// L’Editoriale
L’Editoriale
di Maria Luisa Mastrogiovanni
IL
quale futuro per gli emigranti
senza fango sotto le unghie
Il “caso” è scoppiato in Salento nel febbraio
scorso e a rileggere quei giornali sembra già preistoria: tutto morto e sepolto e la vita va avanti.
Dichiarazioni, convegni, proposte, rimbalzi
mediatici, i politici pronti a parlare di “emergenza”:
circa 35mila giovani con un’istruzione medio-alta
negli ultimi tre anni hanno lasciato la loro terra d’origine, la Puglia, per lavorare al nord o all’estero.
Emigranti.
Colti, preparati, le valige non sono di cartone,
ma sono emigranti.
Il taccoditalia.net, il quotidiano on line curato
dalla redazione del Tacco d’Italia, la lettera di un
giovane e brillante ingegnere aerospaziale leccese
con lavoro prestigioso ad Amburgo ha squarciato il
velo di Maya: “Vogliamo ritornare ma è il sistemaSalento che non ci vuole”, questo il senso del suo
intervento. Sono seguiti, sempre più numerosi, gli
interventi dei tanti “cervelli fuori”: esperienze di studio e lavoro all’estero; tentativo di ritorno; scontro
con un sistema socio-politico-economico dalle
maglie strette, che si allargano solo per far passare
chi è già parte della “rete”, della catena; decisione
di ritornare al nord o all’estero.
//
Il dibattito ha tirato fuori con la semplicità del
linguaggio colloquiale, tipico del web, questioni
scabrose con cui chi ha scelto di vivere e lavorare
qui si è scontrato e continua a scontrarsi: il sistema-Salento non è meritocratico, (pubbliche amministrazioni e Università inglobano quasi esclusivamente figli di); al curriculum si preferisce la segnalazione, possibilmente politica; i servizi per chi si
affaccia al mondo del lavoro e per chi mette su
famiglia sono quasi inesistenti; le retribuzioni mai
all’altezza della mansione; il lavoro nero all’ordine
del giorno. Sono parole dettate da esperienze personali, amare, dei “cervelli” che hanno partecipato
al forum del Tacco.
Abbiamo pensato perciò che fosse giusto
metterle a confronto con le posizioni dei massimi
rappresentanti istituzionali, a cui abbiamo chiesto
che cosa abbiano fatto fino ad oggi e che cosa
abbiano in mente di fare per impedire che il
Salento perda la sua linfa vitale e anzi per favorirne il rientro.
Rientrare a settembre, nelle grandi città del
nord, all’estero, è toccato a molti ragazzi della mia
generazione. Salire sul treno Lecce-Scahaffausen
04
05
GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE
TERZOGRADO PAOLO DE CASTRO di Francesco Ria
LINK
06
BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de Donatis
LO STRANIERO di Guido Picchi
PUBBLICALO SUL TACCO
07
LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo Schiavano
L’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad linx
44
46
QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, CURIOSITA’
CONTROCANTO ospita Lino De Matteis:
Se la politica non riconosce “l’onore delle armi”
il mensile del salento
Iscritta al numero 845 del Registro
della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004
EDITORE:
Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5
DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni
CULTURA&PERSONE
33
CULTURA// PER AMORE DI TUTTE LE SHABANA
di Enzo Schiavano
34
CULTURA// ARTE DI PASSAGGIO
di Antonio Lupo
35
CULTURA// I SETTE COLORI DELL’IRIDE
di Paolo Vincenti
36
TURISMO// SALENTO APERTO
di Margherita Tomacelli
38
BILANCI// CHE ESTATE È STATA
di Laura Leuzzi
42
ECONOMIA// UN IMPRENDITORE, UN SOGNO
di Laura Leuzzi
43
L’INTERVENTO// VERSO IL PD
di Mario Turco
VEDIAMOCI CHIARO
08
16
COPERTINA // FATECI RITORNARE
30
INCHIESTA// RIFIUTO DA GESTIRE, COMMISSARIO
DA SMALTIRE di Giuseppe Finguerra
INCHIESTA // VITE APPESE AD UN CORDONE
di Flavia Serravezza
(Continua a pag. 8)
Anno IV - n. 40 - Settembre 2007
sommario
IDEE DAL TACCO
(fermate a Bologna e Milano): una liberazione
(addio, io vado verso il progresso) e un’agonia. Una
vittoria e una sconfitta. Una stretta al cuore e un
moto di superiorità un po’ meschina, dettata dalla
condivisione della cuccetta e del destino, ma fino
ad un certo punto, di chi più di trent’anni fa ha portato oltralpe le scarpe grosse lasciando qui il portafoglio. Fino ad un certo punto perché si, ci sentivamo emigranti, ma colti. Senza fango sotto le
unghie.
E invece no. L’abbiamo capito dopo.
Anche noi, come loro, chi beveva vino rosso e
mangiava pollo nello scompartimento (e ce lo offriva, in alternativa alla nostra bibita e panino), anche
noi, emigranti.
Cacciati, non voluti, non trattenuti.
Oggi come allora, ma con la laurea appesa al
muro.
HANNO COLLABORATO:
Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi,
Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Francesco Ria,
Giuseppe Finguerra, Flavia Serravezza,
Margherita Tomacelli, Roberto Rocca, Paolo Vincenti
FOTO:
Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia
REDAZIONE:
p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238
E-mail: [email protected]
PUBBLICITÁ:
[email protected] - tel. 3939801141
Unione Stampa Periodica Italiana
Tessera n° 14705
STAMPA:
Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le)
ABBONAMENTI:
15,00 Euro per 12 numeri
c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione
P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - [email protected]
IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° OTTOBRE 2007
// Opinioni dal Tacco
LETTERE AL DIRETTORE
Giuliano Sangiorgi, leader dei
Negramaro è il simbolo dei
nostri “cervelli in fuga”.
Tutto è nato dalla passione di
sei amici salentini: oltre a
Giuliano Sangiorgi (voce e chitarra solista), Andrea Mariano
(tastiere e synth), Andrea De
Rocco detto “u pupillu” (campionatore), Ermanno Carlà
(basso), Emanuele Spedicato
(chitarra ritmica) e Danilo Tasco
(batteria). Sono tutti poco più
che ventenni e autodidatti, tranne Mariano che si è diplomato
in pianoforte al Conservatorio di
Lecce. Sangiorgi, che è anche
autore dei testi e delle musiche
di tutte le canzoni, inizia a
strimpellare la chitarra intorno
ai dieci anni, suonando poi alle
feste dei suoi coetanei.
i sei amici si ritrovano spesso
per suonare insieme nella cantina scavata nella roccia di un’antica masseria, in mezzo a enormi botti di legno dove anni
prima veniva conservato il vino
negramaro.
Quest’anno la rock band, dopo
aver attraversato trionfalmente
l’Italia, ha chiuso il tour “La finestra live” nel Salento, da dove
erano partiti nel 2000 con piccoli concerti di paese dove, per
dirla tutta, non erano stati notati per bagni di folla. La storia di
questi sei ragazzi è emblematica: armati solo di passione,
talento e una grande fiducia in
se stessi, hanno conquistato il
successo ex oppidum (fuori le
mura) in un quinquennio di esibizioni dal vivo in giro per il
Paese, diventando ben presto un
fenomeno emergente del circuito alternativo. Si dedicano con
coraggio alla scrittura di colonne sonore per film e spot televisivi, fino alla consacrazione
negli ultimi due anni: osannati
dal pubblico (con diversi dischi
di platino all’attivo) e dalla critica (pluripremiati in tutti i principali festival, dal premio della
critica a San Remo all’MTV
Europe Awards). Anche un libro
all’attivo: “Negramaro – Storia
di 6 Ragazzi”, Aliberti Editore,
192 pagine, prezzo 14 euro, collana “Chewing Gum – Parole da
Masticare”.
Quest’estate Sangiorgi ci ha
fatto sognare nella Notte della
Taranta con un’acclamatissima
versione del “Lu rusciu de lu
mare” mostrando al mondo il
sua attaccamento al Salento e il
suo essere una pop star che non
rinnega le sue radici, anzi, ne fa
un elemento di forza e di differenziazione in un panorama
musicale contemporaneo dominato dalle band plastificate e
costruite in laboratorio.
Con il loro trionfale ritorno nel
Salento, si consacra la leggenda
dei Negramaro.
L’augurio del Golem è che la
leggenda di Sangiorgi sia emblematica del genio salentino e
non anche dell’unico modo che
oggi si ha per esprimerlo: essere
“cervelli fuori”.
Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro
GOLEM
Sembrerebbe giunta all’epilogo la telenovela estiva che ha visto protagonisti, a
suon di denunce, i gestori di due lidi a Pescoluse (marine di Salve), il Blue Bay
Beach di Giuseppe Mascello, e le Maldive di Vito Vergine. Le fiamme gialle di
Tricase hanno infatti chiuso il primo perchè esercitava l’attività senza la necessaria autorizzazione amministrativa.
La Procura, intanto, ha avviato un’inchiesta
per far luce sul prosciugamento di una palufoto protesta
de (o forse un semplice acquitrino) realizzato
per aprire il chiosco di Mascello. E’ necessario stabilire se sia stato cancellato un habitat
naturale di specie animali (in tal caso si
sarebbe compiuto un grave danno ambientale) o solo una zona di ristagno d’acqua.
san rocco. meglio il business
della spazzatura
Fede tuttora viva e accesa in migliaia di devoti e
visitatori, sane tradizioni che resistono, ma, purtroppo, anche diffuse e disgustose tracce d’incivile scostumatezza.
Come ogni anno, la mattina del 16 agosto mi sono
alzato più presto del solito, con un rapido viaggio
in macchina ho raggiunto Torrepaduli e alle 7 ero
già all’ingresso del santuario per sfilare, in mezzo
a schiere di fedeli, accanto al simulacro del taumaturgo di Montpellier, popolarmente conosciuto
come il Santo pellegrino con cane al seguito.
Un passaggio veloce, incentrato su qualche pensiero interiore che, ovviamente, non si presta ad
essere raccontato; dopo di che, nuovamente verso
l’autovettura per il ritorno a casa.
Il percorso verso il Santo del quale porto il nome,
è stato, al solito, guidato idealmente da un raggio
di luce e da ondate di riflessioni. Sennonché, din-
nanzi e intorno agli occhi, lungo tutto il tragitto, si
è in pari tempo presentato il brutto spettacolo di
migliaia di bottiglie e lattine di vino, birra ecc. buttate per strada.
Una scena, insieme indegna e stomachevole,
specchio di comportamenti peggio che tribali.
Devo, peraltro, rilevare di aver visto gli addetti
della nettezza urbana già intenti al massacrante
lavoro di ripulitura delle vie e dei marciapiedi da
tali relitti.
Se questa è civiltà!
Meno male che, ad un certo punto, lo sguardo è
stato distratto da un capo d’abbigliamento esposto all’esterno di un negozio “Completo per pizzica, euro 20”, piccola immagine commerciale decisamente benvenuta in confronto all’immenso pattume post libagioni.
Rocco Boccadamo
il tacco d’Italia
4
Settembre 2007
// Opinioni dal Tacco
terzo grado
Come mai il Meridione
ha sempre considerato l’agricoltura un settore nel quale
investire poco?
“Il Sud sconta, e da uomo
del Sud me ne dispiace, un’arretratezza culturale che non
gli ha consentito di superare
la parcellizzazione della proprietà che impedisce di essere competitivi sul mercato. Al
Nord è ben radicata la cultura
del ‘fare squadra’, nel Mezzogiorno no. Il Sud poi, negli
anni ‘60, ha anche subìto un
disegno di sviluppo industriale
calato dall’alto che mal si
sposava con la sua vocazione
naturale all’agricoltura. Oggi si
è finalmente compreso che la
strada da percorrere la si sceglie ascoltando il territorio”.
Una Facoltà di Agraria
presso l’Università del Salento può contribuire a rilanciare il settore agricolo
salentino?
“Se la domanda di personale qualificato, da inserire in
un progetto di sviluppo del
settore, è reale allora tanto
meglio se lo si riesce a qualificare in loco”.
L’ateneo di Lecce afferma di non avere risorse per
nuovi corsi di laurea: potrebbe intervenire il suo Ministero e qualche ente locale
per consentire la nascita della Facoltà di Agraria?
“Il collega Mussi, che ha
la titolarità sull’argomento,
paolo de castro
di Francesco Ria
INDOVINA CHI E’?
La soluzione a pag. 46
commenti e opinioni da
www.iltaccoditalia.net
E’ una persona che merita e che lavora con idee
nuove, si dovrebbe candidare per il Parl...
Complimenti sinceri.
Antonio @ 11:52-17.8.07
commento alla news “Riconoscimento per Cosimo
Durante”
http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id
=2853
Iniziate a coprire i buchi sulle Provinciali. Intorno a
Spongano le vie sono vergognose.
Matteo @ 13:44-3.8.07
commento alla news “Più controlli contro le stragi
sulle strade”
http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id
=2779
Ma perchè i signori marinai militari devono mettere
la loro base in uno dei posti più belli dellu Salentu?
Rischiamo di fare la fine di Brindisi che ha ceduto
tutta la sua costa più bella a servitù militari di tutti i
tipi. Basta. Ribellione. Resistenza passiva a oltranza.
Uccio ti sbuccio @ 17:11-17.8.07
commento all’approfondimento “Mobilitazione per
Punta Palacìa”
http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id
=2865
E’ stato ministro delle Politiche Agricole e
Forestali nei due Governi D’Alema (dal 1998
al 2000). Eletto alle elezioni politiche del
2006 in Puglia nella lista dell’Ulivo, è stato
nominato Ministro delle Politiche agricole,
alimentari e forestali nell’attuale Governo
Prodi. Alle primarie del Partito democratico
appoggia Enrico Letta.
glielo confermerebbe. Non è pensabile avere Università di
eccellenza dal punto di vista didattico e allo stesso tempo
disperdere risorse a pioggia sul territorio. La scarsità di risorse, prima del buon senso, costringe a fare delle scelte”.
In Toscana agricoltura e turismo si sono fuse guidando l’economia. Si può sperare che ciò accada anche in
Puglia?
“Bisogna cambiare l’atteggiamento culturale. Pensi alla
tratta degli ulivi secolari. Non è solo chi ruba a procurare un
danno, ma anche chi svende il proprio patrimonio agricolo e
paesaggistico di valore inestimabile. Stravolgere l’aspetto
dei luoghi, depauperandone la bellezza e le peculiarità,
allontana il turismo di qualità e con esso risorse preziose”.
Agroenergie: sostituire il petrolio con gli oli vegetali
incentiverebbe le colture a ciò dedicate. Può servire allo
sviluppo del Salento?
“Certamente serve ragionare su questo scenario ma non
può essere l’unica risposta che immaginiamo di dare al territorio. Abbiamo predisposto un contratto quadro per questo
tipo di colture ma non possiamo pensare di convertire tutto
il territorio. La strada è sempre quella di una programmazione energetica che cerchi di sfruttare tutte le fonti di energia
rinnovabile nel pieno rispetto del territorio”.
il tacco d’Italia
5
Settembre 2007
Salutiamo commossi colui che aveva sempre una
parola buona per tutti tale da far sembrare una montagna una piccola collina.
Michele Valente @ 11:25-24.8.07
commento alla news “L’ultimo saluto di Taurisano a
Tommasino”
http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id
=2785
Non mi convince questa manifestazione di protesta:
sembra che sia una strumentalizzazione di una cosa
che nessuno vuole realmente realizzare.
Emanuela S. @ 14:8-20.8.07
commento all’approfondimento “Mobilitazione per
Punta Palascìa”
http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id
=2865
La famiglia
del Tacco d’Italia
si è allargata
con l’arrivo
del piccolo
Cosmo Libero.
La redazione
fa gli auguri
più sentiti
alla direttora.
di Mario De Donatis
la separazione dei poli:
dal partito democratico ad una
nuova carta costituzionale
Il dado è tratto. Il partito c’è. E’ il
risultato dei recenti, ultimi congressi dei
Ds e Margherita. E’ l’incontro tra due
mondi: la sinistra cattolica e la sinistra
riformista. Il percorso che porterà al consolidamento del nuovo soggetto politico
non sarà facile. Ma una cosa è certa.
L’evento ha messo in movimento lo scenario della politica. E’ l’inizio della fine
della lunga transizione che interessa il
nostro Paese dalla caduta del muro di
Berlino. Di certo si avvia un processo di
chiarimenti ineludibili. La separazione dei
Poli – di quei Poli non omogenei e rissosi
tra loro – più cartelli elettorali costruiti
per vincere, che coalizioni partitiche per
governare, è avviata.
Un primo elemento di chiarezza è già
emerso. L’ala non riformista dei Ds, la
componente della cosiddetta sinistra
antagonista, si avvia verso altri lidi. Ma la
nascita del Partito democratico spinge il
Polo di centro-destra a tentare analogo
percorso.
Non sarà facile. Ma il punto di arrivo
non potrà che essere un partito conservatore, cui aderiranno Forza Italia e Alleanza
nazionale, pur con fisiologiche emorragie.
Oggi è possibile, anche, immaginare
l’avvio di un processo per dare vita ad un
partito di centro, laico, in cui possono
ritrovarsi anche quanti si riconoscono nei
valori e nei principi cristiani e che guardano con prioritario interesse alla Dottrina
sociale della Chiesa.
Non ci sarà più l’unità dei cattolici in
un partito, sia pur laico come la
Democrazia Cristiana. Ma un partito di
centro, in cui si riconoscono anche articolate presenze del mondo cattolico,
potrebbe favorire, in questa fase, una lettura più completa della storia politica e
culturale del Paese.
Se, poi, dovesse consolidarsi l’idea di
rimettere insieme le anime del Partito
socialista italiano, potremmo raggiungere
il numero di cinque partiti, al massimo sei.
Questo scenario potrebbe favorire la
ricostituzione dei veri partiti politici, così
come immaginati dalla nostra Costituzione.
Potrebbero scomparire i partiti personali. Quei partiti che si rifanno alle modalità proprie dell’organizzazione aziendale.
Partiti in cui la partecipazione della gente,
la democrazia, è essenzialmente virtuale.
Partiti che richiamano alla mente: marchi,
slogan, spot e leaders sorridenti.
Ma perché un rinnovato scenario
possa prendere corpo, favorito dalla
nascita del Partito democratico, occorre
una grande intesa tra le forze politiche
per un sistema elettorale (preferibile
quello tedesco che sia in grado di garantire il pluralismo con sbarramento al 5%,
per evitare il moltiplicarsi dei partitini),
salvaguardando la stabilità governativa
(attraverso lo strumento della “sfiducia
costruttiva”).
Ma c’è, anche, un’altra necessità. Ed
è quella di varare una Assemblea costituente per la rivisitazione della Carta
Costituzionale. Va rivisitato, soprattutto, il
bicameralismo attuale, che non corrisponde alle necessità del Paese.
Si impone una riduzione dei parlamentari, ma soprattutto un diverso ruolo
da riservare al Senato. Un Senato, che in
una Repubblica, articolata in Regioni e
forte di un sistema di poteri locali, non
può che essere espressione di tali soggetti istituzionali.
Perché i processi decisionali devono
poter essere definiti – in via sistematica –
con la partecipazione dell’intero sistema
delle Autonomie.
di Guido Picchi
PUBBLICALO SUL TACCO
Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi)
a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano;
oppure a [email protected]
Il silenzio
di Eugenio Giustizieri
Adesso la mia vita
è soltanto una memoria
del minuto, dell’attimo,
del nulla che Ti ho dato.
Nell’anima, l’immortalità
sferza la mia insonnia
con sogni
su comete di farfalle.
Sulla riva del mare
ho camminato in punta di piedi
ma niente ho preso di Te.
Dio che guardi tutte le stelle.
lo spirito pen-sa-lento
Il linguaggio malato che usiamo quotidianamente ci ha inconsapevolmente portati a pensare di avere un corpo. Noi siamo
pensiero chiuso in una scatola che ci è fondamentalmente estranea? Questa è semplicemente una deviazione!
Noi siamo un corpo, fatto di vari ‘pezzi’
come le unghie e il cuore o il cervello, che
sarebbe giust’appunto la ‘sede’ del pensiero o, meglio, della razionalità.
Il conferir cotanta importanza ad una
singola parte non può che crear dis-equilibrio.
Negli ultimi due millenni noi occidentali abbiamo ‘scelto’ di far prevalere la razionalità su tutto. Ma la razionalità è arida,
non conosce passione, amore, né è capace
di creare. La nostra consapevolezza chiede
il tacco d’Italia
6
Settembre 2007
di più. La diffusione della
new-age e delle molte
pratiche ‘esotiche’ che
richiamano il corpo ad
una funzione di mediazione con la vita per l’equilibrio dello spirito ne è la dimostrazione.
Io vedo negli occhi di molti salentini/e
la luce data dallo spirito che brilla dentro di
loro perché percepito e coccolato dai molti
panorami e da molta religiosità sociale.
Questo è il ritorno di cui lo spirito sente
il bisogno! Ritorno alla vita!
Il successo, il denaro e il potere politico
soffocano lo spirito portando il corpo ad
essere una macchia di buio nella luce della
vita, adesso basta. pen SA lento…
LO STRANIERO
BOLLETTINO DEI NAVIGANTI
// Opinioni dal Tacco
Cosimo Mele da Carovigno (Br), 50 anni,
due matrimoni e quattro figli, laurea in
amministrazione aziendale, deputato della
Repubblica eletto nelle liste dell’UDC,
cofirmatario della proposta di legge per il
test antidroga da parte dei parlamentari e
difensore “della nostra identità cristiana”, è il protagonista del sexyscandalo di questa estate. Per rilassarsi dopo una dura settimana di
lavoro, ha scelto un lussuoso albergo romano (il Flora in via Veneto),
la compagnia di due prostitute (una
italiana, l’altra russa) e una decina
di grammi di cocaina (ma Mele
nega quest’ultima fattispecie).
A conclusione del festino, la signorina Francesca Zenobi, nota nell’ambiente delle mignotte romane
come “Pocahontas” e autocandidatasi a prossime trasmissioni di tvspazzatura, collassa per la troppa
cocaina sniffata. Il poco onorevole
Mele se la svigna, lasciandola svenuta nella suite. Ora è indagato per
cessione di sostanze stupefacenti e
omissione di soccorso.
Dal libro “il Governatore” di Lino De
Matteis apprendiamo di un suo
arresto per una vicenda di gioco
d’azzardo il 5 gennaio 1999, due
mesi dopo essere stato eletto nelle
elezioni comunali di Carovigno,
nella lista dei Cristiani democratici
per le libertà, il partito di Raffaele
Fitto e un rinvio a giudizio per tangenti e prostituzione, quando era
consigliere regionale del Ccd di
Pierferdinando Casini.
Questa la strabiliante dichiarazione del
segretario nazionale dell’UDC Lorenzo
Cesa, nell’accogliere le dimissioni di Mele
dal partito: “La vita del parlamentare è
dura se fatta seriamente. Quando ero
eurodeputato, stavo da solo tutta la setti-
mana e la solitudine è una cosa molto
seria”. Ecco quindi la sua geniale proposta: bisognerebbe dare più soldi ai parlamentari e “favorire il ricongiungimento
familiare”. Mioddio.
di Enzo Schiavano
assessori mancati e assessori
assenti. che puntano al 2009
Casarano. L’Udeur non demorde ed ha chiesto
ancora una volta una delega assessorile. Il
partito di Mastella, infatti, è l’unico delle tre
forze politiche della coalizione di centrosinistra
che sostengono la giunta di Remigio Venuti, a
non essere rappresentato nell’esecutivo cittadino. La richiesta è stata fatta da Amedeo
Sabato, unico rappresentante del partito in
Consiglio comunale, in modo del tutto inusuale, con un’interrogazione al sindaco durante i
lavori dell’ultima assemblea cittadina. Sarà difficile che l’Udeur venga accontentato, ma il
sindaco e la sua maggioranza dovrebbero
prendere in seria considerazione la richiesta.
Potrebbe infatti dare il “la” ad un rimpasto
ormai non più rinviabile e già in forte ritardo, e
dare slancio ad un esecutivo che sembra essere fermo, concludendo la Consiliatura con spirito nuovo. Negli ultimi mesi l’impressione che
dà la giunta municipale è quella di un organo
assente, lontano dai problemi dei cittadini,
intento soltanto a varare provvedimenti scontati, che non incidono più di tanto sulla città. Gli
assessori sembrano non avere più stimoli e
appaiono rassegnati a concludere il mandato
con i risultati già raggiunti (scarsi, per la verità). Alcuni di loro danno l’impressione di essersi defilati volontariamente, altri di lavorare più
per sé che per la comunità.
La loro ottica è ormai rivolta alla primavera del
il tacco d’Italia
7
Settembre 2007
2009, periodo di elezioni e del rinnovo degli
organi dell’ente. Forse tutta l’attività della
giunta è stata condizionata dalla circostanza
che l’attuale sindaco non potrà più essere
rieletto ed è mancata, quindi, la principale
motivazione che porta un primo cittadino a
chiedere di nuovo la fiducia degli elettori.
L’impressione è che Venuti stia puntando alla
Regione ed è forse per questo che sta concentrando tutte le energie nel difendere la sua
gestione del Pit9 (il grande programma di
rilancio del manifatturiero salentino a cui partecipano 68 comuni) dagli attacchi delle forze
di centro-destra, trascurando quindi i problemi
della città.
L’ERBA CATTIVA
// Opinioni dal Tacco
//Forum //Esclusione sociale //Cervelli fuori
fateci ritornare
L
(Continua dall’editoriale)
Le riflessioni sul web hanno illustrato un bivio: tornare senza paracadute, per
motivazioni puramente personali (lu sule lu mare lu ientu, la lentezza e il caffè al
porto) o tornare con un’opportunità di lavoro e una retribuzione all’altezza degli
studi, delle competenze e dell’esperienza acquisite. Praticamente impossibile.
Riflessioni pervase da un senso di impotenza e frustrazione, ma anche da voglia
di riscatto e un moto di rabbia: perché ogniqualvolta il singolo è lasciato da solo nelle
sue scelte esistenziali, e le sue decisioni sono dettate da necessità, non da una reale
valutazione di più opportunità, offertegli dal contesto in cui vive, non si può che registrare il fallimento del ruolo dello Stato.
E’ nata la proposta di un movimento dei “ritornati”. Contarsi per pesare la propria
forza.
Il Tacco può fare da megafono.
Quello che non manca agli emigranti è la forza di volontà, di vincere e di emergere e la fiducia nelle proprie capacità. Il gruppo di giovani redattori, giornalisti, professionisti che si sta coagulando attorno a questa piccola realtà editoriale è per la maggior parte reduce da quest’esperienza. Quindi, andiamo avanti.
MOLTI DI NOI, SE VOGLIONO
TORNARE, È PROPRIO
PERCHÉ IL SUCCESSO
A DISTANZA L’HANNO
TROVATO MA NON GLI BASTA
PIÙ. TORNARE È LA VOGLIA
DI NON VEDERE PIÙ
SUL TUTTOMERCATO,
LA DOMENICA, OFFERTE
DI LAVORO PRECARIE,
PER I CALL CENTER
O PER QUEI “LAVORI DA CASA”.
PERCHÉ INGEGNERE
NON SIGNIFICHI SOLO
COSTRUTTORE, PERCHÉ
IL POSTO A SCUOLA NON SIA
L’UNICO LAVORO SICURO
i “ritornati”
nel salento
lettera di uno dei tanti giovani professionisti
di successo (e lontani da casa)
Ieri ascoltavo il programma anno zero di
Santoro, si parlava delle solite cose: il clientelismo del meridione, il fatto che nel pubblico i
figli di chi é in politica vincono i concorsi o vengono assunti direttamente, etc. Ne é emerso
come anche i politici non vogliono cambiare le
regole, sarebbe infatti sufficiente decidere che
se sei figlio del sindaco non puoi avere un incarico dal comune, per esempio. Inoltre, da anni si
susseguono sempre le stesse facce, le stesse
persone e continua il solito magna magna.
Questo impedisce lo sviluppo, la concorrenza, la
possibilità che chi meriti un posto lo ottenga per
davvero. La scelta più ovvia per tanti come noi
allora è emigrare o rimanere nel nord Italia, una
scelta forzata, non voluta!!!! Come fare per
cambiare? Fondiamo un movimento politico
apartitico: i ritornati! Quelli che sono stati fuori
e vogliono portare la loro esperienza a casa.
Quelli che vogliono cambiare la mentalità del
meridione. Giovani, volentorosi, onesti. Siamo un
casino di persone della nostra generazione.
Facciamo una pagina web dove ci si possa iscrivere e ognuno conosca gli altri “ritornati”! Le
famiglie dei ritornati li appoggerebbero, gli amici
pure. Mai come adesso siamo tantissimi….piazziamo sindaci e poi alla Provincia…poi la
Regione, etc. Ci si candida con dei requisiti, non
perché si vuole solo fare politica: max 40 anni,
un soggiorno fuori, una laurea. Sono convinto
che il movimento troverebbe molti consensi
anche in chi si è stancato di come vanno le
cose, in chi è anziano ed ha lavorato in Svizzera
o in Germania, in un cantiere per 40 anni, e sono
tanti nel Salento. Chi ha i figli lontani e li vuole
“ritornati”.
Facciamolo!
Luigi Bruno
Design Engineer Cabin
VIP & Government Jet Maintenance
Lufthansa Technik AG
Engineering - HAM WY52/E
Weg beim Jaeger 193
il tacco d’Italia
8
Settembre 2007
CREDO CI SIA DEL BELLO
IN OGNI ANGOLO DEL MONDO.
MA IL SALENTO È IL MIO ANGOLO.
QUANDO SI PARTE E SI TORNA,
SI TROVA QUASI SEMPRE QUEL
CHE SI È LASCIATO, MA ALLO
SGUARDO DEL RITORNATO,
QUEL “LO STESSO” È DIVERSO
LA SCELTA PIÙ OVVIA ALLORA
È EMIGRARE O RIMANERE
NEL NORD ITALIA, UNA SCELTA
FORZATA, NON VOLUTA.
FONDIAMO UN MOVIMENTO:
I RITORNATI! QUELLI
CHE SONO STATI FUORI
E VOGLIONO PORTARE
LA LORO ESPERIENZA A CASA.
QUELLI CHE VOGLIONO
CAMBIARE LA MENTALITÀ
DEL MERIDIONE.
GIOVANI, VOLENTOROSI,
ONESTI. SIAMO UN CASINO
DI PERSONE DELLA NOSTRA
GENERAZIONE
Viaggi della speranza.
Una famiglia italiana appena sbarcata in America
il tacco d’Italia
9
Settembre 2007
Allora e ora.
Primi del Novecento:
emigranti italiani sbarcano in America
IO CI SONO
Credo però che un inserimento politico locale
in tempi vicini sia difficile (chi voterebbe il ritornato invece di quello che da il posto di lavoro al
Comune? O che sblocca i fondi? O che li blocca?),
ci vorrebbe un cambio di mentalità. Ci si dovrebbe
piuttosto orientare verso iniziative imprenditoriali:
fare un riassunto di chi siamo, di che cosa sappiamo fare, che cosa possiamo fare, che cosa manca...
Il tutto finalizzato all’agognato ritorno e al blocco
del flusso migratorio. In due parole, quindi, da una
parte la creazione di iniziative che valorizzino le
nostre competenze nella nostra terra, dall’altra la
costituzione di campagne per promuovere una
mentalità che rifugga dal clientelismo.
Angelo @ 9:53-9.5.07
Angelo, sono d’accordo con te, è un’iniziativa
contro il clientelismo. Un modo per provare a
cambiare quello che altrimenti andrà avanti sempre uguale. Un appello al coraggio di smettere di
votare chi ti da il lavoro al Comune, perché altri
1000 lo meriterebbero di più. Tentar non nuoce,
anche in tempi non brevi, perché no?
usare il canale istituzionale del palazzo entrandoci dentro. Si può però formare un coordinamento trasversale politicamente che si presenti
come interlocutore per le esigenze dei giovani
“ritornanti” con le istituzioni. E lì potrei essere
rappresentato da chiunque basta che mi fidi
della persona.
Gigi @ 18:17-16.5.07
Davide @ 9:55-9.5.07
Se le finalità sono permettere un ritorno a chi
potrebbe comunque valorizzare il Salento, promuovere un cambiamento nella mentalità comune allora non vedo la necessità del ricorso alla
politica: la politica non crea posti di lavoro, ne
controlla alcuni e lavorare nei posti controllati
dalla politica finirebbe per togliere qualunque
motivazione e stimolo vitale a chiunque veda nel
lavoro anche un’occasione di crescita. La politica
vive della mentalità clientelare e non cambia la
mentalità dell’elettorato. Molto meglio sforzarci
noi di creare delle opportunità (imprenditoriali!)
qui e sforzarci con i mezzi acquisiti di promuovere il cambiamento della mentalità locale, tramite
campagne ad hoc.
Angelo @ 18:17-16.5.07
Gigi @ 9:54-9.5.07
Io ci sono. Ma sorge un problema: non si può
fare politica essendo apolitici. E siccome i ritornanti, anche se uniti da idee programmatiche
uguali, hanno idee politiche diverse non si può
per il ritorno. Riportiamo a casa la nostra esperienza, le nostre idee....facciamo anche impresa
dove sia possibile. Sarebbe opportuna una lista di
chi è residente dove, un sito dove “iscriversi”,
avere ognuno la propria idea ed un rappresentante comune.
Ho parlato appunto di movimento apartitico,
non apolitico. Come dice Angelo, la politica è una
conseguenza e non la causa del movimento. Io ho
intenzione di lasciare tutto e tornare non appena
c’é almeno la speranza di crearne le condizioni
il tacco d’Italia
10
Settembre 2007
Sono d’accordo con Voi, in particolare con
Angelo. Ma, credo, che prima o poi, con la politica ci si debba inesorabilmente “sbattere” la
testa. Almeno, questo è il mio parere alla luce
della mia continuativa esperienza e nel campo
giornalistrico e nel campo dell’Istituzione che
rappresento.
Gianluca @ 18:18-16.5.07
Io ho preso una decisione dettata esclusivamente dalla pancia, a cervello spento, senza nemmeno lo straccio di un paracadute grande
come una busta di plastica. Per questo motivo non posso non essere
in accordo con quello che dice
Davide: se vuoi fare il ritornato la
prima cosa da fare è ritornare.
Guardarsi allo specchio in una
bella mattina di primavera, e mentre la mente come ogni giorno va a
pensieri tipo:”chissà che tempo fa
a Lecce?” o “Se fossi lì oggi andrei
1991.
Il Salento accoglie massicci sbarchi
di albanesi. Molti di loro oggi sono perfettamente integrati
al mare a prendere un caffè” prendere una decisione tanto folle quanto poetica, tanto azzardata
quanto necessaria. Fanculo Milano, Roma,
Amburgo, Stoccolma e Mogadiscio! Me ne torno a
casa! Da quel momento in poi inizieranno i cazzi,
le frustrazioni, le porte sbattute, i calci dove non
batte il sole, i sotterfugi e i compromessi. Ma è
come in Matrix: pillola rossa o pillola blu. Non si
ritorna solo un po’, part-time. Si ritorna e basta.
Correrò certamente il rischio di risultare una specie di messia ieratico e invasato, con queste affermazioni tranchant, ma per la mia esperienza non
ci sono soluzioni intermedie. Una volta qui ci si
renderà subito conto che tutto ha un ritmo più
lento, e se la cosa è piacevole (talvolta) dal punto
di vista umano, è difficile che lo sia da quello professionale. Raramente l’imprenditore paga i suoi
collaboratori, ancora più raramente li paga quanto meriterebbero, ma quasi sempre ogni pagamento è accompagnato da un tono patriarcale
del tipo:”E sia, ma solo per questa volta!”. Ci si
troverà a fare i conti con le bollette da pagare,
con gli impegni non mantenuti, con i locali che
chiudono alle due e con i “che cazzo faccio tutto
l’inverno qua???”. Ma vi posso anche dire che le
cose succedono. Succedono
quando decidiamo di farle
accadere, quando ci mettiamo dentro l’esperienza, le
capacità e le frustrazioni di
anni da emigrante, seppur di
lusso. E più gente c’è a farle
accadere e più ne accadono,
come per magia. Poi, in un
altro giorno di un’altra primavera, potrà succedere che guardando
fuori dalla finestra ci si renda conto che questo
sole scalda più degli altri, e ti entra nell’anima
attraversando ogni angolo del tuo corpo. E ci si
potrà sentire perfino a casa.
Sergio @ 18:19-16.5.07
Tempo addietro mi chiamavano il temporeggiatrore: vi parlo della mia esperienza, ma probabilmente ci vuole un pizzico di coraggio e follia
come dice Sergio. Intanto faccio il pendolare e
cerco di seminare il territorio con amore, attenzione e costanza qualche volta col vento a favore
e altre contro. Ho conosciuto in aereo addirittura
pendolare con famiglia giù e lavoro su (8 gg +
Week end giu al mese). Il Tacco deve condurre
una campagna di riqualificazione del pensiero in
cui si punti al merito, soprattutto nel sud Salento
dove l’influsso della “Decadente e Lussuriosa
Lecce” si fa sentire di meno e l’operosità di tanti
svizzerotti che prendevano il “Lecce-SCIAFFUSA”
si fa più sentire. Non dobbiamo pensare al sole
mare e ientu come consolazione per un lavoro
non gratificante, dobbiamo comunque cercare di
creare lavoro senza aspettative dalla politica
locale. Il club dei professionisti
ritornare o rimanere, non si esauriscono all’atto
della decisione di tornare o non tornare, ma
saranno i tarli che vi si riproporranno costantemente una volta presa la decisione! Detta in altre
parole perché criticizzare tanto il problema se la
scelta in fin dei conti può anche non essere definitiva, ma rappresentare come quasi tutte le cose
della vita, solo una stagione transitoria?
Insomma, io a Lecce ci sto bene, e anche parecchio, (grazie al cazzo!, direbbero molti, c’hai già
l’attività bella e pronta!!... ed è vero), ma spero di
non passarmi qui tutta la vita, o almeno di avere
la possibilità di viaggiare tanto e spesso, sia pure
per lavoro.
Roberto @ 18:25-16.5.07
Ritornare per fare impresa? Ritornare per fare
carriera? Vi prego, no! Questa terra amara ha già
sofferto troppo per il ritorno dei figli che hanno
provato a trasformarla. Questo è il luogo del pensiero LENTO. Tornare o vivere in questa terra
richiede la sensibilità propria della semplicità.
Apprezzare quel poco di genuino che ancora
sopravvive, coltivarlo e praticarlo porteranno i
nostri figli (o i loro) a godere di questa terra.
Anche senza lavoro!
Tommaso @ 18:21-16.5.07
guido @ 19:11-16.5.07
A mio tempo optai per rimanere a Lecce per
studio prima e lavoro poi. Il contributo che mi
sento di dare, legato ovviamente alla mia esperienza, è che le valutazioni di tipo lavorativo,
ambientale, affettivo che possono averci spinto a
il tacco d’Italia
11
Settembre 2007
Sono un giovane e come tale non mi sento
affatto tutelato nel mio territorio! Spero quanto
prima di laurearmi e andare via da questa terra
(mi dispiace dirlo) perché non offre nulla, non
solo lavoro, ma neanche la possibilità di lavorare
gratuitamente per dimostrare che si vale qualcosa. Siccome mentre studio voglio anche farmi un
curriculum, lavoro gratuitamente ma neanche in
questa posizione si riesce ad essere apprezzati.
Sentirsi salentino dentro è diverso dal vivere
nel Salento (e molti di noi, se vogliono tornare, è
proprio perché il successo a distanza l’hanno trovato ma non gli basta più) forse è bene chiedersi
che cosa manca alla nostra terra.
anomimo @ 16:39-7.6.07
angelo @ 16:31-26.6.07
Tornare per me è aver raggiunto la consapevolezza dell’unicità, spaziale e temporale, della mia
vita.Da qui scaturisce inevitabilmente una forza
vitale che annulla qualsiasi carriera e possedimento per considerare solo e semplicemente l’essere inteso come concatenamento di emozioni.
guido @ 13:40-7.7.07
Per “Anonimo”: anch’io me ne sono andato
con le tue stesse motivazioni e se puoi andartene
fai sicuramente bene se non altro come esperienza personale. Se poi, un giorno, ti verrà il desiderio di tornare, come è successo a me e ai miei
amici, mi auguro che qualcuno (magari noi stessi)
possa riuscire a riconsegnarti un Salento finalmente vivibile nel quale nessuno accetti di lavorare in schiavitù. Il lavoro gratuito e’ una piaga
sociale: oltre a danneggiare chi lavora in quelle
condizioni, danneggia tutte le persone che potrebbero fare quel lavoro in maniera professionale e
tutto il territorio che potrebbe beneficiare della
qualità che un classe di lavoratori professionali
potrebbe portare.
angelo @ 14:39-8.6.07
Per cambiare occorre, in tanti, trovare la forza
di costituire un grande movimento. Molta gente,
invece, continua ancora a volersi identificare con
uno stemma di partito - qualunque esso sia - non
rendendosi conto che qualcuno finisce per trarre i
benefici della sua “adesione”. Non è una questione di età ma di “sani principi” ai quali sarebbe
necessario ispirarsi per cambiare la realtà non
solo dei “ritornati” ma anche di chi pur non essendo mai partito non ha mai avuto il piacere che
qualcuno si accorgesse di lui.
anomimo @ 14:57-8.6.07
Capire ciò che si vuole e cercarlo fino in fondo
è un’assoluta banalità, caro RAF. Mi spiace che tu
lamenti di sentire sempre le stesse cose, ma evidentemente il tema non ti sta davvero a cuore: e
lo capisco. Tu hai una famiglia milanese e anche
se sei salentino non credo ti interessi particolarmente rientrare nella tua terra. E’ bellissimo sentirsi legati alle proprie origini anche in luoghi
distanti, ma questo non autorizza a disprezzare
chi invece nutre un forte desiderio di essere fisicamente “a casa”. Chi scrive si sta faticosamente
affermando professionalmente nel Salento, avendo lasciato buone possibilità di lavoro proprio a
Milano (laurea alla Bocconi). La domanda più
interessante la pone Angelo: che cosa manca al
Salento? Manca il rigore e il rispetto per il lavoro,
manca l’offerta culturale tutto l’anno, manca una
mentalità aperta e cosmopolita.
Vivo a Torrepaduli con la mia famiglia (moglie
e figlio). Nato e sempre vissuto a Milano due anni
fa decisi che bastava. Da lì vendere tutto, mollare
lavoro e menate per accontentarsi di vivere è stato
molto semplice. abbiamo scelto il Salento perchè
è ancora un luogo dove la vita non necessita spinte costanti... il costo della vita qui mi permette
libertà inimmaginabili a Milano o altrove (dove le
opportunità sono maggiori sono maggiori anche i
costi e lo sfruttamento) . Piuttosto che ritornare è
meglio non partire. Devi capire se vuoi correre dietro alla vita o viverla. Quale la differenza? Nel
primo caso continua nella tua carriera (correre,
correre, correre) nel secondo fermati. Torna, torna
pure, a vivere però!
guido @ 10:27-9.7.07
Mario @ 16:55-26.6.07
Sono l’ennesimo leccese a Milano. Io non ho
neanche cercato lavoro a Lecce e forse ho fatto
male. Forse bisognerebbe amare di più la propria
terra e quindi rispettarla.
Oronzo Lezzi @ 18:14-28.6.07
MENTRE LA MENTE COME OGNI
GIORNO VA A PENSIERI TIPO:
”CHISSÀ CHE TEMPO FA A LECCE?”
O “SE FOSSI LÌ OGGI ANDREI
AL MARE A PRENDERE UN CAFFÈ”
PRENDERE UNA DECISIONE TANTO
FOLLE QUANTO POETICA, TANTO
AZZARDATA QUANTO NECESSARIA.
FANCULO MILANO, ROMA,
AMBURGO, STOCCOLMA
E MOGADISCIO!
ME NE TORNO A CASA!
Vivo da 10 anni in Lombardia, ma mai ho
staccato con la mia terra, dove ho sempre continuato a lavorare e continuo a lavorare, a guadagnare ed ad essere rispettato. Si: io sono uno
salentino che vive con il lavoro che svolge ovunque, anche a distanza dalla sua terra d’origine.
Giro il mondo, lavoro ai quattro angoli del globo e
se guardo avanti vedo ancora altre buone prospettive. Il segreto: impegno e lavorare bene, se i miei
conterranei mi cercano anche a distanza, vuol dire
che anche nel Salento come ovunque la professionalità paga. Io non devo ritornare semplicemente
perché non me ne sono mai andato. Orgoglio ed
impegno valgono per tutti, anche per i salentini.
anche se non ho ancora 40 anni, ai giovani dico:
impegnatevi e osate, se siete bravi fatevi avanti
con i fatti e non con le parole, né tanto meno con
il vittimismo. se qualcuno vi sorpassa o vi frega,
riprovateci ancora e stavolta superate voi chi è
meno bravo, che è meno capace. Se ci sono meriti tirateli fuori. I miei clienti mi dicono: qui c’è
poca professionalità, vogliono tutti lavorare, guadagnare, ma alla prova dei fatti...sono come i vecchi, meglio l’uovo che la gallina. Io ho un debito
con la mia terra: la voglia di emergere ed è grazie
a quella che ogni giorno cerco di più. Per questo
mia figlia, anche se nata nel ricco nord, sarà sempre figlia del Salento, come suo padre, come il suo
caro ed indimenticato nonno. Gli altri non sono
meglio di noi, forse si guardano meno allo specchio ed hanno chiaro cosa vogliono: e VOI COSA
VOLETE? Capito questo, capito tutto.
Il desiderio di tornare non è per fare impresa,
e neppure per aumentare un eventuale successo
personale, cosa che sarebbe più probabile rimanendo all’estero. Il desiderio nasce da una voglia di
contribuire invece, a portare a casa le proprie
conoscenze ed esperienze, di dividerle con chi, pur
avendo grandi capacità non ha potuto lasciare il
Salento. E’ la voglia di non vedere più sul
Tuttomercato, la domenica, offerte di lavoro precarie, per i call center o per quei “lavori da casa”.
Perché ingegnere non significhi solo costruttore,
perché il posto a scuola non sia l’unico lavoro sicuro. Credo ci sia del bello in ogni angolo del mondo.
Ma il salento è il mio angolo e farò quel che posso
per farlo crescere. Quando si parte e si torna, si
trova quasi sempre quel che si è lasciato, ma allo
sguardo del ritornato, quel “lo stesso” è diverso.
raf @ 16:29-18.6.07
Gigi @ 8:4-2.7.07
Fino a gennaio, purtroppo o fortunatamente,
ero fuori anch’io. Poi, sono “ritornata” perchè sono
stufa di essere costretta a stare lontano dalla mia
terra per realizzarmi, perché sono stufa di assistere all’espatrio di chi vuole perseguire degli obiettivi, perchè sono stufa di vedere che chi resta,
spesso è “figlio di” e magari non troppo competente. Perchè sottrarre al nostro Salento teste
(ben)pensanti e idee e creatività, ma soprattutto
esperienza? Coraggio. E’ una proposta quella di
Gigi. Forse un azzardo. Ci proviamo? Incontriamoci
dopo Ferragosto?
Mari @ 13:16-10.7.07
Dopo la laurea (ed alcune piccole esperienze
all’estero) sono tornato ed ho provato a crearmi
un piccolo spazio giù. Ora lavoro a Milano. Mi
spiace dirlo ma la mia esperienza a Lecce (più di
2 anni) mi ha portato alla conclusione che se davvero si ama questa terra la cosa migliore da fare
è andare via e non partecipare al meccanismo
contorto ed ingiusto che è la vita economica e
sociale (per non parlare di quella politica) del
sud.
- @ 15:35-10.7.07
il tacco d’Italia
12
Settembre 2007
Io voglio tornare nella mia terra, basta con i
capoccioni che si tramandano il potere da padre a
figlio.
Libero @ 20:46-11.7.07
IO HO UN DEBITO CON LA MIA
TERRA: LA VOGLIA DI EMERGERE
ED È GRAZIE A QUELLA CHE OGNI
GIORNO CERCO DI PIÙ. PER QUESTO
MIA FIGLIA, ANCHE SE NATA
NEL RICCO NORD, SARÀ SEMPRE
FIGLIA DEL SALENTO,
COME SUO PADRE, COME IL SUO
CARO ED INDIMENTICATO NONNO
// I DATI
Solo il 54% dei laureati delle università pugliesi a distanza di tre anni trova lavoro, contro il 74% dei laureati italiani. Lo
registra la ricerca “Cosa bolle in pentola”, a cura del dipartimento di Scienze storiche e sociali dell’Università di Bari nell’ambito del programma “Bollenti spiriti”. Si parla anche di “significativa sofferenza” nel campo dell’istruzione: la popolazione universitaria cresce in Puglia di 4.000 persone in sette anni, una crescita meno forte rispetto all’Italia, per l’incapacità
delle Università pugliesi di trattenere le matricole e l’esodo verso il nord. L’Università che perde più studenti è Foggia, seguita da Lecce. Si registra un vero e proprio problema di inclusione sociale dei giovani, che porta a disperdere il capitale umano.
In Puglia il tasso di disoccupazione tocca il 14,6%, il doppio rispetto all’Italia (7,7%). A Lecce si registra un tasso del
14,4%, che sale al 39,8% per la fascia di età dai 15 ai 24 anni (fonte: Istat).
UN COLPO AL “CUORE” DELLA RINASCITA
Negli ultimi 2–3 anni
sono emigrati dalla
Puglia circa
34.000/35.000 giovani,
la stragrande maggioranza diplomati e laureati.
Intanto c’è un problema
che riguarda l’università
e la ricerca. All’estero la
ricerca è fondamentale.
Gli studenti sono più
Biagio
seguiti e i più bravi troMalorgio,
vano sbocchi professiosegretario
generale CGIL nali senza difficoltà.
In Italia questo non
Lecce
avviene. Nelle aree del
Mezzogiorno la situazione è ancora più critica.
In occasione della discussione e dell’approvazione della Legge Finanziaria 2007, la
CGIL aveva proposto di caratterizzare la
manovra di bilancio in direzione di investimenti in formazione, ricerca e Università, a
partire dalla questione annosa di stabilizzare i lavoratori precari.
Rivendicazione avanzata anche nella nostra
Università. Abbiamo proposto anche a strutturare un tessuto di accoglienza successivo
alla laurea e risorse finanziarie per la ricerca pluridisciplinare dentro l’Università dove
ci si è formati.
Certo, la questione del “rientro dei cervelli”
deve essere riproposta e sostenuta da
risorse finanziarie adeguate.
Il mancato impiego di queste risorse
umane e professionali e le questioni conseguenti all’esodo sono, oggi, un pezzo della
nuova questione meridionale.
È un fenomeno che colpisce al cuore la
rinascita della Puglia e del Salento.
Non credo ci sia alcuna possibilità di
ripresa del Salento se non sarà intrapresa la strada della formazione e della
ricerca, sviluppando competenze innovative capaci di incidere nella struttura produttiva e civile del territorio e di giocare su
diversi fronti: ricerca, università, sistema
scolastico, formazione continua, in alternanza di eccellenza, nuove tecnologie, sviluppo industriale.
Per questo chi sottovaluta la nostra industria è in malafede. Per poter arrivare al
dopo industria occorre aver vissuto un
grande processo di industrializzazione. Nel
Salento ciò non è avvenuto.
E il post-industriale rischia di essere una
cosa campata in aria.
Così le competenze si frantumano e si
frammentano e i nuovi settori restano quasi
un bluff.
Comunque, l’esperienza Puglia dei “Bollenti
Spiriti” è importante e innovativa per quanto riguarda l’esperienza dei nostri giovani
laureati di perfezionare le loro competenze
nelle varie Università, con l’impegno del
rientro in Puglia.
Per fare che cosa?
Qui è colpevole l’assenza delle Associazioni
imprenditoriali e del sistema d’impresa,
chiuso ancora nella logica dei “bassi
costi”.
Al contrario è d’obbligo per tutti tenere una
“competizione alta” dove si valorizzano le
risorse umane, le competenze e le professionalità dei nostri giovani, le potenzialità
del territorio.
SERVONO PIÙ “ALENIA”
Secondo un’apposita
ricerca scientifica di
qualche anno fa il 2,5%
dei nostri laureati risultava essere impegnato
all’estero, mentre appena lo 0,4% dei laureati
stranieri era occupato in
Italia.
Questo la dice lunga su
una situazione di disGiorgio
Rosario Costa, agio dei nostri ricercatori, e che purtroppo non
Senatore FI
è migliorata, neanche
con il cosiddetto “programma di rientro”,
attivato nel 2001 dal decreto ministeriale
n.13, e che ha dato ben pochi frutti a
causa delle poche risorse disponibili. Anche
quest’anno la legge finanziaria, invece di
rimpinguare i relativi capitali del Bilancio
dello Stato, ha sancito pesanti tagli alla
ricerca scientifica; una scelta che contrasta
con le tante esternate grida di dolore che si
sono levate sia dal mondo accademico che
da quello politico, ma che non si sono concretizzate nel sostegno statale necessario a
trattenere in patria i nostri cervelli. Ci vorrebbero altre iniziative come quelle
dell’Alenia (frutto dell’impegno del precedente Governo regionale e statale) che, con
l’apertura delle strutture di Grottaglie e
Foggia per la costruzione di nuovi aerei, ha
permesso a tanti ingegneri ed esperti in
tecnologie innovative di poter valorizzare le
proprie capacità restando in Puglia, nel proprio territorio.
Nell’Università del Salento, il Polo tecnologico è tra i più quotati e lodati d’Italia,
ma occorre che le istituzioni sostengano
fortemente, con i fatti, le risorse, ed in
maniera costante questo comparto che è
strategico per il futuro dei nostri giovani
ricercatori.
Come senatore della Repubblica ho aderito
a tutte quelle iniziative, comprese numerose
proposte di legge, che direttamente o indirettamente sono mirate ad eliminare la
“fuga di cervelli” dall’Italia ed a mantenere
in patria le giovani generazioni dei ricercatori, molti dei quali non superano i 35 anni
di età.
Mi auguro che l’impegno sia univoco, corale, e travalichi le appartenenze politiche per
consentire ai nostri giovani di realizzarsi
appieno e di essere profeti in patria.
TUTELA DELLA PROPRIA TERRA
ATTRAVERSO MEZZI DI BUON GOVERNO
Aumentano sempre
di più i giovani che,
per motivi di studio
o di lavoro, lasciano
la propria terra d’origine per trasferirsi
nel resto d’Italia. Io
ne sono l’esempio:
sono andato via dal
mio paese San
Paolo
De Castro,
Pietro Vernotico per
Ministro
studiare a Bologna,
politiche
città in cui vivo, inseagricole
gno e che considero
la mia seconda città.
Io ritengo che il problema non sia la
migrazione dei “cervelli”, perché il confronto con realtà altre porta arricchimento. Il vero problema sta nel fatto
che queste persone perloppiù non rientrano e quindi il loro paese perde
prima una persona valida e poi una
persona ancor più arricchita. Questo
fenomeno di rilevante perdita di capitale umano qualificato è più frequente
nel Mezzogiorno. Penso che un modo
per contrastare il fenomeno dei giovani
che si trasferiscono altrove, soprattutto
all’estero, potrebbe essere quello di
attirarli con una politica di incentivi in
modo tale che possano esercitare la
propria attività nei laboratori degli atenei anche pugliesi; attrarre visiting professor italiani o stranieri che lavorino
stabilmente in un ateneo o in un centro
di ricerca straniero e svolgano attività
coerenti con il proprio curriculum.
D’altra parte credo che oggi più che
mai nell’era della globalizzazione non
è necessario essere fisicamente nel
proprio territorio per valorizzarne le
risorse, anche da lontano è possibile
mantenere a cuore gli interessi della
propria terra e tutelarli attraverso
strumenti di governo, culturali ed economici.
Si può anche crescere e maturare
altrove, ma se si ritrova ad avere
responsabilità di governo o comunque
di gestione di centri di potere si può
sostenere la crescita del proprio territorio. In questo senso il mio impegno è
quello di predisporre strumenti e provvedimenti per il cosiddetto “rientro dei
cervelli”, incentivando anche una politica che valorizzi le potenzialità e l’impegno dei giovani imprenditori agricoli
promuovendo la conoscenza delle iniziative a sostegno dell’imprenditoria
giovanile in agricoltura, allo scopo di
internazionalizzare il sistema di ricerca
del Paese. Si spera in questo modo di
sostituire le fughe di cervelli con esempi di mobilità internazionale, laddove le
prime sono generate dalla mancanza di
opportunità e di risorse in patria, mentre i secondi sono il frutto di una giusta
competizione.
UN’ESPRESSIONE ABUSATA
Il Governo Prodi, purtroppo, dilaniato
com’è dalle sue contraddizioni interne,
non ha mai perso
occasione per svilire
la voglia di emergere
e di affermarsi di
tanti nostri ragazzi
che, dopo anni e anni
trascorsi con serietà
sui testi scolastici e
Vincenzo
universitari, non
Barba,
riescono a trovare un
senatore FI
adeguato riconoscimento professionale
al loro iter formativo e ciò dal momento
che, non si è ancora provveduto a dare
vita a politiche di crescita e di reale
concorrenza al fine di valorizzare le
competenze di chi, pur essendo preparato, non gode di alcuna raccomandazione. L’affossamento di fatto della
Legge Biagi da parte di Prodi &
Company non va certo nella direzione di
aiutare i nostri giovani, anche se con
forme di collaborazione professionale
flessibile, a restare sul nostro territorio.
Occorre, inoltre, una proficua sinergia
tra il mondo dell’impresa, delle professioni e delle attività e i centri di studio
e di ricerca al fine di contestualizzare i
corsi di studio e renderli utili alle volontà di crescita del Salento. Sono certo
che Assindustria e Università del Grande
Salento, per fare un solo esempio, troveranno sempre più momenti di incontro per camminare su un fertile terreno
comune.
Ciò premesso, tengo a precisare, per
onestà intellettuale, che le esperienze
di studio e di lavoro lontano dal proprio territorio, se limitate nel tempo,
sono molto importanti perché ci aprono alla conoscenza del mondo e non ci
rinchiudono nei nostri steccati. E poi,
per favore, non abusiamo dell’espressione “fuga di cervelli” per due motivi:
- Non è sufficiente aver conseguito una
laurea, non essere riusciti a spendere
quel titolo sul proprio territorio ed
essersi allontanati nel Nord Italia per
fare esperienza per essere definiti
“cervelli in fuga”. Dobbiamo sempre
avere il senso delle proporzioni, quando trattiamo argomenti importanti;
- Non è giusto che chi rimane nel nostro
Salento e si inventa un percorso professionale, magari distante dagli studi
di provenienza, non venga considerato
cervello, ma semplicemente “un camaleonte”.
ECCO IL NOSTRO “CONTRATTO ETICO”
Quello della cosiddetta
fuga dei cervelli è un
fenomeno che depaupera il nostro territorio
delle migliori risorse per
lo sviluppo.
Se guardiamo al mondo
universitario, il problema è stato in questi
anni esasperato anche
dalla precarizzazione
delle carriere, voluto da
Teresa
una politica nazionale
Bellanova,
di chi ci ha preceduto.
deputato Ds
Il Governo in carica sta
lavorando in tutt’altra
direzione: a partire dal
Piano di stabilizzazione nelle pubbliche
amministrazioni e negli atenei, contenuto
nella scorsa Finanziaria, fino alle misure a
sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue e in disoccupazione, alla
riforma degli ammortizzatori sociali e alla
possibilità di totalizzare in un unico fondo i
periodi contributivi discontinui. Saranno inoltre istituiti dei fondi credito per il sostegno
dell’attività intermittente dei parasubordinati,
un fondo microcredito per incentivare le attività innovative dei giovani, con priorità per le
donne, riprendendo e migliorando l’esperienza dei prestiti d’onore; si prevede inoltre un
fondo per il microcredito destinato ai giovani
lavoratori autonomi per sostenere le necessità finanziarie legate al trasferimento generazionale delle piccole imprese o all’avvio di
nuove attività.
È di pochi giorni fa il decreto firmato dai
ministri della Salute Turco e dell’Università e
Ricerca Mussi che vincola il 5% dei fondi per
la ricerca sanitaria, cioè una cifra pari a
oltre 15 milioni di euro, a ricercatori di età
inferiore ai 40 anni. Viene così resa operativa la norma già prevista dall’ultima legge
Finanziaria.
Anche la Regione Puglia in questi anni ha, da
un lato, incentivato la formazione fuori confine con il “contratto etico” inserito nel progetto di Bollenti Spiriti, dall’altro sta lavorando
affinché il territorio e le sue imprese siano
finalmente dotate di un sistema di regolamentazione che possa far crescere l’imprenditoria e l’industria locale nel solco dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Con la
legge sui Distretti Produttivi, approvata di
recente in consiglio regionale, sarà possibile
attuare una politica industriale per attivare
risorse immateriali nel campo dell’innovazione, della creazione di nuova e migliore occupazione, dell’internazionalizzazione, della crescita dimensionale e competitiva.
Per la crescita del sistema produttivo locale,
fondamentali, anzi necessarie, si rendono le
competenze di alto livello, dell’impiego e
dunque della permanenza dei “cervelli” nel
territorio. Accanto a questo, però, occorre
una sinergia concreta tra politiche pubbliche
e private. Il pubblico deve svolgere, un’azione di sostegno, anche economico, alle
imprese, dall’altro lato il settore dell’imprenditoria privata deve compiere un grande
passo in questa direzione, volere e sapere
investire in innovazione e sviluppo locale.
BISOGNA PREMIARE IL MERITO
La fuga di cervelli dal
Salento è un problema
connesso da un lato
all’incapacità del
nostro sistema territoriale di premiare il
merito, e dall’altro di
riconoscere le imprese
quale vero motore dello
sviluppo. Abbiamo bisogno invece di un territoPiero
rio che nei fatti e nei
Montinari,
comportamenti valorizzi
presidente
Confindustria
i più bravi, chi emerge,
Lecce
le eccellenze a tutti i
livelli: dalla sanità
all’Università, dalle
scuole alle pubbliche amministrazioni, dai
professionisti alle stesse imprese.
Non ci può essere sviluppo a prescindere
della imprese e pertanto dobbiamo ricostruire un clima di favore, di fiducia, nei
confronti degli imprenditori e dei valori
che essi rappresentano.
Nonostante i ritardi strutturali e le ataviche
carenze infrastrutturali salentine, infatti,
tutti i “capitani coraggiosi” di Confindustria
creano da sempre opportunità che hanno
consentito e consentono a numerosi giovani di rientrare, trovando anche adeguate
soddisfazioni professionali. Bisogna ricono-
scere, pertanto, gli sforzi di chi, a proprie
spese, rischia e investe per il benessere
della sua famiglia, dei suoi collaboratori e
del territorio; dobbiamo valorizzare le
eccellenze del nostro Salento mettendole
nelle condizioni ideali di lavorare, per non
correre il rischio di perdere talenti che ci
invidiano in tutto il mondo, come il professor Roberto Cingolani.
E’ compito di tutti, allora, non solo arginare
la fuga di cervelli, ma anche rendere il
nostro territorio capace di attrarre i migliori professionisti internazionali: dobbiamo
concentrarsi per instaurare una sorta di
“social catena” tra pubblico e privato che
rilanci attività produttive o di ricerca già
avviate o ne promuova – burocrazia permettendo – di nuove.
Solo così il Salento potrà attirare e poi
valorizzare quei talenti sia italiani sia stranieri che, operando sul nostro territorio,
possono farlo crescere ancora di più.
Dobbiamo quindi continuare ad impegnarci
tutti insieme affinché i migliori possano
lavorare nel Salento, apportando sempre
nuova linfa al nostro tessuto economico e
produttivo.
Sono la conoscenza e l’innovazione, infatti,
che creano sviluppo e possono aiutare ad
entrare nel mercato e dominarlo.
CI SI TROVERÀ A FARE I CONTI CON LE BOLLETTE DA PAGARE, CON GLI IMPEGNI NON MANTENUTI, CON I LOCALI
CHE CHIUDONO ALLE DUE E CON I “CHE CAZZO FACCIO TUTTO L’INVERNO QUA???”. MA VI POSSO ANCHE DIRE CHE LE COSE
SUCCEDONO. SUCCEDONO QUANDO DECIDIAMO DI FARLE ACCADERE
IL SALDO È NEGATIVO
La mobilità sul territorio di esperienze lavorative, soprattutto di
laureati, è un carattere proprio della
modernità; di questa
non è più tipica l’esperienza di un giovane che si formi culturalmente dove è nato
e chiuda nello stesso
luogo il suo intero
Giovanni
percorso lavorativo.
Pellegrino,
Non è anormale, quinpresidente
di, che i giovani lauProvincia di
reati salentini trovino
Lecce
fuori dal Salento idonee possibilità di
impiego; ciò che è anormale è l’incapacità del nostro territorio di attrarre laureati non salentini, determinando un
saldo negativo che, con qualche improprietà, definiamo “fuga di cervelli”.
A questo non può esservi rimedio diverso
dal favorire uno sviluppo economico; il
che pone la necessità di una scelta preliminare: delineare il modello di sviluppo e
muoversi con coerenza per la sua attuazione.
In ciò è un impegno che non può riguardare solo le istituzioni, ma deve essere
sentito come proprio da un intero ceto
dirigente.
Quanto alle istituzioni, ciascuna è chiamata a fare la sua parte nell’avvertita
coscienza dei limiti di intervento propri
di ciascun livello istituzionale.
L’azione dell’Amministrazione Provinciale
di Lecce ha delineato già da anni ed è
andata progressivamente affinando un
preciso modello di sviluppo del suo territorio, inserendolo di recente nella cornice
più ampia del Grande Salento e cioè di
un metodo di collaborazione istituzionale
fra le tre Province di Lecce, Brindisi e
Taranto.
Su questo la Provincia ha favorito e constatato una notevole convergenza delle
parti sociali o, almeno, delle più avvertite
tra queste.
Indicatori economici, nella loro oggettività, ci dicono che la direzione presa è giusta, anche se siamo ancora nelle fasi iniziali di un non facile percorso.
DIVERSE VALIGIE, STESSI SOGNI
Il Salento nella sua storia ha dato, nel passato, mani e braccia da
lavoro che hanno contribuito allo sviluppo
economico e industriale
del Settentrione d’Italia
e del Nord Europa.
Adesso, messo in soffitta quel tipo di sviluppo,
si continua nuovamente
Ugo Lisi,
ad attingere dalla
deputato An
nostra terra per portare
via una generazione di
giovani che, dopo aver
studiato nelle nostre
scuole e nelle nostre università, non trovando uno sbocco lavorativo degno di questo
nome sul nostro territorio, è costretta a
fare nuovamente le valige ed a partire
verso mete più fortunate.
Certo, non sono più le valige di cartone di
un tempo a salire sui treni che dal Sud
vanno verso il Nord’Italia, bensì valige ele-
ganti nelle quali spesso si nascondono gli
stessi sogni e gli stessi propositi che animavano gli emigranti di un tempo: fare fortuna altrove, essere valorizzati altrove, stabilizzarsi pian piano altrove per poi tentare, a piccoli passi, un riavvicinamento ed
un ritorno alle proprie case, alle proprie
famiglie e alle proprie origini.
A lasciare il Salento non sono più, dunque, mani e braccia da lavoro, ma teste e
cervelli istruiti, menti geniali, persone di
grande spessore intellettivo e culturale
che fanno crescere i territori in cui vanno
a spendere il loro sapere.
Non esiste la bacchetta magica, ma un
provvedimento importante come la Legge
Biagi andava nella direzione di favorire
forme di impegno dinamico e flessibile dei
nostri giovani sul nostro territorio. La rigidità del mercato del lavoro, alla quale ci
riporta a grandi passi il Governo Prodi, va
nella direzione opposta e cioè favorisce
precariato, lavoro nero e fuga di cervelli.
//Inchiesta //Sanità lenta //Donare un “rifiuto speciale”
IL
l cordone che ci ha nutrito una
volta, per ben nove mesi, può
continuare a dare vita. E allora
perché trasformarlo in ‘rifiuto speciale’? In Puglia, forse ancora per
poco tempo, il cordone ombelicale,
una volta reciso, finisce in un bel
cestino. Eppure in Italia si dona gratuitamente in 14 banche regionali
I
LE STAMINALI IN ESSO
CONTENUTE POSSONO
FAR GUARIRE TANTE PERSONE,
SOPRATTUTTO BAMBINI.
IN PUGLIA NON SI PUÒ
DONARE PERCHÉ MANCANO
MACCHINE E STRUTTURE,
CHE FORSE ARRIVERANNO
ENTRO IL 2007 GRAZIE AD
RECENTE DISEGNO DI LEGGE.
FORSE. INTANTO CRESCE
LA SPECULAZIONE
DELLA CONSERVAZIONE
DEI CORDONI OMBELICALI
ALL’ESTERO. SENZA GARANZIE
SCIENTIFICHE SULLA LORO
EFFETTIVA UTILIZZABILITÀ.
COME SEMPRE,
QUANDO LO STATO MANCA,
IL PRIVATO SPECULA
//LA BANCA DEL CORDONE ARRIVA
IN PUGLIA. IN RITARDO
Finalmente la Puglia avrà la sua banca del
cordone ombelicale, anche se sui tempi di
realizzazione ci sono ancora un po’ di dubbi.
La Regione ha compiuto un primo importante
passo individuando nella struttura ospedaliera «Casa sollievo della sofferenza» di San
Giovanni Rotondo la sede dell’ente preposto
alla raccolta delle cellule staminali del cordone ombelicale dei neonati. La decisione arriva
quasi con un anno di ritardo. La legge regionale n.24 del 2006, infatti, disponeva l’indicazione - entro 90 giorni – di una struttura di
riferimento per la banca. La Puglia, tra l’altro,
è una delle poche regioni italiane ancora prive
di una struttura per la raccolta delle cellule
cordonali. I fondi stanziati per la realizzazione
della banca, ammontano a 800mila euro,
secondo quanto dichiarato dall’assessore
(13 a nord di Roma ed una a
Sciacca, in Sicilia). Qualcuno, invece, sceglie addirittura di conservare
le cellule staminali del cordone in
strutture private all’estero, in modo
da disporne immediatamente in
caso di necessità. Su quest’ultima
questione, però, non mancano le
polemiche, visti anche i costi altis-
simi della procedura. Intanto, attendiamo speranzosi la fine del 2007,
quando finalmente anche in Puglia
dovrebbe essere istituita la ‘Banca
regionale di sangue di cordone
ombelicale’. Ma perdonateci l’uso
del condizionale. Coi tempi che corrono nella sanità pugliese, è veramente d’obbligo.
vite appese
di Flavia Serravezza
regionale alla Salute, Alberto Tedesco.
Notevole il contributo per la costituzione della
centro di raccolta, da parte del comitato «Un
cordone per la vita», nato a Lecce e primo in
Puglia, che ha sempre cercato di sensibilizzare all’uso del cordone ombelicale nella cura di
gravi malattie. “La destinazione della banca a
San Giovanni Rotondo è un traguardo importante - dice Alessia Ferreri, presidente del
comitato - È la fine di una battaglia giocata su
tutti i livelli e tesa a sensibilizzare ed attivare
in particolare l’ente Regione sull’importanza
dell’istituzione della banca del cordone
ombelicale, di cui la Puglia, tra le poche regioni in Italia, era priva». La battaglia del comitato e dei volontari, però, non termina qui. «Una
sola banca per tutta la regione non è sufficiente per realizzare in concreto l’attività di
raccolta e conservazione del sangue cordonale – aggiunge Ferreri - Sono necessari almeno
più centri di prelievo e di raccolta del sangue
da individuare presso strutture sanitarie costituite nei vari punti geografici della Puglia, e in
particolare in Salento». Prossimo obiettivo,
MAGGIO 2007: LIVIA TURCO CON UN’ORDINANZA
IMPEGNA LE REGIONI AD ISTITUIRE LA BANCA
DEL CORDONE. IN PUGLIA È ANCORA UN “RIFIUTO
SPECIALE”. IL DISEGNO DI LEGGE ZULLO,
PENTASSUGLIA, DAMONE
il tacco d’Italia
16
Settembre 2007
quindi, l’istituzione di una seconda banca in
una struttura pubblica salentina, che consenta con maggiore facilità l’accesso indiscriminato al servizio a tutte le donne.
//LA PROPOSTA DI LEGGE
DI ZULLO, PENTASSUGLIA
E DAMONE
Il 12 giugno scorso, a Bari, i consiglieri
regionali Francesco Zullo (Italia di mezzo),
Donato Pentassuglia (Primavera pugliese) e
Francesco Damone (La Puglia prima di tutto)
hanno presentato il disegno di legge (analogo
a quello già proposto nel 2005 e mai discusso in Commissione) per l’istituzione di una
banca del sangue di cordone ombelicale per
il recupero delle cellule staminali, indispensabili per la cura di neoplasie infantili, leucemie
//PERCHÉ DONARE IL CORDONE
Il prelievo di sangue dalle partorienti è
una procedura non invasiva, a quantità illimitata. Molte madri vorrebbero donare il cordone ombelicale se adeguatamente informate.
Talassemia, mieloma, neuroblastomia,
varie forme di anemie, leucemie, linfomi,
immunodeficienze e varie sindromi legate alle
malattie del sangue, insufficienza renale, ricostruzione di tessuti e organi, diabete in soggetti giovani, varie patologie del fegato e pancreas: sono tutte malattie che possono essere curate con cellule staminali, quelle contenute nel cordone ombelicale. La creazione,
con queste cellule, di un’alternativa al trapianto di midollo osseo, considerando la difficoltà estrema di reperire donatori di midollo
Il Ministero della Salute non vede di buon
occhio la procedura di conservazione autologa.
In media, il 50-60% delle unità di sangue cordonale non sono idonee ad essere conservate.
Ciò implica che, se ogni madre conservasse le
staminali per sé, una su due non potrebbe usufruire del sangue cordonale per il suo bambino.
Per questo motivo, secondo il Ministero, è preferibile la donazione delle staminali cordonali
(che avviene in forma anonima e in futuro non
si può rivendicarne la proprietà), poi conservate nelle banche pubbliche.
Il dibattito su questo punto, ovviamente,
è aperto.
L’Ordinanza Turco del 4 maggio 2007
consente “la conservazione personale del
sangue cordonale con contestuale donazione
allogenica – cioè a beneficio di persone
diverse da quella da cui le cellule sono prele-
IN ITALIA
SONO VIETATE
LE BANCHE
PRIVATE
DEL CORDONE.
PER QUESTO
SI “AUTODONA”
ALL’ESTERO.
PAGANDO
FINO A TREMILA
EURO
ad un cordone
e altre malattie del sangue. A differenza di
quanto accade in alcune regioni del Sud,
come la Calabria e la Sicilia, nella nostra
regione il cordone ombelicale e il sangue in
esso contenuto diventano “rifiuto speciale”,
perché manca una struttura ospedaliera che
ne operi il prelievo e la conservazione. Con
l’ordinanza ministeriale del 4 maggio 2007,
invece, il Ministro della Salute Livia Turco ha
voluto impegnare esplicitamente le regioni ad
istituire una banca del cordone. Il problema
ora è quello di stringere i tempi dell’approvazione del disegno di legge da parte di tutte le
forze politiche del Parlamentino pugliese. Le
previsioni del governo regionale dicono che
anche la Puglia avrà la sua banca del cordone entro la fine di quest’anno. “Stavolta siamo
fiduciosi di un decorso positivo e celere della
proposta di legge – ha precisato Zullo - anche
perché ci vorranno almeno due anni affinché
la banca, una volta costituita, entri a regime e
possa essere fruibile”.
compatibile, ha salvato la vita a malati ormai
senza speranza.
Ultimamente, però, anche in Puglia, si sta
facendo strada la raccolta individuale per un
uso autologo – cioè destinato a se stessi –
del sangue di cordone ombelicale.
//CONSERVARE O DONARE?
In Italia non è consentita la conservazione per uso unicamente personale
(autologo) del sangue del cordone
ombelicale. Ad eccezione dei casi in
cui è presente, tra i consanguinei del
nascituro, una malattia per la quale è
riconosciuto valido l’utilizzo terapeutico
delle cellule staminali del cordone. In questo
caso, infatti, si tratta di “donazione dedicata”
e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono
state dedicate in ragione della sua malattia.
il tacco d’Italia
17
Settembre 2007
vate - su base solidaristica”. Viene mantenuto, però, il divieto di istituzione di banche private per la conservazione. L’ordinanza, inoltre, permette la conservazione ad uso personale non solo nel caso di patologie in atto nel
nascituro al momento della raccolta, ma
anche nel caso di famiglie ad alto rischio di
avere figli affetti da malattie geneticamente
determinate. Resta in vigore, la possibilità di
esportazione del sangue del cordone presso
una struttura estera.
Come conservare le staminali cordonali
all’estero per uso personale
Per esportare il sangue del cordone
ombelicale è necessario richiedere un’autorizzazione al Ministero della Salute italiano e
seguire un iter che prevede anche il coinvolgimento della Direzione Sanitaria dell’ospedale dove avverrà il parto. La procedura di
donazione del cordone presso strutture estere prevede diverse tappe:
La mamma deve effettuare gli esami del
sangue per accertare la negatività ai virus
dell’epatite B, C all’HIV durante l’ultimo mese
di gravidanza. Una volta in possesso del referto, si recherà presso la Direzione sanitaria
della struttura in cui avverrà il parto e richiederà a quest’ultima la certificazione della
negatività degli esami effettuati.
Con il Centro Nazionale Trapianti (Cnt), la
mamma effettuerà invece un colloquio telefonico, volto a capire le motivazioni della scelta e a fornire spiegazioni e chiarimenti qualora se ne presentasse la necessità.
Ottenuti sia la certificazione rilasciata
dalla Direzione Sanitaria che l’attestazione
dell’avvenuto colloquio rilasciata dal Cnt,
questi documenti vanno inviati, con una
richiesta di autorizzazione all’esportazione, al
Ministero della Salute tramite posta raccomandata. Il tutto deve pervenire agli uffici
ministeriali almeno tre giorni prima della
data presunta di partenza del campione, cioè
della data presunta del parto.
Dal prelievo alla conservazione presso
la banca privata estera
I genitori ricevono dalla banca privata il
kit necessario per la raccolta del sangue del
cordone ombelicale e per il trasporto dello
stesso fino al laboratorio della banca con cui
hanno preso accordi. Al momento del ricovero,
bisogna ricordarsi di portare con sé il kit e di
consegnarlo alla persona incaricata del prelievo. Il sangue viene prelevato subito dopo la
nascita dal ginecologo o dall’ostetrica che
assiste al parto e trasportato presso la banca.
Giunto nei laboratori, il campione di sangue viene trattato con le più moderne tecnologie “a sistema chiuso”, vale a dire senza
alcuna possibilità di contaminazione.
Seguendo rigorosi protocolli, si procede alla
separazione delle cellule staminali, all’esecuzione dei test sierologici e quindi – accertata
la negatività del campione – alla loro crioconservazione per una durata che può variare dai
15-20 anni. Nell’ipotesi che le cellule staminali dovessero servire per una particolare
terapia, la banca le metterà immediatamente
a disposizione del legittimo proprietario.
Conservare il cordone in banche private
estere costa caro. Ma poi, ne vale la pena?
LA STORIA DI ANNA
LISA CASILLI
AVEVA DECISO DI CONSERVARE
IL CORDONE OMBELICALE
PER SÉ IN UNA BANCA PRIVATA
DI LONDRA, LA SMARTBANK,
GESTITA DA UN TEAM ITALIANO.
COSTO DELL’OPERAZIONE:
2200 EURO. MA HA PARTORITO
15 GIORNI PRIMA E, A CAUSA
DI UN INTOPPO BUROCRATICO,
IL SUO CORDONE È DIVENTATO
RIFIUTO SPECIALE
“Bisogna essere veramente convinti per decidere di conservare il cordone
all’estero. La procedura burocratica
richiesta dal Ministero della salute italiano e dalla banca estera, è molto
lunga. E ci sono anche tanti esami clinici da fare. Io ho fatto di tutto ma ho
partorito il mio bambino 15 giorni
prima del giorno previsto. È nato il 25
aprile scorso. Il Ministero non è riuscito
ad inviarmi in tempo l’ultimo fax, che è
l’autorizzazione all’esportazione delle
cellule. Nonostante le tantissime sollecitazioni telefoniche, non ho ricevuto
risposta. Bisogna proprio volerlo fare,
perché nessuno ti aiuta: gli ospedali
non sanno bene cosa fare, le certificazioni da ottenere sono tante e spesso
non si sa dove andare. All’ospedale di
Lecce, poi, dove io ho partorito, hanno
pochissima esperienza in merito perché quasi nessuno dona o conserva il
cordone ombelicale. D’altronde, in
Puglia, non esiste ancora nemmeno
una banca del cordone. La Smartbank
di Londra, invece, avrebbe conservato
le cellule del cordone del mio bambino
per 15 anni. Lo Stato italiano non ha
nessun interesse a snellire o velocizzare l’iter burocratico necessario per l’esportazione del cordone, perché non ci
guadagna nulla. La psicologa del
Ministero della salute, infatti, ha cercato di convincermi a donare il cordone in
Italia e non all’estero. Non hanno capito forse che conservare le cellule staminali per il proprio figlio, se mai dovesse
averne bisogno, vuol dire essere in
grado aiutarlo immediatamente. La
compatibilità delle cellule è del 100%.
Io avrei voluto conservare il cordone
ombelicale per tutelare il futuro di mio
figlio. Purtroppo in Italia siamo indietro
da questo punto di vista. La Puglia è
fanalino di coda anche nella realizzazione delle banche per la donazione
del cordone. È assurdo oltre che ingiusto”.
il tacco d’Italia
18
Settembre 2007
Parola all’avvocatessa Alessia Ferreri, presidente e
promotrice del “Comitato Un cordone per la vita”,
che dice no alla conservazione autologa del cordone ombelicale e alle speculazioni in atto nella
nostra Regione da parte di società private estere.
PARTE DA LECCE
LA CAMPAGNA
DI SENSIBILIZZAZIONE
PER ATTIVARE UNA BANCA
DEL CORDONE PUBBLICA
E GRATUITA IN PUGLIA.
IN DIECIMILA FINORA
VI HANNO ADERITO
In Italia, è consentito ai genitori di esportare all’estero il sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del
proprio figlio e conservarlo ad uso personale
in tutti quei casi in cui, non volendo o non
potendo aderire alla donazione, non esistono
le condizioni previste per la donazione dedicata. Un’operazione che ha un costo elevato
(si aggira intorno ai 2000-3000 euro) e che
non dà reali garanzie.
Secondo i dati forniti dal Ministero della
Salute, per la conservazione personale del
cordone, è dimostrato che solo in un caso su
30.000 si utilizzeranno le proprie staminali
nel corso della vita.
Le statistiche, come spiega il Ministero,
dimostrano che se si dona il sangue del cordone in Italia, e quindi non lo si conserva per
sé all’estero, si ha il 97-98% di possibilità di
tornare in possesso delle proprie cellule staminali qualora se ne presenti la necessità.
Questo perché la compatibilità tra il proprio
sangue cordonale e quello del bambino è
massima e l’utilizzo di queste cellule staminali non è così frequente come si suppone.
Nel caso, remoto, in cui quell’unità sia stata
utilizzata per un altro bambino, si potrà
comunque usufruire di altre unità compatibili presenti in una delle banche italiane.
“LA SPECULAZIONE SUL CORDONE OMBELICALE:
UNA VERGOGNA CHE LA PUGLIA DEVE EVITARE”
Insieme al ‘Comitato Un Cordone per la Vita’,
Alessia Ferreri si batte da anni contro “l’incivile
assenza di una banca del cordone” in Puglia. Forte
delle sue ormai 10mila adesioni e di un crescente
consenso sociale e dei mezzi d’informazione, il
Comitato ha trovato qualche parziale riscontro
anche presso le istituzioni politiche regionali e ha
promosso la proposta di legge per la costituzione di
una banca del sangue di cordone ombelicale in
Puglia.
“Bisogna far presto – spiega Ferreri - Il ritardo
nella realizzazione di idonee strutture pubbliche ha
infatti già aperto la strada a varie forme di speculazione privata fondate su slogan e promesse non
aderenti alla realtà.
Sul territorio pugliese cominciano a proliferare
iniziative commerciali che propongono, ad un prezzo di circa 2000-3000 euro, il prelievo e la conservazione autologa del cordone - cioè quella destinata a se stessi - presso banche cordonali situate
all’estero, e sull’ingannevole presupposto che si
tratti di una sorta di assicurazione sulla vita futura
del neonato. Ma quante sono le possibilità che cellule staminali prelevate da un individuo con malattie genetiche non sviluppino le stesse malattie
genetiche? Quante reali possibilità ci sono che un
individuo sviluppi una malattia genetica entro i
primi 15-20 anni di vita, durata massima di conservazione delle cellule prelevate dal cordone? Poche,
anzi pochissime. Per questo la conservazione autologa appare atto pressoché privo di significato”.
“Non dimentichiamoci – continua - che la conservazione del cordone ombelicale in territorio italiano è, per legge, possibile solo nella struttura pubblica
ed è pure del tutto gratuita, se finalizzata alla donazione, al beneficio di chiunque ne abbia necessità.
Solo una Banca Regionale del cordone ombelicale, votata alla donazione eterologa, consentirebbe una maggiore possibilità di trovare cellule staminali compatibili con i malati pugliesi, per l’indubbia
affinità genetica tra abitanti dello stesso territorio.
Consentirebbe alla Puglia di entrare a far parte di
un network internazionale per i trapianti di cellule
staminali. Consentirebbe anche la creazione e lo
sviluppo di centri di ricerca regionale con incremento delle capacità di cura e trattamento sanitario
delle patologie da parte del Servizio Sanitario
Regionale, con abbattimento dei connessi costi sia
a carico del Sistema sanitario sia del paziente”.
“Una banca cordonale pugliese – aggiunge eviterebbe il ricorso a strutture private estere, votate al mero profitto ed alla speculazione sulla speranza.
Per questi motivi rimangono incomprensibili sia
i ritardi della Regione Puglia che il disinteresse dei
responsabili dei Servizi Trasfusionali Pugliesi, ovvero
di coloro che, per competenze tecnico-scientifiche
dovrebbero essere i primi sostenitori dell’istituzione
di una Banca del cordone ombelicale in Puglia.
Nel comprensorio salentino, risulta ad esempio, che il centro trasfusionale di Lecce (e si badi
bene che Lecce è proprio la città in cui, col
Comitato, è nata la battaglia per l’Istituzione della
Banca) non ha ritenuto di manifestare all’Ente
Regionale nemmeno la propria mera disponibilità
di principio ad ospitare ed a gestire la banca cordonale pur essendo prevista l’istituzione della
facoltà universitaria di medicina del Salento, con
ogni evidente vantaggio in termini di possibili
sinergie tra le due strutture nell’ottica di una crescente qualità delle prestazioni sanitarie offerte
al nostro territorio”.
“L’appello del Comitato Un cordone Per la Vita
– conclude Ferreri – rimane quindi quello della
necessaria e celere istituzione di una banca regionale, PUBBLICA e GRATUITA, che, attraverso il
necessario e responsabile interessamento di ogni
soggetto a ciò istituzionalmente deputato, consenta
e favorisca la donazione del cordone ombelicale da
parte dei pugliesi”.
Flavia Serravezza
CONSERVARE IL CORDONE PER
IL PROPRIO FIGLIO ALL’ESTERO
COSTA CARO. MA POI NE VALE
REALMENTE LA PENA?
L’abbiamo chiesto al dott. Nicola Di Renzo,
primario dell’Unità operativa di Ematologia del
“Vito Fazzi” di Lecce.
“Sono favorevole alla donazione del cordone e alla conservazione delle staminali cordonali nelle banche pubbliche. Vedo molto meno
rilevante, anche se eticamente discutibile, il
fatto che ognuno conservi il cordone per sé o
per i propri familiari. È una procedura che ha
poco valore anche da un punto di vista scientifico. Innanzitutto perché, se io ho una malattia
geneticamente trasmissibile e conservo il mio
cordone, non faccio altro che perpetrare l’anomalia. E poi se tutti adottassero questa logica
della conservazione autologa ci ritoveremmo
ben presto sommersi di cordoni ombelicali che
spereremmo di non poter mai utilizzare. Le
donne giovani, al momento del parto, scelgono
di conservare il cordone all’estero perché
vogliono tutelare il futuro del loro bambino.
Ma bisogna tener conto dell’incidenza con cui
si verificano malattie del sangue – neoplasie,
leucemie, talassemie - che necessitano poi del
trapianto di staminali. La leucemia infantile si
sviluppa in uno su 400mila bambini. Si tratta
di ‘numeri piccoli’, se si pensa solo ai propri
figli. Invece, se mettessimo le staminali cordonali a disposizione di tutti, sia dei bambini che
degli adulti, sicuramente ci sarebbero maggiori possibilità di utilizzo delle staminali a livello
terapeutico. In quest’ottica, solo le banche
pubbliche e la logica della donazione del cordone possono fare molto”.
Abbonati al Tacco: riceverai 12 numeri del mensile del Salento a casa tua in tutta Italia.
Pagamento di 15,00 euro con bollettino postale intestatoa:
Nerò Comunicazione - Piazza Diaz 5 - 73042 Casarano (Le) - C/C 54550132
Per informazioni: [email protected]
// Inchiesta //Emergenza rifiuti //Puglia e Fitto bocciati
rifiuto da gestire,
commissario da smaltire
LA GESTIONE
ITALIANA
DEI RIFIUTI,
MULTATA
DALLA UNIONE
EUROPEA.
RAFFAELE FITTO,
COMMISSARIO
STRAORDINARIO
PER
L’EMERGENZA
RIFIUTI
PER CINQUE
ANNI, BOCCIATO
DALLA CORTE
DEI CONTI.
QUANDO
I CASSONETTI
SCOPPIANO,
LE DISCARICHE
MANCANO
E I COMMISSARI
SONO
“DA BUTTARE”
di Giuseppe Finguerra
L’
novembre del 1994, a causa di un’epidemia di colera a Bari, fu dichiarata l’emergenza ambientale in Puglia. Il Governo affidò ad un Commissario il compito
di intervenire con poteri straordinari per pianificare la gestione dei rifiuti urbani
e bonificare i suoli o le falde inquinate.
Nel corso degli anni, vari soggetti istituzionali si alternano nelle funzioni commissariali:
il Prefetto di Bari, i Prefetti delle Province pugliesi, il Presidente della Regione, ossia Raffaele
Fitto dal 2000 al 2005, e successivamente Nichi Vendola.
L’emergenza termina il 30 gennaio del 2007, dopo ben tredici anni. Tuttavia, la fine del
commissariamento non ha coinciso con la soluzione di tutti i problemi connessi alla gestione dei rifiuti urbani. Nei mesi scorsi, nei Comuni salentini vi sono state numerose proteste
dei cittadini per l’aumento delle tasse legate alla gestione dei rifiuti (la TARSU), per i cambiamenti di abitudini dovuti all’attuazione della raccolta differenziata spinta, per le questioni legate alla chiusura delle discariche, per il completamento del lacunoso sistema di
impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti.
I problemi vissuti oggi hanno radici antiche, probabilmente legate agli errori nella pianificazione regionale della gestione dei rifiuti ad opera dei Commissari straordinari.
In questo senso si esprime il supremo organo contabile dello Stato, la Corte dei Conti.
Nella Relazione del 2007, la Corte, valutando il rapporto dei soldi pubblici impiegati nel
corso della lunga emergenza e dei risultati ottenuti, esprime un giudizio piuttosto critico
verso l’operato del Commissario, nel quinquennio 2000-2005.
Il sostanziale fallimento dell’esperienza commissariale non ha sciolto i dubbi circa la più
efficace strategia da seguire per la soluzione del problema rifiuti. Anzi, la questione ha acceso ancor di più il confronto politico, attuato a suon di slogan ed apparizioni mediatiche.
Una corretta soluzione del problema della gestione dei rifiuti è importante, alla luce
della drammatica esperienza tutt’ora vissuta dalle vicine popolazioni campane. Su tutto
quello di cui abbiamo scritto, sarebbe stato chiarificatore per i lettori il confronto con
Raffaele Fitto, ma non abbiamo avuto risposta.
L’8
// CORTE DEI CONTI SU FITTO:
“LENTEZZA E SCELTE BIZZARRE”
Il 4 agosto 2000, Raffaele Fitto è nominato
Commissario delegato con l’incarico di redigere
d’urgenza il Piano di gestione dei rifiuti e delle
bonifiche delle aree inquinate. A tal fine, l’ordinanza n. 3077/2000 gli attribuisce l’ampio potere di
autorizzare l’esercizio di impianti anche in deroga
a norme statali e regionali. Infatti, ha il potere di
PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI
FITTO PUNTA TUTTO
SUI TERMOVALORIZZATORI,
PER DI PIÙ PRIVATI (E NON PUBBLICI
COME DICONO LE ORDINANZE),
ISPIRANDOSI ALLA CAMPANIA.
CORTE DEI CONTI:
“SCELTA BIZZARRA”
superare l’iter ordinario delle autorizzazioni e
concessioni di Regione, Provincia e Comune, per
mezzo della dichiarazione di pubblica utilità,
urgenza e indifferibilità. Il Piano di gestione dei
rifiuti deve specificare gli obblighi a carico dei
Comuni (obbligo di provvedere alla raccolta differenziata), dei consorzi obbligatori (obblighi
riguardanti il recupero degli imballaggi in vetro,
plastica, metalli, ecc.) e dei soggetti economici
(obblighi di applicare il deposito cauzionale sui
contenitori per liquidi), nonché individuare la
localizzazione e la tipologia degli impianti di
recupero e di smaltimento. Il 6 marzo 2001, a
quasi un anno dalla nomina, Raffaele Fitto vara il
Piano di gestione dei rifiuti. A riguardo, il giudizio
della Corte dei Conti è perentorio: “Tale lentezza
nell’elaborazione dell’atto programmatorio regionale risulta in contrasto con il carattere del commissariamento, che dovrebbe, per definizione,
tendere all’accelerazione nello svolgimento delle
ordinarie attività amministrative”.
Per la chiusura del ciclo della gestione dei
rifiuti il Commissario punta sulla termovalorizzazione. La scelta va contro gli indirizzi delle ordinanze nn. 3077/2000 e 3184/2002. Infatti, l’ordinanza n. 3184/2002 prescrive che la gestione
dei rifiuti debba essere attuata principalmente
con il recupero ed il riutilizzo dei rifiuti. La termovalorizzazione è prevista per i rifiuti non recuperabili. Inoltre, la stessa ordinanza specifica che gli
impianti di termovalorizzazione debbano essere
di proprietà pubblica.
Invece, Fitto decide che i termovalorizzatori
debbano essere di proprietà privata, lasciando ai
privati anche la facoltà di scegliere i siti dove ubicare i vari impianti e delegando agli stessi la
scelta se costruire o meno i termovalorizzatori.
In questo modo, l’imprenditore è arbitro nel decidere secondo il suo tornaconto questioni ambientali, sociali ed economiche di pubblico interesse.
Fitto così motiva le sue scelte: “L’aver
demandato ai concorrenti la localizzazione degli
impianti di produzione di cdr e/o di termovalorizil tacco d’Italia
31
Settembre 2007
2003:
FITTO BANDISCE
SEI GARE
PER LA COSTRUZIONE
DEI TERMOVALORIZZATORI.
I CONTENZIOSI BLOCCANO
TUTTO. IMPIANTI
DI COMPOSTAGGIO:
ALLA FINE
DEL COMMISSARIAMENTOFITTO NE SONO ATTIVI TRE
CONTRO I SEI PREVISTI.
NON CE LA FANNO
A SMALTIRE TUTTO E DUE
SONO COINVOLTI
IN INCHIESTE
SUL TRAFFICO ILLEGALE
DI RIFIUTI
LA VERGOGNA:
L’EUROPA CONDANNA
L’ITALIA, A CAUSA
DELLE INADEMPIENZE
DELLA REGIONE PUGLIA
Il 14 giugno 2007, la Corte di Giustizia della Comunità europea ha condannato
lo Stato italiano, causa C- 82/06, in seguito all’inizio, l’8 febbraio 2006, della procedura d’infrazione di norme europee relative alla gestione dei rifiuti.
La vicenda ha inizio, il 19 dicembre
del 2002. La Puglia è in piena emergenza
dei rifiuti. L’emergenza è gestita con pieni
poteri dal Commissario Raffaele Fitto.
Tuttavia, il Commissario non svolge il proprio compito efficacemente. Infatti, la
Commissione della Comunità europea,
allarmata, intima alla Repubblica italiana
di trasmettere entro due mesi il Piano di
gestione dei rifiuti della Regione Puglia,
poiché occorreva controllare l’attuazione
delle direttive 75/442 e 91/689, e, in
particolare, dell’art. 7 della direttiva
75/442 e dell’art. 6 della direttiva
91/689.
In particolare, l’articolo 7 della
direttiva 75/442/CEE dispone che: “Le
autorità competenti elaborano, separatamente o nell’ambito dei propri piani
generali di gestione dei rifiuti, piani di
gestione dei rifiuti pericolosi e li rendono pubblici”.
Ma le richieste dell’Autorità europea
non ricevono alcuna risposta. Infatti la
Regione Puglia non ha elaborato né
comunicato il piano di gestione dei rifiuti pericolosi.
zazione (…) è scaturita dall’esperienza maturata in altre aree nazionali e, in particolare, in
Campania” (nota n. 1988/CD del 23/5/2006)”.
A riguardo la Corte dei Conti commenta: “Stante
la drammatica situazione emergenziale della
Campania, risulta bizzarra l’argomentazione del
Commissario delegato a giustificazione della
scelta”.
Nel dicembre 2003, sono bandite sei gare
per la chiusura del ciclo di gestione con il recupero energetico, attraverso la termovalorizzazione.
L’iter amministrativo si ferma subito a causa
del rilevante contenzioso giudiziario, che riguarda
i bandi, le attività della commissione unica di
valutazione e le aggiudicazioni. I giudizi, ancora
pendenti, hanno bloccato la concreta realizzazione degli impianti, al punto che, ancora a metà
2006, nessuna attività riguardante la chiusura del
ciclo dei rifiuti è stata intrapresa.
Per quanto riguarda gli impianti di compostaggio, la Corte dei Conti rileva che nel 2005 ne
sono operativi solo tre, rispetto ai sei impianti
melpignano, comune riciclone
Luogotenente Antonio Marciano,
Comandate del Nucleo Operativo Ecologico
dell’Arma dei Carabinieri di Lecce
otto contro
troppi
Il Luogotenente Antonio Marciano, Comandante del N.O.E.
(Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri a Lecce, illustra il quadro degli illeciti ambientali nel nostro territorio.
Gli otto uomini del N.O.E., a partire dal 2003, contrastano i
reati ambientali nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto.
Qual è il tipo di illecito
ambientale più diffuso nel
Grande Salento?
“L’illecito più diffuso è l’abbandono incontrollato di rifiuti
nelle aree degradate, favorito
dalla disattenzione di talune istituzioni locali rispetto al fenomeno. I rifiuti abbandonati possono
essere pericolosi. È il caso
dell’Eternit che, se è friabile, rilascia fibre di asbesto potenzialmente cancerogene. Anche gli
elettrodomestici abbandonati
sono nocivi: un frigorifero contiene CFC (clofluorocarburi), ossia
gas ad effetto serra; una lavatrice ha condensatori al PCB (policloruro bifenile); un televisore ha
gas, componenti al PCB e metal-
modesto. Nei casi in cui si è
manifestato, è stato intrapreso
non dalla criminalità organizzata, ma da imprenditori ed aziende: gestori di discariche o di
impianti di trattamento ed altri
ancora.
Nel 2006, abbiamo scoperto
un intenso traffico di rifiuti pericolosi, il cui epicentro era il
porto di Taranto. Il porto muove
in gran quantità merci, in arrivo o
in partenza da tutto il mondo. Su
alcune navi mercantili, dirette
verso il Medio Oriente o paesi
dell’est, vi erano imbarcati
numerosissimi container ricolmi
di materie plastiche. La plastica
era un rifiuto speciale, poiché
proveniva dal riciclo dei rifiuti.
“IL TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI PERICOLOSI
IN PROVINCIA DI LECCE È MODESTO.
E’ INTRAPRESO NON DALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA,
MA DA IMPRENDITORI ED AZIENDE:
GESTORI DI DISCARICHE O DI IMPIANTI DI TRATTAMENTO”
li tossici. In seguito alle numerose e quotidiane segnalazioni dei
cittadini, interpelliamo gli enti
locali, affinché adottino i provvedimenti previsti dalla legge per il
ripristino dello stato dei luoghi.
Tuttavia, il compito istituzionale del NOE è soprattutto l’investigazione e la repressione di illeciti ben più gravi, quali il traffico illecito di rifiuti o l’associazione per delinquere.
In ambito provinciale, il traffico illecito di rifiuti pericolosi è
previsti dal Piano di Gestione. Hanno una quantità modesta di potenza autorizzata, pari a
438mila tonnellate all’anno, di cui ne riescono a
trattare appena 173mila. Inoltre, due di questi
impianti sono stati più volte coinvolti in inchieste
giudiziarie sui traffici illegali di rifiuti.
Infine, la potenza autorizzata degli impianti
di trattamento meccanico-biologico di rifiuti
indifferenziati è di quasi 270mila tonnellate per
anno. Tuttavia, i rifiuti in ingresso agli impianti non
raggiungono le 230mila tonnellate.
Se tale rifiuto fosse giunto a
destinazione, sarebbe potuto
ritornare in Italia sotto forma di
giocattoli destinati ai bambini, di
presidi medici chirurgici o di
involucri per alimenti. Grazie
all’Agenzia delle dogane, è stata
elevata la soglia di attenzione
nei porti pugliesi e nazionali, tant’è che le spedizioni transfrontaliere di rifiuti ora avvengono
secondo le norme europee ed
internazionali che prevedono la
tracciabilità dei materiali”.
il tacco d’Italia
Sergio Blasi,
Quali sono i vantaggi
della raccolta differenziata spinta dei rifiuti?
“Dal 2000,
l’Amministrazione ed i cittadini di Melpignano
fanno la raccolta differenziata spinta dei rifiuti
urbani. Tale scelta è dettata da ragioni di attenzione verso l’ambiente.
Ma non solo, vi è una legge da rispettare, il Decreto Ronchi del 1997. Il
Decreto fissava in termini precisi la
quantità di rifiuto da differenziare e
recuperare: il 15% entro il 1999; il
25% entro il 2001; il 35% entro il
2003.
Prima del 2000, a Melpignano,
attraverso il tradizionale metodo delle
campane in strada, la quota di rifiuto
riciclato era del 4%. Successivamente,
in poco tempo, abbiamo raggiunto gli
obiettivi fissati dal Decreto Ronchi, con
molti vantaggi per la comunità. Infatti,
meno rifiuti conferiamo in discarica,
meno paghiamo per lo smaltimento.
Inoltre, guadagniamo dalla vendita dei
rifiuti differenziati ai Consorzi, come il
CONAI, i quali li acquistato (carta,
vetro, alluminio, ecc.) come materie
prime da riutilizzare.
Laddove non si è provveduto per
tempo ad attuare tale modalità di
gestione dei rifiuti, i costi per i cittadini
sono più elevati. Ricordo che, nel
2005, la media provinciale della differenziata era di circa il 7%. Ben al di
sotto delle quote fissate dalla legge.
Le amministrazioni, soprattutto
quelle di centrodestra, che oggi lamentano un aumento dei costi e delle
tasse legate alla gestione dei rifiuti,
sono le stesse che, nel corso degli
anni, ben poco o nulla hanno fatto per
promuovere la raccolta differenziata
spinta nei loro Comuni”.
Qual è la situazione degli impianti per la gestione dei rifiuti nel
Salento?
“Vi sono numerosi problemi, e le
ragioni sono spesso ravvisabili nelle
scelte compiute in passato dal
Commissario delegato all’emergenza
rifiuti, Raffaele Fitto.
Nel 2004, il Commissario firma un
Protocollo di Intesa, insieme ai
Presidenti delle Ato Le 1, Le 2 e Le 3
ed il Presidente della Provincia di
Lecce, fissando le date di chiusura
delle discariche: quella di Poggiardo
nel 2005; Nardò nel 2006; Ugento nel
2006; Cavallino a settembre 2007.
In seguito, lo stesso Fitto, insieme
32
Settembre 2007
Sindaco di Melpignano
ad altri esponenti di
Forza Italia, come
Raffaele Baldassarre e
Rocco Palese, fanno una
battaglia politica per la
riapertura della discarica
di Nardò, poiché vi sono
ancora 400mila metri
cubi di capienza disponibili per accogliere i rifiuti.
Tuttavia, Fitto conosceva
questa situazione anche nel momento
in cui firmava il Protocollo, dimostrando di averlo fatto solo per ragioni di
convenienza politica (erano vicine le
elezioni amministrative).
Inoltre, nel 2003, il Commissario
prevede di fare a Poggiardo l’impianto
di biostabilizzazione. L’impianto necessita anche di una discarica di soccorso. L’amministrazione di centrodestra
non vuole la discarica. Allora, Fitto
decide di fare la discarica di soccorso,
a 20 km di distanza, in Corigliano
D’Otranto e sulla falda acquifera.
Infine, per il rifiuto biostabilizzato a
Poggiardo occorre un impianto che lo
trasformi in C.D.R.
Il Commissario decide che l’impianto deve essere a Cavallino, a 40
km di distanza.
Strutture che in tutto il mondo sono
concentrate in un unico posto, nell’ATO
LE 2 sono distribuite su 40 km”.
Il Commissario non ha previsto,
per il bacino LE 2, neanche un impianto per il compostaggio. E’ paradossale
che, in un territorio in cui il 40% dei
rifiuti è di tipo organico, il rifiuto umido
debba essere portato in discarica,
anziché utilizzato per produrre compost fertilizzante o trasformato in energia da biomasse”.
//Cultura //Mostra-evento //Kash Gabriele Torsello
per amore
di tutte
le shabana
luglio: inaugurata a Casarano la sede
della “Fondazione Daniela e Paola
Onlus”, intitolata alle due sorelle vittime dell’attentato di Sharm el Sheik, in Egitto,
due anni fa. La nuova istituzione, sorta nell’exLazzaretto adiacente alla chiesa di S. Maria della
Croce (detta anche “chiesa di Casaranello”), ha
lo scopo di aiutare bambini orfani, abbandonati
dai genitori o tolti alla famiglia naturale perchè
giudicata inidonea al sostentamento della prole
ed incentivare la cultura dell’affido e dell’adozione. Alla cerimonia – molto toccante soprattutto
per gli interventi dei genitori delle ragazze,
Claudio e Laura Bastianutti – hanno partecipato,
tra gli altri, Massimo D’Alema, ministro degli
Esteri e vice presidente del Consiglio; Nichi
Vendola, presidente della Regione; Giovanni
Pellegrino, presidente della Provincia; Giulio
Cesare Giordano, rappresentante italiano dell’Unesco. Era atteso Farouk Hosny, ministro
della Cultura egiziano, ma per motivi di salute ha
declinato l’invito, promettendo una visita a
Casarano in un altro momento.
In attesa dell’avvio dell’attività, previsto per
i primi di settembre, la sede della Fondazione ha
ospitato “Shabana”, la mostra fotografica di
Kash Gabriele Torsello, dedicato all’infanzia
negli scenari di guerra. Shabana è il nome della
di Enzo Schiavano
21
Gabriele Torsello
bambina afgana il cui viso, prima deturpato da
un tumore, poi ritornato a splendere grazie
all’intervento dei medici, è stato assurto a simbolo dell’esposizione. Come quello di Shabana,
gli sguardi tristi dei bambini, catturati dall’obiettivo di Torsello, sono secchiate d’acqua gelida che riescono a risvegliare le coscienze, seppure avvezze a immagini di guerra che il mezzo
televisivo mostra ogni giorno. La mostra
il tacco d’Italia
33
Settembre 2007
“Shabana” è stata inserita nel cartellone dell’edizione 2007 di “Salento Negroamaro”, la rassegna delle Culture migranti.
Gabriele Torsello, in arte Kash, vive tra il
Salento (è originario di Alessano) e Londra, dove
opera come fotografo professionista. Il fotoreporter ha realizzato reportage in alcune delle
zone più calde del pianeta – dal Kashmir al
Nepal, quindi India e Afghanistan – prestando
particolare attenzione alle condizioni reali di
vita delle popolazioni, documentandole direttamente dal loro punto di vista.
Nelle sue foto denuncia realtà terribili, ma
anche la voglia e la determinazione a ricostruire la propria serenità. Torsello è anche autore
del primo libro foto-giornalistico al mondo sul
Kashmir (dal titolo “The heart of Kashmir”), la
regione contesa tra India e Pakistan, dove dal
1948 si combatte una guerra civile. Tra i suoi
scatti più recenti e più impressionanti, le donne
afghane e le loro condizioni di vita. Il fotografo
salentino è diventato famoso in tutto il mondo
per una vicenda del tutto estranea alla sua professione. Nel settembre 2006, infatti, torna in
Afghanistan per documentare la nuova ondata di
violenza, ma il 12 ottobre viene sequestrato da
un gruppo di attivisti talebani e rilasciato dopo
23 giorni di prigionia.
//Cultura //Salentini d’elezione //Tommaso Del Signore
arte di passaggio
di Antonio Lupo
onosce il Salento, dove finora aveva soggiornato solo per brevi periodi estivi, da qualche
anno. Nel marzo scorso decide di stabilirsi
nelle campagne di Acquarica del Capo. Nella exstazione semaforica, posto di strategico avvistamento in periodo bellico, dalla cui alta finestra si
domina con lo sguardo molta parte dello Ionio, qui
ha organizzato il suo studio. Sulle pareti della
torre vi ha trovato i graffiti dei soldati di guardia,
ci dice. “Ho saputo che c’era un faro per le segnalazioni difensive e alcuni contadini del luogo vi
hanno trovato rifugio durante l’ultima guerra”.
Proprio qui, nel silenzio degli uliveti che
degradano verso il mare, il bisogno di riflettere
sul suo percorso lavorativo ed esistenziale prende il sopravvento…
C
Dove sei.
Una fotografia di Tommaso Del Signore
Nel creare il suo “giardino”, ritorna sulle sue
ricerche concettuali e spazio-temporali, sulla
fusione di suono e immagini nelle loro variazioni
e sopratutto sulla fotografia. Per farsi un’idea dei
suoi lavori basta scorrere i cd nei quali configurazioni geometriche si compongono e scompongono, dissolvendosi, amplificandosi e riproducendosi in diverse combinazioni.
Tommaso vuole proseguire le sue ricerche,
comprese quelle sull’isolamento e sull’alienazione; è qui di passaggio, ci dice, sorridendo. Non sa
se si fermerà...la sua è una storia in movimento,
proprio come le sue creative produzioni multimediali in progress.
Ha cominciato la sua attività artistica con la
musica, praticando ricerche elettroacustiche già
il tacco d’Italia
34
Settembre 2007
DA LONDRA SI È TRASFERITO
IN SALENTO, DOVE VIVE
E LAVORA NELL’EX-STAZIONE
SEMAFORICA DI ACQUARICA
DEL CAPO, POSTO
STRATEGICO DI AVVISTAMENTO
IN PERIODO BELLICO.
UN LUOGO DI ISPIRAZIONE
PER PRODUZIONI
MULTIMEDIALI IN PROGRESS
a tredici anni. Qualche anno dopo il precoce inizio, ha aperto uno studio di registrazione a
Firenze, dove è nato. A ventidue anni si è trasferito a Londra, città originaria di sua nonna. Figlio
d’arte, vanta ascendenti lontanamente pugliesi.
Collabora ad installazioni visivo-sonore che
sono come originali “dialoghi in famiglia” in collaborazione con sua madre, Maria Novella Del
Signore, ma anche con suo padre, il fisico
Giovanni Del Signore, che viene coinvolto in performances di arte cinetica. Suo nonno Primo
Conti, tra le figure più importanti della pittura del
Novecento, di madre pugliese, aveva sposato
un’inglese come si legge nel catalogo delle sue
opere, edito da Electa (1980) per la Fondazione P.
Conti.
Partito con esperienze sperimentali di musica
elettronica, Tommaso si dedica alla realizzazione
di alcune colonne sonore, a partire da quella commissionata dal designer Paolo Deganello per la
Triennale di Milano dell’86. Dall’86 all’89 lavora
tra Firenze e New York nell’organizzazione e selezione di films per il festival fiorentino annuale di
cinema indipendente americano Florence Film
Festival. Seguono installazioni concettuali, come
quelli sulla self-terapia, in una sintassi combinatoria di suggestivi effetti musicali e visivi.
Tra le varie esperienze di contaminazioni visivo - sonore, Tommaso si impegna per alcuni anni
insieme al suo amico David Clegg che lavora in
un day-hospital per malati di alzhaimer all’ultimo
stadio per un video che ne racconti l’esperienza.
Un interessante lavoro di terapia musicale, grazie
alla quale i degenti suonano diversi strumenti e si lasciano andare alla “loro”
memoria.
Da questa sinergia nascono il breve
film I jumped in the river, prodotto e coordinato da David Clegg ed esposto alla
Sepentine Gallery di Londra (2002) e la raccolta dei testi originali dei pazienti, recentemente pubblicati in Ancient Mystere,
Trebus Projects 2007.
Nell’uscire, tra le foto del suo studio,
l’attenzione è catturata da un’immagine per
la quale gli è stato assegnato il premio fotografico della rassegna Non luoghi, organizzata l’anno scorso dall’Ordine degli
Architetti della Provincia di Lecce.
Col suo obiettivo ha ripreso la cava nei
pressi della cilindrica Masseria Tonda ( XVI
sec.), in un angolo della quale un uomo
assorto nei suoi pensieri, con la testa chinata guarda a terra. L’ha intitolata
Purgatorio. In una connotazione quasi “spirituale” ha ripreso un luogo “familiare” e
“mentale”, vicino alla sua abitazione in
campagna, dove, dedicadosi alle sue piante,
può coltivare anche le sue ricerche sul silenzio e
sulla solitudine, mettendo alla prova la sua creatività e la sua “autodisciplina”.
“Ho visitato inizialmente il luogo per vedere
una bella Masseria diroccata e non con l’intenzione di scattare questa fotografia - racconta -.
La scoperta della cava abbandonata e delle misere auto bruciate è stata subito scioccante.
Questo brusco contrasto tra la bellezza che ci si
aspetta e la realtà della scena è diventata l’ispirazione per la fotografia.
All’improvviso, il luogo mi è parso avere una
tetra qualità quasi tombale, acuita dal fatto che
la fossa è rozzamente scavata nel paesaggio e,
essendo al di sotto del livello del suolo, rimane
immobile e silenziosa, separata dalla continuità
della vita nei campi circostanti. Questa esclusione dalle vedute e dai suoni e il senso di ingiustizia e di contaminazione connota questa zona
come un “non luogo”.
La superficie deturpata e sfregiata della
cava, le pareti di pietra e la torre della Masseria
che sovrasta il luogo trasmettono una genuina e
tradizionale stabilità del processo e dei materiali, da cui le auto abbandonate e i rifiuti accumulati mi sono immediatamente sembrati alieni,
come se fossero caduti da un tempo completamente diverso, soltanto per rovinare e contaminare il luogo senza alcuna sensibilità. Tuttavia,
volevo far vedere che l’inquinamento è temporaneo, poiché le auto iniziano a essere assorbite e
a corrodersi lentamente e a sparire, assumendo
la consistenza e le caratteristiche del paesaggio
e della terra rossa. Considerato il carattere del
luogo e l’intenzione non soltanto di documentarlo ma anche di trasmettere qualcosa della sua
atmosfera, ho voluto che il paesaggio stesso
avesse un ruolo dominante e ho aspettato una
luce e un cielo (che qui può sembrare in un certo
senso più smisurato che in altri posti) adatti.
I miei sentimenti personali in questo spazio
sono di tristezza e delusione, per il fatto che la
storia del luogo stesso sembra corrotta e, in un
certo senso, temporaneamente morta.
La figura illuminata di un uomo mentre la
cava stessa rimane nel buio non è stata preparata ma sembra allontanarsi in modo appropriato.
Volevo realizzare un’immagine che fosse in
superficie malinconica ma racchiudesse l’idea
che, tra qualche anno, le auto e i rifiuti potrebbero sparire mentre la torre e il paesaggio
rimarranno”.
La forza sconvolgente del paesaggio e il
senso enigmatico di qualcosa che va “oltre” sono
gli elementi che connotano con maggiore intensità i lavori fotografici di Tommaso. Il resto è
ancora da scoprire.
Purgatorio.
La fotografia con la quale Tommaso Del Signore
ha vinto il premio in occasione della rassegna
“Non luoghi”, organizzata l’anno scorso
dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce
//Cultura //Piccoli editori crescono //Francesco Accogli
i sette
colori
dell’iride
NATA NEL 1999, LA CASA EDITRICE
DELL’IRIDE VANTA COME CURATORI
DELLE COLLANE PERSONALITÀ
COME FRANCESCO LA PORTA
E SERGIO BLASI. L’IMPEGNO DI FRANCESCO
ACCOGLI NEL FINIBUSTERRAE
di Paolo Vincenti
osso è il colore della storia, della politica,
delle tradizioni popolari, della religione; arancio è il colore della letteratura, delle biografie,
degli epistolari; giallo è il colore delle donne, dei
giovani, dello sport, dei fumetti; verde è il colore
dell’ambiente, del turismo, del folklore; azzurro,
infine, è il colore delle belle arti come la pittura, la
scultura, l’architettura, la fotografia, l’archeologia,
l’urbanistica. Sette sono le collane editoriali della
tricasina casa editrice Dell’Iride, come sette sono i
colori che compongono l’arcobaleno, al quale il
fondatore della casa editrice si è ispirato per dare
un nome alla sua azienda, o per meglio dire, al suo
laboratorio culturale. Le Edizioni Dell’Iride nascono
a Tricase nel 1999, da un’idea di Francesco Accogli,
affermato studioso tricasino e direttore della
biblioteca comunale, il quale da una vita si spende
per la crescita culturale salentina. Titolare della
casa editrice è Maria Donata Amodio, moglie di
Accogli, e lo scopo della nascita delle Edizioni
Dell’Iride, come si legge in una nota di presentazione, “è quello di dare voce agli storici, ai poeti e ai
narratori, agli intellettuali in genere, del territorio
del Sud Salento e del Capo di Leuca”.
Innegabilmente determinante nelle linee programmatiche è il fattore geografico, per una casa
editrice che ha sede a Tricase, centro ideale e
punto di riferimento per tutto il Capo di Leuca.
Curatore della collana rossa è Alessandro Laporta;
di quella arancione è Donato Margarito, così come
di quella gialla è Enzo Ferramosca, di quella verde,
Rita Accogli e di quella azzurra, Giovanni Giangreco.
Ma alle prime sette collane se ne sono aggiunte poi
delle altre, come quella nera (cinema, teatro, televisione), curata da Virginia Peluso e Andrea
Facchini, quella bianca (musica), curata da Donato
Russo e Sergio De Blasi, e quella anastatica
(ristampe di opere del passato), curata da Sergio
Torsello. Ovvio, per una casa editrice giovane e
dinamica, essere in continua evoluzione, perché in
evoluzione sono i nostri tempi e in fermento è sempre il pensiero, mai fermo, sempre indomito. Infatti,
oltre all’editoria tradizionale (volumi, opuscoli,
periodici, agende, guide, depliant, ecc.), Edizioni
Dell’Iride offre anche una editoria multimediale
(floppy, cd, video-musi cassette) e il punto vendita,
che si trova in piazza Principessa Antonietta a
Tricase, è molto fornito ed accogliente. Francesco
Accogli, direttore editoriale dell’Edizioni dell’Iride, è
autore di molti libri e numerosi sono i suoi contributi sparsi su riviste e periodici. Militante di lunga
R
il tacco d’Italia
35
Settembre 2007
data della sinistra (è stato per molti anni segretario cittadino della locale sezione dei D.S.), è oggi
responsabile del settore Servizi Sociali di Tricase. E’
inoltre direttore editoriale del bimestrale “DS informa. Terra di Leuca”, periodico del partito dei DS. Ad
oggi, la casa editrice ha pubblicato più di sessanta
titoli, fra i quali, per ricordare alcuni fra i più recenti, I cinque castelli della Terra di Tricase (2006), a
cura di Francesco Accogli, Best. Sindaci e farfalloni, di Alfredo De Giuseppe (2006) Massimo
D’Alema. Pensare all’Italia…con il cuore e con la
mente a cura di Francesco Accogli (2006), la
ristampa di un classico come Finibusterre di Luigi
Corvaglia (2006). Certo, una piccola casa editrice
come questa deve fare i conti ogni giorno con le
difficoltà di operare su un territorio più che periferico, quale è il Capo di Leuca, che comunque riflette, nel locale, quel che avviene su scala nazionale,
vale a dire un pubblico di lettori che si assottiglia
sempre più ed un mercato editoriale che invece
sembra più che saturo. A fronte di pochissimi lettori, infatti, ci sono troppi libri che vengono pubblicati e molti di questi, soprattutto quelli che non possono contare su un battage pubblicitario che solo
le grosse case editrici nazionali possono permettersi, sono inevitabilmente destinati all’oblìo. Accogli
ci ha raccontato del suo legame con la terra natale, quella Leucadia, cantata in versi e narrata in
prosa da fior di poeti e romanzieri salentini di ieri
e di oggi, dell’attaccamento filiale alla sua città
madre, quella Tricase che può vantare una storia
lunga e variegata ed un territorio ricco di bellezze
artistiche e paesaggistiche come pochi altri centri.
Qui, nonostante la scarsa attenzione riservata dai
lettori, editori indipendenti come l’Accogli continuano la loro opera di mediazione culturale perché
la molla che li fa andare avanti non è evidentemente la ricerca del profitto, ma la grande passione che
li anima: quell’amore nei confronti dell’universo
libro che li fa continuare ad investire in un settore
in cui, se non ci si chiama Einaudi, Mondadori,
Feltrinelli e via dicendo, non si ha nessuna possibilità di arrivare nei grossi circuiti distributivi e quindi di far conoscere e vendere i propri prodotti editoriali. L’orizzonte non sembra quindi chiaro e limpido, sed tenebrae non prevalebunt. Infatti, dopo la
bufera viene il sereno, annunciato magari da un
arcobaleno, il più poetico e ben augurante degli
arcobaleni, che fa rifulgere nel cielo del Capo di
Leuca, tutti insieme, i suoi magnifici colori. I colori
dell’Iride.
//Turismo //Progetti interistituzionali //Città Aperte
ancora tanto Salento da
vedere. Perché questa
terra, estremo lembo
d’Italia, non finisce con l’estate.
L’hanno capito amministratori ed istituzioni, una volta tanto in sinergia, che
hanno offerto al turista un raggio
ampio di scelta, nei giorni estivi
bagnati dall’afa ed anche in quelli
bagnati dalla pioggia. Quando anche
chi aveva preferito il mare si è spostato nell’entroterra e lì ha trovato, forse
con sua sorpresa, un cuore pulsante,
un tessuto attivo, vivo, pronto a
mostrarsi e lasciarsi conoscere. Che
cosa vedere, che cosa assaggiare,
quali vini degustare. Che cosa cercare,
all’ombra delle stradine strette dei
piccoli centri dove il traffico non
passa; una volta dimenticati ed oggi,
invece, valorizzati. Oggi “aperti” agli
sguardi e alla curiosità di chi li vede
per la prima volta e di chi li conosce a
memoria. A queste domande ha risposto il progetto “Città Aperte”, che è
stato riproposto per il secondo anno
consecutivo dall’assessorato al
Turismo della Regione Puglia, dato il
positivo riscontro della prima edizione
pilota. Organizzato e coordinato
dall’Apt (Azienda di promozione turistica) della Provincia di Lecce, è stato
realizzato in collaborazione con alcuni
partner primari, quali Provincia,
Comune di Lecce e Camera di
Commercio ed altri partner che a vario
titolo sono stati coinvolti nell’iniziativa, ovvero Comuni, enti, associazioni di
categoria, imprenditori, operatori culturali, associazioni del terzo settore.
A progetto non ancora concluso
abbiamo chiesto un bilancio dell’iniziativa a Stefania Mandurino, commissaria Apt, che si è detta molto soddisfatta dei risultati registrati. Gli obiettivi del costituire un “sistema turismo
salentino” e del coinvolgere nell’impresa tanti partner istituzionali e del
mondo delle associazioni sono stati
raggiunti in pieno. E già prima di concludere l’edizione 2007 di “Città
Aperte” sono in cantiere idee nuove
per l’anno prossimo. Ma non sarà
necessario aspettare così tanto, ha
anticipato Mandurino, perché visto
l’interesse dei turisti e degli stessi
salentini per le iniziative promosse,
anche l’autunno si annuncia ricco di
appuntamenti.
C’è
Lecce. Chiesa Santa Croce
salento aperto
DAI CENTRI PIÙ CONOSCIUTI ALLE REALTÀ MENO RUMOROSE, DOVE PULSA
LO SPIRITO SALENTINO PIÙ ANTICO. E PIÙ VIVO CHE MAI. L’APT HA SVELATO
LE CITTÀ AI VISITATORI
di Margherita Tomacelli
sistema turismo, è questa la strada
“Città aperte” è la
Salento’, ‘Le passeggiate per i
prima iniziativa di markeborghi e per le città, ‘I parchi
ting territoriale che coinaperti’ e ‘I percorsi di fede’.
volge l’intero Salento e la
Tra le escursioni programmaprima a presentare un’ofte le più frequentate sono
ferta turistica così struttustate quelle nel grande
rata. Può tracciarne un
Salento. In tre casi, infatti, ci
bilancio?
siamo spinti oltre i confini
“Il progetto ha soddisfatdella provincia di Lecce, proto pienamente le aspettative
ponendo la visita di tre perle
che avevamo sviluppato in
pugliesi come Ostuni, Martina
base al successo dell’espeFranca ed Alberobello. Con le
rienza pilota dell’anno scorpasseggiate naturalistiche e
so. Ero convinta che l’offerta
nei centri archeologici abbiaturistica nel suo complesso
mo soddisfatto i gusti di tutti;
sarebbe stata gradita all’osono state molto apprezzate
spite anche perchè abbiamo
quelle nei centri storici delle
Stefania Mandurino,
ampliato ulteriormente il
città più tradizionali, come
commissaria Apt Provincia di Lecce
progetto del 2006, inserendo
Lecce, Gallipoli ed Otranto
nuovi siti tra gli itinerari conma anche quelle nei borghi
sigliati e coinvolgendo altri
meno frequentati sono state
soggetti”.
gradite”.
Qual è l’aspetto del progetto che ha avuto
Che cosa è cambiato nel progetto rispetto
maggior successo?
all’anno scorso?
“Oltre a ‘Città Aperte’ hanno riscosso grande
“L’offerta complessiva è stata molto più orgainteresse gli eventi collaterali, che abbiamo prenica e strutturata. Quest’anno abbiamo ampliato
sentato divisi in quattro sezioni: ‘Le vie del
le escursioni con guida e bus che sono state comil tacco d’Italia
36
Settembre 2007
mercializzate e gestite direttamente dalle agenzie di viaggio. Abbiamo infatti voluto conferire un
ruolo importante agli imprenditori del turismo e
coinvolgere le associazioni di categoria, ad
esempio del settore agroalimentare e del sistema moda, per presentare al turista non solo le
bellezze paesaggistiche, culturali e architettoniche della nostra terra, ma anche il suo ‘saper
fare’ tipico”.
Chi ha partecipato alle vostre iniziative?
“Non solo i turisti. Ci ha fatto molto piacere
notare che gli stessi salentini hanno riscoperto il
piacere della conoscenza, dell’approfondimento
della propria terra. Questi conoscevano già dall’anno scorso l’iniziativa e, in molti casi, già l’a-
insieme ed organizzarsi. Che cosa fa la differenza di “Città Aperte” rispetto ad altri progetti
simili che però non vanno in porto con la stessa fortuna?
“Proprio la capacità di fare sistema. Non è
stato semplice. Ci sono state tipologie diversissime di operatori che si sono messi insieme,
con tutte le difficoltà che questo ha comportato, ma che hanno saputo trovare un punto di
incontro e di collaborazione per andare avanti.
Sono molto soddisfatta della disponibilità e
della voglia di collaborare che tutti i partner
hanno dimostrato. L’obiettivo era offrire un prodotto integrato ad un territorio con tante peculiarità da mettere in rete e da presentare al
OFFRIRE AGLI OSPITI UN PRODOTTO TURISTICO INTEGRATO; SPOSTARE
LA GENTE DALLE MARINE ALL’ENTROTERRA; CREARE UN SISTEMA
CHE SI PRESENTASSE NELLA SUA COMPLESSITÀ E CHE FOSSE IN GRADO
DI PARLARE UN UNICO LINGUAGGIO. ERANO QUESTI GLI OBIETTIVI
DI “CITTÀ APERTE” 2007. TUTTI PIENAMENTE RAGGIUNTI
spettavano. Per noi è stata una grande soddisfazione notare che si informavano perché volevano
prendere parte alle escursioni e che ci hanno
proposto di ripetere le iniziative anche in altri
periodi dell’anno, meno caldi, dunque più favorevoli alle passeggiate all’aria aperta. Io credo che
proprio dai salentini si debba partire per organizzare iniziative in altri periodi dell’anno.
Naturalmente il progetto non si chiude qui,
ma continua, anche se a ritmo ridotto, in occasione di ponti particolari o delle festività natalizie. E’ prevista, ad esempio, un’escursione nel
Parco del Negramaro in occasione del Novello in
festa e quindi di San Valentino. Ma ci sono già
idee in cantiere per l’autunno”.
Il Salento ha dimostrato che sa mettersi
nostro ospite; prendere le persone dalle marine
e portarle nell’entroterra, facendo sapere loro
che nel mese di agosto esiste anche un altro
Salento, quello dei centri storici, dei parchi, ma
anche del buon olio e del buon vino, che merita
di essere visitato. Il nostro intento era mettere
insieme l’agente di viaggio con l’operatore del
terzo settore, con la Pro loco, con l’ente pubblico, con l’ufficio di informazione turistica pubblico, per creare un sistema turistico che si presentasse nella sua complessità e che fosse in
grado di parlare un unico linguaggio. Posso dire
che tutti i nostri obiettivi sono stati raggiunti ma
che continueremo ad impegnarci affinché il rapporto stretto con il territorio che abbiamo riscoperto si consolidi sempre di più”.
Casarano. Centro storico
// Bilanci //Che cosa è successo //Tutti i colori della cronaca
Ph Roberto Rocca
che estate è stata
di Laura Leuzzi
e sono successe di tutti i
colori, sotto il sole che ha
infuocato la terra rossa. I
mesi estivi sono stati pieni zeppi
di avvenimenti per il Salento. Ne
abbiamo accolti alcuni con grande piacere; i numerosi spettacoli, ad esempio, che hanno animato le piazze e offerto svago a
cittadini e turisti. Ed avremmo
preferito non assistere ad altri,
come gli incendi o le morti sulla
strada. Ecco una veloce cronaca
di 60 (o poco più) giorni estivi a
tutto Salento.
N
RESOCONTO SEMISERIO DELLE CALDE GIORNATE
AL SOLE SALENTINO
Turismo
Welcome to Salento. Non per i pugliesi
Quella targata 2007 sarà ricordata come
un’estate dalla positiva presenza turistica. Gli italiani sono arrivati soprattutto dal Nord (sempre
più strutture rifiutano prenotazioni per meno di
una settimana, il che impedisce le brevi permanenze dei turisti del Sud); gli stranieri, da
Svizzera, Germania, Olanda, Francia, Inghilterra.
Case-vacanze? Meglio lo “zapping”
La casa-vacanze è entrata in crisi. Vuoi per la
scarsa disponibilità finanziaria, vuoi per il nuovo
modo di intendere le ferie, sempre più “zapping”
da una località all’altra.
B&b in crisi
I b&b non se la sono passata meglio, ma stavolta le ragioni sono da ricercare nella proliferazione delle strutture (nel 2003 se ne contavano
50, oggi 650).
Turisti “fai da te”
E’ ritornata in voga una tendenza retrò: il
“turismo fai da te”. Come negli anni ’50, i vacanil tacco d’Italia
38
Settembre 2007
zieri dicono “sì” ad ombrellone e lettino nei lidi
ma, per risparmiare, si portano la merenda da
casa.
Vacanze d’oro
Se per i pugliesi non c’è stato posto, per i
russi ce n’è stato, eccome. Tre yacht da favola
(uno lungo 65 metri), il 14 agosto hanno attraccato al largo del lido Mar y sol di Gallipoli. I titolari, di nazionalità russa, hanno chiesto dieci
ombrelloni in prima fila dicendosi disposti a
pagarli qualunque cifra. Chiedendo ai suoi clienti
la cortesia di “indietreggiare”, il gestore dello stabilimento ha ricavato il posto per i vacanzieri last
minute. Ai quali ha chiesto, come a tutti, solo 14
euro ad ombrellone. A Brindisi ha ormeggiato
Utopia, 72 metri, pensata per crociere vip (costo
di 450-475mila euro alla settimana).
Vip “pizzicati”
E di vip se ne sono visti un bel po’, su entrambe le coste salentine. Gli scatti dei paparazzi
hanno “pizzicato” il bel Fabrizio Corona (chi la fa
l’aspetti) in quel di Gallipoli, le altrettanto belle
Magda Gomez al lido Coco Loco di Marina di
Ugento e Maddalena Corvaglia al Lido azzurro di
Leuca. Meno belli, ma comunque avvistati in giro
per il Salento, sono stati Giovanni Rana (a Leuca),
Pierferdinando Casini (ad Otranto) e Mario Biondi
(a Lecce).
Dalla parte della formica
Tra la cicala e la formica, scelgono la formica. I leccesi sono risultati, in Puglia, i meno inclini all’indebitamento a fine voluttuario: il rosso dei
salentini ammonta a 7.724 euro, quasi la metà
del resto della Puglia.
Magda Gomez
Ambiente
Tanto fumo
Il Salento brucia. Dal 20 giugno al 20 agosto,
sono andati in fumo 231 ettari di macchia mediterranea, 129 ettari di terreno coltivato e 1739
ettari di terreno incolto. Il Comando provinciale
dei vigili del fuoco ha effettuato 1639 interventi. I
casi più allarmanti si sono verificati nella notte
tra il 24 e il 25 giugno presso l’oasi naturalistica
delle Cesine (in 15 ore di rogo, sono andati perduti dieci ettari di bosco e macchia e 20 di palude) ed il 5 agosto sulla costa di Torre Mozza (sono
stati devastati 100 ettari di bosco e macchia),
dove, per precauzione è stata evacuata la struttura ricettiva “Rottacapozza”.
Torre Vado.
Mercantile inabissato
Gasdotto. Otranto contro Golia
Otranto si è opposta alle multinazionali
Edison e Depa e ad interi Stati dall’Asia
all’Europa che hanno investito 350 milioni di euro
per realizzare un gasdotto tra le coste greca e
pugliese. Per dare l’ok all’opera, Luciano Cariddi,
sindaco idruntino, attende documenti (come la
Via, valutazione di impatto ambientale) che
accertino l’inconsistenza del pericolo.
Giù le mani da Palascìa
Ha riguardato ancora Otranto il progetto
Punta Palascìa.
Il faro
Giovanni Rana
San Cataldo.
La spiaggia
Mario Biondi
della Marina di ampliare la propria base militare,
attualmente oggetto di indagini della magistratura di Lecce che ha ipotizzato abuso edilizio e danneggiamento paesaggistico in seguito all’esposto
del comitato “Giù le mani da Punta Palascìa”. Le
ruspe che hanno già divelto parte della scogliera
che rientra nel parco Otranto-Santa Maria di
Leuca e Bosco di Tricase sono state bloccate. Nel
frattempo, si sono susseguite iniziative promosse
dal comitato, tra cui la manifestazione, nella
notte tra il 18 e il 19 agosto, con mostre fotografiche, concerti, proiezioni video.
Tempo di ferie. Anche per le discariche
Il periodo di ferie delle ditte che gestiscono
gli impianti di smaltimento rifiuti di Grottaglie e
Fragagnano ha messo in allarme Poggiardo. La cui
discarica proprio in quei paesi trasporta, dopo
averli trattati, i rifiuti raccolti in 46 Comuni del
Basso Salento. La Provincia ha stabilito che fino
al 20 agosto questi sarebbero stati smaltiti ad
Ugento. Che non l’ha presa proprio bene.
A bocca asciutta
A poco sono servite le manovre
dell’Acquedotto pugliese per fronteggiare l’emergenza idrica edizione 2007. Hanno continuato a
boccheggiare i Comuni del basso Salento, Ugento
in testa.
Il Salento ha visto nero
Buio pesto nel Salento il 25 e il 26 luglio,
quando ha preso fuoco un trasformatore d’energia della centrale di Galatina. In molti Comuni l’erogazione del servizio si è regolarizzata solo il
giorno successivo.
Mercantile inabissato. Pericolo scampato
Avrebbe potuto causare un grave danno
ambientale il mercantile affondato a luglio Torre
Vado, ma le 19 tonnellate di gasolio e i 600 chili
di olio carbo-lubrificante che conteneva sono
stati recuperati da tempestivi interventi di bonifica.
San Cataldo. Via le spiagge
Sono bastate onde più alte del solito per cancellare intere spiagge a San Cataldo. I titolari dei
lidi hanno chiesto risarcimento danni per la mancata attuazione del più volte promesso ripascimento del litorale.
Fabrizio Corona
Politica
L’ha spuntata Perrone
Dopo 46 giorni di passione Paolo Perrone,
sindaco di Lecce, ha composto giunta. Il consiglio
comunale si è riunito per la prima volta il 2 agosto ed ha eletto presidente Eugenio Pisanò (FI).
Senatore Ria
Dalle fila della Margherita hanno gridato che
giustizia è stata fatta: Lorenzo Ria ha guadagnato
uno scranno a Palazzo Madama, diventando
senatore della Repubblica, favorito dalla scelta
del piemontese sen. Luigi Bobba, che si conferma
un amico del nostro territorio.
il tacco d’Italia
39
Settembre 2007
Cronaca
Sangue sulle strade
Si sono macchiate quotidianamente di sangue le strade salentine. Dal 1° giugno al 20 agosto si sono contati 31 morti e 130 feriti (dato
aggiornato al 12 agosto), nel corso di 30 incidenti. Il più drammatico, sulla Squinzano-Casalabate,
dove hanno perso la vita la zia 75enne e la nipote 53enne di Campi Salentina ed è rimasto in gravissime condizioni il nipotino di sette anni.
Un amore da morire
Chi lo aveva visto giocare era sicuro che
avrebbe fatto strada. Invece Cristian Tafuro, 20
anni, promessa del calcio salentino (giocava nel
Novoli) non ha retto una delusione d’amore, ed il
17 luglio si è tolto la vita. Decine di messaggi di
suoi amici sono stati lasciati su iltaccoditalia.net
nella pagina con l’articolo sulla sua scomparsa.
Morti bianche, lavoro nero
Infortuni sul lavoro e “morti bianche” hanno
caratterizzato soprattutto i primi giorni di agosto.
Due episodi si sono verificati il 1° del mese,
rispettivamente ad Otranto e a Copertino. Nel
primo caso, Andrea Sindaco, operaio, è stato
fatalmente colpito da una pompa idraulica per il
cemento. Nel secondo, un agricoltore, Francesco
Pinto, è rimasto schiacciato da un trattore. Solo
due giorni dopo, tra Frigole e Torre Chianca,
Adriano Carluccio, muratore, è morto folgorato
mentre lavorava all’intonacatura di una villetta.
Il dramma delle morti e degli infortuni sui
cantieri è strettamente collegato al lavoro irregolare. In un caso ne ha fatto le spese un minorenne: il volo da un’impalcatura è costato 30 giorni di
convalescenza ad un imbianchino di Cutrofiano.
Tragica vacanza
Non ce l’ha fatta Francesco Curto, lo studente vittima di un incidente d’auto a Formentera,
Costume&società
Amare attese
Niente lettura mattutina dei quotidiani per i
vacanzieri salentini, dato il grave ritardo nella distribuzione dei giornali nelle marine. Dalla carta
stampata alla carta bollata la situazione non è
migliorata: attese estenuanti (che la direzione
provinciale delle Poste ha definito “fisiologiche”)
hanno caratterizzato molti uffici postali della provincia. Protestare è stato inutile.
Il giudice Mastrangelo.
Carlo Buccirosso
e Diego Abatantuono
sul set
In Tribunale il giudice. Mastrangelo
Il giudice non paga il conto. La notizia fa scalpore se il giudice si chiama Mastrangelo, se è una
fiction televisiva e se il conto ammonta a 330mila
euro. Il titolare di Borgo Cardigliano dove la troupe ha soggiornato si è rivolto al Tribunale: la
società deve al più presto saldare i debiti.
Galatinese De Sio
Con cerimonia ufficiale, il 19 agosto Teresa
De Sio è stata nominata cittadina onoraria di
Galatina. E’ stato l’ennesimo episodio che ha visto
la cantante partenopea vicina al Salento.
Costa per i diritti umani
Nuovo riconoscimento per Rosario Giorgio
Costa, senatore di Forza Italia, nominato componente della Commissione parlamentare per i diritti umani.
Lecce. Come in Romagna
Nel mese di agosto la provincia di Lecce ha
promosso il progetto Discoinbus: autobus fatti
apposta (sei linee) hanno accompagnato i giovani in discoteca. Il biglietto del bus ha dato diritto
ad uno sconto sull’ingresso nel locale.
Con le mani sugli insaccati
Niente è meglio di uno spuntino di notte. Lo
avranno pensato gli autori del furto più gustoso di
agosto. I malviventi hanno portato via salumi e
prodotti caseari per 40mila euro dal deposito
della Galbani a Lecce. Chissà se si saranno fermati a “testare” la merce.
Giallo perizoma
Sopra i tetti, a rubare perizoma. Era questa la
passione di un 25enne di Carmiano. Una 40enne
ha lanciato l’allarme. Nell’abitazione del giovane,
i carabinieri hanno trovato capi di intimo di altre
donne.
Studente nel tombino
Non aveva la testa immersa nei libri. La grata
di un tombino ha ceduto ed uno studente si è
ritrovato nella botola di via De Angelis a Lecce. È
accaduto tra le urla del giovane, un po’ di paura
e, a pericolo scampato, un sorriso per la singolarità del fatto.
Cinghiali a Frigole
Si aggira da quest’estate tra le campagne di
Frigole una famiglia di cinghiali. Si tratta probabilmente di animali nati altrove ma allevati sul
il tacco d’Italia
40
Settembre 2007
dov’era in vacanza con l’amico Gianmaria Pisanò,
anche lui a lungo in lotta tra la vita e la morte. I
due sono finiti con l’auto in una scarpata. Sono
stati entrambi ricoverati in coma ad Ibiza.
Addio Tommasino
C’era una grande folla, come ci si aspettava,
ai funerali di Tommaso Scarlino, imprenditore “re
del wurstel” di Taurisano che si è spento per un
male incurabile il 3 agosto. Tutti hanno esaltato
l’umiltà e la semplicità del creatore del gruppo
che oggi è secondo in Italia solo a Beretta.
La curva con Vantaggiato
Vittima lo scorso 12 agosto di due rapinatori
nella stazione della metropolitana di Parigi,
Sergio Vantaggiato, giornalista sportivo di Tele
Rama, spinto sulle scale ha urtato la testa al
suolo. I soccorsi sono arrivati in tragico ritardo. Ai
funerali hanno preso parte circa mille persone.
Pizza e granita: morto
Choc anafilattico da intolleranza al latte. E’
morto prima di raggiungere l’ospedale Roberto
Ianne di Carmiano dopo aver mangiato una pizza
ed una granita.
Morto sott’acqua
Ha perso la vita in mare il 19 agosto Mario
Caputo di Taviano. Colto da un malore durante
una battuta di pesca nelle acque di Torre Suda. Il
corpo è stato rinvenuto dai bagnanti quando era
già privo di vita.
territorio salentino, poi fuggiti e riprodottisi in
gran numero. Il Salento si prepara ad essere colonizzato.
Caccia alla biscia
Il nuovo sport dei leccesi è la caccia alla
biscia. Il rettile è stato avvistato il 6 agosto in
piazza Sant’Oronzo: gesti concitati, corse, inseguimenti. Un uomo ha posto fine ai giochi colpendo
l’animale con una bottiglia. Non l’ha ucciso, l’ha
solo stordito. E la pace è ritornata. Fino alla prossima caccia.
Patatine con sorpresa
Sembrava un sacchetto di patatine come gli
altri. Con tanto di sorpresa: “qualcosa” di morbido e peloso. Un topo. La sventura è accaduta a
Lido Marini a quattro ragazzi di Acquarica del
Capo. Indagano i Nas (Nucleo antisofisticazione)
della Puglia ai quali toccherà stabilire come il
roditore sia finito nello snack.
Orgogliosi di essere pirla
E’ apparso il 2 agosto sul settimanale
“Panorama” l’articolo “Il paese dei Pirla”, i quali,
si legge, “Non potevano che vivere all’estremo
Sud: nel Nord Italia avrebbero già fatto un salto
all’anagrafe per cambiarsi il cognome”. Il paese
dei Pirla sarebbe Martano, dove Pirla è un cognome e non ha accenti offensivi. Il sindaco Antonio
Micaglio ha scritto al giornale una lettera in cui
ha tirato le orecchie al giornalista reo di aver peccato quanto meno di cattivo gusto.
Economia Cultura&spettacoli
Truffa. Arresti in Tessiltech
Nel mirino della Polizia tributaria della
Guardia di finanza di Lecce è finita Tessiltech,
azienda del Tac casaranese. Quattro gli arrestati:
Leonardo Mita, amministratore unico, il fratello
Lucio Mita, consulente esterno del calzificio e due
tecnici informatici, Marco Nicolazzo e Luca
Valentino.
Gli inquirenti avrebbero constatato un’indebita percezione di agevolazioni finanziarie per oltre
due milioni e 400mila euro.
Evasione totale
Tre milioni e mezzo di euro,
completamente evasi. La
Guardia di finanza di Lecce ha
scoperto un’azienda del capoluogo specializzata nella distribuzione di articoli medicinali, che nel
2001 e nel 2003 non ha presentato le
dichiarazioni ai fini delle imposte sui redditi
dell’Iva e dell’Irap. I titolari dovranno risarcire il dovuto.
Più lavoro nel Salento
Prospettive rosee per il lavoro salentino. Sono
state rese note ad agosto le previsioni sui fabbisogni delle imprese salentine nel mercato occupazionale (indagine Excelsior realizzata da
Unioncamere, Ministero del Lavoro e Camera di
commercio di Lecce): nel 2007 saranno disponibili 1.230 posti di lavoro in più, l’81 per cento dei
quali nei servizi.
Tasse basse in Puglia
Lo ha fatto sapere la Cgia di Mestre, l’associazione di artigiani e piccole imprese: la pressione
tributaria nei capoluoghi pugliesi è tra le più
basse d’Italia. I leccesi pagano 1.012,67 euro a
testa, collocandosi all’84° posto nazionale.
Piano-Lupiae
Contratti di solidarietà per la Lupiae servizi
alle prese con la atavica questione dei conti in
rosso. Ovvero il 20 per cento in meno in busta paga
per evitare tagli nel personale. E’ la soluzione-compromesso firmata Paolo Perrone per la società, che
ancora attende un nuovo amministratore unico,
dopo le svariate dimissioni ai vertici.
Sculture sì, ma eco
Sulla spiaggia di San Cataldo si è compiuto il
“miracolo”. L’ecoscultura “Iconoclastia” realizzata
l’anno scorso da Giovanni Corallo ed Antonio
Catanzariti si è moltiplicata. Sono apparsi sulla
sabbia alberi in legno e bottiglie di plastica.
L’invito è a rispettare l’ambiente.
Zimbalo nel chiostro
Da una ricostruzione di documenti, è emerso
che fu Giuseppe Zimbalo, padre del Barocco leccese, a dirigere i lavori per la costruzione del
chiostro seicentesco di San Giovanni, nell’edificio
che ospita l’Accademia di Belle arti di Lecce. Poi,
per impegni, il maestro abbandonò i lavori. Ciò
spiega la discontinuità formale dell’opera.
Ruffano Trend&Blues
Nellie Travis
durante l’esibizione
Salento Negramaro
Ha animato l’estate con eventi di vario tipo,
facendo tappa in numerosi centri della provincia,
“Salento Negramaro”, la rassegna delle culture
migranti della Provincia di Lecce. Inaugurata il 15
giugno, si chiuderà il 30 settembre.
Ruffano Trend&Blues
Si è svolto dal 26 al 29 luglio ed ha ospitato
nomi di caratura internazionale il Ruffano
Trend&Blues. Una piazza Libertà gremita di gente
ha confermato per il quinto anno il successo dell’evento.
Estate al borgo. Oltremare/Entroterra
28 appuntamenti in due mesi. Spettacoli musicali, teatro popolare, gastronomia, sport. Questo ha
offerto nel suo programma “Estate al Borgo”, rassegna estiva casaranese a cittadini e turisti, orfani
quest’anno dell’altra rassegna tradizionale,
Oltremare/Entroterra, che ha donato i suoi fondi
all’allestimento di una nuova biblioteca comunale.
Alla Bua.
Gigi Toma, voce e tamburello
Roca Nuova, nuova
Dopo due anni di restauro, il 4 agosto è stato
presentato al pubblico il villaggio medievale di
Roca Nuova, a pochi chilometri da Melendugno,
costruito nel XVI secolo ed abitato fino all’800,
quando, per un’epidemia di malaria, i residenti si
spostarono altrove. L’intervento è costato
430mila euro previsti nel 2003 dall’accordo di
programma Stato-Regione.
Notte della Taranta
Si è conclusa in grande stile il 25 agosto (è
iniziata l’8) la decima edizione de La Notte della
Taranta. Ad orchestrare l’edizione 2007 del concerto finale, il musicista Mauro Pagani, protagonista italiano della contaminazione musicale.
Alla Bua tour
Dalla presentazione dell’ultimo album (26
maggio), non si sono fermati un attimo. E il loro
calendario non accenna a chiudersi. Attende gli
Alla Bua, infatti, un settembre a spasso per la
Penisola che si concluderà il 22 a Torino.
Copertino viaggia nel tempo
Un ritorno al passato si è compiuto a
Copertino, nel Castello angioino, dove dal 25 agosto (fino al 2 settembre) si è tenuta Mostra
d’Antiquariato, edizione 21, organizzata dalla ProLoco. Gli antiquari (quest’anno più di 40) sono
accorsi da ogni parte d’Italia. Entusiasmo per la
mostra di manifesti russi dell’era sovietica.
Salento Negramaro.
Youssou Ndour,
uno degli ospiti
Paolo Perrone,
sindaco di Lecce
La Taranta sul palco.
Mauro Pagani e Giuliano Sangiorgi
Scuola&Università
Aeronautica decolla
Si formeranno a Brindisi dal 2008 i certificatori di manutenzioni aeronautiche. I corsi si ter-
ranno nella Cittadella della ricerca, ma sarà la
facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento
ad occuparsi degli insegnamenti. Il progetto è
finanziato da Interreg III
Italia-Grecia.
Ateneo sotto inchiesta
L’Ateneo salentino ha vissuto momenti migliori di
quelli estivi. E’ andata avanti,
infatti, anche nei mesi caldi
la maxi-inchiesta del Comune
di Lecce “Polo UmanisticoParco Corvaglia” nella quale
sono coinvolti, per falso e
il tacco d’Italia
41
Settembre 2007
abuso, oltre all’ex rettore Oronzo Limone, che si è
dimesso, anche il figlio Pierpaolo, il responsabile
per la comunicazione Gianfranco Madonna (e
figlia) ed Angelo Tondo, ex assessore all’Urbanistica.
Esamopoli
Se Sparta piange, Atene non ride. Perché
all’Università di Bari è esploso il caso: ad
Economia si vendono gli esami. Che possono
costare da 100 a 3.500 euro per un giro d’affari
di 50mila euro. L’inchiesta è allargata a 26 indagati. Il rettore Corrado Petrocelli ed il preside di
facoltà Ernesto Longobardi hanno dichiarato di
essere all’oscuro di tutto.
//Economia //Pionieri //Marco Primiceri
un imprenditore, un
LA VOGLIA DI FARCELA
E IL CORAGGIO DI RISCHIARE
DI UN UOMO CHE
NELLE SFIDE SI BUTTAVA
A CAPOFITTO.
E, IL PIÙ DELLE VOLTE,
AVEVA RAGIONE
ra una di quelle persone per cui i romani
avrebbero detto che natura non facit saltus,
la natura non fa salti. Cioè era da ammirare,
in ogni manifestazione del carattere. Chiunque lo
conoscesse aveva imparato ad apprezzarne l’intelligenza e la capacità di dispensare consigli
preziosi. Così lo ricorda chi lo ha conosciuto da
vicino, come uomo e come imprenditore.
L’avventura di Marco Primiceri ha inizio nel
1972, quando la “Pr.Im.Ol.Jo.”, azienda oggi specializzata nella produzione di olio, era solo un
miraggio. Ed ha inizio a Parabita, terra non sua,
perchè era originario di Casarano. Non aveva tanti
soldi, ma decise di rischiare. Lo appoggiarono in
pochi, ma lui voleva riuscire. Sua moglie Rosa
aveva alle spalle una famiglia benenestante che
non lo vedeva di buon occhio, per via delle sue
umili origini. Questo alimentava ancor di più nel
giovane Marco (aveva 35 anni) il desiderio di
riscatto. E poi, stavolta aveva fiutato l’affare. Così
rilevò un frantoio in vendita in via Impero, nel centro del paese e diede tutto se stesso in quel progetto. Contemporaneamente a quell’investimento, ne realizzò un altro: acquistò uno stabilimento
vinicolo a Casarano. Andò avanti a denti stretti e
pugni chiusi. Perché pensava che c’è sempre un
modo per realizzare ciò che si vuole. Purché lo si
voglia davvero.
All’interno del frantoio si circondò di gente
fidata; figura della quale non poteva fare a meno
E
Marco Primiceri con la moglie Rosa
di Laura Leuzzi
curiosità, poi non riusciva a staccarsene. Gli dava la sua fiducia.
“Perché – ricorda Silvano
Tornesello, prima suo cliente e poi
suo amico – aveva una buona
parola per tutti. Trattava chiunque
con gentilezza e cortesia. Prima
ancora di salutare – continua - sfoderava un gran sorriso, che avesse
di fronte un amico di vecchia data
o un perfetto estraneo. Era lui stesso a definirsi amico di tutti”. Era
del parere che, con il sorriso, si
possa dire qualunque cosa, perché
la si rende meno amara da digerire. “Sorrideva – continua il signor
Silvano – anche quando doveva
dirti di no. E trovava sempre il
modo più dolce per farlo. Diceva
che bisogna sempre spiattellare in
faccia la verità all’interlocutore, sia
pure scherzando; diceva che non
bisogna mai raccontare bugie;
semmai – continua – bugie onorate, cioè quelle bugie a fin di bene
25 aprile 1960.
per le quali la gente ti possa rinIl fondatore della Primoljo in campagna. Era particolarmente
fiero di questa foto e la portava sempre con sè nel portafoglio
graziare”.
L’ambiente del frantoio divenne col tempo una grande famiglia.
Le mogli dei contadini portavano
era Rocco Sansone, nachiro, cioè capofrantoio,
da mangiare; il nachiro cucinava per tutti in larda tre generazioni (il termine dialettale nachiro
ghi piatti di terracotta dove anche la pietanza più
deriva da “nocchiero”, cioè il timoniere della
semplice assumeva il sapore di un piatto di festa.
barca. I pescatori che d’estate andavano per
Rocco, primogenito di Marco, ha ancora in bocca
mare, infatti, d’inverno, quando il tempo non conil “sapore eccezionale del pane con l’olio appena
sentiva la navigazione, si trasferivano in paese e,
spremuto”. Era il nachiro a prepararlo per lui.
in genere, lavoravano nei frantoi).
Quel sapore di fanciullezza lo riporta alla figura
Per farsi conoscere all’esterno adottò uno dei
del padre; gli ricorda gli anni dell’infanzia, dei giosuoi “stratagemmi”, poi rimasti proverbiali tra gli
chi, dei salti sui muretti divisori dei sacchi di
amici. Individuò il bar più frequentato di Parabita.
olive. Gli ricorda, ancora, quel rapporto così spe-
TUTTO NASCE A PARABITA, IN UN ANTICO FRANTOIO.
OGGI LA PRIMOLIO ESPORTA OLIO DOP IN TUTTO IL MONDO.
MA C’È CHI RICORDA ANCORA LA MAGIA DI PANE E OLIO
APPENA SPREMUTO
Si trovava in piazza; quando la piazza era il luogo
degli scambi e degli incontri. Quando la vita passava da lì. Diventò amico del proprietario. Offrì il
caffè a chiunque varcasse la soglia. Pian piano la
gente cominciò a parlare di lui. Si chiedeva chi
fosse quell’illustre sconosciuto che tentava un’impresa così coraggiosa e così azzardata. Perché
erano anni difficili. Perché nella zona c’erano già
altri frantoi. Perché Parabita non era il suo paese.
Nessuno l’avrebbe mai fatto.
Ma Marco ebbe ragione. In soli due anni il
suo frantoio divenne il più frequentato. La gente si
recava al frantoio di Marco la prima volta per
il tacco d’Italia
42
ciale che aveva con Marco, quella “simpatia epidermica” che egli esprimeva ad un primo sguardo, quella “grande fiducia che mi dava – ricorda –
anche quando non la meritavo ed ero inesperto e
portavo a casa, di ritorno dal mercato dell’olio di
Lecce, affari non proprio vantaggiosi per la nostra
attività”.
In frantoio si trascorrevano le serate insieme
in allegria. La porta non era mai chiusa. Si lavorava 24 ore al giorno, con turni di sei operai per
volta. Ma la fatica quasi non si avvertiva, nonostante tutti i passaggi del processo di trasformazione delle olive fossero manuali e i sacchi pieni
Settembre 2007
//L’intervento // Verso il PD
sogno
si trasportassero a spalla (in una giornata si molivano 30 quintali di olive; per la stessa quantità di
lavoro, oggi che l’azienda può contare su macchine all’avanguardia, è sufficiente un’ora).
Marco portava lì i suoi figli. Soprattutto
Rocco e Mimino, che erano i più grandi (Mimino
ricorda ancora una caduta, da bambino, nella
cisterna piena d’olio); Fernando, l’ultimo dei tre,
ci andava spesso con la madre, a portare il pranzo o solo a fare visita. E poi per ricompensarli
della fatica di alzarsi all’alba, li portava al bar a
bere il cappuccino. Era il suo modo per responsabilizzarli e per ringraziarli. Per far capire loro che
le cose bisogna guadagnarsele, ma che non c’è
sogno che non si possa realizzare. Ancora per
responsabilizzarlo, Marco si portava dietro
Mimino quando andava dal commercialista a fare
i conti. “Papà, ma io che devo fare?”, gli chiedeva. “Niente – rispondeva lui -. Stai con me e controlli che tutto venga fatto come si deve”.
Tutti gli volevano bene. Quando è scomparso,
il 30 luglio del 1995, ad appena 58 anni,
Parabita ha avvertito la sua perdita, proprio come
Casarano (nel frattempo, nel 1984, la
“Pr.Im.Ol.Jo” si era trasferita nella città natale di
Marco, proprio accanto all’attuale sede dell’azienda; mentre il frantoio di Parabita era stato
venduto).
“Ciò che la ‘Pr.Im.Ol.Jo’ è oggi, per dimensioni,
per qualità del prodotto, per la capacità di commercializzare bottiglie Dop - continua il suo amico
Silvano - è certamente merito dei figli di Marco,
che hanno saputo impugnare il testimone che lui
ha passato nelle loro mani”. “Quando mi trovo di
fronte a grandi imprese, che vivo per la prima volta
- confida Fernando, che era adolescente ai tempi
della morte del padre - il mio pensiero va a lui. Mi
chiedo se avrebbe apprezzato le mie scelte. Mi
chiedo che cosa mi avrebbe detto; quale consiglio
mi avrebbe dato. Riesco a vedermelo davanti agli
occhi, come se ci fosse davvero”.
“Ma ciò che la ‘Pr.Im.Ol.Jo’ è oggi - aggiunge
Silvano - è merito di Marco, soprattutto. Perché da
lui tutto ha avuto inizio”. Anche l’amore per il lavoro, di cui oggi i suoi figli vanno fieri. Anche l’attaccamento alle persone, il rispetto per tutti gli anelli della grande famiglia. Perché chi lo conosceva e
conosce oggi i tre figli, dice che hanno preso tutto
da lui. Ma dice anche che lui aveva una marcia in
più. Che sarà difficile eguagliare.
Mario Turco, capogruppo DS - Casarano
il salento
maturo
che guarda
al partito
democratico
C’È QUI
UNA CLASSE
DIRIGENTE CHE
NON SI È FORMATA
INSEGUENDO
LE IDEOLOGIE,
MA È CRESCIUTA
NELLA
CONCRETEZZA
DELLA PRATICA
AMMINISTRATIVA
ED HA COSTRUITO
STRUMENTI
DI SVILUPPO:
PIT 9,
AREASISTEMA,
PIANI SOCIALI
DI ZONA
“Basta con la nostalgia del passato, ci vuole curiosità verso il
futuro”.
In questa frase di Walter Veltroni vedo la “mission” del Partito
Democratico. Un partito che deve lasciare le porte aperte a quanti, donne, uomini e giovani, intendono condividere l’esperienza
della nascita di una nuova forza politica per il Salento.
Ma sarebbe sbagliato dare l’idea che questo nuovo partito
cerca solo di arruolare soldati per rafforzare le due componenti
che ne hanno promosso la nascita. Al contrario bisogna presentare il Partito Democratico come un soggetto politico che offre
opportunità di ruoli di governo e di amministrazione a quanti,
soprattutto giovani, intendono aderirvi.
La militanza, l’identità, i ruoli devono lasciare il posto ai progetti, alle idee, all’entusiasmo, alla creatività di tanti cittadini che
giustamente hanno perso fiducia di una politica autoreferenziale e
sostanzialmente conservatrice.
Attorno ai temi dello sviluppo locale,dell’ambientalismo positivo, di un moderno sistema di assistenza sociale che non concede elemosine ma tutela le persone e i loro diritti, è ormai cresciuta nel Salento una classe dirigente composta da sindaci, amministratori, professionisti, imprenditori, lavoratori e giovani che possono essere i protagonisti della nascita del Partito Democratico
salentino.
Questa classe dirigente non si è formata inseguendo le ideologie, ma è cresciuta nella concretezza della pratica amministrativa ed ha costruito strumenti di sviluppo (Pit 9, Areasistema, Piani
sociali di zona, Progetti di promozione della cultura, Politiche per
la valorizzazione dei giovani) che sono esempi di buone pratiche
amministrative e individuano un percorso lungo il quale costruire
il futuro della comunità salentina.
Questa classe dirigente, dal basso e nel territorio, non si è
limitata a “parlare” di sviluppo ma ha “fatto” sviluppo.
Nel nuovo Partito Democratico ci sarà bisogno di “sognatori
che vivono la realtà e di realisti che coltivano sogni”. E nel Salento
fortunatamente ce ne sono molti.
// Un mese in una pagina
// questione di look
E’ stato uno dei “casi” dell’estate: la
spiaggia di Casalabate (marina di
Lecce) si è improvvisamente ricoperta
di carbone. Proprio carbone, nero e
inquietante. Tutti attribuiscono la
responsabilità alla Centrale di Cerano
a Brindisi (già i terreni agricoli nei dintorni e tutto il loro raccolto erano stati
dichiarati inutilizzabili). Cerano nega.
Pronta la risposta di Antonio Maniglio
(capogruppo Ds in consiglio regionale):
“Sarà stata la Befana di Ferragosto”.
IPSE DIXIT
SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA
A Leuca i vecchi
concessionari
“L’Ici non sarà toccata: questo è un mio
impegno”.
Paolo Perrone, sindaco di Lecce
Nuovo Quotidiano di Puglia, p.12, 2 agosto 2007
“Basta predicare. E’ giunto il momento
di cambiare davvero le cose”.
Lorenzo Ria, senatore Margherita
Nuovo Quotidiano di Puglia, p.13, 2 agosto 2007
Scorcio suggestivo di Santa Maria di Leuca
E’ stata sospesa dal Tar la concessione di 50
anni della Regione Puglia alla Porto Turistico
Spa, della quale fa parte, in qualità di socio
di minoranza, anche il Comune di
Castrignano del Capo. Secondo il Tar i soci
del Consorzio costituito da vecchi concessionari di aree demaniali, tra cui Benito
Pretese, Lega Navale, Colaci Mare e Piccola
Nautica, hanno pieno diritto di proseguire la
loro attività.
Il Pronto soccorso soffre il caldo
“Ormai siamo maturi per il grande salto.
Abbiamo acquisito la giusta maturità e
la giusta esperienza per approdare nel
calcio che conta. E cioè la serie B.
Dobbiamo farcela già da quest’anno”.
Vincenzo Barba, presidente Gallipoli calcio
La Gazzetta del Mezzogiorno, p.5, 20
agosto 2007
Sono aumentate durante l’estate appena trascorsa, rispetto
alle precedenti, le patologie legate al caldo. I casi più gravi si
sono verificati a giugno, quando la gente non era ancora preparata alle alte temperature. Ma i Pronto soccorso estivi hanno
dovuto fare i conti, nei mesi estivi, anche con casi legati ai
traumi della strada, dovuti alle cattive abitudini di vita, come
Ospedale Vito Fazzi di Lecce
l’uso di alcool e di stupefacenti alla guida.
Il solo Pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce ha
registrato una media di 350 accessi al giorno, dovendo fare i conti anche con una problematica
carenza di personale medico e paramedico.
“Non ho fatto uso di droga. E’ importante ristabilire tutta la verità”.
Cosimo Mele, deputato Udc
Nuovo Quotidiano di Puglia, p.4, 31
luglio 2007
Sono tenace, ottimista, fiduciosa. Sono
positiva e questo mi aiuta molto”.
Stefania Mandurino, commissaria Apt
Lecce
La Gazzetta del Mezzogiorno, p.5, 15
agosto 2007
Il Lecce fa sognare
La curva nord del Lecce
il tacco d’Italia
44
Settembre 2007
Sono stati gli stessi tifosi del Frosinone a ricordare, con
uno striscione, sabato 25 agosto, prima di campionato,
Sergio Vantaggiato, il giornalista sportivo di Telerama
scomparso a Parigi. Ma con Sergio nel cuore hanno giocato per tutti e 90 i minuti gli undici del Lecce, quest’anno con la Notte della Taranta sulla maglia. E forse
a lui avranno dedicato la bella vittoria che hanno portato a casa. Un 2-1 meritato, soprattutto per la appassionante prova del primo tempo. Tiribocchi e
Abbruscato al gol. E poi la gioia dei presenti e di chi ha
preferito gustarsi la partita dalla poltrona di casa.
Questo Lecce può far sognare.
//Controcanto
di Lino De Matteis*
se la politica non riconosce
“l’onore
delle armi”
QUANDO IL CONFRONTO POLITICO SI RIDUCE A UN “O CON ME O CONTRO DI ME”
L
CHI HA FIRMATO
CONTROCANTO
LA CRITICA DIVENTA UN REATO DI LESA MAESTÀ. IL DISSENSO NON È TOLLERATO.
ALTRO CLIMA E ALTRI VALORI, AI TEMPI DEL SOCIALISTA COSIMO ABATE
La democrazia si fonda sul rispetto
di chi non la pensa come noi. E la politica, che è lo strumento attraverso cui i
cittadini partecipano alla democrazia,
non deve avere nemici ma solo avversari. Dall’agorà ateniese all’illuminista
Voltaire, questi concetti sono divenuti il
metro per valutare il vivere civile. E
proprio applicando questi criteri ci si
può rendere conto di quanto la politica
sia degenerata negli ultimi anni, a livello planetario come in casa nostra.
Mi è capitato a luglio scorso, presentando a Maglie il mio ultimo libro,
Cosimo Abate. Un socialista del Sud
(Glocal Editrice), di osservare seduti
uno accanto all’altro, dietro il tavolo
della presidenza, lo stesso onorevole
Cosimo Abate e il senatore democristiano Giorgio De Giuseppe. Per mezzo
secolo, sono stati due protagonisti
indiscussi della vita politica di Terra
d’Otranto, ma sono stati anche due
acerrimi antagonisti, attori di scontri
durissimi per la gestione del potere
nell’amministrazione cittadina e in enti
locali, come l’ospedale di Maglie. Lo
scontro politico tra i due, pur se asprissimo, non e però mai degenerato nella
perdita del rapporto umano, nella
stima reciproca e nel rispetto, comunque, delle posizioni altrui. De
Giuseppe, che, tutto sommato, è uscito
vittorioso da quel confronto, a distanza
di anni, ha riconosciuto il valore del
suo avversario. Una sorta di “onore
delle armi” al perdente, che, comunque, a sua volta, non ha mai perduto
l’orgoglio del suo operato politico.
Inevitabile il confronto con i tempi
moderni. E’ vero, l’obiettivo della politica è sempre stato la conquista del
potere. Ma - pur con le inevitabili patologie umane quando lo si maneggia un tempo il potere era prevalentemente lo strumento della politica per realizzare il bene dei cittadini. La catastrofe della seconda guerra mondiale
imponeva l’etica del bene comune e
del rispetto di tutti. Lo scontro tra i
partiti e gli uomini politici era sugli
obbiettivi e la destinazione delle risorse, ma non trascendeva mai in attacchi
personali. Il senso delle istituzioni era
sempre al primo posto e chi aveva, in
quel momento, la responsabilità di
gestirle sentiva ancora più grande la
responsabilità di rispettare l’opposizione, come elemento imprescindibile
della democrazia.
Oggi queste cose sembrano principi di un’epoca lontana, valori universali
liquidati dalla politica odierna come
ferraglia da rottamare. In epoca di consumismo e mercificazione di tutto,
anche dei sentimenti, la conquista del
potere non è più la conseguenza di
una competizione politica per il bene
di tutti, ma diventa l’obiettivo per soddisfare interessi particolari di singoli o
di lobby economiche. In questa logica
le istituzioni non sono più la casa di
tutti, ma l’ufficio commerciale di chi
governa. Un tempo sarebbe stato intollerabile che a governare la cosa pubblica fossero persone inquisite, o, peggio, condannate. Tangentopoli è lontana. Essere inquisiti o condannati sembra ora essere diventato quasi un pedigree indispensabile per candidarsi a
gestire il potere.
Tutto questo tende a trasformare il
confronto politico in una litania di
invettive contro l’avversario, con un
repertorio di scurrilità e volgarità da
far impallidire i frequentatori del bar
del porto. La politica diventa sempre
più una guerra per bande, dove una
normale critica diventa un reato di
lesa maestà. Il dissenso non è tollerato. La parola d’ordine nei partiti diventa sempre più spesso “o con me o
contro di me”, “o dentro o fuori”. Non
è la bontà delle idee che conta ma
quello che vuole il capo. In questo
modo, la politica, che era lo strumento
di partecipazione dei cittadini alle
scelte collettive, diventa lo strumento
della loro esclusione.
* caposervizio “Nuovo quotidiano di
Puglia”, vicepresidente regionale
Assostampa
indoVina chi è
“bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena”
il tacco d’Italia
46
Settembre 2007
Vincenzo
Magistà
Direttore
“TgNorba”
Rosanna
Metrangolo
Caporedattore
“Nuovo
Quotidiano
di Puglia”
Marco
Renna
“Studio 100
Lecce”
Mimmo
Pavone
Direttore
responsabile
“Il Paese
nuovo”
Vincenzo
Maruccio
Giornalista
“Nuovo
Quotidiano
di Puglia”
Tonio Tondo
Inviato
“La Gazzetta
del
Mezzogiorno”
Roberto
Guido
Direttore
“quiSalento”
Scarica

Scarica - Il Tacco d`Italia