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LIFE
Arctos
UN PROGETTO
PER LA TUTELA
DELL’ORSO BRUNO
IN ITALIA
L’ALLEVAMENTO
ZOOTECNICO
NEI TERRITORI
DELL’ORSO,
L’APPENNINO.
Arctos
© MICHEL GUNTHER / WWF-CANON
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© MAURO_BELARDI
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li orsi sono animali onnivori, prevalentemente vegetariani, ma estremamente adattabili alla fonte
di cibo più disponibile e facilmente accessibile, è possibile che talvolta utilizzino anche animali domestici
(soprattutto pecore o capre) come ulteriore risorsa alimentare. Praticamente in tutti i Paesi dove è presente
l’Orso bruno, dove questa specie convive con le attività
antropiche (allevamento, apicoltura ed agricoltura), si
registrano danni legati all’incursione dell'orso, in
nessuna di queste aree però l’uomo ha dovuto interrompere le proprie attività a causa dei conflitti con
l’orso. Convivere infatti è sempre possibile.
È necessario affrontare la problematica dei danni da
fauna selvatica intervenendo non solo sugli effetti infatti, ad oggi, gli interventi maggiormente realizzati
per contenere il problema sono riconducibili essenzialmente alla pratica degli indennizzi - ma agendo con
determinazione sulle cause, riconducibili spesso ad
una errata gestione e mancata pianificazione delle
attività di allevamento.
G
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• Attualmente, la normativa locale che
regolamenta il pascolo è generalmente
obsoleta e non prevede soluzioni
adeguate di compatibilità con gli obiettivi
della conservazione, né incentivi per la promozione di ‘buone’
pratiche di gestione.
• Spesso viene tollerata qualsiasi forma di zootecnia, come se questa
non avesse alcuna interazione con il resto dell’ecosistema nelle aree
protette, pregiudicando quindi il raggiungimento della condizione di
compatibilità prevista dalle legge quadro sulle aree protette.
• Gli allevatori spesso non sono coinvolti nelle tematiche di
conservazione, né sono incentivati verso forme di allevamento
maggiormente virtuose e sostenibili.
• Negli ultimi due decenni si è assistito ad un graduale ma
inesorabile aumentano di mucche e cavalli allevati allo stato
brado. Ciò ha determinato la netta rarefazione degli ovini,
tradizionalmente allevati con modalità di pascolo maggiormente
compatibili poiché adattatesi, nel corso della storia, alla
© ALESSANDRO DI FEDERICO
Perché un allevamento zootecnico
mal gestito può essere un problema
per l’orso bruno marsicano?
© DARREN JEW / WWF-CANON
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© ALESSANDRO DI FEDERICO
coesistenza con i grandi carnivori come l’orso. Rispetto agli ovini,
i bovini e gli equini richiedono meno lavoro e impegno da parte
degli allevatori e possono risultare quindi economicamente più
convenienti ma, specialmente se lasciati liberi al pascolo brado,
sono di gran lunga meno adeguati ad una zootecnia compatibile.
• Recentemente, si è assistito all’interno delle aree protette ad un
inesorabile aumento di allevatori provenienti da altre aree, non
residenti e quindi non appartenenti alle tradizioni e culture locali.
Spinti essenzialmente da interessi di carattere economico,
costoro promuovono una zootecnia invadente, massiccia allo
stato brado e spesso non condividono né rispettano le importanti
finalità di conservazione di un’area protetta. Eppure, queste forme
di zootecnia continuano ormai da anni ad assorbire una
imponente fetta dei fondi di indennizzo che l’intera collettività, per
mano degli enti parco, sostiene per la conservazione di lupi e orsi.
Tutto ciò è ulteriormente aggravato dal rischio di scomparsa dei
piccoli allevamenti ben gestiti e integrati nell’ambiente, in quanto
coevoluti con lupi e orsi da tempi storici ed efficacemente integrati
nelle politiche di conservazione delle aree protette, risorse inadeguate
per sviluppo di piani di gestione dei pascoli e mancanza di quelle
risorse utili a promuovere le attività di controllo.
© MASSIMILIANO ROCCO
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Il pascolo brado, non regolato o comunque non correttamente
gestito degli animali d’allevamento può avere un impatto negativo
sugli ecosistemi naturali e rappresentare un elemento di competizione
e di rischio per la fauna selvatica. Questo è vero anche per la tutela
di specie di elevato interesse conservazionistico, come l’orso bruno,
per il quale il pascolo brado di mucche e cavalli può rappresentare
un grave elemento di competizione per le risorse trofiche, fonte di disturbo nelle zone più critiche, oppure un preoccupante vettore di patologie anche particolarmente gravi. Il pascolo brado, inoltre, mal si
presta ad una adeguata guardiania degli animali domestici, contribuendo quindi ad elevare il livello di conflitto in presenza di grandi
carnivori selvatici come lupi e orsi. Le conseguenze economiche e
sociali del conflitto sono rilevanti per queste specie, come dimostrano
gli elevati e perduranti livelli di bracconaggio anche nel cuore delle
© FOTO ORSO_FLICKR CREATIVE COMMONS
Il nostro primo impegno deve essere
quello di rendere compatibile
l’allevamento del bestiame domestico
con la conservazione dell’orso.
© MASSIMILIANO ROCCO
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© FOTO ORSO_FLICKR CREATIVE COMMONS
aree protette più storiche e radicate. Se non strettamente regolate e
giudiziosamente gestite, le attività zootecniche possono quindi avere
effetti negativi rilevanti sulla residua popolazione di orso bruno marsicano. Come tutte le altre attività antropiche che possono avere un
impatto sulla biodiversità, si tratta quindi di modulare correttamente
localizzazione, modalità e intensità delle varie forme di allevamento
in modo da renderle compatibili con le finalità di conservazione.
Le aree protette rappresentano degli importantissimi santuari in
grado di ospitare e garantire l’adeguata tutela
a specie e popolazioni a serio rischio di
estinzione. È quindi in particolare all’interno delle aree protette che l’allevamento zootecnico deve essere
pianificato e gestito nel pieno rispetto delle finalità di conservazione ed a tutela non solo delle
specie e degli habitat critici, ma
degli stessi servizi ecosistemici
che esse ci devono assicurare.
© WILD WONDERS OF EUROPE /WIDSTRAND / WWF
© MASSIMILIANO ROCCO
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Cosa dobbiamo
fare e chiedere
alle nostre
aree protette?
© M. FRATTON
© SARA BRAGONZI
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Orsi ed altri animali selvatici devono
poter accedere liberamente ed incondizionatamente alle risorse trofiche
naturali. È per questo necessario regolamentare l’uso del territorio a fini
zootecnici in base ad analisi preventive
della produttività dei pascoli ed al
carico di bestiame ecologicamente
sostenibile.
© FOTO ORSO_FLICKR CREATIVE COMMONS
Garantire l’accesso
alle risorse
trofiche naturali
© SARA BRAGONZI
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Ridurre drasticamente il disturbo e l’eventualità
di conflitto con l’attività antropica
Nella popolazione di orso bruno la mortalità a causa dell’uomo è
frequente ed elevata. Può essere sia illegale che accidentale e la si osserva come reazione agli eventi di predazione, come espressione del
bracconaggio, oppure come conseguenza di patologie sanitarie legate
alla presenza di animali domestici infetti sul territorio. Tali elementi di
rischio vanno risolti radicalmente e con determinazione se si vuole realmente garantire la sopravvivenza dell’orso. I tecnici hanno da tempo
detto la loro, esistono dati, indicazioni gestionali e perfino linee guida
di riferimento: politici e amministratori non possono più continuare a
fare finta di nulla.
È necessario un coordinamento territoriale che garantisca piani
comunali di gestione dei pascoli coerenti ed aggiornati, che facciano
uso degli strumenti e delle agevolazioni messe a disposizione dai
Piani di Sviluppo Rurale. Aree Protette e Comuni devono svolgere, in
sinergia, un ruolo di catalizzatori e facilitatori della loro attuazione, garantendo migliori condizioni per gli allevatori e, allo stesso tempo, la
© HOMOAMBIENS
Adottare leggi e regolamenti innovativi che regolino
l’attività zootecnica nella aree di conservazione dell’orso
© MARK SCHULMAN / WWF-CANON
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© HOMOAMBIENS
salvaguardia del patrimonio silvestre. Va individuato il “carico” di ciascun pascolo (quantità massima di bestiame), assicurandone
anche la rotazione; va incentivata la
custodia e/o guardiania, necessaria
per minimizzare la probabilità di conflitti
che scaturiscono dai danni inflitti alla
zootecnia dai carnivori; va disincentivato lo stato brado, e incentivato l’uso
di apposite forme di gestione e delle recinzioni. Deve esserci, infine, un puntuale
controllo da parte degli enti preposti Province,
Comuni, Enti Parco, CFS sul rispetto delle regole.
La zootecnia mal gestita crea problemi alla fauna selvatica, porta
malattie, occupa spazi, distrugge i boschi, aumenta la conflittualità.
La zootecnia ben gestita, oltre ad essere compatibile, porta sviluppo a
livello locale e salvaguardia tradizioni, salute e culture millenarie. Dobbiamo impegnarci per una profonda modificazione delle tendenze
attuali, anche e soprattutto nelle aree protette, per combattere una
zootecnia di rapina e promuovere forme di allevamento locali e maggiormente compatibili con la conservazione dell’orso.
© WILD WONDERS OF EUROPE /STAFFAN WIDSTRAND / WWF
www.life-arctos.it
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PER MAGGIORI INFORMAZIONI:
WWW.LIFE-ARCTOS.IT
Opuscolo realizzato con il contributo finanziario
del progamma LIFE dell’Unione Europea
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