MONTALE e il suo territorio Montale and its territory Comune di Montale COMUNE DI MONTALE Informazioni turistiche U.R.P. 0573 952229-65 [email protected] Ufficio Cultura 0573 952234 [email protected] Biblioteca Comunale 0573 952250 [email protected] www.comune.montale.pt.it Progetto Assessorato alla Cultura Comune di Montale Coordinamento generale Coordinamento organizzativo del volume Claudio Ghelardini Teresa Ginanni Redazione testi Progettazione grafica e impaginazione Traduzioni Lorenzo Maffucci Cristiano Coppi Foto Fotoclub Misericordia Pistoia (pag. 23, 27a, 27b, 31b, 37, 42, 43, 45) Foto Ottica Selene (pag. 5, 9, 15, 17 , 18a, 18b, 19, 22a, 22b, 25, 29, 33b, 35a) Matilde Montalti (pag. 21, 31a, 35b, 38, 51) Cristiano Coppi (copertina, pag. 11, 33a, 40) Michelle Davis Stampa Grafiche Gelli - Calenzano Ringraziamenti Matilde Montalti, Alessio Belli, Andrea Bolognesi, Ettore Sbrinci, Fondazione Pistoiese Jorio Vivarelli, Comitato Festeggiamenti Montale, Pro loco Fognano, Pro loco Selvavecchia, Pro loco Tobbiana Una guida per turisti curiosi A guide for curious tourists Montale, chi lo conosce bene lo sa, è un paese ricco di tesori nascosti, che ha ospitato e dato i natali a personaggi illustri che hanno fatto grande la storia. Questa pubblicazione, di facile consultazione, racconta ed illustra le peculiarità del nostro territorio ed offre al lettore un quadro complessivo di quelle che sono le caratteristiche e le bellezze montalesi sotto i vari profili. Da come sono nati i primi insediamenti al folklore, dagli itinerari, culturali, paesaggistici ed enogastronomici da percorrere ai personaggi illustri che hanno vissuto e operato a Montale. Una piccola guida, quindi, per scoprire e far conoscere quanto di bello il nostro paese offra ai suoi visitatori. Who knows Montale knows that it is full of hidden treasures. It has hosted many famous people and has been the birthplace of men who have made history. This pubblication is easy to read and illustrates an overall picture of what features and magnificent peculiarities Montale and its territory have to offer. The first settlements, folklore and traditions, cultural and gastronomic itineraries, walks through nature, stories of famous people who have lived and worked in Montale: this book has it all. It is a little guide, written to share all the beautiful sights of our city with its visitors. David Scatragli Sindaco di Montale Mi piace la definizione che il Sindaco ha dato di questa pubblicazione: “piccola guida”. Perché proprio questo vuole essere la nostra raccolta di informazioni e curiosità. L’abbiamo redatta in due lingue, italiano e inglese, per offrire anche al turista straniero uno strumento utile ed esaustivo. Credo infatti che sia importante stimolare il turismo e dare un’adeguata risposta alle esigenze che esso comporta. L’impegno dell’Amministrazione per la promozione del proprio territorio passa anche da azioni di divulgazione, pubblicità e informazione e questa brochure ne è una testimonianza. Un pratico opuscolo per far conoscere e apprezzare quanto di pregevole Montale racchiude e custodisce. I like the definition that the mayor has given this pubblication: “Little Guide”. This is what we intended it to be, a collection of important information and interesting facts about Montale. We’ve written it in two languages, Italian and English, to give our foreign tourists a useful instrument.to understand and enjoy our territory. I believe that it is important to stimulate tourism and give an adeqaute response to its demands. The Territorial Administration has committed itself to the promotion of this Area creating a network of local advertisements and informative material. This guide may be little but it is the result of great patience and work. It is a handy brochure, essential to appreciate and understand how valuable Montale really is. Dino Polvani © Studio Coppi design & grafica - via di Porta Carratica, 68 - Pistoia www.cristianocoppi.net - [email protected] L’Assessore alla Cultura e Promozione del territorio 3 MONTALE Montale Welcome to Tuscany Benvenuti in Toscana Benvenuti a Montale, benvenuti in Toscana! Storia, natura, arte, tradizioni, buona tavola, relax: distante dalle geografie affollate del turismo di massa, eppure assolutamente vicina a poli di attrazione come Firenze, Pistoia e le coste della Versilia, la cittadina di Montale e il verde dei suoi dintorni costituiscono la meta perfetta per un soggiorno distensivo e l’ideale punto di partenza per conoscere le meraviglie della regione, scoprendole e riscoprendole da un punto d’osservazione inconsueto. Welcome to Montale, welcome to Tuscany! History, nature, art, traditions, good food, relax: far from the crowds of mass tourism yet very close to centers of attraction such as Florence, Pistoia, the coast of Versilia, the town of Montale and its green surroundings are the perfect destination for a relaxing stay and the ideal starting point to learn about the wonders of this region. Discover and rediscover Tuscany from a different perspective! Mon t ale Massa Pistoia Lucca Prato Firenze Firenze Pisa Livorno Arezzo Siena Pistoia Montale non ha mai tradito la propria vocazione alla tran- Grosseto Prato 4 quillità, pur configurandosi inevitabilmente come un luogo di confine, attraversato dalle vicende della Storia ma sempre confortato dalla ricerca della serenità. Lo si raggiunge in pochissimi minuti da Pistoia o da Prato, allontanandosi man mano dai distretti industriali alle periferie dei due capoluoghi, e accedendo allo splendido panorama che regalano le sue colline, solcate da vigne e oliveti e sovrastate dai boschi dell’Appennino. Montale never strayed from its peaceful way of being, but being a bordertown, it was inevitably crossed by the events of history. Nevertheless it never abandoned its quest for serenity. It is only a few minutes away from Pistoia and Prato. Leaving the industrial areas on the outskirts of these two cities, you access the beautiful landscapes of the Montales hills, vineyards and olive groves dominated by the forests of the Apennine mountains. il suo territorio 18 Montale e il suo territorio 22 Il territorio comunale di Montale, confine orientale della provincia di Pistoia, conta oggi circa 10mila abitanti. Oltre al capoluogo, le frazioni comprendono l’area pianeggiante di Stazione e, in collina, gli abitati di Fognano e Tobbiana. I comuni limitrofi sono Pistoia (a ovest), Agliana (a sud, lungo il tracciato del torrente Bure), Montemurlo a est e Cantagallo a nord. 21 16 17 10 11 9 5 7 12 1 6 2 14 15 / Sights 2 3 4 5 6 3 8 20 The territory of Montale, at the eastern border of the province of Pistoia, to this day has about 10 thousand inhabitants. In addition to the town, the municipality includes the valley of Stazione and the hill villages of Tobbiana and Fognano. Montales western border is Pistoia, Agliana is to the south (along the route of the Bure river), Montemurlo to the east and Cantagallo to the north. I luoghi 1 13 Montale and its territory 7 8 4 9 19 10 11 Pieve di San Giovanni Evangelista Church of San Giovanni Evangelista Abbazia di San Salvatore in Agna Abbey of San Salvatore in Agna Villa Smilea Villa Smilea Torre del Bastogi / Villa Jandaia Bastogi Tower / Villa Jandaia Villa di Malcalo Villa di Malcalo Il “bagno” di Montale The Fountain of Montale Parco dell’Aringhese Aringhese Park Tabernacolo del Fangaccio Fangaccio Tabernacle Tabernacolo di San Vincenzo San Vincenzo Tabernacle Montale Alto Montale Alto Villa Colle Alberto Villa Colle Alberto 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 Chiesa di Santa Cristina Church of Santa Cristina Chiesa di San Martino Church of San Martino La fontana di Ardengo Soffici Fountain by Ardengo Soffici Il parco di Jorio Vivarelli Park by Jorio Vivarelli Chiesa di San Michele Arcangelo Church of San Michele Arcangelo Tabernacolo della Madonna del Rosario Madonna del Rosario Tabernacle Cascina di Spedaletto Cascina di Spedaletto Selva Vecchia Selva Vecchia Chiesa di San Giacomo Church of San Giacomo Striglianella Striglianella La Casa Rosa The “Casa Rosa” 7 MONTALE Paesaggi da scoprire tra natura e Storia 1 2 3 4 10 6 10 8 “Nel fianco meridionale di quest’Appennino spettante alla comunità di Montale ha origine il tripartito torrente Agna […]. Cotesta fiumana è attraversata nei suoi letti da magnifiche serre che conservano anche nella calda stagione una competente quantità d’acqua, cosicché s’incontrano lungh’essa da 20 mulini”: così Emanuele Repetti, nel suo classico Dizionario corografico della Toscana del 1855, inquadrava il panorama montalese nel contesto della campagna tra Pistoia e Prato. Montale è diversa perché, come ancora si può osservare nel carattere dei suoi abitanti, ha saputo conservare intatti negli anni spirito e vocazione: merito di una popolazione operosa, che è riuscita a tramandare, come cristallizzato, il senso profondo di un ideale passaggio del testimone tra società rurale e industrializzazione, mantenendo vive tradizioni, folklore, cultura popolare. Un viaggiatore attento, interessato a scoprire il cuore dei luoghi e a lasciarsi sorprendere dalle rotte inusuali che essi portano naturalmente a definire, troverà motivo di appagare la propria curiosità nel folto delle vie del piccolo centro, nel silenzio della pieve di San Giovanni Evangelista o nella badia di San Salvatore in Agna, tra gli orti e i torrenti che scorrono attraverso la campagna assolata, scandita dalle architetture – impossibili da non osservare – dei torrioni della villa Smilea e dei mattoni della torre del Bastogi, e ancora nei boschi fitti sulle colline di Fognano e Tobbiana, fino ai crinali dell’Appennino, al riparo della cascina di Spedaletto. Il borgo custodisce ancor oggi piccole preziosità come l’antica fonte sulfurea che, lungo l’attuale via Risorgimento, segnala la presenza della sorgente detta “delle Allegrezze” (in virtù delle decantate proprietà terapeutiche delle sue acque), o la passeggiata che, dal centro cittadino, conduce all’antico nucleo abitativo di Montale Alto, posto al culmine di un’altura da cui si domina interamente la vallata; o le tracce di memoria che, sollevate dal monumento ai Caduti collocato nella centrale piazza Matteotti e sormontate dal corso della Linea gotica, ricordano agli abitanti e ai visitatori quanta Storia ancora si possa incontrare nel piccolo della nostra quotidianità. la storia Discovering landscapes between nature and history “The Agna stream is born on the southern side of the Apennine Mountains, where the comunity of Montale lies. [...]. This stream is crossed by magnificent dams that even during the warm season contain a good amount of water, enough to keep 20 mills running”, said Emanuele Repetti in his classic Chorographic Dictionary of Tuscany in 1855. He framed Montales landscape between the countryside of Pistoia and Prato. Montale is different because, as it can be well seen in the nature of its inhabitants, it has managed to preserve itself over the years. This is all thanks to its industrious population, who managed to crystallize the deep sense of connection between farming and industrialization, keeping alive traditions, folklore and popular culture. An attentive traveler, interested in discovering the heart of Montale and willing to be surprised by the unusual structure of its nooks and crannies, can feed his curiosity in this small town. Beauty can be found in the silence of the church of San Giovanni Evangelista, in the Abbey of San Salvatore in Agna or among the orchards and streams that flow through the sunny countryside. The architecture is impossible not to admire: the towers of the Villa Smilea and the bricks of the Bastogi tower are noteworthy. Nature reigns from the thick forests on the hills of Fognano and Tobbiana up to the ridges of the Apennines, in the shelter of the farmhouse of Spedaletto. The village still maintains small treasures such as the ancient sulfur fountain that along Via Risorgimento signals the presence of the spring called “delle Allegrezze” (“Spring of Joys”, due to fabled therapeutic properties of its water). Other attraction of undeniable beauty is the walk that leads from the city center up to the ancient nucleus of Montale Alto, on top of a hill which overlooks the entire valley. Traces of memory such as the war memorial located in the central Piazza Matteotti and the course of the Gothic Line remind residents and visitors how much history we can still meet in our daily lives. Una veduta del centro cittadino da Montale Alto Sight of the town centre from Montale Alto 9 MONTALE Le origini: una roccaforte tra Pistoia e Firenze Ideale cerniera tra colle e pianura, tra il territorio pistoiese e l’area di Prato-Firenze, il nucleo urbano di Montale appare ancora adesso segnato dalla rilevanza strategica che da sempre ha avuto in sorte di rivestire, per questioni tanto di predominio militare quanto di convenienza agricola e produttiva. L’area di Montale così come la conosciamo oggi fu originariamente posta sotto il controllo dell’influente casata dei conti Guidi, già dal IX secolo signori della vicina Montemurlo: ai primi centri abitati agglomeratisi in epoca romana intorno all’antica stazione di Hellana sulla via Cassia, e a partire dal X secolo attorno alla pieve di San Giovanni Battista, andarono man mano popolandosi i borghi di Tobbiana, menzionata nei documenti sin dall’anno 1079, Montale Alto, dai primi del Duecento, e la porzione pianeggiante del territorio, che divenne appetibile non appena furono possibili opere di bonifica e di canalizzazione delle acque. Il dominio dei Guidi visse di enormi contrasti nel corso del XII secolo, allorché la famiglia entrò in guerra con i fiorentini e, successivamente, con il Comune di Pistoia, il quale si aggiudicò, infine, il controllo del territorio montalese. Furono proprio i pistoiesi che, a partire dal 1203, intrapresero l’edificazione di una roccaforte – che prese il nome di Montale in quanto posta sulle falde di un alto colle – a contrasto con il castello di Montemurlo, che continuava a costituire una minaccia tangibile sul limite orientale dell’area pistoiese. Il castello di Montale non ebbe vita facile: a pochi anni dalla sua costruzione, esso fu gravemente danneggiato dai fiorentini, i quali, in successivi accordi di pace stipulati con l’ingerenza di papa Innocenzo III, richiesero addirittura la sua definitiva demolizione e il trasferimento della popolazione a Montemurlo. Una condizione che tuttavia non fu mai tradotta in pratica: il podestà di Pistoia, anzi, si adoperò con incentivi di terreni e abitazioni affinché Montale fosse ripopolato, riuscendo in tal modo a mantenere il presidio di quella zona così strategica. Dai primi anni del XIV secolo, tuttavia, cominciò a farsi chiaro quanto il destino di Montale sarebbe stato 10 la storia The origins: a stronghold between Pistoia and Florence The perfect meeting point between hill and valley, between Pistoia and the PratoFlorentine area, the city of Montale is to this day marked by the strategic importance that it had all throughout history as a military and agricultural key point. The area of Montale as we know it today was originally placed under the control of the influential House of Guidi, already rulers of the neighboring Montemurlo since the ninth century. The first settlements of roman origins were built around the Hellana station on the Cassian way. The area was slowly populated from the tenth century in the area of the church of San Giovanni Battista, the village of Tobbiana ( first mentioned in the hystorical archives in 1079) and, in the early thirteenth century, Montale Alto. The valleys became habitable only after the reclamation of the land and the construction of water canals. The domain of the Guidi underwent moments of great contrast. The family went to war with the Florentines and, subsequently, with the city of Pistoia, which won and took over the territory of Montale. It was precisely the inhabitants of Pistoia that in 1203 started building the fortress that would from thereon be known as Montale. It was placed at the foot of a steep hill, on the other side of the Montemurlo Castle, which was still a threat for Pistoia on the eastern boundary of the city. A few years after its construction, Montale was severely damaged by the Florentines, who, in subsequent peace agreements signed with the approval of Pope Innocent III, even demanded its demolition and the definitive relocation of the population in Montemurlo. However, this condition was never put in practice: the podestà of Pistoia worked with incentives patronizing land and houses. In this way he managed to keep Montale populated, and he maintained the garrison of such a strategic area. Dettaglio della “Fonte delle Allegrezze” in via Risorgimento Detail of the “Spring of Joy” along Via Risorgimento indissolubilmente legato alle turbolenze che in quel periodo agitavano gli assetti politici di Firenze e Pistoia. All’inasprirsi delle guerre di fazione tra guelfi Bianchi e Neri, il castello di Montale entrò nell’area di influenza della famiglia Cancellieri, all’epoca tra i casati dominanti a Pistoia, ma già nel 1303, per applicazione di uno stratagemma architettato da Pazzino di Jacopo de’ Pazzi, cadde nelle mani dei fiorentini, cui fu assegnato in via definitiva con un armistizio siglato nel 1306. Non è del tutto chiaro se a quel punto Firenze decise o meno per la demolizione della rocca di Montale; è documentato bensì che nel 1313 essa tornò invece sotto la giurisdizione pistoiese, e che una dozzina di anni più tardi il condottiero lucchese Castruccio Castracani si premurò di consolidarne la funzione difensiva sul fronte fiorentino, prima di ordinarne il definitivo smantellamento, forse per via del progressivo venir meno della rocca nel suo ruolo di avamposto strategico. A partire dal 1351, infatti, gli abitanti di Montale risultano assoggettati alla repubblica di Firenze, la quale, a fronte di esenzioni e privilegi, aveva imposto alla cittadina l’insediamento di un podestà subordinato alla città gigliata, incaricandolo della reggenza sia di Montale sia della vicina Agliana. Dal 1402, con la costituzione del nuovo capitanato pistoiese, a Montale fu confermato il ruolo di sede podestarile (con Tizzana, Serravalle e Larciano) cui spettava il governo di una giurisdizione che, ampia e diversificata, si estendeva dall’Appennino alla Val di Bisenzio fino alla Catena di Agliana, sede della dogana per l’esazione dei dazi mercantili. La rilevanza amministrativa della podesteria montalese era destinata a ulteriori sviluppi. By the early fourteenth century, however, it became clear that the fate of Montale was inextricably linked to the political turmoil that at the time agitated Florence and Pistoia. As the war between White Guelfs and Black Guelfs worsened, the castle of Montale went under the control of the Cancellieri family, one of the ruling houses of Pistoia. In 1303 Pazzino di Jacopo de’Pazzi managed to conquer Montale, which was assigned to Florence with a final armstice signed in 1306. It isn’t clear whether at that point Florence decided to destroy the fortress of Montale but it is documented that in 1313 it shifted back under the jurisdiction of Pistoia. A dozen of years later the duke of Lucca Castruccio Castracani consolidated the defensive front against Florence, before ordering the definitive destruction of the fortress, probably because of the gradual loss of its strategic importance. From 1351 Montale was controlled once more by the Florentine Republic, which had assigned the city of Montale and the nearby town of Agliana to a mayor who was, in his turn, under the command of Florence. In 1402, Pistoia established its final domain on the town and Montale became the new sede podestarile (with Tizzana, Serravalle and Larciano) whose duty was to govern and survey the area that went from the Apennine mountains to the Valley to the Bisenzio and all the way to the hills of Agliana, where there was the important custom-house for duty collection. The administrative relevance of Montale was destined to grow and develop in time. 11 MONTALE Dallo Statuto al Granducato 3 12 Contestualmente al passaggio alla repubblica di Firenze, Montale ebbe per la prima volta l’occasione di approntare un proprio statuto: redatto in lingua volgare, approvato nel 1403 e sottoposto a svariate revisioni sino al 1414, esso è oggi un documento prezioso per inquadrare i mutamenti politici e sociali incorsi nell’assetto organizzativo delle comunità rurali toscane del periodo. Le nuove regolamentazioni – per quanto, per forza di cose, determinate dall’influenza del governo fiorentino – lasciarono aperti inediti spiragli di autonomia amministrativa, giuridica e fiscale. Per la cittadina, tuttavia, erano ancora di là da venire i giorni della pace. Al prosperare della potenza del casato dei Cancellieri, all’epoca dominante nell’area di Pistoia, avanzarono i contrasti con la famiglia rivale dei Panciatichi, altra stirpe nobiliare di origine pistoiese che a Montale controllava la possente rocca destinata a trasformarsi nel complesso dell’attuale villa Smilea. Dalla metà del Quattrocento e per tutto il secolo seguente si succedettero più o meno regolarmente le lotte di fazione che, anche per via del fatto che molti Cancellieri avevano riparato nei possedimenti montalesi per sfuggire alle incursioni della famiglia rivale a Pistoia, resero l’area di Montale il teatro di sanguinosi scontri, di cui sono rimaste tracce documentate almeno negli anni 1455, 1503, 1537 e 1539. In seguito all’istituzione del Granducato di Toscana e all’ascesa dei Medici, Montale cominciò finalmente a godere di anni di tranquillità che, a partire dal XVIII secolo, condussero il suo territorio a una sostanziale ripresa economica, avvenuta di pari passo a un progressivo incremento demografico: nel periodo del regno dei Lorena l’area comunale montalese era infatti arrivata ad estendersi sino a comprendere gli abitati di Agliana (che sarebbe stato dichiarato comune autonomo solo dal 1913), di Cantagallo, oggi parte della provincia di Prato, e addirittura di Treppio, Fossato e Torri, sulle montagne di Sambuca Pistoiese. la storia From the Constitution to the Grand Duchy Passing under the jurisdiction of the Florentine republic, Montale had the opportunity to write its own constitution. Written in vernacular, it was approved in 1403 and underwent several revisions until 1414. Today it is a very valuable document, necessary to understand all the social and political changes that rural Tuscan regions went throught at the time. The influence of the florentine government was inevitable, but the new regulations were very flexible and left space for the administrative selfgovernment of the village. Unfortunately, peace was still not in sight for the inhabitants of Montale. In Pistoia the house of Cancellieri grew more powerful and this caused great contrasts with the rival family Panciatichi, another noble house of Pistoia that at the time controlled the fortress in Montale that is now known as Villa Smilea. From the mid-fifteenth century and throughout the following century struggles between factions were quite frequent. The Cancellieri often hid in Montale to escape the wrath of the Panciatichi. This made Montale area of bloody clashes, documented in 1455, 1503, 1537 and 1539. Following the institution of the Grand Duchy of Tuscany and the rise of the Medici, Montale finally began to enjoy years of peace. The eighteenth century witnessed a substantial economic recovery and the consequential growth of the population. During the reign of the Lorena family Montale extended itself and included the towns of Agliana (which was only declared an autonomous municipality in 1913), Cantagallo (now part of the province of Prato), Treppio, Fossato and Torri, on the mountains of Sambuca Pistoiese. Un’antica carta del territorio montalese An ancient map of the Montale territory 13 MONTALE Il Novecento: Montale tra le due guerre, verso l’era contemporanea L’istituzione del nuovo comune di Agliana, nel 1913, ridusse di fatto l’estensione del territorio sino ad allora afferente alla municipalità montalese: in definitiva, i tracciati dei fiumi Bure a sud e del torrente Agna a est delinearono i confini di Montale con i comuni di Agliana e Montemurlo rispettivamente. La decisione, come si può immaginare, non fu sulle prime del tutto ben accolta. Nel primo dopoguerra, l’attività prevalente dell’economia montalese era ancora sbilanciata verso il settore agricolo (con poche grandi aziende a gestire la quasi totalità delle coltivazioni del territorio su basi del sistema della mezzadria) o sulla lavorazione dei boschi nella parte collinare. Le modeste risorse economiche del capoluogo e le ancor più difficili condizioni della vita sulle frazioni montane portavano le famiglie a cercare di integrare il bilancio domestico con le piccole entrate ricavabili dalla lavorazione della paglia, con la quale si intessevano le famose “trecce” con cui venivano intrecciati i tipici cappelli fiorentini e altri manufatti. La Seconda guerra segnò indelebilmente la vita dei montalesi a partire dal 1943, raggiungendo l’apice della violenza l’anno successivo: molte erano le formazioni partigiane attive sul territorio, letteralmente sovrastato da numerose opere di difesa della Linea gotica; ciò rese Montale teatro di varie rappresaglie naziste, la più sanguinosa delle quali si consumò nel settembre del 1944 con l’impiccagione, lungo via Roma, di cinque innocenti, oggi ricordati da una lapide collocata dal 1947 in via Martiri della Libertà. La spinta di rinnovamento del secondo dopoguerra fu il volano per l’emersione di un apprezzabile processo di industrializzazione, che fin dalle fasi iniziali si concentrò sul settore tessile, sviluppatosi a Montale nel solco del florido comparto dei tessuti e dei filati della limitrofa provincia di Prato. la storia 20th century: Montale between the Wars, towards contemporary age The foundation of the new town of Agliana, in 1913, effectively reduced the territories that until then were included in the Municipality of Pistoia. The course of the river Bure to the south and the torrent Agna to the east defined the boundaries of Montale, separating it from Agliana and Montemurlo. This decision, as you can imagine, wasn’t well received at first. After the war Montales economy was still based on lumber agriculture, with a few companies that managed all the plantations of the area with a system of sharecropping. The modest economic resources and even more difficult life conditions on the mountains forced the inhabitants and their families to try to integrate the family budget with small earnings that derived from the processing of straw, with which they would weave the famous “trecce” (braids). These were used to produce the typical Florentine braided hats. War marked indelibly Montale from 1943. The peak of violence was reached the following year. The town was literally dominated by the Gothic Line of defense and there were many partisans operating in the area. As a result, Montale was the victim of various Nazi reprisals, the bloodiest of which was consummated in September 1944 with the hanging, along Via Roma, of five innocent men, now remembered by a plaque placed in 1947 in the street of Via Martiri della Libertà. After the Second World War the desire for renewal was the driving force behind the remarkable process of industrialization of Montale. The city focused from the very beginning on textiles, while the neighboring Prato developed a thriving industry of fabrics and yarns. Il ponte sul torrente Settola in uno scatto dei primi del Novecento Ancient bridge on the River Settola in an early 20th century picture 14 15 MONTALE La pieve di San Giovanni Evangelista 1 16 All’arrivo nella centrale piazza Matteotti, cuore del nucleo abitato della Montale contemporanea, si è colpiti da una delle più riconoscibili emergenze architettoniche della cittadina. Varcato il settecentesco porticato che si affaccia sulla bella piazza, si accede alla navata unica della pieve di San Giovanni Evangelista, edificio dei più antichi tra quelli documentati sul territorio montalese: se ne fa menzione già nell’anno 957, legando il nome della chiesa al toponimo di “Villiano”, e successivamente in un diploma firmato dall’imperatore Ottone III nel 998. Nei suoi primi anni, dipendente dal capitolo della Cattedrale di Pistoia, fu tappa e rifugio per i viandanti che, dalle valli del torrente Limentra, scendevano verso la pianura e imboccavano la via Cassia. La pieve, intitolata a Giovanni Evangelista a partire dal XVI secolo, era stata riedificata nel XII secolo su impianto romanico. Di questi antichi caratteri è possibile trovare traccia ancor oggi, per quanto nel corso dei secoli l’edificio sia stato sottoposto a numerosi rimaneggiamenti: si avverte il senso dell’originaria costruzione osservando, ad esempio, le monofore della sagrestia, ma l’atmosfera complessiva è determinata dalle sostanziali ristrutturazioni neoclassiche compiute nei primi anni del XIX secolo, all’indomani della elezione della chiesa al rango di propositura dopo le vicende che per almeno quattro secoli l’avevano legata al patronato della famiglia Cancellieri. Cruciali per la definizione dell’attuale fisionomia della pieve furono i lavori di recupero che, tra il Sei e il Settecento, portarono all’edificazione della torre campanaria, alla sistemazione del portico e della sacrestia e alla costruzione della compagnia; al ciclo di lavori ottocenteschi appartengono invece la realizzazione della piccola cappella che accoglie il fonte battesimale, la revisione strutturale dell’abside e la pittura del ciclo di decorazioni a tempera sulle pareti. Una visita alla chiesa di San Giovanni è d’obbligo anche e soprattutto in virtù dell’interessantissimo patrimonio di opere d’arte custodite al suo interno. Tra le principali si segnalano la recentemente restau- il suo territorio The church of San Giovanni Evangelista Arriving in the central square of Piazza Matteotti, the heart of Montale, one is struck by one of the most interesting forms of architecture of the town. Once you have passed the eighteenth century porch that overlooks the beautiful square, you enter the church of San Giovanni Evangelista, the oldest documented building in the Montale area. It is mentioned in the historical archives as early as 957 as “Villiano” and in a document signed by Emperor Otto the Third in 998. In its early years it depended on the Cathedral of Pistoia, so it was a shelter for the travelers that from the valleys of the river Limentra headed down the plains towards the Cassian Way. The church, dedicated to John the Evangelist in the sixteenth century, was rebuilt in the twelfth century in Romanesque. You can still find traces of its ancient features, the single-lancet windows of the sacristy, for example. Through the years the building has undergone many changes. The atmosphere is determined by the neoclassical renovations made in the early nineteenth century following the election of the church to the rank of rectory after being under the patronage of the Cancellieri Family for at least four centuries. The appearance of the church was restored in the 16-1700s with the construction of the bell tower and the rearrangement of the porch. The construction of the chapel that houses the baptismal font, the structural review of the apse and the cycle of tempera decorations on the walls belong to the eighteenth century. A visit to the church of San Giovanni is a must also because of the interesting heritage of works of art inside. One of the most important works is the recently restored Annunciation, oil on canvas painted by Sebastiano Vini in 1552. Vini, from Verona, worked mostly in the province of Pistoia. This painting was originally commissioned for the church of San Pierino and it is the artists first La corte della pieve di San Giovanni Evangelista, Montale Court of the church of San Giovanni Evangelista, Montale 17 MONTALE rata Annunciazione, olio su tavola dipinto nel 1552 da Sebastiano Vini, maestro di origini veronesi attivo principalmente sul territorio della provincia di Pistoia: commissionata originariamente per la chiesa pistoiese di San Pierino, è la prima opera dell’artista di cui si dispone di documentazione certa, e costituisce pertanto il punto di partenza ideale per ricostruire tutta la sua successiva produzione. Sul secondo altare di sinistra si ammira una Crocifissione del XVII secolo, pregevole opera di scuola fiorentina secentesca attribuita a Lodovico Ciardi detto il Cigoli (1559-1613), per quanto come probabile autore del dipinto sia stato anche fatto il nome del pittore Lorenzo Lippi, allievo di Matteo Rosselli. Lo stesso Rosselli (1578-1650) è autore dell’insolito Martirio di San Sebastiano visibile sul primo altare a destra: per la raffigurazione del martirio l’artista ha prediletto la rara iconografia del santo che, trafitto dalle frecce, viene ucciso a colpi di bastone. L’eccezionale ricercatezza nella resa anatomica delle figure del santo e dei carnefici echeggia la lezione caravaggesca, ascrivibile forse al soggiorno romano del Rosselli. Sulla volta della cupola del coro spicca l’ampio affresco di Luigi Sabatelli (17721850), conclamato maestro del classicismo fiorentino, raffigurante la Visione di San Giovanni Evangelista a Patmo, interpretazione dell’episodio dell’Apocalisse in cui Cristo detta le sette lettere agli angeli delle sette Chiese. Menzioniamo infine il Gesù e la Samaritana al pozzo di Pietro Benvenuti, olio su tela coevo all’affresco del Sabatelli, una Immacolata Concezione di Piero Confortini, e uno splendido crocifisso di scuola toscana del secolo XVII, realizzato in legno intagliato e dipinto (anch’esso sottoposto a un importante corso di restauri negli ultimi anni) e collocato alle spalle dell’altare maggiore. il suo territorio documented work of art, therefore an ideal starting point to get to know his subsequent production. On the second altar on the left you can admire a valuable seventeenth century florentine school crucifixion. It has been attributed to Lodovico “Il Cigoli” Ciardi (1559-1613) and to the painter Lorenzo Lippi, pupil of Matteo Rosselli. The same Rosselli (1578-1650) is the author of the unusual Martyrdom of St. Sebastian on the first altar on the right. It is a rare image of the saint that is pierced with arrows and then clubbed to death. The amazing rendering of the anatomy of the saint echoes Caravaggio, perhaps influence of Rosselli during his stay in Rome. The dome of the choir hosts the large fresco by Luigi Sabatelli (1772-1850), acclaimed master of classical art in Florence. The Fresco shows the Vision of St. John the Evangelist at Patmos. Sabatelli interprets the episode of the Apocalipse: Christ dictates seven letters to the angels of the seven churches. Last but not least, Pietro Benvenuti’s oil on canvas that portrays Jesus and the Samaritan at the well, the Immaculate Conception by Piero Confortini and a beautiful carved and painted walnut wood cross from the Tuscan school of the seveteenth century placed behind the main altar. L’Annunciazione di Sebastiano Vini (a sinistra) e la Visione di San Giovanni di Luigi Sabatelli The Annunciation by Sebastiano Vini (left) and the Vision of St. John by Luigi Sabatelli Interno della pieve di San Giovanni Evangelista, Montale Interior of the church of San Giovanni Evangelista, Montale 18 19 MONTALE L’abbazia e il monastero di San Salvatore in Agna 2 A breve distanza dal centro del capoluogo di Montale, sospesa tra gli insediamenti urbani e la campagna lungo l’attuale via Giovanni Boccaccio, ci si imbatte in una delle più affascinanti testimonianze della storia del paese. L’abbazia di San Salvatore in Agna, così chiamata in accordo al nome del torrente appenninico che scorre a pochi passi e che proprio in prossimità della chiesa snoda il proprio percorso attraverso la pianura dopo la discesa a valle, fu uno dei fulcri attorno ai quali si svilupparono i primissimi centri abitati del montalese: nominato negli archivi già fin dall’anno 772, indicandone la dipendenza dall’abbazia di San Salvatore a Brescia, il complesso comprendeva anche un convento femminile di monache benedettine, e in epoca carolingia prese l’appellativo di “monastero della regina”, in quanto patrimonio personale delle mogli e delle figlie dei regnanti, i quali ne disponevano come beneficio di proprietà privata. Per iniziativa di Ludovico III, all’inizio del X secolo l’abbazia fu assegnata alle dipendenze del vescovo di Fiesole, che nei decenni successivi ne gestì le sorti alternativamente con i conti Guidi, finché il complesso non fu annesso al monastero fiesolano di San Bartolomeo. Le sorti della badia conobbero così una vicenda tormentata, determinata anzitutto dalla sua posizione cruciale, preziosa sosta lungo un itinerario che, dalla via Cassia, attraversava l’Appennino sino alla Badia a Taona, oggi nel comune di Sambuca Pistoiese: per questo motivo il complesso montalese esercitò fin dalle sue origini la funzione di hospitium per l’accoglienza di viandanti e pellegrini. Chiusa al culto nel corso del XVI secolo, in concomitanza con l’abbandono del monastero, l’abbazia fu pertinenza dei Canonici regolari lateranensi fino alla seconda metà del Settecento, allorché essa venne assegnata ai cavalieri di Santo Stefano, che ne mantennero la proprietà fino alla metà del secolo successivo. Radicalmente restaurata nei primi decenni del Novecento, ripristinando le mancanze con numerosissime integrazioni in stile, la chiesa di San Salvatore si 20 il suo territorio Abbey and monastery of San Salvatore in Agna A short distance from the center of the town of Montale, suspended between urban settlements and countryside following Via Giovanni Boccaccio, you come across one of the most fascinating relics of the past. The Abbey of San Salvatore in Agna is named according to Apennine stream that flows just a few steps from the church and winds its way through the plains after descending to the valley. It was one of the fulcrums around which the earliest settlements of the Montale territory developed. Retraceable in the historical archives as far back as 772, it depended on the Abbey of San Salvatore in Brescia. The complex also included a convent of Benedictine nuns, and was called “monastery of the Queen” in the carolingian period because it was held as personal asset of wives and daughters of royalty, for the benefit of private property. On the initiative of Ludwig the Third, in the early tenth century, the abbey was assigned to the dependency of the Bishop of Fiesole, who ran it for the following decades taking turns with the Guidi family, until the complex was annexed to the monastery of San Bartolomeo in Fiesole. The existence of the abbey was tormented, determined primarily by its pivotal position, a valuable stop along the route that from the Cassian way crossed the Apennines and reached Badia a Taona, today in the town of Sambuca Pistoiese. For this reason the church was a “hospitium”, shelter for travelers and pilgrims. Closed to function in the sixteenth century because of the abandonment of the monastery, the abbey went under the control of the Canons Regular of the Lateran until the second half of the eighteenth century, when it was assigned to the Knights of Santo Stefano, who kept the property until the half of the next century. The church of San Salvatore was extensively restored in the early decades of the twentieth century, with many additions in style, as to recover and enhance its primitive Romanesque features. The church is built around a Latin Cross structure. It has a single hall, a jutting transept and a raised Veduta dell’abside dell’abbazia di San Salvatore in Agna, Montale Apse of the abbey of San Salvatore in Agna, Montale 21 MONTALE il suo territorio presenta oggi inequivocabilmente segnata da questi interventi, che cercavano di recuperarne ed esaltarne i caratteri romanici primigeni. La chiesa si sviluppa su un impianto a croce latina, definita da un’unica aula con transetto sporgente e presbiterio rialzato concluso da tre absidi, su ciascuno dei quali si affaccia una monofora. Il rivestimento esterno della struttura, composto di ciottoli fluviali allineati, rimanda alla costruzione della coeva pieve di Santa Maria e San Leonardo ad Artimino, nel comune di Carmignano, mentre la decorazione esterna a lesene e arcatelle, di gusto proto-romanico, echeggia modalità stilistiche mutuate dalla cultura artistica emiliana, lasciando trasparire al contempo l’influsso lombardo della sua realizzazione. La facciata si presenta con un profilo a capanna, scandito da una decorazione a coppie di archetti ciechi con lesene leggermente aggettanti dalla parete: il medesimo motivo si incontra anche lungo le altre pareti e le absidi. L’archivolto sovrastante il portale, con stipiti eretti a bugnato, è costruito invece con conci cuneiformi; il sottotetto si sviluppa con una trama di piccoli mattoni disposti a punta di diamante e appoggiati su arcatelle in laterizio. choir with three apses that overlook the mullioned windows. The external structure is composed by a shell of river pebbles. They remind us of the the churches of Santa Maria and San Leonardo in Artimino, in the municipality of Carmignano, which were built in the same period of the monastery. The external decorations of pillars and arches and the proto-romanesque architecture of San Salvatore reveal the influence of the Emilian artistic culture in Tuscany and, at the same time, disclose their distant Lombard origin. The façade is gabled and decorated by a series of small blind arches supported by slightly jutting pilasters. The same pattern can be found along the other walls and apses. The archivolt above the portal is built with wedge-shaped stones. The attic is a beautiful structure of diamond-shaped blocks that lean on brick arches. Della struttura originaria dell’abbazia di San Salvatore in Agna, risalente al X secolo, è assolutamente da visitare la notevole cripta absidata, consegnata ai giorni nostri pressoché intatta: un intrico di colonne che sorreggono la bassa volta a crociera, sovrastate da splendidi capitelli in pietra scolpiti con figurette e decorazioni a motivi vegetali, tipiche del periodo, conferisce al sotterraneo un’atmosfera suggestiva e fuori dal tempo. Of the original structure of the abbey of San Salvatore in Agna (that dates back to the tenth century) you can still clearly see the apsidal crypt, kept intact to the present day: a maze of columns that support the low vault, topped by beautiful stone capitals carved with figurines and vegetal decorational motifs, typical of the period, that give the crypt an evocative and timeless charm. Uno scorcio della cripta di San Salvatore in Agna The ancient crypt of San Salvatore in Agna 22 23 MONTALE il suo territorio San Martino a Fognano e la fontana di Ardengo Soffici 13 14 24 Riportata negli elenchi delle decime del XIII secolo come dipendente dalla pieve di Villiano (l’attuale San Giovanni Evangelista), la chiesa parrocchiale di San Martino a Fognano, prima frazione di Montale lungo la strada che si incammina verso la montagna, è documentata fin dalla fine del X secolo, e costantemente segnalata nei verbali delle visite pastorali a partire dal 1372. Si ritiene che essa, nei primi anni, potesse essere un piccolo ospizio voluto dai monaci vallombrosani della Badia a Taona, che erano soliti sostare a Fognano, tappa obbligata del percorso che consentiva loro di scendere a valle. Della chiesa romanica non restano tracce visibili, fatta eccezione per una lunetta in pietra aperta sul lato meridionale della torre campanaria, rialzata e parzialmente modificata a metà del Settecento: è a quel periodo che appartengono le profonde trasformazioni in stile tardo-barocco che definiscono l’attuale fisionomia della chiesa e del suo ammirevole portico decorato. Sulla piccola piazza a monte di San Martino si affaccia un originale tabernacolo-fontana ornato da una pittura murale realizzata nel 1934 dal pittore Ardengo Soffici (1879-1964); il soggetto del dipinto, ideale omaggio alle atmosfere giottesche, è un episodio della vita di San Francesco, raffigurato nell’atto miracoloso di far sgorgare acqua da una roccia. Concepito nei primi anni Trenta su invito del podestà comunale di Montale, che aveva espresso la volontà di lasciare una traccia d’arte per salutare l’apertura della fontana pubblica di Fognano, appena raggiunta dall’acquedotto, l’affresco marca l’ultimo esperimento dell’artista sulla direzione della pittura murale, e costituisce anche l’unica commissione pubblica da lui realizzata. Per i dodici giorni necessari alla sua realizzazione, Soffici ebbe come assistenti i giovani Quinto Martini e Leonetto Tintori; assai laborioso fu il processo che portò all’opera finita, di cui esistono sei cartoni preparatori a grandezza naturale. Si tratta di una testimonianza anomala e appassionata dell’arte di Soffici, da lui condotta “per solo amore al popolo e all’arte”, come resta inciso sulla lapide posta sotto la tettoia dell’edicola. The church of San Martino in Fognano and the fountain by Ardengo Soffici According to the lists of tithes of the thirteenth century San Martino in Fognano depended on the parish of Villiano, now San Giovanni Evangelista. It is the first hamlet of Montale that you encounter going up towards the mountains. Official documents go way back to the end of tenth century, the village is frequently present in the lists of pastoral visits since 1372. It is presumed that it was originally a small hospice built by the vallumbrosan monks of Badia a Taona who usually stopped in Fognano during their descent downhill. There is no sign of the ancient Romanesque architecture, except for the transom window on the south side of the belfry, that was increased in height and partially altered in the mid-eighteenth century. It is exactly in this century that the church underwent the radical Late Baroque renewal that now defines its structure and its finely decorated porch. An odd little fountain/tabernacle faces the small square above San Martino. It is decorated with a mural that was painted 1934 by the artist Ardengo Soffici (1879-1964). The subject of the painting, clear tribute to Giotto, is an episode in the life of San Francesco, depicted while he is working a miracle, making water flow from a rock. This work of art was commissioned by the mayor of Montale, who had expressed his desire to create a trail of art that would accompany the opening of the public fountain of Fognano. The painting is one of Ardengo Soffici’s last experiments on mural painting and it is also the only public commission that he ever accepted. It took twelve days to realize it and the artist was assisted by Quinto Martini and Leonetto Tintori. The process was long and quite difficult, as it produced six preparatory sketches that to this day are very well preserved. This is an unusual and passionate testimony of Soffici’s art. He created “only for the love of people and art”, as is engraved on the plaque placed on the roof of the tabernacle. Chiesa di San Martino, Fognano Church of San Martino, Fognano 25 MONTALE Villa Smilea, la biblioteca e il Centro culturale 3 26 L’elemento più riconoscibile, immediatamente emblematico del territorio montalese, è senza dubbio l’imponente complesso della villa Smilea, cui si accede da via Garibaldi, quasi richiamati dalle possenti torri merlate che ne delimitano il perimetro. L’attuale aspetto della villa è stato plasmato nel XV secolo su ispirazione, forse, di Michelozzo (la qual cosa rende la Smilea assimilabile alla villa medicea di Cafaggiolo), ma il nome della struttura ne tradisce le ancor più lontane radici: pare che “Smilea” derivi infatti dalla locuzione latina sex milia, “sei miglia”, ossia la distanza che separava l’edificio dal centro della città di Pistoia. Prima fortilizio, quindi residenza signorile, poi azienda agricola e oggi attivissimo Centro culturale polivalente, la Smilea assume in sé l’ideale senso del cambiamento. Dal Trecento risulta appannaggio della famiglia dei Panciatichi, ma già nel Cinquecento la proprietà era passata ai rivali Cancellieri, all’epoca allineati con la Repubblica di Firenze, che manteneva il controllo del territorio. Al deteriorarsi dei rapporti tra fiorentini e Cancellieri, tuttavia, la villa fu sottoposta a confisca e acquistata – siamo nel 1612 – dal marchese fiorentino Francesco di Piero Covoni, i cui familiari si premurarono di trasformarla in fattoria, ampliandola con un secondo corpo di fabbrica. Nel 2003, in seguito a vari avvicendamenti di proprietà occorsi nei decenni, il Comune di Montale ha acquistato il complesso, mettendo immediatamente in atto un ambizioso progetto di riqualificazione architettonica e funzionale dei suoi spazi, che finalmente sono stati riaperti a piena fruibilità pubblica. Sulla corte interna, punteggiata dalle sculture di Jorio Vivarelli (1922-2008), si affaccia la nuova biblioteca comunale, mentre le sale del piano nobile, decorate con pregevoli vedute neoclassiche, ospitano regolarmente esposizioni, incontri, concerti, conferenze; alcune delle sale sono state quindi destinate ad accogliere una mostra permanente di sculture, gessi e mosaici realizzati dallo stesso Vivarelli, cittadino illustre di Montale che riceve un degno tributo dalla città e dai suoi abitanti. il suo territorio Villa Smilea, the public library and the Culture centre The most recognizable and emblematic element of the Montale area is without doubt the impressive Villa Smilea that rises with its crenellated towers on the Via Garibaldi. The current appearance of the Villa is a fifteenth century construction inspired, maybe, by Michelozzo (this makes it comparable to the Medici Villa of Cafaggiolo), but the name betrays its ancient origins: it seems that “Smilea” derives from the Latin phrase “Sex Milia” (Six Miles), the distance between the building and the center of the city. At first it was a fortress, then it became a noble residence and today it is a multipurpose cultural center: Villa Smilea is the ideal representative of change. From the fourteenth century the villa belonged to the Panciatichi family, but already in the sixteenth century the property passed to the rival Cancellieri family. At that time, the Cancellieri formed an alliance with the Republic of Florence, who retained control of the territory. When the relation between Florence and the Cancellieri started to deteriorate, the Villa was confiscated and purchased in 1612 by the Florentine Marquis Francesco di Piero Covoni. His family had it transformed into a farm and expanded it with a second building. In 2003, after several changes of property, the City of Montale bought the complex and immediately began working on the ambitious redevelopment of its architectural and functional spaces. The building has been reopened to full public accessibility. The inner courtyard, decorated by sculptures of Jorio Vivarelli (1922-2008) faces the new library, while the main floor rooms, decorated with fine neoclassical views, regularly hold exhibitions, meetings, concerts and conferences. Some of the rooms have been designed to accommodate a permanent exhibition of sculptures, mosaics and plaster figures of the Jorio Vivarelli collection. It is a worthy tribute of Montale to one of its most illustrious citizens. In alto: il cortile e il pozzo di Villa Smilea, Montale Above: the courtyard and the well in the back of Villa Smilea, Montale In basso: una delle sale affrescate della villa Below: frescoes on the walls in the interiors of Villa Smilea 27 MONTALE Villa Colle Alberto e le altre architetture del territorio 11 12 5 4 28 Fin dal XIX secolo i documenti montalesi testimoniano l’eccezionale presenza sul territorio di ville, fattorie e tenute nobiliari: oltre alla Smilea, si fa sovente riferimento a villa Scarfantoni, villa Palandri, Mangoni, Baldi, Guicciardini e altre ancora. Tra le più significative non si può non far menzione della villa Colle Alberto, adagiata sul colle a monte di via Risorgimento, che dal capoluogo risale verso Fognano: edificata all’inizio del Seicento per volontà del conte Alberto Bardi, e rimaneggiata nel secolo successivo su progetto dell’architetto Gherardo Silvani, fu acquistata nel 1810 dai Guicciardini di Firenze, che realizzarono la scalinata e il portale della facciata nord. Colle Alberto è oggi proprietà dell’Arciconfraternita della Misericordia di Pistoia che, su lascito del cavalier Clemente Rospigliosi, ne impiega gli spazi con attività culturali e sociali. L’edificio si sviluppa su tre piani: grazioso il piano nobile, riccamente decorato con figure allegoriche e vedute naturalistiche. Tra gli annessi della tenuta, a breve distanza dalla struttura principale della villa, merita soffermarsi sulla piccola chiesa di Santa Cristina, fondata in epoca medievale (ne sono testimonianza l’abside e il trecentesco affresco visibile sulla parete destra) e rilanciata a metà del Settecento, allorquando l’arcivescovo di Firenze attestò l’autenticità della reliquia della santa ivi conservata, un frammento osseo riposto ancor oggi in una teca di bronzo dorato. Da via Giuseppe Giusti, attraversato il piccolo ponte sul torrente Settola, si raggiunge invece la sobria struttura della villa di Malcalo, abitazione del novelliere Gherardo Nerucci e, negli anni della sua permanenza, sede della scuola rurale da lui stesso istituita. Spostandosi dalla Smilea verso la stazione ferroviaria di Montale-Agliana, lungo via Garibaldi, è impossibile non notare poi la curiosa doppia torre circolare di villa Bastogi, anche detta “Jandaia”, eclettica costruzione in laterizio che, in epoche recenti, è stata sede designata per laboratori d’arte contemporanea, nonché studio dell’artista Tosco Andreini, che dal 2001 si è occupato del recupero della “Torre Rossa” posta sul lato settentrionale del complesso. il suo territorio Villa Colle Alberto and other fine buildings Since the nineteenth century official documents testify the exceptional presence in the Montale area of villas, farms and noble estates. In addition to the Villa Smilea, there are also Villa Scarfantoni, Villa Palandri, Villa Mangoni, Villa Baldi, Villa Guicciardini and many others. One of the most important is Villa Colle Alberto, perched on the hill on top of Via Risorgimento, going up towards Fognano. Built in the early seventeenth century under orders of Count Alberto Bardi and renovated in the next century by architect Gherardo Silvani, it was purchased in 1810 by the Florentine Guicciardini family. They had the staircase and the portal on the north façade built. Colle Alberto is now owned by the Confraternity of Pistoia which respects the last will of Chevalier Clemente Rospigliosi’s legacy and organizes cultural and social activities in the Villas spaces. The building has three floors: the noble floor is richly decorated with allegorical figures, views of nature and geometric motifs. Among the annexed buildings of the estate, a short distance from the main house of the villa, the little church of Santa Cristina is worth a visit. It was founded in medieval times (proven by the fourteenth-century fresco in the apse and visible on the right wall) and restored in the mid-eighteenth century, when the archbishop of Florence testified the authenticity of the holy relic kept there: a bone fragment placed today in a showcase of gilded bronze. From Via Giuseppe Verdi, cross the little bridge that goes over the River Settola. You will reach the simple structure of Villa Malcalo, home of the unforgettable novelist Gherardo Nerucci (1828-1906) where he also founded a school. Going from the Villa Smilea towards the Station of Montale-Agliana, going along Via Garibaldi you will notice the double circular tower of Villa Bastogi, also called “Jandaia”, an eclectic brick building that has been recently designed to host contemporary art laboratories. Since 2001, artist Tosco Andreini has his studio here and has been engaged in the restoration of the “Torre Rossa” (trans: Red Tower) in the northern side of the complex. La torre circolare di villa Bastogi, Montale The circular tower of Villa Bastogi, Montale 29 MONTALE Montale Alto, il Parco dell’Aringhese, Stazione 10 7 19 20 30 Su un colle innalzato alle spalle dell’abitato cittadino è adagiata la frazione di Montale Alto, oggi piccolo borgo rurale dal quale si può apprezzare un magnifico panorama dei dintorni: se il cielo è limpido, gettando lo sguardo attraverso la pianura si riescono a distinguere la rocca di Montemurlo, le architetture della vicina Pistoia e addirittura il cupolone di Santa Maria del Fiore e il campanile di Giotto a Firenze. Si raggiunge Montale Alto dalla via Provinciale montalese, imboccando via Eugenio Montale all’altezza del cimitero, oppure a monte di piazza Matteotti, passando per via Crispi. Dell’antico castello difensivo poco o nulla si è conservato; resta in parte visibile, pur riconvertito in abitazione, il palazzo del Podestà, affacciato su una piazzetta caratterizzata da due piccole edicole votive: sulle sue pareti si possono osservare stemmi e lapidi secenteschi, mentre nell’atrio è ancora visibile un antico affresco di una Madonna con Bambino. Scendendo da Montale Alto lungo il versante di via Pasolini si incontra il giardino comunale detto “Parco dell’Aringhese”, che si sviluppa lungo un declivio dominato da una stele in memoria dei caduti delle due guerre e circondato da vegetazione boscosa: un ideale anfiteatro naturale immerso nel silenzio, in passato luogo votato a iniziative musicali e culturali, e oggi al centro di un programma di interventi di riqualificazione che porteranno in breve a una sua rinnovata fruibilità. Tornati sulla via Provinciale montalese e imboccata via Garibaldi ci si dirige verso la frazione di Stazione, area residenziale sparsa sulla pianura all’allacciamento con il comune di Agliana, separato da Montale dal corso della ferrovia. Lungo la strada, nei pressi dell’incrocio con via Tobagi, si incontra l’ariosa tenuta della Selva Vecchia, storica proprietà della famiglia Sozzifanti annunciata da un lungo viale alberato. Percorrendo via Pacinotti attraverso campi e antichi poderi, in cui la vegetazione autoctona si mescola curiosamente con le palme e le specie esotiche coltivate nei vivai, ci si imbatte nella moderna chiesa parrocchiale di San Giacomo, istituita nel 1981 nel quadro di una riforma promossa dal vescovo di Pistoia Mario Longo Dorni. il suo territorio Montale Alto, Aringhese park, Stazione Erected on a hill behind the town lies the town fraction of Montale Alto, today a small rural village from which you can enjoy a magnificent view of the surroundings. If the sky is clear, it is possible to see the fortress of Montemurlo, the architecture of the nearby Pistoia, and even the dome of Santa Maria del Fiore and Giotto’s bell tower in Florence. Montale Alto can be easily reached taking the provincial road from Montale, heading down Via Eugenio Montale once you reach the cemetary. You can also pass through the Piazza Matteotti, entering dia Crispi. Not much of the ancient defensive castle has been preserved. Some remains are partially visible, even though it has been converted into a home, the “Palazzo del Podestà”. It overlooks a square with two small votive tabernacles. The walls are decorated with seventeenth-century crests while in the atrium you can still see an ancient fresco of the Madonna and Child. Descending from Montale Alto from Via Pasolini, you will meet the public park called “Parco dell’Aringhese”. The park is dominated do by a monument in memory of the fallen soldiers of the two world wars and is surrounded by woods. It is a perfect natural amphitheater immersed in silence. In the past it has hosted musical and cultural events and today it is part of a redevelopment program that will value its features and will soon reopen it to the public. Back on the provincial road take Via Garibaldi and head towards the village of Stazione. It is a residential area that spreads over the plain and connects with the town of Agliana, which is separated from Montale by the course of the railway. Along the way, near the junction with Via Tobagi, you will meet the breezy keeping of the “Selva Vecchia” (trans “Old Forest”), a historic property of the Sozzifanti family faced by a long avenue of trees. Following Via Pacinotti through fields and old farms, where native vegetation is mixed oddly with palm trees and exotic species grown in greenhouses, you come across the modern parish of San Giacomo, founded in 1981 as part of a reform promoted by the bishop of Pistoia Mario Longo Dorni. In alto: veduta da Montale Alto Above: sight from Montale Alto In basso: il monumento ai caduti nel parco dell’Aringhese Below: the monument in memory of the fallen soldiers in the Aringhese park 31 MONTALE Fognano e Striglianella 15 7 21 7 32 Frazione abitata oggi da un migliaio di persone, Fognano è adagiata su una collina ai piedi dell’Appennino, immersa in vigneti e oliveti; la si raggiunge da Montale percorrendo via Gramsci e facendosi strada lungo la bella fascia di verde che cinge l’abitato del capoluogo. Menzionato sin dall’anno 984, il borgo è intriso di storia e tradizioni; tra queste non si può non menzionare l’inossidabile Corpo musicale “Verdi”, fondato nel 1885 con il nome di Società filarmonica fognanese e oggi una delle istituzioni bandistiche popolari più antiche d’Italia. Restano incerte ancor oggi le radici del toponimo “Fognano”, che secondo alcune interpretazioni può far riferimento al “fogno”, che in vernacolo pistoiese indica un forte vento portatore di nevischio, oppure a una contrazione della locuzione latina “Fundus Agnanus”. È un fatto, invece, che Fognano sia il luogo natale dello scultore Jorio Vivarelli, autore delle suggestive opere che definiscono il locale parco pubblico monumentale, costruito intorno a una grande installazione scultorea completata dal maestro nel 1985, Il sacrificio: una morte per una vita. L’opera coincide infatti con il primo capitolo di un corpus di sette sculture appartenenti al ciclo detto Le pietre dei saggi, riflessione appassionata sulla possibilità di una umanità “nuova”, in grado di incidere sul mondo con valori finalmente positivi. Proseguendo sulla via principale in direzione di Tobbiana, e imboccando, a destra, la stretta strada panoramica che costeggia il monte, si raggiunge la minuscola frazione di Striglianella, annunciata da uno splendido laghetto attrezzato per la pesca sportiva e da una serie di cascatelle sul corso del torrente Agna. In paese spicca la chiesetta di San Pietro, edificata nel 1914 e restaurata negli anni SessantaSettanta; sulla parete esterna destra si legge ancora la scritta “Scuola comunale”, che nel corso del Novecento, prima che la popolazione del paese cominciasse a spostarsi verso Montale o Montemurlo, era arrivata ad accogliere ben cinque classi di bambini. il suo territorio Fognano and Striglianella Village inhabited today by about a thousand people, Fognano lies on the foothills of the Apennines, surrounded by vineyards and olive groves. It can be reached by following Via Gramsci from Montale and passing the through the beautiful green belt that surrounds the town. Present in the records since the year 984, the village breathes history and traditions. One of these traditions that can not remain unmentioned is the evergreen Concert Band “Verdi”, founded in 1885 with the name of Società Filarmonica fognanese (Trans: Philharmonic Society of Fognano) and now one of the most ancient popular orchestras in Italy. To this day the origins of the name “Fognano” remains uncertain; according to some interpretations it may refer to the “fogno”, which in the vernacular of Pistoia indicates a strong wind bearer of freezing rain, or a contraction of the Latin phrase “Fundus Agnanus”. However, Fognano is the birthplace of the sculptor Jorio Vivarelli, author of the impressive works that animate the monumental public park, built around a large sculptural installation completed by the artist in 1985: The sacrifice: death for a life. The work coincides with the first chapter of a body of seven sculptures belonging to the series The Stones of the Wise Men, passionate reflection on the possibility of a new humanity, which can eventually change the world with positive values. Heading to Tobbiana and going down the narrow panoramic route along the hill on your right, you will reach the tiny village of Striglianella. On your way there you will see a beautiful lake equipped with fishing facilities and little waterfalls that bubble down the Agna torrent. In the village you will find the church of San Pietro, built in 1914 and restored in the seventies. On the right wall of the building you can still read the words “Scuola comunale” (local school) which during the twentieth century, before the villages population began to move to Montale and Montemurlo, had come to contain as many as five classes of children. In alto: la piccola chiesa di San Pietro a Striglianella Above: the small church of San Pietro in Striglianella In basso: l’affresco di Ardengo Soffici nel tabernacolo della piazza di Fognano Below: the fresco painting by Ardengo Soffici on the walls of the Fognano tabernacle 33 MONTALE Tobbiana e la Cascina di Spedaletto 16 7 18 7 34 Le radici di Tobbiana, la più elevata delle frazioni del Comune di Montale, affondano nel periodo longobardo, all’epoca delle riforme promulgate dall’imperatore Ottone III, e si sviluppano verso il XII secolo come dominio feudale dei vescovi pistoiesi, cui il borgo venne assegnato per ordine di Federico Barbarossa. Tobbiana – da non equivocare con l’omonima frazione in provincia di Prato – è oggi ideale base per escursioni e passeggiate verso la montagna, ma non mancano, tra le pieghe delle sue vie, motivi di interesse che rendono una visita assolutamente consigliata, a cominciare dalla chiesa di San Michele Arcangelo, alla sommità di uno splendido punto panoramico. La struttura a navata unica tramandata ai giorni nostri risale al XVIII secolo, pur edificata, come consuetudine, su basi di impianto romanico: poco si è conservato degli interni originari, ad esclusione degli altari laterali (l’uno dedicato a San Luigi, l’altro intitolato alla Madonna del Rosario e completato da un affresco del 1888) e dell’altar maggiore, risalente al 1752: una serie di interventi di manutenzione condotti negli anni ‘60 e ‘70 del Novecento hanno inciso profondamente sull’atmosfera della chiesa. Alla sua sinistra sorge la coeva compagnia del SS. Sacramento, recentemente restaurata e oggi sede di esposizioni d’arte. Riscendendo dalla piazzetta della chiesa merita soffermarsi sul moderno monumento ai carbonai, opera di Alfo Signorini, e sulla casa natale di Atto Vannucci, ricordato da una lapide ivi collocata nel 2010, in occasione del bicentenario della nascita del patriota. Una giornata assolata è l’ideale per raggiungere la quiete della Cascina di Spedaletto, al confine con il territorio comunale di Cantagallo. Qui, in occasione della festa di Sant’Anna, il 26 luglio, gli abitanti delle quattro valli confinanti (della Bure, dell’Agna, del Bisenzio e delle Limentre) si incontravano per scambiarsi notizie, mentre i cantastorie intrattenevano i presenti con versi in ottava rima. L’evocativa foresta dell’Acquerino e l’agriturismo oggi ospitato nella Cascina lo rendono il luogo perfetto per regalarsi qualche ora di relax, o per ripercorrere idealmente gli antichi percorsi della transumanza delle greggi. il suo territorio Tobbiana and Cascina di Spedaletto The origins of Tobbiana, the higher of the surroundings of the town of Montale, can be retraced in the Lombard period, at the time of the reforms enacted by Emperor Otto III. Around the XII century it was a feudal domain of the Pistoia’s bishops, to whom the village was assigned to by order of Frederick Barbarossa. Tobbiana – not to be mistaken with the homonymous village in the province of Prato – is an ideal starting point for excursions and walks in the mountains. A visit to Tobbiana is also recommended because of its many interesting features, such as the church of San Michele Arcangelo, that offers a wonderful view from the height of its position. The one-nave structure goes way back to the eighteenth century, built on a Romanesque basis. Little has been preserved of the original interior elements, with the exception of the side altars (one dedicated to St. Louis and the other to the Madonna of the Rosary and decorated with a fresco of 1888) and the high altar that dates back to 1752. The extreme maintenance work undertaken in the 60s and 70s have had a profound effect on the atmosphere of the church. On its left there is the coeval Company of the Blessed Sacrament, it has been recently restored and now houses art exhibitions. Leaving the church square you can see the modern monument by Alfo Signorini that commemorates the charcoal burners and the birthouse of Atto Vannucci, marked by a plaque that was set here to celebrate the two hundred years since his birth. A clear and sunny day is ideal for a peaceful visit to Spedaletto, bordering the municipality of Cantagallo. Here, on the feast of St. Anne, July 26, residents of the four neighboring valleys (of the Bure, the Agna, the Bisenzio and the Limentra) used to meet to exchange news and to stay cool, while the storytellers entertained the audience with the verses in “Ottava Rima”. The vegetation of the striking Acquerino forest and the agritourist farm make it the perfect place to relax, or to spiritually follow the ancient paths of transhumance, which every year brought to the shepherds and their flocks up and down and back again, following the rhythms of nature and of the seasons. In alto: chiesa di San Michele Arcangelo, Tobbiana Above: church of San Michele Arcangelo in Tobbiana In basso: il tabernacolo della Madonna del Rosario, Tobbiana Below: the Madonna of the Rosary tabernacle in Tobbiana 35 MONTALE I tabernacoli del territorio montalese 87 97 17 7 36 Si contano a decine le immagini sacre che, disposte in tabernacoli, edicole, nicchie, adornano ancora oggi il paesaggio montalese come trame di una geografia sparsa cui sia stata delegata la funzione di proteggere il popolo, le abitazioni, i campi, i boschi e il raccolto. Ne segnaliamo qui alcune particolarmente meritevoli di una visita. Un’interessante rappresentazione della Vergine, pur versante oggi in un precario stato di conservazione, può essere ammirata recandosi in località Fangaccio (in via dell’Oste, non distante dal complesso di villa Smilea). Qui ci si imbatte in un imponente tabernacolo in pietra e mattoni, un tempo meta delle processioni di Sant’Agata e di San Marco, cui l’edicola è intitolata. L’affresco sei-settecentesco dipinto nella nicchia raffigura la Madonna col Bambino e i santi Biagio, Giovanni Battista e Antonio abate, tutti storicamente venerati dalla popolazione di Montale. Per via del soggetto di questa decorazione, il tabernacolo è conosciuto anche come “Vergine del Fangaccio” o “Madonna del latte”: quest’ultimo appellativo deriva dall’usanza che, nei secoli scorsi, portava le puerpere a raccogliersi in preghiera al tabernacolo per implorare alla Vergine il dono e il mantenimento del latte materno. Menzioniamo quindi una singolare edicola in via Croce di Vizzano, in località Canneto: decorata con un affresco attribuito al pittore Fabio Casanova, attivo a Montale nei primi anni del Novecento, la nicchia conserva una rarissima raffigurazione di San Vincenzo Ferreri, infaticabile predicatore domenicano nato in Spagna a metà del Trecento. In località I Menchi, a Tobbiana, sorge invece una piccola Madonna del Rosario in maiolica policroma, di manifattura Ginori, realizzata nella prima metà del XIX secolo. La figura intera di Maria sorregge il Bambino con la mano sinistra e la corona del rosario con la destra. Il culto della Vergine del Rosario rivestiva una importanza cruciale per i fedeli di Tobbiana, tanto che nella sola frazione rimangono ben sei tabernacoli centrati su questo tipo di rappresentazione. il suo territorio The tabernacles on the Montale territory There are many sacred images placed in shrines and niches scattered about the landscape of Montale like a web of sacred guardians meant to protect people, homes, fields, forests and the harvest. Here we will point out some that are particularly worth a visit. An interesting representation of the Virgin Mary, in spite of its poor condition, can be seen on the way to Fangaccio (in Via dell’Oste, not far from the Villa Smilea). Here we can admire an impressive brick and stone tabernacle, once the destination of the procession of Sant’A gata and San Marco, to whom the shrine is dedicated. The seveneighteenth century fresco painted in the niche shows the Madonna and Child with Saint Biagio, Saint John the Baptist and Saint Anthony, all historically worshiped by the people of Montale. Because of the subject of this decoration, the tabernacle is also known as “Virgin of Fangaccio” or “Madonna of the milk”. The latter name derives from the custom which, in centuries past, led the mothers to gather in front of the tabernacle to pray for the abundance of maternal milk. There is a small tabernacle in Via Croce di Vizzano, in the village of Canneto, decorated with a fresco by the painter Fabio Casanova, active in Montale in the early twentieth century. The niche contains an extremely rare depiction of St. Vincent Ferrer, a tireless Dominican preacher born in Spain in the mid-fourteenth century. In the village of I Menchi, in Tobbiana, there is a small polychrome majolica that represents the Madonna of the Rosary, fabricated in the early nineteenth century by the famous Ginori porcelain manufactory. Mary holds the child with her left hand and the rosary in her right hand. The cult of the Virgin of the Rosary is of crucial importance for the people of Tobbiana: just in this village there are six shrines centered on this type of depiction. Particolare della “Vergine del Fangaccio”, Montale Detail of the “Vergine del Fangaccio”, Montale 37 MONTALE itinerari a piedi e in bicicletta Itinerari a piedi e in bicicletta Le colline e i boschi di Montale costituiscono l’ambiente ideale per escursioni a piedi o in bicicletta, motivo di soddisfazione tanto per esperti di trekking quanto per chi semplicemente voglia concedersi una passeggiata a contatto con la natura. Suggeriamo di seguito alcuni dei possibili itinerari percorribili sui sentieri del montalese. Itineraries by foot or by bike The hills and forests of Montale are ideal for excursions by foot or by bike for hiking experts or for who simply wants to enjoy a nice walk and connect with nature. We suggest a few possible itineraries on the paths in the Montale area. Itinerario della memoria I: Passo degli Acandoli – Casa Rosa Itinerario dell’acqua: Striglianella 38 Water Route: Striglianella A piedi e in bicicletta, circa 3 km, facile, su strada asfaltata Walking, cycling, about 3 miles, easy, paved road Raggiunto in auto il bivio per Striglianella, sulla strada per Tobbiana, si prosegue a piedi lungo la stretta strada asfaltata che costeggia campi e oliveti e attraversa il torrente Agna, scandito da piccoli salti d’acqua e ponticelli. Passato il mulino Matteoni, si prosegue fino a incontrare, sulla destra, un monumento eretto in memoria di cinque innocenti trucidati nel corso di una rappresaglia tedesca. Sempre sul lato destro si incontra il “Lago dei lupi”, laghetto artificiale per la pesca sportiva, e si sale fino a raggiungere l’abitato di Striglianella, a circa 1,5 chilometri dal punto di partenza. Unica testimonianza dell’antico borgo, quasi completamente distrutto durante la Seconda guerra, è la chiesetta di San Pietro, da cui si gode di una splendida vista sulla valle dell’Agna. Once you have reached the junction for Striglianella by car, on the way to Tobbiana, you continue by foot along the narrow paved road that runs along fields and olive groves and crosses the river Agna, punctuated by little waterfalls and bridges. Once you have passed the Matteoni mill, continue until you meet, on your right, a monument built in memory of the five innocent people killed during a German retaliation. Always on your right you will see the “Lago dei Lupi” (Wolves Lake), an artificial lake for sportfishing. There is a slight climb to reach the village of Striglianella, at about 1,5 Kilometers from the starting point. The Church of San Pietro is the only remain of the ancient settlement, almost entirely destroyed during the second world war. It offers a wonderful view of the Agna valley. Memory Route I: Passo degli Acandoli - Casa Rosa A piedi e in mountain bike, circa 6km, facile, su strada sterrata On foot or by mountain bike, 6km, easy, dirt road Il percorso tocca alcuni dei punti strategici della Linea gotica, lungo cui correva il fronte italiano durante le ultime fasi della Seconda guerra. Il punto di partenza è il monumento a Imo e Luigi Biancalani (assassinati in una rappresaglia nazista), raggiungibile in auto proseguendo circa 6 km oltre Tobbiana e seguendo le indicazioni poste al bivio sulla destra. Da qui (820m di quota) parte la strada sterrata; seguendola ci si inoltra in una suggestiva abetaia, si supera una sorgente a sinistra e si raggiunge la radura erbosa del Pian degli Acandoli (840m), punto di raccordo tra la vallata dell’Agna e quella del Bisenzio. Qui, una stele ricorda il sacrificio di un gruppo partigiano. Rientrati sulla strada principale, si svolta a sinistra imboccando una mulattiera costeggiata da felci che scorre di fianco a un’abetaia. La via procede in falso piano accompagnata da una splendida vegetazione di abeti, faggi, pini, ginestre e robinie, e raggiunge finalmente la villa di Palure, conosciuta come “Casa rosa” (724m). Si procede lungo il viale alberato (è il sentiero n. 18 del Club alpino italiano, marcato da segnali bianchi e rossi) fino alla strada asfaltata; da qui, risalendo verso destra, si torna in breve al punto di partenza. The route touches some of the strategic points of the Gothic Line, which ran along the Italian front during the latter stages of the World War II. The starting point is the monument in memory of Imo and Luigi Biancalani (murdered in a Nazi retaliation), which can be reached by car at 6 km after Tobbiana and following the directions at the crossroads on the right. From here (820m above sea level) there is a dirt road that leads into a striking spruce forest. Past a spring on the left, you reach the grassy clearing of the Pian degli Acandoli (840m above sea level), where the rivers Agna and Bisenzio meet. Here, a stone commemorates the sacrifice of a group of partisans. Back on the main road, turn left onto a trail lined with ferns. The path is mostly flat and framed with a beautiful array of firs, beech trees, pine trees and acacias. You finally reach the Villa of Palure, known as the “Casa Rosa” (Trans: “The Pink House”), 725m above sea level. Continue down the avenue lined with trees (n° 18 of the CAI - Italian Alpine Club, follow the white and red marks) till you reach the paved road. Going up on your right, you will soon reach the point of departure. 39 MONTALE itinerari a piedi e in bicicletta Itinerario della memoria II: Il Pianaccio – La Cannicciaia A piedi e in mountain bike, ca. 12km a/r, facile, su strada sterrata Walking and mountain biking, approx. 12km round trip, easy, on a dirt road Si parte dalla centrale piazza Matteotti a Montale. Imboccata via f.lli Masini, si svolta a sinistra in via XX Settembre e si prosegue in salita in via Maone e Casello, seguendo le indicazioni per l’agriturismo “Il Pianaccio”. L’asfalto cede il passo a una strada sterrata, immersa nel verde e affacciata su uno splendido panorama su Pistoia e Firenze; si prosegue in salita fino all’incrocio con la strada principale, e si svolta a destra nei paraggi di un tabernacolo. Si seguono i tornanti raggiungendo gli edifici diroccati detti “Il Casello” e “Casa Vacchereccia”, fino a una grande abetaia; da qui, sulla sinistra, il cammino si conclude alla cosiddetta “Cannicciaia di Villa Rossa”, un antico seccatoio di castagne restaurato nel 2008 e proclamato monumento nazionale, in memoria dell’eccidio di 11 civili che lì ebbe luogo il 14 luglio del 1944. The itinerary starts in Piazza Matteotti in Montale. Taking Via F.lli Masini, turn left on Via XX Settembre and continue uphill Via Maone and Casello, following indications for the farm “Il Pianaccio”. The asphalt gives way to a dirt road, surrounded by greenery and overlooking a beautiful view of Florence and Pistoia. Go uphill to the junction with the main road and turn right when you see a tabernacle. Following the curvy road you will reach the ruins of the buldings called “Il Casello” and “Casa Vacchereccia”, up to a big spruce forest. From here, on the left, the path ends at the so-called “Cannicciaia di Villa Rossa”, an old chestnut drying room restored in 2008 and proclaimed a national monument in memory of murder of 11 civilians that took place there on July 14, 1944. Itinerario dei carbonai: Le Pracchie – Casa Rosa – San Poteto – Le Pracchie 40 Memory Route II: Il Pianaccio La Cannicciaia The Charcoal Route: Le Pracchie - Casa Rosa San Poteto - Le Pracchie A piedi, ca. 4 ore, media difficoltà On foot, approx. 4 hours, medium difficulty L’escursione parte da località Pracchie, a breve distanza da Tobbiana: in prossimità del cascinale di Sorboli si lascia l’auto e si imbocca il sentiero n. 18 del Cai, si attraversa un castagneto e risale la ripida valle del torrente Agna degli Acquiputoli, fino a raggiungere la Casa Rosa; da qui, tra tigli, abeti, faggi, e segni delle antiche carbonaie, si torna sulla strada principale, si imbocca il sentiero che ci si trova di fronte e si procede per circa 200 metri, prendendo quindi sulla sinistra il sentiero n. 32 del Cai. Si scende lungo il monte Perlo fino a incrociare nuovamente la strada principale nei pressi della casa colonica di San Poteto, e a raggiungere nuovamente il punto di partenza. The excursion starts from the village of Pracchie, not far away from Tobbiana. Leave the car next to the farmhouse of Sorboli and take the path n°18 of the CAI (Italian Alpine Club). Go through a chestnut forest and up the steep valley of the Agna degli Acquiputoli torrent, until you reach Casa Rosa. From here, walking through lime, pine and beech trees and remains of the old charcoal kilns, you will return to the main road. Continue for about 200 meters down the track in front of you and on the left you will find path n° 32. Go down Perlo hill until you meet the main road again near the farmhouse of San Poteto. From here you will easily reach the starting point. 41 MONTALE Itinerari nel gusto Nelle trattorie e nei ristoranti del montalese, ancora non intaccati dal consumo turistico di massa, è possibile ritrovare ancora oggi i caratteri tipici della cucina toscana: piatti poveri, parsimoniosi ma straordinariamente gustosi, attorno a cui si usava raccogliersi nei giorni di festa o, semplicemente, al ritorno dal lavoro nei campi e nei boschi. itinerari nel gusto Enogastronomic Tours In the “trattorie” and restaurants of the Montalese area, still undisturbed by mass tourism, you can still find the typical Tuscan dishes which are made with poor ingredients but are extremely tasty. Sapori di Toscana Olio e vino Dai ricchi filari delle colline montalesi si producono oggi Chianti DOCG, vin santo e vini a indicazione geografica tipica come il Toscano e il Colli della Toscana centrale; un tempo i grappoli venivano raccolti a mano, trasportati con le ceste e gettati nelle botti, dove i ragazzi li spremevano calpestandoli con i piedi nudi. Gli oliveti, baciati da clima ideale, costellano ancora oggi la pianura e le prime aree collinari, facendo dell’olio extra vergine uno dei più pregiati prodotti delle aziende agricole della zona. 42 Oil and Wine The rich vineyards of the Montalese hills produce Chianti DOCG, Vin Santo and traditional IGT wines such as Toscano and Colli della Toscana Centrale. Grapes used to be hand-picked, transported in baskets and thrown into barrels, where young boys crushed them with their bare feet. Olive groves kissed by the sweet climate are to this day scattered about the plains and hilly areas of Montale. Extra virgin olive oil is one of the finest products of the Montale farms. Tra le ricette tradizionali era la trippa lessa, che si cucinava solitamente al sabato e alla domenica dopo che il macellaio aveva lavato le interiora nell’acqua corrente del fiume. Il giorno dopo, gli avanzi venivano recuperati, cotti in umido e uniti a pane bagnato per comporre il carcerato, un piatto povero tipico del pistoiese che veniva servito come una specie di zuppa e che consentiva di non lasciare che niente andasse sprecato. La trippa alla fiorentina veniva cotta per ore sul fuoco a carbone e preparata per essere consumata il giorno successivo; con il sangue che veniva recuperato durante la preparazione venivano fatti i migliacci. Nei boschi e sulle colline circostanti erano attivi poi numerosi cacciatori di selvaggina, che se riuscivano a fare buona caccia tornavano in paese carichi di lepri, fagiani, tordi e altri uccelli. La lepre veniva disossata e cucinata come farcitura per una pasta ripiena, simile ai cannelloni. I piatti di tutti i giorni erano a base di polenta, o erano zuppe di pane, ribollite, carne bollita accompagnata da patate; quando ce lo si poteva permettere non era inconsueto preparare l’ottima bistecca alla fiorentina, piatto principe sulla tavola toscana. Usanza dei contadini del territorio, per festeggiare la fine della vendemmia, era di mangiare l’anatra, il baccalà e il tipico “sedano e ciccia”, con il vegetale utilizzato a mo’ di contorno di un piatto di carne, ricordato ancora oggi dagli abitanti di Tobbiana in occasione della festa che si svolge annualmente nel mese di ottobre, tanto apprezzato da suggerire anche il curioso modo di dire “festa massiccia, sedano e ciccia...”. A Taste of Tuscany Among the various traditional recipes there is boiled tripe. In the past it was usually cooked on Saturday and Sunday after the butcher had washed the animal entrails in the water of the river current. The next day, the leftovers were steamed and boiled with soaked bread. The result was the “Carcerato” (The Prisoner), a typical poor dish of Pistoia, served as a kind of soup. This procedure was conceived so that nothing would go to waste. The Florentine “Trippa” (Tripe) was boiled for hours on a charcoal fire and prepared to be eaten the next day. The blood that was recovered during the preparations was used to make “migliacci”. In the woods and hills there used to be many active hunters of game. When the hunting season was good, they would return to their towns with a load of hares, pheasants, thrushes and other birds. The hare was deboned and cooked as a filling for a kind of stuffed pasta, similar to cannelloni. Everyday dishes were based on polenta or were bread soups, ribollite (boiled bread with vegetables) and boiled meat with potatoes. When affordable, the Florentine steak was and still is one of the main dishes of the tuscan cuisine. To celebrate the end of harvest, it was customary for the peasants of the area to eat duck, cod, and the characteristic “celery and meat”. This combination is still remembered by the inhabitants of Tobbiana during the feast which is held annually in October. As a matter of fact, during the celebrations there is a funny local saying: “festa massiccia, sedano e ciccia...” (trans:”Grand celebration, celery and meat ...”) 43 MONTALE Folklore e tradizioni Raccolto dalla passione delle associazioni, delle Pro loco e del Comitato festeggiamenti cittadino, e ascoltato, pur declinato in forme e metodi rinnovati, anche dalle generazioni più giovani, l’inestimabile patrimonio lasciato in eredità delle tradizioni trova negli abitanti di Montale un eccezionale terreno di coltura: solide usanze rinverdite nei nostri anni. Tra autunno e primavera... Una delle occasioni di festa più antiche, ancor oggi osservata con cura e devozione, è la “Festa d’Ottobre” di Tobbiana, dedicata alla Madonna del Rosario e celebrata la prima domenica del mese. La festa veniva tradizionalmente coordinata da sei capofamiglia (i “festarini”) che si occupavano di gestire le spese e preparare le veglie di preghiera che precedevano la messa e la solenne processione della domenica. Questa era aperta dal vessillo di San Michele Arcangelo e chiusa dalla statua della Vergine, portata a spalla da quattro uomini del paese; le insegne della Madonna venivano sorrette, alternativamente, dalla “priora” (una ragazza che si fosse sposata durante l’anno) e dal “priore” (un giovane non ancora ammogliato), mentre tre anziani conducevano il Crocifisso e tre ragazze portavano il vessillo delle figlie di Maria. Nello stesso periodo, a Montale, si rinnova la ventennale tradizione della “Festa d’autunno”, a base di prodotti stagionali come le frugiate, i necci e i castagnacci, i migliacci, le zonzelle, il vin brulé, mentre l’antica tradizione dei “focolai” di San Giuseppe rivive ancora oggi nella frazione di Stazione, alla vigilia della festa del santo (18 marzo): sul campo antistante la chiesa viene accatastata una gran quantità di ramoscelli sfrondati (siamo nel periodo della potatura delle piante) e quattro persone incappucciate le danno fuoco, idealmente scacciando l’inverno e salutando l’arrivo della bella stagione. 44 folklore e tradizioni Folklore and Traditions The priceless heritage of traditions and folklore has been carefully preserved by the town associations and the city Celebrations Committee of Montale. The ancient customs have inevitably changed a bit throughout the years but they are still celebrated and appreciated even by the youngest generations. Between Autumn and Spring... One of the most ancient celebrations, still observed with care and devotion, is the “Celebration of October” in Tobbiana, dedicated to Our Lady of the Rosary. It is celebrated on the first Sunday of the month. The festival was traditionally coordinated by six heads of households (the socalled “festarini”) which, together with the other villagers, managed the costs and prepared the prayer vigils that preceded the solemn mass and procession on Sunday. The procession was opened by the banner of St. Michael the Archangel and closed by the statue of the Virgin, carried on the shoulders of four men. The “prioress” (a girl who had married during the year) and by the “prior” (a young unmarried man) took turns holding the pennants of the Madonna, while three seniors led the Crucifix and three girls supported the banner of the daughters of Mary. In the same period Montale celebrates the twenty-year “Autumn Festival”. For the occasion, you can taste seasonal products such as “frugiate” (roasted chestnuts), “necci” and “castagnacci” (special kinds of sweet crêpes), “migliacci” (Italian flour custard), the “zonzelle” ( fried bread batter) and mulled wine. The ancient tradition of lighting bonfires still lives on in the town of Stazione on the eve of St. Joseph’s Day. Bunches of leafless twigs (we are in the pruning period) are stacked up and are set on fire by four hooded men. This ritual banishes winter and welcomes the warm seasons. La Banda di Fognano Sorprese custodite dalla provincia: tra i gruppi musicali popolari più antichi d’Italia, il Corpo musicale “Giuseppe Verdi” di Fognano mosse i primi passi nel lontano 1885, con il nome di Filarmonica fognanese, e riuscì a traghettarsi indenne attraverso le tribolazioni delle due guerre, vivendo di fatto una seconda giovinezza a partire dagli anni ‘60. Il centenario della banda segnò un inaspettato rilancio, registrando un’eccezionale impennata di nuove adesioni di aspiranti musicisti, tanto da rendere “la Banda” – come viene affettuosamente chiamata dai suoi frequentatori – un luogo in cui non solo si impara a suonare e si intraprende un’attività concertistica, ma un vero e proprio centro aggregativo e produttivo che si occupa anche dell’organizzazione di uscite e concerti (memorabile quello tenuto nel 1994 a Roma, in presenza di Giovanni Paolo II), appuntamenti, gemellaggi, programmazione della scuola di musica, manifestazioni popolari che rinsaldano il legame tra i ragazzi del posto e persone di altre generazioni. Il Torneo dei Rioni Tra le più sentite manifestazioni in calendario nell’area montalese spicca senza dubbio l’inossidabile “Torneo dei Rioni”, che si svolge annualmente durante i mesi di giugno e luglio e che prevede lo svolgimento di un seguitissimo torneo di calcio al quale prendono parte i quattro rioni in cui la città è suddivisa (Bigattiera, Dore, Smilea, Ugna) e le tre frazioni limitrofe di Fognano, Stazione e Tobbiana. Il torneo, che si tiene regolarmente da oltre un quarto di secolo e che a ogni edizione accende l’amichevole ma accesa competizione delle squadre rionali e dei loro sostenitori, è animato da un piacevole contorno di iniziative gastronomiche e spettacoli seguiti ogni anno da centinaia di curiosi e appassionati, che affollano piazza Matteotti e piazza Giovanni XXIII nelle calde sere di luglio. The Fognano Orchestra Among the oldest popular musical bands of Italy, the “Giuseppe Verdi” Orchestra of Fognano took its first steps in 1885, when it was known as the Fognano Philharmonic Orchestra. It managed to surivive the tribulations of the two wars, making comeback in the sixties. The centenary of the band was unexpectedly productive: there was an exceptional surge of aspiring new members. The “Banda” – as it is affectionately called by its fans – has evolved into a place where you can not only learn to play and undertake a regular concert activity, but it is also a aggregative and productive center that organizes concerts (one memorable one held in 1994 in Rome, in the presence of John Paul II), appointments, twinnings, school music programs and folkloristic events. Its tireless activity has brought together generations of inhabitants of Fognano. The District Tournaments Among the events of the Montale area, the District Tournament is one of the most important. It takes place annually during the months of June and July and it has been held regulary for more than a quarter of a century. It involves the four districts in which the city is divided (Bigattiera, Dore, Smilea and Ugna) and the three neighboring villages of Fognano, Tobbiana and Stazione. The tournament consists in an intense football match that each edition heats up neighborhood teams and supporters. The event is spiced up with an enticing series of food initiatives and live shows that attract hundreds of curious sightseers every year to Piazza Matteotti and Piazza Giovanni XXIII in the warm evenings of July. 45 i personaggi MONTALE Riportiamo di seguito un estratto da “La Prezzemolina”, diciottesima novella – “raccontata dalla Luisa vedova Ginanni” – delle Sessanta novelle montalesi di Nerucci: si tratta di un piccolo classico di iniziazione alla vita, riportato in numerose versioni nella favolistica europea (la celebre “Raperonzolo” è una di esse) e consegnato a noi in un irresistibile vernacolo che rende perfettamente giustizia alle radici popolari della narrazione. Gherardo Nerucci e le novelle di Montale Gherardo Nerucci and the Folktales of Montale Nel corso del Novecento e del secolo precedente il territorio montalese ha legato le proprie vicende al nome di diversi illustri concittadini: personalità di assoluto rilievo, pur non sempre coronate dalla notorietà che avrebbero meritato, ma sempre utili per comprendere il dibattito artistico, storico e letterario degli ultimi duecento anni. A breve distanza dalla centrale piazza Matteotti, imboccando via XXV Luglio e proseguendo verso sinistra, si raggiunge la bella villa di Malcalo, rifugio degli ultimi anni di vita di Gherardo Nerucci (1828-1906), novelliere, critico, polemista, ricordato in primis in virtù delle classiche Sessanta novelle popolari montalesi, pubblicate nel 1880 dall’editore fiorentino Le Monnier in seguito a un lavoro di cernita di testimonianze raccolte “dalla bocca del popolo”: lo stesso Italo Calvino, quando quasi cent’anni dopo si trovò a combinare le famose Fiabe italiane, ebbe tra le ispirazioni di stile e metodo proprio l’intellettuale di Montale. Di nobile lignaggio montalese e fiorentino, Nerucci trascorse giovinezza e adolescenza a Pisa, ove parallelamente al corso di studi di Diritto coltivava la grande passione per la letteratura e per le radici del folklore e delle tradizioni popolari: soprattutto nell’ultima fase della sua vita, che condusse appartata e lontano dai clamori del dibattito pubblico, Nerucci si premurò di organizzare il prezioso materiale orale che sarebbe quindi confluito nel volume delle Sessanta novelle. Arruolatosi, ventenne, nel battaglione universitario, partecipò ai moti culminati nella spedizione di Curtatone e Montanara; il suo impegno in prima persona nel clima turbinoso del Risorgimento lo portò anche a unirsi, a Firenze, alla sollevazione contro il Granduca. Proprio nella villa di Malcalo Nerucci diresse privatamente una scuola rurale da quando, sposato all’inglese Fanny Carolina Chambers, aveva interrotto l’insegnamento al Ginnasio di Pistoia; nel suo rifugio si spense il 30 dicembre del 1906, “sereno, ma quasi ignorato”, come osservò lo scrittore Giuseppe Pellizzari. 46 During the twentieth century and the previous century the territory of Montale linked its history to the name of several prominent citizens: figures of absolute importance, although not always crowned with the recognition that they deserved, but still useful for the understandment of art, history and literature of the last two hundred years. A short distance from Piazza Matteotti, going down Via XXV Luglio and continuing to the left you will find yourself in front of the beautiful villa of Malcalo, where Gherardo Nerucci (18281906) spent the last years of his life. Novelist, critic, polemicist; he is mostly remembered because of the classic Sixty folk tales from Montale, published in 1880 by the florentine publisher Le Monnier. Italo Calvino was inspired by Nerucci’s style and methods when he wrote his Italian Folktales , almost one hundred years later. Of noble montalese and florentine lineage, Nerucci spent his childhood and adolescence in Pisa. While studying law he also cultivated a great passion for literature and popular traditions. In the last phase of his life, which he led secluded and away from the clamor of public debate, Nerucci took care of organizing all the precious material collected throughout the years into the volume that would become Sixty folk tales from Montale. When he was twenty, he enlisted as part of the University Battalion and partecipated in the riots that culminated in the delivery of Curtatone and Montanara. His commitment to the turbulent atmosphere of the “Risorgimento” led him to join the uprising against the Grand Duke, in Florence. It was precisely in the Villa of Malcalo that Nerucci opened a private rural school, when he married the englishlady Fanny Carolina Chambers and stopped teaching in a high school in Pistoia. He died in his home on December 30 1906, “peaceful, but almost ignored” says writer Giuseppe Pellizzari. The following is an excerpt from “La Prezzemolina” (Trans: “The Little Parsley Girl”), the eighteenth novel from Nerucci’s Sixty folk tales of Montale, “as told by the widow Luisa Ginanni”. This is a minor classic of initiation into life, present in several versions of European fairy tales (among them the famous “Rapunzel”) and written in an irresistible vernacular style that remains faithful to its folk narrative roots. La Prezzemolina di Gherardo Nerucci C’era una volta una donnetta, contadina con un po’ di terra e a male brighe ci ricavava il campamento; e lei tieneva a fargli le su’ faccende un garzone. Si sa; le donne, quand’ènno sole accanto all’omo, finiscano tutte a un modo: quella donnetta e’ garbò al garzone e lui a lei, sicché dunque nun potiedano stare tanto tempo a patire e conclusano lo sposalizio, e subbito la donna fu pregna. Ma nun si sentì ma’ bene, perchene lei nun trovava nulla di bono da mangiare, e nun c’era versi che gli entrass’in bocca se no altro che prezzemolo. Ma sì! il prezzemolo dell’orto, ce ne fussi stato! ’gli era finito da un pezzo. E ’mperò la donna rimase insenza metter qualcosa nello stomaco da tre giorni ’n fila. [...] Il garzone nun intese a sordo, e la mattina, che il sole nun era nemmanco levo, pigliato un sacchetto con seco e un falciolo se n’andiede a ricercare l’orto, e cammina cammina ci arrivò; ma gli ci volse del bono a ripire su per il muro erto. Insomma, gli rinuscì d’entrarci. Nell’orto nun c’era anima viva, e il garzone lesto lesto segò mezza una proda di prezzemolo, n’empiette il su’ sacchetto e via! a corsa a portarlo alla su’ donna, che contentona e’ n’ebbe da sfamarsi per una settimana, ficuratevi! Ora, bisogna sapere che quell’orto l’avea nel su’ possesso l’Orco, e quando lui sortì da letto e vedde lo sciupinìo del prezzemolo, gli prese una gran passione e principiò a berciare alla su’ moglie: – Scendi giù, Catèra! Vieni e vedi, che m’hanno rubbo il prezzemolo. Ladracci ’nfami! Almanco, se gli bisognava, me l’avessin chiesto! Ma rubbarmelo è stato da birboni. S’i’ vi scopro!... S’i’ vi scopro!... E da tornare vo’ ci aete. [...] In capo a otto giorni il prezzemolo la donnetta pregna l’aveva bell’e finito, sicché dunque il garzone col su’ sacchetto e il falciolo riviense di niscosto all’orto dell’Orco per farne un’altra provvista; ma a male brighe che lui principiò a segare, deccoti salta fora l’Orco e l’agguanta per il collo: – T’ho chiappo, malandrino! – scramò con una vociaccia da metter paura a un sacco di Madonne. – E ora nun c’è scampi, e tu me l’ha’ a pagare con la tu’ pelle. E ’n quel dire lo strascica ’n casa e lì lo sbatacchia per le terre con idea di finirlo; e gridava: – Gnamo, corri, Catèra, s’ha da mangiar subbito. Il garzone a quegli strapazzi si credé morto, ma poi gli prese un animo, s’arrizzò ’n ginocchione e diede a raccontare la su’ storia all’Orco; e seppe lui accosì arraccontarla bene e con tante lagrime, che l’Orco si sentette intenerire e disse: – Ti perdono, via! ma a un patto. – Dite pure, – gli arrispose il garzone rinfranchito: – v’accordo ugni cosa, purché mi lassate arritornare dalla mi’ poera donna. Dice l’Orco: – Quest’èn il patto. Piglia pure del prezzemolo nel mi’ orto, quanto ti ce ne vole per mantiener la tu’ moglie. Lei col prezzemolo fresco accosì parturirà una bella creatura fresca. Ma quando lei averà parturito, io la creatura la vo’ mezza per me, che m’ha da servire per culizione. i personaggi MONTALE – Guà! sia fatto il piacer vostro, – arrispose insenza pensarci il contadino, e poi, pienato il sacchetto col prezzemolo, più morto che vivo, reggendosi a mala pena in sulle gambe, ritornò alla su’ casa. [...] Quando la bambina ebbe cinq’anni, l’Orco viense a prenderla e fu tutto inutile, ché la volse con seco in ugni mo’; e quando l’ebbe porta a casa sua, la rinchiuse in una stanza dientro una torre, addove nun c’era per montarci su punte scale, e poi disse alla Catèra: – Custodiscila, ché nun gli manchi nulla, e bada che nissun la vegga e che lei nun iscappi quand’i’ son fora per i fatti mia. E per poterla chiamare, lui gli diede nome Prezzemolina. Dunque la Prezzemolina, lassù serrata in quella torre, cresceva sempre più bella, e siccome chi la custodiva era la Catèra, la gli diceva mamma; e quando la Catèra voleva salire su in nella stanza a tienergli compagnia, chiamava dal fondo: “Prezzemolina, Prezzemolina! butta giù le trecce e tira su tu’ madre.” E la Prezzemolina gli ciondolava le trecce da una finestra e la tirava ’n vetta. [...] Una mattina, tutt’a un tratto, la Prezzemolina sentiede che la chiamavano di fondo alla torre: – Prezzemolina, Prezzemolina! butta giù le trecce e tira su tu’ madre. Lei si pensò che fusse la Catèra; ma quando ’gli ebbe tirato su con le trecce, lei s’avvedde invece che era un bel giovanotto, un figliolo di Re. Guà! l’esca accanto al foco! S’innamorò in nel mumento e restorno assieme anco la notte. Il giorno doppo eccoti la Catèra: – Prezzemolina, Prezzemolina! butta giù le trecce e tira su tu’ madre. Ficurarsi, che sconfondimento per que’ du’ poeri giovani ’nnamorati! Come si fa? come si fa? Perché se la Catèra gli trovava assieme, chi sa mai come gli andeva a loro! – Niente paura! che ci ho il rimedio, – dice la Prezzemolina, e pigliata la bacchetta dello ’ncanto, il figliolo del Re lo fece diventare un fascino di legne: doppo calò le trecce e tirò su la su’ mamma. A male brighe che la Catèra ’gli entrò nella stanza, diviato e’ vedde quel fascino. Dice: – Oh! questo che è qui a che serv’egli? – To’, a che serv’egli? A cocere da desinare, – gli arrispose la Prezzemolina. – Oh! che nun ve n’arricordate, che m’avete dato la bacchetta per sopperire a mi’ comodi quando vo’ nun ci siete? Dice la Catèra: – Sì, sì, t’ha’ ragione. Brava, la mi’ bambina! Dunque fa’ le cose a modo, perch’i’ torno via, e bisogna ch’i’ stia fora de’ giorni. Addio, addio. [...] L’Orco si mettiede a correre daccapo dreto alla Prezzemolina; e doppo camminato dimolte miglia e’ la vedde sempre assieme col su’ damo andare per la strada. [...] – Vi maladico. E te, che t’avevo rileva come figliola, ti maladico per la prima. Sie’ maladetta da me. E lui, il tu’ damo, “A un’osteria ti lasserà, / E quando su’ madre lo bacerà / Di te si scorderà”. E se n’andette doppo insenza voltarsi né in qua, né in là. [...] Il poero Principe si sciorinò e si mettiede a ripensare alla su’ vita passata, e finì col ricordarsi d’ugni cosa e della Prezzemolina, e che lei e’ l’aspettava da tanto tempo in quell’osteria; sicché dunque, salta infurito dal letto, sona tutt’i campanelli e comincia a urlare, che vienghino i servitori e il su’ Prezzemolina babbo e la su’ mamma. [...] – Presto, – dice, – si vadia con le carrozze a cercare la Prezzemolina. Insenza indugio attaccorno i cavalli, e tutta la Corte andette a pigliare la Prezzemolina e la portorno ’n trionfo al palazzo, addove si feciano le nozze con gran feste, giostre e desinari, e con invito a tutte le persone del Regno. E accosì finirno le pene della Prezzemolina, e lei stiede allegra e contenta col su’ sposo insino a che campò. Prezzemolina nell’arte di Sandra Tomboloni. Particolari di una installazione in mostra permanente presso il giardino di villa Smilea 48 Atto Vannucci: da Montale all’unità d’Italia Atto Vannucci: Montale and the Unification of Italy Politico, linguista, viaggiatore, acceso attivista dei moti che avrebbero condotto all’unificazione italiana; un monumento in Santa Croce, a Firenze, tiene viva la sua memoria, mentre la sua casa natale, oggi posta nel corso della via a lui intitolata nell’abitato di Tobbiana, è segnalata da una targa collocata nel 2010, in occasione dei duecento anni della sua nascita: Atto Vannucci (1810-1883), autore del classico I martiri della libertà italiana, resta una figura chiave nel dibattito storico e politico del nostro Risorgimento. Fu ordinato sacerdote a 24 anni, al contempo insegnando al collegio “Cicognini” di Prato, prima di prendere a viaggiare per trovare sollievo dal proprio precario stato di salute: Arezzo, la Lombardia, Roma furono le prime tappe dei suoi incessanti spostamenti, fino al decisivo soggiorno che, testimoniato da un diario tenuto nel 1843, lo condusse a Parigi, ove ebbe modo di conoscere patrioti italiani come Michele Amari e Giovanni Berchet, e di avvicinarsi ai movimenti mazziniani della “Giovine Italia”. Accademico della Crusca dal 1848, Vannucci lasciò margine sempre più ampio alla propria attività politica e decise di abbandonare il sacerdozio. Decisivo fu l’anno 1849, che lo vide assumere l’incarico di inviato del Governo Toscano presso la Repubblica Romana, a lui conferito all’indomani della fuga del granduca Leopoldo II: schierato al fianco di Giuseppe Mazzini per accelerare l’unione della Toscana con la Repubblica romana, si vide costretto a riparare a Marsiglia in seguito all’arrivo delle truppe francesi a Roma e degli austriaci in Toscana. Durante l’esilio, protrattosi fino al 1854, scrisse una delle sue opere fondamentali, la Storia d’Italia dai tempi più antichi fino all’invasione dei Longobardi. Nel 1861, con l’Italia ormai unificata, fu eletto deputato al Parlamento, e quattro anni più tardi ottenne la nomina di senatore. L’aggravarsi delle condizioni di salute lo portò ad allontanarsi gradualmente dall’attivismo politico e a ritirarsi a vita privata; il suo nome, in ogni caso, era già idealmente ascritto tra i grandi d’Italia. Atto Vannucci was a politician, linguist, traveler and a passionate activist in political movements that led to the unification of Italy. A monument in he square of Santa Croce in Florence keeps his memory alive. In the village of Tobbiana, his birthplace, there is a street named after him and here you can see a plaque placed in 2010, to commemorate the 200 years after his birth. Atto Vannucci (1810-1883), author of the classic The Martyrdoms of Italian Freedom, remains a key figure in the historical and political debate of the “Risorgimento”. His family was modest and he underwent an ecclesiastical training. When he was 24 years he became a priest and started teaching at the “Cicognini” boarding school in Prato. He soon left Tuscany and started travelling to find relief from his weak health: Arezzo, Lombardy, Rome were a few places that Vannucci visited before he decided to stop in Paris in 1843, according to his diary. Here he met great italian patriots like Michele Amari and Giovanni Berchet and he got involved with Mazzini’s political movement “Giovine Italia” (Young Italy). In 1848 Vannucci took part in the Accademia della Crusca and intensified his political activity. He drifted slowly away from religion until he decided to leave priesthood. In 1849, when the Grand Duke Leopold the Second fled, he became envoy for the Tuscan government at the Roman Republique. He worked alongside with Giuseppe Mazzini to unify Tuscany and the Republique and was forced to escape to Marseilles when the French troupes invaded Rome and the Austrians took over Tuscany. He was exiled from Italy till 1854 and in this period he wrote one of his major works: The History of Italy from the ancient times to the invasion of the Longobards. In 1861, once Italy had been unified, he was elected deputy in the parliament and, four years later, he was appointed senator, close to Cavour. His weak health forced him to abandon politics and retire. His name, however, is remembered to this day as one of the greatest. 49 MONTALE Un viaggio nell’arte contemporanea: Jorio Vivarelli A journey in contemporary art: Jorio Vivarelli Scomparso solo pochi anni or sono, lo scultore Jorio Vivarelli (1922-2008) ha disseminato il mondo di segnali della propria arte: messaggi di pace trasfigurati nella materia viva del bronzo e del marmo. Una visita a Montale non può fare a meno di soffermarsi sulle opere raccolte nella collezione permanente di villa Smilea, recentemente inaugurata, e nel parco monumentale di Fognano, costruito intorno a una sua grande installazione scultorea all’aperto. Proprio a Fognano, Jorio era nato il 12 giugno del 1922, da famiglia di umili origini ma di spiccata sensibilità culturale. Spostatosi a Firenze per frequentare il locale Istituto d’Arte, il giovanissimo Jorio viene chiamato alle armi nei Balcani; due lunghi anni di prigionia lo trascinano dalla Bulgaria all’Ungheria all’Austria, alla Germania, da dove finalmente riesce a fuggire e a far rientro in Italia. Questa esperienza marcherà indelebilmente la riflessione sull’uomo e sulla Storia sempre idealmente posta al centro della sua ricerca di artista. Il percorso di Jorio, di ritorno alla vita civile, è destinato a intrecciarsi con altre vite, a cominciare da quella della compagna-musa Gianna Pini: l’amicizia con il grande architetto Giovanni Michelucci si traduce in un sodalizio artistico da cui scaturiscono, tra l’altro, i celebri Crocifissi per la chiesa dell’Autostrada del Sole e per la chiesa della Vergine di Pistoia, mentre l’incontro con l’architetto statunitense Oskar Stonorov condurrà alla realizzazione di grandi opere di arte urbana nelle piazze di Philadelphia e Detroit. Nel 1966, Jorio è tra i firmatari del manifesto del “Gruppo Intrarealista” di Barcellona insieme ad artisti e letterati come Giovanni Bassi, Cardona Torrandell, Federico Fellini, Cesáreo Rodríguez-Aguilera; in quel periodo, e nei decenni successivi, l’artista si concentrerà sul lavoro di medaglista e sul concepimento di grandi opere pubbliche come il monumento a Giacomo Matteotti sul lungotevere a Roma e l’Inno alla vita per la città di Nagasaki. Un artista di pace in un mondo costantemente in guerra. 50 Sculptor Jorio Vivarelli (1922-2008) has scattered his art all over the world, transfigured messages of peace in the living material of bronze and marble. Visiting Montale a trip to admire his works in the recently inaugurated permanent collection of Villa Smilea is a must. There is also a large outdoor installation situated in the monumental park of Fognano. It was precisely in Fognano that Jorio was born on June 12 1922, in a family of humble origins but with a strong passion for culture. The young artist moved to Florence to attend the local art school but was called to arms in the Balkans, where two long years of imprisonment dragged him from Bulgaria to Hungary, to Austria and Germany, where he finally managed to escape and return to Italy. This experience marked his concept of mankind and history permanently, making these subjects the centre of his work. Jorio, returning to his life as a civilian, finds many kindred spirits: his love and muse Gianna Pini and the great architect Giovanni Michelucci. The friendship with Michelucci becomes an artistic partnership which gives life to the famous Crucifixes in the church of the Autostrada del Sole and the church of the Virgin in Pistoia. The encounter with the American architect Oskar Stonorov lead to the creation of great works of urban art in the streets of Philadelphia and Detroit. In 1966, Jorio is among the signatories of the manifesto of the “Intrarealist Group” in Barcelona with artists and writers such as Giovanni Bassi, Cardona Torrandell, Federico Fellini and Cesáreo Rodríguez-Aguilera. From that moment and in subsequent decades, the artist focused on his work as a medalist and the conception of large public works such as the monument dedicated to Giacomo Matteotti in Rome and the Hymn to life for the city of Nagasaki. Jorio Vivarelli was an artist that thrived for peace in a world constantly at war. Il sacrificio: una morte per una vita è una grande installazione polimaterica concepita da Jorio Vivarelli; intorno a essa si sviluppa il parco monumentale di Fognano. Realizzata a partire dal 1979, sino alla sua definitiva collocazione nel 1985, l’eclettica opera impiega materiali diversi come il marmo, l’acciaio, il bronzo, il cemento, e costituisce il primo passo del ciclo di opere conosciute come Le pietre dei Saggi. The sacrifice: a death for a life is a large multimaterial installation conceived by Jorio Vivarelli, surrounded by the monumental park of Fognano. The eclectic work of art was started in 1979 and its final placement was in 1985. It involves various materials like marble, steel, bronze, concrete, and is the first step of the cycle of works known as Stones of the Wise Men. 51 i personaggi MONTALE Le opere e gli studi dell’abate Lorenzo Nesi Pietro Fanfani, tra lingua italiana e dialetto toscano The abbot Lorenzo Nesi, his works and studies Pietro Fanfani, between Italian and Tuscan dialect “Or che ciascuna provincia d’Italia si mostra sollecita, per atto fraternamente amorevole, di mettere in comune con le altre ciò che a casa sua ha di più e più nobile, mi è parso che non debba tornar altrui mal accetto, se io, dopo aver fatto ricca mèsse della più gentil derrata che sia qua da noi, de’ fiori io diceva della parlata nostra dell’uso, n’empio un bel canestro, ed accomandatolo alla Toseana la prego di farne un presente all’altre sorelle sue […]”. Con queste divertite parole, il linguista Pietro Fanfani (1815-1879) introduceva il suo corposo Vocabolario dell’uso toscano (1863), pietra miliare per comprendere il pensiero di uno dei più appassionati e prolifici studiosi della lingua italiana attivi nel XIX secolo. Secondo il Dizionario Biografico degli Italiani, Fanfani nacque a Montale, figlio degli agiati fattori Francesco e Clementina Signorini; difensore delle tradizioni e della purezza linguistica, in aperto contrasto con le vedute manzoniane, scorse nella filologia e nell’indagine sulla lingua una delle strade percorribili per raggiungere l’unità d’Italia. Lavorò come bibliotecario alla Marucelliana di Firenze, e fu insieme autore di importanti edizioni commentate di classici come il Decameron boccaccesco, le poesie di Giuseppe Giusti, le Istorie del Machiavelli. Assolutamente consigliata una lettura del succitato Vocabolario – le cui pagine furono occasione, tra l’altro, per una gustosissima riconciliazione pubblica tra l’autore e l’abate Giuseppe Tigri, fino a quel momento oggetto di ripetute stoccate da parte del linguista in ragione di presunte calunnie portate avanti ai suoi danni –, oggi facilmente reperibile in rete e nelle biblioteche della regione: in esso si possono rintracciare, diluite in un lessico desueto fatto di parole come “brìndolo”, “ascherezza” o “boccàgnola”, le radici delle inflessioni montalesi di oggi. Lo strumento del vocabolario, più volte frequentato da Fanfani nel corso della vita, fu per lui tra i mezzi più efficaci per la diffusione di una “buona lingua” che muovesse a partire dalle regole e dalle cadenze del dialetto toscano. 52 “Now that each province of Italy is willing to share its most noble and private belongings with the others, as an act of brotherly love, it seems to me that it should be well accepted if I, after receiving my share of a rich harvest, took the flowers of our dialect and filled a basket with them. I would then place them in the hands of Tuscany and I would recommend her to tell her sister regions: Sisters, I come not empty handed. I offer you the precious flowers of our language, my most gentle and sweet possession […]”. Linguist Pietro Fanfani (18151879), used these joyful words to introduce his Tuscan vocabulary (1863), one of the milestones of Tuscan culture, essential for the comprehension of the italian language in the nineteenth century. According to the Biographical Dictionary of Italian People, Fanfani was born in Montale, son of wealthy farmers Francesco and Clementina Signorini. Defender of traditions and linguistic purity, contrary to Manzoni and his school of thought, Fanfani believed that language was the only key to acheive the unification of Italy. He worked as a librarian in the Marucellian Library in Florence and is the author of annotated editions of major classics such as the Decameron by Boccaccio, the Poems of Giuseppe Giusti and the Florentine Histories by Machiavelli. The Tuscan vocabulary is highly recommended and can be easily found online and in libraries all over Tuscany. The book may not have united Italy, but it certainly brought peace between Fanfani and the abbott Giuseppe Tigri. The latter had accused the linguist of slander and was for this reason the main target of the authors bitter words. Fanfani thought that vocabularies were the most effective mean for disseminating a “good language” based on the rules and inflexions of the Tuscan dialect. In his work you can find words like “brìndolo” (piece of hanging meat), “ascherezza” (pain, sorrow) and “boccàgnola” (the opening of a furnace), that to this day are part of Montale’s popular lexicon. Letterato e pedagogo, l’abate Lorenzo Nesi fu un attivo protagonista della vita culturale del suo tempo. Nacque a Tobbiana il 16 agosto 1781, da Pietro e da Maria Angiola Bianchi; nel 1793 lo troviamo tra i convittori del seminario pistoiese dove, tra gli altri, ebbe come maestro Matteo Soldati. Ordinato sacerdote, andò parroco a San Michele a Vezzano nella Diocesi di Firenze. Verso il 1810 si trasferì a Milano dove si dedicò all’insegnamento e pubblicò varie opere a indirizzo pedagogico. Nel 1821, anno della fondazione, fu chiamato a reggere la Scuola Elementare Maggiore di Pavia. Nel 1831, rientrato nel Granducato di Toscana, concorse per l’ufficio di Rettore del rinnovato Collegio Cicognini di Prato, incarico che fu poi affidato a Giuseppe Silvestri. Nominato pievano di Barberino di Mugello, vi rimase fino al 1848, anno della sua morte, avvenuta a Firenze il 17 febbraio. Fu sepolto nella pieve di San Silvestro a Barberino di Mugello. Tra le sue opere di maggior rilievo, menzioniamo il Dizionario ortologico-pratico della lingua italiana (1824), opera che ebbe varie ristampe ed edizioni, fino al 1851; Storia fisica della terra compilata sulle traccie della “Geografia fisica” di Kant e sulle più recenti scoperte ed ultime transazioni politiche d’Europa (1816-1817); Viaggio nell’interno del Brasile e particolarmente nei distretti dell’oro e dei diamanti (tradotto dall’inglese, 1817); Dei bassi studj considerati come preparatori alle scienze, lettere ed arti secondo il piano filosofico-pratico delle moderne scuole austriache (1840); Storia ecclesiastica da Gesù Cristo al Concilio di Trento per servire d’avviamento allo studio della religione per la gioventù e di lettura divota per ogni cattolico (tradotto dal francese, 1844); Metodo pratico per insegnare i rudimenti della lingua italiana e l’arte di applicarli ai più usuali componimenti secondo i principj metodici di Peitl e Cherubini (1847). Man of letters and brilliant pedagogue, the abbot Lorenzo Nesi was deeply committed to the cultural life of his time. He was born in 1781, on August 16th, son of Pietro and Maria Angiola Bianchi. In 1793 he entered the seminary in Pistoia, where he had the privilege to study with the illustrious rhetorician Matteo Soldati. He was priest in San Michele a Vezzano, near Florence, then he moved to Milan where, starting from 1810, he worked as a teacher and published several pedagogical surveys. In 1821 he was invited to manage the new elementary school in Pavia, and in 1831 he moved back to Tuscany, where he participated to a competition for an employment as the Rector of the renewed “Cicognini” boarding school in Prato, for which Giuseppe Silvestri was eventually put in charge. Nesi was then elected parish priest in Barberino di Mugello, where he lived until his death on February 17th, 1848. He was buried in the church of San Silvestro in Barberino. Among his most important works, we must mention the Practical Dictionary of Italian Language (1824), which was reprinted several times until 1851; the Physical History of Earth following Immanuel Kant’s “Physical Geography” and the Most Recent Discoveries and Political Settlements in Europe (1816-1817); Journey through the Gold and Diamond Districts of Brazil (translation from English, 1817); Essay about Primary Schooling as a Training for Science, Literature and Arts According to the Philosophical and Practical Programme of Modern Austrian Schools (1840); History of Catholic Church from Jesus Christ to the Council of Trent as an Introduction to Religious Studies for the Youth (translated from French, 1844); Practical Italian Language Teaching Method for Beginners in Compliance With the Principles Established by Peitl and Cherubini (1847). 53 MONTALE Lo Statuto di Montale del 1403 Il primo Statuto di Montale, il cui originale è conservato all’Archivio di Stato di Firenze, fu redatto nel 1403, all’indomani del passaggio della città sotto il dominio della Repubblica fiorentina. In esso, composto in lingua volgare, sono canonizzate norme delle più disparate – dalle regole sulla elezione del camarlingo e dei consiglieri del Comune fino alle pene pecuniarie che punivano il gioco o la bestemmia –, e si sancisce la definitiva capitolazione all’egemonia di Firenze. lo statuto 1. Della elettione de’ consiglieri dello Comune e del loro officio The first Statute of Montale The first Statute of Montale was drafted in 1403, following the passage of the city under the rule of the Florentine Republic. The original, written in vernacular, is kept in the State Archives of Florence. It contains canonized rules of the most different nature - from the laws on the election of City councilmen and papal treasurers to the fines that punish gambling or cursing - and it marks the final surrender to the hegemony of Florence. Imprima volendo a’ detti statuti dare debita e ragionevole forma allo governo del detto Comune, ordinarono che i consiglieri del detto Comune siano di numero di dodici; i quali siano montalesi habitanti et abiano habitati anni dieci continui e che facciano le fattioni e graveçe nel Comune del Montale; la quale elettione si faccia a politie nel consiglio del detto Comune congregato nella chiesa del Comune come usato, cioè infra dì quindici del mese di dicembre, de’ quali consiglieri duri il loro officio mesi sei e abbiano divieto uno anno dal fine del loro officio; e non possino essere insieme nel detto officio padre e fìgluolo, fratello overo consorte; e chi contro a cciò facesse, non vaglia et non tenga la elettione di lui fatta […]. 6. Della pena di chi giucasse a gara Item statuto è che niuna persona ardisca overo presuma in alcuno luogo del Comune del Montale giucare a gara con dadi, et se giuica sia condempnato per lo podestà in soldi venti per ciscuno che giucasse; et chi stesse a vedere sia condempnato nella metà per ciascuno e ciascuna volta che fossono trovati dallo podestà, notaio o altri officiali; et che i fanti dello podestà ne cerchino e chi non fosse trovato giucare non possa ne debba essere condempnato e chi volesse acusare quelli che giucassono, sia tenuto di dare uno testimone; et chi ritenesse giuco in casa, capanna overo niuno altro luogo secreto, possa e debba essere condempnato in lire cinque f.p. per ciascuna volta che fosse acusato; e ogni huomo ne possa essere accusatore. 9. De mugnai che debono sodare et tenere la stera giusta Item statuto e ordinato è che il podestà del Montale overo suo notaio non permetta ad alcuno mugnaio del Comune del Montale portare a macinare alcuna generatione di biada, se prima i detti mugnaii non anno sodato con uno sofficiente mallevadore, il quale debba ricevere lo officiale del podestà per lo detto Comune del Montale di rendere la farina d’ogni persona del Comune del Montale infra tré dì; e che i detti mugnaii sieno tenuti avere stadera diritta e giusta et con essa pesare il biado; e chi contro a cciò facesse, sia condempnato per lo podestà, per ciascuna volta che i detti mugnaii non avessono la stadera come detto è disopra, in soldi cinque da essere messi a entrata al camarlingo del Comune del Montale; ancora se niuna persona del Comune dello Montale si lamentasse della farina che no’ lli fosse interamente renduta da detti mugnaii infra quindici dì, dal dì che l’avesse renduta, si deba stare al saramento di quello che avesse perduta la farina, e il detto mugnaio sia tenuto e deba, infra tré dì del comandamento a llui fatto, riducere e rendere la detta farina al signor d’essa; sia condempnato per lo podestà in soldi 10 per ciscuno e ciascuna volta. 28. Della pena di chi bestemiasse Idio o santi Item statuto e ordinato ène che qualunque persona del detto Comune che bestemiasse Idio o santi suoi possa e deba essere condempnato di fatto in soldi 20 per ciascuno et ciascuna volta; et ancora che chiunque dicesse villanìa a niuna persona sia et essere deba condampnato in soldi cinque f.p. per ciascuno e ciascuna volta. 34. Del palio che ssi dee offerere a sancto Giovanni Batista di Firenze Christus. Ad honore et reverentia dello omnipotente Idio e della sua madre Madonna sancta Maria sempre vergine, de’ beatissimi messer sancto Piero, messer sancto Paolo, messere sancto Giovanni Batista et de’ beati messere sancto lacopo et Senone avocati protettori e difensori del popolo et Comune del Montale; ad honore e reverentia di tutta la celestiale corte di paradiso et ancho ad honore et cetera del magnifico et excelso popolo e Comune di Firençe e de’ magnifici et excelsi signori signori priori dell’arti e gonfaloniere di giustitia, signori d’essa et exaltatione e mantenimento della sancta e captolica parte guelfa e pacie, concordia, riposo et acrescimento del Comune, huomini et persone del Montale. […] 54 Item statuto et ordinato è che ‘l Comune del Montale sia tenuto e deba offerere ogni anno uno palio nella festa dello beato messere sancto Giovanni Batista, capo guida e protettore del magnifico et excelso popolo et Comune di Firençe di stima di lire quindici; et che il detto Comune deba ogni anno fare uno sindico il quale deba fare che il palio si rapresenti tante volte quante fosse di bisogno dietro al palio di sancto Giovanni in quello modo che ssi observa per gli altri. Ego Michael fìlius ser Bindi Cardi civis et notarius Florentinus de predictis rogatus scripsi. 55 MONTALE Per un soggiorno a Montale... ristoranti e alloggi Have a lovely time in Montale... Albergo Ristorante “Il Cochino” - Montale, Via F.lli Masini 15, tel. 0573 959280 0573 557631 - www.ilcochino.it Locanda “La Rotonda” - Affittacamere, Ristorante Pizzeria - Montale, Via IV Novembre 90, tel. 0573 55342 - cell. 340 5471736 - fax 0573 55342 - www.locandalarotonda.com Ristorante Pizzeria “Tobago” - Montale, Via F.lli Masini 62, tel. 0573 556789 Osteria Pizzeria “Lago dei Lupi” - Striglianella, Via Biancalani 8, tel. 0573 590632 - [email protected] Ristorante Trattoria “Torracchi” - Striglianella, Via Biancalani 11, tel. 0573 596394 Ristorante Pizzeria “Mythos” - Montale, Via Garibaldi 5/a, tel. 0573 959039 Ristorante “Osteria del Contadino” - Montale Stazione, Via Pratese 58, tel. 0574 718450 Ristorante “Il Binario” - Montale Stazione, Via Mattei 1, tel. 0573 557569 - 339 1505382 Ristorante “La Collina Verde” - Tobbiana, Via Gramsci 228 - tel. 0573 596265 Ristorante Pizzeria “Barbara” - Montale, Via Gramsci 7 - tel. 0573 557597 Ristorante Pizzeria “Le Fonti” - Tobbiana, Via Vannucci 39 - tel. 0573 596215 Ristorante “I Colli” - Tobbiana, Via Dei Colli 1 - tel. 0573 596248 Ristorante Pizzeria “Fuoco e Fiamme” - Montale, Via Berlinguer snc - tel. 0573 950253 Agriturismo “Le Vigne” - Tobbiana - Via Logli - cell. 333 7296961 - tel. e fax 0573 597835 www.agriturismolevigne.net Agriturismo “Il Pianaccio” - Montale - Via Maone e Casello 150 - cell. 335 1321635 - 338 9038436 tel. e fax 0573 959875 - www.agriturismoilpianaccio.it Ristorante “Il Fienile” - Fognano, Via Martelli snc - tel. 0573 590624 - cell. 329 1755711 www.fienile.com - [email protected] Pizzeria “Packy Bar” - Montale, c/o i locali della Croce d’Oro, Via E. Nesti 2 - tel. 0573 558126 Bed And Breakfast “Belvedere” - Montale, Via Benedetto Petrone 28 - tel. e fax 0573 558445 cell. 339 2384969 - [email protected] - www.bedandbreakfast-belvedere.it