Nasce a Liverpool,
settimo figlio di una
famiglia benestante
di mercanti di
confessione
unitariana.
- Per difficoltà familiari legate alla morte della madre
(1845) e al tracollo finanziario della ditta paterna
(1848) ha difficoltà a portare avanti gli studi
- Nel 1852 si iscrive comunque all’University
College of London (istituzione fondata dai
seguaci di Bentham, l’unica che accettava
non-conformisti).
- Studia chimica, matematica e logica
- Ma al secondo anno è costretto a ritirarsi
(si laureerà più tardi, nel 1860)
Accetta allora un posto di funzionario alla zecca di Sidney,
in Australia.
In Australia matura l’interesse per la scienza economica.
1862. Paper rivoluzionario presentato alla British
Association for the Advancement of Science (Section F.
Statistics): Notice of a General Mathematical Theory of
Political Economy (2a ed. 1879)
1865. Pubblica The Coal Question. Problema dell’esaustione
delle risorse energetiche.
1866. Professore di logica e
filosofia all’Owens College di
Manchester
1871. Pubblica The Theory
of Political Economy.
1875. Paper presentato alla British Association
sull’influenza delle macchie solari (!!) sui cicli economici.
1876. Docente di economia politica
all’University College di Londra.
Introduzione
“Ripetute riflessioni e ricerche mi hanno addotto ad abbracciare
l’opinione in certo qual modo nuova che il valore dipende interamente
dall’utilità. Le opinioni prevalenti attribuiscono al lavoro più che
all’utilità l’origine del valore … Io dimostro invece che per poter
pervenire ad una teoria soddisfacente dello scambio, di cui le comuni
leggi della domanda e dell’offerta sono una conseguenza necessaria, non
abbiamo che da precisare con cura le leggi naturali della variazione
dell’utilità col variare della quantità di merce in nostro possesso”.
Metodo
 La scienza economica deve basarsi su poche leggi generali e astratte
 Utilizzo del linguaggio matematico
 L’economia deve essere simile alla “meccanica statica”
Cap. II. Teoria del piacere e della pena:
“Chi si volge a considerare in qual modo piacere e pena possano essere
stimati come grandezze, deve certo accogliere quanto Bentham ha
esposto a questo proposito….”  e cita il cap. 4 dell’Introduction.
Individui razionali massimizzano la loro felicità
Piacere e dolore sono misurabili
“Dimensioni” del piacere e del dolore:
- intensità
- durata
- certezza o incertezza
- vicinanza o lontananza
Dolore opposto di piacere: “trattare piacere e dolore nel modo in
cui le quantità positive e negative sono trattate dall’algebra”.
FIGURA 1. Segnando sugli assi cartesiani il tempo in ascissa e
l’intensità in ordinata, il piacere complessivo è pari all’area dei
rettangoli compresi fra pm e qn. L'area al di sotto dell’asse delle
ascisse rappresenta dolore.
FIGURA 2. Rappresenta lo stesso caso della figura 1, ma considerando
variazioni continue.
Cap. III. Teoria dell’utilità
§ Utilità totale e grado di utilità
“Quantità queste di specie del tutto diversa, la prima essendo
rappresentata da un’area, laddove la seconda è rappresentata da una
linea”.
u
p
b b’
q
0
m
a
a’
n
q
Nella figura “oa rappresenta x e ab il grado di ulilità del punto a. Se
aumentiamo x della piccola quantità aa’ , o x, l’utilità risulta aumentata
del piccolo rettangolo abb’a’, o u; dato che il rettangolo è il prodotto
dei suoi lati troviamo che la lunghezza della linea ab – il grado di utilità
– è rappresentato dalla frazione nu/nx.”.
u
p
b b’
q
o
m
a
a’
n
x
“… si può supporre che l’utilità di una merce vari con continuità
perfetta: si commette perciò un lieve errore quando la si suppone
uniforme per l’intero incremento x. Onde evitare tale errore si deve
supporre x ridotto ad una dimensione infinitamente piccola, u
scemando di pari passo. Quanto più piccole sono le quantità tanto più ci
avviciniamo ad una espressione corretta di ab, grado di utilità del punto
a.”.
u
p
b b’
q
o
m
a
a’
n
x
“Il limite di tale frazione nu/nx o, come la si raffigura di solito du/dx,
è dunque il grado di utilità corrispondente alla quantità della merce x.
… Di solito mi varrò perciò dell’espressione grado finale di utilità per
significare il grado di utilità dell’ultima aggiunta, o della successiva
possibile aggiunta, di una quantità assai piccola, o infinitamente piccola,
alla scorta esistente.”.
u
p
b b’
q
o
m
a
a’
n
x
Cap. IV. Teoria dello scambio
 È basata sulla teoria del piacere e della pena.
 Approccio soggettivo (utili sono le cose, ma l’utilità è nel loro
rapporto con le esigenze umane)
 Critica aspramente Ricardo e Mill
Ipotesi:
a. Ogni scambista dispone di informazioni complete
b. Ogni bene è di qualità omogenea e perfettamente divisibile
c. Lo scambio avviene tra trading bodies generici (di fatto individui
che massimizzano la loro utilità)
Jevons si propone di mettere in evidenza due aspetti dello scambio:
1. Lo scambio deve essere efficiente per ciascun agente: il risultato
dello scambio deve rappresentare per lui una posizione di equilibrio
(equilibrio del consumatore);
2. Lo scambio deve essere efficiente per tutti (entrambi) gli agenti:
tutti devono risultare soddisfatti dallo scambio e il mercato deve essere
“sgombro” (equilibrio di mercato).
Condizione dello scambio è che l’utilità marginale del bene che si
desidera ottenere sia superiore a quella del bene che si desidera
cedere.
Lo scambio continuerà fino a che l’utilità delle ultime dosi infinitesimali
dei due beni scambiati è uguale.
“Legge di indifferenza”: “quando una merce è di qualità perfettamente
uniforme o omogenea […] in un medesimo mercato, tutte le porzioni
debbono essere scambiate secondo un medesimo rapporto”.
In simboli:
dx x

dy y
Cioè: il rapporto di scambio tra due dosi infinitesimali qualsiasi dx e dy
deve essere identico, ciascuna potendo essere sostituita da un’altra.
Siano dati:
due beni omogenei, grano e ferro
due individui A e B, ognuno dei quali è in possesso di un solo
bene
Agente A:
a = dotazione di grano posseduta inizialmente da A
x = quantità di grano scambiata sul mercato (ceduta da A)
y = quantità di ferro acquisita da A con lo scambio (ceduta da B)
f’ (a-x) = grado finale di utilità del grano rimasto ad A dopo lo scambio
f’ (y) = grado finale di utilità del ferro ottenuto da A con lo scambio
L’agente A continuerà a cedere grano e ad acquisire ferro fino a che
f’ (a-x) . dx = f’ (y) . dy
cioè finché l’utilità dell’ultima dose scambiata di grano è uguale all’utilità
dell’ultima dose di ferro acquisita.
L’equazione può essere riscritta così:
f ' (a  x) dy

f ' ( y)
dx
Ovvero in base alla “legge di indifferenza” :
f ' (a  x) y

f ' ( y)
x
Agente B:
b = dotazione iniziale di ferro di B
g’ (b-y) = grado finale di utilità del ferro rimasto a B dopo lo scambio
g’ (x) = grado finale di utilità del grano ottenuto da B con lo scambio
In equilibrio:
f ' (a  x) y
g ' ( x)
 
f ' ( y)
x g ' (b  y )
In altri termini, il rapporto di scambio tra le due merci è l’inverso del
rapporto delle utilità marginali delle quantità disponibili per il consumo
una volta terminato lo scambio.
Qual è il significato economico dell’equazione?
In primo luogo si può osservare che in equilibrio il rapporto tra le utilità
marginali dei due beni per i due scambisti è lo stesso.
U ' A grano U ' B grano

U ' A ferro U ' B ferro
Ma che cosa sono x e y? x è la quantità di grano ceduta da A per
ottenere la quantità y di ferro. Cioè è il prezzo del ferro (pf).
Analogamente y è il prezzo del grano (pg). Perciò:
f ' (a  x) p g
g ' ( x)


f ' ( y)
p f g ' (b  y )
L’espressione
f ' (a  x) p g
g ' ( x)


f ' ( y)
p f g ' (b  y )
può essere espressa anche nella forma seguente:
f ' (a  x) f ' ( y) g ' ( x) g ' (b  y)



pg
pf
pg
pf
Che indica come in equilibrio l’utilità marginale ponderata per i prezzi
deve essere uguale per ogni agente e tra diversi agenti.
Si noti infine che i prezzi relativi dei beni riflettono il rapporto tra le
loro utilità marginali.  Si conferma la teoria del valore-utilità.
In sintesi:
 Con riferimento a ciascun agente: Jevons esprime il concetto di
equilibrio del consumatore. L’utilità di ogni lira spesa è identica, è
indifferente spenderla nell’uno o nell’altro bene;
 Con riferimento allo scambio tra i diversi agenti: Jevons
esprime il concetto di equilibrio di mercato. Tutti gli agenti sono
egualmente soddisfatti dello scambio.
Nota: in realtà la teoria di Jevons vale solo se gli scambisti sono
molti. Nel caso dei due scambisti si ha una situazione di monopolio
bilaterale, nella quale il rapporto di scambio è entro certi limiti
indeterminato (Edgeworth).
Cap. V. Teoria del lavoro
Anche questa è impostata in base a criteri soggettivi.
Lavoro = “sforzo penoso della mente o del corpo, a cui ci si sottopone in
parte o del tutto in vista di un bene futuro”
Ipotesi:
 L’attività lavorativa è prima penosa (avvio), poi entro un breve
intervallo piacevole, poi di nuovo penosa
 L’utilità marginale del bene prodotto dall’attività lavorativa è
decrescente.
 L’agente razionale sceglierà di continuare a lavorare fino a
quando la disutilità derivante da un ulteriore incremento della
propria offerta di lavoro sarà pari all’utilità aggiuntiva
derivante dall’ultima dose del bene prodotto mediante la propria
attività.
Figura 3. Offerta di lavoro
 Curva abcd = utilità
marginale dell’attività
lavorativa in rapporto al
prodotto
 Curva zq = utilità
marginale del prodotto
 qm = dm  “il
piacere conseguito è
esattamente pari al
lavoro cui ci si è
sottoposti”
 Tale punto definisce il
limite dell’offerta di
lavoro individuale.
La teoria dell’offerta di lavoro costituisce il complemento necessario
della teoria del valore. Infatti consente di passare dal caso semplice in
cui le dotazioni degli scambisti sono fisse, a quello in cui sono variabili
(al crescere del lavoro  cresce la quantità di beni disponibile).
Jevons considera il costo del lavoro come componente principale del
costo di produzione.
Tuttavia contesta a Ricardo che sia esso a dare la misura del valore.
Questa la catena causale di Jevons:
“Il costo di produzione determina l’offerta
L’offerta determina il grado finale di utilità
Il grado finale di utilità determina il valore”.
Cap. VII. Teoria del capitale
Capitale = “aggregato di merci necessarie al sostentamento dei
lavoratori”
La remunerazione del capitale è l’interesse.
i (saggio d’interesse) = rapporto tra il saggio di incremento del prodotto
ottenibile grazie all’investimento e il prodotto complessivo (coincide con
il contributo produttivo del capitale).
Contesta Ricardo: il valore dei beni capitali non dipende dalla quantità di
lavoro impiegato per produrli, ma dalla loro capacità di soddisfare i
bisogni dei consumatori.
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B - Dipartimento di Scienze Economiche