Carte di viaggio st u d i d i l i n g ua e l e t t e r at u r a i ta l i a na Direttori Vincenzo De Caprio, Marco Mancini, Pietro Trifone Comitato scientifico Gian Mario Anselmi, Università di Bologna Giuseppe Brincat, Università di Malta Francesco Bruni, Università di Venezia “Ca’ Foscari” Dino Cervigni, University of North Carolina Elvio Guagnini, Università di Trieste Sebastiano Martelli, Università di Salerno Luca Serianni, Sapienza, Università di Roma Francesco Surdich, Università di Genova Brigitte Urbani, Université de Provence Redazione Fabio Pierangeli (coordinatore), Università di Roma “Tor Vergata” Cinzia Capitoni, Università della Tuscia Emiliano Picchiorri, Università di Chieti “G. d’Annunzio” Stefano Pifferi, Università della Tuscia Maria Silvia Rati, Università per Stranieri di Reggio Calabria “Dante Alighieri” * «Carte di viaggio» is an International Peer-Reviewed Journal. The eContent is Archived with Clockss and Portico. anvur: a. Carte di viaggio s t u d i d i l i n g ua e l e t t e r at u r a i t a l i a n a 8 · 2 01 5 P I S A · RO MA FA B RI Z I O SERRA E D I TO R E MMXVI Amministrazione e abbonamenti Fabrizio Serra editore ® Casella postale n. 1, succursale n. 8, i 56123 Pisa, tel. +39 050 542332, fax +39 050 574888 I prezzi ufficiali di abbonamento cartaceo e/o Online sono consultabili presso il sito Internet della casa editrice www.libraweb.net. Print and/or Online official subscription rates are available at Publisher’s web-site www.libraweb.net. * Autorizzazione del Tribunale di Pisa n. 3 del 3 aprile 2008 Direttore responsabile: Fabrizio Serra A norma del codice civile italiano, è vietata la riproduzione, totale o parziale (compresi estratti, ecc.), di questa pubblicazione in qualsiasi forma e versione (comprese bozze, ecc.), originale o derivata, e con qualsiasi mezzo a stampa o internet (compresi siti web personali e istituzionali, academia.edu, ecc.), elettronico, digitale, meccanico, per mezzo di fotocopie, pdf, microfilm, film, scanner o altro, senza il permesso scritto della casa editrice. Under Italian civil law this publication cannot be reproduced, wholly or in part (included offprints, etc.), in any form (included proofs, etc.), original or derived, or by any means: print, internet (included personal and institutional web sites, academia.edu, etc.), electronic, digital, mechanical, including photocopy, pdf, microfilm, film, scanner or any other medium, without permission in writing from the publisher. * Proprietà riservata · All rights reserved © Copyright 2016 by Fabrizio Serra editore, Pisa · Roma. Fabrizio Serra editore incorporates the Imprints Accademia editoriale, Edizioni dell’Ateneo, Fabrizio Serra editore, Giardini editori e stampatori in Pisa, Gruppo editoriale internazionale and Istituti editoriali e poligrafici internazionali. * www.libraweb.net i s s n 1974- 0 55 7 e - i s s n 1 9 74- 48 8 9 SOMMARIO Andrea Cecchinato, Da un’opera a un’altra, da una regione a un’altra : un frammento toscano in un antico trattato veneto di medicina9 Emiliano Picchiorri, Roma e il romanesco nel Vocabolario italiano e spagnolo di Lorenzo Franciosini 33 Alessandro Aresti, Vera Nigrisoli Wärnhjelm, Sul Viaggio settentrionale (1700) di Francesco Negri. Con uno spoglio lessicale degli scandinavismi43 Vincenzo De Caprio, Il mito degli Argonauti nell’alto Adriatico : i Dioscuri e la coppia guerriera in d’Annunzio73 Eugenio Salvatore, Lettere di emigrati abruzzesi a Bridgeport : un’analisi linguistica e testuale91 Laura Ricci, Neoislamismi e altri “migratismi” nei romanzi di Amara Lakhous 115 Maria Silvia Rati, Varietà dialettizzate e code mixing italiano-dialetto nel parlato degli immigrati143 SUL VIAGGIO SETTENTRIONALE (1700) DI FRANCESCO NEGRI. CON UNO SPOGLIO LESSICALE DEGLI SCANDINAVISMI 1 Alessandro Aresti · Vera Nigrisoli Wärnhjelm 1. La visione del Nord e i viaggiatori italiani in Scandinavia fino al Seicento compreso L a cultura europea, nata e sviluppatasi sulle sponde del Mediterraneo, ha avuto per secoli una visione centripeta dello spazio geografico con il proprio fulcro nella città di Roma, centro politico prima e religioso poi. Più i luoghi “esotici” 2 erano geograficamente periferici rispetto a questo centro, più essi risultavano alieni e, nel bene e nel male, favolosi. La Scandinavia è rimasta fino agli albori dell’era moderna una regione dai contorni imprecisi, come avvolta da quelle brume con cui veniva spesso rappresentata. 3 Con quelle terre si intrattenevano solo blande relazioni commerciali, che portavano nella nostra penisola soprattutto materiali preziosi come ambra, pellicce e minerali (all’origine degli scarsi rapporti commerciali con il nord vi era il fatto che nell’area baltica la Lega anseatica aveva instaurato un monopolio di fatto, difficile da scalfire). Gli spostamenti di persone erano praticamente a senso unico, dal Nord dell’Europa verso l’Italia, e coinvolgevano perlopiù studenti e pellegrini, richiamati rispettivamente dalle maggiori università e dai centri religiosi. Al contrario, i viaggiatori italiani che si recarono al Nord durante il Medioevo non furono molti (nunzi apostolici, musicisti e artisti), e dei loro viaggi sono rimaste pochissime tracce. Un’eccezione di rilievo è rappresentata dal mercante veneziano Pietro Querini, nel 1432 naufrago all’estremo nord della Norvegia, della cui esperienza ci sono rimasti due resoconti – uno di mano dello stesso Querini e l’altro dei suoi due capitani di vascello –, pubblicati per la prima volta più di un secolo dopo (nel 1559) nel secondo volume della silloge ramusiana Navigationi et viaggi. 4 Tra il naufragio di Querini e l’opera di Ramusio si colloca, però, la riforma protestante, accolta nel 1527 in Svezia e nel 1532 in Danimarca (che allora comprendeva anche la Norvegia). Se da una parte la Riforma provoca un arresto della circolazione degli studenti e dei pellegrini, creando due zone europee ben distinte e separate l’una dall’altra, dall’altra paradossalmente permette una maggiore conoscenza del Nord Europa agli italiani. In seguito alla Riforma protestante svedese, i fratelli Olaus e Johannes Magnus, il primo legato pontificio, il secondo arcivescovo di Uppsala, scelgono nel 1529 la via dell’esilio, trasferendosi prima in Polonia e poi in Italia. Entrambi scrivono opere in latino sul proprio paese 1 Il presente lavoro è frutto di una stretta collaborazione fra i due autori. Tuttavia, sono da attribuire a Vera Nigrisoli Wärnhjelm i paragrafi 1, 2 e 3.1, e ad Alessandro Aresti il paragrafo 3.2 e i relativi sottoparagrafi, compresi il Glossario (a cui ha però contribuito anche Vera Nigrisoli Wärnhjelm) e l’Indice per categorie semantiche. 2 Al modo di Pozzi (1994 : 23 nota 1), si fa uso del termine esotico (e derivati) in senso lato, per indicare tutto quanto è estraneo alla cultura neolatina. 3 Sulla visione della Scandinavia nelle fonti classiche e medievali si veda De Anna (1994c), per la prima età moderna Surdich (2008). 4 Querini e i suoi uomini, in viaggio verso le Fiandre, furono spinti da una fortissima tempesta alle isole Lofoten (soltanto una decina di sopravvissuti riuscì a rientrare, dopo due anni, a Venezia). La bibliografia sul viaggio di Querini è molto vasta ; si rimanda, per una esposizione generale e una prima bibliografia di base, a Brevini (2009 : 45-79). 44 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm di origine ; quelle di Olao, in particolare, hanno grande risonanza : nel 1539 a Venezia viene pubblicata la sua Carta marina, la prima carta geografica che finalmente permetteva di definire in maniera abbastanza corretta la forma del continente scandinavo. È però l’Historia de gentibus septentrionalibus (1555), in ventidue volumi, a riscuotere il maggior successo (tanto grande da essere in breve tempo tradotta nelle principali lingue europee). 1 In quest’opera Olao tratta con dovizia di particolari e con ricche illustrazioni la geografia, gli usi e costumi, la flora, la fauna e la mineralogia del settentrione d’Europa. Le opere di Olao solleticano la curiosità degli italiani per il Nord sconosciuto. Ma bisogna aspettare il secolo seguente, dopo che la Svezia, uscita vittoriosa dalla sanguinosa Guerra dei Trent’anni (1618-1648), si è conquistata un ruolo di primo piano negli assetti politico-militari del Vecchio Continente, per vedere l’interesse degli europei verso questa parte dell’Europa aumentare tangibilmente. I viaggi da parte di diplomatici italiani, francesi, inglesi e tedeschi si intensificano. Il piano della regina Cristina (1626-1689) di rendere Stoccolma un fervente centro culturale, al pari delle maggiori capitali europee, richiama in Svezia un nutrito numero di scienziati, eruditi, filosofi (tra cui Cartesio), artisti di tutti i tipi, ma anche parecchi avventurieri. È proprio intorno a questa regina, anche dopo la sua abdicazione, che si dipanano i fili che legano in maniera singolare la maggior parte dei viaggiatori italiani in Scandinavia nel Seicento. 2 Per quanto riguarda i resoconti di questi viaggiatori, i più conosciuti sono quello di Francesco Negri, che soggiorna in Scandinavia tra il 1663 e il 1666, e quello di Lorenzo Magalotti, che si reca in Svezia nel 1674. Si tratta di opere odeporiche completamente diverse non solo per contenuti e scopi, ma anche per il destino avuto. Mentre il Viaggio Settentrionale di Negri, che ha visto la luce – postumo – nel 1700, 3 ha avuto una discreta diffusione, soprattutto dalla fine dell’Ottocento in poi, 4 la relazione di Magalotti è rimasta a lungo inedita ed è stata data alle stampe in italiano solo nel 1968, insieme con le altre relazioni di viaggio in Francia e Inghilterra. 5 Anche gli scopi dei due autori erano diversi : l’opera di Negri era stata pensata per la stampa e la diffusione presso un ampio pubblico sin dall’inizio, mentre la relazione di Magalotti, inviato diplomatico del Granducato di Toscana, aveva solo uno scopo pratico e strettamente privato : procurare informazioni sicure ai propri regnanti sulla vita politica ed economica della Svezia. 6 2. Francesco Negri e i suoi viaggi Benché esista una bibliografia abbastanza ampia su Negri, restano ancora delle lacune e punti oscuri sulla sua vita e sulla gestazione della sua opera. 7 Francesco Negri nasce a Ravenna nel 1623 da una famiglia non nobile, ma facoltosa, estintasi con lui. Particolarmente versato per la storia naturale, si dedica inizialmente a questi studi, decidendo però poi di seguire la sua vocazione religiosa e farsi prete. Poco si sa sulla vita precedentemente al suo viaggio al Nord, mentre quella del periodo successivo ha acqui 1 La prima traduzione in italiano, incompleta, è del 1561, quella completa del 1565. Si nominano qui i viaggiatori di cui chi scrive si è occupata in precedenza : un figlio di Borso d’Este (Nigrisoli Wärnhjelm 1999), Lorenzo Adami (Ead. 2000), Francesco Negri (Ead. 2003), Raimondo Montecuccoli (Ead. 2011), Lorenzo Macchiati e Orazio Del Monte (Ead. 2013). 3 D’ora in poi l’opera verrà indicata con la sigla VS ; l’edizione di riferimento è la princeps (Negri 1700). 4 Alcuni brani dell’opera sono stati inseriti in diverse antologie dedicate ai viaggiatori del Seicento, come quella di Guglielminetti (1967 : 565-603) e, più recentemente, di Brevini (2009 : 81-126). 5 Magalotti (1968). La traduzione svedese, invece, era uscita già all’inizio del Novecento (Magalotti 1912). Questa traduzione fu eseguita sulla copia del manoscritto strozziano conservata nell’Archivio di Stato di Firenze e acquistata poi dalla Biblioteca Reale di Stoccolma. 6 Per un paragone approfondito sulla differente visione del Nord in queste due opere si veda Olmi (1997). 7 Fra i lavori più significativi si segnalano, oltre ai già citati Brevini (2009) e Olmi (1997), anche Weiss (1947), Chiodo (1993), Wis Murena (1986 e 2001), Raunio (2006), Hester (2008), Biasiolo (2011). Per alcuni cenni biografici sull’autore, si veda Catucci (2013). 2 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 45 stato contorni più definiti grazie alla pubblicazione, negli ultimi decenni, di fonti di archivio inedite. 1 Pochissime sono le tracce che lo stesso Negri fornisce su di sé e sulle date del viaggio in Scandinavia. Arrivato via mare da Danzica all’inizio di giugno nel 1663, 2 parte subito a piedi verso settentrione con l’obiettivo di raggiungere Capo Nord, sua meta finale ; non riuscendovi, torna a Stoccolma sul principio dell’autunno con l’intenzione di tornare in patria, ma l’ambasciatore di Francia de Chassan lo convince a restare al suo servizio per sostituire il suo cappellano, appena deceduto (VS, p. 46). Rimane nella capitale sicuramente fino all’estate del 1664 perché afferma di aver assistito alla riunione della Dieta cominciata a maggio e terminata ad agosto (VS, pp. 110-114). Il 3 agosto del 1665 parte dal porto danese di Elseneur (Helsingør), e dopo diciannove giorni arriva a Bergen, in Norvegia (VS, pp. 175, 149). Da lì, dopo una settimana, continua per Trondheim dove è ospite del Gran Cancelliere di Norvegia, Ove Bjelke. Nonostante le insistenze di Bjelke, che gli suggerisce di aspettare la buona stagione (VS, pp. 175), Negri prosegue il viaggio e arriva finalmente a Capo Nord (VS, p. 191). Tornato a Copenaghen nell’agosto del 1666 (VS, p. 175), è sul finire di quello stesso anno nuovamente a Ravenna. Nella narrazione c’è un buco temporale di un anno (dall’estate del 1664 al 3 agosto del 1665) : si può ritenere che Negri possa essere rimasto in Svezia per lo meno fino ai primi mesi del 1665, perché a metà marzo l’ambasciatore francese De Chassan, sulla via del ritorno in patria, si trova a Copenaghen. 3 Le difficoltà a tracciare cronologicamente le tappe del viaggio in Scandinavia e la vita di Negri riguardano anche i viaggi precedenti compiuti dall’autore. Da un brevissimo riferimento contenuto nel Viaggio sappiamo che è stato in Inghilterra presso la corte di Carlo II al seguito del Conte di Soisson, nipote del cardinale Mazzarino (VS, p. 164). 4 Inoltre, sempre en passant, afferma di essere stato in Ungheria e Polonia (« Io ho veduto in Ongheria, e in Polonia alcuni che parlavano Latino però basso », VS, p. 62) e in Fiandra (« […] si vedono molte paglie sottili […] siccome pure osservai in Fiandra nell’Isolette Flottanti di S. Omer ») (VS, p. 100). L’autore non dice se questi viaggi siano avvenuti prima o dopo il viaggio in Scandinavia. Tutto, però, indica che siano stati fatti prima : non solo per la sicura collocazione cronologica dell’ambasciata del Conte di Soisson, ma anche grazie alla testimonianza di Lorenzo Magalotti, che in una lettera a Leopoldo de’ Medici del 23 luglio 1667, scritta dopo l’incontro avuto con il prete a Ravenna, fa riferimento esplicito ai viaggi che hanno portato Negri in giro per l’Europa : […] presa la congiuntura della pace de’ Pirenei dove portatosi in quel modo, che gli permettevano le sue deboli facoltà prese tanto a piacere dell’incominciato viaggio, ch’ei l’hà proseguito per lo Spazio di otto anni continui, girando tutte le provincie, e tutt’i deserti di Europa, dei quali hà portate di quelle notizie, che non si trovano così facilmente su’ i Libri […] (Wis Murena 2001 : 22-23). 1 Ci si riferisce in particolare a Wis Murena (1986 e 2001) e Raunio (2006). Cfr. VS, p. 93. In verità non c’è nessuna indicazione dell’anno in cui Negri arriva in Svezia, ma nella sua introduzione all’opera afferma : « Trenta Anni sono scorsi, da che io giunsi di ritorno in Italia, cioè nel 1666 e trè altri avanti io aveva cominciato a scrivere la mia Relazione della Scandinavia » (VS, p. xiii). Pertanto l’anno di arrivo deve essere considerato il 1663. 3 Cfr. Christensen (2003 : 74). Questa supposizione sembra confermata dalla nota della congregazione di Propaganda Fide del 17 novembre 1664, in cui si scrive che a Stoccolma in quel momento erano presenti due sacerdoti : Negri e il francese Brisceval (Raunio 2006 : 286). Poiché Negri in VS indica solo il giorno di partenza dalla Danimarca e non l’anno, è stato comunemente supposto che si trattasse dell’ottobre 1664. Non ci si spiega, però, in tal caso cosa abbia fatto Negri dall’agosto 1665, quando è di nuovo a Copenaghen, all’autunno 1666 quando torna a Ravenna. Un anno per tornare a casa pare eccessivo anche per quei tempi. Già i sopravvissuti al naufragio della Quirina dichiarano di aver coperto, a cavallo e a piedi, la distanza dalla Germania del Nord a Venezia tra il 23 agosto e il 22 ottobre 1432. Quindi si propende, soprattutto sulla base della lettera del Collegio di Propaganda Fide, per un soggiorno a Stoccolma più lungo di quello postulato fino ad ora. 4 Eugenio Maurizio di Savoia Carignano, conte di Soisson (1633-73), sposato dal 1657 con Olimpia Mancini, nipote del cardinale Mazzarino, aveva ottenuto il governatorato di Champagne e Brie. Eugenio Maurizio fu ambasciatore straordinario di Francia in Inghilterra dall’ottobre al novembre 1660. Questo permette di datare la presenza in Inghilterra di Negri alla fine del 1660. 2 46 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm Il peregrinare di Negri era iniziato cinque anni prima del viaggio scandinavo poiché appunto il 7 novembre 1659 era stato stipulato il trattato di pace che aveva posto fine alla ventennale guerra tra Spagna e Francia. Perché e in quale qualità Negri si fosse recato all’Isola dei Fagiani, al confine tra le due nazioni, in questa particolare occasione non è dato sapere. 1 Ma i viaggi “stravaganti” di Negri erano iniziati ancor prima. Egli ci racconta di aver assistito il 20 dicembre 1655 all’ingresso solenne di Cristina di Svezia a Roma dopo la sua conversione al cattolicesimo : « Io non era mai stato in Roma, e ci andai non per veder Roma, mà il felice, e fausto ingresso di sua Maestà, all’ora, che vi fù accolta colla magnificenza à tutto il Mondo nota dal Sommo Pontefice Alessandro Settimo » (VS, p. 89). È curioso che un oscuro prete di provincia si sia recato addirittura a Roma, dove non era mai stato prima, solo per assistere all’ingresso di Cristina nella capitale, quando avrebbe potuto tranquillamente farlo un mese prima, a pochissima distanza da Ravenna, durante i grandi festeggiamenti tenutisi a Ferrara e Bologna in occasione del passaggio della sovrana sulla via per Roma. 2 I legami con Cristina e il suo entourage 3 continuano anche dopo il viaggio in Scandinavia : il brano appena citato prosegue infatti narrando di un’udienza avuta da Cristina, che lo introduce a papa Innocenzo XI « per un negotio di grande importanza concernente il ben pubblico della mia Patria » (ibidem). 4 Come già scritto, a Stoccolma Negri fu per un periodo il cappellano dell’ambasciatore francese de Chassan : Ritornato quest’autunno da que’ Paesi Oltramondani, che così mi fò lecito chiamarla Lapponia, doveva subito giunto à Stokholm partire di ritorno alla Patria ; però mi son trattenuto appresso del Signor di Chassan Residente della Maestà Cristianissima del Rè Lodovico XLIII appresso la Maestà del Rè di Svezia Carlo XI essendone io stato ricercato da quello per servizio della sua Chiesa privata ; E ne hò ottenuta Patente dalla Sacra Congregazione De Propaganda Fide, e da Mons. Gallio Nunzio Apostolico in Colonia (VS, p. 46). Questa affermazione è confermata e anche datata da una lettera inviata da Negri il 4 novembre 1663 all’arcivescovo di Ravenna Luca Torreggiano, 5 in cui chiede che gli sia data dalla congregazione di Propaganda Fide la licenza di poter confessare i cattolici di Stoccolma. 6 La sua permanenza come cappellano a Stoccolma è un indizio molto importante per capire i possibili motivi sottesi al viaggio. In Svezia era vietata non solo la libera professione di qualsiasi altra religione che non fosse la protestante, ma anche l’ingresso di preti cattolici. 7 Unica 1 Anche in questo caso, però, spunta il nome del Cardinale Mazzarino, che da agosto a novembre aveva condotto le trattative. 2 Altra piccola combinazione è che tra i quattro emissari inviati dal Papa per accogliere la regina al confine dello Stato Pontificio ci fosse proprio l’arcivescovo di Ravenna Luca Torreggiano (cfr. Christina 1966 : 258), a cui Negri indirizzerà le sue prime lettere dalla Svezia. 3 Negri sarà ad esempio in contatto epistolare con Anders Galdenblad, segretario svedese di Cristina. Galdenblad, convertitosi al cattolicesimo in Fiandra, giunge a Roma nel 1674, ospite presso l’Ospizio dei Convertendi ; tre anni dopo viene assunto dalla regina. Raunio (2009 : 94) suppone che l’amicizia tra Negri e Galdenblad sia nata proprio nell’ambiente dell’Ospizio dove Negri soggiornò. Il parroco ravennate fu sicuramente ospite dell’Ospizio nell’agosto 1678. Cfr. la lettera del 28 agosto 1678 a Magliabechi (Wis Murena 1986 : 166). 4 Poiché il pontificato di Innocenzo XI è durato dal 1676 al 1689, la visita di Negri a Roma deve essere avvenuta in questo lasso di tempo. La questione era quella dei beni enfiteuci che, come dimostrano le fonti di archivio, continuò a perorare anche con Innocenzo XII (cfr. Gargiolli 1883 : xxxiv). 5 La lettera è stata ritrovata nell’Archivio della Propaganda Fide ed edita da Raunio (2006 : 287). 6 In quell’epoca il sacramento della confessione poteva essere somministrato solo dai parroci e non da tutti i sacerdoti. 7 I gesuiti venuti ad incontrare Cristina prima dell’abdicazione erano sempre giunti sotto falso nome. Inoltre, la richiesta di poter avere presso di sé un prete cattolico e di tener messa pubblicamente fu un grande motivo di scontro tra la Regina e il Governo di Reggenza in occasione dei suoi due viaggi in patria. Nell’ultimo viaggio nel 1667 la cacciata dal paese del suo cappellano aveva portato la regina ad abbandonare immediatamente il suolo svedese. Su questo particolare del viaggio di Cristina si veda Nigrisoli Wärnhjelm (2013 : 68 e 75-76). sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 47 eccezione veniva fatta per gli ambasciatori cattolici, a cui era concesso di avere un cappellano per officiare privatamente le messe nelle loro residenze. In considerazione di ciò sembra strano che un sacerdote come Francesco Negri non solo abbia avuto l’ardire di concepire e portare a termine da solo un viaggio simile per puro diletto e amore di conoscenza, come esplicitamente asserisce nell’introduzione dell’opera, ma che anche abbia potuto viaggiare indisturbato per tre interi anni in Scandinavia senza essere scoperto e cacciato. Probabilmente, oltre a viaggiare sotto falso nome, Negri doveva possedere coperture e appoggi in loco non indifferenti e forse proprio legati a Cristina, che poteva ancora servirsi in patria di diversi partigiani. Il viaggiare di Negri per gran parte dell’Europa, 1 i suoi contatti con Cristina, il suo aspetto volutamente dimesso e un po’ bizzarro di viaggiatore solitario e a piedi, la sua reticenza nell’opera, ancora a distanza di decenni, 2 a datare gli eventi e a voler a tracciare chiaramente le tappe del suo itinerario, come anche il suo soggiorno presso l’Ospizio dei Convertendi di Roma, farebbero supporre uno scopo diverso da quello palesato nell’opera, cioè uno scopo religioso-missionario. 3 Tuttavia Negri, nonostante l’estrema reticenza sulle tappe e le date del suo viaggio scandinavo, come abbiamo appena visto sembra voler disseminare qua e là nell’opera delle tracce su luoghi e personaggi incontrati, per chi fosse capace di comprenderle. 3. Il Viaggio settentrionale 3. 1. Genesi e edizioni dell’opera Durante il viaggio Negri aveva inviato delle lettere all’Arcivescovo di Ravenna, al Gran Cancelliere di Norvegia Ove Bjelke e al di questi fratello Henrik, come ad altri non meglio nominati protettori in Italia e all’estero (VS, pp. xiii-xiv). Subito dopo il ritorno in patria, nell’autunno del 1666, Negri comincia a lavorare all’opera, su sollecitazione degli amici che a Roma e a Firenze davano pubblica lettura delle sue lettere (VS, p. xiii). 4 L’opera mantiene la forma epistolare ed è suddivisa dall’autore in otto lettere, basate sulle copie delle missive spedite, ma rielaborate e ampliate (VS, p. xiv). Magalotti, nella già citata lettera a Leopoldo de’ Medici del luglio 1667, conferma : « Egli và descrivendo tutto il viaggio fatto in quei Paesi in diverse Lettere, le quali non hà ancor tutte finito di distendere, ma finite ch’ei l’abbia V.A. averà copia di tutto » (Wis Murena 2001 : 23). La stesura dell’opera non è così spedita come immaginato da Magalotti, ma si protrae per ben trent’anni, fino alla morte dell’autore, che nel frattempo aveva dovuto prendersi cura delle anime della chiesa ravennate S. Maria in Coelos-eo di cui era stato nominato parroco. 5 1 Una volta tornato in patria, oltre alla spola tra Roma e Firenze, Negri deve aver continuato a fare altri viaggi. Dalla sua lettera dell’11 gennaio 1686 a Magliabechi sappiamo, ad esempio, che per due anni di seguito si era recato in Carniola, l’attuale Slovenia, dove aveva potuto osservare il “prodigioso” lago carsico di Zirkniz (Circonio), su cui intendeva scrivere una relazione (cfr. Wis Murena 1986 : 180). 2 La reticenza nell’opera era, probabilmente, necessaria per non svelare e mettere in pericolo i cattolici, o simpatizzanti tali, incontrati nel viaggio. 3 Di questa stessa opinione sono Guglielminetti (1967 : 49), Raunio (2006), Brevini (2009 : 86-89) e Biasiolo (2011 : 53-54). 4 L’opera di Negri circolava già in forma manoscritta anche tra gli scienziati scandinavi. Il matematico e astronomo svedese Johan Bilberg, ad esempio, nomina Negri come modello da seguire in una sua opera del 1695, in latino con testo a fronte svedese, dedicata al fenomeno del sole di mezzanotte (Bilberg 1695). Bilberg non fa espressamente il nome di Negri, ma elogia lo zelo di un italiano che tempo addietro aveva fatto un viaggio in Scandinavia e le cui osservazioni sul sole di mezzanotte esposte in un manoscritto sono esatte e confermabili. « [d]en Italienens flijt är beröm wärd hwilken för en Tijd tillbaka har gjort en Reesa igenom wåre Nord-Länder, hwarföre jag här billigt må införa hans egna Ord som de finnas uti hans Manuscript författade ; att wåre Observationer här igenom må bekräftas […] » (cit. in Lidström 2015 : 209). 5 Negri profuse molta energia nella cura delle anime e dei poveri. La sua unica opera stampata in vita, Della rive 48 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm Negri aveva l’ambizione di dare forma corretta ed esaustiva alle notizie scandinave raccolte : per questo si documentava, leggeva tutto quello che trovava sulla Scandinavia e, soprattutto, chiedeva notizie e conferme agli scandinavi con cui poteva venire in contatto. Lo scrupolo esagerato nel verificare i fatti e i vocaboli stranieri fu deleterio per la pubblicazione ; più di venti anni dopo, in una lettera del 23 dicembre 1691, indirizzata all’erudito fiorentino Magliabechi, l’autore amareggiato si lamenterà di non aver ottenuto l’aiuto sperato né dal segretario di Cristina, Andreas Galdenblad, né da altri signori scandinavi : […] ho trovato tanti Signori cospicui che mi hanno con gran benignità promesso di farmi haver le notitie che desidero della Scandinavia, mà ogni uno di essi dapoi non ha operata cos’alcuna, ò almeno io non ne ho veduti gli effetti. Il Secretario della Regina Christina in Roma cosi già mi promise ; alcuni cavalieri Svezzesi ; altri Danesi ; un mio caro Amico Norvego ; Monsier Patin ; il Padre Missionario Lucchesini et altri ; […] (Wis Murena 1986 : 186). L’amicizia con Magliabechi, con cui manterrà una corrispondenza ventennale, risale alla prima visita di Negri al granduca Cosimo III a Firenze. 1 I contatti stabiliti con Magalotti, Magliabechi e il Granduca di Toscana furono uno degli assi portanti della gestazione dell’opera. Grazie alle lettere a Magliabechi conosciamo le speranze dell’autore, il suo assillo a trovare ulteriore materiale di raffronto o libri, sappiamo della sua richiesta di un finanziamento per poter partire nuovamente al Nord, nonostante l’età ormai avanzata, alla ricerca delle informazioni che gli occorrevano per il completamento dell’opera. 2 Il ritardo nella pubblicazione dell’opera aveva comportato, inoltre, un ulteriore cruccio per Negri : quello di essere stato preceduto sull’argomento nordico e lappone nel 1673 da una pubblicazione in latino dell’erudito svedese Johannes Schefferus. Negri, nell’introduzione al VS, ribadisce orgogliosamente il proprio primato citando a testimoni i destinatari delle sue lettere durante il viaggio, come pure Lorenzo Magalotti e Valerio Zani, 3 che ne avevano avuto delle copie prima della stampa dell’opera di Schefferus (VS, p. xiv). 4 Una parte delle vicissitudini sull’edizione dell’opera sono narrate nella lettera del 22 luglio 1679 a Magliabechi (Wis Murena 1986 : 169-172). Si erano adoperati per la pubblicazione in Olanda e a Parigi stimati studiosi e scienziati romani come il gesuita Athanasius Kircher, assiduo frequentatore del circolo scientifico della regina Cristina di Svezia, e Francesco Nazzari, uno dei fondatori del Giornale dei letterati nonché figura di spicco della cultura romana del tempo, come pure il conte bolognese Valerio Zani. Quattro anni più tardi Negri racconta al bibliotecario fiorentino che l’opera ancora non è renza dovuta a’ sacri tempii, e del modo più facile, et efficace per conseguirla. Discorso pratico di D. Francesco Negri Paroco in Ravenna (Venezia, 1688), era dedicata proprio all’etica comportamentale religiosa. 1 Questo prima incontro potrebbe essere avvenuto alla fine del maggio 1678, poiché la prima lettera del carteggio con Magliabechi risale al 18 giugno di quell’anno e vi si accenna alla visita appena avvenuta a Firenze (cfr. Wis Murena 1986 : 165-166). Un ulteriore passaggio di Negri a Firenze è databile al maggio dell’anno seguente : cfr. Lettera del 21 maggio 1979 da Ravenna, dove il parroco narra di esser felicemente tornato a casa dopo la visita fiorentina in cui aveva mostrato la sua raccolta di “curiosità” scandinave al Granduca (Wis Murena 1986 : 167). 2 Lettere a Magliabechi del 30 gennaio 1683 e del 28 dicembre 1987 (cfr. Wis Murena 1968 : 176 e 181-182). Nella lettera del 30 gennaio Negri accenna addirittura ad un possibile motivo missionario per il nuovo viaggio : « Et ultimamente (il che importa piu che tutt’il restante) spererei di poter promover in quelle parti punti spettanti alla Fede Cattolica niente toccando le dispute, o controversie » (Wis Murena 1986 : 176-177). 3 Valerio Zani (alias Aurelio Degli Anzi) pubblicherà nel 1691, nella prima parte del suo Il Genio vagante Biblioteca curiosa di cento e più viaggi stranieri de’ nostri tempi. Raccolta dal signor Conte Aurelio degli Anzi, un riassunto, basato su un manoscritto ma anche sulle conversazioni avute con lo stesso Negri, della parte sulla Lapponia prima dell’intera stampa del VS. 4 Negri, oltre a difendere nelle missive a Magliabechi il proprio primato sulle cose di Lapponia, chiede insistentemente di poter avere una copia dell’opera di Schefferus di cui ha sentito parlare. Cfr. Lettere del 16 e 23 settembre del 1691 e quella del 13 gennaio 1692 (Wis Murena 1986 : 182-189). L’improvviso interesse di Negri per l’opera di Schefferus, uscita ormai da quasi vent’anni, deve essere messa in connessione con la pubblicazione fatta proprio in quell’anno nel Genio Vagante della sua prima lettera sulla Lapponia e a cui Zani fece seguire una sintesi dell’opera di Schefferus sullo stesso argomento. sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 49 stata pubblicata a causa degli sforzi, per ora infruttuosi, nel trovare carte geografiche del Nord e illustrazioni adeguate : È tanto grande l’amor che le porto, poiché Libri sunt quasi liberi, filij animorum, che non ho finito dopo tanto tempo, di darla alle stampe ; perche vorrei pur fare tutto quello che si puo per essa, e non trovo il modo di farlo, ne meno altri lo fanno per me (Wis Murena 1986 : 174). Nel dicembre 1691 Negri scrive di aver aumentato il suo lavoro con due nuove lettere : quella sulla caccia al cane marino e quella sugli uomini sommersi. Nell’opera a stampa queste due lettere sono rispettivamente la terza e la quarta (ivi : 187). L’ultima lettera rimasta del carteggio con Magliabechi ci informa che Negri, nel maggio 1696, si era recato a Padova dove aveva ricevuto dal cardinal Barbarigo il placet per l’edizione del libro presso la Stamperia del Seminario (ivi : 189). Ma Negri, già anziano e di salute malferma, non vedrà mai la stampa della sua opera perché muore il 27 dicembre del 1698. Il lavoro vede finalmente la luce nel 1700 a Padova, per opera degli eredi di Negri. L’opera è preceduta da un’avvertenza dell’autore di sette pagine intitolata A chi legge e dalle Annotazioni sopra l’Opera di Olao Magno in cui Negri mostra, in dieci pagine, gli errori riscontrati nell’Historia de gentibus septentrionalibus di Olao Magno. Segue quindi la Relatione delle qualità dell’autore scritta da Giovanni Francesco Vistoli, un letterato locale amico di Negri, nel primo trigesimo della morte dell’autore. L’opera vera e propria di 207 pagine è suddivisa in otto lettere, di cui però le prime due, dedicate alla Lapponia e alla Svezia, occupano ben 115 pagine, mentre le rimanenti vanno da una lunghezza minima di 11 ad una massima di 21 pagine. Sempre a pagina 207 c’è una brevissima apostrofe al lettore dal titolo A’ chi hà letto. Seguono 4 carte non numerate di cui la prima contiene l’Indice ò Argomento delle Lettere, ossia una concisa spiegazione del contenuto di ogni lettera, mentre le tre seguenti riportano l’Indice Delle materie. 1 L’anno successivo esce, con luogo di stampa Forlì, una nuova edizione (Negri 1701), che come ha dimostrato Gargiolli (1883 : xxvi-xxx) risulta essere contraffatta, poiché in tutto uguale alla precedente ad eccezione della dedica al granduca Cosimo III scritta da Stefano Foresti, parente di Negri, e ad un’incisione con l’immagine del Granduca. Nel 1705 vede la luce a Venezia La Lapponia, per la redazione di Cinelli Calvoli : si tratta di un opuscolo di 62 pagine che riporta il testo, con diverse differenze di contenuto e di forma, della prima lettera di VS (con l’aggiunta di insignificanti annotazioni finali fatte dal redattore). D’interesse invece la notizia che Cinelli Calvoli fornisce, nella sua introduzione A chi legge, di aver avuto il manoscritto sulla Lapponia da Galdenblad, il segretario della regina Cristina. 2 In epoca più recente sono uscite due edizioni integrali di VS. È del 1883 l’edizione curata da Carlo Gargiolli per i tipi della Zanichelli : 3 il curatore è intervenuto modernizzando normativamente la grafia seicentesca del testo originale. Si tratta della migliore edizione moderna dell’opera anche per il lavoro di documentazione storica sull’autore e sull’opera compiuto da Gargiolli nella sua ricca prefazione. Del 1929, invece, è l’edizione curata da Enrico Falqui. 4 Nonostante la prefazione di una 1 Per una trattazione più approfondita delle diverse edizioni di VS si rimanda a Nigrisoli Wärnhjelm (2003). In questa edizione il testo sulla Lapponia è, a differenza di quello della princeps, suddiviso in xxxi capitoli più un proemio. Il manoscritto di proprietà di Galdenblad e pubblicato da Cinelli Calvoli è sicuramente una versione cronologicamente precedente rispetto a quella poi pubblicata. Questo è evidente, oltre che in una limatura del testo, soprattutto nella correzione o nell’aggiunta di ulteriori citazioni della versione definitiva. Si prenda ad es. la frase iniziale del testo in La Lapponia descritta « Crederebbe la pluralità de’ Mondi con Anassarco […] », laddove in VS troviamo « Crederebbe la pluralità de’ Mondi con Democrito […] ». Nella Lapponia descritta mancano inoltre i riscontri bibliografici delle citazioni classiche, presenti invece a margine del testo in VS. La Lapponia descritta fu riproposta l’anno successivo, sempre a Venezia, nel volume v (pp. 128-141) del giornale La Galleria di Minerva (Negri 1706). In questa pubblicazione mancano, rispetto all’edizione del 1705, la dedica di Cinelli Calvoli alla Marchesa Eleonora Peppoli 3 Gargiolli (1883). Mansi e l’introduzione A chi legge. 4 Falqui (1929). 2 50 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm quarantina di pagine, le note al testo, e una cartina geografica (ma errata) che traccia il possibile itinerario di Negri in Scandinavia, questa edizione presenta diversi errori : si deve quindi concordare con Weiss (1949 : 100), che la definisce « tout à fait improvisée ». Infine, nel 2000, si è avuta una ristampa anastatica della princeps, a cura della Leading Edizioni di Bergamo. 3. 2. Il Viaggio fra alterità linguistica e alterità geografica e culturale Il viaggio, prendendo in prestito la suggestiva definizione di Giorgio Raimondo Cardona, è un’« [e]sperienza mentale prima che fisica, occasione non raramente traumatica di confronto tra il noto e l’ignoto » (Cardona 2006 : 295). È occasione, in particolare, di incontro e confronto tra lingue diverse e incomunicabili : la lingua dell’“io viaggiante” da una parte, la lingua (o le lingue) delle popolazioni esotiche dall’altra. Nelle sue peregrinazioni per terras incognitas, al viaggiatore capita di imbattersi in significanti ignoti a cui – soprattutto per esigenze pratiche legate al viaggio – cercherà di assegnare un significato : la sua costruzione, “fisica” e mentale, del mondo “altro” procede anche per questa via. Se poi l’homo viator ha in dote una curiosità erudita per i fatti di lingua, si fermerà a riflettere sulle parole e gli idiomi incontrati, consegnando eventualmente una testimonianza delle sue riflessioni alla memoria della scrittura. Uno degli aspetti che maggiormente caratterizza la letteratura odeporica è la disponibilità degli autori a immettere nella narrazione esotismi linguistici : 1 gli autori hanno passato lungo tempo in luoghi in cui la loro lingua materna era sconosciuta e dove erano correnti altre lingue […] ; […] proprio le lingue, nella loro evidente diversità rispetto a quelle familiari, erano una delle caratteristiche più salienti dell’alterità dei luoghi visitati (Cardona 2006 : 310). Nel genere della relazione di viaggio, in cui ha grande importanza la componente “fattuale”, i “localismi” linguistici assolvono fondamentalmente a due funzioni diverse ma complementari : una, denotativa, è quella di dare forma linguistica a “oggetti” nuovi e insoliti, per identificare i quali mancano nella propria lingua materna adeguate etichette lessicali ; l’altra, connotativa, è quella di creare un po’ di colore locale : 2 il canale dell’alterità linguistica è uno dei modi per restituire una raffigurazione più realistica, nonché più incisiva, della generale alterità geografica e antropologico-culturale esperita. Un’apertura all’esotismo inquadrabile inoltre come strategia utile per riprodurre sulla carta, sebbene inevitabilmente annacquato dalla mediazione della scrittura, quello “spaesamento” del viaggiatore di cui ha parlato sempre Cardona : « la sensazione […] di non riconoscere più luoghi e forme consuete » (ivi, p. 295). Il protagonista delle nostre pagine, Francesco Negri, decide di intraprendere un viaggio in Scandinavia per placare la sua sete di conoscenza ; lo dice esplicitamente nell’avvertenza A chi legge (vd. par. 3. 1) : « Mi stimolò sempre sin da primi anni il genio curioso inseritomi dalla Natura a far qualche gran viaggio per osservar le varietà di questo bel mondo » (p. ix). Lungo tutto il suo itinerario, Negri ricerca le zone e i luoghi più caratteristici della regione, osserva le curiosità della natura, gli usi e i costumi locali, descrive le leggi che governano il paese, la religione, i riti, i sistemi di caccia e di pesca, l’agricoltura, i commerci, le abitazioni, le armi, le qualità che distinguono un popolo da un altro, richiedendo informazioni e fornendo racconti dettagliati che cercano di spiegare anche le cause del perché un determinato fatto accada (Biasiolo 2011 : 58). 1 L’interesse per le lingue esotiche, come è stato messo in chiaro dagli studi in materia, ha iniziato a manifestarsi solo nel Cinquecento. Le relazioni di viaggio di epoca medievale, dal Milione di Marco Polo fino ai diari di Colombo, avevano tenuto in scarsissima considerazione i dati linguistici. 2 « La citazione è però indice anche di un certo snobismo, in quanto chi scrive vuol far pesare quella che considera essere una acquisita competenza linguistica (ma in realtà avrà imparato solo qualche termine) » (De Anna 1994d : 50). sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 51 « La [sua] curiosità di osservatore non si esaurisce […] nel contatto con l’evento o l’oggetto che suscita un particolare interesse, ma richiede […] la raccolta di dati attraverso, ad esempio, la misurazione, il controllo e l’analisi » (ivi, p. 54). Il prete ravennate si dimostra perfettamente allineato allo spirito “scientifico” 1 sbocciato nel Seicento, che gli impone altresì di verificare con i propri occhi la veridicità dei precedenti resoconti su quelle terre : 2 a proposito va ricordato – come ha fatto Brevini (2009 : 90) – che Negri nasce nello stesso anno (il 1623) in cui Galileo dà alle stampe Il Saggiatore. 3 Alla lettura dell’opera si constata in Negri un certo interesse per le lingue locali incontrate (e per i fatti linguistici in generale), non fine a se stesso ma funzionale a una mappatura a tutto tondo della realtà scandinava : un’attenzione in cui sembra essere sottesa la stessa tensione “scientifica” e didascalica (e in definitiva divulgativa : cfr. Brevini 2009 : 94) che permea la sua ricerca scientifico-naturalistica ed etnografico-culturale. 4 3. 2. 1. Notazioni linguistiche negriane Come Negri in genere non si riduce a semplice osservatore di cose o fenomeni, ma cerca di scoprire perché sono così o perché accadono, allo stesso modo può scavare sotto la superficie delle parole con l’intenzione di enucleare il loro intimo rapporto (da lui concepito come consequenziale) con le cose. Egli fa talvolta, ancorché dilettantescamente, dell’etimologia, vista come porta d’accesso per una più sicura interpretazione e comprensione, sua ancor prima che del lettore, dei designata. Fra le varie incursioni nel territorio della spiegazione etimologica si può segnalare innanzitutto quella riguardante la parola lappone, che Negri dice derivare dal vocabolo lapp, che « in Svezese significa una pezza di panno cuccita alle vesti rotte » (VS, p. 16) ; gli abitanti della regione che si trova in prossimità del Circolo Polare Artico sono chiamati dagli altri popoli lapper 5 « forsi per averne veduto alcuno de’ più poveri viaggiare nelle Provincie coll’abito rotto, e rappezzato » (ibidem). 6 L’origine del vocabolo lappone, nell’interpretazione fatta propria, offre uno spunto a Negri per riflettere sul fatto che, « siasi stato tal nome applicato […] ai Lapponi, ò con fondamento, ò senza », « siccome da un minimo accidente provengono talvolta fatti di gran conseguenza, così anche da una parola detta, ò per burla, ò trascuratamente si tira l’origine de’ nomi di Provincie intiere » (ibidem). Ecco allora il Nostro allargare il discorso a una serie di etnonimi e toponimi extra-scandinavi che, stando alle informazioni in suo possesso, sono segnati da un’analoga origine aneddotica, più o meno stravagante (ciascuna spiegazione etimologica è corredata della fonte da cui è stata tratta) : fra questi, cozacchi : Alla Nazione de’ Cozacchi fu applicato tal nome da uno, che vedendone fuori, del paese vestiti, ò coperti 1 Le virgolette sono d’obbligo, dal momento che « la sua ricerca, come quella degli “scienziati” suoi contemporanei, si colloca più nell’ambito dell’erudizione legata alla filosofia naturale secentesca che in quello della scienza vera e propria » (Brevini 2009 : 90). 2 Come è stato detto supra, l’opera è preceduta da una parte intitolata Annotazioni sopra l’opera di Olao Magno, in cui Negri “smaschera” il carattere favoloso di una serie di fatti presentati come veritieri nell’Historia de gentibus septentrionalibus. 3 Di Negri è stato messo in rilievo un parallelo, e in apparenza incompatibile, gusto per il meraviglioso « tipico della civiltà barocca […] [,] che si manifesta fin dalla ricerca di una meta inusitata come il Nord » (Brevini 2009 : 89). Come ha scritto il curatore di una delle più importanti antologie di relazioni di viaggio secentesche, « [a]lcune [pagine del Viaggio settentrionale], di tipo simile a quelle riportate sui “prodigiosi effetti di natura” visibili in Norvegia, rientrano […] nei cataloghi di meraviglie naturali di cui si compiacque tanta letteratura del secolo, a partire dalle enumerazioni vegetali ed animali che affollano certi canti dell’Adone » (Guglielminetti 1967 : 50). 4 Relativamente a questo secondo versante, Wis Murena (1981) ha definito Negri “primo etnografo dei Lapponi”. 5 Come è noto chiamano invece sé stessi Sami. 6 Per saob la parola lapp ‘lappone’, attestata dal xvi secolo e probabilmente di origine finlandese, è di etimo sconosciuto. In Wessén (19732, s. v.) è registrato anche il significato ‘pezzo, lembo di qualcosa’ : la voce andrebbe in questo caso ricollegata all’islandese e al norvegese lapa ‘penzolare mosciamente’. 52 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm di pelli di Capra col pelo di fuori li chiamò per ischerzo Cozacchi, quasi Caprari, perche in loro lingua Coza vuol dire Capra : Così scrive D. Alberto Vimina nell’Istoria di Polonia (ibidem). Perù : 1 In quei primi tempi della scoperta dell’America interrogato da uno Spagnuolo un Nazionale del Perù, che all’ora non aveva tal nome, come si chiamasse quel Paese ; Non intendendolo quello, e credendo d’esser interrogato del proprio nome, rispose Berù ; onde stimando lo Spagnuolo esser quello il nome del Paese, lo disse agli altri, che cominciarono, alterando il vocabolo à denominarlo Perù. Così il Padre Malvenda nel Tomo I De Antichristo citando il Pineda (ibidem) ; Jucatan : Interrogato un altro Spagnuolo nel Paese, che ora si chiama Jucatan, uno di quegli abitatori come si chiamasse quel Paese, rispose Tectetan, cioè Io non intendo ; credendo tal esser il nome del Paese, alterandolo anche in parte disse agli altri, che si chiamava Jucatan ; il qual nome gli rimase per sempre. Così riferisce Lopez de la Gomera (ibidem). Più avanti si soffermerà sulla parola Scandinavia, che afferma derivare dal nome antico Scandza (o Scanzia o Scanza), a sua volta dallo svedese schanz ‘fortezza’ : 2 una parola che si attaglia perfettamente a una regione difficile da conquistare per gli eserciti stranieri non solo per l’indole guerriera che caratterizza gli abitanti, ma anche per il fatto di essere stata dotata dalla natura « d’un continuo riparo di Monti di vivo sasso, particolarmente alla spiaggia de’ Mari, che la circondano, di spaziose selve, di mari di difficile navigazione, di Clima rigoroso, e altro » (VS, p. 46). 3 Anche di una delle principali città della Scandinavia, Stoccolma, sono raccontate le origini, linguistiche e non : Fù l’isoletta Stokholm così denominata alcuni secoli prima, che vi fosse sopra edificata la Città circa l’Anno 1260. da Birgero Ierl Governator del Regno, per li due Rè suoi figliuoli Valdermaro, e Magno Ladolaos, eletti un doppo l’altro Rè in età puerile ; Scorrevano di quando in quando i Finni […] ai danni della Svezia, e co’ suoi legni armati entravano per questo Canale d’acque, che correvano trà l’isoletta, della qual si parla ora, detta Stok-holm, e l’altra detta de’ Santi ; presero pertanto espediente, e risolvettero d’impedir tal entrata col mezzo d’uno steccato, cioè conficcando una linea di gran legni, come alberetti intieri da un’isoletta all’altra ; e perche in questa lingua Holm […] significa isoletta, e Stok un gran legno lungo, e rotondo, però incominciarono à chiamarla Stokholm, cioè l’isoletta dei pali, ò dei legni, ò l’Isola dello steccato ; ò della palizzata […] ; Anno perciò preso equivoco alcuni autori, derivando il nome di Stokholm dai pali, sopra de’ quali dicono, che essa è edificata, poiche oltre quel che hò detto, l’avrebbero più tosto chiamata Stok-stad, cioè la Città dei pali, che Stokholm, ò l’isoletta de’ pali, anzi ne meno sono tutte le Case fabbricate sopra i pali, ò alberi battuti, e conficcati nel fondo, perche solo ciò si fà in alcune estremità vicino all’acque, dove la terra è men soda, che nell’altre parti (VS, p. 87). Quando Negri si reca a Bergen, in Norvegia, non manca di sottolineare la corrispondenza fra le peculiarità orografiche del territorio su cui sorge la città e il relativo toponimo : L’istessa aria mista di vapori è causa, che si veda l’Iride tutt’intiero sopr’al Porto, il quale è un Golfetto di questo Mare, capace d’armata, cinto di continui Monti, che all’intorno se gli alzano, e sopra de’ quali quasi in teatro siede la Città di Berghen, il cui vocabolo altro appunto non significa, che Monti, perche Berg vuol dire Monte (VS, p. 153). Raccontando della presenza a Bergen di una « Compagnia di mercanti tutti di Nazion Tedeschi delle Città Anseatiche », Negri si ritaglia lo spazio per dire che tali città « si denominano così, 1 L’origine del nome Perù è incerta, ma secondo la tesi più accreditata deriverebbe dal nome di un fiumicello (Birú o Pirú) (deli 2, s. v. peruviano). 2 Wessén (19852, s. v.) scrive che la parola skandinav è il risultato dell’unione delle parole skada ‘danno, pericolo’ e ö ‘isola’, con riferimento ai (pericolosi) banchi sabbiosi che circondano la regione meridionale della penisola scandina3 va, la Scania. Cfr. De Anna (1994d : 71). sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 53 perchè in lor lingua Hant vuol dire mano, e see il Mare » : un nome in cui sarebbe conservato il riferimento al fatto che sono « strette, e collegate in Mare » 1 (VS, p. 155). Nella parte dedicata alla Lapponia, corrispondente alla Lettera Prima, Negri incastona qua e là notazioni linguistiche di vario genere. Innanzitutto riferisce, a p. 4, che alcuni lapponi parlano svedese : ciò che permette a Negri di “intervistarne” alcuni con l’intermediazione di due operai, uno francese e l’altro vallone, che lavorano nella miniera di rame di Tornio, i quali parlando svedese possono poi tradurre in francese (lingua nota a Negri) quanto detto dai lapponi. Annota altresì che i lapponi « non anno nè il pane, nè il vocabolo di esso nel loro linguaggio ; basta dire, che per recitare l’Orazione Dominicale in Lingua Lapponica, è stato necessario prender ad imprestito da i Finni suoi vicini il Vocabolo Leipa, che significa Pane » (VS, p. 11). Ancora, quando descrive i modi in cui si svolge l’educazione del piccolo lappone, Negri osserva che questi « parla in seconda persona, cioè col Tù, anche col Padre, e colla madre, costumandosi tal formula indifferentemente con tutti, anche nel Pater noster, e in altre orazioni in lingua Lapponica verso Dio » (VS, p. 14). La menzione di tale costume linguistico offre il destro a Negri per sottolineare, come farà successivamente più volte in riferimento anche a consuetudini di altra natura, « l’insensatezza di attribuire “titolo di Barbari ai Lapponi” » (Brevini 2009 : 92) : con un atteggiamento di segno tutt’altro che etnocentrico, molto « modernamente insiste sulla relatività dei costumi, facendo notare come molti nostri comportamenti apparirebbero insensati ai loro occhi » (ibid.) : 2 Credo, che, siccome alcuni de’ nostri si riderebbero di tal simplicità de Lapponi, se gli udissero parlare in tal forma, così anche i Lapponi si riderebbero di noi, se ci udissero dire voi à un solo come se fussero più ; e stimo, che sè accrescerebbero loro le risa quando udissero dichiararsi l’origine, e la cagione, perchè così noi parliamo ; cioè che anticamente si parlava con il tù à una persona, siccome la ragion richiede ; e che accadette, che qualche adulatore cominciò à parlare per Voi à Cesare Dittatore, perche essendo egli potente era equivalente à molti ; la qual adulazione passò poi in usar prima verso i gran Signori, poi verso tutti (VS, pp. 14-15). La semplicità dei costumi dei lapponi è un aspetto su cui Negri esprime un giudizio positivo in diverse occasioni. La stessa “qualità” contraddistinguerebbe anche la loro lingua, giudicata semplicissima da apprendere. La sua mentalità analitica non può naturalmente esimersi dal cercare di individuarne le ragioni : queste, a suo avviso, risultano sostanzialmente essere – per fare ricorso alla terminologia moderna – esterne ma anche interne al sistema linguistico : Non è […] difficile la lingua de’ Lapponi prima per esser la più breve di tutte, perche l’altre Nazioni avendo un infinità, per così dire, di specie di cose, di scienze, virtù, dignità, arti, e loro instromenti, e di più avendo notizia di altre simili, che si trovano appresso de gli altri popoli, convien loro denominarle tutte, dove che i Lapponi, che non anno le cose, nè la notizia di esse, con pochi vocaboli se ne sbrigano ; Onde piccolissimo sarebbe un dizionario puro Lapponico à proporzione de gli altri. L’altra ragione della facilità della lingua è, che essa non hà asprezze, nè gutturali, ò particolar pronuncia difficile ; Mà è schietta, e dolce conforme al genio, e qualità del popolo ; Fornisce, quasi tutti i nomi in vocale, come, Cotta, la Capanna, Pulca, che è quello instromento per corrervi dentro, Acchie, che è l’altro simile instrumento più lungo, e scoperto per condurre le robbe, e più persone, e lo tirano ò uno, ò più Rangiferi in linea uno avanti dell’altro ; Puozzo è il Rangifero ; che questo nome di Rangifero gli è imposto da Stranieri, nè l’intendono i Lapponi medesimi : Ruoca è il Cibo ; Atzie il Padre, Enna la Madre : Nondimeno Jubmalat termina in consonante, e significa Iddio, Ulmungd l’Uomo, Piednac il Cane (VS, pp. 29-30). 1 Si tratta di un’etimologia errata. La parola anseatico continua il lat. medievale hanseaticus, derivato del medio alto tedesco hanse ‘compagnia, società commerciale’. 2 Per esempio, a p. 29 Negri, fra ironia e moralismo, scrive che « [r]iderebbero i […] Lapponi, se vedessero le nostre Dame nel più crudo inverno farsi martiri della Vanità, mentre espongono ai maggiori rigori dell’aria nudo il petto, il dorso, e le spalle. Altrettanto riderebbero, se vedessero i Cavalieri nella più coccente stagione di giorni Canicolari vestiti con due abiti, uno sopra l’altro per mantener la moda corrente ; Mentre che ritornati à Casa subito si spogliano di uno, e mezzo di essi, restando dalla cintura in sù colla sola camiscia sottille. E le dame nel inverno, subito ritornate à casa, se ne vanno alla camera del fuoco, e si coprono per non patir freddo ». 54 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm Nella Lettera Seconda, in cui al centro del discorso è stavolta la Svezia, dirà di essere rimasto colpito dalla « grande abilità alle lingue straniere » (VS, p. 62) degli svedesi ; in particolare, difficile a credere, « i piccoli fanciulli meglio parlano Latino, che appresso di noi i grandi » (ibidem). Ciò che va fatto discendere secondo Negri dall’applicazione nelle loro scuole di quella tecnica di insegnamento (ancora oggi più praticata nel nord che nel sud dell’Europa) sintetizzabile nel motto “val più la pratica” : Nelle scuole è prohibito parlar in altra lingua, che Latina : I Maestri anno una Regola compendiosa, e facile ; Adoprano più la prattica, che la Teorica ; affaticano poco la memoria, col qual modo rendono più capace il figliuolo in un anno, che appresso di noi in tre. E realmente siccome s’imparano le lingue straniere volgari senza scuola colla sola prattica, così si può imparare la Latina, e tanto più facilmente se si adoprano alcune poche Regole (ibidem). Poche righe sotto, dopo aver menzionato l’appartenenza della lingua svedese alla famiglia delle lingue germaniche, traccerà un breve quadro sulla situazione (socio)linguistica in Svezia (in cui occupa un posto non irrilevante l’italiano 1) : La lingua Todesca quì è quasi commune, la quale secondo una opinione è matrice di tutte le lingue Settentrionali, cioè della Fiamenga, Inglese, Danese, Svezzese, e Norvega ; però l’altra opinione tiene, che l’antica lingua Gotica sia l’origine di tutte le sopraddette. La Francese è pratticata da tutti i Signori di Condizione ; e l’Italiana da alcuni de’ medesimi, e le proferiscono esattamente, la qual disposizione proviene dalla lingua Svezzese, ch’è schietta, non ammettendo quelle alterazioni, e asprezze, che difficilmente si depongono ; parlando essi Latino non si distinguono quasi da un Italiano, il che si può conoscere udendoli proferire le lettere dell’Alfabetto ; proferiscono l’aspirazione H appunto come aspirazione : E’ credibile, che facessero così gli antichi latini […] (VS, pp. 62-63). Non manca neppure, stavolta nella Lettera Quinta, una riflessione di stampo antroponomastico : Tomas Tome-son di Nazione Scozzese, mà abitante in Berghen, ebbe una sola moglie Johanne Jens-datter ventitre figliuoli […]. Si chiama quello così, perchè in questi Paesi […] non si costuma il cognome delle Famiglie, se non da gentiluomini ; da qualche tempo in quà và ampliandosi quest’uso : il restante si denomina dal Padre, che Tomas Tome-son vuole dire Tomaso di Tomaso figlio, perche son significa figlio ; E così Anna Vilms-datter, cioè Anna figlia di Guglielmo, perche Datter è l’istesso, che figlia (VS, p. 151). Infine, va segnalato in un caso nientemeno che la coniazione di un neologismo, stokfleis, ricalcato analogicamente su stokfis : […] le lepri, e altre salvaticine, in questo freddo si conservano sventrate cinque, e sei settimane, e anche due mesi intieri ; e in Norlandia fino à trè mesi senza corrompersi, trovandosi di buon sapore doppo tanto tempo ; e sono trattanto istecchite dal freddo, e dure, come un pezzo di legno ; onde non impropriamente potrebbero chiamarsi Stokfleis, cioè Carne legno, siccome alcuni pesci secchi si chiamano Stokfis, cioè pesce legno (VS, p. 143). La parola svedese per carne è kött ; fleis è invece inesistente : forse Negri, se non si confonde con il tedesco Fleisch, pensa qui allo svedese fläsk, indicante più precisamente la carne di maiale. Ma poco male : ciò che importa qui, per il nostro discorso, è il tentativo in sé, più che l’esito. 3. 2. 2. I toponimi scandinavi citati Il Viaggio trabocca, fra le altre cose, di informazioni di carattere geografico relative alla Scandinavia. Il che appare in tutta la sua evidenza già dalle prime pagine, a partire dalla “descrizione geografica della Lapponia” (così recita un titoletto disposto lateralmente), ricca di informazioni dettagliate (gradi d’elevazione compresi) : 1 Sulla diffusione dell’italiano in Svezia nel Seicento vd. Nigrisoli Wärnhjelm (2014). sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 55 [È] situato […] il Paese di Lapponia trà il grado 64. e 72. d’elevazione del Polo artico ; hà per confine da mezzo di una linea immaginaria tirata all’istesso grado 64. dai Monti di Norvegia, fino alla Provincia di Vestrobotnia, che scorre lungo la spiaggia del Mare, ò Seno Botnico ; Da Settentrione l’Oceano glaciale, da Ponente i sopraddetti Monti di Norvegia ; Da levante la Provincia di Vestrobotnia, e di Anghermannia, e il Mare, ò Seno Bianco di Moscovia : I Lapponi di quà da Monti, che sono i più meridionali, obbediscono alla Corona di Svetia ; Di là da Monti, e sono i più Settentrionali, à quella di Danimarca ; I confinanti agli uni, e agli altri verso Levante, ai Czarri di Moscovia. Il suo sito è altissimo, conforme si conosce dai Fiumi, che strabocchevoli corrono al Seno Botnico, e all’Oceano glaziale, cadendo di quando in quando da varie cattaratte, il cui strepito s’ode assai di lontano (VS, pp. 3-4). Un’inclinazione a indossare l’abito del geografo, da parte di Negri, che percorre tutta l’opera, ultima Lettera compresa : la Gronlandia hà da una parte sola il Mare, e da trè la Terra, dunque patisce maggior freddo, che la Lapponia anche à gradi 72. dunque tanto più lo patirà à gradi 76. il che mi fà credere, che non vi nascano Alberi, e per conseguenza sia il Paese disabitato, fors’anche disabitabile agli Uomini. Similmente la Nova Zembla à gradi 72. hà da una parte la terra ferma, colla quale è continua ; dall’altra parte verso al Polo hà pure la terra di se stessa, che si sporge fino à gradi 77. Sicchè da due parti hà nevi, e ghiacci ; Dalla parte di Ponente hà il Golfo, nel qual si 1 entra per lo Stretto Vaigatoh, e questo Golfo essendo circondato da terra, si agghiaccia l’Inverno, in modo che la terra di Novazembla corrispondente al Nord-Cap è assediata da trè parti da nevi, e ghiacci, il che pure mi rende credibile, che non vi nascano Alberi, nè abitatori vi siano (VS, p. 193). Si spiega così il gran numero di toponimi scandinavi (e, in qualche caso, della prospiciente regione baltica) disseminati nel Viaggio. Innanzitutto nomi di città : oltre a Stockholm (p. 26, 38, 46, 55, 65, 70-72, 85-89, 91-94, 96, 99, 100, 108-110, 113, 114, 140, 173, 175) (varianti : Stokolm [41, 53, 83], Stokholm [87]), che come è prevedibile detiene il maggior numero di occorrenze, abbiamo Berghen (149, 150, 151, 153, 155, 156, 167, 172, 194, 197, 205), Copenhaghen (206, 207) (Capenhagen [205], Copenhaghen [175]), Gotemburg (109) e la “shakesperiana” Elseneur (175) ; ancora, altre città o più generiche località citate sono Abo (108) (Turku in finlandese 2), Agdesinen (144), Biurnu (180) (Brunu [182]), Calmar (84, 85), Conghes (5, 6, 8, 9), Dort (108), Elsemborg (115), Enara-by (32) Huma (117), Juncoping (98, 108), Linkoping (102) (Lincoping [113]), Martal (182), Nereu (181), Norcoping (85, 90) (Nor-coping [97], Norkoping [109]), Nor-fior (164), Osterod (173) (Ostrod [180]), Pello (57), Redo (165) (Redu [182]), Sta vangher (150), Torne (4, 38, 40, 57, 65, 88, 115, 133), Truniem (166, 167, 173, 179) (Trundem [172, 173] o – parrebbe anche questa una variante – Truden [150]), Vasa (83, 117, 119), Vastena (84, 102). Numericamente significativi anche i toponimi che identificano province, contee, regioni, “lapmarchie” (vd. Glossario, s. v. lapmarchia) o simili : Aghershus (144), Anghermannia (3, 40, 56, 75, 77), Annunsiò (40), Biarmia (17), Burtresk (40), Curlandia (192), Dalekarlia (89), Gozia (75, 80) – composta dalla Vestrogozia (76, 98, 113) a ovest e l’Ostrogozia (84, 98) a est –, Elieland (182), Finmarkia (197, 198, 199, 204, 206) (Finnmarkia [191], Frinmarkia [193, 195]), Gran Coperberg (89), Helfingia (56), Jemptia (56, 102), Juzia (149), Kimi (40, 117, 133), Livonia (85, 103, 108), Lula (40), Medelpadia (56), Norlandia (19, 56, 75, 77, 80, 107, 143, 173, 180, 187) (Nordlandia [108]), Pitha (32, 40), Pomerania (85, 108), Skelefta (40), Smolandia (89, 98), Stinmarkia (198), Sudermannia (87), Uplandia (87, 103), Vestrobotnia (3, 56, 77, 118, 124, 133, 134) (Vest-botnia [75]), Vestro-botnia [40, 119]), chiamata da Negri anche Botnia di ponente (118), a cui si contrappone la Botnia di levante (118) o Ostrobotnia (80, 118, 119, 123, 124, 126), Vuma (40, 41). Va infine annoverata l’agognata meta del Nord-Cap (183, 191, 193, 206), o Nor. cap. (29). 3 1 Qualsi nel testo. « [F]ino ad epoca recente le città della Finlandia sono state citate col nome svedese e non con quello finlandese » (De Anna 1994d : 61). 3 Rabitti (2002 : 404-405) parla del Viaggio come del « resoconto di una lunga marcia di avvicinamento alla meta sognata dal Negri fin da bambino : Capo Nord ». 2 56 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm Considerata la peculiare morfologia (geografica) scandinava, non stupisce l’abbondanza di toponimi incaricati di designare isole e isolette : Alandt (93), Dagò (103), Dronigholm (139) (Dronig-holm [139]), Frislandia (192), Gamal-Skips-holm (87), Gotland (60) (Gotlandt [85]), Gromonk-Holm (86) (chiamata anche Redarholm [86]), Haland (103), Helgars-Holm (86), Holandt (85), Holmon (117), Hussel (85), Magr-ò (193), Monklegre (86), Mosknes (Mosk-nes [186]), Ny-Skips-holm (87), Quern-holm (84), Sagnflis (182), Sklinden (181), Spizberg (13, 191) o – con vocale finale “d’appoggio” – Spitzberga (118, 199-200, 202, 204), Sur-o (193), Vax-holm (92), Veru (186). C’è anche l’arcipelago delle Lo-foden (186) (o Lofoden [195]). Abbiamo poi fiumi : Nid (166), Motala (90, 97), Stor-Elu (166) ; laghi : Enaratresk (32), Meler (86, 90, 96, 102, 139, 140), Schonen (167), Vener (98), Veter (97, 98, 99) ; golfi : il Botnico (40, 93, 115, 116, 118, 134, 154), il Codano (9), lo Sker (86, 87, 90, 94, 96) ; stretti : Querken (117, 132), Vaigatoh (193) ; e un canale : Baham (187). Sono citati anche alcuni monti : Brunckberg (70) (Brunk-berg [92]), Coperberg (90), Cugna (165), Eccla (90), Isberg (183), Silver-berg (90), Tor-hat (182) ; e un promontorio : Capo-Scagen (149). Il ricorso a toponimi è chiaramente nella maggior parte dei casi una scelta obbligata per ragioni descrittive e denotative ; in diversi casi, però, non è senz’altro estraneo un loro impiego in chiave connotativa (vd. par. 3.2). 3. 2. 3. Gli scandinavismi del viaggio Si rende necessario, prima di tutto, un chiarimento terminologico. La parola scandinavismo è qui usata come etichetta di comodo per riferirsi a parole o espressioni di origine scandinava non in senso linguistico ma geografico : rientrano infatti nella categoria anche forme del lappone e del finlandese, notoriamente lingue di altro ceppo. Gli scandinavismi di VS 1 sono degli hapax, classificabili quindi come “prestiti di citazione” (De Anna 1994d : 10), con l’evidente eccezione costituita da isberg, lemminger ‘lemming’, skiper, stokfis ‘stoccafisso’ e troll. Una qualche presenza lessicografica possono vantare altri tre esotismi negriani : cotta, pulca 2 e puozzo (a lemma in gdli). In questa sezione l’obiettivo è offrire lo spoglio completo degli scandinavismi di VS, in prevalenza riconducibili allo svedese e al norvegese, in misura minore alla lingua lappone (ma talvolta si tratta in verità di fennicismi). Un certo vocabolo o espressione, quando l’appartenenza a una delle lingue scandinave non è esplicitamente dichiarata da Negri (ma a volte le sue attribuzioni sono errate), 3 può essere assegnato a una di queste lingue semplicemente tenendo conto, oltre che della regione scandinava di cui si parla nella Lettera in cui lo scandinavismo compare, anche di elementi “co(n)testuali”. Facciamo un esempio : un termine come fogdè (o fougdè), glossato con ‘pretore’, è attestato in diversi luoghi della prima lettera, incentrata sulla Lapponia ; non si può però considerarla una parola lappone : basta la considerazione – cui il lettore è spinto, intuitivamente, dalla lettura di questa lettera – che i Lapponi, un popolo che vive praticamente allo “stato di 1 Si tralasciano i forestierismi di diversa provenienza occasionalmente citati da Negri (fra questi, alcuni tedeschismi e russismi). 2 Pulka (o, con adattamento grafico, pulka ; ma pulkka, più correttamente) è considerato da Negri un lapponismo. Si tratta in realtà di un fennicismo : « La parola pulkka è […] divenuta nota grazie ai resoconti di viaggio riguardanti i lapponi. Il termine è probabilmente di origine finnico-orientale, e cioè dal vepso-careliano ; l’ipotesi più accreditata è infatti che i lapponi abbiano mutuato da queste popolazioni l’uso del mezzo di locomozione. Il termine lappone […] è dunque derivato dal finlandese e non viceversa » (De Anna 1994d : 169). Per la presenza in italiano di pulka vd. ivi (172-180). Sulla presenza di pulka nei vocabolari della nostra lingua ivi (185-188). 3 Ciò è confermato da Weiss (1947 : 114) : « entre quelques mots suédois et lapons enregistrés, il y en a aussi deux qui sont finnois : “leipa” (leipä, pain) et “ruoca” (ruoka, nourriture). Notre auteur déclare expressément finnois le premier, mais considère par erreur le second comme lapon ». Vd. anche De Anna (1994d : 77-78). sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 57 natura”, sono privi di “sovrastrutture” amministrative complesse. A spazzare via ogni dubbio residuo sull’origine linguistica della parola soccorre comunque un passo della seconda lettera, quella sulla Svezia, dove si dice che i contadini svedesi non ricorrono alle Città per la Giustizia, mà se l’amministrano trà di loro in questa forma : Ogni Distretto (cioè tanti Villaggi) hà un Giudicio composto di dieci, ò dodici Contadini, ed un Secretario, che per lo più è studente figlio di Contadino, e questo Giudicio si chiama il Ting ; si convoca due, ò trè volte l’Anno, ed all’ora viene ad assistervi il Fougde, ò Pretore, che sovrasta à molti Ting in varii Distretti » (p. 109 ; corsivo nostro). È improbabile che gli scandinavismi di VS siano stati registrati da Negri tutti direttamente sul posto : per diversi di essi si può a ben diritto ipotizzare un’acquisizione successiva al suo rientro in Italia, durante la trentennale revisione e sistemazione dell’opera (vd. quanto detto nel par. 3.1). Inoltre è evidente che diversi scandinavismi, come suggerisce la loro grafia, sono stati acquisiti per via orale. 1 Vista la distanza fra le lingue scandinave e quella italiana, e più in generale fra le due culture, si trovano raramente nell’opera forme di adattamento lessicale e calchi (uno dei pochi casi è rappresentato da drotzeto, al contempo calco e italianizzazione morfologica di riksdrots) : 2 gli scandinavismi di VS sono per tale ragione facilmente e immediatamente identificabili come tali. Solo qualche volta sono istituiti raffronti tra i vocaboli e le espressioni di VS e i vocaboli e le espressioni corrispondenti nelle lingue odierne. Da questo punto di vista vengono forniti perlopiù materiali grezzi, senza elaborazione o approfondimenti particolari. Nelle pagine seguenti sono riportati nell’ordine un Glossario (in fondo al quale trova spazio anche una sezione con i pochi fraseologismi scandinavi reperibili in VS 3) e un Indice per categorie semantiche. Glossario Segue l’elenco, in ordine alfabetico, degli scandinavismi. Ogni voce, nella forma in cui si presenta nel testo (fra parentesi sono indicate le eventuali varianti ; in nota eventuali lezioni errate – o considerate tali – nel testo), è seguita da una breve glossa, definita tenendo conto principalmente del significato attribuitogli da Negri, e quindi del contesto o dei contesti 4 in cui la voce compare ; discostandosene nei casi di accertata interpretazione erronea da parte di Negri (opportunamente segnalati). I numeri romani indicano le Lettere : non sono ripetuti nel contesto successivo se il contesto è relativo alla stessa lettera ; i numeri arabi indicano i numeri di pagina della citazione. 5 Seguono i contesti. In alcuni casi, per evitare la riproposizione dei medesimi significati o contesti, si rimanda da un lemma a un altro. Segnaliamo che per gli scandinavismi attestati nella Lettera prima sono stati fatti gli opportuni confronti con Negri (1706) (cioè con la ripubblicazione della Lapponia di cui si parla in 3. 1) : nel caso in cui le lezioni differiscano, se ne dà conto in nota. 6 1 Tanti i casi di grafia “fonetica” : ierf (correttamente järv), mur (mor), nek (näck), ecc. Vd. Glossario, s. v. (gran) drotzeto. È valido anche per il Viaggio quanto ha scritto De Anna riferendosi al Giornale di viaggio in Lapponia di Giuseppe Acerbi : « non incontriamo se non molto raramente sintagmi in lingue scandinave. Ciò è del resto comprensibile, in quanto trascrivere un’intera frase presuppone una familiarità con la lingua ben maggiore di quella necessaria alla registrazione di singoli termini » (De Anna 1993 : 89). 4 L’ampiezza dei passi citati può variare anche sensibilmente : in genere quel tanto che si ritiene sufficiente a rendere chiaro il significato della voce in questione, e nel caso a porre in luce alcune caratteristiche del designatum. 5 Nell’ottica di un mero reperimento dei contesti in VS, l’indicazione della lettera è chiaramente sovrabbondante, 6 essendo la numerazione da una lettera all’altra continua. Si cita da Negri (1706). 2 3 58 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm acchie 1 ‘tipo di slitta’. 2 i, 30 : « Acchie […] è l’altro simile instrumento più lungo, e scoperto per condurre le robbe, e più persone, e lo tirano ò uno, ò più Rangiferi in linea uno avanti dell’altro ». atzie 3 ‘padre’. i, 30 : « Atzie [è] il Padre ». bak-svala ‘varietà di rondini’. iv, 142-143 : « Quelle [rondini] della quarta, e ultima specie sono denominate Bak-svala, 4 cioè rondini, che fanno i nidi nelle ripe de’ fiumi ; Sono di color terreo, ò griggio ». bark ‘corteccia’. ii, 76 : vd. bark-brö. bark-brö ‘pane di farina ottenuta dalla corteccia di certi alberi’. ii, 75-76 : « Perchè dunque in alcuna Estate piovosa non può maturarsi il raccolto, s’industriano queste genti col mescolar farina, ò quasi farina di scorze d’alberi coll’altra, ovvero ancora alcuni de’ più poveri, benche di rado, si cibano con puro pane di quella farina, e lo chiamano bark-brö 5 perche bark significa scorza, e brö pane ». berg ‘monte’. v, 153 : « […] quasi in teatro siede la città di Berghen, il cui vocabolo altro appunto non significa che monti, perché berg vuol dire monte ». biar ‘distretto amministrativo della Lapponia’. i, 17 : « Può esser facilmente derivato il nome di Biarmia da Biar, che così in Svezzese sono denominati quei distretti della Lapponia, ne’ quali consiste tutto il Paese ». blagne ‘tipo di bevanda fatta di acqua e siero inacidito’. viii, 195 : « Per bere si contentano quei, che non anno Birra, di conservar il sero in un Vaso di legno, ò piccola Botte, il qual col tempo inacetisce, e una piccola quantità di esso communica la sua qualità a molt’acqua ; e questa Bevanda quì si chiama Blagne, e in Svezia Vasla ». brur ‘fratello’. ii, 65 : « I gran Signori ancora fanno apparir la sua magnificenza, massimamente ne’ funerali, e ne’ Matrimoni, oltre dei conviti, ai quali gli amici vanno domesticamente senza esserci invitati, e si chiamano trà di loro vicendevolmente Brur, cioè fratelli ». brö ‘pane’. ii, 76 : vd. bark-brö. coper-plot ‘lett. : lastre di rame ; tipo di monete’. ii, 89 : « quando vogliono far qualche pagamento con una quantità di queste monete, che sono chiamate Coper-plot, cioè lastre di rame, bisogna mandarle con una Carretta tirata da un Cavallo ». cotta ‘tipo di capanna’. i, 9 : « In questa vastissima Selva si vedono alcune abitazioni, ò più tosto Tuguri fatti di pertiche poste sopra terra in giro, distanti una dall’altra due, ò trè palmi ; riguardano esse verso al centro, quasi che dovessero terminar con le cime ad unirsi in quello, mà il bisogno della luce, ed esito al fumo, fà, che resti nella sommità del Cotta (che così chiamano quel Tugurio in loro lingua, ch’è propria del Paese) vi resti, dico, mediante un cerchio di legni sovraposto un’apertura, ò fenestra rotonda ». 11 : « […] benchè così piccoli i Lapponi, non ponno nè entrare in Casa, nè starvi dentro dritti in piedi, non perchè siano essi più alti di quella, mà per aver le pareti non dritte, mà oblique, come dissi ; Entrano dunque nel Cotta carpone caminando quei pochi passi sino al suo sito co’ ginochii, e colle mani in terra, come se fossero quadrupedi […] ». 17-18 : « Celebrano poi il Matrimonio, andando le Fameglie degli uni a Casa degli altri à vicenda, e an 1 È indicata come parola lappone, ma in realtà si tratta di un fennicismo (De Anna 1994d : 170). « Nel Seicento, la slitta dei lapponi diviene nota […] a un […] vasto pubblico grazie alle illustrazioni contenute nella Lapponia di Scheffer (1673), come anche al suo testo, nel quale è indicata chiaramente la distinzione […] tra ahkio, la slitta adibita al trasporto delle merci, e pulkka, usata invece per quello delle persone » (De Anna 1994d : 161). 3 4 Isen in Negri (1706 : 136). suala nel testo. 5 È l’unico caso in cui compare nell’opera una dieresi. 2 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 59 che quelle di qualche Parente, ed amico ; e perche non è capace il suo Cotta di maggior numero di Persone, che la Famiglia, nè meno per istarvi à sedere in terra, però ogni Famiglia porta seco il suo Cotta per abitarvi […] » ; « Quando l’aria non è tranquilla, fanno il convito dentro il Cotta, admettendosi solo i principali, in riguardo della incapacità ; gli altri vengono trattati in simili capannuccie erette à posta ». 29 : « Per bere doppo di aver fornito di mangiare esce fuori del Cotta, o vero Capanna il più vicino alla porticella, perchè altrimenti si deve andar carpone trà gli altri, ed il fuoco ». 30 : « Fornisce, quasi tutti i nomi in vocale, come, Cotta, la Capanna ». 33 : « L’istesso freddo è causa, che la pioggia non cada à grosse goccie, come ne’ Paesi caldi ; mà è leggiera, poichè non amorza i fuochi de’ Lapponi, che non ponno esser in luogo così piccolo, come è un Cotta, molto grandi, e la finestra stà sempre aperta nella sommità ». datter ‘figlia’. v, 151 : « […] Datter è l’istesso, che figlia ». Domboker ‘libro che raccoglie le sentenze giuridiche’. ii, 109 : « I Contadini non ricorrono alle Città per la Giustizia, mà se l’amministrano trà di loro in questa forma : Ogni Distretto (cioè tanti Villaggi) hà un Giudicio composto di dieci, ò dodici Contadini, ed un Secretario, che per lo più è studente figlio di Contadino, e questo Giudicio si chiama il Ting ; si convoca due, ò trè volte l’Anno, ed all’ora viene ad assistervi il Fougde, ò Pretore, che sovrasta à molti Ting in varii Distretti ; Da questo si può appellare a un altro Giudicio, che si tiene ogni trè Anni una volta, ò quando bisogna, e al numero sopraddetto vi s’aggiunge un Presidente Nobile, e alcuni altri Contadini scelti dal medesimo Ting : e si chiama Lagmansting, perchè il suo Capo è il Lagman, che in questa lingua suona Personaggio delle Leggi, ò Uomo di Legge ; e questa Dignità vien conferita solo à Senatori, e anche à qualcheduno della Reggenza, i quali deputano un’altro per suo Viceregente, non andandosi essi : Sono obligati tutti questi Tribunali di offerir al Parlamento della sua Nazione un libro detto Domboker, nel quale si contiene un ristretto delle sentenze da se date, e i fondamenti, e ragioni, perchè l’abbiano date, acciochè siano esaminate della loro rettitudine ; quegli inferiori Giudici offeriscono tal libro ogni Anno al Lagman, ò suo Viceregente, solo quando si è convocato, ò esercitato il suo Giudicio ». (gran) drotzeto ‘carica istituzionale paragonabile a quella di un ministro della Giustizia’. 1 ii, 107 : « Il Gran Drotzeto, cioè il Presidente del Collegio della Giustizia ; così Civile, come Criminale, per la Svezia, e Norlandia ; il quale hà per suo Vicario il Vice-Presidente, e per Assessori altri Senatori, e i Gentiluomini, e Juris periti degli Ordini inferiori ». 108 : « Tutti questi parlamenti riconoscono per capo il Gran Drotzeto […] ». enna 2 ‘madre’. i, 30 : « Enna [è] la Madre ». far ‘padre’. v, 151 : « Tutti i Capi di Famiglia sono chiamati Far, cioè Padre, e Mur, cioè Madre, tanto da suoi di casa, quanto da ogni altro ». firels-bonder 3 ‘contadini del ceto immediatamente inferiore rispetto a quello dei contadini ricchi’. ii, 55 : « Quelli [i contadini] del secondo grado, che sono detti Firels-bonder anno le abitazioni proporzionatamente mediocri ». fogdè (fougde) 4 ‘rappresentante del governo che amministra la giustizia e riscuote i tributi regi’. i, 9 : « Seguimmo poi il nostro viaggio à Conghes, dove felicemente arrivammo in capo d’alcuni giorni ; accolto con molta benignità da quel Fogdè, cioè Pretore, e di là con altra barchetta simile alla passata arrivai in Lapponia ». 40 : « [le province della Lapponia] Sono governate nello spirituale dai Pastori, ò Parochi di quegli otto luoghi motivati, i quali una volta l’anno vi vanno a far la visita, e con essi unito và il Fogdè, cioè Pretore per tener ragione, se bisogna, e per aver il tributo Regio ». 1 Cfr. Nigrisoli Wärnhjelm (2000b : 1328-1329). Edna in Negri (1706 : 136). Sono i frelsebund (frälsebönder) di cui parla Magalotti (1968 : 257, 258, 260). 4 Fogden in Magalotti (1968 : 258). 2 3 60 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm 41 : « Se bene non curano di uscir dal suo Paese i Lapponi, godono però di veder qualche forastiere, portano gran rispetto andando à parlar al Prete, ò al Fogdè ». ii, 109 : vd. Domboker. gast ‘specie di folletto maligno che si fa sentire ma non vedere’. 1 ii, 101 : « Gli spiriti Folletti anno gran possanza in questo Settentrione ; appaiono così di notte, come di giorno nell’acque sotto varie figure, ora di qualche Animale terrestre, ora d’Uomo, ò altro, e per lo più senza offesa di chi li vede, qualche volta, il che non è nè anche tanto di rado, pigliano le Persone, che si bagnano, e passano l’acque, e attirandole sotto torcono loro il collo, facendole restar morte tutt’all’istante, e le vestigia della gola rotta vi restano chiare ; questi tali spiriti dell’acque sono da questi Popoli chiamati Nek : Altri si lasciano veder nelle Selve, ordinariamente in forma di belle Donne, e vengono denominati Scogs-Rò : cioè Comandanti della Selva, che Scogs vuol dire Selva e Rò Comandante : Alcuni appaiono vicino à Casa in qualche luogo separato in forma di piccoli Vecchi, ò Nani ; e però sono detti Tomte Gubbe, perchè Tomte, è un luogo solitario vicino all’abitazione, e Gubbe Nano, ò Vecchio ; e questi sono, che frequentano la medesima Casa, e servono come diligenti, e fedeli servitori non senza speranza di condur il Padrone, se di tal servizio si compiace, a poc’a poco à mal fine : Altri sono denominati Spockie, il qual nome conviene à tutti gli spiriti, che appaiono, ò che si vedono : Siccome quest’altro nome Gast s’attribuisce à tutti quelli, che s’odono, mà non si vedono : E finalmente questo nome Troll è generico à tutti i numerati : In altra parte dirò di questi qualche cosa di vantaggio ; solo per ora aggiungerò, che forsi questi sono quelli, che gli Antichi adoravano, ò per timore di schivar il male, che potevano loro fare, ò per la speranza di cavarne qualche utile, e li denominavano con nomi corrispondenti al significato di questi ; cioè per Nek dell’acqua, e Nettuno ; per Comandante delle Selve, Diana, per gli spiriti familiari, gl’Iddii Penati ; per Spockie, gli Spettri ; per Gast, e Troll, generalmente i Demoni ». gat-lop ‘punizione corporale consistente nel passare tra due file di soldati e riceverne delle frustate’. ii, 59 : « Anno un particolar modo di castigar i ladri, e altri delinquenti, da essi chiamato Gat-lop. / Vien condotto il Reo nella Piazza del mercato, dove trova due lunghe file di Soldati in poca distanza l’una dall’altra, che tengono una lunga, e forte bacchetta alla mano ; deve quello tutto nudo dalla cintura in sù correre trà quelle due schiere da un capo all’altro una, due, ò più volte secondo la sentenza, e qualità del delitto ; se passa le cinque volte, v’è pericolo della vita, perche gli danno ogn’un di quelli una grande sferzata sopra la schiena, e qualche volta i nodi poco ben pareggiati col taglio se gli cacciano dentro la carne, e alcun fragmento vi rimane, se si rompe la bacchetta ». gran ‘abete’. ii, 80 : « Hò osservato, che in Svezia, e in Norvegia vien preso equivoco nel denominar in latino queste due spezie d’alberi [scil. il pino e l’abete], perchè il Pino è da loro chiamato Abies, e in volgare Gran ; e l’Abete Pinus, e in volgare Tyre-tre ». gubbe ‘nano ; vecchio’. ii, 82 : vd. gast. Her ‘Signore, usato come appellativo’. v, 151 : « Solamente al Borgomastro, ch’è il Regolatore della Città, e a Preti si dà il titolo di Her, cioè Signore ». holm ‘isolotto’. ii, 87 : « […] in questa lingua Holm […] significa isoletta […] ». hund-guben ‘persona adibita a scacciare i cani dalla chiesa durante la messa’. ii, 83 : « tengono stipendiato un uomo, che durante tal funzione [= la messa] […] Non tollera cane alcuno in Chiesa, mà se lo vede, il che è ben di rado, ve lo discaccia, onde esso è denominato Hund 2-guben, cioè il vecchio dai Cani, overo Spò-guben, cioè il Vecchio dalla bacchetta ». ierf ‘ghiottone’. ii, 104 : « Ierf è un’animale così chiamato in questa lingua della grandezza d’un mediocre Cane, mà più grosso, e pesante ; hà il pelo lungo, e di color negro, e lustro ; se ne fanno fodere da berrettoni 1 Cfr. Raunio (2000 : 74-75). Gund nel testo (non è da escludere che non si tratti di un errore di stampa ma sia la forma effettivamente – e consapevolmente – trascritta da Negri). 2 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 61 i Signori ; è molto vorace, onde vien detto in latino Gulo, forsi è l’istesso, che da’ latini è chiamato Hiena ». 1 imer ‘varietà di uccello’. vii, 185 : « Imer è un uccello della grandezza d’un Cigno, che in tutto il tempo di sua vita dimora nell’acque del Mare. […] Crederei dunque, che siccome vien prodotta una specie di Uccelli dalle Conchiglie attaccate ai legni flottanti nella superficie di questo Mare ; così da altre Conchiglie ò cosa simile nella profondità del medesimo si possa generare la specie degl’Imer, i quali perfezionati, che siano, se ne montino alla superficie dell’acque, contentandosi essi soli di viver nel solo lor proprio elemento, dal quale il suo esser riconoscono ». is-berg ‘iceberg’. 2 vii, 184 : « [il monte di ghiaccio perpetuo] è quì communemente chiamato Is-berg, cioè Monte di ghiaccio ». jeghle 3 ‘varietà di erba’. i, 25-26 : « […] quest’erba propria de’ Rangiferi in Lapponia […] hà figura quasi di piccolo Alberetto Piramidale alto trè, ò quattro dita, e tutta egualmente bianca anche nelle radici, e così il restante fino alla sommità […]. Quest’erba vien denominata in Lappone, se ben mi ricordo, Jeghle. Io hò veduto in Estate qualche Monte tutto bianco, come se fosse stato tutto coperto di neve, e pure non ve n’era vestigio alcuno, mà era tutto coperto di Jeghle ». Jubmalat ‘Dio’. i, 30 : « […] Jubmalat termina in consonante, e significa Iddio ». kieder → tieder lagman 4 ‘funzionario amministrativo-giudiziario’. ii, 106 : « [i senatori] ancora assistono al Rè, e anno le Cariche […] di Lagman, come essi dicono, cioè di Sopraintendenti alle leggi ». 109 : vd. Domboker. lagmansting ‘funzionario amministrativo-giudiziario, a capo di un ting (vd.)’. ii, 109 : vd. Domboker. lapmarchia (lapmarkia ; 5 lapmarchie pl.) ‘provincia della Lapponia’. i, 17 : « […] Lapmarkia, cioè quasi Provincia particolare contenuta nell’universale Lapponia […] ». 38 : « […] Torne […] è la più prossima Città a questa Lapmarchia per esser quella l’ultima di Svezia […] ». 40 : « [la] Lapponia di Svezia […] è compartita in cinque lapmarchie, in quanto corrisponde a cinque luoghi abitati sopra la spiaggia del Botnico, e tutti nella Provincia di Vestro-botnia, cioè la lapmarchia di Vuma, di Pitha, di Lula, di Torne, e di Kimi. / Da qualche tempo in quà in riguardo all’ampiezza della Lapponia per meglio governarla è stata compartita in otto parti, cioè oltre delle cinque sopradette anche trè altre ; che sono la lapmarchia di Annunsiò, di Skelefta, di Burtresk […] ». 41 : « Il Pastore di Vuma mantiene un Prete di continuo nella sua Lapmarchia […] ». lapp ‘pezza, toppa’. i, 16 : « Questo vocabolo lapp in Svezese significa una pezza di panno cuccita alle vesti rotte, però chiamano lapper questi [scil. i lapponi], quasi rappezzati ». lapper 6 ‘Lapponi’. i, 16 : vd. lapp. 1 Il riferimento alla forma latina gulo ci permette di riconoscere nello ierf il mammifero dei Mustelidi noto in italiano come ghiottone (di questo animale parlava Apollonio Menabeni nel suo trattato sull’alce del 1581 : Nigrisoli Wärn hjelm 2003). Poco felice l’accostamento al cane, dal quale questo animale si differenzia non poco (andrà qui notato, en passant, un esempio di quella tendenza, riscontrabile nei viaggiatori di ogni epoca e ad ogni latitudine, ad accostare per analogia il noto all’ignoto, « ad avvicinare ciò che è misterioso e esotico a quanto […] è familiare » [Vaccaro 2009 : 64] ; su questo aspetto, irrinunciabile il rimando a Folena [1991 : 102-104]). 2 Cfr. De Anna (1994b : 234-236). 3 Jeghl in Negri (1706 : 305, 306). Cfr. Raunio (2000 : 63). 4 Presente anche in Magalotti (1968 : 238), nella forma lagmans. 5 In Negri (1706) abbiamo anche lapmacchia (p. 129), lapponarchia (132), lappo-Marchia (132), lapmachia (139). 6 lappe in Negri (1706 : 132). 62 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm lecchia ‘bevanda ricavata dalla corteccia della betulla (o di un albero simile)’. ii, 80 : « Ci sono da per tutto ancora i bedolli, che così li chiamo, perchè vengono da essi detto in latino Betula ; e anche perche tali appaiono alla vista ; però dubito, se siano dell’istessa specie, perchè generano una certa acqua, ò suco trà scorza, e legno nel mese d’Aprile, la quale è dolce, e gustosa à bere ; la raccolgono facendola gocciare con fori, 1 che à posta fanno nella scorza dell’albero fino al legno, e ne empiono alcuni barili ed anche botti, la chiamano Lecchia ». leipa ‘pane’. i, 11 : « non anno nè il pane, nè il vocabolo di esso nel loro linguaggio ; basta dire, che per recitare l’Orazione Dominicale in Lingua Lapponica, è stato necessario prender ad imprestito da i Finni suoi vicini il Vocabolo Leipa, che significa Pane ». lekluz ‘luce emessa da grandi banchi di aringhe in mare’. vii, 190 : « […] le Aringhe vanno constipate in ordine, come un’Esercito, formando una tal luce, che in un immenso numero di esse, che monta milioni, talmente s’accresce, che tramandandolo in alto formano sopra di se una chiara luce, la quale riceve, e l’essere, e il moto nell’aria corrispondente al moto di quelle, vedendola di notte i nazionali la chiamano Lekluz ». lemminger ‘lemming’. 2 vi, 171 : « […] l’alce, l’armellino e il lemminger […] Sono […] simili ad un sorcio con piccolissima coda, e macchiati di color terreo scuro […] : Essendo quest’animale proprio di Norvegia, e sconosciuto nell’altre parti, massimamente nelle meridionali ; però mentre vogliono parlarne in latino, convien che se ne formino il vocabolo, onde è chiamato, Mus Norvegicus ». lippond ‘unità di misura di peso’. iii, 121 : « Il restante del cibo è farina d’orzo della migliore, che possono avere, e pesa due Lippond, cioè cinquanta, e più Libre d’Italia […] ». lunni ‘varietà di uccello’. 3 viii, 198-199 : « Lunni quì sì chiama un uccello, non sò, se io dica Marino, o Montano ; e alquanto più piccolo d’un anitra, hà il becco non lungo, e piano, come quello dell’anitre, nè rotondo, come quello degli altri uccelli ; mà alto, stretto, e tagliente come una forbice : […] [Nelle rupi che piombano sul mare], trovandosi qualche fori, ò piccole cavernete, ci volano per farvi il nido i Lunni, e altri simili uccelli in Maggio ; […] [I cacciatori] ritrovano i piccoli Lunni dentro que’ fóri, li tirano fuori, e torcendo loro il capo vanno ponendoli in un sacchetto, che portano pendente dalla centura, e così le uuova : Io mi ci feci condurre da due uomini pratici, e portammo à casa quatordici Lunni, e ottanta uuova ; […] erano ò di Lunni, ò di anitre acquatili, trovandosene molte, che fanno i nidi ne’ monti, come quelli. […] Mi anno raccontato i miei Condottieri per Interprete, che sì fanno qualche volta seguitare da un piccolo cagnoletto ammaestrato per questo, il quale pongono dentro la cavernetta de’ Lunni, quando è così profonda, che non possono arrivarci con la mano, ò col braccio disteso, overo se è tortuosa : Afferra quello gli uccelli uno doppo l’altro, e li porta al padrone, Alcuna volta intravviene, che il vecchio Lunni Padre, e Madre si trova co’ figli, il quale essendo dalla natura proveduto dell’adunco, e forte becco, che dissi, dà fiere beccate al Cagnoletto per difender i figliuoli, e questa guerra non così presto finisce ». mugil ‘tipo di pesce’. viii, 205 : « Ho interrogato questi Cacciatori della Balena, 4 se possono darmi qualche raguaglio di quel Pesciolino, del quale scrivono alcuni, che và avanti la Balena facendole scorta, acciochè non dia in secco ; e lo denominano Muscolo : o Mugil ». mur ‘madre’. v, 151 : vd. far. musfel ‘varietà di mollusco’. vi, 170 : « In varii luoghi ancora di quest’istesso sito si vedono l’altre conchiglie dalle perle dette Musfel, overo Schielfisch […] ». 1 2 fiori nel testo. Cfr. Raunio (2000 : 67-68). Si tratta della pulcinella di mare (De Anna 1993 : 93 ; Lindgren 2013 : 52). 4 Basa nel testo. 3 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 63 nek ‘sorta di folletto maligno che abita nell’acqua’. ii, 101 : vd. gast. obran ‘varietà di pesce di grandi dimensioni’. vi, 168 : « Obran è un pesce così detto, che eguaglierà in grandezza un battello ». orm ‘serpente’. v, 160 : vd. scio-orm. orrar ‘specie di gallo selvatico’. 1 ii, 105, 106 : vd. orrar-spil. orrar-spil ‘lett. gioco degli orrar : la caccia degli orrar (vd.)’. ii, 105, 106 : « […] una specie di Galli silvestri sì sono chiamati Orrar 2 […]. Nel mese d’ . . . . . . . . . quando vanno in amore, la mattina allo spuntar dell’alba si radunano à stuolo molti di questi in certi luoghi umidi […] : Si servono di quest’occasione i Cacciatori, i quali, avendo prima osservato tal sito, dove sogliono questi uccelli radunarsi, vi fabbricano à posta in poca distanza una capannuccia di rami d’alberi, nella quale la notte entrati stanno guatando ai primi albori l’arrivo di quelli, e con gli archibusi sbarrando à stuolo molti ne fanno restar sul piano : Volano via gli altri, e trattanto essi raccolta la Caccia nella casuccia, vedono in poco d’ora ritornar i medesimi à rifar l’istesso giuoco di prima, che però lo chiamano Orrar-spil . . . . . cioè giuoco degli Orrar ». piednac ‘cane’. i, 30 : « Piednac [è] il Cane ». prestaven ‘mazziere di un corteo’. ii, 71 : « […] giungono [alla processione per il funerale del generale] le Dame di Casa del Signore Generale, e molt’altre le seguono […] : Quest’Ordine delle Dame è preceduto dal suo Prestaven, […] il quale è Regolatore di quella parte della Processione ad esso spettante, e tiene alla mano il Baston di comando, cammina solo, e veste à bruno con Mantello lungo ». pulca ‘tipo di slitta’. 3 i, 17 : vd. skier. 19 : vd. skier. 23 : « Il Rangifero domestico […] corre sopra della neve, e ghiaccio tirando il Lappone dentro di quell’Instromento, che dissi chiamarsi Pulca. / Ha questo la figura di una picciola barchetta composta di tavolette sottili, nella quale sedendo una persona tocca con le redini la poppa, e co’ piedi la prora ; essa è coperta di pelle di cane marino, ò di Rangifero, per escluder l’aria, ò la neve cadente, restandole tanta apertura dalla parte della poppa, di quanta è capace per entrarvi un Uomo, il quale sempre sedendo resta sopra la barchetta dalla cintura in sù » ; « Correrà il Rangifero tirando un Uomo, che siede nel suo Pulca in una corsa sino à cinquanta miglia italiane, senza mai fermarsi, mà solo pigliando lena, ò respiro di tempo in tempo, cioè tralasciando di galoppare, ed andando di trotto, ò di passo ». 24 : « […] essendo questo [scil. il padrone] collocato dentro al pulca, […] [il rangifero] prende ripiego di dar volta insieme col medesimo instromento riversciandoselo addosso col fondo all’insù […] » ; 25 : « Infierito nondimeno il Rangifero non resta di batter fortemente il piede nel fondo del Pulca […] ». 27 : « […] [il rangifero] tira un Uomo solo nel Pulca […] ». 30 : « Pulca, che è quello instrumento per corrervi dentro ». puozzo ‘renna’. i, 30 : « puozzo è il Rangifero ». regn-svala ‘varietà di rondini’. iv, 142 : « […] [le rondini] della terza specie vengono chiamate Regn-svala, 4 che è l’istesso, che rondini della pioggia, perchè l’antivedono dandone alcuni segni ; fanno i figliuoli sopra i campanili, sono di color totalmente nero, non cantano, mà mandano un’alto strillo informe ». 1 Vd. nota successiva. Cerrar nel testo. La forma genera il sospetto che Negri abbia potuto fare confusione tra orre ‘fagiano di monte’ e tieder (più correttamente tjäder) ‘gallo cedrone’, menzionato più avanti : all’origine della possibile confusione l’affricata palatale iniziate di tieder. 3 4 Si rinvia alla nota 2 p. 56. suala nel testo. 2 64 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm rò ‘padrone, comandante’. ii, 101 : vd. gast. rot-gos ‘varietà di uccello simile all’anatra’. vi, 163-164 : « [l’uccelletto] Vive […] parte in terra, e parte nell’acque, come le anitre acquatili, alle quali somiglia, sì nella grandezza, come nella figura, e nel colore […] ; non si trovano mai nei nidi i pulicini di questa specie, nè ova nel ventre : lo chiamano i Norvegi Rot-gos, cioè Oca Rossa ». runstav ‘bastone provvisto di figure intagliate che si riferiscono alle feste dell’anno, alle fasi lunari, ecc.’. ii, 52 : « Essi Contadini si compongono una specie di Calendario, ò giornale con intagliar varie figure in un bastone, che chiamano Runstau, 1 cioè bastone literario, e Baculus runicus è detto in latino ; nel quale trovano tutte le feste dell’Anno, mutazioni della Luna, giorni da celebrare le publiche Fiere, Aureo numero, e altro ». ruoca ‘cibo’. 2 i, 30 : « Ruoca è il Cibo ». rupa ‘varietà di uccello simile alla pernice’. ii, 104 : « Gli uccelli detti Rupa simili, e in grandezza, e nel colore alle pernici, diventano ancor essi candidi in inverno ». sax svala ‘varietà di rondini’. iv, 142 : « [le rondini] delle quali si è discorso, fanno il nido dentro le case, e sono negre, e bianche ; vengono chiamate in questa lingua sax svala, 3 che è à dire Rondini dalle forbici, perche anno la coda biforcata, e assai più lunga dell’altre ». schielfisch → musfel scio ‘mare’. v, 160 : vd. scio orm. scio orm (scio-orm, sciu orm) ‘lett. serpente di mare : un animale marino’. 4 v, 160 : « […] la dove il gran freddo non lascia crescer in terra serpente alcuno, anche il mare corrispondente è privo del Scio orm, che così lo chiamano i Norvegi, cioè Serpente di mare, ò di acqua, perchè Scio vuol dir mare, e Orm serpente » ; « Per dar occasione ad altri di pensar al modo di pigliar uno Scio orm […] ». vi, 167 : « Il maggiore [effetto straordinario di Norvegia] è di quelli smisurato Scio-orm, o serpente Marino, del quale devo aggiungere, che nel lagho di Schonen, poche leghe lontano da questa Città di Truniem, era uno di questi serpenti, il quale tanto crebbe, e divenne si smisurato, che non potendo più capirvi commodamente, fece forza di strascinarsi al mare per il fiume che da quello esce ». vii, 184 : « Ritrovo, che la dove mancano in Mare gli Sciu-orm, ò serpente di mare, cioè ai confini delle due Zone, ò poco più oltre ancora nella terra corrispondente non si vedono più serpenti ». sciu-krak ‘un pesce di grandi dimensioni’. 5 vii, 184 : « Sciu-Crak è chiamato un pesce di smisurata grandezza, di figura piana, rotonda, con molte corna, ò braccia alle sue estremità, con le quali da tutte le parti alzate stringe le barchette de’ pescatori, e tenta di sommergerle ; [...] Si lascia vedere solamente alcun tempo circa il Solstizio estivo il Sciu-Crak, e in piena calma. vii, 185 : « […] il Sciu-Crak monta, portando sopra la schiena l’amo, e il piombo, essi [scil. i pescatori] per tanto fuggono ad altra parte, dove quel tardo animalaccio non li può seguitare ». 6 scogs ‘selva’. ii, 101 : vd. gast. scogs-rò ‘lett: comandante della selva; folletto maligno che assume le sembianze di una bella donna’. ii, 101 : vd. gast. skie (schiè, skier) ‘sci’. 7 1 2 3 Runstau nel testo. Vd. nota 3 p. 56. suala nel testo. 5 Cfr. Raunio (2000 : 73). Cfr. Raunio (2000 : 73-74). 6 Scogs è però un genitivo (come si può evincere dalla voce successiva). 7 Allo stato attuale delle conoscenze, risulta la prima attestazione in italiano di sci (deli2, s. v. sci). Cfr. Raunio (2000 : 94-95). 4 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 65 i, 16 : « […] Skierfinni, cioè Finni dagli Skier, perche corrono veloce sopra gli Skier, come dirò ». 17 : « […] il Lapponcino di età di nove, ò dieci Anni […] comincia imparare di fabricarsi Archi, Freccie, ed altro ; Come anche à viaggiare tirato dal Rangifero sopra la neve dentro d’un Instrumento di legno detto Pulca, e à piedi sopra gli skier ». 19 : « [le donne lapponi] Vanno alla pesca, e vogano così bene, come gli uomini : Sanno correr dentro al pulca, e caminare con gli Schiè ». 35 : « Per caminar dunque con gli Skie, che così chiamano gli Svezzesi quelle tavolette, non le sollevano mai dalla neve alzando il piede, mà leggiermente strisciando vanno avvanzando con l’istessa agilità, che caminando liberi à piedi sopra terra, e non fanno della neve maggior impressione, che la grossezza di un dito : e, perchè per tal causa alle salite de’ Monti non si avvanzerebbero mai un sol passo, perche gli Skie tanto ritornano indietro per causa del peso dell’Uomo, quanto esso gli aveva spinto di sopra, però li foderano tutti di sotto di pelle di Rangifero, in modo che il pelo riguarda all’indietro, e così alle salite venendo compresso si caccia nella neve, e rabbuffandosi trattiene gli Skie, che non possano sdrucciolar giù ; poi giunti alla sommità, e volendo calar dall’altra parte l’istesso pelo per esser posto, come dissi, non fa opposizione alcuna, anzi facilita il camino, mà, perchè non si può andare adagio, perchè gli Skie dopò di aver cominciato à calcare non si fermano mai ». 36 : « bisogna osservare di tener dritti, e paralleli gli Skie ; perchè, se alquanto si riguardano le punte d’avanti, vengono à formare i vestigi nella neve à triangolo, che però urtandosi trà di loro fanno cadere se alquanti si slargano le punte d’avanti […] » ; « Col benefizio di questi Skie vanno i Lapponi alla caccia de i Rangiferi salvatici ». skiper ‘pilota di un’imbarcazione, skipper’. iii, 126 : « […] lo Skiper, o Piloto, siede appoggiandosi il dorso à una banda della barca nel mezzo di essa […] ». slom ‘forte rimbombo proveniente da sottoterra causato dalle correnti marine’. vii, 180-181 : « Nella Provincia di Truniem poco lontano dalla Chiesa di Biurnu io trovai costeggiando con barchetta à remi questo vasto Oceano un monticello di sasso ridotto in penisola, dalla sommità del quale vidi all’improviso in poca distanza saltare ad alto una quasi Colonna d’acqua della grossezza d’un Uomo, e all’altezza di due stature, ò più ; poi con breve intervallo di tempo andava replicando l’istesso effetto ; onde io misi piedi à terra per rintracciarne la cagione : Udii prima sotto i miei piedi un rimbombo quasi di debil tuono ; però senza tremor della terra. […] I Contadini dell’abitazione un tiro di moschetto vicina, dissero, che era un mese, che non avevano udito lo Slom, che così chiamano in sua lingua quel rimbombo […] ». sneblinda ‘lett. : ciechi a causa della neve : detto di chi rimane temporaneamente accecato a causa del riverbero della neve’. 1 iii, 130 : « Questa continua bianchezza, che [i cacciatori di cani marini] anno avanti à gl’occhi, e particolarmente quella della neve, […] sopra della quale devono tutt’il giorno attentamente guardare per ritrovar i Cani, cagiona loro uno strano accidente ; li rende totalmente ciechi per trè, quattro, & anche alle volte per dieci, ò dodici giorni ; e li chiamano Sneblinda, cioè Ciechi della neve ». son ‘figlio’. v, 151 : « […] Tomas Tome-son vuol dire Tomaso di Tomaso figlio, perche son significa figlio ». spockie ‘spirito maligno, spettro’. ii, 101 : vd. gast. spò-guben → hund-guben stabur ‘casotto costruito su un albero usato per conservare cibo, oggetti o altro’. 2 i, 41 : « Alla sua partenza verso i Monti [i lapponi] lasciano parte delle loro sostanze, cioè reti, archi, balestre, ceste, pesce secco, carne secca, e cascio in certa piccola casuccia, che si fabbricano di legno à guisa di un piccolo Molino da Vento sopra un Albero tagliato all’altezza di alcuni palmi, la quale in sua lingua chiamano Stabur, e serve per salvarobbe […] ». 42 : « [i lapponi] non lasciano i danari trà l’altre robbe nello Stabur, mà li ripongono, e nascondono in qualche foro d’un Monte, ò in altro sito in modo, che nessuno lo sappia ». 1 Cfr. De Anna (1994a : 284), De Anna (1994b : 236-237), Raunio (2000 : 53-54). Negri la considera una parola lappone, ma in realtà è svedese. 2 66 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm stok ‘legno lungo e rotondo’. ii, 87 : « Stok [indica] un gran legno lungo, e rotondo […] ». stokfis ‘stoccafisso’. iv, 143 : « […] alcuni pesci secchi si chiamano Stokfis, cioè pesce legno ». viii, 195 : « Presi, che anno gli Stokfis, levano loro la testa, e conficcandole un vimine in un occhio, lo fanno uscire per l’altro, e resta così pieno di molte di esse teste, poi facendone un cerchio lo sospendono con un gran numero di altri simili dentro una Casuccia, accioche si secchino all’Aria […] : Questa è la ragione, che portati gli Stokfis, ò Bakalai in altri Paesi, sempre si trovano senza testa. […] La pesca principale degli Stokfìs si fà ogni Anno nel Mese di Febraro in Lofoden […]. […] Vanno poi à prender il dovuto riposo la notte i Pescatori, e lo lasciano prender agli Stokfis ». 200 : « la bocca [della balena] aperta è capace à ricever un cavallo, mà la gola è così stretta, che non può inghiottire un pesce Stokfis, anzi nè meno un Aringa, mà solo certi pesciolini […] ». strum ‘corrente marina’. 1 vii, 186 : « Quanto al moto di quest’Oceano mi pare, che corra più velocemente verso il Polo, che al contrario, e ciò ancora nell’altre quattro Correnti, ò Strum, com’essi dicono, le quali quasi quattro gran fiumi fendono il promontorio non à retta linea, mà con varie piegature, e fanno, che non sia penisola, mà unione di più Isole denominate tutte unitamente Lo-foden, che significa in questa lingua Zampa di Leone, le cui cinque unghie sono le cinque Strum, la principale delle quali è Mosknes-Strum, le altre sono Sugn-strum, Nap-strum, Gulte-strum, e Ghimi-strum ». tak svala ‘varietà di rondini’. iv, 142 : « La seconda specie è di quelle rondini, che sono dette Tak svala, 2 cioè rondini dei tetti, perche nidificano sotto i tetti fuori di casa, nè v’entrano dentro à farci quella cantilena, che le sopradette [scil. sax svala], mà solo mandano una fiacca voce sempre all’istesso tuono : sono senza quel tocco rosso nel petto, e abbondano più del color bianco, che l’altre ». tang ‘varietà di erba’. 3 vi, 169 : « In questa costa di mare, che tutta è di sasso, […] in quella porzione, che resta ogni giorno due volte coperta, e discoperta dall’acque […] vengono esse acque à lasciarvi qualche deposizione, se bene è tanto poca, che è insensibile, dalla quale si generano varie specie di cose così animate come inanimate, e particolarmente vi si vede una cert’erba, ò alberetti flessibili, che vengono chiamati Tang, crescono in lungo fino à trè, ò quattro palmi, i quali al decrescer dell’acque pendono verso terra sospesi dalle proprie radici, restando con tutto il resto del corpo in aria ; montando poi di nuovo le acque sorgono ad alto da esse portati, non perchè siano leggieri, perchè ogni loro particella separata và à fondo, mà per aver ne’ suoi rami, e frondi certe bacche, 4 ò coccole leggiere, le quali quasi piccioli otri ripieni di una sostanza leggiera portate ad alto, seco conducono ancora gli alberetti, de’ quali sono frutto ». tieder (o kieder) 5 ‘gallo cedrone’. 6 i, 12 : « Non mancano Uccelli così da acqua, come da bosco, che con molta facilità si prendono, i maggiori de’ quali si trovano anche in Svezia, dove sono chiamati Kieder, 7 di color negro, e di grandezza poco meno di Galli d’India, le femine sono alquanto minori ». vi, 171 : « L’Armellino […] và à caccia degl’uccelli, e li piglia, particolarmente il Tieder, benche grande, come un gallo d’India ». ting ‘sorta di organo collegiale con funzioni amministrativo-giudiziarie’. ii, 109 : vd. Domboker. tomte ‘area vicino a un’abitazione’. ii, 101 : vd. gast. 1 Nella seconda attestazione è intesa nel significato (erroneo) ‘isola’. suala nel testo. 3 La parola svedese tång ha il significato ‘alga’. 4 Barche nel testo. 5 Variante grafica di tieder : in svedese k rappresenta in certi casi un suono palatale, come t. 6 7 Sved. tjäder. Rieder in Negri (1705 : 131). 2 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 67 tomte gubbe ‘folletti maligni che appaiono con le sembianze di piccoli vecchi o nani’. ii, 101 : vd. gast. tonna (pl. tonne) ‘unità di misura di capacità’. 1 ii, 82 : « […] quegli uomini […] vanno riempiendo le tonne, ò botti, che terranno quattro barili in circa di Roma : Da venticinque à trenta tonne restaranno piene, corrispondendo il numero di queste ai passi quadrati della legna […] ; passato un mese forano la tonna nella parte inferiore, e n’esce acqua quasi per la quarta parte ». 83 : « I contadini la [scil. la pece] vendono ai suoi Mercanti ordinarii, cioè i Cittadini di Vasa, ò altro per un solo mezzo tallaro la tonna in circa, si che faranno dodici baiocchi il barile ». torf ‘terra combustibile’. vii, 189 : « Tutti, ò quasi tutti questi Monti anno una specie di Torf, ò terra combustibile, che essendo di qualità bituminosa tramandano continuamente esalazioni ». viii, 194 : « le Case si fanno frapponendo un suolo di sassi, che non mancano mai, di Torf, ò di Zolle di Terra, con Erba, e così seguitamente sino all’altezza della parete […] » ; « Per abbrusciare anno in procinto quasi da per tutto il Torf […] ». torpare ‘contadini del ceto più basso’. ii, 54 : « I Contadini dell’inferior grado, che sono detti Torpare, non anno, che una stretta entrata, ò anditello, che altro lume non riceve, che quello della porticella ; poi à uno de’ lati una buona camera, che serve per tutta la famiglia, ò due al più, e un piccolo cortile ». troll ‘id.’. ii, 101 : vd. gast. tyre-tre ‘pino’. ii, 80 : vd. gran. ulmungd ‘uomo’. i, 30 : « Ulmungd [è] l’Uomo ». vara ‘montagna’. i, 6 : « […] Vara significa Montagna […] ». vasla ‘tipo di bevanda, costituita di siero inacidito misto ad acqua’. II, 56 : « Il Siero conservato lungo tempo, e inacetito misto coll’acqua è la loro bevanda ordinaria, quando manca la cervosa ; Vasla è il nome di quella […] » ; viii, 195 : vd. blagne. visic ‘tipo di moneta’. ii, 89-90 : « [ci sono] piccole monete da due baiochi l’una ; dette Visic ». Fraseologia bot til neste gar ard ‘il battello alla prima abitazione’ vi, 176 : « […] voglio seguitar il mio viaggio, onde io dico loro Bot til neste gar ard, che in Norvego vuol dire : il Battello alla prima abitazione ». gu dag ‘buon giorno’ vi, 177 : « Entrato, che fui in casa, feci le solite civiltà che consistono in dire Gu nat, cioè Buona notte, siccome il giorno si dice Gu dag ». gu nat, VI, 177 : ‘buona notte’ vi, 177 : vd. gu dag. liggar i dvala ‘lett. : giacere tramortita : rondine congelata’. iv, 137-138 : « Si ritrovano qui le Rondini della medesima specie, e figura che in Italia, e altrove ; fanno il nido nelle case, e venuto l’Autunno non fanno passaggio in Paesi caldi, mà quì svernano in questo modo ; prevedendo esse, che in un aria sì fredda non potrebbero vivere, unite frà stuolo vanno à cercar la sua Africa nel fondo di qualche Lago […] ; nel quale restano tutto l’Inverno, agghiaccian 1 Su questo svedesismo vd. Nigrisoli Währnhjelm (2000b : 1331). 68 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm dosi trattanto il Lago, il qual fondendosi a Primavera, esse sorgono al principio di Maggio all’aria come prima, e vengono à far il nido nelle case. Intravviene qualche volta, che i pescatori, i quali forano il ghiaccio co’ pali di ferro per pescare, traggono mescolate col Pesce alcune di queste […] : Una tal Rondine vien detta in lingua Svezzese liggar i dvala, 1 e noi la diremmo Tramortita : Riscaldata in una stuffa, ripiglia i sensi, e vola, però poco dopo languisce, e muore, come uscita fuori di tempo, e con violenza ». 2 mit ierte ‘lett. : cuor mio : epiteto affettuoso usato dai coniugi per riferirsi l’uno all’altro’ v, 152 : « I coniugati si sogliono dire Mit ierte Cuor mio ». sodelam 3 ‘lett. dolce agnello o agnello mio : un epiteto affettuoso’. v, 152 : « […] i Capi di casa sono chiamati per onorevolezza Padre, e Madre ; onde qualche volta anche à un fanciullo, e à una fanciulla si dà tal titolo, mentre sono essi padroni per esser morti i suoi Maggiori ; adoprano ancora gli altri communemente vocaboli d’amore chiamandosi a vicenda Sodelam, dolce Agnello, ò vero Agnello mio ». Indice per categorie semantiche Abbigliamento : lapp (lapper pl.) Abitazioni e costruzioni : cotta, stabur Bevande : blagne, lecchia, vasla Caccia e pesca : orrar-spil Cibi : bark-brö, brö, ruoca, stokfis Credenze popolari : gast, nek, scogs-rò, spockie, tomte gubbe, troll Fauna : bak-svala, ierf, imer, lemminger, liggar i dvala, lunni, mugil, musfel o schielfisch, obran, orm, orrar, piednac, puozzo, regn-svala, rot-gos, rupa, sax svala, scio orm (scio-orm, sciu orm), sciu-krak, tak svala, tieder (o kieder) Flora : bark, gran, jeghle, scogs, tang, tyre-tre Geografia e fenomeni naturali : berg, holm, is-berg, lekluz, scio, slom, strum, torf, vara Mezzi di trasporto : acchie, pulca, skie (schiè, skier), skiper Monete : coper-plot, visic Nomi di famiglia : atzie, brur, datter, enna, far, mur, son Oggetti vari : runstav, stok Religione : hund-guben, Jubmalat, spò-guben Società e amministrazione : biar, Domboker, firels-bonder, fogdè (o fougde), gat-lop, (gran) drotzeto, lagman, lagmansting, lapmarchia (o lapmarkia ; pl. lapmarchie), ting, torpare Titoli onorifici, allocutivi : Brur, her, sodelam Unità di misura : lippond, tonna (pl. tonne) (Altro) : gubbe, prestaven, rò, sneblinda, tomte, ulmungd Bibliografia Aa. Vv. (1994), L’età delle scoperte geografiche nei suoi riflessi linguistici in Italia, Atti del Convegno di studi (Firenze, 21-22 ottobre 1992), Firenze, presso l’Accademia. Biasiolo Monica (2011), Nel secondo Seicento in solitaria verso Capo Nord : il Viaggio settentrionale di Francesco Negri letto secondo le categorie del vero, del fantastico e del sublime, « Carte di viaggio », 4, pp. 53-61. Bilberg Johann (1695), Refractio solis inoccidui, in Septemtrionalibus Oris iussu Serenissimi ac Potentissimi principis Caroli Undecimi […] circa solstitium aestivum 1695 aliquot observationibus astronomicis detecta / Midnats solens raetta och synlige rum uti Norrlanden […], Stockholm, ex officina B. Nic. Wankifii. Brevini Franco (2009), La sfinge dei ghiacci. Gli italiani alla scoperta del Grande Nord, Milano, Hoepli. Cardona Giorgio Raimondo (2006), I viaggi e le scoperte, in Id., I linguaggi del sapere, a cura di Corrado Bologna, prefazione di Alberto Asor Rosa, Roma-Bari, Laterza, pp. 295-329 ; pubblicato in precedenza in Alberto Asor Rosa (a cura di), Letteratura italiana, v, Le questioni, Torino, Einaudi, 1986, pp. 687-716. 1 2 duala nel testo. Cfr. Raunio (2000 : 64-65). Univerbazione di sode (söte) e lam (lamm). 3 sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 69 Catucci Marco (2013), Negri, Francesco, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 78, Roma, Istituto della Enciclopedia Italiana, 1960-. Chiodo Carmine (1993), Il Viaggio Settentrionale di Francesco Negri, « Campi immaginabili », 1-2, pp. 59-103. Christensen Lars (2003), I Solkongens Skygge. Dansk-franske relationer 1661-1693, Odense, Syddansk Universitet. Christina 1966 = Christina. Drottning av Sverige – en europeisk kulturpersonlighet, Nationalmusei Utställningskatalog 305, Stockholm, 1966. De Anna Luigi (1993), Alcuni scandinavismi contenuti nel Giornale di viaggio in Lapponia e in altre carte inedite di Giuseppe Acerbi, in Romanistica Turkuensis. Mélanges d’études romanes offerts à Lauri Lindgren à l’occasion de son 60e anniversaire, Turun Yliopisto julkaisuja, B, 202, Turku, pp. 74-100. De Anna Luigi (1994a), Novità lessicali dalle alte latitudini. Apporti linguistici di esploratori e viaggiatori nei paesi settentrionali, in Aa. Vv. (1994), pp. 269-295. De Anna Luigi (1994b), Gli articismi nelle opere di ambiente polare scritte da Emilio Salgari, « Studi di lessicografia italiana », xii : pp. 217-272. De Anna Luigi (1994c), Il Mito del Nord. Tradizioni classiche e medievali, Napoli, Liguori. De Anna Luigi (1994d), Storia culturale dei fennicismi nell’italiano. I lemmi del vocabolario, Turku, Università di Turku, Pubblicazioni di lingua e cultura italiana, n. 5. deli2 = Manlio Cortelazzo, Paolo Zolli, Il nuovo Etimologico. deli. Dizionario etimologico della lingua italiana, a cura di Manlio Cortelazzo e Michele A. Cortelazzo, Bologna, Zanichelli, 1999 (prima ediz. : 1979-1988, 5 voll.). Falqui enrico (1929) (a cura di), Viaggio Settentrionale di Francesco Negri, Milano, Alpes. Folena Gianfranco (1991), Prime immagini colombiane dell’America nel lessico italiano, in Id., Il linguaggio del caos. Studi sul plurilinguismo rinascimentale, Torino, Bollati Borlinghieri, pp. 99-118. Gargiolli Carlo (1883) (a cura di), Il Viaggio settentrionale di Francesco Negri nuovamente pubblicato […], Bologna, Zanichelli. gdli = Grande dizionario della lingua italiana, fondato da Salvatore Battaglia, diretto da Giorgio Bàrberi Squarotti, Torino, utet, 1961-2002, 21 voll. (e i 2 supplementi, a cura di Edoardo Sanguineti, del 2004 e del 2009). Guglielminetti Marziano (1967) (a cura di), Viaggiatori del Seicento, Torino, utet. Hester Nathalie (2008), Out to the Center in Francesco Negri’s Viaggio Settentrionale, in Ead., Literature and Identity in Italian Baroque Travel Writing, Williston, Hashgate, pp. 127-154. Lidström Carina (2015), Berättare på resa. Svenska resenärens reseberättelser 1667-1829, Stockholm, Carlsson. Lindgren Lauri (2013), Francesco Negri e il suo viaggio settentrionale, « Settentrione », n. s., 25, pp. 49-54. Magalotti Lorenzo (1912), Sverige under år 1674, a cura di Carl Magnus Stenbock, Stockholm, Norstedt. Magalotti Lorenzo (1968), Relazioni di viaggio in Inghilterra, Francia e Svezia, a cura di Walter Moretti, Bari, Laterza. Mancini Marco (1994a), Voci orientali ed esotiche nella lingua italiana, in Storia della lingua italiana, a cura di Luca Serianni e Pietro Trifone, Torino, Einaudi, vol. iii (Le altre lingue), pp. 825-879. Mancini Marco (1994b), L’identità e le differenze etnolinguistiche nei viaggiatori da Polo a Colombo, in Aa. Vv. (1994), pp. 97-118. Negri Francesco (1700), Viaggio Settentrionale fatto, e descritto dal Molto Reverendo Sig. D. Francesco Negri da Ravenna […], Padova, Nella stamperia del Seminario. Negri Francesco (1701), Viaggio Settentrionale fatto, e descritto dal Molto Reverendo Sig. D. Francesco Negri da Ravenna […], Forlì, Gianfelice Dandi Stampatore Camerale. Negri Francesco (1706), La Lapponia Descritta dal Molto Reverendo Sign. D. Francesco Negri Parrocchiano di Ravenna, e data in luce da Giovanni Cinelli Calvoli Patrizzio Fiorentino e Forlivese, in La Galleria di Minerva overo notizie universali di quanto è stato scritto […], Venezia, presso Girolamo Albrizzi, pp. 128-140. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (1999), Il viaggio in Scandinavia di un rappresentante della casa d’Este nel Seicento, « Settentrione », n. s., 11, pp. 112-127. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2000a), Lettere dalla Svezia. Il capitano Lorenzo Adami alla regina Cristina e al cardinale Azzolino 1665, Stockholm, Institutionen för franska och italienska, Stockhoms universitet. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2000b), Osservazioni sul lessico di alcune lettere del Seicento del capitano Lorenzo Adami, in xiv Skandinaviska Romanistkongressen (Stoccolma, 10-15 Agosto 1999), a cura di Jane Nystedt, Stoccolma, Almqvist & Wiksell International, pp. 1327-1333. 70 alessandro aresti · vera nigrisoli wärnhjelm Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2003), Francesco Negri e le edizioni della sua opera Viaggio Settentrionale, in Atti del VI Congresso degli Italianisti Scandinavi (Lund, 16-18 agosto 2001), a cura di Verner Egerland e Eva Wiberg, Istituto di Romanistica, Università di Lund, pp. 351-360. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2003), Apollonio Menabeni, protomedico di Giovanni III di Svezia, e il suo trattato sull’alce, in Atti della xxxvii Tornata degli Studi Storici dell’arte medica e della scienza (Congresso Internazionale « In memoriam Mario Santoro », Per una storia della comunicazione medico-scientifica : dal manoscritto al libro a stampa, secoli xv-xvi ; Fermo, 18-20 settembre 2003), a cura di Fabiola Zurlini, Fermo, pp. 94-107. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2011), Il viaggio in Svezia del conte Raimondo Montecuccoli nel 1654, « Carte di Viaggio », 4, pp. 45-52. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2013), In viaggio con la regina Cristina. Lettere di Orazio del Monte e Cesare Macchiati (1667), « Carte di Viaggio », 6, pp. 67-97. Nigrisoli Wärnhjelm Vera (2014), L’italiano in Svezia nel Seicento attraverso le testimonianze di viaggiatori italiani, « Nasledje. Journal of literature, language, arts and culture », 29, pp. 173-190. Olmi Giuseppe (1997), Sweden in the Travel Journal of Lorenzo Magalotti and Francesco Negri, in Sidereus Nuncius & Stella Polaris, Marco Beretta & Tore Frängsmyr (eds.), Canton (Ohio), Watson Publishing International, pp. 57-78. Parodi Severina (1987), Cose e parole nei “Viaggi” di Pietro Della Valle, Firenze, presso l’Accademia. Pozzi Mario (1994), Le lingue esotiche nella letteratura di viaggio del Cinquecento italiano, in Aa. Vv. (1994), pp. 23-65. Rabitti Giovanna (2002), La letteratura di viaggio nell’età barocca, in I capricci di Proteo. Percorsi e linguaggi del barocco, Atti del Convegno internazionale di Lecce, 23-26 ottobre 2000, Roma, Salerno Editrice, pp. 379-418. Raunio Anu (2000), Un viaggiatore italiano in Scandinavia. Il Viaggio settentrionale di Francesco Negri (16631666), Università di Turku, tesi di laurea. Raunio Anu (2006) Una pagina sconosciuta su Francesco Negri nell’Archivio Storico “de Propaganda Fide”, «Settentrione », n. s., 18, pp. 283-288. Raunio Anu (2009) Conversioni al cattolicesimo a Roma tra Sei e Settecento. La presenza degli scandinavi nell’Ospizio dei Convertendi, Turun Yliopistu, Turku. saob = Svenska Akademiens Ordbok, Svenska akademien, Lund, 1898-2012 [ultimo vol. 36, Tynga-Utsudda] ; versione online (dal 1997) al seguente indirizzo : http ://g3.spraakdata.gu.se/saob/ Surdich Francesco (2008), Mito e rappresentazione del Nord nelle letterature di viaggio tra Cinquecento e Seicento, in Il mito e la rappresentazione del Nord nella tradizione letteraria, Roma, Salerno Editrice, pp. 105-137. Vaccaro Giulio (2009), La lingua al di là di Tule, « Carte di viaggio », 2, pp. 63-74. Weiss Roberto (1947), Francesco Negri, voyageur italien du xviie siècle en Laponie et au Cap Nord, « Neuphilologische Mitteilungen », xlviii, pp. 97-130. Wessén Elias (19732), Våra Ord. Deras uttal och ursprung, Stockholm, Läromedelsförl (prima ediz. : 1960). Wis Murena Cristina (1981), Francesco Negri, il primo etnografo dei lapponi, Napoli, Ufficio Stampa e fotoriproduzione dell’IUO. Wis Murena Cristina (1986), Le lettere di Francesco Negri ad Antonio Magliabechi dal giugno 1678 al giugno 1696, « Atti della Accademia Pontaniana », n. s., xxxiv, pp. 161-190. Wis Murena Cristina (2001), L’incontro di Lorenzo Magalotti con Francesco Negri, « Settentrione », n. s., 13, pp. 20-27. L’articolo è incentrato sull’opera Viaggio settentrionale, una relazione di viaggio del prete ravennate Francesco Negri (1623-1698), pubblicata postuma nel 1700. Nella prima parte, dopo un breve paragrafo iniziale sulla visione del nord e i viaggiatori italiani in Scandinavia fino al Seicento, si cerca di ricostruire – sulla base delle notizie ricavabili dall’opera e con l’ausilio di altre fonti – l’itinerario di Negri. Un altro paragrafo è dedicato alla genesi dell’opera e alle sue diverse edizioni. Nella seconda parte si mette in evidenza l’interesse di Negri, fra le altre cose, per le lingue scandinave in particolare e per i fatti linguistici più in generale : un interesse testimoniato dalle numerose osservazioni linguistiche disseminate nell’opera. Seguono un glossario di tutti gli “scandinavismi” (un’etichetta che include anche i lapponismi e i fennicismi, oltre agli svedesismi e ai norvegesismi) presenti nel Viaggio e un indice per categorie semantiche. sul viaggio settentrionale (1700) di francesco negri 71 This paper focuses on the travel account Viaggio settentrionale, written by Francesco Negri (1623-1698), a priest from Ravenna, and published posthumously in 1700. In the first part, after a brief initial paragraph about the vision of the north and Italian travellers in Scandinavia until the 17th century, Negri’s itinerary is reconstructed on the basis of the information given in the work and with the aid of other sources. Another paragraph is devoted to the work’s genesis and its various editions. In the second part the focus is on Negri’s interest, among others, for Scandinavian languages in particular and linguistic facts more in general : an interest proved by the numerous linguistic remarks scattered throughout his work. A glossary with all the “scandinavisms” (this term is used to refer not only to Swedish and Norwegian but also to Lappish and Finnish words and expressions) of the Viaggio and a semantic index follow. co m p o sto in ca r atte re da n te monotype dalla fa b rizio se rr a e ditore, pisa · roma. sta m pato e ril e gato nella t i p o g r a fia di ag na n o, ag nano pisano (pisa). * Gennaio 2016 (c z 2 · f g 1 3 )