IRINEWS 1 ottobre 2014 IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia ! Notiziario trimestrale di Benvenuti in Italia e di Uvauniversolatro ! !! ISSN: 2239-1169 Attualità documenti opinioni sugli insegnamenti di religione e le scienze delle religioni in Italia ! a cura di Mariachiara Giorda Per iscriversi inviare proprio indirizzo mail a [email protected] Indice ATTUALITA’ “Scuola: si applichi la normativa relativa l’ora alternativa di religione cattolica, p. 2 Roma, Miur: Osservatorio per l’integrazione degli studenti stranieri, p. 2 Cà Foscari: un progetto europeo per le religioni, p. 3 Crocifisso: presenza scontata, o assenza, p. 3 Carne halal a scuola?, p. 4 Educazione di genere a scuola..., p. 5 Avvio della scuola: nuovi docenti di religione, p. 6 Allievi di IRC in aumento?, p.6 ! OPINIONI Snadir: immissioni in ruolo: sono 148mila ma gli irc vogliono anche l’assunzione dei 2778 docenti del concorso del 2004, p. 7 Cei: la scuola cattolica soffre per la disattenzione dello stato, p. 7 Andrea Bocconi: la scuola, le religioni e il sacro, p. 8 MICROMEGA 6/2014: “un’altra scuola è possibile: laica, repubblicana, egualitaria, di eccellenza”, p. 9 !! 1 PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI ! !! Gli sviluppi del progetto di ricerca “À table avec les religions”, p. 12 BIBLIOTECA Segnalazioni di libri e articoli, p. 13 Spazio tesi, p. 15 ! EVENTI Eventi passati e futuri, p. 19 IRINEWS 1 ottobre 2014 Attualità “Scuola: si applichi la normativa relativa l’ora alternativa di religione cattolica” I. Biano e E. Benvenuti Parma. Con una lettera indirizzata al dirigente scolastico territoriale, ai dirigenti di tutte le scuole statali di Parma e del Parmense e ai rappresentanti delle confessioni non cattoliche, la Gilda degli Insegnanti ha chiesto, per l’anno scolastico che sta per iniziare, un “monitoraggio sulla corretta applicazione delle norme che obbligano i dirigenti scolastici a prevedere l’ora di alternativa alla Religione Cattolica”. Come si legge nella comunicazione firmata dal coordinatore provinciale della Gilda Unams, Salvatore Pizzo, la richiesta è dovuta a segnalazioni giunte negli anni scorsi da cittadini ed operatori scolastici del territorio. La Gilda in una nota in merito al provvedimento precisa che “l’attività alternativa alla Religione Cattolica, dev’essere garantita anche in quelle istituzioni scolastiche in cui dovesse determinarsi la casistica di un solo studente interessato. L’obbligo di queste attività è previsto dalla legge di ratifica dell’accordo Italia – Santa Sede. A tal proposito l’Ufficio Scolastico dell’Emilia Romagna, con una nota del 29.09.2010, ha fornito ai Signori Dirigenti Scolastici le Indicazioni operative per lo svolgimento delle attività alternative all’insegnamento della Religione Cattolica”. La Gilda afferma che “la mancata realizzazione degli atti finalizzati a garantire l’insegnamento di attività alternativa, che è previsto dalla legge, potrebbe configurare l’ipotesi di un’omissione di atti d’ufficio, con tutte le conseguenze che un’eventualità del genere potrebbe determinare”. 8 Settembre 2014 http://www.ilmattinodiparma.it/? p=133558. !! !! !! !! !! !! Roma, Miur: Osservatorio per l’integrazione degli studenti stranieri Roma. Con un decreto apposito, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha istituito un Osservatorio nazionale per l’Integrazione degli studenti stranieri e per l’Intercultura. Che l’Italia “scolastica” sia sempre più multiculturale lo dimostra il fatto che su circa 7 milioni e 880 mila studenti, quelli con cittadinanza non italiana sono 740 mila (dato previsionale, elaborato sulla base delle Rilevazioni integrative degli anni scolastici precedenti), “spalmati” in gran parte nelle regioni del centro-nord, Lombardia in testa (quasi 183 mila). E non sempre, per Osservatorio degli studenti stranieri: sperimentazione e integrazione questi ragazzi, il processo di integrazione è facile e compiuto. L’osservatorio - si legge in una nota del dicastero - avrà l’obiettivo di individuare soluzioni per un effettivo adeguamento delle politiche di integrazione scolastiche alle reali esigenze di una società sempre più multiculturale e in costante trasformazione. L’Osservatorio avrà compiti consultivi e propositivi. Dovrà, in particolare, 2 promuovere e “suggerire” politiche scolastiche per l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e verificarne la loro attuazione (anche tramite monitoraggi), incoraggiare accordi interistituzionali e favorire la sperimentazione e l’innovazione metodologica didattica e disciplinare. Tra i compiti dell’Osservatorio anche quello di esprimere pareri e formulare proposte su iniziative normative e amministrative di competenza del Miur. L’Osservatorio è presieduto dal Ministro Stefania Giannini o dal Sottosegretario con delega alle tematiche dell’integrazione. I componenti, che rimarranno in carica per tre anni, sono: Giovanna Zincone, Vincenzo Cesareo, Mohamed Tailmoun, Graziella Favario, Fiorella Farinelli, Don Francesco Soddu, Daniela Pompei, Raffaela Milano, Davide Usai, Vincenzo Spadafora, Maria Assunta Rosa, Raffaele Tangorra, Natale Forlani, Marco De Giorgi, Roberto Gontero, Camilla Orlandi, Concetta Mascali, Michele Raggi, Mario Uboldi, Anna Maria Tamiozzo, Paola Estori, Chiara Brescianini, Maria Grazia Ciambellotti, Cinzia Fabrizi, Elisabetta Micciarelli, Paolo Pedullà. 10 Settembre 2014 http://www.lastampa.it/ 2 0 1 4 / 0 9 / 1 0 / c u l t u r a / s c u o l a / m i u r- i s t i t u i t o - u n osservatorio-per-lintegrazione-degli-studenti-stranieriRrTK4Ue6DFZwRtgXGY3MJM/pagina.html IRINEWS 1 ottobre 2014 Cà Foscari: un progetto europeo per le religioni Atenei di Italia, Spagna, Francia, Danimarca e Germania uniscono le forze per migliorare l’educazione interculturale nelle scuole. L’importanza della religione come oggetto di studio ha spinto cinque università a impegnarsi in un progetto europeo. Ca’ Foscari è leader del progetto IERS finanziato dall’Unione Europea per spiegare la religione con innovativo materiale didattico digitale. Migrazioni e la diversità religiosa pongono nuove sfide agli insegnanti delle scuole europee. In classe, l’integrazione è minata da stereotipi e preconcetti negativi. Cinque università europee e una Ong colgono la sfida. Realizzeranno una ‘cassetta degli attrezzi’ digitale da mettere a disposizione dei professori degli istituti scolastici superiori di tutta Europa. Il progetto “Educazione interculturale attraverso gli studi religiosi” (IERS) è finanziato con 400mila euro dal programma Lifelong Learning dell’Unione Europea. Capofila è l’Università Ca’ Foscari Venezia, che nel dipartimento di Studi sull’Asia e l’Africa Mediterranea vanta una lunga tradizione di ricerca e didattica sulla storia della religione. I partner sono l’Institut Européen en Sciences des Religions (Francia), l’Università di Salamanca (Spagna), l’Università di Augusta (Germania), University of Southern Denmark (Danimarca) e l’organizzazione Oxfam Italia Intercultura. Il risultato sarà uno strumento didattico organizzato in 27 moduli ricchi di contenuti multimediali e multilingue per far conoscere ai giovani la storia e le tradizioni legati a differenti religioni per aiutare i docenti a trattare in classe anche temi ‘caldi’ e controversi. Il materiale sarà perfezionato sul campo, grazie alla collaborazione di alcuni professori che insegnano quotidianamente nelle scuole superiori. In Italia, ad esempio, parteciperanno docenti degli istituti Foscarini e Tommaseo di Venezia e del liceo Canova di Treviso. «I migliori studiosi di didattica e storia della religione stanno unendo competenze ed energie per affrontare un problema di scala europea – spiega Massimo Raveri, ordinario di Storia della filosofia e della religione del Giappone a Ca’ Foscari -. Servono strumenti nuovi per migliorare sensibilità e coesione in un ambiente, quello delle classi scolastiche, in cui la crescente diversità non è accompagnata dalla necessaria conoscenza tra le culture. L’Unione Europea sostiene questo progetto perché riconosce che dalla banale ignoranza possono nascere gravi problemi sociali». Il gruppo che da Venezia guida il progetto è composto da alcuni alunni del corso di laurea interateneo in Storia della religione, unico nel suo genere in Italia e proposto dall’Università Ca’ Foscari e dall’Università di Padova. «Proponendo video, schede e letture, gli insegnanti potranno spiegare le tradizioni religiose di cristianesimo, ebraismo, islam, induismo, buddismo e taoismo, ma non solo – afferma Giovanni Lapis, curatore del progetto – tra i materiali inseriamo anche approfondimenti su questioni aperte e spesso motivo di conflitti o incomprensioni tra i ragazzi, come quelle legate al genere, costumi, riti e festività. Inoltre, una parte del lavoro mira a spiegare agli stessi insegnanti perché un approccio scientifico e aperto alle religioni può contribuire a migliorare la coesione nelle loro classi». 15 Luglio 2014 http://www.controcampus.it/2014/07/ religione-scuola-iers-ca-foscari-studiare-religione-per-pace/ Ora alternativa: lo spot Uaar Crocifisso: presenza scontata, o assenza Padova. Non si trova neppure un crocifisso girando per le aule della scuola elementare Arcobaleno di via Santi Fabiano e Sebastiano a Brusegana. Ci sono disegni degli alunni, cartelloni colorati, qualche cartina geografica, ma del simbolo religioso non c’è neanche l’ombra. In nessuna delle dieci aule, dove ogni giorno si recano a scuola ragazzini dai 6 ai 10 anni, è presente l’emblema del cristianesimo. Non che qualcuno non c’abbia mai pensato, anzi. Più volte nel corso dei consigli d’istituto è stata presentata, da qualche genitore o insegnante, la possibilità di mettere il crocifisso nelle aule. Tutte le volte però la proposta, messa ai voti è stata bocciata. E così il crocifisso in più di trent’anni, da quando cioè l’Arcobaleno è presente in città, non è mai stato affisso. «La scuola deve rimanere un ambiente laico», la motivazione. Da oggi, però qualcosa anche alla scuola Arcobaleno - per la prima volta - potrebbe cambiare. Magari a settembre gli alunni dell’istituto pubblico, rinomato per il suo metodo di insegnamento nuovo e sperimentale, si troveranno a fare i conti con una nuova “presenza” in classe che se anche non creerà particolari disagi allo svolgimento delle lezioni, sicuramente susciterà molte polemiche. Le stesse che si susseguono da quando il sindaco Massimo Bitonci ha 3 espresso la volontà di rendere obbligatorio il crocifisso in scuole e locali pubblici. «La scuola è un’istituzione laica e tale deve rimanere» è la risposta della Rete degli studenti medi «le scuole di Padova sono per la maggior parte fuori norma, il Comune dovrebbe preoccuparsi di come sistemare questi edifici piuttosto che cercare di imporre una religione violando la libertà personale degli studenti» aggiungono annunciando una campagna di raccolta delle segnalazioni degli studenti che si sentiranno privati della propria libertà di espressione. «È importante dare modo a ognuno di esprimere la propria cultura e le proprie tradizioni» dice senza mezzi termini Carlo Salmaso dell’Adl Cobas, docente al Severi e anche presidente del Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica «Bitonci deve rendersi conto che non siamo a Cittadella e uno studente su sei è straniero. Inoltre così dimostra di non conoscere la Costituzione in cui è chiaro che non esiste una religione di Stato, tant’è che l’ora di religione a scuola non è più obbligatoria da anni. Questa è pochezza culturale, razzismo e xenofobia». 27 Giugno 2014 http://mattinopadova.gelocal.it/ cronaca/2014/06/27/news/la-scuola-ribelle-1.9497448 ! IRINEWS 1 ottobre 2014 Carne halal a scuola? Sarzana, La Spezia - Come anticipato questa mattina dal Secolo XIX, dal prossimo anno nelle mense scolastiche di Sarzana verrà servita carne “halal” (ovvero macellata come stabilito dal Corano) ai bambini di religione musulmana le cui famiglie ne facciano richiesta. La decisione di adeguare il menù alle diverse religioni, presa dal Comune, ha innescato un’interrogazione urgente di Forza Italia in consiglio Regionale: «Non è solo una questione di sicurezza igienico-sanitaria - ha spiegato il consigliere Luigi Morgillo - ma anche una discriminazione al contrario: crocifisso no, carne halal sì. Se la scuola è laica, dev’esserlo per tutti». Con l’interrogazione si vuole sapere «quali procedure di controllo la Regione Liguria metterà in atto per verificare che non vi siano problematiche nel processo di macellazione della carne e se si ritiene opportuno che le mense scolastiche debbano seguire i dettami religiosi, o se invece non sia più corretto aprire un dibattito serio sul fatto che in uno Stato laico anche la scuola debba esserlo». Questa mattina, dalle pagine del Decimonono, l’assessore comunale alla Famiglia, Elisabetta Ravecca, ha spiegato che la scelta «rientra nel nostro obiettivo di garantire a tutti i bambini una qualità di cibo soddisfacente e anche adatta alle diverse esigenze. Nel caso specifico, la somministrazione di carne halal non comporterà alcun aggravio di spesa ed è stata possibile grazie alla disponibilità della Cir (la società che cura il servizio mensa, ndr) e anche a una maggiore sensibilità messa in campo rispetto alla problematiche che vengono quotidianamente evidenziate». 3 Luglio 2014 http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/ 2 0 1 4 / 0 7 / 0 3 / A R G G o 2 1 polemica_musulmani_scoppia.shtml ! ! ! ! ! “Siamo ciò che mangiamo”: la cucina e la gastronomia oggi devono prestare attenzione al pluralismo culturale e religioso che caratterizza la nostra società: cibi sacri, cibi proibiti, cibi simbolici, cibi consigliati contribuiscono a formare le identità 4 Sarzana, La Spezia - La vicenda della carne halal che verrà servita nelle mense scolastiche di Sarzana da settembre arriva in Regione con un’interrogazione del vice presidente del consiglio regionale Luigi Morgillo, che spiega: “Con il mio documento vorrei sapere quali procedure di controllo la Regione Liguria metterà in atto per verificare che non vi siano problematiche per quanto concerne questo tipo di processo di macellazione della carne e se si ritiene opportuno che le mense scolastiche debbano seguire i dettami religiosi o se invece non sia più corretto aprire un dibattito serio sul fatto che in uno Stato laico anche la scuola debba esserlo e quindi non vi debbano essere intromissioni di nessun genere relativamente alle diverse religioni”. “La logica alla base della decisione di servire questo tipo di carne a mio parere non è corretta – spiega l’esponente di Forza Italia – perché allora non servire cibo israeliano o buddista o di altra religione? E’ bene ricordare che dietro la macellazione halal non vi è solo un modo di trattare la carne, ma tutto un processo simbolico religioso particolare. Ad esempio chi deve provvedere all'azione della macellazione deve essere musulmano, e attento a ciò che è lecito e ciò che è illecito, l'animale da macellare deve essere posto con il muso verso la Santa Ka'baa, la persona incaricata della macellazione deve pronunciare il nome santo di Allah nel momento in cui esegue la propria azione, nel momento in cui viene macellato, l'animale deve mostrare movimenti, che diano la garanzia che l'animale fosse in vita ed in buona salute a momento della macellazione”. “Insomma tutta una procedura che è molto particolare e che nulla dovrebbe avere a che vedere con il sistema educativo delle nostre scuole che dovrebbe essere laico e consentire a tutti di aprire la mente. Si sono tolti i crocifissi dalle aule scolastiche italiane proprio perché alcuni, ed io non sono tra quelli che perché penso che il crocifisso oltre che simbolo religioso faccia parte della nostra cultura e storia, ritengono che la scuola non debba avere alcun tipo di richiamo alla religione. In base a questo modo di ragionare quindi non si capisce il perché di questa decisione presa dal Comune di Sarzana, e non solo per questioni igienico sanitarie, ma anche perché si innesca un meccanismo che di virtuoso non ha nulla anzi sembra tanto una discriminazione al contrario: crocifisso no, carne halal sì”, conclude Luigi Morgillo. 3 Luglio 2014 http://www.cittadellaspezia.com/ Liguria/Politica/Carne-hallal-nelle-mense-Morgillo-FiLa-161248.aspx IRINEWS 1 ottobre 2014 Educazione di genere a scuola... Roma - Il primo incontro nazionale sull’educazione al genere nelle scuole è in programma a Roma il 20 e 21 settembre. Il meeting “Educare alle differenze” è promosso dalle associazioni Stonewall, il progetto Alice e Scosse, sostenuto da oltre 150 realtà collettive e patrocinato dall’assessorato Scuola e pari opportunità di Roma. Obiettivo dell’appuntamento: la creazione di una rete e di una mappatura dei progetti dedicati al contrasto degli stereotipi di genere, cioè i pregiudizi che portano a pensare che esistano ruoli “per natura” femminili e maschili e che fanno sì, ad esempio, che le donne vengano considerate maggiormente propense alla cura dei figli e della casa e meno inclini al lavoro, alla carriera e al comando degli uomini. Gli stereotipi di genere riguardano anche la sfera dell’orientamento e dell’identità sessuale e portano a percepire le persone omosessuali e transessuali come diverse dalla norma e per questo inadeguate ad una serie di diritti tra cui quello a una famiglia. “Educare alle differenze” prevede tavoli di lavoro basati sulle fasce scolastiche di riferimento dei corsi (asilo, primarie e secondarie) e su temi specifici: come gli stereotipi producono discriminazione e diseguaglianze; il ruolo dell’educazione sentimentale e sessuale; la formazione gli insegnanti. Gli organizzatori spiegano che alla base della due giorni c’è anche la “necessità di contrastare la battaglia contro l’educazione alla differenza e gli studi di genere promossa da ambienti cattolici e forze di destra”. Un’ “offensiva” che è cominciata dopo che l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) ha emanato la “Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere per il 2013-2015” e ha promosso la diffusione dei libretti “Educare alla diversità”. Si tratta di opuscoli realizzati da psicologi e psicoterapeuti contro l’omofobia mai distribuiti anche a causa della stroncatura del presidente della Cei Angelo Bagnasco che li ha definiti una “strategia persecutoria contro la famiglia”. Lo scorso aprile due insegnanti del liceo Giulio Cesare di Roma sono stati denunciati dalle associazioni Giuristi per la vita e Pro vita onlus per avere fatto leggere il libro di Melania Mazzucco “Sei come sei”, in cui si descrive un rapporto omosessuale tra due giocatori. Sempre a Roma il corso “La scuola fa la differenza”, organizzato da Scosse e Archivia, è stato contestato dal movimento integralista cattolico Militia ! Christi che ha consegnato a tutti i dirigenti degli istituti coinvolti una lettera con l’invito a “negare accesso a queste subdole e gravissime prevaricazioni educative su minori”. E ancora: a Milano le associazioni Age, Agesc, Faes hanno invitato i genitori delle scuole paritarie religiose alla riunione contro i corsi di genere perché “per questi argomenti, visto che si tratta di ragazzi, basta la famiglia”. La Regione Lombardia, a fine luglio, è intervenuta sulla questione approvando la mozione per la tutela “della famiglia naturale”. La Regione contesta l’Unar per avere “realizzato una campagna contro l’orientamento eterosessuale” e le linee guida per l’educazione sessuale dell’Unione europea che seguono le indicazioni dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità) “colpevoli”, nella fascia di età fra i 4 e 6 anni, “di introdurre la masturbazione infantile precoce”. Immediata la replica delle associazioni laiche che hanno inviato una richiesta formale. per potere avere chiarimenti “su un atto gravissimo che rappresenta un attacco alla laicità di dimensioni potenzialmente devastanti. Vogliamo capire – dice Luisa Bordiga, coordinatrice della Consulta milanese per la laicità delle istituzioni – su quali basi la Regione adotta un modello di famiglia “naturale”, in quale modo la Strategia Unar attuerebbe una propaganda “omosessualista” e quale sarebbe il passaggio del documento europeo che esorterebbe all’insegnamento della masturbazione infantile”. Anche a Verona, a fine luglio, il Comune ha dichiarato guerra ai corsi di genere approvando una mozione per monitorare l’educazione affettiva e sessuale all’interno delle scuole, per evitare che vengano trasmessi “messaggi difformi dai principi morali e religiosi”. La delibera, che prende esplicitamente di mira l’Unar, è stata definita “omofobica” da Sergio Lo Giudice, senatore Pd, che ha presentato un’interrogazione parlamentare in cui sottolinea “la gravità della creazione di liste di proscrizione per gli insegnanti” con tanto di “punto di raccolta delle segnalazioni dei genitori e dei docenti sui progetti di educazione all’affettività e alla sessualità che risultino in contrasto con i principi morali e religiosi”. 1 Settembre 2014 http://www.ilfattoquotidiano.it/ 2014/09/01/educazione-genere-associazioni-fanno-reteostacolati-da-cattolici-e-forze-di-destra/1103013/ ! Ogni nazionalità porta con sé culture diverse che costituiscono la ricchezza di molte scuole italiane e che vanno tenute in considerazione per lavorare sul pluralismo 5 IRINEWS 1 ottobre 2014 Avvio della scuola: nuovi docenti di religione A settembre, la scuola italiana avrà bisogno di più insegnanti di religione dello scorso anno. Duemila in più rispetto a dieci anni fa. A certificarlo è l'organico dei docenti di Religione 2014/2015 del ministero. E se da un decennio a oggi nella scuola italiana tutto (o quasi) presenta un segno rosso - dai finanziamenti per le attività pomeridiane e accessorie agli organici dei docenti, dai bidelli al personale di segreteria - l'unico settore che pare immune dalla spending review è proprio quello dei docenti di Religione cattolica. Che, nonostante l'inarrestabile calo degli alunni che seguono la materia, aumentano. Il trucco c'è ma non si vede, verrebbe da dire. In passato, la Chiesa cattolica forniva anche alle insegnanti curricolari che lo richiedevano il lasciapassare per insegnare Religione. Ma da parecchi anni questo non è più possibile. Così, andate in pensione le maestre "tuttofare", le ore di Religione passano dunque agli specialisti scelti dai vescovi. Ecco perché diventa necessario reclutare nuove maestre di religione, in possesso dei requisiti previsti dal concordato Stato-Chiesa del 1984. Così, mentre i primi di agosto in Italia impazzava la polemica sui cosiddetti "Quota 96" - circa 4mila docenti che nel 2012 avevano già maturato i requisiti per andare in pensione ma, per effetto di un errore nella legge Fornero, furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di età - il governo approvava il decreto con i posti complessivamente funzionanti per l'insegnamento della Religione cattolica, che aumenteranno di 310 unità rispetto al 2013. A settembre dunque, il loro organico sfiorerà le 24mila unità: un record. In poco più di un decennio la pianta organica degli insegnanti di Religione è cresciuta del 9,3 per cento, passando da 21.951 cattedre alle 23.994 dell'anno scolastico che sta per iniziare. Per il ministero dell'Istruzione l'incremento è però da attribuire all'aumento della popolazione scolastica: "Il contingente complessivo dei docenti di religione è individuato sulla base di un decreto interministeriale", spiegano. "Le unità sono 16.794, determinate sulla base del numero di alunni e nella misura del 70 per cento dei posti di insegnamento complessivamente funzionanti. Rispetto al 2013/2014 c'è quindi un incremento di 215 unità di personale che si aggancia all'incremento di alunni totali nel sistema di istruzione (+44.209)". Mentre per lo stesso incremento gli organici degli altri insegnanti è invariato. Nel frattempo, per la presenza degli alunni stranieri, la frequenza dell'ora di religione cattolica è scemata. Undici anni fa, quando il prof. di religione entrava in classe erano poco più di sette gli alunni che uscivano dall'aula per dedicarsi ad altre attività, nel 2012/2013 - secondo i dati della Cei - la quota di quanti scelgono l'esenzione è arrivata all'11,1 per cento. Circa 874 mila alunni che non seguono l’ora di religione. Ma l'incremento dei posti contabilizzato finora è soltanto la punta dell’iceberg di un fenomeno accelerato da un accordo sottoscritto due anni fa dall'allora ministro Profumo e dal cardinal Bagnasco. L'intesa stabilisce che dal 2017 anche le circa 50mila anziane maestre in attività che insegnano religione dovranno passare la mano agli specialisti: per insegnare la religione cattolica occorrerà essere in possesso di un apposito master universitario di secondo livello in scienze religiose. In palio, quasi 7mila cattedre. 19 Agosto 2014 http://www.repubblica.it/scuola/ 2 0 1 4 / 0 8 / 1 9 / n e w s / ricomincia_la_scuola_e_aumentano_ancora_i_docenti_di_ religione-94088565/?rssimage Allievi di IRC in aumento? Culturacattolica.it ha scritto un articolo di correzione al quotidiano Repubblica in merito agli insegnanti di religione. L’articolo ripreso e corretto dal sito specializzato è stato scritto da Salvo Intravaia. Culturacattolica fa notare che l’articolo stesso è basato su dati inesatti e soprattutto riferiti agli anni passati, in modo particolare dell’a.s 2012/2013 anche perché, si fa notare, i numeri relativi all’anno scolastico che deve iniziare devono ancora essere resi noti dal MIUR. Il sito inizia correggendo innanzitutto il titolo che potrebbe sembrare fuorviante: nel titolo infatti il quotidiano parla di “2000 docenti in 10 anni nonostante il calo degli alunni”. Da parte di Culturacattolica c’è una precisazione: 2000 docenti in più in 10 anni equivalgono a 200 ogni anno, numero perfettamente in linea con i pensionamenti, quindi nulla di eclatante. La prima correzione vera e propria arriva sulla frase “nonostante l’inarrestabile calo degli alunni che seguono la materia…”. Il sito specializzato fa notare che non ovunque la situazione è la stessa e l’articolista non lo ha tenuto presente: in Lombardia, per esempio, c’è una controtendenza rispetto ai dati nazionali e gli alunni che hanno scelto di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica è, invece, in aumento dell’1,5% (in numeri circa 20mila alunni in più in Lombardia hanno scelto di seguire l’insegnamento). Se si guarda alla sola diocesi di Milano la percentuale sale al 2%. Altra piccola polemica di Culturacattolica nei confronti di Repubblica viene sulla frase dell’articolo che recita “…per effetto di un errore nella legge Fornero, furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di età – il governo approvava il decreto con i posti complessivamente funzionanti per l’insegnamento della religione cattolica che aumenteranno di 310 unità rispetto al 2013.” Secondo il sito, quindi, 310 insegnanti di religione per il GI 90/14 dovevano essere posti in pensione d’ufficio. Culturacattolica chiede inoltre a Repubblica la correzione di un box dove si afferma che nella scuola dell’infanzia si svolgono 1 ora e 45 minuti di Religione Cattolica ogni settimana. In realtà in quel grado di istruzione le ore settimanali di tale insegnamento ammontano a 1 ora e 30 minuti. Tante le sviste del g i o r n a l i s t a d i Re p u b b l i c a c h e, p r o n t a m e n t e, Culturacattolica.it ha voluto correggere per non diffondere notizie false al riguardo. 21 Agosto 2014 http://www.orizzontescuola.it/news/ insegnanti-religione-culturacattolicait-corregge-repubblicaalunni-aumento IRINEWS 1 ottobre 2014 Opinioni a confronto I. Biano Snadir: immissioni in ruolo: sono 148mila ma gli irc voglio anche l’assunzione dei 2778 docenti del concorso del 2004 Con la presentazione del piano di assunzioni presente nel documento che illustra la scuola voluta dal governo Renzi, che prevede l’immissione in ruolo dei 148.100 docenti presenti nelle graduatorie ad esaurimento e di quelli presenti nelle graduatorie del concorso del 2012. A questo piano si aggiunge anche la previsione di indire nuovi concorsi che portino all’assunzione di ulteriori 40mila insegnanti dal 2016 al 2019, per la copertura del turnover. La visione della scuola da parte del governo Renzi fa percepire una netta differenza con il passato, quando l’istruzione era vista come un capitolo di spesa qualsiasi; oggi, invece, le politiche scolastiche assumo connotazioni che delineano l’importanza del settore del sapere, di vitale importanze per il futuro dell’Italia. Lo Snadir, Sindacato Nazionale Autonomo degli insegnanti di Religione, fa notare quanto nel piano di assunzioni sia importante tener presente anche la necessità di ripristinare i posti di ruolo per l’insegnamento della Religione Cattolica, previsti dalla legge 186/2003. Con tale legge è stata prevista l’entrata in ruolo, tramite concorso abilitativo (2004) di circa 15mila docenti di religione. Prima del concorso del 2004 tutti i docenti di religione venivano nominati previa segnalazione della curia diocesiana al dirigente scolastico che assumeva tramite un contratto annuale; al contrario dei docenti di altre materie, quelli di religione non avevano uno statuto giuridico di ruolo. Con la legge 186/2003 furono coperte il 70% delle ore di insegnamento facendo in modo che l’insegnante di religione fosse inserito nell’organico della scuola e non fosse più soggetto ad incarichi annuali e soltanto il 30% delle ore è lasciato a discrezione della curia diocesana che, però, si riserva anche l’autorità di revocare l’idoneità all’insegnamento degli insegnanti in presenza di gravi fatti (tra i quali anche la condotta morale). A partire dal 1 settembre 2015, quindi, oltre ai 148.100 docenti delle altre discipline, dovranno essere considerati anche i 2778 docenti di religione cattolica presenti nelle graduatorie del concorso che si svolse nel 2004.“Altresì riteniamo corretto che i 2.372 posti vacanti per l’insegnamento della religione, derivanti dai pensionamenti registratisi dal 2008 ad oggi e da quelli che si realizzeranno nei prossimi tre anni debbano essere messi a disposizione del nuovo concorso.” Si può leggere sul sito dello Snadir, in un articolo di Orazio Ruscica. Bandire nuovi concorsi per il reclutamento di nuovi docenti azzerando tutte le graduatorie, compresa quella ad esaurimento, ma non utilizzare tale modalità anche per gli insegnanti di religione, sempre per lo Snadir, sarebbe una ingiustizia palese nei confronti di insegnanti qualificati. “Pertanto, nessuna obiezione potrà essere sollevata per negare al docente di religione, che è un lavoratore della scuola al pari dei docenti di altre discipline, “un percorso professionale stabile e sereno” che metta fine alla propria condizione di precariato.” Si sottolinea sempre nello stesso articolo, volto ad ottenere una risposta sui temi contrattuali presenti nel documento del governo Renzi, con il desiderio di dare risposte legittime anche alle aspettative degli insegnanti di religione cattolica. 5 Settembre 2014 http://www.orizzontescuola.it/ news/immissioni-ruolo-sono-148mila-ma-irc-voglioanche-l-assunzione-dei-2778-docenti-del-concorso-de 12 Marzo 2014 http://www.orizzontescuola.it/news/ trasformare-ora-religione-storia-tutte-religioni-snadirrisponde-no Cei: la scuola cattolica soffre per la disattenzione dello stato Anche se già dal 2000 lo Stato italiano le ha riconosciute come facenti parte dell'unico sistema nazionale d'istruzione, resta «ancora incompiuto il cammino verso una parità effettiva che dia reale efficacia alla libertà di scelta educativa delle famiglie». Lo denuncia la nota “La scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la società”, diffusa dai Vescovi italiani, per i quali il processo di riforma (nel senso voluto dalla Costituzione) «non si può ancora ritenere compiuto né sul versante dell'autonomia, ancora non del tutto compresa e sperimentata dalle scuole, né sul versante della parità, enunciata formalmente ma non accompagnata da un sostegno capace di renderla reale ed effettiva, né sul versante della istruzione e formazione professionale, che risulta ancora disomogenea quanto alla sua distribuzione sul territorio e precaria nelle risorse». «Mentre è vero che quasi tutte le scuole cattoliche sono paritarie, non è vero che tutte le scuole paritarie sono cattoliche», si precisa nel testo, ricordando che «è soprattutto la scuola cattolica a battersi da anni per rendere effettiva nel nostro Paese una reale cultura della parità», che metta in condizione i genitori di «scegliere senza condizionamenti il percorso di studi e la scuola reputati migliori». Tra gli ostacoli alla reale parità, la Cei cita il non adeguato finanziamento delle scuole paritarie, che ha portato alla chiusura di molte scuole cattoliche, soprattutto dell'infanzia, che da sole rappresentano quasi i tre quarti del totale. «Fino a tanto che la legislazione italiana sulla parità non avrà ottenuto il suo completamento anche sul piano del suo finanziamento, a una parità nominale affermata non corrisponderà mai una parità nei fatti», osservano i Vescovi che lamentano la costante e progressiva erosione del numero delle scuole cattoliche, soprattutto di quelle materne. A proposito della formazione lavorativa nelle scuole cristiane, il documento precisa: «Di pari passo con l’attitudine professionale e la qualità spirituale dell’insegnante di scuola cattolica si dovrà anche considerare la sua oggettiva testimonianza di vita. Non è difficile, specialmente al giorno d’oggi, imbattersi nei casi di insegnanti implicati in situazioni personali critiche, comportanti una minore adesione alla vita della comunità cristiana. Non c’è dubbio che in tali casi si debba come prima cosa dar luogo al prudente discernimento di ogni singola situazione, nella consapevolezza della rischiosità del giudicare – per il quale esiste addirittura un divieto IRINEWS 1 ottobre 2014 evangelico – ma anche delle responsabilità incombenti sull’autorità scolastica per quanto concerne il diritto alla salvaguardia morale degli alunni e dei loro familiari. Toccherà alle autorità della scuola trovare i modi di non far mancare a chi è in difficoltà la vicinanza della comunità cristiana senza tuttavia derogare al dovere di assicurare alla comunità scolastica la validità reale del suo progetto educativo. L’allontanamento di un insegnante dalla scuola, insopportabile per se stesso, può essere unicamente e dolorosamente imposto – nel rispetto della normativa civile e canonica e sempre coniugando cristianamente verità e carità – come provvedimento estremo dal bene prioritario degli alunni». Sull’insegnamento della religione cattolica, la nota dice: «È dimensione qualificante del progetto educativo di una scuola cattolica. Per questo motivo tale insegnamento non può essere assente, né è lecito pensare che possa essere sostituito dall’orientamento cristiano di tutta l’attività educativa della scuola. La specifica identità scolastica di questo insegnamento costituisce al contrario un contributo quanto mai idoneo all’avvio di una riflessione culturalmente strutturata, oltre che sul fenomeno religioso, sull’incidenza anche culturale della fede cattolica nella vita delle persone e nella storia della nostra civiltà. In questo senso l’insegnamento della religione cattolica deve essere fatto oggetto di particolare attenzione nella programmazione degli insegnamenti delle scuole cattoliche; sarà anzi opportuno che la quota oraria riservata a questo insegnamento venga in essi potenziata, a dimostrazione tangibile del valore della cultura religiosa». «Le dimensioni del sistema di scuola cattolica, che coinvolge in Italia poco meno di un milione di alunni, non possono far parlare di un'esperienza accessoria o marginale», scrivono i Vescovi invitando a «superare qualche diffuso pregiudizio». «La scuola cattolica affermano - non è propriamente parlando un'istituzione educativa confessionale o di parte, poiché si pone per suo statuto al servizio di tutti e accoglie tutti, con obiettivo primario di curare l'educazione della persona e promuoverne la crescita libera e umanamente completa». In questa prospettiva, «l'adesione al progetto educativo della scuola cattolica - come previsto espressamente dalla legislazione statale - non potrà mai essere motivo di esclusione per alcuno o all'ostacolo all'accoglienza di chi guarda a essa con simpatia». Al contrario, «dialogo e apertura saranno regola fondamentale dei rapporti tra e con gli alunni e tra e con le famiglie che vengono a farne parte, quali che siano le loro appartenenze culturali e religiose». 30 Luglio 2014 http://www.lastampa.it/2014/07/30/ esteri/vatican-insider/it/cei-la-scuola-cattolica-soffre-perl a - d i s a t t e n z i o n e - d e l l o - s t a t o Uwn5WeH7sQdufGQiGUfbTM/pagina.html Andrea Bocconi: la scuola, le religioni e il sacro La scuola, complice la fine delle vacanze, è su tutti i giornali, e non solo per le riforme annunciate, ancora molto vaghe: su ilfattoquotidiano.it si raccolgono testimonianze sugli istituti scolastici che hanno bisogno di cure; Valerio Magrelli su La Repubblica scrive dell’importanza di tornare ai classici, sia pure con l’ausilio delle nuove tecnologie; Micromega dedica un numero monografico all’educazione, e così il prossimo di Mente e cervello, mensile di psicologia e neuroscienze, dedicato all’apprendimento. Su Sette de il Corriere della sera la copertina mostra una studentessa sorridente e titola: “Studiare senza fine di lucro”, c’è una bella intervista a Nuccio Ordine, autore di “L’utilità dell’inutile”, in cui si sostiene il valore formativo disgiunto dalla rincorsa del mercato, su cui si è sempre in ritardo. Studiare ciò che ci piace è spesso più utile di studiare ciò che sembra utile. Forse ci stiamo davvero interrogando sull’importanza della scuola, su una progettazione a lungo termine di chi vogliamo essere, in un mondo che non tornerà ad essere quello di prima. Ma cosa è essenziale e non viene studiato, né riconosciuto ? Il sacro, e lo dico da laico. Troppo spesso il sacro viene delegato e relegato nell’insegnamento della religione. Il terreno è scivoloso: racconto un episodio accaduto a mia nipote, in una scuola media di Arezzo: “l’insegnante di religione ha detto che non bisognava acquistare cd dai marocchini, perché si finanziavano le altre religioni e noi dobbiamo finanziare solo la nostra…”. E’ chiaro che la paranoica stupidità non si può evitare completamente e questo è un caso limite, ma integralismi e indottrinamenti sono sempre possibili quando vi è una visione settaria dell’esperienza religiosa e manca il rispetto per l’altro. Eppure penso che quest’ora di religione, abbastanza negletta quando non vi siano insegnanti carismatici, e ve ne sono, sarebbe fondamentale, perché fondamentale è l’esperienza del sacro, ed è presente in tutte le culture, come hanno dimostrato gli antropologi. Bisognerebbe forse parlare non solo di religione ma di spiritualità e partire da ciò che è sacro per ciascuno. Esplorare quali sono i valori fondanti dell’individuo e della cultura in cui viviamo: che cosa è irrinunciabile per ciascuno di noi, che cosa è veramente importante? Possiamo rileggere le prescrizioni delle varie religioni per capire cosa difendono. Cercare di capire cosa significa per noi oggi amore, libertà, rispetto della vita. Leggere le esperienze dei mistici, che si somigliano tutte, che si tratti di santi cristiani, musulmani, induisti, ebrei etc. Vi è in tutte il senso della connessione con la natura e con tutti gli esseri, un senso che al di là delle apparenze e delle tragedie c’è nell’universo una “luce intellettual piena d’amore“. E che queste esperienze in qualche momento della vita, le abbiamo tutti. I bambini ricordano e raccontano bene questi momenti di incantamento, se solo li ascoltiamo. Lo psicologo Maslow le chiamava esperienze delle vette, ne ha scritto benissimo Piero Ferrucci: momenti di armonia profonda, di gioia ineffabile, di connessione. Sono un territorio troppo importante, forse il più importante, per lasciarlo controllare in esclusiva da una religione. E forse potrebbero essere incontrate in qualsiasi disciplina. Se poniamo agli studenti questi interrogativi, resteremo sorpresi dalla voglia di discutere di temi esistenziali, dei grandi perché così tipici dell’adolescenza. Lo testimonia un insegnante di scuola media, Stefano Viviani, in un libretto interessante, L’intelligenza in/attesa. Meglio “perdere tempo” con queste domande che trovano spazio e dignità in ogni materia, che con il programma seguito (?) svogliatamente. “Al diavolo il tesoro. Prua verso il mare !”. Ce lo dice Stevenson. 8 Settembre 2014 http://www.ilfattoquotidiano.it/ 2014/09/08/scuola-lora-di-religione-leducazione-e-ilsacro/1114235/ IRINEWS 1 ottobre 2014 MICROMEGA 6/2014: “UN’ALTRA SCUOLA È POSSIBILE: LAICA, REPUBBLICANA, EGUALITARIA, DI ECCELLENZA” Da giovedì 4 settembre è in edicola e su iPad il nuovo numero di MicroMega, interamente dedicato alla scuola e intitolato “Un'altra scuola è possibile: laica, repubblicana, egualitaria, di eccellenza”. Idea centrale del volume è quella per cui la scuola, pubblica e laica, è ad un tempo fondamento della democrazia e luogo di trasmissione dei saperi e di preparazione alle professionalità. In linea con quest'impostazione, l'articolo di Pasi Sahlberg, che apre il numero, spiega nel dettaglio i risultati raggiunti negli ultimi trent'anni dal sistema scolastico finlandese, un vero e proprio modello quanto a capacità di coniugare eguaglianza ed eccellenza. Del resto, di rimozione degli ostacoli di ordine sociale che limitano di fatto l'eguaglianza dei cittadini è la stessa Costituzione repubblicana a parlare, come fa notare il “maestro di strada” ed ex Sottosegretario all'Istruzione Marco Rossi-Doria, che illustra ai lettori di MicroMega la sua battaglia decennale contro il fallimento formativo, condotta in Italia e all'estero nello spirito della nostra carta fondamentale e della lezione di don Lorenzo Milani. A seguire, la sezione didattica del numero cerca di mostrare come “scuola” non debba per forza essere sinonimo di “noia”: a scuola bisogna divertirsi. La storia, la letteratura, la filosofia, persino il latino possono essere appassionanti. Per non parlare ovviamente delle scienze, che si presterebbero a mille forme di sperimentazioni, della storia dell’arte, da ‘vivere’ sul territorio oltre che da studiare sui libri, e della musica, inspiegabilmente assente da tutti i curricula. E invece gli studenti sono inchiodati al tedio di una didattica stantia e pedante, che fa perdere il gusto di a n d a r e a s c u o l a . M i c h e l a M a y e r e G i o r g i o Parisi (scienze), Angelo d’Orsi (storia), Giovanni Fornero (filosofia), Nicola Piovani (musica), Piergiorgio Odifreddi (logica), Valerio Magrelli (classici della letteratura), Tomaso Montanari (storia dell'arte), Paolo Zellini (matematica), Luigi Miraglia (latino) e Telmo Pievani (darwinismo) forniscono degli spunti per cambiare il modo di insegnare e rendere l’apprendimento appassionante e, dunque, efficace. La scuola, tuttavia, oltre che luogo di trasmissione dei saperi è anche il vero e proprio fondamento della democrazia. L'ethos democratico e repubblicano non può che fondarsi infatti su una sorta di illuminismo di massa, sulle capacità di discernimento e di argomentazione di quei cittadini la cui testa vale un voto. Il carattere laico dell'istituzione scolastica e dell'istruzione che vi viene impartita diventa pertanto imprescindibile, eppure, come mostra Adele Orioli, nel nostro paese esso è costantemente sotto attacco a causa delle tante ingerenze della Chiesa cattolica nella scuola italiana. Del resto, sostiene Valerio Gigante, è la stessa sottrazione di ore al nor male curricolo scolastico rappresentata dall'insegnamento della religione cattolica a costituire una profonda anomalia, resa possibile ormai decenni fa dal Concordato di mussoliniana memoria. Allo stesso tempo, è cattolica la maggior parte delle scuole private, elevate al rango di “paritarie” dalla sciagurata legge voluta dall’allora ministro Berlinguer: una distorsione sia sotto il profilo costituzionale sia sotto quello economico, come spiega Marina Boscaino, mentre, in chiusura del blocco su scuola e laicità, Ilaria Donatio mostra come la cappa clerical-conservatrice che incombe sulla scuola italiana impedisca ad esempio l’introduzione di un’educazione sessuale precoce e completa fra le materie curricolari, sull'esempio di quanto avviene in altri paesi europei. Completa il volume l'importante testo inedito di un grande filosofo ed educatore quale John Dewey, “Esperienza e natura vent'anni dopo”, presentato da Dario Cecchi. ! ! IL SOMMARIO NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO Pasi Sahlberg - Il modello Finlandia: eguaglianza ed eccellenza La Finlandia è al top mondiale per livello di istruzione della popolazione. Trent’anni fa non era così. Lo straordinario successo, nel giro di una generazione, dimostra che, per creare una nazione in grado di competere nell’economia globalizzata e della conoscenza, il suo sistema scolastico deve essere pubblico e gestito all’insegna della più radicale eguaglianza e assenza di competizione. ICEBERG 1 - in classe Michela Mayer e Giorgio Parisi - Appassionare alla scienza Viviamo in una società fondata su scienza e tecnologia. La scienza, è il caso di dirlo, ci circonda. Eppure, i programmi scolastici delle materie scientifiche rimangono gli stessi di cinquant’anni fa. Perché l’insegnamento della scienza possa acquistare un senso occorre invece fare delle scelte, metodologiche e di contenuto, che rompano rispetto alla tradizione e che consentano innanzitutto di far assaporare agli studenti ‘il gusto di fare scienza’. IRINEWS 1 ottobre 2014 Angelo d’Orsi - Come insegnare la storia Si sa, ai bambini piacciono le storie. E allora perché non dovrebbero appassionarsi alla storia, che non è altro che un insieme di innumerevoli storie, racconti di vita appassionanti, veri e propri frammenti della grande commedia umana. Il passato, benché ‘dato’, non appartiene al regno della necessità, bensì della possibilità perché è il risultato della combinazione di tre ingredienti fondamentali: libertà di scelta degli individui, contesti nei quali vivono e l’imprevedibile intervento del caso. Conoscere la storia vuol dire anche capire che le cose possono sempre andare in un altro modo. curioso, visto che si tratta della ‘scienza del ragionamento’, quella che consente di capire cosa dicono gli altri e di farsi capire senza fraintendimenti, dunque propedeutica a qualunque altra cosa. Oggi invece la logica, da un lato, è roba da specialisti – filosofi, matematici, informatici – e, dall’altro, viene ridotta a retorica da chi – politici e pubblicitari – sfrutta le sue regole per ingannare l’altro. Imparare la logica fin da bambini può essere un ottimo modo per non cascare nelle trappole. Valerio Magrelli - Appassionare ai classici I classici, finalmente, non sono più l’‘autorità’, e questo consente di avvicinarsi ai giganti della letteratura con maggiore libertà e senza soggezione, per ritrovare l’elemento vivifico ed energetico dell’ascolto. E accanto ai grandi classici, bisognerebbe sempre lasciare un margine per far circolare anche dei ‘minori’, che magari in altre epoche si rivelano altrettanto grandi. Giovanni Fornero (con la collaborazione di Giancarlo Burghi) - Insegnare la filosofia oggi Si può fare a meno della filosofia, come pensano molti pseudoriformatori della scuola italiana che ne riducono costantemente le ore? In realtà, la filosofia è imprescindibile e la vera alternativa non è tra fare o non fare filosofia, ma tra fare filosofia in modo inconsapevole e irriflesso o farla in modo consapevole e critico. Alcuni esempi di come, partendo da fatti di cronaca, si possa risalire alle questioni e agli autori fondamentali del pensiero filosofico, mostrando agli studenti la straordinaria attualità dei grandi classici. Tomaso Montanari - Il dovere costituzionale di conoscere la storia dell’arte Considerata la Cenerentola delle materie umanistiche, la storia dell’arte è stata persino cancellata (epoca Gelmini) da alcune scuole tecniche e professionali (in indirizzi come grafica, moda, turismo!). E questo spiega bene il sacco del paesaggio e del patrimonio artistico a cui è sottoposto sistematicamente il nostro paese. Mentre l’insegnamento della storia dell’arte potrebbe contribuire in maniera determinante alla formazione di cittadini consapevoli del valore del proprio passato e responsabili del proprio futuro. Nicola Piovani - Musica, maestro! Secondo le neuroscienze, memorizzare una musica è un processo precorticale che si sviluppa nei bambini prima dell’apprendimento logico. Una mente che memorizza nella prima infanzia Giro giro tondo può nello stesso momento cominciare a familiarizzare con le Romanze senza parole di Mendelssohn. Per questo è necessario che l’educazione musicale, e soprattutto quella all’ascolto musicale, inizi sin dall’asilo. Paolo Zellini - Come insegnare la matematica C’è una diffusa tendenza ad appiattire il calcolo matematico in una serie di regole senza pensiero. Si punta sull’efficienza della loro esecuzione, sorvolando sui significati, sulle motivazioni originarie e sulle possibili implicazioni, teoriche e applicative, per la scienza più avanzata. Eppure rendere la matematica meno misteriosa è possibile, per esempio sfruttando il virtuoso circolo con la geometria, che permette letteralmente di ‘vedere’ quel che sta dietro e dentro le formule matematiche. Luigi Miraglia - Insegnare il latino come l’inglese Lo studio del latino che viene proposto agli studenti delle scuole italiane è per lo più metalinguistico e tedioso, ispirato da un metodo ‘traduttivo’. A quest’ultimo va opposto invece un metodo ‘induttivo’ e attivo, che consenta di familiarizzare con la lingua, semplicemente, usandola: ascoltandola, leggendola, scrivendola, parlandola. Come per ogni lingua. Piergiorgio Odifreddi - A scuola di logica La logica è la grande assente della scuola italiana. Fatto Telmo Pievani - Darwin fin da piccoli L’evoluzione è una bellissima storia, e come tutte le storie si presta benissimo a essere raccontata e insegnata nelle scuole, fin dai primissimi anni. Certo, “bisogna imparare a raccontarla ai bambini evitando le trappole giornalistiche della linearità, della presunta crescita inevitabile della complessità e dell’intelligenza, del prog ressivo perfezionamento, degli ‘anelli mancanti’, della grande IRINEWS 1 ottobre 2014 catena dell’essere e della scala naturae. Al loro posto devono entrare in classe pur sempre storie, ma diverse, più consone ai dati scientifici aggiornati: storie di diversità, di ramificazioni, di possibilità alternative, di svolte contingenti, di casualità, di opportunità colte al volo, di imperfezione, di accidenti ambientali e di novità evolutive”. Patti lateranensi d’epoca fascista e che, nonostante la crescente secolarizzazione della società italiana, permane pressoché intatto ancora oggi Ilaria Donatio - L’educazione sessuale in Europa Dalla pionieristica Svezia, primo paese a renderne obbligatorio l'insegnamento, alla Danimarca, in cui le scuole sono libere di invitare prostitute e omosessuali, passando per l’Olanda, in cui se ne comincia a parlare già a quattro anni, e la Francia, dove si trova sotto l’attacco della destra, l’educazione sessuale a scuola assume forme diverse a seconda del contesto in cui si inserisce. Fino a essere fortemente ostacolata nei paesi – come l'Italia – in cui le Chiese esercitano una forte ingerenza nella vita politica e sociale. SAGGIO Marco Rossi-Doria - La scuola abbandonata Un maestro elementare ed educatore sociale, già sottosegretario all’Istruzione, riflette, dati alla mano, sul problema del ‘fallimento formativo’. Nel solco di due grandi lezioni: quella di don Lorenzo Milani, che sosteneva che “il principale problema della scuola italiana sono i ragazzi che perde”, e quella della nostra Carta fondamentale, per la quale “è compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana”. ICEBERG 2 - pubblica e laica Adele Orioli - Il Vaticano e la scuola: ‘cosa nostra’ Tante e di vario tipo sono le forme che assume l’ingerenza clericale nella scuola pubblica italiana, anche prescindendo dalla questione principale, quella dell’ora di religione. Dal crocifisso che campeggia nella maggior parte delle aule scolastiche alle messe e preghiere durante l’orario di lezione, passando per le visite pastorali e le gite d’intere scolaresche presso famosi santuari, l’elenco è lungo e lascia l’amaro in bocca a coloro che hanno a cuore il principio della laicità delle istituzioni repubblicane. Marina Boscaino - Senza oneri per lo Stato: la beffa (la scuola pubblica o è statale o non è) Il concetto di scuola ‘paritaria’ è una contraddizione in termini: la scuola pubblica deve garantire a tutti un’istruzione democratica e pluralista, cosa che per sua natura una scuola privata – che ha un proprio progetto culturale orientato in senso confessionale, politico o più genericamente ideologico – non può garantire. Per non parlare poi del vergognoso – e molto diffuso – fenomeno dei diplomifici foraggiati dallo Stato. Valerio Gigante - Nominati dal vescovo pagati dallo Stato ovvero l’ora di religione Cattolica. Da decenni lo Stato italiano ha per così dire ‘appaltato’ un’ora dell’insegnamento scolastico alla Chiesa cattolica: è quest’ultima, infatti, tramite il vescovo diocesano, a designare e ‘controllare’ gli insegnanti di religione cattolica, che tuttavia vengono assunti e pagati dallo Stato. E possono passare poi ad altra materia, senza concorso. Un affronto alla laicità delle istituzioni che ha origine nei INEDITO John Dewey - Esperienza e natura vent’anni dopo (presentazione di Dario Cecchi ) Alla fine degli anni Quaranta viene chiesto a John Dewey di scrivere una nuova introduzione a una delle sue maggiori opere, Esperienza e natura, scritta vent’anni prima. Il filosofo statunitense inizia la scrittura di questa Re-introduction, testo che rimane incompiuto, in cui manifesta l’esigenza di ripensare quello che è forse il suo concetto centrale, quello di esperienza, in una direzione meno ‘naturalistica’ e più attenta alle ricadute storiche ed etico-politiche. ! 27 Agosto2014 http://temi.repubblica.it/micromegaonline/micromega-62014-%E2%80%9Cunaltra-scuola-epossibile-laica-repubblicana-egualitaria-di-eccellenza %E2%80%9D-il-sommario-del-nuovo-numero-in-edicolada-giovedi-4-settembre/ !! IRINEWS 1 ottobre 2014 Proposte, innovazione, sperimentazione Gli sviluppi del progetto di ricerca “À table avec les religions”. E. Messina “Se si vuole indagare il vasto campo dei simboli e delle rappresentazioni culturali che hanno a che fare con le abitudini alimentari degli uomini, si dovrà accettare il fatto che per la maggior parte esse rientrano in un tipo di coerenza ampiamente innotivata”. Così l’antropologo francese C. Fishler si esprimeva nel non troppo lontano 1981, sottolineando come il cibo e le annesse modalità di consumo altro non fossero se non accidenti della storia, in grado di comunicare dei simboli, basati su valori essenzialmente infondati. Diciotto mesi dopo l’apertura del progetto di ricerca “À Table avec les religions”, coordinato da Maria Chiara Giorda le risposte a simili affermazioni sono numerose, variegate e completamente opposte. La ricerca, sostenuta dalla Fondazione Benvenuti in Italia, grazie al sostegno della Foundation Charles Léopold Mayer pour les Progrés de l’Homme e in collaborazione con il Consorzio Risteco, si è concentrata sulle tradizioni religiose che regolano e determinano il consumo del cibo, a casa e a scuola. Il report conclusivo del primo anno e mezzo di ricerca che si concentra sulla particolare realtà delle città di Roma, Torino e Zaragoza, racconta come le regole religiose in materia di abitudini alimentari rappresentino tuttora un insieme di valide ragioni utili all’analisi del consumo del cibo. Più precisamente, l’equipe di ricerca del progetto composta da Elena Messina, antropologa e Luca Bossi, sociologo, ha esaminato quanto di quelle regole religiose che regolano i modelli alimentari propri di ogni tradizione culturale costituisca ancora un’imprescindibile regola di vita. La ricerca si è concentrata sulle mense scolastiche ed ha coinvolto bambini, genitori, presidi ed insegnanti. L’avant propos che ha guidato lo svolgimento del lavoro si basava su una semplice domanda: se è vero che l’offerta dei menu scolastici risponde direttamente ai bisogni di un’utenza, cosa accade quando tale utenza cambia repentinamente, divenendo sempre più variegata, multiculturale e pluralista? Le istituzioni educative sono oggi in grado di fare fronte ai bisogni ed alle necessità alimentari e religiose di ognuno dei propri studenti? Per quanto molto si sia fatto e tuttora si faccia, per quanto la città di Torino abbia promosso numerose buone pratiche che segnalano una assoluta sensibilità da parte delle amministrazioni comunali rispetto alla questione, molto resta ancora da fare. La prima parte della ricerca si conclude provocatoriamente con la proposta di un menu multiculturale e multi-religioso, costruito in collaborazione con Sara Casiraghi, gastronoma e Paola Durelli dietista del SSvD di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AO San Giovanni Bosco, che prevede la somministrazione di cibi religiosi e corrispondenti alle tradizioni religiose e culturali di cui la nuova utenza scolastica è rappresentante. Il menu verrà somministrato in numerosi plessi scolastici delle città in esame anche se per brevi periodi. L’Università di Scienze Gastronomiche dell’Università della città di Pollenzo si è resa promotrice del progetto mettendo a disposizione le proprie cucine e i propri chef, nel corso della cena che si terrà Lunedì 20 Ottobre, all’interno della prestigiosa sede di Slow Food. Infine, il lavoro svolto sinora ha posto le basi per l’ampliamento della ricerca condotta e il coinvolgimento di numerose altre scuole europee. Lo studio del cibo come primaria rappresentazione delle singole tradizioni culturali è l’unico mezzo per la promozione di una reale cultura del cibo. ! IRINEWS 1 ottobre 2014 Biblioteca ! F. Candido Arrigoni Giampiera, Consonni Claudio, Però Anna (a cura di), Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane. Atti del convegno di Milano 18-19 marzo 2013, Sestante Edizioni, Bergamo 2014. ! Il lavoro curato da Arrigoni, Consonni e Però è destinato a imporsi come punto di riferimento nell’ambito dell’intricatissimo dibattito sul ruolo delle religioni all’interno della scuola pubblica italiana. Il volume raccoglie i contributi di un importante convegno tenutosi presso l’Università degli Studi di Milano il 18 e il 19 Marzo 2013. Tale incontro, dal titolo “Proposte per l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole italiane”, potrebbe oggi essere definito un “luogo” che materialmente si è rivelato capace di accogliere – contemporaneamente – storici, sociologi e studiosi, esperti di differenti tradizioni religiose e provenienti da Università e da Centri di ricerca disparati. I relatori, a partire da un’accurata analisi della disciplina storico-critica dedicata alle religioni, che in Italia vanta come padre-fondatore Raffaele Pettazzoni e come illustri continuatori, tra gli altri, Angelo Brelich, Ugo Bianchi e Dario Sabatucci, hanno dato vita ad un intenso e proficuo scambio di riflessioni e di proposte pratiche in merito all’ormai tanto attuale quanto spinosa tematica relativa all’insegnamento delle religioni in Italia. Dal punto di vista metodologico, lo spirito di questa pubblicazione è molto stimolante. I contributi, nella loro diversità, partono tutti dal medesimo presupposto pedagogico, ossia quello per cui la scuola è interpretata come lo spazio in cui il cittadino cresce e matura non semplicemente il suo bagaglio di nozionismi e conoscenze ma soprattutto l’uso critico e libero del proprio pensiero. In questa dialettica in cui sapere e crescita dell’alunno si mescolano in modo paritetico coinvolgendo non solo la sfera delle emozioni ma anche quella relazionale e dello stare al mondo, le religioni – da come si evince da questo libro - giocano un ruolo cruciale soprattutto nel mondo che oggi è diventato multiculturale. Le religioni, tra i banchi di scuola così come tra i banchi del mercato, insegnano la ricchezza della diversità in mondo che tende sempre di più all’uniformizzazione e al monocromatismo, diventano il pretesto per “mettersi in gioco” e per comprendere quel che definiamo alterità e, al contempo, per ri-discutere quello che crediamo identità. Segnaliamo, inoltre, all’interno del presente volume il saggio di Mariachiara Giorda, dedicato ad un’analisi storica dei principali momenti relativi alla questione dell’insegnamento delle religioni nelle scuole in Italia. !! !! !! !! Willaime Jean-Paul (ed.), Le défi de l’enseignement des faits religieux à l’école, réponses européenne et québécoises, Riveneuve Ed., Coll. « Actes Academiques » 2014. ! J.-P. Willaime, direttore di studio dell’École pratique des hautes études ed ex responsabile dell’IESR (Institut européen en sciences des religions), è il curatore del volume che raccoglie gli interventi pronunciati durante l’incontro organizzato dal CIEP (Centre international d’études pédagogiques) dal titolo École et enseignement des faits religieux en Europe : objectifs et programmes (Sèvres, 20-22 Settembre 2012). L’incontro, organizzato sotto la direzione di Isabelle Saint-Martin, ha riunito esperti provenienti dalla Francia, dalla Spagna, dalla Danimarca, dalla Germania, dalla Svizzera, dalle Fiandre, dal Belgio, favorendo così la possibilità di creare dei ponti di scambio e di confronto sull’insegnamento delle religioni e sul dibattito inerente a tale tematica nei differenti paesi rappresentati dai numerosi esperti. Si segnala in modo particolare l’approfondita analisi dedicata all’insegnamento di “Etica e cultura religiosa” (Éthique et culture religieuse) in sperimentazione nel Québec. La raccolta dei contributi riflette la medesima impostazione dell’incontro e si presenta pertanto suddivisa in quattro macro-tematiche: “i corsi di religioni per tutti”, “i corsi confessionali di religione”, “l’esperienza quebbecchese”, “laicità e insegnamento dei fatti religiosi in Francia”. !! !! ! IRINEWS 1 ottobre 2014 Chizzoniti Antonio (ed.), Religione e autonomie locali. La tutela della libertà religiosa nei territori di Cremona, Lodi e Piacenza, Libellula Edizioni Tricase (Le) 2014, Collana e-Reprint Nuovi studi di diritto ecclesiastico e canonico, Nuovi Itinerari, n. 6. Fo n t e : ( h t t p : / / w w w. o l i r. i t / l i b r i / i n d e x . p h p ? autore=5&libro=512). L’interagire del “territorio” con le complesse condizioni di fedele/cittadino e cittadino/fedele scandisce il quotidiano essere della religione nella società. E’ possibile immaginare un modello decentrato di gestione delle esigenze religiose sul territorio da affiancare al più tradizione sistema di collaborazione tra stato e confessioni religiose? Normativa unilaterale, azione amministrativa, ma anche forme meno istituzionalizzate di collaborazione delle istituzioni religiose con le amministrazioni (soprattutto locali) e di partecipazione di tutti gli stakeholder, attraverso innovative forme di coinvolgimento, potrebbero essere le modalità attraverso cui porre al centro dell’attenzione le esigenze religiose del cittadino nella quotidiana presenza sul territorio. Per verificare la portata di questi interrogativi è stata sviluppata una ricerca attraverso l’individuazione pratica delle materie toccate dai provvedimenti amministrativi locali (edilizia di culto, cimiteri e sepolture, simboli religiosi e festività, ordine pubblico e sicurezza, alimentazione, oratori e servizi alla persona), dei soggetti pubblici, privati e confessionali coinvolti e degli strumenti politico-giuridici utilizzati da un consistente numero di c o mu n i d i t r e p r o v i n c e c o n fi n a n t i (Piacenza, Lodi e Cremona) poste a cavallo di Lombardia ed Emilia Romagna, i cui risultati sono raccolti in questo volume. Il volume raccoglie scritti di: Isabella Bolgiani (Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Milano); Antonio G. Chizzoniti (Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza); Nicola Fiorita (Università della Calabria); Anna Gianfreda (Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza); Daniela Milani (Università degli studi di Milano); Samuele Uttini (Università degli studi di Milano) ! Del Bò Cor rado, La neutralità necessaria. Liberalismo e religione nell'età del pluralismo, Edizioni ETS, Milano 2014. ! ( Fo n t e : h t t p : / / w w w. o l i r. i t / l i b r i / i n d e x . p h p ? autore=353&libro=513). All’interno delle società democratiche liberali, l’esistenza di una pluralità di dottrine religiose, tra loro in disaccordo o addirittura in aperto conflitto, rischia di minare i presupposti della convivenza civile. La neutralità, intesa come richiesta rivolta ai poteri pubblici affinché si astengano dal favorire o dallo sfavorire una o più d’una delle diverse dottrine, è una possibile risposta a questo problema. La neutralità consente infatti di tracciare le condizioni teoriche in grado di garantire una coesistenza pacifica tra queste dottrine, e di farlo su basi che non consistano nei meri rapporti di forza o nella capacità di minaccia di ciascuna, bensì alla luce di un qualche tipo di giustificazione morale. La tesi che questo libro cerca di difendere è dunque che la neutralità è un’idea concettualmente solida ed eticamente plausibile, attraverso la quale trattare sia la questione della definizione dello spazio che può essere concesso alle credenze individuali o di gruppo nelle democrazie liberali multiculturali, sia più in generale le numerose questioni che sono oggi sollevate dal pluralismo come fatto che ha valore. In questo modo, tramite questa idea, diventa altresì possibile delineare e difendere uno specifico modello normativo, il neutralismo liberale, che costituisce un’articolazione coerente e persuasiva dei metodi, dei presupposti e dei valori del liberalismo, n o n c h é un’efficace teoria esplicativa di che cosa significhi essere liberali. !! Ostinelli Marcello, G a l e t t a Fr a n c e s c o, Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica, SUPSI-DFA, 2014. ! Il volume raccoglie i risultati del rapporto SUPSI su “Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica”, progetto di sperimentazione dell'insegnamento di Storia delle religioni effettuato in sei sedi della scuola media del Canton Ticino. La prima sezione affronta in maniera analitica la metodologia adoperata e la presentazione del contesto in cui tale progetto è stato declinato. La seconda parte è dedicata ad una vera e propria presentazione dello svolgimento dei laboratori, tenendo presente sia il punto di vista degli studenti-utenti che quello degli operatoridocenti. Questo lavoro di ricerca, concentrato sull’analisi di un preciso contesto geografico (il Canton Ticino), insiste molto sul concetto di “neutralità” degli insegnamenti all’interno della scuola pubblica. Tale questione merita senz’altro un ampio dibattito: in effetti, cosa significa IRINEWS 1 ottobre 2014 “insegnamento neutrale”? Tuttavia, a parte un utilizzo frettoloso di questa categoria (che senz’altro merita una precisa e serrata analisi), i ricercatori dell’USI segnano il tracciato anche per un confronto su quelli che vengono definiti “modello unico”, “modello misto” e “modello del doppio binario” nell’ambito dell’insegnamento del fatto religioso nelle scuole pubbliche. Secondo Ostinelli e Galetta, in definitiva, sarebbe necessario istituire come insegnamento obbligatorio per tutti gli allievi delle scuole medie la “Storia delle religioni”. L’ora di religione offerta dalla Chiesa cattolica e dalla Chiesa evangelica, invece, potrebbe configurarsi come un insegnamento opzionale e complementare a quello di “Storia delle religioni”. ! www.worldreligiondatabase.org. Segnaliamo questa pagina web, curata da Todd. M. Johnson e da Brian J. Grin e nata sotto il patrocinio e il sostegno della Boston University, di Brill e di Cura. Questo utile strumento on-line raccoglie dettagliate statistiche relative alle affiliazioni religiose in ogni paese del mondo (censimenti, statistiche, indagini) coprendo un arco temporale che parte dal 1900 e si spinge, per le questioni relative alle previsioni, fino al 2050. !! Si segnalano inoltre: Ta c c o n i G i u s e p p e, « Po s s i b i l i t à e l i m i t i dell’insegnamento scolastico della religione in un’Italia secolarizzata e plurale”, in Orientamenti Pedagogici: rivista internazionale di scienza dell’educazione, Vol. 61, 365(2014), pp. 393-412. ! Cano Ruiz Isabel (ed.), La enseñanza de la religión en la escuela pública, Actas del VI Simposio Internacional de Derecho Concordatario, Alcalá de Henares, 16-18 de octubre de 2013, Editorial Comares, S.L., Granada 2014. !! !! !! !! !! !! !! !! !! !! !! !! !! !! Spazio tesi !L. Bossi Tesi!laurea specialistica, Università degli Studi di Torino, 2014 A scuola di laicità. Studi di caso sull'attività alternativa all'Irc e sull'alimentazione nelle mense scolastiche Relatore: prof. Roberto Albano !! Nella cornice di uno studio sulle questioni di laicità e diritto di espressione religiosa che si impongono nello spazio pubblico, sospinte da un crescente pluralismo culturale e religioso e da una sempre più rilevante differenziazione sociale, il lavoro si concentra sulle conseguenze – teoriche e pratiche – dei mutamenti intervenuti nella società italiana con particolare attenzione all’istituzione scolastica intesa tanto come spazio pubblico quanto come agenzia formativa fondamentale per lo sviluppo della persona e del cittadino. La domanda di fondo che ha mosso il lavoro è la seguente: la scuola pubblica e laica, in quanto istituzione dello Stato deputata alla formazione dei giovani futuri cittadini ed in quanto agenzia di promozione dell’integrazione sociale, può dirsi in grado di affrontare le sfide inedite poste dalla mutata composizione demografica (sociale, etnica, linguistica, culturale, religiosa) e da un diffuso analfabetismo religioso, garantendo per un verso i diritti del bambino, dell’adolescente, dei genitori – del cittadino – in materia di libertà di coscienza e di espressione religiosa e, per un altro verso, promuovendo una cultura dell’inclusione, della conoscenza, della comprensione del pluralismo delle differenze entro un comune sistema simbolico? A questa domanda fondamentale se ne può aggiungere una seconda più generale: quale rapporto deve instaurarsi tra lo Stato italiano e le religioni, tra l’amministrazione pubblica ed i cittadini o le comunità religiose? La presenza, la visibilità pubblica delle religioni rappresenta un ostacolo per la piena realizzazione della laicità dello Stato, tale per cui si renda necessario il contenimento dell’espressione religiosa entro il contesto privato dei cittadini? È corretto, o meglio ancora, è adeguato individuare – come sin qui si è fatto – nel rapporto privilegiato con la confessione storicamente maggioritaria il meccanismo sufficiente all’integrazione sociale nella separazione delle sfere statale e religiosa? È possibile che non l’oblio ma la valorizzazione della conoscenza sulle religioni (al plurale), in quanto fenomeni culturali e sociali, diventi strumento per una formazione civile al rispetto ed al riconoscimento della differenza entro un comune sistema simbolico che ponga al centro i valori di cittadinanza, senza con ciò mettere a rischio l’integrazione sociale, l’unità morale del Paese – ammesso che questa esista? L’ampio ambito della scuola pubblica italiana è stato considerato a partire da due contesti specifici, entro i quali le sfide poste dal crescente pluralismo culturale e religioso si impongono con particolare rilevanza: da un lato l’insegnamento della religione e delle sue alternative a scuola, che in Italia si configura anzitutto come IRINEWS 1 ottobre 2014 insegnamento confessionale del cattolicesimo; da un altro lato la mensa scolastica, intesa come luogo d’incontro, confronto, condivisione e come momento fondamentale del più complesso progetto pedagogico garantito dall’istituzione pubblica. Assunti quali casi-studio, sono stati analizzati entro il contesto territoriale della città di Torino e della sua prima cintura, con un focus particolare sulla scuola secondaria di secondo grado nel caso dell’insegnamento della religione, sulla scuola primaria nel caso delle mense scolastiche. Tale scelta è stata operata sulla base di un criterio di maggiore attinenza: la scuola secondaria di secondo grado rappresenta la prima occasione offerta agli studenti di decisione autonoma rispetto all’insegnamento religioso, rafforzata da una maggiore consapevolezza del rapporto individuocredenza; la scuola primaria rappresenta il grado d’istruzione entro il quale la mensa acquisisce un carattere particolarmente rilevante, sia per la maggiore presenza delle mense rispetto ad altri gradi, sia per l’importante ruolo di cui è investita nel contribuire alla formazione di gusti e disgusti, abitudini e pratiche quotidiane, conoscenze e competenze in merito all’alimentazione ed agli stili di vita desiderabili. Con l’obiettivo di considerare i termini di un dibattito nazionale, europeo ed internazionale in senso più ampio, il lavoro si è avvalso di diversi strumenti di ricerca: lo studio delle fonti documentali e della letteratura disponibile, la comparazione tra casi-studio e l’analisi di modelli internazionali, l’indagine empirica condotta con metodi quantitativi e qualitativi (survey tramite questionario semistrutturato autosomministrato, osservazione partecipante, focus groups, interviste in profondità). Il lavoro presenta, nel primo capitolo, un excursus storicogiuridico dei cambiamenti apportati nel tempo all’insegnamento della religione a scuola, a partire dai primi decenni del XIX secolo sino ai tempi più recenti. All’inquadramento storico-giuridico fa seguito, nel secondo capitolo, l’inquadramento degli insegnamenti religiosi e delle alternative previste in Europa e in Italia, con una particolare attenzione al rapporto complesso con una realtà differente eppure spesso accomunata a quella italiana quale quella degli Stati Uniti d’America: una rassegna critica delle proposte classificatorie più recenti in materia di insegnamenti europei ed alcune criticità emerse nel tentativo di rilevare le opzioni alternative conducono così all’inquadramento quantitativo del fenomeno e alla mappatura di casi di buone prassi didattiche per l’attività 4 tipi di insegnamento: ! non confessionale confessionale facoltativo o opzionale confessionale obbligatorio, con possibilità di dispensa insegnamento del “fatto religioso” alternativa nell’assenza di programmi unici ministeriali. Il terzo capitolo presenta i risultati dell’indagine qualitativa svolta in alcune scuole secondarie di secondo grado del territorio torinese, concentrandosi in particolare sulle opinioni di studenti, docenti e dirigenti scolastici in merito all’insegnamento della religione cattolica ed alle sue opzioni alternative, con una disamina dei percorsi di scelta, dei punti di forza e di debolezza, delle criticità organizzative emerse ed un focus sulle aspettative registrate in merito. A seguire nel quarto capitolo, il casostudio relativo all’alimentazione nelle mense scolastiche è prima di tutto contestualizzato entro i termini del più ampio progetto di ricerca europeo da cui è scaturito il lavoro. Una necessaria premessa teorica in merito al rapporto tra cibo, culture e religioni anticipa una geografia di casi-studio europei: una rassegna delle iniziative più diffuse nel continente in merito al rispetto dei diritti ed all’educazione al pluralismo attraverso l’alimentazione nelle mense scolastiche. Nel quinto ed ultimo capitolo, l’analisi si concentra sul caso italiano e nello specifico torinese, presentando anzitutto quattro modelli, emersi nel corso dell’indagine, di risposta pubblica alle esigenze alimentari religiosamente orientate dei cittadini corredati da una breve casistica di buone e cattive prassi e dall’illustrazione del servizio mensa torinese. A concludere, la discussione dei risultati dell’indagine quantitativa condotta in alcune scuole primarie della città, con particolare attenzione alla rilevanza ed alla natura del pluralismo nelle scuole selezionate, alle abitudini e alle restrizioni alimentari delle famiglie e alla loro percezione del pluralismo che informa le classi e gli istituti frequentati dai figli. I risultati ottenuti appaiono piuttosto sconfortanti: l’istituzione scolastica italiana risulta attualmente sguarnita degli strumenti essenziali per accogliere le sfide costituite dal crescente pluralismo e dalla differenziazione sociale, garantendo il diritto all’eguaglianza formale e sostanziale dei cittadini indipendentemente dal loro status culturale, etnico, linguistico, religioso e, al contempo, assicurando un programma pedagogico inclusivo e capace di promuovere l’educazione all’alterità, al pluralismo, al riconoscimento nella diversità, intesi – e promossi dalle principali agenzie dell’Unione Europea – come valori fondamentali per il pieno sviluppo della persona e del cittadino, per lo sviluppo di pratiche quotidiani di accoglienza, comprensione, coesione sociale. Il caso-studio dell’insegnamento della religione cattolica e delle sue alternative ha permesso l’emersione di un carattere fortemente discriminatorio: le religioni non sono assunte dalla scuola pubblica come fenomeno socio-culturale rilevante in sé ma piuttosto per la rilevanza della confessione cattolica – del suo impianto etico e simbolico e della sua presunta capacità di interpretare i fatti del mondo – per la tenuta morale della società. Il sistema educativo vigente non offre pari opportunità né a coloro i quali chiedono di avvalersi di un insegnamento confessionale diverso da quello cattolico, né a quanti decidono di non avvalersi dell’insegnamento confessionale optando per alternative di fatto inconsistenti. Tale ineguale IRINEWS 1 ottobre 2014 trattamento non può che riflettersi negativamente tanto sulla concezione di scuola e di Stato quanto sugli sforzi istituzionali nel contrasto al diffuso analfabetismo religioso. Il caso-studio delle mense scolastiche solleva una seconda questione critica: pur garantendo il diritto all’alimentazione secondo coscienza, il modello di mensa scolastica torinese (e più ampiamente italiano) promuove una frammentazione delle culture e delle credenze – delle identità – fondata sullo status confessionis del cittadino, che soprattutto nell’età della socializzazione primaria e del primo sviluppo sociale della persona può rappresentare un’occasione mancata di educazione all’altro, al pluralismo ed alla varietà, alla comprensione delle differenze ed all’integrazione entro una cultura – alimentare ma non solo – innovata e più ricca. !! Nicoletta Capotosti Tesi laurea specialistica, Università Roma La Sapienza, 2014 L'Ora alternativa per l'insegnamento della religione a scuola, tra storia e antropologia. Studio sulle scuole superiori della provincia di Terni Relatrice: Alessandra Ciattini ! In questo intervento presenterò una ricerca realizzata lo scorso anno sulla presenza dell’ora alternativa all’ora di religione nella scuola pubblica secondaria superiore ternana. Il tema si inscrive nel più ampio interrogativo sul ruolo formativo e culturale che la religione ha come oggetto di studio. Tale ruolo, ampiamente riconosciuto dal mondo accademico e sempre più evidente per chi sia attento ai cambiamenti sociali che stanno investendo l’Europa contemporanea, non trova però adeguato riconoscimento nell’istruzione pre-universitaria. Tre fattori si pongono all'origine dell’indagine. In primo luogo la convinzione personale - rafforzata dalla pratica di docente nei licei statali- che un’impostazione confessionale dell’insegnamento religioso contraddica la laicità dell’istruzione, principio al quale lo Stato non dovrebbe rinunciare, dovendo anzi costituire un precetto deontologico basilare dell'educazione. La tematica religiosa dovrebbe altresì essere affrontata secondo una prospettiva scientifica e attraverso gli strumenti epistemologici dell’Antropologia e della Storia delle Religioni. In secondo luogo ritengo il suddetto principio non assicurato dalla mera non-obbligatorietà dell’IRC. In ultimo la constatazione, evidente nel caso italiano, che gli strumenti normativi a garanzia delle pari opportunità tra chi si avvale dell'IRC e chi decida di non avvalersene, non siano adeguatamente utilizzati, con l'esito che quel diritto non è effettivamente tutelato. Quest'ultimo elemento condensa i precedenti nell'indagine sull'ora alternativa all'ora di religione, oggetto privilegiato della trattazione e principale elemento innovativo dello scritto. L'esistenza di questo spazio didattico, infatti - pur risalendo alle circolari attuative del concordato-bis, come conseguenza della non obbligatorietà dell'IRC - è stata sostanzialmente ignorata dalle scuole italiane. Negli ultimi quattro anni, per ragioni anch'esse oggetto della presente ricerca, questo diritto è divenuto centro di un dibattito condotto primariamente dal mondo dell'associazionismo. La scuola chiamata a tutelarlo con l’erogazione dell'attività formativa alternativa, mostra di non avere strumenti adeguati. La normativa in materia è per giunta molto labile. Una sentenza eseguita a Padova nel luglio 2010 (proc. 1667) sembra aver invertito la tendenza, da parte delle istituzioni scolastiche, di trascurare le richieste di attività alternative all'IRC: già dal settembre dello stesso anno la questione compariva all'ordine del giorno nei Collegi dei Docenti. L'idea di approfondire la tematica ha preso forma nell’intenzione di indagare il ruolo e lo spazio che l’ora alternativa ha nelle scuole ternane, al fine di formulare un modello per la sua organizzazione. L'enorme difficoltà di reperire dati ha fatto restringere il campo alle sole scuole superiori della provincia. Gli obiettivi del rilevamento erano relativi alla presenza di questo insegnamento, all’anno di attivazione, al numero delle persone che vi avevano aderito, ai temi che erano stati affrontati nello svolgimento della didattica. Lo scopo era verificare la possibilità di promuovere, attraverso questo spazio educativo, una trattazione antropologica della tematica in cui la religione fosse affrontata con un approccio non confessionale. Tale progetto è supportato dall'analisi realizzata nella prima parte del lavoro, sulla base di tre angolature: analisi del contesto europeo per ciò che concerne il ruolo sociale della religione e lo spazio che essa occupa all'interno dei sistemi scolastici nei paesi dell'Unione; collocazione della religione nel dominio degli studi antropologici con particolare riferimento alla situazione italiana, dove il progetto di inserire a scuola la trattazione scientifica della tematica religiosa è radicato nella tradizione della scuola romana fondata da Raffaele Pettazzoni; ricostruzione storica del confessionalismo in Italia, attraverso la presentazione del dibattito politico tra laici e cattolici, soprattutto per ciò che concerne la definizione del carattere non obbligatorio dell’IRC e la difesa di pari opportunità, per chi non se ne avvale, con l'introduzione dell'ora alternativa. ! La ricerca sul campo delle scuole ternane - oltre a presentare la situazione del territorio sul livello di organizzazione dell'attività alternativa - ha il merito di individuare, attestandolo con l’elaborazione dei dati raccolti, il punto debole della normativa che regola attualmente la materia. Essa indica cioè la via affinché si possa garantire una pari opportunità tra coloro che si avvalgono dell'IRC e coloro che richiedono una formazione alternativa ad esso, introducendo il vincolo di trascrivere nei POF (piano dell’offerta formativa) la descrizione modulare dell’attività. Il rilevamento ha riguardato: IRINEWS 1 ottobre 2014 l'anagrafe delle richieste relative all'ora alternativa all'ora di religione, allo scopo di valutarne anche l'andamento negli ultimi anni; l'osservazione delle modalità di gestione dell'attività alternativa (secondo cinque indicatori per sette obiettivi): gli indicatori sono stati definiti sulla base della normativa vigente; la valutazione della fattibilità della proposta formulata. La normativa per l’organizzazione dell’ora alternativa indica una procedura (Circolari: 10 marzo 2011 Ministero Economia e Finanze; 131 maggio 1986; 211 24 luglio 1986; legge 281 giugno 1986), lasciando alcuni margini di autonomia alle scuole. Essa, infatti, prevede che ogni scuola vincoli l'utenza al rispetto di un termine (quello previsto per l'iscrizione all'anno successivo di corso, quindi febbraio di ogni anno) per modificare eventualmente la propria scelta rispetto alle opzioni previste (IRC, AIRC, US, SA, SNA: In ordine: insegnamento religione cattolica - ora alternativa -uscita da scuola - studio assistito - studio non assistito). Per quanto riguarda il reclutamento degli insegnanti e la designazione della tematica proposta, le singole istituzioni scolastiche possono attendere settembre per deliberare. Per il primo punto è consentito alle istituzioni scolastiche di assegnare l'incarico a personale interno con ore a disposizione nell'orario di servizio. In assenza di tali risorse si ricorrerà alle graduatorie permanenti (a esaurimento) dei supplenti. Quanto al secondo elemento, la normativa lascia ampia libertà alle scuole, pur indicando come possibile oggetto di trattazione la sfera dei diritti umani e delle problematiche legate all'inter-cultura. Considerando contemporaneamente le due istruzioni, si comprende facilmente perché reclamare un maggiore rispetto di pari opportunità. Al fine di impiegare personale interno, le istituzioni scolastiche tendono a stabilire la tematica di corso in funzione delle risorse disponibili per l'anno scolastico. Ciò significa che l'oggetto su cui verte la lezione alternativa all'IRC può cambiare di anno in anno in dipendenza della classe di concorso del docente a cui la scuola assegnerà l'incarico. Questo esito genera già una difformità di trattamento tra coloro che si avvalgono dell'IRC e coloro che richiedono l'insegnamento alternativo: i primi usufruiscono infatti di una didattica modulare scandita negli anni di corso con libri di testo vertenti su contenuti di cui è nota la natura al momento dell'iscrizione; gli altri no. Si crea inoltre, per questi ultimi, un circolo vizioso: quando lo studente, a febbraio di ogni anno si trova a riconfermare la sua scelta dell’anno precedente (o meglio a poterla modificare), non è messo nella condizione di farlo consapevolmente, qualora il contenuto della attività alternativa sia ignoto. Questo può indurre a scegliere le altre opzioni di cui sono note le caratteristiche. E' evidente dunque che la normativa andrebbe rivista includendo in essa il vincolo di inserimento nel POF di istituto delle scuole, di una descrizione modulare del programma di corso. ! L'esito dell'indagine sugli istituti conferma questa lettura. Il rilevamento dei dati è stato ostacolato dalla difficoltà, da parte delle segreterie delle scuole, di fornire le informazioni richieste. Tra gli otto istituti esaminati (sul totale di dieci scuole superiori della provincia), solo tre scuole hanno effettivamente attivato l'ora alternativa, tutte a partire dall'anno 2010-2011; le altre affermano di non aver ricevuto richieste. Le percentuali di adesione si attestano intorno al 1% degli iscritti. Solo una scuola ha pubblicato nel POF di istituto la descrizione modulare dei contenuti previsti. E' molto significativo che si tratti dell'unico caso che abbia fatto ricorso a personale esterno per l'assegnazione dell'incarico e che abbia riscontrato una percentuale di adesioni vicina al 4% degli iscritti. Degno di nota è anche il fatto che in questo istituto si sia registrata una progressiva crescita delle adesioni negli anni 2010-2014, non avvenuta negli altri due casi. Quanto ai contenuti erogati, i collegi dei docenti delle scuole esaminate sono orientati su tematiche affini all'area antropologica e più specificamente al tema dei diritti umani, non mancando però casi di attività molto distanti dalle linee indicate dalla normativa (ad esempio attività ricreative o di reciproca assistenza tra ragazzi nell'attività di studio). E’ particolarmente significativo che in un paio di POF la menzione (non certo la descrizione modulare) del tema per l’AIRC fosse collocata tra i progetti di ampliamento dell’offerta formativa; questo indica il misconoscimento della normativa o la non volontà di promuovere l’esercizio di un diritto. ! Il progetto di proporre lo studio storico-antropologico delle religioni è supportato dalle analisi effettuate al livello europeo sul ruolo sociale e formativo della religione. Gruppi di ricercatori lavorano da anni a questa idea; la loro attività si orienta, però, a quello che viene definito modello integrativo, il quale - prevedendo l'introduzione di un insegnamento obbligatorio per tutti gli studenti – presupporrebbe la difficile e improbabile, seppure auspicabile, revisione della logica concordataria. E’ innegabile che da tale prospettiva il progetto di servirsi dell’ora alternativa all’IRC per promuovere uno studio non-confessionale della religione non possa che apparire come un compromesso. Un tale spazio va comunque utilizzato allo scopo di rinforzare quei cambiamenti che, seppure in modo flebile, mostrano finalmente le istituzioni dirigersi verso la strada che l’associazionismo indica da anni, impegnandosi strenuamente nella difesa della libertà di coscienza. Non si dovrebbe costituire una nuova classe di concorso per questo insegnamento. L’opzione migliore sembra quella di formare gli insegnanti che abbiano già un titolo di abilitazione. Esistendo una norma per il reclutamento degli incaricati sulla materia alternativa, si partirebbe da quella. I contenuti sarebbero elaborati da esperti del mondo universitario, ma dispensati in aula da docenti che avessero ottenuto il titolo per farlo. Questo meccanismo consentirebbe anche di movimentare un poco le graduatorie dei docenti, sia precari abilitati (inseriti nelle inesauribili graduatorie permanenti), sia “di ruolo perdenti posto”. Di fatto questo avviene già con una serie di attività non obbligatorie alle quali i docenti, come tutte le altre categorie di lavoratori, aderiscono secondo il principio della formazione permanente. IRINEWS 1 ottobre 2014 Eventi ! Eventi Passati: !Roma - il 26 giugno, alle ore 20.30, all’Aranciera di G. Nardini, V. Savelli San Sisto - Via Valle delle Camene, 11 (Terme di Caracalla) a Roma si è tenuto L'evento teatrale “Mare Monstrum Ovvero - L’annegato più bello del mondo. In Memoria di Gabriel García Márquez “ L’evento, promosso dal Cir Consiglio italiano per i rifugiati, è stato organizzato in occasione della Giornata Internazionale a Sostegno delle Vittime di Tortura. e ha visto protagonisti i rifugiati che hanno partecipato ai laboratori di riabilitazione psico-sociale del Cir promossi nell’ambito del progetto di Accoglienza e Cura delle Vittime di Tortura (finanziato dalla Commissione Europea). Nel corso dell’evento sono state presentate le campagne di comunicazione realizzate dal Consiglio I t a l i a n o p e r i R i f u g i at i , c o m e c o n t r i bu t o a l l a sensibilizzazione sul tema della tortura e sulla giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura. ! Roma- Martedì 1 luglio 2014, alle ore 19 si è tenuto il primo, di una serie di “percorsi”, promossi da Religioni per la Pace e ConViViO dal titolo “ Conoscere le religioni attraverso il luoghi di culto”. Roma, città storica e capitale del cristianesimo, si propone sempre più nei sui aspetti multiculturali e multireligiosi. Nella speranza che questa diversità comporti un arricchimento reciproco, un’apertura all'altro, uno stimolo verso il dialogo come fondamento della conoscenza e del vivere comune, nasce l'idea di un percorso alla scoperta delle religioni presenti nel territorio romano, attraverso la visita di luoghi di culto delle varie confessioni. Le visite, di natura didattica, ma anche spirituale, termineranno sempre con un momento conviviale. Il primo incontro ha previsto la visita alla moschea Dar el Salam – Casa della Pace di viale dell’Esercito 58/B nella zona Laurentina-Cecchignola di Roma, a cui è seguita la cena di Iftar. Roma - 14 SETTEMBRE 2014 , a partire dalle ore 10.00 si è tenuta l’ Assemblea Nazionale di Religions For Peace dal titolo “ L’altro come sfida, l’accoglienza come risposta ”. Nel corso dell’Assemblea, che si è tenuta presso il Salone della casa accoglienza, situata all’interno del complesso ospedaliero San Camillo, dopo una riflessione condivisa sul tema, sono state presentate le attività svolte ed i progetti per il prossimo biennio. nel corso dell’Assemblea sarà eletto il Comitato di Coordinamento Nazionale che guiderà l’associazione nel prossimo biennio. Berceto - Nella provincia di Parma si è tenuto il 27 e28 settembre 2014, presso l'Eremo di Montagna Sanbo-ji il 2° Incontro delle monache buddhiste in Italia dal titolo “Da Mahaprajapati fino a noi oggi - Le donne Illuminate, storie di saggezze nel quotidiano” La Sangha monastica è una sola, al di là del genere di appartenenza. La Via del Dharma è il sentiero in cui praticare tutti insieme gli insegnamenti del Buddha che portano alla realizzazione del Risveglio, della Saggezza Compassionevole, dell’Equanimità che abbraccia ed include tutte le differenze, che unisce senza creare separazioni e che si manifesta sempre a beneficio di tutti gli esseri. Su questa base, si fonda questo incontro. Dopo il 1° Incontro avvenuto ad Aprile 2013, si è dato seguito all’ approfondimento sul tema, focalizzandosi su alcune biografie di donne praticanti contemporanee e del passato, il cui esempio possa essere di ispirazione e di beneficio. Roma - domenica 12 ottobre si è tenuta “ La giornata del camminare” una marcia di 11 kilometri per conoscersi e conoscere la città di Roma: partendo dal quartiere multietnico di Torpignattara - Street Art Un museo a cielo aperto - si attraverserà la città per incontrare le comunità straniere, artisti e centri di accoglienza, luoghi di culto e di aggregazione per iniziare a costruire un dialogo, un ponte percorribile per rendere possibile una comunicazione interreligiosa, interculturale e interetnica. Si tratterà di un itinerario che si snoda attraverso spazi urbani quasi sconosciuti o invisibili ai più, dove italiani e migranti vivono insieme, si incrociano senza mischiarsi, rischiando talvolta di non incontrarsi. Farà tappa alla Scuola Di Donato, via Bixio 85: dove ci saranno performances artistiche multietniche, al Tempio Buddista Cinese di via Ferruccio, ai Giardini di Piazza Vittorio con letture interculturali in piazza, presso l'associazione e centro di accoglienza "Binario95" di via Marsala 95, per concludersi a Piazza di Spagna con una grande festa finale e l’incontro con tutti gli altri percorsi della Giornata del Camminare. ! ! EVENTI FUTURI Padova La tavola rotonda sull’insegnamento delle religioni a scuola avrà luogo alle 15 ca. presso l’aula STO2 del DiSSGeA, via Vescovado 30. Dedicata agli studenti della L.M. in Scienze delle religioni, avrà anche la funzione di inaugurare il corso di quest'anno. Il tema è oggi molto importante per chi desidera proseguire lungo gli studi inaugurati da Raffaele Pettazzoni. !! ! Università degli Studi di Padova – Università Cà Foscari – Venezia Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea Laurea Magistrale interateneo in Scienze delle Religioni Laurea Magistrale in Scienze delle Religioni Mercoledì 29 ottobre, ore 15.00 Aula STO 2 (Via Vescovado, 30) Tavola Rotonda Una proposta educativa: storia delle religioni (o scienze delle religioni?) a scuola Intervengono Giampiera Arrigoni, Paolo Bettiolo, Sergio Botta, Chiara Cremonesi, Nicola Gasbarro, Chiara Ghidini, Massimo Raveri, Antonio Rigopoulos, Alessandro Saggioro, Federico Squarcini, Paolo Taviani, Marco Zambon Coordina Paolo Scarpi IRINEWS 1 ottobre 2014 IRInews è un notiziario elettronico, a periodicità trimestrale, inviato via e-mail a semplice richiesta personale. Notizie, documenti e opinioni sono accreditati dalla fonte segnalata. La Redazione non risponde di eventuali inesattezze presenti alla fonte. Anche i destinatari del Notiziario possono segnalare alla Redazione notizie e documenti, purché corredati della rispettiva fonte. L’iscrizione come la cancellazione sono libere e possono effettuarsi in ogni momento dell’anno. La redazione ! ! IRInews ISSN: 2239-1169 per iscriversi !o cancellarsi [email protected] ! Per iscriversi alla newsletter europea EREnews: [email protected] Attualità documenti opinioni sugli insegnamenti di religione e lo studio delle scienze delle religioni in Italia !! ! ! ! Redazione: Mariachiara Giorda; Elio Benvenuti; Ilaria Biano; Luca Bossi, Federica Candido; Elena Messina, Ai Nagasawa; Beatrice Nuti, Giulia Nardini, Paolo Pascucci, Valentina Savelli. ●● Questo numero 2014/4 è chiuso e inviato il 1 ottobre 2014. Prossimo numero: 1 gennaio 2015