IRINEWS 1 ottobre 2014
IRINEWS Insegnare le Religioni in Italia
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Notiziario trimestrale
di Benvenuti in Italia
e di Uvauniversolatro
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ISSN: 2239-1169
Attualità documenti
opinioni sugli
insegnamenti di
religione e le scienze
delle religioni in Italia
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a cura di
Mariachiara Giorda
Per iscriversi inviare proprio indirizzo mail a
[email protected]
Indice
ATTUALITA’
“Scuola: si applichi la normativa relativa l’ora alternativa di
religione cattolica, p. 2
Roma, Miur: Osservatorio per l’integrazione degli studenti
stranieri, p. 2
Cà Foscari: un progetto europeo per le religioni, p. 3
Crocifisso: presenza scontata, o assenza, p. 3
Carne halal a scuola?, p. 4
Educazione di genere a scuola..., p. 5
Avvio della scuola: nuovi docenti di religione, p. 6
Allievi di IRC in aumento?, p.6
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OPINIONI
Snadir: immissioni in ruolo: sono 148mila ma gli irc vogliono
anche l’assunzione dei 2778 docenti del concorso del 2004, p.
7
Cei: la scuola cattolica soffre per la disattenzione dello stato,
p. 7
Andrea Bocconi: la scuola, le religioni e il sacro, p. 8
MICROMEGA 6/2014: “un’altra scuola è possibile: laica,
repubblicana, egualitaria, di eccellenza”, p. 9
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PROPOSTE, INNOVAZIONI, SPERIMENTAZIONI
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Gli sviluppi del progetto di ricerca
“À table avec les religions”, p. 12
BIBLIOTECA Segnalazioni di libri e articoli, p. 13
Spazio tesi, p. 15
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EVENTI
Eventi passati e futuri, p. 19
IRINEWS 1 ottobre 2014
Attualità
“Scuola: si applichi la normativa relativa
l’ora alternativa di religione cattolica”
I. Biano e E. Benvenuti
Parma. Con una lettera indirizzata al dirigente
scolastico territoriale, ai dirigenti di tutte le scuole statali di
Parma e del Parmense e ai rappresentanti delle confessioni
non cattoliche, la Gilda degli Insegnanti ha chiesto, per
l’anno scolastico che sta per iniziare, un “monitoraggio
sulla corretta applicazione delle norme che obbligano i
dirigenti scolastici a prevedere l’ora di alternativa alla
Religione Cattolica”. Come si legge nella comunicazione
firmata dal coordinatore provinciale della Gilda Unams,
Salvatore Pizzo, la richiesta è dovuta a segnalazioni giunte
negli anni scorsi da cittadini ed operatori scolastici del
territorio. La Gilda in una nota in merito al provvedimento
precisa che “l’attività alternativa alla Religione Cattolica,
dev’essere garantita anche in quelle istituzioni scolastiche
in cui dovesse determinarsi la casistica di un solo studente
interessato. L’obbligo di queste attività è previsto dalla
legge di ratifica dell’accordo Italia – Santa Sede. A tal
proposito l’Ufficio Scolastico dell’Emilia Romagna, con
una nota del 29.09.2010, ha fornito ai Signori Dirigenti
Scolastici le Indicazioni operative per lo svolgimento delle
attività alternative all’insegnamento della Religione
Cattolica”. La Gilda afferma che “la mancata realizzazione
degli atti finalizzati a garantire l’insegnamento di attività
alternativa, che è previsto dalla legge, potrebbe configurare
l’ipotesi di un’omissione di atti d’ufficio, con tutte le
conseguenze che un’eventualità del genere potrebbe
determinare”.
8 Settembre 2014 http://www.ilmattinodiparma.it/?
p=133558.
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Roma, Miur: Osservatorio per l’integrazione
degli studenti stranieri
Roma. Con un decreto apposito, il Ministero
dell’Università e della Ricerca ha istituito un Osservatorio
nazionale per l’Integrazione degli studenti stranieri e per
l’Intercultura. Che l’Italia “scolastica” sia sempre più
multiculturale lo dimostra il fatto che su circa 7 milioni e
880 mila studenti, quelli con cittadinanza non italiana
sono 740 mila (dato previsionale, elaborato sulla base delle
Rilevazioni integrative degli anni scolastici precedenti),
“spalmati” in gran parte nelle regioni del centro-nord,
Lombardia in testa (quasi 183 mila). E non sempre, per
Osservatorio degli studenti stranieri:
sperimentazione e integrazione
questi ragazzi, il processo di integrazione è facile e
compiuto. L’osservatorio - si legge in una nota del
dicastero - avrà l’obiettivo di individuare soluzioni per un
effettivo adeguamento delle politiche di integrazione
scolastiche alle reali esigenze di una società sempre più
multiculturale e in costante trasformazione. L’Osservatorio
avrà compiti consultivi e propositivi. Dovrà, in particolare,
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promuovere e “suggerire” politiche scolastiche per
l’integrazione degli alunni con cittadinanza non italiana e
verificarne la loro attuazione (anche tramite monitoraggi),
incoraggiare accordi interistituzionali e favorire la
sperimentazione e l’innovazione metodologica didattica e
disciplinare. Tra i compiti dell’Osservatorio anche quello
di esprimere pareri e formulare proposte su iniziative
normative e amministrative di competenza del Miur.
L’Osservatorio è presieduto dal Ministro Stefania Giannini
o dal Sottosegretario con delega alle tematiche
dell’integrazione. I componenti, che rimarranno in carica
per tre anni, sono: Giovanna Zincone, Vincenzo Cesareo,
Mohamed Tailmoun, Graziella Favario, Fiorella Farinelli,
Don Francesco Soddu, Daniela Pompei, Raffaela Milano,
Davide Usai, Vincenzo Spadafora, Maria Assunta Rosa,
Raffaele Tangorra, Natale Forlani, Marco De Giorgi,
Roberto Gontero, Camilla Orlandi, Concetta Mascali,
Michele Raggi, Mario Uboldi, Anna Maria Tamiozzo,
Paola Estori, Chiara Brescianini, Maria Grazia
Ciambellotti, Cinzia Fabrizi, Elisabetta Micciarelli, Paolo
Pedullà.
10 Settembre 2014 http://www.lastampa.it/
2 0 1 4 / 0 9 / 1 0 / c u l t u r a / s c u o l a / m i u r- i s t i t u i t o - u n osservatorio-per-lintegrazione-degli-studenti-stranieriRrTK4Ue6DFZwRtgXGY3MJM/pagina.html
IRINEWS 1 ottobre 2014
Cà Foscari: un progetto europeo per le
religioni
Atenei di Italia, Spagna, Francia, Danimarca e Germania
uniscono le forze per migliorare l’educazione interculturale
nelle scuole. L’importanza della religione come oggetto di
studio ha spinto cinque università a impegnarsi in un
progetto europeo. Ca’ Foscari è leader del progetto IERS
finanziato dall’Unione Europea per spiegare la religione
con innovativo materiale didattico digitale. Migrazioni e la
diversità religiosa pongono nuove sfide agli insegnanti delle
scuole europee. In classe, l’integrazione è minata da
stereotipi e preconcetti negativi. Cinque università europee
e una Ong colgono la sfida. Realizzeranno una ‘cassetta
degli attrezzi’ digitale da mettere a disposizione dei
professori degli istituti scolastici superiori di tutta Europa. Il
progetto “Educazione interculturale attraverso gli studi
religiosi” (IERS) è finanziato con 400mila euro dal
programma Lifelong Learning dell’Unione Europea.
Capofila è l’Università Ca’ Foscari Venezia, che nel
dipartimento di Studi sull’Asia e l’Africa Mediterranea
vanta una lunga tradizione di ricerca e didattica sulla storia
della religione. I partner sono l’Institut Européen en
Sciences des Religions (Francia), l’Università di Salamanca
(Spagna), l’Università di Augusta (Germania), University of
Southern Denmark (Danimarca) e l’organizzazione Oxfam
Italia Intercultura. Il risultato sarà uno strumento didattico
organizzato in 27 moduli ricchi di contenuti multimediali e
multilingue per far conoscere ai giovani la storia e le
tradizioni legati a differenti religioni per aiutare i docenti a
trattare in classe anche temi ‘caldi’ e controversi. Il
materiale sarà perfezionato sul campo, grazie alla
collaborazione di alcuni professori che insegnano
quotidianamente nelle scuole superiori. In Italia, ad
esempio, parteciperanno docenti degli istituti Foscarini e
Tommaseo di Venezia e del liceo Canova di Treviso. «I
migliori studiosi di didattica e storia della religione stanno
unendo competenze ed energie per affrontare un problema
di scala europea – spiega Massimo Raveri, ordinario di
Storia della filosofia e della religione del Giappone a Ca’
Foscari -. Servono strumenti nuovi per migliorare
sensibilità e coesione in un ambiente, quello delle classi
scolastiche, in cui la crescente diversità non è
accompagnata dalla necessaria conoscenza tra le culture.
L’Unione Europea sostiene questo progetto perché
riconosce che dalla banale ignoranza possono nascere gravi
problemi sociali». Il gruppo che da Venezia guida il
progetto è composto da alcuni alunni del corso di laurea
interateneo in Storia della religione, unico nel suo genere in
Italia e proposto dall’Università Ca’ Foscari e
dall’Università di Padova. «Proponendo video, schede e
letture, gli insegnanti potranno spiegare le tradizioni
religiose di cristianesimo, ebraismo, islam, induismo,
buddismo e taoismo, ma non solo – afferma Giovanni
Lapis, curatore del progetto – tra i materiali inseriamo
anche approfondimenti su questioni aperte e spesso motivo
di conflitti o incomprensioni tra i ragazzi, come quelle
legate al genere, costumi, riti e festività. Inoltre, una parte
del lavoro mira a spiegare agli stessi insegnanti perché un
approccio scientifico e aperto alle religioni può contribuire
a migliorare la coesione nelle loro classi».
15 Luglio 2014 http://www.controcampus.it/2014/07/
religione-scuola-iers-ca-foscari-studiare-religione-per-pace/
Ora alternativa: lo spot Uaar
Crocifisso: presenza scontata, o assenza
Padova. Non si trova neppure un crocifisso girando
per le aule della scuola elementare Arcobaleno di via Santi
Fabiano e Sebastiano a Brusegana. Ci sono disegni degli
alunni, cartelloni colorati, qualche cartina geografica, ma
del simbolo religioso non c’è neanche l’ombra. In nessuna
delle dieci aule, dove ogni giorno si recano a scuola
ragazzini dai 6 ai 10 anni, è presente l’emblema del
cristianesimo. Non che qualcuno non c’abbia mai pensato,
anzi. Più volte nel corso dei consigli d’istituto è stata
presentata, da qualche genitore o insegnante, la possibilità
di mettere il crocifisso nelle aule. Tutte le volte però la
proposta, messa ai voti è stata bocciata. E così il crocifisso
in più di trent’anni, da quando cioè l’Arcobaleno è
presente in città, non è mai stato affisso. «La scuola deve
rimanere un ambiente laico», la motivazione. Da oggi,
però qualcosa anche alla scuola Arcobaleno - per la prima
volta - potrebbe cambiare. Magari a settembre gli alunni
dell’istituto pubblico, rinomato per il suo metodo di
insegnamento nuovo e sperimentale, si troveranno a fare i
conti con una nuova “presenza” in classe che se anche non
creerà particolari disagi allo svolgimento delle lezioni,
sicuramente susciterà molte polemiche. Le stesse che si
susseguono da quando il sindaco Massimo Bitonci ha
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espresso la volontà di rendere obbligatorio il crocifisso in
scuole e locali pubblici. «La scuola è un’istituzione laica e
tale deve rimanere» è la risposta della Rete degli studenti
medi «le scuole di Padova sono per la maggior parte fuori
norma, il Comune dovrebbe preoccuparsi di come
sistemare questi edifici piuttosto che cercare di imporre una
religione violando la libertà personale degli studenti»
aggiungono annunciando una campagna di raccolta delle
segnalazioni degli studenti che si sentiranno privati della
propria libertà di espressione. «È importante dare modo a
ognuno di esprimere la propria cultura e le proprie
tradizioni» dice senza mezzi termini Carlo Salmaso
dell’Adl Cobas, docente al Severi e anche presidente del
Comitato genitori e insegnanti per la scuola pubblica
«Bitonci deve rendersi conto che non siamo a Cittadella e
uno studente su sei è straniero. Inoltre così dimostra di non
conoscere la Costituzione in cui è chiaro che non esiste una
religione di Stato, tant’è che l’ora di religione a scuola non
è più obbligatoria da anni. Questa è pochezza culturale,
razzismo e xenofobia».
27 Giugno 2014 http://mattinopadova.gelocal.it/
cronaca/2014/06/27/news/la-scuola-ribelle-1.9497448
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IRINEWS 1 ottobre 2014
Carne halal a scuola?
Sarzana, La Spezia - Come anticipato questa mattina
dal Secolo XIX, dal prossimo anno nelle mense scolastiche
di Sarzana verrà servita carne “halal” (ovvero macellata
come stabilito dal Corano) ai bambini di religione
musulmana le cui famiglie ne facciano richiesta. La
decisione di adeguare il menù alle diverse religioni, presa
dal Comune, ha innescato un’interrogazione urgente di
Forza Italia in consiglio Regionale: «Non è solo una
questione di sicurezza igienico-sanitaria - ha spiegato il
consigliere Luigi Morgillo - ma anche una discriminazione
al contrario: crocifisso no, carne halal sì. Se la scuola è
laica, dev’esserlo per tutti». Con l’interrogazione si vuole
sapere «quali procedure di controllo la Regione Liguria
metterà in atto per verificare che non vi siano
problematiche nel processo di macellazione della carne e se
si ritiene opportuno che le mense scolastiche debbano
seguire i dettami religiosi, o se invece non sia più corretto
aprire un dibattito serio sul fatto che in uno Stato laico
anche la scuola debba esserlo». Questa mattina, dalle
pagine del Decimonono, l’assessore comunale alla
Famiglia, Elisabetta Ravecca, ha spiegato che la scelta
«rientra nel nostro obiettivo di garantire a tutti i bambini
una qualità di cibo soddisfacente e anche adatta alle diverse
esigenze. Nel caso specifico, la somministrazione di carne
halal non comporterà alcun aggravio di spesa ed è stata
possibile grazie alla disponibilità della Cir (la società che
cura il servizio mensa, ndr) e anche a una maggiore
sensibilità messa in campo rispetto alla problematiche che
vengono quotidianamente evidenziate».
3 Luglio 2014 http://www.ilsecoloxix.it/p/la_spezia/
2 0 1 4 / 0 7 / 0 3 / A R G G o 2 1 polemica_musulmani_scoppia.shtml
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“Siamo ciò che mangiamo”:
la cucina e la gastronomia oggi
devono prestare attenzione al
pluralismo culturale e religioso
che caratterizza la nostra
società: cibi sacri, cibi proibiti,
cibi simbolici, cibi consigliati
contribuiscono a formare le
identità
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Sarzana, La Spezia - La vicenda della carne halal che
verrà servita nelle mense scolastiche di Sarzana da
settembre arriva in Regione con un’interrogazione del vice
presidente del consiglio regionale Luigi Morgillo, che
spiega: “Con il mio documento vorrei sapere quali
procedure di controllo la Regione Liguria metterà in atto
per verificare che non vi siano problematiche per quanto
concerne questo tipo di processo di macellazione della
carne e se si ritiene opportuno che le mense scolastiche
debbano seguire i dettami religiosi o se invece non sia più
corretto aprire un dibattito serio sul fatto che in uno Stato
laico anche la scuola debba esserlo e quindi non vi
debbano essere intromissioni di nessun genere
relativamente alle diverse religioni”. “La logica alla base
della decisione di servire questo tipo di carne a mio parere
non è corretta – spiega l’esponente di Forza Italia – perché
allora non servire cibo israeliano o buddista o di altra
religione? E’ bene ricordare che dietro la macellazione
halal non vi è solo un modo di trattare la carne, ma tutto
un processo simbolico religioso particolare. Ad esempio chi
deve provvedere all'azione della macellazione deve essere
musulmano, e attento a ciò che è lecito e ciò che è illecito,
l'animale da macellare deve essere posto con il muso verso
la Santa Ka'baa, la persona incaricata della macellazione
deve pronunciare il nome santo di Allah nel momento in
cui esegue la propria azione, nel momento in cui viene
macellato, l'animale deve mostrare movimenti, che diano la
garanzia che l'animale fosse in vita ed in buona salute a
momento della macellazione”. “Insomma tutta una
procedura che è molto particolare e che nulla dovrebbe
avere a che vedere con il sistema educativo delle nostre
scuole che dovrebbe essere laico e consentire a tutti di
aprire la mente. Si sono tolti i crocifissi dalle aule
scolastiche italiane proprio perché alcuni, ed io non sono
tra quelli che perché penso che il crocifisso oltre che
simbolo religioso faccia parte della nostra cultura e storia,
ritengono che la scuola non debba avere alcun tipo di
richiamo alla religione. In base a questo modo di ragionare
quindi non si capisce il perché di questa decisione presa dal
Comune di Sarzana, e non solo per questioni igienico
sanitarie, ma anche perché si innesca un meccanismo che
di virtuoso non ha nulla anzi sembra tanto una
discriminazione al contrario: crocifisso no, carne halal sì”,
conclude Luigi Morgillo.
3 Luglio 2014 http://www.cittadellaspezia.com/
Liguria/Politica/Carne-hallal-nelle-mense-Morgillo-FiLa-161248.aspx
IRINEWS 1 ottobre 2014
Educazione di genere a scuola...
Roma - Il primo incontro nazionale sull’educazione al
genere nelle scuole è in programma a Roma il 20 e 21
settembre. Il meeting “Educare alle differenze” è promosso
dalle associazioni Stonewall, il progetto Alice e Scosse,
sostenuto da oltre 150 realtà collettive e patrocinato
dall’assessorato Scuola e pari opportunità di Roma.
Obiettivo dell’appuntamento: la creazione di una rete e di
una mappatura dei progetti dedicati al contrasto degli
stereotipi di genere, cioè i pregiudizi che portano a pensare
che esistano ruoli “per natura” femminili e maschili e che
fanno sì, ad esempio, che le donne vengano considerate
maggiormente propense alla cura dei figli e della casa e
meno inclini al lavoro, alla carriera e al comando degli
uomini. Gli stereotipi di genere riguardano anche la sfera
dell’orientamento e dell’identità sessuale e portano a
percepire le persone omosessuali e transessuali come
diverse dalla norma e per questo inadeguate ad una serie di
diritti tra cui quello a una famiglia. “Educare alle
differenze” prevede tavoli di lavoro basati sulle fasce
scolastiche di riferimento dei corsi (asilo, primarie e
secondarie) e su temi specifici: come gli stereotipi
producono discriminazione e diseguaglianze; il ruolo
dell’educazione sentimentale e sessuale; la formazione gli
insegnanti. Gli organizzatori spiegano che alla base della
due giorni c’è anche la “necessità di contrastare la battaglia
contro l’educazione alla differenza e gli studi di genere
promossa da ambienti cattolici e forze di destra”. Un’
“offensiva” che è cominciata dopo che l’Unar (Ufficio
nazionale antidiscriminazioni razziali) ha emanato la
“Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle
discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e
sull’identità di genere per il 2013-2015” e ha promosso la
diffusione dei libretti “Educare alla diversità”. Si tratta di
opuscoli realizzati da psicologi e psicoterapeuti contro
l’omofobia mai distribuiti anche a causa della stroncatura
del presidente della Cei Angelo Bagnasco che li ha definiti
una “strategia persecutoria contro la famiglia”. Lo scorso
aprile due insegnanti del liceo Giulio Cesare di Roma sono
stati denunciati dalle associazioni Giuristi per la vita e Pro
vita onlus per avere fatto leggere il libro di Melania
Mazzucco “Sei come sei”, in cui si descrive un rapporto
omosessuale tra due giocatori. Sempre a Roma il corso “La
scuola fa la differenza”, organizzato da Scosse e Archivia, è
stato contestato dal movimento integralista cattolico Militia
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Christi che ha consegnato a tutti i dirigenti degli istituti
coinvolti una lettera con l’invito a “negare accesso a queste
subdole e gravissime prevaricazioni educative su minori”. E
ancora: a Milano le associazioni Age, Agesc, Faes hanno
invitato i genitori delle scuole paritarie religiose alla
riunione contro i corsi di genere perché “per questi
argomenti, visto che si tratta di ragazzi, basta la famiglia”.
La Regione Lombardia, a fine luglio, è intervenuta sulla
questione approvando la mozione per la tutela “della
famiglia naturale”. La Regione contesta l’Unar per avere
“realizzato una campagna contro l’orientamento
eterosessuale” e le linee guida per l’educazione sessuale
dell’Unione europea che seguono le indicazioni dell’Oms
(Organizzazione mondiale della sanità) “colpevoli”, nella
fascia di età fra i 4 e 6 anni, “di introdurre la
masturbazione infantile precoce”. Immediata la replica
delle associazioni laiche che hanno inviato una richiesta
formale. per potere avere chiarimenti “su un atto
gravissimo che rappresenta un attacco alla laicità di
dimensioni potenzialmente devastanti. Vogliamo capire –
dice Luisa Bordiga, coordinatrice della Consulta milanese
per la laicità delle istituzioni – su quali basi la Regione
adotta un modello di famiglia “naturale”, in quale modo la
Strategia Unar attuerebbe una propaganda
“omosessualista” e quale sarebbe il passaggio del
documento europeo che esorterebbe all’insegnamento della
masturbazione infantile”. Anche a Verona, a fine luglio, il
Comune ha dichiarato guerra ai corsi di genere
approvando una mozione per monitorare l’educazione
affettiva e sessuale all’interno delle scuole, per evitare che
vengano trasmessi “messaggi difformi dai principi morali e
religiosi”. La delibera, che prende esplicitamente di mira
l’Unar, è stata definita “omofobica” da Sergio Lo Giudice,
senatore Pd, che ha presentato un’interrogazione
parlamentare in cui sottolinea “la gravità della creazione di
liste di proscrizione per gli insegnanti” con tanto di “punto
di raccolta delle segnalazioni dei genitori e dei docenti sui
progetti di educazione all’affettività e alla sessualità che
risultino in contrasto con i principi morali e religiosi”.
1 Settembre 2014 http://www.ilfattoquotidiano.it/
2014/09/01/educazione-genere-associazioni-fanno-reteostacolati-da-cattolici-e-forze-di-destra/1103013/
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Ogni nazionalità porta con sé culture diverse che costituiscono la
ricchezza di molte scuole italiane e che vanno tenute in
considerazione per lavorare sul pluralismo
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IRINEWS 1 ottobre 2014
Avvio della scuola: nuovi docenti di
religione
A settembre, la scuola italiana avrà bisogno di più
insegnanti di religione dello scorso anno. Duemila in più
rispetto a dieci anni fa. A certificarlo è l'organico dei
docenti di Religione 2014/2015 del ministero. E se da un
decennio a oggi nella scuola italiana tutto (o quasi) presenta
un segno rosso - dai finanziamenti per le attività
pomeridiane e accessorie agli organici dei docenti, dai
bidelli al personale di segreteria - l'unico settore che pare
immune dalla spending review è proprio quello dei docenti
di Religione cattolica. Che, nonostante l'inarrestabile calo
degli alunni che seguono la materia, aumentano. Il trucco
c'è ma non si vede, verrebbe da dire. In passato, la Chiesa
cattolica forniva anche alle insegnanti curricolari che lo
richiedevano il lasciapassare per insegnare Religione. Ma
da parecchi anni questo non è più possibile. Così, andate in
pensione le maestre "tuttofare", le ore di Religione passano
dunque agli specialisti scelti dai vescovi. Ecco perché
diventa necessario reclutare nuove maestre di religione, in
possesso dei requisiti previsti dal concordato Stato-Chiesa
del 1984. Così, mentre i primi di agosto in Italia impazzava
la polemica sui cosiddetti "Quota 96" - circa 4mila docenti
che nel 2012 avevano già maturato i requisiti per andare in
pensione ma, per effetto di un errore nella legge Fornero,
furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di
età - il governo approvava il decreto con i posti
complessivamente funzionanti per l'insegnamento della
Religione cattolica, che aumenteranno di 310 unità rispetto
al 2013. A settembre dunque, il loro organico sfiorerà le
24mila unità: un record. In poco più di un decennio la
pianta organica degli insegnanti di Religione è cresciuta del
9,3 per cento, passando da 21.951 cattedre alle 23.994
dell'anno scolastico che sta per iniziare. Per il ministero
dell'Istruzione l'incremento è però da attribuire all'aumento
della popolazione scolastica: "Il contingente complessivo
dei docenti di religione è individuato sulla base di un
decreto interministeriale", spiegano. "Le unità sono 16.794,
determinate sulla base del numero di alunni e nella misura
del 70 per cento dei posti di insegnamento
complessivamente funzionanti. Rispetto al 2013/2014 c'è
quindi un incremento di 215 unità di personale che si
aggancia all'incremento di alunni totali nel sistema di
istruzione (+44.209)". Mentre per lo stesso incremento gli
organici degli altri insegnanti è invariato. Nel frattempo,
per la presenza degli alunni stranieri, la frequenza dell'ora
di religione cattolica è scemata. Undici anni fa, quando il
prof. di religione entrava in classe erano poco più di sette
gli alunni che uscivano dall'aula per dedicarsi ad altre
attività, nel 2012/2013 - secondo i dati della Cei - la quota
di quanti scelgono l'esenzione è arrivata all'11,1 per cento.
Circa 874 mila alunni che non seguono l’ora di religione.
Ma l'incremento dei posti contabilizzato finora è soltanto la
punta dell’iceberg di un fenomeno accelerato da un
accordo sottoscritto due anni fa dall'allora ministro
Profumo e dal cardinal Bagnasco. L'intesa stabilisce che dal
2017 anche le circa 50mila anziane maestre in attività che
insegnano religione dovranno passare la mano agli
specialisti: per insegnare la religione cattolica occorrerà
essere in possesso di un apposito master universitario di
secondo livello in scienze religiose. In palio, quasi 7mila
cattedre.
19 Agosto 2014 http://www.repubblica.it/scuola/
2 0 1 4 / 0 8 / 1 9 / n e w s /
ricomincia_la_scuola_e_aumentano_ancora_i_docenti_di_
religione-94088565/?rssimage
Allievi di IRC in aumento?
Culturacattolica.it ha scritto un articolo di correzione al
quotidiano Repubblica in merito agli insegnanti di
religione. L’articolo ripreso e corretto dal sito specializzato
è stato scritto da Salvo Intravaia. Culturacattolica fa notare
che l’articolo stesso è basato su dati inesatti e soprattutto
riferiti agli anni passati, in modo particolare dell’a.s
2012/2013 anche perché, si fa notare, i numeri relativi
all’anno scolastico che deve iniziare devono ancora essere
resi noti dal MIUR. Il sito inizia correggendo innanzitutto
il titolo che potrebbe sembrare fuorviante: nel titolo infatti
il quotidiano parla di “2000 docenti in 10 anni nonostante
il calo degli alunni”. Da parte di Culturacattolica c’è una
precisazione: 2000 docenti in più in 10 anni equivalgono a
200 ogni anno, numero perfettamente in linea con i
pensionamenti, quindi nulla di eclatante. La prima
correzione vera e propria arriva sulla frase “nonostante
l’inarrestabile calo degli alunni che seguono la materia…”.
Il sito specializzato fa notare che non ovunque la situazione
è la stessa e l’articolista non lo ha tenuto presente: in
Lombardia, per esempio, c’è una controtendenza rispetto
ai dati nazionali e gli alunni che hanno scelto di avvalersi
dell’insegnamento della religione cattolica è, invece, in
aumento dell’1,5% (in numeri circa 20mila alunni in più in
Lombardia hanno scelto di seguire l’insegnamento). Se si
guarda alla sola diocesi di Milano la percentuale sale al
2%. Altra piccola polemica di Culturacattolica nei
confronti di Repubblica viene sulla frase dell’articolo che
recita “…per effetto di un errore nella legge Fornero,
furono bloccati in classe fino al compimento dei 67 anni di
età – il governo approvava il decreto con i posti
complessivamente funzionanti per l’insegnamento della
religione cattolica che aumenteranno di 310 unità rispetto
al 2013.” Secondo il sito, quindi, 310 insegnanti di
religione per il GI 90/14 dovevano essere posti in pensione
d’ufficio. Culturacattolica chiede inoltre a Repubblica la
correzione di un box dove si afferma che nella scuola
dell’infanzia si svolgono 1 ora e 45 minuti di Religione
Cattolica ogni settimana. In realtà in quel grado di
istruzione le ore settimanali di tale insegnamento
ammontano a 1 ora e 30 minuti. Tante le sviste del
g i o r n a l i s t a d i Re p u b b l i c a c h e, p r o n t a m e n t e,
Culturacattolica.it ha voluto correggere per non diffondere
notizie false al riguardo.
21 Agosto 2014 http://www.orizzontescuola.it/news/
insegnanti-religione-culturacattolicait-corregge-repubblicaalunni-aumento
IRINEWS 1 ottobre 2014
Opinioni a confronto
I. Biano
Snadir: immissioni in ruolo: sono 148mila ma gli irc voglio anche
l’assunzione dei 2778 docenti del concorso del 2004
Con la presentazione del piano di assunzioni presente
nel documento che illustra la scuola voluta dal governo
Renzi, che prevede l’immissione in ruolo dei 148.100
docenti presenti nelle graduatorie ad esaurimento e di
quelli presenti nelle graduatorie del concorso del 2012. A
questo piano si aggiunge anche la previsione di indire
nuovi concorsi che portino all’assunzione di ulteriori
40mila insegnanti dal 2016 al 2019, per la copertura del
turnover. La visione della scuola da parte del governo
Renzi fa percepire una netta differenza con il passato,
quando l’istruzione era vista come un capitolo di spesa
qualsiasi; oggi, invece, le politiche scolastiche assumo
connotazioni che delineano l’importanza del settore del
sapere, di vitale importanze per il futuro dell’Italia. Lo
Snadir, Sindacato Nazionale Autonomo degli insegnanti di
Religione, fa notare quanto nel piano di assunzioni sia
importante tener presente anche la necessità di ripristinare
i posti di ruolo per l’insegnamento della Religione
Cattolica, previsti dalla legge 186/2003. Con tale legge è
stata prevista l’entrata in ruolo, tramite concorso
abilitativo (2004) di circa 15mila docenti di religione.
Prima del concorso del 2004 tutti i docenti di religione
venivano nominati previa segnalazione della curia
diocesiana al dirigente scolastico che assumeva tramite un
contratto annuale; al contrario dei docenti di altre materie,
quelli di religione non avevano uno statuto giuridico di
ruolo. Con la legge 186/2003 furono coperte il 70% delle
ore di insegnamento facendo in modo che l’insegnante di
religione fosse inserito nell’organico della scuola e non
fosse più soggetto ad incarichi annuali e soltanto il 30%
delle ore è lasciato a discrezione della curia diocesana che,
però, si riserva anche l’autorità di revocare l’idoneità
all’insegnamento degli insegnanti in presenza di gravi fatti
(tra i quali anche la condotta morale). A partire dal 1
settembre 2015, quindi, oltre ai 148.100 docenti delle altre
discipline, dovranno essere considerati anche i 2778
docenti di religione cattolica presenti nelle graduatorie del
concorso che si svolse nel 2004.“Altresì riteniamo corretto
che i 2.372 posti vacanti per l’insegnamento della
religione, derivanti dai pensionamenti registratisi dal 2008
ad oggi e da quelli che si realizzeranno nei prossimi tre
anni debbano essere messi a disposizione del nuovo
concorso.” Si può leggere sul sito dello Snadir, in un
articolo di Orazio Ruscica. Bandire nuovi concorsi per il
reclutamento di nuovi docenti azzerando tutte le
graduatorie, compresa quella ad esaurimento, ma non
utilizzare tale modalità anche per gli insegnanti di
religione, sempre per lo Snadir, sarebbe una ingiustizia
palese nei confronti di insegnanti qualificati. “Pertanto,
nessuna obiezione potrà essere sollevata per negare al
docente di religione, che è un lavoratore della scuola al
pari dei docenti di altre discipline, “un percorso
professionale stabile e sereno” che metta fine alla propria
condizione di precariato.” Si sottolinea sempre nello stesso
articolo, volto ad ottenere una risposta sui temi
contrattuali presenti nel documento del governo Renzi,
con il desiderio di dare risposte legittime anche alle
aspettative degli insegnanti di religione cattolica.
5 Settembre 2014 http://www.orizzontescuola.it/
news/immissioni-ruolo-sono-148mila-ma-irc-voglioanche-l-assunzione-dei-2778-docenti-del-concorso-de
12 Marzo 2014 http://www.orizzontescuola.it/news/
trasformare-ora-religione-storia-tutte-religioni-snadirrisponde-no
Cei: la scuola cattolica soffre per la disattenzione dello stato
Anche se già dal 2000 lo Stato italiano le ha riconosciute
come facenti parte dell'unico sistema nazionale
d'istruzione, resta «ancora incompiuto il cammino verso
una parità effettiva che dia reale efficacia alla libertà di
scelta educativa delle famiglie». Lo denuncia la nota “La
scuola cattolica risorsa educativa della Chiesa locale per la
società”, diffusa dai Vescovi italiani, per i quali il processo
di riforma (nel senso voluto dalla Costituzione) «non si può
ancora ritenere compiuto né sul versante dell'autonomia,
ancora non del tutto compresa e sperimentata dalle scuole,
né sul versante della parità, enunciata formalmente ma non
accompagnata da un sostegno capace di renderla reale ed
effettiva, né sul versante della istruzione e formazione
professionale, che risulta ancora disomogenea quanto alla
sua distribuzione sul territorio e precaria nelle risorse».
«Mentre è vero che quasi tutte le scuole cattoliche sono
paritarie, non è vero che tutte le scuole paritarie sono
cattoliche», si precisa nel testo, ricordando che «è
soprattutto la scuola cattolica a battersi da anni per rendere
effettiva nel nostro Paese una reale cultura della parità»,
che metta in condizione i genitori di «scegliere senza
condizionamenti il percorso di studi e la scuola reputati
migliori». Tra gli ostacoli alla reale parità, la Cei cita il non
adeguato finanziamento delle scuole paritarie, che ha
portato alla chiusura di molte scuole cattoliche, soprattutto
dell'infanzia, che da sole rappresentano quasi i tre quarti
del totale. «Fino a tanto che la legislazione italiana sulla
parità non avrà ottenuto il suo completamento anche sul
piano del suo finanziamento, a una parità nominale
affermata non corrisponderà mai una parità nei fatti»,
osservano i Vescovi che lamentano la costante e progressiva
erosione del numero delle scuole cattoliche, soprattutto di
quelle materne. A proposito della formazione lavorativa
nelle scuole cristiane, il documento precisa: «Di pari passo
con l’attitudine professionale e la qualità spirituale
dell’insegnante di scuola cattolica si dovrà anche
considerare la sua oggettiva testimonianza di vita. Non è
difficile, specialmente al giorno d’oggi, imbattersi nei casi
di insegnanti implicati in situazioni personali critiche,
comportanti una minore adesione alla vita della comunità
cristiana. Non c’è dubbio che in tali casi si debba come
prima cosa dar luogo al prudente discernimento di ogni
singola situazione, nella consapevolezza della rischiosità del
giudicare – per il quale esiste addirittura un divieto
IRINEWS 1 ottobre 2014
evangelico – ma anche delle responsabilità incombenti
sull’autorità scolastica per quanto concerne il diritto alla
salvaguardia morale degli alunni e dei loro familiari.
Toccherà alle autorità della scuola trovare i modi di non far
mancare a chi è in difficoltà la vicinanza della comunità
cristiana senza tuttavia derogare al dovere di assicurare alla
comunità scolastica la validità reale del suo progetto
educativo. L’allontanamento di un insegnante dalla scuola,
insopportabile per se stesso, può essere unicamente e
dolorosamente imposto – nel rispetto della normativa civile
e canonica e sempre coniugando cristianamente verità e
carità – come provvedimento estremo dal bene prioritario
degli alunni». Sull’insegnamento della religione cattolica, la
nota dice: «È dimensione qualificante del progetto
educativo di una scuola cattolica. Per questo motivo tale
insegnamento non può essere assente, né è lecito pensare
che possa essere sostituito dall’orientamento cristiano di
tutta l’attività educativa della scuola. La specifica identità
scolastica di questo insegnamento costituisce al contrario
un contributo quanto mai idoneo all’avvio di una
riflessione culturalmente strutturata, oltre che sul fenomeno
religioso, sull’incidenza anche culturale della fede cattolica
nella vita delle persone e nella storia della nostra civiltà. In
questo senso l’insegnamento della religione cattolica deve
essere fatto oggetto di particolare attenzione nella
programmazione degli insegnamenti delle scuole
cattoliche; sarà anzi opportuno che la quota oraria
riservata a questo insegnamento venga in essi potenziata, a
dimostrazione tangibile del valore della cultura religiosa».
«Le dimensioni del sistema di scuola cattolica, che
coinvolge in Italia poco meno di un milione di alunni, non
possono far parlare di un'esperienza accessoria o
marginale», scrivono i Vescovi invitando a «superare
qualche diffuso pregiudizio». «La scuola cattolica affermano - non è propriamente parlando un'istituzione
educativa confessionale o di parte, poiché si pone per suo
statuto al servizio di tutti e accoglie tutti, con obiettivo
primario di curare l'educazione della persona e
promuoverne la crescita libera e umanamente completa».
In questa prospettiva, «l'adesione al progetto educativo
della scuola cattolica - come previsto espressamente dalla
legislazione statale - non potrà mai essere motivo di
esclusione per alcuno o all'ostacolo all'accoglienza di chi
guarda a essa con simpatia». Al contrario, «dialogo e
apertura saranno regola fondamentale dei rapporti tra e
con gli alunni e tra e con le famiglie che vengono a farne
parte, quali che siano le loro appartenenze culturali e
religiose».
30 Luglio 2014 http://www.lastampa.it/2014/07/30/
esteri/vatican-insider/it/cei-la-scuola-cattolica-soffre-perl a - d i s a t t e n z i o n e - d e l l o - s t a t o Uwn5WeH7sQdufGQiGUfbTM/pagina.html
Andrea Bocconi: la scuola, le religioni e il sacro
La scuola, complice la fine delle vacanze, è su tutti i
giornali, e non solo per le riforme annunciate, ancora molto
vaghe: su ilfattoquotidiano.it si raccolgono testimonianze
sugli istituti scolastici che hanno bisogno di cure; Valerio
Magrelli su La Repubblica scrive dell’importanza di tornare
ai classici, sia pure con l’ausilio delle nuove tecnologie;
Micromega dedica un numero monografico all’educazione,
e così il prossimo di Mente e cervello, mensile di psicologia
e neuroscienze, dedicato all’apprendimento. Su Sette de il
Corriere della sera la copertina mostra una studentessa
sorridente e titola: “Studiare senza fine di lucro”, c’è una
bella intervista a Nuccio Ordine, autore di “L’utilità
dell’inutile”, in cui si sostiene il valore formativo disgiunto
dalla rincorsa del mercato, su cui si è sempre in ritardo.
Studiare ciò che ci piace è spesso più utile di studiare ciò
che sembra utile. Forse ci stiamo davvero interrogando
sull’importanza della scuola, su una progettazione a lungo
termine di chi vogliamo essere, in un mondo che non
tornerà ad essere quello di prima. Ma cosa è essenziale e
non viene studiato, né riconosciuto ? Il sacro, e lo dico da
laico. Troppo spesso il sacro viene delegato e relegato
nell’insegnamento della religione. Il terreno è scivoloso:
racconto un episodio accaduto a mia nipote, in una scuola
media di Arezzo: “l’insegnante di religione ha detto che non
bisognava acquistare cd dai marocchini, perché si
finanziavano le altre religioni e noi dobbiamo finanziare
solo la nostra…”. E’ chiaro che la paranoica stupidità non
si può evitare completamente e questo è un caso limite, ma
integralismi e indottrinamenti sono sempre possibili quando
vi è una visione settaria dell’esperienza religiosa e manca il
rispetto per l’altro. Eppure penso che quest’ora di religione,
abbastanza negletta quando non vi siano insegnanti
carismatici, e ve ne sono, sarebbe fondamentale, perché
fondamentale è l’esperienza del sacro, ed è presente in tutte
le culture, come hanno dimostrato gli antropologi.
Bisognerebbe forse parlare non solo di religione ma di
spiritualità e partire da ciò che è sacro per ciascuno.
Esplorare quali sono i valori fondanti dell’individuo e della
cultura in cui viviamo: che cosa è irrinunciabile per
ciascuno di noi, che cosa è veramente importante?
Possiamo rileggere le prescrizioni delle varie religioni per
capire cosa difendono. Cercare di capire cosa significa per
noi oggi amore, libertà, rispetto della vita. Leggere le
esperienze dei mistici, che si somigliano tutte, che si tratti di
santi cristiani, musulmani, induisti, ebrei etc. Vi è in tutte il
senso della connessione con la natura e con tutti gli esseri,
un senso che al di là delle apparenze e delle tragedie c’è
nell’universo una “luce intellettual piena d’amore“. E che
queste esperienze in qualche momento della vita, le
abbiamo tutti. I bambini ricordano e raccontano bene
questi momenti di incantamento, se solo li ascoltiamo. Lo
psicologo Maslow le chiamava esperienze delle vette, ne ha
scritto benissimo Piero Ferrucci: momenti di armonia
profonda, di gioia ineffabile, di connessione. Sono un
territorio troppo importante, forse il più importante, per
lasciarlo controllare in esclusiva da una religione. E forse
potrebbero essere incontrate in qualsiasi disciplina. Se
poniamo agli studenti questi interrogativi, resteremo
sorpresi dalla voglia di discutere di temi esistenziali, dei
grandi perché così tipici dell’adolescenza. Lo testimonia un
insegnante di scuola media, Stefano Viviani, in un libretto
interessante, L’intelligenza in/attesa. Meglio “perdere
tempo” con queste domande che trovano spazio e dignità in
ogni materia, che con il programma seguito (?)
svogliatamente. “Al diavolo il tesoro. Prua verso il mare !”.
Ce lo dice Stevenson.
8 Settembre 2014 http://www.ilfattoquotidiano.it/
2014/09/08/scuola-lora-di-religione-leducazione-e-ilsacro/1114235/
IRINEWS 1 ottobre 2014
MICROMEGA 6/2014: “UN’ALTRA SCUOLA È POSSIBILE: LAICA,
REPUBBLICANA, EGUALITARIA, DI ECCELLENZA”
Da giovedì 4 settembre è in edicola e su iPad il nuovo
numero di MicroMega, interamente dedicato alla scuola e
intitolato “Un'altra scuola è possibile: laica, repubblicana,
egualitaria, di eccellenza”. Idea centrale del volume è
quella per cui la scuola, pubblica e laica, è ad un tempo
fondamento della democrazia e luogo di trasmissione dei
saperi e di preparazione alle professionalità. In linea con
quest'impostazione, l'articolo di Pasi Sahlberg, che apre il
numero, spiega nel dettaglio i risultati raggiunti negli ultimi
trent'anni dal sistema scolastico finlandese, un vero e
proprio modello quanto a capacità di coniugare
eguaglianza ed eccellenza. Del resto, di rimozione degli
ostacoli di ordine sociale che limitano di fatto l'eguaglianza
dei cittadini è la stessa Costituzione repubblicana a parlare,
come fa notare il “maestro di strada” ed ex Sottosegretario
all'Istruzione Marco Rossi-Doria, che illustra ai lettori di
MicroMega la sua battaglia decennale contro il fallimento
formativo, condotta in Italia e all'estero nello spirito della
nostra carta fondamentale e della lezione di don Lorenzo
Milani. A seguire, la sezione didattica del numero cerca di
mostrare come “scuola” non debba per forza essere
sinonimo di “noia”: a scuola bisogna divertirsi. La storia, la
letteratura, la filosofia, persino il latino possono essere
appassionanti. Per non parlare ovviamente delle scienze,
che si presterebbero a mille forme di sperimentazioni, della
storia dell’arte, da ‘vivere’ sul territorio oltre che da studiare
sui libri, e della musica, inspiegabilmente assente da tutti i
curricula. E invece gli studenti sono inchiodati al tedio di
una didattica stantia e pedante, che fa perdere il gusto di
a n d a r e a s c u o l a . M i c h e l a M a y e r e G i o r g i o
Parisi (scienze), Angelo d’Orsi (storia), Giovanni
Fornero (filosofia), Nicola Piovani (musica), Piergiorgio
Odifreddi (logica), Valerio Magrelli (classici della
letteratura), Tomaso Montanari (storia dell'arte), Paolo
Zellini (matematica), Luigi Miraglia (latino) e Telmo
Pievani (darwinismo) forniscono degli spunti per cambiare
il modo di insegnare e rendere l’apprendimento
appassionante e, dunque, efficace. La scuola, tuttavia, oltre
che luogo di trasmissione dei saperi è anche il vero e
proprio fondamento della democrazia. L'ethos democratico
e repubblicano non può che fondarsi infatti su una sorta di
illuminismo di massa, sulle capacità di discernimento e di
argomentazione di quei cittadini la cui testa vale un voto. Il
carattere laico dell'istituzione scolastica e dell'istruzione che
vi viene impartita diventa pertanto imprescindibile, eppure,
come mostra Adele Orioli, nel nostro paese esso è
costantemente sotto attacco a causa delle tante ingerenze
della Chiesa cattolica nella scuola italiana. Del resto,
sostiene Valerio Gigante, è la stessa sottrazione di ore al
nor male curricolo scolastico rappresentata
dall'insegnamento della religione cattolica a costituire una
profonda anomalia, resa possibile ormai decenni fa dal
Concordato di mussoliniana memoria. Allo stesso tempo, è
cattolica la maggior parte delle scuole private, elevate al
rango di “paritarie” dalla sciagurata legge voluta dall’allora
ministro Berlinguer: una distorsione sia sotto il profilo
costituzionale sia sotto quello economico, come
spiega Marina Boscaino, mentre, in chiusura del blocco su
scuola e laicità, Ilaria Donatio mostra come la cappa
clerical-conservatrice che incombe sulla scuola italiana
impedisca ad esempio l’introduzione di un’educazione
sessuale precoce e completa fra le materie curricolari,
sull'esempio di quanto avviene in altri paesi europei.
Completa il volume l'importante testo inedito di un grande
filosofo ed educatore quale John Dewey, “Esperienza e
natura vent'anni dopo”, presentato da Dario Cecchi.
!
!
IL SOMMARIO
NOSTRA PATRIA È IL MONDO INTERO
Pasi Sahlberg - Il modello Finlandia: eguaglianza ed
eccellenza La Finlandia è al top mondiale per livello di istruzione della
popolazione. Trent’anni fa non era così. Lo straordinario
successo, nel giro di una generazione, dimostra che, per
creare una nazione in grado di competere nell’economia
globalizzata e della conoscenza, il suo sistema scolastico
deve essere pubblico e gestito all’insegna della più radicale
eguaglianza e assenza di competizione.
ICEBERG 1 - in classe
Michela Mayer e Giorgio Parisi - Appassionare alla scienza
Viviamo in una società fondata su scienza e tecnologia. La
scienza, è il caso di dirlo, ci circonda. Eppure, i programmi
scolastici delle materie scientifiche rimangono gli stessi di
cinquant’anni fa. Perché l’insegnamento della scienza possa
acquistare un senso occorre invece fare delle scelte,
metodologiche e di contenuto, che rompano rispetto alla
tradizione e che consentano innanzitutto di far assaporare
agli studenti ‘il gusto di fare scienza’.
IRINEWS 1 ottobre 2014
Angelo d’Orsi - Come insegnare la storia
Si sa, ai bambini piacciono le storie. E allora perché non
dovrebbero appassionarsi alla storia, che non è altro che un
insieme di innumerevoli storie, racconti di vita
appassionanti, veri e propri frammenti della grande
commedia umana. Il passato, benché ‘dato’, non
appartiene al regno della necessità, bensì della possibilità
perché è il risultato della combinazione di tre ingredienti
fondamentali: libertà di scelta degli individui, contesti nei
quali vivono e l’imprevedibile intervento del caso.
Conoscere la storia vuol dire anche capire che le cose
possono sempre andare in un altro modo.
curioso, visto che si tratta della ‘scienza del ragionamento’,
quella che consente di capire cosa dicono gli altri e di farsi
capire senza fraintendimenti, dunque propedeutica a
qualunque altra cosa. Oggi invece la logica, da un lato, è
roba da specialisti – filosofi, matematici, informatici – e,
dall’altro, viene ridotta a retorica da chi – politici e
pubblicitari – sfrutta le sue regole per ingannare l’altro.
Imparare la logica fin da bambini può essere un ottimo
modo per non cascare nelle trappole.
Valerio Magrelli - Appassionare ai classici
I classici, finalmente, non sono più l’‘autorità’, e questo
consente di avvicinarsi ai giganti della letteratura con
maggiore libertà e senza soggezione, per ritrovare
l’elemento vivifico ed energetico dell’ascolto. E accanto ai
grandi classici, bisognerebbe sempre lasciare un margine
per far circolare anche dei ‘minori’, che magari in altre
epoche si rivelano altrettanto grandi.
Giovanni Fornero (con la collaborazione di Giancarlo
Burghi) - Insegnare la filosofia oggi
Si può fare a meno della filosofia, come pensano molti
pseudoriformatori della scuola italiana che ne riducono
costantemente le ore? In realtà, la filosofia è
imprescindibile e la vera alternativa non è tra fare o non
fare filosofia, ma tra fare filosofia in modo inconsapevole e
irriflesso o farla in modo consapevole e critico. Alcuni
esempi di come, partendo da fatti di cronaca, si possa
risalire alle questioni e agli autori fondamentali del
pensiero filosofico, mostrando agli studenti la straordinaria
attualità dei grandi classici.
Tomaso Montanari - Il dovere costituzionale di conoscere
la storia dell’arte
Considerata la Cenerentola delle materie umanistiche, la
storia dell’arte è stata persino cancellata (epoca Gelmini)
da alcune scuole tecniche e professionali (in indirizzi come
grafica, moda, turismo!). E questo spiega bene il sacco del
paesaggio e del patrimonio artistico a cui è sottoposto
sistematicamente il nostro paese. Mentre l’insegnamento
della storia dell’arte potrebbe contribuire in maniera
determinante alla formazione di cittadini consapevoli del
valore del proprio passato e responsabili del proprio futuro.
Nicola Piovani - Musica, maestro! Secondo le neuroscienze, memorizzare una musica è un
processo precorticale che si sviluppa nei bambini prima
dell’apprendimento logico. Una mente che memorizza
nella prima infanzia Giro giro tondo può nello stesso
momento cominciare a familiarizzare con le Romanze
senza parole di Mendelssohn. Per questo è necessario che
l’educazione musicale, e soprattutto quella all’ascolto
musicale, inizi sin dall’asilo.
Paolo Zellini - Come insegnare la matematica C’è una diffusa tendenza ad appiattire il calcolo
matematico in una serie di regole senza pensiero. Si punta
sull’efficienza della loro esecuzione, sorvolando sui
significati, sulle motivazioni originarie e sulle possibili
implicazioni, teoriche e applicative, per la scienza più
avanzata. Eppure rendere la matematica meno misteriosa è
possibile, per esempio sfruttando il virtuoso circolo con la
geometria, che permette letteralmente di ‘vedere’ quel che
sta dietro e dentro le formule matematiche.
Luigi Miraglia - Insegnare il latino come l’inglese
Lo studio del latino che viene proposto agli studenti delle
scuole italiane è per lo più metalinguistico e tedioso,
ispirato da un metodo ‘traduttivo’. A quest’ultimo va
opposto invece un metodo ‘induttivo’ e attivo, che consenta
di familiarizzare con la lingua, semplicemente, usandola:
ascoltandola, leggendola, scrivendola, parlandola. Come
per ogni lingua.
Piergiorgio Odifreddi - A scuola di logica
La logica è la grande assente della scuola italiana. Fatto
Telmo Pievani - Darwin fin da piccoli
L’evoluzione è una bellissima storia, e come tutte le storie si
presta benissimo a essere raccontata e insegnata nelle
scuole, fin dai primissimi anni. Certo, “bisogna imparare a
raccontarla ai bambini evitando le trappole giornalistiche
della linearità, della presunta crescita inevitabile della
complessità e dell’intelligenza, del prog ressivo
perfezionamento, degli ‘anelli mancanti’, della grande
IRINEWS 1 ottobre 2014
catena dell’essere e della scala naturae. Al loro posto
devono entrare in classe pur sempre storie, ma diverse, più
consone ai dati scientifici aggiornati: storie di diversità, di
ramificazioni, di possibilità alternative, di svolte
contingenti, di casualità, di opportunità colte al volo, di
imperfezione, di accidenti ambientali e di novità
evolutive”.
Patti lateranensi d’epoca fascista e che, nonostante la
crescente secolarizzazione della società italiana, permane
pressoché intatto ancora oggi
Ilaria Donatio - L’educazione sessuale in Europa Dalla pionieristica Svezia, primo paese a renderne
obbligatorio l'insegnamento, alla Danimarca, in cui le
scuole sono libere di invitare prostitute e omosessuali,
passando per l’Olanda, in cui se ne comincia a parlare già
a quattro anni, e la Francia, dove si trova sotto l’attacco
della destra, l’educazione sessuale a scuola assume forme
diverse a seconda del contesto in cui si inserisce. Fino a
essere fortemente ostacolata nei paesi – come l'Italia – in
cui le Chiese esercitano una forte ingerenza nella vita
politica e sociale.
SAGGIO
Marco Rossi-Doria - La scuola abbandonata
Un maestro elementare ed educatore sociale, già
sottosegretario all’Istruzione, riflette, dati alla mano, sul
problema del ‘fallimento formativo’. Nel solco di due
grandi lezioni: quella di don Lorenzo Milani, che
sosteneva che “il principale problema della scuola italiana
sono i ragazzi che perde”, e quella della nostra Carta
fondamentale, per la quale “è compito della Repubblica
rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che,
limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
ICEBERG 2 - pubblica e laica
Adele Orioli - Il Vaticano e la scuola: ‘cosa nostra’
Tante e di vario tipo sono le forme che assume l’ingerenza
clericale nella scuola pubblica italiana, anche
prescindendo dalla questione principale, quella dell’ora di
religione. Dal crocifisso che campeggia nella maggior
parte delle aule scolastiche alle messe e preghiere durante
l’orario di lezione, passando per le visite pastorali e le gite
d’intere scolaresche presso famosi santuari, l’elenco è
lungo e lascia l’amaro in bocca a coloro che hanno a
cuore il principio della laicità delle istituzioni
repubblicane.
Marina Boscaino - Senza oneri per lo Stato: la beffa (la
scuola pubblica o è statale o non è) Il concetto di scuola ‘paritaria’ è una contraddizione in
termini: la scuola pubblica deve garantire a tutti
un’istruzione democratica e pluralista, cosa che per sua
natura una scuola privata – che ha un proprio progetto
culturale orientato in senso confessionale, politico o più
genericamente ideologico – non può garantire. Per non
parlare poi del vergognoso – e molto diffuso – fenomeno
dei diplomifici foraggiati dallo Stato.
Valerio Gigante - Nominati dal vescovo pagati dallo Stato
ovvero l’ora di religione Cattolica.
Da decenni lo Stato italiano ha per così dire ‘appaltato’
un’ora dell’insegnamento scolastico alla Chiesa cattolica: è
quest’ultima, infatti, tramite il vescovo diocesano, a
designare e ‘controllare’ gli insegnanti di religione
cattolica, che tuttavia vengono assunti e pagati dallo Stato.
E possono passare poi ad altra materia, senza concorso.
Un affronto alla laicità delle istituzioni che ha origine nei
INEDITO
John Dewey - Esperienza e natura vent’anni dopo
(presentazione di Dario Cecchi )
Alla fine degli anni Quaranta viene chiesto a John Dewey
di scrivere una nuova introduzione a una delle sue
maggiori opere, Esperienza e natura, scritta vent’anni
prima. Il filosofo statunitense inizia la scrittura di
questa Re-introduction, testo che rimane incompiuto, in
cui manifesta l’esigenza di ripensare quello che è forse il
suo concetto centrale, quello di esperienza, in una
direzione meno ‘naturalistica’ e più attenta alle ricadute
storiche ed etico-politiche.
!
27 Agosto2014 http://temi.repubblica.it/micromegaonline/micromega-62014-%E2%80%9Cunaltra-scuola-epossibile-laica-repubblicana-egualitaria-di-eccellenza
%E2%80%9D-il-sommario-del-nuovo-numero-in-edicolada-giovedi-4-settembre/
!!
IRINEWS 1 ottobre 2014
Proposte, innovazione, sperimentazione
Gli sviluppi del progetto di ricerca “À table
avec les religions”.
E. Messina
“Se si vuole indagare il vasto campo dei simboli e delle
rappresentazioni culturali che hanno a che fare con le
abitudini alimentari degli uomini, si dovrà accettare il fatto
che per la maggior parte esse rientrano in un tipo di
coerenza ampiamente innotivata”. Così l’antropologo
francese C. Fishler si esprimeva nel non troppo lontano
1981, sottolineando come il cibo e le annesse modalità di
consumo altro non fossero se non accidenti della storia, in
grado di comunicare dei simboli, basati su valori
essenzialmente infondati.
Diciotto mesi dopo l’apertura del progetto di ricerca
“À Table avec les religions”, coordinato da Maria Chiara
Giorda le risposte a simili affermazioni sono numerose,
variegate e completamente opposte. La ricerca, sostenuta
dalla Fondazione Benvenuti in Italia, grazie al sostegno
della Foundation Charles Léopold Mayer pour les Progrés
de l’Homme e in collaborazione con il Consorzio Risteco,
si è concentrata sulle tradizioni religiose che regolano e
determinano il consumo del cibo, a casa e a scuola.
Il report conclusivo del primo anno e mezzo di ricerca
che si concentra sulla particolare realtà delle città di Roma,
Torino e Zaragoza, racconta come le regole religiose in
materia di abitudini alimentari rappresentino tuttora un
insieme di valide ragioni utili all’analisi del consumo del
cibo. Più precisamente, l’equipe di ricerca del progetto
composta da Elena Messina, antropologa e Luca Bossi,
sociologo, ha esaminato quanto di quelle regole religiose
che regolano i modelli alimentari propri di ogni tradizione
culturale costituisca ancora un’imprescindibile regola di
vita. La ricerca si è concentrata sulle mense scolastiche ed
ha coinvolto bambini, genitori, presidi ed insegnanti.
L’avant propos che ha guidato lo svolgimento del
lavoro si basava su una semplice domanda: se è vero che
l’offerta dei menu scolastici risponde direttamente ai
bisogni di un’utenza, cosa accade quando tale utenza
cambia repentinamente, divenendo sempre più variegata,
multiculturale e pluralista? Le istituzioni educative sono
oggi in grado di fare fronte ai bisogni ed alle necessità
alimentari e religiose di ognuno dei propri studenti?
Per quanto molto si sia fatto e tuttora si faccia, per
quanto la città di Torino abbia promosso numerose buone
pratiche che segnalano una assoluta sensibilità da parte
delle amministrazioni comunali rispetto alla questione,
molto resta ancora da fare.
La prima parte della ricerca si conclude
provocatoriamente con la proposta di un menu multiculturale e multi-religioso, costruito in collaborazione con
Sara Casiraghi, gastronoma e Paola Durelli dietista del
SSvD di
Dietetica e Nutrizione Clinica dell’AO San
Giovanni Bosco, che prevede la somministrazione di cibi
religiosi e corrispondenti alle tradizioni religiose e culturali di
cui la nuova utenza scolastica è rappresentante.
Il menu verrà somministrato in numerosi plessi scolastici
delle città in esame anche se per brevi periodi. L’Università
di Scienze Gastronomiche dell’Università della città di
Pollenzo si è resa promotrice del progetto mettendo a
disposizione le proprie cucine e i propri chef, nel corso della
cena che si terrà Lunedì 20 Ottobre, all’interno della
prestigiosa sede di Slow Food.
Infine, il lavoro svolto sinora ha posto le basi per
l’ampliamento della ricerca condotta e il coinvolgimento di
numerose altre scuole europee. Lo studio del cibo come
primaria rappresentazione delle singole tradizioni culturali è
l’unico mezzo per la promozione di una reale cultura del
cibo.
!
IRINEWS 1 ottobre 2014
Biblioteca
!
F. Candido
Arrigoni Giampiera, Consonni Claudio, Però Anna
(a cura di), Proposte per l’insegnamento della
storia delle religioni nelle scuole italiane. Atti del
convegno di Milano 18-19 marzo 2013, Sestante
Edizioni, Bergamo 2014.
!
Il lavoro curato da Arrigoni, Consonni e Però è destinato a
imporsi come punto di riferimento nell’ambito
dell’intricatissimo dibattito sul ruolo delle religioni
all’interno della scuola pubblica italiana. Il volume
raccoglie i contributi di un importante convegno tenutosi
presso l’Università degli Studi di Milano il 18 e il 19
Marzo 2013. Tale incontro, dal titolo “Proposte per
l’insegnamento della storia delle religioni nelle scuole
italiane”, potrebbe oggi essere definito un “luogo” che
materialmente si è rivelato capace di accogliere –
contemporaneamente – storici, sociologi e studiosi, esperti
di differenti tradizioni religiose e provenienti da Università
e da Centri di ricerca disparati. I relatori, a partire da
un’accurata analisi della disciplina storico-critica dedicata
alle religioni, che in Italia vanta come padre-fondatore
Raffaele Pettazzoni e come illustri continuatori, tra gli
altri, Angelo Brelich, Ugo Bianchi e Dario Sabatucci,
hanno dato vita ad un intenso e proficuo scambio di
riflessioni e di proposte pratiche in merito all’ormai tanto
attuale quanto spinosa tematica relativa all’insegnamento
delle religioni in Italia.
Dal punto di vista metodologico, lo spirito di questa
pubblicazione è molto stimolante. I contributi, nella loro
diversità, partono tutti dal medesimo presupposto
pedagogico, ossia quello per cui la scuola è interpretata
come lo spazio in cui il cittadino cresce e matura non
semplicemente il suo bagaglio di nozionismi e conoscenze
ma soprattutto l’uso critico e libero del proprio pensiero.
In questa dialettica in cui sapere e crescita dell’alunno si
mescolano in modo paritetico coinvolgendo non solo la
sfera delle emozioni ma anche quella relazionale e dello
stare al mondo, le religioni – da come si evince da questo
libro - giocano un ruolo cruciale soprattutto nel mondo
che oggi è diventato multiculturale. Le religioni, tra i
banchi di scuola così come tra i banchi del mercato,
insegnano la ricchezza della diversità in mondo che tende
sempre di più all’uniformizzazione e al monocromatismo,
diventano il pretesto per “mettersi in gioco” e per
comprendere quel che definiamo alterità e, al contempo,
per ri-discutere quello che crediamo identità.
Segnaliamo, inoltre, all’interno del presente volume il
saggio di Mariachiara Giorda, dedicato ad un’analisi
storica dei principali momenti relativi alla questione
dell’insegnamento delle religioni nelle scuole in Italia.
!!
!!
!!
!!
Willaime Jean-Paul (ed.), Le défi de l’enseignement
des faits religieux à l’école, réponses européenne
et québécoises, Riveneuve Ed., Coll. « Actes
Academiques » 2014.
!
J.-P. Willaime, direttore di studio dell’École pratique des
hautes études ed ex responsabile dell’IESR (Institut
européen en sciences des religions), è il curatore del
volume che raccoglie gli interventi pronunciati durante
l’incontro organizzato dal CIEP (Centre international
d’études pédagogiques) dal titolo École et enseignement
des faits religieux en Europe : objectifs et programmes
(Sèvres, 20-22 Settembre 2012). L’incontro, organizzato
sotto la direzione di Isabelle Saint-Martin, ha riunito
esperti provenienti dalla Francia, dalla Spagna, dalla
Danimarca, dalla Germania, dalla Svizzera, dalle Fiandre,
dal Belgio, favorendo così la possibilità di creare dei ponti
di scambio e di confronto sull’insegnamento delle religioni
e sul dibattito inerente a tale tematica nei differenti paesi
rappresentati dai numerosi esperti. Si segnala in modo
particolare l’approfondita analisi dedicata
all’insegnamento di “Etica e cultura religiosa” (Éthique et
culture religieuse) in sperimentazione nel Québec. La
raccolta dei contributi riflette la medesima impostazione
dell’incontro e si presenta pertanto suddivisa in quattro
macro-tematiche: “i corsi di religioni per tutti”, “i corsi
confessionali di religione”, “l’esperienza quebbecchese”,
“laicità e insegnamento dei fatti religiosi in Francia”.
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IRINEWS 1 ottobre 2014
Chizzoniti Antonio (ed.), Religione e autonomie
locali. La tutela della libertà religiosa nei territori
di Cremona, Lodi e Piacenza, Libellula Edizioni Tricase (Le) 2014, Collana e-Reprint Nuovi studi di
diritto ecclesiastico e canonico, Nuovi Itinerari, n.
6.
Fo n t e : ( h t t p : / / w w w. o l i r. i t / l i b r i / i n d e x . p h p ?
autore=5&libro=512).
L’interagire del “territorio” con le complesse condizioni di
fedele/cittadino e cittadino/fedele scandisce il quotidiano
essere della religione nella società. E’ possibile immaginare
un modello decentrato di gestione delle esigenze religiose
sul territorio da affiancare al più tradizione sistema di
collaborazione tra stato e confessioni religiose? Normativa
unilaterale, azione amministrativa, ma anche forme meno
istituzionalizzate di collaborazione delle istituzioni religiose
con le amministrazioni (soprattutto locali) e di
partecipazione di tutti gli stakeholder, attraverso innovative
forme di coinvolgimento, potrebbero essere le modalità
attraverso cui porre al centro dell’attenzione le esigenze
religiose del cittadino nella quotidiana presenza sul
territorio. Per verificare la portata di questi interrogativi è
stata sviluppata una ricerca attraverso l’individuazione
pratica delle materie toccate dai provvedimenti
amministrativi locali (edilizia di culto, cimiteri e sepolture,
simboli religiosi e festività, ordine pubblico e sicurezza,
alimentazione, oratori e servizi alla persona), dei soggetti
pubblici, privati e confessionali coinvolti e degli strumenti
politico-giuridici utilizzati da un consistente numero di
c o mu n i d i t r e
p r o v i n c e
c o n fi n a n t i
(Piacenza, Lodi e
Cremona) poste a
cavallo
di
Lombardia ed
Emilia Romagna,
i cui risultati sono
raccolti in questo
volume. Il
volume
raccoglie scritti di:
Isabella Bolgiani
(Università
Cattolica del
Sacro Cuore, sede
di Milano);
Antonio G. Chizzoniti (Università Cattolica del Sacro
Cuore, sede di Piacenza); Nicola Fiorita (Università della
Calabria); Anna Gianfreda (Università Cattolica del Sacro
Cuore, sede di Piacenza); Daniela Milani (Università degli
studi di Milano); Samuele Uttini (Università degli studi di
Milano)
!
Del Bò Cor rado, La neutralità necessaria.
Liberalismo e religione nell'età del pluralismo,
Edizioni ETS, Milano 2014.
!
( Fo n t e : h t t p : / / w w w. o l i r. i t / l i b r i / i n d e x . p h p ?
autore=353&libro=513). All’interno delle società
democratiche liberali, l’esistenza di una pluralità di
dottrine religiose, tra loro in disaccordo o addirittura in
aperto conflitto, rischia di minare i presupposti
della convivenza civile. La neutralità, intesa come richiesta
rivolta ai poteri pubblici affinché si astengano dal favorire
o dallo sfavorire una o più d’una delle diverse dottrine, è
una possibile risposta a questo problema. La neutralità
consente infatti di tracciare le condizioni teoriche in grado
di garantire una coesistenza pacifica tra queste dottrine, e
di farlo su basi che non consistano nei meri rapporti di
forza o nella capacità di minaccia di ciascuna, bensì alla
luce di un qualche tipo di giustificazione morale.
La tesi che questo libro cerca di difendere è dunque che la
neutralità è un’idea concettualmente solida ed eticamente
plausibile, attraverso la quale trattare sia la questione della
definizione dello spazio che può essere concesso alle
credenze individuali o di gruppo nelle democrazie liberali
multiculturali, sia più in generale le numerose questioni
che sono oggi sollevate dal pluralismo come fatto che ha
valore. In questo modo, tramite questa idea, diventa altresì
possibile delineare e difendere uno specifico modello
normativo, il neutralismo liberale, che costituisce
un’articolazione
coerente e
persuasiva dei
metodi, dei
presupposti e dei
valori
del
liberalismo,
n o n c h é
un’efficace teoria
esplicativa di che
cosa significhi
essere liberali.
!!
Ostinelli
Marcello,
G a l e t t a
Fr a n c e s c o,
Religioni,
interculturalità
ed etica nella scuola pubblica, SUPSI-DFA, 2014.
!
Il volume raccoglie i risultati del rapporto SUPSI su
“Religioni, interculturalità ed etica nella scuola pubblica”,
progetto di sperimentazione dell'insegnamento di Storia
delle religioni effettuato in sei sedi della scuola media del
Canton Ticino. La prima sezione affronta in maniera
analitica la metodologia adoperata e la presentazione del
contesto in cui tale progetto è stato declinato. La seconda
parte è dedicata ad una vera e propria presentazione dello
svolgimento dei laboratori, tenendo presente sia il punto di
vista degli studenti-utenti che quello degli operatoridocenti. Questo lavoro di ricerca, concentrato sull’analisi
di un preciso contesto geografico (il Canton Ticino), insiste
molto sul concetto di “neutralità” degli insegnamenti
all’interno della scuola pubblica. Tale questione merita
senz’altro un ampio dibattito: in effetti, cosa significa
IRINEWS 1 ottobre 2014
“insegnamento neutrale”? Tuttavia, a parte un utilizzo
frettoloso di questa categoria (che senz’altro merita una
precisa e serrata analisi), i ricercatori dell’USI segnano il
tracciato anche per un confronto su quelli che vengono
definiti “modello unico”, “modello misto” e “modello del
doppio binario” nell’ambito dell’insegnamento del fatto
religioso nelle scuole pubbliche.
Secondo Ostinelli e Galetta, in definitiva, sarebbe
necessario istituire come insegnamento obbligatorio per
tutti gli allievi delle scuole medie la “Storia delle religioni”.
L’ora di religione offerta dalla Chiesa cattolica e dalla
Chiesa evangelica, invece, potrebbe configurarsi come un
insegnamento opzionale e complementare a quello di
“Storia delle religioni”.
!
www.worldreligiondatabase.org. Segnaliamo questa pagina
web, curata da Todd. M. Johnson e da Brian J. Grin e nata
sotto il patrocinio e il sostegno della Boston University, di
Brill e di Cura. Questo utile strumento on-line raccoglie
dettagliate statistiche relative alle affiliazioni religiose in
ogni paese del mondo (censimenti, statistiche, indagini)
coprendo un arco temporale che parte dal 1900 e si spinge,
per le questioni relative alle previsioni, fino al 2050.
!!
Si segnalano inoltre:
Ta c c o n i G i u s e p p e, « Po s s i b i l i t à e l i m i t i
dell’insegnamento scolastico della religione in
un’Italia secolarizzata e plurale”, in Orientamenti
Pedagogici: rivista internazionale di scienza
dell’educazione, Vol. 61, 365(2014), pp. 393-412.
!
Cano Ruiz Isabel (ed.), La enseñanza de la
religión en la escuela pública, Actas del VI
Simposio Internacional de Derecho Concordatario,
Alcalá de Henares, 16-18 de octubre de 2013,
Editorial Comares, S.L., Granada 2014.
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Spazio
tesi
!L. Bossi
Tesi!laurea specialistica, Università degli Studi di
Torino, 2014
A scuola di laicità. Studi di caso sull'attività
alternativa all'Irc e sull'alimentazione nelle mense
scolastiche
Relatore: prof. Roberto Albano
!!
Nella cornice di uno studio sulle questioni di laicità e diritto
di espressione religiosa che si impongono nello spazio
pubblico, sospinte da un crescente pluralismo culturale e
religioso e da una sempre più rilevante differenziazione
sociale, il lavoro si concentra sulle conseguenze – teoriche e
pratiche – dei mutamenti intervenuti nella società italiana
con particolare attenzione all’istituzione scolastica intesa
tanto come spazio pubblico quanto come agenzia
formativa fondamentale per lo sviluppo della persona e del
cittadino. La domanda di fondo che ha mosso il lavoro è la
seguente: la scuola pubblica e laica, in quanto istituzione
dello Stato deputata alla formazione dei giovani futuri
cittadini ed in quanto agenzia di promozione
dell’integrazione sociale, può dirsi in grado di affrontare le
sfide inedite poste dalla mutata composizione demografica
(sociale, etnica, linguistica, culturale, religiosa) e da un
diffuso analfabetismo religioso, garantendo per un verso i
diritti del bambino, dell’adolescente, dei genitori – del
cittadino – in materia di libertà di coscienza e di
espressione religiosa e, per un altro verso, promuovendo
una cultura dell’inclusione, della conoscenza, della
comprensione del pluralismo delle differenze entro un
comune sistema simbolico?
A questa domanda fondamentale se ne può aggiungere una
seconda più generale: quale rapporto deve instaurarsi tra lo
Stato italiano e le religioni, tra l’amministrazione pubblica
ed i cittadini o le comunità religiose? La presenza, la
visibilità pubblica delle religioni rappresenta un ostacolo
per la piena realizzazione della laicità dello Stato, tale per
cui si renda necessario il contenimento dell’espressione
religiosa entro il contesto privato dei cittadini? È corretto, o
meglio ancora, è adeguato individuare – come sin qui si è
fatto – nel rapporto privilegiato con la confessione
storicamente maggioritaria il meccanismo sufficiente
all’integrazione sociale nella separazione delle sfere statale
e religiosa? È possibile che non l’oblio ma la valorizzazione
della conoscenza sulle religioni (al plurale), in quanto
fenomeni culturali e sociali, diventi strumento per una
formazione civile al rispetto ed al riconoscimento della
differenza entro un comune sistema simbolico che ponga al
centro i valori di cittadinanza, senza con ciò mettere a
rischio l’integrazione sociale, l’unità morale del Paese –
ammesso che questa esista?
L’ampio ambito della scuola pubblica italiana è stato
considerato a partire da due contesti specifici, entro i quali
le sfide poste dal crescente pluralismo culturale e religioso si
impongono con particolare rilevanza: da un lato
l’insegnamento della religione e delle sue alternative a
scuola, che in Italia si configura anzitutto come
IRINEWS 1 ottobre 2014
insegnamento confessionale del cattolicesimo; da un altro
lato la mensa scolastica, intesa come luogo d’incontro,
confronto, condivisione e come momento fondamentale
del più complesso progetto pedagogico garantito
dall’istituzione pubblica. Assunti quali casi-studio, sono
stati analizzati entro il contesto territoriale della città di
Torino e della sua prima cintura, con un focus particolare
sulla scuola secondaria di secondo grado nel caso
dell’insegnamento della religione, sulla scuola primaria nel
caso delle mense scolastiche. Tale scelta è stata operata
sulla base di un criterio di maggiore attinenza: la scuola
secondaria di secondo grado rappresenta la prima
occasione offerta agli studenti di decisione autonoma
rispetto all’insegnamento religioso, rafforzata da una
maggiore consapevolezza del rapporto individuocredenza; la scuola primaria rappresenta il grado
d’istruzione entro il quale la mensa acquisisce un carattere
particolarmente rilevante, sia per la maggiore presenza
delle mense rispetto ad altri gradi, sia per l’importante
ruolo di cui è investita nel contribuire alla formazione di
gusti e disgusti, abitudini e pratiche quotidiane,
conoscenze e competenze in merito all’alimentazione ed
agli stili di vita desiderabili.
Con l’obiettivo di considerare i termini di un dibattito
nazionale, europeo ed internazionale in senso più ampio, il
lavoro si è avvalso di diversi strumenti di ricerca: lo studio
delle fonti documentali e della letteratura disponibile, la
comparazione tra casi-studio e l’analisi di modelli
internazionali, l’indagine empirica condotta con metodi
quantitativi e qualitativi (survey tramite questionario semistrutturato autosomministrato, osservazione partecipante,
focus groups, interviste in profondità).
Il lavoro presenta, nel primo capitolo, un excursus storicogiuridico dei cambiamenti apportati nel tempo
all’insegnamento della religione a scuola, a partire dai
primi decenni del XIX secolo sino ai tempi più recenti.
All’inquadramento storico-giuridico fa seguito, nel
secondo capitolo, l’inquadramento degli insegnamenti
religiosi e delle alternative previste in Europa e in Italia,
con una particolare attenzione al rapporto complesso con
una realtà differente eppure spesso accomunata a quella
italiana quale quella degli Stati Uniti d’America: una
rassegna critica delle proposte classificatorie più recenti in
materia di insegnamenti europei ed alcune criticità emerse
nel tentativo di rilevare le opzioni alternative conducono
così all’inquadramento quantitativo del fenomeno e alla
mappatura di casi di buone prassi didattiche per l’attività
4 tipi di insegnamento:
!
non confessionale
confessionale facoltativo o opzionale
confessionale obbligatorio, con possibilità di
dispensa
insegnamento del “fatto religioso”
alternativa nell’assenza di programmi unici ministeriali. Il
terzo capitolo presenta i risultati dell’indagine qualitativa
svolta in alcune scuole secondarie di secondo grado del
territorio torinese, concentrandosi in particolare sulle
opinioni di studenti, docenti e dirigenti scolastici in merito
all’insegnamento della religione cattolica ed alle sue
opzioni alternative, con una disamina dei percorsi di
scelta, dei punti di forza e di debolezza, delle criticità
organizzative emerse ed un focus sulle aspettative
registrate in merito. A seguire nel quarto capitolo, il casostudio relativo all’alimentazione nelle mense scolastiche è
prima di tutto contestualizzato entro i termini del più
ampio progetto di ricerca europeo da cui è scaturito il
lavoro. Una necessaria premessa teorica in merito al
rapporto tra cibo, culture e religioni anticipa una geografia
di casi-studio europei: una rassegna delle iniziative più
diffuse nel continente in merito al rispetto dei diritti ed
all’educazione al pluralismo attraverso l’alimentazione
nelle mense scolastiche. Nel quinto ed ultimo capitolo,
l’analisi si concentra sul caso italiano e nello specifico
torinese, presentando anzitutto quattro modelli, emersi nel
corso dell’indagine, di risposta pubblica alle esigenze
alimentari religiosamente orientate dei cittadini corredati
da una breve casistica di buone e cattive prassi e
dall’illustrazione del servizio mensa torinese. A concludere,
la discussione dei risultati dell’indagine quantitativa
condotta in alcune scuole primarie della città, con
particolare attenzione alla rilevanza ed alla natura del
pluralismo nelle scuole selezionate, alle abitudini e alle
restrizioni alimentari delle famiglie e alla loro percezione
del pluralismo che informa le classi e gli istituti frequentati
dai figli.
I risultati ottenuti appaiono piuttosto sconfortanti:
l’istituzione scolastica italiana risulta attualmente sguarnita
degli strumenti essenziali per accogliere le sfide costituite
dal crescente pluralismo e dalla differenziazione sociale,
garantendo il diritto all’eguaglianza formale e sostanziale
dei cittadini indipendentemente dal loro status culturale,
etnico, linguistico, religioso e, al contempo, assicurando un
programma pedagogico inclusivo e capace di promuovere
l’educazione all’alterità, al pluralismo, al riconoscimento
nella diversità, intesi – e promossi dalle principali agenzie
dell’Unione Europea – come valori fondamentali per il
pieno sviluppo della persona e del cittadino, per lo
sviluppo di pratiche quotidiani di accoglienza,
comprensione, coesione sociale. Il caso-studio
dell’insegnamento della religione cattolica e delle sue
alternative ha permesso l’emersione di un carattere
fortemente discriminatorio: le religioni non sono assunte
dalla scuola pubblica come fenomeno socio-culturale
rilevante in sé ma piuttosto per la rilevanza della
confessione cattolica – del suo impianto etico e simbolico e
della sua presunta capacità di interpretare i fatti del
mondo – per la tenuta morale della società. Il sistema
educativo vigente non offre pari opportunità né a coloro i
quali chiedono di avvalersi di un insegnamento
confessionale diverso da quello cattolico, né a quanti
decidono di non avvalersi dell’insegnamento confessionale
optando per alternative di fatto inconsistenti. Tale ineguale
IRINEWS 1 ottobre 2014
trattamento non può che riflettersi negativamente tanto
sulla concezione di scuola e di Stato quanto sugli sforzi
istituzionali nel contrasto al diffuso analfabetismo religioso.
Il caso-studio delle mense scolastiche solleva una seconda
questione critica: pur garantendo il diritto
all’alimentazione secondo coscienza, il modello di mensa
scolastica torinese (e più ampiamente italiano) promuove
una frammentazione delle culture e delle credenze – delle
identità – fondata sullo status confessionis del cittadino,
che soprattutto nell’età della socializzazione primaria e del
primo sviluppo sociale della persona può rappresentare
un’occasione mancata di educazione all’altro, al
pluralismo ed alla varietà, alla comprensione delle
differenze ed all’integrazione entro una cultura –
alimentare ma non solo – innovata e più ricca.
!!
Nicoletta Capotosti
Tesi laurea specialistica, Università Roma La Sapienza,
2014
L'Ora alternativa per l'insegnamento della
religione a scuola, tra storia e antropologia.
Studio sulle scuole superiori della provincia di
Terni
Relatrice: Alessandra Ciattini
!
In questo intervento presenterò una ricerca realizzata lo
scorso anno sulla presenza dell’ora alternativa all’ora di
religione nella scuola pubblica secondaria superiore
ternana. Il tema si inscrive nel più ampio interrogativo sul
ruolo formativo e culturale che la religione ha come
oggetto di studio. Tale ruolo, ampiamente riconosciuto dal
mondo accademico e sempre più evidente per chi sia
attento ai cambiamenti sociali che stanno investendo
l’Europa contemporanea, non trova però adeguato
riconoscimento nell’istruzione pre-universitaria.
Tre
fattori si pongono all'origine dell’indagine.
In primo luogo la convinzione personale - rafforzata dalla
pratica di docente nei licei statali- che un’impostazione
confessionale dell’insegnamento religioso contraddica la
laicità dell’istruzione, principio al quale lo Stato non
dovrebbe rinunciare, dovendo anzi costituire un precetto
deontologico basilare dell'educazione. La tematica
religiosa dovrebbe altresì essere affrontata secondo una
prospettiva scientifica e attraverso gli strumenti
epistemologici dell’Antropologia e della Storia delle
Religioni. In secondo luogo ritengo il suddetto principio
non assicurato dalla mera non-obbligatorietà dell’IRC. In
ultimo la constatazione, evidente nel caso italiano, che gli
strumenti normativi a garanzia delle pari opportunità tra
chi si avvale dell'IRC e chi decida di non avvalersene, non
siano adeguatamente utilizzati, con l'esito che quel diritto
non è effettivamente tutelato.
Quest'ultimo elemento condensa i precedenti nell'indagine
sull'ora alternativa all'ora di religione, oggetto privilegiato
della trattazione e principale elemento innovativo dello
scritto. L'esistenza di questo spazio didattico, infatti - pur
risalendo alle circolari attuative del concordato-bis, come
conseguenza della non obbligatorietà dell'IRC - è stata
sostanzialmente ignorata dalle scuole italiane. Negli ultimi
quattro anni, per ragioni anch'esse oggetto della presente
ricerca, questo diritto è divenuto centro di un dibattito
condotto primariamente dal mondo dell'associazionismo.
La scuola chiamata a tutelarlo con l’erogazione dell'attività
formativa alternativa, mostra di non avere strumenti
adeguati. La normativa in materia è per giunta molto
labile.
Una sentenza eseguita a Padova nel luglio 2010 (proc.
1667) sembra aver invertito la tendenza, da parte delle
istituzioni scolastiche, di trascurare le richieste di attività
alternative all'IRC: già dal settembre dello stesso anno la
questione compariva all'ordine del giorno nei Collegi dei
Docenti.
L'idea di approfondire la tematica ha preso forma
nell’intenzione di indagare il ruolo e lo spazio che l’ora
alternativa ha nelle scuole ternane, al fine di formulare un
modello per la sua organizzazione. L'enorme difficoltà di
reperire dati ha fatto restringere il campo alle sole scuole
superiori della provincia.
Gli obiettivi del rilevamento erano relativi alla presenza di
questo insegnamento, all’anno di attivazione, al numero
delle persone che vi avevano aderito, ai temi che erano
stati affrontati nello svolgimento della didattica.
Lo scopo era verificare la possibilità di promuovere,
attraverso questo spazio educativo, una trattazione
antropologica della tematica in cui la religione fosse
affrontata con un approccio non confessionale. Tale
progetto è supportato dall'analisi realizzata nella prima
parte del lavoro, sulla base di tre angolature:
analisi del contesto europeo per ciò che concerne il ruolo
sociale della religione e lo spazio che essa occupa
all'interno dei sistemi scolastici nei paesi dell'Unione;
collocazione della religione nel dominio degli studi
antropologici con particolare riferimento alla situazione
italiana, dove il progetto di inserire a scuola la trattazione
scientifica della tematica religiosa è radicato nella
tradizione della scuola romana fondata da Raffaele
Pettazzoni;
ricostruzione storica del confessionalismo in Italia,
attraverso la presentazione del dibattito politico tra laici e
cattolici, soprattutto per ciò che concerne la definizione
del carattere non obbligatorio dell’IRC e la difesa di pari
opportunità, per chi non se ne avvale, con l'introduzione
dell'ora alternativa.
!
La ricerca sul campo delle scuole ternane - oltre a
presentare la situazione del territorio sul livello di
organizzazione dell'attività alternativa - ha il merito di
individuare, attestandolo con l’elaborazione dei dati
raccolti, il punto debole della normativa che regola
attualmente la materia. Essa indica cioè la via affinché si
possa garantire una pari opportunità tra coloro che si
avvalgono dell'IRC e coloro che richiedono una
formazione alternativa ad esso, introducendo il vincolo di
trascrivere nei POF (piano dell’offerta formativa) la
descrizione modulare dell’attività.
Il rilevamento ha riguardato:
IRINEWS 1 ottobre 2014
l'anagrafe delle richieste relative all'ora alternativa all'ora
di religione, allo scopo di valutarne anche l'andamento
negli ultimi anni;
l'osservazione delle modalità di gestione dell'attività
alternativa (secondo cinque indicatori per sette obiettivi):
gli indicatori sono stati definiti sulla base della normativa
vigente;
la valutazione della fattibilità della proposta formulata.
La normativa per l’organizzazione dell’ora alternativa
indica una procedura (Circolari: 10 marzo 2011 Ministero
Economia e Finanze; 131 maggio 1986; 211 24 luglio
1986; legge 281 giugno 1986), lasciando alcuni margini di
autonomia alle scuole. Essa, infatti, prevede che ogni
scuola vincoli l'utenza al rispetto di un termine (quello
previsto per l'iscrizione all'anno successivo di corso, quindi
febbraio di ogni anno) per modificare eventualmente la
propria scelta rispetto alle opzioni previste (IRC, AIRC,
US, SA, SNA: In ordine: insegnamento religione cattolica
- ora alternativa -uscita da scuola - studio assistito - studio
non assistito). Per quanto riguarda il reclutamento degli
insegnanti e la designazione della tematica proposta, le
singole istituzioni scolastiche possono attendere settembre
per deliberare. Per il primo punto è consentito alle
istituzioni scolastiche di assegnare l'incarico a personale
interno con ore a disposizione nell'orario di servizio. In
assenza di tali risorse si ricorrerà alle graduatorie
permanenti (a esaurimento) dei supplenti. Quanto al
secondo elemento, la normativa lascia ampia libertà alle
scuole, pur indicando come possibile oggetto di trattazione
la sfera dei diritti umani e delle problematiche legate
all'inter-cultura.
Considerando contemporaneamente le due istruzioni, si
comprende facilmente perché reclamare un maggiore
rispetto di pari opportunità. Al fine di impiegare personale
interno, le istituzioni scolastiche tendono a stabilire la
tematica di corso in funzione delle risorse disponibili per
l'anno scolastico. Ciò significa che l'oggetto su cui verte la
lezione alternativa all'IRC può cambiare di anno in anno
in dipendenza della classe di concorso del docente a cui la
scuola assegnerà l'incarico. Questo esito genera già una
difformità di trattamento tra coloro che si avvalgono
dell'IRC e coloro che richiedono l'insegnamento
alternativo: i primi usufruiscono infatti di una didattica
modulare scandita negli anni di corso con libri di testo
vertenti su contenuti di cui è nota la natura al momento
dell'iscrizione; gli altri no. Si crea inoltre, per questi ultimi,
un circolo vizioso: quando lo studente, a febbraio di ogni
anno si trova a riconfermare la sua scelta dell’anno
precedente (o meglio a poterla modificare), non è messo
nella condizione di farlo consapevolmente, qualora il
contenuto della attività alternativa sia ignoto. Questo può
indurre a scegliere le altre opzioni di cui sono note le
caratteristiche.
E' evidente dunque che la normativa andrebbe rivista
includendo in essa il vincolo di inserimento nel POF di
istituto delle scuole, di una descrizione modulare del
programma di corso.
!
L'esito dell'indagine sugli istituti conferma questa lettura. Il
rilevamento dei dati è stato ostacolato dalla difficoltà, da
parte delle segreterie delle scuole, di fornire le
informazioni richieste. Tra gli otto istituti esaminati (sul
totale di dieci scuole superiori della provincia), solo tre
scuole hanno effettivamente attivato l'ora alternativa, tutte
a partire dall'anno 2010-2011; le altre affermano di non
aver ricevuto richieste.
Le percentuali di adesione si attestano intorno al 1% degli
iscritti. Solo una scuola ha pubblicato nel POF di istituto la
descrizione modulare dei contenuti previsti. E' molto
significativo che si tratti dell'unico caso che abbia fatto
ricorso a personale esterno per l'assegnazione dell'incarico
e che abbia riscontrato una percentuale di adesioni vicina
al 4% degli iscritti. Degno di nota è anche il fatto che in
questo istituto si sia registrata una progressiva crescita delle
adesioni negli anni 2010-2014, non avvenuta negli altri
due casi. Quanto ai contenuti erogati, i collegi dei docenti
delle scuole esaminate sono orientati su tematiche affini
all'area antropologica e più specificamente al tema dei
diritti umani, non mancando però casi di attività molto
distanti dalle linee indicate dalla normativa (ad esempio
attività ricreative o di reciproca assistenza tra ragazzi
nell'attività di studio). E’ particolarmente significativo che
in un paio di POF la menzione (non certo la descrizione
modulare) del tema per l’AIRC fosse collocata tra i
progetti di ampliamento dell’offerta formativa; questo
indica il misconoscimento della normativa o la non
volontà di promuovere l’esercizio di un diritto.
!
Il progetto di proporre lo studio storico-antropologico delle
religioni è supportato dalle analisi effettuate al livello
europeo sul ruolo sociale e formativo della religione.
Gruppi di ricercatori lavorano da anni a questa idea; la
loro attività si orienta, però, a quello che viene definito
modello integrativo, il quale - prevedendo l'introduzione di
un insegnamento obbligatorio per tutti gli studenti –
presupporrebbe la difficile e improbabile, seppure
auspicabile, revisione della logica concordataria. E’
innegabile che da tale prospettiva il progetto di servirsi
dell’ora alternativa all’IRC per promuovere uno studio
non-confessionale della religione non possa che apparire
come un compromesso. Un tale spazio va comunque
utilizzato allo scopo di rinforzare quei cambiamenti che,
seppure in modo flebile, mostrano finalmente le istituzioni
dirigersi verso la strada che l’associazionismo indica da
anni, impegnandosi strenuamente nella difesa della libertà
di coscienza.
Non si dovrebbe costituire una nuova classe di concorso
per questo insegnamento. L’opzione migliore sembra
quella di formare gli insegnanti che abbiano già un titolo
di abilitazione. Esistendo una norma per il reclutamento
degli incaricati sulla materia alternativa, si partirebbe da
quella. I contenuti sarebbero elaborati da esperti del
mondo universitario, ma dispensati in aula da docenti che
avessero ottenuto il titolo per farlo. Questo meccanismo
consentirebbe anche di movimentare un poco le
graduatorie dei docenti, sia precari abilitati (inseriti nelle
inesauribili graduatorie permanenti), sia “di ruolo perdenti
posto”. Di fatto questo avviene già con una serie di attività
non obbligatorie alle quali i docenti, come tutte le altre
categorie di lavoratori, aderiscono secondo il principio
della formazione permanente.
IRINEWS 1 ottobre 2014
Eventi
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Eventi Passati:
!Roma - il 26 giugno, alle ore 20.30, all’Aranciera di
G. Nardini, V. Savelli
San Sisto - Via Valle delle Camene, 11 (Terme di Caracalla)
a Roma si è tenuto L'evento teatrale “Mare Monstrum Ovvero - L’annegato più bello del mondo. In Memoria di
Gabriel García Márquez “ L’evento, promosso dal Cir Consiglio italiano per i rifugiati, è stato organizzato in
occasione della Giornata Internazionale a Sostegno delle
Vittime di Tortura. e ha visto protagonisti i rifugiati che
hanno partecipato ai laboratori di riabilitazione psico-sociale
del Cir promossi nell’ambito del progetto di Accoglienza e
Cura delle Vittime di Tortura (finanziato dalla Commissione
Europea). Nel corso dell’evento sono state presentate le
campagne di comunicazione realizzate dal Consiglio
I t a l i a n o p e r i R i f u g i at i , c o m e c o n t r i bu t o a l l a
sensibilizzazione sul tema della tortura e sulla giornata
internazionale a sostegno delle vittime di tortura.
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Roma- Martedì 1 luglio 2014, alle ore 19 si è tenuto il
primo, di una serie di “percorsi”, promossi da Religioni per
la Pace e ConViViO dal titolo “ Conoscere le religioni
attraverso il luoghi di culto”. Roma, città storica e capitale
del cristianesimo, si propone sempre più nei sui aspetti
multiculturali e multireligiosi. Nella speranza che questa
diversità comporti un arricchimento reciproco, un’apertura
all'altro, uno stimolo verso il dialogo come fondamento della
conoscenza e del vivere comune, nasce l'idea di un percorso
alla scoperta delle religioni presenti nel territorio romano,
attraverso la visita di luoghi di culto delle varie confessioni.
Le visite, di natura didattica, ma anche spirituale,
termineranno sempre con un momento conviviale. Il primo
incontro ha previsto la visita alla moschea Dar el Salam –
Casa della Pace di viale dell’Esercito 58/B nella zona
Laurentina-Cecchignola di Roma, a cui è seguita la cena di
Iftar.
Roma - 14 SETTEMBRE 2014 , a partire dalle ore
10.00 si è tenuta l’ Assemblea Nazionale di Religions For
Peace dal titolo “ L’altro come sfida, l’accoglienza come
risposta ”. Nel corso dell’Assemblea, che si è tenuta presso il
Salone della casa accoglienza, situata all’interno del
complesso ospedaliero San Camillo, dopo una riflessione
condivisa sul tema, sono state presentate le attività svolte ed i
progetti per il prossimo biennio. nel corso dell’Assemblea
sarà eletto il Comitato di Coordinamento Nazionale che
guiderà l’associazione nel prossimo biennio.
Berceto - Nella provincia di Parma si è tenuto il 27
e28 settembre 2014, presso l'Eremo di Montagna Sanbo-ji il
2° Incontro delle monache buddhiste in Italia dal titolo “Da
Mahaprajapati fino a noi oggi - Le donne Illuminate, storie
di saggezze nel quotidiano” La Sangha monastica è una
sola, al di là del genere di appartenenza. La Via del Dharma
è il sentiero in cui praticare tutti insieme gli insegnamenti del
Buddha che portano alla realizzazione del Risveglio, della
Saggezza Compassionevole, dell’Equanimità che abbraccia
ed include tutte le differenze, che unisce senza creare
separazioni e che si manifesta sempre a beneficio di tutti gli
esseri. Su questa base, si fonda questo incontro. Dopo il 1°
Incontro avvenuto ad Aprile 2013, si è dato seguito all’
approfondimento sul tema, focalizzandosi su alcune
biografie di donne praticanti contemporanee e del passato, il
cui esempio possa essere di ispirazione e di beneficio.
Roma - domenica 12 ottobre si è tenuta “ La giornata
del camminare” una marcia di 11 kilometri per conoscersi e
conoscere la città di Roma: partendo dal quartiere
multietnico di Torpignattara - Street Art Un museo a cielo
aperto - si attraverserà la città per incontrare le comunità
straniere, artisti e centri di accoglienza, luoghi di culto e di
aggregazione per iniziare a costruire un dialogo, un ponte
percorribile per rendere possibile una comunicazione
interreligiosa, interculturale e interetnica. Si tratterà di un
itinerario che si snoda attraverso spazi urbani quasi
sconosciuti o invisibili ai più, dove italiani e migranti vivono
insieme, si incrociano senza mischiarsi, rischiando talvolta di
non incontrarsi. Farà tappa alla Scuola Di Donato, via Bixio
85: dove ci saranno performances artistiche multietniche, al
Tempio Buddista Cinese di via Ferruccio, ai Giardini di
Piazza Vittorio con letture interculturali in piazza, presso
l'associazione e centro di accoglienza "Binario95" di via
Marsala 95, per concludersi a Piazza di Spagna con una
grande festa finale e l’incontro con tutti gli altri percorsi
della Giornata del Camminare.
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EVENTI FUTURI
Padova La tavola rotonda sull’insegnamento delle
religioni a scuola avrà luogo alle 15 ca. presso l’aula STO2
del DiSSGeA, via Vescovado 30.
Dedicata agli studenti della L.M. in Scienze delle
religioni, avrà anche la funzione di inaugurare il corso di
quest'anno. Il tema è oggi molto importante per chi desidera
proseguire lungo gli studi inaugurati da Raffaele Pettazzoni.
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Università degli Studi di Padova – Università Cà Foscari – Venezia
Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’antichità Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea
Laurea Magistrale interateneo in Scienze delle Religioni
Laurea Magistrale in Scienze delle Religioni
Mercoledì 29 ottobre, ore 15.00
Aula STO 2 (Via Vescovado, 30)
Tavola Rotonda
Una proposta educativa:
storia delle religioni (o scienze delle religioni?) a scuola
Intervengono
Giampiera Arrigoni, Paolo Bettiolo, Sergio Botta, Chiara Cremonesi, Nicola
Gasbarro, Chiara Ghidini, Massimo Raveri, Antonio Rigopoulos, Alessandro
Saggioro, Federico Squarcini, Paolo Taviani, Marco Zambon
Coordina
Paolo Scarpi
IRINEWS 1 ottobre 2014
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Redazione: Mariachiara Giorda; Elio Benvenuti; Ilaria Biano; Luca Bossi, Federica Candido; Elena Messina, Ai
Nagasawa; Beatrice Nuti, Giulia Nardini, Paolo Pascucci, Valentina Savelli.
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Questo numero 2014/4 è chiuso e inviato il 1 ottobre 2014. Prossimo numero: 1 gennaio 2015
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IRInews - 1 ottobre 2014