Gian Paolo DE PAOLI
DIARIO
DELLA MIA PRIGIONIA
IN GERMANIA
a cura di
Ercole Ongaro e Gianluca Riccadonna
Quaderni ILSRECO n. 17, Dicembre 2006
Gian Paolo De Paoli, sullo sfondo il Monviso
Gian Paolo De Paoli in divisa di alpino, 1942
PRESENTAZIONE
Il 27 gennaio 2002, al termine della lettura scenica “Perché non accada mai più” con
cui al Teatro alle Vigne di Lodi - gremito di studenti delle scuole superiori - si era
celebrata la “Giornata della memoria” per ricordare le vittime della Shoah e di tutte
le deportazioni e discriminazioni, mi si avvicinò una signora, Agea Macchioni, per
consegnarmi una grossa busta: spiegò che conteneva il diario di prigionia in un lager
del marito - Gian Paolo De Paoli, deceduto nel 1970 - e che desiderava consegnarmelo
perché fosse conservato nell’archivio dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco). Nella busta vi erano anche altri documenti e
il portafoglio, così come il marito l’aveva riportato dalla Germania nell’estate 1945:
dalla parte destra i marchi avanzati dal viaggio di ritorno, in quella sinistra alcune
fotografie - in particolare delle sorelle Marisa e Pierangela e del fratello minore Enzo e i “santini” (S. Giovanni Bosco, la Madonna di Pompei, Gesù che abbraccia i bambini…). Il diario invece era su trentuno fogli, scritti fittamente davanti e dietro in grafia
sicura, ordinata, custoditi da una copertina rigida, giallognola, e su un quaderno dalla
copertina nera interrotto però alla seconda pagina in data 9 agosto 1944.
Una documentazione preziosa che la signora Agea Macchioni De Paoli donava idealmente a tutti i cittadini, ai giovani in particolare, perché non dimentichino, perché
non sia disperso un patrimonio di esperienze, di sofferenza e di coraggio, di resistenza
nonviolenta, che non è stata soltanto individuale, ma collettiva.
Da queste pagine emerge il valore della testimonianza lasciataci da Gian Paolo De
Paoli, un lodigiano che non smarrì mai, neppure nei momenti più bui, l’attaccamento
alla vita, il senso del vivere, alimentato in lui anche da una profonda fede religiosa.
Egli conservò il suo diario gelosamente, con pudore, quasi temendo di farlo conoscere,
tanto che neppure ai familiari lo fece leggere: ma il suo messaggio di fede, di dignità,
di tenace speranza è di grande attualità ancora oggi per noi.
Mi sembra anche significativo che a comporre la versione elettronica del diario di De
Paoli sia stato, nell’estate 2004, un giovane studente, Giovanni Amiotti di Bargano,
che nelle sue vacanze estive ha accettato la proposta di cimentarsi con questo impegnativo e originale lavoro, svolto con solerzia, precisione e sensibilità. A lui rinnovo,
assieme a Gianluca Riccadonna, un vivo ringraziamento, mentre ci auguriamo che i
lettori siano soprattutto i giovani.
Ercole Ongaro
direttore Ilsreco
-5-
Gianluca Riccadonna
GIAN PAOLO DE PAOLI:
DIGNITà E FEDE NEL LAGER
Il manoscritto originale del diario di prigionia di Gian Paolo De Paoli fu
consegnato a Ercole Ongaro dalla vedova, Agea Macchioni, al termine di
un incontro organizzato nel 2002 dall’Istituto lodigiano per la storia della
Resistenza e dell’età contemporanea (Ilsreco), nell’ambito delle manifestazioni cittadine dedicate alla Giornata della Memoria1: a riprova della bontà
e dell’efficacia di simili iniziative in cui, oltre a far riflettere pubblicamente sul tema della deportazione, si riesce anche a ridestare la memoria dei
familiari di quei sopravvissuti ai lager dei quali non si avrebbe altrimenti
notizia. Memoria privata, tra le cui pieghe si cela spesso l’unica traccia di
una vicenda personale da conoscere e divulgare.
Quel primo contatto fu seguito da altri con Agea e con Enzo, fratello di
Gian Paolo, le cui testimonianze, insieme al diario, alle fotografie e ad altri
preziosi documenti da loro resi disponibili o donati all’Ilsreco hanno consentito la realizzazione di questo volume.
La famiglia, L’Azione Cattolica e la montagna
I ricordi su Gian Paolo De Paoli si raggruppano attorno alle tre voci essenziali che ne hanno segnato l’esistenza: gli affetti familiari, la fede profonda
e la passione per la montagna - a comporre la stessa costellazione di sentimenti e pensieri che rischiararono il buio della prigionia in Germania, e che
risaltano nel diario. Gian Paolo nacque a Cavenago d’Adda (Lodi) il 19
luglio 1922, primo dei quattro figli di Ettore De Paoli e di Carla Margherita
Banfi, di Abbiategrasso.
In seguito si sarebbero aggiunte le sorelle Marisa (1925) e Pierangela
(1928) e il fratello Enzo, venuto alla luce nel 1930. La presenza dei De
Paoli a Cavenago risale ad almeno due generazioni precedenti Ettore, se già
E. Ongaro, De Paoli, un diario inedito dal Lager, apparso su «Il Cittadino» del 25 aprile 2002, p. XVII
dell’inserto speciale dedicato a figure di cattolici lodigiani impegnati nella Resistenza e, con il titolo
Gian Paolo De Paoli: diario dal Lager, sul mensile di Cavenago d’Adda «L’Amico», aprile 2002, p. 23.
1
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i bisnonni di Gian Paolo risultano proprietari della cascina Giulia, costruita
ai primi dell’Ottocento2.
Ettore, classe 1890, partecipò alla campagna militare in Libia (1911-12)
e alla Grande Guerra, prima di gettarsi nell’avventura fascista insieme ad
altri reduci e fittabili della zona. Oltre all’attestato di partecipazione alla
marcia su Roma del 1922, conservato dal figlio Enzo, a far propendere per
il notevole attivismo di Ettore nella fase sorgente del fascismo a Cavenago
è l’esito delle elezioni amministrative del 1923, in cui si affermò in blocco
l’unica lista - fascista - presentata, fra i cui eletti risulta al terzo posto, con
192 preferenze, il nominativo di “De Paoli Ettore, possidente”3. Anche questo dato parrebbe dunque confermare la tesi che, alla base del successo del
fascismo nell’area padana, vi fu la convinta adesione e attiva partecipazione
del ceto medio rurale4.
La dedizione di Ettore De Paoli alla causa fascista perdurò lungo le varie fasi e stagioni del regime, traducendosi nella partecipazione alla guerra
d’Etiopia (1935-36) e, qualche anno prima, alla cosiddetta “rioccupazione”
della Libia5. Tanta fedeltà sarebbe costata a Ettore, all’indomani della Liberazione, qualche settimana di internamento a Bresso (campo di raccolta
milanese per ex-collaboratori con il fascismo), cui tuttavia non seguirono
altri fastidi6.
Nel 1932 Ettore vendette la cascina e si trasferì a Lodi con tutta la famiglia:
all’origine di quella decisione certamente dolorosa, le disavventure finanziarie di Enrico, uno dei due fratelli di Ettore, commerciante in preziosi a
Milano7.
A Lodi i De Paoli dimorarono dapprima in corso Regina Margherita (oggi
corso Ettore Archinti) al n. 20, per trasferirsi successivamente in via Gaffu-
F. Pallavera, Storia di Cavenago d’Adda, Tip. La Grafica, Lodi 1989, p. 130.
Ibid., p. 380-381.
4
E. Gentile, Fascismo. Storia e interpretazione, Laterza, Roma-Bari 2002, p. 11-12. Nel territorio lodigiano, in particolare, il ruolo degli agrari risulta essere stato ancora più decisivo: cfr. E. Ongaro, Il
Novecento nel Lodigiano. La politica, in Id. (a cura di), Il Lodigiano nel Novecento. La politica, FrancoAngeli,
Milano 2003, p. 48-49.
5
E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, Lodi 24 ottobre 2006 (audiocassetta). La
partecipazione alla guerra d’Etiopia e alla rioccupazione della Libia, nei primi anni Trenta, sono
comprovate da molte fotografie e da cimeli africani conservati da Enzo De Paoli.
6
Enzo De Paoli ha affermato di serbare indelebile il ricordo delle offese (e degli sputi) indirizzati a
lui e alla sorella Pierangela quando, nell’estate del 1945, si recarono in visita al padre presso il campo
di Bresso. Offese provenienti dalle persone assiepate all’ingresso e all’esterno del luogo di raccolta
per collaborazionisti ed ex-fascisti. «A mia sorella venne l’itterizia dalla paura, dopo quella visita»
(ibid.).
7
Ibid.
2
3
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Carla Margherita Banfi, mamma
Ettore De Paoli, papà
Cavenago d’Adda, cascina Giulia, anni Venti
Da sinistra: Rita, Carla e Gianni (4°) Banfi; al centro: Gian Paolo e Marisa, bambini
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Tessera dell’Azione Cattolica
(1946-1947)
Lodi, davanti alla chiesa di S. Francesco, 21 Febbraio 1943. Da sinistra: Marisa, Enzo, Pierangela, Gian Paolo
- 10 -
rio al civico n. 46, dove rimasero per molti anni: il padre (dedito a svariate
occupazioni, tra cui, per qualche tempo, l’impiego presso l’Alfa Romeo di
Milano), la madre casalinga, i quattro figli e l’inseparabile domestica, Clementina Bellomi, affettuosamente soprannominata Menta. Le reiterate e
prolungate assenze di Carla (che soffriva di disturbi respiratori e di cuore),
nonché il forte legame di Menta con la famiglia ne fecero ben più che una
donna di servizio. Dal diario di Gian Paolo e dalla testimonianza di Enzo
si ricava l’immagine quasi di una seconda madre. Entrata a servizio dai De
Paoli giovanissima, Menta avrebbe “chiuso” la casa di via Gaffurio solo
dopo la morte di Marisa, nel 1974, a fianco della quale era vissuta fino ad
allora.
La prossimità dell’abitazione di via Gaffurio al tempio di San Francesco è
probabilmente all’origine della speciale devozione che Gian Paolo ebbe per
la chiesa officiata dai padri barnabiti di Lodi, spesso presente sullo sfondo
delle fotografie conservate dai De Paoli. Nel 1943, da poco entrato nel lager
di Wildau, in Germania, udendo in lontananza il suono delle campane domenicali, Gian Paolo non può trattenersi dal ricordare con amara nostalgia
le quotidiane ore mattutine nelle quali, ansioso e felice, saltavo giù dal mio lettuccio, ed abbandonando le calde coltri ancora invitanti, mi recavo trafelato correndo, verso la chiesa di S. Francesco ove ascoltavo la S. Messa e mi accostavo con
gioia alla S. Comunione, prima di incominciare la mia giornata. […] Chissà quando potrò risentire lo squillare festoso delle campane della mia città e specialmente
quelle di S. Francesco tanto care e familiari!8
Più in generale, la fede e la devozione di Gian Paolo sembrano aver avuto
origine dall’educazione religiosa ricevuta dalla madre Carla9 e, soprattutto,
dall’ambiente dell’Azione Cattolica, assiduamente frequentata prima e dopo
la guerra. Un ruolo particolare ebbe, a tal riguardo, l’Unione Giovani Cattolici dei SS. Bassiano e Alberto10, con sede in via Orfane, di cui era allora
assistente ecclesiastico don Giuseppe Gennari. Fra i momenti di preghiera
Infra, p. 51
«Mia madre ci mandava a messa tutte le domeniche e tutti i primi venerdì del mese» (E. Ongaro,
G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, cit.).
10
Fu riconosciuta ufficialmente nel 1921 dal Vescovo di Lodi, Mons. Pietro Zanolini, che intese dare
sanzione ufficiale e nuova conformazione a un circolo giovanile di antica fondazione (1873) e recepire così le nuove direttive venute da papa Benedetto XV in materia di riorganizzazione del movimento
di Azione Cattolica. Si veda l’opuscolo commemorativo Alere Flammam! Unione Giovani Cattolici SS.
Bassiano e Alberto - Lodi. Feste Cinquantenarie 1873-1923, Tip. Biancardi, Lodi 1923.
8
9
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comunitaria, le opere caritative, le frequenti attività ricreative ed escursionistiche promosse da don Gennari, Gian Paolo poté davvero rafforzare la
propria fede e alimentare quel genuino sentimento di fraternità testimoniato dalle pagine del suo diario, raro documento di pietà e carità cristiane. La
frequentazione dell’Azione Cattolica proseguì anche negli anni dell’immediato dopoguerra, quando alle attività dell’Unione partecipò con regolarità
anche il fratello Enzo11.
Prima dello scoppio del conflitto Gian Paolo poté concludere gli studi medi,
ottenendo la licenza di avviamento commerciale presso le scuole del Castello e disponendosi ad aiutare la famiglia, le cui condizioni economiche, dopo
la cessione forzata della cascina e il trasferimento a Lodi, imponevano scelte
concrete e immediate. Fu così per Gian Paolo ma, soprattutto, per Pierangela e Marisa, che dovettero accontentarsi della licenza elementare; mentre
privilegiato fu senz’altro Enzo, che conseguì il diploma di geometra.
Gian Paolo si impiegò prima alla Polenghi Lombardo e poi al Distretto Militare di Lodi. Nel 1942, in piena guerra, fu chiamato alle armi e arruolato
nel 102° Reggimento Alpini della “Tridentina”, divisione che di lì a poco
sarebbe stata decimata nella rovinosa campagna di Russia. Gian Paolo pare
essere stato esonerato dalla partenza verso il fronte orientale per una malattia contratta proprio nell’inverno del 1942, cui seguì il trasferimento a Merano12. Là lo colsero l’armistizio dell’8 settembre 1943 e l’immediata cattura
da parte tedesca, narrati nella prima pagina del diario.
Dal Brennero, da cui era passato nel viaggio verso la Germania il 13 settembre 1943, Gian Paolo transitò nuovamente nella direzione opposta il
29 agosto 194513: rientrando a Lodi trovò ad attenderlo, lungo la strada di
casa, Enzo e Menta, che furono i primi a riabbracciarlo dopo due anni di
prigionia.
Gli anni successivi alla Liberazione trascorsero fra il nuovo impiego alla
Camera di Commercio di Milano (fino al trasferimento a quella di Lodi,
alla metà degli anni Sessanta), gli amici dell’Unione e la grande passione
per l’escursionismo alpino. Passione acquisita in giovanissima età, durante
11
«Pregavamo tanto. […] Ogni sera Rosario. Però ci divertivamo. Ne facevamo di tutti i colori, con
Don Gennari. Io e mio fratello gestivamo il bar dell’Unione» (E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista
a Enzo De Paoli, cit.).
12
Ibid.
13
Tale la data stampigliata dalle autorità italiane sull’unico documento di identità di cui era allora
in possesso Gian Paolo: un tesserino aziendale recante fototessera, intestato con il nome della ditta
“Nalosa G.m.b.H.” e rilasciato in data 5 gennaio 1945. De Paoli era partito da Lipsia l’8 luglio: le
tappe principali dell’avventuroso viaggio furono Praga, Bratislava, Leopoli, Budapest, Vienna.
- 12 -
Verso Punta Grober, fine anni Quaranta. Da sinistra: Enzo (1°) e Gian Paolo (5°)
In vetta alla Grigna: Gianpiero Zanoni, Enzo e Gian Paolo
- 13 -
i soggiorni terapeutici della madre in Valle Imagna, a S. Omobono e Capizzone; e proseguita poi con le gite e i soggiorni organizzati dall’Unione di
don Gennari, soprattutto ad Alagna, sulle pendici del Monte Rosa: località
amatissima da Gian Paolo e ripetutamente evocata nel diario.
Di un’eccezionale impresa sportiva sul Rosa, l’alpino Gian Paolo De Paoli
- che le fotografie scattate in quota ritraggono sempre in smagliante forma
fisica - fu protagonista nell’autunno del 1946: l’ascensione notturna alla storica capanna Regina Margherita (m. 4559), seguita dall’immediato rientro
ad Alagna. Di questa escursione egli scrisse un lungo e appassionante resoconto, pubblicato sul settimanale «Lo Sportivo Lodigiano» del 7 novembre
1946. La chiusa dell’articolo potrebbe sembrare un po’ retorica (l’attimo
sublime della vetta, raggiunta e subito perduta), se da essa non trasparisse
certa malinconica consapevolezza, acquisita in prigionia:
Non ho ancora terminato l’escursione e già penso a rinnovarla il prossimo anno.
Tutto ciò che finisce lascia nell’animo un amaro rimpianto, quasi un desiderio di
ritorno: il bello produce al suo trapasso una lieve ferita che lentamente rimargina,
ma che non scompare più.
Sulle creste del Rosa, in Val di Fassa e sulla Grigna, mete di tante escursioni compiute con il Club Alpino Italiano (della cui sezione lodigiana fu,
se non tra i fondatori, uno dei principali animatori), Gian Paolo sarebbe
presto salito in più occasioni con la sua compagna di vita, Agea Macchioni,
sposata nel 1959 dopo dieci anni di fidanzamento e mille volte immortalata
sugli sci, con i gli scarponi e i ramponi ai piedi, o sull’uscio di qualche rifugio alpino, tra splendidi scenari di cielo e di neve14.
Agea lo ha accompagnato amorevolmente anche negli ultimi passi, segnati
dal male inguaribile che lo ha stroncato il 2 aprile 1970, un anno dopo la
morte del padre Ettore e prima dell’infausta serie di lutti che lascerà Enzo,
solo, a serbare i ricordi di famiglia15.
Gli appassionati di montagna (e, prima ancora, i responsabili del CAI di Lodi) troverebbero, tra
le foto in bianco e nero scattate dalla Leica di Gian Paolo e conservate da Agea Macchioni, materiale
per una mostra d’eccezione. Di grande valore documentario risultano anche le fotografie possedute
da Enzo De Paoli, relative soprattutto alla carriera militare del padre, nonché le cartoline illustrate
attestanti la lunga corrispondenza di Ettore con la moglie Carla.
15
Mamma Carla era morta nel 1962. Marisa, come si è detto, è morta nubile nel 1974; Pierangela,
sposatasi e trasferitasi a Milano, è deceduta nel 1981; Clementina Belloni (Menta) nel 1979.
14
- 14 -
In Germania come Internato militare italiano (Imi)
Il diario di De Paoli, scritto in una grafia fitta e uscita di getto dalla penna
stilografica, occupa in totale sessantaquattro pagine manoscritte, sessantadue delle quali raccolte in un quaderno e due in un altro, di dimensioni
inferiori rispetto al primo e in gran parte vergine16.
Prima pagina del diario
16
Il diario è stato integralmente trascritto e riportato su supporto informatico da Giovanni Amiotti
durante l’estate del 2004. La giovane età di Amiotti (che aveva allora tredici anni) ha poi consigliato
una revisione della trascrizione, condotta da chi scrive e da E. Ongaro. La qualità della trascrizione
di Amiotti è peraltro risultata tale da limitare al minimo gli ulteriori interventi sul testo.
- 15 -
La narrazione, iniziata il 10 settembre 1943, ha termine bruscamente con la
cronaca dei giorni 7, 8 e 9 agosto 1944, riassunta in unico paragrafo. Successivamente De Paoli rimase in Germania ancora un anno, sino al rientro in
Italia via Brennero17; ma né il fratello Enzo né la moglie Agea hanno saputo
sciogliere i dubbi e gli interrogativi posti da quei dodici mesi18. L’ipotesi più
verosimile è che egli abbia potuto approfittare del nuovo status conseguito
dagli Internati militari italiani (Imi) a seguito degli accordi italo-tedeschi
sottoscritti il 20 luglio 1944, con cui i nostri prigionieri vennero “smilitarizzati” d’ufficio e formalmente dichiarati lavoratori civili liberi.
Nella maggioranza dei casi non si ha notizia di un miglioramento significativo delle loro condizioni di internamento, ma in qualche occasione ciò accadde19. L’aspetto fisico piuttosto sano con cui Gian Paolo De Paoli appare
nella fotografia applicata sulla tessera di identificazione rilasciata da una
ditta tedesca - la “Nalosa G.m.b.H” - il 5 gennaio 194520 lascia intendere che
Tessera di lavoratore in Germania
Cfr. supra, n. 13.
Entrambi hanno sottolineato nelle loro testimonianze come Gian Paolo non amasse affatto parlare
della sua esperienza di internamento militare; Enzo, che raccolse qualche confidenza del fratello sui
bombardamenti a Lipsia, afferma di non aver mai voluto leggere il diario del fratello, di cui pure
conosceva l’esistenza (E. Ongaro, G. Riccadonna, Intervista a Enzo De Paoli, cit.).
19
Come si ricava per esempio dalla memoria di G. Ripepe, Soldati eravamo, Nistri-Lischi, Pisa
1980, p. 29-30.
20
Cfr. supra, n. 13.
17
18
- 16 -
dopo il 9 agosto 1944 egli fu trasferito dal lager di Wildau, dove si trovava
da circa dieci mesi, ad altra destinazione lavorativa, presumibilmente una
fabbrica; qui le condizioni di vita, certo migliori che nel lager, indussero
Gian Paolo a riflessioni sensibilmente diverse da quelle elaborate nel periodo precedente, e comunque ad abbandonare la consuetudine di affidarle
alle pagine del diario - abitudine che già a Wildau, negli ultimi tempi, pareva leggermente attenuata (come rivela il condensarsi delle cronache di più
giorni in un unico, breve paragrafo, diversamente dalle descrizioni diligenti
e minuziose del primo periodo di permanenza in campo di concentramento)21.
Le poche considerazioni finora svolte richiedono qualche chiarimento in
merito alla più generale vicenda degli Internati militari italiani, entro cui si
colloca l’esperienza documentata dal diario di Gian Paolo De Paoli, prezioso per l’alto valore storico, civile e morale.
È risaputo che, la sera dell’8 settembre 1943, l’annuncio dell’armistizio con
gli Alleati fu diramato senza preavviso ai contingenti militari italiani e, soprattutto, senza precise disposizioni riguardo al loro operato. L’illusione del
re Vittorio Emanuele III e del capo del governo Pietro Badoglio di potere
fino all’ultimo tenere in scacco tedeschi e angloamericani, si tramutò in fuga
vergognosa per i due, e in tragedia per i quasi 800.000 nostri soldati, lasciati
privi di ordini in Italia, in Francia, nei Balcani o nell’Egeo. Disorientati,
sopraffatti dalla pronta reazione germanica e posti di fronte alla scelta, immediata, di schierarsi con l’ex-alleato oppure finire in un campo di prigionia, circa 150.000 di questi divennero per metà combattenti nazifascisti,
per metà manovali impiegati nella contraerea e nei battaglioni di lavoro; i
restanti 650.000 optarono per l’internamento e, tra loro, solo il 10% scelse,
nelle settimane successive alla cattura, di collaborare con Hitler e Mussolini
(la percentuale maggiore fu registrata fra gli ufficiali)22.
L’alpino Gian Paolo De Paoli, disarmato e catturato a Merano il 10 settembre 1943 e inviato con i suoi compagni al campo di concentramento (Stammlager III/A) di Luckenwalde, presso Berlino, fu tra quei resistenti che,
appunto, si rifiutarono di collaborare con i nazisti e con i loro collaboratori
fascisti. E il brano del suo diario in cui è descritto il diniego pressoché unani21
In un appunto di Gian Paolo è scritto che fu trasferito il 22 agosto a Lipsia, nel cui circondario
(Naunhof) rimase fino alla partenza per l’Italia.
22
Per tutte le cifre qui richiamate si veda il bilancio di G. Rochat, Le guerre italiane 1935-1943.Dall’impero
d’Etiopia alla disfatta, Einaudi, Torino 2005, p. 445-451. Un inquadramento generale del problema degli
Internati militari italiani è disponibile in S. Peli, La Resistenza in Italia. Storia e critica, Einaudi, Torino
2004, p. 176-201. Per le vicende relative agli internati e, più in generale, ai deportati lodigiani, si rinvia
a G. Riccadonna, I deportati lodigiani, in E. Ongaro (a cura di ), Il Lodigiano nel Novecento, cit., p. 253-292.
- 17 -
me con cui gli internati italiani di Luckenwalde risposero alle lusinghe nazifasciste costituisce un’importante pagina documentaria di quella vicenda:
Eccoci tutti radunati nello spazio più grande del campo. Ad occhio saranno circa
20mila individui. Prima arriva un personaggio in borghese. Nessuno sa chi è. Poi
un generale Tedesco. Dopo qualche preliminare, necessario alla messa in scena
l’individuo in borghese incomincia a parlare e vorrebbe farci credere che il Re,
Badoglio sono dei traditori; Mussolini è rimesso al potere, e tante altre menzogne
concludendo poi con l’invito da parte del generale Tedesco (che ci da tempo di
pensarci fino a domattina alle 7) di arruolarci nelle S.S tedesche per combattere
e salvare l’Italia. Non l’avrei mai creduto!! Noi soldati ascoltiamo con freddezza
tante infamie ed ogni volta il nome del Re viene pronunciato, tutti, soldati e ufficiali, scattiamo sull’attenti. Risposta più che eloquente alle buffonate dette dall’individuo in borghese (Chi sa poi chi era!) Questo tipo in ultimo intona l’inno di
“Giovinezza” e vorrebbe che noi lo cantassimo con lui. Nessuno apre bocca, anzi,
su tutti i visi si legge un riso di scherno e di compatimento, tanto che deve cantarsela da solo fino alla fine23.
Si trattò di un gesto di disobbedienza collettiva, provocato dalla stanchezza
per la guerra (mista alla speranza in una sua rapida conclusione), dall’odio
per un alleato da sempre temuto più che rispettato, dall’ossequio alla divisa
militare, sentita come italiana prima che fascista. Certo, non dettato da cosciente avversione ideologica alla dittatura, impensabile per la gran parte di
quei giovani, cresciuti nella stagione di maggiore successo e di più intensa
propaganda del regime. Ma, proprio perché in flagrante contraddizione allo
slogan per anni imposto agli italiani - Credere! Obbedire! Combattere! -, ancora
più clamoroso come gesto, specie per il discredito gettato sul ricostituito
fascismo della Repubblica di Salò, in qualche modo costretta a giustificare
il rifiuto di centinaia di migliaia di suoi figli, nonché il loro internamento da
parte del «fedele alleato»24.
D’altro canto, la sorte complessiva degli Internati militari italiani era già
stata decisa dal Terzo Reich, avido di manodopera per la propria macchina
produttiva e risoluto a sfruttare sino in fondo l’opportunità di un così in-
Cfr. infra, p. 36-37.
Come risulta anche da un memorandum steso nel marzo 1944 dal maggiore Marcello Vaccari,
dell’ambasciata della Repubblica Sociale Italiana a Berlino, in cui si osservava che «c’erano in Italia
dagli otto ai dieci milioni di congiunti e amici che si preoccupavano per la sorte di questo mezzo
milione di prigionieri», i quali dunque rappresentavano «un’opportunità straordinaria per influenzare
in senso antitedesco il popolo italiano» (S. Peli, La Resistenza in Italia, cit., p. 181).
23
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gente bottino di guerra, che andava ad aggiungersi alle enormi potenzialità
dischiuse dall’occupazione del nord Italia25. L’occasione per i soldati italiani
di optare per un arruolamento nelle file naziste o repubblichine fu offerta una
seconda o terza volta, e comunque non insistentemente, a riprova dell’intenzione germanica di non rinunciare alla preziosa risorsa.
Nell’estate del 1944, come si è visto, i militari italiani in Germania divennero
definitivamente, per atto burocratico, lavoratori civili, senza che a tale nuovo
status nominale si accompagnasse, nella maggior parte dei casi, alcun reale
cambiamento della condizione di fatto. La stessa, inusuale, denominazione
di Internati militari italiani (Imi) era stata coniata, all’inizio, per un riguardo
politico alla nascente repubblica alleata di Mussolini e non certo, come talora
si è detto, per sottrarsi alle prescrizioni del diritto internazionale in materia di
detenzione dei prigionieri di guerra, verso le quali i nazisti (come in generale
gli altri contendenti in guerra) non mostrarono mai particolare attenzione.
In effetti le condizioni di internamento dei prigionieri concentrati in Germania e nelle zone occupate rispecchiavano l’ideologia hitleriana, fondata su
principi razzisti e tesa a riprodurre nei lager quanto i nazisti avrebbero voluto
realizzare, su scala ben più vasta, nel nuovo ordine europeo: il dominio della
razza eletta e la graduale schiavizzazione di quelle ritenute inferiori, dal livello infraumano degli ebrei a quello, di poco superiore, dei popoli slavi, sino ai
paesi mediterranei, fra i quali l’Italia. Da tale aberrante concezione, oltre che
dal sentimento di disprezzo per le Badogliotruppen (cui si imputava il “tradimento” dell’8 settembre26), ebbe origine il bestiale trattamento riservato dai
tedeschi a molti dei soldati italiani, superato solo da quello inflitto ai prigio-
«Fino a che punto l’economia tedesca avesse bisogno di queste forze è dimostrato dalla rapidità con cui i militari internati furono messi al lavoro: entro il 30 settembre [1943] erano già stati
messi all’opera 35.000 uomini, ma ci si preparava a impiegarne altri 175.000 nei primi giorni di
ottobre. A quel punto … [i tedeschi] avevano già predisposto un piano per ripartire nei vari settori dell’economia 440.000 internati. Ai primi di ottobre se ne trovavano in territorio tedesco già
370.000 da inviare alla loro destinazione nell’industria degli armamenti»: L. Klinkhammer, L’occupazione tedesca in Italia 1943-1945, Bollati Boringhieri, Torino 1996 [1993], p. 40 e n. 90, dove
si legge che, secondo le previsioni dei pianificatori dell’economia di guerra tedesca, nel terzo trimestre del 1943 «oltre ai prigionieri italiani dovevano essere scovati 100.000 lavoratori civili».
26
L’accusa di “tradimento” rivolta dai nazisti e dai repubblichini al governo italiano e alla monarchia
all’indomani dell’armistizio con gli Alleati, e ancora oggi presente in una certa opinione pubblica, è
stata respinta da vari studiosi, fra i quali Elena Aga Rossi, sulla base della seguente considerazione:
«I tedeschi - constatata l’inadeguatezza delle forze italiane a resistere a un’offensiva sul loro territorio, denunciata dai comandi italiani e dallo stesso Mussolini - prepararono i piani per occupare il
paese e disarmare l’esercito italiano, quando Mussolini era ancora al potere, e li perfezionarono subito
dopo il 25 luglio, prima che il governo Badoglio stabilisse contatti con gli angloamericani», in E. Aga
Rossi, Una nazione allo sbando. L’armistizio italiano del settembre 1943 e le sue conseguenze, Il Mulino, Bologna 2003[1993], p. 198-199 (corsivi dell’Autore).
25
- 19 -
nieri di guerra russi e polacchi.
Se infatti le condizioni di prigionia degli ufficiali italiani poco si distinsero
da quelle sperimentate dai pari grado di altre nazionalità, le restrizioni e le
umiliazioni conosciute dai nostri soldati - sottufficiali e truppa - rasentarono
in alcuni casi i vertici di abiezione raggiunti nei più famigerati lager nazisti,
destinati principalmente ai deportati politici e razziali27. In generale l’attività
lavorativa - da cui gli ufficiali erano per lo più esentati - si svolse sia al chiuso
(fabbriche e miniere), sia all’aperto (rimozione di macerie, opere di manutenzione stradale ed edilizia, lavori agricoli), per dodici ore al giorno per sei giorni settimanali (e con la pausa domenicale non sempre garantita), con un vitto
giornaliero che raramente superava le 1.000 calorie, saltuariamente integrato
dal contenuto dei pacchi viveri che gli internati ricevevano dalle famiglie.
L’assistenza sanitaria era pressoché inesistente e le condizioni igieniche
spesso inadeguate. A questi fattori vanno sommati i rischi sul lavoro (inclusi i frequenti attacchi aerei e i bombardamenti cui la Germania fu soggetta
negli ultimi anni di guerra, e ai quali gli internati erano particolarmente
esposti), l’ottusità e brutalità delle guardie, l’ostilità diffusa dei lavoratori
tedeschi con i quali i prigionieri si trovarono sia pur minimamente a interagire. Senza considerare l’isolamento quasi totale, interrotto dai pochi
momenti di vita comunitaria. Dato il contesto, non meraviglia che 40.000
dei nostri soldati perirono nei lager28.
L’internamento di Gian Paolo a Luckenwalde e, soprattutto, nell’Arbeitkommando (“squadra di lavoro”) di Wildau cui fu presto destinato, non sembra
aver ecceduto i limiti della normale durezza delle condizioni riservate alla
truppa italiana. Per vari aspetti anzi si può dire che le privazioni e le afflizioni sperimentate da De Paoli nel corso dei dieci mesi documentati dal
diario venissero compensate da alcune situazioni - per così dire - “privilegiate”: una certa umanità, o minor crudeltà, delle guardie, nel campo e sul
lavoro, in fabbrica29; una maggiore disponibilità di cibo e di calorie, pur
nella generale, terribile penuria alimentare che caratterizzò la prigionia in
Germania30; qualche notizia postale da casa, rara ma sufficiente a interrom-
27
Come nel caso di Dora-Mittelbau, esaurientemente descritto da R. Lazzero, Gli schiavi di Hitler. I
deportati italiani in Germania nella seconda guerra mondiale, Mondadori, Milano 1998[1996], p.109-153.
Per una testimonianza lodigiana su Dora-Mittelbau si veda la memoria di M. D’Angelo, A Dora… il
dramma di un deportato, Tip. Sobacchi, Lodi 2003 (già apparsa a puntate sul «Corriere dell’Adda» tra
il 21 gennaio 1978 e il 23 giugno 1979).
28
G. Rochat, Le guerre italiane, cit., p. 451.
29
Infra, p. 43, 113-114, 131-132.
30
Infra, p. 114, 117, 120, 123-124, 129, 133, 140, 143.
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pere l’isolamento degli internati31; dulcis in fundo, la possibilità di assistere, in
due occasioni, alla proiezione di un film32.
Elementi che certamente contrastano, per molti aspetti, con quelli ben più aspri
desumibili da altre memorie di prigionia, e che confermano la varietà delle situazioni conosciute dai soldati italiani, tale da non consentire una rappresentazione univoca dell’internamento militare in Germania fra il 1943 e il 1945.
La grande fede di Gian Paolo
A Luckenwalde e a Wildau De Paoli sperimentò - in aggiunta alla monotonia, alla solitudine e alla tristezza per la lontananza da casa, consuete in ogni
esperienza di prigionia -, la fame tremenda dei campi, che accompagnava
i prigionieri in tutti i momenti della loro giornata, fino a turbarne il sonno.
Provò le gravi umiliazioni inflitte agli internati dai guardiani e talora dai civili
esterni al lager. Visse il tormento della fatica, del freddo e della sporcizia. Ma
non rinunciò mai, in nessun momento, a difendere la propria dignità e libertà
interiore e ad aiutare il prossimo, aggrappandosi fiduciosamente alle convinzioni e ai valori nei quali era cresciuto ed era stato educato. Fede e carità,
per i deportati, furono un rifugio importante dalle umiliazioni e dalle violenze, e una formidabile palestra di umanità in un luogo - come il lager - in cui
l’obiettivo esplicito era la disumanizzazione del prigioniero, ridotto a numero,
a tessera inorganica di un mosaico di morte. Di contro ai rilievi critici del laicissimo Alessandro Natta - autore di una delle memorie di maggiore spessore
sull’internamento militare33-, è possibile opporre l’efficace pennellata con cui
un altro, illustre testimone (e cantore) della prigionia di guerra ha saputo
rappresentare l’importanza del Vangelo per l’umanità dolente del lager:
Padre Marcolini mi aveva donato un piccolo vangelo. Incominciai a leggere.
Quando arrivai al discorso della montagna tutto mi apparve chiaro, mi sembrava
di capire senza alcuna ombra. Era la fame che mi aveva portato a questa chiarezza
Infra, p. 103, 105, 120-121, 128.
Infra, p. 139, 145.
33
Cfr. A. Natta, L’altra Resistenza. I militari italiani internati in Germania, Einaudi, Torino 1997. «Nel
campo di concentramento la fede fu per molti un’ancora di salvezza, un rifugio contro le umiliazioni e
le percosse e talvolta, come accade, una mania ossessiva e superstiziosa» (p. 73); «l’atteggiamento dei
cappellani cospirò con quello dei gruppi politicamente più avanzati, anche se la loro opera si fondò
soprattutto sui motivi della pazienza e della rassegnazione, della prova che bisognava affrontare in
espiazione di tante colpe» (p. 74).
31
32
- 21 -
Sulle dolomiti con tre amiche
Davanti a un’edicola sacra
- 22 -
di pensiero? Capii che gli uomini liberi non erano quelli che ci custodivano, tanto
meno quelli che combattevano per la Germania di Hitler. Che noi lì rinchiusi eravamo uomini liberi34.
È appena il caso di richiamare, qui, la rilevanza del ruolo che la formazione
cattolica, pur condotta tra le mille cautele e le non poche contraddizioni che
caratterizzarono l’iniziativa degli ambienti ecclesiastici prima e dopo l’ascesa del fascismo in Italia e in Europa, poté svolgere contro l’azione totalitaria
dei regimi, specie nel condizionamento da questi esercitato sulle coscienze
dei giovani35. Il ricordo del clima comunitario dell’Unione Giovani Cattolici, dell’amicizia e della solidarietà concretamente vissute, dell’amorevole
presenza di don Giuseppe Gennari costituirono un autentico punto di forza
per Gian Paolo, specie durante la prigionia.
Così come la fede semplice e profonda, testimoniata da molte pagine del suo
diario. Se infatti abbondano i resoconti che ci informano sulla devozione
Con la moglie Agea sul Monte Rosa
M. Rigoni Stern, L’ultima partita a carte, Einaudi, Torino 1972, p. 106.
Cfr. E. Gentile, Fascismo, cit., p. 26. Sulle relazioni fra Chiesa e regime, in merito alla politica per
i giovani nel territorio lodigiano, si veda A. Zambarbieri, La gioventù di azione cattolica nel Lodigiano
in alcuni anni del fascismo (1919-1933), in Atti del Convegno sulla presenza dei cattolici lodigiani nella realtà
sociopolitica, Tip. Lodigraf, Lodi 1977, p. 63-89.
34
35
- 23 -
Con la moglie Agea alla capanna Regina Margherita sul Monte Rosa
dei nostri soldati in guerra36 e in prigionia37, la genuinità e l’intensità del
sentimento religioso attestate da alcuni brani di De Paoli meritano una peculiare attenzione. Come, ad esempio, il momento di preghiera comunitaria
descritto nella cronaca del 30 settembre 1943:
L’altra sera, uno che non si vedeva perché in tenda era buio, venne ad esortarci di
dire le preghiere ogni sera e ci fece cantare gli inni della Madonna. A me è venuta
un’ispirazione e ho detto a Mutinelli il nostro nuovo capo tenda, che avrei detto
volentieri il Rosario per tutti, ed infatti tutti accettarono con gioia. La mia gioia era
36
Si considerino le seguenti testimonianze di don Carlo Gnocchi, relative alla sua esperienza di cappellano militare in Albania, nel 1941, e riportate da G. Vecchio, Lombardia 1940-1945. Vescovi, preti e
società alla prova della guerra, Morcelliana, Brescia 2005, p. 177: «Sono truppe tanto pie. Pensate [...]
che in quasi tutte le tende e in linea si recita ogni sera il S. Rosario»; «Resterà nella mia vita il ricordo
dolce e commovente di questi rosari, recitati sotto il cielo immenso, con intorno il gregge fitto e nero
dei miei alpini inginocchiati sulla nuda terra e sparsi a gruppi sulle rocce!»
37
Tra le memorie degli Imi lodigiani spiccano quelle, ad oggi inedite, di Rinaldo Maraschi e Gaetano
Pacchiarini, dei cui manoscritti è conservata copia presso l’archivio dell’Ilsreco. (G. Riccadonna, I
deportati lodigiani, cit., pp. 282-283).
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immensa ed ero tanto emozionato. Avevo sempre avuto il desiderio di dire il Rosario in una tenda, con pochi compagni, ma non avrei mai immaginato di doverlo
dire in una tenda così grande, e con un coro di 500 persone che rispondono. Quale
impressione e quale gioia intima!
La tenda buia, la mia voce sopra il raccolto silenzio, che ricordo ancora un po’
emozionato, ma da tutti udibile, e poi tutti insieme rispondere alle Ave Maria ed
alle Litanie. Quando ho terminato, tutti abbiamo intonato “Noi vogliam Dio” e
“Mira il tuo popolo” ed in quel momento mi sono sentito tanto contento, e più
che mai, mi sono sentito vicino la protezione del Signore. Tutti sono contenti e
si decide di dirlo ogni sera, tanto più che siamo nella novena della Madonna del
Rosario38.
O il desiderio ardente dell’Eucarestia, espresso alle pagine precedenti:
Giornata scura e piovosa. Il cielo plumbeo stende un velo di tristezza e d’oppressione sui nostri animi. Questa mattina, mentre attendo di prendere il rancio, ho
recitato due volte la Corona del Rosario. Mi rammaricavo di non poter ascoltare
una messa e […] domandavo continuamente al Signore che mi facesse questa grazia. Ha forse ascoltato l’anelito del mio cuore? Non voglio essere presuntuoso, ma
fatto stà che verso le 13 ci annunciano che c’è la messa.
Quale gioia! L’ascolto con raccoglimento, col pensiero quasi sempre ai miei cari,
mentre un gran nodo mi stringeva continuamente la gola. Poi… è proprio vero che
la misericordia di Dio è infinita! Il prete dà l’assoluzione generale di tutti i peccati
e incomincia a fare la S. Comunione, dispensandoci completamente dal digiuno.
Commossi i miei compagni si alternano per ricevere la SS. Ostia, ma il numero
è troppo alto e le particole non bastano. Nonostante l’anelito della mia anima di
ricevere Gesù nel cuore, che è quasi uno spasimo, non riesco ad essere nel numero
dei fortunati. Il Signore ha visto la mia intenzione e le mie brame, e presto potrò
averlo stretto nel mio cuore39.
L’episodio forse più significativo, fra i numerosi altri che si potrebbero segnalare, è restituito dalla cronaca del 12 novembre 1943:
Una grazia più grande il Signore non poteva farmela ed il fatto lo racconto qua.
Lasciando la fabbrica mi sono preso la corona del Rosario per recitarlo come al
38
39
Infra, p. 42.
Infra, p. 40.
- 25 -
solito, ed appena sulla via, nel buio fitto che regnava, udii cadere qualcosa e mi
accorsi subito che era caduta la teca che contiene le S. reliquie. Mi venne un tuffo al cuore e lasciando a parte ogni ritegno sono uscito di fila e ho fatto capire al
tedesco che avevo perso qualcosa e si capisce che rimase così impressionato dalla
mia faccia stravolta (è la cosa più cara che tengo con me!) che fece fermare tutta la
colonna dei prigionieri ed io lui e Cesare col lanternino rosso […] mi misi a cercare. […] poco lontano la vidi distintamente a terra e con una gioia indescrivibile mi
strinsi le reliquie al cuore, ringraziando Gesù. […] mi fa rammentare ora Cesare
che io fermandomi dissi: “Piuttosto mi faccio fucilare, ma da qua non mi muovo
fino a che ho trovato le reliquie”40.
La fervida fede di Gian Paolo contagiò certamente molti dei suoi compagni, che lo aiutarono a realizzare l’altarino posto all’ingresso della baracca
del lager - costituito da un crocifisso e dalle immagini della Madonna e del
Sacro Cuore - il cui bozzetto autografo costituisce l’unico disegno tracciato
sulle pagine del suo diario:
Dirò il Rosario davanti al nostro nuovo altarino e davanti a quel crocefisso deporremo tutte le nostre speranze, tutte le nostre preghiere, tutto il nostro cuore»41.
Fede contagiosa, che si univa alla sua naturale bontà, all’affabilità più volte
evocata dalla moglie Agea e dal fratello Enzo e così spesso riconoscibile
nelle pagine del suo diario. Autentica sfida al clima di violenza e di sopraffazione che trionfò nell’«universo concentrazionario».
40
41
Infra, p. 67.
Infra, p. 76.
- 26 -
Lodi, Chiesa dell’Ausiliatrice, Gian Paolo e Agea sposi (1959)
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Gian Paolo DE PAOLI
Diario
della mia prigionia
in Germania
Nel testo sono citati alcuni compagni di prigionia solo con il nome.
Da una nota lasciata da Gian Paolo De Paoli dovrebbe trattarsi delle seguenti persone:
Antonio Panizza, Tirano (Sondrio)
Cesare Ramorino, via Monte di Pietà 1A, Milano
Elio Goeli, Lendinara (Rovigo)
Gregorio Bortolot, Zoppé di Cadore (Belluno)
Salvatore Rovasio, Ponte S. Pietro (Bergamo)
Samuele Lazzari, via Bissolati 3 Collio (Brescia), è citato una volta soltanto con il cognome.
I compagni di prigionia citati solo con il cognome sono:
Capuzzo Antonio, via Filippi, Ospedaletto Euganeo (Padova)
Casagrande Antonio, Cison di Valmarino (Treviso)
Codin Alessandro, Lanars
Rota Giacomo, Cascina Laura, Centrisola (Bergamo)
Sivori Oreste, Brizzolara (Genova)
Mutinelli Attilio, viale Mazzini 47 Padova, è citato spesso anche soltanto con il nome.
Le fotografie che illustrano il testo sono di proprietà di Agea Macchioni De Paoli, eccetto quelle
delle pagine 9, 13, 52 (in alto) che sono di Enzo De Paoli.
Ringraziamo vivamente Agea e Enzo per la collaborazione offerta.
Il testo del diario viene qui riprodotto con fedeltà all’originale, senza introdurre correzioni
grammaticali.
- 30 -
10 Settembre 1943
venerdì
Innanzi tutto bisogna che risalga all’altra sera e cioè verso le 20 del giorno
8. La serata era bella e calma e nulla avrebbe fatto presagire ciò che sarebbe successo di lì a pochi momenti. Io e l’amico Salvatore passeggiavamo
per una via principale di Merano quando ad un tratto notiamo una grande
agitazione tra la folla. Una parola vola di bocca in bocca fulminea: l’armistizio, l’Italia ha fatto l’armistizio con l’Inghilterra1! Stentiamo a credere
nella tema che fosse un pessimo scherzo, ma mentre passavamo sotto ad
una finestra, due signorine ci chiamano e con entusiasmo ci confermano la
notizia. Una gioia indicibile ci prende e ci uniamo all’entusiasmo generale.
Verso le 9 ci ritiriamo in caserma e lì continuano i commenti che però sono
meno avventati di prima, perché si pensa cosa possa fare la Germania. Ieri
mattina poi, i timori si fanno realtà. Sembra che i Tedeschi abbiano già preso possesso di Bolzano ed altre località tanto che il nostro Colonnello, con
un camion tenta di passare attraverso al passo dello Stelvio. Verso sera tutti
tentano di fuggire ed anch’io seguo la fiumana. Ma poi scoraggiati ci ritiriamo in camerata. Questa mattina appena mi sono alzato ho subito compreso
che gli avvenimenti precipitavano. Già si disarmava le caserma sotto gli
ordini di soldati germanici. Verso le 13 una colonna germanica irrompe
in caserma, forte di ogni sorta di armi, automezzi e carri armati. Mezz’ora
dopo, con armi alla mano, i Tedeschi ci inquadrano e ci concentrano nella
caserma della Cavalleria. La gente è commossa, molti piangono. A me, ed
a tutti fa una rabbia tremenda vedere dei borghesi (che altro non sono che
Germanici rimasti in Italia) armati dei nostri stessi fucili. Dentro ad ognuno
di noi si fa un proposito: che presto o tardi la pagheranno. Sopraggiunge
la notte e sotto il cielo stellato si va a dormire. Il mio pensiero vola alla
famiglia, alla mamma, al papà a tutti e con un po’ di nodo alla gola, prima
di addormentarmi, dico le preghiere e recito il Rosario. Questa sarà la mia
arma durante tutta la mia prigionia.
L’annuncio dell’armistizio sottoscritto il 3 settembre 1943, con cui l’Italia si impegnava a cessare
le ostilità con gli angloamericani, fu diffuso alla radio alle 19.45 del giorno 8 dal capo di governo,
maresciallo Pietro Badoglio.
1
- 31 -
11 Settembre
sabato
Con le ossa un po’ rotte, mi risveglio. Triste risveglio perché non so quale
sorte mi si riserba. Fra i presenti corrono voci e contraddizioni; tutte notizie
sensazionali alle quali però non presto orecchie. Il numero dei prigionieri
s’ingrossa ad ogni momento. Tutte le armi sono presenti, molti laceri, chi in
borghese, chi in divisa. Verso sera ci danno un po’ di minestra, e battagliando riesco ad avere anche una pagnotta.
Visto che non si parte si rizzano le tende. Tento anche di scrivere a casa,
ed affido anche qualche indirizzo a signorine che poi invieranno notizie alla
famiglia. Riceveranno? Lo spero! Nonostante tutto il mio morale è alto e
sono anche allegro.
12 Settembre
domenica
Ho passato la notte un po’ meglio dell’altra. Sembra che si parta, ma poi è
tutto rimandato. Ogni tanto i Tedeschi sparano in aria per intimorirci ma
poi finiscono per diventare noiosi. Anche oggi un po’ di minestra ed una pagnotta: si incomincia a far cinghia. Anche oggi tento di scrivere a casa con la
speranza che ricevano qualche notizia. Sono di ottimo umore e contribuisco
un po’ a tener alto il morale degli altri. Fra gli altri compagni di sventura c’è
anche l’amico Frassinetti, anche lui molto allegro. È inutile i veri giovani di
A.C.2 non smentiscono la loro tradizionale allegria. Pur essendo domenica,
mi accorgo solo a sera che è giorno di festa. Un pensiero ai miei cari e mi
addormento.
13 Settembre
lunedì
Ci si sveglia e subito ci fanno disfare la tenda. Dopo averci dato una pagnotta ed una scatoletta si parte a piedi alla volta di Bolzano. Durante il tragitto la gente si prodiga per alleviare in qualche maniera la marcia, dandoci
2
Azione Cattolica.
- 32 -
mele e fornendoci di acqua. Sono 35 Km. E sono molto duri da farsi. Però
chi bene e chi male, tutti arrivano a destinazione, salvo qualche caso isolato. Io sopporto tutto molto bene, quantunque lo zaino mi pesi molto sulle
spalle. Arrivo a Bolzano molto stanco e senza aver potuto mangiare. Siamo
partiti alle 10 ed arriviamo alle 19.30. Mangio qualcosa e per fortuna ci distribuiscono un po’ di brodo caldo con un po’ di riso. Alle 21 ci incolonnano
e più stanchi che mai, e tutti zoppicanti, ci fanno inviare verso la stazione.
Ci dicono che ci portano a Innsbruck, ma non sono che voci. Finora sono
riuscito a stare con i miei amici, e con essi vengo messo in un vagone e rinchiuso dentro come una bestia. Siamo stretti e fa caldo. Si parte e dopo un
po’ ci si addormenta, tanto che non ci accorgiamo nemmeno che lasciamo
l’Italia, la nostra bella patria. Quando la rivedremo?
14 Settembre
martedì
Si viaggia ancora. Ci si ferma ad Innsbruck, e li apprendiamo che si va
a finire presso Berlino. Ci si stringe il cuore, ma bisogna rassegnarci. Si
riparte e si viaggia attraverso i monti che man mano si fanno colline, fino
a scomparire. Si passa Augsburg3, Monaco, ed in serata siamo a Norimberga. Durante tutta la giornata non ci danno nulla da mangiare e si resta
rinchiusi sempre nel vagone. Nonostante la situazione in cui ci troviamo,
ogni tanto si ride a qualche uscita allegra di compagni e ci facciamo coraggio a vicenda.
15 Settembre
mercoledì
Dopo una nottata trascorsa malissimo per la gran ressa del vagone ci troviamo ancora in viaggio. Con una cartina geografica salvata dal disastro,
riusciamo a stabilire la nostra direzione dopo aver passato Jena.
In mattinata, si ferma il treno in piena campagna e ci danno una pagnotta
da dividere in 5 ed una scatola di carne da dividere in 10. Si passa Lipsia,
ed a Halle ci danno un po’ di rancio che è più per maiali che altro. Si riparte
3
Augusta, in italiano; città della Baviera.
- 33 -
e seduto alla porta del carrozzone osservo il paesaggio, tutto montano, scuro che opprime il cuore. Città nere sulle quali sembra che aleggi un senso
di oppressione e di mistero. Hanno ragione di dire che l’Italia è il giardino d’Europa. I soldati Tedeschi ci trattano con durezza e noi bisogna che
ci rassegniamo ad ingoiare amaro. Sorpassata Wittenberg, ci avviciniamo
sempre più a Berlino. Infatti a circa 10/40 Km dalla capitale del Reich, ci
fermiamo. Siamo a Luckenwalde4 e sembra che sia la nostra meta. Infatti ci
mettono su un binario morto e lì passiamo la notte. Cosa ci riserba l’indomani? Dico le preghiere e chiedo l’assistenza Divina.
16 Settembre
giovedì
Il sole è già spuntato quando esco dal vagone. Dopo ordini e contrordini, ci
incolonnano ed io capisco che ci avviamo verso il campo di concentramento.
La città che attraversiamo è brutta ed oscura. La campagna verso la quale ci
avviciniamo è nuda e si distende a perdita d’occhio. Anche in treno mi ha fatto
questa impressione: non vedevo che distese immense di terreno scuro ne un
albero ne una casa e mal coltivate. Il terreno è tutto coltivato a patate, barbabietole e rape. Altro non ho visto. Ecco il campo di concentramento: tutto
circondato da reticolati ed a distanza alcune torrette con riflettori. Prima di
entrare mi volto indietro a dare un’occhiata a ciò che sa di libertà. Poi entro ed
i cancelli si richiudono. Tutto il campo è in gran parte occupato da baracche
in legno ed a prima vista mi sembra grandissimo. Infatti ci sono prigionieri di
tutte le razze e nazioni. Ci guardano con curiosità e noi facciamo altrettanto con
loro; siamo compagni di sventura! Durante la giornata ci danno solo un pezzo
di pane nero con un po’ di burro e per rancio un po’ di brodo con dentro non so
cosa. Ci tengono in ballo tutta la giornata, durante la quale non fanno altro che
contarci. Poi si finisce col rimanere all’aperto e piantiamo le tende per la notte.
Cittadina industriale a sudovest di Berlino, da cui dista 55 km. Sullo Stammlager III/A di Luckenwalde è disponibile anche la testimonianza dell’ex internato M. Piemonte, Medico a Luckenwalde,
ANEI Brescia, 1996, dalla quale si ricavano notizie sul Lazarett (ambulatorio/laboratorio medico) e
sullo Straflager (campo punitivo), dipendenti dal campo base insieme ai numerosi Arbeitkommandos
(squadre di lavoro), fra cui quello di De Paoli. In totale, gli Stammlager (campi base) e gli Offlager
(per ufficiali) destinati agli Imi furono circa una sessantina, più un numero imprecisato di sottocampi. Queste strutture, ubicate in prossimità di fabbriche, miniere o tenute agricole, dipendevano per
lo più dall’amministrazione militare tedesca, a differenza dei Konzentrationslager per deportati civili,
politici e razziali, che erano direttamente o indirettamente gestiti dalle SS.
4
- 34 -
Un fatto molto consolante è che ho trovato tre Lodigiani coi quali ho subito
fatto amicizia. Con la recita del Rosario chiudo la mia giornata.
17 Settembre
venerdì
La giornata si annuncia subito burrascosa. Alle 10 ci danno della verdura
cotta, indi ci portano a fare il bagno disinfettante. Verso le 3, uno alla volta
ci fanno l’ispezione allo zaino e l’immatricolazione. Non sono più l’alpino De
Paoli ma bensì il numero 104637, prigioniero. All’ispezione mi ritirano alcune
carte geografiche, e delle buste lasciandomi solo la carta da lettera, sulla quale
scriverò il mio diario. Per miracolo mi lasciano il mio paio di scarpe da sci.
Speravo mi portassero nelle baracche, ed invece ci mettono sotto una tenda
grandissima dove non c’è ne paglia ne coperte da coprirci, avendoci ritirato
tutto. Così, col freddo e senza aver mangiato nulla devo mettermi a dormire.
Durante questi giorni, varie notizie, che poi risultano sempre infondate, ci
danno speranze e delusioni. La realtà però è molto dura!
18 Settembre
sabato
Adunata. Cominciano a contarci e ricontarci un’infinità di volte facendoci
morire di noia. Comincio a sentirmi molto debole ma più di un pezzo di
pane (nerissimo) e di un intruglio di patate e verdura non ricevo. Tutto ciò
viene distribuito solo alle 14,30. Se continua così non ci sarà certo da stare
allegri! Non mi abbandona la fede che ho nel Signore e la preghiera mi è di
grande conforto. Bisogna sempre sperare!
19 Settembre
domenica
È festa? Per noi giorno come gli altri: pieno di sacrifici, di umiliazioni di
patimenti. La fame si fa sentire più e più di un pasto al giorno non si fa. Si
può chiamare pasto quello che ci danno? Quel po’ di patate cotte insieme
a verdura con un pezzo di pane e burro? Eppure bisognerà vivere sempre
così! Quando lo stomaco reclama con più insistenza bevo acqua: non c’è
altro rimedio. In compenso oggi hanno dato la paglia così potremo dormi- 35 -
re un po’ meglio. Ho fame? E va bene, dormo, così non la sento più! Con
l’amico Salvatore, spesso ricordo i giorni della vita passata, ce ne raccontiamo i momenti più belli e più che mai sentiamo il desiderio di riviverli. Forse
il momento può essere vicino ma è meglio essere pessimisti il più possibile,
altrimenti sono delle grandi delusioni. Il sole, il sole del nord, scialbo e triste, dopo aver fatto una breve parabola, tramonta, lasciandomi nell’animo
una grande tristezza ed una grande nostalgia per la mia Italia.
20 Settembre
lunedì
Giornata buia, nera. Le nubi stendono un velo pesante e triste sulle nostre
teste. Triste come lo sono i nostri cuori, come l’anima nostra. Anche oggi
uno dei soliti falsi allarmi di “Radio Scarpone”5, che al primo istante ti fanno
fare al cuore un tuffo. Poi… la delusione! Sdraiati sui truccioli io e Salvatore discorriamo del più e del meno: più che altro la discussione cade sulle
nostre famiglie, che ogni giorno attenderanno con ansia una notizia dei loro
cari assenti, che li conforti, che li rassicuri sulla loro sorte. Ma forse ancora
molto dovranno attendere! La speranza del ritorno però non mi abbandona
e la sostiene la fede che ho in Dio. Col pane oggi ci danno gli sgombri. La
giornata si chiude con un tenue raggio di sole.
21 Settembre
martedì
Sono le 8.30 appena e già fanno l’adunata per il rancio. Però prima che
siam passati tutti, arrivano le S.S. C’è chi dice che c’è un’adunata, durante
la quale parlerà a noi in italiano. Infatti alle 14 adunata ed eccoci tutti radunati nello spazio più grande del campo. Ad occhio saranno circa 20mila
individui. Prima arriva un personaggio in borghese. Nessuno sà chi è. Poi
un generale Tedesco. Dopo qualche preliminare, necessario alla messa in
scena, l’individuo in borghese incomincia a parlare e vorrebbe farci credere
che il Re, Badoglio sono dei traditori, Mussolini è rimesso al potere, e tante
altre menzogne conchiudendo poi con l’invito da parte del Generale Tede-
5
Le voci che giravano tra i prigionieri.
- 36 -
sco (che ci da tempo di pensarci fino a domattina alle 7) di arruolarci nelle
S.S tedesche per combattere e salvare l’Italia. Non l’avrei mai creduto!! Noi
soldati ascoltiamo con freddezza tante infamie ed ogni volta il nome del Re
viene pronunciato, tutti, soldati e ufficiali, scattiamo sull’attenti. Risposta più
che eloquente alle buffonate dette dall’individuo in borghese (Chi sa poi chi
era!) Questo tipo in ultimo intona l’inno di “Giovinezza” e vorrebbe che noi
lo cantassimo con lui. Nessuno apre bocca, anzi, su tutti i visi si legge un riso
di scherno e di compatimento, tanto che deve cantarsela da solo fino alla fine.
Questo discorso, anzicchè impressionarci, non ha fatto altro che renderci più
speranzosi di prima. La mia, e la decisione di tutti è presa: nessuno firmerà
per il volontariato nelle file tedesche. Ci mancherebbe altro! Dopo quello
che ci hanno fatto, e la maniera che ci hanno trattati! Più che ci rende furibondi è il fatto che un individuo, che nessuno conosce, ci dice che ci scioglie
dal giuramento fatto al Re. Non sa invece quel porco, che noi tutti più che
mai, siamo vicini al nostro caro Re Soldato, e solo con lui combatteremo. I
commenti sono molti, frammisti di risate e di frizzi e continua così fino a sera.
Nella notte, come le altre, tremendo bombardamento di Berlino6.
22 Settembre
mercoledì
Sono le 7: il termine datoci per decidere la nostra sorte. Viene un soldato tedesco con le schede da firmare. Si fa adunata e si chiede chi vuol firmare. La risposta? Eccola: tutti rompono le righe e si ritorna nella tenda ridendo del fiasco
fatto dai tedeschi. Oggi ed in avvenire la nostra decisione è questa: mai nessuno
accetterà più di combattere a fianco dei tedeschi, e tanto meno, vestiti con le
loro divise. Tutti vogliamo tornare alle nostre case, e come giustamente ha detto
il Papa, chiediamo solo tre cose: Pane, Pace e Lavoro. La giornata trascorse
come le altre. Sopraggiunse la sera, ed i fari cominciarono a bucare le tenebre,
spiando minacciosi tra i reticolati. La notte è freddissima e si fatica a dormire.
Episodio confermato dalla testimonianza del sergente maggiore Giuliano Chesi, internato a Luckenwalde (matr. 115896), in una lettera apparsa su «La voce della patria» (organo di stampa repubblichino) del 1° maggio 1944, ovviamente priva di qualunque riferimento alla Corona. Il resoconto
di De Paoli è invece rivelatore, oltre che della disobbedienza generalizzata degli Imi, del sincero
- quasi ingenuo - attaccamento al re da parte dei soldati, certamente spiegabile anche con le scarse
informazioni sulla reale dinamica dell’Armistizio e dei fatti successivi. Più critico nei confronti della
Monarchia fu l’atteggiamento degli ufficiali, il cui diniego di fronte all’offerta nazifascista dipese
generalmente dal loro sentimento di fedeltà alle stellette.
6
- 37 -
23 Settembre
giovedì
La notte passa gelida sulle nostre teste e l’alba ci trova già in fila per essere
come al solito contati e ricontati un’infinità di volte. Oggi con più insistenza
del solito penso alla mia mamma, a tutti i miei cari e ne sento una nostalgia
dolorosa.
Mentre penso a loro, mi sembra di vederli mentre mi ricordano e di me parlano. Cosa diranno? Certo sono molto preoccupati per me, ma non lo sono
forse io per loro?
Li penso sempre, e solo ora mi accorgo quanto più che mai, mi sono cari e
quanto a loro tutti voglio bene. Il Signore mi è vicino e mi dice che presto li
rivedrò. La sera precipita, e vado a dormire. Fortuna che oggi ci hanno dato
una coperta a testa, almeno questa notte potrò dormire un po’ meglio.
24 Settembre
venerdì
Giornata come le altre. Mi sento sempre più debole. Al raffreddore che mi
perseguita da alcuni giorni, si è unita una tosse insistente e combatto per-
Interno di famiglia: la mamma e Menta in via Gaffurio
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Lodi, via Gaffurio: mamma, Enzo, Marisa
ché non mi capiti di peggio. Potrò resistere al freddo e alla fame? Coll’aiuto
di Dio spero di sì! Oggi di diversivo, c’è stata la foto da fare, o meglio me
l’hanno fatta, per poi applicarla alla schedina.
Ci trattano proprio come delinquenti, ed anche i soldati tedeschi, si mostrano sempre più brutali, facendomi molto soffrire. Io accetto tutto con
rassegnazione, ed offro patimenti e umiliazioni al Signore per il bene mio e
della mia famiglia, sperando anche di ritornare in seno ad essa. Il mio libro
di preghiere, quantunque lacero, mi è di compagnia e conforto, e da esso
attingo forza materiale e morale.
Quanto vorrei essere vicino a mamma, a papà, a Marisa, Enzo e Pierangela!7 Anche Menta8 non dimentico! Tutti mi sono tanto cari, e li rivedrò
presto!
7
8
Sorelle e fratello di Gian Paolo.
Clementina Bellomi, domestica della famiglia De Paoli.
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25 Settembre
sabato
Oggi sono meno triste degli altri giorni. Sono abbastanza allegro, e sarei
felice se fosse sempre così. Sono riuscito ad avere due giornali del 10-11
Sett. Il Corr[iere] Della Sera e li ho divorati in un baleno: mi sembra quasi
di essere a Milano o di poterci arrivare molto presto! Che giochi scherzosi
gioca la fantasia alle volte eh? Eppure qua si vive anche fantasticando e
giocando con la fantasia si fabbricano castelli in aria. Bisogna proprio che
mi armi di pazienza ed attendere… beh! Ormai tutti lo sanno, e meglio di
loro lo so io! Attendo l’ora di poter essere a casa!
26 Settembre
domenica
Giornata scura e piovosa. Il cielo plumbeo stende un velo di tristezza e
d’oppressione sui nostri animi. Questa mattina, mentre attendevo di prendere il rancio ho recitato due volte la Corona del Rosario. Mi rammaricavo
di non poter ascoltare una messa, e col pensiero andavo continuamente
alla chiesa di S. Francesco, ove ero solito andare a pregare, e domandavo
continuamente al Signore che mi facesse questa grazia. Ha forse ascoltato
l’anelito del mio cuore?
Non voglio essere presuntuoso, ma fatto stà che verso le 13 ci annunciano
che c’è la messa. Quale gioia! L’ascolto con raccoglimento, col pensiero
quasi sempre ai miei cari, mentre un gran nodo mi stringeva continuamente la gola. Poi… È proprio vero che la misericordia di Dio è infinita! Il
prete dà l’assoluzione generale di tutti i peccati ed incomincia a fare la S.
Comunione, dispensandoci completamente dal digiuno. Commossi i miei
compagni si alternano per ricevere la SS. Ostia, ma il numero è troppo alto
e le particole non bastano. Nonostante l’anelito della mia anima di ricevere
Gesù nel cuore, che è quasi uno spasimo, non riesco ad essere nel numero
dei fortunati. Pazienza, il Signore ha visto la mia intenzione e le mie brame,
e presto potrò averlo stretto nel mio cuore. Terminando la Messa, il Cappellano dice poche parole, seguite da alcune preghiere per gli eroici Caduti
e per tornare presto in Italia.
La commozzione è generale, molti piangono. Anch’io non posso resistere,
e qualche lacrima, scorre sulle mie gote. In quel momento comprendo che
tutti gli animi, compreso il mio, sono tesi più che mai, verso la speranza del
ritorno e verso le nostre famiglie. Ma certamente il Signore ci ha tutti ascol- 40 -
tati, ha visto la nostra fede, le nostre speranze riposte in Lui, e certamente
ci aiuterà, facendoci presto tornare alle nostre case, tra i nostri cari. Pensando alla mia mamma, me la sento tanto vicino col cuore, e forse in questo
momento prega per me. Cara e povera mamma, spera e tuo figlio ritornerà,
e tu sarai tanto felice!
27 Settembre
lunedì
Ieri sera siamo andati a dormire che ero molto allegro, tanto che con i miei
compagni, vecchi amici del 102° Alpini, abbiamo cantato un po’, tirandoci
dietro tutti gli accidenti della tenda. Oggi è come sempre.
Guardandomi sotto, vedo che le ossa fanno capolino. Con quello che ci danno diventerò peggio! Salvatore fa anche lui il diario, e si stà arrabattando
per mettersi alla pari, essendo rimasto indietro. Mangio quel poco pane che
ci danno (sono le 18,30) e poi io e Di Pasquale vado a fare i soliti quattro
passi prima di coricarci. Si parla del più e del meno. Di solito il discorso
cade sui nostri cari, ricordando periodi della vita passata, e poi finisce inevitabilmente su roba da mangiare. Si ha sempre fame e si pensa come sarebbe
diverso essere a casa.
Così immedesimandoci un po’ nei discorsi, si dimentica lo stato in cui ci
troviamo e le nostre pene, esultando ai più cari ricordi, che quasi ci si commuove.
Poi, sono appena le 20 e bisogna andare a dormire. Fa freddo e si cerca un
po’ di tepore sotto l’unica coperta. La fede nel Signore però non scema, e mi
riscalda continuamente il cuore, facendolo palpitare per Lui!
28 Settembre
martedì
Ieri, avendo chiuso subito la giornata, non ho potuto dire dell’adunata, durante la quale hanno ancora domandato chi era Fascista o lavoratore nelle
ferrovie. Nessuno si è fatto vivo, sopra una massa di circa 20mila uomini.
Oggi ho fatto la lavandaia e fra l’altro mi sento molto debole e male in gamba. Il raffreddore e la tosse sono quasi scomparsi e ciò mi toglie qualche
preoccupazione.
Ogni giorno “Radio Scarpa” ne comunica di tutti i colori ed è meglio non
ascoltar niente, per non ammattire. Chiudo con un pensiero a casa.
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29 Settembre
mercoledì
Oggi “Radio Scarpa” ne ha diffuso di tutte le qualità e se le notizie fossero
vere, sarebbero davvero consolanti. Ogni giorno che passa però, sento sempre più che tutto ciò non durerà tanto a lungo. Le preghiere che ogni giorno
tributo al Signore (oggi ho già detto 3 Rosari) mi danno questa certezza,
alimentata dalla fede grande che ho in Dio. Può anche darsi che mi inganni,
ma spero ugualmente che i nostri sogni si realizzino. Quanta voglia ho di
ritrovarmi nella stretta intimità della mia casa, della mia famiglia! La fame
è sempre la mia tortura ed è quella che inasprisce tutti gli animi. Che Gesù
abbia compassione di noi e che abbia presto a darci la sospirata pace!
30 settembre
giovedì
Quello che racconto ora avrei dovuto farlo ieri, ma era già tardi. Prima di
tutto l’altra sera, uno che non si vedeva perché in tenda era buio, venne ad
esortarci di dire le preghiere ogni sera e ci fece cantare gli inni della Madonna. A me è venuta un’ispirazione ed ho detto a Mutinelli il nostro nuovo
capo tenda, che avrei detto volentieri il Rosario per tutti ed infatti tutti
accettarono con gioia. La mia gioia era immensa ed ero tanto emozionato.
Avevo sempre avuto il desiderio di dire il Rosario in una tenda, con pochi
compagni, ma non avrei mai immaginato di doverlo dire in una tenda così
grande, e con un coro di 500 persone che rispondono. Quale impressione
e quale gioia intima! La tenda buia, la mia voce sopra il raccolto silenzio,
che ricordo ancora un po’ emozionato, ma da tutti udibile, e poi tutti insieme rispondere alle Ave Maria ed alle Litanie. Quando ho terminato, tutti
abbiamo intonato “Noi vogliam Dio” e “Mira il tuo popolo”9 ed in quel momento mi sono sentito tanto contento, e più che mai, mi sono sentito vicino
la protezione del Signore! Tutto sono contenti e si decide di dirlo ogni sera,
tanto più che siamo nella novena della Madonna del Rosario. Termino questa breve parentesi e vengo ad oggi.
Giornata bella. Tutto è come il solito sino alle 14 e poi adunata, ove si incomincia a chiamare diversi numeri, che saranno quelli che dovranno partire.
9
Canti religiosi popolari.
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Vengo chiamato anch’io ma sono contento che con me è Salvatore e altri 2
del 102°. Mi rincresce tanto di dovermi separare da Di Pasquale, col quale ogni sera facevo il solito giretto ed è commovente il nostro distacco. Ci
fanno di nuovo la rivista del corredo, e ingegnosamente, legandomele alle
gambe, riesco a fare passare ancora una volta le scarpe da sci e poi veniamo
caricati su dei camion e ci mettiamo in viaggio. Durante il viaggio di circa 3
ore, sempre fatto su magnifiche autostrade osservo la campagna, e in molti
punti si scorgono segni dei bombardamenti inglesi. Verso le 19 arriviamo
alla meta, una città della quale non sono ancora riuscito a sapere il nome.
Ma che so essere a 25 Km. da Berlino. Se stò a descrivere tutto ci vorrebbero molte pagine, ma l’importante è che siamo sistemati come re, o almeno a
me sembra così, dopo aver passato giorni d’inferno. Dormiamo in baracche
ben costruite in camere nelle quali siamo in 16; 2 tavoli; sedie. Mi danno un
bel gamellino per mangiare e… insomma si stà bene. Quello che però ci rende più felici è che finalmente si mangerà bene e qualcosa di più. E come per
darci subito una conferma, un bel pezzo di pane e come una papa ci viene a
ristorarci. Quà andremo a lavorare ma per ora non sappiamo ancora nulla
dove e come. Ci daranno da mangiare due volte al giorno, molto pane, in
più mi dimenticavo di dire che nella nostra camera c’è anche un bella stufa,
e questo, con la notizia del mangiare in più, ci toglie l’assillo molto preoccupante per l’inverno. Sono tanto contento, e vedo proprio che la Madonna mi
aiuta. Ora, spero che venga presto il giorno del ritorno, perché, pur trovandomi discretamente a posto, è sempre meglio casa mia. Col Rosario ancora
detto da me, chiudiamo il giorno.
1o Ottobre
venerdì
Sveglia, adunata e incomincian le novità. Vedo molti signori borghesi, che
probabilmente saranno i nostri futuri padroni che ci osservano. Domandano i vari mestieri, ma poi ci rimandano nella baracca. Ci danno una bella
tazzina per uno dove poco dopo ce la riempiono di ottimo caffè. Poi ecco
arrivare due bei pezzi di burro da dividerci in 16. A mezzogiorno 1° pasto:
patate con crauti ed una brodaglia che dovrebbe essere il condimento: tutto
mescolato da un’ottimo miscuglio. Si riposa fino alle 17 poi altro rancio a
base di minestra di orzo e miglio la giunta 2 volte, tanto da riempirmi per
bene. Sono diventato molto magro, ma spero di rifarmi ancora se va di questo passo. Stà a vedere che lavoro ci faranno poi fare. Alla luce dell’ultimo
sole, dico le mie preghiere ed attendo che tutti siamo in stanza, così reciterò
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il Rosario. In tutto ciò, posso dirlo senza tema di sbagliare, vedo la mano di
Dio, che come sempre mi protegge. Non mi stancherò mai perciò di pregarlo e ringraziarlo. Oggi ho trascorso un po’ il tempo libero chiacchierando
cogli amici, con una bella partita a Ramino ed a Scopa. Mi sembra di essere
uscito da un sogno! Il sergente tedesco che ci comanda e le altre guardie,
sono buone, ma esigono una massima disciplina e bisogna scattare. Io farò
tutto il possibile per non sbagliare mai, e di farmi voler bene dai superiori. Coi
compagni di camera stabilisco che ogni sera si dica il Rosario e tutti accettano
con gioia. Gli amici Salvatore, Mazza, Mutinelli mi tengono man forte e col
loro aiuto trascino gli altri, che spero di far buoni e timorati di Dio.
2 Ottobre
sabato
Oggi nulla di nuovo. Si discorre del più e del meno e si passa la giornata. Ci
trattano veramente bene e sono gentili con noi. Vengo a sapere che siamo
addetti ad una fabbrica di aeroplani; ma di lavoro finora non ce ne hanno
parlato. Il rancio è davvero buono ed abbastanza abbondante; sempre però
a base di patate e di orzo o cavoli. Non so perché ma oggi penso molto ai
miei più cari amici. Chissà cosa sarà successo a Pino10? E tutti gli altri amici
dell’Unione11? Spero che Dio ci faccia tornare presto alla nostre case ed organizzare come era la nostra intenzione la famosa “Paciada”12. Chissà, forse
ci rivedremo più presto di quello che crediamo.
3 Ottobre
domenica
È festa ma noi siamo rinchiusi nei recinti. La giornata la trascorro chiacchierando coi compagni e giocando a carte. Si è tutti in armonia questa
mattina, volontariamente sono andato a pelar patate alla fabbrica. Oggi,
presenti tutti i compagni di camera ho recitato la supplica alla Madonna di
Pompei, e poi il S. Rosario. Tutti sono stati contenti e speriamo che veramente la Madonna ci esaudisca.
10
11
12
Chiesa Giuseppe.
L’Unione Giovani Cattolici, che riuniva in sé i circoli giovanili parrocchiali di Lodi.
Termine dialettale per “abbuffata”.
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4 Ottobre
lunedì
Sveglia presto, e tutti incolonnati ci avviamo verso la fabbrica: il lavoro ci
attende. Dopo molti preliminari ci assegnano un caposquadra tedesco e
s’incomincia il lavoro. Si sfacchina tutto il giorno facendo un po’ di tutto:
trasporto casse, ferramenta e altri agegi e si arriva a sera che sono stanco
morto. Ci hanno divisi per categoria secondo il lavoro che facevamo ed io
sono con studenti ed impiegati. Conclusione? Facciamo il lavoro più faticoso ed umiliante di tutti gli altri. Ci dicono però che questo è solo per alcuni
giorni e che poi ci diranno ad ognuno il nostro lavoro. Speriamo. Rientro
stanco ed affamato e mi reco a letto contento però della laboriosa giornata.
5 Ottobre
martedì
Seconda giornata di lavoro. Decisamente sono decisi a farmi diventare un
facchino! Per tutto oggi avanti ed indietro, trasportando ogni cosa e facendo ogni lavoro. La fabbrica contiene apparecchi: ed è molto ampia. Noi a
mezzogiorno si mangia alla mensa ed alla sera nelle baracche. Com’è buono
quel poco che ci danno dopo il lavoro! Ma quanto c’è ne vorrebbe di più!
6 Ottobre
mercoledì
Innanzi a tutto devo ancora menzionare la città in cui sono, che precisamente
è Wildau. Non posso dire se è bella o brutta perché non ho visto nulla. Anche
oggi il solito lavoro, che ci stanca molto e ci avvilisce più che mai. Offro ogni
cosa al Signore e sono certo che Lui mi aiuterà e mi sarà vicino con la sua
grazia e con la sua potenza. Ci promettono molte cose ma pochissime le mantengono. Io non domando altro che di poter scrivere a casa, che proprio mi
preoccupa di stare così a lungo senza mandare ne ricevere notizie. Domani
che la Madonna della Vittoria13 ci sia apportatrice di buone nuove!
13
Il 7 ottobre si celebra la festa liturgica della Madonna del Rosario, nella ricorrenza della vittoria
della flotta cristiana contro i turchi a Lepanto (1571).
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7 Ottobre
giovedì
Si lavora tutta la giornata come il solito e molto pesantemente tanto da
rientrare stanchissimi. Non tralasciamo però di dire il Rosario al quale tutti
partecipiamo, recitandolo con devozione. Io trovo il modo di dire tre corone per onorare la Madonna del Rosario. Penso tanto ai miei cari lontani che
ormai non vedo da 5 mesi, e prego sempre tanto il Signore perché mi faccia
presto ritornare da loro e perché me li conservi sani e salvi sino al ritorno.
8 Ottobre
venerdì
Oggi ho trovato il modo di fare poco e di non stancarmi ingannando il mio
sorvegliante. Anche per mangiare sono stato fortunato. Di solito c’è una
gran camorra tra i sottufficiali e tutti hanno ragione di reclamare. A me se
va bene sono contento se no taccio ed offro il patimento della fame al Signore come sacrificio: sono certo che Lui mi aiuta. Di quello che ci avevano
detto riguardo al nostro lavoro sembra che si faccia sempre quello ormai, e
cioè un po’ di tutto: facchini, spazzini, spaccalegna e tanti altri lavori pesanti che non fanno altro che rendermi debole e sempre più magro. Al Signore
chiedo sempre la forza di resistere per ritornare!
9 Ottobre
sabato
Oggi solo mezza giornata di lavoro ed all’una si ritorna alle baracche;
sarebbe anche la giornata del pasto unico ma qualcuno ha regalato un
cassone di patate ed alla sera mangio patate col sale. Credo di riposare ed
invece si incomincia subito con le adunate. Una notizia è malconsolante
davvero!
Domani si lavora fino alle 16 pur essendo festa. Poi c’è da lavare il pavimento della nostra stanza, le sedie, i tavoli, i vetri e tante altre cose che mi
danno appena appena il tempo per farmi la barba. Facendomela, decido
di lasciarmela crescere e la taglio in modo di lasciarmi un pizzo al mento. Voglio portarlo fino quando arriverò a casa e poi la ritaglierò, sarà il
ricordo della mia prigionia che porterò a casa. Questa notte l’allarme ci
ruba un’ora di sonno.
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10 Ottobre
domenica
Perché è festa sveglia alle 5. Alle 6,30 si parte per la fabbrica e lavoriamo
fino all’una e poi a mangiare la razione di patate con una fettina di carne.
Durante la mattinata ero molto debole tanto che mi era faticosissimo solo
camminare. Il caffè datoci alle nove, con una fettina di pane che salvo per
miracolo alla sera mi rianima un po’ ma poi è un affare. A proposito mi
dimenticavo di dire che oltre al caffè che ci danno in baracca alla mattina
ce lo danno poi anche alle nove ed alle 16 in fabbrica. Alle 16 si ritorna e
sono molto stanco avendo sempre camminato, per spazzare la fabbrica e
trasportare sbarre di ferro.
Non mi sento neanche la forza di lavare la biancheria. Per pranzo il poco
pane che ci danno e fino a domani non se ne parla più. In camerata accendiamo la stufa, ed al calduccio ci sembra di essere in famiglia. Si parla
e si discorre su ogni cosa. Spesso l’argomento è il ritorno in patria ed alle
nostre case, e tutti sperano di ritornarci presto. Chiudiamo la giornata con
il Rosario serale e non appena ho posato la testa sul guanciale mi addormento, con ancora il pensiero rivolto a Dio ed alla casa.
11 Ottobre
lunedì
Incomincio la nuova settimana di lavoro ed il nuovo giorno. Fa molto
freddo e siccome ci fanno lavorare all’aperto si soffre anche molto. Per
mangiare oggi stò veramente bene avendo preso due razioni sia a mezzogiorno che a sera e di ciò ne ringrazio la Divina Provvidenza che sempre
mi aiuta. Ogni giorno si viene a sapere per mezzo dei francesi che lavorano con noi dell’andamento della guerra.
Oggi la bella notizia dello sbarco effettuato a Genova, La Spezia, ed i
giorni scorsi a Venezia14. Chissà, che proprio il Natale possa passarlo a
casa? Quello che più mi angustia è di non poter scrivere a casa spero che
tutto si accomodi bene. Forse domani si cambierà lavoro e spero di potermi sistemare bene. Dio sia con me.
Nulla di tutto ciò accadde, se non nella primavera del 1945. Carenza e confusione di notizie contribuirono a disorientare e a isolare ulteriormente i prigionieri.
14
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12 Ottobre
martedì
La giornata mi è propizia. Il nuovo lavoro consiste nel montaggio delle ali
d’aeroplano e non è poi tanto faticoso. Le ore passano presto e così pure
saranno le giornate. Sono contento così imparo qualcosa. Torno stanco in
baracca, ma sono contento. Si vede proprio che Dio è con me.
13 Ottobre
mercoledì
Seconda giornata del mio lavoro da meccanico. Oggi lavoro con una signorina tedesca e credo che d’ora in avanti sia lei la mia compagna di lavoro.
Attacco anche discorso con un belga ed una signorina francese, me la cavo
molto bene in francese, ma il tedesco capisco solo poche parole. Voglio fare
il possibile per imparare l’uno e l’altro.
14 Ottobre
giovedì
Anche oggi è quasi passato, e molto velocemente. Qua nella cameretta
sono un po’ tutti occupati chi gioca a carte, chi attento alla stufa, chi facendo abbrustolire fette di pane ed altre piccole cose che danno alla mia
cameretta una scena tutta suggestiva e familiare. Da oggi dopo pranzo
lavoro con una simpatica signorina francese. A differenza dell’altra ci intendiamo benissimo e sono contento così mi perfeziono sempre più nella
lingua francese. Oggi fra le altre la notizia della dichiarazione di guerra
dell’Italia alla Germania15. Si pensa come andrà a finire per noi ora. Io
spero in bene perché il Signore mi ha sempre aiutato su tutto. Si vive in
un’atmosfera sempre più carica di elettricità e sembra che da un momento
all’altro debba capitare qualcosa di straordinario! Ma cosa sarà? Come al
solito ogni sera al rientro dal lavoro ognuno racconta le novità udite clan-
Il re e il governo Badoglio dichiararono formalmente guerra alla Germania il 13 ottobre 1943,
ottenendo il riconoscimento di nazione «cobelligerante» al fianco degli Alleati. Le condizioni di
internamento dei nostri militari, tuttavia, non peggiorarono sensibilmente, a riprova della decisione
già presa dai tedeschi di sfruttarne in ogni caso il lavoro.
15
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Sulle Dolomiti
Su un ghiacciaio in cordata con due amiche
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destinamente (in fabbrica è proibito parlare con persone di altre nazionalità) e queste poi diventano gli argomenti delle nostre conversazioni, che
si fanno mentre si mangia, tutti uniti attorno al tavolo mentre si attende
l’ora del sonno. Con l’amico Antonio parlo un po’ di montagna e riguardo
alcune fotografie che mi sono rimaste in tasca. Tutti decidiamo di dire il
Rosario per l’intenzione di ritornare presto a casa.
15 Ottobre
venerdì
Da vari giorni fa sempre bel tempo e speriamo che continui. Terminata
la giornata, oggi sono molto stanco ed ora, non appena scritto questo, me
ne vado a letto. Ho le mani tutte rotte ed indolenzite dal lavoro rude del
meccanico. Sono ugualmente contento però perché passano presto i giorni
ed ogni giorno che passa è uno di meno che devo stare quà. Oggi, tanto a
mezzogiorno che a sera sono stato fortunato con le razioni e di ciò ne ringrazio la Divina Provvidenza. Questa sera come companatico ci hanno dato
un pochino di gorgonzola: poco ma buono. Mi viene in mente le mangiate
di polenta e stracchino fatte a casa e non so cosa pagherei per farne una
proprio questa sera. Concludendo però non posso far altro che andarmene
a letto e sognare, se non altro, questa mangiata. Questa notte c’è stato l’allarme aereo e tutti giù nel rifugio! Di fatto, nulla però.
16 Ottobre
sabato
Oggi ho lavorato fino a mezzogiorno e ci fanno tornare alle baracche. Solita
pulizia della camera e poi mi metto a fare la lavandaia. Mi lavo tutta la mia
roba ma ne dubito che siano eccessivamente puliti: ad ogni modo ho lavato
tutto ed ora si stanno asciugando vicino alla stufa.
Oggi non c’è più la fortuna della cassa di patate regalata ed il pasto è uno
solo ed uno sarà anche domani. Mentre lavoravo questa mattina con un belga, ho discorso un po’ con lui della situazione generale della guerra ma ho
saputo ben poco. Sono sempre notizie confuse che ogni tanto però vengono
anche confermate dai tedeschi.
Anche questa sera tutti uniti, si recita la Corona del S. Rosario con la speranza che Gesù ci faccia presto ritornare nella nostra Italia, alle nostre case,
ai nostri cari.
- 50 -
17 Ottobre
domenica
Sono le 5,30 e c’è la sveglia. Si fa adunata con le gamelle e si pensa che anche
oggi si lavora sino a tardi. Invece si va fino alla fabbrica e poi i meccanici tornano, ed anch’io con loro. La giornata è bella ma fredda e non sapendo cosa fare
mi metto a spaccar legna per la stufa. Mentre faccio ciò dopo tanto tempo sento
suonare non molto distante le campane. Lo squillio di queste mi ricordano la
mia città, la mia casa, tutti i miei cari. A questi ricordi se ne aggiungono subito
tanti altri: ricordi dei giorni trascorsi ad Alagna, le gite in campagna e sopratutto le liete ore trascorse all’Unione con amici che mi sono ormai tanto cari, anche
se lontani. Più ancora però mi ritornano alla mente le quotidiane ore mattutine,
nelle quali, ansioso e felice, saltavo giù dal mio lettuccio, ed abbandonando le
calde coltri ancora invitanti, mi recavo trafelato correndo, verso la chiesa di S.
Francesco ove ascoltavo la S. Messa e mi accostavo con gioia alla S. Comunione, prima di incominciare la mia giornata. Tutte queste visioni e ricordi mi
commuovono così tanto che mi sfugge qualche lacrima. Il suono delle campane
muore a poco a poco in lontananza, ma il mio animo che tanto si è intristito
rimane più che mai assorto e sperduto nei cari e dolci ricordi. Quanto è brutto
essere lontani dalla patria, dalla famiglia, dagli amici! Chissà quando potrò risentire lo squillare festoso delle campane della mia città e specialmente quelle
di S. Francesco tanto care e familiari! Quà invece, quotidianamente durante
le adunate, lungo il tragitto dalle baracche alla fabbrica ed anche sul lavoro, le
rauche grida dei soldati tedeschi per maltrattarti e per intimorirti, umiliarti a tal
punto da farti piangere. La barbarie germanica, che è sempre stata tradizionale,
non si smentisce mai. Ma verrà anche il giorno della giustizia e tanti soprusi
saranno rivendicati. Io attendo e confido in Dio. La giornata trascorre lenta e
triste, rinchiusi nello spazio delimitato dai reticolati. In cameretta discorro un
po’ coi compagni e mi recito tutte le preghiere. La razione di mezzogiorno, era
scarsissima ed ora ho fame. Eppure dovrò attendere sino a domani all’1,30 e
dopo aver fatto 6 ore di lavoro. Sono ormai le 18 e vedo Antonio che incomincia a mangiare il pane. Dice che non resiste più e tenta maledettamente anche
me. Voglio aspettare una mezz’oretta però, perché più tardi mangio e meglio
è. Dopo dirò il Rosario prima che tutti abbiano a coricarsi ed anch’io andrò a
letto e sognerò… cosa? Come al solito i miei cari, grandi mangiate e tante altre
cose che si dovrebbero avverare!… Ma avanti Gian Paolo coraggio e sursum
corda!16 La fede non deve mai venir meno!
16
“In alto i cuori”, espressione liturgica della Messa.
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Ad Alagna con Folco Bignami e Enzo
Lodi, davanti alla chiesa di San Francesco, con Enzo e Pino Chiesa
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Lodi, davanti alla chiesa di San Francesco, con Marisa, mamma, Pierangela e Enzo
- 53 -
18 Ottobre
lunedì
La settimana incomincia di nuovo. Tutta la giornata lavoro senza sosta.
Causa i pasti saltati Sabato e Domenica sono debolissimo tanto che mi è
difficile stare in piedi e camminando vado via ondeggiando. Mi dimenticavo
ancora di dire che, come ieri, i tedeschi si divertono alle nostre spalle e ci
fanno fare i burattini.
Contro la nostra volontà ci hanno fatto cantare mentre loro ridevano a crepapelle. Ma si dice che ride bene chi ride ultimo.
19 Ottobre
martedì
Oggi ho battuto la fiacca di nuovo e tutto a causa della poca roba che ci
danno. Certo è molto meglio di Luckenwalde dove non poche volte, per sfamarmi o meglio per ingannare la fame masticavo dell’erba e qualche pizzico
di sale. Mi tornano sempre alla mente i bei piatti di minestra mangiati a casa
e con questi tante altre belle cose… ma è meglio che non ci pensi altrimenti
divento pazzo.
Quà sempre patate; mattina e sera e mai vedi altro. Chissà quando potrò
riassaggiare del riso o della pasta? La giornata è volata ed ora... è l’ora di
dormire.
20 Ottobre
mercoledì
È ormai tardi ma scrivo qualche parola anche oggi. È appena finito ora un
allarme durato due ore e mezza (sono le 10,30 e c’è stato un bombardamento terribile sia quà, che sopra Berlino che è assai vicino). Oggi ho lavorato
molto, nonostante la grande debolezza che mi possiede. In compenso però
sono stato fortunato ed ho avuto delle belle razioni.
In rifugio ho già detto il Rosario ed ora dirò solo la preghiera della sera
ricordando più che altro la mamma il papà e tutti. Affronto il letto e me ne
vado a dormire. Dico affronto perché è pieno di pulci che mi fanno saltare
tutta notte non lasciandomi affatto dormire. Meglio queste però che i pidocchi!
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21 Ottobre
giovedì
Oggi peggio di ieri in fatto di debolezza. Durante il lavoro facevo fatica a
vedere per la vista diventatami estremamente debole. In certi momenti le
gambe non mi reggono quasi più e debbo appoggiarmi a qualcosa per non
cadere. Vado avanti a forza di volontà. Mentre lavoravo oggi mi tornava
sovente alla mente la mia casa, la mia famiglia e a stento riuscivo a frenare
le lacrime che avrebbero voluto sgorgare abbondantemente per la commozzione del ricordo.
Questa sera durante l’adunata ci hanno confermato ufficialmente che, in seguito alla dichiarazione di guerra fatta dall’Italia alla Germania per mezzo
di Badoglio, non siamo più considerati internati, ma bensì prigionieri. La
nostra posizione non cambia, ma saranno più che mai severi con noi e guai
a chi farà il proprio dovere. Io solo domando alla Madonna che mi aiuti e mi
sostenga fino all’ultimo, per riabbracciare così tutti i miei cari.
22 Ottobre
venerdì
Ieri sera come companatico ci hanno dato la marmellata e sarà stata un paio
di cucchiai a testa. Io l’ho mangiata tutta e non so se è stata quella, ma oggi
mi sono sentito un po’ più in forze ed ho lavorato con più lena. Dato che
domani e dopo si salta il pasto della sera, con non pochi sacrifici, richiesti
al mio stomaco, ho salvato un po’ di pane ieri ed oggi formando così una
razione che mangerò domenica sera. Cesare è riuscito a trovare una grammatica-vocabolario francese-tedesco ed ora ci metteremo ad imparare qualche parola e poi con la pratica spero di imparare bene almeno le principali
parole. Oggi Antonio è rimasto a casa e questa sera l’ho ritrovato ricoverato
all’infermeria con febbre forte. Un giorno o l’altro mi farò dare anch’io un
po’ di riposo altrimenti finirò col cadere a terra svenuto dalla debolezza ed
a questo non voglio proprio arrivare.
23 Ottobre
sabato
Salvato: mezza giornata di lavoro. Mi passa molto presto ed ecco mezzogiorno, ora di ritornare alle baracche. Prima di arrivarvi però, come sabato
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scorso, il sergente ci fa marciare in mezzo ad un prato, dando spettacolo a
quelli che ci guardano mentre i nostri guardiani, gridano come forsennati.
Penso che più umiliati di così non si può essere! Al rancio ci danno le sigarette che io realizzerò con roba da mangiare od indumenti. La più bella cosa
di oggi è che ci danno le cartoline e si scrive a casa. Sono stampate ma la firma basterà a far vedere che ci sono ancora e che sto bene. Se potessi anch’io
partire con lei! La bacerò, così il mio bacio giungerà sino a casa. Quello
che spero è che faccia presto a giungere a destinazione, per tranquillizzare
la mamma e tutti. Oggi mi è capitato di andar fuori io ed un altro con un
soldato tedesco per prendere bottiglie di birra (che hanno bevuto loro però)
e passeggiando per una via ed entrare in un caffè mi sembrava stranissimo
dopo tanto tempo di clausura.
Qualche pezzetto di musica udita da una radio mi ha messo addosso un po’
di malinconia ma una partita a scopa, fatta allegramente, l’ha scacciata. Il
Rosario, detto da tutti, chiude la giornata.
24 Ottobre
domenica
Oggi nessuno ha lavorato. In compenso ci hanno fatti ubriacare a forza di
adunate. Questa mattina siamo andati in fabbrica a fare una bella doccia
ed ora mi sento molto bene. Riguardo al mangiare me la sono cavata molto bene in quanto a mezzogiorno ho preso una bella raziocina e poi anche
la giunta, avanzandone un gamellino per questa sera. Alle 16 ci ho messo
dentro il caffè ed un po’ di salame ed ho fatto un ottimo intingolo che ho
mangiato col pane ora, dopo averlo fatto riscaldare nella stufa. Dico la
verità che mangiari strambi come qua non ne ho mai fatti! Oggi mi sono
lavato un po’ di biancheria e aggiustato qualcosa. Sabato dopo pranzo e
la domenica sono giorni di riposo, ma si finisce col lavorare più degli altri
giorni, in quanto devi lavorare, aggiustare, pulire e tante altre piccole
cose che ti occupano interamente tutto il tempo. Come al solito il sergente
ci ha voluto sentir cantare. Tutti hanno voluto che gli alpini (siamo qua
solo in 7) cantassero la Montanara17 e qualche altra canzone alpina, ed il
sergente, che ci sentiva per la prima volta, ci ha fin battuto le mani. Noi,
a dir la verità, abbiamo cantato più per noi che altro e delle nostre can-
17
Popolare canzone di montagna, cara agli alpini.
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zoni, le canzoni degli alpini, della montagna, ne siamo molto gelosi. Ho
anche pregato tanto e come le altre feste mi è venuto sovente la voglia di
piangere. Qualche lacrima però non ho potuto trattenerla al ricordo della
mamma, del papà e di tutti. Ora farò una partitina a carte con Cesare e poi
dirò il Rosario con tutti.
25 Ottobre
lunedì
S’inizia la terza settimana di lavoro e la giornata è passata volando. Unica
cosa degna di nota è che ci danno l’indirizzo da apporre sulle cartoline che
andranno a casa e, più bello ancora, è che i familiari potranno rispondere:
chissà poi quando si riceveranno i primi scritti! L’indirizzo è questo: Kaf.
Arb. - Kdo 1107 - Wildau Krs. Teltow - e certamente me lo ricorderò per
tutta la vita come certamente ricorderò anche il numero 104637 che è il mio.
E da oggi incomincia l’attesa di notizie da casa.
26 Ottobre
martedì
È finita la giornata lavorativa ed al buio completo, tutti incolonnati si ritorna alle baracche. Io, durante il ritorno dall’officina ho preso l’abitudine
(molto bella davvero) di recitare il S. Rosario. Anche durante il lavoro, ogni
tanto recito delle preghiere, che mi sono sempre di consolazione e mi tengono sempre in stretta comunione con Gesù. Durante il lavoro il pensiero mi
vola continuamente a casa e seguo nelle varie faccende la mamma, il papà, o
Marisa o Pierangela e anche Enzo e Menta. Per quanto faccia il possibile di
scacciarli, questi pensieri mi passano insistentemente per la mente ed ogni
tanto mi viene un nodo di pianto alla gola.
Invariabilmente però sono di buon umore e cerco di non abbattermi troppo con tristi pensieri altrimenti sarebbe per me peggio. Sono già debole e
magro, ma se poi mi lascio andare, immaginiamoci!... La mia famiglia! È
proprio il mio pensiero assillante e penso continuamente in che situazione
si troverà, dopo tutti questi avvenimenti. Spero che Dio me li conservi tutti
sani e salvi sino al mio ritorno ed è per questo che così sovente li ricordo
tutti nelle preghiere.
Questa notte spero di dormire, perché ieri notte è stato un disastro, e tutta
colpa delle pulci che vengono all’assalto a migliaia!
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27 Ottobre
mercoledì
Tutto ha un fine ed anche oggi è passato. È consolante pensare che ogni
giorno che passa è uno di meno che dovremo restar quà, ed anche se lontano dovrà pur venire quello nel quale si arriverà alle nostre case! “Radio
Scarpone” ha portato notizie che se sono vere sarebbero davvero consolanti. La mia arma, la preghiera, mi rende sempre più che mai fiducioso ed
attendo con fede la pace che il Signore vorrà darci.
28 Ottobre
giovedì
Ormai il lavoro ha preso il suo corso normale e tutti i giorni sono uguali.
Passano però molto velocemente e mi sembra quasi impossibile che sia già
un mese che mi trovo quà. Oggi dopo pranzo ero molto allegro e non so
come mai sia successo ciò, perché di solito sono sempre sopra pensiero.
Sempre col pensiero a casa, ai miei cari. Adesso, dopo aver mangiato un po’
di papa di patate e cavoli rossi, stò abbastanza bene, ma oggi ero così debole
che non ero nemmeno capace di alzare la mano per ravviarmi i capelli. In
generale però và bene e prego il Signore sia sempre così.
29 Ottobre
venerdì
Giorno per giorno le razioni diventano sempre più piccole e di conseguenza… si diventa sempre più deboli. Oggi dopo pranzo, verso sera, quasi
svenivo ed ho dovuto sedermi per non cadere, ed è stato un vero miracolo
se sono arrivato alle baracche da solo, senza aiuto: sono arrivato a forza di
volontà barcollando continuamente. Tutto oggi ho pensato come al solito a
casa ed anche all’Unione. Quando potrò rivedere il caro Don Giuseppe18?
Ah! Come mi sono utili gli insegnamenti che ho ricevuto da lui in questi
momenti! Ogni sera mentre dico il Rosario, rivedo le scene di giorni non
18
Don Giuseppe Gennari, assistente spirituale dei giovani dell’Unione, al tempo anche rettore del
Collegio Vescovile di Lodi e poi parroco a Codogno.
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tanto lontani, quando alla sera tutti gli Unionisti tutti uniti intorno al loro
assistente recitavano il S. Rosario. Belle sere! Ma chissà, forse presto si
rivivrà quelle belle ore.
Lodi, Gian Paolo (1° a destra in basso) con don G. Gennari e giovani di Azione Cattolica
30 Ottobre
sabato
Questa notte come al solito ho sognato. Di solito, si sogna sempre roba da
mangiare, la famiglia, e tante altre cose della vita passata. Questa notte, è
stata la volta di Lina e Teresa, le care amiche della montagna e, strano a dirsi
è tutt’oggi che penso a loro. Pensando a loro, mi rivedo ad Alagna felice tra
le mie montagne ed in loro compagnia, come è possibile dimenticare quella
bella giornata passata a Pianmisura così felicemente ed in piena armonia?
Posso dire che migliori amiche di loro non ho mai avute e sono certo che anche ora che sono così lontano da loro, come non le dimentico io, anche loro
mi ricordano e più che altro nelle preghiere. Oggi fra l’altro ho avuto una
bella soddisfazione. Molti hanno espresso il desiderio che io dica il Rosario
per tutti il giorno dei Santi e dei Morti, ed ho saputo anche che tutti sanno
che alla 4° camera si dice la Corona tutte le sere e chi la sente risponde sempre. Quà in camera, il mio libretto di preghiere passa di mano in mano, ed
è quasi sempre impegnato. Sono tanto felice che col mio esempio faccio del
bene e tengo vicino i cuori al Cuore di Gesù che spero ci aiuterà in tutto in
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avanti come lo ha fatto finora. Tutti indistintamente oggi eravamo allegri.
Dopo pranzo altra rivista e riesco ancora una volta a salvare le scarpe da
sci. Ad Aldo mancava il cappello e gliene danno uno da alpino. Io, Salvatore
e Cesare lo facciamo tribolare un po’ e scattare. Alla maniera alpina e tutti
gli altri ridono ma si stupiscono a sentir raccontare come è la “naia” alpina.
Fino a che si va a letto si rievoca e si racconta le fasi della recluta negli Alpini e si ride come non abbiamo fatto finora. Ogni tanto essere un po’ allegri
fa bene all’animo e si scaccia un po’ la malinconia.
Ad Alagna con don Alfredo, Carlo Ciossani e Nino Quartieri
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31 Ottobre
domenica
Ecco fatto! Il Rosario è detto e tutti sono contenti ed anche emozionati.
Non so perché ma mentre dicevo il Rosario, colla fronte sorretta dalla mano
che mi copriva gli occhi per meglio essere raccolto, sentivo la voce di ognuno che mi rispondeva e mi venne alla mente la visione delle sere passate
all’Unione.
Mi sembrava proprio di essere là e che tutti rispondevano alla mia corona.
Fatto stà che mi emozionai ed alcuno, vedendo me emozionato, con l’intimità che regnava in quell’istante non potè fare a meno di abbassare la testa per
nascondere l’emozione. Per me sono sempre delle belle soddisfazioni che mi
danno tanta consolazione. Oggi la giornata è passata veloce.
Noi meccanici non abbiamo lavorato e siamo rimasti quà. Io ho cucito un
po’ di roba rotta e facendo ciò ho rievocato i giorni passati ad Alagna con
Antonio e con lui ho fatto passare un po’ il tempo. In serata abbiamo riso un
po’ con Aldo col quale abbiamo fatto la Comunione alla maniera Alpina per
immetterlo nella nostra famiglia, la famiglia delle penne nere.
Mazza faceva da vescovo e Cesare l’ha comunicato (ma con un po’ di pane
e salame però!) mentre io ero il padrino, ed altri due alpini facevano i candelabri. Per penitenza dopo la confessione, gli abbiamo fatto fare la corsa
del coniglio. Allegramente e dopo aver raccontato barzellette ci siamo tutti
addormentati.
1° Novembre
lunedì
Oggi se fossi stato a casa sarebbe stata una bella giornata. In tutto il
mondo è festa ma qua nulla di nulla. Ho lavorato come gli altri giorni, del
lavoro pesante del meccanico, ma sono però contento. Questa sera, abbiamo scritto a casa di nostro pugno ed ero tanto emozionato. Ora diremo il
Rosario per unirci intimamente a Dio.
Mi ritornano alla mente gli anni passati (l’anno scorso ero a casa!), quando con gli Unionisti andavo al cimitero oppure con Enzo, Pierangela e
Marisa si filava in bicicletta a Cavenago per onorare i miei morti. Eppure
tante cose sono cambiate dall’anno scorso ed ora la situazione è molto
brutta e triste!
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2 Novembre
martedì
Questa è la giornata dedicata ai nostri morti. Chi di noi tutti non ha qualcuno da ricordare? E noi questa sera tutti uniti nella nostra cameretta (c’era
anche qualcuno di altre camere) degnamente li abbiamo ricordati e onorati.
Come è la tradizione dei nostri paesi, io ho detto tre Corone e tutti con
devozione hanno risposto fino all’ultimo e tutti sono rimasti tanto contenti. Mentre lo recitavo ho pensato tanto alla mia cara nonna che tanto mi
voleva bene. Mi sono poi tornati alla mente gli altri anni all’Unione che si
recitavano i tre Rosari e poi si mangiavano castagne a volontà. Questa sera
in compenso abbiamo avuto il supplemento, una gamella di patate. Ma si
mangia, si mangia e non ci si sente mai pieni. La debolezza non scompare
mai e la voglia di lavorare viene sempre meno. I miei pensieri sono sempre
fissi alla mia casa, alla mamma, al papà a tutti e la giornata la passo sempre
pensando a loro, alla loro sorte. Prego tanto il Signore per loro! Che almeno
in parte mi esaudisca!
3 Novembre
mercoledì
Oggi ho lavorato volentieri o meglio con voglia e la giornata è volata. Sono
un po’ triste, più che altro in pensiero sulla sorte dei miei cari. Come sarà la
situazione delle nostre città invase dai tedeschi? Siccome vedo come trattano noi penso come possa essere la situazione delle nostre famiglie, alla
mercé degli invasori. Continuamente prego per loro e più che mai li penso
intensamente. Gesù conservameli tutti!
4 Novembre
giovedì
Svegliandomi per prima cosa ho pensato alla mamma perché oggi è il suo
onomastico. Col cuore, mentalmente, attraverso lo spazio che ci separa gli
ho inviato bacioni ed auguri e per lei questa sera mentre ritornavo alle baracche ho recitato il S. Rosario. Questo è il mio regalo: un’umile preghiera.
L’anno scorso ero a casa, e ricordo che io e Marisa gli abbiamo regalato, coi
nostri risparmi, un bel foular di seta ed eravamo tanto contenti: vuol dire
che l’anno venturo gli farò gli auguri lo stesso. Oggi il morale è alto. Ed ho
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fatto anche qualche cantatina. Giorno per giorno mi affeziono sempre più
all’amico Antonio e più ci conosciamo più ci comprendiamo e vedo anche
che abbiamo lo stesso carattere e la stessa anima. È tanto bello trovare
un’anima gemella e con quella fare tutt’uno! Ci teniamo allegri a vicenda o
meglio ci consoliamo a vicenda. Che il Signore ci protegga.
5 Novembre
venerdì
Il freddo giorno per giorno si fa sempre più intenso. Da questa mattina ho
incominciato colla mantellina e mai l’ho messa finora perché ho potuto resistere. Sono senza indumenti di lana, ma spero di poter sfidare con onore
l’inverno: la pelle voglio portarla a casa (ho dovuto smettere per un allarme; nulla di fatto. Ora continuo). Il lavoro prosegue abbastanza bene. La
signorina tedesca che lavorava con me mi diventa sempre più antipatica, ma
bisogna che per forza la sopporti! Oggi mi era difficile respirare per un dolore alla base sinistra, dove ho fatto la pleurite: che non mi ammali almeno.
Per il resto tutto va bene, salvo il mangiare… beh! Non parliamone!
6 Novembre
sabato
Il Rosario è detto, ed ora qualche parola per imprimere sulla carta anche la
giornata d’oggi. Finito questo, fino a che spegneranno la luce dirò le preghiere del mio messalino.
Oggi ho già detto 3 Rosari: uno andando in fabbrica, uno al ritorno ed un
altro ora. Oltre ad essere un’arma in mano nostra (l’unica che ormai possediamo) il pregare ci è di grande consolazione e di sostegno nei momenti più
duri della giornata.
Durante il lavoro prego continuamente e mi sento sempre calmo e sereno,
perché tanto mi avvicino a Gesù e a Lui mi affido, ed in Lui confido! Questa sera abbiamo riso un po’ per mezzo di Cesare che si è esibito imitando
versi e facendo mimiche di animali. È fantastico specialmente nell’imitare
la scimmia. Qualche canzone alpina ci fa riandare col pensiero a giorni lontani, sempre belli da ricordare. Il sabato dopo pranzo è tanto atteso da tutti
perché ci riunisce intimamente e si trascorre il breve tempo in faccende e
discorrendo del più e del meno tanto che il tempo va veloce. Oggi ormai è
andato e fino a sabato venturo non se ne parla più!
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7 Novembre
domenica
Molte novità quest’oggi ed è bene andare in ordine. Primo, quest’oggi è
venuta un po’ di neve ed il freddo è molto intenso. Poi, io e Aldo abbiamo
tentato di far legna portando via un palo di legno. Un soldato tedesco ci ha
visto ed Aldo ha preso qualche schiaffo ed io qualche pugno. Ed è bello se è
finita così. Naturalmente si faceva l’azione per tutti i compagni ed è andata
a finire in ridere tra noi. Fra l’altro abbiamo fatto tutti la puntura antitifica
(ce ne saranno poi altre due) e la rivaccinazione. Il rancio era molto scarso,
ma mi sono consolato con la razione di pane che sono riuscito a salvare
durante la settimana. Dopo il rancio hanno distribuito 50 sigarette a testa. La novità più bella è che oggi ci hanno pagato. Io ho preso 26 marchi
liquidatici tutti in buoni che circolano solo nei campi di concentramento.
Con questi potremo acquistare qualcosa che ci forniranno. La prima spesa
è già fatta: pagare le 50 sigarette con 1,50. Questa mattina io ed Antonio
abbiamo fatto una dama e ci accorgiamo che è un ottimo passatempo per
tutti e già io e Tonio abbiamo fatto qualche partita col risultato che io le ho
vinte tutte. La giornata è tetra ed anche i nostri animi, i nostri cuori non
possono essere certo allegri. A casa invece queste erano giornate belle per
me. In casa vicino alla mamma in faccende era una gioia stare vicino alla
stufa accesa pensando o leggendo qualche libro, qua invece… ci piange il
cuore e si è tanto tristi! Oggi ho tanto pregato e più che mai mi sono sentito
vicino a Gesù. Sono ormai quasi le 9 e fuori nevica che è un piacere. Tutti
siamo allegri. Cesare ha dato spettacolo ed anche uno degli avieri si è esibito. Poi… roba proprio da matti, tutti gli alpini in fila sono andati a fare la
pipì facendo correr fuori tutte le stanze. Felici e contenti andiamo a letto e
non pensiamo al domani!
Forse saremo tristi, domani…
8 Novembre
lunedì
La settimana incomincia. La puntura mi ha reso difficile il lavoro per tutta
la giornata, non capivo niente ed ero istupidito tanto che non sapevo quello
che facevo. Credo anche di aver avuto la febbre ma ora stò di nuovo bene.
Sembra che per i tedeschi non vada tanto bene perché si nota un certo nervosismo in tutti. Anche noi ogni giorno siamo trattati più duramente e la
vigilanza è aumentata. Ma presto o tardi la finirà una buona volta!
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9 Novembre
martedì
Di ritorno alla fabbrica ci siamo trovati in mezzo ad un nebbione tale, che
non ci si vedeva ad un metro di distanza.
C’è una cosa delle più importanti che non va bene e cioè il mangiare. Le
razioni sono sempre più scarse ed ogni volta che si mangia si ha sempre più
fame di prima e si è sempre più arrabbiati. Non so nemmeno io cosa darei
pur di fare una mangiata tipo… i bei tempi che furono! E di conseguenza,
naturalmente, divento sempre più magro! …
10 Novembre
mercoledì
Come ieri, come sempre. Ogni ora, ogni giorno che passa ci avvicina sempre
più alla meta e cioè al ritorno in Patria, alla nostre famiglie, vicino ai nostri
focolari. La preghiera è sempre il mio conforto, il rifugio del mio cuore. Da
essa attingo la forza per resistere e per ritornare: sono nelle mani di Gesù.
11 Novembre
giovedì
Il Rosario è detto e chi gioca a ramino, chi va a letto, chi si fuma una sigaretta! Insomma, ognuno ha qualcosa da fare; io scrivo ed imprimo sulla
carta la mia giornata di oggi. Questa mattina, fino all’ora di mangiare, il mio
morale era bassissimo.
Ero abbattuto anche fisicamente. Dopo invece sono ridiventato abbastanza
allegro e la giornata è arrivata praticamente al termine. Sia questa mattina
che oggi il mio pensiero è sempre corso alla mamma.
L’ho rivista nelle sua faccende, sempre di premura, un po’ brontolona, ma
sempre tanto cara. A furia di pensare a lei, mentre lavoravo, me la sono sentita così vicino che mi sono commosso e non ho potuto trattenere qualche
lacrima. Quanto sarebbe bello poterla anche baciare presto e con lei il papà
e tutti! (C’è l’allarme e termino).
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Con la mamma
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12 Novembre
venerdì
Una grazia più grande il Signore non poteva farmela ed il fatto lo racconto
qua. Lasciando la fabbrica mi sono preso la corona del Rosario per recitarlo come al solito, ed appena sulla via, nel buio fitto che regnava, udii cadere
qualcosa e mi accorsi subito che mi era caduta la teca che contiene le S. Reliquie. Mi venne un tuffo al cuore e lasciando a parte ogni ritegno sono uscito
di fila e ho fatto capire al tedesco che avevo perso qualcosa e si capisce che
rimase così impressionato dalla mia faccia stravolta (è la cosa più cara che
tengo con me!) che fece fermare tutta la colonna dei prigionieri ed io lui e
Cesare col lanternino rosso (che non faceva vedere un bel niente) mi misi a
cercare. Sapevo press’a poco il posto ove era caduta e già temevo che fosse
stata calpestata dagli altri; invece poco lontano la vidi distintamente a terra e
con una gioia indescrivibile mi strinsi le reliquie al cuore, ringraziando Gesù.
Non è forse una grazia averla ritrovata nel buio completo dopo che molti gli
erano passati sopra senza calpestarla! Fortunato poi che c’era una sentinella
buona, altrimenti non si sarebbe certo fermata! Il Rosario che dirò ora sarà
una lode di ringraziamento. Fuori c’è un vento terribile freddissimo e piove
a dirotto: la prima volta che vedo piovere in Germania. Ritornando a prima,
mi fa rammentare ora Cesare che io fermandomi dissi: “Piuttosto mi faccio
fucilare, ma da quà non mi muovo fino a che ho ritrovato le reliquie”. La
scena ed il momento non la dimenticherò certo mai più per sempre!
13 Novembre
sabato
Al ritorno dalla fabbrica ci hanno fatto fare qualche giro di pista sul prato
mentre un vento freddissimo tirava da tutte le parti. Ancora una volta ci
dimostrano che noi non siamo altro che burattini. È proprio vero che ci
avviliscono al massimo annullando completamente la nostra personalità riducendoci al nulla e cioè come ho detto prima dei burattini; ci manca solo la
corda al collo. Come al solito mezza giornata di lavoro, ed il resto trascorre
in faccende svariate come il lavare biancheria, pulizia della camera, rammendare ecc. Avendo tempo ho anche pregato molto; col Rosario che dirò
ora in comune coi miei compagni sono 4 Corone. Antonio ha fatto la seconda puntura ed è un po’ dolorante. Noi per fortuna nulla. Mutinelli stende i
panni lavati ed ora l’imiterò. Nella notte asciugheranno e domattina potrò
metterli via.
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14 Novembre
domenica
Qualcuno lavora e qualcuno invece ritorna e questi sono pochi. Tra questi io,
Antonio ed Aldo. In camera siamo solo in 4 e ce la passiamo molto bene. Ci si
confida qualcosa della vita passata, fatti e cronache: io approfitto per rileggere
qualche lettera della mamma e di amici e ciò mi commuove un po’. Fuori piove e fa freddo ed accendiamo la stufa per scaldarci: con la legna portata di nascosto dalla fabbrica. Da un po’ di giorni sono sereno ed anche oggi il morale
è buono. Solo mi rattrista il pensiero di non poter ascoltare la S. Messa e più
ancora ricevere Gesù sacramentalmente. Quanto vorrei fare la S. Comunione!
Sono ormai più di due mesi che non mi accosto ai SS. Sacramenti, ma sono
felice e orgoglioso di avere ancora l’anima pura, senza l’ombra di un peccato,
e sono più che mai deciso a continuare così per aver costantemente Gesù nel
cuore, come in un tabernacolo. Come mi ha tanto raccomandato il caro Don
Giuseppe, seguo una vita di purezza e di preghiera e mi accorgo anche di fare
molto bene tra i compagni con la mia opera di apostolato. Il mio assistente,
senza vantarmi può andar fiero e contento di me. Ma sono certo che anche
gli altri Unionisti che hanno saputo la mia sorte facciano altrettanto e tutto
ciò può essere di grande consolazione per Don Giuseppe, e più ancora per i
nostri cari che tanto hanno faticato per farci buoni e bravi. La giornata passa
mentre fuori piove e questo ci mette addosso un po’ di malinconia, ma poi
anche questa passa in seconda linea perché si comincia a trafficare per mangiare. Io con 4 patate avanzate a mezzogiorno, un pezzetto di salame ridotto
a pezzettini finissimi, un po’ di caffè e sale, mi faccio un gamellino di papetta
che riesce molto saporito e me la mangio con una razione, con quella avanzata, il resto del salame che faccio arrostire sulla stufa in una scatoletta; ed ecco
mangiato anche oggi. Fra l’altro ci danno ancora una cartolina da scrivere a
casa e ciò mi riempie di gioia. Ma quando la risposta arriverà? L’attendo così
tanto! Con un ultimo pensiero ai miei cari ed una preghiera a Gesù me ne
vado a letto (letto un po’ duro in verità, è pieno di pulci per di più!).
15 Novembre
lunedì
In questo momento mi sento a posto moralmente e fisicamente. Sono stato
allegro tutto oggi e con le razioni sono stato fortunato. Quando sono un po’
pieno divento anche ottimista se no il morale va sotto zero. Il lavoro prosegue
normalmente, ed ora che ho imparato bene sostengo più facilmente la fatica
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e mi passa il tempo velocemente. Ci hanno dato delle calzature che a Lodi
chiamerebbero “gorle”, sono però scomode perché con suola tutta di legno (5
cm di altezza) e si fa fatica a camminare. C’è di bello che tengono caldo.
16 Novembre
martedì
Quattro parole perché a minuti spengono la luce. Dalle 20 lavo continuamente ed ora ho finalmente finito. Un bel bucato in verità! Ho fatto scaldare l’acqua e con un po’ di soda mi sono trovato la biancheria quasi lavata. A
spazzolate ho fatto il resto. Ora sono stanco ma contento.
17 Novembre
mercoledì
Si parte col buio e si ritorna col buio. Alle 6,30, andando in fabbrica impallidiscono le stelle ed alle 18, al ritorno, o buio pesto, o la luna, che scialbamente rischiara una lunga colonna di uomini, camminanti con la testa bassa,
ognuno immerso nei propri tristi pensieri. La fatica, la fame li annienta ma
più ancora li annienta il dolore della lontananza dai propri cari, dal proprio
focolare. Fra questi ci sono anch’io. È tutt’oggi che penso alla mamma a papà
ed anche Menta. Menta!... che belle minestre di pasta o di riso sapeva farmi!
O che belle polente! A pensare a questo, con la fame che si fa viene quasi da
piangere! Eppure ci penso immaginando cosa poter mangiare per primo col
mio ritorno. Certamente non potranno mai immaginare quello che soffro. Ma
non dico soffrire fisicamente, ma bensì moralmente. L’umiliazione, il dolore
della lontananza, il ricordo dei propri cari e tante altre cose, fanno si che il
mio animo soffre tanto. Sono poche le volte che sono allegro, ma è sempre
un’allegria forzata che fa quasi male al cuore. E come soffre questo mio povero cuore! Ma come tanto soffre, tanto anche gioirà! Sursum Corda quindi
Gian Paolo!
18 Novembre
giovedì
Vado a dormire perché sono ormai le 23. Siamo stati in rifugio quasi 3 ore
per l’allarme e continuamente si è sentito bombardare. Ho tanto sonno e
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sono anche molto stanco. Lavorare 11 ore al giorno non è certo un divertimento e prima che arrivi la sera ce n’è d’averne abbastanza credo!
19 Novembre
venerdì
Oltre che andar male militarmente, sembra che in Germania manchi anche
il materiale. Infatti da giorni si lavora poco in tutti i reparti; oggi poi non ho
fatto niente tutto il giorno per mancanza di materiale. Sono contento perché
ciò è buon segno e cioè che va molto male per i tedeschi. Anche le notizie
che ogni tanto si sentono sembrano buone. Di ciò però mi interesso ben
poco e spero e confido solo nella Divina Provvidenza.
20 Novembre
sabato
Questa mattina abbiamo trovato un leggero strato di neve che si è poi subito
disciolto. Il freddo si fa giorno per giorno più intenso e ci penso non avendo
roba da mettermi addosso che sia di lana. Poco fa però hanno distribuito
degli indumenti e io mi sono preso 2 paia di mutande lunghe che tengono
abbastanza caldo, che alla rivista non avevo dato in carico. È già qualcosa,
ma mi ci vorrebbe una maglia di lana da mettere attaccata alla pelle. Ad
ogni modo confido sempre nell’aiuto del Signore e Lui certo mi preserverà
dai pericoli. Tutt’oggi abbiamo fatto un freddo cane non avendo della legna.
Cesare ci ha portato una bella notizia che ci ha fatto tanto contenti e cioè
che in Italia sono già arrivate le nostre prime cartoline scritte a casa. Penso alla gioia della mamma e di tutti dopo tanto silenzio. Ora spero almeno
prima di Natale di averne risposta e questo sarebbe il più bel regalo. Sono
quasi ormai 3 mesi che non so più nulla dei miei cari e spero che le notizie
mi giungano buone. Prego tanto per loro e sono certo di essere esaudito.
21 Novembre
domenica
Mi lavo: l’acqua è gelatissima ma mi faccio coraggio. Fatto ciò e la pulizia
generale, sia personale che tutta alla stanza, colla partecipazione della comunanza mi metto a cucire calze, maglione e altri piccoli rammendi che mi
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sono necessari. Dopo guardando nello zaino una dolorosa sorpresa: mi hanno rubato le scarpe da sci che da tante perquisizioni avevo salvato ed alle
quali mi ero affezionato, più che altro perché in mia mano sono un capitale
non indifferente. Non faccio tante scene; solo faccio una bella supplica alla
Madonna ed attendo: sono sicuro della Grazia che mi viene data dalla fede
con cui ho pregato. Infatti Aldo sa chi sono stati ed è riuscito a convincerli
a restituirmele ed ecco che le scarpe ritornano a me e con mia gioia e con la
prova che ancora una volta la Madonna mi esaudisce. Nel pomeriggio giochiamo a ramino io, Salvatore, Cesare, Gregorio, Aldo ed ogni tanto mettiamo in mezzo qualche canzone alpina; poi mi ritiro in un cantuccio e prego
con fervore dopo aver mangiato la razione di pane di oggi ed una mela
avanzata, si chiacchiera, si dice il Rosario, una scopetta e poi… a letto!
22 Novembre
lunedì
È ormai già tardi e fra poco spegneranno la luce. Un allarme di 2 ore e
mezza è finito ora ed è stato un continuo transitare di apparecchi ed… un
continuo bombardare. Ora mi mangio il pane che non ho potuto mangiare
prima e me ne vado a dormire con umore allegro, si intende.
23 Novembre
martedì
Anche questa sera allarme: 2 ore e mezza in rifugio ed ora a dir la verità ho
sonno e me ne vado a letto.
24 Novembre
mercoledì
Finora le sirene non si sono ancora sentite… Però!… Speriamo che ci lascino
dormire! Questa sera ci hanno dato un po’ di birra per 25 pfennig. Saranno
stati sì e no 2 dita nel gamellino e non so se era acqua o cos’altro. Il lavoro
procede regolare. Oggi mi sentivo debolissimo e questa sera ho una fame da
lupo. Ma come saziarla? Andando a letto e non pensandoci più! Anche oggi
ho tanto pensato a tutti i miei cari e più che mai sentivo la voglia di rivederli,
di riabbracciarli. Oh! Mio Dio, quando verrà mai questo bel momento? Fi- 71 -
nirò così di soffrire e con me anche i miei cari, perché certamente anche loro
avranno tanto da pensare a me. Eppure, ogni giorno prego tanto e ciò mi da
sempre più la certezza di un felice e presto ritorno. Ho preso l’abitudine di
recitare 3 Rosari al giorno e mi pare impossibile che la Madonna non ascolti
le mie preghiere, faccia Lei insomma qualcosa per far fermare questo immane
flagello che tanto dolore sparge intorno! Termino ed invito tutti i componenti della 4a cameretta a dire il Rosario. Le preghiere sono tante, la fede
immensa ed il desiderio, l’anelito, uno solo! Il ritorno a casa.
25 Novembre
giovedì
Scrivendo questo giorno, penso che un mese oggi è Natale. Chissà se saremo ancora quà o quale sarà la situazione generale. Certo sarà un gran
brutto giorno se dovrò passarlo quà! Forse che sì, forse che no… Oggi sono
tanto stanco e non ne posso più di andare a letto. È finito ora l’allarme ed
anche ieri sera non è mancato. Sembra che gli inglesi facciano anche qualcosa perché si sentono passare continuamente gli aeroplani. Ho saputo che
Berlino è stata provata duramente e molti quartieri sono completamente
distrutti. Dall’Italia sempre vaghe notizie ed è una vera fortuna non saper
mai nulla di preciso. Oggi ho tanto pensato a casa e come al solito immaginavo delle gran belle mangiate. Non sono altro che castelli in aria e sogni.
Eppure verrà pure anche la realtà.
26 Novembre
venerdì
Oggi nulla di nuovo. Tutto procede come sempre. I soldati tedeschi, nostri
guardiani, prendono tutte le occasioni per farci soffrire. E più che ne soffre
è il cuore. Io da parte mia offro tutte le umiliazioni, le pene, i dolori, a Gesù
e ripongo in lui ogni speranza ed a lui mi affido con fiducia.
27 Novembre
sabato
Mezza giornata di riposo. Dovrei lavare ma non ne ho voglia. Cuocio qualcosa e poi partecipo alla discussione generale, che tanto ci unisce familiar- 72 -
mente, tanto che ci sembra alle volte di essere in famiglia. Ieri sera ancora
l’allarme ed una o più bombe sono cadute qua vicine, tanto che in fabbrica
abbiamo notato molti vetri rotti. Ciò però ci ruba molto sonno che ci è tanto
necessario dopo una giornata di 11 ore di lavoro. Siamo quà tutti abbastanza allegri e questa serenità sento che ce la da le nostre preghiere quotidiane.
Con la stessa fede e fiducia attendiamo la liberazione, il giorno della nostra
più grande gioia.
28 Novembre
domenica
Oggi ho lavorato fino alle 16 e con me tutti gli altri. Credo che ormai sarà
così tutte le domeniche. Certo non è consolante e più che altro ci rende
tristi, perché tutta la giornata si pensa a casa alla mamma, al papà a tutti.
Ora sono tanto contento perché ho appena finito di scrivere una cartolina
a casa ed è già la 4a. spero che almeno una sia giunta.
Oggi “Radio Scarpa” ha dato la notizia (che se è vera sarebbe per me di
grande consolazione) che Lodi, Codogno ed altre città, sono in mano degli anglo-americani e ne gioisco perché meglio in mano a loro che ai tedeschi . Una novità è questa: con mio, e con grande rincrescimento di tutti la
barba bisogna tagliarla per ordine dei tedeschi. Ciò mi rincresce proprio
perché la mia è proprio bella e fra l’altro volevo solo tagliarla in Italia.
Ora smetto perché devo dire ancora alcune preghiere e non posso tralasciarle essendo festa. Il Rosario però è già detto e tutti trafficano per andare a letto. Però si è un po’ ritrosi: verrà o non verrà l’allarme? Io spero
di no!
29 Novembre
lunedì
Incomincia la novena dell’Immacolata. D’accordo con tutta la cameretta
diciamo come al solito il Rosario ed in più qualche preghiera alla Madonna e facciamo anche noi la novena pregando più del solito e con più fede.
Chissà che la Madonna ci dia qualche grazia.
Da parte mia tutto oggi ho avuto il pensiero alla Madonna, pregandola
continuamente. Il pensiero, il cuore però e sono stato anche molto vicino
ai miei cari, ed ho pensato a loro e pure per loro ho tanto pregato. Quà
si soffre sempre di più. Che ci fa soffrire, fra l’altro sono due soldati che
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sono addirittura bestiali. Pigliano tutte le scuse tutte le minime cose pur
di farci soffrire. Da parte mia sopporto tutto con rassegnazione ed offro
ogni umiliazione a Gesù.
“Radio Scarpa” oggi non ci porta novità. Vado a letto ma sono un po’ triste. Lo stomaco però questa sera è soddisfatto. Dalla fabbrica Mutinelli
ha portato le bucce di patate ed io ne ho fatto bollire una gamella e poi
me le sono mangiate con una puntina di burro e sale per condimento. La
fame fa fare anche questo.
Non avrei mai creduto di arrivare fino a mangiare le pelli di patate; eppure posso dire che le ho mangiate di gusto. Dire questo ai miei non crederebbero! Implorando la benedizione di Gesù e della Madonna sopra di me
e la mia famiglia, mi addormento e sogno…
30 Novembre
martedì
Si va al lavoro e come al solito il tempo è brutto e piove. Già da giorni è
così e non accenna a cambiare. Lavoro e penso. Di solito il pensiero dominante è la mamma, il papà e tutti ed anche prego. Alle volte cantando una
canzone, pensando ad un libro letto, ad un fatto della vita passata, provo
delle sensazioni strane che di solito mi fanno diventar triste. Comprendo
come erano belli certi momenti allora per me normali, ma che ora assumono una certa importanza.
Certi istanti, certi momenti di giorni passati vorrei che potessi riviverli
per dare a loro il vero valore, il vero significato e gustarli con gioia. Scrivo
ciò, non scrivo però tutto quello che l’animo mio prova. Certe volte non
comprendo me stesso e mi stupisco come possa avere un’anima così sensibile, pronta tanto alla gioia grande come al più profondo dolore. Di ciò
però ringrazio il Signore, perché tanto nella gioia come nel dolore l’amo
sempre e sempre lo ricordo e lo prego.
1° Dicembre
mercoledì
Un altro mese incomincia. Un mese a tutti tanto caro per la festa dell’Immacolata, del S. Natale.
Quali avvenimenti ci porterà? Io spero tanto buoni e fra l’altro anche
qualche notizia da casa. Sono ormai tre mesi che non so più niente.
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2 Dicembre
giovedì
C’è l’allarme questa sera. O meglio, è già passato ed ho tanto sonno. Quindi
chiudo questa riga e vado a letto.
3 Dicembre
venerdì
Alle 5 in fabbrica c’è stato l’allarme e subito si è smesso di lavorare, ci hanno
incolonnati e via verso le baracche. Durante il tragitto l’allarme è cessato. Ieri
sera c’è stato un bombardamento terribile su Berlino tanto che quando siamo
usciti dal rifugio si vedeva distintamente il riflesso degli incendi. Basta dire
che per 2 ore abbiamo sentito transitare gli apparecchi nemici che si avvicendavano sulla capitale. Tutto oggi sono stato abbastanza allegro e la giornata
mi è volata. La novena dell’Immacolata come sempre la facciamo, e tutti con
devozione. Ora vado subito a dormire perché, a dir la verità, con la scusa degli allarmi si va sempre a letto tardi. Il mio ultimo pensiero ai miei cari.
4 Dicembre
sabato
Scrivo poco e poi vado a letto perché ho un sonno maledetto. La notte scorsa l’allarme alle 3, oggi dopo il lavoro la pista, poi mi hanno preso e fatto
lavorare fino alle 17. Quindi,… una novità: l’altra sera mi sono trovato addosso dei pidocchi e non solo io, ma 4 o 5 altri. Cosa fare? Disinfezioni non
ne fanno, dirlo ai tedeschi prendiamo pugni e schiaffi, quindi, allora diamo
ogni sera la caccia ai pidocchi. Una vera carneficina; grossi e piccoli, bianchi e neri, di tutti i colori insomma e non c’è verso di distruggerli, perché
sono nella paglia ed anche tenerci puliti al massimo non serve a nulla. Ad
ogni modo abbiamo trovato proprio un bel divertimento in verità.
5 Dicembre
domenica
È giorno di festa ma si lavora ugualmente. Credevo di lavorare nel mio
reparto, ed invece siccome siamo in anticipo col lavoro ci hanno mandati al
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porto a scaricare mattoni. Un freddo cane che quasi piangevo e poi abbiamo lavorato quà alle baracche. Il bello è che si è mangiato alle 16 e sarà così
tutte le domeniche. Non mi sembra tanto allegro lavorare fino alle quattro
ed essere digiuni per 28 ore. Eppure ci fanno fare anche questo! Ieri ci
hanno dato le tute nuove e sono comodissime, ci fanno però sembrare dei
galeotti essendo marcate con una riga gialla al braccio e sulla gamba ed un
KG. sulla schiena che vuol dire prigionieri di guerra. Dalle 16 in poi però
tutto è andato bene e come al solito mi sembrava di essere in famiglia. Da
una mia idea poi è venuto fuori una cosa carina. Un altarino appena dentro
dalla porta con un crocefisso di Gregorio e sotto l’immagine della Madonna
e del Sacro Cuore. Faccio qui accanto lo schizzo per poterlo poi ricordarmelo quando tutto sarà finito e rileggerò queste mie righe nell’intimità della
mia casa, in seno alla mia famiglia. Oggi ho tanto pensato a casa e mi risovviene che sono giusti tre mesi che sono privo di notizie. Che sarà di loro? Io
li spero tutti bene ed ho fiducia nelle preghiere che quotidianamente rivolgo
a Dio per loro. Giorno per giorno, più prego, più fede ne traggo e più che
mai sento vicino il giorno del ritorno. Ora smetto e dirò il Rosario davanti
al nostro nuovo altarino e davanti a quel crocefisso deporremo tutte le nostre speranze, tutte le nostre preghiere, tutto il nostro cuore.
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6 Dicembre
lunedì
Appena sul lavoro c’è una sorpresa. Ad una donna hanno portato via un
paio di calze ed incolpano 10 italiani fra i quali ci sono anch’io. Questa sera
ci hanno fatto a tutti una perquisizione ma non hanno trovato nulla. Chissà
poi se andrà a finire così perché sembra che ci facciano tagliare i capelli a
zero. Tutto oggi ho pensato a Enzo ed alle belle scampagnate fatte con lui
e mi ha assalito una grande nostalgia. Vorrei poterlo tanto rivedere quel
birichino!
È tanto bello pensare a cose care e riandare col pensiero a giorni belli e lontani è il mio passatempo preferito. Chiudo il diario e mi unisco alla schiera
dei cercatori dei pidocchi che è già all’opera. Qualcuno certo lo troverò
anch’io!
7 Dicembre
martedì
Ho deciso di far bucato e vado subito a lavare. Da ieri sera ho la biancheria
in un secchio e spero di far presto, nonostante l’acqua gelata.
8 Dicembre
mercoledì
Oggi è festa dell’Immacolata. Per noi cattolici festa grandiosa. Quà in Germania come se neanche fosse, e tutto oggi si è lavorato. A casa era una giornata intima tutta speciale. All’Unione c’era la festa dei genitori e si passava
una serata veramente bella e familiare.
Quà invece,… io tutto oggi sono stato triste col pensiero continuamente
a casa ed alla Madonna. Pregavo, pensavo ed ogni tanto non potevo trattenere qualche lacrima. Io, anzi noi, tutti quì riuniti, questa sera abbiamo
recitato devotamente davanti al nostro altarino il Rosario e la Novena
dell’Immacolata.
Mentre si faceva ciò, gli occhi fissi all’altarino, sentivamo scendere su
noi una gran pace ed una grande fiducia che la Madonna ci faccia presto
ritornare alle nostre case ed eravamo più che mai commossi. Ora vado a
letto e penserò tanto alla Mamma, a papà a tutti ed anche all’Unione per
essere più che mai vicino a loro col cuore, con la preghiera.
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9 Dicembre
giovedì
Manca il materiale e nel mio reparto non c’è più lavoro. Io sono stato
mandato per ora ad un altro reparto e faccio pochissimo. Il tempo fuori
è sempre brutto, piovigginoso e più che mai tetro; cosa pagherei per
rivedere il mio bel cielo azzurro d’Italia! Là tutto è ridente, è bello; quà
tetro e monotono.
Si va al lavoro col buio e si ritorna al buio; un chilometro di strada, 11
ore di lavoro; un chilometro; quattro chiacchiere fatte famigliarmente e
poi a dormire… È proprio quello che faccio io ora ed auguro la buona
notte.
10 Dicembre
venerdì
Si smette alle 4,30 di lavorare. Si crede che ci sia qualche altro affare come
quello di Luckenwalde ed invece è solo un controllo. La mia salute va sempre bene all’infuori delle mani che mi fanno un male da matti per i geloni
ed è la prima volta che mi capita in vita. Per ordine del comandante Mutinelli
passo ancora capocamerata e Tore cede il posto.
Questa sera come al solito la birra l’abbiamo presa due volte e questa notte
(tra patate e birra) è un flagello. Bisognerà correre al gabinetto. Le razioni
sono sempre abbastanza buone e si tira avanti abbastanza bene. Mi dimenticavo di dire che è nevicato, ma non tanto, e il freddo non è tanto intenso. Dico
il Rosario e vado a letto.
11 Dicembre
sabato
Tornati dal lavoro, e dopo aver mangiato le patate con le bucce con allegria,
ci mettiamo a far pulizia. Si frega il pavimento, si puliscono le sedie, i tavoli
e tutto cantando facendoci e scambiandoci dei frizzi. Oggi sono allegro ed
è tanto difficile esserlo con la vita che conduciamo e con lo stato d’animo in
cui ci si trova attualmente.
Ma ogni tanto capitano questi giorni e ci si diverte un po’. Nonostante ciò
però non tralascio di pensare a casa, alla mia famiglia. Il pensiero, il cuore è sempre con loro, vicino a loro e con loro soffre e gioisce. Ma più che
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gioire, di certo si soffre… Ma l’aiuto del Signore non manca mai e Lui
solo continuamente prego. Proprio ora ci hanno distribuito sapone, lisciva,
dentifricio, crema per pelle e barba e altra roba e ce la siamo distribuita.
Ho pagato tre marchi e mi sono ben provvisto. Ora dico il Rosario e me ne
vado a letto.
12 Dicembre
domenica
Anche oggi si lavora fino alle 4 ma per fortuna lavoro in fabbrica e la giornata mi passa veloce. Pensando alla maniera con la quale ci fanno passare le
giornate festive mi viene da piangere. Non più riposo, non più la S. Messa,
qualche svago o altro, ma bensì lavorare e soffrire. Anche oggi abbiamo
mangiato alle 16, appena tornato dal lavoro, dopo 28 ore senza mangiare
mi danno qualche patata condita con qualche pezzetto di carne ed io ho
mangiato. Se prima avevo fame ora ne ho più ancora.
Ma non c’è nulla da fare, fino a domani all’una e mezza non se ne parla più.
Ieri mi sono fatto bollire le bucce di patate e me la sono cavata abbastanza
bene.
Con l’avvicinarsi del S. Natale incomincio ad intristirmi. Sarei contento
se almeno potessi ricevere notizie da casa, qualcosa che mi desse un po’ di
gioia, che mi consolasse un po’. Ora vado a letto e dopo aver mandato un
bacio ai miei cari penso alle benedizione che certamente mi manderà da
lontano la Mamma e con lei nel cuore mi addormento.
13 Dicembre
lunedì
Oggi S. Lucia. A Lodi era una vera festa, non solo per i piccoli ma anche
per i grandi. Ricordo che con gli amici dell’Unione si faceva un po’ di gazzarra e chiudeva la serata una mangiata di torrone.
Per le vie della città era un assordante rumore di fischietti, trombettine, ecc.
e la vista dei bambini contenti e felici era uno spettacolo davvero bello. La
suggestività delle bancarelle sulla piazza di Lodi era magnifica ed al ricordo
mi prende un nodo alla gola. Dicendo il Rosario ho messo l’immagine sull’altarino ed abbiamo detto la corona in suo onore.
Ho tanto ricordato tutti i miei cari, e spero la prossima volta di festeggiare
la Santa a casa.
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14 Dicembre
martedì
Il materiale manca sempre ed io sono sempre ad un altro reparto. Nessuno
mi controlla il lavoro e faccio pochissimo tutto il giorno. Mi sento sempre
tanto debole, e non faccio altro che pensare a casa, ai bei piatti di minestrone o di risotto coi fagioli che Menta tanto bene sapeva fare. Ma tutto è inutile; anche a pensare non si arriva a nulla. Si aspetta con impazienza l’ora
di mangiare e quando si è mangiato… si ha più fame di prima. Al Signore
domando tanto l’aiuto materiale che morale e sono quasi sempre esaudito.
Lui mi è tanto vicino e non temo di nulla.
Lodi, davanti al Palazzo Comunale
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Clementina Belloni detta “Menta”
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15 Dicembre
mercoledì
Ieri sera mi ero dimenticato di dire che a Filosofo hanno scassinato la valigia e da questo è successo un casino. Rivista; schiaffi, pugni ed i soldati si
sono sfogati un po’. Anche Aldo si è preso una quantità di botte causa una
questione successa in fabbrica. Dicono che ogni sera ce n’è una ed ora poi
per molti altri fatti si andrà sempre peggio... Forse questa sera ci sarà una
rivista e già abbiamo nascosto tutto ciò che può essere sospetto. Chiedo solo
che Dio mi salvi tutto perché la mia roba, ogni oggetto, porta con sé tanti
cari ricordi.
16 Dicembre
giovedì
Ho appena preso ora per la seconda volta la paga, ancora quella del mese di
novembre. Questa volta ho preso 54 marchi e ne ho ancora una decina della
prima volta. Ieri sera abbiamo fatto una panciata di birra e questa notte è
stato un continuo andare e vieni al gabinetto... C’è stato l’allarme e ora sono
le 10,30. Ho sonno.
17 Dicembre
venerdì
Intanto che le bucce di patate si cuocciono, scrivo qualche parola. Ieri mi
sono dimenticato di dire che, nonostante l’allarme, abbiamo cominciato la
Novena del S. Natale, ed anche questa sera la continueremo. Pensando al
Natale mi viene addosso una grande nostalgia e penso continuamente a
casa, ai miei cari. Oggi in fabbrica sono venuti a lavorare una 20ina di italiani, internati civili. Li ho subito riconosciuti, ed al vederli mi è venuto un
nodo alla gola. Al vedere quelle facce abbronzate l’istinto mio di italiano mi
ha subito detto chi erano, e subito mi si è presentato alla mente i bei campi
d’Italia, le ridenti campagne, il bel sole, l’azzurro cristallino del cielo. Quà
invece, nebbia, neve e pioggia ed il sole non si è più visto. Che fare! Bisogna
essere forti seguire il destino ed attendere… Ed ora mi mangio le bucce e
come li gusterò! Ironia! Roba che di solito li mangiano i maiali quà li mangiamo noi, ed averne da cucinare!
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18 Dicembre
sabato
Il sole, sole del nord, scialbo e triste è ricomparso. La strada è gelata ed è
molto brutto camminare. Con un mestolo di papina d’orzo e patate si è
mangiato. Distribuiscono la birra e vado a pigliarne una gamella tutta per
me. Un po’ ne avanzo, una metà, ci metto dentro mezza razione di pane e
faccio bollire. Ci crederete? Mi salta fuori quasi un budino e lo gusto un
mondo. Otto giorni oggi sarà Natale, ma quale triste Natale! Speriamo
che qualcosa di bello ci allievi il dolore e che Gesù ci sia più che mai vicino consolandoci con la sua grazie e col suo aiuto. Gli altri stanno facendo
bollire le bucce e siccome stare a guardarli mi viene fame, mi metto a dire
un po’ di preghiere, e da esse cercherò di trarne un po’ di pace per il mio
spirito. Intanto il pensiero vola alla mamma, a tutti i cari…
19 Dicembre
domenica
È una giornata bruttissima: piove a di rotto e tira un ventaccio da cani. Ci
portano in fabbrica ma poi ritorniamo quasi tutti; della mia cameretta solo
nove. Appena rientrati io e Gregorio facciamo pulizia ai nostri posti-letto e poi tutti insieme alla cameretta. Si parla del più e del meno, si cuce,
metto a posto lo zaino ed intanto il tempo passa. Mi viene un’idea, e con i
pochi rimasti diciamo la S. Messa.
Io leggo ad alta voce e gli altri mi seguono. Non credevo facesse tanto
effetto. Ci siamo tutti commossi. Io quasi non riuscivo a leggere dalla
commozione e qualche lacrima mi è fuggita dagli occhi e così pure è stato
per Attilio, Gregorio, Samuele ecc. Però è riuscita bene e abbiamo deciso
di fare così nel giorno di Natale. Oggi dopo aver mangiato, o per meglio
dire dopo aver fatto finta di mangiare, ci hanno dato la cartolina da scrivere a casa ed ho fatto ciò con gioia. Le righe sono poche e le cartoline le
danno ogni 15 giorni mentre invece ciò che si vorrebbe scrivere potrebbe
contenere un romanzo.
Fra l’altro danno tanta roba per lavarsi ed è già qualcosa. Tristemente,
come sempre, vado a letto e dopo aver rivolto un ultimo pensiero alla
mamma ed a tutti i miei cari, mando loro un bacione grosso e la mia preghiera e mi addormento...
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20 Dicembre
lunedì
Si incomincia di nuovo il calvario. Con oggi ho ricominciato a lavorare al
mio reparto, essendo arrivato il materiale. Mi sono cucinato le bucce e le
ho mangiate come se fosse stato un risotto. Di nuovo nulla. Della guerra da
circa 20 giorni non si sa nulla.
21 Dicembre
martedì
È vicino Natale ed io intristisco sempre più. Attilio ha portato alcune stelle
dorate ed abbiamo abbellito l’altarino da dove ogni sera si trae forza e fede
con la preghiera. Speravo di ricevere qualche notizia da casa che mi desse
un po’ di gioia per Natale ed invece nulla. Che almeno loro abbiano ricevuto qualcosa.
22 Dicembre
mercoledì
Questa sera abbiamo inaugurato un nuovo metodo per far andar bene la
stufa e scalda al doppio e si può far da mangiare in poco tempo. Del resto
nulla di nuovo.
23 Dicembre
giovedì
La giornata scorre veloce come sempre. Dalla fabbrica Attilio ha portato
rami di pino e stelle d’oro, e con queste umili cose adorniamo il nostro altarino, davanti al quale, dopo domani, deporremo le nostre preghiere ed
anche le nostre lacrime. Cesare è riuscito ad avere una candela e l’accenderemo a Natale durante il tempo che leggeremo la Messa ed alla sera al S.
Rosario. Con le bucce questa sera ho fatto una papina meravigliosa ed ora
sono veramente soddisfatto. Pensando alla mamma vado a letto.
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24 Dicembre
venerdì
È la Vigilia. Ma quale dolorosa Vigilia. Per incominciare questa mattina
alle 3 a messa c’è stato l’allarme durato fino alle 5,30. un bombardamento
terribile su Berlino tanto che gli incendi, a così tanti chilometri di distanza
rischiaravano a giorno la notte. Gli inglesi hanno veramente mantenuto la
parola ed hanno portato gli auguri ai tedeschi. Abbiamo lavorato fino a
mezzogiorno ed al ritorno in baracca abbiamo dovuto fare i giri di pista
marciando in un campo. Il rancio, uno solo, per tutto oggi, una papina di
orzo (un mestolo scarsissimo) che era più acqua che altro. Non siamo ancora sicuri ma domani, si mangia un pasto solo e così pure a S. Stefano. Dopo
mangiato ci siamo messi a far pulizia, lavando sedie, tavoli ecc. e poi … e
poi sono tanto triste che quasi piangerei. Sono andato a prendere il caffè
per tutti, verso le 14, e proprio mentre andavo fuori si sentivano suonare a
festa le campane. Mi è venuto un nodo di pianto alla gola e mi sono cadute molte lacrime. Ho pensato agli altri anni, alla bellezza di questi giorni,
all’intimità famigliare, e mi sono trattenuto a stento dal piangere come un
bambino. Seduti in un cantuccio buio della cameretta, mentre gli altri sono
in faccende, io e Salvatore riandiamo col pensiero agli altri anni passati in
famiglia, alla cara e mistica bellezza di questi giorni. Penso com’era bello
io ed Enzo impiantare il S. Presepio, mentre la mamma, Menta, erano in
faccende per pulizie, e per preparare qualcosa di buono per l’indomani,
oppure, io all’Unione, attendevo coi compagni l’ora della Messa di Mezzanotte. L’altro anno, per quanto ero lontano da casa, il Natale è stato bello
su a Selva. Ma quest’anno! In una baracca, chiusi dentro da reticolati, soli
col nostro dolore e senza alcun conforto sia pure minimo, che ci risollevi il
cuore. Se almeno ci fosse stato un sacerdote! Ascoltare la S. Messa e fare
la S. Comunione! Sarebbe stato il più bel regalo del Signore. Gesù però,
sono certo, sarà ugualmente tanto vicino a noi e noi, più che mai, saremo
vicini a Lui e da Lui ne trarremo un po’ di consolazione. Sono le 19… cosa
farà la mamma, Menta, Marisa? Il papà dove sarà? E le due birbe di Enzo e
Pierangela? Come me li sento vicino! Tutti pensano a me, lo sento ed anche
loro saranno tanto tristi! Oh mamma, se tutto ciò non fosse che un sogno!
Purtroppo però la realtà è ben diversa! Qua chiusi in una stanzetta, tristi
ed affamati, senza alcun conforto. Dio mio che nodo alla gola che ho! Mi
cade qualche lacrima… mi ritiro nel mio cantuccio e cercherò di sfogare il
mio dolore chiedendo a Gesù Bambino meditando la preghiera, un po’ di
conforto ed intanto mi unirò con tutto il cuore a tutti i miei cari… Ore 19,30
c’è un silenzio grave, rotto ogni tanto dalla porta che si apre e si chiude.
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Sono amici che vengono ad augurare il Buon Natale. La più grande ironia
della nostra vita: augurarci il buon Natale in simili condizioni. Vorrei pregare ma non riesco a concentrarmi un momento perché il pensiero mi corre
continuamente a casa. Abbiamo deciso di essere alzati alla Mezzanotte per
dire il Rosario e leggere la S. Messa. Un nodo mi stringe alla gola e non so
neanch’io cosa fare. Beh! Mi sdraierò un momento per far passare il tempo
ed attendere così il tocco sdraiato sulla mia cuccia. Penso di nuovo a casa, e
mi vengono le lacrime agli occhi, ma questa volta non freno il pianto e lascio
scorrere liberamente le lacrime e sfogo così il mio dolore. Forse, anzi senza
forse, tutti i miei cari stanno parlando di me… e senza accorgermi, con loro
nel cuore pian piano mi addormento. Una debole scossa… mi sveglio: è
Attilio che mi avvisa essere vicina la mezzanotte e sveglia pure tutti gli altri.
Il pianto mi ha fatto bene ed ora sono più calmo. Mentre dormivo Mutinelli
ha applicato davanti all’altarino la candela ed al centro, tra l’immagine di S.
Giuseppe e della Madonna un Gesù Bambino ritagliato da una cartolina.
Accendiamo la candela e si spegne la luce. Tutti ci aduniamo attorno all’altarino e la scena assume un aspetto suggestivo. Impossibile descrivere il nostro stato d’animo. Con raccoglimento incomincio il S. Rosario e poi leggo
la S. Messa. Si è tutti commossi. Al momento della Comunione spirituale,
più che vedere, sento gli altri che piangono e pure a me cadono dei lacrimoni caldi caldi. Dopo aver tutto finito ci scambiamo a vicenda gli auguri e si
ricordano i nostri cari con commozzione. Ormai è Natale. Mentre mi sdraio
piango ancora e non so perché, vedo la mia mamma adorata in cucina ancora in faccende e certamente pensa a me. Con Gesù e lei nel cuore (e con lei
il papà e tutti) mi addormento mentre piango come un bambino.
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Selva di Valgardena, fine dicembre 1942
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Lodi, Via Gaffurio: con Pierangelo, Marisa e Enzo
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Lodi, Via Gaffurio: Enzo con la mamma
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25 Dicembre - Natale 1943
sabato
È Natale. Triste e doloroso per tutti. Mi risveglia Capuzzo che ha lavorato tutta la notte in fabbrica. Gli altri dormono ancora. Sono le 7 e la
sveglia è alle 8. subito il pensiero mi vola ai miei cari. Nell’attesa della
sveglia mi appisolo ancora tra le calde coperte. Ci alziamo ma siamo tutti
un po’ tristi. Puliamo per bene e poi ci si mette a discorrere un po’ di tutto.
L’argomento però è sempre quello: gli altri anni, la famiglia, forse un presto ritorno… ogni tanto entra qualcuno a far Auguri. Non so perché, ma
da ieri sera ho tanto pensato alla Nonna e me la sono sentita tanto vicino.
Cara Nonnina quanto le volevo bene e Lei quanto ne voleva a me! Forse
prega per me, ma anch’io, ogni giorno la ricordo! Alle 10 e mezza c’è la
rivista e poi si è liberi tutta la giornata. Sono le 11 e come stabilito diciamo la Messa. Sono presenti tanti amici e tutti rimangono tanto contenti.
Molti piangono durante il tempo che io leggo le orazioni. Spero che Gesù
mi benedica, e con me la mia famiglia, per il poco bene che faccio. Vedo
proprio che il mio zelo viene ripagato e raccolgo molte messi e ciò mi è di
grande soddisfazione. Tutto è finito ed ora si attende l’ora di mangiare.
Proprio come immaginavo si mangia solo una volta e così pure domani.
Mettiamo i tavolini in modo di vederci tutti in faccia e si parte di volata. Il
pranzo di Natale: mezza gamella di patate con un po’ di sugo ed una lattina di carne di maiale. Quattro cucchiaiate… ed il pranzo di Natale è fatto.
Con la razione di pane che ho avanzato durante la settimana, questa sera,
con la birra mi faccio la papina. Mi dimenticavo di dire che in più ci hanno
dato una fettina di salame. Ho sentito dire che forse domani ci fanno la
pasta asciutta. Certamente ce la faranno vedere solo e preferirei una bella
gamella di patate. Ma anche di questo bisogna ringraziare la Divina Provvidenza e rassegnarci con umiltà al volere di Dio. Distribuiscono la birra:
io ne prendo una gamella ed anche la borraccia piena. Questa la riserbo
per domani per un’altra papina. All’infuori di questa ne bevo una gran
quantità. Pazienza è Natale e non guardo a spese. Nell’attesa che possa
fare la papina si discorre. Ci si stupisce come la nostra coscienza rimanga
tranquilla in un giorno come questo, tanto che questa mattina si cantava.
Ci accorgiamo però di essere giunti ad uno stato di ebetismo completo e
più stupidi di così non si può essere. Non ci ricordiamo di alcuna cosa
siamo diventati degli esseri meccanizzati e nulla più. Ma lasciamo a parte
ciò; vedo che c’è un posto libero sulla stufa e mi faccio la papina con la
birra, pane un po’ di margarina ed una punta di sale. Mi riesce magnificamente e la mangio con qualche fettina di pane abbrustolita e dopo ciò mi
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mangio una razione di pane col salame. Con Cesare, Antonio e Gregorio
intavolo una partita a ramino, ma siamo troppo svogliati e non giochiamo
con passione. Si fa più per far passare le ore. Sono le 20; l’ora fissata per il
S. Rosario. Spegniamo la luce e accendiamo la candela ed io come al solito
incomincio le preghiere e tutti mi rispondono. Con ciò chiudiamo il Natale
1943. Come sarà, dove saremo nel 1944. Gesù vede le nostre speranze,
i nostri aneliti, ed a Lui ci affidiamo. Con Natale che è quasi passato,
possiamo dire di aver fatto una tappa: la prossima è Pasqua e speriamo
che la nostra situazione sia migliorata ed anche di non essere più quà. Mi
riprende la tristezza ed un nodo di pianto. Gli altri si mettono a giocare
ma io proprio non mi sento. Mi siedo davanti al nostro altarino e col viso
tra le mani cerco di pregare ma il pensiero, la mente si rifiuta. È inutile, il
cuore corre continuamente a casa, alla mamma, al papà, a tutti. Tutto oggi
è stato una sola comunione spirituale con loro. Sono sempre stato vicino a
loro e con loro nel cuore, spiritualmente uniti abbiamo trascorso Natale.
Triste per me, ma forse più triste per loro. Non so proprio immaginare
come sia la loro situazione ma spero che Gesù li aiuti e li protegga. Li vedo
là, in cucina, tutti uniti attorno al tavolo, forse tristi, per la cena di Natale. Se non altro, qualcosa in più di me mangeranno! Come sarebbe bello
essere con loro, in mezzo a loro parlare con loro! Li ho seguiti tutto oggi
nelle loro faccende e tanto me li sono sentiti vicino. Certamente avranno
tanto pregato per me ed anch’io, le più fervide preghiere, le più belle sono
per loro oggi, domani e sempre. Tutto oggi Gregorio si è preso la briga di
rilegare il mio libretto da messa che è davvero tutto rotto e lo vedo ancora
che sta trafficando; ha quasi finito però ed il risultato è davvero sorprendente. Salvatore invece si è dato alla pittura e stà terminando un dipinto
a colori davvero bello. Ormai la giornata è al termine ed il più brutto di
tutti i Natali miei sta passando… ed attendiamo il prossimo! Ci si indugia
a discorrere di un po’ di tutto prima di andare a letto ma poi si taglia corto
e via sotto le coperte. Io con ancora un nodo di pianto alla gola, con Gesù
ed i miei cari nel cuore mi addormento…
26 Dicembre - S. Stefano
domenica
La sveglia è alle 7 ma tutti ci indugiamo sotto le coperte per ancora una
mezzoretta. Ci si alza, si fa pulizia e si inizia un’altra triste giornata. Finora è
brutto tempo, ma non fa freddo. Durante la mattinata leggiamo ancora la S.
Messa ricordando con particolarità i nostri cari, poi ci si mette a discorrere
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attendendo l’ora del rancio e, dico la verità, oggi è tanto attesa. Ci hanno
detto che c’è la pasta asciutta… infatti non c’è. Mi vedo davanti la gamella
con dentro un mestolo di una papa densa che è abbastanza buona e per
oggi siamo pure a posto. Il pomeriggio passa chiacchierando e giocando.
Belle feste ho passato! Chiuso per due giorni tra quattro assi con nessuna
consolazione, tristi e col cuore addolorato. Solo il conforto della preghiera
mi ha lenito un po’ il dolore, e nella preghiera ho trovato un po’ di conforto ed un po’ di pace.
Con la birra mi faccio la solita papina e con questa pranzo. Gregorio e
Cesare intavolano una discussione di filosofia ed ora, che è l’ora d’andare
a dormire non è ancora finita. Pure io, Attilio, Tore e Tonio entriamo nella
discussione e ci accorgiamo che stiamo diventando tutti matti e tratte le
somme siamo istupiditi al massimo, e tutto ciò non ha fatto altro che stancarci e farci venir sonno tanto che ora me ne vado a letto e chiudo queste
mie righe mandando un bacio alla mamma ed a tutti e chiedendo a Gesù
che li benedica e protegga.
Le feste sono finite e domani si ricomincia la solita vita: lavorare, patire,
e mangiar poco. Ma con la fede nel cuore che Gesù ci aiuti guardiamo
fidenti a Lui ed in Lui speriamo ed affidiamoci. Prima di chiudere devo
mettere una cosa che ho dimenticata. A Salvatore il dottore ha detto che
un mese fa aveva quà al Comando una lettera di sua mamma e gliela
hanno mandata a Luckenwalde, non essendo stata censurata. Ora lui è in
attesa ma anche noi attendiamo. Anch’io mi consolo che almeno qualche
notizia l’hanno ricevuta e con ciò basta per davvero e vado a dormire.
27 Dicembre
lunedì
Sono stato triste tutto oggi, forse anche un po’ la causa è che ho avuto
continuamente la mente a casa. La mamma, il papà, e tutti, sono stati oggi
continuamente presenti nel mio cuore ed anche ho pregato tanto per loro.
Ho tanta voglia di ricevere notizie da casa e non arrivano mai! Chissà cosa
sarà di tutti loro? Dopo quattro mesi, di cose ne possono essere successe,
ma speriamo che le notizie siano buone. Le feste sono passate, triste si, ma
passate; ora incominciamo un’altra tappa e la meta è Pasqua. Che prima
succeda qualcosa di bello! Speriamo!
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28 Dicembre
martedì
Questa sera faccio presto perché ho sulla stufa le bucce di patate che bollono. Ci volevano proprio perché tutto oggi ho avuto una grande debolezza
addosso. In fabbrica si vedono i tedeschi che mangiano dolci tutto il giorno
e noi si sta a guardarli… almeno non si facciano vedere a mangiare, ma
sembra che facciano apposta! La giornata è trascorsa presto ed i giorni
passano sempre più veloci. Arriverà anche la fine!
29 Dicembre
mercoledì
Questa mattina hanno pescato un altro che rubava patate in fabbrica e ci
hanno dato a tutti per punizione mezza razione e ci tireranno via salame
e margarina al primo dell’anno. Questa sera poi era acqua… di bene in
meglio. Bisogna confidare nella Provvidenza Divina! C’è stato l’allarme
poco fa ed è durato un’ora e mezza, gran bombardamento di nuovo. Io
seduto a terra nel rifugio ho dormito. Ora ho una fame da cani, e per combatterla dirò il Rosario e poi andrò a letto. Ai miei cari la mia benedizione
ed un bacio.
30 Dicembre
giovedì
Niente da dire oggi; è come al solito: si lavora si soffre e si tira avanti ed
intanto l’anno sta morendo…
31 Dicembre
venerdì
Come ci avevano detto si lavora solo metà giornata e fino a lunedì non
si ritorna in fabbrica. Entriamo nella nostra stanzetta e per due giorni
e mezzo non si esce più. Tutti d’accordo si sbrigano le solite faccende:
pulizia della stanza e della persona poi ci si appresta a cucinare. Io ho le
bucce e me li faccio asciutte e sono tanto buone che sembrano purè e con
un po’ di pane mi faccio un’ottima cena. Si vorrebbe attendere la mezza
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ma abbiamo tutti sonno e si decide di andare a letto. Per chiudere bene
l’anno recitiamo il S. Rosario e poi tutti insieme cantiamo il “Te Deum19” di
ringraziamento. Io poi mi ritiro nella mia cuccia e penso e prego per i miei
cari per fare che Gesù dia a loro, nel nuovo anno, tante grazie e tante benedizioni. Ringrazio Dio di questo anno e Lo prego che il nuovo sia per me,
per i miei cari e per tutti, un anno di pace e di gioia. Sento nelle altre camere che cantano e fanno gazzarra; un po’ loro, un po’ le pulci, non riesco ad
addormentarmi ma poi piano piano l’Angelo mi fa addormentare, mentre
ancora qualche lacrima scorre sulle mie gote. L’anno 1943 muore.
19
Inno religioso di ringraziamento a Dio, cantato tradizionalmente nelle parrocchie l’ultimo giorno
dell’anno.
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Anno 1944
1° Gennaio
sabato
Durante la notte mi sono svegliato e sempre il cuore andava a Dio con una
preghiera, o ai miei cari con un bacio ed una benedizione. Così ho incominciato il nuovo anno: pregando e pensando a casa. Subito dopo la sveglia c’è
il bagno ed io mi lancio risoluto. L’acqua però è freddissima e mi lavo come
posso. Dopo però mi sento molto più ristorato e mi cambio anche completamente. Durante la mattina leggiamo la Messa, dicendo alcune preghiere
e poi si canta anche l’inno allo Spirito Santo per incominciare bene l’anno.
Si attende poi l’ora del rancio e quà succede qualcosa di bello. Dopo aver
preso le nostre razioni e dopo esserci messi al tavolo per mangiare c’è uno
stupido d’un aviere che grida che c’è la giunta e tutti vanno fuori. Non
l’avremmo mai fatto: quei due porci di soldati cattivi che sono rimasti quì
ci bloccano tutti fuori e ci fanno fare di corsa un giro attorno alle baracche, indi si rientra. Poco dopo, adunata fuori, ed attorno alle baracche
di corsa. Questo non è niente. Ogni tanto al comando “a terra” bisogna
gettarci bocconi al suolo. Per fortuna ce lo fanno fare poco. Però non ci
sarebbe nulla di male in tutto ciò perché, nonostante tutti gli avvertimenti
c’è qualcuno che continua a fare a modo suo, rovinando tutti gli altri, ed
una lezione ci stava bene. Ma anche il castigo non sarebbe stato pesante
di per se stesso se non ci fosse stato di mezzo il tempo. Questa mattina era
il bel tempo, ma poi si è annuvolato ed è cominciato a nevicare. Col vento
poi si è tramutata in una bufera che continua tuttora e c’è già molta neve.
Quindi correre, gettarci a terra, correre e via così, con la tormenta, un
gelo terribile, si soffriva non poco.
Più però che ci addolorava era il vedere la maniera con la quale ci umiliano
ed a me veniva la voglia di piangere. Qualcuno poi si prese calci, schiaffi e
pugni. Anche Sivori gli è toccato uno schiaffone che gli ha fatto fin sanguinare l’orecchio. Io cosa ho fatto? Offrivo tutto al Signore, mentre invece
tanti altri non facevano che imprecare e bestemmiare. Ah, che vita da cani!
Si soffre immensamente, ed oltre a soffrire noi, soffrono i nostri cari, dai
quali non ho ancora ricevuto notizie.
Ora siccome ho ancora qualche buccia, me li preparo e poi faremo tutti una
bella giocata a carte. Continuerò poi il diario. È ormai tardi e tutti si apprestano ad andare a letto. Mi sono cotte le bucce e tirato via l’acqua, con un
po’ di margarina mi sono fatto un ottimo purè e con mezza razione di pane
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ho mangiato. Dopo ciò, abbiamo cantato un po’ di canzoni alpine e fatto
qualche chiaccherata.
Con il Rosario, abbiamo fatto la rinnovazione delle promesse battesimali. Io
poi, come si usava quando ero a casa, che si andava in Chiesa per prendere
il Santo, ho fatto l’estrazione di ogni santo a testa per ognuno di noi. A me
è capitata S. Teresa e sono tanto contento perché tengo con me le reliquie
e sono sicuro che la sua protezione non verrà mai a mancarmi. Anche oggi
ho tanto pensato alla mamma ed a tutti e non mi sono mancati i momenti
in cui al loro ricordo mi veniva un nodo alla gola. Chissà, povera mamma
come pensa a me! Come desidero di ricevere posta, rivedere un suo scritto,
leggere qualche sua parola confortante e qualche buona notizia di tutti.
Quattro mesi senza notizie! Quante cose possono essere successe! Eppure
ho fiducia nel Signore e se presto avrò notizie saranno certamente buone.
Con ciò chiudo il mio primo giorno dell’anno, trascorso intiero chiuso in
una stanzetta un po’ triste, un po’ forzatamente allegro, sempre col pensiero
a casa. Mando un bacio a mammina, a papà, ed a tutti e con loro nel cuore
mi addormento.
2 Gennaio
domenica
Ore 2 e mezza: allarme! Si salta fuori dalla cuccia ed al buio ci si veste e giù
in rifugio. Subito la contraerea entra in azione e incominciano a passare gli
apparecchi. Si vede che siamo protetti perché alcune bombe cadono vicinissime, tanto che tutto il rifugio trema. Dopo più di un’ora cessa tutto. In
direzione della fabbrica si vede un incendio. Appena entrati in baracca c’è
un grido: al fuoco! Una baracca vicina, anzi dietro alle nostre sta prendendo fuoco a causa di uno spezzone. Tutti fanno quel che si può, ma siccome
tutta la baracca è di legno è difficile fare qualcosa e l’incendio dilaga. La
notte è buia e tira un vento da cani accompagnato da scrosci di pioggia e
fa un gran freddo. Il corpo di guardia tedesco… [testo illeggibile] ed anche
le nostre baracche sono in serio pericolo perché il vento spinge fuoco e
faville sopra di noi.
Allora è una gara nel prodigarsi a tener lontano il fuoco da noi. La cucina
è seriamente minacciata: molti montano sul tetto che le faville spazzano
con gran pericolo ed io con altri passiamo a loro secchie d’acqua. Dopo
circa un’ora finalmente il pericolo cessa e stanchi ed infreddoliti ci ritiriamo in baracca e dopo aver ringraziato Gesù del grave pericolo scampato
andiamo a letto. Sono le sei e ci lasciano a letto sino alle nove ed abbastan- 96 -
za riposati ci alziamo di nuovo. La mattinata passa presto ed arriva l’ora
del rancio in un baleno. La solita razione di pane e salame, un po’ di papina di orzo, rara rara, e per oggi abbiamo mangiato. Io questa sera con le
poche bucce rimastemi, mi farò ancora qualcosa e mi sfamerò come potrò.
Ora aspetto un amico della Valsesia per dettarmi qualche canzone alpina.
Tonio, con molti altri ha dovuto andare in fabbrica per sgomberare i vetri
o non sò cos’altro, causati dal vicino scoppio delle bombe.
Ora smetto e mi metto a cucire qualcosa e poi se riesco ad avere un secchio mi laverò la biancheria. Dato che ho un momento di tempo metto
qualche altra parola. Tonio è tornato dalla fabbrica dove, ha detto, non
c’è un vetro intatto. Fra l’altro mi ha fatto una sorpresa. In un armadietto ha trovato un barattolo di marmellata che è buonissima e del burro
tostato. Mi ha fatto assaggiare l’uno e l’altro e mi pareva roba d’altro
mondo tant’era buona. Quando mangeremo farà assaggiare anche a me
e mangeremo col pane. Tutto ciò l’ha confidato solo a me e gli sono tanto
grato perché vedo e mi dimostra che mi è tanto amico, come io lo desidero
perché a lui mi sono molto affezionato. Nella cameretta si sente un buon
odor di cucinato e tutti sono in faccende. Ora passo la penna a Tonio che
deve fare anche lui il diario. Riprendo un’altra volta. Ho mangiato le bucce nelle quali Tonio mi ha messo un po’ di burro tanto che mi sembrava un
purè ultrasquisito. Ormai è tardi ed intanto che si aspetta il contrappello
io e Gregorio diciamo preghiere su preghiere. Poi ... Plaf! Alle nove e un
quarto ci tolgono improvvisamente la luce e si va a cuccia. La mamma, il
papà e tutti mi sono nel cuore: a loro mando un bacione grosso.
3 Gennaio
lunedì
La giornata inizia alle 2 e mezza con un allarme che dura più di un’ora. Si
ritorna a letto, ci si sveglia e si riprende il lavoro in fabbrica, dopo due giorni e più di vacanza. Ora feste basta. Oggi in fabbrica sono venuti a lavorare
donne e ragazzi russi.
Dico la verità, che mi facevano pena. Anche loro seguono la stessa sorte
della nostra: sorte assai triste in verità! La giornata passa veloce. Fuori
bruttissimo tempo: acqua e vento. I vetri della fabbrica sono quasi tutti
infranti a causa del bombardamento e dentro fa molto freddo. La brodaglia
che ci danno qua con un po’ di verze è molto calda e mi ristora un mondo.
Ed ora vado a letto perché ho sonno, sperando di dormire fin a mattina
senza incidenti. Gesù è con me, qui nel cuore.
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4 Gennaio
martedì
Allarmi e preallarmi uno di fila all’altro, tanto che ho dormito pochissimo.
Altre novità niente. In fabbrica sempre freddo ed io che ho i geloni sulle
mani soffro moltissimo lavorando.
5 Gennaio
mercoledì
Altra notte simile alle altre, senza dormire, e stanchi come da non dire e bisogna lavorare, questo è il bello! Mangiar poco, dormir poco, e lavorare molto.
Tra l’altro, andando in rifugio sono caduto in un buco pieno d’acqua, fin
quasi alla cintola, e sono rimasto infreddolito tutta la notte ed oggi. Ora non
mi sento bene e mi sembra anche d’avere la febbre. Nella nostra cameretta il
barbiere Stefanato ha dovuto andare alla prima baracca e qua è venuto uno
della bergamasca, buono e simpatico. Col Rosario chiudo la giornata.
6 Gennaio - S. Epifania
giovedì
Ho dormito poco tutta la notte avendo avuto la febbre alta. Questa mattina
ho marcato visita e sono rimasto a casa da lavorare. Anche Cesare mi tiene compagnia. Ora però mi sento meglio e penso che domani forse andrò
a lavorare. Ho pregato tanto essendo oggi festa dei Re Magi, festa che si
porta via tutte le altre. A casa era tanto bello anche questo giorno, pieno di
gioia e di intimità. Io proprio a letto con la febbre dovevo passarlo, e tanto
lontano dalla mia casa. Durante la giornata, pensando ai miei cari mi veniva
un nodo alla gola e non potevo tralasciare di piangere silenziosamente sfogando così il dolore del cuore. Sarebbe stato bello, pur ammalato, essere a
casa: le cure della mamma, di Menta e la premura degli altri mi avrebbero
fatto contento felice. Qua invece, oltre al freddo della stanza, con poco da
mangiare (mi hanno dato 14 patate da pelare con un po di sugo) nessuna
consolazione sia morale che materiale. Quello che poi più interessa, e cioè
ricever posta, non arriva mai, e sono più che mai triste e sconsolato. Ho!
Se almeno Gesù ridonasse la pace al mondo! Quanti dolori risparmiati e
quanto grande sarebbe la nostra gioia! Ma tutto ha un termine e speriamo
che la fine sia tanto vicina.
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7 Gennaio
venerdì
Anche questa notte l’ho passata con la febbre ed anche oggi sono rimasto a casa
a letto. Fuori è brutto tempo e fa freddo. Svegliandomi questa mattina, ho finito
un sogno tanto bello. Un po’ di tutto ho sognato e sono stato in tutti i posti a me
più cari, e cioè Lodi, Alagna, Milano. Nel sogno ho visto la mamma che stava
scrivendomi, e poi, per la prima volta da quando è morta, ho sognato la povera
Nonnina che parlava con la sua amica, la Signora Carmelina, e poi tante altre
persone a me care, come tutti i famigliari e amici. Quello però che più mi ha
colpito è stata la mamma e la nonna. Chissà, che tutto ciò non sia un felice avvertimento! Che forse riceva posta! Quanto sarei contento. Quattro mesi sono
passati dall’ultima lettera ricevuta! L’ho quà davanti, e le ultime parole ricevute
dalla mamma mi dicono tutto il suo amore e il suo ricordo per me. Ogni tanto,
riguardandole, mi consolano un po’ e mi danno un po’ di pace. Ricordo l’ultima
volta che sono stato a casa e la sera della partenza. Ero tanto addolorato ed
anche pieno di rabbia, forse perché, per l’ennesima volta, mi toccava ripartire e
lasciare i miei cari, e ripensandoci bene, forse presagivo che molto tempo sarebbe passato prima di ritornare. Mi pare di riudire ancora la voce della mamma,
mentre scendevo le scale, che mi salutava e mi faceva tante raccomandazioni,
con la voce piena di pianto, ed io con la voce rotta da singhiozzi, non ero altro
capace di rispondere che sì, sì! Poi, il treno che parte: Marisa che mi saluta,
Menta che continuamente mi raccomanda di scrivere, e poi... tanti avvenimenti
ed eccomi quà. Ma perché tanti rimpianti? Mi intristisco e niente altro. Ora
vado a cuccia e riprenderò questa sera. Mi hanno dato da mangiare un po’ di
barbabietole cotte e poche patate con la pelle e fra l’altro quà dentro fa molto
freddo. Però non mi sento addosso la febbre e sembra vada meglio. La giornata
sta per finire e termino anch’io. Attilio ha finalmente portato le bucce e me le
sono fatte, avanzandone metà per domani. Non andrò a lavorare nemmeno
domani. Ora dico il Rosario e vado a letto.
8 Gennaio
sabato
Gli altri vanno a lavorare ed io resto a letto. Verso le otto dico le preghiere e
poi ritorno a cuccia ed ho dormito di sasso fino a mezzogiorno. I compagni tornano dal lavoro e dopo aver mangiato ci si mette subito a far pulizia. Io mi lavo
la mia biancheria, mi faccio la barba, perché sembro proprio un bandito, e poi
cerchiamo tutti insieme di tirar sera. Domani senz’altro andrò a lavorare e si
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lavora sino alle 16 senza mangiare. Le mie bucce stanno quocendo, anzi sono
quasi cotte, e me le preparo. Continuerò poi. Ho mangiato e stò bene. Non so
cos’altro scrivere e vado a letto. A mamma e papà l’ultimo mio bacio.
9 Gennaio
domenica
Vado a lavorare e sino alle 16 e naturalmente senza mangiare. La giornata
passa veloce. Al ritorno, per pasto, 12 patate da pelare, un pezzetto di carne, un po di brodo, ed il solito tozzo di pane. Fuori fa molto freddo e stando
quà dentro al caldo si gode deliziosamente. Ancora una volta scrivo a casa,
ed anche a Don Giuseppe perché ho comperato da una, una cartolina per
un pezzo di pane. Ed ancora non ricevo risposta e l’ansia di avere notizie
è più che mai grande. Anche oggi ho pensato a casa, immaginando come
potrebbe esser bello, essere unito ai miei cari nell’intimità familiare di un
giorno di festa. Quà non so più neanche immaginare come sia la vita libera,
tanto siamo sacrificati! Prima cantavo, passeggiavo, gioivo, ridevo, leggevo
ecc.... ora si soffre, tutto ridotto a 12 ore di lavoro sempre sorvegliati, ed
altre 12 chiusi in una stanzetta. Come si fa a non essere tristi? Ma andiamo,
via, cerchiamo di essere un po’ allegri ed attendere fiduciosi la fine.
10 Gennaio
lunedì
Non sembra neanche di incominciare una settimana: si lavora sempre tutti
i giorni, senza riposo e le feste per noi non esistono più. Però è andata e
velocemente è arrivata la sera. Oggi in fabbrica Mutinelli mi ha dato un po’
di giunta. Per combinazione ci hanno fatto la pasta in brodo ed è stata per
noi una vera sorpresa. Questa sera poi con un po’ di bucce me la cavo. Però
non sono altro che pelle ed ossa e la debolezza si fa sempre sentire. Durante la mattinata ho sempre avuto addosso la febbre ma cerco di resistere il
più possibile. Spero di poter sostenere anche questa prova e che Gesù mi
sostenga fino alla fine. Tore sta disegnando, o meglio facendo ritratti: con
ciò ha fatto fortuna perché almeno mangia e con poca fatica. Beato lui che
può! Questa sera ho incominciato la novena a S. Bassiano20 e chissà che mi
20
Patrono di Lodi, la cui festa ricorre il 19 gennaio.
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faccia la grazia di ritornare presto a Lodi. Ed ora, il Rosario ed a letto a fare
sogni dorati!
11 Gennaio
martedì
Sembra che i Germanici vadino molto male sui loro fronti. Notizie vaghe ci
fanno dedurre ciò e speriamo siano vere. è una continua ansia tesa verso
un’unica speranza: e cioè la pace, il ritorno in patria! Questa notte alle 3 ed
anche oggi a mezzogiorno c’è stato l’allarme. Probabilmente anche questa
notte ci sarà da correre in rifugio, essendoci una serata di luna meravigliosa, e appunto per ciò molto presto vado a cuccia, non prima però di aver
detto il Rosario.
12 Gennaio
mercoledì
Oggi, giornata nera per me. Dopo pranzo mi ha assalito una grande tristezza e fino al ritorno in baracca il morale è sceso basso basso a base di
pensieri tristi. Un po’, è stata la febbre che ancora oggi mi ha assalito, e ciò
mi spaventa un po’. Pensavo alle amorose cure della mamma quando ero a
casa e mi veniva da piangere, pensando che quà invece nessuno mi da alcun
conforto, ne morale, ne materiale. Fra l’altro sono giorni che ho sempre tanta fame e più di quello che ti danno non puoi avere in più. Oggi in fabbrica
ci hanno dato una papina buonissima a base di ceci, patate ed era molto
spessa; quassù invece acqua con qualche grano d’orzo. Ed intanto le ossa
spuntano sempre più. Che la Divina Provvidenza mi aiuti!
13 Gennaio
giovedì
Giorno come tutti gli altri. Sono andato bene con le razioni e di ciò ringrazio la Divina Provvidenza. La febbre mi è venuta ancora ma meno di ieri.
Ogni giorno prego sempre più e con grande fede e fiducia. Che sia vicina
la pace? Mentre ritornavo in baracca, recitavo come al solito il Rosario, ed
ho avuto come la sensazione di aver avuto tanto vicino la Madonna che mi
dava la certezza di un presto ritorno e precisamente per il mese di maggio.
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Ero tanto triste, ma dopo aver percepito questa sensazione, tanto bella davvero, mi sono sentito subito sollevato e felice. Pregherò tanto la Madonna.
Il Cuore Santo di Maria presto trionferà!
14 Gennaio
venerdì
Tutto come ogni giorno. Nulla di nuovo.
15 Gennaio
sabato
Oggi, come ieri, come sempre. Le giornate si succedono veloci con ritmo
invariato. Ogni giorno si attende una qualche buona notizia, qualcosa che
ci risollevi l’animo, ma sono sempre le stesse notizie, più o meno vere. Io,
da Natale non mi comprendo più. Sono sempre triste, pensieri tristi, sempre la mente a casa e non riesco più a risollevare l’animo. Però cerco di
farmi forza perché so che per me è male fare così, ma certe volte mi riesce
impossibile il reagire, tanto il cuore soffre.
Dio solo sa, quello che soffro, il dolore che ci danno tante umiliazioni, tante
privazioni! Ma certamente Gesù mi assiste ed in lui, nel suo cuore rimetto
tutte le mie pene e sempre trovo conforto e consolazione. Ora vado a cuccia, un po’ triste, affamato alquanto, e con la mente e col cuore a casa, vicino
a mamma, a papà, a tutti.
16 Gennaio
domenica
La giornata lavorativa è passata con mia grande soddisfazione. Nonostante
il pasto unico (oggi a base di poche patate con la buccia) con il pane risparmiato ho mangiato abbastanza bene. È certo però che se ci fosse qualcos’altro... non lo rifiuterei certo. Vorrà dire che mi rifarò quando andrò a casa.
Il Rosario è già detto ed ora farò una partitina. Salvatore stà disegnando.
Questa mattina l’hanno fatto stare a casa apposta e ci guadagna sopra se
non altro da mangiare.
Questa sera gli è capitata pasta asciutta e ne ha fatto assaggiare un cucchiaio a me e mi pareva di assaggiare un dolce o qualcosa dell’al di là. Ed
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anche oggi è già passato e con questa è la 19a festa che sono prigioniero.
19 domeniche una più brutta dell’altra, una più triste dell’altra, senza mai
più andare a Messa né aver visto una chiesa. Più che mai sento un grande
desiderio di poter ascoltare la S. Messa o, più ancora di ricevere Gesù nell’eucarestia.
Domando sempre questa grazia a Gesù e sono certo che non passerà ancora molto che sarò esaudito. Ma con ciò basta. No ho più voglia di scrivere,
o meglio la mente è stanca. E si diventa sempre più stupidi e di giorno in
giorno si dimentica ogni cosa. Ora quattro parole in compagnia e poi... a
cuccia!
17 Gennaio
lunedì
Ho ricevuto posta! Quale gioia! Il papà mi ha scritto una cartolina e la ricevo dopo più di 2 mesi. La mia gioia è indescrivibile e sono così emozionato
che mi è difficile di mettere assieme un’idea, un pensiero. Avevo appena finito
di mangiare un po’ di scorze di patate e mi hanno chiamato in infermeria ed il
Dottore mi ha dato la cartolina che dice di aver avuto da un borghese. Mi ha
detto anche di tacere perché la cosa è stata fatta di nascosto ai tedeschi. Come
sia venuta quà non lo sò e non ho potuto sapere di più. Giorni fa ha ricevuto
Casagrande per primo ed oggi io. La cartolina è passata già di mano in mano
agli amici e tutti l’hanno letta. Io poi la so a memoria. Come sono contento, S.
Bassiano mi ha fatto proprio la grazia!
Il Rosario, che ho già detto coi compagni, è già stato un ringraziamento per la
grazia ricevuta. Dall’ultimo scritto da casa giusti sono passati 4 mesi e mezzo.
Alla notizia il cuore mi è balzato forte in petto dalla gioia e questa era così
grande che ho fin pianto. Come mi sono care queste poche parole. Mi sembra
di aver vicino tutti i miei cari, di sentirli parlare! Mi aspettavo però uno scritto dalla mamma, piuttosto che dal papà, ma ugualmente quanto care e quanta
consolazione mi hanno portato così poche parole! Con me, altri due amici
hanno ricevuto un pacco. Ed ora a letto! E contento come una Pasqua!
18 Gennaio
martedì
Tutto oggi sono stato sotto la suggestione della cartolina di papà e non ho
fatto altro che pensare a casa, e mi sembrava di essere più che mai vicino
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ai miei cari. La cartolina l’ho letta e riletta chissà quante volte ed ogni volta che la rileggo mi procura sempre grande emozione. Le poche parole in
cima alla cartolina, e cioè i saluti di Gino mi hanno dato tanta gioia. Prima
di tutto (fortunato lui!) è a casa, secondo l’Unione ha il più valido aiuto
che gli occorra. È proprio vero che S. Bassiano protegge i suoi giovani!
Sono tanto contento ed aspetto presto uno scritto di mamma. Di nuovo
nulla. Le notizie della guerra sono buone, e fanno presagire prossima la
fine. È tanto che tutti l’aspettano! Pane - Pace e Lavoro!! Ecco le ultime
parole che ho udite dal Papa e che interpretano in pieno i nostri desideri.
19 Gennaio
mercoledì
Oggi è S. Bassiano il protettore di Lodi. Che bella festa è, per noi Lodigiani! E più ancora per l’Unione! Con che entusiasmo e con che slancio si
lavorava per le sportole21 per alleviare in questo giorno i dolori dei poveri e
dare loro un po’ di consolazione. Chissà se anche quest’anno avranno fatto
qualcosa? Pensando a casa, oggi, sono stato un po’ triste, un po’ allegro.
Questa sera poi una notizia inaspettata: da domani sera lavoriamo di notte
io ed altri 10. Domani dormiremo e poi affronteremo la notte. Dico la verità, mi rincresce molto e poi è molto scomodo. Pare però che si mangi un po’
di più e ciò sarebbe molto consolante.
20 Gennaio
giovedì
Io dormo fino a mezzogiorno poi attendo l’ora di andare in fabbrica cucendo
qualcosa. S’incomincia alle 5 a lavorare. Alle 7 c’è l’allarme e dura sino alle
10. Si finisce per mangiare alle 11. Non so come sia, un po’ il freddo, un po’ il
sonno, stà di fatto che mi resta il mangiare sullo stomaco e stò male tutta notte. Non avrei mai creduto che fosse così duro lavorare di notte e lavorare dodici ore e mezza. Proprio! Così tante ore perché fino alle 5,30 non si smette.
Mentre lavoravo pensavo a casa ed ero tanto triste. La notte passa ed ecco...
Le “sportole di S. Bassiano” erano le offerte (lat. sportulae) ai poveri che i giovani dell’Unione
distribuivano durante la festa del Santo Patrono di Lodi.
21
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21 Gennaio
venerdì
Terminato alle 5,30 di lavorare un soldato ci viene a prendere e ci riaccompagna al Lager e subito me ne vado a dormire. Non fa bisogno di dire
che ho sonno e sono stanco. Quindi mi corico subito. Mezzogiorno: patate
con la buccia e poi a dormire di nuovo. Alle 5 si comincia a lavorare ed alle
10,30 c’è l’allarme, davvero provvidenziale, che dura fino alle 12.
22 Gennaio
sabato
La notte passa lentamente. Si lavora con malavoglia e non si attende che
l’ora di finire. Rientrato in baracca vado subito a letto e mi sveglia il ritorno
degli amici che ritornano dalla fabbrica. Dopo aver mangiato ed è una sorpresa che mi riempie d’immensa gioia, ricevo una cartolina scritta da mamma e con la firma di papà e tutti. Ho pianto dalla commozzione, baciato e
ribaciato la cartolina e mi sembrava che tutto fosse diverso, tutto bello. Ora
sono più calmo e sereno, pensando che tutti i miei cari stanno bene e posso
attendere con più serenità che tutto torni come prima. Ritorno al lavoro ed
è l’ultima notte. Alle 21 mangiamo due gamelle di papina di pasta e posso
dire che è stata la volta che ho mangiato più bene da quando sono prigioniero. Si avvicina la mezzanotte ed ecco la domenica.
23 Gennaio
domenica
La notte, diversamente dalle altre è passata presto e senza tanta fatica.
Rientrato in baracca attendo che tutti gli amici siano rientrati e poi sotto la
cuccia! E come me fanno pure Tonio e Casagrande: dopo 5 minuti siamo
in braccio a Morfeo. Tutti e tre dormiamo fino alle 3 ininterrottamente:
una bella dormita in verità! Mi alzo, faccio la barba ed un po’ di toeletta ed
attendo il ritorno dei compagni. Rota è rimasto a casa e in stanzetta c’è già
un bel caldino. Tornati gli amici si comincia a trafficare come al solito per
mangiare.
Durante la settimana ho avanzato quasi 3 razioni di pane e mi faccio una
mangiata principesca. Si passa la serata discorrendo del più e del meno, con
serenità, e con più allegria del solito. La posta dà un po’ di consolazione a
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tutti e si è un po’ più allegri. Prima di coricarmi dico un po’ di preghiere,
rileggo le cartoline di mamma e papà (quante volte le ho già rilette!...) e poi
contento (o quasi), mi addormento.
24 Gennaio
lunedì
La giornata è volata senza combinare un bel nulla tutto il giorno ed ora è già
tempo di andare a dormire. Siccome i pidocchi non sono affatto scomparsi,
si fa rivista come al solito e qualche carro armato, più o meno piccolo, si
trova sempre. Sivori la sta facendo alla sua camicia che sembra una carta
geografica; è più la pelle che si vede che la stoffa che ancora esiste. Ogni
tanto qualche rabbuffo allegro. La notizia che in Italia 250.000 tedeschi
sono stati presi e fatti prigionieri22, ci ha risollevato il morale e ridata un
po’ di speranza, molto tenue però. Ed ora a letto! Il Rosario è detto e ci
ha ridato serenità di spirito.
25 Gennaio
martedì
Questa notte ho sognato ancora la cara Nonnina e nel sogno mi parlava
e mi ha anche dato un bacio. La rivedo ancora ora! A Cavenago, in casa
della zia Ernesta e c’era anche Menta. Non so perché, questo sogno mi ha
dato gioia e speranza. Tutto il giorno l’ho ricordata e per lei ho pregato e
così pure ho tanto pregato per la mia famiglia. Questa sera, come faccio
ogni tanto, venendo dalla fabbrica, ho detto il Rosario col pensiero e lo
spirito rivolto alla Madonna che c’è nella sala, in casa mia, dove sempre,
vedo nel mio ricordo, la lampada votiva accesa. Non so perché, ma quella
Madonna addolorata, pregandola, mi da tanta gioia, speranza e fiducia e
certamente a Lei debbo molte grazie. Novità non ce ne sono! Tutto come
sempre. I giorni passano velocissimi ed il freddo non si fa affatto sentire.
Non è questa forse una grazia di Dio? Io poi che ho pochissimo per coprirmi è un vero Dono della Divina Provvidenza! A mamma e papà un bacione
prima di addormentarmi. A Gesù e Maria l’ultima mia preghiera.
22
Altra notizia priva di fondamento.
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26 Gennaio
mercoledì
Un giorno come tutti gli altri: triste e monotono: insomma il solito calvario.
Ho sonno... quindi a nanna.
27 Gennaio
giovedì
Anche oggi la giornata è andata. Un giorno di meno da restar quà. Uno alla
volta passeranno ben tutti! Basta un po’ di pazienza ed un po’ di rassegnazione e tutto passerà! Coraggio!
28 Gennaio
venerdì
Non so neanch’io come faccia ad essere quà ancora a scrivere queste righe.
Questa notte c’è stato un bombardamento terribile tutto quà attorno. Le
bombe cadevano a grappoli e certune sono cadute tanto vicine che si è sentito il fischio della caduta. Per tutti è stato uno spavento e si credeva proprio
di lasciarci la pelle. Invece, grazie a Dio, siamo sempre quà. In fabbrica
quasi tutti i vetri rotti e pochissime persone a lavorare. Tutto il giorno ho
patito un gran freddo ma ora la giornata è passata, grazie al cielo. Smetto
perché c’è già un preallarme.
29 Gennaio
sabato
La giornata è passata ed oggi abbiamo lavorato fino alle 5, e strano a dirsi
ci hanno dato da mangiare anche a mezzogiorno. Domani dovrebbe essere
giorno di riposo ma si lavora ugualmente. La notte scorsa è stata terribile.
Ben 3 allarmi con allegato bombardamento ed avremo dormito sì e no un
paio d’ore. Sono stanchissimo e pieno di sonno e la mente mi si rifiuta quasi
di ragionare, tanto sono stupidito. Quello che si fa è una vera vita da cani;
poco mangiare, poco dormire, lavorare molto, e maltrattati peggio che le
bestie. Come si può dire di non soffrire? Più di così! Tutto ciò io accetto
con rassegnazione, offrendo patimenti ed umiliazioni a Gesù. Più che mai
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penso a casa e più che mai sento la nostalgia della lontananza. La settimana
prossima lavorerò ancora di notte, io Tonio e Casagrande. Sarà dura, ma
passerà anche quella. Ora dirò il Rosario e poi si andrà tutti a cuccia.
30 Gennaio
domenica
Ho lavorato fino alle 4, naturalmente senza mangiare fino a quell’ora. Tutti
gli altri che non hanno lavorato in fabbrica, sono andati a sgomberare le
macerie e ad aggiustar case rovinate nel bombardamento di Giovedì notte.
Ora c’è preallarme e mi preparo ad andare in rifugio... Il bombardamento è
passato. 2 ore di rifugio. Ora mi mangio la razione di pane che non ho fatto
a tempo a mangiar prima e me ne vado a letto. Mutinelli sta ancora trafficando per mangiare, Tore stà disegnando, altri discorrono. Ora il Rosario e
chiudiamo anche questa Domenica.
31 Gennaio
lunedì
Oggi è S. Giovanni Bosco e finiamo la novena. Questa mattina, abbiamo
dovuto andare in fabbrica, non sapendo che si doveva lavorare di notte, ed
al ritorno, invece di lasciarci dormire, ci hanno fatto lavorare, così questa
notte chissà come sarà dura da passare. Sono quasi le quattro ed è quasi
l’ora di andare in fabbrica. Pensando che ho davanti dodici ore e mezza di
lavoro, e per di più di notte, mi viene male. Ma Gesù mi è vicino e mi aiuterà
a passarle. Quello che più mi addolora, è di non essere più in compagnia dei
compagni, alla sera, che è l’unica ora bella della giornata. E questo momento non sarà che fino a Domenica prossima.
1° Febbraio
martedì
La mezzanotte è arrivata come un lampo. Si è mangiato abbastanza bene
anche e speriamo vada sempre così. Io poi ho stretto amicizia con un francese e mi fa passare sempre quel che avanza lui o i suoi amici. Si smette
come al solito alle 5 e mezzo e si rientra in baracca pieni di sonno più
che mai. È inutile dire che appena sotto le coperte ci si addormenta e per
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svegliarci ci vuole un cannone. Sono anche abbastanza allegro e ciò mi
rende meno faticoso il lavoro. Sono le quattro e bisogna andare. La notte
incomincia.
2 Febbraio
mercoledì
Ed anche un’altra notte è andata, ed anche questa bene. C’è stata un’ora
circa di preallarme ma nulla di fatto. Durante la sosta in rifugio, io e Tonio
ci siamo raccontati un po’ di tutto delle nostre famiglie: ricordando così le
nostre case lontane, ci si commuove sempre, ma è pur sempre bello. A mezzogiorno, dopo il rancio, la vigliaccheria dei tedeschi è giunta fino al punto
di farci lavorare per più di un’ora, fuori al freddo, a smontare un rifugio.
Così, in fabbrica, la notte è un po’ dura a passare. Però anche questa se ne
va ed ecco...
3 Febbraio
giovedì
La notte finisce presto, ma quale sonno ho addosso! Il rientro in baracca
e l’andare alla cuccia è davvero consolante... e fino alle 3 si dorme. Ore 4:
ricomincia il lavoro e davanti a noi abbiamo 12 ore e mezza da sbaffare. Ma
tutto passa…
4 Febbraio
venerdì
Si lavora ma con tanto sonno addosso. Pur lavorando, il pensiero, il cuore
è sempre a casa, vicino a mamma e papà, che certamente non pensano che
io stia lavorando a quell’ora, e come in quel momento il nostro cuore soffre
per essere tanto lontano da loro! Lavoro, penso e prego: ecco la mia occupazione. Ora triste, ora allegro. Credo però che non so nemmeno io distinguere più alcun altro sentimento: sono caduto in un’apatia completa e certe
volte accorgendomi cerco di scuotermi e rimprovero me stesso. Non è però
nemmeno colpa mia: la vita che si conduce è dannosa più che mai e certe
cose si fanno senza accorgerci. Una notizia ha reso più che mai contenti
me e Tonio: questa notte sarà l’ultima e faremo riposo sabato e domenica e
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siamo felici, così potremo godere un po’ la compagnia dei nostri compagni.
Questa mattina, al ritorno in baracca ci attendeva una sorpresa: Villari e
Filosofo hanno cambiato cameretta e ce ne sono altri due, ma, certamente
molto migliori: un Bolognese ed un Novarese. Ci siamo già fatti amici e mi
sono riusciti simpatici. Ore 16 – Ho riposato, o almeno in parte e si va ad
affrontare l’ultima notte.
5 Febbraio
sabato
Sono le ultime ore sempre molto pesanti e dure... eppure anche queste sono
passate, perché già mi trovo coi miei compagni, in lieta conversazione. La
giornata è passata, con un allarme, ed ora vado a letto perché ho sonno ed
anche poca voglia di scrivere. Chissà che domani possa passare una giornata tranquilla.
6 Febbraio
domenica
Pur sapendo di non lavorare, ci fanno andare in fabbrica, e poi naturalmente si rientra in baracca. Non appena rientrati bisogna ripartire per la
fabbrica e là ci fanno lavorare alla terra. Ma siamo fortunati: verso le 11
arriva il Sergente tedesco e ci fa rientrare in baracca dopo aver sgridato
quello che ci voleva far lavorare. Si rientra di nuovo e qui ci attende una
dolorosa sorpresa. Sono sparite patate e piselli che avevamo occultato sotto
il soffitto. Caso vuole, dopo molti raggiri, io Tonio e Casagrande, e dopo
che Attilio è rientrato in baracca, riusciamo a scoprire il ladro. Un vero putiferio in baracca, però dopo questo, e per mezzo mio, se ne scopre un altro.
Fatto sta che ricuperiamo la refurtiva, che era stata rubata a ben sette della
nostra camerata. Quei due hanno ricevuto una dose molto carica di botte
ed un po’ da tutti. È proprio vero che uno dopo l’altro, saltano fuori tutti e
ci metteremo sempre più il cuore in pace, perché fin’ora è stato un vero
incubo per tutti. Anche oggi, nonostante il pasto unico, ho mangiato bene.
Al posto delle bucce, Mutinelli ha portato delle patate, e mi son fatto un
ottimo purè che ho gustato immensamente.
Ora con il Rosario chiuderemo la giornata. Domani non si lavora perché
ci fanno una bella disinfezione, ed è una vera fortuna, perché a dir la
verità siamo pieni di pidocchi. Oggi, o meglio questa mattina, ho tanto
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pensato a casa con tanta nostalgia..., ma via, su Giampaolo più allegro e
Sursum Corda! Tutto passa e presto stringerai tra le tue braccia la tua
mamma. Andiamo a letto e dormiamo facendo sogni d’oro.
7 Febbraio
lunedì
Sveglia alla solita ora. Incomincia la pulizia: fuori i pagliericci, si prepara
lo zaino e ci si tiene pronti per andare a fare il bagno. Questa attesa però
dura tutta la giornata ed ora che sono le 11 attendiamo finalmente di partire. Tutto oggi l’ho passato pregando, chiacchierando coi compagni ed
anche pensando molto a casa.
è sempre così, quando si sta in ozio il pensiero corre veloce a casa, ai propri cari e ciò ci procura sempre tanta tristezza e tanta malinconia. Come
al solito però la preghiera e la fiducia in Dio mi sostengono e mi danno
speranza e fede in un presto ritorno. Ed ora andiamo a farci tartassare...
8 Febbraio
martedì
Ieri sera non sono più andato avanti essendo ritornati che era già l’una e
mezza, pieni di sonno e stanchissimi. Abbiamo fatto un bel bagno, ma la
disinfezione è stata pessima perché già oggi mi sentivo i pidocchi addosso.
Che fare, fare il possibile di tenermi pulito e nient’altro: fino in Italia tanto
non mi potrò più liberarmene. La giornata è passata bene e con ciò un altro
giorno se n’è andato.
9 Febbraio
mercoledì
Per mezzo di qualche mascalzone, è già la seconda volta che ci andiamo di
mezzo tutti. Oggi a mezzogiorno ci hanno dato una mezza razione di papina
che non era che acqua e tutto questo perché c’è sempre qualcuno che ruba.
Nessuno poi voleva lavorare ma è tutto inutile, perché poi fanno sempre
quel che vogliono loro. Tutto oggi una fame da non dire, ma la Divina Provvidenza mi ha fatto pigliare una bella gamella di papina di orzo. Oggi è nevicato ed ho sofferto una quantità di freddo. Ora il Rosario e poi a cuccia.
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10 Febbraio
giovedì
Questa mattina non abbiamo più potuto farla ed abbiamo dovuto essere
sul lavoro alle 8, però alle 17 abbiamo smesso. Tutto oggi ho avuto una
gran fame tanto che questa sera mi sono mangiato fuori tutto il pane che
ho avanzato per domenica. Vorrà dire che ci penserà la Provvidenza e sono
sicuro perché finora non mi ha mai abbandonato. Ed ora a letto che domani
mi devo alzar presto.
11 Febbraio
venerdì
Oggi come ieri, come sempre. Da una settimana non si mangiano che papine,
non essendoci più patate. Ciò fa presumere che dovremo fare una gran fame,
in avanti. Ma chissà che prima di allora ci pensi Gesù a far qualcosa!...
12 Febbraio
sabato
La Provvidenza ci ha veramente pensato. Oggi Attilio compie gli anni e per
festeggiarlo ha fatto una papina di piselli da lui procurati e patate portate
da Cesare. Veramente squisita e molto spessa.
Tutti abbiamo mangiato insieme, ed al chiaro di un lumino perché sul più
bello ci hanno tolto la luce. Anche oggi è nevicato, ma sono sempre delle
spolverate. La giornata termina con la recita del S. Rosario, da tutti detto
con devozione.
13 Febbraio
domenica
Altra domenica lavorativa, e per me molto triste. Questa notte ho sognato
tutti i miei cari e l’impressione che mi è rimasta del sogno mi ha turbato
tutto oggi e, con esso anche l’idea che era domenica e che dovevo passarla a
questo modo, senza un conforto, sia morale che materiale.
Quando potrò ancora andare a Messa e fare la S. Comunione! È tanto il
desiderio! Ora la giornata è quasi andata e dirò il Rosario, l’unica consola- 112 -
zione che ancora ci resta e poi vado a letto. Anche oggi ho mangiato quel
poco che ci hanno dato, e stò abbastanza bene. Ma certo che con un pasto
solo non si può tirare avanti molto... Ed ora a cuccia, un po’ triste.
14 Febbraio
lunedì
Invece di riposare ci fanno lavorare fino alle 12. Ad ogni modo passa anche questa. Dopo pranzo mi sono lavato tutta la biancheria ed ora sono
più contento. Ora in fabbrica ad affrontare una notte di lavoro! Lavorando con sonno ecco arrivare...
15 Febbraio
martedì
La notte è andata finalmente. Non sono neanche più capace di reggermi
dal sonno e non mi dilungo tanto perché vado subito a letto – Ore 4 – Sono
già pronto per un’altra notte. Mi sento tanto vicino alla mamma e tanto la
penso. Che Gesù mi sia di conforto.
16 Febbraio
mercoledì
La notte è passata in un baleno. Col mangiare va un po’ male, perché più
di una gamella non si piglia. Da questa mattina il pane lo danno al mattino
alle 6, prima di partire. Ci danno le sigarette e le venderò come al solito per
il pane. Anche la cartolina per scrivere a casa pure ci danno e l’ho già redatta. Mentre la scrivevo mi ha preso una grande malinconia ed ho pianto
un po’. Prima di farla partire l’ho baciata e che questo bacio arrivi a casa
centuplicato.
17 Febbraio
giovedì
Di oggi non ho altro da dire che si è mangiato molto bene e fuori dall’usuale, perché si è mangiato, oltre a una bella gamella di orzo, anche una di riso,
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che ormai da 5 mesi non si assaggiava! Io poi mi sono preso un paio di gamelle in più da un francese e da un tedesco. L’amico francese mi ha anche
dato un panino ed una sigaretta. Questi atti mi sono di grande consolazione
e mi avvantaggiano anche. Anche la notte è poi passata bene, avendo riscaldato continuamente, facendo fuori tanto freddo e tra l’altro nevica anche.
Tutto insieme, oggi è andata bene.
18 Febbraio
venerdì
Vado in fabbrica contento perché è l’ultima notte e così domani potrò restare in compagnia degli amici. Alle 9, al pasto il tedesco col quale lavoro
mi ha portato una gamella di papina e l’ho messa da parte nel barattolo per
domani che c’è un pasto solo. Certe volte penso cosa potrebbe dire la mamma, vedendo quello che si patisce, e tutto il trafficare che si fa per la fame.
Forse immaginerà, ma non fino a questo punto. Per ciò però confido sempre
nell’aiuto della Divina Provvidenza e fin’ora mi son sempre arrangiato, più
o meno bene.
19 Febbraio
sabato
Mi ritrovo finalmente con gli amici, e ciò mi è di grande gioia. Domani
non lavoro, e speriamo che non ci rompano le scatole, come sempre fanno.
Anche oggi ho mangiato. Mi sono fatto una bella papina con la roba avanzata questa notte in fabbrica e con mezza razione di pane e caffè.
Tutto insieme, mi è venuta fuori una bella gamella e con la razione di pane
di oggi e quella avanzata, ora posso dire di stare abbastanza bene. Però ci
vuol altro per potermi veramente saziare! Ora c’è la solita rivista a scarpe, divisa, camerata, ecc, dopo andrò a letto, non prima di aver detto il S.
Rosario.
20 Febbraio
domenica
Contrariamente a quanto credevo, ho passato una bella domenica, in compagnia di altri otto rimasti a casa, tra i quali Tore e Tonio. Nessuno ci ha
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mai disturbato ed abbiamo fatto un po’ di tutto. Pulizia, rammendare, giocare a carte ecc. E la giornata è quasi andata. Però ho sonno, a causa (mi
dimenticavo di dirlo) dell’allarme di questa mattina, durato 3 ore, dalle 2
alle 5, ore passate sempre in piedi in rifugio. Come pasto unico, abbiamo
mangiato una papina di piselli che era più acqua che altro. Le notizie sono
sempre quelle: solite balle, alle quali ormai non do più alcuna importanza.
Ormai spero solo in Dio e sono certo che solo Lui ormai può por fine a
questo flagello che tanta strage e dolore dispensa intorno a sé. Sovente
oggi il mio pensiero si è portato a casa ed ho vissuto alcuni momenti in
comunione spirituale con mamma, papà e tutti. Tanto io ero vicino a loro
e tanto loro erano vicini a me.
Come vorrei poterli rivedere, riabbracciare e rimanere con loro per sempre. Invece... chissà quanto tempo passerà ancora. Però mi faccio forza
e saprò attendere sino alla fine perché, con l’aiuto di Dio, voglio proprio
riabbracciare presto tutti i miei cari. Ed ora con un po’ il cuore dolorante
me ne vado a cuccia. Forse qualche lacrima mi sfuggirà pensando a casa,
perché un nodo di pianto mi serra la gola... Soffrire bisogna...
21 Febbraio
lunedì
Alla sveglia (ore 4,30) faccio una triste constatazione: il mio orologio è sparito! Una delle cose più care che ho con me! Avviso subito il capo baracca e
dopo aver fatto perquisizioni, non si trova nulla. Io, angosciato, mi affido
alla Provvidenza, e spero ancora di ritrovarlo. In fabbrica il mio assillo è
solo di ritrovarlo. Non appena alle 7 arrivano gli altri compagni, stabilisco
una comunicazione ininterrotto con Salvatore, che mi dà un po’ di coraggio, ed un tenue filo di speranza.
Incominciano così le mie investigazioni e informo il francese con il quale
lavoro di ciò che mi succede, per giustificare le mie continue scappate
dal lavoro, e così pure lo dico al mio tedesco. Incomincio a domandare a
francesi e belgi, siccome l’orologio quasi di certo va a finire a loro, e incomincio a mettermi sulla buona strada. Ho un indizio su uno e vorrei accusarlo apertamente, ma non so cosa mi trattiene dal farlo. Con sotterfugi, al
gabinetto, sul lavoro, ecc. Mi incontro continuamente con Salvatore che
mi dà consigli.
Mi rimetto a lavorare, ma con ansia, come se aspettassi qualcosa. Vedo
che arriva Casagrande tutto trafelato e mi dice di aver visto il mio orologio
in mano a tre francesi. Parto come un bolide e dopo poco ho tra le mani
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il mio orologio. La Provvidenza ci ha pensato! Dopo voglio sapere chi è
stato il malandrino. La mia sorpresa è al massimo quando il francese mi
mostra Aldo, il mio vicino di letto. Per coincidenza poi la faccenda va a
finire che tutti la sanno e così pure il Sergente tedesco che a mezzogiorno
è presente al rancio. Aldo si piglia una quantità di botte e la gamella che
doveva mangiar lui me la mangio io per ordine del Sergente.
Questa sera poi l’hanno preso a vergate e metà rovinato. Tutti non lo vogliamo più in cameretta e deve per forza sloggiare ed al suo posto viene
Elio, un aviere, molto simpatico e sempre allegro. Col Rosario, detto un
po’ malamente (mi sento stupidito), chiudiamo la giornata burrascosa.
Devo riconoscere che Salvatore, in tutto oggi mi è stato di grande aiuto
coi suoi suggerimenti e aiuti e non posso fare a meno che dimostrarmi
sempre più amico verso di lui, e se prima gli ero tanto amico, ora gli sono
veramente affezionato come a un fratello e tanto lui come me cercheremo
di essere degni della reciproca stima e fiducia e di volerci bene come ce lo
siamo voluti fin’ora.
Prego Gesù che non ci stacchi uno dall’altro fino al nostro ritorno in Italia
perché fin’ora ci siamo sempre tenuti assieme, aiutandoci e consolandoci
a vicenda.
22 Febbraio
martedì
Contrariamente a ieri, la giornata è passata calma. Aldo è ormai radiato
dalle nostre file, e fra l’altro gli abbiamo strappato le mostrine da alpino che
portava. Qua devo confessare, che è la seconda volta che Aldo mi deruba,
che già l’affare delle scarpe da sci, il colpevole era lui. Più vigliacco di così
non si poteva essere perché l’avevo perdonato, e non gli avevo mai detto
niente per riguardo.
23 Febbraio
mercoledì
Al rientro dal lavoro c’è una notizia che ci addolora un po’ tutti e cioè, Cesare
deve lasciare la nostra camerata, dovendo stare, tutti i pelapatate, in una sola
cameretta.
Oggi da una cameretta è scomparsa una quantità di roba e, scoperto il colpevole, i tedeschi l’hanno mezzo ammazzato a botte ed a vergate.
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24 Febbraio
giovedì
Il lavoro è sempre pochissimo e non si fa nulla tutto il giorno. Penso tanto a
casa durante i momenti di ozio e ciò mi è di dolce passatempo. Dimenticavo
che è tutta la settimana che ci alziamo alle 4.30 e si smette alla sera alle 17.
A quest’ora rivedo per un momento Tonio, che fa la notte e ci scambiamo
qualche parola. Il rientro in baracca è sempre dolce, perché ci si ritrova,
tutti uniti, si discorre e ci si consola a vicenda. Sono i più bei momenti che
si passano.
25 Febbraio
venerdì
Al rientro in cameretta, ci aspetta una dolorosa sorpresa, che ci riempie di
sdegno. Cinque stipetti sono scassinati e la dove c’era roba da mangiare è
sparito tutto. Siccome Casagrande è rimasto a casa si sospetta subito di lui,
anche perché sono evidenti i segni di scasso fatti da una pinza che solo lui
possiede. Siccome poi non ci sono indizi, la roba va a finire in nulla ma ci
lascia tutti un po’ sospettosi verso Casagrande. Ma si sa che “tanto va la
gatta al lardo ecc.”... Sivori da ieri si trova ammalato in infermeria e questa
sera sono andato a trovarlo e stà meglio. Anche Sivori è uno dei miei più
cari compagni e siamo tanto affezionati uno all’altro. C’è stato allarme che
ci scoccia sempre mentre si dorme ed oggi è il secondo. Uno stamattina
alle 3½ ed uno ora. Passeranno i giorni, i mesi... e presto speriamo di finire
questo calvario e ritornare a casa.
26 Febbraio
sabato
Sono un po’ giù di morale, non sentendomi bene, ed anche in fabbrica la
notizia che devo fare ancora la notte mi ha dato ancora più dolore e ciò solo
al pensiero che dovrò ancora staccarmi dai miei compagni per più giorni.
Oggi dopo pranzo ho fatto un pisolino e mi ha alquanto riposato. Ora però
mi sento addosso un po’ di febbre ed ho anche fame. Tutta la settimana sono
stato fortunato col mangiare ed anche oggi ho preso un po’ di supplemento
e siccome l’ho avanzato ed ora mi faccio una papinetta e poi mi mangio il
pane. Il Rosario e le preghiere della sera chiudono il giorno.
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27 Febbraio
domenica
Oggi è giornata di riposo, e la sveglia l’hanno fatta alle 8 e posso dire che ci
siamo riposati per bene. La mattinata passa in faccende e dopo aver detto
la S. Messa, arriva presto l’ora dell’unico rancio, composto più di acqua che
altro. Il Comandante ci ha permesso di dormire dalla una alle 3 ed ora mi
sdraio in cuccia. Mi risveglio e mi sento addosso un po’ di febbre. Ma cerco di scrollarmi e mi metto a trafficare per farmi da mangiare e cioè farmi
cuocere una 15ina di patate datemi da Cesare in cambio di margarina. Già
dopo una mezzora sono pronte e schiacciatele mi faccio un bel purè condito
con margarina, aglio, cipolla ed un pezzo di salame, il tutto fatto friggere.
Sul più bello c’è un gran can can, perché mi tocca cambiare cameretta e
lasciare per una settimana la mia, dovendo tutti quelli che hanno la notte
essere uniti in una sola.
Come al solito, come tutte le domeniche, il cuore, il pensiero era continuamente a casa vicino alla mamma, a papà, a tutti.
Ogni giorno, ed anche oggi, mi torna continuamente alla mente l’ultimo
giorno passato a casa. Il dopo pranzo, con Enzo, in una giornata magnifica
di sole siamo andati a Cavenago alla Madonna della Costa, e là, nella bella
Chiesetta piccola e raccolta, io e lui abbiamo pregato davanti alla Madonnina con devozione e fede.
Ora, non so perché, immagino sempre il mio ritorno, in una giornata come
quella, piena di sole e di gioia e rivedo ancora io ed Enzo, felici e contenti,
che, pedalando ora calmi ora affocati, ci dirigiamo verso la Chiesetta della
Costa, per inginocchiarci, davanti alla Madonnina e recitare un Rosario di
ringraziamento per il mio ritorno.
Chissà se questo avverrà presto, oppure dovrò ancora soffrire e rivivere il
bel giorno solo nell’immaginazione...
28 Febbraio
lunedì
La notte l’ho passata burrascosa ma poi questa mattina ci hanno lasciato
dormire. Nel silenzio della cameretta il mio pensiero è andato a casa ed ho
rivista Menta alzarsi presto per andare a Messa, e poi anche la Mamma, e
certamente pensavano e pregavano per me.
Le ho riviste poi a casa, in faccende, come ogni mattina, e certamente come
ogni giorno attendevano con ansia il postino, con una mia cartolina. Sem- 118 -
pre, ogni momento, la mia mente è occupata da pensieri simili e tanti altri
ricordi. Sotto le coperte, ho pianto silenziosamente a questi ricordi e questo
non è per me debolezza, perché ognuno di noi prova quanto sia terribile
questa vita e questa lontananza.
Dopo questi sfoghi mi metto sempre a pregare, ed allora nella preghiera
ritrovo un po’ di pace e conforto e divento più sereno.
Ma smetto perché è ormai l’ora di andare in fabbrica al lavoro ed affrontare una notte lunga e snervante. Chissà quando finirà anche questa brutta
vitaccia!...
29 Febbraio
martedì
Appena in fabbrica ieri sera ci dissero che era l’ultima notte di lavoro ed infatti oggi siamo a riposo e domani riprenderemo il lavoro al nostro reparto.
Quantunque a riposo ci hanno fatto lavorare a spalare la terra. Sono contentissimo perché mi ritrovo quà, tra i miei compagni, nella mia cameretta.
Sono stanco e vado a letto.
1° Marzo
mercoledì
Ecco che incomincia un altro mese. Cosa ci porterà di nuovo? Speriamo
cose belle! Siamo ormai in quaresima e già si avvicina Pasqua.
Oggi ho ricominciato a lavorare al mio reparto e mi trovo molto meglio, col
solito orario e senza l’incubo di fare la notte. Lavoro e penso con più calma,
e più sereno. Ho ormai mangiato... o per modo di dire e con la solita fame
me ne vado a cuccia.
2-3-4 Marzo
giovedì-venerdì-sabato
Questi giorni sono passati in un baleno e sempre col solito ritmo e coi soliti avvenimenti. Lavoro, allarmi, mangiare poco, dormire poco ecc.
Ma i giorni passano e si avvicina sempre più il giorno del ritorno, per
quanto questo lontano sia. Gesù penserà Lui ai miei bisogni ed a Lui mi
affido.
- 119 -
5 Marzo
domenica
Come al solito si lavora tutto il giorno ed alle 16 al ritorno ci aspetta un
po’ d’acqua.
Questa domenica è come le altre. Solo che ci hanno dato da scrivere a
casa una specie di lettera ed ho potuto mettere molte parole. D’altro niente di nuovo.
6-7 Marzo
lunedì-martedì
Ieri come al solito. Oggi è giornata di festa per me. Ho ricevuto ancora
posta e fra l’altro questa sera ci hanno distribuito molta roba extra.
Ci hanno dato ½ kg di marmellata, aglio, un po’ di cognac e sembra anche
che da oggi in avanti ci diano ogni giorno doppia razione di companatico.
Ciò, a dire il vero, è molto consolante.
8 Marzo
mercoledì
Oggi c’è stato un gran bombardamento durato dalla una alle 4 e sono
scampo per miracolo. Centinaia di apparecchi sono passati sopra le nostre teste. È già molti giorni che c’è sempre l’allarme ed alla notte si
dorme pochissimo.
Ora un’altra cosa: ogni sera Mutinelli porta a me e a Tonio una gavetta
di rancio perché, come mi ha detto Tore, siamo i più mal messi ed a dir
la verità anch’io sono molto male in gamba ed ogni giorno mi viene la
febbre ed ho proprio bisogno di mangiare magro come sono.
Devo proprio ringraziare la Provvidenza Divina che ci pensa sempre e
non mi abbandona mai.
Mi viene una fame spaventosa e ciò credo sia il cambiamento di stagione
ed anche perché sono proprio a terra.
Dico la verità non so come fare a ringraziare tanto Salvatore che è stato
lui a proporre la cosa a Mutinelli, quanto Attilio di questa grazia: vorrà
dire che in Italia cercherò di contraccambiare in qualche maniera. Con
le solite preghiere andiamo a letto.
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9 Marzo
giovedì
Questa notte abbiamo dormito bene e senza allarmi. Oggi però altro bombardamento di due ore e si è finito col mangiare alle 3 e mezza. Fatto stà che
con tutto sto’ casino in fabbrica non si lavora quasi più. I tedeschi hanno
una paura spaventosa e pochi si fermano a lavorare. Molte bombe sono
cadute un po’ dappertutto quà attorno ed anche il nostro Lager è salvo per
miracolo. Come al solito Attilio ha portato la gavetta piena di pasta questa
sera, che ho gustato un mondo.
10 Marzo
venerdì
Oggi giornata nera per me. Prima di terminare il lavoro, quasi svengo dalla
debolezza e devo ringraziare Goi se sono arrivato su, che mi ha spinto per
tutto il tragitto.
Al ritorno in baracca ho avuto una dolce sorpresa: un’altra cartolina da casa
e proprio da mamma. Tra il morale basso e la debolezza, mi è venuto da
piangere e mai come ora desidererei di essere a casa. La fame poi mi getta
a terra completamente e questa sera, ormai mi sono mangiato fuori tutta la
scorta di pane e così domani e dopo non mangerò. Con una tristezza infinita
me ne vado a cuccia.
11-12 Marzo
sabato-domenica
Ieri come al solito e oggi si fa vacanza tutto il giorno, non essendoci quasi
più lavoro. Questa mattina alla rivista mi hanno trovato un pidocchio ed è
stata una vera fortuna se non mi hanno tagliato i capelli a zero. Siamo andati alla disinfestazione ed ho fatto un bagno meraviglioso. Al ritorno era già
l’una, ci hanno dato da mangiare ed io non ho avuto che mezzo mestolo di
roba che non era che acqua. Avevo tanta fame e dico la verità mi è venuto
da piangere.
Così, mi son fatto fuori anche la misera razione di pane e fino a domani
all’una e mezza non mangio. Oggi ho poi lavato la biancheria ed ora per
ingannare lo stomaco ho fatto abbrustolire un po’ di aglio sulla stufa e mangiato con sale. Ha! la fame che cosa terribile! Se si avesse un po’ più da
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mangiare, sarebbe ben diverso! Ora prego un po’ e poi me ne vado a cuccia
e speriamo che domani sia un po’ allegro, che questa settimana è stata per
me disastrosa, sia per la fame che per il morale.
13 Marzo
lunedì
La settimana incomincia. Sono abbastanza su col morale e ciò mi consola.
“Radio Scarpa” ne dirama di tutte le qualità ma non c’è mai nulla di positivo. Quanto durerà ancora? Sia fatta la volontà di Dio! Solo Lui può
salvarci.
14 Marzo
martedì
Come al solito giornata brutta; il sole non si vede mai ed il tempo cambia
continuamente: pioggia, neve, nebbia, sprazzi di sereno ecc. Ma mai una
bella giornata. Ha! il bel cielo d’Italia quanto lo sogno e lo desidero! Oggi
abbiamo mangiato patate da pelare e questa sera come al solito, Attilio è
arrivato con la Provvidenza...
Se tornerò in Italia, lo dovrò proprio a lui perché sento proprio che se non
avrei tutto quel po’ di roba che mi da lui, mi ammalerei di certo, tanto più
ora che c’è il cambiamento di stagione. A giorni, mi viene la febbre e mi
getta a terra maledettamente ma si capisce proprio che i miei Santi mi proteggono perché fin’ora resisto senza aggravarmi. Povera mamma, se sapesse come sono conciato! Ma il tuo crapone, tornerà sai e resisterà fino
alla fine, perché vuole riabbracciarti. Ed a ciò penserà la cara Madonnina
che tanto, io e tu, preghiamo. Con un ultimo pensiero a tutti i miei cari mi
addormento...
15 Marzo
mercoledì
Il lavoro che faccio ora è un po’ più pesante, e rientro alla sera con un terribile mal di schiena e di solito dopo aver mangiato e passato il contrappello
me ne vado a letto. Così si riposa, e più ancora non si pensa continuamente
alla fame. È sempre la nostra unica preoccupazione...
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16-17-18 Marzo
giovedì-venerdì-sabato
Giornate come le altre e senza avvenimenti degni di nota. Il tempo si mantiene brutto ed ho sempre addosso tanta tristezza. Ma un po’ con la preghiera
un po’ facendomi coraggio riesco a far passare più o meno male le giornate.
è una stranezza ma anche una fortuna, ma le giornate passano una dietro
l’altra con una velocità incredibile e mi sembra quasi impossibile che già sei
mesi siano passati dal giorno che mi hanno fatto prigioniero. Quanti, ancora
di giorno o di mesi ne dovrò contare? È davvero un bell’interrogativo ma
chissà che non venga presto risolto... Dio vede, Dio provvede... E provvederà anche questa volta...
19 Marzo
domenica
Oggi è S. Giuseppe e se fossi stato a casa avrei potuto fare gli auguri al caro
Don Giuseppe. Noi per festeggiarlo abbiamo detto la Coroncina ed abbiamo
fatto anche la novena. Ho lavorato come al solito ed è sempre una gran gioia
il rientro in baracca e trovarsi tutti uniti e così passare qualche ora trafficando. Il tempo è tanto brutto ed è difficile vedere il sole e le poche volte che lo
vediamo, ci si allarga il cuore, sembrandoci di uscire da un incubo... Ma poi il
sole va, ed anche noi ricadiamo nel brutto sogno. Chissà quando ci si sveglierà definitivamente e (si può dirlo) ritornare così alla vita...
20 Marzo
lunedì
Incomincio la settimana col morale abbastanza alto e ciò è buon segno.
A mezzogiorno abbiamo mangiato la pasta, davvero, tanto buona ma quà
ora... Qualche rapa cotta in un po’ d’acqua. Ed intanto si tira avanti!...
21-22-23-24-25 Marzo
martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato
Questi giorni sono passati velocemente e la settimana è al termine. Ciò che
ci rende contenti è che domani non si lavora e si spera di passare una gior- 123 -
nata tranquilla. Questi giorni sempre brutto tempo con neve, acqua e vento, che è quello che più disturba. Anche con gli allarmi è andata male.
Questa notte poi, ennesimo bombardamento di Berlino durato quasi 3 ore
e più che mai si è stanchi.
Ogni volta la si scampa e fin che va così, dobbiamo ringraziare il Signore.
Come al solito, Attilio ha portato la gavetta ogni sera a me e a Tonio e
con ciò ci aiuta a tirare avanti un po’ la baracca. La preghiera è sempre il
mio conforto ed il pensiero non fa altro che correre a casa, da dove non si
stacca mai.
Goi da qualche giorno è ammalato con un dito al quale è venuto l’infezione. Un amico ci ha dato un Vangelo e con questo facciamo delle belle
meditazioni e ciò ci dà tanta pace e tranquillità allo spirito. Ora mangio
il pane risparmiato durante la settimana, dico il Rosario e me ne vado a
letto... C’è stato l’allarme alle 20,30 ed è terminato ora. Sono le dodici e un
quarto…
26 Marzo
domenica
La giornata l’ho passata bene e nessuno ci ha rotto le scatole. Durante la
mattinata ho rammendato calze ed attaccato bottoni e fatte altre piccole
cosette. Mentre cucivo, ogni tanto mi pungevo e ciò mi faceva venire alla
mente come avrebbe riso la mamma (forse anche pianto) al vedermi alle
prese con certi arnesi. Pensando a Lei, l’immaginavo in cucina, come la
vedevo quasi sempre, alle prese con la biancheria di tutti, e ciò mi faceva
venire le lacrime agli occhi.
Dopo pranzo ho dormito un po’ e nel dormiveglia ero continuamente a
casa. Ricordi, immagini care, tutto torna alla mente. Ma ora smetto: vado a
dormire. Che vale scrivere? Sono sempre le solite cose.
27-28-29-30-31 Marzo
lunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì
Tutti questi giorni nulla di nuovo nella mia vita. Fatto degno di nota nella
vita in comune è che due dei nostri hanno tentato di scappare ma li hanno
ripresi subito il giorno dopo. Ciò non ha fatto altro che aumentare la rigorosità e le pene della prigionia. Speriamo che tutto finisca presto e che Dio
possa far presto ritornare la pace!
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1° Aprile
sabato
Altro mese che incomincia mentre un’altro se n’è andato. Quanti ancora ne
dovrò contare? Forse pochi, forse invece assai. Solo la Madonna e Gesù
può dirlo! Ormai siamo in primavera ma quà fa più freddo di quest’inverno.
Sovente penso agli altri amici a casa, le belle passeggiate, le scorribande in
bicicletta, il godersi il primo bel sole! Quà invece tutto tetro, sempre nubi,
vento, e con la natura, anche l’animo terribilmente oppresso e sofferente...
Ho sonno... vado a cuccia... Mando a mamma, a papà, a tutti i miei cari la
mia benedizione ed il mio bacio prima di addormentarmi. Il mio cuore è con
loro, sempre con loro.
2 Aprile
domenica
Oggi sono contento perché ho scritto a casa un altro bel letterone lungo
lungo. Da domani in fabbrica si incomincia a lavorare alle 6,30 e così 12 ore
lavorative giornaliere. La giornata passa come le altre, come sempre, anche
se è giorno di festa ...
3-4-5 Aprile
lunedì-martedì-mercoledì
Incomincia la settimana santa a noi tutti tanto cara, perché piena di ricordi. Questi giorni sono volati, privi di avvenimenti però. Solo, sono arrivati
molti pacchi ed anch’io speravo, ma la mia speranza è andata delusa. Chissà
che non arrivi presto,... e con qualcosa di buono!
6 Aprile
giovedì
È il giovedì Santo. Questa giornata è passata per me molto triste! Il pensiero è sempre stato a casa e ricordi mi turbinavano nella mente: ricordi degli
altri anni, l’attesa della S. Pasqua, le belle funzioni in Chiesa ecc. Invece...
soffrire, sempre soffrire, in attesa che spunti l’aurora di Pace! Ma tutto è
silenzio! Solo ogni tanto qualche notizia vaga ci dà qualche speranza... ma
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poi si piomba di nuovo nel dolore. Pazienza e rassegnazione ci vuole, ed
anch’io sopporto, tanto ha sofferto Gesù per noi! Che cos’è questo in Suo
confronto? Offriamo tutto a Lui, per il nostro bene e per la Pace.
7 Aprile
venerdì
Altra giornata tanto cara per ogni buon cristiano. Io ho tanto pensato alla
consuetudine degli amici a casa ed a questi ricordi mi veniva un gran nodo
alla gola. Poco fa abbiam detto il Rosario e letto brevemente la Via Crucis
ed ora anch’io vado a letto.
8 Aprile
sabato
Giornata bella e piena di sole, la prima da quando siamo in Germania. Anche questo giorno ricorda tante belle cose. Questa mattina alle 10 mi è venuto da piangere pensando che in quel momento certamente stavano suonando le campane e Cristo risuscitava23. Ho pensato alla mamma al papà a
tutti e li ho sentiti in quel momento tanto vicini a me. È la prima volta che
non sento le campane amiche e che non mi bagno gli occhi come d’uso. Però
le lacrime hanno bagnato i miei occhi ed in quel momento anche mamma
avrà pianto pensando a me. Ma chissà, se Gesù vorrà, il prossimo anno sarà
di gioia, sono anch’io vicino a loro. Dopo le solite riviste si va a letto.
9 Aprile - Pasqua 1944
domenica
È l’alba di un’altra Pasqua di guerra, più che mai triste, e per me la seconda
che faccio via da casa. Ci hanno lasciato dormire fino alle 8 ed io mi sono
alzato abbastanza di buon umore e questo, salvo qualche momento di malinconia e qualche lacrimuccia sfuggita dal dolore, mi è durato quasi tutto oggi.
23
Prima della riforma liturgica introdotta dal Concilio la liturgia pasquale veniva celebrata al mattino del sabato santo. Poco sotto è ricordato anche la tradizione di bagnarsi gli occhi con l’acqua,
benedetta durante la stessa liturgia.
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Giornata piena di sole pure oggi, di primavera. La mattina è passata veloce
ed a mezzogiorno, tutti uniti attorno al nostro altarino rimesso a nuovo dal
bravo Mutinelli, abbiamo letto la S. Messa e detto un po’ di preghiere. Poi ci
siamo affrettati per il Pranzo di Pasqua ... che ironia! Nessuno lo crederebbe
eppure poche patate piene di sabbia da pelare e mezzo litro di papina di …
[testo illeggibile], oltre alla solita razione di pane, e questo è stato il pranzo,
unico di Pasqua, mangiato male anche quello, perché era già tardi, per un sopravvenuto allarme alle 14,15 e proprio mentre si mangiava ci hanno chiuso
al buio per fare un sonno ed ho dovuto mangiare al buio mandando giù quei
quattro cucchiai con un nodo di pianto alla gola. Per fortuna, con le scorte mi
sono accaparrato un po’ di pane ed ho potuto mangiare anche stasera. Con
un po’ di papina e pane mi sono fatto un pasticcio e poi verso le 11 Mutinelli
ci ha fatto assaggiare qualcosa di buono veramente. Patate fatte a torta e con
sopra un po’ di marmellata. Sul più bello han tolto la luce ed abbiamo dovuto
far tutto al chiaro del nostro lumino? Tutti uniti, dopo aver detto il Rosario,
abbiamo rammentato e ricordato i nostri cari ed alla mezzanotte, ci siamo ritirati ognuno nella propria cuccia, ma tutt’oggi il mio pensiero è stato a casa, il
mio cuore ha palpitato di dolore in unisono con quello della mamma, di papà,
di tutti e non può essere palpitato che di dolore perché tutto è ormai dolore
dentro e attorno a noi. Ho anche tanto pregato e nella preghiera ho trovato
un po’ di pace e un po’ di tranquillità. Ormai anche questa Pasqua è passata
e ci si avvia a fare una lunga tappa e cioè Natale... ma via, per quel giorno
speriamo di essere a casa!
10 Aprile
lunedì
Altra bella giornata di primavera... e terza giornata con un pasto solo. La
mattinata è stata abbastanza calda e mi sono trattenuto fuori dalla baracca a
godermi un po’ di sole. Per rancio ci hanno dato una papina di farina di piselli... piuttosto liquida ed anche per oggi ci hanno dato da mangiare. Dopo aver
mangiato ci hanno fatto prendere una coperta, e ci hanno portato al campo
sportivo e lì al sole io ho dormito fino alle 16 e poi ci hanno fatto rientrare
in baracca. Volevano che si giocasse al pallone ma pochi si son mossi e sono
quelli che sono in cucina. Chi ha la forza di correre? Non si è quasi capaci di
fare il tragitto dalla fabbrica alle baracche e pretendono che si corra! Questa
mattina pensando a casa, ai tanti ricordi degli altri anni, ho pianto come un
bambino, ma ciò è stato uno sfogo, così poi mi sono sentito più calmo, col cuore più sollevato. Ormai la giornata è passata, quantunque sia ancora chiaro:
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come sarebbe bello essere a casa, libero, fare una passeggiata! Invece quà,
chiuso tra reticolati, dentro 4 pareti di legno, a languire di fame e di dolore.
Ora vado a letto. Domani si ricomincia.
11-12 Aprile
martedì-mercoledì
Ieri è passato ed anche oggi siamo al termine. Però sono felice perché tengo
in mano, fresche fresche, appena ricevute, una cartolina da mamma e una
da Don Giuseppe. Contento, ma allo stesso tempo triste e commosso, perché vorrei poterli rivedere o poter scrivere e ricevere più a lungo. Però, poche sono le parole ma mi sono di grande conforto. Solo vedere la scrittura è
già molto! Ora spero che ci diano presto da rispondere.
13-14-15-16 Aprile
giovedì-venerdì-sabato-domenica
È già di nuovo festa e come al solito la giornata è passata veloce e lavorando
fino alle 15. Poche patate con le pelle e si è mangiato. Gli altri giorni è stato
come sempre. Qualche notizia buona del fronte Russo, dove i Tedeschi perdono continuamente, mentre dall’Italia non si è più saputo nulla. Comincia a
far caldo e la primavera si fa sentire sotto forma di fame spaventosa e di grande debolezza. Spero di sorpassare anche questo periodo e di tener su bene la
carcassa, quantunque sento che ogni giorno che passa, l’organismo è sempre
più debole ed i dolori sono sempre più numerosi. Da un po’ di tempo, a me
come agli altri, si gonfiano le ginocchia e le gambe, ma speriamo sia nulla.
Ora termino quà e dato che ci han dato la cartolina, scrivo con gioia a casa. Al
Comando ci sono una decina di pacchi ma non li hanno distribuiti ed anch’io,
come tutti, siamo ansiosi di riceverli. Quale gioia poter vedere, toccare qualcosa venuto dalla mia casa, confezionato dai miei cari. Ora ho sonno e vado a
letto. Ho fame, ma per forza non devo mangiare...
17 Aprile
lunedì
I pacchi li hanno distribuiti ma io niente. Sorpresa però! Ne riceve uno
Mutinelli, il quale ci fa assaggiare qualcosa e decide di fare un pranzetto
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tutti assieme sabato. Cesare procurerà le patate e con un po’ di riso si farà
qualcosa. Il mio dovrò forse attenderlo ancora!
18-19-20-21-22 Aprile
martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato
La settimana è passata veloce ed il sospirato sabato è arrivato. Questa sera
si farà il pranzetto. Goi Mercoledì, con nostro gran rincrescimento, ci ha
lasciati ed ha dovuto andare all’ospedale causa il suo dito, che peggiorava
sempre più. Io poi ne sento la mancanza, perché mi era di compagnia e ci
si consolava a vicenda. A lui vada il mio augurio di una presta guarigione e
di un presto ritorno. La giornata è passata e... non si attende che di andare
a letto. Abbiamo fatto il pranzetto, davvero luculliano, e posso dire che, da
quando sono venuto via dall’Italia, non ho più mangiato così bene e non
sono mai stato così pieno. Mutinelli ha trafficato tutt’oggi ma col suo riso
e con le patate è uscita una papina eccellente. Ecco il menu: Papina di riso
e patate, salami cacciatori, insalata russa, senape, soffritto di formaggio e
margarina, tonno il tutto con pane e grissini. Mentre si mangiava si discorreva e si facevano progetti e castelli in aria per l’avvenire, per il tanto sospirato ritorno. Tutto ciò è stato chiuso da una cantatina e dall’immancabile
Rosario. Ora sono contento ma oggi mi sono trovato un po’ male. Hanno
fatto rivista e mi hanno trovato alcune uova di pidocchi sui peli del pube.
Oltre al bagno che farò domani, oggi mi hanno rasato a zero. Guardandomi
nello specchio mi è venuto da ridere. Ho pensato anche alla mamma: se mi
potrebbe vedere chissà cosa direbbe, con la sua mania di vedermi coi capelli
lunghi. Pazienza, ricresceranno e più belli.
23 Aprile
domenica
Quando sarà che verrà quella festa e potermi ritrovare nella mia chiesa, a
casa tra i miei cari, e con la Pace regnante nel mondo! Certi momenti che
si passano sono davvero terribili; il cuore soffre indicibilmente, si vorrebbe
piangere, oppure ridere, ma amaramente. Non si aspetta che una notizia,
un cenno, un conforto che ci rianimi, ci riapra il cuore alla luce, alla speranza! Ma mai nulla! Solo la preghiera ci dà un po’ di pace, ci conforta e spero
solo che Gesù ci si mostri con la sua grazia e con la sua potenza per farci
ritornare contenti e felici.
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24-25 Aprile
lunedì-martedì
Oggi sono molto debole causa un febbrone fino a 38 e più che avevo ieri
sera. Oggi però sono andato a lavorare ugualmente nonostante non mi senta bene. La giornata però è passata abbastanza bene ed ora mi sento meglio.
Solo ho fame, ma da mangiare non ne ho. Quindi, cinghia!
26-27-28-29-30 Aprile
mercoledì-giovedì-venerdì-sabato-domenica
Oggi si è lavorato fino alle 4,15 e, il più importante, abbiamo mangiato 2
volte. Ciò perché domani si fa festa essendo la ricorrenza dei socialisti o
che so io24. Novità durante la settimana niente. Quasi ogni notte ci si deve
alzare per l’allarme e ciò ci causa una grande stanchezza e mette a dura
prova i nervi. Ieri, altra sorpresa, Tore ha ricevuto un pacco da casa e
nemmeno lui l’aspettava. Io che è ormai 5 mesi che è in viaggio, non arriva
ancora. Uno ritornato da Luckenwalde, ci ha portato una notizia che ci ha
riempito il cuore di gioia.
Uno di questi giorni sarà fra noi un sacerdote e fra l’altro ci porterà un
biglietto di Goi, tuttora sempre all’ospedale. Questa notizia è davvero bella... dopo tanti mesi si potrà forse ascoltare una S. Messa e ricever Gesù
e fare così la S. Pasqua.
Oltre a ciò potremo sentire una parola di conforto, e di ciò, ne abbiamo
tanto bisogno. Da molti giorni la fame mi tormenta più del solito e non
so più da che parte voltarmi. Per fortuna quei buoni amici di Mutinelli
e di Tore, quando possono mi danno qualcosa e da parte mia non so più
come dimostrarmi riconoscente verso di loro. Ma pazienza, ogni giorno
che passa ci avvicina al ritorno ed un po’ bene un po’ male, fino a quel
giorno resisterò. M’accorgo però da parte mia che ho molto cambiato dai
primi giorni.
Mi è difficile essere un po’ allegro, mi possiede sempre una grande inazione e mi sembra di essere diventato uno scemo. Sono allegro solo quando
mi sento un po’ più del solito la pancia piena e da ciò deduco che buona
24
Il 1° maggio è la festa dei lavoratori: essendo stata soppressa dal fascismo, la generazione nata
sotto il regime non ne aveva memoria.
- 130 -
parte di tutto dipende dal mangiare. La mente è sempre rivolta a casa e
sento tanto il bisogno di ricevere un po’ di posta e chissà che m’arrivi presto. Ora basta. Dico il Rosario e con questo e qualche altre preghiere per
l’occasione, incominciamo il mese di Maggio a tutti tanto caro e se verrà
veramente un prete potremo così santificarlo.
1° Maggio
lunedì
Un’altro mese, uno dei più bei mesi dell’anno, incomincia e si è sempre quà
in attesa del grande momento. Quà fa più freddo che in febbraio o marzo
ed il tempo è sempre brutto, piovoso, e tira sempre un vento gelato, che
agghiaccia.
Anche se c’è un po’ di sole non si può goderlo ugualmente: più che la testa
non puoi metter fuori dalla baracca: sempre chiusi dentro, vera prigionia
che ci rovina sempre più moralmente e fisicamente. Mai una parola di conforto ci giunge, se almeno giungesse posta. Ma neanche questa ci è concessa
apertamente.
Questa sera ci hanno dato un biglietto da scrivere e l’ho fatto con gioia ed
anche con commozzione. Prima di accucciarmi, con le gambe penzoloni
dalla mia cuccia, ho riletto alcuni scritti di mamma, di papà, di tutti: mi pareva di averli tanto vicini e, con loro nel cuore, mi addormento...
2 Maggio
martedì
Ieri sera mi sono addormentato con tutti i miei cari nel cuore, e di loro ho
sognato tutta notte. Oggi poi in fabbrica, lavorando, il pensiero non si staccava mai da loro e questa insistenza mi faceva presagire qualcosa di nuovo
al rientro in baracca ed infatti non mi sono sbagliato. Una gran quantità di
posta è arrivata ed ecco che ho anch’io fra le mani una cartolina di mamma,
e (questa non me l’aspettavo davvero) un biglietto scritto da Carluccia e
dalla zia Rita.
Questa volta non l’aspettavo perché di solito mi sognavo prima della Nonna. Sono tanto contento perché so che tutti stanno bene.
Mi spiace che proprio ieri abbiamo scritto, ma ormai è troppo tardi, che gli
scritti sono già partiti. Ora il Rosario alla Madonna e che Lei ci consoli un
po’ e ci aiuti!
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3 Maggio
mercoledì
Giornata brutta e piovosa. Tutto il giorno ho rigirato tra le mani gli scritti ricevuti ieri, e non mi stancavo mai di guardarli, come se in loro trovassi non so
cosa. Certo per me, solo guardare la scrittura, mi pareva di vedere la mamma,
papà, tutti ed ogni tanto mi prendeva una grande commozzione ed una grande nostalgia. Ha! Poterli vedere, parlare loro, riabbracciarli! Questa sera il
caro Tore ha voluto festeggiare il suo pacco, e ad ognuno ha offerto mezza
razione di pane e margarina e così tutti uniti attorno al tavolo abbiam passato
un lieto momento. Da alcune notti non ci sono allarmi e facciamo delle belle
dormite: speriamo ciò duri il più a lungo possibile. Mi sono dimenticato di segnare sul diario un fatto, che a noi alpini tutti ha fatto gran dispiacere: lunedì
ci hanno ritirato le nostre mantelline. Io quasi piangevo dalla rabbia e dalla
commozzione. Ma, Tedeschi della malora, dovranno pagar molto caro questo
affronto! Una delle cose a noi più care togliercela.
4-5-6-7 Maggio
giovedì-venerdì-sabato-domenica
Giornate tristi come sempre, tutte uguali, senza uno sprazzo di luce che ci
illumini sulla nostra situazione. Ogni giorno che passa, ci avvicina sì alla
meta, ma chissà quando questa si potrà raggiungerla. Ed intanto si cade
sempre più in una tristezza che non ha limiti, in uno stato di scemenza che ci
toglie ogni forza di volontà, facendoci diventare insensibili a tutto. Si spera
solo nell’aiuto Divino, in un qualcosa che venga dall’alto e ci porti la sospirata Pace. Si è affranti dal dolore, dalla fame, dalla fatica, ma si combatte: si
combatte per un unico scopo, un unico ideale: ritornare, riabbracciare i nostri cari, rivedere la nostra bella Italia. Ormai, da settimane, non ci giunge
più alcuna notizia della situazione della guerra e siamo all’oscuro di tutto. I
nostri guardiani prendono ogni pretesto per farci soffrire sempre più.
8-9-10 Maggio
lunedì-martedì-mercoledì
Ed anche questi sono passati… Lunedì dopo il Rosario abbiamo fatto la supplica alla Madonna di Pompei, tutti uniti e con fiducia. Sono molto stanco e
debole. Ora poi, dopo giornate di brutto tempo e di freddo (peggio che que- 132 -
st’inverno) è ritornato il bel tempo e fa caldo e più ancora si è deboli. Dopo
una giornata di lavoro (12 ore) oggi il sergente ci ha fatto fare una mezz’ora
di ginnastica e cioè, correre, gettarci a terra, saltellare, ecc. Ora è fatta, ma
ripensandoci, mi viene da piangere. Essere così stanchi, affamati, e per capriccio di un porco si deve soffrire così tanto! Ma… ogni cosa a suo tempo.
11 Maggio
giovedì
Oggi è il più bel giorno della mia prigionia e, prima di coricarmi, devo imprimere almeno in parte, il ricordo su questo mio romanzo (ormai, posso
chiamarlo così). Al rientro dal lavoro, mentre stavo prendendo il rancio,
mi chiamano e… è finalmente arrivato il pacco! Impossibile descrivere quà
tutte le impressioni: gioia, dolore, tristezza, ecc., tutto si frammischiava nell’animo mio. Solo al vedere quell’involto, (una valigia avvoltolata in tela)
mi è venuto da piangere. Dopo il controllo sono rientrato in camerata con
tutto il ben di Dio che mi era arrivato. Ma avrei rinunciato volentieri a tutto
questo. Fra tutto c’era una lettera e l’hanno presa i tedeschi. E certamente
non là rivedrò più. Mentre scrivo ogni tanto metto in bocca qualche biscottino, qualche pezzetto di ciambella ecc.… Come sono buoni! Sono fatti
dalla mamma! E li gusto appunto perché son fatti da lei ed anche perché da
otto mesi non assaggio roba tanto buona. Per festeggiare il pacco ne faccio
assaggiare un po’ a tutti gli amici che lodano la bontà della roba. Assaggio
un po’ di tutto e me ne vado a letto. Se lo stomaco, una volta tanto è a posto,
il cuore però è più che mai dolorante...
12-13-14 Maggio
venerdì-sabato-domenica
In questi giorni, con il pacco sono stato tanto bene e questa sera ho dato
fondo a tutta la ciambella, ai biscotti ed al pane. La marmellata non l’ho ancora toccata, ed ho ancora cioccolato ed il resto che cercherò di far durare il
più possibile. La lettera ho saputo che l’hanno mandata a Luckenwalde per
la censura e chissà che non la riveda ancora. Si vede subito che ho mangiato
qualcosa di sostanza perché mi sento meno debole e la faccia ha preso un
tenue color rosa da bianca che era. Ma non sono il Signore e nemmeno ho
la facoltà di moltiplicare i… pacchi. Ma speriamo che mi arrivi presto anche
l’altro! Ora vado a cuccia. Fuori c’è ancora chiaro ed io chiuso dentro…
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15 Maggio
lunedì
Scrivo oggi quello tralasciato ieri su un avvenimento che ci è capitato per
la prima volta ed era ora, da otto mesi! Dopo tanto tempo di esilio, Gesù
è entrato nei nostri cuori, vivo e vero con la SS. Comunione. Da giorni si
aspettava un cappellano ed oggi è finalmente venuto ed ha portato un po’ di
consolazione ed una parola di conforto tra noi. Dopo otto mesi ho di nuovo
potuto assistere alla S. Messa, rivedere innalzarsi sopra l’altare l’Ostia ed
il Calice Santo, e più ancora fare la S. Comunione. Descrivere le molte impressioni? Impossibile!
Un nodo di pianto alla gola durante tutta la cerimonia. Il mio pensiero ed
il mio cuore non sono stati che pieni di Gesù e nella gioia di averlo con me,
dentro di me, mi hanno fatto dimenticare tutto quello che succedeva attorno
a me ed ho tanto pianto. Il pensiero dei miei cari lontani poi mi ha procurato tanta tristezza e tanto dolore; quanto me li sentivo vicino! Cosa avrei
dato in quegli istanti per poterli rivedere tutti un istante; stringerli a me,
dir loro tutto il mio bene! Troppo presto è finita la funzione ed il sacerdote
è subito partito, ma ha lasciato in noi tanta calma ed io ho attinto nuova
forza e novello ardore per l’avvenire. Ho finito col mangiare alle 6 ed ero a
digiuno forzato dal giorno prima a mezzogiorno. Tutto è avvenuto a nostro
ritorno dal lavoro, alle 3. Il cappellano ha assolto tutti in massa e dispensati
dal digiuno e tutti hanno ricevuto felicemente Gesù ed ascoltato con raccoglimento la S. Messa. Tutti eravamo commossi, molti piangevano. Erano
i ricordi che affioravano in noi, cocenti di dolore e non del tutto assopiti,
nonostante la triste vita che si mena. Ma ora Gesù è più che mai vicino a me
e continuamente mi parla, mi consola… Coraggio Paolo... Bisogna resistere
se vuoi riabbracciare la mamma, papà e tutti…
16-17-18 Maggio
martedì-mercoledì-giovedì
Un momento di pace, di tranquillità quando potremo averlo? Da martedì è
incominciata la disinfestazione alle baracche ed anche per noi e non finirà
che verso la metà della settimana ventura. In mezzo a tante tribolazioni è
venuto un altro sprazzo di luce: una cartolina da mamma ricevuta ieri sera.
Le sue parole tanto care, mi hanno reso la giornata di oggi più che mai triste e dolorosa. Due o tre volte, al gabinetto, rileggendola, ho pianto come
un bambino. Pensando come anche Lei deve tanto soffrire e mi bruciava il
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cuore. Oh! Ma perché tanto soffrire? Oh! Mamma, cosa darei per esserti
vicino, consolarti, piangere o gioire con te! Ma sono troppo lontano, tanto
lontano …
19-20 Maggio
venerdì-sabato
L’altra sera non ho più continuato a scrivere. Era troppo il dolore e la tristezza che mi possedeva ormai da tutto il giorno e sono scappato a cuccia
dalla disperazione. Sotto le coperte, ancora una volta, ho dato sfogo al mio
dolore, versando lacrime di dolore, e così mi sono anche addormentato. Ora
sono di nuovo calmo, almeno in parte. Oggi si è fatto vacanza tutti, perché
tutti si è fatta la contumacia, che incominciata ieri sera è continuata tutta
notte e questa mattina e devono ancora finire. Oggi è sabato… un pasto
solo. Ho fame. Ho tanta fame. Qualcuno più fortunato di me, perché aiutato, mangia. Io lo guardo ed inghiotto saliva. Non mi resta che accucciarmi
e dormire. Passerà anche oggi, anche domani soffrirò ancora tanta fame...
Ma un giorno dovrà pur finire! Ogni tanto, anzi spesso, mi immagino il
momento nel quale potrò ritrovarmi di nuovo assiso a mensa tra i miei cari,
davanti ad una tavola imbandita sia pur modestamente ma di roba buona e
sostanziosa. Ma via, ora vado nel difficile e se incomincio a pensare a roba
da mangiare… via, via, a letto! Dormendo si scorda...
21 Maggio
domenica
Come al solito si è lavorato sino alle 3. Ho detto ancora una qualche preghiera e adesso mangerò la mia piccola razione di pane, e questa sarà la mia
cena. Termino non avendo voglia di scrivere.
22-23-24-25 Maggio
lunedì-martedì-mercoledì-giovedì
Escluso oggi gli altri giorni sono passati senza novità. Fa ancora molto freddo ed io non ho ancora levato alcun indumento invernale.
Anche oggi fa brutto tempo ma non fa tanto freddo. In questo momento
sono tanto contento perché ho ascoltato la S. Messa. La notizia della venuta
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del Cappellano è stata improvvisa e siamo stati tutti doppiamente contenti,
perché proprio oggi è la festa del Corpus Domini. Io non lo sapevo nemmeno e sarebbe passata la bella festa, senonché me lo ha ricordato il bel
avvenimento.
Ritornati dal lavoro circa 2 ore fa, dopo aver mangiato ci siamo cambiati e
radunati quà nel corridoio ove stava l’improvvisato altare, con commozzione e con raccoglimento abbiamo ascoltato la S. Messa senza però fare la S.
Comunione. Durante il S. Sacrificio, la mia mente è volata alla mia Patria,
alla mia città, vicino ai miei cari ed una gran tristezza e malinconia è scesa nel mio cuore. Al pensiero della mamma, del papà, di tutti, ricordando
il loro caro volto, non ho potuto trattenere qualche lacrima di dolore per
averli tanto lontani da me. Poi, una gran calma nel mio cuore… certo Gesù
è vicino a me e mi consola.
Il cappellano è poi passato cameretta per cameretta, e per tutti ha avuto
una parola di conforto. Noi, la nostra cameretta, l’ha ricevuto degnamente,
offrendogli il caffè (l’organizzazione non manca mai!) e fra l’altro ha benedetto il nostro altarino. Prima che partisse gli abbiamo dato una busta con
una missiva per Goi ancora all’ospedale ed ognuno ha dato il suo contributo
in marchi perché possa arrangiarsi meglio. Mi scordavo di dire che Tonio e
Lazzari hanno servito Messa. Sono stanco e lascio la penna per mettermi a
cuccia... Domani fa presto a venire.
26-27 Maggio
venerdì-sabato
La venuta del cappellano tra noi ha portato un po’ di luce tra tante miserie.
Io sono più sollevato di spirito, e su col morale. Lavoro con serenità ed il
tempo vola via veloce. Mi sento costantemente vicino Gesù e la Madonnina
con la Loro grazia e con la loro protezione e mi è tanto dolce e confortante
pregare e pensare a loro. Più che mai poi mi sento in stretta comunione di
spirito con mamma, con papà e tutti ed il loro pensiero non mi lascia mai un
istante. Prego tanto per loro e spero bene che Gesù li aiuti e li protegga. Da
parte mia non dimentico mai pure la cara Nonnina che certamente dal cielo
mi protegge e prega per me.
Ancora l’altra notte l’ho rivista in sogno e come al solito attendo presto
posta o qualche bella novità. C’è il contrappello. Le imposte da tempo sono
state chiuse, ma c’è ancora chiaro fuori. Noi chiusi dentro come tante bestie
non possiamo mai godere un raggio di sole. Come si fa poi a non esser tristi
e abbattuti?…
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28 Maggio
domenica
Tra ieri ed oggi abbiamo passato 2 giorni deliziosi. Nessuno mai ci ha disturbato e abbiamo fatto una vera festa. La giornata è deliziosa, bel sole, e
da questa mattina sono in mutandine ed ho fatto anche un po’ di cura elioterapica. In qualche cantuccio dietro alle baracche ogni tanto mi raccoglievo
tutto solo e, nella solitudine a me tanto cara, il mio pensiero volava a casa,
alla mamma, a papà e tutti, agli amici, rievocando i bei giorni felici in cui la
libertà era tutto. Quà… reticolati e guardie armate di fucile. Guardandomi
in giro, vedo le facce dei compagni di prigionia: su tutte vi si legge o si indovina dolore e sofferenza muta. Più o meno, ognuno pensa ai propri cari, o
al ritorno. Oggi c’è stato pure l’allarme e quasi tutti i giorni scorsi della settimana, si andava in rifugio e quasi sempre s’udiva il boato delle bombe, il
rombo dei motori... Anche da questo pericolo fin’ora sono scampato... Sono
ormai le 7: tra poco chiuderanno le finestre e non mi rimarrà che andare a
letto, mentre ancora fuori c’è sole e più che mai intensa freme la vita.
29-30-31 Maggio
lunedì-martedì-mercoledì
Ed anche Maggio è passato, senza un avvenimento, senza alcun fatto che
desse ai nostri cuori un po’ di speranza, un po’ di luce. Tutti speravano
qualcosa, ma è stata una delusione.
Ogni sera, davanti al nostro altarino, abbiamo lodato la Madonna, recitando il Rosario, mentre nelle nostre città, nelle nostre chiese, i nostri cari
ogni sera pregavano per noi davanti a Gesù, vivo e vero. Il tempo passa
veloce e si raccorciano sempre più le distanze che ci separano dal gran
giorno. Quindi resistere! Mi armo di fiducia e di coraggio ed attendo nel
Signore.
1-2-3-4 Giugno
giovedì-venerdì-sabato-domenica
Giugno, il mese delle messi, anch’esso a noi tanto caro, perché dedicato al
S. Cuore di Gesù, è incominciato.
Quali novelle ci porterà, verrà qualcosa ad illuminare i nostri cuori e a
portarci un po’ di felicità in mezzo a tante miserie? Come Maggio, anche
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in questo mese faremo il nostro tributo di fede, pregando il Sacro Cuore
di Gesù che ci aiuti in ogni nostro bisogno e ci porti la sospirata pace. In
questi giorni nessuna novità, ci hanno dato un biglietto che come al solito ho scritto a casa ed ho affidato ad esso tutto il mio cuore, tutto il mio
pensiero.
Un sole radioso mi ha salutato questa mattina al mio risveglio ma ora già
grosse nubi coprono il cielo triste, come il mio cuore è triste. 12 ore di
lavoro ci riducono in uno stato di prostrazione tale da toglierci ogni forza
di volontà e di azione.
Certe volte, vorrei accucciarmi nella mia cuccia, addormentarmi e non
svegliarmi più. Ma certo, quando saremo di nuovo a casa, tutto ciò non ci
parrà che un sogno, un pauroso incubo che però lascerà un solco doloroso
nei nostri cuori. Ora termino, mangio la mia razione di pane, che è tutto il
pasto serale, e me ne vado a dormire.
5-6-7-8 Giugno
lunedì-martedì-mercoledì-giovedì
Giorni questi pieni di novità, di eventi, che hanno sollevato un po’ il cuore
a tutti. Lunedì ci è giunta la novella della presa di Roma25. Martedì poi, lo
sbarco quello americano in Francia26 ci è giunto inaspettato, ma pur tanto
gradito in quanto ha fatto rinascere nei nostri cuori una tenue speranza di
qualche lieto evento.
Più contento di tutti però mi ha fatto l’arrivo della lettera della mamma che
conteneva pure brevi scritti di Lino e di Pino. Tutto ciò ha sollevato un
po’ il mio morale dandomi un po’ di pace al cuore. Attraverso lo scritto di
mamma sento quanto essa mi vuol bene e quanto è a me vicina: ciò mi ha
riempito di gioia e di commozzione il mio cuore sempre tanto triste.
Oggi sono arrivati molti pacchi, ma io nulla, mentre invece uno l’ha avuto
Maricurti ed uno Codin.
Le notizie della guerra, anche oggi, sono buone e tutti palpitano di speranza. Io prego ed attendo con calma. Ogni cosa ha il suo fine...
25
26
Roma fu liberata dagli Alleati il 4 giugno 1944.
In Normandia (6 giugno 1944).
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9-10-11 Giugno
venerdì-sabato-domenica
Ho poca voglia di scrivere e metto solo poche righe. Gli avvenimenti di questi
giorni (lo sbarco e l’avanzata in Italia) ci danno materia di discussione ed anche qualche tenue speranza. Tutto procede come prima col solito ritmo. Oggi
dal ritorno dal lavoro, dopo mangiato, ci hanno chiusi dentro in baracca, e
volenti o nolenti abbiamo dovuto dormire fino ad un’ora fa. Ora sono le 20...
tra un paio d’ora saremo di nuovo in branda. Ora dirò qualche preghiera e
poi mi mangerò il pezzo di pane che ancora ho. Il domani fa presto a venire.
Dimenticavo di dire che venerdì ci hanno fatto vedere il cinema: pellicola
schifosa che trattava altro che di elefanti ed indiani. Tutti dormivano.
12-18 Giugno
lunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì-sabato-domenica
Settimana passata veloce e quasi senza avvenimenti degni di nota. Ha sempre fatto brutto tempo e quasi faceva freddo. Venerdì sera, di ritorno dalla
fabbrica, il Sergente ci ha tenuto un discorsino, concludendo poi con l’invito di chi voleva a andare a combattere in Italia con i Tedeschi. Salvo alcuni (delinquenti e morti di fame) tutti hanno fatto silenzio. Io, un Italiano,
andare a combattere contro i miei fratelli, vestito con un’altra divisa! Mai
questo! Piuttosto muoio quà di fame, ma mai andrò volontario! Solo seguo
la sorte che il destino mi fa seguire. Vedendo il brutto esito, il Sergente si è
inalberato, e per punizione ci ha fatto fare pulizia tutta sera, ed aumentato
ancor più la disciplina ed i soprusi! Se crede con ciò di piegare la nostra
volontà si sbaglia. Lui duro e noi più duri ancora; e siamo più che mai decisi
a resistere! Attendiamo con fiducia la fine e solo confidiamo nel Signore.
Termino per mettermi a scrivere a casa dato che ci hanno dato la cartolina,
e ciò mi è di grande gioia. Col Rosario chiuderò la giornata e l’ultimo mio
pensiero sarà per mamma. Dimenticavo di dire che ieri sera abbiamo fatto
un pranzetto con la roba dei pacchi arrivati, rimanendo alzati fino a tardi.
19-25 Giugno
lunedì-martedì
In questi giorni nulla di importante, solo ho ricevuto posta che mi ha dato
veramente tanta gioia, rassicurandomi sullo stato dei miei cari. Ieri da Luc- 139 -
kenwalde hanno portato sacchi di galletta e ce ne hanno distribuite 3 e mezza a testa. Dicono sia un regalo del Duce, ma sono più propenso a credere
che sia tutto frutto di ruberie fatte in Italia. Non ho altro da dire e chiudo
anche questa settimana. Scriverei più a lungo ma non ne ho voglia.
26-30 Giugno
lunedì-martedì-mercoledì-giovedì-venerdì
I giorni passati sono stati molto belli per me. Martedì ho ricevuto posta, un
altro biglietto scritto da Marisa e da papà che mi ha fatto tanto contento.
L’altro ieri poi mi è arrivato il pacco giusto in tempo per il mio onomastico.
Proprio ieri era S. Pietro e Paolo e con quel poco che ho ricevuto ho festeggiato nel mio intimo la mia festa.
È ormai il terzo onomastico che faccio via da casa e questo è stato il più
triste.
Gli allarmi ed i bombardamenti si susseguono ogni giorno e più che mai si è
stanchi e spossati causa il poco riposarsi anche la fame si fa sempre sentire,
e spesso mi prende una debolezza estrema.
Ma si resiste... tutto per il ritorno, per rivedere e riabbracciare i miei cari,
per poi non allontanarsi mai più da loro. Questa sera col Rosario e altre
preghiere abbiamo chiuso anche il mese del S. Cuore e fidenti che le nostre preghiere non vadano perdute andiamo ad incominciare un’altro mese.
Sarà il buono?…
1-2 Luglio
sabato-domenica
Oggi, dopo 2 mesi, abbiamo una giornata intiera di vacanza. Ieri dopo pranzo abbiamo fatto pulizia alla cameretta: lavato tavoli, sedie, pulito letti ecc.
ecc. ed anche fatto pulizia alla nostra persona.
Non ci hanno lasciato in pace un momento, ma oggi, nessuno ci ha rotto le
scatole e con la giornata bella che ha fatto, piena di sole, abbiamo veramente potuto godere un po’ di benessere.
Sono tanto contento anche perché ho scritto a casa. Tutto oggi ho pensato
a Enzo, perché proprio oggi compie gli anni. Caro il mio bel mascalzone,
quanto gli voglio bene e come vorrei poterlo rivedere! Ma chissà forse quel
giorno è più che mai vicino!...
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Lodi, Via Gaffurio: Enzo con la mamma e Marisa
3-9 Luglio
lunedì-domenica
Questa settimana è stata piena di cose belle per me e per tutti quelli della cameretta. Da mettere in primo piano, ed il fatto più importante è stato l’arrivo
dei pacchi, quasi tutti coi moduli. Anch’io giovedì sera ne ricevetti 2 addirittura e non posso qui descrivere quale fu la mia gioia. Tutto il ben di Dio che
contenevano io lo giravo e rigiravo tra le mani come fosse cosa sacra, certo
chissà quali sacrifici fanno per inviarmi la roba e per me ogni cosa ha un valore doppiamente intrinseco. Con quello che mi è arrivato posso tirare avanti
per un bel po’ di tempo e m’accorgo con gioia che miglioro il mio fisico giorno
per giorno. Ieri, con il Liebig mi sono fatto un bel brodo e poi col pane sfatto
dentro ho gustato qualcosa di veramente buono. Oggi poi, dalla fabbrica io
e Tonio abbiamo portato su il caffè avanzato che ora sta riscaldandosi sulla
stufa. Dopo ci metterò il latte condensato e mi potrò mangiare, dopo 10 mesi,
un bel caffè e latte. Oltre a me, pure Tonio ne ha ricevuti 2 ed altri 10 amici
della cameretta, ha avuto la gioia di poter sfamarsi una volta tanto. Lunedì,
mentre si andava a mangiare, in fabbrica è giunto il Sergente e vedendo la
nostra colonna tutta sbandata, s’è messo a gridare. Ci ha fatto mettere in fila
e dopo averci fatto una predica ha tirato fuori me, facendomi nuovo comandante della colonna, al posto di Mazza. Così ora sono il capocolonna del- 141 -
la squadra più numerosa della fabbrica. Le notizie della guerra ci giungono
buone e si spera sempre in bene. Da giorni fa un caldo da crepare e si lavora
più che malvolentieri. Ora più che mai preme ricevere un po’ di posta da casa
e speriamo che la settimana entrante ci porti qualche novità.
10-11-12 Luglio
lunedì-martedì-mercoledì
Lunedì, in fabbrica, subito dopo il riposo delle nove mi hanno fatto rientrare
al Lager e, mentre da principio non capivo il perché, ho compreso poi che era
per andare dallo specialista per il mio occhio. Dopo 10 mesi filati di prigionia
sono andato distante dal Lager portandomi a contatto con la vita di nuovo e
fortuna volle che la visita l’ho passata proprio a Berlino. Ho potuto ammirare
la grandiosa città passando tra vie mezzo distrutte dai bombardamenti. Però,
non la cambierei con le città italiane, tutte ridenti che danno gioia, mentre
Berlino non mi ha lasciato che un senso di oppressione, tanto è tetra e scura.
Riveder la vita, la libertà degli altri, mi ha sconvolto l’animo. Ero istupidito,
che non capivo più niente e sono ritornato a Wildau più morto che vivo. Sono
contento di aver visto Berlino e forse ci ritornerò ancora per la vista.
13-14-15-16 Luglio
giovedì-venerdì-sabato-domenica
I giorni passano sempre veloci ma la nostra vita non cambia mai, sempre le solite cose, i soliti gesti, i soliti pensieri. Si attende sempre fidenti nella Madonna.
A proposito, una notizia che ci ha aperto il cuore alla speranza e che, attraverso
la posta di molti, e specialmente di Tore, ci ha confermata la veridicità, ci ha
dato un po’ di pace al cuore. In Italia, è apparsa ad una bambina la Madonna27.
Probabilmente il riferimento è a quanto era avvenuto nel mese di maggio alla frazione Ghiaie di Bonate Sopra, in provincia di Bergamo, dove a una bambina di sette anni, Adelaide Roncalli, era apparsa
più volte la Madonna. Il fatto aveva attratto l’attenzione dell’opinione pubblica e migliaia di fedeli si
recavano sul luogo e si erano registrate anche delle guarigioni. Il settimanale diocesano “Il Cittadino”
pubblicò la fotografia della bambina (il 28 luglio e l’11 agosto), ma riservò poco spazio all’evento; invece notevole risalto fu dato dall’organo del Partito fascista repubblicano: “I fatti delle Ghiaie di Bonate
hanno avuto una vasta eco nella nostra zona e già a migliaia si contano i lodigiani che dalla Città e dai
paesi, con tutti i mezzi di locomozione e di trasporto, si sono portati sul luogo dell’apparizione” (Sulla
soglia del soprannaturale. Alle Ghiaie di Bonate, in “Fanfulla da Lodi, 16 giugno 1944). Una giovane di Lodi,
Dina Asti, abitante in Borgo Adda, fu tra le miracolate (Anche a Lodi una miracolata, ibid.).
27
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Noi da questo fatto deduciamo che qualcosa deve presto succedere, e che una
grazia ci riconduca alle nostre case. Attendere con fede...
17-18-19 Luglio
lunedì-martedì-mercoledì
Oggi è il mio compleanno. 22 anni. Chi l’avrebbe mai pensato che avrei compiuto il mio 22esimo anno, quà, prigioniero, lontano da casa. Però ho potuto
festeggiarlo abbastanza bene, perché proprio poco fa (guarda la fortuna) ho
ricevuto un pacco da casa, e precisamente quello col secondo modulo. Come
sarebbe stato bello, poter ricevere il bacio della mamma, come augurio! Gli
auguri però non mi sono mancati, che tutti gli amici della cameretta me li
hanno fatti. Anche in fabbrica ho avuto un piccolo regalo: il tedesco col quale
lavoro mi ha regalato per la prima volta due belle fette di pane imbottite con
formaggio e burro. L’arrivo del pacco quasi lo prevedevo. Tutt’oggi ho pensato a casa, ai miei cari, e continuamente mi sono sentito vicino la mamma e
tutti. Chissà che un altranno mi trovi in una situazione più rosea. Ho mangiato un po’ di quello che mi è arrivato e stò bene, potendo dire di aver mangiato
a sazietà, una volta tanto. E me ne vado a letto.
20-21-22-23 Luglio
giovedì-venerdì-sabato-domenica
I giorni scorsi sono passati calmi. Oggi siamo a casa a riposo e non si lavora.
Si capisce che deve succedere proprio qualcosa, perché ieri e oggi ci hanno
dato due pasti, cosa non mai avvenuta da quando siamo prigionieri, ed ieri
poi, ci hanno dato mezzo filone di pane da un kg. e mezzo a testa. Che sia la
volta buona! Sembra perché anche questa mattina abbiamo appreso che ci
passano internati civili e verremo presto liberati28. Di preciso però non sappiamo ancora niente, ma comunque, la giornata ci porterà degli schiarimenti.
Io penso, (e non sono il solo) che sotto ci sia qualcosa e che tutto ciò abbia
un fine, e piuttosto che peggio, dato oramai che ci eravamo abituati, si poteva restare anche così. Oggi nella cameretta regna l’allegria, ed anch’io sono
28
Dal 16 agosto 1944 gli Imi, previa dichiarazione scritta di disponibilità a lavorare nel territorio del
Reich, avrebbero potuto acquisire lo status di lavoratori civili. Cfr. supra, p. 16 e p. 19.
- 143 -
contento. E questo stato d’animo generale non deriva altro che dalla roba
in più che abbiamo avuto da mangiare ieri e oggi. Chissà che ogni sabato e
domenica sia così.
24-25-26-27-28 Luglio
lunedì-venerdì
La settimana (una delle tante) stà per finire, e tanto domani che domenica si
riposerà. In questi giorni mi sono arrangiato per bene col mangiare, grazie
alle sigarette che ho venduto per 55 marchi. Attilio mi ha già procurato un
filone di pane da un kg. e mezzo per 15 marchi. Il resto verrà poi. Così, anche con questo tiro avanti. Coi pacchi che mi sono arrivati, il companatico
non mi manca e, dividendo, con parzialità, per ogni giorno il tutto, posso
dire di stare abbastanza bene.
Ora stò molto bene ed un po’ di grasso me lo sono messo addosso, Anche
la debolezza dei mesi scorsi non la sento più ed il lavoro diventa meno gravoso. Da lunedì poi, abbiamo incominciato a lavorare alle 7 e si smette alle
4 del pomeriggio e ciò per mancanza di materiale, essendo andate distrutte
in bombardamenti altre fabbriche. Questo nuovo orario è l’ideale, perché si
riposa di più e vuol dir molto fare 3 ore di meno di lavoro. Sono già due settimane, che ogni notte, c’è l’allarme e bombardamento e tutti siamo stanchi
e pieni di sonno da non dire. In questi casi, non si può fare a meno di maledire anche gli Inglesi. Se domani e dopo, come è sperabile, ci lasceranno in
pace, non farò altro che dormire.
29-30 Luglio
sabato-domenica
Ho appena finito di dire tutte le mie preghiere, ed ho letto pure la Messa.
Questa mattina mi sono alzato per primo, e sono andato a ritirare il pane
per tutti, e sorpresa, c’è una razione di più a testa. Pare poi che anche oggi
ne diano ancora di pane. Ieri e oggi ci hanno dato anche un litro di roba in
più e tutti sono contenti.
È proprio vero che se gli Italiani hanno la pancia piena cantano e lavorano
senza bisogno di incitamento. La giornata è bella e ho preso un po’ di sole.
Tutto procede come prima. Solo, ora che si smette alle 16 sembra quasi di
non lavorare, ed anche il riposo della domenica ci fa molto comodo. Che si
attende ora, non è che la liberazione!
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31 Luglio
lunedì
Questo è l’ultimo giorno di luglio ... I mesi passano e noi siamo sempre quà.
Ogni giorno, al ritorno dalla fabbrica, mentre si mangia quel misero rancio,
tutti uniti intorno al tavolo, ci si racconta le ultime novità trasmesse da “Radio Gabinetto”. Si commenta, si fanno previsioni, e se le notizie sono buone,
ci si tira un po’ su di morale e si finisce coll’essere allegri ed affermiamo con
certezza che “la va a pochi”. Ma se sono non buone, allora, qualcuno comincia a fare l’uccello del malaugurio e qualcuno, non forte d’animo, si lascia
facilmente abbattere. Io, nonostante tutto, mi tengo abbastanza su e non mi
lascio abbattere tanto facilmente da cattive informazioni. Ormai per me, a
fatti materiali non presto più fede e solo confido nell’aiuto divino, nella Madonna. La notizia che in Italia è apparsa la Madonna, ci ha tutti riempiti di
dolce speranza ed attendiamo una grande grazia. Si prega e si attende...
1-6 Agosto
martedì-domenica
La settimana se n’è ita. Ieri è stata una giornata piena di avvenimenti. Innanzitutto abbiamo visto il cinema e precisamente “La grande conquista”29.
La veduta del Cervino e di altre montagne mi ha riempito d’orgasmo, e
dopo aver passato tanti giorni chiusi quà dentro, ci sembrava di risuscitare. Anche ieri e oggi 2 ranci e così pure il pane in più. Questa mattina ho
dovuto andare a lavorare in fabbrica a fare da spazzino. C’è stato l’allarme
ed un grande bombardamento di Berlino. Io ero fuori dal rifugio e vedevo
distintamente gli apparecchi inglesi, che indisturbati passavano sopra noi
a migliaia; ormai, sono loro i padroni... Prima di ritornare in baracca, ci
hanno portato in cucina e lì ho potuto mangiare una bella gamella di pasta
asciutta. Ritornati al Lager, le solite patate da pelare: una vera porcheria:
tutte marce, vera roba per maiali! Pure oggi hanno fatto il cinema ma per
quelli dell’altro Lager e ho potuto vedere un altro alpino che era con me al
Der Berg ruft, di Luis Trenker (Germania, 1937). Narra dell’inglese E. Whymper che, nel 1865,
conquistò la vetta del Cervino, nonostante il grave incidente costato la vita ai quattro compagni di
cordata. Nella pellicola risalta soprattutto l’eroismo dell’alpinista italiano che, salendo in solitaria e
reperendo la prova dell’avvenuto incidente, scagionò l’inglese dall’accusa di aver provocato la caduta dei compagni per salvare se stesso.
29
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Sullo sfondo il Monviso
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102°. Ora è quasi sera e presto ci sarà il contrappello. Dopo dirò il Rosario,
quattro chiacchiere, indi a letto. Oggi ed anche ieri sono di buona vena. Io e
Tore, di sovente, attacchiamo canzonette e serenate, nonché brani d’opera.
Andiamo molto bene in canzoni a due voci, e non ci stanchiamo mai di cantarle, naturalmente quando si è in vena! Ed ora a letto! Il foglio, o meglio la
serie di fogli è finita e mi trasporto sul quaderno30...
6 Agosto
Domenica
Quando avevo cominciato il mio diario fin dai primi giorni della mia prigionia speravo, o meglio credevo quasi fermamente, che quella sessantina di
fogli, sarebbero bastati e che avrei potuto mettere la parola fine a casa mia.
Ma ora devo ritrattarmi, e con un grande dolore, proseguire le mie tristi
descrizioni di questi giorni infelici, su questo quaderno e chissà che questo
mi porti fortuna.
Oggi, al ritorno dalla fabbrica, ho avuto un’amara sorpresa. Una lettera che
avevo spedito a casa, mi è ritornata, perché scritta con righe supplementari.
Ma la lezione serve una volta per tutte… Venerdì ho ricevuto finalmente
un biglietto dalla mamma che mi ha riempito di gioia e di nuova speranza.
Ora è quasi sera. Fuori c’è ancora il sole, e prima che chiudano, vado a fare
un giretto attorno alle baracche, in compagnia di Tore, Mutinelli e Tonio.
È uno dei pochi momenti belli delle nostre scialbe giornate. Il momento nel
quale ci si trova tutti uniti, dopo una giornata di estenuante lavoro! Ed ora
lascio la penna… ad un altro giorno la continuazione…
7-8-9 agosto
lunedì-martedì-mercoledì
Le giornate si susseguono senza posa, ininterrottamente, sempre con lo
stesso ritmo, senza che alcun avvenimento venga a rompere la monotonia.
Certi momenti, questa vita sistematica fa esasperare e l’animo si inasprisce
sempre più: avevano detto che ci passavano civili, ma fin’ora non si è visto
30
Si tratta dei trentuno fogli da lettera, scritti davanti e dietro, su cui è stato redatto il diario. Sul
quaderno il racconto si interrompe alla seconda pagina.
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alcun risultato positivo e siamo sempre al punto di prima. Anzi, mentre
prima c’erano 2 reticolati, ora ne hanno aggiunto un altro, per paura che ci
avviciniamo troppo agli altri due: civili!…
In fabbrica il lavoro è diminuito sensibilmente e molti reparti sono addirittura fermi e molti di noi li mandano fuori a lavorare. Io smetto sempre
alle 16 e al ritorno in baracca faccio a tempo a fare un bel pisolino, davvero
ristoratore.
Dopo il rancio si discorre si fanno previsioni, progetti… la famiglia, la casa
l’Italia… gli argomenti sono sempre quelli! Mentre scrivo, Tore disegna
come al solito anche lui, per sbarcare il lunario della fame.
Davvero che io gli devo tanta riconoscenza, perché quando può mi aiuta.
Dopo tanto tempo che ci troviamo assieme ci siamo affezionati l’uno all’altro e la nostra amicizia si è rafforzata sempre più. Spesso discorriamo
assieme e si và con la mente a tempi lontani. Tanto io che lui, la musica e la
montagna sono le nostre passioni, e i discorsi invariabilmente si aggirano su
questi argomenti, che sono sempre i preferiti. Così pure cerchiamo di farci
coraggio a vicenda infondendoci un po’ di fede l’un con l’altro ed attendere
così il momento di poterci ritrovare in Patria, felici e liberi. Continuerei a
scrivere ma c’è il contrappello.
Dopo dirò il Rosario e chissà che la Madonna non ci infonda a tutti un po’
più di fede, perche davvero un po’ si è affievolita e ci vuole davvero qualcosa che la rafforzi di nuovo e che la rinnovelli.
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Indici
INDICE DEI NOMI
De Paoli Enrico 8
De Paoli Enzo 5, 7,8 e n, 10-14 e n, 16 e
n, 26, 30, 39, 52-53, 57, 61, 77, 85, 88-89,
118, 140
De Paoli Ettore (vedi anche Papà)7, 8, 9,
14 e n,
De Paoli Marisa 5, 7, 9-12, 14n, 39, 53, 57, 61-62,
85, 88, 99, 140
De Paoli Pierangela 5, 7, 8n, 10, 12, 14n, 39,
53, 57, 61, 85, 88
Di Pasquale 41, 43
Aga Rossi Elena 19n
Aldo 60-61, 64, 68, 71, 82, 116
Alfredo don 60
Amiotti Giovanni 5, 15n
Antonio [Panizza] 30, 50-51, 55, 61, 6364, 67-68, 91-92, 97, 105, 108-110, 114,
117, 120, 124, 136, 141, 147
Asti Dina 142n
Attilio vedi Mutinelli Attilio
Badoglio Pietro 17-19n, 31n, 36, 48n, 55
Banfi Carla Margherita (vedi anche Mamma) 7, 9, 11, 14n
Banfi Gianni 9
Banfi Rita 9, 131
Bellomi Clementina (“Menta”) 11-12, 14n,
38-39 e n, 57, 69, 80-81, 85, 98-99, 106, 118
Benedetto XV 11n
Bignami Folco 52
Bortolot Gregorio vedi Gregorio [Bortolot]
Capuzzo [Antonio] 30, 90
Carluccia 131
Carmelina 99
Casagrande [Antonio] 30, 103, 105, 108,
110, 115, 117
Cesare [Ramorino] 26, 30, 55, 57, 60-61,
63-64, 67, 70-71, 84, 91-92, 98, 112, 116,
118, 129
Chiesa Giuseppe (Pino) 44 e n, 52, 138
Chesi Giuliano 37n
Ciossani Carlo 60
Codin [Alessandro] 30, 138
Elio [Goeli] 30, 116
Ernesta 106
Frassineti 32
Gennari don Giuseppe 11-12 e n, 14, 23, 58 e
n-59, 68, 100, 122, 128
Gentile Emilio 8n, 23n
Gino 104
Giuseppe don vedi Gennari don Giuseppe
Gnocchi don Carlo 24n
Goeli Elio vedi Elio [Goeli]
Goi 121, 124, 129-130, 136
Gregorio [Bortolot] 30, 71, 76, 83, 91-92, 97
Hitler Adolf 17, 23
Klinkhammer Lutz, 19n
Lazzari [Samuele] 30, 83, 136
Lazzero R. 20n
Lina 59
Lino 13
D’Angelo Mario 20n
- 151 -
Macchioni De Paoli Agea 5, 7, 14 e n, 16,
23-24, 26-27, 30
Mamma (vedi anche Banfi Carla Margherita) 38-39, 41, 53, 56-57, 66, 69-70, 74, 77,
79, 83-86, 89, 91-92, 97, 97-102, 105-106,
109, 111, 113-114, 118, 121-122, 125-129,
131-139, 143, 147
Maraschi Rinaldo 24n
Maricurti 138
Mazza 44, 141
Marcolini 21
Mazza 61
Menta vedi Bellomi Clementina
Mussolini Benito 17-19n, 36
Mutinelli Attilio 24, 30, 42, 44, 67, 74, 78,
83-84, 86, 92, 99-100, 108, 110, 112, 120122, 124, 127-128, 130, 144, 147
16n-17n, 24n
Rigoni Stern Mario 23n
Ripepe G. 16n
Rochat Giorgio 17n, 20n
Roncalli Adelaide 142n
Rota [Giacomo] 30, 105
Rovasio Salvatore vedi Salvatore [Rovasio]
Salvatore [Rovasio] 30-31, 36, 43-44, 60,
71, 78, 85, 92, 102, 108, 114, 115, 120,
130, 132, 142, 147-148
Samuele vedi Lazzari Samuele
Sivori [Oreste] 30, 95, 106, 117
Stefanato 98
Teresa 59
Tonio vedi Antonio [Panizza]
Tore vedi Salvatore [Rovasio]
Trenker Luis 145n
Natta Alessandro 21 e n
Nonna 62, 90, 99, 106, 131, 136
Vaccari Marcello 18n
Vecchio Giorgio 24n
Villari 110
Vittorio Emanuele III 17
Ongaro Ercole 5, 7 e n, 8n, 11n-12n, 15n-17n,
Pacchiarini Gaetano 24n
Pallavera Ferruccio 8n
Panizza Antonio vedi Antonio [Panizza]
Papà (vedi anche De Paoli Ettore) 39, 57, 69,
74, 77, 86, 91-92, 97, 99, 100-106, 109, 115,
118, 125-127, 131-132, 134, 136-137, 140
Peli Santo 17n-18n
Piemonte M. 34n
Pino vedi Chiesa Giuseppe
Whymper E. 145n
Zambarbieri Annibale 23n
Zanolini mons. Pietro 11n
Zanoni Gianpiero 13
Quartieri Nino 60
Ramorino Cesare vedi Cesare [Ramorino]
Riccadonna Gianluca 5, 7, 8n, 11n-12n,
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INDICE DEI LUOGHI
Abbiategrasso 7
Alagna 14, 51-52, 59-60-61, 99
Augsburg 33
Lodi 7-8, 10-12, 14n, 27, 39, 44n, 53, 58n, 69,
73, 79, 88-89, 99, 100 n -101, 104 e n, 142n
Luckenwalde 17-18, 20-21, 34 e n, 37n,
54, 78, 92, 130, 133, 139
Bargano 5
Belluno 30
Bergamo 30, 142n
Berlino 17-18n, 33-34 e n, 37, 43, 54, 72,
75, 85, 124, 142-143
Bolzano 31-33
Bonate Sopra 142n
Bratislava 12n
Brescia 30
Bresso 8n
Brizzolara 30
Budapest 12n
Merano 17, 31
Milano 8,11-12, 14n, 30, 40, 99
Monaco 33
Naunhoff 17n
Norimberga 33
Ospedaletto Euganeo 30
Padova 30
Pianmisura 59
Pompei 5, 132
Ponte S. Pietro 30
Praga 12n
Capizzone 14
Cavenago d’Adda 7 e n, 8, 9, 61, 118
Centrisola 30
Cison di Valmarino 30
Codogno 58n, 73
Collio 30
Roma 8, 138
Rovigo 30
Salò 18
Selva di Valgardena 85, 87
S. Omobono 14
Sondrio 30
Dora-Mittelbau 20n
Genova 30, 47
Ghiaie di Bonate Sopra 142n
Tirano 30
Treviso 30
Innsbruck 33
Jena 33
Venezia 47
Vienna 12n
Lanars 30
La Spezia 47
Lendinara 30
Leopoli 12n
Lepanto 46n
Lipsia 12n, 16n-17n, 33
Wildau 11, 17, 20-21, 45, 57, 142
Wittenberg 34
Zoppé di Cadore 30
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INDICE
Presentazione di Ercole Ongaro
p. 5
Gian Paolo De Paoli: dignità e fede nel lager
di Gianluca Riccadonna
p. 7
Diario della mia prigionia in Germania
di Gian Paolo De Paoli
p. 29
Indice dei nomi
p. 151
Indice dei luoghi
p. 153
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L’Istituto Lodigiano per la storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea (ILSRECO) si è costituito
nel 1998 per rendere viva la memoria storica sia attraverso la raccolta e valorizzazione del patrimonio documentario scritto, orale, iconografico e audiovisivo esistente nel Lodigiano sia attraverso nuove ricerche
sui molteplici aspetti della società contemporanea. Ha sede a Lodi presso l’Archivio storico comunale, in
via Fissiraga 17.
QUADERNI ILSRECO
1. E. ONGARO, Dove è nata la nostra Costituzione, Lettura scenica, marzo 1998, [pp. 24].
2. F. CATTANEO – A. MONTENEGRO, Trent’anni fa il Sessantotto. Viaggio nel Sessantotto (e dintorni) nel Lodigiano, novembre 1998, p. 58.
3. E. ONGARO – FRANCESCA RIBONI, Il Sessantotto a Lodi, aprile 1999, p. 55.
4. E. ONGARO, a cura di, Lodi sui muri. Manifesti 1859-1899, catalogo della mostra (Archivio Comunale, sala del deposito, 16 aprile
– 7 maggio 1999), aprile 1999, pp. 59.
5. E. ONGARO, Bambini esclusi. A dieci anni dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia, Lettura scenica, novembre 1999, pp. 35.
6. SARA ONGARO, I colonialismi: fenomenologia dell’agire occidentale, aprile 2000, pp. 39.
7. E. ONGARO, a cura di, Lodi sui muri. Manifesti 1900-1950, catalogo della mostra (Chiesa di S. Cristoforo 16 settembre
– 8 ottobre 2000), settembre 2000, pp. 110.
8. E. ONGARO, a cura di, Giorgio Dossena. Scritti e discorsi 1946-1998, dicembre 2000, pp. 159.
9. GIACOMO BASSI, 1901. Contadini in sciopero nella Bassa Padana, catalogo della mostra, aprile 2001, pp. 22.
10. LAURA COCI – ISA OTTOBELLI – F. CATTANEO,a cura di, Perché non accada mai più, gennaio 2002, pp. 28.
11. L. COCI, a cura di, Il revisionismo storico, dicembre 2002, pp. 66.
12. F. CATTANEO – L. COCI – I. OTTOBELLI – G. RICCADONNA, a cura di, La vita offesa. Memorie di lodigiani, lettura scenica
per la Giornata della memoria, marzo 2003, pp. 43.
13. FRANCO GALLUZZI. Se potessi…, a cura di Gennaro Carbone, Annalisa Degradi e Isa Ottobelli, aprile 2004, pp. 47.
14. HANS KRAZA, Brundibar ovvero il suonatore di organetto, a cura di I. Ottobelli, per la Giornata della memoria, gennaio 2005, pp. 22.
15. E. ALBONI, Una vita tra sogni e realtà, a cura di E. Ongaro, pp. 191, marzo 2005.
16. E. ONGARO – GIANLUCA RICCADONNA, Percorsi di Resistenza nel Lodigiano, pp. 159, aprile 2006.
Inoltre l’ILSRECO ha pubblicato presso la casa editrice FrancoAngeli:
E. ONGARO, a cura di, Il Lodigiano nel Novecento. La politica, Milano 2003, pp. 509.
E. ONGARO, a cura di, Il Lodigiano nel Novecento. La cultura, Milano 2006, pp. 458.
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finito di stampare
dicembre 2006
Cooperativa Sociale
Tipolitografia SOLLICITUDO
Lodi
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