino ad ora assicurato il loro intervento: Renata Polverini, presidente de Lazio, Roberto Cota, presidente del Piemonte, Roberto Formigoni, presidente della Lombardia. SABATO 22 MAGGIO ore 10:00 - 13:00, Sala Convegni Lumsa, via di Porta Castello 44, Roma: “Tempo di riforme: e la legge 194?” (Incontro con politici e giornalisti su le responsabilità della comunicazione nella difesa anche politica della vita nascente). Temi presentati e discussi: • Gli effetti della legge 194 (Pino Morandini) • Denatalità e legge 194 (prof. Giancarlo Blangiardo) • Crisi economica e denatalità (prof. Ettore Gotti Tedeschi) • Rapporto sul servizio dei Centri di aiuto alla vita nel 2009 (Dott. Bruno Mozzanega) • Una moratoria sull'aborto in Italia (Giuseppe Anzani) Introduce e modera Francesco Belletti Conclude Carlo Casini DOMENICA 23 MAGGIO ore 10:00-19:3O: Guardare al futuro dell'Italia con gli occhi dei bambini (Quel piccolo bambino é stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato). Dal Senato alla Piazza San Pietro sfila sui passeggini una rappresentanza di bambini nati e non ancora nati. Alle 12:00 il corteo ascolta la benedizione del Santo Padre. 11 maggio 2010 LEGGE 194 12 aprile 2010 negazione che di affermazione, viene persa la capacità di stringere amicizia. Talvolta coloro che lottano per la vita possono assumere una personalità poco attraente. Così succede, in modo paradossale, che quello che è iniziato come un movimento a favore della vita si è insensibilmente trasformato in un generatore di azioni "anti": contro l'aborto o l'eutanasia, ma anche contro le singole persone e, in particolare, contro potenti organizzazioni che promuovono la "cultura della morte". Nel fragore della battaglia, non è facile respingere la tentazione di impiegare le stesse armi, violente e dannose, di cui si serve il nemico. Si può perfino arrivare a dimenticare che la cultura della vita è intrinsecamente un compito di carità, un messaggio luminoso e amabile, che si sforza nel capire tutti eroicamente perché tutti vuole attrarre e, nello stesso tempo, è intransigente con l'errore che vuole respingere con razionalità e pazienza. Conviene, quindi, ricordare a tutti quelli che lottano per la vita che la cultura della vita esiste non per indebolire i cultori della morte ma per salvarli, per offrire loro nuovi segni di speranza. La cultura della vita lavora per la crescita della giustizia e della solidarietà, cerca di costruire un'autentica civiltà della verità e dell'amore. La cultura della vita è un impegno essenzialmente positivo. […] Si tratta di impegnarci a cercare cose tanto interessanti come le seguenti: - il tono psicologico, costruttivo e attraente, che la cultura della vita deve istaurare con idee e azioni; - i modi di definire e presentare la cultura della vita come una novità sempre fresca; - definire e caratterizzare il suo stile intellettuale e umano, unitario nel suo nucleo, ma adattato alle multiple varietà, che dovranno essere non solo rispettate, ma anche promosse, nelle mentalità, situazioni e luoghi; - come provvedere affinché i mes- saggi della cultura della vita siano sempre colmati di scienza solida e anche di comprensione e gioia, di speranza teologale; - come esplorare nuovi modi di esprimere l'entusiasmo umano e cristiano per la vita umana, senza scendere in scene di lirica o di narrativa manicheiste; - bisogna stabilire fin dove deve arrivare il buon zelo nella difesa della vita per non sprofondare nell'accanimento o il tormento; - come, rispettando la libera iniziativa e l'infinita varietà, possono essere segnalati i tempi per perseguire determinati obiettivi comuni per creare un minimo di coordinazione in mezzo alla polifonia della cultura della vita; - trovare i modi di creare una comunicazione interna, per sentirci gli uni con gli altri, al di sopra degli altri mille modi di propagare il vangelo della vita; - in particolare, bisogna stringere un’alleanza solida e leale con la verità contenuta nelle scienze biologiche e umane, che mai è lecito negare o ingrandire, deformare o manipolare; - bisogna tentare in ogni caso di combinare armoniosamente la razionalità di giudizi morali obiettivi con la pratica della compassione; - bisogna imparare a coniugare l'affermazione delle verità morali con l'accoglienza di chi sbaglia. - è doveroso, infine, sviluppare con coraggio e intelligenza il triplice incarico che il Papa ci chiede nell'Enciclica di annunciare, celebrare e servire il Vangelo della vita. […] Il Santo Padre pone la verità come un elemento essenziale della teoria e la pratica della cultura della vita. […] L'apertura sincera alla verità è una condizione necessaria affinché all'uomo venga rivelato il valore sacro della vita umana; che ogni rapporto sociale autentico deve basarsi sulla verità; che ora, più che mai, è necessario chiamare le cose per il loro nome, senza cedere alla tentazione dell'autoinganno; che nella storia sono stati commessi cri- mini in nome della verità; che la cultura nuova della vita è il frutto della cultura della verità e dell'amore; che il lavoro dei costruttori della cultura della vita deve esprimere la verità compiuta sull'uomo e sulla vita; che nei mezzi di comunicazione sociale deve essere rispettata una scrupolosa fedeltà alla verità. E, d'altra parte, i messaggi di alcuni di quelli che militano nel campo della cultura della vita sembrano inquinati da diverse Un feto tra le stelle Un astronomo dilettante, José Canela, è riusci a scattare questa foto alla Nebulosa dell’anima, per gli scienziati la IC 1848. La sua somiglianza con un feto umano è impressionante forme di mancanza alla verità: non perché gli autori si servono deliberatamente della bugia o dell'inganno, ma perché sono crollati davanti alla tentazione dell'efficienza strategica. Di conseguenza, esagerano la verità e la deformano, con la pretesa di farla diventare più dura e convincente. Altrimenti la maltrattano per farle rivelare aspetti che non sono contenuti in essa; o la rivelano solo in parte, occultandone l'altra, per eludere l'inevitabile complessità che spesso la realtà presenta. In altre occasioni, per l'urgenza della situazione o per mancanza di venerazione per la verità, vengono diffusi scritti immaturi, frutto dell'improvvisazione, creati nell'indegnazione o nell'ira, che danneggiano la causa della cultura della vita e provocano il diletto di quelli che la combattono. In queste occasioni non si manca soltanto alla verità e alla carità, ma anche alla prudenza per non aver chiesto consiglio a chi potesse offrirlo. Mai, nella costruzione della cultura della vita si dovrebbe evitare di chiedere una critica costruttiva a chi può vedere il problema più serenamente e con maggiore saggezza. […] È necessario fomentare, come segnala il Papa, in tutti, ma particolarmente in quelli che saranno medici, l'onestà dell'intelletto, la sincerità dello sguardo, l'amore gioioso per la vita. Questo viene raggiunto con lo sguardo contemplativo del quale ci parla il Santo Padre. Esiste una perspicacia umana che permette di far diventare trasparente la realtà e di aprirla al significato, che viene nel professare lo stupore, umano e celebrativo, per la vita. Mi piace citare alcuni scritti di Lewis Thomas, un uomo la cui vita non è stata illuminata dalla luce della fede, ma che è trascorsa nella penombra della nostalgia di Dio. Thomas, oltre ad essere un patologo con uno sguardo originale e uno scrittore affascinante, è stato un uomo innamorato della vita, un testimone delle meraviglie del vivere. Ha scritto sugli esseri viventi come pochi lo hanno fatto finora. Da un articolo intitolato Sull'embriologia prendo questo saggio, nel quale Thomas ci racconta quello che succede nei primi giorni della nostra vita. Descrive con tale garbo quello che succede nell'albore della vita che la lezione diventa un'esperienza intensa, indimenticabile, che lascia un segno. "Tu sei partito da una sola cellula che proviene dalla fusione di uno sperma con un oocita. La cellula si divide in due, dopo in quattro, in otto e così via. E presto, in un momento preciso, avviene che, sorge una che sarà il precursore del cervello umano. La mera esistenza di questa cellula è la prima delle meraviglie del mondo. Dovremmo trascorrere le ore a commentare quell'evento. Dovremmo trascorrere l'intero giorno a chiamare per telefono gli uni e gli altri, in un inesauribile stupore, e darci appuntamento per parlare soltanto di quella cellula. È qualcosa di incredibile. Ma eccola, aprendosi spazio verso il suo posto in ciascuno degli embrioni umani di tutta la storia, di tutte le parti del mondo, come se fosse la cosa più semplice e ordinaria della vita. Se vuoi vivere di sorpresa in sorpresa, eccola qua la fonte di tutte quante. Una cellula si differenzia per produrre il massiccio apparato di miliardi di cellule, che ci è stato dato per pensare, immaginare e, come in questo caso, per rimanere stupito davanti una così formidabile sorpresa. Tutta l'informazione necessaria per imparare a leggere e a scrivere, per suonare il pianoforte, per discutere di fronte ad un Comitato del Congresso, per attraversare la strada in mezzo al traffico, o per eseguire quell'atto meravigliosamente umano come è stirare un braccio e appoggiarsi ad un albero: tutto questo è contenuto in quella prima cellula. In lei c'è tutta la grammatica, tutta la sintassi, tutta l'aritmetica, tutta la musica [...]. nessuno ha la più mi- 13 aprile 2010 LEGGE 194 Le tre età della donna olio su tela dipinto nel 1905 dal pittore austriaco Gustav Klimt. L'opera è conservata alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma. 14 aprile 2010 nima idea di come succede questo, ma la verità è che niente in questo mondo sembra più interessante. Se prima di morire -concludeva Lewis Thomas- qualcuno dovesse trovare la spiegazione di questo fenomeno, io farei una pazzia: prenderei in affitto uno di quegli aerei che possono scrivere segnali sul cielo, anzi, una squadra completa di quegli aerei, e li spedirei per i cieli del mondo a scrivere segni di ammirazione, uno dopo l'altro, fino a finire tutti i miei soldi" […] Una delle tentazioni più insidiose che minacciano i difensori della vita è di soccombere alla tentazione dell'abbattimento. Non mancano i motivi se le cose si vedono solo a livello terreno. Ma sarebbe triste che il buon sale perdesse il suo sapore, che i predicatori del Vangelo della vita diventassero amari e vendicativi, che mettessero nelle loro parole e azioni più irritazione che gioia, più rancore che speranza, più antagonismo che carità. Si capisce che per chi ogni giorno è in contatto con l'aggressività ideologica dei maltusiani e di chi controlla i centri nevralgici dell'ispirazione politica e del controllo professionale, o chi tenta di capire l'estensione e intensità della massiccia distruzione di vite umane che, con la protezione della legge, viene perpetrata oggi nel mondo, ha abbondanti ragioni per sentirsi tormentato e triste: sono molti i peccati che vengono commessi, molte le vite che vengono segate, molta l'ostinazione impenitente. Ma non dobbiamo dimenticare che questi sentimenti sono incompatibili con la nuova cultura della vita. In ogni circostanza, il Vangelo della vita è una buona notizia, piena di speranza e di promesse, che deve essere presentata con serenità e amore. E se fosse possibile con vivacità negli occhi e un sorriso sul viso, col cuore comprensivo e generoso, con pazienza, coraggio e semplicità, e senza che mai manchi un tocco di buon umore. […] L'attivismo a favore della vita dovrà essere inondato di gioia. Si dice nell'Evangelium vitae che il Vangelo della vita è per la Chiesa non solo una proclamazione lieta, ma anche in sé stesso è una fonte di gioia. Il Vangelo della vita, così come la nuova cultura che gli è an- nessa, non è una convinzione politica, o un modo di giudicare la demografia o di valutare i rapporti sociali. Quello che ci deve spingere a difendere la vita è la gratitudine per la incomparabile dignità dell'uomo. Questa è la ragione che ci dovrà spingere a diventare partecipi del nostro messaggio agli altri uomini e donne. Spesso, quando leggo pubblicazioni di movimenti pro-vita, sento la mancanza dello spirito affermativo, incoraggiante, allegro, celebrativo, che dovrebbe dare energia alle azioni pro-vita. […] Penso che la celebrazione del Vangelo della vita deve basarsi su due appoggi fondamentali. Il primo, molto semplice da esprimere e, con l'aiuto di Dio, da mettere in pratica, consiste in una gioiosa e fedele accettazione degli insegnamenti del Magistero della Chiesa. Il secondo dovrà essere la solida convinzione che questo è un Aborto clandestino, fenomeno ‘diffuso e sommerso’ N el 2009 sono stati 181 i procedimenti penali iscritti presso le procure, 55 per il reato di aborto clandestin’, e 287 persone iscritte per violazioni della legge 194. E’ il dato presentato nella relazione annuale sulla legge redatta dal ministero della Giustizia. Il fenomeno, si legge nel documento depositato alla Camera, ’è di ridotte proporzioni’ ma si rileva ’una marcata incidenza degli stranieri’ nei procedimenti penali: lo scorso anno, infatti, ’la percentuale degli stranieri sul totale delle persone iscritte presso le procure è stata del 34,4%’. Una incidenza, sottolineano gli esperti ’piuttosto elevata, soprattutto se si pensa che la popolazione straniera residente in Italia nel 2009 costituiva<Nessuno(a)> solo il 6,5% della popolazione’. Oltre la metà dei reati riguarda l’aborto provocato per colpa come ad esempio ’quelli avvenuti a seguito di incidenti stradali’. Gli aborti per dolo seguono con il 23% attribuito a quelli clandestini e il 25,8% a lavoro che durerà molto tempo, un punto fisso nell'agenda di lavoro di tutti noi. È nostro dovere cooperare a vita, ognuno con il proprio carisma e vocazione, nella divulgazione, celebrazione e servizio di questo vangelo. Dobbiamo essere lavoratori instancabili in un lavoro impegnativo e quasi interminabile. Questo significa che, per il resto delle nostre vite, ognuno dovrà dedicare una parte sostanziale del proprio tempo e sforzo in questo compito tanto duro quanto promettente. Non possiamo permettere che l'impatto dell'enciclica si ammortizzi e estingua. Andiamo per il mondo seminando con allegria questa dottrina così umana e vera, ringraziando Dio che ci permette di trarre l'amore dall'odio, la vita dalla morte. La cultura della vita deve costruirsi e pensarsi con l'aiuto della riflessione del teologo, l'astrazione del pensatore e la ricerca del sociologo. Ma anche con storie personali, con poesie e canzoni che raccontino la bellezza quelli provocati ’senza il consenso della donna o a seguito di lesioni di tipo doloso’. Per questi due ultimi tipi di reato l’incidenza degli stranieri aumenta, arrivando al 66,4% dei coinvolti. Forse, osservano i procuratori, per ignoranza ’dei meccanismi socio-amministrativo-sanitari e penali della legge’, ma sono comunque molti quelli che violano ’intenzionalmente la legge’, in prevalenza ’nell’ambiente della prostituzione per eliminare gravidanze indesiderate’ coperte ’dalle condizioni di assoggettamento e di omertà proprie di questo tipo di ambiente’. In generale, si legge ancora nel dossier, anche quelle Procure che non hanno segnalato reati, ’affermano che tuttavia vi sono certamente aborti clandestini’ nei loro territori, che ’rimangono nascosti’. L’esiguo numero di procedimenti, insomma, ’non rifletterebbe la reale portata del fenomeno, che si presume invece essere largamente diffuso e praticato anche in strutture sanitarie private, e riguarderebbe in misura sempre maggiore donne extracomunitarie’. della vita reale, della solidità dell'amore. E che venga fatto con forza, per non lasciare un'impressione fugace, una lieve commozione dello spirito, bensì una ferita che provochi dolore ogni giorno. Dobbiamo inondare di comprensione il forte scontro tra i pro-lifers e i pro-choicers, non nel senso di cedere nei principi non negoziabili del rispetto sacro per la vita umana, ma aumentando la preghiera per la conversione di coloro che sono in errore, più carità per sentire verso loro un amore dolente a causa dei loro errori e pregare affinché tornino alla casa del Padre. Non possiamo dimenticare che la celebrazione del Vangelo della vita è legata all'officio sacerdotale dei seguaci di Cristo, che deve informarla di molta misericordia e intercessione. Tutti dobbiamo fare, sotto l'influsso della grazia, uno sforzo per comprendere coloro che sono in errore ed attrarli con un amore che superi odi e distanze. Il Papa ci da l'esempio, quando in- Angelino Alfano il suo ministero ha presentato nelle scorse settimane l’annuale Relazione sull’appliazione della legge voca alla conversione al Vangelo della vita le donne che sono ricorse all'aborto. La Chiesa -afferma Giovanni Paolo II - sa quanti condizionamenti possono aver avuto influenza nella loro decisione e non ha dubbi che in molti casi si è trattato di una decisione dolorosa, perfino drammatica. È vero che quello che è successo è stato profondamente ingiusto e continuerà ad esserlo. In ogni modo, non è il caso di cedere allo scoraggiamento né di abbandonare la speranza. Bisogna capire lucidamente quel che è successo e interpretarlo nella sua verità. C'è comunque ancora spazio per la grande speranza del pentimento, del perdono del Padre di ogni misericordia. Bisogna costruire, con la guida del Papa, quella nuova sociologia del perdono, della verità del pentimento, uno degli atti umani più elevati, sintesi della fragilità dell'uomo con l'amore misericordioso di Dio. La nuova cultura della vita dovrà essere come la casa del padre del figlio prodigo“. 15 aprile 2010