Pubblicazione Semestrale N°3 Dicembre 2011 LA VOCE Distribuzione gratuita di Limina Organo Semestrale di informazione per soci e simpatizzanti della Societá Operaia Liminese Editoriale POLITICA Lo stato delle cose 3 I misteri della fede liminese-4 Lettera aperta ai liminesi-5 La Galleria Degli Errori-6 Rinnovata la dirigenza della Società Operaia-10-11 LE NOSTRE COMUNITÁ Viaggio a Guayaquil-12-13 CULTURA Filippo Restifo Una vita avversa al servilismo-7 Quel liminese paladino dei diritti dei giovani -8 Società Operaia di Mutuo Soccorso-9 C`era una volta I nostri murales 14 I Cognomi Liminesi-15 Caro Bizzeffi-16 LA VOCE DI LIMINA EDITORIALE N el 2004 – io ero Presidente dell`Associazione Siciliana di Caracas - abbiamo organizzato una riunione nel “Salone Italia” del Centro Italiano di Caracas. Erano presenti più di 400 siciliani interessati ad ascoltare all`On. Carmelo Lo Monte, a quell`epoca diputato dell`Assamblea Regionale Siciliana, nel suo primo contatto con la comunità siciliana in Venezuela. Il suo viaggio a Caracas coincideva con il forte dibattito che si iniziava attraverso le Associazioni Regionali i Comites e i CGI con i politici e membri del Governo Italiano che venivano a conoscere le nuove realtà di questo paese. Quella sera, in mezzo a tanti accaldati interventi del pubblico presente, io gli ho chiesto pubblicamente il suo intervento alla Regione Siciliana per l`urgente necessità di assegnare un contributo destinato ai siciliani bisognosi in questi paesi sudamericani dove le deficienti strutture sociali e sanitarie li porta alla fine della loro vita produttiva a vivere in una situazione di disperata marginalità. Lo portavo a conoscenza che quasi tutte le altre Regioni italiane avevano approvato fondi per aiutare i loro corregionali bisognosi. Così dopo un certo tempo è nata l`Associazione “Comunità Siciliani nel Mondo” che, composta da 60 Comuni siciliani, rappresentava una forza politica non indifferente al momento di chiedere fondi alla Regione Siciliana. Infatti nel primo anno di gestione questa Associazione ha ricevuto la somma di 250.000 euro, che avrebbe dovuto coprire le necessità sopra menzionate, principalmente gli aiuti perl’acquisto di medicine e polizze di assicurazioni malattie per gli emigranti bisognosi. In Venezuela, fino a questo momento sono arrivati solo 26.000 euro. La somma iniziale di 250.000 euro la Regione l`ha consegnata come un importo ùnico o come un montante annuo? Non si sà. Questo rimane nel più misterioso silenzio e non si sono avute più notizie delle attività di questa Associazione. Al principio del mese di ottobre di quest`anno siamo venuti a conoscenza che l`Associazione “Comunità Siciliani nel Mondo” stava organizzando un programma artistico-culturale destinato alle comunità di origine siciliana residenti in Ecuador e in Argentina. Una delegazione composta ufficialmente da sette membri parte da Catania il 5 ottobre per raggingere Guayaquil in Ecuador con fermata a Caracas. Da chiarire che in Guayaquil le persone di origine siciliana sono solo liminesi. Non bisogna fare tanto sforzo per capire che sotto il “manto culturale” si nascondeva un lavoro politico per le prossime elezione di Limina fra 3 anni e mezzo. Certo che si sono preparati bene: si sono portati dietro un deputato della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana, un parente di un gruppo familiare ecuatoriano come cavallo di Troia per l`assalto alla città, il fotografo Filippo Occhino facendolo passare per il Filippo Occhino dell`opposizione che abita a Caracas, un guardaspalle di Roccafiorita; nella fermata a Caracas hanno rimorchiato anche un bavalaci (lumaca) como mascotte porta fortuna. Era stato tutto bene studiato e minuziosamente preparato, ma non hanno tenuto nel debito conto la resistenza della comunità liminese in Ecuador che ha capito subito le LA VOCE di Limina finalità politiche di questo progetto e con una dignità encomiabile li hanno respinti. Alcuni della nostra comunità in Guayaquil sono venuti a votare a Limina nelle passate elezioni identificandosi con l`opposizione perchè hanno capito che l’Amministrazione oggi al potere sta portando alla rovina il paese dei loro nonni. Loro si sentono orgogliosi di poter contribuire alla rinascita di Limina. C’è da chiedersi: com’ è possibile che un deputato della Repubblica Italiana, che guadagna 12.000 euro al mese, che ha una macchina dello Stato a sua disposizione, che mangia nel Restaurant della Camera dei Deputati un pranzo da groumet per 2 euro, che ha la facoltà di utilizzare i servizi diplomatici all`estero, invece di stare al suo posto a Roma per lavorare a favore della nazione che sta attraversando momenti drammatici in pericolo di cadere in frantumi possa partire a fare proselitismo politico in terre così lontane in appoggio ad un sindaco di un paese di 900 abitanti ? Ma dove stiamo arrivando? Che delusione! Che vergogna! Com’è possibile che un progetto concepito con l`intenzione di aiutare e appoggiare gli emigranti che non sono riusciti a costruirsi una base economica per una vecchiaia dignitosa sia caduto così in basso? Alla delegazione, rientrata a Caracas, si è unito il secondo gruppo composta da 8 persone. La delegazione, ora composta da 15 persone, è partita per l`Argentina con i soldi dell`Associazione “Comunità Siciliani nel Mondo”, il cui Presidente è attualmente il Sindaco di Limina. Sotto lo stesso manto di un “evento culturale” in Argentina sono andati a fare politica a favore del Sindaco di un paese in provincia di Messina, attualmente Vice-Presidente dell`Associazione. In Argentina ci sono moltissimi siciliani originari di quel paese e sono andati a fare politica proprio da loro, perché liminesi in quell` evento di Buenos Aires non ce n’erano. Tutto questo vuol dire che sono state sottratte le medicine agli emigranti siciliani per fare politica nelle terre americane. Ci chiediamo: quanto tempo può durare questa situazione? Quando si aprirà il vaso di Pandora? Quanto tempo potrà sopportare il popolo di Limina un sindaco che va e viene continuanmente all`estero per cercare di sommare voti ed eternare il suo gruppo politico al potere ? Si può pensare che a questa Amministrazione interessa il destino del nostro paese ? Quanto tempo può durare questo inganno ? Quanta energia sprecata! Quanto denaro bruciato! Mentre le idee all`estero le hanno avute e continuano ad averle molto chiare nel paese i cittadini sono immersi nel più profondo oscurantismo. Stiamo nelle feste natalizie e vogliamo esprimere i nostri migliori auguri per Natale e Capodanno a tutti i liminesi residenti quelli sparsi per tutta l`Italia e per il mondo Per una Limina possibile Eligio Restifo [email protected] LA VOCE DI LIMINA LA VOCE di Limina 3 POLITICA Lo stato delle cose N ell’imminenza delle festività natalizie è doveroso porgere i migliori auguri di un santo natale e di un sereno e prospero anno nuovo a tutti i concittadini liminesi residenti e a tutti coloro che le scelte o le necessità della propria vita hanno portato fuori dalla propria terra d’origine. Cari amici altri mesi sono passati, tante cose si sono succedute nel panorama politico nazionale ed internazionale; non sfugge il profondo mutamento dello scenario politico nordafricano, le nuove e vecchie tensioni politiche in medio-oriente, la grave crisi politica ed economica che attanaglia l’Italia e l’Europa che mette, e metterà ancora di più nell’immediato futuro, a dura prova i cittadini di questa nostra amata nazione. A Limina non sembra che l’Amministrazione comunale abbia l’intenzione, o l’inclinazione, a percepire questo stato di cose particolarmente gravoso. A Limina gli amministratori preferiscono continuare a vivere in uno stato di autocelebrazione e pur di apparire, invece che di essere, giornalmente profondono le loro energie nella ricerca della mistificazione, della bugia, nella denigrazione di chi non la pensa uniformemente alle scelte da altri propinate. La macchina del fango, la chiamò Saviano. A quanto pare qui funziona bene,anche troppo. Tutto accade per colpa degli altri. Gli amministratori purtroppo(sic!) sono costretti a subire le critiche, le prevaricazioni e le bugie dell’opposizione. Non eroga i sussidi, non perché appronta un bilancio virtuale dove non vi è alcuna certezza delle cifre in esso contenute ma per colpa dell’opposizione che oculatamente e sistematicamente fa emergere la lacunosità ed inadeguatezza dell’importante strumento finanziario. Basti pensare che a fine settembre 2011 in fase di equilibrio di bilancio, almeno sulla carta, esisteva un avanzo di amministrazione di circa 130.000,00 euro ma poi ai primi di novembre non si sono trovati gli spiccioli necessari a ripristinare la Sebastiano Musumeci viabilità agricola danneggiata dalle piogge, somme puntualmente sborsate dai cittadini di Limina e addirittura in consiglio comunale il Sindaco si è dichiarato impreparato sull’argomento, con una semplicità disarmante da 2 in pagella. Quest’amministrazione “stellare” pensa di risolvere i problemi occupazionali di Limina attraverso la realizzazione prontamente ben propagandata di un osservatorio astronomico, di per sé in atto opera inutile e costosa, ma non pensa minimamente a possibili sbocchi occupazionali per i giovani e per le giovani di questo paese o, cosa ancora più semplice a risolvere definitivamente l’inquadramento in pianta organica del personale ex articolista; Certamente questo stato di cose consente di “politicare” a più ampio raggio: ci procuriamo il personale di vigilanza urbana tra i solerti addetti dei comuni di Gallodoro o di Roccafiorita, il tecnico comunale a Letojanni, i tecnici progettisti anche da fuori provincia così come i gestori degli impianti di depurazione, degli impianti sportivi, del sito web comunale, il revisore dei conti o il selezionatore dei progetti del servizio civile. Quest’amministrazione lascia così in un limbo avvilente padri e madri di famiglia desiderosi di vedere riconosciuti diritti in altri comuni da anni acquisiti. Uomini e donne che non possono esprimere per intero le potenzialità lavorative personali e a cui esclusivamente si ricorre nel momento del bisogno. Raccolta N.U. e mensa scolastica su tutte. Mensa scolastica tra l’altro avviata dopo quasi tre mesi di regolari lezioni creando disagio agli alunni e alle loro famiglie, Un’amministrazione che promette, e che propaganda bene, servendosi opportunamente di sciocchi servitori, quello che promette confondendo spesso volutamente il progettato dal finanziato, opere mai realizzate o realizzabili; a questo proposito come non ricordare il finanziamento ottenuto (telefonicamente!!!) il 28 maggio 2010 in chiusura della campagna elettorale amministrativa, dal presidente Lombardo per il consolidamento e la sistemazione della strada che porta al santuario di passo Murazzo!!!!! Come può pensare questa Amministrazione di realizzare nuove strutture non essendo capace di gestire, manutenere e conservare quelle esistenti? Tutti i cittadini di Limina sanno lo stato di abbandono del centro diurno per anziani ormai preda delle infiltrazioni di acqua e del degrado, del centro comunale di raccolta differenziata o della casa albergo per anziani. Tutti i cittadini di Limina sanno le gravi problematiche che interessano i “nuovi” alloggi popolari, le case adibite arbitrariamente a ricettività turistica, la casa museo e la guardia medica per le quali sicuramente si può affermare non sussiste alcun problema di approvvigionamento idrico specie nelle giornate di pioggia. Tutti i cittadini sanno lo stato di pericolo in cui versano interi quartieri, il cimitero monumentale ed alcune strade anche di recente realizzazione. Tutti i cittadini sanno……. alcuni cercano di ribellarsi, qualcuno ne parla, qualcuno riesce perfino ad indignarsi…..ma tanti ancora purtroppo preferiscono tacere sensibili come sono ai rintocchi del potere nuotando, allegramente, nell’acqua bollente. 4 LA VOCE di Limina POLITICA I misteri della fede liminese Filippo Concetto Lo Giudice Q uella che l’arciprete Filippo Occhino durante la lezione di catechismo sui banchi di scuola ci indicava come la casa di Dio oggi è diventata la casa di sacrestani affaristi, di coristi senza fede e di faccendieri privi di valore. Da un quarto di secolo, questi personaggi gestiscono la Chiesa Madre di Limina imponendo la propria legge e trascurando quella di Dio. Un gruppo di “fedeli”, oltre a far entrare dalla sacrestia una politica strisciante, incassano le offerte per i funerali, decidono il prezzo per le messe di suffragio e addirittura girano il paese a distribuire ostie consacrate ai vecchietti che non hanno più le forze per recarsi in chiesa. C’è del paradosso il comportamento dei “fedeli” liminesi nel mese di luglio in occasione della Visita pastorale del vescovo a Limina. Il sottoscritto era presente all’arrivo del vescovo a Roccafiorita. A riceverlo c’era il Sindaco con la sciapa tricolore, c’erano due vigili urbani in tenuta da parata, c’era un gruppo di fedeli con gli stendardi, mentre gli altri attendevano in chiesa cantando. Dalla piazza la processione mosse verso la chiesa con la banda musicale in testa. Diversa l’accoglienza riservata il giorno dopo al vescovo a Limina. All’angolo della piazza Marconi – via Provinciale erano presenti: le forze dell’ordine, il Sindaco di Roccafiorita con la sciarpa tricolore (la sua presenza mi fa pensare ad accordi secondo i quali il giorno prima il Sindaco di Limina avrebbe dovuto essere presente il giorno prima a Roccafiorita …), vigili urbani fatti venire da Roccafiorita e da Gallodoro. All’ultimo momento è arrivato tutto affannato il nostro Sindaco con la fascia tricolore pencolante dalle mani. Il corteo, formato da una decina di persone si è mosso verso la Chiesa Madre di S. Sabastiano Martire. I padroni del tempio scomparsi nel nulla. Forti del loro animo cristiano e della loro grande fede in Dio, avevano ritenuto cosa giusta e santa sabotare la visita pastorale del vescovo che è pur sempre un emissario del Santo Padre. C’è voluta una bella faccia ad entrare successivamente nel corteo col medaglione luccicante al collo per gridare le loro lodi al Signore! Quel pomeriggio lasciato tutto solo in un angolo della piazza c’era il parroco di Limina. Da quando è arrivato nel paese è arrivato lui è scoppiato il finimondo. I “padroni del tempio” disertano persino le funzioni, ma ritengono cosa giusta e sacra affittare un autobus per andare ad ascoltare la S. Messa a Barcellona Pozzo di Gotto … Misteri della fede … Mischini e paureddi divintammu e tutta la cuntrata si la ridi. Sa girava l’anticu nni sparava e li catini a vita nni mintiva. Di sicuru na iastima nni mannaru… La sputazza a lu nasu nni minteru … Comu si potti tuccari lu funnu cu sti omini dotti ca iavemu? La curpi l’avi puru cu cumanna ca nan cci sappi dari a dirittiva. Penzunu ca su iddi li dutturi ca ponnu dari cura a lu malatu. Ieu speru gnornu Diu mi si riorda e lustru mi cci duna a sti carusi picchì iannu lu prisenti e lu futuru mi riportunu a galla lu paisi! Filippo Concetto Lo Giudice LA VOCE di Limina POLITICA 5 Lettera Aperta ai Liminesi S Luciano Conconi crivo a Voi questa “lettera aperta”, perche’ penali; hanno radici molto piu’ alte. Tuttavia la i precedenti inviti ai Sindaci pro-tempore “colpa collettiva” non e’ un’esimente, anzi essa sono rimasti inevasi. Come Voi sapete, va biasimata e moltiplicata per i danni rilevanti da circa 40 anni frequento il Vostro Paese e – che causa ai cittadini. bene o male- ci conosciamo quasi tutti; ragion Ebbene, se questa mia convinzione risultasse per cui ritengo di aver compreso –sia pure in a Voi vera e realista; chi ama Limina ed i propri parte- i Vostri usi e costumi, tra i quali anche figli non puo’ accettare passivamente simili l’aspettativa di un’Amministrazione efficiente Rappresentanti. Chi ama Limina, ha il dovere per il Paese. Una delle mie poche convinzioni civico e morale di reagire; ha il dovere di esporsi che e’ maturata negli anni, si fonda sulla Vostra e di mettere in piazza la propria faccia si’ da diffusa delusione rispetto ai vari Governi creare una valida alternativa politica capace di succedutisi nel Paese, che peraltro non hanno mandare a casa tutti (e ripeto tutti) gli attuali evidenziato rilevanti differenze tra Maggioranza Amministratori locali,finanche nazionali. e Opposizione: ogni colore politico e’ sempre Chi vuole bene a Limina e pensa al futuro dei contro gli altri, finanche con insulti puerili, propri figli, deve avere il coraggio di alzare la denunce sterili e minacce senza seguito; cio’ testa, di fare una rivoluzione copernicana della nondimeno i metodi e le scelte concrete sono politica, sciacquando i panni in acqua corrente, molto simili tra loro. creando una sorta di “Terzo Polo” autonomo e Da mero osservatore fedele (al di sopra di alternativo a tutti gli altri schieramenti politici, ogni schieramento fondato sul merito dei politico) negli candidati e su scelte anni ’70 e ’80 precise di politicastimolai il Sindaco economica locale. pro-tempore su Persone serie, oneste, RACCOMANDATA alcuni interventi competenti, provenienti sostanziali a tutela dalla Societa’ Civile, del patrimonio slegate da logiche A tutti i Liminesi storico di Limina, clientelari, che amano finanche a Limina e rifiutano i pubblicare negli voti sia dei faccendieri, anni ’90 una sia dei residenti che supplica a favore vivono oltre oceano da dell’unica oasi decenni. Soggetti capaci naturalistica del Paese. Tutto fu invano. di progettare interventi a favore del commercio Nel 2007 scrissi una lettera al Sindaco (di e turismo intelligente, artigianato locale; colore politico opposto rispetto al precedente) valorizzando tradizioni e bellezze del territorio. rilevandogli l’opportunita’ di una serie di Azioni in grado di concretizzare prospettive interventi in favore di Limina e dei suoi abitanti. di lavoro per tutti i residenti, consapevoli Anche questo invito rimase puntualmente questi ultimi di produrre e tramandare valori e inascoltato. ricchezza artigianale tanto amati dai turisti. Per puro caso fui presente alle elezioni locali In altre parole, le possibilita’ per un del 2010: a prescindere dal risultato finale, rimasi cambiamento sostanziale ci sono; sta a Voi sconcertato e deluso per i metodi adottati da Liminesi scegliere se vivere in modo precario, entrambi gli schieramenti politici per ottenere in un contesto che non da’ opportunita’ e lavoro piu’ voti possibili. ai giovani; ovvero in un Paese diverso, dove il Lo scontro elettorale -caotico e sconfusionatolavoro c’e’ per tutti e il merito viene premiato. con tanti insulti e molte promesse al vento, Occorre solo crederci e ….. ricordate: chi parte sono comuni a tutti gli schieramenti politici, che non e’ mai solo, semmai e’ il primo. puntualmente vanno in letargo per la restante legislatura “comodi sui rispettivi scranni”. Una sincera stretta di mano a tutti Voi. Di sicuro tutto cio’ non e’ un fatto solo locale, poiche’ la scelta di non ascoltare le reali esigenze dei cittadini, porre in essere opere inutili e costose, lasciar depauperare il territorio ed altro, farcendo il tutto con metodi al limite delle norme 6 LA VOCE di Limina POLITICA La Galleria Degli Errori Casa albergo per anziani Costo 4 miliardi di vecchie lire La scala d´oro -progetto e costruzione €13.000 Acquistati alcuni anni fa per un importo di € 15.000 Costo dell´opera € 676.000 Centro diurno per anziani da anni abbandonato Area Artigianale 1º Lotto Costo dell´opera € 1.150.000 Scala costruita in una protrietá privata con i soldi del Comune LA VOCE di Limina 7 Filippo Restifo Una vita avversa al servilismo Sebastiano Saglimbeni U n atto civile ricordare alle nuove generazioni coloro che sentitamente completarono la loro U esistenza in difesa dei deboli, da sempre offesi, e subirono l’oscuramento della memoria che spesso si riserva retoricamente ai seminatori di morti, ai potenti delle religioni, ai regnanti che rinascono persino negli Stati che si proclamano democratici. Pertanto, può giovare solennizzare, in qualunque modo, la memoria, questo allettante sostantivo astratto, svuotata di presenze del genere e rivalutare, come pare giusto, i confinati nella subalternità con dediche di epigrafi, di semplici libri, pure di limitata divulgazione, e di strade, nelle grandi e piccole comunità del nostro Paese. “Memoria sperare posteritatis” (Sperare nel ricordo dei posteri), le antiche parole di Quintiliano, lo scrittore latino che curò intensamente i rapporti con la vita pubbli ca del suo tempo, risuonano così un monito. Filippo Restifo, che da educatore e da politico, esortava i giovani ad esprimersi, senza reticenze, con la scrittura, come mezzo di elevazione e di difesa, non volle sperare nel ricordo dei posteri. Conseguentemente, dopo alcune sue esperienze di scritture, non si preoccupò di lasciarne altre, ad esempio, sulla guerra mondiale 1915/1918 che da giovane aveva vissuto, su Messina, dove aveva abitato e lavorato, ridotta ad un cumulo di macerie dai bombardamenti durante la successiva guerra mondiale. Non è improbabile che avrà tante volte nutrito in mente scritture, di vario tema, ma piegato da certo pudore di apparire uno scrittore, non le ha avrà fermate sul mezzo della carta. Tra quelle esperienze di scritture non è stato possibile rintracciare due lunghi suoi articoli, editati all’inizio del 1950 da un giornale messinese, e che si leggevano dentro la Società Operaia di Limina, dentro la quale pure si leggeva il prestigioso settimanale “Vie Nuove” ed altro. Erano articoli che raccontavano, con un linguaggio asciutto, le condizioni della comunità di Limina, miseranda ed isolata. Si è potuta così ricostruire, a futura memoria, la storia di Filippo Restifo, che possiamo considerare “bella”, in quanto “è quella lasciata a metà”, per dirla con lo scrittoreJohn Steinbeck, collocandola dentro un arco di tempo che va dal 1898, data della sua nascita, al 1969, data della sua tragica scomparsa, con l’ausilio della sua scrittura Come evitare l’infrequenza scolastica, di un estratto del suo congedo militare, di un’agile ed appassionata testimonianza, 12 a firma di Armando Cascio, di alcune altre carte attestanti l’abilitazione alla professione di farmacista, e di alcune testimonianze orali. Filippo Restifo, qualche volta, raccontava della sua vita inquieta ai giovani. Il sottoscritto, che lo frequentò dal 1948 al 1968, ne custodisce alcuni tratti. La storia di educatore e di politico di Filippo Restifo, dagli anni della prima giovinezza sino alla morte si può valutare intensa. Intese - anche se può sembrare una considerazione comune - la politica e la visse in maniera attiva al servizio della gente, qualità che oggi è venuta meno ignominiosamente in diversi uomini che si dedicano alla vita pubblica, solo animati da abietti interessi personali. Contribuì, indissolubilmente, al percorso civile della sua comunità; nella sua agenda figuravano, soprattutto, nomi di coloro che firmavano ancora con il segno della croce. Non si contano le sue presenze alla Camera del lavoro, all’Ufficio di collocamento, al Tribunale, al Provveditorato agli studi, ai Patronati scolastici, alla Questura per espletare pratiche in difesa di coloro che a lui si rivolgevano. Non si contano le ospitalità che diede nella sua casa ai liminesi, non solo della sua idea, che, per vari bisogni, si recavano dal paese a Messina. Lo ricordavano più volte Filippo Antonino Lapi e Santo Calabrò. Dai contenuti dell’opuscolo Come evitare l’infrequenza scolastica, pubblicato in proprio nel 1922, si crede che egli avesse iniziato ad insegnare, non di ruolo, nelle Scuole elementari. Erano gli anni, durante i quali, Benito Mussolini, che in quella guerra aveva rivestito il grado di caporal maggiore, andava rovesciando aforismi, vuoti di senso, contraddittori, sul fascismo che acremente predicava, ora come una dottrina, ora come un movimento politico. Una frequente contraddittorietà, che gli era congeniale, con la quale riuscì ad ingannare milioni di Italiani, la maggior parte dagli occhi otturati, la maggior parte di un opportunismo abietto. Come oggi. Filippo Restifo, che continuava a studiare e a leggere per accrescere la sua conoscenza e si formava per informare si era posizionato, come altri giovani della Sicilia, con fervore ed osteggiante quel nascente fascismo. LA VOCE di Limina 8 Filippo Restifo, quel liminese paladino dei diritti dei giovani Carmelo Duro L imina è un paese di emigranti. Poco pù di 900 abitanti,ne conta più di mille sparsi per il mondo. Molti di questi tornano frequentemente per respirare l’aria di casa. Un gruppetto di amici da anni si ritrova qui in agosto e organizza almeno un incontro o un convegno o la presentazione di qualche libro. Alcuni stanno in Italia, Sebastiano Saglimbeni a Verona, Giuseppe Cavarra a Messina, Angelo Salimbene a Bergamo, altri in Venezuela come Eligio Restifo che fa l’editore e Sebastiano Calabrò in usa. Qualche settimana fa hanno organizzato la presentazione di un libro stampato in Venezuela ma che riguarda un liminese, il prof. Filippo Restifo, un personaggio che, nato nel 1898 e vissuto fino al 1969, ha attraversato due guerre, ha lottato il fascismo (è stato arrestato più volte per le sue idee) ed ha operato per tutta la vita in favore dei più deboli e delle vittime dei poteri agrari. Filippo Restifo era geometra ma era anche insegnante elementare e farmacista. Nato politicamente comunista, espulso da quel partito, sviluppò la sua lunga attività in favore dei ragazzi insistendo, soprattutto nell’ambiente scolastico, sulla osservanza dei propri doveri e sulla necessità di difendere i propri diritti. In questo non risparmiava gli stessi colleghi perché spesso non avevano “abilità didattica” e alte “qualità morali” e perché dovevano mettere in opera ogni sforzo per aiutare i ragazzi affidati alle loro cure a “vincere se stessi e ottenere i primi trionfi per il loro perfezionamento interiore”.In quei primi decenni del Novecento l’analfabetismo era diffusissimo ma quel che faceva soffrire maggiormente il maestro Restifo era l’abbandono della scuola da parte di moltissimi ragazzi utilizzati dai genitori per aiutare nei lavori in campagna. A questo proposito scrisse, nel 1922, un piccolo libro: “Come evitare l’infrequenza scolastica” e iniziò la sua lunga battaglia in nome della scuola. Insegnava a Messina e abitava al rione Giostra dove era conosciutissimo come “ U maistru dda Limmina”. Spesso tornava nella sua Limina dove continuava ad operare in caparbie azioni in difesa della gente che faticava nelle campagne dall’alba alla sera. Dopo la seconda guerra mondiale è tra i più impegnati a riprendere la Società Operaia di Mutuo Soccorso che era stata costituita nel 1881. Nel 1962, ne diventa Presidente operando in perfetta sintonia con il sindaco socialista eletto nello stesso anno, Francesco Garigali. Il libro, “Filippo Restifo”, con sottotitolo “Una vita avversa al servilismo”, curato da Sebastiano Saglimbeni, stampato a Caracas da Eligio Restifo, comprende una accurata quanto lucida analisi di Restifo politico e insegnante scritta da Peppino Cavarra, il testo di una conferenza sull’infrequenza scolastica tenuta dallo stesso Restifo alla scuola elementare Crispi di Messina nel 1922, una testimonianza del cugino Filippo Restifo e, in appendice, il discorso commemorativo tenuto dal deputato socialista Armando Cascio nella sede della Società Operaia il 27 dicembre 1969, subito dopo la sua scomparsa. Inoltre, in questo prezioso quanto istruttivo libro, sono riportati per intero lo Statuto e il Regolamento della Società Operaia, “uno Statuto - come ebbe a dire Cavarra - che è come la Costituzione tanto che dovrebbe distribuirsi nelle scuole”.Un folto pubblico, attento e partecipativo ha seguito il dibattito. Molti erano amici e compagni del prof. Filippo Restifo, tanti erano giovani che adesso conoscono qualcosa di questo personaggio il quale, da buon insegnante, potrebbe aver risvegliato in loro i versi del Foscolo: “A egregie cose il forte animo accendono l’urne dei forti”. LA VOCE di Limina 9 SOCIETA’ OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO Giuseppe Cavarra U na pagina della storia di Limina ancora tutta da esplorare è quella delle “Società di Mutuo USoccorso”, sorte nell’ultimo ventennio del sec. XIX: la “Società Agricola di Mutuo Soccorso nel 1880, la “Socie-tà Operaia Risorgimento Popolare di Limina” l’anno seguente. Due tentativi dei lavoratori liminesi di darsi un minimo di organizzazione e di assicurarsi un’assistenza materiale e spirituale che li tiri fuori dallo stato di abban-dono in cui vivono. L’attività dei due sodalizi è regolata da statuti che consentono agli affiliati di intervenire nei campi in cui lo Stato è maggiormente carente, in partico-lare nel settore sanitario e in quello della protezione sociale. L’azione dei sodalizi è garantita anche dallo Statuto Albertino, mentre il riconoscimento giuridico viene loro dalla legge 3816/1886. Soppresse dal fascismo, le Società rinascono dopo la caduta della dittatura e la loro funzione è infine ricono-sciuta dalla Costituzione Repubblicana che con gli artt. 32 e 38 sancisce la tutela della salute e della sicurezza sociale come diritti fondamentali del cittadino. Le “Società di Mutuo Soccorso” italiane sono una filiazione delle associazioni sorte in Inghilterra e in Francia a partire dai primi anni dell’Ottocento. Esse nascono dopo il compimento dell’unità, quando le forze cattoliche da una parte e le forze socialiste dall’altra aiutano i lavoratori a darsi le prime forme di una moderna organizzazione. L’obiettivo principale è quello di procu-rare loro un sostegno nelle lotte che incominciano ad ingaggiare per costituirsi una base organizzativa fondata sulla cooperazione e sulla solidarietà. “Una testa, un voto”: è questo il principio sul quale i sodalizi al Sud come al Nord fondano la propria azione sociale; il self-help (aiutarsi da sé) è la regola secondo la quale i lavoratori intendono assicurarsi i servizi fondamentali di assistenza e di previdenza. Non vi è Statuto che, accanto al sostegno in caso di malattia, invalidità o forzata astensione dal lavoro, non preveda, in caso di decesso del capofamiglia, aiuti alle famiglie impossibilitate di far fronte alle spese funerarie. C’è comunque da dire che spesso i fini del “Mutuo Soccorso” non vanno oltre la sfera puramente assistenziale. Un’inchiesta svolta nel 1862 rilevava che tra le “socie-tà di mutuo soccorso” esistenti allora in Italia ben 443 erano concentrate in Piemonte, Lombardia, Toscana e Umbria. La situazione era ben diversa nelle altre regioni italiane e nelle isole dove, ad oltre mezzo secolo dall’unità, non c’è ancora una vera e propria regolamentazione sugli orari di lavoro, sull’impiego delle donne e dei fanciulli, sui minimi salariali, sul lavoro notturno, sull’apprendistato. La prima legge sul lavoro minorile nacque nel 1886 ed era una legge tutt’altro che magnanima, se si pensa che si limitava a proibire l’ammissione nelle miniere siciliane ai minori di nove anni. C’è inoltre da dire che l’organizzazione dei lavoratori si estese al punto che in molti casi dalla visione mutualistica e solidaristica vera e propria si estese ad un tipo di organizzazione che possia-mo grosso modo definire sindacale se non proprio addi-rittura partitica.A quanto è stato possibile accertare, sulla riviera ionica messinese la prima “Società Operaia” sorge a Santa Teresa di Riva ad opera di Giuseppe Caminiti. Lo Statuto, messo a stampa nel 1876 a Messina presso la Tipografia “Ali-ghieri”, tra gli scopi fondamentali del sodalizio prevede quello di «promuovere e conseguire l’istruzione e l’educazione delle classi popolari, il mutuo soccorso materiale e morale, l’intraprendere imprese che ritornas-sero utili alla Società» (art. 1). A Limina – caso unico in tutto il circondario – sorgono due “Società di Mutuo Soccorso”. La prima – denominata “Società Agricola di Mutuo Soccorso”, raggruppa la borghesia terriera locale, coloni, fittavoli, operai, artigiani; l’altra - denominata “Società Operaia Risorgimento Popolare di Limina”, è «una associazione fra operai e contadini» che tra i propri scopi ha quello di «educare i lavoratori al sentimento del dovere ed al giusto esercizio del diritto ispirato dagli ideali della lotta di classe mediante la istruzione civile, morale e politica degli iscritti e dei loro figli». Ciò si legge agli artt. 1-2 dello Statuto, mentre gli artt. 7-9 fissano in particola re i doveri che ogni socio è tenuto ad osservare, primi fra tutti «il rispetto assoluto alla rappresentanza della Società (Presidente e componenti del Comitato esecutivo) e ai consoci», «il mantenimento della moralità e del decoro della propria famiglia», l’educazione e l’istruzione dei propri figli secondo i principi che ispirano il presente statuto». Interessanti i principi sanciti dall’art. 10, dove si legge tra l’altro : «Si rende indegno chi nega la mercede agli operai che lavorano alle sue dipendenze e chi siza senza giustificato motivo di assumerne la difesa».Nella seconda metà dell’Ottocento Limina è un picco-lo centro rurale alle prese con problemi derivanti soprat-tutto dall’asperità del territorio, dalla mancanza di strade di collegamento con i centri della riviera, dalle condizioni di vita a dir poco precarie. Le terre sono in gran parte proprietà dei “civili” locali, nessuna forma di tutela è garantita ad operai e contadini, nessuna protezione sanitaria è prevista per i lavoratori dipendenti. L’analfabetismo interessa oltre il 90% della popolazione.A grandi linee è questo il contesto sociale in cui nasco-no a Limina le due “Società di Mutuo Soccorso”. Il loro scopo preminente è quello di migliorare le condizioni materiali e morali dei lavoratori, sopperendo così alle carenze di uno Stato che nel campo del lavoro dipendente non garantisce nessuna forma di assistenza o di tutela. In particolare, i punti di maggior forza della Società Operaia sono costituiti dagli orientamenti politici tendenti a trasformare la società in direzione dell’uguaglianza di tutti i cittadini sul piano sociale e giuridico. Nel “socialismo” del sodalizio c’è ben poco del socialismo di matrice marxista che, come sappiamo, poneva tra i propri obietti vi quello della soppressione, totale o parziale, della proprietà privata; molto c’è invece dell’utopismo sociali-sta di ogni tempo che annovera tra i propri “sogni” la fine dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e la cancellazione delle divisioni della società in classi sociali. L’azione svolta in tal senso dalla Società Operaia di Piazza Marconi è da considerare come un’azione volta ad armonizzare gli interessi pubblici con quelli privati, gli interessi dell’individuo con quelli della comunità. In tal senso il sodalizio ereditava il “sogno” della cultura progressista sette-ottocentesca di cambiare gli uomini attraverso un cambiamento in meglio delle condizioni di vita e ad opera dell’educazione. In fondo, era questo il “sogno” di Robert Owen e di Geremiah Bentham. 10 LA VOCE di Limina POLITICA Rinnovata la dirigenza della Società Operaia Antonino Ragusa G iorno 07/11/2011 nella storica sede di via Garibaldi della Società Operaia di Mutuo Soccorso si è tenuta l’assemblea dei soci con all’ordine del giorno il rinnovo delle cariche sociali. All’apertura dell’assemblea il presidente uscente dott. Francesco Garigali ha presentato le proprie dimissioni dalla carica con le seguenti motivazioni: “ Come tutte le cose di questo mondo anche la mia carica di Presidente di questa Società Operaia è arrivata alla sua fine. È giusto e doveroso che siano i giovani a prendere in mano le sorti della Società Operaia, alla quale ho dedicato gran parte della mia vita, sia nella sua direzione che nella sua rappresentanza nella pubblica amministrazione, come Sindaco di Limina. Certamente anche le mie condizioni di salute influiscono su questa decisione. Lascio a chi sarà chiamato a sostituirmi un impegno gravoso ed impegnativo perché questa Società Operaia non potrà uscire dai canoni per i quali è stata fondata nel 1881; contrastare e combattere chi amministra senza cuore e trascura gli interessi di chi vive e lavora in questo paese. Via auguro buon LA VOCE di Limina lavoro! Io sarò qui, vigile, a collaborare con voi con la mia esperienza, per il mio amore per la Società Operaia e per il mio paese”. Ultimando il proprio intervento il dott. Garigali propone all’assemblea la candidatura di Antonino Ragusa alla carica di Presidente. L’assemblea per acclamazione approva la proposta all’unanimità nominando contestualmente il nuovo direttivo con i relativi incarichi delegati dal neo-presidente. Il direttivo risulta così composto: - Antonino Ragusa – Presidente - Restifo Filippo - vice-Presidente - Stracuzzi Sebastiano – Segretario - Giardina Giuseppe – vice-segretario - Stracuzzi Gaetano – Cassiere - Lo Giudice Filippo Concetto – responsabile politiche giovanili - Gallina Stefano - Tamà Filippo - Lo Giudice Davide - Occhino Concetto Sebastiano 11 - Bartolotta Antonino Leonardo - Noto Carmelo - Saglimbeni Alfio Il neo-presidente presa la parola, dopo aver ringraziato l’assemblea dei soci per la fiducia accordatagli, promette il proprio massimo impegno, unitamente ai componenti del direttivo, affinchè la Società Operaia nel ricordo costante dei principi tracciati dai padri fondatori con lo statuto del 1881 possa riaffermarsi volano di rinascita e di crescita per tutta la comunità liminese. A chiusura del proprio intervento il neopresidente, con vivo apprezzamento dell’assemblea, ha nominato il dott. Francesco Garigali Presidente Onorario e soci benemeriti per il particolare impegno profuso al servizio della Società Operaia ai sigg.; - Restifo Eligio - Carbone Antonino - Occhino Filippo - Calabrò Giuseppe - Correnti Elia LA VOCE di Limina LA LA VOCE DI LIMINA 12 LE NOSTRE COMUNITÁ Viaggio A Guayaquil N el mese di giugno in occasiones del nostro viaggio a Guayaquil per la inaugurazione dell`Associazione Liminesi in Ecuador avevamo riviste le fotografie prese a Limina da Bruno Bacicalupo Costa nel suo viaggio a Limina per le elezioni di maggio del 2010. Il giovane Bruno mi ha manifestato l`intenzione di presentare una mostra di quelle fotografie nel Centro Culturale di Guayaquil come un omaggio a quei 5 liminesi (Filippo Stracuzzi, Concetto Stracuzzi, Antonio Costa, Giuseppe Saglimbeni e Giovanni Coglitore) fra i quali c’era il suo bisnonno Antonio Costa, arrivato in Ecuador negli anni venti. Diceva Bruno che per la inaugurazione della mostra voleva la mia presenza per parlare sul tema dell`emigrazione e sul paese di Limina. E cosí dopo il nostro rientro a Caracas ci siamo sentiti per email e per telefono per scegliere la data in relazione con la disponibilità del Centro Culturale e del mio tempo. Finalmente si convenne che la mostra sarebbe stata inaugurata il venerdì 7 ottobre ed avrebbe avuto la durata di una settimana. Ê stata una serata spettacolare piena di emozioni al vedere le belle fotografie di Limina ampliate e con una composizione grafica di incalcolabile bellezza in un gran salone pieno di gente tanto di discendenti della nostra comunità liminese come importanti persone della cultura ecuatoriana e delle autorità locali. Erano presenti la televisione ecuatoriana Ecuavisa e i più importanti giornali di Ecuador. Dopo gli interventi della Presidenta del Centro di Cultura di Guayaquil, del Presidente dell`Associazione Liminesi de Ecuador, è toccato a me parlare sul tema dell`emigrazione italiana nei paesi americani e sul nostro paese. Il giorno prima abbiamo avuto l`incontro con la nostra comunità presentando l’edizione del secondo numero di “La Voce di Limina” in spagnolo: importante iniziativa, in quanto i discendenti dei liminesi in Ecuador, in Venezuela e Argentina hanno potuto leggere i contenuti del giornale nella propria lingua e LA VOCE di Limina LE NOSTRE COMUNITÁ 13 Stracuzzi. Come ricordo della nostra visita ho regalato libri sulla cultura liminese di Giuseppe Cavarra e Sebastiano Saglimbeni tradotti in spagnolo che sono stati molto graditi perchè mi avevano detto che il Sindaco è un gran lettore. In mattinata abbiamo visitato l`Azienda più importante di coltivo ed esportazione di gamberi dell`Ecuador il cui Presidente è Sandro Coglitore, figlio del liminese Vincenzo Coglitore e di Julia Castillo. Sandro, un giovane e brillante impresario, ci ha ricevuti con grande affetto e abbiamo avuto l`occasione di osservare il processo di preparazione e imballaggio dei gamberi sotto le più strette misure igieniche che garantiscono un prodotto di qualità ai mercati hanno potuto capire bene il danno che durante 17 anni gli amministratori liminesi stanno fatto al paese dei loro antenati. Nello stesso giorno abbiamo avuto un incontro con il Sindaco di Guayaquil ed abbiamo parlato fra le altre cose del paese di Limina, dei 5 liminesi che sono arrivati a Guayaquil e della numerosa e importante comunitá che hanno creato in quella città. Cognomi ben conosciuti dal Sindaco perchè uno dei suoi più importanti collaboratori, cioè il Direttore di Finanza del Comune di Guayaquil, è nipote del liminese Filippo 14 LA VOCE di Limina CULTURA C’ERA UNA VOLTA … I NOSTRI MURALES Giuseppe Cavarra L ’idea nacque a Messina in una fredda mattinata tardoautunnale. Parlando con Carmelo Garigali del “nostro” paese, ci venne l’idea di proporre all’Amministrazione Comunale un progetto avente come fine la realizzazione di un certo numero di murales da “stendere” sulle facciate delle case di Limina. L’Amministrazione, fatta propria la proposta, reperì i fondi necessari per realizzarla. Fu nominata una commissione che, definiti in una riunione le linee generali del programma, scelse anche i dieci pittori da invitare alla manifestazione. Erano Garigali, Giorgianni, Gulino, Mantilla, Marino, Minissale, Santoro, Serboli, Togo, Zona. Gli artisti, tutti messinesi, avrebbero realizzato, in loco, due opere ciascuno. Assegnati per sorteggio gli spazi, i “magnifici dieci” salirono a Limina, s’arrampicarono sulle scale a pioli e trasferirono sulle facciate di venti abitazioni i disegni che s’erano portati dietro, suscitando curiosità nei liminesi che seguirono con grande interesse le varie fasi delle operazioni. Nel mese di agosto si tenne la festa dei murales che, facendo bella mostra di sé, avevano cambiato la faccia di venti abitazioni. Negli anni altri se ne sarebbero dovuti aggiungere per fare di Limina il “paese dei murales”. Non si fece nulla. I murales – si sa – hanno bisogno di continua manutenzione. I nostri, abbandonati a se stessi, sono stati cancellati dal tempo o dalla mano dell’uomo. Quelli che sono sopravvissuti alle “offese”, hanno perduto più o meno lo splendore originario. Un’altra occasione perduta per il nostro paese. Recentemente si è tentato di riportarne qualcuno allo splendore originario, ma i risultati sono stati a dir poco discutibili. LA VOCE di Limina CULTURA 15 I Cognomi Liminesi *ALIBRANDI: dal lat. Alibrandus, derivante dal germanico Aliprand. *ARDIZZONE: dal francese hard “filo ritorto”. È un toponimo. *BARRA: dal catalano barra “cinta daziaria”. *BARTOLONE: accrescitivo di Bartolo che è un toponimo. *BARTOLOTTA: femminile di Bartolotto, diminutivo di Bartolo che è un toponimo. *BRANCATO: dal tardo latino branca “zampa”. È un toponimo. *BUCOLO: dal greco boúkolos “mandriano”. È un toponimo. *CACCIOLA: diminutivo di caccia “caccia”. È un toponimo. *CALABRO’: dal greco kólabros “dileggio”. È un toponimo. *CAMINITI: da greco káminos “fornace”. *CAMPAGNA: dal tardo-latino campania, derivante da campus “campo”. È un toponimo. *CAMPO: dal latino campus “campo”. È un toponimo. *CANNAVO’: dal greco kannabós “che ha il colore della canapa”, “grigiastro”. È un toponimo. *CORRENTI: plurale di currenti “che corre”, “corsiero”. È un toponimo. *COSTA: dal greco Kónstans “Costante”. È un nome proprio. “mantello da pastore”. *MANULI: dal greco Manòlos, nome di persona. *MELITA: dal latino Malta “Malta”. Si potrebbe riconnettere al siciliano antico mèlita ‘borgo’. *CUGLITURI: v. Coglitore. *FALLONE: accrescitivo di fallo, nel significato che il termine ha nella locuzione “mettere il piede in fallo” o “spingerle inavvertitamente il piede nel vuoto”. *MIANO: aferesi di Emiliano o Damiano. Toponimo frequente nell’Italia centrosettentrionale. *FERRARA: dal termine dialettale firrara, a sua volta dal latino ferraria, “fucina”. *OCCHINO: diminutivo di oculus “occhio”; pertanto il termine vale “occhio di bambino”. *GALIFI: dall’arabo alif, “amico”, “compagno”. *PALELLA: variante di Paolella, femminile di Paolello, diminutivo di Paolo. *GARIGALI: dal greco gargalés “sconcio”, “sboccato” *GARUFI: dall’arabo qaruf, “crudele” “spietato”. *GIANNETTO: diminutivo di Gianni, dal greco cuanòs “azzurro”, “turchino” *GIARDINA: da Iardina, femminile di Iardino: è nome di donna. *IMPELLIZZERI: da in+Pellizzeri che è un toponimo. *NOTO: dal latino Neetum (o Netum), fiume nei pressi di Noto. *PARATORE: dal latino parator, -oris “gestore” di un paratorium “gualchiera”. *PUGLIA: aferesi del latino Apulia “Puglia”. *RESTIFO: dal latino restitivus “riluttante”. *RICCIARDI: dal francese antico Richart “Riccardo”. *RIZZO: dal siciliano rizzu “ricciuto”. *ROVITO: dal latino rubetum “roveto”. *STRACUZZI dal greco Strakas “fabbricante di tecole” *SAGLIMBENI: da collegare col latino salio “salgo”. Pertanto il termine vale “chi sale in bene”. *CARNABUCI: dal sic. antico carnabbùci “trifoglio giallo”. *INTELISANO: da in+Teresano che è un toponimo. *CASABLANCA: dal catalano casa blanca “casa bianca”. È un toponimo. *LA IANCA: da ianca, femminilizzazione di iancu “bianco”. *CAVARRA: dal latino cavària “contrada di cave”. È un toponimo. Porta questo nome una contrada tra Pachino e Pozzallo, in provincia di Ragusa. *LAPI: potrebbe derivare da lapi, plurale di lapa “ape”. *CHILLEMI: dall’arabo kalìmAllah “interlocutore di Allah”. *LO MEDICO: dal greco médikos “medico” *COGLITORE: nel dialetto cugghituri è colui che segue i mietitori e raccoglie i mannelli, legandoli per formare i covoni. *LO TURCO: da Turco, etnico indicante genericamente Turchi, Saraceni e Musulmani. *SCARCELLA: dal latino scarsella “borsa”. *SCUDERI: dal francese scuyer “scudiero”. *SILIGATO: dal latino silex, -icis”selciato”. *SPADARO: dal siciliano spataru “spadaio”. *MANTARRO: dall’arabo mamtar *SPATARO: v. SPADARO. *LO GIUDICE: dal latino iudex “giudice”, nome di professione. *SAGNIMBENI: v. SAGLIMBENI. *SALIMBENE: v. SAGLIMBENI. *SALIMBENI: v. SAGLIMBENI. *SANGLIMBENI. v. SAGLIMBENI. *SCALDARA: dal latino caldaria “caldaia”. 16 LA VOCE di Limina CULTURA CARO BIZZEFFI … FINIMONDO Giuseppe Cavarra ’avete visto il finimondo che si è abbattuto sulle nostre contrade? Sono stati sufficienti pochi attimi di pioggia fuori misura per mettere a soqquadro tutta la valle. Sotto la furia delle acque abbiamo visto le colline franare, i ponti crollare, le strade interpoderali scomparire, i L’economista Nicholas Georgesen Roegen ci ha detto più volte di mettere da parte l’idea di ridurre il vivere ad uno stato di totale dittatura del presente sul futuro. Non l’abbiamo ascoltato. La responsabilità che abbiamo nei confronti delle generazioni che verranno è immensa. Un ultimo particolare. Recentemente il corsi d’acqua uscire rovinosamente dal loro letto abituale, i tronchi dei pioppi, delle querce e dei castagni scendere a valle. Solo i frammenti delle armacìe innalzate anche dalle vostre mani sono rimasti al loro posto a testimoniare che le pietre del vallone di Mifrizzi resistono alle offese della natura più del cemento armato. Abbiamo sentito la gente imprecare contro coloro che ci hanno abituati a comportarci come se la natura fosse una sorta di cornucopia che ci fornisce indefinitivamente beni da utilizzare. Presidente della Regione Siciliana Lombardo ha dichiarato: «O si interviene sulle colline per metterle in sicurezza, e questo ha un costo non indifferente, oppure tanto vale trasferire i cittadini in case e zone più sicure». Come dire che i vecchi di Limina sono destinati a non chiudere il loro viaggio terreno sotto un cielo diverso da quello sotto il quale sono nati. Il repertorio magico liminese ce la farà a stornare la minaccia incombente? L