C amminare nella luce PERIODICO DI INFORMAZIONE DELLA COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE DI PAVIA - ANNO 42 - N° 3 Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - LO/PV Dicembre 2013 L’accoglienza a Lampedusa Papa Francesco don Dario Crotti pag. 4 Aprire il cuore agli ultimi pag. 17 L’accoglienza oggi C Poste Italiane S.p.a. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1, comma 2 - LO/PV amminare nella luce L’Accoglienza di o L’accoglienza oggi Papa Francesco don Dario Crotti I pag. 17 L’accoglienza a Lampedusa pag. 4 Aprire il cuore agli ultimi CAMMINARE NELLA LUCE Periodico della Casa del Giovane di Pavia fondato nel 1971 DIrEttorE rEspoNsABILE Sergio Contrini rEDAzIoNE don Arturo Cristani, Donatella Gandini, Bruno Donesana HANNo CoLLABorAto A quEsto NumEro Don Dario Crotti, Ilenia Sforzini, Lucia Braschi, Mattia Barbieri, Pina e Davide Caserini, Simone Feder CoNsIGLIo DELL’AssoCIAzIoNE CAsA DEL GIoVANE don Arturo Cristani, don Dario Crotti, Michela Ravetti, Diego Turcinovich, don Luigi Bosotti, Paolo Bresciani, don Alessandro Comini EDItorE Fondazione Don Enzo Boschetti - Comunità Casa del Giovane - ONLUS tIpoGrAfIA Comunità Casa del Giovane Via Lomonaco, 16 - 27100 pavia tel.: 0382.381411 - fax: 0382.3814412 Chiuso in tipografia nel mese di dicembre 2013 La comunità Casa del Giovane Nata in un seminterrato alla fine degli anni Sessanta dal carisma di carità di don Enzo Boschetti, la comunità Casa del Giovane accoglie giovani e persone in difficoltà in convenzione con i Servizi Sociali (minori, tossicodipendenti, alcolisti, carcerati, ecc.) e persone segnate da profonde fragilità psichiatriche condividendo con loro percorsi di crescita e di reinserimento nel tessuto sociale. 2 n occasione del ventesimo anno dalla scomparsa di don Enzo abbiamo voluto dedicare l’ultimo numero della nostra rivista, al tema dell’accoglienza: parola-chiave di tutta la vita del nostro fondatore e atteggiamento fondamentale che il Natale, ormai alle porte, ci chiede di assumere. Nel 1982, quindi più di trent’anni fa, don Enzo così scriveva: “Come può il fratello in difficoltà credere che Dio è amore, se noi lo rifiutiamo? È tremendo il fatto di rifiutare Gesù Cristo nella persona del povero e dell’ultimo. Ricordiamo che l’accoglienza fatta per amore è una sublimazione della grazia di Dio e della solidarietà. Per l’uomo di fede accogliere il fratello è la premessa per accogliere Dio...” (d. Enzo Boschetti, L’Alternativa, ed. CdG 1982) L’accoglienza dei giovani in difficoltà, delle persone povere, senza possibilità, cariche di difficoltà e senza speranza, ha mosso il cuore, il pensiero e l’operato di don Enzo a partire dai tempi dello scantinato di Viale Libertà nel 1968, per arrivare alle prime comunità residenziali. Così si avviava un cammino che continua oggi nelle varie realtà della Casa del Giovane e in tutti coloro che si ispirano all’insegnamento di don Enzo. L’aumento della complessità burocratica e amministrativa dei giorni nostri, la velocità delle comunicazioni e la loro tendenza a frammentare il riflettere e l’operare odierno, non hanno spento in Comunità il desiderio di accogliere le oggi per un futuro veramente umano varie forme di disagio che – oggi ancor più di prima – attanagliano le persone più deboli che necessitano di punti di riferimento e di protezione: i minori, le mamme straniere con i loro piccoli, coloro che sono fragili mentalmente, chi si aggrappa ad una della varie dipendenze per non soccombere... L’accoglienza rimane un verbo fondamentale per la Comunità Casa del Giovane ma non solo: lo è anche per la nostra società. In un tempo dove aumentano a dismisura le situazioni di incontro, di scambio, di contatto grazie alle varie tecnologie e agli spostamenti di tante persone in cerca di lavoro e di dignità, senza accoglienza dell’altro, i rapporti non nascono, le differenze diventano muri insormontabili, prevale la paura e non si può sperare più. Vediamo ogni giorno invece come l’accoglienza rispettosa del dono e della preziosità dell’altro, di ogni singola persona, con la sua storia, cultura, fede e dignità, faccia scaturire novità e speranza, aprendo relazioni nuove e autentiche. Nelle scuole, nelle parrocchie, nel condominio, nel quartiere, in ditta, in famiglia... là dove le persone vivono assieme, l’accoglienza dell’altro è terreno fecondo di dialogo e di concordia: uniche vie possibili di futuro. ma occorre imparare l’accoglienza, insegnarla, educare i giovani a sperimentarla e a farla diventare stile di vita e di cultura: e questo diventa una sfida per noi adulti. L’accoglienza non è una teoria matematica o un algoritmo informatico: solo vivendola in prima persona può essere trasmessa e si può educare altri a viverla. E per far questo occorre fare spazio, aggiungere il famoso ‘posto a tavola’ che ripeteva una vecchia canzone, scoprendo che accogliendo l’altro non ci si impoverisce ma ci si arricchisce, non si diminuisce nè come persone nè come economia. In questi giorni, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium papa francesco scrive: “La Parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi [...] ed è l’assoluta priorità dell’«uscita da sé verso il fratello» uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio.” sono - in forma diversa - le stesse parole di don Enzo... sono l’unica parola che è di Dio e che quindi è vera per tutti e sempre... accogliamola nella nostra vita e assieme ad essa accogliamo i fratelli e le sorelle che vivono con noi, a partire non da quelli più lontani, ma da quelli più vicini, spesso i più difficili a cui far spazio nella nostra vita... don Arturo Cristani Responsabile della Casa del Giovane 3 C amminare nella luce Aprire il cuore all’accoglienza Attualità L 4 e parole di papa Francesco – intrise di sapienza evangelica – allargano il cuore dell’uomo globalizzato e indifferente all’altro per aiutarlo a ritrovarsi più autenticamente e più umanamente nell’accoglienza del fratello povero e fanno del cristiano il primo testimone di un nuovo modo di vivere, consapevole che la vera globalizzazione è quella del cuore e dei rapporti, che trovano in Dio la loro vera unità e possibilità. di don Arturo Cristani m entre andiamo in stampa viene pubblicata l’esortazione apostolica “Evangelii gaudium”, le parole di papa francesco - intrise di sapienza evangelica - allargano il cuore dell’uomo globalizzato e indifferente all’altro per aiutarlo a ritrovarsi più autenticamente e più umanamente nell’accoglienza del fratello povero e fanno del cristiano il primo testimone di un nuovo modo di vivere, consapevole che la vera globalizzazione è quella del cuore e dei rapporti, che trovano in Dio la loro vera unità e possibilità. [...] L’indissolubile legame tra l’accoglienza dell’annuncio salvifico e un effettivo amore fraterno è espresso in alcuni testi della scrittura che è bene considerare e meditare attentamente per ricavarne tutte le conseguenze. si tratta di un messaggio al quale frequentemente ci abituiamo, lo ripetiamo quasi meccanicamente, senza però assicurarci che abbia una reale incidenza nella nostra vita e nelle nostre comunità. Com’è pericolosa e dannosa questa assuefazione che ci porta a perdere la meraviglia, il fascino, l’entusiasmo di vivere il Vangelo della fraternità e della giustizia! La parola di Dio insegna che nel fratello si trova il permanente prolungamento dell’Incarnazione per ognuno di noi: «Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me» (mt 25,40). quanto facciamo per gli altri ha una dimensione trascendente: «Con zione della Chiesa». questa opzione – insegnava Benedetto XVI – «è implicita nella fede cristologica in quel Dio che si è fatto povero per noi, per arricchirci mediante la sua povertà». per questo desidero una Chiesa povera per i poveri. Essi hanno molto da insegnarci. oltre a partecipare del sensus fidei, con le proprie sofferenze conoscono il Cristo sofferente. È necessario che tutti ci lasciamo evangelizzare da loro. La nuova evangelizzazione è un invito a riconoscere la forza salvifica delle loro esistenze e a porle al centro del cammino della Chiesa. siamo chiamati a scoprire Cristo in loro, a prestare ad essi la nostra voce nelle loro cause, ma anche ad essere loro amici, ad ascoltarli, a comprenderli e ad accogliere la misteriosa sapienza che Dio vuole comunicarci attraverso di loro. Il nostro impegno non consiste esclusivamente in azioni o in programmi di pro- mozione e assistenza; quello che lo spirito mette in moto non è un eccesso di attivismo, ma prima di tutto un’attenzione rivolta all’altro «considerandolo come un’unica cosa con se stesso». questa attenzione d’amore è l’inizio di una vera preoccupazione per la sua persona e a partire da essa desidero cercare effettivamente il suo bene. questo implica apprezzare il povero nella sua bontà propria, col suo modo di essere, con la sua cultura, con il suo modo di vivere la fede. L’amore autentico è sempre contemplativo, ci permette di servire l’altro non per necessità o vanità, ma perché è bello, al di là delle apparenze. «Dall’amore per cui a uno è gradita l’altra persona dipende il fatto che le dia qualcosa gratuitamente». Il povero, quando è amato, «è considerato di grande valore», e questo differenzia l’autentica opzione per i poveri da qualsiasi ideologia, da qualunque in- tento di utilizzare i poveri al servizio di interessi personali o politici. solo a partire da questa vicinanza reale e cordiale possiamo accompagnarli adeguatamente nel loro cammino di liberazione. soltanto questo renderà possibile che «i poveri si sentano, in ogni comunità cristiana, come “a casa loro”. Non sarebbe, questo stile, la più grande ed efficace presentazione della buona novella del Regno?1» . senza l’opzione preferenziale per i più poveri, «l’annuncio del Vangelo, che pur è la prima carità, rischia di essere incompreso o di affogare in quel mare di parole a cui l’odierna società della comunicazione quotidianamente ci espone2». I testi sono tratti dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, di papa Francesco Giovanni paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte (6 gennaio 2001), 50: AAs 93 (2001), 303. 2 Ibid. 1 Attualità la misura con la quale misurate sarà misurato a voi» (mt 7,2); e risponde alla misericordia divina verso di noi: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato [...] Con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,36-38). Ciò che esprimono questi testi è l’assoluta priorità dell’«uscita da sé verso il fratello» come uno dei due comandamenti principali che fondano ogni norma morale e come il segno più chiaro per fare discernimento sul cammino di crescita spirituale in risposta alla donazione assolutamente gratuita di Dio. per ciò stesso «anche il servizio della carità è una dimensione costitutiva della missione della Chiesa ed è espressione irrinunciabile della sua stessa essenza». Come la Chiesa è missionaria per natura, così sgorga inevitabilmente da tale natura la carità effettiva per il prossimo, la compassione che comprende, assiste e promuove. [...] per la Chiesa l’opzione per i poveri è una categoria teologica prima che culturale, sociologica, politica o filosofica. Dio concede loro «la sua prima misericordia». questa preferenza divina ha delle conseguenze nella vita di fede di tutti i cristiani, chiamati ad avere «gli stessi sentimenti di Gesù» (fil 2,5). Ispirata da essa, la Chiesa ha fatto una opzione per i poveri intesa come una «forma speciale di primazia nell’esercizio della carità cristiana, della quale dà testimonianza tutta la tradi- 5 C amminare nella luce Accogliere il fratello per accogliere Dio L a lettura di questo testo, che don Enzo ha scritto più di trent’anni fa, ci appare attuale e profetica... D Don Enzo Boschetti obbiamo essere dei tempisti in tutto, ma specialmente nell’accoglienza-amore. Noi non possiamo accogliere Gesù nell’Eucarestia e nella preghiera e rifiutare il fratello, come non possiamo accogliere il povero e rifiutare Gesù. Ci sono tanti modi di rifiutare il povero. quando non accettiamo il fratello con cui viviamo, quando non lo amiamo per aiutarlo nella sua crescita umana e cristiana quando siamo indifferenti al dolore che lo affligge, lo rifiutiamo anche se salviamo le apparenze. qualche volta la comprensione può essere difficile, perché non ha sperimentato personalmente la fatica e non ha provato il pungolo della fame, dell’umiliazione. per chi è abituato ad avere subito e tutto, ogni scusa è buona per rifiutare diplomaticamente il giovane 6 non facile. Non dobbiamo dimenticare mai di sentirci solo “poveri strumenti” nelle mani del signore e rifiutare l’abilità diplomatica che mortifica la pienezza della carità. ricordiamo che la casa non ha per noi, ma per i fratelli in difficoltà; noi siamo qui per accoglierli. La carità fraterna è esigente e ci sollecita alla trasparenza e al rinnegamento di noi stessi. Accogliere significa amare, e questo clima deve esistere prima fra di noi, accettandoci senza pregiudizi di sorta; altrimenti come possiamo amare l’altro che arriva alla porta? Dovremmo accoglierci come fa il maestro che “non ci tratta secondo i nostri peccati, non ci ripaga secondo le nostre colpe” (sal 103, 10). Gesù ci accoglie alla sua mensa eucaristica, al sacramento del perdono e fa festa con noi: “Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto, ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E incominciarono a far festa” (Lc 15, 23-24). Vivere il Vangelo significa fare festa con il povero, accogliendolo come è il figliol prodigo, con la stessa larghezza di perdono. ricordiamoci che troveremo misericordia se saremo misericordiosi. Gesù ci accoglie nella sua casa, senza badare a meriti e demeriti e a requisiti particolari, se non con la buona volontà. se meditiamo bene, ripensando alle varie tappe della nostra vita, ci accorgiamo che è una storia di misericordia. Dimentichiamo tanto facilmente il suo perdono e i nostri peccati, mentre il salmo ci suggerisce: “Nella mia angoscia ho gridato al Signore ed egli mi ha risposto” (sal 120, 1). Il ricordo delle nostre colpe deve renderci meno intransigenti con i fratelli e più disponibili all’accoglienza. La fede è fatta di questi gesti di carità, di condivisione, di premure, perché chi “non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede” (I Gv 4, 20). se siamo impegnati seriamente ad imparare ad accogliere senza prevenzioni, sarà facile una verifica individuale e comunitaria con il responsabile. Accogliere il povero come accoglieremmo Gesù Cristo – diceva san Benedetto – perché lui accoglieva il povero come il signore. La nostra non può essere un’accoglienza da ostello per salvare i nostri spazi non sempre veri. Anche noi abbiamo dei limiti, ma forse non siamo sempre disposti a batterci e a lottare pur di accogliere anche colui che è secondo. Che senso avrebbe per noi una casa mezza vuota, ben adornata come un piccolo castello? saremo contenti solo quando avremo fatto tutto il possibile per non rifiutare nessuno. Benediciamo il giorno in cui constatiamo il tutto esaurito, in cui non c’è più un cantuccio libero! resta inteso che tutto questo non deve andare a scapito di un minimo di funzionalità e di serietà della comunità. Accogliere significa vedere l’uomo come un segno che rivela quanto Dio ci chiede per esercitare la speranza e la carità e per crescere nello spirito di sacrificio. questo fa dilatare la solidarietà e il regno di Dio. L’accoglienza può diventare un mezzo per esercitare la povertà e farla diventare ricca d’amore, rompendo un certo ghetto, dando respiro alla fraternità e alla credibilità. Non avvertiamo il pericolo di un’im- borghesimento nelle nostre comunità? questa preoccupazione deve spingerci ad una frequente verifica e la nostra crescita deve fare i conti con l’accoglienza generosa. Non sottovalutiamo che per il fratello che bussa alla nostra porta questo gesto potrebbe essere l’ultima o l’unica spiaggia di salvezza. Come può il fratello in difficoltà credere che Dio è amore, se noi lo rifiutiamo? meditiamo il giudizio finale di san matteo e ci accorgeremo che l’accoglienza-carità ha un significato ben preciso e reale: “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; (ero) malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi… Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (mt 25, 35-36.40). È tremendo il fatto di rifiutare Gesù Cristo nella persona del povero e dell’ultimo. ricordiamo che l’accoglienza fatta per amore è una sublimazione della grazia di Dio e della solidarietà. per l’uomo di fede accogliere il fratello è la premessa per accogliere Dio. Nella preghiera contemplativa infatti impariamo l’arte del conoscere noi stessi e la gloria di Dio, che è l’uomo, qualunque esso sia. Che cos’è la contemplazione se non accogliere Dio e lasciarci afferrare dal suo amore? questo significa rinnovare nella nostra vita l’amore di Cristo per il padre e per le sue creature e rendere presente nella vita la dinamica della santissima trinità. Chi di noi non sente il bisogno di superare certi momenti di lacerazione interiore, di fatalismo, di incapacità di armonizzare con le creature? L’unità è il bene visibile dell’amore e cresce se ci avviciniamo, per mezzo della preghiera contemplativa, al roveto ardente che è Cristo signore. se viviamo con intensità l’amore del signore, troveremo un sano equilibrio nell’accoglienza e nel rapporto con i fratelli. L’atteggiamento giusto è quello di sforzarsi per far sentire al fratello un rapporto di comunione. tutto questo presuppone un rapporto confidente con il signore. La contemplazione-accoglienza è un cuore che celebra l’amore di Dio perché i sentimenti, la delicatezza, la premura la solidarietà umana abbiano a raggiungere il massimo della perfezione. Il testo è tratto da “L’alternativa” di don Enzo Boschetti, edizioni CdG, 1982 Uno showroom solidale a Pavia Il 19 novembre scorso è stato inaugurato il nuovo spazio espositivo della CdG dato in uso dal Comune per promuovere le attività di laboratorio della Comunità. L’inaugurazione • I prodotti Casa del Giovane sono il frutto del lavoro dei giovani, delle mamme e delle persone che vivono presso le varie case e centri della comunità. • Sono realizzati nei laboratori CdG Carpenteria, falegnameria, centro stampa, sartoria, oggettistica e decoupage ed esprimono la creatività nell’impegno di crescita vissuto insieme. • SPAZIO ESPOSITIVO - Via Garibaldi, 20 - Pavia Mercoledì 9.30 -11.30 e 16-19; Sabato 10-12 e 16-19 Uno dei tanti lavori esposti • È possibile consultare i cataloghi ed ordinare i prodotti nei laboratori (via Lomonaco, 16) e dal sito: www.cdg.it Don Enzo Boschetti • Acquistare uno di questi prodotti significa valorizzare e sostenere il percorso educativo e di speranza che giorno dopo giorno si realizza in comunità e permettere che questa proposta di accoglienza e di responsabilità possa continuare. 7 C amminare nella luce Il volontariato, una ricchezza per l’accoglienza L a Casa del Giovane è nata grazie al contributo insostituibile di molti volontari: professionisti, madri e padri di famiglia, giovani alla ricerca, tutti con una forte motivazione e predisposizione al servizio gratuito. Molti di loro hanno visto nel servizio svolto un’occasione per mettere al servizio degli “ultimi” le loro competenze, ma anche un’occasione di crescita. La testimonianza di Mattia, un volontario attualmente in servizio, va nella stessa direzione... di Mattia Barbieri* Uno sguardo alla Comunità t 8 rascorsi quasi cinque mesi dal mio arrivo come volontario alla Casa del Giovane trovo ancora difficile esplicitare che senso abbia il volontariato e chi sia il volontario e nonostante io abbia “fatto” negli anni passati molto volontariato, non mi ero mai veramente soffermato a riflettere sul suo significato. Ho sempre pensato ingenuamente che fosse semplicemente un restituire agli altri i doni e le doti che avevo ricevuto, un modo insomma per fare del bene a chi aveva bisogno, fossero ragazzini e bambini dell’oratorio o disabili con cui mi trovavo a passare del tempo. pensavo che fosse un dare qualcosa di mio, qualcosa di bello che avevo, trasmettere del bene a chi incontravo. Non che questo sia sbagliato, anzi, ma il sapore che vi scorgo è quello di una certa superbia. fin dai primi giorni di vita passati qui a pavia mi sono accorto invece, non senza una certa fatica e un certo imbarazzo, che nessuno qui si aspetta da me, da un volontario, che anzitutto elargisca buoni consigli o faccia qualcosa di buono, quanto piuttosto che si metta in mezzo alla mischia a vivere e condividere fatiche e gioie dei fratelli; non più il bravo ragazzo che fa del bene, l’eroe che si spende gratis e liberamente per una causa giusta, ma il giovane che, alla pari di chi cammina con lui, vive le stesse tensioni, le stesse fatiche, le stesse gioie, gli stessi passi di chi incontra ogni giorno, ogni mattina svegliandosi e scendendo per la colazione e le sigarette e saltando entrambe se in ritardo! Alla luce di questa nuova consapevolezza direi che volontario sia colui che non si vergogna di dirsi fratello di colui che fatica nel cammino della vita, perchè la sua fatica e quella del fratello sono la stessa fatica, la fatica e la bellezza del vivere. Dove sta la differenza allora tra il volontario e chi si A sinistra Mattia in servizio “musicale” vane in cammino, tu adulto in difficoltà, tu... Non vi nascondo che in particolare questa forma, per me nuova, di volontariato residenziale e “strutturato” con momenti di formazione periodici, caratterizzato dal contatto continuo con gli altri, sia a volte difficile e pesante: ogni tanto viene voglia di mandare tutto "a quel paese" e andarsene a fare un giro in moto: a volte può essere un bisogno sacrosanto e si può fare, a volte è solo una fuga, ed è giusto invece stare dentro la fatica, mia, tua, sua, e ascoltarla. Non direi tuttavia il vero se omettessi che tutto questo per me è molto stimolante interiormente: non c’è giorno in cui non mi Giovani al servizio Progetto di servizio civile comunale I l Settore Servizi Sociali del Comune di Pavia, in collaborazione con altri Enti che già operano nel territorio, propone un progetto rivolto a tutti i ragazzi e ragazze di età compresa tra i 20 e i 30 anni che abbiano assolto l’obbligo scolastico e senta rimesso in discussione da ciò che vivo o che provo; non sempre è piacevole, ma fa sentire vivi, mi fa sentire in cammino con gli altri, più vicino, ora, a loro e alle loro difficoltà di quanto non lo potessi essere prima grazie soltanto allo studio sui libri. E questo è un grande dono e una grande occasione che mi trovo a vivere. Credo dunque per tutti questi motivi che rappresenti una grande ricchezza il fatto che il Comune di pavia abbia lanciato l’iniziativa del servizio Civile. Al di là di tante interpretazioni, il fatto che 25 giovani tra i 20 e i 30 anni si siano resi disponibili per incontrare e camminare con diverse realtà di servizio sul territorio, è senz’altro un segno positivo, sono giovani pronti a “sporcarsi le mani” e a mettere in discussione loro stessi in questo cammino arricchente sotto il profilo umano e personale, non soltanto sotto il profilo tecnico-professionale. Non si tratta infatti solo di acquisire competenze o titoli che certifichino la nostra bravura, bensì di lasciarsi coinvolgere in un esperienza che formi la persona, le sue scelte e le sue decisioni in maniera più piena e responsabile, più adulta e attenta a tutti gli altri. per lo meno, mi auguro che sia così per me e per chi come me si trova coinvolto in questa folle e bella avventura del volontariato. *Volontario della Casa del Giovane siano adeguatamente motivati a una attività di supporto non esclusivamente assistenziale ma partecipativo. L’impegno ha una durata di 9-12 mesi, dedicato ad attività inerenti al servizio alla persona: prevenzione e reinserimento sociale, particolare attenzione allo sviluppo dei bambini, alla crescita dei ragazzi e alla formazione dei genitori; assistenza socio-sanitaria, tutela della salute e benessere psicofisico della persona, servizi di prossimità a favore di persone fragili. Se vuoi aderire al progetto, svolgendo la tua attività di volontariato presso la Comunità Casa del Giovane, puoi contattare il Comune di Pavia - Settore Servizi Sociali ed Abitativi Piazza Municipio, 3 - Pavia tel 0382 399519 e-mail: [email protected] Se vuoi avere maggiori informazioni sul volontariato alla Casa del Giovane: www.cdg.it - e-mail: [email protected] Uno sguardo alla Comunità trova in una condizione di fragilità? tante volte me lo chiedo anche io. forse è libera scelta di condividere e ascoltare gli altri. forse è soltanto il senso di responsabilità verso gli altri. forse è soltanto un altro “ruolo” in campo, tra educatori e persone accolte, uno che è sempre pronto a fare da “jolly” nelle situazioni ordinarie. forse i ruoli e le differenze tante volte le costruiamo noi per tenere le distanze, perchè il contatto con l’altro, volontario o non volontario, è sempre foriero di novità e di cambiamento, ci mette in discussione e può far paura, quindi è meglio distinguere: tu volontario, tu educatore, tu prete, tu gio- 9 C amminare nella luce I lavori dei laboratori d Attività promozionali I laboratori della Comunità hanno un valore promozionale. Lo scopo di questa attività è di aiutare il giovane a occupare il tempo in modo costruttivo, a sperimentare le proprie risorse e ad acquisire nuove competenze. In queste pagine alcuni dei lavori offerti al pubblico per sostenere le attività della Comunità. Ogni oggetto è stato realizzato all’interno dei laboratori. Così don Enzo Boschetti, fondatore della Casa del Giovane ne parlava: “Facciamo tutto come se fosse l’ultimo lavoro della nostra vita, con tutta la precisione possibile: nulla deve essere fatto superficialmente o con grossolanità. L’esperienza comunitaria diventa davvero promozionale, nel senso che insegna al giovane un preciso lavoro che gli sarà di grande aiuto all’uscita dalla Comunità”. 10 Per informazioni Segreteria: 0382.3814490 Centro Stampa Stampati di vario genere a partire dalla progettazione grafica: biglietti da visita, inviti e partecipazioni per matrimoni, battesimi, comunioni, cresime, libretti per Messe matrimoni, libri, opuscoli, pieghevoli, locandine,volantini, servizio di postalizzazione. Carpenteria Cancelli, recinzioni, grate di sicurezza, serramenti in acciaio, lavori vari in ferro battuto della Casa del Giovane Falegnameria e restauro Restauro di mobili, librerie, armadi a muro, mobili su misura, tavoli. Laboratorio di Casa San Michele Borse e sciarpe realizzate a mano al telaio. Lavori di taglio, cucito, confezione e riparazione abiti. Preparazione di dolci e biscotti su richiesta. Laboratorio del Centro Diurno Attività promozionali Bomboniere, oggetti in legno, oggetti in ceramica (calamite, fermatende, acchiappasogni, collane, orecchini, portachiavi), cornici vassoi, appendini. Oggetti vari del laboratorio di cucito. 11 C amminare nella luce A cura dell’Area donne Donne in cammin L’esperienza comunitaria deve spingersi oltre l’assistenzialismo In cammino con mondi diversi L ’ accoglienza delle donne in Comunità non può prescindere dai criteri educativi della Casa del Giovane: non dare cose, ma richiedere un impegno alla persona accolta per farla essere protagonista del proprio cammino. di Lucia Braschi* Area donne D 12 all’esperienza comunitaria comprendiamo sempre più che la forza della Comunità è l’Amore che mette al centro la persona portandola a scoprire la propria dignità, la libertà, le potenzialità e le proprie responsabilità. oggi noi viviamo la globalizzazione, l’apparente crescita di tutti gli uomini in un unico mondo, ci sono tante possibilità di stabilire contatti e di comunicare, eppure in realtà siamo molto lontani l’uno dall’altro... e non è solo questione di stranieri. In ogni mondo è contenuto tutto ma in ogni mondo, spesso, alcune cose hanno un significato diverso. ognuno ha le sue bellezze, la sua originalità, ma anche le sue fragilità che possono diventare minacce. Ci siamo chiesti più volte come sia possibile arrivare ad un incontro e ad un dialogo vero che portino ogni persona a crescere nella libertà. In particolare, in questo ultimo periodo e dopo anni di esperienza con molte Donne al lavoro al mercato di Benin City in Nigeria donne straniere ed i loro figli, a Casa san michele ci troviamo davanti al difficile problema di una vera intercultura o meglio dell’integrazione. Già don Enzo, fondatore della Casa del Giovane, all’inizio del fenomeno migratorio e multirazziale diceva che, questo, non doveva trovarci spiazzati e impreparati. Il dinamismo preventivo e progettuale doveva camminare con no assieme una grande capacità d’accoglienza e di solidarietà. In realtà, spesso, si è confusa la “carità” con il puro assistenzialismo sia da parte delle istituzioni, sia in ambito ecclesiastico. Il donare “cose” senza richiedere in cambio un impegno, che è comunque espressione di dignità, il far vivere in modo irreale tante persone giunte da situazioni disastrate, sta purtroppo dando i suoi frutti. purtroppo non sono frutti buoni perché abbiamo dato molto spesso l’impressione di avere troppo, con il nostro consumismo che ormai non tiene più e che sia molto facile ottenere tutto, senza sacrificio. Non vogliamo generalizzare, ma ci limitiamo al nostro osservatorio di comunità, arricchito dal confronto con altre realtà di servizio che vivono gli stessi problemi. Accogliamo persone che arrivano attratte da falsi miraggi, a volte pretenziose ma senza impegnarsi nelle loro personali responsabilità. Del resto ci chiediamo se, tutti allo stesso modo, abbiamo cercato di farle crescere con un lavoro educativo mirato. È necessario conoscere il modo di vivere del paese che accoglie per riuscire ad integrarsi e ascoltare le risorse di chi è accolto. sempre Don Enzo diceva: “Fare tutto il possibile significa anche impegnarci intelligentemente, non pensando solo ai nostri limiti, ma soprattutto alle vere esigenze dell’indigente, per creare un’autentica cultura del lavoro, dandole un’anima, un volto umano e di dignità, per lo sviluppo della civiltà, affinché l’uomo riscopra sempre meglio la sua naturale vocazione di meraviglioso continuatore della creazione. Educhiamoci ad essere portatori consapevoli di precisi doveri e diritti, senza badare al sarcasmo e all’incomprensione di tanti, per sviluppare la più ampia partecipazione possibile in modo umano, senza *Responsabile Casa S. Michele Area donne La scuola di un villaggio nigeriano cadere nel paludoso efficientismo del nostro mondo consumista” (da: sotto il segno della speranza, don Enzo Boschetti, Edizioni CdG). per raggiungere un così alto e vero obiettivo, è importante allora costruire insieme percorsi reali di vera integrazione e dove ciò non sia possibile intraprendere anche a progetti di rimpatrio costruttivi per il bene delle persone. La carità vera è creativa, coglie i bisogni propri e dell’altro, straniero o italiano, accoglie per crescere verso la libertà nella verità. Gesù stesso ci insegna che non è importante dare cose, sostituirsi alle persone per sentirci bravi. Egli solo ridà dignità e significato all’esistenza. I suoi primi discepoli non avevano né oro né argento ma al contrario l’amore vero e per questo possono dire ancora oggi a chi è in situazioni di stallo e di sofferenza: “alzati e cammina”. Ci auguriamo di fare tutti insieme questo percorso, con un attenzione particolare ai bambini e ai più piccoli. Andare, incontrare è nella natura dell’uomo, ci mette in moto, attraendoci con il suo mistero, ma richiede tanto impegno e responsabilità. 13 C amminare nella luce A cura dell’Area Giovani e dipendenze In cammino con i L’accoglienza dei più giovani I Il fenomeno delle dipendenze è in continuo mutamento, uno dei tanti cambiamenti evidenti attualmente è l’abbassamento dell’età di inizio di abuso delle sostanze stupefacenti e dell’alcool. Le caratteristiche di questi ragazzi così giovani differiscono molto da quelle degli adulti e necessitano pertanto di interventi differenziati. di Simone Feder* Area giovani e dipendenze A 14 questo proposito, visto che la maggior parte dei ragazzi viene accompagnato dai genitori ai colloqui di ingresso in comunità, spesso non si è ancora arrivati a una rottura definitiva della relazione con i genitori, anzi i ragazzi rientreranno nel contesto familiare al termine del percorso comunitario. tuttavia proprio la famiglia si è rivelata un ambiente disfunzionale e non è stata in grado di prevenire e affrontare il problema della dipendenza. pertanto, in comunità sono organizzati interventi rivolti a tutta la famiglia, per modificare le dinamiche relazionali esistenti ed evitare che al rientro del ragazzo si ripresentino le stesse difficoltà. per quanto riguarda la scolarità, la maggior parte ha conseguito il diploma di scuola media inferiore, ma è da sottolineare che il 5% ha solo la licenza elementare. Diventa importante pensare per questi ultimi ragazzi un recupero scolastico che gli permetta di conseguire la scuola dell’obbligo e per tutti gli altri la possibilità di proseguire gli studi, impegno che non riuscirebbero a mantenere nel loro ambiente di provenienza e con l’utilizzo di sostanze. tutti i ragazzi hanno iniziato l’abuso di sostanze con i cannabinoidi, la maggior parte utilizza al- meno un’altra sostanza stupefacente e gli anni che intercorrono tra l’inizio del consumo di cannabinoidi e la prima assunzione di un’altra sostanza stupefacente sono in media 2. quindi esiste un periodo "finestra" in cui i ragazzi hanno già iniziato un consumo di stupefacenti, ma non sono ancora passati ad altre sostanze e a una vera e propria dipendenza. quasi la metà dichiara di abusare anche di alcol, e questo comportamento inizia tra i 12 e i 15 anni per la maggioranza, quindi in concomitanza, se non addirittura prima, dei cannabinoidi. Considerando questi dati e, di fronte a un nuovo target, mettere in atto giovani disturbo in età adolescenziale fa sì che la dipendenza si radichi come elemento strutturale della personalità in via di sviluppo, con conseguenze sempre più gravi per il futuro. Il consumo di sostanze negli adolescenti incide negativamente su aspetti fondamentali della vita, fino a comprometterli gravemente: le relazioni sociali, le relazioni familiari, il percorso scolastico, la situazione legale… L’adolescenza è un periodo caratterizzato da comportamenti orientati alla ricerca di novità e all’assunzione del rischio, dall’immaturità nel controllo degli impulsi, da una reattività accentuata agli incentivi, e dalla ricerca di vantaggi im- Alessandro, Alex e Sebastiano sorridono guardando al loro futuro mediati rispetto a quelli a lungo termine. queste caratteristiche chiaramente li rendono più vulnerabili ai comportamenti di dipendenza e meno recettivi agli interventi di tipo ambulatoriale, che non hanno una continuità nella vita quotidiana. Nella società attuale gli adolescenti si trovano sempre più in una condizione di rischio: il raggiungimento dell’autonomia è sempre più ritardato e il giovane si sente più fragile e si rivolge a “oggetti sostitutivi”, i nuovi ca- Area giovani e dipendenze un intervento diversificato da quello per “adulti”. In particolare la "Casa del giovane" ha integrato i suoi programmi per i più giovani con un coinvolgimento delle famiglie d’origine, una presa in carico psicologica individuale, il recupero scolastico e il proseguimento degli studi, l’attenzione alle attività sportive, culturali e di impegno sociale. L’importanza di intervenire tempestivamente e in modo risolutivo è data anche dalla considerazione che nell’adolescenza il sistema nervoso centrale è ancora in fase di sviluppo: la corteccia cerebrale arriva alla sua piena maturità dopo il 20° anno di vita e l’insorgenza del 15 C amminare nella luce Area giovani e dipendenze nali di comunicazione espongono a stimoli sempre più precoci e non filtrati dagli adulti, l’influenza del gruppo dei coetanei è sempre più forte e vincolante. Alla luce di questi dati e di queste considerazioni è necessario agire precocemente sul problema della dipendenza e con interventi che siano davvero risolutivi. si tratta di affrontare situazioni in cui il problema va ben oltre la dipendenza da una sostanza, coinvolgendo lo stile di vita del ragazzo, la sua personalità e le sue relazioni interpersonali e, perchè questo accada, non è pensabile che sia sufficiente un trattamento ambulatoriale. La comunità garantisce una presa in carico globale della persona, e soprattutto l’allontanamento da un ambiente e da uno stile di vita che impediscono anche al ragazzo più motivato di cambiare davvero, perchè rappresentano un richiamo 16 troppo forte all’abuso di sostanze. Il percorso deve essere a lungo termine, perchè per raggiungere un vero cambiamento personale non possono bastare pochi mesi. Inoltre, con i più giovani è indispensabile garantire continuità anche dopo l’uscita dalla comunità, per mantenere un punto di riferimento costante nel reinserimento e nelle tappe successive della vita. In un ambiente contenitivo, in cui il ragazzo non deve gestire lo sforzo continuo di non usare sostanze, può impiegare tutte le proprie energie in attività costruttive per il proprio futuro (studio, lavoro...), nel cambiamento della propria personalità e nel costruire relazioni diverse. Data l’enorme importanza del gruppo dei pari a questa età, l’ambiente comunitario offre un luogo dove poter assumere ruoli diversi rispetto all’ambiente di provenienza e sperimentare un modo più funzionale e "sano" di vivere le relazioni, in cui si trovano immersi per 24 ore al giorno. La comunità indirizza i propri interventi quotidiani sul sostegno alla motivazione di questi ragazzi, sul fornire loro modi concreti di gestione del proprio tempo e sull’incrementare il proprio senso di autostima e autoefficacia, parallelamente agli interventi strutturati di terapia psicologica individuale e di gruppo. Il fatto che il numero delle interruzioni del percorso sia inferiore nei più giovani rispetto alla media significa che un intervento precoce di tipo residenziale può essere efficace già a questa età e prevenire drammatiche conseguenze future. *Coordinatore Area Adulti della Casa del Giovane La Comunità di Casa Accoglienza in gita sul lago Maggiore Lampedusa di don Dario Crotti* L a prima reazione dopo la notizia dell’ultima tragedia avvenuta a Lampedusa all’alba del 3 ottobre, è stata quella del silenzio per l’orrore; faccio anch’io fatica a trovare le parole per scrivere una riflessione in merito; a volte i fatti ci superano e il silenzio diventa davvero l’espressione umana più autentica. Il primo “fare” è l’accoglienza rispettosa, che si apre alla preghiera, a un grido che sale a Dio, a cui affidare i nomi, i volti e le storie di chi non c’è più e di chi è sopravvissuto ma rimarrà profondamente segnato da quanto ha visto e sentito in quel barcone, quella notte. Indubbiamente enorme è stato il dramma, il lutto, le lacrime per chi non c’è più: cosa non abbiamo provato davanti a quella serie infinita di bare, segnate con un numero? ora dobbiamo chiederci però lealmente: e i superstiti? siamo disposti ad ascoltarli? A prenderci cura di tutte le ferite di cui sono portatori? Avranno soprattutto bisogno di una parola che a noi fa paura: accoglienza; cioè apertura di uno spazio che diventi “casa”, per potersi recuperare, per poter dare tempo a quelle ferite, che per guarire hanno bisogno non di cose, ma di volti, di relazione, e di tanto tempo gratuito messo a loro disposizione. per noi uomini, e per noi cristiani, la sfida è questa: passare dall’assistenza, (raccolta di pane se ha fame, di coperte se ha fred- do, di farmaci se malato, di soldi per un progetto, ecc...) alla cultura dell’accoglienza e della condivisione: al non fare delle belle cose “per” l’altro, ma a camminare “con” l’altro e rimanere davanti al mistero dell’altro; come diceva già il profeta Isaia “introdurre in casa i miseri”, non come il povero Lazzaro lasciarlo alla porta: questa credo sia oggi per noi il vero passaggio da compiere, il compito che come comunità cristiana ci aspetta. Vogliamo osare il cammino dell’accoglienza? L’educazione è al bivio diceva maritain, dopo la seconda guerra mondiale: o con l’uomo o contro l’uomo. oggi a questo bivio ci siamo anche noi. *Responsabile Comunità Casa Madre e Direttore Caritas di Pavia Area giovani e dipendenze crocevia e bivio per la nostra umanità e la nostra fede 17 C amminare nella luce A cura dell’Area salute mentale AttivaMente La reciprocità nell’accoglienza A ccogliere non è un compito di alcune persone buone che vogliono dare una mano a persone svantaggiate. L’esperienza dei centri diurni per la salute mentale è prima di tutto un’esperienza di condivisione tra gli operatori e le persone accolte che non lascia indifferente nessuno ma soprattutto che provoca dei cambiamenti significativi in tutti. di Ilenia Sforzini* Area salute mentale q 18 uando si riflette sull’accoglienza, soprattutto da parte di coloro che operano nel sociale, diviene facile proiettare il pensiero verso situazioni di povertà estrema, di emergenza di forte emarginazione. Accogliere allora può rischiare di apparire quasi come un “compito” che alcuni, i “buoni”, svolgono nei confronti di coloro che vivono in condizioni di indigenza o sfruttamento evidente. L’accoglienza ai Centri Diurni si gioca su binari diversi, o meglio, tocca corde più profonde. fra ospiti, operatori e collaboratori, i centri diurni sono formati da una trentina di persone che più o meno quotidianamente si incontrano, si parlano, svolgono attività insieme, crescono e si modificano in base al proprio cammino personale, agli obiettivi fissati e agli imprevisti che possono cambiare il progetto iniziale. E si accolgono reciprocamente. ogni giorno, faticosamente o con leggerezza, ognuno, con consapevolezza più o meno piena, porta il proprio fardello di umanità al Centro e lo condivide con chi incontra. A volte sommessa- mente, quasi nascondendosi, a volte con la rabbia della sofferenza, scarica il proprio peso, in attesa che qualcuno lo raccolga, lo guardi senza paura e glielo restituisca più sopportabile o, se non altro, lo faccia un po’ suo, condividendolo. perché è prima di tutto il cammino di accettazione della propria storia, è innanzitutto l’accoglienza che ognuno deve imparare a fare di se stesso, riprendendo, riabbracciando anche la parte più fragile, la parte di sé più sofferente. Non esiste cammino di cura, di riabilitazione se non si parte da lì Al Centro Diurno si può fare un cammino di crescita solo sciogliendo il pregiudizio verso se stessi seppur differente, alla mia. “Non si può accogliere l’altro se prima non accogliamo noi stessi: se non sappiamo amare noi stessi, se non sappiamo perdonarci, non possiamo amare l’altro. Dio perdona sempre: siamo noi che non sappiamo perdonarci e perdonare. Non ho ancora imparato ad amarmi, ad accettare le mie debolezze e le mie ferite, quindi per me è difficile accogliere l’altro, ho sempre paura di essere tradita. mi piacerebbe molto saper amare, ma la strada è ancora lunga” (sofia) scriveva Jean Vanier nel libro “Il corpo spezzato”: “La vita in comunità è un’esperienza di appartenenza e di solidarietà… (Per la persona) è un’esperienza profondamente unificante e guaritrice quella di essere accettato così com’è con tutto ciò che è (e non è!) con tutto ciò che è spezzato, tutte le ferite interiori, con il suo dono e la sua luce”. ogni giorno ci mettiamo in cammino anche noi su questa strada. * Educatrice della Casa del Giovane ‘ Ogni educatore deve intraprendere un cammino di liberazione insieme, nell’aiuto reciproco e superare le non poche difficoltà per realizzare se stessi. Si educa lavorando “con” i giovani e stando “insieme” il più possibile. don Enzo Boschetti Area salute mentale e se non si scioglie anche il pregiudizio, lo stigma, che si può avere pure verso se stessi, quando si parla di salute e malattia mentale. Insieme a questa, a volte con più facilità, si vive l’esperienza di accogliere il nostro vicino, si impara ad accettarlo per come è, anzi ad aiutarlo a trovare i suoi punti di forza, a camminargli accanto anche con le sue debolezze. provando a stimare l’altro, si impara a stimare anche se stessi. questo compito è certamente richiesto agli educatori e agli operatori, che, per professionalità e per vocazione, lo svolgono. ma è anche un mandato a cui tutti coloro che frequentano il Centro, in misura diversa, rispondono. È l’accoglienza vera dell’altro, la cui storia di sofferenza, malattia, lotta è simile, 19 C amminare nella luce A cura dell’Area Minori Una casa per cres L’esperienza con i minori in una Casa Famiglia Accogliere i più piccoli I l racconto dell’esperienza di condivisione di Pina e Davide, che hanno aperto la loro famiglia alla condivisione di Pina e Davide Caserini* Area minori N 20 el percorso della nostra comunità famigliare abbiamo conosciuto e condiviso il cammino di accoglienza di altre comunità familiari; nel conoscere le loro storie si coglie come il dare significato al quotidiano e ricercare la pienezza esistenziale siano valori fondamentali nel percorso di ogni coppia che apra la propria casa e la propria vita a bambini e ragazzi in difficoltà. Coppie alla ricerca di una vita ricca di senso: in alcuni casi tutto nasce dalla spinta di grandi ideali capaci di smuovere la propria tranquilla sicurezza di pensare unicamente a sé e ai propri figli; una scelta che chiede però agli ideali di tra- sformarsi in azione concreta e di farlo nel modo più radicale possibile, incarnandoli nella vita di tutti i giorni. Il desiderio di accoglienza, il dedicarsi all’altro, la voglia di trasformare la propria vita in impegno sociale, coincidono allora con la ricerca della felicità. una felicità complessa e complicata, in continua evoluzione, che trasforma il cambiamento e il continuo mettersi in gioco in un punto di forza. Aprire però la propria casa all’altro e accoglierlo all’interno delle proprie mura e tra i propri legami più intimi significa correre il rischio di basare la propria quotidianità sull’incertezza. ma perché tutto ciò diventi risorsa e non degeneri in caos, occorre che la famiglia sia consapevole del proprio funzionamento e si concepisca come “contesto pensato” e non casuale, dotandosi degli strumenti necessari. In questo modo i legami che si vengono a creare tra i minori accolti, i genitori ed eventuali figli naturali, non diventano semplicemente un vincolo ma vengono significati e tematizzati, per creare una storia e quindi diventare pre- messa di futuro. La dimensione della cura non si esaurisce nell’accudimento, ma diviene capacità di tenere nella mente il bisogno e la mancanza dell’altro e l’incontro nel quotidiano, nelle cose semplici e banali di tutti i giorni diventano occasione di confronto e crescita. La comunità famigliare non è né una famiglia affidataria, né una famiglia allargata, ma una realtà più complessa con una sua precisa identità, che offre un servizio di accoglienza specifico, adatto a ragazzi con problematiche particolari che possono non trovare risposte dall’affido famigliare o dalle comunità educative. La famiglia affidataria accoglie, mentre la comunità familiare ospita il minore, sono entrambe forme di accoglienza ma con obiettivi diversi: nella comunità familiare prevale il senso del servizio, dell’attenzione ai bisogni del minore. La coppia all’interno della comunità familiare pur proponendo delle relazioni forti non si sostituisce alla famiglia di origine, si sente meno chiamata ad essere una figura genitoriale, nel senso che mostra al minore come cere insieme Esiste di fatto all’interno dell’organizzazione della comunità familiare, una flessibilità per continuare il progetto anche dopo il 18° anno del ragazzo. per la coppia vivere in comunità famigliare vuol dire essere una famiglia, cioè intessere relazioni affettivamente forti e significative sia all’interno della casa che all’esterno: curare le amicizie sia della coppia che dei ragazzi. Il clima della famiglia che accoglie, è ispirato ai valori della fede cristiana: la cura e l’affetto reciproco, il rispetto delle diverse esigenze tra i minori e tra i minori e gli adulti, i limiti e i confini dati da adulti competenti e responsabili della crescita il più possibilmente sana dei minori con un’attenzione particolare alla formazione scolastica e allo studio e alla crescita globale della persona. I minori, durante la loro accoglienza, vengono presi in carico dalla coppia residente che si occupa del loro percorso come temporanea figure educative con compiti genitoriali, ma senza sostituirsi ai genitori, affiancandosi al minore e facendosi carico di una responsabiAlcuni ragazzi della Casa Famiglia di Fontana con Davide, loro educatore, in un momento di avventuroso svago lità che temporaneamente, per motivi diversi, i genitori naturali non possono svolgere. Anche gli operatori che formano l’equipe educativa della comunità familiare, offrono una presenza di operatori qualificati mirata a supportare la responsabilità educativa della coppia per tutto ciò che riguarda l’ambito prettamente educativo: collaborazione con i servizi sociali invianti, rapporti con la famiglia di origine, contatti con le scuole, stesura dei progetti individualizzati e delle relazioni di aggiornamento. particolare attenzione viene data all’integrazione dei minori nel contesto di vita normale; viene curato l’inserimento dei ragazzi nelle attività dell’oratorio, nelle attività sportive e ricreative del territorio; nella costruzione di rapporti amicali con compagni di scuola e con bambini che abitano nello stesso contesto abitativo. per la famiglia agire la propria funzione naturale dell’accoglienza alla vita attraverso la dimensione della comunità familiare, vuol dire recuperare con consapevolezza il proprio ruolo anche all’interno della società. Da soggetto debole e fragile che chiuso in se stesso teme di crollare sotto le pressioni esterne ed interne, la famiglia riemerge come soggetto attivo e protagonista della propria esistenza e del proprio agire. *Responsabili Comunità familiare “Madonna della fontana” di Lodi Area minori potrebbe essere un padre e una madre, come potrebbe essere una famiglia, ma mantenendo e sostenendo in modo forte il rapporto affettivo dei ragazzi con i loro genitori. È una distanza che pone gli operatori della comunità familiare in un atteggiamento di rispetto nei confronti dei minori e della loro famiglia di origine; questa distanza tutela il minore e lo aiuta nel rielaborare la propria storia e quella della sua famiglia, e quando è possibile, a recuperare quella parte di rapporto con i propri genitori che è necessario recuperare. La comunità familiare fonda il suo servizio ai minori sull’elemento naturale della famiglia come perno centrale per l’accoglienza in quanto alla stabilità ed alla continuità dei riferimenti per il minore accolto; di solito viene posto un vincolo di età all’ingresso del minore e non all’uscita in quanto il compimento del diciottesimo anno di età non necessariamente rappresenta il momento della dimissione. 21 C amminare nella luce Libri Il padre libertà dono Claudio risè Edizioni Ares pagg. 192 - € 14 N el nostro invito alla lettura del libro “Il padre, libertà dono” riportiamo le prime righe della premessa, attraverso cui risé spiega le ragioni che lo hanno mosso a intraprenderne la stesura: Chi è il padre? È questa la domanda forse più ansiosamente ripetuta nella letteratura psicologica contemporanea. Ciò fornisce intanto due informazioni. La prima: se continuiamo a chiedercelo è perché molti non sanno più chi sia. La seconda: chiarirci le idee è dunque necessario, anche se non facile. scrittore, giornalista, docente universitario e psicoterapeuta italiano, Claudio risé ha approfondito in particolare lo studio della psicologia maschile ed i problemi che nascono in seguito alla mancanza della figura paterna; è autore di numerose pubblicazioni ri- guardanti la figura del padre e la sua importanza sociale. qui di seguito riportiamo due brani che appaiono particolarmente rappresentativi della riflessioni dell’autore. Il primo è tratto dal capitolo IV , mentre il secondo è tratto dal capitolo IX. Al Padre l’anima dell’essere umano si rivolge per ritrovare la libertà. Ma questo incontro richiede la capacità dell’uomo ferito dal malessere di farsi figlio del padre, di riconoscersi nella propria figliolanza e bisognoso di un padre che lo accolga. È questo riconoscimento che lo toglierà dalla prigionia di comportamenti coatti, abitudini, dipendenze che l’hanno privato della libertà. Il padre incrocia a più riprese, la luce ma anche l’oscurità; la salute, ma anche la malattia. Perché nell’anima dell’uomo c’è luce, che si fa ogni volta faticosamente strada nella tenebra, seguendo il difficile percorso del Figlio del Padre. imentichiamo troppo spesso che andare a scuola è una fortuna. In alcune parti D del mondo, arrivare a scuola è un’impresa e ostico è per samuel (tra i pescatori del Golfo del Bengala), 13 anni, costretto sulla sedia a rotelle per la poliomelite; ogni mattina i due fratellini lo trasportano per 4 km, e ci vuole un’ora e un quarto, su strade accidentate. per ognuno di loro è così forte il desiderio di andare a scuola, ovvero di conoscenza, che affrontare lunghi viaggi e pericoli vari è perfettamente normale. sorprende la spinta positiva delle famiglie, pur in contesti così miseri che sembra strano non veder soppresso tale desiderio. E vien da fare i confronti con ragazzi occidentali che la fortuna di poter andare a scuola normalmente e senza fatica non la sanno apprezzare. Il regista francese pascal plisson, che punta dritto alla riflessione didascalica e pedagogica: e il “messaggio” è tale che una fruizione di insegnanti e allievi, soprattutto delle scuole elementari e forse delle medie (ma qui gli allievi sono già fin troppo disincantati) può essere auspicabile. Recensioni Film Vado a scuola Rassegna editoriale di pascal pisson Francia 2013 Documentario 22 accedere all’istruzione una conquista. Ogni mattina, a volte a rischio della loro stessa vita, eroici bambini si incamminano verso la conoscenza. Questi scolari sono gli eroici protagonisti delle loro storie, storie di vita vissuta… questo lungo incipit apre Vado a scuola, documentario che racconta le vite di alcuni bambini, in diverse parti del mondo, e dei loro lunghi viaggi per arrivare a scuola. Jackson e la sorella attraversano ogni giorno la savana del Kenya, partendo alle 5.30 di mattina e camminando per 15 km (e altrettanti a tornare) con il rischio di incontrare elefanti e altri animali feroci. zahira, 12 anni, vive sui monti dell’Atlante in marocco: la sua scuola dista ben 22 km, 4 ore di cammino, per cui lei e due amiche si fermano per una settimana in collegio, e ogni lunedì ripartono, tra valli e cime. Carlito, 11 anni, vive in patagonia: ogni mattina con la sorellina va a cavallo per 18 km, un’ora e mezzo di viaggio. ma il percorso più Antonio Autieri – Sentieri del cinema Come aiutare la Comunità FONDAZIONE DON ENZO BOSCHETTI COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE onlus FONDAZIONE via Lomonaco, 43 - 27100, PaviaDON ENZO BOSCHETTI - COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE Tel. 0382.3814551 - mail: [email protected] - www.cdg.it Via Lomonaco 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814551 - Mail [email protected] - www.cdg.it Aiutaci ad aiutare! Sostieni e le iniziativ della Casa del Giovane IL TEMPO - Il volontariato è una delle maggiori risorse della CdG. È possibile contribuire al sostegno della Comunità nel settore tecnico-amministrativo, operativo in centro stampa, carpenteria e falegnameria, cucina, lavanderia e animazione. Info michela allo 0382.3814490 oppure via mail a [email protected]. LA PREGHIERA - sul sito www.cdg.it è possibile trovare l’orario della preghiera comunitaria per chi desiderasse parteciparvi presso la Cappella della resurrezione in via Lomonaco 43 a pavia. LA PROPRIA VITA - La vocazione risponde ad una chiamata di Dio per donarsi ai fratelli in difficoltà. per colloqui e accompagnamento vocazionali: don Arturo: 0382.3814490 - [email protected]. BENI MATERIALI - Da sempre la Comunità ricicla, recupera, riutilizza e ridistribuisce vestiti, mobili, elettrodo- mestici in buono stato. Info: [email protected] oppure Vincenzo 348.3313386 DONAZIONI, LASCITI ED EREDITÀ - Donazione libera per continuare il servizio rivolto ai giovani, minori, mamme e bambini che si trovano in difficoltà. La Fondazione Don Enzo Boschetti Comunità Casa del Giovane di Pavia ONLUS avente personalità giuridica può ricevere Legati ed Eredità BOLLETTINO POSTALE - Bollettino postale (nella rivista “Camminare nella Luce” o presso le nostre comunità). C/c postale n° 97914212. BONIFICO BANCARIO - Fondazione don Enzo Boschetti Comunità Casa del Giovane ONLUS - Via Lomonaco 43 - 27100 pavia - Cf 96056180183 - Banca prossima (gruppo Intesa per il terzo settore - Via rismondo, 2 - pavia) - IBAN It61V0335901600100000005333 C/C POSTALE CONTOBANCOPOSTA IBAN It82p0760111300000097914212 BIC/sWIft BppIItrrXXX DONAZIONE ON-LINE - sul sito http://www.cdg.it/ nella sezione “aiutaci” clicca su “Donazione” IL 5 PER MILLE PER SOSTENERE LA COMUNITÀ fondazione Don Enzo Boschetti Comunità Casa del Giovane- Codice fiscale 96056180183 PER INFORMAZIONI sito: www.cdg.it sezione “Aiutaci” oppure don Arturo Cristani allo 0382.3814490 oppure via mail a [email protected] La fondazione ‘don Enzo Boschetti - Comunità Casa del Giovane’ è una oNLus (organizzazione Non Lucrativa di utilità sociale) ai sensi del D.Lgs. 460/97; tutte le offerte a suo favore godono dei benefici fiscali previsti dalla legge. Iniziative comunitarie 2014 1-5 gennaio - Esperienza di preghiera Casa S. Cuore - Ronco di Ghiffa (Vb) 20 marzo - Ritiro spirituale per le famiglie Casa Nuova - Via Lomonaco 43 - Pavia 11 maggio - Festa di Primavera Via Lomonaco 43 - Pavia 16-20 luglio - Campo vocazionale Casa S. Cuore - Ronco di Ghiffa (Vb) 21 settembre - Festa degli Amici CdG Samperone di Certosa (Pv) Ultima domenica del mese - Ritiro spirituale Samperone di Certosa (Pv) Tutti i giovedì - Scuola di preghiera Cappella della Resurrezione, via Lomonaco 43 Per Informazioni: 0382.3814490 Aiutare la comunità 15 febbraio - XXI Anniversario d. Enzo Boschetti CONVEGNO - Martedì 11 febbraio ore 21 S. MESSA - Sabato 15 Febbraio ore 17.30 S. MESSA - Domenica 23 febbraio a Costa De’ Nobili 23 C omunità della Casa del Giovane Associazione Privata di Fedeli CASA del GIOVANE Sede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected] Responsabile Primo: mons. Giovanni Giudici - Vescovo di Pavia Curia di Pavia - Piazza Duomo, 1 27100 Pavia - Tel. 0382.386511 Responsabile di Unità: don Arturo Cristani Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 [email protected] CENTRO DURNO “Ci sto dentro” - Via Lomonaco 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814455 [email protected] CASA FAMIGLIA Madonna della Fontana Casa-famiglia per bambini in età scolare Fraz. Fontana - 26900 Lodi Tel. 0371.423794 - [email protected] Area GIOVANI e DIPENDENZE Sede in: Via Folla di Sotto, 19 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected] Presidente: Diego Turcinovich - Via Lomonaco 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814490 [email protected] COMUNITÀ TERAPEUTICO-RIABILITATIVE Casa Madre - Via Folla di Sotto, 19 - 27100 Pavia Tel. 0382.24026 - Fax 0382.3814487 - [email protected] Cascina Giovane - Samperone di Certosa 27012 Certosa di Pavia - Tel. 0382.925729 Fax 0382.938231 - [email protected] Casa Accoglienza - Vìa Lomonaco, 16 27100 Pavia - Tel. 0382.3814430 Fax 0382.3814487 - [email protected] www.casaccoglienza.org Casa Boselli - Modulo specialistico per alcool e polidipendenze - Vìa Lomonaco, 43 - 27100 Pavia tel. 0382.3814597 - [email protected] Casa Speranza - Via del Bottegone, 9 13900 Biella Chiavazza (BI) - Tel. 015/2439245 Fax 015/2520086 - [email protected] CENTRO DIURNO BASSA SOGLIA “IN&OUT” Vìa Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814596 - [email protected] Piccola Opera San Giuseppe Area DONNE Sede in: Via Lomonaco 43 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814490 Presidente: Andrea Albergati - [email protected] COMUNITÀ PER MAMME CON BAMBINI Casa S. Michele - Viale Golgi, 22 - 27100 Pavia Tel. 0382.525911 - Fax 0382.523644 [email protected] Casa S. Giuseppe - Via Lomonaco, 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814435 - [email protected] Fondazione DON ENZO BOSCHETTI COMUNITÀ CASA DEL GIOVANE Sede in: Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 - [email protected] Presidente: don Arturo Cristani - Via Lomonaco, 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814490 Fax 0382.3814492 - [email protected] Coop. Soc. CASA del GIOVANE “Arsenale Servire il fratello” Laboratori di: Centro stampa, carpenteria, falegnameria Via Lomonaco, 16 - 27100 Pavia Tel. 0382.381411 - Fax 0382.3814412 [email protected] - [email protected] - [email protected] SEGRETERIA E AMMINISTRAZIONE Sede in: Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Segreteria: Tel. 0382.3814490 - [email protected] Amministrazione: Tel. 0382.3814552 - [email protected] Area SALUTE MENTALE Centro diurno “Don Orione” - Via Lomonaco, 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814453 - [email protected] Centro diurno “Don Bosco” - Via Lomonaco, 43 27100 Pavia - Tel. 0382.3814477 - [email protected] SPIRITUALITÀ presso l’Oratorio, sede storica della comunità Viale Libertà, 23 - 27100 Pavia - Tel. 0382.3814485 Fax 0382.3814487 - [email protected] Facebook ascoltodisagio Casa Sacro Cuore - Via Risorgimento, 249 28823 Ronco di Ghiffa (VB) - Tel. 0323.59536 Monastero Mater Carmeli - Via del Bottegone, 9 13900 Biella Chiavazza (BI) - Tel. 015.352803 Fax 015.2527643 - [email protected] www.carmelitanebiella.it Archivio “don ENZO BOSCHETTI” FRATERNITÀ CENTRO DI ASCOLTO CDG presso Fraternità “Charles de Foucauld” Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814469 - [email protected] Centro Educativo “don ENZO BOSCHETTI” Coordinamento Area Educativa e di Accoglienza Via Lomonaco 43 - 27100 Pavia Area Minori: Tel. 0382.3814490 - Fax 0382.3814492 [email protected] Area Adulti e Dipendenze: Tel. 0382.3814485 Fax 0382.3814487 - [email protected] Area Donne: Tel. 0382.525911 - Fax 0382.523644 - [email protected] Area Salute Mentale: Tel. 0382.3814499 Fax 0382.3814419 - [email protected] Area MINORI Casa Gariboldi - Minori 13-17 anni Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814457- [email protected] Casa S. Martino - Minori 13-17 anni Via Lomonaco, 43 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814440 - [email protected] Fraternità “Charles de Foucauld” Via Lomonaco, 45 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814445 - [email protected] Casa Nuova - Via Lomonaco, 45 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814464 - [email protected] Casa S. Mauro - Via Lomonaco, 45 - 27100 Pavia Tel. 0382.3814435-6 - [email protected] CASE ESTIVE Casa Maria Immacolata - Inesio (LC) Tel. 0341.870190 - [email protected] Casa Sacro Cuore - Via Risorgimento, 249 28823 Ronco di Ghiffa (VB) - Tel 0323.59536 LA COMUNITÀ sul WEB www.cdg.it - Sito ufficiale della Comunità Casa del Giovane di Pavia www.centrodiascolto.org - per l’ascolto e l’orientamento nel disagio giovanile www.casaccoglienza.org - sito della comunità Casa Accoglienza della Casa del Giovane di Pavia Twitter @cdg_pv Facebook Comunità-Casa-del-Giovane