Eduzazione Sanitaria e Promozione della Salute, Vol. 29, n°2 CSESI (2006) RICERCA-INTERVENTO: UNA STRATEGIA DI PREVENZIONE AGLI INFORTUNI DOMESTICI Dr. Raffaele Paganoni; Dr. Carlo Plaino; Dr. Marianna Berizzi ABSTRACT Un ampio numero di problemi sociali emerge in merito alla creazione ed alla pianificazione di servizi ed infrastrutture che vadano incontro ai bisogni delle persone anziane. Negli ultimi anni l’azione di promozione della salute si è focalizzata verso la stimolazione e la facilitazione di un percorso collettivo basato sull’adesione volontaria ad un cambiamento possibile. Soprattutto in ambienti domestici, i rischi che quotidianamente minano la sicurezza ed il benessere di chi li abita sono molteplici e di varia natura: dalla disposizione della mobilia come ad esempio angoli appuntiti, tappeti malconci, alle abitudini personali quali scarsa alimentazione, disattenzione o eccessiva fiducia nelle proprie capacità fisiche. Il sostegno sociale esercita un ruolo health protective in diversi momenti del ciclo di vita: può intervenire fra l’evento stressante (o l’aspettativa di tale evento) e la reazione allo stress attenuando o prevenendo il processo di valutazione dello stress stesso. Il sostegno sociale è in grado quindi di ridurre la quantità e la qualità dei rischi domestici, attenuare o ridefinire la percezione dei rischi stessi, alleviare l’impatto emotivo e psicologico di tali rischi, favorire risposte attive ed adattive da parte degli individui e della comunità. Il progetto “TARTARUGA” per la sicurezza domestica degli anziani viene quindi proposto come modello sperimentale di attivazione della comunità: l’obiettivo generale è quello quindi di creare e mantenere la cultura della sicurezza (specificamente domestica) nelle persone anziane per favorire una confortevole e sicura “domiciliarità”. RIFERIMENTI TEORICI L’enorme incremento nell’età della popolazione è ormai una tendenza generalizzata fra i paesi industrializzati. Il risultato dell’aumentata aspettativa di vita (Roush, 1996) è il crescente numero di anziani in confronto a giovani ed adulti (Tuljapurkar, Li & Boe, 2000). I costi per le “cure” degli anziani sono indiscutibilmente molto alti, non soltanto dal punto di vista economico: più le persone invecchiano, più hanno bisogno di servizi di cura specifici. Il problema dell’abbassamento dei costi sociali (Weingarten, et al., 2002) diviene quindi una questione centrale nelle politiche di welfare dei paesi industrializzati. Un ampio numero di problemi sociali emerge in merito alla creazione ed alla pianificazione di servizi ed infrastrutture che vadano incontro ai bisogni degli anziani stessi. La letteratura della psicologia ambientale, ad esempio, si è particolarmente focalizzata sulle relazioni fra gli anziani ed il proprio ambiente domestico (Christensen & Carp, 1987; Christensen et al., 1992; Giuliani, 1991). Conseguentemente, qualsiasi passo venga mosso per migliorare lo stato generale dell’anziano e l’azione di promozione della salute, dovrebbe essere indirizzato a stimolare e facilitare un percorso collettivo basato sull’adesione volontaria ad un cambiamento possibile: un passaggio dalla PRECONTEMPLAZIONE alla CONTEMPLAZIONE del problema come fatto “fatto proprio”. Soprattutto in ambienti domestici, i rischi con i quali quotidianamente ci troviamo a “combattere” sono molteplici e di varia natura: dalla disposizione della mobilia (angoli appuntiti, tappeti malconci, pavimenti sdrucciolevoli) alle abitudini personali (scarsa alimentazione, disattenzione o eccessiva fiducia nelle proprie capacità fisiche, scarso esercizio fisico). L’Organizzazione Mondiale della Sanità definisce il rischio come qualsiasi caratteristica o circostanza accertabile, del singolo o del gruppo, che è associata con una maggiore probabilità di avere, sviluppare, essere affetti da un processo morboso. Nello specifico Tjossem (1976) individua il criterio eziologico del rischio ambientale nelle relazioni familiari ed ambientali appunto, nonché nelle cure sanitarie e nelle opportunità di stimolazione che l’individuo ha nel contesto nel quale nasce, cresce e si sviluppa. Sempre l’OMS individua particolari relazioni tra fattori di rischio e specifici esiti: causativa (diretta connessione tra fattori di rischio e processi patologici) e contributiva (è evidente una chiara ma indiretta connessione tra l’esito ed il fattore di rischio). Per l’esperienza che stiamo analizzando, gli oggetti in questione si sono completati con specifici significati: FATTORE DI RISCHIO (tutti gli elementi presenti nella vita quotidiana di un anziano collegati o collegabili ad un incidente in casa); INCIDENTE DOMESTICO (qualsiasi fatto, avvenuto 1 in casa o nelle immediate pertinenze potenzialmente lesivo dello stato di salute della persona coinvolta e, come tale, l’incidente comporta la descrizione della causa principale che lo ha determinato); INFORTUNIO DOMESTICO (incidente domestico in cui si è realmente verificato un danno alla persona interessata). Come tale un infortunio comporta la descrizione del danno riportato, della prognosi e delle conseguenze residue lasciate dal danno (Wells, N.M., & Evans, G.W.,1996). Per quanto riguarda tali conseguenze Watzke e al. (1989) evidenzia che anziani che riportano nella propria vita pochi infortuni tendono a considerare il bagno e le scale come ambienti più rischiosi. In accordo alla teoria della decisione comportamentale (Tversky & Kahneman, 1973) le persone giudicano un evento più rischioso tanto più le istanze di quell’evento sono facili da ricordare o da immaginare; quando viene usata questa strategia di giudizio, le persone utilizzano le esperienze passate per valutare la frequenza e/o la probabilità degli eventi, nello specifico degli infortuni. Per quanto riguarda la prevenzione è utile focalizzarsi su interventi che cambino la comunicazione e le reti connettive in determinati ambienti sociali, ad esempio le comunità locali, individuati attraverso la creazione di progetti. La progettazione a livello di ambienti e comunità locali è un approccio di ecologia interorganizzativa, dove ecologia significa creazione di ambienti sociali attraverso rapporti tra gruppi ed organizzazioni. Non si parla più dunque di interventi centrati sugli individui, ma di azioni che coinvolgono piccole e grandi organizzazioni, sviluppano le relazioni tra queste, attivano adeguate comunicazioni tra loro (Ingrosso, 2003). Il miglioramento della sicurezza domestica dell’anziano non può limitarsi ad un processo individuale, ma deve dunque prevedere un network di interazione, basato sull’adesione volontaria di soggetti ed istituzioni locali e non. Ogni comunità è a se stante in quanto caratterizzata da particolarità determinanti: abitudini/caratteristiche edilizie-relazioni con il contesto sociale-condizioni economiche. E’ necessario quindi aumentare il sostegno sociale definito come supporto emotivo, informativo, interpersonale e materiale che è possibile ricevere e scambiare nelle reti sociali (Francescato, Ghirelli, 2000). Incrementare il sostegno sociale significa sviluppare i due sistemi supportivi che lo caratterizzano: quello informale, che comprende i legami con i gruppi primari, compresa la famiglia, e le aggregazioni spontanee di varia natura (Sgarro, 1988), e quello formale composto da strutture istituzionali e da professionisti che operano in contesti di cura, riabilitazione e prevenzione psicosociale. Secondo Cohen e Wills (1985) il sostegno sociale esercita un ruolo health protective in diversi momenti del ciclo di vita; il sostegno può intervenire fra l’evento stressante (o l’aspettativa di tale evento) e la reazione allo stress attenuando o prevenendo il processo di valutazione dello stress stesso. La percezione che altri possono e vogliono fornire risorse necessarie spinge il soggetto a ridefinire il danno potenziale attribuito ad una situazione e/o sostenere l’abilità percepita di affrontare richieste ambientali ed in tal modo prevenire il fatto che una particolare situazione venga valutata come altamente stressante. Nella nostra visione specifica, il sostegno sociale, se e quando opportunamente attivato, è in grado quindi di: ridurre la quantità e la qualità dei rischi domestici, attenuare o ridefinire la percezione dei rischi stessi, alleviare l’impatto emotivo e psicologico di tali rischi, favorire risposte attive ed adattive da parte degli individui e della comunità. L’INTERVENTO IN QUESTIONE… Il progetto “TARTARUGA” per la sicurezza domestica degli anziani viene quindi proposto come modello sperimentale di attivazione della comunità: l’obiettivo generale è quello quindi di creare e mantenere la cultura della sicurezza (specificamente domestica) nelle persone anziane per favorire una confortevole e sicura “domiciliarità”. Gli obiettivi specifici sono individuabili nella creazione di una ampia conoscenza e nello sviluppo di un’attiva sensibilità sul tema degli incidenti domestici proprio tra persone anziane; individuare e formare un ristretto gruppo di “educatori anziani” (il gruppo motore, cfr. p. 4), che saranno gli operatori comunitari di riferimento, in grado di accompagnare un più ampio gruppo di “anziani target” in un percorso di identificazione dei problemi, ricerca delle soluzioni, loro applicazione e verifica dei risultati. Per accrescere le risorse supportive di una comunità, la formazione di operatori non professionisti risulta essere una modalità efficace: i community caretakers e i role related helpers sono capaci di svolgere un ruolo di consiglieri, informatori, ascoltatori in modo diretto, 2 informale, gratuito e fidato (Francescato, Ghirelli, 2000; Ugolini, Francescato, Ghirelli, 1987). In aggiunta alle risorse locali, sono stati individuati alcuni partners di progetto tra cui: la ASL con il Dipartimento di Medicina Preventiva e di Comunità, i Medici di Medicina Generale, i Farmacisti e le Associazioni di volontariato. Una volta individuato il target cioè persone over 70 che vivono da soli o in coppie familiari, residenti nel centro storico dei comuni di Lovere e Castro si è proceduto alle fasi progettuali vere e proprie: 1. Fase PRELIMINARE comprendente la formalizzazione della proposta di progetto al Comune e la valutazione di fattibilità; la VALUTAZIONE DI FATTIBILITA’ è avvenuta con la collaborazione dell’ASL e si è svolta attraverso l’elencazione dei fattori favorenti e contrari alla conduzione del progetto; 2. Individuazione del GRUPPO MOTORE composto da membri di associazioni sindacali e di volontariato locali per un totale di 15 operatori; 3. Fase di FORMAZIONE del GRUPPO DI MOTORE che si è snodata attraverso l’individuazione delle dimensioni del problema, delle modalità e dei criteri per rilevare e monitorare il fenomeno degli incidenti domestici, dei tipi di eventi, delle cause determinanti, delle soluzioni possibili. 4. Fase di INDAGINE CONOSCITIVA (intervista e check-list) e di SENSIBILIZZAZIONE del campione individuato ; 5. Fase di VALUTAZIONE e di DIVULGAZIONE dei risultati alla popolazione target fornendo informazioni generali sul problema e proposta di soluzioni prioritarie e realizzabili tramite l’opuscolo informativo “Anziani in casa: Promemoria per prevenire gli infortuni domestici”. -ORGANIGRAMMA PROGETTUALE Utilizzeremo l’organigramma progettuale per chiarire quali siano gli attori socio-sanitari interessati nell’intervento e come lo stesso sia realizzato in un’ottica di attivazione comunitaria sui tre livelli Provinciale-Locale-Individuale: 3 METODOLOGIA La fase valutativa, centrale nella metodologia di intervento, si è sviluppa durante tutte le fasi del progetto a vari livelli: durante la fase preliminare per quanto riguarda la valutazione di fattibilità; nella fase di pre-contemplazione per la valutazione della dimensione locale del problema e della sensibilizzazione che si è riusciti a creare nella popolazione generale e in quella target; nella fase di contemplazione-azione a livello locale per il successo nella selezione-motivazione-formazione degli operatori e nel reclutamento degli anziani target, a livello provinciale come misura delle possibilità che il progetto si evolva verso la fase operativa. Ed ancora nella fase operativa a livello locale per l’efficienza dell’azione di rilevazione condotta dagli operatori, la pertinenza delle offerte presentate dal gruppo di progetto, la reale applicazione delle soluzioni, il cambiamento dei comportamenti, la riduzione degli incidenti e degli infortuni. Per ognuna delle fasi di valutazione dovrà essere predisposta una sintesi sia a livello locale che provinciale che sarà resa nota a tutti gli attori che partecipano al progetto a scopo di trasparenza e di messa in comune delle esperienze. In relazione al raggiungimento degli obiettivi specifici di cui sopra, è stata predisposta una assemblea popolare diretta particolarmente alla popolazione anziana con la presentazione dei dati generali e locali riguardanti gli infortuni domestici nonché l’apertura alla partecipazione di altre persone potenzialmente coinvolgibili nella realtà locale in iniziative dello stesso tipo. -IL GRUPPO MOTORE Il gruppo motore è stato “reclutato” per buona parte tra i volontari operanti nel settore dell’assistenza agli anziani; la scelta di tali operatori dunque, con un’età generalmente superiore ai 55 anni e con una conoscenza diretta nella maggior parte dei casi dei soggetti-target, ha indubbiamente contribuito alla facilitazione e alla realizzazione del progetto. Inoltre, come già riportato, l’intera fase 3 (cfr. p.3) è stata dedicata alla formazione del gruppo, formazione che, nel corso di 3 giornate, si è centrata principalmente sulla presentazione degli strumenti da utilizzare e gli obiettivi da raggiungere. Le giornate formative sono state così articolate: ! ! ! ! ! ! 1A GIORNATA Introduzione e facilitazione del senso del progetto nell’ottica di “VOLER CAMBIARE”. Modalità di compilazione della scheda infortuni, analisi delle diverse voci della scheda stessa con la presentazione di lucidi illustrativi. Presentazione dei fogli di codifica dati. Esercitazione sulla compilazione di una scheda da parte degli operatori. Presentazione ed illustrazione della check-list dei rischi domiciliari attraverso l’analisi dei punti critici. 2A GIORNATA Presentazione degli obiettivi della ricerca in termini di coinvolgimento da parte dell’anziano: dal contributo OGGETTIVO che l’anziano offre perché “E’ lui l’esperto del problema” e con l’intervista aumenta la “conoscenza collettiva del problema stesso” a quello SOGGETTIVO che può essere a lui offerto perché la ricerca può dargli vantaggi diretti e migliorare la qualità della sua vita e la sua sicurezza. 3A GIORNATA Simulazione di un’intervista. Discussione di gruppo ed analisi di eventuali alternative di comportamento emerse dalla simulata. ! ! Le fasi operative del gruppo motore si sono realizzate attraverso 2 passaggi fondamentali: 1. Rilevazione a domicilio della condizione strutturale domestica, delle abitudini personali (disposizione utensili, percorsi domestici, alimentazione, corretto uso dei farmaci) della popolazione target; 2. Restituzione dei risultati emersi, distribuzione e commento dell’opuscolo informativo “Anziani in casa: promemoria per prevenire gli infortuni domestici”. L’opuscolo, costituito da 8 pagine, in modo diretto e semplice descrive i risultati emersi dalla ricerca, il tipo di infortuni, gli ambienti domestici con maggiore incidenza d’infortunio e consigli e considerazioni utili per ridurre la probabilità di incidente/infortunio domestico. 4 -GLI STRUMENTI L’indagine conoscitiva è stata svolta utilizzando due strumenti: 1. La scheda di rilevazione degli infortuni: si compone di una sezione iniziale riferita all’anagrafica dell’intervistato, di una sezione centrale che approfondisce la modalità dell’infortunio (dove, cosa stava facendo, dinamica, danno, gravità), e di una sezione finale per la rilevazione della presenza/assenza di un care-giver e/o di una persona rilevante nelle decisioni e nel sostegno, nonché della disponibilità da parte del soggetto ad approfondire il programma di prevenzione. 2. La check-list dei rischi domestici: si compone di risposte dicotomiche relative alla presenza/assenza di fattori di rischio strutturali domestici, di fattori di rischio relativi alle abitudini personali e alimentari ed all’uso di farmaci per un totale di 101 fattori. -IL CAMPIONE Il campione osservato è composto da 231 persone (168 femmine e 63 maschi) con un’età media intorno ai 78 anni ed è stato individuato fra gli abitanti del centro storico di Lovere e Castro. -STATISTICHE CHI2: per indagare la distribuzione delle risposte qualitative ovvero la probabilità che gli scostamenti delle frequenze osservate dalla media delle frequenze attese per ogni singola domanda siano dovuti al caso, oppure alla presenza di un’associazione significativa fra le variabili in oggetto (Gallucci, Leone, Perugini, 1999). Hi-Log Lineare: che esamina a più dimensioni il grado di associazione fra le diverse tabelle di contingenza generate dagli incroci delle variabili riportate come rischi e l’evento “infortunio”. Quest’analisi multivariata ci permetterà di trovare, se sono presenti, corrispondenze associative fra la presenza/assenza di uno o più rischi e la presenza/assenza di un incidente domestico. RISULTATI Capire quali e quanti siano i rischi che mediamente sono stati rilevati dalla check-list, confrontandoli con quelli emersi dalla scheda di rilevazione infortuni, è un’operazione utile e necessaria per prospettare linee di intervento concrete e applicabili. In questa valutazione preliminare dei dati raccolti ci sembra importante sottolineare alcune considerazioni che stanno venendo alla luce: non si sono osservati rischi direttamente e più frequentemente collegati ad infortuni e quindi non abbiamo trovato “fattori killer”; molti fattori presenti attorno all’anziano nella sua casa disegnano la presenza di una difficoltà, di un rischio diffuso, di una cura forse insufficiente per se stessi e per la propria sicurezza. Affronteremo adesso la problematica dei rischi dal punto di vista degli infortuni rilevati: esistono relazioni fra presenza/assenza di un determinato rischio con il verificarsi o meno di certi infortuni? Sembra che alcuni rischi siano particolarmente legati o fungano da premessa per la presenza di incidenti e/o infortuni domestici. Ovviamente la relazione non è così diretta e determinante da permetterci di pensare, semplicisticamente, che togliendo il rischio altrettanto si riesca a togliere l’infortunio; al contrario ci è permesso di ridurre la probabilità dell’incidenza di un infortunio. Impedire che si verifichi è molto difficile, diminuire la probabilità che avvenga è un obiettivo maggiormente realizzabile nonché realistico. Per quanto riguarda gli infortuni appunto, il 22% (51 soggetti) ha dichiarato di essersi infortunato negli ultimi 36 mesi; la modalità più ricorrente di infortunio appare caratterizzata dalle seguenti variabili: il 31% in cucina, mentre svolgeva lavori domestici (33%), cadendo e/o scivolando (57%), riportando una contusione/ematoma che non ha richiesto l’assistenza medica nel 45% dei casi. Gli arti inferiori sono i più colpiti (20%) ed i prodotti coinvolti sono, nel 33% delle osservazioni, mobilia/scale/tappeti. 5 La presenza/assenza della variabile INFORTUNIO ha rilevato alcune corrispondenze con i diversi fattori di rischio; saranno adesso analizzati nello specifico e commentati: # Sono le donne a ricoprire, all’84,3%, la popolazione degli infortunati (χ2=4,43, gdl=1, p<.05). # Il livello di illuminazione in cucina è inadeguato per gli infortunati nel 4,2% dei casi mentre i non infortunati dichiarano tutti di avere un’adeguata illuminazione (χ2=7,48, gdl=1, p<.05). # “Fili del telefono ed elettrici sono in posizione sicura” per gli infortunati al 91,7%, per i non infortunati al 98,3% (χ2=5,42, gdl=1, p<.05). # “I tappeti presentano pieghe o strappi” nell’11,8% dei casi dei soggetti non infortunati mentre sono privi di rischi in tutte le osservazioni per gli infortunati (χ2=3,51, gdl=1, p<.05) # La presenza di “una lampada per la notte” si riscontra nel 57,8% dei soggetti infortunati contro il 71,3% dei non infortunati (χ2=3,54, gdl=1, p<.05). # A prescindere dall’infortunio, la modalità che più frequentemente è stata riscontrata nel campione è la contemporanea assenza sia di “2 maniglioni d’appoggio nell’area della vasca o della doccia” sia di “un maniglione accanto al WC” attestata intorno al 90%. # Il percorso verso il bagno non è libero da ostacoli nel 6,4% dei soggetti infortunati contro lo 0,6% dei non infortunati (χ2=7,12, gdl=1, p<.05). # Il tappo della vasca è facile da raggiungere nel 95,1% dei soggetti non infortunati mentre, in quelli infortunati, lo è all’84,1% (χ2=6,16, gdl=1, p<.05). # Chi si è infortunato non “ha una strategia da seguire in caso di caduta” nell’81,8% dei casi mentre i non infortunati dichiarano questa stessa mancanza nel 56,7% (χ2=9,23, gdl=1, p<.01). # Gli infortunati assumono tre o più farmaci al giorno nell’83% dei casi contro il 68,6% dei non infortunati (χ2=3,73, gdl=1, p<.05) # Gli infortunati nel 31% delle osservazioni presentano problemi nella masticazione che rendono penosa l’alimentazione mentre i non infortunati li presentano solo nel 16,6% (χ2=4,35, gdl=1, p<.05) # Chi non ha riportato infortuni presenta “percorsi principali con ingombri” solo nell’1,2% dei casi; al contrario fra gli infortunati “percorsi principali con ingombri” sono presenti nell’8,9% delle osservazioni (χ2=7,44, gdl=1, p<.05). # “Bordi dei gradini della scala interna marcati con colori di contrasto” sono presenti, fra gli infortunati, al 5,9% contro una presenza maggiore fra i non infortunati pari al 28,6% (χ2=3,87, gdl=1, p<.05). C’è inoltre da evidenziare che il grado di associazione e di concomitanza di alcuni rischi è risultato significativo; sembra quasi che si delineino due tipi di culture domiciliari: una improntata sulla praticità, sulla sicurezza e sull’adattamento domiciliare e, più in generale, ambientale, l’altra sulla disattenzione, approssimazione e sull’insicurezza che genera poi l’aumento della probabilità di infortunio. Le associazione della cultura dell’”insicurezza”: # L’assenza di gradini antisdrucciolo nel 25% dei casi è associata anche ad una pavimentazione sdrucciolevole. (Likelihood ratio: 5,96 cases accepted: 124 gdl: 1 p<.01) # Quando “i tappeti scivolano sul pavimento” nel 48,8% dei casi è associata la presenza di tappeti rischiosi con pieghe e/o strappi (Likelihood ratio: 31,43 cases accepted: 141 gdl: 1 p<.001). # Chi ha “un pavimento sdrucciolevole”, presenta anche “tappeti che scivolano sul pavimento” nel 74,1% dei casi (Likelihood ratio: 78,39 cases accepted: 148 gdl: 1 p<.001). # In caso di assenza di “robusti corrimano sui due lati delle scale”, il 63% delle osservazioni è associata a superfici di gradini senza strisce antisdrucciolo (Likelihood ratio: 14,37 cases accepted: 85 gdl: 1 p<.001). Le associazione della cultura della ”sicurezza”: # Coloro che possiedono “una lampada facilmente raggiungibile stando a letto” hanno nel 73,8% dei casi anche “il telefono facilmente raggiungibile stando a letto” (Likelihood ratio: 15,59 cases accepted: 212 gdl: 1 p<.001). # Il 92,7% di coloro che “si controllano la vista tutti gli anni”, la hanno fatta controllare “l’ultima volta meno di un anno fa”; coloro che dichiarano di non “farsi controllare la vista tutti gli anni”, solo al 14,7% “l’ultima volta l’ha controllata meno di un anno fa” (Likelihood ratio: 134,5 cases accepted: 199 gdl: 1 p<.001). # Quei soggetti che pongono attenzione alla vista fanno altrettanto per il proprio corpo: chi si è fatto controllare la vista “l’ultima volta meno di un anno fa”, al 62,2% “svolge regolarmente esercizio fisico”, al contrario il 63,5% di coloro che non si sono fatti controllare la vista “l’ultima volta meno di un anno fa”, non “svolge neppure esercizio fisico” (Likelihood ratio: 7,21 cases accepted: 210 gdl: 1 p<.05). # Fra coloro che dichiarano che “la lista dei farmaci è stata vista dal medico meno di un anno fa”, l’88% dichiara di “non aver notato che alcuni farmaci creano disturbi all’equilibrio o all’attenzione”; al contrario fra coloro che dichiarano di “non aver fatto vedere la lista dal medico”, solo il 43,6% dichiara di “non aver notato che alcuni farmaci creano disturbi all’equilibrio o all’attenzione” (Likelihood ratio: 31,77 cases accepted: 196 gdl: 1 p<.001). # Nel 28,5% delle osservazioni “chi assume 3 o più farmaci diversi ogni giorno”, fa “confusione con i farmaci stessi”; diversamente chi “non assume 3 o più farmaci diversi”, afferma di “fare confusione” solo nel 14,3% dei casi (Likelihood ratio: 4,79 cases accepted: 207 gdl: 1 p<.05). 6 # Chi “non fa confusione con i farmaci” all’89,5% ha mostrato “la lista dei farmaci al medico meno di 1 anno fa”; contrariamente “chi fa confusione con i farmaci” ha mostrato “la lista dei farmaci al medico meno di 1 anno fa” solo nel 44,7% dei casi (Likelihood ratio: 38,44 cases accepted: 200 gdl: 1 p<.001). CONCLUSIONI Generalmente si può notare, dai dati emersi, una tendenza alla concordanza di diversi fattori di rischio: alla presenza di un determinato fattore corrisponde, in diversi casi, la contingenza e la compresenza di un altro fattore. Quando “i tappeti non scivolano sul pavimento”, nel 97,5% dei casi sono anche “privi di rischi (pieghe o strappi)”; al contrario se “i tappeti scivolano sul pavimento”, “i tappeti sono privi di rischi (pieghe o strappi)” solo nel 52,2% delle osservazioni. In questo caso la differenza fra soggetti “sicuri” e soggetti a “rischio”, per quanto riguarda la disposizione dei tappeti, è pari al 45,3% delle osservazioni. Per quanto riguarda la disposizione della mobilia, analizzata secondo l’ottica dell’adattamento ambientale, il 17,5% dei soggetti intervistati ripone scarsa attenzione alla disposizione della mobilia e, conseguentemente, aumenta l’ingombro dei percorsi principali, aumentando anche la probabilità di inciampo e/o infortunio. Tuttavia dobbiamo anche riconoscere che alcune abitudini sono correttamente agite all’interno del contesto domestico: ad esempio “portare vestiti che non creano rischi al movimento” risulta invariato e presente nella maggioranza delle osservazioni fatte (96,7%). Altrettanto quei soggetti che pongono attenzione al funzionamento della propria vista fanno altrettanto per il proprio corpo: chi si è fatto controllare la vista “l’ultima volta meno di un anno fa”, al 62,2% “svolge regolarmente esercizio fisico”. Per l’uso dei farmaci chi “assume 3 o più farmaci diversi ogni giorno”, ha fatto vedere la “lista dal medico meno di 1 anno fa” nel 84,6% dei casi. In merito agli oggetti utili che più frequentemente mancano in case “sicure” si è osservato che: la “lampada portatile” manca nel 72,7% dei casi dei soggetti infortunati; “maniglioni che non si muovono” e “tappetino con fondo gommato fuori dalla vasca e dalla doccia” sono assenti negli infortunati al 41,7%, nei non infortunati al 26,1%; il 75% degli infortunati “non accende la luce quando si alza di notte” e non “svolge attività fisica”. In genere comunque possiamo dire che la scarsa quantità di differenze significative indagate con il chi2, deve farci riflettere sul fatto che non esistano fattori killer o precise cause eziologiche dell’infortunio: sembra più probabile analizzare una “cultura della sicurezza” che, in chi la possiede, riduce significativamente la probabilità di infortunio. L’ambiente domiciliare con tutte le sue articolazioni quindi presenta di per sé una costellazione di fattori che, se trascurati o mal gestiti, possono trasformarsi in potenziali fonti dannose per gli individui che lo abitano; in più si è potuto riconoscere, negli individui stessi, alcuni atteggiamenti di sottostima o di relativo disinteresse proprio in merito ai cosiddetti fattori di rischio, aumentando quindi la probabilità di incidente e/o infortunio a proprio carico. E’ importante quindi dare e diffondere stimoli verso una maggiore attenzione alla comodità, alla sicurezza delle condizioni di vita e alla vitalità delle relazioni umane attorno alle persone anziane sensibilizzando al problema degli infortuni domestici e cercando di individuare alcune priorità di ordine fisico/strutturale in grado di prevenire le dinamiche di infortunio. Sarà interessante quindi seguire lo studio effettuato, magari con un follow-up, per vedere quindi quali informazioni e quali provvedimenti siano stati intrapresi dai cittadini sulla base dell’indagine svolta e sulla successiva sensibilizzazione effettuata dagli operatori del gruppo motore in un’ottica di attivazione comunitaria e di prevenzione agita direttamente dal target del progetto: gli anziani. 7 RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI AA.VV. (2003) Sostegno tra pari e servizi a bassa soglia, in “Quaderni di Animazione e Formazione”, EGA, Torino. Christensen, D.L., and Carp, F.M. 1987. PEQI-based environmental predictors of the residential satisfaction of older women, in “Journal of Environmental Psycology”, 12 pp. 225-236. Christensen, D.L., Carp, F.M., Cranz, G.L., & Wiley, J.A. (1992) Objective Housing Indicators as Predictors of the Subjective Evaluations of Elderly Residents, in “Journal of Environmental Psycology”, 12(3), pp. 225-236. Cohen, S., and Wills, T.A. (1985) Stress, social support, and the buffering hypothesis, in “Psychological Bullettin”, 98(2), pp. 310-357. Francescato D., & Ghirelli, G. (2000) Fondamenti di psicologia di comunità, Carocci, Roma. Gallucci M., Leone L., Perugini M. (1999) Navigare in SPSS per Windows, Kappa, Roma. Giuliani, M.V. (1991) Towards an analysis of mental representations of attachment to the home, in “The Journal of Architectural and Planning Research”, 8 (2), pp. 133-146. Roush, W. (1996) Live long and prosper?, in “Science”, 273, pp. 42-46. Sgarro, M. (1988) Il sostegno sociale, Kappa, Roma. Tjossem, T.D. (1976) Intervention strategies for high risk infants and young children, University Park Press, Baltimore. Tuljapurkar, Sh., Li, N. and Boe C. (2000) A universal pattern of mortality decline in the G7 countries, in “Nature”, 405, pp. 789-792. Tversky, A., & Kahneman, D. (1973) Availability: a heuristic for judging frequency and probability. In “Cognitive Psychology”, 5, 207-232. Ugolini, A., Francescato, D., & Ghirelli, G. (1987) Una ricerca azione sulla socializzazione autonoma di un gruppo di anziani, in “Attualità in Psicologia”, 2(4), pp. 37-47. Watzke, J., Smith, D.B.D., Somerville, M., & Verran, A. (1989). The study of home safety problems for older disabled persons: a multi-dimensional approach. In Proceedings of the Human Factors Society 33rd Annual Meeting, pp. 191-193. Weingarten, S.R., Henning, J. M., Badamgarav, E., Knight, K., Hasselblad, V., Gano, A. and Ofman, A. (2002) Interventions used in disease management programmes for patienta with chronic illness-which one work? Meta-analysis of published reports, in “BMJ”, 325, pp. 913-921. Wells, N.M., & Evans, G.W. (1996) Home Injuries of People Over Age 65: Risk Perceptions of the Elderly and of those who Design for Them, in “Journal of Environmental Psycology”, 16(3) pp. 247-257 8