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IL CAFFÈ
6 luglio 2014
tra
parentesi
La tendenza
I consigli
I benefici
Chi ha una
leggera
deformazione,
come i piedi
piatti o caviglie
instabili, può
beneficiare della
corsa senza
scarpe
I trucchi
Può sembrare la
cosa più
naturale del
mondo correre
a piedi nudi,
invece serve
allenamento e
conoscenza del
proprio corpo
I risultati
Correre scalzi
provoca meno
stress ai piedi e
avrebbe anche
un impatto
meno
oppressivo
del calzare
scarpe sportive
Via scarpe e calze
per stare meglio
e stimolare
nuove sensazioni
Camminare a piedi nudi è sano,
ma solo seguendo alcune regole
LINDA D’ADDIO
L
a corsa? Con le scarpe
non è più di moda, va
alla grande, invece, il
correre a piedi nudi.
Più benessere e relax,
assicura il “Barefoot running”, il
nuovo trend che arriva dagli States secondo cui non c’è nient’altro di più naturale della corsa
scalzi. Il guru dei senza
scarpe è Ken Bob Saxton, meglio noto come Ken Bob Barefoot, che già nel 1997
aveva creato un sito
web sulla corsa a piedi
nudi: barefootrunning.com.
Un punto di riferimento per
moltissimi appassionati, che
spiega come e perché un piede
senza calzatura si posa sul terreno in modo completamente diverso. In Svizzera a sostenerne
oggi i benefici persino alcune
casse malati, che in passato avevano spedito ai loro assicurati un
opuscolo in cui elogiavano i pregi dell' “earthing”, attraverso una
serie di esercizi di rafforzamento, coordinazione e stretching da
fare, appunto, a piedi nudi. Attenzione però, qualche accorgimento va preso.
Se da un punto di vista psichico
buttare via le scarpe è indubbiamente piacevole, con un appagante senso di libertà, da quello
fisico, invece, la ricerca scientifica sino ad oggi si è dimostrata alquanto scettica. “Correre scalzi è
una delle cose più naturali al
mondo e garantisce un costo
energetico inferiore rispetto alla
corsa con le scarpe - spiega Danilo Togninalli, medico sportivo
e chirurgo -. Ma a differenza di
alcune popolazioni, la cui evoluzione ha adattato e sviluppato il
fisico in sintonia con questa pratica, noi da molto tempo siamo
abituati ad usare le scarpe”.
Già, infatti basta dare un’occhiata alla pelle dei nostri piedi,
per capire che non sono adatti
“Diamo il tempo
alle nostre
estremità di
formare uno strato
protettivo”
alla corsa naturale. “Per non dire
delle articolazioni e della muscolatura - sottolinea Togninalli
-. Se vogliamo avvicinarci a questa pratica sportiva dobbiamo
farlo gradualmente, evitando
così il rischio di traumi, ferite e
infortuni. Diamo quindi tempo
al nostro piede di formare uno
strato di pelle che lo protegga dal
contatto con il terreno”. Insomma, la preparazione per correre
scalzi richiede tempo. Meglio allenarsi gradualmente, aumen-
La moda
Calzature rasoterra, non soltanto in ufficio, ma anche in occasioni più mondane
tando progressivamente la durata della corsa e la frequenza. “È
necessario un anno di pratica,
con tre allenamenti settimanali,
per arrivare a correre venti minuti senza problemi su un terreno regolare - suggerisce il medi-
co -. Altrettanto importante è la
scelta dei percorsi, terra battuta
e erba sono ovviamente i più indicati”.
Il Barefoot running divenne
popolare già nella seconda metà
del ventesimo secolo trainato
La moda scalza il tacco 12 e va in ciabatte
È
MARK
ZUCKERBERG
Il fondatore di
Facebook per
primo ha
sdoganato le
ciabatte
uno di quei fenomeni che difficilmente si riesce a “digerire”,
soprattutto se arriva dai gradini più alti del Fashion, dell’Alta Moda (la maiuscola è d’obbligo), insomma, che per decenni ci ha convinti che lo stile, la femminilità e
l’eleganza non possono prescindere
dal tacco “12”.
E ancora più dura è assimilare
l’ultima tendenza, applaudita da altisonanti riviste di settore: la moda in
ciabatte, per chi le ha sempre denigrate e ha vissuto nella convinzione
che quelle orripilanti pianelle aperte, magari abbellite da calzini bianchi, fossero riservate ai tedeschi che,
si sa, in fatto di stile hanno poco da
insegnare. Eppure anche i più scettici dovranno rassegnarsi all’idea di
convivere con quella che sembrava
essere la solita stravaganza di star e
starlette ed essere disposti a spendere, e tanto, considerando che ora le
ciabatte le disegnano le griffe. Già,
proprio per un paio di rasoterra
aperte, ciabatte, infradito o zoccoli
che sino, fino a qualche mese fa, si
compravano a pochissimo, anche al
supermercato. Non solo le compreranno, ma dovranno anche sfoggiarle di sera e al lavoro se vogliono rimanere delle “fashion victim” degne
di questo nome e seguire l’esempio
di uno dei miliardari più giovani del
A farle sfilare in
passerella per prima
ci ha pensato Céline
pianeta, Mark Zuckerberg.
Infatti, è stato proprio lui, il fondatore del social network Facebook,
il pioniere di questo nuovo trend.
Proprio lui, che non è mai stato preso
ad esempio come icona di stile presentandosi alle riunioni aziendali in
felpa, bermuda e ciabatte, ha ispirato
le griffe rivoluzionando e ribaltato
due dei canoni dell’eleganza formale, il tacco e le stringate. Le sue preferite sono il modello Adissage di Adi-
das, con fascia, in plastica nera con
logo bianco. Le indossa alle riunioni
e per festeggiare il suo compleanno.
A farle sfilare in passerella, invece, per prima ci ha pensato la griffe
Céline. Lo scorso anno, la sua designer, Phoebe Philo, ha presentato
una rivisitazione delle mitiche Birkenstock avvolte nella pelliccia colorata. Tempo dodici mesi, tutti i marchi, da Calvin Klein a Marni, da Givenchy a Giambattista Valli, da N°21
a Chloé, da Rick Owens a Helmut
Lang, le hanno inserite nelle loro
collezioni. E, per farci digerire la pillola, le hanno abbellite con borchie
dorate, chiusure cromate, pietre dure, rialzi, sbuffi e ruches colorate. Le
propone a fiori Givenchy, con applicazioni leziose Lanvin, ingentilite da
borchie Giambattista Valli e porta i
fiocchi la versione a sandalo di Marni. Persino nell’alta moda Marco Zanini per il debutto del marchio
Schiaparelli ha completato un abito
da sera con un paio di “ciabatte”.
dalla la fama di alcuni atleti olimpici:
da Abebe Bikila,
etiope due volte
campione olimpico
di maratona, a Zola
Budd, sudafricana
specializzata nel mezzofondo e nella corsa
campestre.
Chi vorrebbe provare
ma non se la sente proprio di
correre o solo camminare a piedi
nudi, può ricorrere ad apposite
scarpe, ossia le calzature minimaliste che grazie all’intersuola
inferiore ai dieci millimetri garantiscono tutte le sensazioni
della corsa a piedi nudi. Le suole
sono in materiale hi-tech e le tomaie traspiranti. Tuttavia, i fautori puri e duri del Barefoot Running sostengono che questa calzatura ammortizzata farebbe
appoggiare il piede in modo sbagliato, aumentando quindi il rischio di stress e di infortuni.
Intanto, abituare i bimbi sin
da piccoli a questa pratica potrebbe essere una soluzione. Togninalli lo consiglia: “In fondo
per loro camminare scalzi è già
naturale, la loro struttura fisica si
adatta molto prima della nostra
a questa attività”, sottolinea il
medico. Per saperne di più basta
dare un’occhiata al sito di un
neurobiologista di Ginevra, Patrick Salmon (barefootpat.org),
mentre su myswitzerland.com,
invece, c’è una vasta offerta di
proposte. Un esempio? L’emozionante sentiero vicino alla stazione, a monte della seggiovia di
Brunni: un percorso attorno al
lago Härzlisee, a 1.860m, che offre il piacere di camminare senza scarpe sui diverse superfici.
Senza dimenticare lo speciale
percorso, anche qui con superfici in più materiali per stimolare
molteplici sensazioni, aperto da
tempo a Cardada.
[email protected]
Abituare i bimbi
sin da piccoli a
questa abitudine
potrebbe essere
una soluzione
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Via scarpe e calze per stare meglio e stimolare nuove sensazioni