Atti Parlamentari — XVI LEGISLATURA — DISCUSSIONI — 1 Camera dei Deputati — SEDUTA DEL 17 APRILE 2012 — N. 622 RESOCONTO STENOGRAFICO PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MAURIZIO LUPI La seduta comincia alle 12,10. EMILIA GRAZIA DE BIASI, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 12 aprile 2012. (È approvato). Missioni. PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell’articolo 46, comma 2, del Regolamento, i deputati Bindi, Bongiorno, Boniver, Bratti, Brugger, Buonfiglio, Cirielli, Commercio, Distaso, Gregorio Fontana, Tommaso Foti, Giancarlo Giorgetti, Iannaccone, Jannone, Lombardo, Lucà, Mantini, Mazzocchi, Melchiorre, Migliavacca, Misiti, Mura, Nucara, Pecorella, Pisicchio, Stucchi, Togni, Valducci e Zaccaria sono in missione a decorrere dalla seduta odierna. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantacinque, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna. Ulteriori comunicazioni all’Assemblea saranno pubblicate nell’allegato A al resoconto della seduta odierna. Sull’ordine dei lavori (ore 12,13). GIANLUCA FORCOLIN. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. GIANLUCA FORCOLIN. Signor Presidente, sono appena uscito dalla Commissione finanze, che sta esaminando il provvedimento fiscale, e voglio comunicare alla Presidenza che è stato presentato un emendamento da parte del Governo sulle frequenze delle reti televisive riguardo al quale la Ragioneria generale dello Stato parla di importanti entrate per il bilancio dello Stato. Tale emendamento, però, è completamente estraneo per materia. La questione è molto importante, anche dal punto di vista della procedura e dal punto di vista politico; apre, infatti, un problema che il Capo dello Stato ha più volte segnalato al Presidente della Camera affinché provvedesse con molta attenzione laddove si andasse a sollecitare o a rivedere emendamenti che non hanno nulla a che vedere con il provvedimento. Pertanto, oggi il Governo ha esattamente posto questa questione, ossia presentato un emendamento che non c’entra assolutamente nulla con il provvedimento, solo per far cassa, solo perché ci sono delle entrate a disposizione. Se questo è il principio, ne prendiamo atto, però creiamo un precedente molto delicato e importante perché molte volte i gruppi parlamentari potranno presentare emendamenti di questo tipo solo per entrate dello Stato o per altre questioni che non c’entrano assolutamente nulla. Volevo segnalare questo alla Presidenza perché porti a conoscenza del Governo che queste questioni sono state più volte sollecitate e oggi la questione non è stata posta dai gruppi parlamentari, ma addirittura da un emendamento del Governo stesso. PRESIDENTE. Onorevole Forcolin, ovviamente riferirò al Presidente l’osserva- Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 2 SEDUTA DEL zione da lei svolta e credo che nel prosieguo dei nostri lavori la Presidenza le darà una risposta. Svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni (ore 12,15). PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca lo svolgimento di una interpellanza e di interrogazioni. (Iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie rare – n. 3-02141) PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la salute, Adelfio Elio Cardinale, ha facoltà di rispondere all’interrogazione Binetti n. 3-02141, concernente iniziative per la prevenzione e la cura delle malattie rare (Vedi l’allegato A – Interpellanza e interrogazioni). ADELFIO ELIO CARDINALE, Sottosegretario di Stato per la salute. Signor Presidente, onorevoli deputati, com’è noto si definisce rara una malattia che ha una frequenza di cinque casi ogni 10 mila componenti di una popolazione. L’Organizzazione europea per le malattie rare ha stimato che ci sia un totale di 6-8 mila malattie rare per tipologia che interessano globalmente 36 milioni di persone e, pertanto, non sono poi in fondo né rare né così poco diffuse. Globalmente, infatti, si tratta di una quota importante di cittadini e soprattutto bambini che sono interessati da queste patologie. In Europa la prima normativa sui farmaci orfani è stata introdotta con il regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea n. 141 del 2000. Chiarisco che farmaci orfani significa che nessuno se ne vuole fare carico. Inoltre, stante il rilievo della problematica relativa ai farmaci orfani e ai pazienti affetti da malattie rare, sono state intraprese numerose iniziative nel corso degli anni. In particolare, all’interno della Platform on access to medicines in Europe, istituita nel 2010 e presieduta dalla Dire- Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 zione generale imprese e industrie della Commissione europea, sono stati programmati cinque progetti allo scopo di garantire un accesso equo e tempestivo ai farmaci dopo la loro autorizzazione all’immissione in commercio attraverso un approccio condiviso tra i diversi Stati membri. Uno dei progetti all’interno della piattaforma, « Meccanismi di accesso coordinato ai farmaci orfani », si prefigge lo scopo di individuare percorsi comuni alternativi fra i vari Stati membri per facilitare l’accesso ai farmaci orfani in maniera sostenibile, superando ostacoli di natura finanziaria, legale e amministrativa. Per l’Italia, l’Aifa – l’Agenzia italiana del farmaco –, in coordinamento con nove Stati membri, è invitata a sviluppare un meccanismo operativo di investimenti in capitale umano e finanziario per ottimizzare il ritorno di questi investimenti e migliorare la qualità delle cure, condividendo conoscenze e responsabilità. In Italia, i pazienti affetti da patologie rare godono di tutela normativa, in accordo a quanto stabilito dal decreto del Ministero della sanità n. 279 del 18 maggio 2001, che istituisce la rete nazionale per la prevenzione, la sorveglianza, la diagnosi e la terapia delle malattie rare. La rete è costituita da presidi ospedalieri, identificati dalle regioni mediante delibere regionali, e dal Registro nazionale malattie rare, istituito presso l’Istituto superiore di sanità, con l’obiettivo di effettuare la sorveglianza delle malattie rare e di consentire la programmazione nazionale degli interventi sanitari volti alla tutela dei soggetti affetti da malattie rare. Il Registro si propone, inoltre, di promuovere la collaborazione tra i diversi centri clinici esistenti in Italia, al fine di incoraggiarne un miglior coordinamento per lo studio di specifici farmaci orfani e delle malattie rare con essi trattate. A partire dal 2001, inoltre, le regioni hanno cominciato a individuare i propri centri di riferimento e a lavorare all’attuazione dei registri delle malattie rare. Ogni regione ha poi intrapreso percorsi autonomi e alcune regioni sono andate Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 3 SEDUTA DEL decisamente oltre i livelli minimi dei servizi previsti, inaugurando pratiche di eccellenza che vanno essenzialmente in tre direzioni: l’allargamento dello screening neonatale, l’ampliamento del regime delle esenzioni attraverso i livelli essenziali di assistenza regionali e l’attuazione di percorsi assistenziali. Per quanto attiene al primo punto, ossia lo screening neonatale, i presidi delle regioni, di cui sopra, eseguono le prestazioni necessarie alla diagnosi precoce sulla base del sospetto, formulato dallo specialista del sistema sanitario nazionale, sulla base di sintomi o di anamnesi familiari. Per quanto riguarda, inoltre, le iniziative normative in materia di malattie rare, il Ministero della salute auspica che in tempi brevi possa essere approvato il disegno di legge dedicato alle malattie rare, il cui iter risulta avviato presso la XII Commissione del Senato della Repubblica, che sono rare ma tante, come avevo detto prima, e i malati sono rari ma tanti, anzi tantissimi, e assommano a diverse decine di milioni. Nel merito delle questioni sollevate in ordine alle iniziative per la presa in carico e l’assistenza dei pazienti, l’insieme delle azioni intraprese negli anni da parte del Ministero della salute e da parte delle regioni si configurano come una strategia piuttosto avanzata, se confrontata con quella di altri Stati membri. Nel merito del quesito posto, si osserva che il Ministero della salute sta predisponendo, con il supporto di un gruppo di lavoro composto da rappresentanti istituzionali, dell’Istituto superiore di sanità, regionali ed esperti, il Piano nazionale per le malattie rare, che sarà adottato entro il 2013. Tale piano guida la programmazione di interventi mirati per l’assistenza delle persone affette da malattie rare, quali la presa in carico, l’agevolazione dell’accesso alle cure attraverso opportuni percorsi e la diffusione delle migliori pratiche di diagnosi e cura, nonché delle conoscenze specifiche nell’ambito di una rete di strutture competenti che mantenga rapporti di collaborazione a livello internazionale, quando possibile e necessario, tenuto conto che l’organizzazione dei servizi sanitari, attra- Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 verso i quali garantire i LEA, cioè i livelli essenziali di assistenza, è interamente di competenza delle regioni, che hanno diretta responsabilità non solo nell’individuazione delle strutture competenti nel proprio territorio e nell’assetto organizzativo delle stesse, ma anche nella definizione di modalità di cooperazione interregionale, in virtù del riparto delle competenze introdotto con la modifica del Titolo V della Costituzione. Si sottolinea, inoltre, che le persone affette da malattie rare possono usufruire, al pari di tutti gli assistiti dal Servizio sanitario nazionale, delle prestazioni incluse nei LEA e che la maggior parte dei medicinali utilizzati per la terapia è classificata in fascia A, con erogazione senza oneri per l’assistito, salva la quota fissa eventualmente introdotta dalla regione. Inoltre, la maggior parte degli assistiti affetti da malattie rare usufruisce del riconoscimento dell’invalidità civile o della condizione di handicap ai sensi della legge 5 febbraio 1992, n. 104, atteso che tale riconoscimento discende dalla valutazione del danno funzionale connesso alla malattia e non è correlato alla qualificazione della stessa come malattia rara ed alla sua inclusione nell’elenco allegato al decreto ministeriale 18 maggio 2001, n. 279. Per questo, ai pazienti sono garantite sia l’esenzione dal ticket per l’assistenza specialistica e riabilitativa sia i benefici e la tutela in ambito lavorativo e scolastico. Se l’onorevole Binetti e il Presidente me lo consentono, vorrei fare qualche ulteriore considerazione a braccio, da medico a medico e da professore a professore, cioè questi farmaci orfani hanno un costo assai elevato, si è visto che oscilla attorno ai 220 mila euro per la fibrosi cistica e c’è un range di oscillazione fra i 50 mila ed i 300 mila euro. L’industria sta ricominciando a interessarsi a questi farmaci in quanto il mercato degli altri farmaci è quasi saturo, pertanto diventa anche interessante questo settore per la ricerca scientifica da parte delle industrie. Inoltre c’è una legge europea del 2000, che prevede norme che facilitano la ricerca. Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 4 SEDUTA DEL In questo settore un ruolo cardinale – o meglio, cardine, per non creare confusione – svolgono sempre più le associazioni no profit, prime fra tutte Telethon per esempio che ha attivato 2.300 progetti di ricerca. È proprio un settore in cui si magnifica la collaborazione fra pubblico, privato, industria e associazioni no profit. Il Ministero e l’Istituto superiore di sanità hanno nel 2008 attivato trenta progetti di ricerca e c’è anche una collaborazione internazionale con gli Stati Uniti attraverso il NIH che è l’associazione americana per la valutazione dei farmaci dove ci sono 136 progetti. Inoltre abbiamo un registro dei malati che ci pone all’avanguardia e stiamo costituendo – già in parte sono attivati – il centro per le malattie rare e le biobanche. Voglio dunque sottolineare che in un contesto difficile come è ancora quello delle malattie rare – che colpiscono soprattutto i bambini e determinano gravi problemi per i familiari e la presa in carico – a mio avviso si incomincia a intravedere qualche spiraglio di concreto miglioramento. PRESIDENTE. L’onorevole Binetti ha facoltà di replicare. PAOLA BINETTI. Signor Presidente, penso che il sottosegretario ci abbia fornito una grande ricchezza di dati e comunque ha reso evidente a tutti l’impegno che il Ministero sta assumendo per rendere efficaci le promesse tante volte fatte di fornire risposte operative ai pazienti affetti da malattie rare. Da questo punto di vista noi lo ringraziamo anche perché in altre occasioni il Ministro si era già espresso positivamente rispetto agli impegni che vanno in questa direzione, però nell’interrogazione c’erano due passaggi concreti, signor sottosegretario, che mi piace in questo momento sottolineare perché non mi sembra che abbiano ricevuto una risposta e quindi, come lei prima ha avuto la liberalità di fare intervenendo a braccio, intendo intervenire anche in questo caso. I punti sono due, uno riguarda i costi di assicurazione cui vengono sottoposte le sperimentazioni. Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 In modo particolare, il decreto ministeriale del 14 luglio 2009, all’articolo 3, impone all’azienda sanitaria od ospedaliera di estendere la copertura assicurativa prevista per l’attività assistenziale e di prevedere anche una specifica copertura assicurativa per la responsabilità civile derivante dalla attività di sperimentazione clinica, con la copertura del rischio di almeno dieci anni soprattutto quando oggetto della sperimentazione sono i minori. Che cosa succede ? Questo costo di assicurazione, che è facile sostenere quando ci si trova davanti a patologie che hanno un ritorno evidente anche in termini di vantaggio per la ricerca delle case farmaceutiche, diventa francamente insostenibile quando ci si trova davanti a farmaci orfani. Lei stesso prima, parlando dei farmaci orfani, ha detto che nessuno se ne vuole fare carico. Certamente, questo livello di « tassazione » così rilevante ha fatto in modo che questo tipo di sperimentazione di fatto risultasse praticamente bloccato. Cito un esempio molto concreto, che il sottosegretario sa quanto mi sta a cuore. Mi riferisco per esempio ad una sperimentazione sui bambini autistici. Era stata approvata e il comitato etico aveva dato un giudizio positivo ad una sperimentazione per la somministrazione di vitamina B6 ai bambini affetti da autismo. Tutti sappiamo su questo piano quanto siano ancora più che scarse le nostre conoscenze sulle cause che provocano l’autismo. Certamente il dubbio che si possa trattare di un coinvolgimento abbastanza rilevante sul piano genetico, come eziologia che poi abbia la sua espressione a livello neurologico – non a caso dal punto di vista del deficit della comunicazione vengono frequentemente chiamati in causa i famosi neuroni a specchio – faceva sì che la sperimentazione con la vitamina B6 potesse configurarsi come un’ipotesi di ricerca interessante da verificare. Senonché il premio per questa stessa sperimentazione era di 75 mila euro. Chiaramente era una spesa che le case farmaceutiche non hanno inteso assumere su di sé come rischio da affrontare, per cui la sperimen- Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 5 SEDUTA DEL tazione è stata sospesa. Ora non sto difendendo questa sperimentazione in modo particolare, sto dicendo però che, quando ci si trova davanti a patologie che rappresentano un elemento davvero di grande disagio e quando gli interventi sembrano, come lei sa, prevalere piuttosto sul piano della riabilitazione, ignorando il piano eziologico e quindi anche rendendo tutti gli interventi in fondo di tipo empirico, perché non ne conosciamo poi, di fatto, né il fondamento eziologico né il meccanismo patogenetico, è evidente che ridurre la sperimentazione in questi campi significa davvero mortificare profondamente il bisogno di sapere, ma anche il bisogno di curare in senso proprio e non solo di riabilitare. L’interrogazione poi al secondo punto faceva riferimento ad un’altra cosa, ad una discriminazione cui erano stati soggetti i bambini sottoposti a screening in Emilia-Romagna e in Toscana. In EmiliaRomagna i genitori avevano potuto conoscere i risultati di questo screening cui erano stati sottoposti i figli e in Toscana si era ritenuto opportuno non comunicare questo risultato. L’interrogazione chiedeva che anche da questo punto di vista il Ministero della salute adottasse delle linee di comunicazione e di rapporto che potessero essere riconoscibili sul piano nazionale. È vero che ci troviamo davanti alle distonie del Titolo V, però è anche vero che i genitori che hanno figli che soffrono della stessa patologia pensano di avere diritto allo stesso tipo di trattamento, sia che si tratti di una regione sia di un’altra (Applausi dei deputati dei gruppi Unione di Centro per il Terzo Polo e Italia dei Valori). (Elementi ed iniziative di competenza in ordine alla decisione della giunta comunale di Bologna di istituire tre istituti scolastici omnicomprensivi – n. 2-01246) PRESIDENTE. L’onorevole Garagnani ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-01246, concernente elementi ed iniziative di competenza in ordine alla decisione della giunta comunale di Bologna di Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 istituire tre istituti scolastici omnicomprensivi (Vedi l’allegato A – Interpellanza e interrogazioni). FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, questa interpellanza fa riferimento alla decisione della giunta comunale di Bologna di creare tre istituti scolastici omnicomprensivi, nonostante il parere contrario degli organi collegiali e di gran parte del corpo docente. Questa decisione però è in contrasto con la legislazione nazionale, che prevede un numero minimo di alunni – mille – per istituto nelle città di media e grande dimensione come Bologna. Ora, fa riferimento anche ad un ricorso alla Corte costituzionale della regione Emilia-Romagna, che, contenendo una serie di valutazioni in merito all’organizzazione della rete scolastica, sulla quale si è basata la decisione della giunta comunale, ha interferito pesantemente con le competenze del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca. Mi riservo in sede di replica anche di chiarire quali sono gli atti alla base di questa decisione. Di fatto, si è creata una discrasia nel territorio, perché una serie di istituti scolastici omnicomprensivi che svolgevano un ruolo proficuo nel territorio, profondamente radicati nel territorio e con una sorta di continuità tra scuola materna, scuola primaria e istruzione secondaria di primo grado, si sono visti aumentare il numero da due a tre, non sulla base di una logica educativa e didattica funzionale agli obiettivi della scuola, ma sulla base di questa decisione della giunta regionale e di una definizione strutturale-organizzativa della giunta di Bologna che ha voluto prescindere completamente dal parere degli esperti del consiglio di quartiere, che è competente per quella zona, che incide su quella zona, e di una serie anche di operatori scolastici. Al di là di questo aspetto tecnico, vi è l’aspetto politico, ancora più rilevante, cioè la continua, tenace e persistente opera di interferenza politica della giunta regionale, della giunta comunale – non mi riferisco tanto al ricorso alla Corte costituzionale – Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 6 SEDUTA DEL e degli enti locali della mia regione, che traggono occasione da ogni situazione presunta anomala della scuola per gestire in completa, totale e assoluta autonomia competenze che, invece, sono riservate allo Stato, e in particolare al Ministero. Vi è un’opera sottile di politicizzazione, di condizionamento politico che credo sia inaccettabile. Al riguardo, ho presentato questa interpellanza basandomi su un fatto che può apparire, tutto sommato, marginale, ma che, di fatto, è emblematico di una situazione, che ho appena illustrato, che è molto più grave e che credo il Governo debba affrontare con decisione, perché riguarda le sue competenze. Tra l’altro, nelle more della decisione della Corte costituzionale – la regione ha presentato ricorso contro il Governo e questo Governo mi pare che abbia confermato quel provvedimento, che stabilisce un dimensionamento minimo di mille alunni per gli istituti omnicomprensivi – credo che il Governo debba reagire, ripristinando non tanto la certezza del diritto, quanto le competenze esatte che presiedono al ruolo del Governo e al ruolo della regione e degli enti locali. Da qui la mia interpellanza. PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere. MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, in merito a quanto sottoposto dall’onorevole interpellante, si ricorda innanzitutto – questo è il problema – che l’articolo 138 del decreto legislativo n. 112 del 1998 e l’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica n. 233 del 1998 rimettono all’esclusiva competenza delle regioni la determinazione della rete scolastica e dell’offerta formativa. Il decreto-legge n. 98 del 2011, convertito dalla legge n. 111 del 2011, all’articolo 19, commi 4 e 5, ha dettato norme per la razionalizzazione della spesa relativa alla riorganizzazione scolastica, prevedendo Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 che le scuole dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado, siano aggregate in istituti comprensivi, con la conseguente soppressione degli istituti scolastici costituiti unicamente da circoli didattici o scuole secondarie di primo grado. La stessa norma stabilisce che gli istituti comprensivi, per acquisire l’autonomia, debbano essere costituiti da almeno mille alunni, come è stato ricordato, ridotti a 500 per le piccole isole e i comuni montani. Sul caso specifico delle scuole della città di Bologna, il competente ufficio scolastico regionale ha comunicato che la regione Emilia-Romagna, con deliberazione n. 55 del 12 ottobre 2011, ha fornito alle province e ai comuni gli indirizzi per la programmazione territoriale e per l’organizzazione della rete scolastica per il triennio 2012/2013, 2013/2014 e 2014/ 2015. Sulla base di tali indirizzi e in ottemperanza al disposto dell’articolo 19 del citato decreto-legge n. 98 e dell’articolo 45 della legge regionale n. 12 del 2003, il comune di Bologna ha proceduto alla riorganizzazione della rete, al fine di costituire istituti comprensivi, aggregando le direzioni didattiche e le scuole secondarie di primo grado. Il medesimo ufficio scolastico regionale ha precisato che l’ambito territoriale di Bologna, nell’esaminare in sede tecnica la proposta complessiva del comune, non ha rilevato particolari difficoltà, né interventi penalizzanti. Il documento di riorganizzazione delle istituzioni scolastiche statali di competenza del comune di Bologna è stato approvato con delibera comunale pubblicata in data 23 novembre 2011. Secondo tale delibera, gli effetti della riorganizzazione approvata non decorreranno prima dell’anno scolastico 2013-2014, al fine di consentire una concreta discussione nel merito con le parti interessate, ossia genitori, insegnanti, dirigenti scolastici, ed altri, e addivenire, da un lato, alle modifiche che si rendessero necessarie rispetto al piano approvato e, dall’altro, alla creazione di tutte quelle condizioni organizzative che possano rendere le aggregazioni Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 7 SEDUTA DEL proposte realmente funzionali al miglioramento della qualità dell’offerta formativa. La giunta della regione Emilia-Romagna ha, infine, approvato il piano di dimensionamento con delibera n. 107 del 6 febbraio 2012, recepita dalla direzione scolastica regionale con decreto direttoriale n. 20 del 13 febbraio 2012. PRESIDENTE. L’onorevole Garagnani ha facoltà di replicare. FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, direi che il sottosegretario ha risposto in modo estremamente formale, citando il parere, l’opinione, della direzione scolastica regionale. Mi dichiaro totalmente insoddisfatto. Evidentemente, con questo Governo, in questa materia, da parte del sottoscritto, non si riesce a trovare una soddisfazione perché mi pare che questo Governo sia più preoccupato e contento di avere distribuito i sottosegretari tra una tendenza e l’altra – mi riferisco alla materia della pubblica istruzione – che non di avere affrontato, con decisione, quelle che sono le sue competenze, per timore di scontentare una parte politica. In questa sede, in presenza di una legislazione nazionale chiara e in presenza di decisioni della giunta comunale di Bologna – che ha adottato una serie di provvedimenti in ottemperanza non alla legislazione nazionale, ma alla decisione della giunta regionale, che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale contro una legge nazionale – il Governo doveva rispondere, a mio modo di vedere, rivendicando la propria autonomia e assumendo una propria linea politica, che è una linea politica che fa riferimento a quella che è la politica scolastica del Governo in questione e dei Governi che lo hanno preceduto. Ma, in particolare, desidero rilevare che non si è tenuto conto assolutamente del parere degli esperti e, soprattutto, del parere del consiglio di quartiere, che ha precisato che questa proposta di riorganizzazione della rete scolastica cittadina riflette – leggo testualmente – « indirizzi Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 deliberati dalla regione Emilia-Romagna » – che ha fatto ricorso alla Corte costituzionale – « ed è funzionale all’obiettivo di qualificazione dell’offerta formativa e della razionale distribuzione della stessa » secondo, aggiungo io, un’ottica regionale, e non nazionale. In questo caso credo che un momento di riflessione ed un’ulteriore spiegazione di una decisione, che è giunta improvvisa senza nessuna logica, a mio modo di vedere, sarebbero stati quanto mai opportuni. Infatti, l’organizzazione degli istituti comprensivi, che oggi sono stati definiti in modo diverso con l’inserimento della scuola dell’infanzia, resa possibile solo attraverso un processo di statalizzazione, che oggi è ancora in atto nel comune di Bologna e che il comune dice di perseguire, tutto questo avrebbe richiesto una definizione ben più precisa di quest’importante problema, che non è – ripeto – limitato ai tre istituti comprensivi. In questa sede credo – lo dico anche al Presidente di turno – la funzione dell’interpellanza e dell’interrogazione deve essere ulteriormente valorizzata non limitandosi – e non ce l’ho con il sottosegretario – a riportare quello che dicono gli organi periferici dello Stato ma, ovviamente tenendo conto dell’opinione degli organi periferici, con un confronto e un’istruttoria un poco più ampia. Infatti, quando gli organi periferici dello Stato, come nel mio caso, sono condizionati dalla logica politica che presiede al governo della regione o del comune di Bologna, non hanno sufficiente libertà per motivare e dare un parere serio e comprovato, basato sulla realtà dei fatti. Questa è la realtà dell’Emilia a Romagna, di Bologna e di altri comuni, soprattutto in materia scolastica, dove da sempre assistiamo ad un continuo condizionamento di logiche politiche, che pure dovrebbero essere estranee alla scuola, e ad un condizionamento anche nei confronti degli organi direttivi e dirigenti della scuola statale da parte degli enti locali e della CGIL scuola. Questa è la ragione a per cui avrei auspicato – e concludo – da parte del Governo una risposta molto più decisa. Mi Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 8 SEDUTA DEL dichiaro pertanto – lo ribadisco – totalmente insoddisfatto per questa risposta e in genere per la politica del Governo del quieta non movere. Capisco la situazione economica attuale, capisco le necessità di un Governo tecnico, ma di fronte a problemi come questi avrei auspicato una risposta più seria, più ponderata, confrontata con altri interlocutori e che soprattutto faccia riferimento al diritto-dovere del Governo nazionale di governare la realtà, contemperando le esigenze delle regioni con il rispetto delle leggi che sono attualmente in vigore. (Iniziative per la manutenzione e la messa in sicurezza dell’istituto di scuola primaria di Pomarico (Matera) – n. 3-02072) PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere all’interrogazione Burtone n. 3-02072, concernente iniziative per la manutenzione e la messa in sicurezza dell’istituto di scuola primaria di Pomarico (Matera) (vedi l’allegato A – Interpellanza e interrogazioni). MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca. Signor Presidente, l’onorevole interrogante chiede di sapere quali iniziative e interventi il Ministero intenda adottare, nell’ambito delle proprie competenze, riguardo alle condizioni di sicurezza del plesso scolastico adibito a scuola primaria nel comune di Pomarico. Della questione è stato interessato il competente ufficio scolastico regionale per la Basilicata il quale, dopo avere interessato anche il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo « Spera », il comune di Pomarico e le altre autorità competenti, ha rappresentato quanto segue. Il comune di Pomarico nel mese di settembre 2008, preso atto dei problemi di Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 instabilità ed insicurezza dell’edificio scolastico adibito a scuola primaria, incaricava alcuni tecnici di compiere una verifica sismica del plesso, ai sensi delle ordinanze del Presidente del Consiglio dei ministri n. 3274 del 2003, n. 3362 del 2004, e 3505 del 2006, del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 marzo 2007 e della delibera della giunta regionale n. 609 del 2007 (Attuazione del II Programma temporale delle verifiche del patrimonio edilizio strategico e rilevante). In ragione dell’esito di tali verifiche, il comune chiedeva ed otteneva dalla regione Basilicata un primo finanziamento di euro 40 mila, che veniva utilizzato per il consolidamento delle strutture in cemento armato dei locali refettorio e palestra. A fine lavori detti locali sono stati sottoposti a collaudo statico con esito positivo. Successivamente è stato impermeabilizzato il terrazzo di copertura dei servizi igienici al fine di eliminare le infiltrazioni di acque meteoriche verificatesi in tali locali. Considerata l’ubicazione dell’edificio, ricadente a monte di una zona ad alto rischio idrogeologico classificata R4 dall’Autorità di bacino della Basilicata, il comune stesso, con nota n. 2830 del 18 maggio 2011, chiedeva al dipartimento infrastrutture, opere pubbliche e mobilità della regione un finanziamento di euro 600 mila per l’esecuzione dei lavori di adeguamento sismico e di consolidamento di tutto l’edificio. Detto finanziamento, necessario per eliminare alcune criticità strutturali evidenziate nella verifica sismica, non è stato ancora concesso. In ogni caso, considerata la significativa vulnerabilità degli elementi non strutturali – parapetto, impianti, infissi e via di seguito – più volte segnalata dal dirigente scolastico, l’amministrazione comunale, con delibera della giunta comunale n. 10 del 27 febbraio 2012, approvava il progetto definitivo per la messa in sicurezza delle parti a rischio non strutturali, con lavori da eseguirsi in amministrazione diretta o in economia con fondi del bilancio del comune. Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 9 SEDUTA DEL Per tali problematiche l’edificio scolastico è stato inserito nel secondo programma straordinario stralcio di interventi urgenti sul patrimonio scolastico, finalizzati alla riduzione del rischio connesso alla vulnerabilità degli elementi anche non strutturali, per l’importo complessivo di euro 180 mila. Allo stato attuale l’edificio scolastico, così come si evince dalla nota del responsabile dell’ufficio tecnico comunale, non presenta pericoli immediati per gli alunni e comunque è costantemente monitorato. Voglio aggiungere a titolo personale che, data la mia particolare sensibilità alla questione della sicurezza delle scuole, intendo chiedere ai nostri uffici della Basilicata di monitorare da vicino questa questione. PRESIDENTE. L’onorevole Burtone ha facoltà di replicare. GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per l’attenta analisi che ha fatto del problema della scuola di Pomarico, ma anche per l’ultimo impegno che ha voluto esprimere, di monitorare ciò che si è verificato e si verifica in quella comunità. Io torno su questa comunità, signor Presidente, anche perché già avevo posto al Governo un problema relativo complessivamente al territorio di Pomarico e allora il sottosegretario Misiti aveva predisposto un’ispezione e aveva attivato il capo della protezione civile perché si realizzasse un intervento complessivo in quella comunità, signor sottosegretario, che presenta questi problemi, seri dal punto di vista sismico e del territorio. Con questa interrogazione invece ho voluto porre due questioni fondamentali: una è quella della scuola e più complessivamente c’è il tema del Mezzogiorno, perché in questo caso la scuola, signor sottosegretario, parlo per lei che è nato al sud ed ha questa particolare attenzione per le nostre comunità, è la metafora del Mezzogiorno. Infatti, la scuola di Poma- Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 rico è stata realizzata quando c’è stato il boom economico, quando in quel territorio della Val Basento fu scoperto il metano ed allora Enrico Mattei fece tantissimi interventi. Ora, dopo che quelle comunità hanno superato i problemi di arretratezza e avevano avviato un loro processo di sviluppo, quelle stesse comunità sono tornate indietro e la scuola, che prima era un modello di edilizia scolastica, è fatiscente e presenta quei problemi di impermeabilizzazione e soprattutto di rischio, perché, signor sottosegretario, parliamo di una scuola primaria e parliamo di una comunità che avrebbe bisogno di un intervento serio. Lei ha qui dato delle cifre significative: ci vorrebbe un intervento di circa 600 mila euro per mettere a norma questa scuola. A me pare invece che dalla risposta – e in questo non posso che evidenziare una nota di insoddisfazione – non si evince che ci può essere un intervento. È vero, non abbiamo risorse: l’ultimo piano serio che venne fatto nella nostra comunità nazionale fu il piano Falcucci. Parliamo quindi di tanti, tanti anni fa. Ci sarebbe bisogno di un intervento significativo. A me pare che si potrebbe cogliere l’esigenza per il Mezzogiorno, soprattutto con uno strumento che può non soltanto ridare dignità alle nostre strutture scolastiche, ma potrebbe essere significativo sul piano anche economico della ripresa lavorativa, perché lei ben sa, signor sottosegretario, che toccando l’edilizia, reintervenendo in questo caso nell’edilizia scolastica, si muoverebbero anche gli altri settori trainanti della vita economica. Tra l’altro solo il 18 per cento delle nostre scuole sono in sicurezza rispetto alle norme antisismiche. Ho seguito una vicenda del comune dove sono nato, Militello in Val di Catania: anche lì ci sono questi problemi. Le scuole, innanzitutto del Mezzogiorno, hanno questo serio rischio: associano i problemi dal punto di vista delle norme antisismiche alla fatiscenza di alcuni ambienti, che non sono idonei ad una scuola, che invece è fondamentale per Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 10 SEDUTA DEL formare le giovani generazioni (signor sottosegretario, so in questo di trovare la sua sensibilità) e i cittadini del domani. I comuni non possono neppure utilizzare le risorse che hanno. Noi abbiamo fatto un appello e reiteriamo questa nostra proposta di allentare il Patto di stabilità, perché i comuni potrebbero fare qualcosa ma non sono in grado. Infine – concludo – la proposta che noi facciamo è che si utilizzino i fondi FAS. Invece di pagare le multe per le quote latte, così come nel passato qualche Governo ha fatto, si utilizzino finalizzandole a questo obiettivo, alle scuole innanzitutto del Mezzogiorno. Credo di trovare nel sottosegretario un interlocutore. Spero e mi auguro che si faccia di più per le nostre comunità meridionali, in modo particolare nel comparto della scuola. (Iniziative per diffondere nelle scuole la conoscenza dei tragici eventi per i quali è stato istituito il Giorno del ricordo – nn. 3-02098 e 3-02114) PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca scientifica, Marco Rossi Doria, ha facoltà di rispondere alle interrogazioni Menia nn. 3-02098 e 3-02114, concernenti iniziative per diffondere nelle scuole la conoscenza dei tragici eventi per i quali è stato istituito il Giorno del ricordo (vedi l’allegato A – Interpellanza e interrogazioni) che, vertendo sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente. MARCO ROSSI DORIA, Sottosegretario di Stato per l’istruzione, l’università e la ricerca scientifica. Signor Presidente, si risponde congiuntamente agli atti di sindacato ispettivo n. 3-02098 e n. 3-02114, riguardanti la ricorrenza del Giorno del ricordo, istituito con legge n. 92 del 2004. L’onorevole interrogante, illustrando le iniziative assunte in tale occasione dai comuni di Pistoia e Milano, non ritenute in linea con i valori propri della ricorrenza, chiede di conoscere quali interventi il Governo intenda intraprendere al fine di Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 conservare la memoria storica dei tragici eventi di quel periodo, diffondendone la conoscenza presso i giovani delle scuole di ogni ordine e grado e favorendo a tale scopo la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibatti. Si sottolinea al riguardo come tra i compiti che la scuola è chiamata a svolgere vi è quello di contribuire a rimuovere ogni forma di intolleranza, violenza, pregiudizio e discriminazione e di favorire un insegnamento fondato sulla conoscenza dei diritti fondamentali, sull’educazione alla legalità, rispetto e benevolenza. Per la ricorrenza della Giornata del ricordo il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca scientifica ha inviato alle scuole di ogni ordine e grado una nota a firma del Ministro con la quale, nel rispetto della piena autonomia organizzativa e didattica delle scuole, è stato proposto alle stesse di realizzare iniziative, anche avvalendosi della collaborazione delle associazioni degli esuli, per diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di italiani, abitanti dell’Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case spezzando secoli di storia e di tradizioni – voglio qui ricordare che anche io mi sono recato in varie scuole per varie iniziative così come il signor Ministro –, quanto sopra nella consapevolezza che tali iniziative sono utili per valorizzare e preservare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico delle comunità istriano-dalmate residenti nel territorio nazionale e all’estero e a porre in rilievo il loro contributo allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica. Uno dei presenti atti di sindacato ispettivo è rivolto anche al Ministero per i beni e le attività culturali, che ha illustrato le principali iniziative attuate in base a quanto previsto dalla legge 16 marzo 2001, n. 72, e dai successivi provvedimenti normativi in materia di « Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 11 SEDUTA DEL Fiume e dalla Dalmazia ». Si tratta, in particolare: della organizzazione di convegni, mostre e seminari di studio; dell’istituzione e il potenziamento di centri di documentazione sulle terre d’origine e sulle vicende dell’esodo; della valorizzazione e la divulgazione, anche tramite stampa periodica, della storia, della cultura, delle arti plastiche e figurative, della musica, delle tradizioni linguistiche e dialettali, dell’artigianato e del costume di tali luoghi; di manifestazioni e incontri volti a favorire il mantenimento dei contatti culturali con le terre d’origine. Il predetto Ministero ha anche informato che è stata istituita una Commissione tecnico-scientifica per la valutazione dei progetti presentati dalle associazioni degli esuli, presieduta dal direttore della Biblioteca nazionale centrale di Roma, la quale, nel triennio 2008-2010, ha espresso parere favorevole al finanziamento di complessivi 401 progetti presentanti, per un importo totale di contributi ammissibili nel triennio pari ad euro 6.759.094. I progetti relativi all’anno 2011 sono attualmente in corso di valutazione. Per quanto riguarda le iniziative assunte dai Comuni di Pistoia e Milano sono stati interessati i competenti direttori scolastici regionali, che hanno riferito quanto segue. Il direttore dell’ufficio scolastico per la Toscana ha comunicato che le scuole del comune di Pistoia hanno effettivamente ricevuto come omaggio una copia del libro di Giacomo Scotti Dossier Foibe e che i docenti di alcuni istituti hanno esaminato il testo al fine di trarne eventuali spunti per una riflessione critica della tesi negazionista proposta dall’autore, ritenendo tuttavia il testo non adatto e quindi non utilizzabile nel lavoro con gli studenti. Il direttore scolastico per la Lombardia ha richiesto al comune di Milano di conoscere se gli opuscoli a firma di Enrico Weiser, già presidente dell’ANPI, fossero stati effettivamente diffusi presso scuole cittadine con il patrocinio del comune e del sindaco di Milano. L’ente suddetto ha chiarito come il sindaco non abbia posto Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 sugli opuscoli alcuno scritto né la sua firma e che gli stessi non sono stati distribuiti nelle scuole cittadine. L’iniziativa in esame è nata dal consiglio di zona 3 il quale, per celebrare la Giornata del Ricordo 2012, ha esaminato le seguenti due iniziative: la proposta dell’ANPI, consistente in un’esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata Fascismo, foibe, esodo. Una mostra della Fondazione Memoria della deportazione e nella distribuzione dell’opuscolo Le foibe. Dramma del confine orientale italiano, testo dello stesso Enrico Wieser; la proposta dell’associazione nazionale Venezia-Giulia e Dalmazia dell’esposizione di una serie di pannelli fotografici intitolata Giorno del Ricordo e la distribuzione dell’opuscolo Istria, Fiume e Dalmazia. Profilo storico di Guido Rumici. Nel corso della seduta della commissione cultura e socialità del 31 gennaio 2012, l’opuscolo proposto dall’ANPI è stato visionato e nessuno dei commissari ha sollevato obiezioni su di esso, anzi, entrambe le associazioni si sarebbero dichiarate favorevoli ad un’iniziativa congiunta. Il consiglio di zona ha quindi approvato l’iniziativa realizzata con le seguenti modalità: apertura il 10 febbraio 2012 con la presentazione di entrambe le serie di pannelli; presentazione e distribuzione di entrambi gli opuscoli, stampati in 150 copie cadauno; chiusura il 17 febbraio, con un convegno a cura e con la partecipazione di entrambe le associazioni, per illustrare, analizzare e dibattere il tema. Successivamente l’associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha comunicato il ritiro della propria adesione all’iniziativa, che pertanto ha avuto luogo con la sola partecipazione dell’ANPI. I pannelli e gli opuscoli sono stati esposti e messi a disposizione soltanto nella sala consiliare del consiglio di zona 3, dal 10 al 17 febbraio 2012. PRESIDENTE. L’onorevole Menia ha facoltà di replicare. Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 12 SEDUTA DEL ROBERTO MENIA. Signor Presidente, ringrazio per la risposta che, devo dire, è stata puntuale. Come può immaginare, non mi aspettavo che dalla sua risposta venissero novità tali da farmi affermare che il dato politico, che sottolineavo con le denunce, in qualche modo potesse essere risolto. Infatti, in questi due atti di sindacato ispettivo, mi riferivo alla vicenda di Pistoia e alla vicenda di Milano, ma ve ne sarebbero molte altre. Infatti, sta accadendo un fatto paradossale: man mano che, attraverso la legge che ha istituito il Giorno del ricordo, soprattutto le giovani generazioni acquisiscono o almeno in parte riacquisiscono elementi di memoria nazionale e di identità storica nazionale, nello stesso tempo crescono – è questo il paradosso – iniziative a cura talora di scuole, talora di istituti universitari, talora di istituzioni pubbliche e di amministrazioni che servono, invece, ad affermare l’esatto contrario dei principi che quel giorno intende celebrare. Con il Giorno del ricordo, ci riferiamo ai fatti tragici che investirono quelle terre e, quindi, alle decine di migliaia di infoibati, massacrati, uccisi, ammazzati nei modi più atroci: è la prima faccia di quella medaglia. L’altra faccia della medaglia è il grande esodo che seguì le persecuzioni delle foibe, che – voglio sottolinearlo – sono in gran parte, nella stragrande maggioranza, uccisioni di massa a guerra finita. È il più grande esodo che la storia nazionale ricordi: 350.000 italiani che avevano origine nelle terre di Istria, di Fiume e della Dalmazia, terre che da duemila anni parlano di Roma e poi di Venezia. Chi vuole farsi un giro incontrerà le arcate romane e troverà i leoni di San Marco, talora con libro chiuso, quando Venezia era in guerra sul fronte di confine, « pax tibi Marce, Evangelista meus ». Ebbene, di tutto questo l’Italia, dopo la sconfitta della seconda guerra mondiale, ha avuto una conoscenza sommaria, anzi spesso vi è stata una sorta di congiura del silenzio. Vi sono generazioni intere che non hanno semplicemente conosciuto queste vicende, perché non suonavano bene Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 né alla storiografia resistenziale né, sotto un altro profilo: visto che dall’altra parte c’era la Jugoslavia, che era il capofila dei non allineati, anche vicende di carattere internazionale – diciamola così molto velocemente e molto rapidamente – facevano sì che non si potesse dire che dall’altra parte c’era quello che c’era, cioè c’era il sistema comunista titino, che era un sistema assassino. Infatti, non si poteva dire che quello che veniva elevato come grande capo di Stato e come grande statista era invece colui il quale aveva pianificato le uccisioni di massa e gli stermini di massa di italiani. Così generazioni intere di italiani queste vicende non le hanno conosciute. Chi ne ha parlato o ne ha trasmesso il ricordo sono coloro che, come capita a me, sono gente di lassù: io sono figlio di esuli istriani, mio nonno era una mazziniano che se ne andò come tanti altri per scegliere di essere libero e italiano. Ebbene, l’Italia però per decenni ha disconosciuto queste vicende. Noi abbiamo perso il senso del ricordo, della dignità nazionale e della conoscenza della storia nazionale. Oggi gli italiani non sanno che quella che viene chiamata Dubrovnik, con dizione croata, era la quinta Repubblica marinara italiana, la Repubblica di San Biagio, la Repubblica di Ragusa. Quelli che parlano di Split non sanno che parlano di Spalato, nata intorno alle mura del palazzo di Diocleziano. O quando parlano di Rijeca non sanno che parlano di Fiume, che non è soltanto il mito dannunziano, ma è Flumen Sancti Viti e così via. O quando parlano di Pula non sanno che parlano di Pola, in cui vi è una grande arena romana nata prima del Colosseo. Poi c’è tutta una storia dispersa appunto di italiani e di vicende. Quello che rattrista è che in questa Italia, mentre da una parte noi cerchiamo di riacquistare queste pagine di storia e memoria nazionale, vi è chi invece fa opera totalmente contraria e utilizza quel giorno per dire il contrario di ciò è avvenuto e quindi usa tesi che sono state talvolta giustificazioniste (come dire: è vero, sono stati infoibati ventimila italiani, Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 13 SEDUTA DEL ma in fin dei conti se lo meritavano perché fascisti) oppure semplicemente negazioniste, cioè dicono che ciò non è avvenuto. Io vorrei – è questo il tema politico che pongo – che in Italia ci si indignasse per tutto ciò. Come è giusto indignarsi quando qualcuno sostiene che non è vero che è accaduta la shoah, così è giusto indignarsi per la nostra piccola shoah italiana, che non è una storia di noi di lassù, ma è un fatto che deve appartenere a tutta la coscienza italiana e deve fare indignare gli italiani e far vigilare il Governo e le istituzioni. PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento della interpellanza e delle interrogazioni all’ordine del giorno. Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con il seguito della discussione della proposta di legge recante « Definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto ». Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 legazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, ha chiesto di essere sostituito dall’onorevole Giacomo Stucchi, attualmente membro supplente della medesima delegazione. Con la stessa lettera, il presidente Dozzo ha altresì chiesto che l’onorevole Paolo Grimoldi sia nominato membro supplente della predetta delegazione, in sostituzione dell’onorevole Giacomo Stucchi. Se non vi sono obiezioni, la Presidenza procederà in tal senso secondo la costante prassi applicativa dell’articolo 56, comma 4, del Regolamento. Preavviso di votazioni elettroniche (ore 15,02). La seduta, sospesa alle 13,05, è ripresa alle 15. PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta potranno aver luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall’articolo 49, comma 5, del Regolamento. Missioni. Sull’ordine dei lavori. PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell’articolo 46, comma 2, del Regolamento, il deputato Casini è in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta. Pertanto i deputati in missione sono complessivamente cinquantasei, come risulta dall’elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell’allegato A al resoconto della seduta odierna. PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni ed essendo prevista la riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo alle ore 15,30, la proposta del Presidente è che i lavori dell’Assemblea, poiché in sede di Conferenza dei presidenti di gruppo si deciderà l’andamento e l’organizzazione dei lavori, possano riprendere al termine della stessa. Modifica nella composizione della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. PRESIDENTE. Il presidente del gruppo parlamentare Lega Nord Padania, onorevole Gianpaolo Dozzo, nel rassegnare, con lettera in data 11 aprile 2012, le sue dimissioni da membro effettivo della de- GIANPAOLO DOZZO. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. GIANPAOLO DOZZO. Signor Presidente, non ho alcuna obiezione al riguardo; è solo che il collega Gidoni dovrebbe chiedere di parlare. Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 14 SEDUTA DEL PRESIDENTE. Rimane, dunque, stabilito che i lavori dell’Assemblea riprenderanno al termine della Conferenza dei presidenti di gruppo. Prima di sospendere la seduta, ha chiesto di parlare sull’ordine dei lavori l’onorevole Gidoni. Ne ha facoltà. FRANCO GIDONI. Signor Presidente, poiché informalmente in Commissione difesa è stato detto che vi sarebbero degli sviluppi importanti in Siria, intervengo solo per chiedere che questa comunicazione informale possa essere portata in Aula in modo formale. PRESIDENTE. Onorevole Gidoni, sicuramente mi farò latore del suo intervento, tuttavia, credo che anche adesso, in sede di riunione dei presidenti di gruppo, il Presidente Dozzo potrà ulteriormente rafforzare il messaggio che darò al Presidente Fini. Sospendo la seduta, che riprenderà al termine della riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo. La seduta, sospesa alle 15,05, è ripresa alle 16,15. Inversione dell’ordine del giorno. SIMONE BALDELLI. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, intervengo per proporre alla Presidenza un’inversione dell’ordine del giorno, sostituendo il quarto punto dell’ordine del giorno con il secondo punto. Tecnicamente, quindi, vi sarebbe la sostituzione del seguito della discussione del provvedimento sulla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto con il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge recanti disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi. Pertanto, di fatto, signor Presidente, cambieremmo il provvedimento all’esame Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 iniziale da parte dell’Assemblea. Rimarrebbe, al secondo punto dell’ordine del giorno, l’assegnazione a Commissione in sede legislativa della proposta di legge n. 5123 e all’ultimo punto dell’ordine del giorno andrebbe, qualora fosse approvata la proposta che le chiedo di porre in votazione, il provvedimento, a prima firma dell’onorevole Tenaglia, relativo alla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto. PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, provo a sintetizzare e a ripetere in maniera più chiara – non perché non sia stato chiaro, ma perché vi era distrazione in Aula – quello che l’onorevole Baldelli ha proposto, chiedendo l’inversione dell’ordine del giorno. In sostanza, si dovrebbe passare adesso all’esame del provvedimento al quarto punto dell’ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi; quindi, successivamente alla discussione del testo unificato, si dovrebbe passare al provvedimento al terzo punto dell’ordine del giorno, recante l’assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa. Poi, di seguito, si dovrebbe discutere il provvedimento al secondo punto dell’ordine del giorno. Questa è la proposta che l’onorevole Baldelli ha avanzato, relativa all’inversione dell’ordine del giorno. Adesso, ai sensi del nostro Regolamento, darò, per non più di cinque minuti, la parola a un deputato contro e uno a favore della proposta di inversione dell’ordine del giorno. FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare contro. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, mi scusi per la voce. Sono intervenuto anche per ringraziarla perché, in Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 15 SEDUTA DEL effetti, lei è riuscito a chiarire quello che era non molto intelligibile nelle parole del collega Baldelli. Ma, come si sa, questo può accadere. Intervengo brevemente e non le ruberò cinque minuti. Dico solo che noi non siamo d’accordo con questa inversione dell’ordine del giorno, perché non ve n’è alcuna necessità. Abbiamo, alla nostra attenzione, il provvedimento relativo alla definizione del processo penale nei casi di particolare tenuità del fatto. La Commissione ha svolto il suo lavoro, è pronta per discutere il complesso degli emendamenti e per entrare nel merito del provvedimento stesso. Pertanto, non vi è alcuna necessità di inversione dell’ordine dei lavori. Per questo, il nostro gruppo esprimerà senz’altro un voto contrario sulla proposta di inversione dell’ordine del giorno e siamo fiduciosi in un largo consenso su questa nostra posizione (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori). PRESIDENTE. Prendo atto che non vi è nessuno che intende parlare a favore. Passiamo ai voti. Pongo in votazione, mediante procedimento elettronico senza registrazione di nomi, la proposta di inversione dell’ordine del giorno, nel senso di passare direttamente all’esame del punto 4 dell’ordine del giorno, che reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi e, quindi, all’esame del punto 3 dell’ordine del giorno, recante l’assegnazione di una proposta di legge a Commissione in sede legislativa. (È approvata). La Camera approva per 278 voti di differenza. Ricordo che non vi è stata la registrazione dei nomi e che non è necessario recarsi al banco della Presidenza per eventuali segnalazioni. Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 Seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge: Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi (A.C. 1934-2077-31313488-3917-A) (ore 16,20). PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca il seguito della discussione del testo unificato delle proposte di legge d’iniziativa dei deputati Froner ed altri; Anna Teresa Formisano; Buttiglione ed altri; Della Vedova e Cazzola; Quartiani ed altri: Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi. Ricordo che nella seduta del 16 aprile 2012 si è conclusa la discussione sulle linee generali ed il rappresentante del Governo è intervenuto in sede di replica, mentre il relatore vi ha rinunciato. (Esame degli articoli – A.C. 1934-A ed abbinate) PRESIDENTE. Passiamo all’esame degli articoli del testo unificato della Commissione. Avverto che, prima dell’inizio della seduta, sono stati ritirati dai presentatori gli emendamenti Froner 2.13, 2.14, 4.16 e 4.15, Mantini 2.10, 4.10, 4.11 e 7.10 e Quartiani 4.13. Avverto altresì che la Commissione ha presentato l’emendamento 2.100 (Vedi l’allegato A - A.C. 1934-A ed abbinate), che è in distribuzione e con riferimento al quale il termine per la presentazione di subemendamenti è fissato per le ore 16 di oggi. Avverto inoltre che, per un errore materiale, l’emendamento Siliquini 2.15 è stato inserito a pagina 9 del fascicolo, laddove invece, incidendo sul comma 6 dell’articolo 2, sarà posto in votazione dopo l’emendamento Torazzi 2.12 a pagina 7 del fascicolo. Ricordo che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (Vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate), che sono distribuiti in fotocopia. Atti Parlamentari XVI LEGISLATURA — — DISCUSSIONI — 16 SEDUTA DEL Sull’ordine dei lavori (ore 16,23). GIANCARLO LEHNER. Chiedo di parlare. PRESIDENTE. Ne ha facoltà. GIANCARLO LEHNER. Signor Presidente, le chiedo un minuto soltanto per ricordare una ricorrenza storica che cade oggi, soltanto un minuto. Cento anni fa, a Fez in Marocco ci fu un pogrom terribile in cui furono ammazzati migliaia di israeliti ed oggi ricorrono i cento anni. Questo serva a quanti dicono che i problemi tra ebrei e mondo islamico sono sorti a causa della fondazione dello Stato di Israele. I problemi, purtroppo, c’erano anche prima ed il pogrom del 17 aprile del 1912 lo prova. Si riprende la discussione. (Esame dell’articolo 1 – A.C. 1934-A ed abbinate) PRESIDENTE. Passiamo all’esame dell’articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l’allegato A – A.C. 1934-A ed abbinate). Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione. IGNAZIO ABRIGNANI, Relatore. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sugli emendamenti Cimadoro 1.10 e Siliquini 1.11 e 1.12. PRESIDENTE. Il Governo ? GIAMPAOLO D’ANDREA, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore. Camera dei Deputati — 17 APRILE 2012 — N. 622 PRESIDENTE. Chiedo ai presentatori se accedano all’invito al ritiro dell’emendamento Cimadoro 1.10 formulato dal relatore. GABRIELE CIMADORO. Signor Presidente, noi abbiamo espresso le nostre perplessità su questo provvedimento da subito, da quando è iniziato l’iter in Commissione. Gli emendamenti che abbiamo presentato rispetto ai 10 articoli che compongono il provvedimento mirano alla soppressione di tutti gli articoli o perlomeno di otto articoli perché riteniamo che il provvedimento stesso non vada a favore dell’utente finale o del cittadino. Peraltro, si pone in contrasto con un’indagine dell’Antitrust del 1998. Così recita: « Condusse un’indagine conoscitiva sul mondo delle professioni, conclusasi con la stigmatizzazione dell’eccesso di regolamentazione delle professioni in Italia ». L’indagine suggeriva al legislatore un percorso fondato sostanzialmente sul principio: « no » a nuovi ordini, « no » a nuove riserve professionali, « sì » al riconoscimento nelle nuove professioni in un quadro di libertà e di esercizio. Questo è il tema. Non dovevamo discutere di come imbrigliare le professioni non regolamentate. Di fatto esistono situazione drammatiche nel nostro Paese. Voglio farvi solo un esempio a corollario del provvedimento che riguarda la Camera di commercio di Bergamo, che è una delle Camere di commercio importanti sul nostro territorio nazionale. Si tratta di una banalità: un idraulico che per quattro o cinque anni ha svolto onestamente il suo lavoro presso il suo datore di lavoro, un artigiano che aveva tre dipendenti, decide di intraprendere un’attività per conto suo, va ad iscriversi alla Camera di commercio e si accorge che il suo ex datore di lavoro non aveva la qualifica per tre dei quattro punti per cui era stato autorizzato, cioè uno che fa l’idraulico, che fa le grondaie dei tetti, che fa i sanitari, che fa il riscaldamento, che fa il raffrescamento, può fare uno, due, tre, quattro o cinque cose. Questo ragazzo si è ritrovato ad avere lasciato il lavoro, ad avere iniziato immediatamente