// L’Editoriale L’Editoriale di Maria Luisa Mastrogiovanni IL quale futuro per gli emigranti senza fango sotto le unghie Il “caso” è scoppiato in Salento nel febbraio scorso e a rileggere quei giornali sembra già preistoria: tutto morto e sepolto e la vita va avanti. Dichiarazioni, convegni, proposte, rimbalzi mediatici, i politici pronti a parlare di “emergenza”: circa 35mila giovani con un’istruzione medio-alta negli ultimi tre anni hanno lasciato la loro terra d’origine, la Puglia, per lavorare al nord o all’estero. Emigranti. Colti, preparati, le valige non sono di cartone, ma sono emigranti. Il taccoditalia.net, il quotidiano on line curato dalla redazione del Tacco d’Italia, la lettera di un giovane e brillante ingegnere aerospaziale leccese con lavoro prestigioso ad Amburgo ha squarciato il velo di Maya: “Vogliamo ritornare ma è il sistemaSalento che non ci vuole”, questo il senso del suo intervento. Sono seguiti, sempre più numerosi, gli interventi dei tanti “cervelli fuori”: esperienze di studio e lavoro all’estero; tentativo di ritorno; scontro con un sistema socio-politico-economico dalle maglie strette, che si allargano solo per far passare chi è già parte della “rete”, della catena; decisione di ritornare al nord o all’estero. // Il dibattito ha tirato fuori con la semplicità del linguaggio colloquiale, tipico del web, questioni scabrose con cui chi ha scelto di vivere e lavorare qui si è scontrato e continua a scontrarsi: il sistema-Salento non è meritocratico, (pubbliche amministrazioni e Università inglobano quasi esclusivamente figli di); al curriculum si preferisce la segnalazione, possibilmente politica; i servizi per chi si affaccia al mondo del lavoro e per chi mette su famiglia sono quasi inesistenti; le retribuzioni mai all’altezza della mansione; il lavoro nero all’ordine del giorno. Sono parole dettate da esperienze personali, amare, dei “cervelli” che hanno partecipato al forum del Tacco. Abbiamo pensato perciò che fosse giusto metterle a confronto con le posizioni dei massimi rappresentanti istituzionali, a cui abbiamo chiesto che cosa abbiano fatto fino ad oggi e che cosa abbiano in mente di fare per impedire che il Salento perda la sua linfa vitale e anzi per favorirne il rientro. Rientrare a settembre, nelle grandi città del nord, all’estero, è toccato a molti ragazzi della mia generazione. Salire sul treno Lecce-Scahaffausen 04 05 GOLEM, FOTOPROTESTA, LETTERE AL DIRETTORE TERZOGRADO PAOLO DE CASTRO di Francesco Ria LINK 06 BOLLETTINO DEI NAVIGANTI di Mario de Donatis LO STRANIERO di Guido Picchi PUBBLICALO SUL TACCO 07 LA CITTÀ INVISIBILE di Enzo Schiavano L’ERBA CATTIVA di Crazy cat & Mad linx 44 46 QUESTIONE DI LOOK, IPSE DIXIT, CURIOSITA’ CONTROCANTO ospita Lino De Matteis: Se la politica non riconosce “l’onore delle armi” il mensile del salento Iscritta al numero 845 del Registro della Stampa del Tribunale di Lecce il 27 gennaio 2004 EDITORE: Nerò Comunicazione - Casarano - P.zza A. Diaz, 5 DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Luisa Mastrogiovanni CULTURA&PERSONE 33 CULTURA// PER AMORE DI TUTTE LE SHABANA di Enzo Schiavano 34 CULTURA// ARTE DI PASSAGGIO di Antonio Lupo 35 CULTURA// I SETTE COLORI DELL’IRIDE di Paolo Vincenti 36 TURISMO// SALENTO APERTO di Margherita Tomacelli 38 BILANCI// CHE ESTATE È STATA di Laura Leuzzi 42 ECONOMIA// UN IMPRENDITORE, UN SOGNO di Laura Leuzzi 43 L’INTERVENTO// VERSO IL PD di Mario Turco VEDIAMOCI CHIARO 08 16 COPERTINA // FATECI RITORNARE 30 INCHIESTA// RIFIUTO DA GESTIRE, COMMISSARIO DA SMALTIRE di Giuseppe Finguerra INCHIESTA // VITE APPESE AD UN CORDONE di Flavia Serravezza (Continua a pag. 8) Anno IV - n. 40 - Settembre 2007 sommario IDEE DAL TACCO (fermate a Bologna e Milano): una liberazione (addio, io vado verso il progresso) e un’agonia. Una vittoria e una sconfitta. Una stretta al cuore e un moto di superiorità un po’ meschina, dettata dalla condivisione della cuccetta e del destino, ma fino ad un certo punto, di chi più di trent’anni fa ha portato oltralpe le scarpe grosse lasciando qui il portafoglio. Fino ad un certo punto perché si, ci sentivamo emigranti, ma colti. Senza fango sotto le unghie. E invece no. L’abbiamo capito dopo. Anche noi, come loro, chi beveva vino rosso e mangiava pollo nello scompartimento (e ce lo offriva, in alternativa alla nostra bibita e panino), anche noi, emigranti. Cacciati, non voluti, non trattenuti. Oggi come allora, ma con la laurea appesa al muro. HANNO COLLABORATO: Mario Maffei, Laura Leuzzi, Guido Picchi, Enzo Schiavano, Mario De Donatis, Antonio Lupo, Francesco Ria, Giuseppe Finguerra, Flavia Serravezza, Margherita Tomacelli, Roberto Rocca, Paolo Vincenti FOTO: Dove non segnalato archivio del Tacco d’Italia REDAZIONE: p.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - Tel./Fax: 0833 599238 E-mail: [email protected] PUBBLICITÁ: [email protected] - tel. 3939801141 Unione Stampa Periodica Italiana Tessera n° 14705 STAMPA: Stab. grafico della CARRA EDITRICE Z. I. - Casarano (Le) ABBONAMENTI: 15,00 Euro per 12 numeri c/c n. postale 54550132 - intestato a Nerò Comunicazione P.zza Diaz, 5 - 73042 Casarano - [email protected] IL PROSSIMO NUMERO IN EDICOLA IL 1° OTTOBRE 2007 // Opinioni dal Tacco LETTERE AL DIRETTORE Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro è il simbolo dei nostri “cervelli in fuga”. Tutto è nato dalla passione di sei amici salentini: oltre a Giuliano Sangiorgi (voce e chitarra solista), Andrea Mariano (tastiere e synth), Andrea De Rocco detto “u pupillu” (campionatore), Ermanno Carlà (basso), Emanuele Spedicato (chitarra ritmica) e Danilo Tasco (batteria). Sono tutti poco più che ventenni e autodidatti, tranne Mariano che si è diplomato in pianoforte al Conservatorio di Lecce. Sangiorgi, che è anche autore dei testi e delle musiche di tutte le canzoni, inizia a strimpellare la chitarra intorno ai dieci anni, suonando poi alle feste dei suoi coetanei. i sei amici si ritrovano spesso per suonare insieme nella cantina scavata nella roccia di un’antica masseria, in mezzo a enormi botti di legno dove anni prima veniva conservato il vino negramaro. Quest’anno la rock band, dopo aver attraversato trionfalmente l’Italia, ha chiuso il tour “La finestra live” nel Salento, da dove erano partiti nel 2000 con piccoli concerti di paese dove, per dirla tutta, non erano stati notati per bagni di folla. La storia di questi sei ragazzi è emblematica: armati solo di passione, talento e una grande fiducia in se stessi, hanno conquistato il successo ex oppidum (fuori le mura) in un quinquennio di esibizioni dal vivo in giro per il Paese, diventando ben presto un fenomeno emergente del circuito alternativo. Si dedicano con coraggio alla scrittura di colonne sonore per film e spot televisivi, fino alla consacrazione negli ultimi due anni: osannati dal pubblico (con diversi dischi di platino all’attivo) e dalla critica (pluripremiati in tutti i principali festival, dal premio della critica a San Remo all’MTV Europe Awards). Anche un libro all’attivo: “Negramaro – Storia di 6 Ragazzi”, Aliberti Editore, 192 pagine, prezzo 14 euro, collana “Chewing Gum – Parole da Masticare”. Quest’estate Sangiorgi ci ha fatto sognare nella Notte della Taranta con un’acclamatissima versione del “Lu rusciu de lu mare” mostrando al mondo il sua attaccamento al Salento e il suo essere una pop star che non rinnega le sue radici, anzi, ne fa un elemento di forza e di differenziazione in un panorama musicale contemporaneo dominato dalle band plastificate e costruite in laboratorio. Con il loro trionfale ritorno nel Salento, si consacra la leggenda dei Negramaro. L’augurio del Golem è che la leggenda di Sangiorgi sia emblematica del genio salentino e non anche dell’unico modo che oggi si ha per esprimerlo: essere “cervelli fuori”. Giuliano Sangiorgi, leader dei Negramaro GOLEM Sembrerebbe giunta all’epilogo la telenovela estiva che ha visto protagonisti, a suon di denunce, i gestori di due lidi a Pescoluse (marine di Salve), il Blue Bay Beach di Giuseppe Mascello, e le Maldive di Vito Vergine. Le fiamme gialle di Tricase hanno infatti chiuso il primo perchè esercitava l’attività senza la necessaria autorizzazione amministrativa. La Procura, intanto, ha avviato un’inchiesta per far luce sul prosciugamento di una palufoto protesta de (o forse un semplice acquitrino) realizzato per aprire il chiosco di Mascello. E’ necessario stabilire se sia stato cancellato un habitat naturale di specie animali (in tal caso si sarebbe compiuto un grave danno ambientale) o solo una zona di ristagno d’acqua. san rocco. meglio il business della spazzatura Fede tuttora viva e accesa in migliaia di devoti e visitatori, sane tradizioni che resistono, ma, purtroppo, anche diffuse e disgustose tracce d’incivile scostumatezza. Come ogni anno, la mattina del 16 agosto mi sono alzato più presto del solito, con un rapido viaggio in macchina ho raggiunto Torrepaduli e alle 7 ero già all’ingresso del santuario per sfilare, in mezzo a schiere di fedeli, accanto al simulacro del taumaturgo di Montpellier, popolarmente conosciuto come il Santo pellegrino con cane al seguito. Un passaggio veloce, incentrato su qualche pensiero interiore che, ovviamente, non si presta ad essere raccontato; dopo di che, nuovamente verso l’autovettura per il ritorno a casa. Il percorso verso il Santo del quale porto il nome, è stato, al solito, guidato idealmente da un raggio di luce e da ondate di riflessioni. Sennonché, din- nanzi e intorno agli occhi, lungo tutto il tragitto, si è in pari tempo presentato il brutto spettacolo di migliaia di bottiglie e lattine di vino, birra ecc. buttate per strada. Una scena, insieme indegna e stomachevole, specchio di comportamenti peggio che tribali. Devo, peraltro, rilevare di aver visto gli addetti della nettezza urbana già intenti al massacrante lavoro di ripulitura delle vie e dei marciapiedi da tali relitti. Se questa è civiltà! Meno male che, ad un certo punto, lo sguardo è stato distratto da un capo d’abbigliamento esposto all’esterno di un negozio “Completo per pizzica, euro 20”, piccola immagine commerciale decisamente benvenuta in confronto all’immenso pattume post libagioni. Rocco Boccadamo il tacco d’Italia 4 Settembre 2007 // Opinioni dal Tacco terzo grado Come mai il Meridione ha sempre considerato l’agricoltura un settore nel quale investire poco? “Il Sud sconta, e da uomo del Sud me ne dispiace, un’arretratezza culturale che non gli ha consentito di superare la parcellizzazione della proprietà che impedisce di essere competitivi sul mercato. Al Nord è ben radicata la cultura del ‘fare squadra’, nel Mezzogiorno no. Il Sud poi, negli anni ‘60, ha anche subìto un disegno di sviluppo industriale calato dall’alto che mal si sposava con la sua vocazione naturale all’agricoltura. Oggi si è finalmente compreso che la strada da percorrere la si sceglie ascoltando il territorio”. Una Facoltà di Agraria presso l’Università del Salento può contribuire a rilanciare il settore agricolo salentino? “Se la domanda di personale qualificato, da inserire in un progetto di sviluppo del settore, è reale allora tanto meglio se lo si riesce a qualificare in loco”. L’ateneo di Lecce afferma di non avere risorse per nuovi corsi di laurea: potrebbe intervenire il suo Ministero e qualche ente locale per consentire la nascita della Facoltà di Agraria? “Il collega Mussi, che ha la titolarità sull’argomento, paolo de castro di Francesco Ria INDOVINA CHI E’? La soluzione a pag. 46 commenti e opinioni da www.iltaccoditalia.net E’ una persona che merita e che lavora con idee nuove, si dovrebbe candidare per il Parl... Complimenti sinceri. Antonio @ 11:52-17.8.07 commento alla news “Riconoscimento per Cosimo Durante” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id =2853 Iniziate a coprire i buchi sulle Provinciali. Intorno a Spongano le vie sono vergognose. Matteo @ 13:44-3.8.07 commento alla news “Più controlli contro le stragi sulle strade” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id =2779 Ma perchè i signori marinai militari devono mettere la loro base in uno dei posti più belli dellu Salentu? Rischiamo di fare la fine di Brindisi che ha ceduto tutta la sua costa più bella a servitù militari di tutti i tipi. Basta. Ribellione. Resistenza passiva a oltranza. Uccio ti sbuccio @ 17:11-17.8.07 commento all’approfondimento “Mobilitazione per Punta Palacìa” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id =2865 E’ stato ministro delle Politiche Agricole e Forestali nei due Governi D’Alema (dal 1998 al 2000). Eletto alle elezioni politiche del 2006 in Puglia nella lista dell’Ulivo, è stato nominato Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali nell’attuale Governo Prodi. Alle primarie del Partito democratico appoggia Enrico Letta. glielo confermerebbe. Non è pensabile avere Università di eccellenza dal punto di vista didattico e allo stesso tempo disperdere risorse a pioggia sul territorio. La scarsità di risorse, prima del buon senso, costringe a fare delle scelte”. In Toscana agricoltura e turismo si sono fuse guidando l’economia. Si può sperare che ciò accada anche in Puglia? “Bisogna cambiare l’atteggiamento culturale. Pensi alla tratta degli ulivi secolari. Non è solo chi ruba a procurare un danno, ma anche chi svende il proprio patrimonio agricolo e paesaggistico di valore inestimabile. Stravolgere l’aspetto dei luoghi, depauperandone la bellezza e le peculiarità, allontana il turismo di qualità e con esso risorse preziose”. Agroenergie: sostituire il petrolio con gli oli vegetali incentiverebbe le colture a ciò dedicate. Può servire allo sviluppo del Salento? “Certamente serve ragionare su questo scenario ma non può essere l’unica risposta che immaginiamo di dare al territorio. Abbiamo predisposto un contratto quadro per questo tipo di colture ma non possiamo pensare di convertire tutto il territorio. La strada è sempre quella di una programmazione energetica che cerchi di sfruttare tutte le fonti di energia rinnovabile nel pieno rispetto del territorio”. il tacco d’Italia 5 Settembre 2007 Salutiamo commossi colui che aveva sempre una parola buona per tutti tale da far sembrare una montagna una piccola collina. Michele Valente @ 11:25-24.8.07 commento alla news “L’ultimo saluto di Taurisano a Tommasino” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id =2785 Non mi convince questa manifestazione di protesta: sembra che sia una strumentalizzazione di una cosa che nessuno vuole realmente realizzare. Emanuela S. @ 14:8-20.8.07 commento all’approfondimento “Mobilitazione per Punta Palascìa” http://www.iltaccoditalia.info/sito/commenti.asp?id =2865 La famiglia del Tacco d’Italia si è allargata con l’arrivo del piccolo Cosmo Libero. La redazione fa gli auguri più sentiti alla direttora. di Mario De Donatis la separazione dei poli: dal partito democratico ad una nuova carta costituzionale Il dado è tratto. Il partito c’è. E’ il risultato dei recenti, ultimi congressi dei Ds e Margherita. E’ l’incontro tra due mondi: la sinistra cattolica e la sinistra riformista. Il percorso che porterà al consolidamento del nuovo soggetto politico non sarà facile. Ma una cosa è certa. L’evento ha messo in movimento lo scenario della politica. E’ l’inizio della fine della lunga transizione che interessa il nostro Paese dalla caduta del muro di Berlino. Di certo si avvia un processo di chiarimenti ineludibili. La separazione dei Poli – di quei Poli non omogenei e rissosi tra loro – più cartelli elettorali costruiti per vincere, che coalizioni partitiche per governare, è avviata. Un primo elemento di chiarezza è già emerso. L’ala non riformista dei Ds, la componente della cosiddetta sinistra antagonista, si avvia verso altri lidi. Ma la nascita del Partito democratico spinge il Polo di centro-destra a tentare analogo percorso. Non sarà facile. Ma il punto di arrivo non potrà che essere un partito conservatore, cui aderiranno Forza Italia e Alleanza nazionale, pur con fisiologiche emorragie. Oggi è possibile, anche, immaginare l’avvio di un processo per dare vita ad un partito di centro, laico, in cui possono ritrovarsi anche quanti si riconoscono nei valori e nei principi cristiani e che guardano con prioritario interesse alla Dottrina sociale della Chiesa. Non ci sarà più l’unità dei cattolici in un partito, sia pur laico come la Democrazia Cristiana. Ma un partito di centro, in cui si riconoscono anche articolate presenze del mondo cattolico, potrebbe favorire, in questa fase, una lettura più completa della storia politica e culturale del Paese. Se, poi, dovesse consolidarsi l’idea di rimettere insieme le anime del Partito socialista italiano, potremmo raggiungere il numero di cinque partiti, al massimo sei. Questo scenario potrebbe favorire la ricostituzione dei veri partiti politici, così come immaginati dalla nostra Costituzione. Potrebbero scomparire i partiti personali. Quei partiti che si rifanno alle modalità proprie dell’organizzazione aziendale. Partiti in cui la partecipazione della gente, la democrazia, è essenzialmente virtuale. Partiti che richiamano alla mente: marchi, slogan, spot e leaders sorridenti. Ma perché un rinnovato scenario possa prendere corpo, favorito dalla nascita del Partito democratico, occorre una grande intesa tra le forze politiche per un sistema elettorale (preferibile quello tedesco che sia in grado di garantire il pluralismo con sbarramento al 5%, per evitare il moltiplicarsi dei partitini), salvaguardando la stabilità governativa (attraverso lo strumento della “sfiducia costruttiva”). Ma c’è, anche, un’altra necessità. Ed è quella di varare una Assemblea costituente per la rivisitazione della Carta Costituzionale. Va rivisitato, soprattutto, il bicameralismo attuale, che non corrisponde alle necessità del Paese. Si impone una riduzione dei parlamentari, ma soprattutto un diverso ruolo da riservare al Senato. Un Senato, che in una Repubblica, articolata in Regioni e forte di un sistema di poteri locali, non può che essere espressione di tali soggetti istituzionali. Perché i processi decisionali devono poter essere definiti – in via sistematica – con la partecipazione dell’intero sistema delle Autonomie. di Guido Picchi PUBBLICALO SUL TACCO Inviate i vostri inediti (poesie, racconti brevi) a Il Tacco d’Italia, p.zza Diaz 5 Casarano; oppure a [email protected] Il silenzio di Eugenio Giustizieri Adesso la mia vita è soltanto una memoria del minuto, dell’attimo, del nulla che Ti ho dato. Nell’anima, l’immortalità sferza la mia insonnia con sogni su comete di farfalle. Sulla riva del mare ho camminato in punta di piedi ma niente ho preso di Te. Dio che guardi tutte le stelle. lo spirito pen-sa-lento Il linguaggio malato che usiamo quotidianamente ci ha inconsapevolmente portati a pensare di avere un corpo. Noi siamo pensiero chiuso in una scatola che ci è fondamentalmente estranea? Questa è semplicemente una deviazione! Noi siamo un corpo, fatto di vari ‘pezzi’ come le unghie e il cuore o il cervello, che sarebbe giust’appunto la ‘sede’ del pensiero o, meglio, della razionalità. Il conferir cotanta importanza ad una singola parte non può che crear dis-equilibrio. Negli ultimi due millenni noi occidentali abbiamo ‘scelto’ di far prevalere la razionalità su tutto. Ma la razionalità è arida, non conosce passione, amore, né è capace di creare. La nostra consapevolezza chiede il tacco d’Italia 6 Settembre 2007 di più. La diffusione della new-age e delle molte pratiche ‘esotiche’ che richiamano il corpo ad una funzione di mediazione con la vita per l’equilibrio dello spirito ne è la dimostrazione. Io vedo negli occhi di molti salentini/e la luce data dallo spirito che brilla dentro di loro perché percepito e coccolato dai molti panorami e da molta religiosità sociale. Questo è il ritorno di cui lo spirito sente il bisogno! Ritorno alla vita! Il successo, il denaro e il potere politico soffocano lo spirito portando il corpo ad essere una macchia di buio nella luce della vita, adesso basta. pen SA lento… LO STRANIERO BOLLETTINO DEI NAVIGANTI // Opinioni dal Tacco Cosimo Mele da Carovigno (Br), 50 anni, due matrimoni e quattro figli, laurea in amministrazione aziendale, deputato della Repubblica eletto nelle liste dell’UDC, cofirmatario della proposta di legge per il test antidroga da parte dei parlamentari e difensore “della nostra identità cristiana”, è il protagonista del sexyscandalo di questa estate. Per rilassarsi dopo una dura settimana di lavoro, ha scelto un lussuoso albergo romano (il Flora in via Veneto), la compagnia di due prostitute (una italiana, l’altra russa) e una decina di grammi di cocaina (ma Mele nega quest’ultima fattispecie). A conclusione del festino, la signorina Francesca Zenobi, nota nell’ambiente delle mignotte romane come “Pocahontas” e autocandidatasi a prossime trasmissioni di tvspazzatura, collassa per la troppa cocaina sniffata. Il poco onorevole Mele se la svigna, lasciandola svenuta nella suite. Ora è indagato per cessione di sostanze stupefacenti e omissione di soccorso. Dal libro “il Governatore” di Lino De Matteis apprendiamo di un suo arresto per una vicenda di gioco d’azzardo il 5 gennaio 1999, due mesi dopo essere stato eletto nelle elezioni comunali di Carovigno, nella lista dei Cristiani democratici per le libertà, il partito di Raffaele Fitto e un rinvio a giudizio per tangenti e prostituzione, quando era consigliere regionale del Ccd di Pierferdinando Casini. Questa la strabiliante dichiarazione del segretario nazionale dell’UDC Lorenzo Cesa, nell’accogliere le dimissioni di Mele dal partito: “La vita del parlamentare è dura se fatta seriamente. Quando ero eurodeputato, stavo da solo tutta la setti- mana e la solitudine è una cosa molto seria”. Ecco quindi la sua geniale proposta: bisognerebbe dare più soldi ai parlamentari e “favorire il ricongiungimento familiare”. Mioddio. di Enzo Schiavano assessori mancati e assessori assenti. che puntano al 2009 Casarano. L’Udeur non demorde ed ha chiesto ancora una volta una delega assessorile. Il partito di Mastella, infatti, è l’unico delle tre forze politiche della coalizione di centrosinistra che sostengono la giunta di Remigio Venuti, a non essere rappresentato nell’esecutivo cittadino. La richiesta è stata fatta da Amedeo Sabato, unico rappresentante del partito in Consiglio comunale, in modo del tutto inusuale, con un’interrogazione al sindaco durante i lavori dell’ultima assemblea cittadina. Sarà difficile che l’Udeur venga accontentato, ma il sindaco e la sua maggioranza dovrebbero prendere in seria considerazione la richiesta. Potrebbe infatti dare il “la” ad un rimpasto ormai non più rinviabile e già in forte ritardo, e dare slancio ad un esecutivo che sembra essere fermo, concludendo la Consiliatura con spirito nuovo. Negli ultimi mesi l’impressione che dà la giunta municipale è quella di un organo assente, lontano dai problemi dei cittadini, intento soltanto a varare provvedimenti scontati, che non incidono più di tanto sulla città. Gli assessori sembrano non avere più stimoli e appaiono rassegnati a concludere il mandato con i risultati già raggiunti (scarsi, per la verità). Alcuni di loro danno l’impressione di essersi defilati volontariamente, altri di lavorare più per sé che per la comunità. La loro ottica è ormai rivolta alla primavera del il tacco d’Italia 7 Settembre 2007 2009, periodo di elezioni e del rinnovo degli organi dell’ente. Forse tutta l’attività della giunta è stata condizionata dalla circostanza che l’attuale sindaco non potrà più essere rieletto ed è mancata, quindi, la principale motivazione che porta un primo cittadino a chiedere di nuovo la fiducia degli elettori. L’impressione è che Venuti stia puntando alla Regione ed è forse per questo che sta concentrando tutte le energie nel difendere la sua gestione del Pit9 (il grande programma di rilancio del manifatturiero salentino a cui partecipano 68 comuni) dagli attacchi delle forze di centro-destra, trascurando quindi i problemi della città. L’ERBA CATTIVA // Opinioni dal Tacco //Forum //Esclusione sociale //Cervelli fuori fateci ritornare L (Continua dall’editoriale) Le riflessioni sul web hanno illustrato un bivio: tornare senza paracadute, per motivazioni puramente personali (lu sule lu mare lu ientu, la lentezza e il caffè al porto) o tornare con un’opportunità di lavoro e una retribuzione all’altezza degli studi, delle competenze e dell’esperienza acquisite. Praticamente impossibile. Riflessioni pervase da un senso di impotenza e frustrazione, ma anche da voglia di riscatto e un moto di rabbia: perché ogniqualvolta il singolo è lasciato da solo nelle sue scelte esistenziali, e le sue decisioni sono dettate da necessità, non da una reale valutazione di più opportunità, offertegli dal contesto in cui vive, non si può che registrare il fallimento del ruolo dello Stato. E’ nata la proposta di un movimento dei “ritornati”. Contarsi per pesare la propria forza. Il Tacco può fare da megafono. Quello che non manca agli emigranti è la forza di volontà, di vincere e di emergere e la fiducia nelle proprie capacità. Il gruppo di giovani redattori, giornalisti, professionisti che si sta coagulando attorno a questa piccola realtà editoriale è per la maggior parte reduce da quest’esperienza. Quindi, andiamo avanti. MOLTI DI NOI, SE VOGLIONO TORNARE, È PROPRIO PERCHÉ IL SUCCESSO A DISTANZA L’HANNO TROVATO MA NON GLI BASTA PIÙ. TORNARE È LA VOGLIA DI NON VEDERE PIÙ SUL TUTTOMERCATO, LA DOMENICA, OFFERTE DI LAVORO PRECARIE, PER I CALL CENTER O PER QUEI “LAVORI DA CASA”. PERCHÉ INGEGNERE NON SIGNIFICHI SOLO COSTRUTTORE, PERCHÉ IL POSTO A SCUOLA NON SIA L’UNICO LAVORO SICURO i “ritornati” nel salento lettera di uno dei tanti giovani professionisti di successo (e lontani da casa) Ieri ascoltavo il programma anno zero di Santoro, si parlava delle solite cose: il clientelismo del meridione, il fatto che nel pubblico i figli di chi é in politica vincono i concorsi o vengono assunti direttamente, etc. Ne é emerso come anche i politici non vogliono cambiare le regole, sarebbe infatti sufficiente decidere che se sei figlio del sindaco non puoi avere un incarico dal comune, per esempio. Inoltre, da anni si susseguono sempre le stesse facce, le stesse persone e continua il solito magna magna. Questo impedisce lo sviluppo, la concorrenza, la possibilità che chi meriti un posto lo ottenga per davvero. La scelta più ovvia per tanti come noi allora è emigrare o rimanere nel nord Italia, una scelta forzata, non voluta!!!! Come fare per cambiare? Fondiamo un movimento politico apartitico: i ritornati! Quelli che sono stati fuori e vogliono portare la loro esperienza a casa. Quelli che vogliono cambiare la mentalità del meridione. Giovani, volentorosi, onesti. Siamo un casino di persone della nostra generazione. Facciamo una pagina web dove ci si possa iscrivere e ognuno conosca gli altri “ritornati”! Le famiglie dei ritornati li appoggerebbero, gli amici pure. Mai come adesso siamo tantissimi….piazziamo sindaci e poi alla Provincia…poi la Regione, etc. Ci si candida con dei requisiti, non perché si vuole solo fare politica: max 40 anni, un soggiorno fuori, una laurea. Sono convinto che il movimento troverebbe molti consensi anche in chi si è stancato di come vanno le cose, in chi è anziano ed ha lavorato in Svizzera o in Germania, in un cantiere per 40 anni, e sono tanti nel Salento. Chi ha i figli lontani e li vuole “ritornati”. Facciamolo! Luigi Bruno Design Engineer Cabin VIP & Government Jet Maintenance Lufthansa Technik AG Engineering - HAM WY52/E Weg beim Jaeger 193 il tacco d’Italia 8 Settembre 2007 CREDO CI SIA DEL BELLO IN OGNI ANGOLO DEL MONDO. MA IL SALENTO È IL MIO ANGOLO. QUANDO SI PARTE E SI TORNA, SI TROVA QUASI SEMPRE QUEL CHE SI È LASCIATO, MA ALLO SGUARDO DEL RITORNATO, QUEL “LO STESSO” È DIVERSO LA SCELTA PIÙ OVVIA ALLORA È EMIGRARE O RIMANERE NEL NORD ITALIA, UNA SCELTA FORZATA, NON VOLUTA. FONDIAMO UN MOVIMENTO: I RITORNATI! QUELLI CHE SONO STATI FUORI E VOGLIONO PORTARE LA LORO ESPERIENZA A CASA. QUELLI CHE VOGLIONO CAMBIARE LA MENTALITÀ DEL MERIDIONE. GIOVANI, VOLENTOROSI, ONESTI. SIAMO UN CASINO DI PERSONE DELLA NOSTRA GENERAZIONE Viaggi della speranza. Una famiglia italiana appena sbarcata in America il tacco d’Italia 9 Settembre 2007 Allora e ora. Primi del Novecento: emigranti italiani sbarcano in America IO CI SONO Credo però che un inserimento politico locale in tempi vicini sia difficile (chi voterebbe il ritornato invece di quello che da il posto di lavoro al Comune? O che sblocca i fondi? O che li blocca?), ci vorrebbe un cambio di mentalità. Ci si dovrebbe piuttosto orientare verso iniziative imprenditoriali: fare un riassunto di chi siamo, di che cosa sappiamo fare, che cosa possiamo fare, che cosa manca... Il tutto finalizzato all’agognato ritorno e al blocco del flusso migratorio. In due parole, quindi, da una parte la creazione di iniziative che valorizzino le nostre competenze nella nostra terra, dall’altra la costituzione di campagne per promuovere una mentalità che rifugga dal clientelismo. Angelo @ 9:53-9.5.07 Angelo, sono d’accordo con te, è un’iniziativa contro il clientelismo. Un modo per provare a cambiare quello che altrimenti andrà avanti sempre uguale. Un appello al coraggio di smettere di votare chi ti da il lavoro al Comune, perché altri 1000 lo meriterebbero di più. Tentar non nuoce, anche in tempi non brevi, perché no? usare il canale istituzionale del palazzo entrandoci dentro. Si può però formare un coordinamento trasversale politicamente che si presenti come interlocutore per le esigenze dei giovani “ritornanti” con le istituzioni. E lì potrei essere rappresentato da chiunque basta che mi fidi della persona. Gigi @ 18:17-16.5.07 Davide @ 9:55-9.5.07 Se le finalità sono permettere un ritorno a chi potrebbe comunque valorizzare il Salento, promuovere un cambiamento nella mentalità comune allora non vedo la necessità del ricorso alla politica: la politica non crea posti di lavoro, ne controlla alcuni e lavorare nei posti controllati dalla politica finirebbe per togliere qualunque motivazione e stimolo vitale a chiunque veda nel lavoro anche un’occasione di crescita. La politica vive della mentalità clientelare e non cambia la mentalità dell’elettorato. Molto meglio sforzarci noi di creare delle opportunità (imprenditoriali!) qui e sforzarci con i mezzi acquisiti di promuovere il cambiamento della mentalità locale, tramite campagne ad hoc. Angelo @ 18:17-16.5.07 Gigi @ 9:54-9.5.07 Io ci sono. Ma sorge un problema: non si può fare politica essendo apolitici. E siccome i ritornanti, anche se uniti da idee programmatiche uguali, hanno idee politiche diverse non si può per il ritorno. Riportiamo a casa la nostra esperienza, le nostre idee....facciamo anche impresa dove sia possibile. Sarebbe opportuna una lista di chi è residente dove, un sito dove “iscriversi”, avere ognuno la propria idea ed un rappresentante comune. Ho parlato appunto di movimento apartitico, non apolitico. Come dice Angelo, la politica è una conseguenza e non la causa del movimento. Io ho intenzione di lasciare tutto e tornare non appena c’é almeno la speranza di crearne le condizioni il tacco d’Italia 10 Settembre 2007 Sono d’accordo con Voi, in particolare con Angelo. Ma, credo, che prima o poi, con la politica ci si debba inesorabilmente “sbattere” la testa. Almeno, questo è il mio parere alla luce della mia continuativa esperienza e nel campo giornalistrico e nel campo dell’Istituzione che rappresento. Gianluca @ 18:18-16.5.07 Io ho preso una decisione dettata esclusivamente dalla pancia, a cervello spento, senza nemmeno lo straccio di un paracadute grande come una busta di plastica. Per questo motivo non posso non essere in accordo con quello che dice Davide: se vuoi fare il ritornato la prima cosa da fare è ritornare. Guardarsi allo specchio in una bella mattina di primavera, e mentre la mente come ogni giorno va a pensieri tipo:”chissà che tempo fa a Lecce?” o “Se fossi lì oggi andrei 1991. Il Salento accoglie massicci sbarchi di albanesi. Molti di loro oggi sono perfettamente integrati al mare a prendere un caffè” prendere una decisione tanto folle quanto poetica, tanto azzardata quanto necessaria. Fanculo Milano, Roma, Amburgo, Stoccolma e Mogadiscio! Me ne torno a casa! Da quel momento in poi inizieranno i cazzi, le frustrazioni, le porte sbattute, i calci dove non batte il sole, i sotterfugi e i compromessi. Ma è come in Matrix: pillola rossa o pillola blu. Non si ritorna solo un po’, part-time. Si ritorna e basta. Correrò certamente il rischio di risultare una specie di messia ieratico e invasato, con queste affermazioni tranchant, ma per la mia esperienza non ci sono soluzioni intermedie. Una volta qui ci si renderà subito conto che tutto ha un ritmo più lento, e se la cosa è piacevole (talvolta) dal punto di vista umano, è difficile che lo sia da quello professionale. Raramente l’imprenditore paga i suoi collaboratori, ancora più raramente li paga quanto meriterebbero, ma quasi sempre ogni pagamento è accompagnato da un tono patriarcale del tipo:”E sia, ma solo per questa volta!”. Ci si troverà a fare i conti con le bollette da pagare, con gli impegni non mantenuti, con i locali che chiudono alle due e con i “che cazzo faccio tutto l’inverno qua???”. Ma vi posso anche dire che le cose succedono. Succedono quando decidiamo di farle accadere, quando ci mettiamo dentro l’esperienza, le capacità e le frustrazioni di anni da emigrante, seppur di lusso. E più gente c’è a farle accadere e più ne accadono, come per magia. Poi, in un altro giorno di un’altra primavera, potrà succedere che guardando fuori dalla finestra ci si renda conto che questo sole scalda più degli altri, e ti entra nell’anima attraversando ogni angolo del tuo corpo. E ci si potrà sentire perfino a casa. Sergio @ 18:19-16.5.07 Tempo addietro mi chiamavano il temporeggiatrore: vi parlo della mia esperienza, ma probabilmente ci vuole un pizzico di coraggio e follia come dice Sergio. Intanto faccio il pendolare e cerco di seminare il territorio con amore, attenzione e costanza qualche volta col vento a favore e altre contro. Ho conosciuto in aereo addirittura pendolare con famiglia giù e lavoro su (8 gg + Week end giu al mese). Il Tacco deve condurre una campagna di riqualificazione del pensiero in cui si punti al merito, soprattutto nel sud Salento dove l’influsso della “Decadente e Lussuriosa Lecce” si fa sentire di meno e l’operosità di tanti svizzerotti che prendevano il “Lecce-SCIAFFUSA” si fa più sentire. Non dobbiamo pensare al sole mare e ientu come consolazione per un lavoro non gratificante, dobbiamo comunque cercare di creare lavoro senza aspettative dalla politica locale. Il club dei professionisti ritornare o rimanere, non si esauriscono all’atto della decisione di tornare o non tornare, ma saranno i tarli che vi si riproporranno costantemente una volta presa la decisione! Detta in altre parole perché criticizzare tanto il problema se la scelta in fin dei conti può anche non essere definitiva, ma rappresentare come quasi tutte le cose della vita, solo una stagione transitoria? Insomma, io a Lecce ci sto bene, e anche parecchio, (grazie al cazzo!, direbbero molti, c’hai già l’attività bella e pronta!!... ed è vero), ma spero di non passarmi qui tutta la vita, o almeno di avere la possibilità di viaggiare tanto e spesso, sia pure per lavoro. Roberto @ 18:25-16.5.07 Ritornare per fare impresa? Ritornare per fare carriera? Vi prego, no! Questa terra amara ha già sofferto troppo per il ritorno dei figli che hanno provato a trasformarla. Questo è il luogo del pensiero LENTO. Tornare o vivere in questa terra richiede la sensibilità propria della semplicità. Apprezzare quel poco di genuino che ancora sopravvive, coltivarlo e praticarlo porteranno i nostri figli (o i loro) a godere di questa terra. Anche senza lavoro! Tommaso @ 18:21-16.5.07 guido @ 19:11-16.5.07 A mio tempo optai per rimanere a Lecce per studio prima e lavoro poi. Il contributo che mi sento di dare, legato ovviamente alla mia esperienza, è che le valutazioni di tipo lavorativo, ambientale, affettivo che possono averci spinto a il tacco d’Italia 11 Settembre 2007 Sono un giovane e come tale non mi sento affatto tutelato nel mio territorio! Spero quanto prima di laurearmi e andare via da questa terra (mi dispiace dirlo) perché non offre nulla, non solo lavoro, ma neanche la possibilità di lavorare gratuitamente per dimostrare che si vale qualcosa. Siccome mentre studio voglio anche farmi un curriculum, lavoro gratuitamente ma neanche in questa posizione si riesce ad essere apprezzati. Sentirsi salentino dentro è diverso dal vivere nel Salento (e molti di noi, se vogliono tornare, è proprio perché il successo a distanza l’hanno trovato ma non gli basta più) forse è bene chiedersi che cosa manca alla nostra terra. anomimo @ 16:39-7.6.07 angelo @ 16:31-26.6.07 Tornare per me è aver raggiunto la consapevolezza dell’unicità, spaziale e temporale, della mia vita.Da qui scaturisce inevitabilmente una forza vitale che annulla qualsiasi carriera e possedimento per considerare solo e semplicemente l’essere inteso come concatenamento di emozioni. guido @ 13:40-7.7.07 Per “Anonimo”: anch’io me ne sono andato con le tue stesse motivazioni e se puoi andartene fai sicuramente bene se non altro come esperienza personale. Se poi, un giorno, ti verrà il desiderio di tornare, come è successo a me e ai miei amici, mi auguro che qualcuno (magari noi stessi) possa riuscire a riconsegnarti un Salento finalmente vivibile nel quale nessuno accetti di lavorare in schiavitù. Il lavoro gratuito e’ una piaga sociale: oltre a danneggiare chi lavora in quelle condizioni, danneggia tutte le persone che potrebbero fare quel lavoro in maniera professionale e tutto il territorio che potrebbe beneficiare della qualità che un classe di lavoratori professionali potrebbe portare. angelo @ 14:39-8.6.07 Per cambiare occorre, in tanti, trovare la forza di costituire un grande movimento. Molta gente, invece, continua ancora a volersi identificare con uno stemma di partito - qualunque esso sia - non rendendosi conto che qualcuno finisce per trarre i benefici della sua “adesione”. Non è una questione di età ma di “sani principi” ai quali sarebbe necessario ispirarsi per cambiare la realtà non solo dei “ritornati” ma anche di chi pur non essendo mai partito non ha mai avuto il piacere che qualcuno si accorgesse di lui. anomimo @ 14:57-8.6.07 Capire ciò che si vuole e cercarlo fino in fondo è un’assoluta banalità, caro RAF. Mi spiace che tu lamenti di sentire sempre le stesse cose, ma evidentemente il tema non ti sta davvero a cuore: e lo capisco. Tu hai una famiglia milanese e anche se sei salentino non credo ti interessi particolarmente rientrare nella tua terra. E’ bellissimo sentirsi legati alle proprie origini anche in luoghi distanti, ma questo non autorizza a disprezzare chi invece nutre un forte desiderio di essere fisicamente “a casa”. Chi scrive si sta faticosamente affermando professionalmente nel Salento, avendo lasciato buone possibilità di lavoro proprio a Milano (laurea alla Bocconi). La domanda più interessante la pone Angelo: che cosa manca al Salento? Manca il rigore e il rispetto per il lavoro, manca l’offerta culturale tutto l’anno, manca una mentalità aperta e cosmopolita. Vivo a Torrepaduli con la mia famiglia (moglie e figlio). Nato e sempre vissuto a Milano due anni fa decisi che bastava. Da lì vendere tutto, mollare lavoro e menate per accontentarsi di vivere è stato molto semplice. abbiamo scelto il Salento perchè è ancora un luogo dove la vita non necessita spinte costanti... il costo della vita qui mi permette libertà inimmaginabili a Milano o altrove (dove le opportunità sono maggiori sono maggiori anche i costi e lo sfruttamento) . Piuttosto che ritornare è meglio non partire. Devi capire se vuoi correre dietro alla vita o viverla. Quale la differenza? Nel primo caso continua nella tua carriera (correre, correre, correre) nel secondo fermati. Torna, torna pure, a vivere però! guido @ 10:27-9.7.07 Mario @ 16:55-26.6.07 Sono l’ennesimo leccese a Milano. Io non ho neanche cercato lavoro a Lecce e forse ho fatto male. Forse bisognerebbe amare di più la propria terra e quindi rispettarla. Oronzo Lezzi @ 18:14-28.6.07 MENTRE LA MENTE COME OGNI GIORNO VA A PENSIERI TIPO: ”CHISSÀ CHE TEMPO FA A LECCE?” O “SE FOSSI LÌ OGGI ANDREI AL MARE A PRENDERE UN CAFFÈ” PRENDERE UNA DECISIONE TANTO FOLLE QUANTO POETICA, TANTO AZZARDATA QUANTO NECESSARIA. FANCULO MILANO, ROMA, AMBURGO, STOCCOLMA E MOGADISCIO! ME NE TORNO A CASA! Vivo da 10 anni in Lombardia, ma mai ho staccato con la mia terra, dove ho sempre continuato a lavorare e continuo a lavorare, a guadagnare ed ad essere rispettato. Si: io sono uno salentino che vive con il lavoro che svolge ovunque, anche a distanza dalla sua terra d’origine. Giro il mondo, lavoro ai quattro angoli del globo e se guardo avanti vedo ancora altre buone prospettive. Il segreto: impegno e lavorare bene, se i miei conterranei mi cercano anche a distanza, vuol dire che anche nel Salento come ovunque la professionalità paga. Io non devo ritornare semplicemente perché non me ne sono mai andato. Orgoglio ed impegno valgono per tutti, anche per i salentini. anche se non ho ancora 40 anni, ai giovani dico: impegnatevi e osate, se siete bravi fatevi avanti con i fatti e non con le parole, né tanto meno con il vittimismo. se qualcuno vi sorpassa o vi frega, riprovateci ancora e stavolta superate voi chi è meno bravo, che è meno capace. Se ci sono meriti tirateli fuori. I miei clienti mi dicono: qui c’è poca professionalità, vogliono tutti lavorare, guadagnare, ma alla prova dei fatti...sono come i vecchi, meglio l’uovo che la gallina. Io ho un debito con la mia terra: la voglia di emergere ed è grazie a quella che ogni giorno cerco di più. Per questo mia figlia, anche se nata nel ricco nord, sarà sempre figlia del Salento, come suo padre, come il suo caro ed indimenticato nonno. Gli altri non sono meglio di noi, forse si guardano meno allo specchio ed hanno chiaro cosa vogliono: e VOI COSA VOLETE? Capito questo, capito tutto. Il desiderio di tornare non è per fare impresa, e neppure per aumentare un eventuale successo personale, cosa che sarebbe più probabile rimanendo all’estero. Il desiderio nasce da una voglia di contribuire invece, a portare a casa le proprie conoscenze ed esperienze, di dividerle con chi, pur avendo grandi capacità non ha potuto lasciare il Salento. E’ la voglia di non vedere più sul Tuttomercato, la domenica, offerte di lavoro precarie, per i call center o per quei “lavori da casa”. Perché ingegnere non significhi solo costruttore, perché il posto a scuola non sia l’unico lavoro sicuro. Credo ci sia del bello in ogni angolo del mondo. Ma il salento è il mio angolo e farò quel che posso per farlo crescere. Quando si parte e si torna, si trova quasi sempre quel che si è lasciato, ma allo sguardo del ritornato, quel “lo stesso” è diverso. raf @ 16:29-18.6.07 Gigi @ 8:4-2.7.07 Fino a gennaio, purtroppo o fortunatamente, ero fuori anch’io. Poi, sono “ritornata” perchè sono stufa di essere costretta a stare lontano dalla mia terra per realizzarmi, perché sono stufa di assistere all’espatrio di chi vuole perseguire degli obiettivi, perchè sono stufa di vedere che chi resta, spesso è “figlio di” e magari non troppo competente. Perchè sottrarre al nostro Salento teste (ben)pensanti e idee e creatività, ma soprattutto esperienza? Coraggio. E’ una proposta quella di Gigi. Forse un azzardo. Ci proviamo? Incontriamoci dopo Ferragosto? Mari @ 13:16-10.7.07 Dopo la laurea (ed alcune piccole esperienze all’estero) sono tornato ed ho provato a crearmi un piccolo spazio giù. Ora lavoro a Milano. Mi spiace dirlo ma la mia esperienza a Lecce (più di 2 anni) mi ha portato alla conclusione che se davvero si ama questa terra la cosa migliore da fare è andare via e non partecipare al meccanismo contorto ed ingiusto che è la vita economica e sociale (per non parlare di quella politica) del sud. - @ 15:35-10.7.07 il tacco d’Italia 12 Settembre 2007 Io voglio tornare nella mia terra, basta con i capoccioni che si tramandano il potere da padre a figlio. Libero @ 20:46-11.7.07 IO HO UN DEBITO CON LA MIA TERRA: LA VOGLIA DI EMERGERE ED È GRAZIE A QUELLA CHE OGNI GIORNO CERCO DI PIÙ. PER QUESTO MIA FIGLIA, ANCHE SE NATA NEL RICCO NORD, SARÀ SEMPRE FIGLIA DEL SALENTO, COME SUO PADRE, COME IL SUO CARO ED INDIMENTICATO NONNO // I DATI Solo il 54% dei laureati delle università pugliesi a distanza di tre anni trova lavoro, contro il 74% dei laureati italiani. Lo registra la ricerca “Cosa bolle in pentola”, a cura del dipartimento di Scienze storiche e sociali dell’Università di Bari nell’ambito del programma “Bollenti spiriti”. Si parla anche di “significativa sofferenza” nel campo dell’istruzione: la popolazione universitaria cresce in Puglia di 4.000 persone in sette anni, una crescita meno forte rispetto all’Italia, per l’incapacità delle Università pugliesi di trattenere le matricole e l’esodo verso il nord. L’Università che perde più studenti è Foggia, seguita da Lecce. Si registra un vero e proprio problema di inclusione sociale dei giovani, che porta a disperdere il capitale umano. In Puglia il tasso di disoccupazione tocca il 14,6%, il doppio rispetto all’Italia (7,7%). A Lecce si registra un tasso del 14,4%, che sale al 39,8% per la fascia di età dai 15 ai 24 anni (fonte: Istat). UN COLPO AL “CUORE” DELLA RINASCITA Negli ultimi 2–3 anni sono emigrati dalla Puglia circa 34.000/35.000 giovani, la stragrande maggioranza diplomati e laureati. Intanto c’è un problema che riguarda l’università e la ricerca. All’estero la ricerca è fondamentale. Gli studenti sono più Biagio seguiti e i più bravi troMalorgio, vano sbocchi professiosegretario generale CGIL nali senza difficoltà. In Italia questo non Lecce avviene. Nelle aree del Mezzogiorno la situazione è ancora più critica. In occasione della discussione e dell’approvazione della Legge Finanziaria 2007, la CGIL aveva proposto di caratterizzare la manovra di bilancio in direzione di investimenti in formazione, ricerca e Università, a partire dalla questione annosa di stabilizzare i lavoratori precari. Rivendicazione avanzata anche nella nostra Università. Abbiamo proposto anche a strutturare un tessuto di accoglienza successivo alla laurea e risorse finanziarie per la ricerca pluridisciplinare dentro l’Università dove ci si è formati. Certo, la questione del “rientro dei cervelli” deve essere riproposta e sostenuta da risorse finanziarie adeguate. Il mancato impiego di queste risorse umane e professionali e le questioni conseguenti all’esodo sono, oggi, un pezzo della nuova questione meridionale. È un fenomeno che colpisce al cuore la rinascita della Puglia e del Salento. Non credo ci sia alcuna possibilità di ripresa del Salento se non sarà intrapresa la strada della formazione e della ricerca, sviluppando competenze innovative capaci di incidere nella struttura produttiva e civile del territorio e di giocare su diversi fronti: ricerca, università, sistema scolastico, formazione continua, in alternanza di eccellenza, nuove tecnologie, sviluppo industriale. Per questo chi sottovaluta la nostra industria è in malafede. Per poter arrivare al dopo industria occorre aver vissuto un grande processo di industrializzazione. Nel Salento ciò non è avvenuto. E il post-industriale rischia di essere una cosa campata in aria. Così le competenze si frantumano e si frammentano e i nuovi settori restano quasi un bluff. Comunque, l’esperienza Puglia dei “Bollenti Spiriti” è importante e innovativa per quanto riguarda l’esperienza dei nostri giovani laureati di perfezionare le loro competenze nelle varie Università, con l’impegno del rientro in Puglia. Per fare che cosa? Qui è colpevole l’assenza delle Associazioni imprenditoriali e del sistema d’impresa, chiuso ancora nella logica dei “bassi costi”. Al contrario è d’obbligo per tutti tenere una “competizione alta” dove si valorizzano le risorse umane, le competenze e le professionalità dei nostri giovani, le potenzialità del territorio. SERVONO PIÙ “ALENIA” Secondo un’apposita ricerca scientifica di qualche anno fa il 2,5% dei nostri laureati risultava essere impegnato all’estero, mentre appena lo 0,4% dei laureati stranieri era occupato in Italia. Questo la dice lunga su una situazione di disGiorgio Rosario Costa, agio dei nostri ricercatori, e che purtroppo non Senatore FI è migliorata, neanche con il cosiddetto “programma di rientro”, attivato nel 2001 dal decreto ministeriale n.13, e che ha dato ben pochi frutti a causa delle poche risorse disponibili. Anche quest’anno la legge finanziaria, invece di rimpinguare i relativi capitali del Bilancio dello Stato, ha sancito pesanti tagli alla ricerca scientifica; una scelta che contrasta con le tante esternate grida di dolore che si sono levate sia dal mondo accademico che da quello politico, ma che non si sono concretizzate nel sostegno statale necessario a trattenere in patria i nostri cervelli. Ci vorrebbero altre iniziative come quelle dell’Alenia (frutto dell’impegno del precedente Governo regionale e statale) che, con l’apertura delle strutture di Grottaglie e Foggia per la costruzione di nuovi aerei, ha permesso a tanti ingegneri ed esperti in tecnologie innovative di poter valorizzare le proprie capacità restando in Puglia, nel proprio territorio. Nell’Università del Salento, il Polo tecnologico è tra i più quotati e lodati d’Italia, ma occorre che le istituzioni sostengano fortemente, con i fatti, le risorse, ed in maniera costante questo comparto che è strategico per il futuro dei nostri giovani ricercatori. Come senatore della Repubblica ho aderito a tutte quelle iniziative, comprese numerose proposte di legge, che direttamente o indirettamente sono mirate ad eliminare la “fuga di cervelli” dall’Italia ed a mantenere in patria le giovani generazioni dei ricercatori, molti dei quali non superano i 35 anni di età. Mi auguro che l’impegno sia univoco, corale, e travalichi le appartenenze politiche per consentire ai nostri giovani di realizzarsi appieno e di essere profeti in patria. TUTELA DELLA PROPRIA TERRA ATTRAVERSO MEZZI DI BUON GOVERNO Aumentano sempre di più i giovani che, per motivi di studio o di lavoro, lasciano la propria terra d’origine per trasferirsi nel resto d’Italia. Io ne sono l’esempio: sono andato via dal mio paese San Paolo De Castro, Pietro Vernotico per Ministro studiare a Bologna, politiche città in cui vivo, inseagricole gno e che considero la mia seconda città. Io ritengo che il problema non sia la migrazione dei “cervelli”, perché il confronto con realtà altre porta arricchimento. Il vero problema sta nel fatto che queste persone perloppiù non rientrano e quindi il loro paese perde prima una persona valida e poi una persona ancor più arricchita. Questo fenomeno di rilevante perdita di capitale umano qualificato è più frequente nel Mezzogiorno. Penso che un modo per contrastare il fenomeno dei giovani che si trasferiscono altrove, soprattutto all’estero, potrebbe essere quello di attirarli con una politica di incentivi in modo tale che possano esercitare la propria attività nei laboratori degli atenei anche pugliesi; attrarre visiting professor italiani o stranieri che lavorino stabilmente in un ateneo o in un centro di ricerca straniero e svolgano attività coerenti con il proprio curriculum. D’altra parte credo che oggi più che mai nell’era della globalizzazione non è necessario essere fisicamente nel proprio territorio per valorizzarne le risorse, anche da lontano è possibile mantenere a cuore gli interessi della propria terra e tutelarli attraverso strumenti di governo, culturali ed economici. Si può anche crescere e maturare altrove, ma se si ritrova ad avere responsabilità di governo o comunque di gestione di centri di potere si può sostenere la crescita del proprio territorio. In questo senso il mio impegno è quello di predisporre strumenti e provvedimenti per il cosiddetto “rientro dei cervelli”, incentivando anche una politica che valorizzi le potenzialità e l’impegno dei giovani imprenditori agricoli promuovendo la conoscenza delle iniziative a sostegno dell’imprenditoria giovanile in agricoltura, allo scopo di internazionalizzare il sistema di ricerca del Paese. Si spera in questo modo di sostituire le fughe di cervelli con esempi di mobilità internazionale, laddove le prime sono generate dalla mancanza di opportunità e di risorse in patria, mentre i secondi sono il frutto di una giusta competizione. UN’ESPRESSIONE ABUSATA Il Governo Prodi, purtroppo, dilaniato com’è dalle sue contraddizioni interne, non ha mai perso occasione per svilire la voglia di emergere e di affermarsi di tanti nostri ragazzi che, dopo anni e anni trascorsi con serietà sui testi scolastici e Vincenzo universitari, non Barba, riescono a trovare un senatore FI adeguato riconoscimento professionale al loro iter formativo e ciò dal momento che, non si è ancora provveduto a dare vita a politiche di crescita e di reale concorrenza al fine di valorizzare le competenze di chi, pur essendo preparato, non gode di alcuna raccomandazione. L’affossamento di fatto della Legge Biagi da parte di Prodi & Company non va certo nella direzione di aiutare i nostri giovani, anche se con forme di collaborazione professionale flessibile, a restare sul nostro territorio. Occorre, inoltre, una proficua sinergia tra il mondo dell’impresa, delle professioni e delle attività e i centri di studio e di ricerca al fine di contestualizzare i corsi di studio e renderli utili alle volontà di crescita del Salento. Sono certo che Assindustria e Università del Grande Salento, per fare un solo esempio, troveranno sempre più momenti di incontro per camminare su un fertile terreno comune. Ciò premesso, tengo a precisare, per onestà intellettuale, che le esperienze di studio e di lavoro lontano dal proprio territorio, se limitate nel tempo, sono molto importanti perché ci aprono alla conoscenza del mondo e non ci rinchiudono nei nostri steccati. E poi, per favore, non abusiamo dell’espressione “fuga di cervelli” per due motivi: - Non è sufficiente aver conseguito una laurea, non essere riusciti a spendere quel titolo sul proprio territorio ed essersi allontanati nel Nord Italia per fare esperienza per essere definiti “cervelli in fuga”. Dobbiamo sempre avere il senso delle proporzioni, quando trattiamo argomenti importanti; - Non è giusto che chi rimane nel nostro Salento e si inventa un percorso professionale, magari distante dagli studi di provenienza, non venga considerato cervello, ma semplicemente “un camaleonte”. ECCO IL NOSTRO “CONTRATTO ETICO” Quello della cosiddetta fuga dei cervelli è un fenomeno che depaupera il nostro territorio delle migliori risorse per lo sviluppo. Se guardiamo al mondo universitario, il problema è stato in questi anni esasperato anche dalla precarizzazione delle carriere, voluto da Teresa una politica nazionale Bellanova, di chi ci ha preceduto. deputato Ds Il Governo in carica sta lavorando in tutt’altra direzione: a partire dal Piano di stabilizzazione nelle pubbliche amministrazioni e negli atenei, contenuto nella scorsa Finanziaria, fino alle misure a sostegno del reddito dei lavoratori con carriere discontinue e in disoccupazione, alla riforma degli ammortizzatori sociali e alla possibilità di totalizzare in un unico fondo i periodi contributivi discontinui. Saranno inoltre istituiti dei fondi credito per il sostegno dell’attività intermittente dei parasubordinati, un fondo microcredito per incentivare le attività innovative dei giovani, con priorità per le donne, riprendendo e migliorando l’esperienza dei prestiti d’onore; si prevede inoltre un fondo per il microcredito destinato ai giovani lavoratori autonomi per sostenere le necessità finanziarie legate al trasferimento generazionale delle piccole imprese o all’avvio di nuove attività. È di pochi giorni fa il decreto firmato dai ministri della Salute Turco e dell’Università e Ricerca Mussi che vincola il 5% dei fondi per la ricerca sanitaria, cioè una cifra pari a oltre 15 milioni di euro, a ricercatori di età inferiore ai 40 anni. Viene così resa operativa la norma già prevista dall’ultima legge Finanziaria. Anche la Regione Puglia in questi anni ha, da un lato, incentivato la formazione fuori confine con il “contratto etico” inserito nel progetto di Bollenti Spiriti, dall’altro sta lavorando affinché il territorio e le sue imprese siano finalmente dotate di un sistema di regolamentazione che possa far crescere l’imprenditoria e l’industria locale nel solco dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico. Con la legge sui Distretti Produttivi, approvata di recente in consiglio regionale, sarà possibile attuare una politica industriale per attivare risorse immateriali nel campo dell’innovazione, della creazione di nuova e migliore occupazione, dell’internazionalizzazione, della crescita dimensionale e competitiva. Per la crescita del sistema produttivo locale, fondamentali, anzi necessarie, si rendono le competenze di alto livello, dell’impiego e dunque della permanenza dei “cervelli” nel territorio. Accanto a questo, però, occorre una sinergia concreta tra politiche pubbliche e private. Il pubblico deve svolgere, un’azione di sostegno, anche economico, alle imprese, dall’altro lato il settore dell’imprenditoria privata deve compiere un grande passo in questa direzione, volere e sapere investire in innovazione e sviluppo locale. BISOGNA PREMIARE IL MERITO La fuga di cervelli dal Salento è un problema connesso da un lato all’incapacità del nostro sistema territoriale di premiare il merito, e dall’altro di riconoscere le imprese quale vero motore dello sviluppo. Abbiamo bisogno invece di un territoPiero rio che nei fatti e nei Montinari, comportamenti valorizzi presidente Confindustria i più bravi, chi emerge, Lecce le eccellenze a tutti i livelli: dalla sanità all’Università, dalle scuole alle pubbliche amministrazioni, dai professionisti alle stesse imprese. Non ci può essere sviluppo a prescindere della imprese e pertanto dobbiamo ricostruire un clima di favore, di fiducia, nei confronti degli imprenditori e dei valori che essi rappresentano. Nonostante i ritardi strutturali e le ataviche carenze infrastrutturali salentine, infatti, tutti i “capitani coraggiosi” di Confindustria creano da sempre opportunità che hanno consentito e consentono a numerosi giovani di rientrare, trovando anche adeguate soddisfazioni professionali. Bisogna ricono- scere, pertanto, gli sforzi di chi, a proprie spese, rischia e investe per il benessere della sua famiglia, dei suoi collaboratori e del territorio; dobbiamo valorizzare le eccellenze del nostro Salento mettendole nelle condizioni ideali di lavorare, per non correre il rischio di perdere talenti che ci invidiano in tutto il mondo, come il professor Roberto Cingolani. E’ compito di tutti, allora, non solo arginare la fuga di cervelli, ma anche rendere il nostro territorio capace di attrarre i migliori professionisti internazionali: dobbiamo concentrarsi per instaurare una sorta di “social catena” tra pubblico e privato che rilanci attività produttive o di ricerca già avviate o ne promuova – burocrazia permettendo – di nuove. Solo così il Salento potrà attirare e poi valorizzare quei talenti sia italiani sia stranieri che, operando sul nostro territorio, possono farlo crescere ancora di più. Dobbiamo quindi continuare ad impegnarci tutti insieme affinché i migliori possano lavorare nel Salento, apportando sempre nuova linfa al nostro tessuto economico e produttivo. Sono la conoscenza e l’innovazione, infatti, che creano sviluppo e possono aiutare ad entrare nel mercato e dominarlo. CI SI TROVERÀ A FARE I CONTI CON LE BOLLETTE DA PAGARE, CON GLI IMPEGNI NON MANTENUTI, CON I LOCALI CHE CHIUDONO ALLE DUE E CON I “CHE CAZZO FACCIO TUTTO L’INVERNO QUA???”. MA VI POSSO ANCHE DIRE CHE LE COSE SUCCEDONO. SUCCEDONO QUANDO DECIDIAMO DI FARLE ACCADERE IL SALDO È NEGATIVO La mobilità sul territorio di esperienze lavorative, soprattutto di laureati, è un carattere proprio della modernità; di questa non è più tipica l’esperienza di un giovane che si formi culturalmente dove è nato e chiuda nello stesso luogo il suo intero Giovanni percorso lavorativo. Pellegrino, Non è anormale, quinpresidente di, che i giovani lauProvincia di reati salentini trovino Lecce fuori dal Salento idonee possibilità di impiego; ciò che è anormale è l’incapacità del nostro territorio di attrarre laureati non salentini, determinando un saldo negativo che, con qualche improprietà, definiamo “fuga di cervelli”. A questo non può esservi rimedio diverso dal favorire uno sviluppo economico; il che pone la necessità di una scelta preliminare: delineare il modello di sviluppo e muoversi con coerenza per la sua attuazione. In ciò è un impegno che non può riguardare solo le istituzioni, ma deve essere sentito come proprio da un intero ceto dirigente. Quanto alle istituzioni, ciascuna è chiamata a fare la sua parte nell’avvertita coscienza dei limiti di intervento propri di ciascun livello istituzionale. L’azione dell’Amministrazione Provinciale di Lecce ha delineato già da anni ed è andata progressivamente affinando un preciso modello di sviluppo del suo territorio, inserendolo di recente nella cornice più ampia del Grande Salento e cioè di un metodo di collaborazione istituzionale fra le tre Province di Lecce, Brindisi e Taranto. Su questo la Provincia ha favorito e constatato una notevole convergenza delle parti sociali o, almeno, delle più avvertite tra queste. Indicatori economici, nella loro oggettività, ci dicono che la direzione presa è giusta, anche se siamo ancora nelle fasi iniziali di un non facile percorso. DIVERSE VALIGIE, STESSI SOGNI Il Salento nella sua storia ha dato, nel passato, mani e braccia da lavoro che hanno contribuito allo sviluppo economico e industriale del Settentrione d’Italia e del Nord Europa. Adesso, messo in soffitta quel tipo di sviluppo, si continua nuovamente Ugo Lisi, ad attingere dalla deputato An nostra terra per portare via una generazione di giovani che, dopo aver studiato nelle nostre scuole e nelle nostre università, non trovando uno sbocco lavorativo degno di questo nome sul nostro territorio, è costretta a fare nuovamente le valige ed a partire verso mete più fortunate. Certo, non sono più le valige di cartone di un tempo a salire sui treni che dal Sud vanno verso il Nord’Italia, bensì valige ele- ganti nelle quali spesso si nascondono gli stessi sogni e gli stessi propositi che animavano gli emigranti di un tempo: fare fortuna altrove, essere valorizzati altrove, stabilizzarsi pian piano altrove per poi tentare, a piccoli passi, un riavvicinamento ed un ritorno alle proprie case, alle proprie famiglie e alle proprie origini. A lasciare il Salento non sono più, dunque, mani e braccia da lavoro, ma teste e cervelli istruiti, menti geniali, persone di grande spessore intellettivo e culturale che fanno crescere i territori in cui vanno a spendere il loro sapere. Non esiste la bacchetta magica, ma un provvedimento importante come la Legge Biagi andava nella direzione di favorire forme di impegno dinamico e flessibile dei nostri giovani sul nostro territorio. La rigidità del mercato del lavoro, alla quale ci riporta a grandi passi il Governo Prodi, va nella direzione opposta e cioè favorisce precariato, lavoro nero e fuga di cervelli. //Inchiesta //Sanità lenta //Donare un “rifiuto speciale” IL l cordone che ci ha nutrito una volta, per ben nove mesi, può continuare a dare vita. E allora perché trasformarlo in ‘rifiuto speciale’? In Puglia, forse ancora per poco tempo, il cordone ombelicale, una volta reciso, finisce in un bel cestino. Eppure in Italia si dona gratuitamente in 14 banche regionali I LE STAMINALI IN ESSO CONTENUTE POSSONO FAR GUARIRE TANTE PERSONE, SOPRATTUTTO BAMBINI. IN PUGLIA NON SI PUÒ DONARE PERCHÉ MANCANO MACCHINE E STRUTTURE, CHE FORSE ARRIVERANNO ENTRO IL 2007 GRAZIE AD RECENTE DISEGNO DI LEGGE. FORSE. INTANTO CRESCE LA SPECULAZIONE DELLA CONSERVAZIONE DEI CORDONI OMBELICALI ALL’ESTERO. SENZA GARANZIE SCIENTIFICHE SULLA LORO EFFETTIVA UTILIZZABILITÀ. COME SEMPRE, QUANDO LO STATO MANCA, IL PRIVATO SPECULA //LA BANCA DEL CORDONE ARRIVA IN PUGLIA. IN RITARDO Finalmente la Puglia avrà la sua banca del cordone ombelicale, anche se sui tempi di realizzazione ci sono ancora un po’ di dubbi. La Regione ha compiuto un primo importante passo individuando nella struttura ospedaliera «Casa sollievo della sofferenza» di San Giovanni Rotondo la sede dell’ente preposto alla raccolta delle cellule staminali del cordone ombelicale dei neonati. La decisione arriva quasi con un anno di ritardo. La legge regionale n.24 del 2006, infatti, disponeva l’indicazione - entro 90 giorni – di una struttura di riferimento per la banca. La Puglia, tra l’altro, è una delle poche regioni italiane ancora prive di una struttura per la raccolta delle cellule cordonali. I fondi stanziati per la realizzazione della banca, ammontano a 800mila euro, secondo quanto dichiarato dall’assessore (13 a nord di Roma ed una a Sciacca, in Sicilia). Qualcuno, invece, sceglie addirittura di conservare le cellule staminali del cordone in strutture private all’estero, in modo da disporne immediatamente in caso di necessità. Su quest’ultima questione, però, non mancano le polemiche, visti anche i costi altis- simi della procedura. Intanto, attendiamo speranzosi la fine del 2007, quando finalmente anche in Puglia dovrebbe essere istituita la ‘Banca regionale di sangue di cordone ombelicale’. Ma perdonateci l’uso del condizionale. Coi tempi che corrono nella sanità pugliese, è veramente d’obbligo. vite appese di Flavia Serravezza regionale alla Salute, Alberto Tedesco. Notevole il contributo per la costituzione della centro di raccolta, da parte del comitato «Un cordone per la vita», nato a Lecce e primo in Puglia, che ha sempre cercato di sensibilizzare all’uso del cordone ombelicale nella cura di gravi malattie. “La destinazione della banca a San Giovanni Rotondo è un traguardo importante - dice Alessia Ferreri, presidente del comitato - È la fine di una battaglia giocata su tutti i livelli e tesa a sensibilizzare ed attivare in particolare l’ente Regione sull’importanza dell’istituzione della banca del cordone ombelicale, di cui la Puglia, tra le poche regioni in Italia, era priva». La battaglia del comitato e dei volontari, però, non termina qui. «Una sola banca per tutta la regione non è sufficiente per realizzare in concreto l’attività di raccolta e conservazione del sangue cordonale – aggiunge Ferreri - Sono necessari almeno più centri di prelievo e di raccolta del sangue da individuare presso strutture sanitarie costituite nei vari punti geografici della Puglia, e in particolare in Salento». Prossimo obiettivo, MAGGIO 2007: LIVIA TURCO CON UN’ORDINANZA IMPEGNA LE REGIONI AD ISTITUIRE LA BANCA DEL CORDONE. IN PUGLIA È ANCORA UN “RIFIUTO SPECIALE”. IL DISEGNO DI LEGGE ZULLO, PENTASSUGLIA, DAMONE il tacco d’Italia 16 Settembre 2007 quindi, l’istituzione di una seconda banca in una struttura pubblica salentina, che consenta con maggiore facilità l’accesso indiscriminato al servizio a tutte le donne. //LA PROPOSTA DI LEGGE DI ZULLO, PENTASSUGLIA E DAMONE Il 12 giugno scorso, a Bari, i consiglieri regionali Francesco Zullo (Italia di mezzo), Donato Pentassuglia (Primavera pugliese) e Francesco Damone (La Puglia prima di tutto) hanno presentato il disegno di legge (analogo a quello già proposto nel 2005 e mai discusso in Commissione) per l’istituzione di una banca del sangue di cordone ombelicale per il recupero delle cellule staminali, indispensabili per la cura di neoplasie infantili, leucemie //PERCHÉ DONARE IL CORDONE Il prelievo di sangue dalle partorienti è una procedura non invasiva, a quantità illimitata. Molte madri vorrebbero donare il cordone ombelicale se adeguatamente informate. Talassemia, mieloma, neuroblastomia, varie forme di anemie, leucemie, linfomi, immunodeficienze e varie sindromi legate alle malattie del sangue, insufficienza renale, ricostruzione di tessuti e organi, diabete in soggetti giovani, varie patologie del fegato e pancreas: sono tutte malattie che possono essere curate con cellule staminali, quelle contenute nel cordone ombelicale. La creazione, con queste cellule, di un’alternativa al trapianto di midollo osseo, considerando la difficoltà estrema di reperire donatori di midollo Il Ministero della Salute non vede di buon occhio la procedura di conservazione autologa. In media, il 50-60% delle unità di sangue cordonale non sono idonee ad essere conservate. Ciò implica che, se ogni madre conservasse le staminali per sé, una su due non potrebbe usufruire del sangue cordonale per il suo bambino. Per questo motivo, secondo il Ministero, è preferibile la donazione delle staminali cordonali (che avviene in forma anonima e in futuro non si può rivendicarne la proprietà), poi conservate nelle banche pubbliche. Il dibattito su questo punto, ovviamente, è aperto. L’Ordinanza Turco del 4 maggio 2007 consente “la conservazione personale del sangue cordonale con contestuale donazione allogenica – cioè a beneficio di persone diverse da quella da cui le cellule sono prele- IN ITALIA SONO VIETATE LE BANCHE PRIVATE DEL CORDONE. PER QUESTO SI “AUTODONA” ALL’ESTERO. PAGANDO FINO A TREMILA EURO ad un cordone e altre malattie del sangue. A differenza di quanto accade in alcune regioni del Sud, come la Calabria e la Sicilia, nella nostra regione il cordone ombelicale e il sangue in esso contenuto diventano “rifiuto speciale”, perché manca una struttura ospedaliera che ne operi il prelievo e la conservazione. Con l’ordinanza ministeriale del 4 maggio 2007, invece, il Ministro della Salute Livia Turco ha voluto impegnare esplicitamente le regioni ad istituire una banca del cordone. Il problema ora è quello di stringere i tempi dell’approvazione del disegno di legge da parte di tutte le forze politiche del Parlamentino pugliese. Le previsioni del governo regionale dicono che anche la Puglia avrà la sua banca del cordone entro la fine di quest’anno. “Stavolta siamo fiduciosi di un decorso positivo e celere della proposta di legge – ha precisato Zullo - anche perché ci vorranno almeno due anni affinché la banca, una volta costituita, entri a regime e possa essere fruibile”. compatibile, ha salvato la vita a malati ormai senza speranza. Ultimamente, però, anche in Puglia, si sta facendo strada la raccolta individuale per un uso autologo – cioè destinato a se stessi – del sangue di cordone ombelicale. //CONSERVARE O DONARE? In Italia non è consentita la conservazione per uso unicamente personale (autologo) del sangue del cordone ombelicale. Ad eccezione dei casi in cui è presente, tra i consanguinei del nascituro, una malattia per la quale è riconosciuto valido l’utilizzo terapeutico delle cellule staminali del cordone. In questo caso, infatti, si tratta di “donazione dedicata” e le cellule staminali, conservate gratuitamente nelle banche italiane, sono ad esclusiva disposizione del soggetto al quale sono state dedicate in ragione della sua malattia. il tacco d’Italia 17 Settembre 2007 vate - su base solidaristica”. Viene mantenuto, però, il divieto di istituzione di banche private per la conservazione. L’ordinanza, inoltre, permette la conservazione ad uso personale non solo nel caso di patologie in atto nel nascituro al momento della raccolta, ma anche nel caso di famiglie ad alto rischio di avere figli affetti da malattie geneticamente determinate. Resta in vigore, la possibilità di esportazione del sangue del cordone presso una struttura estera. Come conservare le staminali cordonali all’estero per uso personale Per esportare il sangue del cordone ombelicale è necessario richiedere un’autorizzazione al Ministero della Salute italiano e seguire un iter che prevede anche il coinvolgimento della Direzione Sanitaria dell’ospedale dove avverrà il parto. La procedura di donazione del cordone presso strutture estere prevede diverse tappe: La mamma deve effettuare gli esami del sangue per accertare la negatività ai virus dell’epatite B, C all’HIV durante l’ultimo mese di gravidanza. Una volta in possesso del referto, si recherà presso la Direzione sanitaria della struttura in cui avverrà il parto e richiederà a quest’ultima la certificazione della negatività degli esami effettuati. Con il Centro Nazionale Trapianti (Cnt), la mamma effettuerà invece un colloquio telefonico, volto a capire le motivazioni della scelta e a fornire spiegazioni e chiarimenti qualora se ne presentasse la necessità. Ottenuti sia la certificazione rilasciata dalla Direzione Sanitaria che l’attestazione dell’avvenuto colloquio rilasciata dal Cnt, questi documenti vanno inviati, con una richiesta di autorizzazione all’esportazione, al Ministero della Salute tramite posta raccomandata. Il tutto deve pervenire agli uffici ministeriali almeno tre giorni prima della data presunta di partenza del campione, cioè della data presunta del parto. Dal prelievo alla conservazione presso la banca privata estera I genitori ricevono dalla banca privata il kit necessario per la raccolta del sangue del cordone ombelicale e per il trasporto dello stesso fino al laboratorio della banca con cui hanno preso accordi. Al momento del ricovero, bisogna ricordarsi di portare con sé il kit e di consegnarlo alla persona incaricata del prelievo. Il sangue viene prelevato subito dopo la nascita dal ginecologo o dall’ostetrica che assiste al parto e trasportato presso la banca. Giunto nei laboratori, il campione di sangue viene trattato con le più moderne tecnologie “a sistema chiuso”, vale a dire senza alcuna possibilità di contaminazione. Seguendo rigorosi protocolli, si procede alla separazione delle cellule staminali, all’esecuzione dei test sierologici e quindi – accertata la negatività del campione – alla loro crioconservazione per una durata che può variare dai 15-20 anni. Nell’ipotesi che le cellule staminali dovessero servire per una particolare terapia, la banca le metterà immediatamente a disposizione del legittimo proprietario. Conservare il cordone in banche private estere costa caro. Ma poi, ne vale la pena? LA STORIA DI ANNA LISA CASILLI AVEVA DECISO DI CONSERVARE IL CORDONE OMBELICALE PER SÉ IN UNA BANCA PRIVATA DI LONDRA, LA SMARTBANK, GESTITA DA UN TEAM ITALIANO. COSTO DELL’OPERAZIONE: 2200 EURO. MA HA PARTORITO 15 GIORNI PRIMA E, A CAUSA DI UN INTOPPO BUROCRATICO, IL SUO CORDONE È DIVENTATO RIFIUTO SPECIALE “Bisogna essere veramente convinti per decidere di conservare il cordone all’estero. La procedura burocratica richiesta dal Ministero della salute italiano e dalla banca estera, è molto lunga. E ci sono anche tanti esami clinici da fare. Io ho fatto di tutto ma ho partorito il mio bambino 15 giorni prima del giorno previsto. È nato il 25 aprile scorso. Il Ministero non è riuscito ad inviarmi in tempo l’ultimo fax, che è l’autorizzazione all’esportazione delle cellule. Nonostante le tantissime sollecitazioni telefoniche, non ho ricevuto risposta. Bisogna proprio volerlo fare, perché nessuno ti aiuta: gli ospedali non sanno bene cosa fare, le certificazioni da ottenere sono tante e spesso non si sa dove andare. All’ospedale di Lecce, poi, dove io ho partorito, hanno pochissima esperienza in merito perché quasi nessuno dona o conserva il cordone ombelicale. D’altronde, in Puglia, non esiste ancora nemmeno una banca del cordone. La Smartbank di Londra, invece, avrebbe conservato le cellule del cordone del mio bambino per 15 anni. Lo Stato italiano non ha nessun interesse a snellire o velocizzare l’iter burocratico necessario per l’esportazione del cordone, perché non ci guadagna nulla. La psicologa del Ministero della salute, infatti, ha cercato di convincermi a donare il cordone in Italia e non all’estero. Non hanno capito forse che conservare le cellule staminali per il proprio figlio, se mai dovesse averne bisogno, vuol dire essere in grado aiutarlo immediatamente. La compatibilità delle cellule è del 100%. Io avrei voluto conservare il cordone ombelicale per tutelare il futuro di mio figlio. Purtroppo in Italia siamo indietro da questo punto di vista. La Puglia è fanalino di coda anche nella realizzazione delle banche per la donazione del cordone. È assurdo oltre che ingiusto”. il tacco d’Italia 18 Settembre 2007 Parola all’avvocatessa Alessia Ferreri, presidente e promotrice del “Comitato Un cordone per la vita”, che dice no alla conservazione autologa del cordone ombelicale e alle speculazioni in atto nella nostra Regione da parte di società private estere. PARTE DA LECCE LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE PER ATTIVARE UNA BANCA DEL CORDONE PUBBLICA E GRATUITA IN PUGLIA. IN DIECIMILA FINORA VI HANNO ADERITO In Italia, è consentito ai genitori di esportare all’estero il sangue di cordone ombelicale prelevato al momento della nascita del proprio figlio e conservarlo ad uso personale in tutti quei casi in cui, non volendo o non potendo aderire alla donazione, non esistono le condizioni previste per la donazione dedicata. Un’operazione che ha un costo elevato (si aggira intorno ai 2000-3000 euro) e che non dà reali garanzie. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, per la conservazione personale del cordone, è dimostrato che solo in un caso su 30.000 si utilizzeranno le proprie staminali nel corso della vita. Le statistiche, come spiega il Ministero, dimostrano che se si dona il sangue del cordone in Italia, e quindi non lo si conserva per sé all’estero, si ha il 97-98% di possibilità di tornare in possesso delle proprie cellule staminali qualora se ne presenti la necessità. Questo perché la compatibilità tra il proprio sangue cordonale e quello del bambino è massima e l’utilizzo di queste cellule staminali non è così frequente come si suppone. Nel caso, remoto, in cui quell’unità sia stata utilizzata per un altro bambino, si potrà comunque usufruire di altre unità compatibili presenti in una delle banche italiane. “LA SPECULAZIONE SUL CORDONE OMBELICALE: UNA VERGOGNA CHE LA PUGLIA DEVE EVITARE” Insieme al ‘Comitato Un Cordone per la Vita’, Alessia Ferreri si batte da anni contro “l’incivile assenza di una banca del cordone” in Puglia. Forte delle sue ormai 10mila adesioni e di un crescente consenso sociale e dei mezzi d’informazione, il Comitato ha trovato qualche parziale riscontro anche presso le istituzioni politiche regionali e ha promosso la proposta di legge per la costituzione di una banca del sangue di cordone ombelicale in Puglia. “Bisogna far presto – spiega Ferreri - Il ritardo nella realizzazione di idonee strutture pubbliche ha infatti già aperto la strada a varie forme di speculazione privata fondate su slogan e promesse non aderenti alla realtà. Sul territorio pugliese cominciano a proliferare iniziative commerciali che propongono, ad un prezzo di circa 2000-3000 euro, il prelievo e la conservazione autologa del cordone - cioè quella destinata a se stessi - presso banche cordonali situate all’estero, e sull’ingannevole presupposto che si tratti di una sorta di assicurazione sulla vita futura del neonato. Ma quante sono le possibilità che cellule staminali prelevate da un individuo con malattie genetiche non sviluppino le stesse malattie genetiche? Quante reali possibilità ci sono che un individuo sviluppi una malattia genetica entro i primi 15-20 anni di vita, durata massima di conservazione delle cellule prelevate dal cordone? Poche, anzi pochissime. Per questo la conservazione autologa appare atto pressoché privo di significato”. “Non dimentichiamoci – continua - che la conservazione del cordone ombelicale in territorio italiano è, per legge, possibile solo nella struttura pubblica ed è pure del tutto gratuita, se finalizzata alla donazione, al beneficio di chiunque ne abbia necessità. Solo una Banca Regionale del cordone ombelicale, votata alla donazione eterologa, consentirebbe una maggiore possibilità di trovare cellule staminali compatibili con i malati pugliesi, per l’indubbia affinità genetica tra abitanti dello stesso territorio. Consentirebbe alla Puglia di entrare a far parte di un network internazionale per i trapianti di cellule staminali. Consentirebbe anche la creazione e lo sviluppo di centri di ricerca regionale con incremento delle capacità di cura e trattamento sanitario delle patologie da parte del Servizio Sanitario Regionale, con abbattimento dei connessi costi sia a carico del Sistema sanitario sia del paziente”. “Una banca cordonale pugliese – aggiunge eviterebbe il ricorso a strutture private estere, votate al mero profitto ed alla speculazione sulla speranza. Per questi motivi rimangono incomprensibili sia i ritardi della Regione Puglia che il disinteresse dei responsabili dei Servizi Trasfusionali Pugliesi, ovvero di coloro che, per competenze tecnico-scientifiche dovrebbero essere i primi sostenitori dell’istituzione di una Banca del cordone ombelicale in Puglia. Nel comprensorio salentino, risulta ad esempio, che il centro trasfusionale di Lecce (e si badi bene che Lecce è proprio la città in cui, col Comitato, è nata la battaglia per l’Istituzione della Banca) non ha ritenuto di manifestare all’Ente Regionale nemmeno la propria mera disponibilità di principio ad ospitare ed a gestire la banca cordonale pur essendo prevista l’istituzione della facoltà universitaria di medicina del Salento, con ogni evidente vantaggio in termini di possibili sinergie tra le due strutture nell’ottica di una crescente qualità delle prestazioni sanitarie offerte al nostro territorio”. “L’appello del Comitato Un cordone Per la Vita – conclude Ferreri – rimane quindi quello della necessaria e celere istituzione di una banca regionale, PUBBLICA e GRATUITA, che, attraverso il necessario e responsabile interessamento di ogni soggetto a ciò istituzionalmente deputato, consenta e favorisca la donazione del cordone ombelicale da parte dei pugliesi”. Flavia Serravezza CONSERVARE IL CORDONE PER IL PROPRIO FIGLIO ALL’ESTERO COSTA CARO. MA POI NE VALE REALMENTE LA PENA? L’abbiamo chiesto al dott. Nicola Di Renzo, primario dell’Unità operativa di Ematologia del “Vito Fazzi” di Lecce. “Sono favorevole alla donazione del cordone e alla conservazione delle staminali cordonali nelle banche pubbliche. Vedo molto meno rilevante, anche se eticamente discutibile, il fatto che ognuno conservi il cordone per sé o per i propri familiari. È una procedura che ha poco valore anche da un punto di vista scientifico. Innanzitutto perché, se io ho una malattia geneticamente trasmissibile e conservo il mio cordone, non faccio altro che perpetrare l’anomalia. E poi se tutti adottassero questa logica della conservazione autologa ci ritoveremmo ben presto sommersi di cordoni ombelicali che spereremmo di non poter mai utilizzare. Le donne giovani, al momento del parto, scelgono di conservare il cordone all’estero perché vogliono tutelare il futuro del loro bambino. Ma bisogna tener conto dell’incidenza con cui si verificano malattie del sangue – neoplasie, leucemie, talassemie - che necessitano poi del trapianto di staminali. La leucemia infantile si sviluppa in uno su 400mila bambini. Si tratta di ‘numeri piccoli’, se si pensa solo ai propri figli. Invece, se mettessimo le staminali cordonali a disposizione di tutti, sia dei bambini che degli adulti, sicuramente ci sarebbero maggiori possibilità di utilizzo delle staminali a livello terapeutico. In quest’ottica, solo le banche pubbliche e la logica della donazione del cordone possono fare molto”. Abbonati al Tacco: riceverai 12 numeri del mensile del Salento a casa tua in tutta Italia. Pagamento di 15,00 euro con bollettino postale intestatoa: Nerò Comunicazione - Piazza Diaz 5 - 73042 Casarano (Le) - C/C 54550132 Per informazioni: [email protected] // Inchiesta //Emergenza rifiuti //Puglia e Fitto bocciati rifiuto da gestire, commissario da smaltire LA GESTIONE ITALIANA DEI RIFIUTI, MULTATA DALLA UNIONE EUROPEA. RAFFAELE FITTO, COMMISSARIO STRAORDINARIO PER L’EMERGENZA RIFIUTI PER CINQUE ANNI, BOCCIATO DALLA CORTE DEI CONTI. QUANDO I CASSONETTI SCOPPIANO, LE DISCARICHE MANCANO E I COMMISSARI SONO “DA BUTTARE” di Giuseppe Finguerra L’ novembre del 1994, a causa di un’epidemia di colera a Bari, fu dichiarata l’emergenza ambientale in Puglia. Il Governo affidò ad un Commissario il compito di intervenire con poteri straordinari per pianificare la gestione dei rifiuti urbani e bonificare i suoli o le falde inquinate. Nel corso degli anni, vari soggetti istituzionali si alternano nelle funzioni commissariali: il Prefetto di Bari, i Prefetti delle Province pugliesi, il Presidente della Regione, ossia Raffaele Fitto dal 2000 al 2005, e successivamente Nichi Vendola. L’emergenza termina il 30 gennaio del 2007, dopo ben tredici anni. Tuttavia, la fine del commissariamento non ha coinciso con la soluzione di tutti i problemi connessi alla gestione dei rifiuti urbani. Nei mesi scorsi, nei Comuni salentini vi sono state numerose proteste dei cittadini per l’aumento delle tasse legate alla gestione dei rifiuti (la TARSU), per i cambiamenti di abitudini dovuti all’attuazione della raccolta differenziata spinta, per le questioni legate alla chiusura delle discariche, per il completamento del lacunoso sistema di impianti per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti. I problemi vissuti oggi hanno radici antiche, probabilmente legate agli errori nella pianificazione regionale della gestione dei rifiuti ad opera dei Commissari straordinari. In questo senso si esprime il supremo organo contabile dello Stato, la Corte dei Conti. Nella Relazione del 2007, la Corte, valutando il rapporto dei soldi pubblici impiegati nel corso della lunga emergenza e dei risultati ottenuti, esprime un giudizio piuttosto critico verso l’operato del Commissario, nel quinquennio 2000-2005. Il sostanziale fallimento dell’esperienza commissariale non ha sciolto i dubbi circa la più efficace strategia da seguire per la soluzione del problema rifiuti. Anzi, la questione ha acceso ancor di più il confronto politico, attuato a suon di slogan ed apparizioni mediatiche. Una corretta soluzione del problema della gestione dei rifiuti è importante, alla luce della drammatica esperienza tutt’ora vissuta dalle vicine popolazioni campane. Su tutto quello di cui abbiamo scritto, sarebbe stato chiarificatore per i lettori il confronto con Raffaele Fitto, ma non abbiamo avuto risposta. L’8 // CORTE DEI CONTI SU FITTO: “LENTEZZA E SCELTE BIZZARRE” Il 4 agosto 2000, Raffaele Fitto è nominato Commissario delegato con l’incarico di redigere d’urgenza il Piano di gestione dei rifiuti e delle bonifiche delle aree inquinate. A tal fine, l’ordinanza n. 3077/2000 gli attribuisce l’ampio potere di autorizzare l’esercizio di impianti anche in deroga a norme statali e regionali. Infatti, ha il potere di PER LA GESTIONE DEI RIFIUTI FITTO PUNTA TUTTO SUI TERMOVALORIZZATORI, PER DI PIÙ PRIVATI (E NON PUBBLICI COME DICONO LE ORDINANZE), ISPIRANDOSI ALLA CAMPANIA. CORTE DEI CONTI: “SCELTA BIZZARRA” superare l’iter ordinario delle autorizzazioni e concessioni di Regione, Provincia e Comune, per mezzo della dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità. Il Piano di gestione dei rifiuti deve specificare gli obblighi a carico dei Comuni (obbligo di provvedere alla raccolta differenziata), dei consorzi obbligatori (obblighi riguardanti il recupero degli imballaggi in vetro, plastica, metalli, ecc.) e dei soggetti economici (obblighi di applicare il deposito cauzionale sui contenitori per liquidi), nonché individuare la localizzazione e la tipologia degli impianti di recupero e di smaltimento. Il 6 marzo 2001, a quasi un anno dalla nomina, Raffaele Fitto vara il Piano di gestione dei rifiuti. A riguardo, il giudizio della Corte dei Conti è perentorio: “Tale lentezza nell’elaborazione dell’atto programmatorio regionale risulta in contrasto con il carattere del commissariamento, che dovrebbe, per definizione, tendere all’accelerazione nello svolgimento delle ordinarie attività amministrative”. Per la chiusura del ciclo della gestione dei rifiuti il Commissario punta sulla termovalorizzazione. La scelta va contro gli indirizzi delle ordinanze nn. 3077/2000 e 3184/2002. Infatti, l’ordinanza n. 3184/2002 prescrive che la gestione dei rifiuti debba essere attuata principalmente con il recupero ed il riutilizzo dei rifiuti. La termovalorizzazione è prevista per i rifiuti non recuperabili. Inoltre, la stessa ordinanza specifica che gli impianti di termovalorizzazione debbano essere di proprietà pubblica. Invece, Fitto decide che i termovalorizzatori debbano essere di proprietà privata, lasciando ai privati anche la facoltà di scegliere i siti dove ubicare i vari impianti e delegando agli stessi la scelta se costruire o meno i termovalorizzatori. In questo modo, l’imprenditore è arbitro nel decidere secondo il suo tornaconto questioni ambientali, sociali ed economiche di pubblico interesse. Fitto così motiva le sue scelte: “L’aver demandato ai concorrenti la localizzazione degli impianti di produzione di cdr e/o di termovalorizil tacco d’Italia 31 Settembre 2007 2003: FITTO BANDISCE SEI GARE PER LA COSTRUZIONE DEI TERMOVALORIZZATORI. I CONTENZIOSI BLOCCANO TUTTO. IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO: ALLA FINE DEL COMMISSARIAMENTOFITTO NE SONO ATTIVI TRE CONTRO I SEI PREVISTI. NON CE LA FANNO A SMALTIRE TUTTO E DUE SONO COINVOLTI IN INCHIESTE SUL TRAFFICO ILLEGALE DI RIFIUTI LA VERGOGNA: L’EUROPA CONDANNA L’ITALIA, A CAUSA DELLE INADEMPIENZE DELLA REGIONE PUGLIA Il 14 giugno 2007, la Corte di Giustizia della Comunità europea ha condannato lo Stato italiano, causa C- 82/06, in seguito all’inizio, l’8 febbraio 2006, della procedura d’infrazione di norme europee relative alla gestione dei rifiuti. La vicenda ha inizio, il 19 dicembre del 2002. La Puglia è in piena emergenza dei rifiuti. L’emergenza è gestita con pieni poteri dal Commissario Raffaele Fitto. Tuttavia, il Commissario non svolge il proprio compito efficacemente. Infatti, la Commissione della Comunità europea, allarmata, intima alla Repubblica italiana di trasmettere entro due mesi il Piano di gestione dei rifiuti della Regione Puglia, poiché occorreva controllare l’attuazione delle direttive 75/442 e 91/689, e, in particolare, dell’art. 7 della direttiva 75/442 e dell’art. 6 della direttiva 91/689. In particolare, l’articolo 7 della direttiva 75/442/CEE dispone che: “Le autorità competenti elaborano, separatamente o nell’ambito dei propri piani generali di gestione dei rifiuti, piani di gestione dei rifiuti pericolosi e li rendono pubblici”. Ma le richieste dell’Autorità europea non ricevono alcuna risposta. Infatti la Regione Puglia non ha elaborato né comunicato il piano di gestione dei rifiuti pericolosi. zazione (…) è scaturita dall’esperienza maturata in altre aree nazionali e, in particolare, in Campania” (nota n. 1988/CD del 23/5/2006)”. A riguardo la Corte dei Conti commenta: “Stante la drammatica situazione emergenziale della Campania, risulta bizzarra l’argomentazione del Commissario delegato a giustificazione della scelta”. Nel dicembre 2003, sono bandite sei gare per la chiusura del ciclo di gestione con il recupero energetico, attraverso la termovalorizzazione. L’iter amministrativo si ferma subito a causa del rilevante contenzioso giudiziario, che riguarda i bandi, le attività della commissione unica di valutazione e le aggiudicazioni. I giudizi, ancora pendenti, hanno bloccato la concreta realizzazione degli impianti, al punto che, ancora a metà 2006, nessuna attività riguardante la chiusura del ciclo dei rifiuti è stata intrapresa. Per quanto riguarda gli impianti di compostaggio, la Corte dei Conti rileva che nel 2005 ne sono operativi solo tre, rispetto ai sei impianti melpignano, comune riciclone Luogotenente Antonio Marciano, Comandate del Nucleo Operativo Ecologico dell’Arma dei Carabinieri di Lecce otto contro troppi Il Luogotenente Antonio Marciano, Comandante del N.O.E. (Nucleo Operativo Ecologico) dei Carabinieri a Lecce, illustra il quadro degli illeciti ambientali nel nostro territorio. Gli otto uomini del N.O.E., a partire dal 2003, contrastano i reati ambientali nei territori di Lecce, Brindisi e Taranto. Qual è il tipo di illecito ambientale più diffuso nel Grande Salento? “L’illecito più diffuso è l’abbandono incontrollato di rifiuti nelle aree degradate, favorito dalla disattenzione di talune istituzioni locali rispetto al fenomeno. I rifiuti abbandonati possono essere pericolosi. È il caso dell’Eternit che, se è friabile, rilascia fibre di asbesto potenzialmente cancerogene. Anche gli elettrodomestici abbandonati sono nocivi: un frigorifero contiene CFC (clofluorocarburi), ossia gas ad effetto serra; una lavatrice ha condensatori al PCB (policloruro bifenile); un televisore ha gas, componenti al PCB e metal- modesto. Nei casi in cui si è manifestato, è stato intrapreso non dalla criminalità organizzata, ma da imprenditori ed aziende: gestori di discariche o di impianti di trattamento ed altri ancora. Nel 2006, abbiamo scoperto un intenso traffico di rifiuti pericolosi, il cui epicentro era il porto di Taranto. Il porto muove in gran quantità merci, in arrivo o in partenza da tutto il mondo. Su alcune navi mercantili, dirette verso il Medio Oriente o paesi dell’est, vi erano imbarcati numerosissimi container ricolmi di materie plastiche. La plastica era un rifiuto speciale, poiché proveniva dal riciclo dei rifiuti. “IL TRAFFICO ILLECITO DI RIFIUTI PERICOLOSI IN PROVINCIA DI LECCE È MODESTO. E’ INTRAPRESO NON DALLA CRIMINALITÀ ORGANIZZATA, MA DA IMPRENDITORI ED AZIENDE: GESTORI DI DISCARICHE O DI IMPIANTI DI TRATTAMENTO” li tossici. In seguito alle numerose e quotidiane segnalazioni dei cittadini, interpelliamo gli enti locali, affinché adottino i provvedimenti previsti dalla legge per il ripristino dello stato dei luoghi. Tuttavia, il compito istituzionale del NOE è soprattutto l’investigazione e la repressione di illeciti ben più gravi, quali il traffico illecito di rifiuti o l’associazione per delinquere. In ambito provinciale, il traffico illecito di rifiuti pericolosi è previsti dal Piano di Gestione. Hanno una quantità modesta di potenza autorizzata, pari a 438mila tonnellate all’anno, di cui ne riescono a trattare appena 173mila. Inoltre, due di questi impianti sono stati più volte coinvolti in inchieste giudiziarie sui traffici illegali di rifiuti. Infine, la potenza autorizzata degli impianti di trattamento meccanico-biologico di rifiuti indifferenziati è di quasi 270mila tonnellate per anno. Tuttavia, i rifiuti in ingresso agli impianti non raggiungono le 230mila tonnellate. Se tale rifiuto fosse giunto a destinazione, sarebbe potuto ritornare in Italia sotto forma di giocattoli destinati ai bambini, di presidi medici chirurgici o di involucri per alimenti. Grazie all’Agenzia delle dogane, è stata elevata la soglia di attenzione nei porti pugliesi e nazionali, tant’è che le spedizioni transfrontaliere di rifiuti ora avvengono secondo le norme europee ed internazionali che prevedono la tracciabilità dei materiali”. il tacco d’Italia Sergio Blasi, Quali sono i vantaggi della raccolta differenziata spinta dei rifiuti? “Dal 2000, l’Amministrazione ed i cittadini di Melpignano fanno la raccolta differenziata spinta dei rifiuti urbani. Tale scelta è dettata da ragioni di attenzione verso l’ambiente. Ma non solo, vi è una legge da rispettare, il Decreto Ronchi del 1997. Il Decreto fissava in termini precisi la quantità di rifiuto da differenziare e recuperare: il 15% entro il 1999; il 25% entro il 2001; il 35% entro il 2003. Prima del 2000, a Melpignano, attraverso il tradizionale metodo delle campane in strada, la quota di rifiuto riciclato era del 4%. Successivamente, in poco tempo, abbiamo raggiunto gli obiettivi fissati dal Decreto Ronchi, con molti vantaggi per la comunità. Infatti, meno rifiuti conferiamo in discarica, meno paghiamo per lo smaltimento. Inoltre, guadagniamo dalla vendita dei rifiuti differenziati ai Consorzi, come il CONAI, i quali li acquistato (carta, vetro, alluminio, ecc.) come materie prime da riutilizzare. Laddove non si è provveduto per tempo ad attuare tale modalità di gestione dei rifiuti, i costi per i cittadini sono più elevati. Ricordo che, nel 2005, la media provinciale della differenziata era di circa il 7%. Ben al di sotto delle quote fissate dalla legge. Le amministrazioni, soprattutto quelle di centrodestra, che oggi lamentano un aumento dei costi e delle tasse legate alla gestione dei rifiuti, sono le stesse che, nel corso degli anni, ben poco o nulla hanno fatto per promuovere la raccolta differenziata spinta nei loro Comuni”. Qual è la situazione degli impianti per la gestione dei rifiuti nel Salento? “Vi sono numerosi problemi, e le ragioni sono spesso ravvisabili nelle scelte compiute in passato dal Commissario delegato all’emergenza rifiuti, Raffaele Fitto. Nel 2004, il Commissario firma un Protocollo di Intesa, insieme ai Presidenti delle Ato Le 1, Le 2 e Le 3 ed il Presidente della Provincia di Lecce, fissando le date di chiusura delle discariche: quella di Poggiardo nel 2005; Nardò nel 2006; Ugento nel 2006; Cavallino a settembre 2007. In seguito, lo stesso Fitto, insieme 32 Settembre 2007 Sindaco di Melpignano ad altri esponenti di Forza Italia, come Raffaele Baldassarre e Rocco Palese, fanno una battaglia politica per la riapertura della discarica di Nardò, poiché vi sono ancora 400mila metri cubi di capienza disponibili per accogliere i rifiuti. Tuttavia, Fitto conosceva questa situazione anche nel momento in cui firmava il Protocollo, dimostrando di averlo fatto solo per ragioni di convenienza politica (erano vicine le elezioni amministrative). Inoltre, nel 2003, il Commissario prevede di fare a Poggiardo l’impianto di biostabilizzazione. L’impianto necessita anche di una discarica di soccorso. L’amministrazione di centrodestra non vuole la discarica. Allora, Fitto decide di fare la discarica di soccorso, a 20 km di distanza, in Corigliano D’Otranto e sulla falda acquifera. Infine, per il rifiuto biostabilizzato a Poggiardo occorre un impianto che lo trasformi in C.D.R. Il Commissario decide che l’impianto deve essere a Cavallino, a 40 km di distanza. Strutture che in tutto il mondo sono concentrate in un unico posto, nell’ATO LE 2 sono distribuite su 40 km”. Il Commissario non ha previsto, per il bacino LE 2, neanche un impianto per il compostaggio. E’ paradossale che, in un territorio in cui il 40% dei rifiuti è di tipo organico, il rifiuto umido debba essere portato in discarica, anziché utilizzato per produrre compost fertilizzante o trasformato in energia da biomasse”. //Cultura //Mostra-evento //Kash Gabriele Torsello per amore di tutte le shabana luglio: inaugurata a Casarano la sede della “Fondazione Daniela e Paola Onlus”, intitolata alle due sorelle vittime dell’attentato di Sharm el Sheik, in Egitto, due anni fa. La nuova istituzione, sorta nell’exLazzaretto adiacente alla chiesa di S. Maria della Croce (detta anche “chiesa di Casaranello”), ha lo scopo di aiutare bambini orfani, abbandonati dai genitori o tolti alla famiglia naturale perchè giudicata inidonea al sostentamento della prole ed incentivare la cultura dell’affido e dell’adozione. Alla cerimonia – molto toccante soprattutto per gli interventi dei genitori delle ragazze, Claudio e Laura Bastianutti – hanno partecipato, tra gli altri, Massimo D’Alema, ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio; Nichi Vendola, presidente della Regione; Giovanni Pellegrino, presidente della Provincia; Giulio Cesare Giordano, rappresentante italiano dell’Unesco. Era atteso Farouk Hosny, ministro della Cultura egiziano, ma per motivi di salute ha declinato l’invito, promettendo una visita a Casarano in un altro momento. In attesa dell’avvio dell’attività, previsto per i primi di settembre, la sede della Fondazione ha ospitato “Shabana”, la mostra fotografica di Kash Gabriele Torsello, dedicato all’infanzia negli scenari di guerra. Shabana è il nome della di Enzo Schiavano 21 Gabriele Torsello bambina afgana il cui viso, prima deturpato da un tumore, poi ritornato a splendere grazie all’intervento dei medici, è stato assurto a simbolo dell’esposizione. Come quello di Shabana, gli sguardi tristi dei bambini, catturati dall’obiettivo di Torsello, sono secchiate d’acqua gelida che riescono a risvegliare le coscienze, seppure avvezze a immagini di guerra che il mezzo televisivo mostra ogni giorno. La mostra il tacco d’Italia 33 Settembre 2007 “Shabana” è stata inserita nel cartellone dell’edizione 2007 di “Salento Negroamaro”, la rassegna delle Culture migranti. Gabriele Torsello, in arte Kash, vive tra il Salento (è originario di Alessano) e Londra, dove opera come fotografo professionista. Il fotoreporter ha realizzato reportage in alcune delle zone più calde del pianeta – dal Kashmir al Nepal, quindi India e Afghanistan – prestando particolare attenzione alle condizioni reali di vita delle popolazioni, documentandole direttamente dal loro punto di vista. Nelle sue foto denuncia realtà terribili, ma anche la voglia e la determinazione a ricostruire la propria serenità. Torsello è anche autore del primo libro foto-giornalistico al mondo sul Kashmir (dal titolo “The heart of Kashmir”), la regione contesa tra India e Pakistan, dove dal 1948 si combatte una guerra civile. Tra i suoi scatti più recenti e più impressionanti, le donne afghane e le loro condizioni di vita. Il fotografo salentino è diventato famoso in tutto il mondo per una vicenda del tutto estranea alla sua professione. Nel settembre 2006, infatti, torna in Afghanistan per documentare la nuova ondata di violenza, ma il 12 ottobre viene sequestrato da un gruppo di attivisti talebani e rilasciato dopo 23 giorni di prigionia. //Cultura //Salentini d’elezione //Tommaso Del Signore arte di passaggio di Antonio Lupo onosce il Salento, dove finora aveva soggiornato solo per brevi periodi estivi, da qualche anno. Nel marzo scorso decide di stabilirsi nelle campagne di Acquarica del Capo. Nella exstazione semaforica, posto di strategico avvistamento in periodo bellico, dalla cui alta finestra si domina con lo sguardo molta parte dello Ionio, qui ha organizzato il suo studio. Sulle pareti della torre vi ha trovato i graffiti dei soldati di guardia, ci dice. “Ho saputo che c’era un faro per le segnalazioni difensive e alcuni contadini del luogo vi hanno trovato rifugio durante l’ultima guerra”. Proprio qui, nel silenzio degli uliveti che degradano verso il mare, il bisogno di riflettere sul suo percorso lavorativo ed esistenziale prende il sopravvento… C Dove sei. Una fotografia di Tommaso Del Signore Nel creare il suo “giardino”, ritorna sulle sue ricerche concettuali e spazio-temporali, sulla fusione di suono e immagini nelle loro variazioni e sopratutto sulla fotografia. Per farsi un’idea dei suoi lavori basta scorrere i cd nei quali configurazioni geometriche si compongono e scompongono, dissolvendosi, amplificandosi e riproducendosi in diverse combinazioni. Tommaso vuole proseguire le sue ricerche, comprese quelle sull’isolamento e sull’alienazione; è qui di passaggio, ci dice, sorridendo. Non sa se si fermerà...la sua è una storia in movimento, proprio come le sue creative produzioni multimediali in progress. Ha cominciato la sua attività artistica con la musica, praticando ricerche elettroacustiche già il tacco d’Italia 34 Settembre 2007 DA LONDRA SI È TRASFERITO IN SALENTO, DOVE VIVE E LAVORA NELL’EX-STAZIONE SEMAFORICA DI ACQUARICA DEL CAPO, POSTO STRATEGICO DI AVVISTAMENTO IN PERIODO BELLICO. UN LUOGO DI ISPIRAZIONE PER PRODUZIONI MULTIMEDIALI IN PROGRESS a tredici anni. Qualche anno dopo il precoce inizio, ha aperto uno studio di registrazione a Firenze, dove è nato. A ventidue anni si è trasferito a Londra, città originaria di sua nonna. Figlio d’arte, vanta ascendenti lontanamente pugliesi. Collabora ad installazioni visivo-sonore che sono come originali “dialoghi in famiglia” in collaborazione con sua madre, Maria Novella Del Signore, ma anche con suo padre, il fisico Giovanni Del Signore, che viene coinvolto in performances di arte cinetica. Suo nonno Primo Conti, tra le figure più importanti della pittura del Novecento, di madre pugliese, aveva sposato un’inglese come si legge nel catalogo delle sue opere, edito da Electa (1980) per la Fondazione P. Conti. Partito con esperienze sperimentali di musica elettronica, Tommaso si dedica alla realizzazione di alcune colonne sonore, a partire da quella commissionata dal designer Paolo Deganello per la Triennale di Milano dell’86. Dall’86 all’89 lavora tra Firenze e New York nell’organizzazione e selezione di films per il festival fiorentino annuale di cinema indipendente americano Florence Film Festival. Seguono installazioni concettuali, come quelli sulla self-terapia, in una sintassi combinatoria di suggestivi effetti musicali e visivi. Tra le varie esperienze di contaminazioni visivo - sonore, Tommaso si impegna per alcuni anni insieme al suo amico David Clegg che lavora in un day-hospital per malati di alzhaimer all’ultimo stadio per un video che ne racconti l’esperienza. Un interessante lavoro di terapia musicale, grazie alla quale i degenti suonano diversi strumenti e si lasciano andare alla “loro” memoria. Da questa sinergia nascono il breve film I jumped in the river, prodotto e coordinato da David Clegg ed esposto alla Sepentine Gallery di Londra (2002) e la raccolta dei testi originali dei pazienti, recentemente pubblicati in Ancient Mystere, Trebus Projects 2007. Nell’uscire, tra le foto del suo studio, l’attenzione è catturata da un’immagine per la quale gli è stato assegnato il premio fotografico della rassegna Non luoghi, organizzata l’anno scorso dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce. Col suo obiettivo ha ripreso la cava nei pressi della cilindrica Masseria Tonda ( XVI sec.), in un angolo della quale un uomo assorto nei suoi pensieri, con la testa chinata guarda a terra. L’ha intitolata Purgatorio. In una connotazione quasi “spirituale” ha ripreso un luogo “familiare” e “mentale”, vicino alla sua abitazione in campagna, dove, dedicadosi alle sue piante, può coltivare anche le sue ricerche sul silenzio e sulla solitudine, mettendo alla prova la sua creatività e la sua “autodisciplina”. “Ho visitato inizialmente il luogo per vedere una bella Masseria diroccata e non con l’intenzione di scattare questa fotografia - racconta -. La scoperta della cava abbandonata e delle misere auto bruciate è stata subito scioccante. Questo brusco contrasto tra la bellezza che ci si aspetta e la realtà della scena è diventata l’ispirazione per la fotografia. All’improvviso, il luogo mi è parso avere una tetra qualità quasi tombale, acuita dal fatto che la fossa è rozzamente scavata nel paesaggio e, essendo al di sotto del livello del suolo, rimane immobile e silenziosa, separata dalla continuità della vita nei campi circostanti. Questa esclusione dalle vedute e dai suoni e il senso di ingiustizia e di contaminazione connota questa zona come un “non luogo”. La superficie deturpata e sfregiata della cava, le pareti di pietra e la torre della Masseria che sovrasta il luogo trasmettono una genuina e tradizionale stabilità del processo e dei materiali, da cui le auto abbandonate e i rifiuti accumulati mi sono immediatamente sembrati alieni, come se fossero caduti da un tempo completamente diverso, soltanto per rovinare e contaminare il luogo senza alcuna sensibilità. Tuttavia, volevo far vedere che l’inquinamento è temporaneo, poiché le auto iniziano a essere assorbite e a corrodersi lentamente e a sparire, assumendo la consistenza e le caratteristiche del paesaggio e della terra rossa. Considerato il carattere del luogo e l’intenzione non soltanto di documentarlo ma anche di trasmettere qualcosa della sua atmosfera, ho voluto che il paesaggio stesso avesse un ruolo dominante e ho aspettato una luce e un cielo (che qui può sembrare in un certo senso più smisurato che in altri posti) adatti. I miei sentimenti personali in questo spazio sono di tristezza e delusione, per il fatto che la storia del luogo stesso sembra corrotta e, in un certo senso, temporaneamente morta. La figura illuminata di un uomo mentre la cava stessa rimane nel buio non è stata preparata ma sembra allontanarsi in modo appropriato. Volevo realizzare un’immagine che fosse in superficie malinconica ma racchiudesse l’idea che, tra qualche anno, le auto e i rifiuti potrebbero sparire mentre la torre e il paesaggio rimarranno”. La forza sconvolgente del paesaggio e il senso enigmatico di qualcosa che va “oltre” sono gli elementi che connotano con maggiore intensità i lavori fotografici di Tommaso. Il resto è ancora da scoprire. Purgatorio. La fotografia con la quale Tommaso Del Signore ha vinto il premio in occasione della rassegna “Non luoghi”, organizzata l’anno scorso dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Lecce //Cultura //Piccoli editori crescono //Francesco Accogli i sette colori dell’iride NATA NEL 1999, LA CASA EDITRICE DELL’IRIDE VANTA COME CURATORI DELLE COLLANE PERSONALITÀ COME FRANCESCO LA PORTA E SERGIO BLASI. L’IMPEGNO DI FRANCESCO ACCOGLI NEL FINIBUSTERRAE di Paolo Vincenti osso è il colore della storia, della politica, delle tradizioni popolari, della religione; arancio è il colore della letteratura, delle biografie, degli epistolari; giallo è il colore delle donne, dei giovani, dello sport, dei fumetti; verde è il colore dell’ambiente, del turismo, del folklore; azzurro, infine, è il colore delle belle arti come la pittura, la scultura, l’architettura, la fotografia, l’archeologia, l’urbanistica. Sette sono le collane editoriali della tricasina casa editrice Dell’Iride, come sette sono i colori che compongono l’arcobaleno, al quale il fondatore della casa editrice si è ispirato per dare un nome alla sua azienda, o per meglio dire, al suo laboratorio culturale. Le Edizioni Dell’Iride nascono a Tricase nel 1999, da un’idea di Francesco Accogli, affermato studioso tricasino e direttore della biblioteca comunale, il quale da una vita si spende per la crescita culturale salentina. Titolare della casa editrice è Maria Donata Amodio, moglie di Accogli, e lo scopo della nascita delle Edizioni Dell’Iride, come si legge in una nota di presentazione, “è quello di dare voce agli storici, ai poeti e ai narratori, agli intellettuali in genere, del territorio del Sud Salento e del Capo di Leuca”. Innegabilmente determinante nelle linee programmatiche è il fattore geografico, per una casa editrice che ha sede a Tricase, centro ideale e punto di riferimento per tutto il Capo di Leuca. Curatore della collana rossa è Alessandro Laporta; di quella arancione è Donato Margarito, così come di quella gialla è Enzo Ferramosca, di quella verde, Rita Accogli e di quella azzurra, Giovanni Giangreco. Ma alle prime sette collane se ne sono aggiunte poi delle altre, come quella nera (cinema, teatro, televisione), curata da Virginia Peluso e Andrea Facchini, quella bianca (musica), curata da Donato Russo e Sergio De Blasi, e quella anastatica (ristampe di opere del passato), curata da Sergio Torsello. Ovvio, per una casa editrice giovane e dinamica, essere in continua evoluzione, perché in evoluzione sono i nostri tempi e in fermento è sempre il pensiero, mai fermo, sempre indomito. Infatti, oltre all’editoria tradizionale (volumi, opuscoli, periodici, agende, guide, depliant, ecc.), Edizioni Dell’Iride offre anche una editoria multimediale (floppy, cd, video-musi cassette) e il punto vendita, che si trova in piazza Principessa Antonietta a Tricase, è molto fornito ed accogliente. Francesco Accogli, direttore editoriale dell’Edizioni dell’Iride, è autore di molti libri e numerosi sono i suoi contributi sparsi su riviste e periodici. Militante di lunga R il tacco d’Italia 35 Settembre 2007 data della sinistra (è stato per molti anni segretario cittadino della locale sezione dei D.S.), è oggi responsabile del settore Servizi Sociali di Tricase. E’ inoltre direttore editoriale del bimestrale “DS informa. Terra di Leuca”, periodico del partito dei DS. Ad oggi, la casa editrice ha pubblicato più di sessanta titoli, fra i quali, per ricordare alcuni fra i più recenti, I cinque castelli della Terra di Tricase (2006), a cura di Francesco Accogli, Best. Sindaci e farfalloni, di Alfredo De Giuseppe (2006) Massimo D’Alema. Pensare all’Italia…con il cuore e con la mente a cura di Francesco Accogli (2006), la ristampa di un classico come Finibusterre di Luigi Corvaglia (2006). Certo, una piccola casa editrice come questa deve fare i conti ogni giorno con le difficoltà di operare su un territorio più che periferico, quale è il Capo di Leuca, che comunque riflette, nel locale, quel che avviene su scala nazionale, vale a dire un pubblico di lettori che si assottiglia sempre più ed un mercato editoriale che invece sembra più che saturo. A fronte di pochissimi lettori, infatti, ci sono troppi libri che vengono pubblicati e molti di questi, soprattutto quelli che non possono contare su un battage pubblicitario che solo le grosse case editrici nazionali possono permettersi, sono inevitabilmente destinati all’oblìo. Accogli ci ha raccontato del suo legame con la terra natale, quella Leucadia, cantata in versi e narrata in prosa da fior di poeti e romanzieri salentini di ieri e di oggi, dell’attaccamento filiale alla sua città madre, quella Tricase che può vantare una storia lunga e variegata ed un territorio ricco di bellezze artistiche e paesaggistiche come pochi altri centri. Qui, nonostante la scarsa attenzione riservata dai lettori, editori indipendenti come l’Accogli continuano la loro opera di mediazione culturale perché la molla che li fa andare avanti non è evidentemente la ricerca del profitto, ma la grande passione che li anima: quell’amore nei confronti dell’universo libro che li fa continuare ad investire in un settore in cui, se non ci si chiama Einaudi, Mondadori, Feltrinelli e via dicendo, non si ha nessuna possibilità di arrivare nei grossi circuiti distributivi e quindi di far conoscere e vendere i propri prodotti editoriali. L’orizzonte non sembra quindi chiaro e limpido, sed tenebrae non prevalebunt. Infatti, dopo la bufera viene il sereno, annunciato magari da un arcobaleno, il più poetico e ben augurante degli arcobaleni, che fa rifulgere nel cielo del Capo di Leuca, tutti insieme, i suoi magnifici colori. I colori dell’Iride. //Turismo //Progetti interistituzionali //Città Aperte ancora tanto Salento da vedere. Perché questa terra, estremo lembo d’Italia, non finisce con l’estate. L’hanno capito amministratori ed istituzioni, una volta tanto in sinergia, che hanno offerto al turista un raggio ampio di scelta, nei giorni estivi bagnati dall’afa ed anche in quelli bagnati dalla pioggia. Quando anche chi aveva preferito il mare si è spostato nell’entroterra e lì ha trovato, forse con sua sorpresa, un cuore pulsante, un tessuto attivo, vivo, pronto a mostrarsi e lasciarsi conoscere. Che cosa vedere, che cosa assaggiare, quali vini degustare. Che cosa cercare, all’ombra delle stradine strette dei piccoli centri dove il traffico non passa; una volta dimenticati ed oggi, invece, valorizzati. Oggi “aperti” agli sguardi e alla curiosità di chi li vede per la prima volta e di chi li conosce a memoria. A queste domande ha risposto il progetto “Città Aperte”, che è stato riproposto per il secondo anno consecutivo dall’assessorato al Turismo della Regione Puglia, dato il positivo riscontro della prima edizione pilota. Organizzato e coordinato dall’Apt (Azienda di promozione turistica) della Provincia di Lecce, è stato realizzato in collaborazione con alcuni partner primari, quali Provincia, Comune di Lecce e Camera di Commercio ed altri partner che a vario titolo sono stati coinvolti nell’iniziativa, ovvero Comuni, enti, associazioni di categoria, imprenditori, operatori culturali, associazioni del terzo settore. A progetto non ancora concluso abbiamo chiesto un bilancio dell’iniziativa a Stefania Mandurino, commissaria Apt, che si è detta molto soddisfatta dei risultati registrati. Gli obiettivi del costituire un “sistema turismo salentino” e del coinvolgere nell’impresa tanti partner istituzionali e del mondo delle associazioni sono stati raggiunti in pieno. E già prima di concludere l’edizione 2007 di “Città Aperte” sono in cantiere idee nuove per l’anno prossimo. Ma non sarà necessario aspettare così tanto, ha anticipato Mandurino, perché visto l’interesse dei turisti e degli stessi salentini per le iniziative promosse, anche l’autunno si annuncia ricco di appuntamenti. C’è Lecce. Chiesa Santa Croce salento aperto DAI CENTRI PIÙ CONOSCIUTI ALLE REALTÀ MENO RUMOROSE, DOVE PULSA LO SPIRITO SALENTINO PIÙ ANTICO. E PIÙ VIVO CHE MAI. L’APT HA SVELATO LE CITTÀ AI VISITATORI di Margherita Tomacelli sistema turismo, è questa la strada “Città aperte” è la Salento’, ‘Le passeggiate per i prima iniziativa di markeborghi e per le città, ‘I parchi ting territoriale che coinaperti’ e ‘I percorsi di fede’. volge l’intero Salento e la Tra le escursioni programmaprima a presentare un’ofte le più frequentate sono ferta turistica così struttustate quelle nel grande rata. Può tracciarne un Salento. In tre casi, infatti, ci bilancio? siamo spinti oltre i confini “Il progetto ha soddisfatdella provincia di Lecce, proto pienamente le aspettative ponendo la visita di tre perle che avevamo sviluppato in pugliesi come Ostuni, Martina base al successo dell’espeFranca ed Alberobello. Con le rienza pilota dell’anno scorpasseggiate naturalistiche e so. Ero convinta che l’offerta nei centri archeologici abbiaturistica nel suo complesso mo soddisfatto i gusti di tutti; sarebbe stata gradita all’osono state molto apprezzate spite anche perchè abbiamo quelle nei centri storici delle Stefania Mandurino, ampliato ulteriormente il città più tradizionali, come commissaria Apt Provincia di Lecce progetto del 2006, inserendo Lecce, Gallipoli ed Otranto nuovi siti tra gli itinerari conma anche quelle nei borghi sigliati e coinvolgendo altri meno frequentati sono state soggetti”. gradite”. Qual è l’aspetto del progetto che ha avuto Che cosa è cambiato nel progetto rispetto maggior successo? all’anno scorso? “Oltre a ‘Città Aperte’ hanno riscosso grande “L’offerta complessiva è stata molto più orgainteresse gli eventi collaterali, che abbiamo prenica e strutturata. Quest’anno abbiamo ampliato sentato divisi in quattro sezioni: ‘Le vie del le escursioni con guida e bus che sono state comil tacco d’Italia 36 Settembre 2007 mercializzate e gestite direttamente dalle agenzie di viaggio. Abbiamo infatti voluto conferire un ruolo importante agli imprenditori del turismo e coinvolgere le associazioni di categoria, ad esempio del settore agroalimentare e del sistema moda, per presentare al turista non solo le bellezze paesaggistiche, culturali e architettoniche della nostra terra, ma anche il suo ‘saper fare’ tipico”. Chi ha partecipato alle vostre iniziative? “Non solo i turisti. Ci ha fatto molto piacere notare che gli stessi salentini hanno riscoperto il piacere della conoscenza, dell’approfondimento della propria terra. Questi conoscevano già dall’anno scorso l’iniziativa e, in molti casi, già l’a- insieme ed organizzarsi. Che cosa fa la differenza di “Città Aperte” rispetto ad altri progetti simili che però non vanno in porto con la stessa fortuna? “Proprio la capacità di fare sistema. Non è stato semplice. Ci sono state tipologie diversissime di operatori che si sono messi insieme, con tutte le difficoltà che questo ha comportato, ma che hanno saputo trovare un punto di incontro e di collaborazione per andare avanti. Sono molto soddisfatta della disponibilità e della voglia di collaborare che tutti i partner hanno dimostrato. L’obiettivo era offrire un prodotto integrato ad un territorio con tante peculiarità da mettere in rete e da presentare al OFFRIRE AGLI OSPITI UN PRODOTTO TURISTICO INTEGRATO; SPOSTARE LA GENTE DALLE MARINE ALL’ENTROTERRA; CREARE UN SISTEMA CHE SI PRESENTASSE NELLA SUA COMPLESSITÀ E CHE FOSSE IN GRADO DI PARLARE UN UNICO LINGUAGGIO. ERANO QUESTI GLI OBIETTIVI DI “CITTÀ APERTE” 2007. TUTTI PIENAMENTE RAGGIUNTI spettavano. Per noi è stata una grande soddisfazione notare che si informavano perché volevano prendere parte alle escursioni e che ci hanno proposto di ripetere le iniziative anche in altri periodi dell’anno, meno caldi, dunque più favorevoli alle passeggiate all’aria aperta. Io credo che proprio dai salentini si debba partire per organizzare iniziative in altri periodi dell’anno. Naturalmente il progetto non si chiude qui, ma continua, anche se a ritmo ridotto, in occasione di ponti particolari o delle festività natalizie. E’ prevista, ad esempio, un’escursione nel Parco del Negramaro in occasione del Novello in festa e quindi di San Valentino. Ma ci sono già idee in cantiere per l’autunno”. Il Salento ha dimostrato che sa mettersi nostro ospite; prendere le persone dalle marine e portarle nell’entroterra, facendo sapere loro che nel mese di agosto esiste anche un altro Salento, quello dei centri storici, dei parchi, ma anche del buon olio e del buon vino, che merita di essere visitato. Il nostro intento era mettere insieme l’agente di viaggio con l’operatore del terzo settore, con la Pro loco, con l’ente pubblico, con l’ufficio di informazione turistica pubblico, per creare un sistema turistico che si presentasse nella sua complessità e che fosse in grado di parlare un unico linguaggio. Posso dire che tutti i nostri obiettivi sono stati raggiunti ma che continueremo ad impegnarci affinché il rapporto stretto con il territorio che abbiamo riscoperto si consolidi sempre di più”. Casarano. Centro storico // Bilanci //Che cosa è successo //Tutti i colori della cronaca Ph Roberto Rocca che estate è stata di Laura Leuzzi e sono successe di tutti i colori, sotto il sole che ha infuocato la terra rossa. I mesi estivi sono stati pieni zeppi di avvenimenti per il Salento. Ne abbiamo accolti alcuni con grande piacere; i numerosi spettacoli, ad esempio, che hanno animato le piazze e offerto svago a cittadini e turisti. Ed avremmo preferito non assistere ad altri, come gli incendi o le morti sulla strada. Ecco una veloce cronaca di 60 (o poco più) giorni estivi a tutto Salento. N RESOCONTO SEMISERIO DELLE CALDE GIORNATE AL SOLE SALENTINO Turismo Welcome to Salento. Non per i pugliesi Quella targata 2007 sarà ricordata come un’estate dalla positiva presenza turistica. Gli italiani sono arrivati soprattutto dal Nord (sempre più strutture rifiutano prenotazioni per meno di una settimana, il che impedisce le brevi permanenze dei turisti del Sud); gli stranieri, da Svizzera, Germania, Olanda, Francia, Inghilterra. Case-vacanze? Meglio lo “zapping” La casa-vacanze è entrata in crisi. Vuoi per la scarsa disponibilità finanziaria, vuoi per il nuovo modo di intendere le ferie, sempre più “zapping” da una località all’altra. B&b in crisi I b&b non se la sono passata meglio, ma stavolta le ragioni sono da ricercare nella proliferazione delle strutture (nel 2003 se ne contavano 50, oggi 650). Turisti “fai da te” E’ ritornata in voga una tendenza retrò: il “turismo fai da te”. Come negli anni ’50, i vacanil tacco d’Italia 38 Settembre 2007 zieri dicono “sì” ad ombrellone e lettino nei lidi ma, per risparmiare, si portano la merenda da casa. Vacanze d’oro Se per i pugliesi non c’è stato posto, per i russi ce n’è stato, eccome. Tre yacht da favola (uno lungo 65 metri), il 14 agosto hanno attraccato al largo del lido Mar y sol di Gallipoli. I titolari, di nazionalità russa, hanno chiesto dieci ombrelloni in prima fila dicendosi disposti a pagarli qualunque cifra. Chiedendo ai suoi clienti la cortesia di “indietreggiare”, il gestore dello stabilimento ha ricavato il posto per i vacanzieri last minute. Ai quali ha chiesto, come a tutti, solo 14 euro ad ombrellone. A Brindisi ha ormeggiato Utopia, 72 metri, pensata per crociere vip (costo di 450-475mila euro alla settimana). Vip “pizzicati” E di vip se ne sono visti un bel po’, su entrambe le coste salentine. Gli scatti dei paparazzi hanno “pizzicato” il bel Fabrizio Corona (chi la fa l’aspetti) in quel di Gallipoli, le altrettanto belle Magda Gomez al lido Coco Loco di Marina di Ugento e Maddalena Corvaglia al Lido azzurro di Leuca. Meno belli, ma comunque avvistati in giro per il Salento, sono stati Giovanni Rana (a Leuca), Pierferdinando Casini (ad Otranto) e Mario Biondi (a Lecce). Dalla parte della formica Tra la cicala e la formica, scelgono la formica. I leccesi sono risultati, in Puglia, i meno inclini all’indebitamento a fine voluttuario: il rosso dei salentini ammonta a 7.724 euro, quasi la metà del resto della Puglia. Magda Gomez Ambiente Tanto fumo Il Salento brucia. Dal 20 giugno al 20 agosto, sono andati in fumo 231 ettari di macchia mediterranea, 129 ettari di terreno coltivato e 1739 ettari di terreno incolto. Il Comando provinciale dei vigili del fuoco ha effettuato 1639 interventi. I casi più allarmanti si sono verificati nella notte tra il 24 e il 25 giugno presso l’oasi naturalistica delle Cesine (in 15 ore di rogo, sono andati perduti dieci ettari di bosco e macchia e 20 di palude) ed il 5 agosto sulla costa di Torre Mozza (sono stati devastati 100 ettari di bosco e macchia), dove, per precauzione è stata evacuata la struttura ricettiva “Rottacapozza”. Torre Vado. Mercantile inabissato Gasdotto. Otranto contro Golia Otranto si è opposta alle multinazionali Edison e Depa e ad interi Stati dall’Asia all’Europa che hanno investito 350 milioni di euro per realizzare un gasdotto tra le coste greca e pugliese. Per dare l’ok all’opera, Luciano Cariddi, sindaco idruntino, attende documenti (come la Via, valutazione di impatto ambientale) che accertino l’inconsistenza del pericolo. Giù le mani da Palascìa Ha riguardato ancora Otranto il progetto Punta Palascìa. Il faro Giovanni Rana San Cataldo. La spiaggia Mario Biondi della Marina di ampliare la propria base militare, attualmente oggetto di indagini della magistratura di Lecce che ha ipotizzato abuso edilizio e danneggiamento paesaggistico in seguito all’esposto del comitato “Giù le mani da Punta Palascìa”. Le ruspe che hanno già divelto parte della scogliera che rientra nel parco Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase sono state bloccate. Nel frattempo, si sono susseguite iniziative promosse dal comitato, tra cui la manifestazione, nella notte tra il 18 e il 19 agosto, con mostre fotografiche, concerti, proiezioni video. Tempo di ferie. Anche per le discariche Il periodo di ferie delle ditte che gestiscono gli impianti di smaltimento rifiuti di Grottaglie e Fragagnano ha messo in allarme Poggiardo. La cui discarica proprio in quei paesi trasporta, dopo averli trattati, i rifiuti raccolti in 46 Comuni del Basso Salento. La Provincia ha stabilito che fino al 20 agosto questi sarebbero stati smaltiti ad Ugento. Che non l’ha presa proprio bene. A bocca asciutta A poco sono servite le manovre dell’Acquedotto pugliese per fronteggiare l’emergenza idrica edizione 2007. Hanno continuato a boccheggiare i Comuni del basso Salento, Ugento in testa. Il Salento ha visto nero Buio pesto nel Salento il 25 e il 26 luglio, quando ha preso fuoco un trasformatore d’energia della centrale di Galatina. In molti Comuni l’erogazione del servizio si è regolarizzata solo il giorno successivo. Mercantile inabissato. Pericolo scampato Avrebbe potuto causare un grave danno ambientale il mercantile affondato a luglio Torre Vado, ma le 19 tonnellate di gasolio e i 600 chili di olio carbo-lubrificante che conteneva sono stati recuperati da tempestivi interventi di bonifica. San Cataldo. Via le spiagge Sono bastate onde più alte del solito per cancellare intere spiagge a San Cataldo. I titolari dei lidi hanno chiesto risarcimento danni per la mancata attuazione del più volte promesso ripascimento del litorale. Fabrizio Corona Politica L’ha spuntata Perrone Dopo 46 giorni di passione Paolo Perrone, sindaco di Lecce, ha composto giunta. Il consiglio comunale si è riunito per la prima volta il 2 agosto ed ha eletto presidente Eugenio Pisanò (FI). Senatore Ria Dalle fila della Margherita hanno gridato che giustizia è stata fatta: Lorenzo Ria ha guadagnato uno scranno a Palazzo Madama, diventando senatore della Repubblica, favorito dalla scelta del piemontese sen. Luigi Bobba, che si conferma un amico del nostro territorio. il tacco d’Italia 39 Settembre 2007 Cronaca Sangue sulle strade Si sono macchiate quotidianamente di sangue le strade salentine. Dal 1° giugno al 20 agosto si sono contati 31 morti e 130 feriti (dato aggiornato al 12 agosto), nel corso di 30 incidenti. Il più drammatico, sulla Squinzano-Casalabate, dove hanno perso la vita la zia 75enne e la nipote 53enne di Campi Salentina ed è rimasto in gravissime condizioni il nipotino di sette anni. Un amore da morire Chi lo aveva visto giocare era sicuro che avrebbe fatto strada. Invece Cristian Tafuro, 20 anni, promessa del calcio salentino (giocava nel Novoli) non ha retto una delusione d’amore, ed il 17 luglio si è tolto la vita. Decine di messaggi di suoi amici sono stati lasciati su iltaccoditalia.net nella pagina con l’articolo sulla sua scomparsa. Morti bianche, lavoro nero Infortuni sul lavoro e “morti bianche” hanno caratterizzato soprattutto i primi giorni di agosto. Due episodi si sono verificati il 1° del mese, rispettivamente ad Otranto e a Copertino. Nel primo caso, Andrea Sindaco, operaio, è stato fatalmente colpito da una pompa idraulica per il cemento. Nel secondo, un agricoltore, Francesco Pinto, è rimasto schiacciato da un trattore. Solo due giorni dopo, tra Frigole e Torre Chianca, Adriano Carluccio, muratore, è morto folgorato mentre lavorava all’intonacatura di una villetta. Il dramma delle morti e degli infortuni sui cantieri è strettamente collegato al lavoro irregolare. In un caso ne ha fatto le spese un minorenne: il volo da un’impalcatura è costato 30 giorni di convalescenza ad un imbianchino di Cutrofiano. Tragica vacanza Non ce l’ha fatta Francesco Curto, lo studente vittima di un incidente d’auto a Formentera, Costume&società Amare attese Niente lettura mattutina dei quotidiani per i vacanzieri salentini, dato il grave ritardo nella distribuzione dei giornali nelle marine. Dalla carta stampata alla carta bollata la situazione non è migliorata: attese estenuanti (che la direzione provinciale delle Poste ha definito “fisiologiche”) hanno caratterizzato molti uffici postali della provincia. Protestare è stato inutile. Il giudice Mastrangelo. Carlo Buccirosso e Diego Abatantuono sul set In Tribunale il giudice. Mastrangelo Il giudice non paga il conto. La notizia fa scalpore se il giudice si chiama Mastrangelo, se è una fiction televisiva e se il conto ammonta a 330mila euro. Il titolare di Borgo Cardigliano dove la troupe ha soggiornato si è rivolto al Tribunale: la società deve al più presto saldare i debiti. Galatinese De Sio Con cerimonia ufficiale, il 19 agosto Teresa De Sio è stata nominata cittadina onoraria di Galatina. E’ stato l’ennesimo episodio che ha visto la cantante partenopea vicina al Salento. Costa per i diritti umani Nuovo riconoscimento per Rosario Giorgio Costa, senatore di Forza Italia, nominato componente della Commissione parlamentare per i diritti umani. Lecce. Come in Romagna Nel mese di agosto la provincia di Lecce ha promosso il progetto Discoinbus: autobus fatti apposta (sei linee) hanno accompagnato i giovani in discoteca. Il biglietto del bus ha dato diritto ad uno sconto sull’ingresso nel locale. Con le mani sugli insaccati Niente è meglio di uno spuntino di notte. Lo avranno pensato gli autori del furto più gustoso di agosto. I malviventi hanno portato via salumi e prodotti caseari per 40mila euro dal deposito della Galbani a Lecce. Chissà se si saranno fermati a “testare” la merce. Giallo perizoma Sopra i tetti, a rubare perizoma. Era questa la passione di un 25enne di Carmiano. Una 40enne ha lanciato l’allarme. Nell’abitazione del giovane, i carabinieri hanno trovato capi di intimo di altre donne. Studente nel tombino Non aveva la testa immersa nei libri. La grata di un tombino ha ceduto ed uno studente si è ritrovato nella botola di via De Angelis a Lecce. È accaduto tra le urla del giovane, un po’ di paura e, a pericolo scampato, un sorriso per la singolarità del fatto. Cinghiali a Frigole Si aggira da quest’estate tra le campagne di Frigole una famiglia di cinghiali. Si tratta probabilmente di animali nati altrove ma allevati sul il tacco d’Italia 40 Settembre 2007 dov’era in vacanza con l’amico Gianmaria Pisanò, anche lui a lungo in lotta tra la vita e la morte. I due sono finiti con l’auto in una scarpata. Sono stati entrambi ricoverati in coma ad Ibiza. Addio Tommasino C’era una grande folla, come ci si aspettava, ai funerali di Tommaso Scarlino, imprenditore “re del wurstel” di Taurisano che si è spento per un male incurabile il 3 agosto. Tutti hanno esaltato l’umiltà e la semplicità del creatore del gruppo che oggi è secondo in Italia solo a Beretta. La curva con Vantaggiato Vittima lo scorso 12 agosto di due rapinatori nella stazione della metropolitana di Parigi, Sergio Vantaggiato, giornalista sportivo di Tele Rama, spinto sulle scale ha urtato la testa al suolo. I soccorsi sono arrivati in tragico ritardo. Ai funerali hanno preso parte circa mille persone. Pizza e granita: morto Choc anafilattico da intolleranza al latte. E’ morto prima di raggiungere l’ospedale Roberto Ianne di Carmiano dopo aver mangiato una pizza ed una granita. Morto sott’acqua Ha perso la vita in mare il 19 agosto Mario Caputo di Taviano. Colto da un malore durante una battuta di pesca nelle acque di Torre Suda. Il corpo è stato rinvenuto dai bagnanti quando era già privo di vita. territorio salentino, poi fuggiti e riprodottisi in gran numero. Il Salento si prepara ad essere colonizzato. Caccia alla biscia Il nuovo sport dei leccesi è la caccia alla biscia. Il rettile è stato avvistato il 6 agosto in piazza Sant’Oronzo: gesti concitati, corse, inseguimenti. Un uomo ha posto fine ai giochi colpendo l’animale con una bottiglia. Non l’ha ucciso, l’ha solo stordito. E la pace è ritornata. Fino alla prossima caccia. Patatine con sorpresa Sembrava un sacchetto di patatine come gli altri. Con tanto di sorpresa: “qualcosa” di morbido e peloso. Un topo. La sventura è accaduta a Lido Marini a quattro ragazzi di Acquarica del Capo. Indagano i Nas (Nucleo antisofisticazione) della Puglia ai quali toccherà stabilire come il roditore sia finito nello snack. Orgogliosi di essere pirla E’ apparso il 2 agosto sul settimanale “Panorama” l’articolo “Il paese dei Pirla”, i quali, si legge, “Non potevano che vivere all’estremo Sud: nel Nord Italia avrebbero già fatto un salto all’anagrafe per cambiarsi il cognome”. Il paese dei Pirla sarebbe Martano, dove Pirla è un cognome e non ha accenti offensivi. Il sindaco Antonio Micaglio ha scritto al giornale una lettera in cui ha tirato le orecchie al giornalista reo di aver peccato quanto meno di cattivo gusto. Economia Cultura&spettacoli Truffa. Arresti in Tessiltech Nel mirino della Polizia tributaria della Guardia di finanza di Lecce è finita Tessiltech, azienda del Tac casaranese. Quattro gli arrestati: Leonardo Mita, amministratore unico, il fratello Lucio Mita, consulente esterno del calzificio e due tecnici informatici, Marco Nicolazzo e Luca Valentino. Gli inquirenti avrebbero constatato un’indebita percezione di agevolazioni finanziarie per oltre due milioni e 400mila euro. Evasione totale Tre milioni e mezzo di euro, completamente evasi. La Guardia di finanza di Lecce ha scoperto un’azienda del capoluogo specializzata nella distribuzione di articoli medicinali, che nel 2001 e nel 2003 non ha presentato le dichiarazioni ai fini delle imposte sui redditi dell’Iva e dell’Irap. I titolari dovranno risarcire il dovuto. Più lavoro nel Salento Prospettive rosee per il lavoro salentino. Sono state rese note ad agosto le previsioni sui fabbisogni delle imprese salentine nel mercato occupazionale (indagine Excelsior realizzata da Unioncamere, Ministero del Lavoro e Camera di commercio di Lecce): nel 2007 saranno disponibili 1.230 posti di lavoro in più, l’81 per cento dei quali nei servizi. Tasse basse in Puglia Lo ha fatto sapere la Cgia di Mestre, l’associazione di artigiani e piccole imprese: la pressione tributaria nei capoluoghi pugliesi è tra le più basse d’Italia. I leccesi pagano 1.012,67 euro a testa, collocandosi all’84° posto nazionale. Piano-Lupiae Contratti di solidarietà per la Lupiae servizi alle prese con la atavica questione dei conti in rosso. Ovvero il 20 per cento in meno in busta paga per evitare tagli nel personale. E’ la soluzione-compromesso firmata Paolo Perrone per la società, che ancora attende un nuovo amministratore unico, dopo le svariate dimissioni ai vertici. Sculture sì, ma eco Sulla spiaggia di San Cataldo si è compiuto il “miracolo”. L’ecoscultura “Iconoclastia” realizzata l’anno scorso da Giovanni Corallo ed Antonio Catanzariti si è moltiplicata. Sono apparsi sulla sabbia alberi in legno e bottiglie di plastica. L’invito è a rispettare l’ambiente. Zimbalo nel chiostro Da una ricostruzione di documenti, è emerso che fu Giuseppe Zimbalo, padre del Barocco leccese, a dirigere i lavori per la costruzione del chiostro seicentesco di San Giovanni, nell’edificio che ospita l’Accademia di Belle arti di Lecce. Poi, per impegni, il maestro abbandonò i lavori. Ciò spiega la discontinuità formale dell’opera. Ruffano Trend&Blues Nellie Travis durante l’esibizione Salento Negramaro Ha animato l’estate con eventi di vario tipo, facendo tappa in numerosi centri della provincia, “Salento Negramaro”, la rassegna delle culture migranti della Provincia di Lecce. Inaugurata il 15 giugno, si chiuderà il 30 settembre. Ruffano Trend&Blues Si è svolto dal 26 al 29 luglio ed ha ospitato nomi di caratura internazionale il Ruffano Trend&Blues. Una piazza Libertà gremita di gente ha confermato per il quinto anno il successo dell’evento. Estate al borgo. Oltremare/Entroterra 28 appuntamenti in due mesi. Spettacoli musicali, teatro popolare, gastronomia, sport. Questo ha offerto nel suo programma “Estate al Borgo”, rassegna estiva casaranese a cittadini e turisti, orfani quest’anno dell’altra rassegna tradizionale, Oltremare/Entroterra, che ha donato i suoi fondi all’allestimento di una nuova biblioteca comunale. Alla Bua. Gigi Toma, voce e tamburello Roca Nuova, nuova Dopo due anni di restauro, il 4 agosto è stato presentato al pubblico il villaggio medievale di Roca Nuova, a pochi chilometri da Melendugno, costruito nel XVI secolo ed abitato fino all’800, quando, per un’epidemia di malaria, i residenti si spostarono altrove. L’intervento è costato 430mila euro previsti nel 2003 dall’accordo di programma Stato-Regione. Notte della Taranta Si è conclusa in grande stile il 25 agosto (è iniziata l’8) la decima edizione de La Notte della Taranta. Ad orchestrare l’edizione 2007 del concerto finale, il musicista Mauro Pagani, protagonista italiano della contaminazione musicale. Alla Bua tour Dalla presentazione dell’ultimo album (26 maggio), non si sono fermati un attimo. E il loro calendario non accenna a chiudersi. Attende gli Alla Bua, infatti, un settembre a spasso per la Penisola che si concluderà il 22 a Torino. Copertino viaggia nel tempo Un ritorno al passato si è compiuto a Copertino, nel Castello angioino, dove dal 25 agosto (fino al 2 settembre) si è tenuta Mostra d’Antiquariato, edizione 21, organizzata dalla ProLoco. Gli antiquari (quest’anno più di 40) sono accorsi da ogni parte d’Italia. Entusiasmo per la mostra di manifesti russi dell’era sovietica. Salento Negramaro. Youssou Ndour, uno degli ospiti Paolo Perrone, sindaco di Lecce La Taranta sul palco. Mauro Pagani e Giuliano Sangiorgi Scuola&Università Aeronautica decolla Si formeranno a Brindisi dal 2008 i certificatori di manutenzioni aeronautiche. I corsi si ter- ranno nella Cittadella della ricerca, ma sarà la facoltà di Ingegneria dell’Università del Salento ad occuparsi degli insegnamenti. Il progetto è finanziato da Interreg III Italia-Grecia. Ateneo sotto inchiesta L’Ateneo salentino ha vissuto momenti migliori di quelli estivi. E’ andata avanti, infatti, anche nei mesi caldi la maxi-inchiesta del Comune di Lecce “Polo UmanisticoParco Corvaglia” nella quale sono coinvolti, per falso e il tacco d’Italia 41 Settembre 2007 abuso, oltre all’ex rettore Oronzo Limone, che si è dimesso, anche il figlio Pierpaolo, il responsabile per la comunicazione Gianfranco Madonna (e figlia) ed Angelo Tondo, ex assessore all’Urbanistica. Esamopoli Se Sparta piange, Atene non ride. Perché all’Università di Bari è esploso il caso: ad Economia si vendono gli esami. Che possono costare da 100 a 3.500 euro per un giro d’affari di 50mila euro. L’inchiesta è allargata a 26 indagati. Il rettore Corrado Petrocelli ed il preside di facoltà Ernesto Longobardi hanno dichiarato di essere all’oscuro di tutto. //Economia //Pionieri //Marco Primiceri un imprenditore, un LA VOGLIA DI FARCELA E IL CORAGGIO DI RISCHIARE DI UN UOMO CHE NELLE SFIDE SI BUTTAVA A CAPOFITTO. E, IL PIÙ DELLE VOLTE, AVEVA RAGIONE ra una di quelle persone per cui i romani avrebbero detto che natura non facit saltus, la natura non fa salti. Cioè era da ammirare, in ogni manifestazione del carattere. Chiunque lo conoscesse aveva imparato ad apprezzarne l’intelligenza e la capacità di dispensare consigli preziosi. Così lo ricorda chi lo ha conosciuto da vicino, come uomo e come imprenditore. L’avventura di Marco Primiceri ha inizio nel 1972, quando la “Pr.Im.Ol.Jo.”, azienda oggi specializzata nella produzione di olio, era solo un miraggio. Ed ha inizio a Parabita, terra non sua, perchè era originario di Casarano. Non aveva tanti soldi, ma decise di rischiare. Lo appoggiarono in pochi, ma lui voleva riuscire. Sua moglie Rosa aveva alle spalle una famiglia benenestante che non lo vedeva di buon occhio, per via delle sue umili origini. Questo alimentava ancor di più nel giovane Marco (aveva 35 anni) il desiderio di riscatto. E poi, stavolta aveva fiutato l’affare. Così rilevò un frantoio in vendita in via Impero, nel centro del paese e diede tutto se stesso in quel progetto. Contemporaneamente a quell’investimento, ne realizzò un altro: acquistò uno stabilimento vinicolo a Casarano. Andò avanti a denti stretti e pugni chiusi. Perché pensava che c’è sempre un modo per realizzare ciò che si vuole. Purché lo si voglia davvero. All’interno del frantoio si circondò di gente fidata; figura della quale non poteva fare a meno E Marco Primiceri con la moglie Rosa di Laura Leuzzi curiosità, poi non riusciva a staccarsene. Gli dava la sua fiducia. “Perché – ricorda Silvano Tornesello, prima suo cliente e poi suo amico – aveva una buona parola per tutti. Trattava chiunque con gentilezza e cortesia. Prima ancora di salutare – continua - sfoderava un gran sorriso, che avesse di fronte un amico di vecchia data o un perfetto estraneo. Era lui stesso a definirsi amico di tutti”. Era del parere che, con il sorriso, si possa dire qualunque cosa, perché la si rende meno amara da digerire. “Sorrideva – continua il signor Silvano – anche quando doveva dirti di no. E trovava sempre il modo più dolce per farlo. Diceva che bisogna sempre spiattellare in faccia la verità all’interlocutore, sia pure scherzando; diceva che non bisogna mai raccontare bugie; semmai – continua – bugie onorate, cioè quelle bugie a fin di bene 25 aprile 1960. per le quali la gente ti possa rinIl fondatore della Primoljo in campagna. Era particolarmente fiero di questa foto e la portava sempre con sè nel portafoglio graziare”. L’ambiente del frantoio divenne col tempo una grande famiglia. Le mogli dei contadini portavano era Rocco Sansone, nachiro, cioè capofrantoio, da mangiare; il nachiro cucinava per tutti in larda tre generazioni (il termine dialettale nachiro ghi piatti di terracotta dove anche la pietanza più deriva da “nocchiero”, cioè il timoniere della semplice assumeva il sapore di un piatto di festa. barca. I pescatori che d’estate andavano per Rocco, primogenito di Marco, ha ancora in bocca mare, infatti, d’inverno, quando il tempo non conil “sapore eccezionale del pane con l’olio appena sentiva la navigazione, si trasferivano in paese e, spremuto”. Era il nachiro a prepararlo per lui. in genere, lavoravano nei frantoi). Quel sapore di fanciullezza lo riporta alla figura Per farsi conoscere all’esterno adottò uno dei del padre; gli ricorda gli anni dell’infanzia, dei giosuoi “stratagemmi”, poi rimasti proverbiali tra gli chi, dei salti sui muretti divisori dei sacchi di amici. Individuò il bar più frequentato di Parabita. olive. Gli ricorda, ancora, quel rapporto così spe- TUTTO NASCE A PARABITA, IN UN ANTICO FRANTOIO. OGGI LA PRIMOLIO ESPORTA OLIO DOP IN TUTTO IL MONDO. MA C’È CHI RICORDA ANCORA LA MAGIA DI PANE E OLIO APPENA SPREMUTO Si trovava in piazza; quando la piazza era il luogo degli scambi e degli incontri. Quando la vita passava da lì. Diventò amico del proprietario. Offrì il caffè a chiunque varcasse la soglia. Pian piano la gente cominciò a parlare di lui. Si chiedeva chi fosse quell’illustre sconosciuto che tentava un’impresa così coraggiosa e così azzardata. Perché erano anni difficili. Perché nella zona c’erano già altri frantoi. Perché Parabita non era il suo paese. Nessuno l’avrebbe mai fatto. Ma Marco ebbe ragione. In soli due anni il suo frantoio divenne il più frequentato. La gente si recava al frantoio di Marco la prima volta per il tacco d’Italia 42 ciale che aveva con Marco, quella “simpatia epidermica” che egli esprimeva ad un primo sguardo, quella “grande fiducia che mi dava – ricorda – anche quando non la meritavo ed ero inesperto e portavo a casa, di ritorno dal mercato dell’olio di Lecce, affari non proprio vantaggiosi per la nostra attività”. In frantoio si trascorrevano le serate insieme in allegria. La porta non era mai chiusa. Si lavorava 24 ore al giorno, con turni di sei operai per volta. Ma la fatica quasi non si avvertiva, nonostante tutti i passaggi del processo di trasformazione delle olive fossero manuali e i sacchi pieni Settembre 2007 //L’intervento // Verso il PD sogno si trasportassero a spalla (in una giornata si molivano 30 quintali di olive; per la stessa quantità di lavoro, oggi che l’azienda può contare su macchine all’avanguardia, è sufficiente un’ora). Marco portava lì i suoi figli. Soprattutto Rocco e Mimino, che erano i più grandi (Mimino ricorda ancora una caduta, da bambino, nella cisterna piena d’olio); Fernando, l’ultimo dei tre, ci andava spesso con la madre, a portare il pranzo o solo a fare visita. E poi per ricompensarli della fatica di alzarsi all’alba, li portava al bar a bere il cappuccino. Era il suo modo per responsabilizzarli e per ringraziarli. Per far capire loro che le cose bisogna guadagnarsele, ma che non c’è sogno che non si possa realizzare. Ancora per responsabilizzarlo, Marco si portava dietro Mimino quando andava dal commercialista a fare i conti. “Papà, ma io che devo fare?”, gli chiedeva. “Niente – rispondeva lui -. Stai con me e controlli che tutto venga fatto come si deve”. Tutti gli volevano bene. Quando è scomparso, il 30 luglio del 1995, ad appena 58 anni, Parabita ha avvertito la sua perdita, proprio come Casarano (nel frattempo, nel 1984, la “Pr.Im.Ol.Jo” si era trasferita nella città natale di Marco, proprio accanto all’attuale sede dell’azienda; mentre il frantoio di Parabita era stato venduto). “Ciò che la ‘Pr.Im.Ol.Jo’ è oggi, per dimensioni, per qualità del prodotto, per la capacità di commercializzare bottiglie Dop - continua il suo amico Silvano - è certamente merito dei figli di Marco, che hanno saputo impugnare il testimone che lui ha passato nelle loro mani”. “Quando mi trovo di fronte a grandi imprese, che vivo per la prima volta - confida Fernando, che era adolescente ai tempi della morte del padre - il mio pensiero va a lui. Mi chiedo se avrebbe apprezzato le mie scelte. Mi chiedo che cosa mi avrebbe detto; quale consiglio mi avrebbe dato. Riesco a vedermelo davanti agli occhi, come se ci fosse davvero”. “Ma ciò che la ‘Pr.Im.Ol.Jo’ è oggi - aggiunge Silvano - è merito di Marco, soprattutto. Perché da lui tutto ha avuto inizio”. Anche l’amore per il lavoro, di cui oggi i suoi figli vanno fieri. Anche l’attaccamento alle persone, il rispetto per tutti gli anelli della grande famiglia. Perché chi lo conosceva e conosce oggi i tre figli, dice che hanno preso tutto da lui. Ma dice anche che lui aveva una marcia in più. Che sarà difficile eguagliare. Mario Turco, capogruppo DS - Casarano il salento maturo che guarda al partito democratico C’È QUI UNA CLASSE DIRIGENTE CHE NON SI È FORMATA INSEGUENDO LE IDEOLOGIE, MA È CRESCIUTA NELLA CONCRETEZZA DELLA PRATICA AMMINISTRATIVA ED HA COSTRUITO STRUMENTI DI SVILUPPO: PIT 9, AREASISTEMA, PIANI SOCIALI DI ZONA “Basta con la nostalgia del passato, ci vuole curiosità verso il futuro”. In questa frase di Walter Veltroni vedo la “mission” del Partito Democratico. Un partito che deve lasciare le porte aperte a quanti, donne, uomini e giovani, intendono condividere l’esperienza della nascita di una nuova forza politica per il Salento. Ma sarebbe sbagliato dare l’idea che questo nuovo partito cerca solo di arruolare soldati per rafforzare le due componenti che ne hanno promosso la nascita. Al contrario bisogna presentare il Partito Democratico come un soggetto politico che offre opportunità di ruoli di governo e di amministrazione a quanti, soprattutto giovani, intendono aderirvi. La militanza, l’identità, i ruoli devono lasciare il posto ai progetti, alle idee, all’entusiasmo, alla creatività di tanti cittadini che giustamente hanno perso fiducia di una politica autoreferenziale e sostanzialmente conservatrice. Attorno ai temi dello sviluppo locale,dell’ambientalismo positivo, di un moderno sistema di assistenza sociale che non concede elemosine ma tutela le persone e i loro diritti, è ormai cresciuta nel Salento una classe dirigente composta da sindaci, amministratori, professionisti, imprenditori, lavoratori e giovani che possono essere i protagonisti della nascita del Partito Democratico salentino. Questa classe dirigente non si è formata inseguendo le ideologie, ma è cresciuta nella concretezza della pratica amministrativa ed ha costruito strumenti di sviluppo (Pit 9, Areasistema, Piani sociali di zona, Progetti di promozione della cultura, Politiche per la valorizzazione dei giovani) che sono esempi di buone pratiche amministrative e individuano un percorso lungo il quale costruire il futuro della comunità salentina. Questa classe dirigente, dal basso e nel territorio, non si è limitata a “parlare” di sviluppo ma ha “fatto” sviluppo. Nel nuovo Partito Democratico ci sarà bisogno di “sognatori che vivono la realtà e di realisti che coltivano sogni”. E nel Salento fortunatamente ce ne sono molti. // Un mese in una pagina // questione di look E’ stato uno dei “casi” dell’estate: la spiaggia di Casalabate (marina di Lecce) si è improvvisamente ricoperta di carbone. Proprio carbone, nero e inquietante. Tutti attribuiscono la responsabilità alla Centrale di Cerano a Brindisi (già i terreni agricoli nei dintorni e tutto il loro raccolto erano stati dichiarati inutilizzabili). Cerano nega. Pronta la risposta di Antonio Maniglio (capogruppo Ds in consiglio regionale): “Sarà stata la Befana di Ferragosto”. IPSE DIXIT SE NE PARLA SE NE PARLA SE NE PARLA A Leuca i vecchi concessionari “L’Ici non sarà toccata: questo è un mio impegno”. Paolo Perrone, sindaco di Lecce Nuovo Quotidiano di Puglia, p.12, 2 agosto 2007 “Basta predicare. E’ giunto il momento di cambiare davvero le cose”. Lorenzo Ria, senatore Margherita Nuovo Quotidiano di Puglia, p.13, 2 agosto 2007 Scorcio suggestivo di Santa Maria di Leuca E’ stata sospesa dal Tar la concessione di 50 anni della Regione Puglia alla Porto Turistico Spa, della quale fa parte, in qualità di socio di minoranza, anche il Comune di Castrignano del Capo. Secondo il Tar i soci del Consorzio costituito da vecchi concessionari di aree demaniali, tra cui Benito Pretese, Lega Navale, Colaci Mare e Piccola Nautica, hanno pieno diritto di proseguire la loro attività. Il Pronto soccorso soffre il caldo “Ormai siamo maturi per il grande salto. Abbiamo acquisito la giusta maturità e la giusta esperienza per approdare nel calcio che conta. E cioè la serie B. Dobbiamo farcela già da quest’anno”. Vincenzo Barba, presidente Gallipoli calcio La Gazzetta del Mezzogiorno, p.5, 20 agosto 2007 Sono aumentate durante l’estate appena trascorsa, rispetto alle precedenti, le patologie legate al caldo. I casi più gravi si sono verificati a giugno, quando la gente non era ancora preparata alle alte temperature. Ma i Pronto soccorso estivi hanno dovuto fare i conti, nei mesi estivi, anche con casi legati ai traumi della strada, dovuti alle cattive abitudini di vita, come Ospedale Vito Fazzi di Lecce l’uso di alcool e di stupefacenti alla guida. Il solo Pronto soccorso dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce ha registrato una media di 350 accessi al giorno, dovendo fare i conti anche con una problematica carenza di personale medico e paramedico. “Non ho fatto uso di droga. E’ importante ristabilire tutta la verità”. Cosimo Mele, deputato Udc Nuovo Quotidiano di Puglia, p.4, 31 luglio 2007 Sono tenace, ottimista, fiduciosa. Sono positiva e questo mi aiuta molto”. Stefania Mandurino, commissaria Apt Lecce La Gazzetta del Mezzogiorno, p.5, 15 agosto 2007 Il Lecce fa sognare La curva nord del Lecce il tacco d’Italia 44 Settembre 2007 Sono stati gli stessi tifosi del Frosinone a ricordare, con uno striscione, sabato 25 agosto, prima di campionato, Sergio Vantaggiato, il giornalista sportivo di Telerama scomparso a Parigi. Ma con Sergio nel cuore hanno giocato per tutti e 90 i minuti gli undici del Lecce, quest’anno con la Notte della Taranta sulla maglia. E forse a lui avranno dedicato la bella vittoria che hanno portato a casa. Un 2-1 meritato, soprattutto per la appassionante prova del primo tempo. Tiribocchi e Abbruscato al gol. E poi la gioia dei presenti e di chi ha preferito gustarsi la partita dalla poltrona di casa. Questo Lecce può far sognare. //Controcanto di Lino De Matteis* se la politica non riconosce “l’onore delle armi” QUANDO IL CONFRONTO POLITICO SI RIDUCE A UN “O CON ME O CONTRO DI ME” L CHI HA FIRMATO CONTROCANTO LA CRITICA DIVENTA UN REATO DI LESA MAESTÀ. IL DISSENSO NON È TOLLERATO. ALTRO CLIMA E ALTRI VALORI, AI TEMPI DEL SOCIALISTA COSIMO ABATE La democrazia si fonda sul rispetto di chi non la pensa come noi. E la politica, che è lo strumento attraverso cui i cittadini partecipano alla democrazia, non deve avere nemici ma solo avversari. Dall’agorà ateniese all’illuminista Voltaire, questi concetti sono divenuti il metro per valutare il vivere civile. E proprio applicando questi criteri ci si può rendere conto di quanto la politica sia degenerata negli ultimi anni, a livello planetario come in casa nostra. Mi è capitato a luglio scorso, presentando a Maglie il mio ultimo libro, Cosimo Abate. Un socialista del Sud (Glocal Editrice), di osservare seduti uno accanto all’altro, dietro il tavolo della presidenza, lo stesso onorevole Cosimo Abate e il senatore democristiano Giorgio De Giuseppe. Per mezzo secolo, sono stati due protagonisti indiscussi della vita politica di Terra d’Otranto, ma sono stati anche due acerrimi antagonisti, attori di scontri durissimi per la gestione del potere nell’amministrazione cittadina e in enti locali, come l’ospedale di Maglie. Lo scontro politico tra i due, pur se asprissimo, non e però mai degenerato nella perdita del rapporto umano, nella stima reciproca e nel rispetto, comunque, delle posizioni altrui. De Giuseppe, che, tutto sommato, è uscito vittorioso da quel confronto, a distanza di anni, ha riconosciuto il valore del suo avversario. Una sorta di “onore delle armi” al perdente, che, comunque, a sua volta, non ha mai perduto l’orgoglio del suo operato politico. Inevitabile il confronto con i tempi moderni. E’ vero, l’obiettivo della politica è sempre stato la conquista del potere. Ma - pur con le inevitabili patologie umane quando lo si maneggia un tempo il potere era prevalentemente lo strumento della politica per realizzare il bene dei cittadini. La catastrofe della seconda guerra mondiale imponeva l’etica del bene comune e del rispetto di tutti. Lo scontro tra i partiti e gli uomini politici era sugli obbiettivi e la destinazione delle risorse, ma non trascendeva mai in attacchi personali. Il senso delle istituzioni era sempre al primo posto e chi aveva, in quel momento, la responsabilità di gestirle sentiva ancora più grande la responsabilità di rispettare l’opposizione, come elemento imprescindibile della democrazia. Oggi queste cose sembrano principi di un’epoca lontana, valori universali liquidati dalla politica odierna come ferraglia da rottamare. In epoca di consumismo e mercificazione di tutto, anche dei sentimenti, la conquista del potere non è più la conseguenza di una competizione politica per il bene di tutti, ma diventa l’obiettivo per soddisfare interessi particolari di singoli o di lobby economiche. In questa logica le istituzioni non sono più la casa di tutti, ma l’ufficio commerciale di chi governa. Un tempo sarebbe stato intollerabile che a governare la cosa pubblica fossero persone inquisite, o, peggio, condannate. Tangentopoli è lontana. Essere inquisiti o condannati sembra ora essere diventato quasi un pedigree indispensabile per candidarsi a gestire il potere. Tutto questo tende a trasformare il confronto politico in una litania di invettive contro l’avversario, con un repertorio di scurrilità e volgarità da far impallidire i frequentatori del bar del porto. La politica diventa sempre più una guerra per bande, dove una normale critica diventa un reato di lesa maestà. Il dissenso non è tollerato. La parola d’ordine nei partiti diventa sempre più spesso “o con me o contro di me”, “o dentro o fuori”. Non è la bontà delle idee che conta ma quello che vuole il capo. In questo modo, la politica, che era lo strumento di partecipazione dei cittadini alle scelte collettive, diventa lo strumento della loro esclusione. * caposervizio “Nuovo quotidiano di Puglia”, vicepresidente regionale Assostampa indoVina chi è “bestiario pubblico. ovvero: come nascono nuovi improbabili personaggi sulla scena” il tacco d’Italia 46 Settembre 2007 Vincenzo Magistà Direttore “TgNorba” Rosanna Metrangolo Caporedattore “Nuovo Quotidiano di Puglia” Marco Renna “Studio 100 Lecce” Mimmo Pavone Direttore responsabile “Il Paese nuovo” Vincenzo Maruccio Giornalista “Nuovo Quotidiano di Puglia” Tonio Tondo Inviato “La Gazzetta del Mezzogiorno” Roberto Guido Direttore “quiSalento”